2 minute read

Né paga né quartiere

colpo di stato delle destre, chi invece pensa che Tambroni stia agendo ancora nella legalità; fino all’illuminante discorso dell’ex comandante Guido, il quale vede in quelle proteste di piazza l’anima della Resistenza tornare a farsi sentire, dopo gli anni nei quali è stata rinnegata dai partigiani stessi. Guido dice infatti:

Attaccata prima da tutte le parti e poi ignorata per anni, la Resistenza entrò in crisi. Nenni, deluso, affermava che le masse erano stanche; Parri faceva sentire in tutti i suoi discorsi celebrativi una nota di tristezza e di cupo pessimismo. Soffocare la Resistenza era anche soffocare ciò che essa conteneva di nuovo, la sua spinta sociale, il giudizio morale contro la violenza e la dittatura, un punto di riferimento per le nuove generazioni. […] Nello stesso tempo rinasceva il fascismo. Io credevo di conoscerlo, perché l’avevo combattuto. Ma quello che conoscevo io era il fascismo in divisa, la sua esasperazione, la sua agonia. Il nuovo fascismo riaffiorava sotto aspetti diversi. […] Poi siamo arrivati alle giornate di Genova e di Reggio […]. Sono state giornate di sangue, tristi, ma anche di grande speranza, perché hanno smentito il nostro pessimismo. Accanto a noi, in strada, sono scesi i giovani che non hanno fatto la Resistenza, ma che ne conoscono, nonostante il silenzio imposto, i valori. 260

Advertisement

Del Boca non è il solo a inserire nella narrazione di periodo resistenziale un flash contemporaneo agli anni ’60. Questo salto temporale è utile per sottolineare la continua presenza del nemico fascista e il ritorno di attualità dei temi e dello spirito partigiano che deve coinvolgere sia i protagonisti di quella lotta sia le nuove leve, che non hanno vissuto in primis la dittatura e la guerriglia.

Né paga né quartiere

Il diario retrospettivo di Beppe Campanelli attinge anch’esso alla tecnica del “salto in avanti” evidenziata dal racconto di Del Boca.

L’autore, Beppe Campanelli, è stato partigiano sulle colline di Castel San Pietro, in provincia di Bologna; dopo la Liberazione, ha vissuto a Bologna da privato cittadino, lavorando come medico radiologo. Nel suo diario è ricostruita semplicemente la Resistenza vissuta, senza retorica, finzioni e rimozioni: tutto è descritto secondo la percezione del protagonista, e abbondano le sue riflessioni personali. All’interno del testo non si trovano rimandi alla situazione sociopolitica italiana degli anni ‘60. Lo scritto segue la scansione cronologica mensile, dal ’44 all’aprile ’45. Dopo l’ultima nota, però, si ha un salto cronologico che porta il pubblico ad una parte aggiuntiva. Il lettore si rende conto già dal titolo –

260 A.DEL BOCA, La scelta, cit., (edizione del 2006), pp. 234-236.

146

This article is from: