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I testi della militanza di sinistra

1964 – che l’atmosfera non è più quella resistenziale; Campanelli vi descrive gli incontri tra compagni organizzati dopo la lotta, proprio come Del Boca. In questo contesto, l’autore trova l’occasione ideale per riflettere sulla situazione a lui contemporanea:

La compagnia di Tito non si è mai sciolta. La compagnia di Tito esiste ancora. […] Tutti gli anni ci ritroviamo per una giornata, che finisce sempre a notte alta: è la festa grande della compagnia e ci siamo tutti. Cuciniamo braciole di costato su fuochi di legna e stiamo insieme, all’aperto, sul greto del Sillaro, che fu per tutti noi la bianca strada della libertà. Non è che parliamo sempre di quello che abbiamo passato […]. Neanche di politica si parla molto. […] Parliamo anche poco, onestamente, dei nostri morti […]. Non possiamo nemmeno dire, onestamente, che il paese abbia reso onore alla loro morte. Così sarebbe stato se le ragioni per le quali caddero fossero diventate le leggi della comunità nazionale. Questo non è accaduto; e i nostri morti restano solamente nostri. […] Però…ecco, oggi, non ricordo come è stato, Tito ha chiesto se saremmo disposti a rifare, insieme, quello che facemmo allora, per le stesse ragioni. Ci abbiamo scherzato un poco, dopotutto non fu uno scherzo; ma abbiamo risposto tutti di sì.261

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Ecco come – in modo meno diretto e più pacato rispetto a Del Boca – anche Campanelli parla della necessità di un nuovo intervento contro le destre che

avanzano.

I testi della militanza di sinistra

Una tendenza abbastanza evidente, nel flusso delle memorie della fine degli anni ’60, e soprattutto negli anni ’70, è l’aumento delle testimonianze che vengono dai fronti comunista e socialista. Già nei decenni precedenti gli esponenti di questi partiti avevano steso le proprie memorie: si trattava allora di personalità preminenti, nomi importanti, che nella Resistenza avevano rivestito ruoli di dirigenza. Essi scrivevano per ribadire la presenza comunista nella lotta resistenziale, poiché ne temevano l’oscuramento: erano comunque testi concentrati solo sulla guerra partigiana. Ora, invece, si pubblicano scritti di parte comunista che raccontano sì la Resistenza sulla base dell’esperienza personale del loro autore, ma per sottolinearne la matrice ideologica, comune alla lotta di classe operaia. Sono testi che vogliono creare una sorta di continuità tra antifascismo clandestino, Resistenza e rivendicazioni sindacali contemporanee. Per questo motivo, invece che limitarsi semplicemente

261 BEPPE CAMPANELLI, Né paga né quartiere, Milano, Rizzoli, 1966, pp. 153-155.

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