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Un nuovo destinatario

Non inseguirò l’autore della lettera nelle sue disquisizioni […], anche per il letterario pudore col quale, attraverso disinvolte falsificazioni e disarmanti semplificazioni, sa presentare come massima saggezza l’invito al più stanco, egoistico disimpegno […] non ho difficoltà a ribadire, per l’Italia, quanto ho più volte detto e scritto: che la «democrazia» del nostro paese, lungi dal dimostrarsi perfettibile, si è dimostrata sempre più incapace di rispettare le regole stesse del suo gioco; formale e illusoria, quindi, nella tutela effettiva della libertà, anche se più generosa di quella pre-1922 nel campo dei consumi. […] un regime nel quale si consente, come nei giorni scorsi, a squadristi armati da privati di colpire selvaggiamente chi difende il diritto non soltanto allo studio ma anche a un meno pesante e più libero regime di lavoro nell’azienda. […] Per mio conto credo che i giovani abbiano ragione di combattere per trasformare questa «democrazia» da formale in reale […]. Alla domanda sul merito della Resistenza si unisce, nella lettera un’altra considerazione […] sul contrasto tra le generazioni. Davvero è lecito ignorare […] che tra i contendenti di ogni tempo militarono nelle stesse file vecchi e giovani, e perciò stupirsi che oggi sia naturale, anzi «necessario» che vecchi e giovani si schierino, di là dalle esigenze dell’età, secondo le idee che professano e secondo le testimonianze che compiono?277

Il suo intervento si chiude con il riferimento esplicito alle manifestazioni contro il governo Tambroni, che ha visto gli ex resistenti schierati in prima fila a fianco dei giovani; un esempio di come sia impossibile scavare solchi tra due generazioni che invece continuano a parlarsi.

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Un nuovo destinatario

Il dibattito su cui ho insistito è utile per capire come, alla fine degli anni ’60, si abbia un vivo ritorno di attenzione per i temi resistenziali. Non si tratta di un interesse solo erudito, ma della rielaborazione di valori e ideali partigiani per applicarli nuovamente ad un presente critico, che scivola verso l’autoritarismo e la violenza. Ovviamente, i primi a richiamarsi ai valori resistenziali sono gli ex partigiani: ora, però, essi sentono di aver trovato nei giovani un nuovo interlocutore, che sappia ricevere quelle idee, rinnovarle e renderle ancora fruttuose e applicabili.

277 GUIDO QUAZZA, Comprendere e agire, in CARLO DIONISOTTI, Scritti sul fascismo e sulla Resistenza, cit., pp. 240-242. L’articolo viene pubblicato come risposta alla lettera di Dionisotti sempre in “Resistenza. Giustizia e Libertà”, XXI, n. 11, nov. 1968, p. 2.

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