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Nuovi modi per raccontare la Resistenza. L’esempio di Bruno Luppi

Nuovi modi per raccontare la Resistenza. L’esempio di Bruno Luppi

È utile, a questo punto, vedere alcuni dei nuovi e più liberi modi per raccontare la Resistenza. Tra questi, figura il testo di Bruno Luppi.285 Luppi organizza i proprio ricordi partigiani in un racconto che ha una veste diversa rispetto ai testi visti precedentemente. Protagonista degli episodi vissuti non è l’autore, ma un cane, “Saltapasti”, che dà il titolo al testo. In questo modo, lo scritto ovviamente perde la definizione di “memorialistica”, entrando nell’orbita del racconto resistenziale.

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Luppi non è l’unico autore a trasformare la propria esperienza autobiografica in uno scritto d’invenzione. Anche Gino Vermicelli – partigiano in Ossola e Valsesia – ha raccontato il proprio contributo alla Resistenza scrivendo un romanzo, Viva Babeuf!286, invece di un testo di memoria. Gianmaria Ottolini ha cercato di individuare il motivo per il quale Vermicelli si è orientato verso il

romanzo:

Raccontare (non solo ricordare e ricostruire) in quanto la narrazione, diversamente dal memoriale e dal saggio storico, permette al lettore di rivivere tridimensionalmente (vicende, emozioni e sentimenti, pensieri e riflessioni) e al narratore di condensare in un breve arco temporale e in specifici personaggi (insomma in una “storia”) la complessità degli eventi.287

La spiegazione individuata da Ottolini alla luce delle dichiarazioni di Vermicelli può essere estesa ai molti altri autori che hanno dato al racconto dei propri ricordi la forma romanzesca. Essi speravano di poter rendere interamente l’atmosfera di quei momenti, credendo che un testo di memoria – così semplice nella sua schiettezza e limitato all’esperienza personale dello scrivente – non sarebbe bastato a raggiungere l’obiettivo.

285 Luppi è modenese, militante comunista nella lotta clandestina durante il regime nella sua città natale, dove viene incarcerato, poi a Sanremo e a Roma. Partecipa alla Resistenza con incarichi organizzativi nella zona di Imperia, fino a diventare vicecommissario della prima zona operativa ligure; dopo la guerra partigiana è insegnante a Savona. 286 GINO VERMICELLI, Viva Babeuf!, Verbania-Roma, Margaroli-Coop. “Manifesto anni ‘80”, 1984, riedito in occasione del decennale della morte (Verbania, Tararà, 2008). Dell’opera di Gino Vermicelli ho avuto modo di occuparmi in modo specifico nella mia tesi di laurea triennale, dal titolo Gino Vermicelli tra Resistenza e scrittura. 287 GIANMARIA OTTOLINI, “Edoardo” e la memoria della Resistenza, in “Nuova Resistenza Unita”, a. VIII, n. 3, maggio-giugno 2008, p. 2.

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