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Un accenno alle ricostruzioni storiche
memorialistica degli anni ’90. L’obiettivo comune, quindi, conforma di nuovo gli scritti dei testimoni.
Un accenno alle ricostruzioni storiche
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La realizzazione pratica di quanto detto finora si vede nei testi. Lo scopo unitario di rivalutazione della Resistenza è ben evidenziato dai memorialisti, al solito, nelle prefazioni o nei congedi: esso accomuna sia i normali testi di memoria sia le ricostruzioni storiche di ex partigiani. Si è visto che a partire dagli anni ’50 questo tipo di testo aveva abbandonato l’alone celebrativo e rivendicativo per avvicinarsi gradatamente alle tecniche più distaccate della storiografia e stabilire con essa un rapporto di collaborazione. Adesso si evidenzia un ritorno di “passionalità”, che può inficiare la resa storiografica e super partes degli eventi. Si tratta sempre, beninteso, di ricostruzioni della guerra partigiana a livello locale, spesso curate dagli Istituti della Resistenza. Gli scritti di Vittorio Marangon sono un esempio tra i tanti. Marangon è stato partigiano garibaldino nel padovano; nei suoi due libri307 ricostruisce le vicende storiche delle zone in cui ha combattuto.
Nel congedo di Val Brenta valle partigiana i riferimenti alle teorie revisioniste sono chiari:
Queste pagine di guerra partigiana non possono essere dimenticate per quello che rappresentano in sé e per gli insegnamenti che se ne possono trarre per il futuro. Si ricordano i caduti, avendo chiaro che se tutti i morti sono uguali e meritano rispetto, le ragioni per le quali si sono battuti i partigiani erano opposte a quelle dei fascisti della Repubblica Sociale. Sono questi i motivi che hanno spinto a curare questa ricerca […]. Da quella lotta è nata la Repubblica con la Costituzione e il fare memoria è tanto più importante in un momento in cui si tende a sminuire il significato della Resistenza se non a demolirlo onde aprire la strada, rimosso il passato, ad una Seconda Repubblica. Si dice che la Resistenza vide la partecipazione di pochi. Si trascura il fatto che i 200 mila partigiani, anche ammesso che fossero pochi, avevano compiuto una chiara scelta di campo in piena libertà: avevano risposto ad una profonda esigenza di democrazia, di giustizia e di pace senza alcun bando di chiamata, ed era la prima volta nella storia d’Italia.308
La ricerca di Marangon si inserisce quindi nel dibattito storiografico contro le teorie revisioniste che equiparano partigiani a repubblichini. Il suo – lo si
307 VITTORIO MARANGON, Resistenza padovana tra memoria e storia, Padova, Centro Studi Ettore Luccini, 1994 e ID., Val Brenta valle partigiana, Padova, Centro Studi Ettore Luccini, 1996. 308 VITTORIO MARANGON, Val Brenta valle partigiana, cit., pp. 53-54.
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