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La memoria partigiana di Mario Carassi

è già detto – è uno studio storico. I ricordi personali sono sempre attentamente vagliati sulla base della documentazione disponibile, e adattati ad una narrazione che vuol essere impersonale e oggettiva. Nonostante ciò, l’autore lo considera un contributo al “fare memoria” – non personale ma storica – tanto più importante poiché si pone a difesa di un meccanismo di rimozione dei valori resistenziali, che egli sente in atto.

La memoria partigiana di Mario Carassi

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Ci si sposti ora a considerare gli autori che ricostruiscono i propri ricordi mantenendo la dimensione personale e soggettiva con cui hanno vissuto la guerra partigiana. Anche le loro testimonianze intervengono nel dibattito per difendere i valori resistenziali. Mario Carassi309 dice nell’introduzione al suo testo di

memoria:

Da alcuni anni si assiste a una periodica e insidiosa deformazione dei fatti storici che riguardano il periodo dell’ultima guerra e in particolare quei venti mesi che vanno dal settembre 1943 alla Liberazione. L’insidia risiede soprattutto in una descrizione frammentaria di quel periodo storico, come insieme di episodi spesso tra loro slegati, e che rischia di suscitare tra la gente disinteresse o, addirittura, fastidio nei confronti di eventi spiacevoli e ormai molto remoti. In questo contesto ho sentito l’esigenza di riproporre ciò che mi accadde durante la dittatura nazista e la guerra. O almeno di stimolare, attraverso un semplice racconto personale, la rilettura di tutto quel periodo così ricco di insegnamenti non certo per contrapporre cronaca a cronaca, ma per sollecitare con la memoria dei fatti la curiosità di apprendere per capire.310

Ecco nuovamente comparire i riferimenti al revisionismo. Carassi afferma di aver commesso, negli anni, un errore a cui spera di porre rimedio con il suo scritto:

[…] Perché ritengo che la mia generazione, testimoni attivi e passivi, più o meno impegnati, abbia comunque avuto un grave torto: quello di pensare che gli insegnamenti ricevuti in quei terribili anni fossero diventati patrimonio di tutti. Non solo: quello di ritenere che noi stessi da quegli eventi avessimo imparato e capito tutto quanto c’era da capire. Così è accaduto che buona parte di noi, e la generazione

309 Antifascista comunista attivo a Genova, Carassi viene arrestato nel febbraio ’44 e portato in Germania. Da lì riesce a fuggire e raggiunge i partigiani sulle montagne liguri. Viene catturato dai Tedeschi e deportato a Mauthausen. Carassi racconta tutta questa esperienza in Sotto il cielo di Ebensee. Dalla Resistenza al Lager, concentrandosi sul periodo in campo di concentramento. 310 MARIO CARASSI, Sotto il cielo di Ebensee. Dalla Resistenza al Lager, settembre 1943-maggio 1945, pref. di Norberto Bobbio, Milano, Mursia, 1995, pp. 11-12.

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