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2. Tra i lettori e noi: La verità per ap11rossimazioni successive ................... ..... ............ ... . »

Parte I - Il primo dopoguerra e gli scritti sulla "Rivista Aeronautica" (1945- 19 S 3)

do ogni sua intenzione contraria, a sostenere un contrasto per il quale non ha attitudine.

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È questo il gravissimo imbarazzo delle specializzazioni, alcune delle quali, senza dubbio eccellenti se considerate isolatamente, si dimostrano meschine al confronto di altre, capaci di costringerle al duello. fn attesa che questo carattere di multiplo impiego possa avere la sua progressiva applicazione mediante macchine che la genialità dei costruttori riuscirà certamente a realizzare, occorrono direttive tendenti a realizzare il massimo aggruppamento delle specialità nel più ridotto numero di tipi. Si prevede, per esempio, un tipo unico di velivolo di media potenza, raccolto, di scarso ingombro, bimotore, con equipaggio costituito al massimo da due o tre uomini, impiegabile indifferentemente per caccia lontana, caccia notturna, assalto, bombardamento in picchiata, siluramento, ricognizione. Un tale velivolo assumerebbe il nome di «velivolo da combattimento».

Distinte da questa specialità, almeno per ora, si vedrebbero coesistere le seguenti altre: caccia classica da alta quota, bombardamento normale e bombardamento pesante, bombardamento a tuffo, trasporto.

CONCLUSIONE.

- Fin qui (con aggiunti i titoli dei paragrafi e con pochissime omissiioni) i fogli che quella sera mi fu concesso di leggere; credo che il loro Autore non ebbe che mediocre accoglimento; certo però che le stesse idee sugli stessi argomenti erano state per vent'anni oggetto di discussioni infruttuose, e chi aveva osato esporle era stato condannato all'ostracismo più duro, ed anche al vilipendio da parte di qualche lanzichenecco al quale, forse in premio, il <<libro dei sogni,, è stato straordinariamente propizio.

Purtroppo è giunto il Sabato, ma Dio questa volta nelle sue imperscrutabili decisioni non ha ancor ritenuto opportuno di pagare.

TRA l LETTORI E NOI LA VERITÀ PER APPROSSIMAZIONI SUCCESSIVE

Chi vi parla è «Stilo»! Perdonate a questo vostro amico «non americano» l'oltreoceanica formula di presentazione, cui ricorre al solo scopo di ricondurvi, col più ristretto numero di parole, al trafiletco augurale dal titolo «buon viso a buona intenzione» inserito a pag. 65 del primo fascicolo cli nuova serie della Rivista Aeronautica (gennaio - marzo 1945). Nel modesco articoletto io deploravo l'eccessivo «pianto» sulle sciagure passate, nonché il «pavoneggiamento» di sentenziacori che sbucano da ogni parte e il furtivo

«sgattaiolare» di vecchi «marpioni» camuffati da agnelli o addirittura da patrioti e ... tutto il dilagante e divertente «giuoco dei quattro cantoni». Raccomandavo la calma, la compostezza, la serenità e la maggiore possibile ponderazione e dignità nella denunzia del torto altrui, sì che il benefico frutto non imputridisse attraverso l'infezione del germe del livore e della vendetta personale. E naturalmente rimango attaccato alla mia opinione e torno oggi a fare la stessa raccomandazione, anche se l'abituale amore per la verità e un certo ostinato spirito battagliero mi spingono, per altro . verso, a plaudire al chiarissimo «Pertinace», che a pag. 27 del secondo fascicolo (aprile 1945) sostiene esser

«la recriminazione giovevole al bene comune e doverosa la dimostrazione che non tutti fummo ottusi o malvagi». «Spronare le pavide riluttanze, smascherare l'omertà dei monopolisti». D'accordo: «individuiamo pure tra di noi chi si è reso responsabile d'insipienza e d'egoismo, di inerzia e di profittazione», ma non dimentichiamo che tali denunzie vanno convogliate a chi di dovere e con tanto di firma e di prove da parte di chi le muove. Ma sì! Vogliamo tutti «ancora volare e solcare i cieli del mondo» e far tutte quelle belle cose che l'ottimo e vivacissimo Pertinace ricorda con giusta nostalgia. «Scriviamo pure! Documentiamo! Rievochiamo! Precisiamo!».

Su una cosa soltanto insisto, per carità: guardiamoci, in tanta lena, dall'imitare il gesto di Don Saverio predicatore, il quale, mostrando nella penombra del pulpico le piaghe di Cristo e lo sgorgare del divin sangue e attribuendo ai fedeli la colpa di ogni singola trafittura, avvicinava così esageratamente il cero acceso alle martoriate carni del Redentore da provocare in uno dei contadini presenti la nota esclamazione:

«scherzate, don Savé, co' sta fiammella; basta che poi, brucianno ar Cristo pure le budella, nun state a di' che semo stati noi!»

E il gesto del predicatore - non spiaccia all'amico Pertinace - sembra davvero far capolino nella seconda colonna della sua colorita «sveglia>>. In ogni modo nessuno di noi intende arrestare la marcia del vero. Ed io personalmente, che senza ombra di specifica accusa son tirato in ballo nell'ultimo periodo del simpatico componimento, posso assicurare, se pur Pertinace non dovesse personalmente conoscermi, che non ho,

A. MECOZ7l - Scritti scelti - Voi. 1I (1945-1970)

non ho mai avuto, né mai avrò peli sulla lingua.

Quest'aria di libertà che finalmente respiriamo ci consola tutti, come non avremmo mai osato sperare.

E quando, a mo' d'esempio, nel terzo fascicolo (maggio) siamo invitati ad assistere al processo della verità sulla sciagura polare, che ogni vero italiano ha pianto assai più che non condannato, quando «Aviarca» nel vibrante articolo che io consiglio di leggere

«Verità, figlia del Tempo» (pag. 113 del primo fascicolo) col pretesto di una recensione al libro del Generale Nobile ci offre una chiara e suggestiva esposizione di sacrosanti principi morali, denunziando «brutture e birbonate» erette a sistema e che tanto lutto individuale e collettivo cagionarono alla compagine aeronautica, come purtroppo a quella di tutti gli organismi statali, noi sentiamo un particolare godimento, non di morbosa curiosità e recriminazione, ma per il solo fatto che prima di morire (e la nostra condanna sembrava davvero a vita) possiamo finalmente dar libero sfogo al nostro pensiero, anche se un dubbio ancor ci rimane.sulla attendibilità che dal prevedibile scalpore debba ~enir fuori la verità assoluta, anche se non ci convincono, per esempio, certi confronti di annuario che l'Aviarca ritiene di fare a sostegno della propria tesi, sulla base delle provenienze degli alti gradi nelle diverse epoche dello stesso sciagurato ventennio.

La verità assoluta, almeno a mio modo di pensare, non esiste; cioè esiste soltanto alla condizione pirandelliana «così è, se vi pare», in quanto, specie nel campo degli apprezzamenti, la verità è del tutto relativa e soggettiva. È tuttavia assicurato che, nella maturazione del nostro pensiero, la libera opinione avvia gli argomenti a quella specie di approssimazione successiva dalla quale ognuno trae, p_er proprio conto, motivo di convincimento e di fede. E necessario però - e questa voleva essere la mia raccomandazione - che la libera esposizione delle proprie idee e dei propri apprezzamenti sia subordinata alla più rigida osservanza del buon costume e del rispetto per le opinioni altrui. I.a Libertà non è furia ardente che agiti e scuota fiaccole fiammanti e ancor meno idolatria per i pugnali; essa è figlia prediletta e seducente della Natura, emanazione e dono della Divinità, onde l'uomo trae la sublime facoltà di scoprire il Vero, servendosi della ragione e non della violenza. Se è vero che il fascino della libertà esalta l'animo, bisogna ben guardarsi che esso non spinga a dannose manifestazioni della passione. Sia dunque consentito a «Stilo» di preoccuparsi del necessario arredamento di buona educazione per accogliere e mantenere degnamente in casa nostra questa rispettabile signora: la Libertà.

Avevo già scritto queste poche righe quando mi capitò sott'occhio l'articolo «Un utensile a tre punte» di Captivus, a pag . .5 del terzo fascicolo della Rivista

Aeronautica (maggio), che mi riporta all'altro articolo dello stesso autore «Le ali e la testa» a pag. 19 del secondo fascicolo (aprile) che non avevo ancora letto.

Si tratta di un puro caso, di una pura coincidenza, ma che mi offre materia per esemplificare e concludere sull'argomento di questo rnio secondo scritto.

Leggo dunque distrattamente e a salti l'articolo

«Un utensile a tre punte». Mi soffermo inconsapevolmente come preso da un'automatica attrazione. Rileggo con più attenta continuità; vado un po' indietro ... e mi sembra di aver già letto; il discorso fila alla mia mente come se scaturito fosse dalla mia stessa immaginazione. Ma non vi è dubbio! È cosa a me ben nota! È mia composizione, addirittura! E allora mi diverte e mi appassiona lo stile arguto e allettante della presentazione e ringrazio la Provvidenza di aver menato quello scritto in degne ed esperte mani. Come può essere avvenuto, non so neanche immaginarmi.

È dunque «Stilo» che vi parla! Non dal nuovo, ma dall'ahimè quanto vecchio e malconcio suo mondo! Mi onora, dunque, la coincidenza dei due episodi: quel che mi pone di fronte al battagliero Pertinace e quel che mi presenta alla esposizione garbata, ma anche tacitamente e benevolmente laudativa, del buon Captivus. Leggo fi no in fondo, questa volta d'un fiato; e poi leggo «Le ali e la testa» del fascicolo di aprile. Identica speculare innpressione, nuova fedele immagine. La meraviglia e la soddisfazione si conciliano in una mia unica emozione. Mi sento però scoperto e penso che debbo ormai «costituirmi>,. Per ambizione? Neanche per sogno! Se mai per un senso di responsabilità, pensando che quello scritto è preso di getto, direi integralmente, come del resto viene onestamente presentato, da una relazione ufficiale di Stato Maggiore. E poiché quelle idee e quei concetti non ci dispiacciono, oggi specialmente che la dura e mortificante esperienza sembra averli confermati in pieno, permettete a «Stilo», a quei che sembra il conciliante «Stilo», di chiedervi se in quella relazione ufficiale si fa proprio mestiere di rinunzia e di acquiescenza!! Io profusi tutta la mia buona volontà e qualche peregrina idea di rinforzo e di colore a quello scritto che riporta esattamente il pensiero del Capo di Staro Maggiore dell'epoca. Trattandosi di documento allora segreto, mi preme ancor oggi precisare, a chi dovesse

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