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Garibaldi sullo Stretto

finì per agevolare in misura notevole il compito degli insorti e, ad un decerminaro momento, valse a salvare i garibaldini da una posizione quasi disperata_ Non fu certamente, giova ripeterlo, un preordinato piano con lo scopo ben definito di aiutare le forze insurrezionali contro quelle governative: ma gli effetti dd comportamento britannico furono quelli che si è detto, e non è possibile negare dati di fatto tanto sicuramente accertati. L'opera di mediazione del Mundy cooperò validamente a risolvere la crisi e a far precipitare la situazione: e tale opera ebbe inizio appunto fin dal 23 maggio.

Anzitutto, la parola «mediazione» è anch'essa impropria, come tutto cib che vuol definire nel giro di un termine generico un fenomeno complesso, condizionato da infiniti fattori, psicologici, politici, militari: di fatto, però, se il significato di «mediazione» comporta un elemento di volontarietà che probabilmente da parte inglese non è dimostrabile, tuttavia il valore semantico di quella espressione si attaglia assai bene a quanto avvenne.

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Di «mediazione», invero, parlarono apertamente i borbonici la mattina del 23, in occasione della venuta del generale Lanza a bordo dell' Hannibal per ricambiare la visita di cortesia dell'ammiraglio. Quella mattina, il regio Commissario straordinario disse chiaramente al Mundy che, secondo la sua opinione, soltanro un personale intervento dell'ammiraglio inglese avrebbe potuto condurre ad una pacificazione: alla quale proposta ovviamt'nte il Mundy rispose che non gli era permessa alcuna interferenza nelle questioni interne del paese ospitante ed aggiunse, non senza ironia, che se la situazione appariva così disperata al comando borbonico, la soluzione migliore sarebbe stata far subito presente la cosa al governo di Napoli. Venuti poi a parlare del caso dei nobili siciliani imprigionati per la rivolta della Gancia, il generale Lanza free un altro maldestro tentativo di immischiare l'ospite nelle faccende politiche locali, dichiarandosi pronto a rimettere in libertà quei prigionieri, purché l'ammiraglio inglese garantisse per loro; al diniego dell'ufficiale, il governatore assicurò che tuttavia ess1 non correvano alcun pericolo della vita (della qual cosa il console Goodwin si affrett<> a dare comunicazione alle mogli disperate). Il Commissario prese poi a parte il console di S.M. e di nuovo insistette sulla proposta della mediazione inglese, pregando Goodwin, in nome dell'antica amicizia, di esercitare pressioni in questo senso sull'ammiraglio: il primo passo avrebbe dovuto essere la stipulazione di un armistizio, e in seguito si sarebbe potuti giungere ad un accordo definitivo, cale da «salvare l'onore militare», e persino alla proclamazione della Costituzione del 1812. «Sembrava» - commentè> piL1 tardi sarcasticamente sir Rodney Mundy - «che 1m cambiamento completo fosse avvenuto nelle opinioni di S.E. nel corso delle ultime quarantott'ore; ma ii fatto che egli potesse aver immaginato per un istante che io avessi il potere di agire nel senso da ltti sttggerito, dimo.rtra ampiamente la SIia inettit11dine ad occupare il posto che occ11pava durante una tale cri.ri. Un manipolo di

avventurieri era alle porte della sua capitale ed un esercito fornitissimo di 25.000 uomini erc1 pronto ad attacarli. Sarebbe bastato ttn enerf!.ico sfarzo da parte dei comandanti di q11esto esercito, ma invece di af!.ire e di aver fid11cia nelle proprie forze, essi facevano di me l 'unico punto di appoggio, da mi dipendevano t11tte le loro speranze di tirarsi fuori dal dilemma derivato dalla loro stessa ignavia» (47> .

A parte il disprezzo che la condotta dei borbonici suscitava nell'ammiraglio Mundy, le due relazioni redatte in quelle circostanze, quella del console Goodwin al ministro Elliot a Napoli <48> e quella del Mundy all'ammiraglio Fanshave a Malta <49>, rifrrisconono gli esatti termini dell'importante colloquio. Il vice ammiraglio fanshawe, dal Marlboro11f!.h ancoraco a La Valletta, rirrasmise il tutto al

(47) Ibidem, pag. 94. (18) Goodwin scrisse immediatamente (Appendice, X ):

«P,tlermo, 23 m,tggio I R60.

Signore, eJsendo prese11/e slamane alla viiita effitua/a dal generale Lanza all'ammiraglio M1111dy, il generale mi preJe ,1, p,trte e 111i p,irw con lt1 libert,ì di 1111 vecchio c1mico del JR47. Mi dir.re che egli era venuto Lin Sicilia] per restC111rare l 'o1·di11e e Jperava nella nostra cooperazione per conseguire /aie {,ne. lo ho risposto che 11011 {Jotevo che eHere lieto di coadi11varlo il più po.rsibile, .recond;i le direllive dell'ammiraglio; egli diJse quindi che 11011 vnlw,1 t1lctm mezzo di 11Jcire d,,lle presenti dijficolt,ì.. se 11011 m1d medùtzione d,t i11tr,1prmdersi .wbito d,t p,,rte dell',1111mirt1glio in perso11t1: il primo p,wo avrebbe dovlfto enere la i:onclmione cli 1111 armistizio, ed in sev1ilo si sarebbe lmlt1lo di gi11nge1·e ad 1111 a,-cordo che fosse soddisf,tcente per ,tmbed11e

le p:1rti e !tt!~ dd stt!t1are !'1J1!ore mi!itttre.

Circtt i prigionieri polilici, egli clim che perm,almwte avrebbe deJidera/o porli lutti in libertà, ed e;pri,JSe

la sua intenzione tlif.."trlo. con1p(-Ztibil,nc11tc però con la 1ia,1,·czz1t del Pde.JC. Disse tiitres} che er,1110 sttJte eJercitd,te

delle pressioni s11 di liii <tffi11ché prorl,und.ue I,, Co.rtiltlzione del l/:J/2. 111tt questo eccedevtt i moi poteri: egli ttvrebbe co11umq11e appof!.f!,iato rm tale progello, qualortt il suo parere fosse J/a/o rùhirsto. Parlò poi di rnppliche a lui rivolte in favore dei q11attrn nobili ... e mi ,tssicurò che le loro vite 11011 er,mo in pericolo, at1torizz,mdomi " riferirlo alle loro mogli e famiglie». Al rigundo, c'è da osservare che, se I«: vite dei prigionieri non correvano pericolo, ciò non era dovuto ai sentimenti umanitari del Lanza, bensì alla sua intenzione di servirsene eventualmente come di ostaggi, il che più tardi avvenne. (49) Il rapporto <lei Mun<ly è invece del giorno seguente (Appendice, XI):

HPulin;w, 24 /\.1uggio Jtj60,

Signore, ieri il f!,erterale Lanza, ReKio CommiJSario Jlraordint1rio, vmne a bordo della mùt nave ammir,tg!ìa e mi informò in vùt confìdmzù,le che soltalllo tm mio ùmnediato per.rondle intervento tra le parti i11 contrasto sarebhe valso a restaurare l 'ordine e mi invitò ad acce/lare la funzione di mediatore. Egli mi infim11Ò che il generale Garibaldi ;i trovava ,1, P,trco [il che era esatto], ,,, cinq11e miglia ddtla città, che le J!le bande ,trmate ocmpavano le ,t/t11re circost,mti e che mediante ii mio intervento si Jdrebbe pot11to ,tddivenire dd tm armirtizio. To repiictti che le ùtruzio11i impartitemi e1cl11devano q11a/Jiasi interferenza, che la mia missione comisteva 1micamente neil'imban:are i reJidmti inglesi e le loro famiglie e che qttesti, infatti. avevano trovato asilo a bord;i dell'HANNIBAL e delt'AMPT IION /,t .rera di!/ 2 1 corrente, q11,md;i er,mo vem, ti" co11oscenz", per la lettera del generale S,dza110, che le regie tr11ppe non Jarebbero state in 1;rado di prote!;f!,ere le loro persone né le loro proprietà, se fossero rimaJti in città. OJServai 1111/avia a S. E. che, se la sit11azio11e er,t realmente così disper,1t,1, ,tvrebbe f,1tto bene ti f,tr conoscere Jenza i11d11gio l,t veriteì al s110 govenzo, e che io, qtJalora ricevuri delle istmzioni al riguardo dtt Mr. Ji!liot, Ministro plenipotenziario di S.M. a Napoli, sarei stato lielissimo di prestargli la mia coo/,erazione nella mimra che fosse più desitlerabile.

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