1.4 Storia del reportage di guerra e grandi reporter (William Russell, John Reed, Ernest Hemingway, Ryszard Kapuscinski ) “ Alle undici e dieci, la nostra brigata di cavalleria leggera avanzò trionfante nel sole del mattino, fiera in tutto il suo bellico fulgore. Da una distanza che non era nemmeno di un miglio, l’intero schieramento nemico vomitò da trenta bocche di fuoco un inferno di fumo e fiamme. Il punto di arrivo dei colpi fu segnato da vuoti improvvisi che si aprivano nelle nostre fila, da uomini e cavalli morti, dai destrieri senza più cavaliere che galoppavano nella pianura. A ranghi ormai ridotti, con una nube d’acciaio sulla testa dei nostri uomini, e levando alto un grido che per molti di questi generosi era anche l’ultimo appello della morte, i cavalleggeri si lanciarono dentro le nuvole di fumo; ma prima ancora che si perdessero alla nostra vista, la pianura era punteggiata dai loro corpi. ”
La carica dei 600 , apparso nelle pagine del Times il 14 novembre 1854, è stato il primo reportage di guerra nella storia del giornalismo e il suo autore, William Russell, il primo inviato7. Russell fu mandato dal quotidiano inglese in Crimea per seguire la guerra che da un anno vedeva contrapposta la Russia a una coalizione di stati formati da Gran Bretagna, Francia, Impero ottomano e Regno di Sardegna. Quel 14 novembre Russell si conquistò la primogenitura raccontando il disastro della battaglia della Brigata Leggera, dei cavalleggeri inglesi che galoppavano veloci ed eleganti verso la morte schiantati dai cannoni della linea russa. Le sue parole decretarono la nascita della guerra moderna: non più sciabole luccicanti ma gli spari dei cannoni. La conclusione della battaglia segnava la fine di un mondo:
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Càndito Mimmo, Reporter di guerra. Storia di un giornalismo difficile da Hemingway a Internet, Baldini&Castaldi, Milano 2002
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