TERZANI, PERCORSI DI UN INVIATO ATIPICO

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si è misurata con la polvere dei fatti, riflettendo la realtà e interpretandola. La terza pagina è vissuta nei nostri giornali per quasi un secolo, abbandonata definitivamente solo negli anni ‘90. Quando la realtà politica mondiale cominciò a scuotersi e si frantumarono le certezze civili, poco a poco la notizia che si faceva sempre più urgente avanzò nella successione numerica delle pagine, ottenne spazio sempre maggiore e spinse sempre più in là la vecchia terza. La terza pagina ha finito per occupare i cosiddetti paginoni al centro dei giornali, si è dilatata e moltiplicata negli inserti o si è sbriciolata tra politica e spettacolo. Non c’è più l’elzeviro, il taglio, la spalla ma lo spirito della vecchia terza aleggia a fior di pagina, continua a vivere nel giornalismo italiano che è un giornalismo più scritto degli altri, difficilmente separabile dalle influenze letterarie, dove la qualità della scrittura, che nasce dalla cosa, dal modo di osservarla, coglierla, capirla, fonde il vero giornalista e il vero scrittore, annullando la possibilità di separare le due figure11.

1.6 I primi reportage in Italia: Luigi Barzini, un provinciale in Cina

Nella prima metà dell’Ottocento nelle pagine dei giornali italiani il fatto e la cronaca, intesi nel senso moderno del termine, erano inesistenti o del tutto marginali rispetto alla preponderanza di ambigui e indecifrabili pastoni politici e di articoli di politica estera riportati pari pari dai giornali stranieri. E’ solamente a partire dagli ultimi due decenni del 11

Marabini Claudio, Letteratura bastarda, giornalismo, narrativa e terza pagina, Camunia, 1995

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