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PRESENTAZIONE (di Irene Guerrini e Marco Pluviano

PRESENTAZIONE

Non sono più i tempi in cui un grande studioso come Adolfo Omodeo negava la possibilità di utilizzare per la ricerca storica i diari e le lettere dei semplici soldati, degli uomini comuni. Preferiva infatti utilizzare quale fonte, nel volume Momenti della vita di guerra, dai diari e dalle lettere dei caduti 1915-1918, (Bari, 1968), le lettere dei volontari caduti eroicamente. In questi anni la ricerca storica ci ha insegnato che il percorso della storia non si ritrova solo nelle lettere dei colti; abbiamo altresì appreso che i sentimenti dei timorosi e di chi non riusciva a comprendere appieno le ragioni delle guerre non contano meno dei valori espressi dagli eroi, per illuminarci sulla ricaduta degli eventi sulla società.

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Eppure qualcuno potrebbe restare ancora perplesso di fronte al massiccio utilizzo in questo testo, che si propone di investigare sulle esperienze belliche dei combattenti di Isola del Cantone, di lettere, brani di memorie, interviste, documenti prodotti da uomini comuni. Qualcuno potrebbe pensare che sarebbe stato meglio riservare più spazio ai decorati, ai valorosi, a quelli che la memoria storica del paese ricorda come "prodi". Noi pensiamo invece che bene abbiano fatto i curatori di questo libro. E lo diciamo in questa sede, non per una opzione ideale ma nel nostro, modesto, ruolo di storici. Le ragioni che militano a favore delle scelte che sottendono a questa opera sono

molteplici. La prima, di ordine "quantitativo", è connessa al fatto che i soldati "normali" sono sempre stati assai più numerosi degli eroi.

Se si vogliono quindi utilizzare anche i ricordi e le impressioni dei militari per ricostruire la storia della loro esperienza bellica, è ovvio che si conceda largo spazio alla testimonianza dei più. Occorre poi considerare che i combattenti comuni hanno della guerra un ricordo ed una visione in parte diversa dalle individualità di eccezione. Meno condizionati dal ruolo di eroi, rammentano le particolarità quotidiane, le cose di scarso significato apparente, gli orrori ed anche le bassezze. Ci parlano non solo di fatti eccezionali ma della vita di ogni giorno dei combattenti, delle loro nostalgie, delle difficoltà pratiche di una esistenza vissuta in ambienti estranei ed ostili, spesso in condizioni fisiche ed ambientali estreme. Questo emerge dal libro: non tanto l'esposizione di atti sublimi e di fatti memorabili, che pure vi sono, quanto il tentativo di ricostruire i percorsi materiali e mentali e le condizioni ambientali e morali in cui vissero generazioni di Isolesi che si trovarono a combattere lontano da casa. Ricostruire tutto ciò serve a dare della guerra una immagine reale: non una semplice cronologia di battaglie, liste di caduti e decorati, contabilità di morti e feriti.

L'evento bellico che impariamo a conoscere in questo libro ci è consegnato dalle testimonianze che parlano anche di paura, noia, nostalgia, perplessità davanti alla realtà che si scontra con le certezze alimentate dalla propaganda. I curatori non hanno voluto scrivere, utilizzando queste fonti, un libro sulla guerra in generale ma un volume sull'esperienza di guerra dei soldati isolesi (pur inquadrandola nelle vicende generali) a partire dalle campagne napoleoniche, con particolare attenzione ai due conflitti mondiali. L'obiettivo era ricostruire il percorso di tanti, ricrearne la storia oggettiva (reparto di appartenenza, fronti di combattimento, eventi notevoli sino alla morte o al ritorno) e anche quella soggettiva (sensazioni, opinioni, ricordi), perpetuare la memoria di eventi traumatici, cercare di comprendere come vennero percepiti avvenimenti che segnarono, a più riprese, il tramonto di un'epoca e la nascita di un'altra.

I curatori dell'opera non hanno ceduto alla tentazione di comporre un quadro naif, in cui alle testimonianze venisse riconosciuto il valore

di fonti aprioristicamente valide. Hanno sempre cercato un riscontro alle parole tramite una verifica incrociata delle testimonianze, con ricerche su fonti archivistiche e bibliografiche, inserendo le vicende nel contesto più ampio delle vicende storiche. Se infatti è opportuno lasciare che i testimoni parlino liberamente nelle interviste e citare per intero lettere e diari senza censure e correzioni, è non meno importante comprendere i limiti di queste fonti. Imprecisioni, omissioni, "errori", presenti in questi materiali, possono essere dettati da molteplici ragioni ed è indispensabile rendersene appieno conto per utilizzarli correttamente. Per quanto riguarda le lettere, strumento per riallacciare e mantenere i rapporti con il mondo civile, il proprio ambiente e gli affetti lontani, occorre tenere in considerazione i molteplici fattori che potevano influenzare lo scrivente. Il desiderio di tranquillizzare i propri cari sovente portava a tacere o minimizzare i pericoli corsi, le terribili condizioni di vita, le privazioni; a questo contribuiva anche il timore della censura postale: frasi incaute, osservazioni negative sulla guerra e la sua condotta trascinarono infatti tanti soldati davanti ai Tribunali militari. Anche l'influenza della propaganda portava talvolta ad inserire negli scritti temi patriottici che, non sempre interiorizzati, potevano essere contraddetti nella stessa missiva o in altre. Malgrado "omissioni" e "contaminazioni" e la scarsa padronanza da parte di molti della tecnica scrittoria che può rendere riduttiva e stringata la comunicazione (spesso agli scriventi difettano proprio le parole, un lessico adatto a descrivere situazioni nuove e al di fuori di qualunque esperienza precedente), la corrispondenza rimane una fonte insostituibile per la ricerca, poiché coeva agli avvenimenti.

Le interviste, pur non risentendo delle preoccupazioni contingenti proprie delle lettere, non sono comunque esenti da condizionamenti che si verificano posteriormente allo svolgersi degli avvenimenti raccontati. La memoria dei fatti è generalmente nitida - la guerra è uno degli elementi centrali dell'esperienza di vita dei reduci - ma il trascorrere del tempo, con le successive vicende, può modificare nel ricordo l'esatto svolgersi degli eventi ed i sentimenti provati allora. A volte si tacciono episodi, consciamente o non, per pudore o per il

desiderio di non rievocare momenti troppo dolorosi, oppure perché l'influenza della propaganda, dei miti e della retorica che negli anni seguenti ha generalmente ammantato gli avvenimenti bellici, può far vedere in luce diversa i fatti rispetto a quando si sono verificati.

Infine è possibile rendersi conto, ad un certo punto, della incomunicabilità dell'esperienza e degli orrori vissuti, particolarmente nei casi di ex deportati ed internati. Quando anche si riscontrino "errori", travisamenti od omissioni, è opportuno mantenerli seppur segnalandoli. E' anche dall'analisi di tali "imperfezioni", spesso inserite in narrazioni peraltro lucide e precise, che si può comprendere molto di come l'esperienza bellica ha inciso sulla memoria e sulla psicologia di chi l'ha vissuta.

Le testimonianze orali ci forniscono quindi un quadro non tanto dell'esatto svolgersi delle vicende, quanto di come gli interlocutori ricordano la loro esperienza; di come abbiano rielaborato, secondo la loro cultura ed alla luce degli avvenimenti successivi, i fatti ed il loro significato e come questi si siano sedimentati nella memoria, individuale e collettiva. Situazioni analoghe a quelle evidenziate per le interviste si presentano nel caso delle memorie e dei resoconti compilati dopo un certo lasso di tempo dallo svolgimento degli avvenimenti narrati.

Questo libro ha cercato di tenere presente tutto questo ma, trattandosi di un'opera pensata per essere diffusa tra un pubblico di non specialisti, certe raffinatezze filologiche, certi distinguo non sarebbero stati compresi o peggio, avrebbero reso indigeribile il testo.

Grande merito dei curatori è l'aver saputo padroneggiare un materiale ampio, evitando di restarne sommersi e riuscendo ad equilibrare il dosaggio tra parti documentarie, collegamenti esplicativi e riflessioni generali, con l'ausilio di un robusto apparato bibliografico. Il risultato è un prodotto utilizzabile in molteplici modi. Dallo studioso, che vi troverà una grande quantità di dati, fonti e suggerimenti interessanti e dal lettore comune, anche quando non sarà spinto, come gli Isolesi, dall'interesse a rileggere la storia della propria comunità. Si tratta di un esito, a parer nostro, notevole: la produzione di un testo che conduce chi legge tra gli orrori della guerra e le

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