RIVISTA MENSILE
N-2 2014
Al Suono Delle Eolie
Al morir del suono delle Eolie placa l’ira e dorme l’errante Odisseo. I Ciclopi dal Mongibello lanciano incandescenti sassi, lapilli e sbuffano nubi nere, mentre le Sirene ammaliano i naviganti che osano varcare lo Stretto. Scilla e Cariddi si guardano in cagnesco nel tempo, al pizzichÏo delle Eolie, Omero canta, Vulcano e Stromboli chiamano il fratello Etna ed al risveglio trema Zancle e Rhegjon soave tramonto al morir del suono delle Eolie!
Rocco Giuseppe Tassone
Indice Torre Mordillo e la Piana di Sibari Vetro : ricchezza solida e trasparente Ibico Reggino Realtà e Leggende di Locri Epizefiri II PARTE Concorsi di “CESAR” Italia Concorsi Novità dal … Il vostro spazio-Richieste Eventi
“ Cesar” Cesa Torre rre Mordillo Mor e la Piana di Siba Sibari le vie istmiche istm e la viabilità à antica
Il sito di Torre Mordillo,, dall’omonima dall torre dalla quale assume il nome ome (Fig. (Fig 1), è ubicato nel comune di Spezzano Spezz Albanese, ricoprendo un ampio arco co cronologico crono che va dall'inizio dall’Etàà del Bronzo Bro Medio (XVI secolo a.C.) fino all'età ellenistica ellenisti (IV- III secolo a.C.). Il paesaggio ggio attuale att è caratterizzato dalla presenza di distese istese n naturali, intervallate dai fiumi Esaro e Coscile. Tra la confluenza dei due fiumi, i, si erge Torre Mordillo. Le prime notizie otizie ri risalgono al 1879, quando durante i lavori ri di scav scavo di un canale di irrigazione,, localizzato localizz in contrada Calcaterra, furono portate tate alla luce una serie di tombe, in lastroni stroni di pietra, contenenti resti di armature bronzee. onzee. L'individuazione dell sito archeologico arc di Torre Mordillo risale al 1888, 8, quando quand durante un serie di ricognizioni oni sistematiche, sistem condotte nell’area adiacente laa confluenza conflue tra l’Esaro e il Coscile, portarono ortarono alla luce una vasta necropoli dell’Età del Ferro Ferro, composta da 229 tombe, ascrivibili vibili alla prima metà dell’VIII secolo a.C. Luigi Pigorini datò laa necropoli necrop al 560 a.C., l’ultimo cinquantennio che he precedette prece la caduta della vicina Sibari.. Nel 1963, alcuni saggi di scavo misero in luce un vasto v abitato di età ellenistica, conferman nfermando dunque l’importanza storica e archeologica eologica del sito. Nel 1966, la Soprintendenza enza alle Antichità della Calabria, con l’obiettivo o di indiv individuare e comprendere l’estensione nsione d della necropoli protostorica, scoperta nell 1888, e effettuò nuovi scavi; durante le campagne camp di scavo, condotte tra il 1963 ed il 1967, ffurono individuati i resti di un vasto abitato di età ellenistica e, ad una quota ta più ba bassa, strutture del precedente ente abi abitato protostorico. Il territorio di Spezzano no Alba Albanese, negli anni sessanta, fu oggetto getto di studio da parte di Lorenzo Quilici e Stefania fania Quilici Qu Gigli, i quali individuarono,, nelle vicinanze vi della stazione ferroviaria, materiale riale ceramico cer databile tra il Bronzo o Finale e la prima Età del Ferro. Nel 1979 furono o avviat avviate diversi ricognizioni atte a comprend omprendere le dinamiche di sviluppo, in età protostoric tostorica, della piana di Sibari.
“ Cesar” Cesa Dal 1987, si svolsero campagne campag di scavo annuali, condotte dalla Soprintend printendenza Archeologica della Calabria, alabria, che misero in luce resti di un circuito murario urario d di età ellenistica a doppia cortina, costituito da pietrame di grandi dimensioni sioni e m mattoni crudi. Nella campagna na del 1988, 19 emersero ulteriori resti della cinta muraria e un asse stradale dell’abitato ellenistico ellenist databili tra la fine del IV e gli inizi del el III secolo seco a.C. Nel 1990, la Soprintendenza enza continuò con le indagini relative alla cinta di fortificazio rtificazione ellenistica, individuandone andone un u ulteriore tratto. La documentazione,, prodotta prodott dall’esito delle campagne di scavo cavo condotte con tra il 1987 ed il 1990, testimoniò un ciclo insediativo, databile dagli inizi dell'età ell'età del d Bronzo Medio fino all'VIII secolo a.C.. Le ricerche ricerc si conclusero, nel 1995, 5, con il rinvenimento r di un edificio situato a ridosso osso della del cinta muraria ellenistica. La struttura strutt fu eretta nel III secolo a.C., come testimoni stimoniato dalla presenza di alcune statuette tatuette fittili, presumibilmente riconducibili alla lla pratic pratica di culti privati, praticati all’interno terno della d struttura. Durante il Secondo Convegno vegno di Studi sulla Magna Grecia del 1962, 962, tenutosi tenu a Taranto, e dal titolo “Le vie di Magna agna Grecia”, Gr fu proposto lo studio delle elle vie istmiche che dovevano servire a stabilire re comunicazioni comun e traffici fra il versante e ionico e quello tirrenico, e soprattutto tra le metropol etropoli sullo Ionio e le loro filiali o federate erate o dipendenti, d in funzione di scali marittimii sul Tirreno. Tirr L’indagine più opportuna rtuna da svolgere, in un territorio così tormentato ato e diff difficile, qual è la Calabria, consisteva va in una un ricognizione aerea, seguita da una ricognizion ognizione sul terreno che riprendesse esse il co corso dei vecchi tratturi e dei vecchi valichi. hi. Era necessario n seguire l’attività e laa tradizione tradizio dei viaggiatori inglesi dell’Ottocento o che ave avevano percorso a piedi la Calabria, alabria, descrivendo e disegnando costumi e paesaggio aesaggio, senza, però, mai mostrare particola particolare interesse per la topografia antica deii luoghi. Bisognava, dunque, rintracciare, e, riconoscere ricono e ripercorrere queste antiche vie,, grazie alle a quali non solo sarebbe stato possibile ossibile ricostruire e accertare il percorso che conducev onduceva alle città facenti capo, ma anche che inserire inser all’interno di un contesto i centri, del el retroterra retrot montano, che corrispondeva pondevano agli antichi centri italici o risultavano o comun comunque influenzati dai contatti atti sociali socia e commerciali lungo quei percorsi. Non on dovev doveva essere stato sicuramente agevole, gevole, per p una città come Sibari, aprirsi un varco co verso il Tirreno: la chiusa e serrata catena atena dei de monti di Paola, in provincia di Cosenza,, a ponente, pon e l’alta muraglia del Pollino a nord, con la sua vetta a 2200 metri, costituivano ano due barriere invalicabili; poiché il Tirreno non offriva in quel settore, al pari dello o Ionio, alcun a porto naturale, era necessario sario util utilizzare come via alternativa l’estuario dii quei fiu fiumi affinché si prestassero come scalo m marittimo. Il Lao, primo grande corso d’acqua cqua e il più ricco di affluenti, costituiva uno scalo scal eccezionale e favorevole; seguivano altri cors corsi minori quali il Pixùs con l’omonima monima città, l’antico scalo di Siris e della Siritide,, il fiume fium Alento, porto della città di Elèa,, e il Silaròs (Sele) nella piana di Poseidonia. Il fiume Lao, quindi, costituì probabilmente, nte, il primo pr importante scalo marittimo di Sibari. Il Lao é sufficientemente document cumentato, non si può affermare altrettanto dello Scidro Scidr che da molti è considerato lo scalo, secondo solo di importanza, a quello di Lao..
“ Cesar” Cesa Di Scidro (Skidros) non on si conosce con alcun dato topografico, né dall’omonimia onimia di un corso d’acqua che la lambiva iva né delle de sopravvivenze toponomastiche dei luoghi. A Amedeo Maiuri, dopo numerose rose ricognizioni, rico collocò Scidro a sud di Lao, lungo go la costa co occidentale di Cetraro o di Belvedere, che rientrano nell’orbita del territorio Sibarita. Ermanno Candido, sii convinse convin che, potendo il commercio sibarita giovarsi iovarsi d di uno scalo marittimo intermedio io per raggiungere ra Lao, si servisse di Skidros come me scalo scalo, in funzione secondaria e complementare comp di Laos: tale scalo per maggiore iore comodità com e brevità di accesso potrebbe otrebbe oggi corrispondere alla rada di Belvedere re Marittimo. Marit È opinione comune traa gli studiosi stud che la via del commercio sibarita, fin dalla dall sua prima prospera espansione e e dai primi p scambi commerciali intercorsi con l’Etruria Etruria, operasse, per via carovaniera, dal Pollino, Poll attraverso l’altopiano di Campotenese,, fino a raggiungere il corso del Lao, Lao per poi scendere il fiume fino al grande e estuario estuar e al suo emporio fluviale e marittimo arittimo. Per raggiungere l’altopiano di Campotenese tenese, prima della strozzatura che lo chiude hiude ve verso l’attuale scoscesa via della “Dirupata”” per Castrovillari, si risaliva il corso dell’antico ll’antico Sybaris (Coscile), ma anche in questo caso aso si trattava tra di una via lunga e poco o praticabile. pratica Era quindi impossibile che un carro o potess potesse compiere in due giorni il percorso orso da Sibari a Lao passando per Campotenese;; questo calcolo non può essere certo applicato plicato a un grosso commercio carovaniero quale le era quello qu di Sibari. La via carovaniera niera di terra poneva Sibari, nella prima metà del el VI secolo sec a.C., a contatto con lo sbocco cco della via carovaniera di Siris verso il corso del Busento Busent (Pixùs), contatto che Sibari si impegnò impeg probabilmente ad evitare, cercando di raggiu raggiungere Lao attraverso un percorso rso più diretto d e indipendente. Tale collegamento to era o offerto dalla valle dell’Esaro, all’interno interno della d quale spiccava l’importante sito di Torre Mordillo. M L’Esaro è, dopo il Crati e il Coscile, il maggior corso d’acqua della Sibaritide baritide; nasce dal Pollino e unisce le sue ue acque al Coscile presso San Marco Argentano,, l’antico l’antic Argentanum, aumentandon ntandone portata e volume. I Sibariti, anziché risalire isalire l’a l’altopiano di Campotenese fino alle lle sorgenti sorge del Lao, non dovevano far altro che seguire, dal SibariCoscile, la valle pianeggiante eggiante dell’Esaro, risalendone il corso fino all’ultimo l’ultimo poggio, p occupato oggi dal paesino aesino montano m di S. Agata sull’Esaro a 420 m s.l.m.; .l.m.; da lì si proseguiva costeggiando iando il letto le del fiume fino a giungere al valico di Passo dello Scalone a 744 m s.l.m.; m.; si scendeva, sce poi, giungendo ad un’ampia rada, da, chiusa chius da ogni lato da monti tranne e che su quello settentrionale, dove un via costiera iera conduceva cond ad Amantea, al fiume Lao e a Scalea. La rada era uno dei possibili scalii di scarico scaric e deposito delle merci, i, che, in un secondo momento, venivano trasportate ortate vi via mare, via fiume o via terra. Tutti tti questi ques elementi fanno presupporre l’esistenza za di una via istmica tra Sibari e Lao, quindi ndi fra lo Ionio e il Tirreno: Torre Mordillo era daa conside considerarsi, dunque, un importantissimo ntissimo luogo di scambio di merci.
“ Cesar” Ces Mario Candido, nel 1962, 62, giunse giun alla conclusione che le vie istmiche erano rano du due: la prima era Sibari - Valle dell’Esaro (Torre Mordillo) - Passo dello Scalone - Belvedere,, di 50 5 km., con quota massima di 744 m. s.l.m., s.l.m percorribile in 16 ore di marcia normale;la ale;la se seconda la Sibari Torre Mordillo - Valle dell’Esaro dell’Esar - Campo Tenese - Valle del Lao – Lao (Tirreno (Tirreno), di 60 km., con quota massima 1020 m. s.l.m., s.l.m. percorribile in 20 ore di marcia non forzata. rzata. Si ha ragione di credere che i due tracciati ciati sian siano stati effettivamente utilizzati dai colonizzator onizzatori greci di Sibari sia per la posizione naturale turale favorevole fa sia per ragioni di commercio interno e di sfruttamento e vendita ta delle risorse r minerarie locali. La quota più elevata vata del secondo itinerario era consigliata ata dalla necessità di innesto di un terzo itinerario rio che permetteva p di raggiungere, attraverso so le vall valli del Tanagro e del Diano, Poseidonia.
In conclusione, l’insediamento iamento di Torre Mordillo risulta essere occupato to a partire par dagli inizi del Bronzo medio (XVII secolo a.C.) fino all’VIII secolo a.C. Le scoperte più sign significanti riguardano il Bronzo Finale inale e l’età l del Ferro, ma non esistono dati relativi ativi alle strutture abitative, sebbene sul pianoro esista documentazione ceramica che giunge iunge sino si all’VIII secolo a.C. Successivamente,, tra la seconda metà del IV ed il III secolo a.C., sulla ulla sommità som della collina, s’impiantò un nucleo abitativo, a munito di un poderoso sistema a difensivo, difens obliterando le strutture precedenti, ti, Si trat tratta di un vasto abitato organizzato su un sistema di assi viari tra loro ortogonali con orientame ientamento E/O e N/S. La fine dell’insediamento to sembrerebbe sembr essere collegato ad un assedio, io, databile datab alla fine del III secolo a.C. e attestato o dal ritrovamento ritr di numerose palle da balista lista e di punte di giavellotto sulla strada o nei pressi ressi delle de mura. La vicinanza a Thurii non chiarisce, chiarisc ancora oggi, se Torre Mordillo fosse l’estremo avamposto brettio della piana o viceversa iceversa un elemento del sistema territoriale difensivo ifensivo thuriino.
Davi Mastroianni Davide
“ Cesar” Cesa Vetro: ricchezza icchezza solida e trasparente arente Narra Plinio il Vecchio nel suo mito, di una fortuita scoperta. Per mero caso, alcuni mercant mercanti, approdati su una spiaggia fenicia, produssero dussero un materiale fino ad allora ra sconosciuto, scono invisibile e solido, delicato ma assai utile, utile come solida acqua, prezioso e rilucente riluce come gemme povere. Il vetro. Non avendo superfici adatte alla cottura dell cibo, i mercanti m del mito posero sulle fiamme un blocco di natron, che, al contatto con la sabbia ed il calore del fuoco, diede origine a dei ei rivoli di d quella sostanza che nei secolili prese ili nome di vetro. Questa ricchezza nuovaa e trasp trasparente (ovviamente dalle origini gini assai assa diverse da quelle narrate da Plinio), daa quello che è ritenuto al giorno d’oggi ggi il vero ver suo luogo d’origine, la Mesopotamia (Eshnunna (Eshnunn XXIII secolo a.C), conobbe nel tempo temp una larga e rapida diffusione: già dai secoli IX e VII a.C, in Assiria, era assai diffusa sa la produzione pro dei famosi vasi chiamati Alabastron stron (Fo (Foto), balsamari cilindirici con n fori posti po in alto, prodotti con il metodo cera perduta (due matrici riempite con vetro etro smi sminuzzato che, dopo la fusione veniva forato rato e tra trapanato in cima per ottenere la cavità avità che avrebbe ospitato l’unguento), vasi dalle lle paret pareti molto spesse, le cui forme volevano olevano emulare i vasi di metallo e pietra. Inoltre, re, a partire par dal I millennio a.C, perfino in territorio territ italico, vennero prodotti manufattii in vetro (rinvenuti a Frattesina di Fratta Polesine in Veneto), e addirittura si presume la presenza di centri di artigianato nella parte Nord ord-occidentale del paese (ritrovamento di monili onili sin dalla tarda età del bronzo). Ancora, ra, tra la fine del IV secolo a.C e la fine del III secolo colo a.C, è ormai noto che, nel territorio o magno greco, fossero attivi dei centri vetrari, come attestato at dai numerosi ritrovamenti ti di amphorìskoi amp e unguentari in tutto il bacino del Med Mediterraneo, in cui è ormai certa e archeolo archeologicamente attestata la presenza numerosa rosa di u ulteriori vetrerie artigianali. La produzione produzi del vetro, si concentrava in particolare lare su vvasi, contenitori per cosmetici tici e un unguenti dalla forma allungata, schiacciata a o cilind cilindrica, ma, per lo più riguardava perle e bigiotteria b di vario genere.
“ Cesar” Cesa Dopo l’introduzione della la tecnica tecnic del vetro soffiato (tecnica che rivoluzionò ionò com completamente l’artigianato) attorno alla la prima metà del I secolo a.C, essa, assieme allaa tecnica della modellazione su matrice, e, prevalse preval su tutte le altre modalità di lavorazione e usate usat fino ad allora, per i risultati e le decorazioni azioni più artistiche e raffinate proprie di tali metodi. In età ellenica, particolarmente rmente famosa per quanto riguarda il vicino oriente, iente, er era la scuola di artigianato di Alessandria, ia, in Egitto, Egi mentre, quanto all’area greca ed egea, gea, si eb ebbe una grande diffusione del vetro come e mai prima p di allora: basti pensare al classico esempio delle pissidi cretesi, realizzate a matrice rice e pr provenienti da tutta la Grecia, in particolare are da Cr Creta ed Elyros; tale provenienza fa dunque que supporre supp la presenza di ulteriori vetrerie sull’isola ll’isola n nella parte SudOvest della costa, anche se, nessun ness ritrovamento di reperti o resti di alcun lcun tipo avvalora tale tesi, nonostante essa siaa piuttosto piuttos plausibile. Nell’area circostante infine, anche nche Rodi fu produttrice di monili vitrei rei come testimonia il ritrovamento di perle e bracciale raccialetti sul territorio. Il vetro infatti, era ritenuto uto per la l sua lucentezza e finezza, un materiale e destinato destina alle sole classi agiate, non del tutto tto prezioso prezi sebbene considerato bene di lusso,, ma ben valido per eguagliare i riflessi delle pietre preziose p ben più costose, come è facilmente ente intuibile intu dai corredi funebri di diverse e civiltà del Mediterraneo e non solo, in cui comparivan parivano diversi monili e manufatti vitrei. In conclusion nclusione, è possibile affermare che, nonostante e in segu seguito il mercato del vetro conobbe il tramonto monto o comunque un calo di produzione consideravole ideravole e venne sostituito da altri prodotti tti e beni, ben la sua comparsa e il suo commercio, resero le civiltà che ne fecero uso, più fini, civilili e dallo stile più ricercato, permettendo loro un n passo iin più verso il progresso.
Ma Marika Modaffari
“ Cesar” Cesa Ibico Reggino Percorrendo il lungomare re Falcomatà Falcom della città di Reggio Calabria verso il centro c non appena superata la gelateria teria di Cesare a Piazza Indipendenza, si può vedere ved il monumento dedicato dalla alla città dello Stretto a Ibico, poeta reggino. ggino. Ma chi era Ibico? Le notizie circa questo uesto poeta po sono molto scarse. Sappiamo che nacque nac a Rhegion nel VI° sec. a. C.. da una nobile famiglia di origine aristocratica. ocratica. Molto giovane girovagò per le varie città cit della Magna Graecia dove fu a contatto contat con molte altre realtà culturali ali presenti prese nel contesto intellettuale della ella civiltà civil magnogreca. In seguito per arricchire ire la sua formazione si trasferì presso la corte di Stesico Stesicoro e in età adulta andò a vivere a Samo alla a corte del tiranno Policrate dove conobbe obbe il p poeta Anacreonte avendo così osì modo di affinare le sue doti poetiche già validamente idamente riconosciute e ammirate. Annoverato o dagli intellettuali in alessandrini tra i nove poeti eccelsi p per la lira, le sue opere furono raccolte in sette libri presso la biblioteca di Alessandria d’Egitto ’Egitto. Si trattò per lo più di carmi lirici liri di contenuto eroico e canti d’amore dalla gra grande sensualità e di lode alla bellezza e alla maestosità mae degli efebi. Oggi sfortunatamente di questo ques poeta reggino della Magna Graecia cii resta solo so una scarsissima parte dellaa sua produzione. pro Si tratta di un centinaio io circa di d frammenti poetici dai quali emerge anche nche la vvisione di un Ibico particolarmente abile ed esperto nella costruzione di strumenti musicali. musicali Uno di questi frammenti, conservato o su sup supporto papiraceo, mostra la parte finale dell’ “Encomio “ a Policrate” nel quale vengono engono descritti d gli eroi della “Guerra di Troia”. Dal punto di vista stilistico istico Ibico Ibic è caratterizzato dal grande e frequente te uso d degli aggettivi e dalla caratteristica di inserire ili senso e il significato del componimento to all’interno all’int e più nello specifico nella parte centrale del testo in contrapposizione allo stile lirico di SSaffo. Numerosi gli autori del el mondo classico che lo ricordano nelle loro opere. Ateneo scriveva: "Ma quest'ul quest'ultimo strumento (la Lira fenicia, o sambuca;.) uca;.) Neanthes di Cizico, nel libro primo dei suoi Annali, dice che fu ideato da Ibico, il famoso moso poeta po di Reggio; così come Anacreonte inventò il 'barbiton' (strumento dalle molte corde;.)" .)" (175; (1 d, e). "E' inutile tale supplica, a, per niente ni uguale a quella declamata da Ibico: o: 'Eurialo, 'Eurial favorito dalle Grazie dagli occhi azzurri urri (...), amore delle bionde Muse, te innalzarono no tra fio fiori di rosa Cipride e Péito'".(564; f). E sempre Ateneo a riguardo guardo delle d tradizioni culinarie dice : "Alcmano pure asserisce as che gli dei mangiano nettare,, ed anche anch Saffo: qui rimase una coppa per miscelare elare am ambrosia, piena, mentre Ermes afferrò la brocc brocca per servire gli dei'.
“ Cesar” Cesa Comunque Omero sapeva va che il nettare era solo una bevanda vanda divina; di ed abbiamo Ibico che afferma, fferma, esagerandone le doti, che he l'ambrosia l'amb è nove volte più dolce del el miele, miele quando dice che il miele è la nona non parte in dolcezza dell'ambrosia" brosia". Cicerone lo lodò considerando erandolo poeta d'amore più ardente nte degli degl altri poeti della Magna Grecia:“ Il Reggino Ibico tra tutti il più infiammato d'amore. E vediamo che gli amorii di tutti costoro sono sensuali “(Cicerone, Tuscolane, scolane, IV, 71). Plutarco invece ci ha tramandat mandato la curiosa e strana leggenda della sua morte: “Ferito “F a morte dai ladri nei pressi di Corinto, rinto, il poeta p in punto di morte vide uno stormo o di gru e le pregò di vendicare la sua morte. I ladri nel ne frattempo giunsero a Corinto e, poco dopo seduti se nel teatro, videro le gru sopra le loro ro teste. Uno di loro, sorpreso, esclamò: <<Guardate, rdate, i vvendicatori di Ibico!>>, così la gente capì apì cosa era successo accusando gli autori del delitto.”( elitto.”( P Plutarco, De Garrulitate, XIV). Ste Stesicoro nei suoi frammenti scriveva: Ed Ibico di Reggio, eggio, similmente, s scoppia in lagrime ed esclamaa con fo forza: Solo in primavera p crescono le mele cotogne, ed i melograni, da fiotti innaffiati nell'in nell'inviolato giardino delle vergini Ninfee ed i gonfi go frutti d'uva prosperano tra l'ombra dei virgulti della vite; ma non n esiste alcuna stagione per me, se ogni amore a giace spento; tutto in fiamme, simile a Borea tracia in scintil scintillanti lampi; egli, nella mia fanciullezza ha scagliato l'amore da Cipride, verso me, incrollabile; con bruciante follia ha tenuto tenut il mio cuore sotto crudele dominio'. (601, 601, b) Noi di Ibico riportiamo un frammento framm della lirica dal titolo EURIALO tradotto dotto da Salvatore Quasimodo massimo esponente ponente del nostro Ermetismo:
EURIALO Eur Eurialo, fiore e ansia delle cerule Càriti dalle belle chiome, Cipride e Péito dai mansueti occhi tra rose fiorite ti allevarono.
(Lirici greci tradotti daa S. Quasimodo, Quas Mondadori, 1965) Saverio Verduci
“ Cesar” Cesa Realta’ e leggende le di Locrii Epizefiri Epizefir II PARTE
“Sempre possa durare laa loro bella be natura come quella di fulva volpe o di rugge ruggente leone” ( Pindaro, Olimpica XI, in onore ai Locresi) IL TEMPIO DI MARASA’ Il tempio pio di Ma Marasà ( in greco “acque rosse”, cioè ferrose, ose, opp oppur “campo di finocchi”) ,situato nella parte arte bass bassa di Locri Epizefiri, era senz’altro uno dei più p noti accanto a quello dedicato a Persefone. sefone. . Le poche strutture rimaste aste (par (parte della cella e dello stilobate anteriore e sui cui spicca un tronco di colonna di ordine jonico) ico) ci consentono co di ricostruire idealmente l’antico tico edif edificio che ebbe due distinte fasi di progettazion ettazione e costruzione. La prima sembra risalgaa al VII ssecolo: il tempio presentava una cella allungata, ungata, divisa in due navate, le fondamenta erano no di pietra pie e l’elevata in legno con rivestimento to di lastre last di terracotta. Nel V secolo il tempio venne ricostruito, ric più ampio ed imponente: la cella venne ve tripartita e cinta da un colonnato dii ordine jonico misurante 17 colonne sui ui lati lunghi lun e 6 su quelli brevi. Il tetto, sul lato ovest, ve venne arricchito del superbo acroterio marmoreo armoreo della Nereide e dei Dioscuri, ora conservato ervato nel ne Museo Nazionale di Reggio Calabria. abria. Castore e Polluce, i “divini fratelli, figli di Zeus e di d Leda, erano infatti tra le divinità protettrici tettrici della d città e in una particolare occasione e avrebbero avrebb dato, in tal senso, un deciso contributo.Ed Ed ecco e tornare alla mente quel famoso episodio isodio legato le ai gloriosi momenti di espansione di Locri e alle accese guerre in difesa del proprio o predominio predom nella zona. Era il VI secolo a. Cr. A seguito seg della caduta della città colofonia dii Siris ad opera della coalizione delle città achee hee di Crotone, Cr Sibari e Metaponto, Locri, che l’aveva ’aveva in precedenza appoggiata per motivi strategici trategici, si trovò a fronteggiare la minaccia ora rappresentata rappres da Crotone che intendeva ancora estendersi e a suo danno. Racconta Diodoro ro Siculo:” Siculo I Locresi inviarono messi a Spartaa chiedendo chiede aiuto per la guerra. Gli Spartani, però, rò, udendo uden della grande forza militare dei Crotoniati, niati, risposero risp (..) che avrebbero dato loro per alleati i TTindaridi (Castore e Polluce). Gli ambasciatori, ambascia forse per ispirazione di un dio o prendend rendendo la risposta come un buon auspicio,, accettarono accettar l’aiuto offerto e, dopo aver ricevuto to segni favorevoli nel corso di un sacrificio, prepararon epararono sulla loro nave un carro per i Dioscuri, ri, poi fec fecero vela per tornare in patria”. Era ill 560 o, per p altri, il 540 a. Cr. I Locresi, in appena diecimila diecimil con in aggiunta solo un piccolo contingente conting reggino, si trovarono ad affrontare e ben centotrentamila ce Crotoniati.
“ Cesar” Cesa
In forte inferiorità numerica erica stavano, stav ormai, per soccombere quando ricevetter icevettero l’insperato aiuto : ”…quando più ferveva rveva la battaglia, due giovinetti di straordinaria a bellezz bellezza, armati in modo del tutto diverso dal resto dell’esercito e su bianchi cavalli, incalzarono zarono il nemico…e poi scomparvero verso il mare”( are”( Giu Giustino). L’episodio, davvero incredibile, edibile, passò di bocca in bocca tra lo sconcerto generale. general Era vero, possibile? Ma la notizia della vittoria vit raggiunse nello stesso giorno Olimpia pia dov dove erano in corso i famosi giochi e il fatto di una trasmissione tr così veloce venne controllato to e trov trovato esatto. Da qui il famoso proverbio bio “Più vero del fatto della Sagra” poi tramandato ato ai po posteri e ancora presente all’interno della la cultura cultur dei locali. E nel superbo acroterio del tempio temp i divini fratelli sono proprio raffigurati ati nell’atto nell’a di balzar giù da cavallo poggiando i piedi iedi su due d tritoni barbuti dalla coda di drago marino arino per pe prestare aiuto ai Locresi. Come pegno di riconoscenza, enza, questi qu ultimi avrebbero infatti eretto loro il rivere riverente omaggio “…e li protessero con chiodi iodi di b bronzo perché gli uccelli non vi facessero o il nido” (Giustino) . Fa da parallelo al gruppo o fittile di Marasà l’acroterio marmoreo del tempio pio di ccasa Marafioti, pure in Locri. IL TEMPIO MARAFIOTI. MARAF “La verde e solitaria collina lina che scende dolce al piano di Marasà e al mare, re, oggi coperta di umili abituri, andava superba di una costruzione c che, col candore dei suoi calcari lcari stuc stuccati e con la vivace policromia delle sue terrecotte, terre spiccava da lungi segnando la meta eta al na navigante lungo la costa infida.”
“ Cesar” Cesa
Così scriveva Paolo Orsi ma del grandioso g edificio cui lui fa riferimento ed ascrivibile ascriv ad età classica, purtroppo solo poche vestigia v si offrono ora ai nostri occhi: il sacchegg accheggio degli antichi, la rovina operata dai continui ntinui terremoti, te il furto inclemente dei cercatori ri di piet pietra, hanno fatto sopravvivere del disgraziato ziato santuario san solo avanzi delle fondazioni e della lla plate platea. La forma planimetrica del tempio , periptero-esastilo, peript di stile dorico frammisto ad d elementi eleme ionici, si può infatti desumere non tanto to dai miseri m resti quanto, piuttosto, dalle impronte ronte la lasciate sul terreno dalle trincee di fondazione. fondazio Non si può affermare con sicurezza neppure a quale divinità fosse esso dedicato: cato: il riferimento ri a Zeus appare aleatorio. La scoperta coperta più notevole è comunque rappresentata ta dal gruppo gru fittile (ora conservato nel museo di Reggio Calabria) che ornava l’acroterio del tempio, mpio, detto d dell’Efebo cavalcante o Dioscuro. Una na sfinge sfing antropomorfa emergente dal suolo dall’ombel ll’ombelico in su funge da sostegno ad un bianco cavallo vallo dalle nari aperte e sbuffanti e la bocca occa socchiusa soc che reca in groppa un giovane cavaliere. avaliere. Il gruppo, per quanto riferibile ad età classica, non è esente da una certa rigidezza: la figura del d giovane corpo, anatomicamente non ben modellata, rivela, infatti, chiare reminiscenze iscenze arcaiche. È evidente che il gruppo fittile ittile preceda pre di almeno mezzo secolo quello marmoreo armoreo del tempio di Marasà al cui soggetto chiaramente chiarame si rifà il manufatto in questione. Anche nche que questo rappresenta, dunque, un n commosso commo omaggio dei Locresi a uno dei Dioscuri, curi, i “divini “d fratelli” salvatori e protettori della lla città.
Daniela Ferraro
“ Cesar” Cesa Parlando di …
Saverio Verduci Save Nasc a Reggio Calabria, ha frequentato il liceo Nasce eo scien scientifico Ales Alessandro Volta, si laurea presso l’ università tà di lettere lette moderne a Mes Messina . Attu Attualmente pratica la professione di docente te didatt didattico .
Davide Mastroianni M Nasce il 16/11/1984 a Lamezia Terme (CZ). Archeologo eologo Classico C e Topogra esperto in fotointerpretazione aerea,, ha stud Topografo, studiato presso l’Università l’ della Calabria, l’Università La Sapienza di Roma e l’Università l’Unive del Salento. E’ vincitore di concorso o della Scuola S di Dottorat - XXIX° Ciclo - in “Architecture, Industrial Dottorato ial Desig Design and Cultural Heritage”, presso La Seconda Università di Napo Napoli. Ha maturat esperienze pluriennali di scavo in Calabria, maturato bria, Lazio, Lazi Toscana e Emilia Romagna come archeologo e come ome libe libero professio professionista.
“ Cesar” Cesa Parlando di … Daniela Ferraro nata a Locri L (RC) ha conseguito la laurea in lettere ere classiche class presso l’Univers degli Studi di Messina e, vinto un concorso l’Università ncorso a cattedre per le scuole sc medie. Presta servizio presso l’IPSIA IA di Locr Locri. Sin da ragazzina ra si diletta a scrivere poesie e racconti ti .Hanno .H scritto più p volte diversi giornali del Meridione ( Lente Locale, Lo Calabria Ora, La Riviera, La Voce del Nisseno) è stata ili soggetto di diverse divers interviste sia radiofoniche (Radio Civetta, Studio54 Studio54network) che televisive (Tele Bruzzano,TeleMia ,TeleMia, Fimmina FimminaTV). Dal mese di Agosto 2012 collabora a con la rivista r La Riviera (Siderno) ( con una mia rubrica intitolata “Messaggi “Messag nel tempo”.
. Marika Modaffari Nasce il 12 Dicembre 1992 a Gioia Tauro e vive a C Cosenza, studia Scirnze della Formazione presso l’università niversità UNICAL. Esordisce nel mondo della scrittura con il libro ibro dal nome LUMINA NOCTIS, inoltre collabora come scrittrice crittrice p per la rivista Gesù risolto di Cosenza.
“ Cesar” Cesa Con Concorsi di Cesar La fotografia fotog vincitrice ice è :
Di Giuseppe Riso La rivista “CESAR” ,propone a tutti i suoi lettori un concorso di Fotografia dal titol titolo “TRAPASSATOREMOTO”, i partecipanti partecip dovranno inviare massimo assimo due fotografie in formato digitale. e. L’opera potrà esser essere modificate mediante i vari ari programmi di fotoritocco. I concorrenti dovranno indicare il proprio p nome,cognome,indirizzo,numero dirizzo,numero di tele telefono ed eventualmente nte indirizzo ee-mail, dovrà essere inserita anchee una piccola autobiografia dell’autore,inoltre tre vi ricordiamo che non saranno considerate valide le fotografie inviate i in forma anonima. La fotografia più ù bella e significativa verrà inserita nei volumii successivi della rivis rivista, la redazione contatterà atterà solo l’autore selezionato se per la pubblicazione zione sulla rivista ch che dovrà autorizzare il trattamento rattamento dei dati p personali . L’elaborato dovrà rà pervenire in reda redazione entro il 31dicembre2013 , all’indirizzo e-mail rivistaonline@outlook.com o inviarlo all’indirizzo facebook Rivista Cesar .
“ Cesar” Italia Concorsi
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Premio Griffin 2014
Premio d’arte a sostegno dei giovani artisti. Il riconoscimento promuoverà il talento di artisti under 35 che operano in Italia, con mostre in importanti spazi espositivi e residenza all’estero . www.linkarte.it/concorsi_d-arte/
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Renkontigo
Concorso di calcografia . prima edizione del concorso internazionale per le arti grafiche e le tecniche calcografiche. www.linkarte.it/concorsi_d-arte/
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Concorso RENKONTIGO,incontri tra arte e territorio
Iscrizione entro il 16 Marzo per la selezione di artisti in residenza per arte pubblica città di Trani , premio : un mese di residenza più 2500 euro premio produzione. www.linkarte.it/concorsi_d-arte/
“ Cesar” Novità dal …
“ Cesar” Davide Mastroianni Buongiorno. Mi piacerebbe poter collaborare con un articolo! Saverio Verduci come fare a scrivervi? faccio ancora in tempo a mandarvi qualcosa da pubblicare nel numero di settembre? Clara Cesario Salve, ditemi quando posso un contributo. Se ogni mese c'è un tema oppure è libero. Grazie Marika Modaffari Mi piacerebbe poter pubblicare un articolo …
Anche tu puoi interagire con noi scrivendo articoli o semplicemente suggerendo cosa ti piacerebbe leggere su “ Cesar”….
“ Cesar”
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Direttore Generale Leandra Maffei
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Saverio Antonio Modaffari
Impostazione e Impaginazione grafica Leandra Maffei
Scrittori della rivista Direttore al Marketing e alla Comunicazione Leandra Maffei Saverio Antonio Modaffari
Collaborazione Interna Saverio Antonio Modafferi
Saverio Verduci
Davide Mastoianni
Alessia Mainelli
Daniela Ferraro Immagini e Multimedia Banca dati
Correction Writing Marika Modaffari
Distribuzione su Piattaforma On-line
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