Rivista online
Novembre 2013
Al Suono Delle Eolie Al morir del suono delle Eolie placa l’ira e dorme l’errante Odisseo. I Ciclopi dal Mongibello lanciano incandescenti sassi, lapilli e sbuffano nubi nere, mentre le Sirene ammaliano i naviganti che osano varcare lo Stretto. Scilla e Cariddi si guardano in cagnesco nel tempo, al pizzichÏo delle Eolie, Omero canta, Vulcano e Stromboli chiamano il fratello Etna ed al risveglio trema Zancle e Rhegjon soave tramonto al morir del suono delle Eolie!
Rocco Giuseppe Tassone
“ Cesar”
Indice Le fortificazioni Reggine Corpi Immortali “ Le mummie di Savoca” Lezioni di Etruscologia Scheda Autori La Moda e le sue origini Concorsi di “CESAR” Italia Concorsi Novità dal Mondo Il vostro spazio-Richieste Eventi La Redazione
“ Cesar” Ces Le fortificazioni fort Reggine
Uno degli aspetti particolarmente larmente interessante della nostra storia è rappresenta resentato dallo studio delle fortificazioni che, nel co corso dei secoli e dei differenti contesti ntesti sstorici, hanno inequivocabilmente segnato to la sto storia della nostra città. Le fortificazioni quindi costituiscon tituiscono un insieme di strutture storico-architettonich ettoniche quali rocche, castelli, cinte murarie, torri ri costier costiere, bastioni, e in età medievale, presidi d’altura,e ’altura,eretti a difesa di un territorio strategicamente nte vasto vast ed importante quale quello sul quale si insed insediava la città di Reggio. La Calabria infatti,, per la ssua strategica posizione, proiettata al centro ntro del Mediterraneo, rappresenta, la regione con n il più alto a numero di fortificazioni costiere e d’altura altura in tutta l’Italia. Ripercorrendo quindi nello o specifi specifico la storia della città dello Stretto occorre orre subito sub evidenziare che le “fortificazioni reggine” ne” sorg sorgevano sia all’interno del tessuto urbano o della città c stessa che all’esterno e sulle alture circostan circostanti formando così un unico centro difensivo ensivo e tecnicamente sempre pronto all’intervento rvento militare. In ambito cittadino l’elemento mento architettonico maggiormente rilevante è sicuramente sicuram il Castello le cui origini sono da ascrivere rivere ad un periodo di molto anteriore alla venutaa degli A Aragonesi, il Forte Castelnuovo situato lungo ungo la costa c nei pressi della foce del Calopinace la cui ed edificazione sarebbe stata iniziata nel 1547 47 e ma mai completata e quello che resta dall’antica cintam amuraria della polis di Rhegion. La città all’arrivo dei Bizantini tini fu n nuovamentefortificata per ordine del generale nerale B Belisario che ne dispose la costruzione di una serie di torrioni angolari lungo tutto l’asse perimetr perimetrale del nucleo urbano. Sotto i Normanni a partire partir dal 1050 l’assetto urbano della città subì un ampliamento verso sud e con il nuovo assetto ssetto fu ridefinita la nuova cinta muraria con una na serie di porte quali: la Porta Mesa, la Porta Dogana, gana, la Porta Amalfitana, la Porta San Filippo e la Porta della d Marina. Intorno alla città sorgevano, o, nei p punti più strategici, una serie di avamposti sti militari milita quali il Forte Catona nella zona del quartiere rtiere di Catona, la Torre Castiglia tra Pellaro e Bocale ocale II, e la Torre San Gregorio nell’area dell’attuale uale rione rion di San Gregorio.
“ Cesar” Più esternamente si trovavano la rocca di Scilla la cui prima fortificazione risalirebbe con ogni probabilità al V sec. a. C. al tempo del tiranno Anassila e un insieme di Torri intese come centro di avvistamento nei punti più avanzati della costa edificate quasi tutte nel corso del cinquecento; tra queste vanno ricordate Torre Cavallo situata su una scogliera tra Scilla e Cannitello edificata nel 1559 e la Torre di Reggio nelle alture di Pentimele iniziata nel 1550 e ultimata nel 1551. Anche le alture della città furono debitamente fortificate con una serie di strutture militari il cui ruolo primario era quello di controllare il mare dello “Stretto”. Nacquero così le “Motte”, costruite dai bizantini, ampliate e potenziate successivamente dai Normanni, dagli Angioini e dagli aragonesi. Nel nostro territorio le più conosciute sicuramente sono: Motta Anomeri, Motta Rossa, Motta San Cirillo e Motta S. Agata. Una particolarità degna di nota parlando delle “Motte Reggine” è che si trovano quasi tutte alla stessa quota d’altitudine quasi a sorvegliare la città dalle sue spalle e pronte a lanciare l’allarme in caso di qualche avvistamento sospetto proveniente dal mare. Motta Anomeri era una di queste Motte ubicata nell’area dell’attuale Ortì nei pressi di Monte Chiarello. La sua ubicazione è stata ricavata da alcuni atti notarili del XVII sec. Essa si erge a circa 476 mt. s.l.m. e pare che abbia avuto una vita storica molto breve. Dopo avere subito notevoli danni nell’ultima fase del periodo aragonese, venne distrutta dalla Capitania di Reggio a causa delle continue rivolte intorno al 1463. Della Motta Rossa identificata nei pressi dell’attuale Sambatello restano solo scarsissimi ruderi. Si trattò di una unità difensiva che si ergeva a controllo dell’ultimo tratto della Fiumara del Gallico e aveva un nucleo urbano di piccole dimensioni.Esaminando i registri risulta essere nel 1365 tra i beni posseduti da Ruggero Sanseverino; Ladislao di Durazzo con un suo editto del 1412 la pone sotto il controllo della Capitania di Reggio. Della Motta San Cirillo o Quirillo nome presente in alcune fonti, le tracce sono minime e pare che la sua edificazione risalirebbe addirittura all’VIII sec. Le fonti infatti menzionano la presenza di un nucleo urbano dedicato all’allora vescovo reggino S. Quirillo il quale era solito ritirarsi proprio su quell’altura in preghiera. Mons. A. De Lorenzo l’ha identificata nel corso del XIX sec. nell’area dell’attuale Terreti sul Monte Gonì. Motta S. Agata, situata in prossimità di S. Salvatore, Cataforio e Mosorrofa dominava la fiumara omonima. Di origine bizantina comprendeva un castello o Kastron e un borgo sottostante. Flebili notizie relative a S. Agata e ad un suo fiume compaiono a metà del X sec. nel Brebion, una platea dei beni della chiesa reggina. Coinvolta negli scontri tra Angioini e Aragonesi si riconfermò come il centro di controllo più importante dal punto di vista militare di tutto questo vasto territorio.Durante l’età medievale il centro divenne rifugio contro le razzie compiute dagli Arabi. Scarse sono le notizie relative al periodo normanno e svevo. La storia della Motta S. Agata si fermò alle ore 13.00 del 5 febbraio 1783 arrestata inesorabilmente dal terribile sisma che investì la nostra provincia. Un unicum storico che ripercorrendo vari secoli, dall’antichità all’età moderna, connota un aspetto molto rilevante della storia del nostro territorio: la necessità costante di questa città, fin dalla sua fondazione, di dotarsi di un valido ed efficiente sistema militare per la difesa del proprio territorio.
Saverio Verduci
“ Cesar” Cesa Corpi Immortali ”Le mummie m di Savoca”
Sin dalla notte dei tempi l’uomo ’uomo co continua la sua strenua lotta contro l’Inevitabile, itabile, la l Nera Signora che visiterà prima o poi ogni ni esser essere vivente: la Morte. Sia essa dolce o cruenta nta nel suo sopraggiungere, da sempree questa ultima realtà è temuta ed esorcizzata dall’uomo all’uomo nei più disparati modi, quasi si sentisse ntisse l’im l’impellente necessità di negare, nascondere, re, scava scavalcare quello che l’antropologo Van Gennep nnep des descrive come ultimo rito di passaggio, andare are oltre la morte, conoscerne i segreti ed impossessa possessarsi del tempo eterno. E’ per questo motivo, che,, da quan quando è entrato in possesso delle competenze nze specifiche spec per farlo e persino anche prima (sebbene bbene in inconsapevolmente e per opera della sola natura) natura), l’essere umano di ogni tempo e cultura ltura ha intrapreso più o meno sensatamente la lotta per l’immortalità. Così nasce il desiderio di conse conservare i corpi in qualunque modo, per farli rli resistere resiste al tempo e alle intemperie. Troviamo dunque una vasta gamma di mummie, davvero dalle Alp Alpi alle Piramidi, conservate nei modi più raffinati affinati o persino mummificate dal clima e dall’ambiente mbiente (Oetzi, l’uomo del Similaun ad esempio)! Si ha notizia no di mummie sulla catena Andina, mummie ummie in i Egitto, mummie in Siberia, in Asia,, mumm mummie dappertutto sul globo, anche in Italia.. Precisa Precisamente nel Sud Italia: a Savoca, provincia di Messi Messina, a Napoli e a Palermo. Nella chiesa di San Francesco, Fran a Savoca (ME), è possibile trovare ovare de dei corpi mummificati risalenti ai secoli XVIII-XIX. XIX. Tale T interessante scoperta, poca ca attenz attenzione ha fino adesso avuto da parte deglii studiosi, studios restando così semi-sconosciuta, al contrario ario dei “famosi defunti” delle vicine Palermo e Napoli.
“ Cesar” Cesa E’ ora di riportare alla luce ce dall’o dall’oblio del tempo la notizia del loro ritrovamento mento e dare soddisfazione al desiderio io ultimo di quegli individui che adesso giacciono nella cripta cr di Savoca; è dunque ora di rendere pubblica pubblicamente noto, sul pur macabro palcoscenico ico dell’argomento dell’ in questione, la vittoria sulla la morte corporale tanto agognata di tutti coloro che, a ttal scopo fecero in modo d’esser mummifi ummificati, grottesco riconoscimento desiderato to da ottenere ott postmortem! Dall’oscurità del passato,, si riaffa riaffacciano, caparbi, nel presente, dalle loro nicchie, casse e teche, corpi ben conservati di nobili, obili, no notabili, medici, giudici, commercianti, avvocati ocati e alti a prelati dell’epoca (coloro che grazie razie al d denaro e alla loro vicinanza ai Cappuccinii del monastero, mon erano stati in grado di sfidare laa morte mediante la mummificazione con metodi di più e meno m costosi e l’esposizione ai posteri nella ella crip cripta, in aeternum ).
E’ ora di riportare alla luce ce dall’o dall’oblio del tempo la notizia del loro ritrovamento mento e dare soddisfazione al desiderio io ultimo di quegli individui che adesso giacciono nella cripta cr di Savoca; è dunque ora di rendere pubblica pubblicamente noto, sul pur macabro palcoscenico ico dell’ dell’argomento in questione, la vittoria sulla la morte corporale tanto agognata di tutti coloro che, a ttal scopo fecero in modo d’esser mummifi ummificati, grottesco riconoscimento desiderato to da ottenere ott postmortem! Dall’oscurità del passato,, si riaffa riaffacciano, caparbi, nel presente, dalle loro nicchie, casse e teche, corpi ben conservati di nobili, obili, no notabili, medici, giudici, commercianti, avvocati ocati e aalti prelati dell’epoca (coloro che grazie razie al d denaro e alla loro vicinanza ai Cappuccinii del monastero, mon erano stati in grado di sfidare laa morte mediante la mummificazione con metodi di più e meno m costosi e l’esposizione ai posteri nella ella crip cripta, in aeternum ). Alcuni nomi di costoro (reali, p presunti o inventati che siano), sono o ancora visibili ai visitatori: Trischitta Marco(1852), Pietro Piet Salvatore (1766), Nicolò Toscano della ella Zecc Zecca (anno di morte non visibile), Marcello Procopi Procopio (1844).
“ Cesar” Cesa Assai evidente agli osservatori rvatori è la totale assenza di mummie di sesso femminil emminile. Il macabro ufficio, venivaa svolto tramite la tecnica detta di “scolatura” (trattare il corpo con aceto e sale, poi lasciar ciar defluire defl i liquidi cadaverici in un recipiente posto sotto so un sedile di pietra sul quale e era messo me a sedere il defunto, fino a che il corpo po fosse stato “asciutto”), metodo molto lto usato nell’Italia del meridione, dunque i corpi pi veni venivano sottoposti a eviscerazione ne e decerebralizzazione. dec Per finire, dopo aver asportat asportato le parti molli, il corpo veniva riempito mpito con co paglia o fibre vegetali e unto con essenze enze e oli o per mantenere la pelle elastica. Si pensa, che i Cappuccini, ni, svolgessero svolg quest’opera di mummificazione,, dietro versamento di somme dii denaro denaro, o come ricompensa postuma per la richiesta chiesta d da parte dei suddetti nobili, di celebrazio lebrazioni all’interno del monastero nelle varie ricorrenze. ricorren A causa dell’insensatezzaa umana però, nel febbraio 1985, le mummie dii Savoca furono vittime immote di atti vandalici: andalici: danneggiate e ricoperte di vernici da ignoti, gnoti, alc alcune di esse restano tuttora irrimediabi imediabilmente rovinate. Tuttavia, i vandali non sono ono l’unico l’un problema di questi morti immortali: i: lo stato di conservazione niente affatto fatto ottimale, ott rischia di porre fine per sempre al sogno d’immortalità di quegli uomini i cui corpi mummificati hanno attraversato ato e sfid sfidato il tempo per giungere fino a noi og oggi. Per concludere, esiste per le mummie ie della cripta di San Francesco in Savoca,, il reale e impellente rischio di deterioramento e disgregazione disgre ad opera dei fattori più disparati disparat (roditori, umidità, cattiva conservazione ne e sop soprattutto incuria e mancata o errata ata manutenzione). manu Urge intervenire perciò, a garantire antire la “reale immortalità” di questi corpi orpi che, che sebbene in rovina per lo più, immobili, i, silenziosi, silenzio ancora lottano contro il tempo e la morte mor per testimoniare ai posteri la loro presenza esenza nel n mondo
Marika Modaffari M
“ Cesar” Cesa Lezio di Etruscologia Lezioni ologia Come in qualunque mito sul mist mistero delle più antiche civiltà, anche per lee genti d’Etruria d la nostra conoscenza,circa l’ideolog l’ideologia funeraria, è scarsamente limitata rispetto etto alle altre popolazioni, nonché in fase ase di ric ricerca e sperimentazione, fattore dovuto principa principalmente alla difficoltà di decifrazione della lin lingua etrusca, all’interno dei testi epigrafici, ci, rinven rinvenuti nelle necropoli e di regola molto lto stand standardizzati (prenome, gentilizio, età, classee sociale sociale, ecc … ), di cui spesso non è possibile effettuare ffettuare comparazioni, nonostante la traduzionee dei sim simboli alfabetici. 11.000 sono le iscrizioni epigrafic epigrafiche etrusche, nelle quali i vocaboli (soprattutto attutto di d quelle più estese) restano sconosciuti iuti per la carenza di significato, per cui un valido aiuto so sono a volte le fonti letterarie latine e greche, reche, ch che seppur di parte, gettano luce su usi, costumi ostumi e consuetudini, di questi probabili discendenti ndenti de della migrazione partita dalle regioni dell’Eubea Eubea greca. gr Ai siti rivelati come Tarquinia, Veio , Cerveteri, Ce Volsinii (odierna Orvieto), Vulci, Populon ia, Vetulonia, Chiusi, Volterra, Cortona,, Perugia e Arezzo, che corrispondono all’espansione sione territoriale ter del 750 a.C., vi si aggiungono o luoghi colonizzati sia verso nord, presso le città di Mant Mantova, Adria, Spina, Bologna, sia verso meridio meridione, fino a toccare la città di Capua e sia verso ovest, ov con il dominio su Alalia , corrispondent pondenti all’espansione bellica e commerciale del el 500 500-450 a.C.,; qui gli scavi e gli studi etruscologici gici han hanno rinvenuto necropoli con ricchissimi corredi orredi fu funerari, di personaggi maschili a forte rte tipolo tipologia bellica (lance, elmi, tavolette incise, rasoi a paletta p oa limette, fibule,monete, vasellame) vasellam e di figure femminili di ordine quotidiano
(vasellame, fibule, cinturoni, roni, gioi gioielli), diversificate, ovviamente, in base alla classe class sociale a cui appartenevano, così comee di par particolare bellezza e interesse sono i sarcofagi fagi dei personaggi più illustri della società etrusca: sca: un eesempio di eclatante regalità è l’accesso al sepolcro sepolc del monarca romano di origine etrusca, a, Servio Tullio.
“ Cesar” Cesa Pertanto nella fase più arcaica, aica, det detta “Villanoviana”del X-VIII a.C., il rito funebre ebre co consisteva nel processo di cremazione nell’ossuar ll’ossuario, le cui spoglie venivano riposte in urne, e, ossia contenitori c biconici poco decorati, coperti erti o da una ciotola ribaltata e sigillata sull’imboccatura occatura, o da elmi in terracotta o bronzo, o stilizzate tilizzate a capanna o a protome ornitologica ma molto rare,le ra quali spesso potevano essere anche che dop doppie, la prima conteneva le ceneri del morto rto men mentre la seconda il corredo funerario io edinfi edinfine calati in appositi pozzetti scavati a fondo ndo nel tterreno, oppure essa veniva incassata ata in un una custodia litica a sua volta inserita nel loculo oculo de del suolo; col passare del tempo, da singoli oli posti cinerari, si ramificano in una sempre più ù vasta rete re capillare di pozzi, messi in comunicazione azione tr tramite delle gallerie ed organizzati per nuclei uclei fam familiari gentilizi, con una posizione predom predominante per il capostipite e marginale perr i meno abbienti della società, segnalati in superficie uperficie dai cippi o segnacoli in pietra con forma a tetto di capanna; nna; ma vi sono culture come questa etrusca, che all’interno delle lle sepo sepolture inseriscono solo individui adulti, mentre vengono debellati bellati i bambini al disotto dei 4/3 anni e posti lontano dalla necropoli opoli per perché “non considerati ancora essere umani”.Fondamentale poi per l’approccio allo studio tipologico delle sepolture e delle p pratiche funerarie etrusche è l’ideologia comune circa laa funzion funzione del defunto, per cui bisogna tener conto che la morte è sentita come un trapasso irreversibile e pericoloso, che avviene all’interno all’intern della camera sepolcrale e che deve essere completato to con precisi rituali, poiché diffusissimo in molti popolili è il ter terroreche il morto torni in vita, il cui risveglio provocherebbe bbe effetti effe devastanti e nocivi sugli esseri umani, tanto che sii distingu distinguono tre fasi principali di un viaggio catartico di sola andata, data, di trasformazione corporeospirituale : pre-liminare, durante urante la quale il cadavere viene trattato per l’inumazione dagli app appositi ritualisti; liminare, in cui l’anima si “adopera” per er poter far parte dell’aldilà entrando in contatto con le divinità ultraterr ultraterrene; post-liminare, dove il morto è in definitiva “trapassato” assato” a miglior vita, tanto da “salutare” malinconicamente nte le pe persone care, abbandonate con la sua morte, come accade ccade in scene di raffigurazione pittorica etrusco-corinzia dii anfore oggi esposte al Museo di Villa Giulia a Roma. Il defunto deve quindi soggiornare giornare solo temporaneamente nella sua dimora, dove pur il corredo rredo fu funereo è posto a funzione esclusiva per quel breve periodo eriodo d di “transizione” in cui non risulta né vivo né morto, maa anima anima, come di un limbo dantesco, che deve essere assorbita dall’aldilà, dall’aldi di cui dunque i mortali e i beni terreni ne devono favorire avorire il regolare flusso di aggregazione. Solo intorno al VII secolo a.C. .C. gli et etruschi iniziano le pratiche di inumazione,, cominciando cominc a costruire vere e proprie sepolture polture di varia tipologia perfezionate nel corso degli anni ann e delle esigenze, come le tombe a fossa, a camera, a dado, a tumulo e così via, di cui ausili ausilio sacro è il
“ Cesar” Ces rituale simbolico offerto da più tteorie pittoriche che vengono stese lungo tutte le pareti e il frontone di fondo, e qui l’itinerar l’itinerario verso l’altro mondo prevede iconografie afie di barche ba in mezzo ad un mare pieno di parti particolari e colorati uccelli acquatici, che trasportano sportano il sole in un ciclo continuo di vita e dii immort immortalità, di cui altra simile testimonianza si potrebbe potrebb ipotizzare essere, nella cultura greca, ca, il carro carr di Apollo trainato da quattro cavalli, che he ogni dì d si alza a levante dalle acque del fiume iume Oceano per portar il Sole in terra e una volta lta perco percorso tutto, si getta a ponente nuovamente ente ne nell’affluente; e ancora più a ritroso nel tempo, mpo, si p potrebbe risalire al tragitto della barca arca sola solare del dio egizio Ra, che percorrendo i due ue cieli trasportava il Sole rigenerato dalla notte otte all’a all’alba, divenendo simbolo eliopolitano di rinascita inascita vitale dell’uomo e quotidiano incominc incominciamento del dono della vita. E queste immaginii venivan venivano riprodotte anche nella ella scul scultura con piccoli carri e barche he minia miniaturizzate in terracotta o bronzo, o, emble emblema dei riti d’iniziazione di cui ancora è molto oscuro il valore dell loro sig significato e per cui si ipotizzano o soltan soltanto dei motivi a logiche solari e antropom ntropomorfi, e a legami con gli elementi enti dell’acqua, de della terra e dell’aria ria rapp rappresentati proprio dalla figuraa dei vola volatili che nuotano, camminano e volano, richiamando lontanamente lo spettro degli gli sciamani sciam preistorici; questi splendidi idi esser esseri mistici, un po’ come la rarità dell’apparizione rizione d della fenice, serviranno poi da intermediari ediari e da ausiliari al defunto per attraversare i pericoli che s’insinuano lungo il cammino mino est estatico, come quello dell’impotenza nell’attraversa ttraversare i corsi d’acqua, perciò egli non può esse essere lasciato da solo, ma dev’essere supportato ortato da una guida benigna affinché si superino rino tutt tutti gli ostacoli per non tornar più indietro e pur no nonostante il sostegno e l’assistenza semidivin emidivina, la durata e le modalità di trapasso cambiano mbiano da d individuo ad individuo. Pensiero che he viene di conseguenza influenzato più tardivamente ente da dai contatti con le popolazioni del sud d italico italico, i miti greci, dai quali attingono però solo lo ciò che fa ben comodo agli etruschi, come me nelle dipinture delle pareti di fondo delle tombe be in cui cu spesso appaiono scene di banchetti etti sim simposiali tra bellezza ed ebrezza nelle pareti ti lateral laterali e scene con grandi crateri colorati ti sul fro frontone di fondo, segno di un cambiamento to nell’a nell’avvicinarsi al divino in modo profano e “bacch “bacchico”, tanto che accetteranno dal carismaa stranie straniero il fascino dell’immortalità dell’uomo, o, trasf trasformata in conquista e vittoria sulla morte te in un rrivoluzionato dionisismo , in un aldilà dunque p piramidale, di un mondo ultraterreno privo ivo del concetto c d’inferno, ma che conosce, ce, perch perché assimilato nella contaminazione ellenica, ica, il sen senso del sacrificio, non solo di offerte erte in lilibagioni, bensì anche di donne e bambini,i, o di oggetti og come il voro delle navi, in un continuum ntinuum di scambi commerciali e culturali di svariate riate etnie. etni Questo comporterà di seguito, guito, nella n fase che prende il nome di “Orientalizzante” lizzante” dell’VIII-VII sec. a.C., una fiorente espansion pansione e modernizzazione dell’apparato etrusco, co, che ssi rispecchia con maggior vigore e identità ntità nell’ideologia ne funeraria, sia nella materialitàà delle tombe, t che verranno arredate proprio io come le dimore terrene,grazie al mobilio, con poltrone poltrone, sgabelli, scudi, finestrelle, vasellame, me, arm armi e utensili femminili, spesso sparsi per tutta utta la stanza s quasi fino al totale riempimento.
“ Cesar” Ces
Sia pittorica, graziealle teorie eorie di aaffreschi policromi, con immagini vivaci di uccelli acquatici, pantere, signora degli animali, imali, de dei zoomorfi e scene di convivio divino, traa danzatori danzat e suonatori di flauto, nonché hé di est estrema importanza è la raffigurazionein trompe rompe l’l’oeil di una porta, un falso passaggio il cui sim simbolismo indica il forte monito per il defunto funto di lasciare definitivamente il mondo o dei mo mortali, dove lascerà i beni del corredo che non potrà pot portar con se dal momento che non ser serviranno una volta oltrepassato il varco, come se stesse per entrare in una dimensione ne “altra “altra”; inoltre in epoca molto tarda, si aggiungeranno geranno delle lunette decorative e pitturate urate co con motivi orientali sopra la porta (oramaii rettango rettangolare non più ad arco) . Sia architettonico, ttonico, con in primis l’affermazione della struttura ra a tum tumulo, che nasce come monumento per le ttombe a camera singole collegate tra loro o da personaggi pers con forti legami di parentela,, e comp composto da un tamburo scavato nella roccia,, il cui ingresso in era un modesto dromos sul lato prin principale (poiché le tombe erano tutte orientate ntate in direzione nord-ovest/sud-est)ed era ra poi rivestito riv da una calotta di terreno, sulla quale ale si po poteva accedere grazie al costrutto tto di una un rampa scalinata sul lato secondario, in n più in aalcuni casi è visibile sulla circonferenza za un fos fossato costruito come “zona di rispetto” invalicabi nvalicabile per il defunto, dove solo in casi si eccezio eccezionali erano sepolti i “non uomini”, i fanciulli; iulli; mentre men al suo interno vi potevano svilupparsi pparsi d da due a più vani, con tanto di anticameraa e cella sepolcrale unica o svariate (fino ad un mass massimo di nove stanze finora rinvenute ), il cui vano posteriore prevedeva la camera sepolcrale olcrale costruita c dunque e non scavata, con un perimetr perimetro in ciottolato predestinato alla lla collocazione collo dei letti funebri,su cui veniva adagiato agiato il feretro, in blocchi di pietra unicidi tipo a tes testata curvilinea, posti sul lato destro per le figure maschili e di tipo a testata a frontone, ne, post posti sul lato sinistro per le figure femminili, decorati rati con semicolonne a riproduzione one dei p piedi del letto vero, alla cui base inoltre veniva ri riprodotto con gli stessi motivi uno zoccolo lapideo, questo vano spesso era fornito di finestrelle finest che davano sull’anticamera arredata interamente di mobilio e affreschi che definisco efiniscono ovviamente lo status sociale iale non solo più del singolo, bensì di un intera casata asata nobiliare no e di comunità di rango modesto;
“ Cesar” Cesa se prima per l’esterno la cupola cupol si mischiava all’”arredo” ambientale, successiv uccessivamente si passa alla copertura in tegole eesterne in terracotta, mentre all’interno prevedeva prevede dei muri in alzato che da molto bassi, ne nel corso delle trasformazioni secolari diverranno erranno sempre più elevati, così da favoriree da un tetto t originariamente studiato a doppio spiovent spiovente curviliniforme e molto basso co con trave portante divisoria anch’essa curvilinea, rvilinea, un tetto a spiovente unico (o piatto) tto) che presentava delle travature quadrate spesse sse volte anche incrociate a formare il cassettonato. cassetto Particolare problema è la grande dispersio dispersione di spazio a livello paesaggistico che ques queste strutture ramificate comportano su grandi randi superfici su di campi, nonché la facilità tà d’acce d’accesso per i “tombaroli” che nei secoli hanno no depredato depre i corredi funerari violando do molti siti etruschi, nonostante l’accesso ai corridoi rridoi de dei dromoi erano sigillati da blocchi hi aggett aggettanti di tufo che chiudevano le porte arcuate; uate; così cos come risulta davvero problematico matico il rinvenimento di steli funerarie, non di rado con motivi incisi d’importazione orientale, ale, ritro ritrovate nelle sepolture. Fattostà che seppurr poveri, di certo non di strumentazione d’indag d’indagine archeologica, bensì di materiale di “traduzion traduzione” dei rituali, del linguaggio, delle inte interpretazioni, dei fenomeni, degli usi e costumi, stumi, e soprattutto del pensiero degli etruschi, schi, bis bisogna portar avanti quasi fino allo strenuo o le ipotesi, ipot le idee, le ricerche sul campo per aver un domani delle più sicure certezze su un n popolo ancora troppo poco esplorato.
“ Cesar” Cesa Pa Parlando di …
Saverio Verduci Nasce a Reggio Calabria,, ha frequ frequentato il liceo scientifico Alessandro Volta, lta, si lau laurea presso l’ università di lettere moderne oderne a Messina . Attualmente pratica la profession rofessione di docente didattico .
Marika Modaffari nasce il 12 Dicembre 1992 92 a G Gioia Tauro e vive a Cosenza , studia Scienzee della fo formazione presso l’università Unicall di Cose Cosenza. Esordisce nel mondo della lla scrittu scrittura con il libro dal nome LUMINA NOCTIS , inoltre inoltr collabora come scrittrice per la rivista ista Gesù Risorto di Cosenza.
Alessia Mainelli nasce il 4 agosto 1991 a Cinquefr Cinquefrondi e vive a Gioia Tauro, studia Archeologia logia presso pre l’università Unical di Cosenza. enza. Ha collaborato come volontaria al parco archeolog rcheologico dei Taureani , inoltre ha partecipato tecipato allo scavo archeologico presso Sant’ Eufemia femia d’ d’Aspromonte nell’anno 2012-2013.
“ Cesar” Cesa La Moda Mod e le sue origini La storia della moda comee mezzo di classificazione tra gli individui nasce con i no nostri antenati. Al giorno d’oggi esistono le griffe ed i marchi utili a far riconoscere il proprio prio livel livello sociale , anche in passato esistettero tero mat materiali ed oggetti che sottolinearono la differenza fferenza tra padrone e schiavo. I primi popoli che diedero o inizio a questa nuova rappresentazione creativaa furono furon gli Egizi , i quali tramandarono questa sta parti particolare azione creativa alle civiltà successive sive : “Gr “Greci e Romani “, per poi arrivare re ai gio giorni nostri attraverso una lunga serie di evoluzion voluzioni. Gli Egizi“ Evoluzione deii Tessuti ” Prima di parlare della specialità ecialità d dei tessuti e degli abiti egiziani , dobbiamo o fare u un salto nella preistoria , così da comparare arare l’e l’evoluzione creativa delle usanze stilistiche . Gli uomini preistorici dell paleolit paleolitico e del mesolitico , indossavano vestitii realizzati realizza con pelli di animali, mentre nel periodo odo neo neolitico e nell’età dei metalli , gli abiti venivano ano rea realizzati con fibre vegetali ; importante fù l’uso di cinture , ricavate con uno strumento to tessile quale il telaio verticale . Detto ciò possiamo parlare are dell’e dell’evoluzione dei costumi avvenuta nel 5000 00 a.c co con gli egizi , per seppellire i defunti , questi utilizzavano u il lino , avvolgendoli con delle bende . Quando si parla dei costumi umi Egiz Egiziani si fa riferimento a delle tuniche ricoperte perte da mantelli in lana bianca con frange tinteggiat integgiate in vario modo con sostanze vegetali ; la tradizione egiziana voleva leva che le donne avessero solo quattro abiti mentre gli uomini u potevano usufruire di unaa più am ampia scelta, secondo l’uso stilistico del momento. omento. I pochi modelli del vestiario rio femm femminile comprendevano le gonne lunghe sorrette da bretelle utili per coprire la parte superior superiore del vestito. Nel nuovo regno egiziano venne ne introdotto il perizoma da indossare sotto o gli abit abiti maschili e sotto le gonnelline ; paree anche cche gli egiziani indossassero i tacchi, difatti tti le do donne raffigurate nei dipinti non n indoss indossavano mai i sandali … Il modo di vestire di questo sto popo popolo ricalcava la posizione sociale alla quale ale si app apparteneva . Il capo più utilizzato era il perizom perizoma che poteva avere diverse forme, questo sto veniva ven indossato anche dagli Dei,di conseguenza guenza aanche il Faraone si adattava a questo indumento; umento; il perizoma con il passare del tempo diventa più lungo con sbuffi e rigonfi.
“ Cesar” Cesa Per le classi più agiate , al perizoma pe si aggiunse un’ampia camicia ed un mantello, man mentre l’abito dello Scriba eera lungo fin sopra le ascelle , i Sacerdoti indossavano indossav una sciarpa particolare o tuniche niche di pelle leopardata. Le classi meno agiatee utilizza utilizzavano un semplice gonnellino o una semplice plice sto stola di pelle. La moda cambia a secondo econdo ili Regno : Antico Regno ( torso nudo e gonnellino) Medio Regno ( torso nudo e gonnellino più corto e multip multiplo) Nuovo Regno (sciallii e tunich tuniche e viene introdotto il perizoma) Gli abiti e la moda femminile emminile I ritrovamenti di alcune ne raffi raffigurazioni di abiti egizi , sono stati utili perr poter rricostruire le loro abitudini , e il rapporto rapport tra uomo e ambiente; da tali ritrovamenti si è potu potuto costatare che le donne egiziane hanno o cambia cambiato poco le loro abitudini, tant’è vero ch che le donne e le Dee vestivano alla stessa maniera “ vesti sottilissime e molto attillate , strette sotto il seno” ; anche in questo caso l’in l’indumento indossato ricalcava laa posizio posizione sociale alla quale si apparteneva ; l’abito bito Info Informale era composto da unaa veste ffinissima molto trasparente di lino bianco o ( il tess tessuto più diffuso ) , mentre l’abito bito dell delle classi adagiate ,era drappeggiato intorno no alle aanche mentre la parte superiore eriore ve veniva lasciata scoperta. Un’importante forma innovativa inn degli egizi, che li caratterizzò atterizzò notevolmente nel corso dell’evoluzione umana, fù l’utilizzo dei trucchi adoperati adopera per proteggere la pelle da irritazioni , la Galena Galen ( color grigio scuro ) e la Malachite alachite ((color smeraldo ) venivano applicate sulle le palpebre palpeb , per curare le infezioni dell’occhio chio , mentre per le labbra e per le guancie si adope adoperava l’ocra rossa ( oggi fard e rossetto ssetto ). I trucchi furono elemento ento fo fondamentale dell’eleganza femminile,comee anche le parrucche egiziane, utilizzate solo in caso di cerimonie o per altre occasioni casioni sspeciali ,le parrucche avevano funzione unzione estetica e funzione igienica , in quanto fù soluzione soluzio efficace per proteggersi ersi dai parassiti. p
“ Cesar” I Greci “la semplicità ereditata” ,in tutte le città della Grecia esistevano molti schiavi i quali erano considerati senza diritti , difatti erano proprietà del loro padrone e come le donne non potevano prendere decisioni , il compito delle donne era quello di filare la lana di pecora o di lavorare il lino per poi ricavarne gli abiti. L’abbigliamento greco poteva essere di stoffa rettangolare con morbide pieghe , e nella stagione fredda ci si copriva con delle mantelle di lana . Le classi adagiate si distinguevano perché indossavano abiti in seta ( molto costosi ) mentre i loro schiavi si coprivano ,con uno straccio legato ai fianchi . Le donne e gli uomini di diversa classe sociale indossavano dei sandali o dei calzari come i pedilan che si trasformarono nel tempo in scandalia usati usualmente dagli uomini , mentre le donne indossavano gli baccides (molto costose ). La Grecia e le sue differenza Gli abiti femminili erano delle semplici tuniche molto lunghe in lino o in lana , fissate alle spalle con delle spille. Le donne Greche usavano dei scialli , per coprirsi il capo e la parte inferiore del corpo , l’Himition era un mantello posto sopra la tunica. Il tessuto che costituiva Il Peblo era la lana , questo capo drappeggiante lasciava le braccia scoperte e presentava una cintura di cuoio sulla vita . I colori più utilizzati erano il bianco e lo zafferano. Uomini e ragazzi indossavano tuniche lunghe fino alla coscia , mentre i filosofi indossavano il Tribanio ,l’abito più comune fra gli uomini era il Chitone. I colori più utilizzati erano : il turchese e il porpora. Nell’antica Grecia la bellezza era una condizione di vita essenziale , il popolo greco perseguiva questo mito, uomini e donne infatti curavano i propri capelli utilizzando spazzole speciali per arricciare le diverse e complesse acconciature, per poi profumarle con delle cere molto rare. Le donne portavano i capelli lunghi arrotolati in trecce , la maggior parte aveva i capelli scuri, i capelli biondi erano rari da vedere , ma alcune di esse si tingevano la chioma per far colpo su gli uomini . Una fondamentale tecnica di seduzione fù l’introduzione di una fascia reggente , oggi chiamato “reggiseno”.
“ Cesar” I Romani e Il rapporto con abbigliamento , anche nell’impero romano troviamo la distinzione sociale tra i Patrizi e i plebei. I Patrizi erano coloro che possedevano dei diritti all’interno della società al contrario dei plebei che erano uomini senza voce , i plebei si riconoscevano perché indossavano una semplice tunica e delle semplici mutande , mentre i romani che appartenevano alle classi più agiate avevano la possibilità di indossare due generi di vestiario: gli indumenta (si indossava di giorno e di notte) e gli amictus ( si indossava solo di giorno ). Nell’antica Roma gli abiti tra uomo e donna non erano poi così differenti , entrambi indossavano le tuniche tale indumento poteva essere indossato solo da chi possedeva la residenza nell’impero Romano. Nel tempo le donne per distinguersi dagli uomini , utilizzarono dei tessuti diversi . Gli uomini alla tunica sovrapposero un mantello mentre le donne iniziarono ad usare le stole. Le donne romane di classe adagiata vollero sempre curare la propria pelle , infatti utilizzavano saponi ricavati da piante e fiori , tutto questo non era alla porta di tutti , come anche il bagno nel latte, utile a dare morbidezza e lucentezza alla pelle . Gli uomini al contrario delle donne non si interessavano a curare la loro pelle , ma bensì si dedicavano a perfezionare la cura della barba e dei capelli . Dopo l’introduzione del reggiseno l’intimo femminile si arricchì di un altro indumento : “il reggicalze”. LM La Moda e le sue origini
“ Cesar” Cesa Con Concorsi di Cesar
La rivista “CESAR” ,propone one a tut tutti i suoi lettori un concorso di Fotografia dal tito titolo “TRAPASSATOREMOTO”, i partecipanti parte dovranno inviare massimo due fotografie otografie in formato digitale. L’opera potrà essere ssere mo modificate mediante i vari programmi di fotoritocco toritocco. I concorrenti dovranno indicare ndicare iil proprio nome,cognome,indirizzo,numero ro di telefono tel ed eventualmente indirizzo e-mail, mail, dovrà d essere inserita anche una piccola autobiog autobiografia dell’autore,inoltre vi ricordiamo rdiamo che non saranno considerate valide le fotografie tografie inviate in forma anonima. La fotografia più bella e significat significativa verrà inserita nei volumi successivi della ella rivis rivista, la redazione contatterà solo lo l’autor l’autore selezionato per la pubblicazione sulla rivista che ch dovrà autorizzare il trattamento o dei da dati personali . L’elaborato dovrà pervenire nire in redazione re entro il 31dicembre2013 , all’indirizzo dirizzo ee-mail rivistaonline@outlook.com o inviarlo inv all’indirizzo facebook Rivista Cesar .
“Vi ricordiamo che il concorso ncorso è completamente gratuito e l’iscrizione è aperta a tutti “
“ Cesar” Italia Concorsi • Malamegi Lab - Colors Collection 12.10.2013 Apre il concorso dedicato ai pittori, scultori e fotografi. L’obiettivo è selezionare 5 artisti vincitori, ognuno con 5 opere presentate, che andranno a formare la nuova collezione dell’azienda Malamegi. http://www.linkarte.it/news/?ID=7674
• Artworks selection 2014 16.11.2013 – Ventitre01 sta per iniziare la selezione delle opere che verranno incluse nel circuito espositivo On the Art, nel nuovo catalogo on line e cartaceo, e promosse attraverso le attività del brand. http://www.linkarte.it/news/?ID=7738
• Omaggio a Dylan Thomas. Prima edizione 28.08.2013 L’Associazione Culturale SilVer, con il patrocinio del Comune di Empoli, presenta la prima edizione del Concorso Nazionale di Pittura per il centenario dalla nascita di Dylan Thomas.
• DAMprize. International art contest 16.11.2013 – DAMprize è un concorso internazionale di arte contemporanea per la promozione e valorizzazione di nuovi talenti artistici italiani e stranieri. http://www.linkarte.it/news/?ID=7767
Visible White, III edizione 30.10.2013 – Venti opere finaliste saranno selezionate da un comitato ed esporranno i propri lavori presso la Fondazione Studio Marangoni a Firenze dal 15 maggio al 16 giugno 2014. http://www.linkarte.it/news/?ID=7718
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Talento cerca talento: progetta L’Etichetta Bisol 21.10.2013 - Bollicine e arte: l’azienda Bisol Viticoltori, in collaborazione con Affordable Art Fair, organizza un concorso per progettare l'etichetta http://www.linkarte.it/news/?ID=7690
“ Cesar” Novità dal Mondo
Il ministro Bray vuole i Bronzi in piedi per Natale Il ministro Massimo Bray vuole i Bronzi in piedi per Natale, nella loro casa, il Museo nazionale di Reggio Calabria. La notizia, che già circola da qualche giorno, e che si leggeva tra le righe anche nell’ultima lettera del governatore Giuseppe Scopelliti, dopo l’incontro con la segretaria generale del Mibac, Antonia Pasqua Recchia. In particolare nella sala che ospiterà i Guerrieri, reduci da quattro anni di riposo nel laboratorio di restauro del Consiglio regionale. Si lavora. E i tempi dettati, stavolta, sono più che stringenti. L’obiettivo è far rientrare le statue per Natale. Con un condizionale d’obbligo, certamente. L’impresa non è facile. E soprattutto da realizzare in tempi record, dopo tante date bucate per una serie di intoppi sul percorso, di varia natura. Pare che dai piani alti del Mibac sia arrivato un preciso input. E la squadra si è messa in azione, da Reggio a Roma. Ognuno per la propria parte. I Guerrieri potrebbero fare presto la valigia, per un Natale da annali sullo Stretto. di ANTONIETTA CATANESE
“ Cesar” Davide Mastroianni Buongiorno. Mi piacerebbe poter collaborare con un articolo! Saverio Verduci come fare a scrivervi? faccio ancora in tempo a mandarvi qualcosa da pubblicare nel numero di settembre? Clara Cesario Salve, ditemi quando posso un contributo. Se ogni mese c'è un tema oppure è libero. Grazie Marika Modaffari Mi piacerebbe poter pubblicare un articolo …
Anche tu puoi interagire con noi scrivendo articoli o semplicemente suggerendo cosa ti piacerebbe leggere su “ Cesar”….
“Cesar” Eventi
LA MOSTRA 19 Novembre 2013 al 31 Maggio Luogo: COSENZA (CS) Scienza Storia e strumenti scientifici per viaggiare nel tempo . Tel:0984795639 Palazzo Arnone
ARTE L’OTTOCENTO 26 Ottobre 2013 al 31 Dicembre Luogo: RENDE (CS) Arte in Calabria nelle collezioni private .
MOSTRA: fino al 31 Dicembre 2013 Generazione di donne Luogo: REGGIO CALABRIA , ARCHIVIO DI STATO-SALA CONFERENZE
“Cesar�
Direttore Generale Leandra Maffei Saverio Antonio Modaffari Impostazione e Impaginazione grafica Leandra Maffei Direttore al Marketing e alla Comunicazione Leandra Maffei Collaborazione Interna Saverio Antonio Modafferi Alessia Mainelli Immagini e Multimedia Banca dati Distribuzione su Piattaforma On-line
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Saverio Verduci Alessia Mainelli Marika Modaffari
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