Uscita 5 luglio 2014

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CESAR

RIVISTA ONLINE

N-5 2014


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Al Suono Delle Eolie

Al morir del suono delle Eolie placa l’ira e dorme l’errante Odisseo. I Ciclopi dal Mongibello lanciano incandescenti sassi, lapilli e sbuffano nubi nere, mentre le Sirene ammaliano i naviganti che osano varcare lo Stretto. Scilla e Cariddi si guardano in cagnesco nel tempo, al pizzichÏo delle Eolie, Omero canta, Vulcano e Stromboli chiamano il fratello Etna ed al risveglio trema Zancle e Rhegjon soave tramonto al morir del suono delle Eolie!

Rocco Giuseppe Tassone


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Indice Sulle orme di Oreste L’arte della ceramica in Gerace Le lacrime antiche della figlia del duca Ebrei ed Ebraismo nel Reggino LEUCOPETRA

Parlando di… Uomini di Cultura, Novità dal… -Concorsi,Eventi Contatti ,Redazione


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Sulle orme o di Oreste este … Oreste: Non mandasti alla madre i tuoi capelli? Ifigenía: Per la mia tomba, sí, invece del corpo . Ifigenía Ores Poi, ciò ch'io stesso nella casa vidi Oreste: paterna ti dirò. L'antica lancia di Pèlope, èlope, che in pugno egli vibrando, Ippodamía la vergine di Pisa,conquistò, tolse ad Enomào la vita. Nascosta è nella tua virginea stanza. Ifige Ifigenía: O carissimo - e dir che mai dovrei? -Carissimo a me sei! Dalla patria sei giunto, dal suol d'Argo, fra queste braccia, o diletto Oreste. Ore Oreste: Anch'io t'abbraccio, e morta ti credei: ma con la gioia insieme il labbro geme pianto dagli occhi tuoi, sgorga, e daii miei. Ifige Ifigenía: Te io lasciavo, poppante ancora, pargolo pargolo, nella dimora mia, fra le braccia della nutrice. Cuor mio, felice piú che non si dice, non par credibile simile evento, piú prodigioso d'ogni portento! Ores Vita prospera ognor lieta ci stringa! Oreste:

(trad. Ettore Romagnoli)

Ifigenia vive da più di dieci ieci anni in Tauride, ovvero da quando, sostituita tituita co con una cerva, è stata salvata dalla dea Artemide, Artemid dal sacrificio voluto dal padre Agamenno amennone (e contro il volere della moglie Clitemnestr emnestra) per ingraziarsi gli dei prima della partenza partenz da Troia. Da allora, è preposta a servire vire la dea de nel tempio, con un servizio sanguinoso: o: deve d sacrificare la vita di tutti gli stranieri eri che sbarcano sb sull’isola. "Stranieri", come Oreste, che nei versi riproposti ella si trova dinnanzi e di cui scopre inverosimilmente il legame ffamiliare: egli è il fratello, tanto amato,, coccolato coccola in fasce, perduto, cercato, sperato to e, miracolosamente mir ritrovato, poco prima che, he, proprio prop per la sua virginea disposizione,


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divenisse vittima sacrificale. ificale. E' una conseguenza obbligata bbligata del destino, quella dell'approdo dii Oreste sulle coste taurine, un Fato che fu ostile all'intera casata ata degli degl Atridi fin dalle origini e che continua a perpetrarsi trarsi ne nella sua stirpe proprio con la figura del Re matricida cida chè, chè secondo la mitologia greca, volle vendicare con ill support supporto della sorella Elettra, la morte del padre Agamennon mennone, avvenuta per opera omicida di Clitemnestra e dell'amante 'amante Egidio (che non poche volte cercò di usurpare il trono ono del Vincitore V della guerra di Troia!), perchè il crudele marito rito aveva av immolato in nome della flotta la loro figlia primogenita nita Ifigenia, Ifig e, decise Oreste stesso come impazzito di uccidere idere l'impudica l'im madre e l'illegittimo compagno: per questa a ragion ragione viene attanagliato dalle Erinni, personificazione femminile minile de della "vendetta" (o "furie" per la tradizione romana), ), che come co flagello si abbattono e perseguitano chi uccide de un proprio pr consaguineo, in una catena dii "odio "odio-vendetta" senza termine, fino a costringerlo ngerlo ad interminabili peregrinazioni alla ricerca icerca de del senno perduto; ma affinchè ritrovas ritrovasse la pace dell'animo si rivolse all'Oracolo racolo d del dio Apollo, la Pizia a Delfi, che diedee il responso respo secondo il quale <<sarebbe guarito arito dal dalla follia e dal rimorso per il matricidio, dio, solo se avesse sottratto dal tempio in Aulide ulide il simulacro della dea Artemide Fascelide de e se si fosse purificato nelle acque di un fiume, iume, sit situato dopo altri sette e nel quale confluivano luivano sette affluenti>>. E navigando con ventii propizi per tutto il Mediterraneo per quasii un anno e passando per lo Stretto tra Scilla e Cariddi, proseguì p lungo le coste del Tirreno e, nel risalire risa la penisola, approdò in un punto sul litora litorale sabbioso dove il letto di un fiume sii gettava getta alla foce nel grande mare calabro,, nutrito da sei lunghi immissari: era chiamato to Metauròs. Meta Esso lambiva sulla riva a destra i territori fondati dai colòni calcidesi si dell'antica dell'an città di Zancle (l'odierna Messina) sina) intorno int al VII secolo a.C. e corrispondono no oggi giorno alla vasta piana della città à di Gioia Tauro, inoltre, come confine naturale, rale, il fiu fiume spartiva rigorosamente il dominio inio calcidese calc sulle coste tirreniche dal dominio inio coloniale colo di Locri Epizefiri; nonostante ciò, intor intorno già al VI secolo a.C. la colonia subirà ubirà la cconquista sia da parte di quest'ultima che gli conferirà c il nome grecizzante, sia successivam ccessivamente il controllo da parte della lla colonia colon calcidese di Rhegion (l'odierna Reggio eggio di Calabria) con la tirannide di Anassilao,, come hanno h a confermare gli scavi archeologici logici av avviati saltuariamente nel 1956 956 e iniziati iniz in Contrada Petra, dove furono rinvenu rinvenuti una necropoli greca con un totale dii 1.500 sepolture s ad incinerazione, risalenti al periodo period tra il VI ed il V secolo a.C, depositatee in anfore anfo o brocche fittili e corredate da ceramica ramica ccorinzia ed egea di buona manifattura,, segno anche a di supremazia della qualità produttiv roduttiva vascolare della madrepatria greca eca e dei cospicui traffici commerciali sulle rotte otte verso vers le isole egee, oltre al rinvenimento di una ttavoletta con dedica ad Eracle Reggino ino risalente risale alla prima metà del V secolo a.C.. trovata nelle acque del fiume stesso.


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E dunque proprio qui,, Oreste ccercò il settimo fiume e iniziò il suo percorso catartico di liberazione dai turbamenti menti per pe poter trovare i Numi persi della ragione, gione, attraversando a coraggiosamente tutti ti gli affluenti, affl e saggia man mano l'Eugion (odierno Duverso), il Latapedon (odiero Calabro), labro), e poi il Siacteros (odierno Marro), e continua con il Politres (odierno Jona), e ancora ora il Me Meleissa (odierno Cerasia), e l' Argeades es (odierno (odie Razzà), e così il Migode (odierno o Serra), Serra) per tuffarsi infine nelle magiche e portento portentose acque del Metauros! che lava via ia ogni tr traccia di oscura e forsennata pazzia,, infonde infondendo sollievo e trasformando le Erinnii in Eum Eumenidi, tutrici "benevoli" dell'ordine ristabilito ristabilit della natura e della vendetta oramai ai non più p perseguibile; nonostante ciò, ci sono state stat svariate divergenze su questo mito, nonchè no accenni sulle "orme" lasciate da Oreste, Orest così, dall’Odissea all’Orestea ea di Stesicoro Ste (la cui patria è proprio Gioia Tauro), dai grandi tragici Eschilo ed Euripide, ipide, alle opere storiche quali il "Rerum Humanarum manarum" di Varrone, il "De Originibus" di Catone, atone, la "Naturalis Historia" di Plinio il Vecchio io e le ricerche di Probo grammatico, (alcune alcune delle de quali vorrebbe addirittura che egli gli scontasse scont la pena nell'Areopago ateniese, se, o che fosse giudicato dal re Tindaréo padre dre di Cli Clitemnestra, o che fosse esiliato o chee con la sorella Elettra venissero giustiziati a Micene), Micen illustri studiosi moderni di fine ne '800, sostenevano che il territorio della piana iana di G Gioia Tauro conservasse ancora il toponim toponimo di "Furia", appellativo dato in ricordo ordo di questi q avvenimenti accadutii nel Metauros. Met Strategica infatti dovè sembrare rare la ssua collocazione geo-topografica, ografica, capacità che Oreste stesso carpì, infatti fatti acc accanto a queste fonti millenarie, vi sono no delle mappe nautiche medioevali, il "De antiquitatae antiquit et situ Calabriae" di Tommaso so Aceti e un'incisione del 1652 copia originale ale firmata firma Janssonius,


CESAR inserita nell' "Orbis Antiqui tiqui Deli Delineatio Sive Geographia Vetus Sacra a & Profa Profana", che parlano non solo di un vaticinio oracolare, bensì anche di una località lità insediativa insed e/o commerciale denominata ta "Portus "Port Orestis"; le ricerche localizzano il Porto d di Oreste nel comune di Palmi in zona a Rovag Rovaglioso (un tempo,Roccaglioso), e nelle le fonti di d epoca cristiana si accenna addirittura ad d una sede se vescovile, nonchè ad un grande esponen esponente clericale, il vescovo Longino, che partecipò artecipò al Concilio del 504 d.C., ma è stato ipotizzato ipotizzat anche che possa invece corrispondere dere al p porto dell'antica città di Tauriana, oppure ppure ancora an alla zona "La Scala", tra Pietrenere re e Scinà: Scin fattostà che questo bacino naturale rale fung fungeva da approdo e riparo dai venti per glili scafi, attrezzato a con adeguate opere murarie rie e con moli; purtroppo l'attuale documentaz umentazione letteraria ed archeologica non n consen consente la ricostruzione del sito dii Mataur Matauros, ciò potrebbe significare che la colonia olonia e il suo porto sia passata politicamente sotto la giurisdizione g reggina, oppure ritornata ata in or orbita di Locri Epizefiri, forse più comee avamp avamposto che città vera e propria. Così come ome ulteriori ulte autori rendono partecipe il fiume me della leggendaria vita di San Fantino, e ancora, lungo le sue sponde si narra che furono ono com combattuti sanguinosi scontri tra francesi esi e spagnoli spa nei secoli XVI e XVII, e poi che durante rante la seconda guerra mondiale, per via dei ei due ponti p ferroviari che lo attraversavano fu u testim testimone di spaventosi bombardamenti. Ma con i finanziamenti promossi successivamente nte dalla Provincia, sono stati iniziati i lavori ri per mig miglioria e risanamento idraulico-ambient ambientale di un’area di notevole interesse naturalistico, naturali storico e turistico, potenziando e metten mettendo in sicurezza l’unica via di acceso alla caletta cale Rovaglioso, prima raggiungibile solo lo via mare. ma Così, il tratto finale del fiume segna gna il co confine tra i comuni di Palmi e Gioia Tauro, e nonostante non siano state trovate te struttu strutture che conferminon definitivamente mente le fonti e le ipotesi, il Metauros fu "toccato" occato" d dal mito di Oreste e, oggi giorno, ancora ncora co con lo stesso fascino, incuriosisce, prendendo endendo il nome di Petrace.

AL ALESSIA MAINELLI


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L’arte rte della ceramica in Gerace Gera Una tra le attività caratteristi ratteristiche dell’area grecanica nell’antichità tà fu la lavorazione la della ceramica. Un’attività di “cretari” i” in Gerace Gera infatti, trova già attestazione in era angioina ang (XIV sec.) ma fu a partire dal XV sec. se e, cioè, in età aragonese, che si può parlare parla di una vera e propria fioritura di quest’arte quest’art legata alla presenza in loco di un’attiva ’attiva e laboriosa colonia ebraica: operavano, avano, allora, a gli “argagnari” che, sia d’estate te che d d’inverno, accendevano all’interno no delle mura della città i loro fuochi per la cottura delle “argagni”. Col tempo,, però, questa q attività divenne causa di preoccupazi occupazione non indifferente presso i Geracesi eracesi per via degli incendi che, fatalmente, te, potevano potev divampare all’interno dell’abitato. dell’abi Tale diffuso timore trovò espressione essione nei 47 capitoli che la cittadinanza presentò resentò al a duca Consalvo di Cordova in occasione sione della de sua visita a Gerace. Il 45° capitolo, o, in particolare, part richiedeva espressamente che i maestri mae vasari tenessero le potiche fuori uori dall dalla città e i forni per la cottura nel Piano ano di Santa Sa Maria. Il duca non esitò a soddisfare isfare ta tale richiesta anche perché il numero dei figuli figu era già tale da permettere la nascita cita di un intero quartiere artigiano fuori dalla lla città e questo avrebbe aperto, senz’altro, ’altro, an anche ampie prospettive di un ulteriore, re, vantaggioso vant sviluppo economico sia ia a livel livello tecnologico che produttivo. Correva eva l’anno l’ann 1549 e già operavano in loco figuli uli di am ampia rinomanza quali il maestro Bartolomeo tolomeo Amellino e il maestro Domenico Cama. ama. Le ffornaci di quest’ultimo non producevano vano più semplici stoviglie bianche bensì sì vasellame vasella policromo. Risalgono pure alla fine di questo q secolo alcune mattonelle della lla pavimentazione pavim della chiesa di San Francesco, cesco, opera, op senz’altro, dei maestri ri locali e le piastrelle della cattedrale di Gerace race che rivelano una squisita impronta Valenziana lenziana .

Nel XVII secolo l’arte dei figuli figul geracesi andò annoverando nomi di ancor ancora maggiore rilievo come quelli di Iacopo Cefalì C e Giuseppe Piraina, maestri nell’arte ell’arte d della maiolica d’impronta veneziana e prove provenienti, ambedue, da “Nicastro la felice”. lice”. La bottega di Iacopo Cefalì era er specializzata nella produzione di finissime maioliche d’ispirazione veneta recanti m medaglioni figurati con ghirlande o corone e circondati da ampie decorazioni floreali reali di gusto naturalistico. Le sue figure di giovani sono dipinte di profilo o frontalmente, i volti vo muliebri a tre quarti.


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All’interno della stessa a bottega, botteg Giuseppe Piraina esprimeva la personale ersonale originalità in ceramiche colorate quali, ad a esempio, i grandi cilindri della collezione llezione O Orilia (museo di San Martino, nel napoletan apoletano). Si tratta di una serie di ritratti frontali rontali , profili, figure con elmo di accesa fisionomia ionomia giovanile che trovano risalto nella tecnica della “bianca”(ritocco di bianco ianco su bianco) con contorni spesso sfumati ti e stem stemperati in una delicata gamma di diverse verse gradazioni gra cromatiche.Rivelava perciò ò anch’egli, anch’eg come il maestro, capacità peculiari culiari trattando tr in modo personale i temi usuali suali delle del fabbriche venete ed infondendo in esse vitalità e movimento del tutto nuovi. L’opera dei due maestri tri che godeva g di larga rinomanza in tutta la penisola, peniso era stata favorita dalla presenza za del principe pr di casa Grimaldi che soggiornò, ò, nel regno re di Napoli, per due anni. Fautori d di vivaci e produttive iniziative, il principe incipe e i suoi successori portarono avanti, infatti, un ampio programma d’incentivazio entivazione di tutte le attività economiche e commerciali comme del territorio tra cui, naturalmente, ente, anche an quelle collegate all’arte della a ceramica. cerami Si andava già da allora operando o una distinzione d tra i “ruagnari” e “pignatari” tari” (produttori (pro di semplici stoviglie di uso comune) e i “faenzari” (maestri dell’arte ell’arte più p raffinata della maiolica). Già dalla lla fine d del XVII secolo, i “faenzari” geracesi eracesi avevano a aderito alla moda della ceramica amica dipinta di a chiaroscuro turchino importat importata dalla città di Napoli. Tale arte avrebbe rebbe influenzato in anche buona parte delle elle prod produzioni del secolo successivo, trovando do la sua più valida espressione nella produzione duzione di vasi farmaceutici. Si ricorda, a tall proposito, propos il Maestro della farmacia ia Mastroieni Mastr (metà del 1600) cui fa riferimento ento una grande boccia che reca un’iscrizione rizione riguardo r allo speziale di origine siciliana. iana. Ma Ma, per quanto orientate all’interno dell filone produttivo napoletano di vasi farmaceutic aceutici, la produzione geracese del temp tempo presenta note distintive e peculiari ri che confermano co ancora una volta l’originalità iginalità dei ceramisti locali capaci di assimilare ilare le p più diverse esperienze per poi rielaborarl laborarle in modo personale.


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Ecco così che i vasi di Gerace, Gerace pur riprendendo gli ornati paesistici tici e figu figurativi delle fabbriche napoletane ne con relativa re policromia di base, tendono poi ad a attenuare i colori sfumandoli all’interno ll’interno di una più tenue monocromia turchina hina e a rivivere, in modo più fantasioso, o, le usua usuali figurazioni attinte dal vario repertorio rtorio iconico ic calabrese. Non a torto, alla finee del ‘70 ‘700, il Giustiniani lodava l’arte dei ceramisti ramisti g geracesi i quali lavoravano “bellissimi imi vasellami”. vasel Nel corso del XIX secolo, colo, infine, infi la grande stagione artistica di questo uesto fiorente fio campo dell’artigianato Geracese racese si avviava ad una decisa decadenza. Alle ceramiche finemente mente lavorate la vennero gradualmente sostituendos ituendosi semplici stoviglie di uso pratico ico o più economiche ceramiche “ingabbiate” e” (con semplice s rivestimento di caolino). lino). Rimase, Rim invece, sempre grande la richiesta iesta di m mattoni da pavimentazione, così sì che l’in l’industria locale si orientò verso la produzion roduzione di “riggiole” (mattonelle in ceramica) mica) di modello napoletano. Le necessità pratichee e le diverse div richieste di mercato ebbero dunquela unquela meglio sul gusto artistico dei prodotti, rodotti, offuscando del tutto la produzione artistica e quella di uso ornamentale.

Daniela Ferraro


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Le lacrime crime antiche a della Figlia del Duca

Nelle fredde, buie e intermina terminabili sere invernali, nel vecchio borgo o di Gioja, Gioj non v’era luce che non fosse quella ella del ffuoco, non vi erano voci che intrattenevano nevano grandi e piccini se non quelle degli egli anziani, anz i quali, radunati attorno al focolare, olare, ne nella camera più grande della casa,, narravano narrava ai presenti una strana storia dall sapore antico, misterioso, incerto e tragico. Narra la leggenda, che, he, nei primi p anni del mille e cinquecento, in un tardo tard pomeriggio primaveriledel iledel mediterraneo, me il piccolo Borgo di Gioja a era in fermento: f ghirlande di fiori alle porte e sui s capi delle fanciulle, il volgo indossava ssava l’a l’abito della festa, tutto il paesello era lindo lind e ordinato. Di lì a poco, infatti, il Gran Comandante, Co il Duca Consalvo Fernandez, dez, in vvisita al Ducato di Terranova, sarebbe passato dal piccolo centro abitato,, e, si voc vociferava, si sarebbe fermato sino al tardo vespro, per una festa ricca di balli e musica presso dei nobili suoi amici. Si sarebbe trattato di poche ore, o durante le quali nessun abitantee del bor borgo avrebbe visto molto, se non il corteo p passante per le vie. Pochi minuti, solo o secondi second di stupore e curiosità. Il centro dell’atten ell’attenzione dei giojesi nonostante ciò, era a un altr altro. Non solo Sua Signoria il Duca sii degnav degnava di passare per le vie di quell’umilee possedimento possed che era Gioja, ma, questa volta, era e accompagnato niente meno che da Elvira Elvira, la sua bella ed unica figlia femmina. emmina.


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Chi l’aveva vista la descriveva scriveva come una giovanetta assai bella, minuta inuta e delicata come un fiore in boccio. Altri ri gioiesi gioiesi, ben più arditi, osavano dare dettagli gli sul su suo aspetto, sebbene mai l’avessero ro vista. Da quelle voci di borgo, congetturee e mormorii morm che animavano i vicoli da ben tre settimane (cioè da quando la notizia ia stessa si era diffusa), quanti amori erano sbocciati bocciati nel cuore dei bei gioiesi! Quanti innamorati amorati della figlia del Duca, la bella Elvira Fernande ernandez! Non v’era fanciullo o uomo fatto,, in tutto il borgo, che non l’avesse sognata,, pensata pensata, immaginata… Ve n’era uno in particolare rticolare, che, da lassù, dall’alto della torre Cavallara avallara sulla quale prestava il suo servizio di vigilante vigilan contro le scorrerie dei pirati, che, e, più spesso sp degli altri l’aveva osservata a lungo col co pensiero, seguendo il di lei viaggio gio fino al suo arrivo a Gioja.

Di costui non sappiamo o il nome, nom esso finì perduto e dimenticato, per umana uma pietà nel corso del tempo, il quale ale trascorse trasc da quella sera sino a sprofondare are ques questa storia nell’oblio secolare, e, come una un cortina, si richiuse su quanto accadde, adde, consegnando co al riposo eterno la giovane ne e scia sciagurata sentinella del borgo di Gioja. Così, mentre m il sole calava come ogni giorno rno a baciare ba il mar Tirreno nell’avanzare del el crepuscolo, crepus all’orizzonte, il drappello ello dei nobili n con il loro lungo seguito, comparve parve là, là dalle campagne, sul sentiero, ro, in sella sel a cavalli neri. Il gruppo era di ritorno rno da u un giro di ricognizione nelle terre re di Sua Signoria, e, il Duca, si accingeva a riposare per qualche ora prima di ripartire per la visita vi alle sue numerose terre. Le sentinelle -anche quel uel giov giovane giojese alto e bruno di cui non sappiam sappiamo il nomediedero dall’alto dellee loro torri tor di guarda l’avviso ai cittadini, i quali uali si disposero di in ordine e in gran numero, ero, chi ssventolando fazzoletti, chi battendo le mani mani, chi levandosi il copricapo in segno di rispetto rispett e ammirazione. Dalla seconda torre rre tutto si vedeva: il mare del golfo, il cielo o violetto e gli uccelli di ritorno ai loro nidi nel el tepore tepor della stagione che avanzava. a. In tut tutto questo, nel brusìo e nella confusione ione dell della folla sottostante, la sentinella ella senza senz nome vide ciò che il suo cuore aspettava. pettava.


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Laggiù, alcuni metri sotto otto di lui, lu ai piedi della torre, un bianco viso o stava fra f gli altri, minuto, aggraziato, diverso. iverso. Quel Q viso, pochi attimi dopo si alzò e guardò verso di lui. Un sorriso leggero di dama ve venne rivolto alla sentinella, prima chee lafiglia lafigli del Duca abbassasse lo sguardo, o, ma, ci volle ben poco ad infiammare il cuore ore giovane giov del guardiano della torre. Il corteo corte passò, ma al guardiano quel sorriso iso forse sarebbe bastato per distrarsi ancora e ancora durante le lunghe ore della veglia n notturna necessaria alla sicurezza zza di Gioja. Gi Avrebbe conservato quel caro ricordo, llui, proprio lui che aveva avuto un così osì grand grande onore, un sorriso della bella Elvira! Poche decine di metri dalla torre però,, il corteo corte si fermò, per entrare in un edificio o ampio dotato di un imponente terrazzo. Era lì, in quella tenuta che il Duca e la Figlia avrebbero avrebbe preso il loro svago serale prima dii riprendere riprende il cammino. Ore di silenzio passarono, arono, la folla di giojesi si era ormai ritirata tirata nelle ne case, a fantasticare sugli sfarzi e sui divertimenti dive che proprio lì, a poca distanza anza dalle dal loro umili vite, i nobili si stavano concedendo. concede La notte avanzava, ed d ora, la luna brillava sul mare scuro come inchiostro nchiostro. Lo fissava come quasi ogni nottee quel mare m la nostra sentinella, e così anchee quella sera, pensando al breve incontro ro che ch aveva rotto la monotonia del suo lavoro. Allo stesso tempo, dall terrazzo terrazz della tenuta, anche la giovane Elvira ira osse osservava il mare di Gioja. Era bello l’intero tero golfo, golf ampio e tranquillo, l’aria mite in quella sera s di primavera inoltrata. La sentinella sentin intanto, dalla torre osservava attentamente. attentam Aveva visto di nuovo la figlia a del Duca Duc smettere per un poco di dedicarsii alle danze dan di quella sera ed andare a osservare rvare il m mare, come lui. I giovani si guardarono ono a lungo lu da lontano, nell’oscurità di quella tiepida notte di tanti anni fa, scambiando biandosi nessuna parola e qualche sorriso iso macc macchiato dal buio e dall’ombra delle torce. La sentinella s senza nome, non fu capace apace di resistere oltre. Come tutti i giovanii il guardiano guard della torre era impulsivo, e cadde p preda del suo entusiasmo. Scese in fretta retta dal dalla torre e corse alla tenuta, entrando rando impavidamente im dagli ingressi della servitù. ervitù. Non accadde altro chee ci è dato da sapere, unicamente, quella sera, dall’ombra, dall’om la sentinella restò a guardare rdare la Figlia del Duca ballare per molte e molte danze da coi cavalieri che di volta in volta si s susseguivano reclamando l’onore di un ba ballo. Per assistere a quelle danze, ze, egli aveva a lasciato incustodito però il suo o posto lassù alla torre Cavallara. Fato nefasto volle che, quella stessa notte, all’orizzonte, izzonte, navi di pirati stessero costeggiando o il golfo palmo a palmo, cercando un attracco cco protetto prote per una nuova incursione. La sentinella sentinell distratta e lontana dal suo posto,, nulla vid vide di queste navi scure che avanzavano. vano. N Non potè dunque dare l’allarme alle altre torri tor e ai giojesi, i quali ignari dormivano o ormai da molto, nel buio delle loro case. Le porte della città erano chiuse, ma non sarebbe mai bastato. Quando le sentinelle delle al altre torri si accorsero della prossima ima incursione, incu vicina ormai troppo, era tardi. Tutto venne interrotto: il ricevimento, nto, le danze, d la gioia e la sciagurata sentinella ella lì ca capì il suo errore fatale. Colto dalla paura ura e dal rimorso, il ragazzo corse nella confusione fusione verso v Elvira, nel momento in cui i pirati ti imperversavano im per le strade e nelle case, ase, distruggendo, dist dando tutto alle fiamme, me, massacrando mas i poveri abitanti persino nei ei loro letti. l


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La sentinella prese la mano della de figlia di Consalvo e la trascinò con sé neii passagg passaggi sotterranei che gli erano ben noti. Chi sorvegliava iava la ci città, ne conosceva anche le vie di fuga. Così, Elvira, lvira, impaurita im e grata allo stesso tempo, accettò quell’aiuto, quell’ai e, assieme alla sentinella, prese la via sotterranea ea che p portava verso il fiume. Da lì sarebbero fuggiti ti molto lontano. Il Duca nel frattempo venne aiutato a dalle sue guardie a fuggire,dopo aver cercato ercato a lungo la figlia. Il fato quella notte però fu avverso; vverso; altri giojesi conoscevano la via per la salvezza e, quand quando erano soltanto a metà strada, la scorta del Duca sorprese rprese i due d giovani fuggiaschi. Non vi fu tempo per spiegare. piegare. La sentinella venne uccisa senza alcuna pietà sotto tto gli oc occhi spaventati di Elvira. Ella venne presa in custodia e costretta a seguire il padre nuovamente, nu come nulla fosse successo, so, ment mentre Gioja bruciava e dai suoi tetti tti miseri miser si levava il fumo, i pirati rapivano donne su donne e la sua sentinella, colui che he le aveva ave salvato la vita, giaceva inerte in una pozza poz di sangue con gli occhi ancora aperti perti verso ver il cielo. Elvira si voltò e camminò inò seguendo segu il drappello che l’avrebbe portata rtata com comunque verso la salvezza, ricordando o tra le lacrime l e i lamenti l’ultimo sguardo del Guardiano, Gua il quale era morto volgendo endo gli occhi a lei. Ancora si narra così, quell’infelic ell’infelice notte, in cui un affetto prematuro quanto impossibile venne stroncato e con esso sso la vi vita di un giovane gioiese il cui nome è stato s ingoiato dal tempo impietoso. Molti gioiesi g da quella sera vociferarono no sull’a sull’accaduto, affermando di sentire nelle le galler gallerie, per le strade e nei palazzi, ill lamento della figlia del Duca, la quale piangeva geva sconsolata sco la morte della sentinella,, morendo moren anch’essa pochi anni dopo quella a notte, senza mai più fare ritorno a Gioja. Questo uesto è ciò che la leggenda ci ha lasciato, un n racconto raccon dal sapore amaro, triste e per nulla lla bacia baciato dalla fortuna. Storicamente invece, dopo esserci ess addentrati nell’ignoto della fantasia ntasia po popolare, si potrebbero trovare due ue ragio ragioni in virtù delle quali i giojesi dei tempi mpi passati pass abbiano costruito questo racconto onto leggendario. legg Le fonti storiche dicono che he Elvira Fernandez o De Herrera, nata nel 1493, era sì l’unica figlia femmina del Duca Consalvo Fernandez, e che fu anche l’ultima superstite supersti dopo la morte del padre e del fratello tello Pedro. Ped Proprio per questo motivo, otivo, ell ella, unica erede della famiglia nobile,, nonché unica destinataria del patrimonio monio familiare, fa nel 1519 venne data in sposa sa al cugino cug Don Luigi Fernandez de Cordoba a y Man Manrique Conte di Cabra e appartenente agli Aguilar, nonché (dopo il matrimonio con on Elvira) Elvira Duca di Sessa. Questo matrimonio, o, fu necessario nec a riunire i vasti possedimenti menti e le l immense risorse della famiglia, tanto anto che, che la necessità di tale unione, potè fomentar omentare la fantasia popolare ed attribuire lee lacrime lacrim della “sfortunata figlia del Duca” anche a al destino impostole dalle circostanze, ostanze, e, ancora, la leggenda potrebbe prendere rendere forza f dal fatto che ella morì molto giovane, iovane, a soli trentuno anni, dopo soli oli sei an anni di matrimonio con Don Luigi, nell 1524.


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Non si sa nulla su comee ella si sia morta, ma di certo, nell’immaginario ario collettivo, colle il suo matrimonio scaturito da ragioni ragio del tutto finanziarie (dal momento to che non n vi erano alternative) e la sua morte orte prematura, pr avranno spinto la forte fantasia ntasia d del volgo a costruire attorno a questa esta “sf “sfortunata donna” un altro racconto pietoso, un'altra vicenda che fosse fonte te e gius giustificazione di quel fato avverso che,, nell’imm nell’immaginario comune, la perseguitò ò sin dalla dal giovane età portandole via l’amore re di quell’ardito que giovane gioiese la cuii esistenz esistenza non è mai stata provata. Tuttavia, quando la storia toria non aggiunge, non completa per intero o una vic vicenda, allora la fantasia sopperisce perfettamente perfetta a tale carenza, creando immagini agini e storie dettagliate, e, complice ice al loro consolidamento è di certo il tempo, o, il quale qual cementifica le convinzioni, perfeziona iona i de dettagli, crea affetto e devozione per quei personaggi per veri o fittizi che animano la fantasia, fantasia e, perché no, restituisce nel nostro caso, la bella figlia del Duca, morta prematurame turamente, al suo giovane guardiano della a torre.

M Marika Modaffari


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EBREI ED EBRAISMO EB NEL EL REG REGGINO CULTURA, LTURA, ECONOMIA, SACRALI ACRALITA

Gli ebrei e la Calabria,, sono una un popolo e una terra che apparentemente emente non sembrano avere niente in comune ne ma in realtà hanno un lungo passato che li unisce unisce, una storia controversa e tribolata ta che li ha visti indossare ora i panni dei protagonis otagonisti ora delle vittime e degli sconfitti. tti. Pur non n essendo più presenti se non in minima inima pa parte, in Calabria, esiste ancora oggi un intimo, saldo rapporto che lega gli ebrei alla la regione, region così come al resto d'Italia. Questo perché la l Calabria e il Meridione in genere hanno nno dato d dimora, nell'antichità, nel medioevo dioevo e nell'età post - medioevale, a moltissime ssime famiglie fam ebree che qui hanno vissuto non n da stra stranieri esuli, come realmente furono, ma com come veri e propri cittadini perfettamente te integrati. integr La loro condizione fu però interdipende rdipendente dal rapporto coi sovrani che si sus susseguirono nel corso dei secoli nel Meridione eridione: in alcuni casi furono destinatari di concessi concessioni e di particolari privilegi, a motivo o della ricchezza r da loro portata alla città, in altri ltri casi subirono terribili persecuzioni o attii discriminatori. discrim Certo è che la Calabria è oggii ricordata ricordat da molti ebrei come la terra dei loro oro padri, padr quegli avi, che sin dal tempo della diaspora iaspora ed e in vari periodi storici furono costretti retti ad a allontanarsi dalla loro terra d'origine, ine, la Palestina, P per qui collocarsi.Optarono o per questa qu scelta per più ragioni: la particolare lare posizione pos geografica delle coste calabresi esi e soprattutto sop di quelle reggine vicine alla Sicilia, Sicil adatte agli scambi commerciali; la presenza prese di un porto, fin dall'età romana, la a particolare partico vocazione ecumenica della città tà reggina reggin e delle zone limitrofe che accoglievano vano senza sen problemi anche culti stranieri, ragion agion per pe cui il monoteismo ebraico in un con contesto così tollerante avrebbe potuto o attecc attecchire facilmente. La libertà cultuale tuttavia ttavia non no fu gratuita perché per professare il propri proprio credo gli ebrei pagavano una speciale le tassa che col tempo mutò il nome, mantenendo nendo invariata in la sua funzione. La ricostruzione ione e la localizzazione degli insediamenti ebraici braici è possibile avvalendoci delle fonti ti di cui o oggi disponiamo.


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Se consideriamo le attestazi attestazioni archeologiche, ci riferiamo in particolar articolare alle tante epigrafi disseminatee nel Sud Italia con datazione oscillante tra IV e VI secolo, se studiate e tradotte da esperti in materia mater ebraica di grande spessore come il prof. Cesare C Colafemmina, il quale le ha dedicato de gran parte della sua vita a questi uesti studi. stu Alcune di queste iscrizioni epigrafiche igrafiche sono latine, altre greche, altre ebraiche, aiche, alc alcune addirittura bilingui. Greca è la tavoletta epigrafica del IV secolo, scoperta a Reggio Calabria, la quale contiene la scritta ritta inferiore infe di ΙΟΥΔΑΙ/ΩΝ (Yudaion) (dei giudei), iudei), mentre m manca la parte superiore; si ipotizza potizza che c questa riportasse la dicitura (ΣΥΝΑΓΩ/ΓΗΤ](ΩΝ)/ΙΟΥΔΑΙ/Ω ΙΟΥΔΑΙ/ΩΝ) (sunagoghè ton) (sinagoga dei). ). Secondo Second tale tesi la frase completa contenuta tenuta nel n reperto in questione è "la sinagoga ga dei gi giudei" e dunque si trattava di un titulus,, ossia ossi di una antica insegna della sinagoga oga cittadina. citta Allo stesso secolo (IV d.C.) risalgono lgono anche a la lucerna ad olio col bollo della Menorah Menora (il candelabro a sette braccia simbolo olo dell'ebraismo) dell' trovata all'interno della necropoli, necropo curiosamente cristiana, di Lazzaro e la sinagoga sina di San Pasquale di Bova Marina, ina, scoperta scop agli inizi degli anni Ottanta e rappresentante rappres la più antica sinagoga rinvenuta enuta in Italia dopo quella di Ostia. In età tà medioevale medio lo stanziamento di ebrei è comprovat mprovato soprattutto da vari documenti, in particolare partic tassativi come la Taxaxio o la Cedula SSubventionis del 1276. Altra eminente te fonte documentaria è del XVI sec, Il Registro tro del precettore p della Calabria Ultra Tommaso maso Spi Spinelli, che fornisce dati significativi anche sul su numero delle famiglie site in determinate rminate località reggine. Appaiono le località ità di: Ge Gerace, Motta Bovalina, Brancaleone, ne, Bianco, Bian Pizzo, Sant'Eufemia, Stilo, S. Lorenzo, renzo, Motta M S. Giovanni, Bova, Melicuccà, licuccà, Rosarno, Pentidattilo, Fiumara di Muro, uro, Seminara, Sem Bagnara e Gioia Tauro. Ogni borgo o ospitante nuclei ebraici ha avuto certamente tamente una sua giudecca, il quartiere re ebraico ebraic in cui gli ebrei abitavano volontariamente riamente, e svolgevano i momenti più significativi cativi della de loro vita sociale e religiosa. I contatti tatti ebr ebrei - cristiani erano principalmente te dettati detta da motivi commerciali. Colture predilette edilette degli ebrei calabresi erano quella lla degli alberi di cedro e di gelso. Il cedro è ritenuto dal popolo ebraico un frutto sacro cro è ""il perì etz hadar" il frutto dell'albero di bello aspetto, a secondo quanto stabilito da Dio a Mosè, M come riportato anche nella Torah,, i rotoli rot della Legge. In occasione della festa esta di Sukkot (Festa delle Capanne, detta anche nche dei Tabernacoli), i rabbini delle comunità ità meridionali meri del tempo (IV-XVI sec) si dirigevano igevano nelle campagne dove erano piantatii questi a alberi di cedro e selezionavano i frutti migliori, miglio senza alcun difetto che dovevano o essere impiegati per la celebrazione sacra.. Atti di compravendita o altri documenti testimonia stimoniano in passato la presenza di cedri anche nche nell'attuale ne provincia di Reggio.. Un documento docu archivistico reperito nell'Archivio hivio di Stato di San Brunello (Rc) testimonia onia che ancora nel XVIII secolo, nella frazione one di Santa Sa Caterina, nella zona detta dell Trivio, vvi era un campo di cedri appartenenti ti ad un una famiglia ebrea locale.Ancora oggi, nel mese mes di Tishri, (equivalente al periodo dii settem settembre/ottobre) i rabbini provenienti da tutto il mondo giungono in Calabria nella la Riviera dei Cedri, nel cosentino, un'ampia a zona co comprensiva ben 22 località tra Cetraro aro e Paola, Pao tra cui spiccano Santa Maria ria del Cedro Ce e Diamante.


CESAR Qui i rabbini scelgono e raccolgono racco i cosiddetti cedri kasher, ossia a i frutti qualitativamente adatti tti da inviare in alle loro comunità d'appartenenza enza per pe festeggiare Sukkot. La coltura dell gelso invece, in introdotta in Calabria dai Saraceni aceni ne nel VII secolo, è invece legata all'industria stria della del seta, considerando che le foglie del el gelso sono l'unico nutrimento del baco da seta. Migliaia di gelseti ricoprivano ettarii del terr territorio dell'attuale provincia reggina (Catona, Rosalì, Gallico, Archi, Santa ta Caterina Cateri e tanti altri). Lo riporta il Brebion,, un documento risalente al 1050, che possiamo ossiamo definire una sorta di mappatura dei ei beni di d proprietà dell'Arcidiocesi di Reggio. o. Naturalmente, Natur la coltivazione degli alberi eri del cedro ce e del gelso erano solo due dellee tante ccoltivazioni praticate dagli ebrei, i quali controllavano co l'intera economia meridionale idionale. Infatti, da abili uomini d'affari avevano vevano monopolizzato ogni settore e soprattutto ttutto il commercio di svariati prodotti locali, li, compreso compr il mercato della seta prodotta anche nche in tanti centri reggini, come Seminara ra e Sambatello. Sam In epoca angioina i sovranii Luigi e Giovanna d'Angiò istituirono a Reggio nel n 1357 un mercato che andò ad aggiungers giungersi agli altri preesistenti: la Fiera Franca d'Agosto, d per incentivare la compravendita endita di d questo nobile tessuto.


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L'attività commercialee insieme insiem all'usura, prerogativa esclusiva data ata agli eebrei in conformità alle disposizioni sizioni del de Concilio Lateranense IV, aveva inoltre oltre consentito con loro maggiori guadagni, ma a di questi que introiti ne beneficiavano anche le casse dei sovrani e degli arcivescovi che spesso entrarono e in contenzioso tra di loro per assic assicurarsi la giurisdizione delle giudecche. decche. Altro mestiere rivelatosi assai remunerativo unerativo per gli ebrei fu quello del tipografo; o; il prim primo ebreo che impiantò una stamperia ia a Reggio Regg fu Abraham ben Garton, un askenazita aske (ebreo tedesco) che in seguito to dell'in dell'invenzione della stampante a caratterii mobili di Johann Gutenberg, fiutando l'affare, are, deci decise di lasciare l'Askenaz (la Germania) ia) e di recarsi r proprio nella città in riva allo Stretto per arricchirsi mediante questa rivoluzionar luzionaria scoperta; dalla sua stamperia proviene oviene il primo documento datato in lingua ebraica e stampato a Reggio: il Commentario entario al Pentateuco del Rashi. Nonostantee siano sstati a causa del loro ingegno una grande rande fon fonte di guadagno, nel 1511, un'ordinanza un'ordin reale decretava l'espulsione dal al Regno di Napoli degli ebrei meridionalili similmente similm a quanto era successo agli ebrei rei spagnoli spagn e siciliani nel 1492 con l'editto di Alhambra. Alham Nel 1511 così, anche gli ebrei reggini, eggini, come c testimonia la targa commemo ommemorativa di via Giudecca, furono costretti retti ad abbandonare a il quartiere dove vissero o per sec secoli. L'allontanamento degli ebrei dal al Meridione Meridi causò un declino economico, per er cui furono fur reintrodotti qualche anno più tardi in a alcune città in cui avevano precedentemente temente vissuto. Qui vi rimasero fino al 1541, 41, data di un secondo editto di espulsione, quello definitivo. de Alcuni ebrei si convertirono o al crist cristianesimo e cambiarono nome, unico nico com compromesso che permetteva loro di restare. stare. La permanenza degli ebrei nel reggino o nei quasi qua tredici secoli di storia che l'hanno o caratterizzata caratte (IVXIV), in linea di massima ima è stata sta relativamente tranquilla, anche se certamente certa non sono mancati episodi d'intolleranza d'intolle come ad esempio a Gerace in n occasione occasio della Settimana Santa, quando ndo gli ebrei e dovettero barricarsi nelle loro case per evitare di essere presi a sassate dai crist cristiani. Episodi antisemiti più gravi si sono verificati ver al di fuori dei confini calabresi.


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Le persecuzioni antiebraiche braiche iiniziarono a verificarsi in Italia con maggiore aggiore intensità nella Roma Imperiale con l'istituzionalizzazione l'ist del cristianesimo avvenuta avvenu nel IV secolo d.C.; la vita perr molti ebrei e italiani divenne difficile. L'attività ità apolo apologetica di Padri della Chiesa si rivelò ivelò un altro duro attacco contro l'ebraismo o così come co contro il paganesimo: gli Apologeti, ogeti, per pe difendersi dalle accuse mosse e per er sottolineare sottol la vera natura della religione gione cristiana cri e la moralità dei suoi costumi, i, accusarono accusa gli ebrei di essere ciechi per non aver riconosciuto la messianicità di Gesù Cristo. Cri A queste accuse aggiungiamo giamo quelle q di deicidio; in effetti le colpe rivolte ivolte ag agli ebrei di essere i diretti responsabili sabili de della morte di Cristo, esternate in diverse erse occasioni occa e non di rado dai predicatori ri cristiani cristian alle folle dei fedeli, resero la convivenza ivenza eebrei-cristiani tutt'altro che facile. Glili ebrei meridionali m subirono altre discriminazioni: azioni: l'imposizione l di portare nei loro abiti il simam sima (un segno di riconoscimento che li dovev doveva contraddistinguere dai ai cristiani), cristi l'accusa di essere terribili strozzini ini e quella que ancora più assurda, diffusa nel el medio medioevo, di avvelenare l'acqua delle fontane ntane co con una polverina che causava a la pest peste, equiparando così gli ebrei agli "untori" ntori" di cui parla Alessandro Manzoni nel suo rromanzo i Promessi Sposi. L'ultima ingiustizi ngiustizia che essi subirono fu proprio la costrizi costrizione ad allontanarsi da quelle stesse terre che ch beneficiarono del loro o lungo sstanziamento. Da quel momento in poi vi fur furono poche e isolate presenze di ebrei rei neoc neoconvertiti al cristianesimo; delle floride ide comunità comu ebraiche di un tempo non rimane rim che il ricordo in molti cognomi calabresi calabres e in tante vie (Giudecca, Judeu ecc) presenti pres in svariate località. Negli ultimii anni, d dopo un lunghissimo periodo di silenzi silenzio, l’Ebraismo in Calabria sta rinascendo ndo nell’ambito nell della comunità di Napoli poli con le l celebrazioni di alcune feste, come: Rosh Hashanà H (il Capodanno Ebraico), Channukkà, Channuk Peshach (la Pasqua Ebraica) e i giorni di d Shabbat, ma anche con visite e incontri da parte del rabbino capo della comunità munità di d Napoli Shalom Bahbout.Questi sti grupp gruppi di gente in cammino sono sparsi in diverse zone della regione da Reggio a Cosenza osenza (Crotone, Catanzaro e Vibo Valentia a compre compresi), ma al momento non hanno una pro propria sede. A Serrastretta, in provincia a di Catanzaro, Cat esiste una realtà diversa rsa dall'ebraismo dall' ortodosso, preminente in Italia ed ufficialmente riconosciuto. ciuto. Si tratta di un gruppo di persone che vogliono riscoprire le loro radici ebraiche, guidato uidato da d Barbara Aiello, figlia di emigrati calabresi calabres in America e rabbina dal 2004. La a Aiello ha h fondato in questa località la sinagoga goga Ner Tamid (luce eterna del sud) e un centro cent studi. Secondo questa rabbina molti olti riti di Serrastretta e di località lità limitrofe limit sono di matrice ebraica e sono stati ado adottati dalle locali comunità cattoliche liche che vantano antenati ebrei. In particolare, lare, vi è un'usanza funebre di coprire con teli gli sspecchi delle case dei defunti, di mettere ttere sul tavolo delle uova sode e di far sedere ere i car cari o chi viene a far visita al defunto in piccole sedie, prodotte artigianalmente. ente. Questa Qu usanza ricorda, afferma la rabbina, bina, la Shivà ebraica “la settimana del lutto lutt stretto”.


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La rabbina Aiello a Milano ilano ha anche guidato la Lev Chadash che è stata d definita la prima sinagoga liberale ale italiana. italia È opportuno però ricordare che questo gruppo g dell'Aiello non è riconosciuto osciuto nè dall’UCEI (Unione Comunità Ebraiche iche Italiane), Ital il cui attuale presidente è Renzo Ga Gattegna, ma nemmeno dall’unione riformati né dai liberali. L’ortodossia ebraica, non è interessata al proselitismo, come ome fa la rabbina Aiello e cerca per lo più iù a preservare pres i nuclei originali del popolo eletto. U Unica comunità attualmente riconosciuta iuta dall dall'UCEI è quella di Napoli; è strano chee il Mer Meridione, che in epoca Medioevale e fino ino all'u all'ultimo editto di espulsione, ha registrato rato il m maggior numero di comunità ebraic ebraiche oggi possa contare, almeno ufficialmente, lmente, della sola Napoli, oltre la comunità nità di Roma Ro che è la più importante e consistente istente d della nostra penisola. Le altre 20 (sono sono 21 in totale) sono concentrate dal Centro tro al No Nord Italia; (Roma, Trieste, Venezia, zia, Torin Torino, Firenze e Livorno, Napoli, Bologna, na, Pisa, Ancona, Modena, Ferrara, Padova, dova, Ca Casale Monferrato, Parma, Merano, Genova, enova, V Verona, Mantova, Vercelli). Questo uesto è u un dato che fa molto riflettere considerando iderando che gli ebrei in passato sono stati massicciamente massicci concentrati nel Sud della penisola enisola e che qui hanno avuto, come abbiamo bbiamo visto, un ruolo essenziale per il benessere essere de dell’economia per secoli. Purtroppo non tutt tutti i reggini e calabresi in genere conoscono oscono in maniera esaustiva questo tassello ello inte interessante facente anch'esso parte del el grande mosaico della nostra storia. Bisogna isogna invece in promuovere, valorizzare, divulgare lgare e rriscoprire anche le nostre radicii ebraich ebraiche laddove esse vi siano, perché è la conosce conoscenza di avvenimenti passati, come questo, qu che ci consente di comprendere re megli meglio la nostra identità. Come sosteneva eva in effetti e la psicanalista Melanie Klein: "Noi Noi siamo sia il nostro passato, reinterpretato to dal presente pr per proiettarlo verso il futuro".

Distruzione di Gerusalemm usalemme e del tempio del 70 d.c – illustrazione storica di Raffaele Caruso

Felice Delfino


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PRESENTATO TATO UFFICIALMENTE U A LAZZARO IL VOL VOLUME:

LEUCOPETRA- LA STORIA LEUCOP GRECO--ROMANA DELLA LLA CITT CITTA DELLO STORICO STO LAZZARESE SAVERIO VERDUC VERDUCI

E’stato presentato sabato 14 Giugno, nella fantastica cornice ice del salone Magna Grecia del ristorante-gour gourmet L’Accademia situato sul lungomar ngomare Cicerone di Lazzaro, l’ultimo volume lume de dello storico lazzarese Saverio Verduci. Alla manifestazionee di presentazione pr sono intervenuti il sindaco indaco di Motta San Giovanni ing. Paolo Lagana Lagana’, il vicesindaco avv. Giuseppe Benedetto, edetto, l’assessore l alla P.I. e alle politiche sociali Carmela Latella, il dott. Sebastiano o Stranges Stra Ispettore Onorario della Soprintende rintendenza ai Beni Archeologici della Calabria, abria, la dott.ssa Sara Crea in rappresentanza ntanza dell’associazione culturale Athena, a, il dott. d Salvatore Bellantone della Disoblio Edizioni E che ha curato la pubblicazione azione del d volume, la dott.ssa Antonella Repaci studiosa s di numismatica e di archeologia, eologia, il dott. Natale Zappalà ricercatore,, il dott. Franco Tuscano direttore del Centro ro Documentazione Docum del parco Archeoderi dii Bova M.na. M


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Passando in rassegna le principali prin fonti documentarie, onomastiche, stiche, toponomastiche, epigrafiche ed archeologiche ologiche, l'opera mette a fuoco le più celebri lebri pag pagine della storia antica svoltesi nel territorio ritorio di d Leucopetra, l’odierna Lazzaro, nel periodo greco e romano, evidenziando il ruolo cruciale della città sul piano politico, economico, mico, m militare, culturale, e la sua vocazione cosmopoli smopolita.L’antica città di Leucopetra infatti, tti, ha ri ricoperto un ruolo di quanto mai fondamentale mentale importanza nello svolgimento di tanti anti avvenimenti avv sociali, politici e militari che hanno segnato se la storia antica di questa parte rte di penisola pe affacciata sulle splendide acque dello Stretto.Il St volume di Saverio Verduci quindi ssi prefigge, come scopo essenziale, quello uello di riportare alla luce tali avvenimenti enti a molti purtroppo sconosciuti prima chee l’oblio del tempo li cancelli definitivamente mente con c l’auspicio di portare le moderne generazio enerazioni a comprendere l’importanza del passato e la necessità di conoscere la propriee radici. radici.Dopo i saluti iniziali di Sara Crea ea che ha sottolineato l'importanza del libro ro di Verduci Ve per la valorizzazione delle risorse del territorio di Lazzaro, Natale Zappalà alà ha chiarito ch i nodi cruciali della storia greca reca avve avvenuta nell'antica Leucopetra, delineati ti tutti nell'opera dello stesso Verduci.Paolo olo Laganà si è complimentato con l'autore di Leucopetra, sottolineando comee il libro sia un'ulteriore conferma della passione ione con cui Saverio Verduci opera da tantissimi ntissimi anni affinché la storia della città venga nga fuori fuor e sia conosciuta dai suoi cittadini e dai turisti, mentre Antonella Repaci ha spiegato i momenti decisivi della storia romana ana tenutasi ten nella città di Leucopetra, evidenziandon ziandone il ruolo centrale nel corso dell'Impero.

Giuseppe Benedetto ha man manifestato la sua felicità per Saverio Verduci, Verdu in quanto la pubblicazione del suo o libro su Leucopetra è il giusto riconoscimento ento per pe il suo operato, teso a mettere in evidenza videnza la lunga e bella storia della città, à, elencandone elenc tutte le informazioni attualmente ente accertate, acc invece Franco Tuscano ha sottolineato sottoline come il libro di Saverio Verduci sia così di ricco di contenuti storici, toponomas onomastici, epigrafici e archeologici da dimostrare ostrare come la storia del territorio lazzarese zzarese sia un gioiello all'interno della storia a plurimillenaria plurimi reggina.


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Carmela Latella ha detto etto che il libro su Leucopetra rappresenta per er i cittadini citta il punto di partenza per cominciare are a riappropriarsi ria della propria identità, mediante mediant lo studio e la conoscenza di tutti i reperti passati in rassegna dall'autore, mentre entre Tino T Praticò ha definito l'opera di Saverio averio V Verduci un'iniezione di cultura di cui i citt cittadini lazzaresi avevano bisogno per conosce conoscere e valorizzare la storia della città.Salvat à.Salvatore Bellantone ha chiarito come l'opera era su Leucopetra si sposi perfettamente con on la collana co Clio della casa editrice Disoblio, o, che si concentra nella riscoperta della storia locale lo e, infine, Saverio Verduci ha spiegato le numerose difficoltà che ha dovuto affrontare per svolgere una ricostruzione zione de dettagliata e precisa dei reperti presenti nel territorio della città e ancora purtroppo troppo poco conosciuti.La presentazionee si è conclusa con l'accensione della lanterna terna della de Disoblio, che ha iniziato a irradiare iare la ccittà di Lazzaro (Leucopetra) in maniera era nuova, nuov con la luce della sua storia antica.

SAVERIO VERDUCI storico e giornalista divulgatore, divulgat è studioso di storia antica e medievale medieva e si occupa principalmente della ricostruzione ricostru delle vicende storiche del territorio erritorio reggino e, in particolar modo, di Leucopet eucopetra (Lazzaro), dove egli vive. Nel 2006 06 si laurea lau in Lettere Moderne presso la Facoltà acoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Stu Studi di Messina, con la tesi La Calabria a nello spazio s mediterraneo in epoca romana. na. Prod Produzioni, rotte e commerci. Nel 2007 e nel 2010 20 consegue presso la medesima a Facoltà due Corsi di Perfezionamento post-laurea laurea, uno in Storia e Filologia: dall’antichità chità all’età all’ moderna e contemporanea, con la tesi: I rapporti commerciali tra la Sicilia e le provincie pro orientali in epoca tardoantica,, l’altro in i Studi storico-religiosi. Nel 2011 consegue onsegue il Master di II° Livello presso la Scuola ola di Alta A Formazione in Architettura e Archeolo rcheologia della Città Classica dell’Università tà Mediterranea Medit di Reggio Calabria, con la tesi Rhegion Rhe fra Atene e Dionisio I. Nello stesso sso anno collabora in qualità di stagista ad un progetto prog di ricerca, gestione, catalogazione zione e divulgazione del patrimonio io stor storico-archivistico dell’Arciconfraternita Maria SS. S Monte Carmelo – Museo di Storia ria e Art Arte sacraAngelo Versace di Bagnara Calabra. alabra. Nel 2014, insieme ad A. Cario e A. Repaci, vince il Premio Letterario Metauros con l’op l’opera di critica storico-letteraria Rocco co Giuseppe Giuse Tassone – Cavaliere dell’Ordine al Merito Mer della Repubblica Italiana – un n uomo, un poeta, un intellettuale (Irda). Attualme ttualmente cura alcune pagine di storia locale e archeologia in alcune testate giornalistich rnalistiche on-line tra cui Grecanica.com, Lazzaroturistica.it, Lazz Costaviolaonline.it e collabora inoltre con la rivista di studi storici Cesar. Cesar


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Par Parlando di … A Alessia Mainelli Nasce il 4 Agosto sto 1991 a Cinquefrondi vive a Cosenza, studia archeologia presso esso l’università l’un UNICAL. Esordisce nel mondo dell’indag ll’indagine archeologica mediate l’esperienza maturata maturat presso il parco archeologico di Taureana, eana, area ar archeologica di Castel Monardo onardo e Fori Imperiali.

Daniela Ferraro Nata a Locri (RC) ha conseguito la laurea in lettere classiche Na lassiche presso p l’Università deg Studi di Messina , vince un concorso a cattedre per degli er le scu scuole medie , presta serviz presso l’IPSIA di Locri. Dal mese di Agosto 2012 collabora servizio collabo con la rivista La Rivier (Siderno) con una rubrica intitolata “Messaggi nel Riviera el tempo”. temp In particolare, durante il suo insegnamento presso le scuole medie, ie, ha cu curato la stesura del sogg soggetto e della sceneggiatura di un film interpretato poi da alunni a e insegnanti dal titolo " Tonino come sta?", diversi testi di documentari entari relativi r al territorio del Locride e, per intero, la realizzazione di un lavoro della ro teatra teatrale dal titolo "Sulla scia della cometa", in versi e musiche, rappresentato ato a La Lamezia Terme e poi finalis a Chiusi all'interno del concorso per scuole medie finalista ie "Ragazzi "Raga in gamba". Ha par partecipato solo ad alcuni concorsi letterari, uno di narrativa arrativa ( xxiv edizione del gra Premio di Pompei) ottenendo il terzo posto e altri gran ri di poesia poe ottenendo, per ognuno di essi, un riconoscimento: " Riviera dei Cedri", i", Calabria Calab 79 ( menzione d'on d'onore), Premio” Vivarium”( Catanzaro) nel 2011( sesto sto posto posto), “Il Federiciano" 2011, il Premio "Vivarium" 2012 , e il Premio “Alda a Merin Merini” 2013( menzione d'on d'onore per ognuno), Premio letterario “Città di Montebello ebello –Edward Lear” 2013 (menzione speciale). Con il suo video poetico “Selena”,è na”,è stata sta anche finalista presso l’Epizefiri Festival nella sezione “cortometraggi”. Nel 2011 ha pubblicato la prima raccolta di liriche, “Icaro” con la casa editrice Rupe pe Mutevole Mute e, nel 2012, il mio secondo sec libro di liriche, “Cerchi concentrici”( Sul cadere ere dell’alba) dell’a Aletti ed. che ha ottenuto nel settembre 2013 il premio speciale della ella critic critica presso il Premio Lettera Europeo di“Massa, città fiabesca di mare e dii marmo "VII edizione 2013 Letterario e il terzo premio al concorso nazionale “Citta’ d di Parete”ed.2013.


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Pa Parlando di … Ma arika Modaffari Nasce il 12 Dicembre 1992 a Gioia Tauro e vive a Cosenza, studia Scirnze della Formazione presso esso l’un l’università UNICAL. Esordisce nel el mondo mond della scrittura con il libro dall nome LUMINA L NOCTIS, inoltre collabora come scrittrice per la rivista Gesù esù risolto ris di Cosenza.

Felice Delfino. Nato il 04 Ottobre del 1979 a Oppido Mamertina (Rc), ha conseguito nel 2009 il Magistero agistero presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose "Mons. Zoccali" cali" di R Reggio Calabria. Ha insegnato per duee anni re religione e cultura storico-sociale presso la Do.Mi. Mi. di Vi Villa San Giovanni ed ha collaborato con alcune riviste storico-culturali locali pubblicando articoli oli religiosi religi per la rivista dell'Associazione Mariana "Amici di Fatima" Fatim di Rosalì (Rc), ma anche articoli e saggi storici s con alcune riviste cartacee e online tra cui costaviola co online. Appassionato da anni nni alla storia s ebraica ha preso parte a diversi convegni incentrati ntrati su sugli ebrei reggini (nel 2011 al Palazzo della Provincia incia di Reggio R Calabria, evento organizzato dalla Fi.da.pa di Rc, insieme in con l'avv. Franco Arillotta e con lo storico Natale atale Zappalà; Za nel 2012 nella conferenza presso la sez.UNLA NLA di A Arghillà Gallico). Ha pubblicato nel 2013, 013, con la casa editrice Disoblio blio di B Bagnara Calabra, l libro "La presenza ebraica ica nella storia reggina". Attualmente ente vive viv a Catona (Rc).


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Uomi di Cultura Uomini

Salvatore Settis ha diretto a Los Angeles ngeles ili Gett Research Institute (1994-99) e a Pisa la Scuola Normale Superiore uperiore(1999-2010).E’ stato presidente del Consiglio. Consigli Superiore dei Benii Cultura Culturali (2007-2009) members di European n Research Resear Council. I suoi interessi ressi di ricerca includono temi di storia dell'arte 'arte antica ant (Saggio sull'Afrodite ite Uran Urania di Fidia , Pisa 1966; La Colonna Traiana raiana , Torino 1988;Laocoonte. Fama e sstile , Roma 1999; Le pareti ingannevoli. voli. La Villa V di Livia e la pittura dii giardino giardin , Milano 2002; Artemidoro. Un papiro apiro dal I al XXI secolo, Torino 2009) 9) e pos post-antica (La «Tempesta» interpretata. ta. Giorgione, Giorg i committenti, il soggetto ggetto , Torino 1978; Artisti e committenti tra Quattro Quat e Cinquecento, Torino no 2010), 2010) nonché di orientamento e politica culturale cultural (Italia S.p.A. - L'assalto all patrimonio patrim culturale , Torino 2002; Futuro del “cla “classico”, Torino 2004; Battaglie taglie senza sen eroi. I beni culturali fra istituzioni ni e prof profitto, Milano 2005; Paesaggio saggio C Costituzione cemento. La battaglia per er l’ambiente l’amb contro il degrado civile,, Torino To 2010). Ha scrito inoltre Azione popolar popolare. Cittadini per il bene ne comune,Torino comun 2012. Ha curato alcune opere pere coll collettive, fra cui Memoria dell'Antic ell'Antico nell'arte italiana , voll. 1-3, Torino o 1984 1984-86, Storia della Calabria antica , Roma Rom 1987-1991, Civiltà dei Romani , Milano 19901 1994, I Greci. Storia, ia, arte, cultura, società , voll. 1-6, Torino 1995-2002 2002. Per l'editore Panini dirige rige la collana co Mirabilia Italiae . E’ membro dell’Accademia dell’Acc dei Lincei, dell’Accademia cademia delle Scienze di Torino, dell’Istituto Veneto, dell’American Philosophic losophical Society di Philadelphia, dell’American rican Academy Aca of Arts and Sciences e delle Accademie A di Francia, di Berlino, di Baviera e del Belgio. Ha tenuto le Isaiah Berlin Lectures all’Ashmolean Museum seum di Oxford O e le Mellon Lectures alla National Na Gallery di Washington, e ha avuto la Cátedra del Museo del Prado do a Ma Madrid. E’ presidente del Consiglio Scientifico entifico del Louvre.


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Novità dal … Ostia,scoper a,scoperto mausoleo del el III se secolo Con iscrizio iscrizioni terribili e maledizio aledizioni…

Il sepolcro di un fanciullo anciullo inserito in una struttura a tamburo mburo era er protetto da iscrizioni rizioni terribili contro profanatori e sacrileghi crileghi Un mausoleo a tamburo uro esagonale, esag che ricorda quello di Cecilia Metella ssull'Appia ma dalle dimensioni molto to più ridotte, rid è venuto alla luce a Ostia Antica ica nel co corso di una campagna di scavo condotta ondotta dalla Soprintendenza archeologica insieme con i ragazzi del “The american institute te for roman ro culture”. Il cantiere si trova nell Parco dei d Ravennati, a metà strada tra la Cattedrale ttedrale di Sant'Aurea e Porta Romana di Ostia. stia. Al ssuo interno sono state recuperate una decina d di sepolture appartenute a una famiglia iglia di n nobili benestanti dell'epoca tra il III ed il IV secolo seco dopo Cristo. Nel mausoleo è stata ta scoperta scope una tomba di un bambino coperta a da una lastra di piombo con una maledizione: one: un messaggio m terribile per i profanatori ri e magico m per i nemici del defunto. «All'interno 'interno del d muro perimetrale che conteneva eneva il sepolcro s – segnala Paola Germoni della ella Sop Soprintendenza di Ostia – abbiamo trovato ato su una un tomba di un bimbo una lastra in piombo con il foro di un chiodo le cui caratteristiche istiche ci fanno chiaramente comprendere che he si trattava tra di un supporto scrittorio a protezione protezion del corpo del bambino. Su questo o suppor supporto scrittorio venivano lanciate terribili ribili maledizioni ma contro i profanatori della tomba, a auspici di gravi malattie e di morte con on dolore nei confronti dei sacrileghi». http://www.ilmessaggero.it/ROM ro.it/ROMA/CRONACA/ostia_scoperta_tomba_mausol ausoleo_maledizioni/notiz ie/802730.shtml#fg-slider-auto auto-74354


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Ita Concorsi Italia Concorso 5 allievi R Restauratori - Istituto per Restauro e Conservazione Conser del Patrimonio Archivistico e Librario http://www.archeojobs.com jobs.com/annunci/detail/concorso-5-allievi-restaura restauratori-istitutoper-restauro-e-con conservazione-del-patrimonio-archivistico-e-libr librario

9 posti Dottorato torato in "Culture d'Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee" Università di Trento http://www.archeojobs.co ojobs.com/annunci/detail/9-posti-dottorato-in-cultu culture-deuropaambiente biente-spazi-storie-arti-idee-universita-di-trento

19° Concorso orso Nazionale Naz d’Arte Contemporanea di pittura ittura e ffotografia http://www.satura.it/e tura.it/eventi/1066/SATURARTE%20EDIZIONE%2020 E%202014.html

“ APOLLO O DIONI DIONISIACO” : l’edizione A.A 2014 del premio emio acc accademico intern internazionale di poesia e arte contemporanea ranea ht http://www.accademiapoesiarte.it/

Concorso rso fotog fotografico sul patrimonio e sulle tradizioni oni “ CULTURAL CUL SNAPSHOT” http://www.linkarte.it/news/?ID=8372


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