310 / 2014
(conv. in L. 27.02.2004 n°46) art. 1,comma 1, LO/MI – ISSN 1828-0560
Poste Italiane spa – Sped.in A.P. – D.L. 353/2003
anno 52 – year 52 trimestrale – trimester €14
Nuova Luce per la Cappella Sistina Lighting Designers Made in italy Architetture hardware Electronic landscape
EXPO 2015 Milano come non l’avete mai vista
Dal 1908 a EXPO 2015, l’Italia sceglie Fivep e il suo prodotto Kalos per l’evento più importante
illuminiamo oggi il mondo di domani.
TARGA MIMETISMO LUMINOSO by R. Fiorato - F. Pagliarini
Targa è un apparecchio da parete perfetto per l’illuminazione architettonica di edifici di uso pubblico, complessi alberghieri, facciate e aree commerciali. Disposto ad una altezza di 4 metri da terra, ogni apparecchio Targa garantisce un’eccezionale qualità della luce e,
grazie all’utilizzo di sorgenti LED di ultima generazione, permette di progettare mantenedo interdistanze elevate tra i singoli apparecchi. Inoltre, può essere rivestito con i più svariati materiali usati nell’edilizia moderna, per un effetto mimetico davvero sorprendente.
Prisma Architectural è un brand di Performance in Lighting S.p.A.
www.performanceinlighting.com
MADE IN ITALY
ITALO ha già una nuova storia da raccontare: quella di Torino.
C o m e M i l a n o , a n c h e To r i n o s i a f f i d a a l l a t e c n o l o g i a d i p u n t a d i AEC Illuminazione per la nuova illuminazione pubblica a LED della città. Questo straordinario progetto di oltre 45.000 punti luce, consentirà all’Amministrazione pubblica di realizzare significativi risparmi economici ed energetici. La nostra chiave vincente? Soluzioni ad altissima efficienza e dall’impeccabile Design.
LOREM IPSUM DOLOR SIT
STAMPA IN QUADRICROMIA CYAN 100% MAGENTA 72% YELLOW 0 NERO 18%
STAMPA IN PANTONE CON ARGENTO pantone 280
www.aecilluminazione.it 2
NERO 35%
LUCE 310
ARGENTO pantone 877
Reverberi: innovazione nella SMART CITY
TECNOLOGIE ALL’AVANGUARDIA PER CITTÀ INTELLIGENTI LTM: SENSORE LUMINANZA/TRAFFICO e condizioni metereologiche Reverberi Enetec investe nella “Computer vision” e lancia il sensore LTM. Misura della luminanza della strada monitorata, del flusso di traffico e delle condizioni meteo debilitanti, in particolare strada bagnata, nebbia, neve. Informazioni che, trasmesse ai sistemi della gamma Reverberi ed Opera, permettono la regolazione in tempo reale ad anello chiuso del flusso luminoso. I test field hanno dimostrato potenzialità di risparmio energetico dell’ordine del 30%, ed aggiuntive al 25%-35% conseguibili con dispositivi di regolazione basati su cicli orari. • Conforme alla UNI 11248 e CEN 13201 parte 3 sui sensori di luminanza • Criteri Ambientali Minimi (CAM) di acquisto della Pubblica Amministrazione del 23/12/2013
UNIONE EUROPEA
UNIONE EUROPEA
Reverberi Enetec srl - info@reverberi.it - Tel 0522-610.611 Fax 0522-810.813 Via Artigianale Croce, 13 - 42035 Castelnovo né Monti - Reggio Emilia
www.reverberi.it
4
LUCE 310
LOREM IPSUM DOLOR SIT
SMARTCITY – qualsiasi piattaforma, ovunque * Utilizza l’esperienza per accedere a: • Consulenza sulle migliori pratiche di progettazione per ottenere la massima efficienza energetica in più di 50 aree applicative • Indicazioni su come risparmiare energia utilizzando i 15 modelli sviluppati da Thorn per rendere facile l’illuminazione ad alta efficienza energetica • Dettagliate informazioni sulla gestione dell’illuminazione in modo da poter ottenere il massimo risparmio energetico • Suggerimenti e informazioni sempre aggiornate su prodotti esistenti e nuovi e sulle migliori soluzioni per ogni specifica applicazione * È richiesta una connessione a Internet. Compatibile con i sistemi operativi Windows, iOS e Android.
SMARTCITY
Accendi il paesaggio urbano con il nostro strumento interattivo
11
19 20
25 12
4
1
7
23
6
5 21
26
3
18
14 8
22 9
2
15
13
10
17
16 24
R2L2 Una famiglia completa di apparecchi stradali all’avanguardia della tecnologia LED per offrire eccellenti prestazioni illuminotecniche in grado di coprire tutte le applicazioni • Tre misure • Undici distribuzioni luminose • Tutte le applicazioni stradali da S5 a ME1
Prova l’esperienza SMARTCITY oggi: www.thornlighting.it/smart_city
• Adatto per il funzionamento a temperatura compresa tra -25 ° C e +50 ° C, R2L2 è progettato per ogni Paese e disponibile a livello globale
LUCE 310
LOREM IPSUM DOLOR SIT
• Un design convincente
5
LUCE
Rivista fondata da AIDI nel 1962 Magazine founded in 1962 by AIDI
Direttore responsabile Editor-in-chief
Silvano Oldani silvano.oldani@rivistaluce.it
Vicedirettore Deputy Editor
Mauro Bozzola
PROGETTO GRAFICO Graphic DESIGN
Valentina Ascione, Onofrio Magro
photoeditor
Luce Della Foglia
Collaboratori Contributors
Matilde Alessandra (New York), Laura Bellia, Mario Bonomo, Andrea Calatroni, Jacqueline Ceresoli, Carlo D’Alesio, Arturo dell’Acqua Bellavitis, Eleonora Fiorani, Pietro Mezzi, Fulvio Musante, Alberto Pasetti, Gianni Ravelli, Maurizio Rossi Anna D’Auria, Sara Matano
Redazione Editorial staff
Via Monte Rosa 96, 20149 Milano T +39 02 87389237 F +39 02 87390187 redazione@rivistaluce.it
Editore Publisher
Presidente Chairman Gianni Drisaldi
Anno / Year 52 – 2014
310 / 2014 anno 52 – year 52 trimestrale – trimester €14
Lighting Designers Made in italy La Cappella Sistina: Luce nella nuova luce Architetture hardware Electronic landscape
Poste Italiane spa – Sped.in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n°46) art. 1,comma 1, LO/MI –ISSN 1828-0560
Segreteria Administration
Dicembre 310
Vice Presidente Deputy Chairman Dante Cariboni
Pubblicità e PROMOZIONE Advertising & PROMOTION
Mariella Di Rao T +39 3357831042 mdirao@rivistaluce.it
Servizio abbonamenti Subscription T +39 02 87389237 abbonamenti@rivistaluce.it
Un numero One issue € 14,00
COLOPHON
L’abbonamento può decorrere da qualsiasi numero The subscription may start from any number
6
Pagamento contrassegno contributo spese di spedizione € 2,00 Payment on delivery, shipping fee of € 2.00
COVER PHOTO Electronic landscape © Courtesy Luigi Bussolati, 2013
Vedute extraurbane, visionari paesaggi inscritti nella luce: nelle schede elettroniche dei computer c’è il DNA della nostra epoca digitale, il cuore-password tecnologico di memoria delle cose e dell’architettura del XX secolo.
posta ordinaria postal mail
Abbonamento annuale Estero Yearly subscription Foreign countries 4 numeri / 4 issues € 98,00
posta ordinaria postal mail
Posta prioritaria priority mail
Abbonamento annuale Italia Yearly subscription Italy 4 numeri / 4 issues € 56,00
Europa / Paesi Mediterranei Europe/ Mediterranean countries € 132,00 Africa / America / Asia / Oceania € 144, 00
Modalità di pagamento Payments
Banca Popolare di Sondrio - Milano IBAN IT58M0569601600000010413X67 c/c postale / postal current account n. 53349205
Stampa Printer
Faenza Printing Industries, Milano
Distribuzione in libreria Bookshop distribution
Joo distribuzione, Milano
© LUCE - ISSN 1828-0560
Copyright AIDI Editore, via Monte Rosa 96, Milano Registrazione presso il Registro della stampa del Tribunale di Milano n. 77 del 25/2/1971 Repertorio ROC n. 23184 Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
La riproduzione totale o parziale di testi e foto è vietata senza l’autorizzazione dell’editore. Si permettono solo brevi citazioni indicando la fonte. In questo numero la pubblicità non supera il 45%. Il materiale non richiesto non verrà restituito. LUCE è titolare del trattamento dei dati personali presenti nelle banche dati di uso redazionali. Gli interessati possono esercitare i diritti previsti dal D.LGS. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali presso T +39 02 87390100 - aidi@aidiluce.it The total or partial reproduction of text and pictures without permission from the publisher, is prohibited. Only brief quotations, indicating the source, are allowed. In this issue, the advertisement does not exceed 45%. The unsolicited material will not be returned. LUCE is the controller of the personal data stored in the editorial databases. Persons concerned may exercise their rights provided in Legislative Decree 196/2003 concerning protection of personal data by : T +39 02 87390100 - aidi@aidiluce.it
LUCE 310
8 056457 280504
Consiglio Board Chiara Aghemo, Roberto Barbieri, Aldo Bigatti, Claudio Bini, Raffaele Bonardi, Paolo Di Lecce, Lorenzo Fellin, Marco Frascarolo, Riccardo Gargioni, Fulvio Giorgi, Giuseppe Grassi, Adolfo Guzzini, Letizia Mariani, Luca Moscatello, Marco Pollice, Lorella Primavera, Giovanni Roncan, Gianpaolo Roscio, Margherita Süss, Alessia Usuelli.
CREDITS
Contributi Contributors Matilde Alessandra, Mauro Bozzola, Andrea Calatroni, Daria Casciani, Jacqueline Ceresoli, Paolo Di Lecce, Eleonora Fiorani, Marco Frascarolo, Remo Guerrini, Pietro Mezzi, Monica Moro, Fulvio Musante, Andrew Peterson, Maurizio Rossi, Oscar Santilli, Luigi Sardella, Andrea Siniscalco, Pietro Stocchi, Claudio Vallaro FOTOGRAFI PHOTOGRAPHERS Leslie Artamonow, R.Aupy, Hedrich Blessing, Didier Boy de la Tour, Luigi Bussolati, Michele Calacero, G.Capone, Lucia Carretero, Roberta De Palo, G.Del Gatto, Luis Diaz, Matteo Girola, Steve Hall, Carlo Alberto Mari, Nick Merrick, Giorgio Possenti, Barbara Radice, Alfredo Salazar, Hagen Sczech, Marcos Vinals Bassols TRADUTTORI TRANSLATORS Sthepanie Carminati, Monica Moro, Alessia Pedace Grazie A THANKS TO Paola Albini, Massimo Anselmi, APIL, Archivio Centro Studi Poltronova, Archivio Ettore Sottsass, Barbara Radice, Dallas Office of Cultural Affairs, Fondazione Franco Albini, Galleria d’Arte Moderna di Verona, Governatorato Stato Città del Vaticano, Lighting Art Gallery Co. Ltd Tokyo, Maison Missaglia, , N.Y.F.O.L New York, Politecnico di Milano, Antonio Paolucci, Stilnovo Italia, Triennale di Milano
Summary
EDITORIALE Il nostro futuro siamo noi
14
di Silvano Oldani LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY Susanna Antico: Professione, non improvvisazione di Silvano Oldani
EDITORIAL We are our future by Silvano Oldani LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY
17
Susanna Antico: profession, not improvisation by Silvano Oldani
Filippo Cannata Racconti da scrivere di Silvano Oldani
22
Filippo Cannata Tales to be written by Silvano Oldani
Luce, penombra e buio. La tavolozza di Alessandro Grassia di Mauro Bozzola
27
Light, half-light and darkness. The palette of Alessandro Grassia by Mauro Bozzola
Bianca Tresoldi La luce, un amore a prima vista di Andrea Calatroni
31
Bianca Tresoldi Light, love at first sight by Andrea Calatroni
SPECIALE CAPPELLA SISTINA
Nuova luce per la Cappella Sistina di Marco Frascarolo
35
CORRESPONDENCE FROM NEW YORK curated by Matilde Alessandra
CORRISPONDENZA DA NEW YORK
a cura di Matilde Alessandra New York Festival of Light
SPECIAL THE SISTINE CHAPEL New light for the Sistine Chapel by Marco Frascarolo
41
New York Festival of Light LIGHT ART curated by Jacqueline Ceresoli
LIGHT ART
a cura di Jacqueline Ceresoli Electronic Landscape. Luigi Bussolati
44
Electronic Landscape. Luigi Bussolati
Dipingere con luce Miraggio di Deda Barattini di Eleonora Fiorani
48
Painting with light Deda Barattini’s Miraggio by Eleonora Fiorani
LIGHTING DESIGNERS MONDO by Andrew Peterson
LIGHTING DESIGNER WORLD by Andrew Peterson
Tapio Rosenius Giorno non significa luce, ne notte comporta oscurità
50
Tapio Rosenius Day doesn’t mean light, nor night entail darkness
Koert Vermeulen I buoni progetti hanno bisogno di buoni clienti
55
Koert Vermeulen Good projects needs good clients
Robert Shook Quanto devono essere morbide le ombre?
60
FONDAZIONI La fondazione Franco Albini di Silvano Oldani
65
Robert Shook How soft are the shadows?
SPECIALE SMART CITY
Illuminazione pubblica smart. La lunga marcia di Pietro Mezzi
69
FOCUS PMI#9 a cura di Mauro Bozzola e Andrea Calatroni Neri. Luce, ghisa e smart city I MAESTRI Ettore Sottsass. Lampade quasi senza disegno di Andrea Calatroni TEATRO URBANO Ingo Maurer La magia della luce e del colore a Esch-Belval di Silvano Oldani I MUSEI ILLUMINATI Verona. La nuova Galleria d’Arte Moderna. L’incontro con Gianni Forcolini di Silvano Oldani RETAIL Maison Missaglia. Raffinati teatri minimali di Monica Moro CASE HISTORY LUCE URBANA La gestione integrata nel comune di San Severo di Paolo di Lecce e Luigi Sardella Ponte Vecchio a Firenze di Claudio Vallario Una nuova luce per Vilminore di Scalve di Pietro Stocchi, Remo Guerrini RICERCA New Light Vision di Daria Casciani, Fulvio Musante, Maurizio Rossi, Andrea Siniscalco
SPECIAL SMART CITY Smart public lighting. The long march by Pietro Mezzi FOCUS PMI#9 curated by Mauro Bozzola and Andrea Calatroni
74
78
82
85
Neri Lighting, cast iron and smart city THE MASTERS Ettore Sottsass Lamps almost without design by Andrea Calatroni URBAN THEATRE Ingo Maurer The magic of light and colour at Esch-Belval by Silvano Oldani
THE MUSEUMS ILLUMINATED Verona. The new Gallery of Modern Art. Meeting with Gianni Forcolini by Silvano Oldani
90
RETAIL Maison Missaglia. Minimalistic theatres by Monica Moro
94
CASE HISTORY STREET LIGHTING The integrated management in San Severo Municipality by Paolo di Lecce e Luigi Sardella
98 102
105
Ponte Vecchio in Florence by Claudio Vallario A new light for Vilminore di Scalve by Pietro Stocchi, Remo Guerrini RESEARCH New Light Vision by Daria Casciani, Fulvio Musante, Maurizio Rossi, Andrea Siniscalco
Il LED, sorgente di luce digitale di Oscar Santilli
110
Leds, digital lighting source by Oscar Santilli
PANORAMA
116
OVERVIEW
FOUNDATION The Franco Albini foundation by Silvano Oldani
SOMMARIO
Sommario
LUCE 310
7
LE AZIENDE INFORMANO pubbliredazionale
Una nuova luce “intelligente” per il Comune di Cagliari
Un intervento di illuminazione, realizzato da Gemmo SpA con le soluzioni Philips, che ha portato a un risparmio energetico del 60% e a una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 4.500 tonnellate l’anno
U
n’importante sfida ha coinvolto la città di Cagliari: riqualificare un rilevante lotto di punti luce e generare un significativo risparmio energetico. L’intervento di illuminazione “intelligente” sul Comune, realizzato con soluzioni Philips, risponde alla crescente esigenza di progetti coerenti con l’approccio Smart City, orientato sempre di più ad un’intelligenza cittadina e sociale che favorisca l’organizzazione del tessuto urbano e un’ottimizzazione delle risorse e della qualità dei servizi. In questo caso, la tecnologia LED di Philips e la portata dell’intervento, con un’installazione di 8.000 punti luce rispetto ai 9.000 punti luce gestiti da Gemmo, hanno permesso di raggiungere un risultato illuminotecnico unico in termini di riduzione dell’impatto energetico ed economico. L’intervento di riqualificazione di cui si è fatto carico Gemmo è stato realizzato sui pali esistenti dei principali ingressi della città, con la copertura dell’asse mediano, delle zone residenziali e dell’area dello stadio Sant’Elia. Dai 250 watt delle precedenti soluzioni al sodio ad alta pressione installate, si è passati a 110 W,
con un consumo che è diminuito da 10 GWh a 3 GWh. L’adozione del LED ha generato un risparmio energetico del 60%, l’emissione di 4.500 tonnellate di CO2 in meno durante l’anno, insieme a una durata prolungata degli apparecchi illuminotecnici, senza interventi di manutenzione e sostituzione per l’amministrazione. Inoltre, il sistema di telecontrollo degli apparecchi Gemmo ha consentito di impostare con profili di dimmerazione la gestione della luce, abbassandola nelle ore notturne, e di monitorare costantemente l’utilizzo di energia ed eventuali guasti e disservizi in tempo reale, raggiungendo così un risparmio nei consumi. Le soluzioni Philips hanno garantito anche un importante impatto legato alla qualità dell’illuminazione. Grazie a una minore dispersione della luce verso l’alto e a una maggiore concentrazione dell’illuminazione in strada si è ridotto l’inquinamento luminoso. Il passaggio da una luce gialla al sodio a una luce bianca LED ha garantito, infatti, una miglior percezione della luce da parte dell’occhio umano e, quindi, una maggiore sicurezza sulle strade.
A new “smart” light for the City of Cagliari A lighting project, realised by Gemmo SpA with Philips solutions, which led to a 60% energy saving and to a CO2 emissions’ reduction equal to 4,500 tons per year. A major challenge has involved the city of Cagliari: to upgrade a significant parcel of lighting points and to generate a significant energy saving. The “smart” lighting project concerning the City, made with Philips solutions, addresses the growing need for projects consistent with the Smart City approach, which is more and more oriented on a civic and social intelligence that fosters the organisation of the urban fabric and an optimisation of resources and services’ quality. In this case, the Philips LED technology and the extent of the intervention, with an installation of 8,000 lighting points on the 9 thousands managed by Gemmo, have made possible to reach a unique lighting-technique result with regards to the impact’s reduction, both in energy and economic terms. The upgrade intervention, which Gemmo took charge of, was made on the existing poles of the main accesses of the city, with the coverage of the median axis, of the residential areas and of the area of the Sant’Elia stadium. The 250 Watts of the previous high-pressure sodium solutions have given way to the current 110 W, with a consumption that has decreased from 10 GWh to 3 GWh. The LED choice generated a 60% energy saving, 4,500 tons less of yearly CO2 emission, along with an extended life of the lighting fixtures, without works of maintenance and replacement for the administration. Furthermore, the remote control system of the Gemmo’s devices allowed to set the light management with dim-
ming profiles, lowering it at night-time, and to constantly monitor in real time the energy use and any failure and inefficiency, thus achieving a saving in consumption. The Philips solutions also provided a major improvement of the lighting quality. Thanks to a lower upward dispersion and to a higher concentration of the lighting in the street, the light pollution has been reduced. The transition from a yellow sodium light to a white LED light has guaranteed, in fact, a better perception of the light by the human eye and, therefore, a greater safety on roads. The installed Philips solutions:
Soluzioni Philips installate: Selenium LED all’interno della città Un apparecchio per l’illuminazione stradale estremamente efficiente, che offre oltre il 60% di risparmio energetico rispetto alle soluzioni convenzionali. La sua forma arrotondata si adatta perfettamente all'ambiente urbano. Gli apparecchi Selenium LED integrano la tecnologia LEDGINE, che garantisce una distribuzione efficiente della luce, con un'elevata uniformità e un'ottima qualità della luce. LEDGINE consente di aggiornare l’apparecchio nel corso degli anni, sostituendo le sorgenti per avere sempre massima efficienza e risparmio energetico. Luma per l’asse mediana Un apparecchio per illuminazione stradale con tecnologia REVOLED™ dotato di una chiara identità di design, che offre una soluzione “installa e dimentica” adatta a ogni tipo di applicazione. Pacchetto lumen, durata e profilo energetico possono essere adattati per creare la soluzione desiderata in termini di consumo energetico e risparmi. Luma può essere
programmato per mantenere il flusso dei LED su un livello costante predefinito nel corso della durata dell'apparecchio, aumentando la corrente operativa nel tempo in modo da compensare il deprezzamento dei lumen dei LED. Questo elimina il sovrailluminamento a inizio vita, rendendo possibili ulteriori risparmi. Per ottimizzare la distribuzione della luce in modo da adattarla alle diverse geometrie delle strade e/o alle restrizioni in termini di abbagliamento e inquinamento luminoso, l'angolo di inclinazione può essere facilmente regolato durante l'installazione. ClearWay Un apparecchio LED a ridotto investimento iniziale per l’illuminazione stradale, in grado di garantire qualità della luce ed efficienza energetica.
www.philips.it/newscenter
Selenium LED within the city An extremely efficient device for street lighting, which offers more than 60% energy savings than conventional solutions. Its round shape fits perfectly to the urban environment. The Selenium LED devices integrate the LEDGINE technology, which ensures an efficient distribution of light, with a high evenness and an excellent light quality. LEDGINE allows to update the device over the years, by replacing the sources in order to always have the maximum efficiency and energy saving. Luma for the median axis A road lighting luminaire with REVOLED™ technology featuring a clear design identity, which offers a solution “install and forget” suitable for every kind of application. Lumen package, durability and energy profile can be adapted in order to create the desired solution in terms of energy consumption and savings. Luma can be programmed to keep the LEDs’ flux on a pre-set constant level over the life of the device, by increasing the operational current over the time so as to compensate the lumens’ depreciation. This eliminates the supra-lighting at the beginning, thus enabling further savings. To optimize the distribution of light, in order to adapt it to the different geometries of roads and/or restrictions in terms of dazzlement and light pollution, the tilting angle can be easily adjusted during the installation. ClearWay A LED luminaire for street lighting able to guarantee, with a reduced initial investment, the quality of light and the energy efficiency.
LE AZIENDE INFORMANO pubbliredazionale
N
on si ferma l’impegno di Enel Sole per garantire ai cittadini una migliore qualità della luce in ogni contesto urbano. Si chiama Archilede Multiplace Technology ed è il nuovo dispositivo a LED presentato a Rimini in occasione della 18ma edizione di Ecomondo, la fiera dedicata al mondo del riciclo e delle energie rinnovabili. Con un design elegante e lineare, che riprende il concetto di lanterna rinnovandola, Archilede Multiplace Technology offre ai cittadini servizi di connessione WI-FI. I componenti elettronici sono completamente integrati nell’apparecchio e permettono oltre la connettività anche l’inserimento all’interno sistemi di telecontrollo capaci di monitorare e gestire a distanza ogni singolo punto luce integrandosi con tutti i servizi a valore aggiunto; tipici delle smart city. Archilede Multiplace Technology, adatto per essere installato in parchi, giardini, piazze e aree pedonali, va ad integrare la Gamma Archilede di Enel Sole, già composta da Archilede High Performance, Archilede Evolution e Archilede Special; i tre dispositivi a LED altamente performanti per lo più adatti per essere installati in strade a traffico veicolare e non, e dall’innovativa piattaforma
Enel Sole presenta il nuovo Archilede Multiplace Technology
di tele gestione Archilede Active Control che, attraverso la rilevazione dei dati di ogni singolo punto luce, permette di monitorare e gestire a distanza l’infrastruttura di illuminazione pubblica. Con il lancio di questo nuovo dispositivo prosegue il percorso di Enel Sole, iniziato nel 2009 con la prima release di Archilede, nella ricerca delle migliori soluzioni tecnologiche al servizio del cittadino e nel rispetto dell’ambiente. Tutti i dispositivi della gamma Archilede sono infatti studiati per ottenere il massimo risparmio energetico ed economico coniugato ad una elevata qualità della luce. Garantiscono un’eccellente resa cromatica contribuendo efficacemente alla riduzione dell’inquinamento luminoso. Dal 2009 d oggi sono stati installati oltre 200mila dispositivi della gamma Archilede in più di 1.600 comuni che hanno consentito circa 136 GWh di risparmio energetico complessivo. I dispositivi della gamma Archilede integrano l’offerta studiata da Enel Sole per i Comuni che va dalla gestione integrata del servizio di illuminazione pubblica, con la manutenzione degli impianti e la fornitura di energia elettrica necessaria, alla riqualifica degli impianti a costi competitivi e condizioni sostenibili.
Enel Sole introduces the new Archilede Multiplace Technology The commitment of Enel Sole to guarantee a better light quality in every urban context for the citizens does not stop. Its name is Archilede Multiplace Technology and it is the new LED device introduced in Rimini at the 18th edition of Ecomondo, the fair dedicated to the world of recycle and renewable energy. With an elegant and linear design, which recalls and modernizes the lantern's concept, Archilede Multiplace Technology offers to citizens WI-FI access services. Electronic components are completely integrated in the luminaire and in addition to allowing connection they also include remote control systems to manage each luminaire from a distance while integrating all the added values services; which is typical of smart cities. Archilede Multiplace Technology, suitable for the installation in parks, gardens, squares and pedestrian areas, broadens the Archilede Range by Enel Sole, which already includes Archilede High Performance, Archilede Evolution and Archilede Special; the three high performance LED devices are mainly apt for installation in streets with or without access of vehicles, and are characterized by the innovative platform of remote control Archilede Active Control which, through the collection of data from each device, allow to control and manage from a distance the public lighting system.
LE CARATTERISTICHE:
CHARACTERISTICS:
Due versioni: BASE che consente la programmazione per la dimmerazione stand-alone del flusso luminoso; PLUS che integra a richiesta il WI-FI, la regolazione avviene tramite un sistema di telecontrollo.
Two versions: BASE which can be programmed for the standalone dimming of the luminous flux; PLUS which supports on demand the WI-FI, it can be set up through a remote control system.
Risparmio energetico: dal 50 all’80 % Standard di sicurezza elevati: l’apparecchio è realizzato in classe II di isolamento Elevata resistenza meccanica: scocca esterna realizzata in alluminio pressofuso e schermo diffusore in vetro temprato Quattro tipologie di installazione: portato (braccio e testa palo), sospeso (braccio e tesata) Tre ottiche: ottica stradale asimmetrica e simmetrica, ottica rotosimmetrica Tre taglie di potenza: per ciascuna ottica Efficiente soluzione costruttiva: per una semplice sostituzione del vano ottico ed agevoli operazioni di manutenzione Elevata qualità della luce: eccellente resa cromatica, uniformità e assenza di dispersione verso l’alto del flusso luminoso. Temperatura di colore emessa Neutral White (4000K)
Energy saving: between 50 and 80 % High safety standards: the device is built with a class II insulation High mechanical resistance: external body made of die cast aluminum and diffusing shield made of tempered glass Four installing solutions: carried (bracket and pole head), suspended (bracket and head) Three optics: symmetric and asymmetric road optics, concentric optic Three power size: for each optic Efficient design solution: for a simple replacement of the optic compartment and easy maintenance operations High light quality: excellent colour rendering, uniformity and absence of luminous flux dispersion upwards. The emitted light's correlated colour temperature is Neutral White (4000K)
Punto di forza di Enel Sole è la capacità di elaborare proposte specifiche per le esigenze di ogni singola amministrazione che consentano risparmi consistenti per i Comuni ed elevati risultati in termini di efficienza energetica; proprio grazie alla sostituzione di lampade a bassa efficienza con sorgenti ai vapori di sodio ad alta efficienza e all’utilizzo dei dispositivi a LED della gamma Archilede. Questi ultimi, a parità di intensità luminosa e di ore di illuminazione, consentono di tagliare ulteriormente i consumi e di ridurre le emissioni della luce nelle ore in cui non è effettivamente necessaria.
Enel Sole Enel Sole è una società del gruppo Enel con oltre 180 milioni di euro di fatturato, più di 320 risorse distribuite sul territorio, che attualmente gestisce più di 2 milioni di punti luce in 3.750 Comuni. italiani. La società vanta una consolidata esperienza nel risparmio energetico e nella riqualifica di impianti di illuminazione pubblica, oltre che nella valorizzazio-
ne dei beni storici artistici, con oltre 1.200 interventi d’illuminazione artistica e di design, sia temporanea che permanente, in ambito nazionale e internazionale. Enel Sole, promuovendo una luce di qualità, vuole contribuire agli obiettivi globali di risparmio energetico, di sostenibilità economica, di riduzione delle emissioni di CO2 e dell'inquinamento luminoso.
Enel Sole Enel Sole is a society of the Enel group with a sales volume of more than 180 milions of Euros, more than 320 resources distributed on the territory, which at the present time manages over 2 millions luminaires in 3.750 Municipalities. The society has a firm experience in the field of energy saving and in the redevelopment of public lighting systems, in addition
to the enhancement of the historic and artistic heritage, with more than 1.200 artistic and design lighting installations, both temporary and permanent, in national and international contexts. Enel Sole, promoting light quality, aims to contribute to the global goals of energy saving, economic sustainability, CO2 emissions and light pollution reductions.
With the introduction of this new device the journey of Enel Sole in search of better technological solutions at the service of citizens and respectful of the environment, which started in 2009 with the first release of Archilede, continues. All the devices in the Archilede range are designed to achieve the maximum economic and energy saving together with a high light quality. They guarantee an excellent colour rendering and efficiently contribute to the reduction of light pollution. Since 2009 more than 200 thousands devices of the Archilede range were installed in more than 1.600 Municipalities and allowed a total energy saving of about 136 GWh. The devices of the Archilede range integrate the offer studied by Enel Sole for Municipalities which goes from the integrated management of public lighting, with the systems' maintenance and the supply of the necessary electricity, to the systems' renewal at competitive costs and sustainable conditions. Strong point of Enel Sole is the ability of developing specific proposals to fulfill the need of each administration and that allow remarkable savings for the Municipalities and high results in terms of energy efficiency; precisely thanks to the replacement of low efficiency lamps with high efficiency sodium vapour lamps and to the use of LED devices of the Archilede range. These devices, with an equal luminous intensity and operating hours, allow to further reduce consumptions and to reduce light emission during the hours where it is not actually needed.
LE AZIENDE INFORMANO pubbliredazionale
FIVEP illumina il verde di Milano per EXPO 2015
E
XPO Milano 2015 è un’Esposizione Universale, un processo partecipativo che intende coinvolgere attivamente numerosi soggetti attorno a un tema importante: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Dal 1 maggio al 31 ottobre 2015, oltre 130 Paesi partecipanti metteranno in mostra le tecnologie, l’innovazione, la cultura, le loro tradizioni; 184 giorni di evento e un Sito Espositivo sviluppato su una superficie di un milione di metri quadri per ospitare gli oltre venti milioni di visitatori previsti. Il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” attraversa la vita di tutti, tutti i giorni: così il cibo, il gusto, l’alimentazione, la sostenibilità vengono declinati con diverse voci e competenze, per stimolare la curiosità e la voglia di conoscere che da sempre muovono il mondo, per diffondere maggiore consapevolezza. La stessa che la Città di Milano ha fatto propria, impegnandosi in una delle più importanti riqualificazioni urbane d’Europa per garantire efficienza energetica ed eco-sostenibilità. Un progetto che si è tradotto in opere di ammodernamento delle vie di comunicazione, realizzazione di nuove aree pedonali e interventi di riqualificazione di tutte le aree verdi con la nuova illuminazione a tecnologia LED. Per la scelta del prodotto, A2A Reti Elettriche,
la società che assicura il servizio di distribuzione dell’energia elettrica a Milano, ha indetto una gara vinta da Fivep, società del gruppo Cariboni, con il prodotto KALOS. 22.000 nuovi corpi illuminanti a LED illumineranno gli storici parchi di Milano, le aree relax, le aree gioco e i percorsi ciclo-pedonali rendendo la città più luminosa e più sicura in vista dell’evento internazionale più importante del 2015. KALOS è un sistema d’illuminazione urbana progettato per alloggiare esclusivamente le più moderne e avanzate tecnologie LED, quale unica sorgente luminosa. Alta efficienza e bassi consumi le caratteristiche principali di questo sistema che garantiranno a Milano un risparmio energetico superiore al 60%. Disponibile sia nella versione testa palo sia a sospensione, Milano lo ha scelto nella configurazione testa palo con due tipologie di ottiche roto-simmetrica per l’illuminazione delle aree verdi e ciclabile-stradale per l’illuminazione dei percorsi ciclo-pedonali. Un prodotto dalla linea semplice, adatto per essere installato in una molteplicità di situazioni, nel rispetto del contesto storico-ambientale nel quale viene inserito. Un riconoscimento importante per il gruppo Cariboni che ha creduto e investito negli ultimi dieci anni nello sviluppo di moderne e
FIVEP lights up the Milan's greenery for EXPO 2015 EXPO Milan 2015 is an Universal Exposition, an interactive project which aims to actively involve many subjects in an important topic: Feeding the Planet, Energy for Life. From 1 May to 31 October 2015, more than 130 participating Countries will show their technologies, the innovation, their traditions; 184 days of duration and an Exhibition Site which stretches over a surface of a million square meters to host the over twenty millions expected visitors. The theme “Feeding the Planet, Energy for Life” crosses everyone's life, every day: in the same way food, taste, nutrition, sustainability are expressed with different voices and areas of expertise, to stimulate curiosity and the need to know that has always moved the world, to spread a greater awareness. The same awareness that the city of Milan made its own, committing itself to one of the most important urban requalification in Europe to guarantee energy efficiency and sustainability. A project that conveyed in modernisation of the communication routes, realisation of new pedestrian areas and requalification interventions of all green areas with a new LED technology lighting system. To choose the suitable product for this type of intervention, A2A Reti Elettriche, the society which ensures the electricity distribution service in Milan, announced a competition won by Fivep, a society of the Cariboni group, with the product KALOS. 22.000 new LED street lamps will light up
nuove tecnologie applicate alle sorgenti LED, sviluppando apparecchi d’illuminazione di altissima qualità. Apparecchi progettati, testati e prodotti in Italia. Una filosofia produttiva che si basa sul concetto della Qualità Totale, realizzato attraverso il controllo della filiera – rigorosamente Made in Italy – in ogni sua fase, attraverso processi di produzione automatizzati, con fasi di assemblaggio interamente realizzate con l’ausilio di robot antropomorfi, garantendo la ripetibilità dei montaggi, la verifica dei componenti, accurati controlli funzionali e di sicurezza sul 100% degli apparecchi al termine del processo di fabbricazione, garantendo un’elevata capacità produttiva giornaliera in grado di soddisfare richieste importanti in tempi brevissimi. Un prodotto “Made in Italy” per illuminare un grande evento internazionale. www.caribonigroup.com
Milan's historical parks, relax areas, playing areas and pedestrian and bicycle paths and they will make the city more bright and safe in prospect of the most important event of 2015. KALOS is a urban lighting system designed to accommodate only the most upto-date and advanced LED technologies, as the only lighting source. High efficiency and low consumptions are the main characteristics of this system which will guarantee to the city of Milan an energy saving of more than 60%. Available both in the pole head and suspended versions, Milan choose the pole head configuration with two types of concentric optics for the lighting of green areas and bicycle-street for the lighting of pedestrian and bicycle paths. A product with a simple line, suitable for the installation in many contexts, respecting the historical-environmental background where it is installed. An important reward for the Cariboni group which believed and invested in the development of modern and new technologies applied to LED light sources in the last ten years, developing high quality luminaires. Devices designed, tested and produced in Italy. A productive philosophy which is based on the concept of Total Quality, achieved through the control of the production chain – rigorously Made in Italy – in all its steps, through automated production processes, with assembly phases entirely carried out with the help of anthropomorphic robots, thus guaranteeing the repeatability of the assembly, the verification of components, accurate functional and safety controls on 100% of the devices at the end of the production process, thus guaranteeing a high daily production capacity able to satisfy important requests in short time. A “Made in Italy” product to lit a big international event.
Il nostro futuro siamo noi di Silvano Oldani
Cari Lettori, non vi nascondo che una certa stanchezza e una meno governata incoscienza, da qualche tempo, le sto percependo. Il tempo in cui stiamo vivendo non è semplice: lo confermano le analisi sulle aziende del settore, le difficoltà dei lighting designer e le notizie che leggiamo ogni giorno sulla stampa. Prospettive e scenari che non permettono d’inoltrarci in riflessioni accademiche quando nel Paese è in corso da parecchio tempo una crisi economica e politica che taglia investimenti e ricerca, e dove una buona parte delle risorse è stata indirizzata per anni verso costi burocratici e finalizzata al sostentamento di una parte non minoritaria di “non produttori”. E quando le difficoltà sono così visibili, le parole franche sono ancor più necessarie. Parole che da queste pagine, nei vostri confronti, non verranno mai meno, poiché comprendo la complessità delle cose e credo che solo con la franchezza sia possibile oggi confermare il proprio impegno professionale e culturale alla direzione di uno strumento di comunicazione degno di questo nome. Anche un’associazione o una rivista possono fare la loro parte, soprattutto se rappresentano, come nel caso di LUCE, una visione di modernità, di etica, di qualità, di professionalità. Come scriveva Tocqueville, solo quando i “corpi intermedi” della società svolgono la loro parte fino in fondo, un paese può progredire e svilupparsi, dando benessere e futuro ai suoi cittadini.
LOREM IPSUM DOLOR SIT
WE ARE OUR FUTURE Dear Readers, I will not conceal that I have been feeling, for some time now, a certain fatigue and a less governed unconsciousness. The time in which we are living is not an easy one: this is confirmed by the analyses on sector's companies, the difficulties of the lighting designers and the news that we read every day in the press. Prospects and scenarios that do not allow us to lose ourselves in academic reflections while, in the country, an economic and political crisis
14
LUCE 310
is in progress since a long time. A crisis that cuts investment and research, and that has reserved, for years, a good part of the resources to cover bureaucratic costs and support a non-minority “non-producing” part. And when difficulties are so visible, honest words are even more necessary. Words that from this very pages will never come less, since I do understand the complexity of things and I think that only with straightforwardness it is today possible to confirm its own professional and cultural commitment at the direction of a communication tool wor-
thy of this name. An association or a journal can do their part, especially if they represent, such as LUCE, a vision of modernity, ethic, quality, and professionalism. As Tocqueville wrote, only when the “intermediate bodies” of the society fully perform their part, a country can progress and develop, offering well-being and a future to its citizens. With no culture and no ability to distinguish between a good or a bad information, or between a friendly city and a decadent one, between a civil servant who is committed or a
good student and whoever is unwilling or indifferent - the interpretations may be multiple, affecting all activities and each of us; between what is done well and what is not, eventually, no distinction will be possible; not even between a good product and a bad product, or between a good project and a mediocre one. That day will be of mourning, not only for the Italian entrepreneurial world of the small and medium businesses, the backbone of our productive and social system, but for the whole country. In order to avoid this, it is now time to mantle
what we mean by Made in Italy with a more conscious and energetic vision than what we now mean when we talk about business. Good witnesses and prominent figures are many entrepreneurs, professionals, lighting designers, researchers, lecturers, students; others are confused, disheartened or are not fully aware of their own truths. Other countries teach us, however, that business, culture, and commitment are part of the same strategy and of a single goal. AIDI, especially LUCE, and, as I believe, the same APIL – as well as ASSIL or Assoluce -, still have
a sense of action and much more to say, if they confirm these important values as their main objectives. It is likewise for us. To react and to fight back with the creativity, research, beauty, quality, professionalism, competence, in defence of our values is a forthcoming and inescapable need, which requires the best energies in the field and a change of pace, as it is likewise for the country. It is not easy, I know, but it is still possible, and it is with this wish and this hope that we wish to start the new year together.
LUCE 310
LOREM IPSUM DOLOR SIT
Senza cultura e senza capacità di distinguere tra buona o cattiva informazione, o tra una città accogliente e una decadente, tra un impiegato statale che s’impegna e un bravo studente e chi è svogliato o indifferente – le declinazioni possono essere molteplici, toccano tutte le attività e ognuno di noi; tra ciò che è ben fatto e quello che non lo è, alla fine nessuna distinzione sarà possibile; nemmeno tra un buon prodotto e un cattivo prodotto, o tra un buon progetto e uno mediocre. Quel giorno sarà di lutto non solo per il mondo imprenditoriale italiano della piccola e media impresa, spina dorsale del nostro sistema produttivo e sociale, ma per l’intero Paese. Per evitare ciò, è giunto il momento in cui quello che noi intendiamo per Made in Italy si ammanti di una visione più consapevole ed energica rispetto a ciò che oggi s’intende quando si parla di impresa. Ne sono buoni testimoni e protagonisti molti imprenditori, professionisti, lighting designers, ricercatori, docenti, studenti; altri hanno idee confuse, sono sfiduciati o non hanno chiare le proprie verità. Altri paesi ci insegnano, invece, che impresa, cultura e impegno sono parte di una stessa strategia e di un unico obiettivo. E AIDI, in particolare LUCE, e, come penso, la stessa APIL – o ASSIL o Assoluce –, hanno ancora un senso di azione e ancora molto da dire, se questi importanti valori si confermano come loro principali obiettivi. Altrettanto per noi. Quello di reagire e contrattaccare con la creatività, la ricerca, la bellezza, la qualità, la professionalità, la competenza, a difesa dei nostri valori è un’esigenza a scadenza ormai prossima e ineludibile, che richiede le migliori energie in campo e un cambio di passo, così come nel Paese. Non è facile, lo so, ma è ancora possibile, ed è l’augurio e la speranza con cui assieme vogliamo iniziare il nuovo anno.
15
LEGGI E DIFFONDI LA RIVISTA INTERNAZIONALE SULLA LUCE LUCE, fondata da AIDI nel 1962, trimestrale bilingue, che racconta la cultura del progetto e le potenzialità espressive della luce nella sua globalità. Tendenze, scenari, pro-
tagonisti e innovazioni della luce, come laboratorio di metamorfosi in relazione con l’architettura, il design, l’arte, la
storia e le emozioni. Cultura della luce che rispecchia e modifica il nostro modo di abitare lo spazio interno ed esterno e teatralizza la città e rappresenta l’eccellenza della ricerca contemporanea, incentrata sullo sviluppo di una tecnologia eco-sostenibile, umanistica con l’obiettivo di migliorare futuri scenari di vita. LUCE è una rivista scientifica, vademecum trasversale che informa sulle evoluzioni del complesso mondo della luce italiana e internazionale, uno strumento di informazione e conoscenza per designer, progettisti, produttori, studenti e curiosi che immaginano anticipazioni del futuro, inteso ricerca, creatività, cultura del prodotto, del luogo e della vita.
lighting designers made in italy
SUSANNA ANTICO: PROFESSIONE NON IMPROVVISAZIONE Architetto, lighting designer, da sei mesi presidente di APIL. Per la signora della luce italiana, attuare un progetto significa riuscire a vendere un sogno e poterlo realizzare
di Silvano Oldani
Sono oltre 50 i piani della luce progettati, molti vinti e realizzati, tra questi per i centri storici di Brugge, Mechelen e Hasselt, per le città di Anversa e di Kortrijk, in Belgio. Susanna Antico, è Guest Professor presso la School of Arts di Gent (Belgio). Presidente di APIL, partner di PLDA e di AIDI. Graduated cum laude in Architecture at the Hoger Instituut Architectuur van de Stad Gent (Belgium), in 1985, winner of the first prize in the Belgium’s national competition for young architects “Bouwen En Wonen Nu”. Complete her studies
in New York (1985-1989), As collaborator in The Stein Partnership and De Simone & Chaplin Associates Eng. In 1990 back in Italy opening her practice in Milan in 1995 specialized as Lighting Design Consultant in architecture, urban landscape and cultural heritage lighting. She has designed more than 50 lighting plans, most of them won and realized; as the lighting for the Bruges, Mechelen and Hasselt historic centre and for the cities of Antwerp and Kortrijk. Susanna Antico is Guest Professor at the School of Arts in Gent (Belgium). Chairwoman of APIL, partner of PLDA and AIDI.
Hasselt (B) Illuminazione del passaggio pedonale, degli alberi e del molo lungo la “Blauwe boulevard” (Viale Blu)
Hasselt (B) Lighting of the pedestrian way, the trees and the pier along the Blauwe Boulevard (Blue Lane)
LUCE 310
LIGHTING DESIGNERS SUSANNA ANTICO
SUSANNA ANTICO Si è laureata con lode in Architettura presso l'Hoger Instituut Architectuur van de Stad Gent (Belgio); l’anno dopo, nel 1985, vince il primo premio in Belgio nel concorso nazionale per giovani architetti “Bouwen En Wonen Nu”. Completa i suoi studi a New York (1985-1989), dove collabora con The Stein Partnership e De Simone & Chaplin Associates Eng. Torna in Italia nel 1990, e nel 1995 apre il suo studio a Milano. Si specializza in Design Consultant Lighting per l’illuminazione dell’architettura, del paesaggio urbano e dei beni culturali.
17
S
usanna Antico, com’è avvenuto per lei il passaggio da architetto a lighting designer? In seguito a un lungo lavoro di ristrutturazione di un edificio di grande valore storico e artistico. Il lighting designer era l’unica figura non prevista e questo ha penalizzato il risultato finale del progetto. In quell’occasione il confronto, affinché le cose andassero diversamente, non ha avuto successo, ma ho capito che il mio essere architetto era proprio quello che mi serviva per diventare un buon progettista d’illuminazione. Da sempre, la capacità della luce di cambiare l’aspetto del luogo e dello spazio mi ha affascinato. Dopo quell’esperienza ho deciso che avrei fatto il progettista dell’illuminazione degli spazi. Un progetto che più le ha dato soddisfazione? Mi è successo una decina di anni fa. La committenza pubblica aveva la necessità di creare nel centro storico un ambiente accogliente e confortevole. Ma sbagliava metodo: continuavano a sostituire gli apparecchi, mantenendo la posizione e cambiando potenza o sorgente, nonché intervenendo sempre sulle stesse strade principali e non su un’intera zona e, soprattutto, non su piani distinti. Un errore commesso da molte amministrazioni. In quell’occasione fummo ascoltati e fu compreso quale fosse il valore aggiunto dell’avere nel gruppo di progetto un lighting designer. È stato faticoso, ma la soddisfazione è stata grande. Attuare un progetto significa dunque riuscire a vendere un sogno e poterlo realizzare. E se il concetto si estende al risultato finale, non per nulla scontato, è possibile comprendere cosa significhi provare una grande soddisfazione.
Come s’inserisce o come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera di progetto? Secondo lei perché il lighting designer è quasi sempre chiamato in coda al progetto? Il lighting designer dovrebbe essere considerato come lo scenografo del progetto, che stabilisce ciò che verrà percepito e quale valore attribuire a colori, finiture e geometrie. Moltissimi committenti non comprendono questo fondamentale concetto e troppi sono i progetti realizzati da professionisti non competenti in materia di lighting design. Il lighting designer dovrebbe essere coinvolto all’inizio del progetto; se ciò non avviene è perché – per mancanza di cultura in tal senso – non si crede nel concorrere delle competenze specifiche che solo un gruppo di lavoro può garantire. L’illuminazione di qualità è un fenomeno recente, ma si progetta ancora in maniera esclusivamente estetica, per gli interni, o quantitativa per gli esterni, si usano i numeri come “scudo” per giustificare realizzazioni di scarso valore. Quando la tecnologia era meno evoluta e le risorse erano scarse, risultava paradossalmente più difficile commettere errori. L’illuminazione era più discreta. Oggi la tecnologia permette di avere molta luce e le superfici da illuminare sono in costante aumento così, per combattere gli sprechi, ci si accanisce emanando norme inutili. Pensiamo alla legge sull’inquinamento luminoso: è un controsenso! Un progettista competente non spreca energia e luce inutilmente. Che interesse avrebbe? Invece di individuare e riconoscere la professione del lighting designer si inventano leggi limitanti, all’interno delle quali chi non sa progettare riesce comunque a inserirsi peggiorando la qualità della vita delle persone.
Mechelen (B) Estratto del piano della luce: Pianta del centro storico dove sono evidenziate le diverse zone e i monumenti colorati a seconda dell’importanza strategica e quindi del tipo di illuminazione prevista dal piano.
LOREM IPSUM DOLOR SIT
Mechelen (B) Extract from the Master Plan: Map of the downtown area with the zoning and the monuments colored according to the strategic importance and the kind of lighting provided by the plan
18
LUCE 310
SUSANNA ANTICO: PROFESSION, NOT IMPROVISATION Architect, lighting designer, since six months chairwoman of apil. For the lady of the italian light, to carry out a project means to sell a dream and being able to achieve it; unfortunately there are still too many projects made by professionals that are not familiar enough with the lighting design Susanna Antico, how did your transition from architect to lighting designer occur? It happened as a result of a long work of renovation of a building of great historical and artistic value. The lighting designer was the only figure to not be envisaged, and this has affected the final outcome of the project. On that occasion the confrontation, so that things could go differently, was unsuccessful, but I then realized that my being an architect was exactly what I needed to become a good lighting designer. The light’s ability to change the appearance of a place and space has always fascinated me. After this experience, I decided I would have worked as spaces’ lighting designer. Which project gave you the most satisfaction? It happened about ten years ago. The public client had the need to create a welcoming and comfortable atmosphere in its historical centre. However, the method was wrong: they kept replacing the devices, keeping their location and changing their power or source, as well as always acting on the same main roads and not on an entire area, and especially not on separate levels. This is a mistake made by many administrations. On that occasion we were listened to and the added value of having a lighting designer in the project team was understood. It was tough, but the satisfaction was great. To carry out a project, thus, means to be able to sell a dream and make it happen. And if
I Piani della luce in Italia ci restituiscono città più illuminate, con positivi risparmi energetici, sovente però senza una gerarchia urbana notturna che caratterizzi funzioni, spazi, luoghi e storia. Lei cosa ne pensa? Ha proprio ragione: volendo essere provocatori direi città più illuminate “e basta”. Di nuovo solo ed esclusivamente maggior quantità e non maggior qualità. Il fenomeno cui assistiamo è la
spasmodica ricerca dell’efficienza energetica fine a se stessa. I sindaci firmano patti, s’impegnano a ridurre le emissioni di gas serra e i consumi, aspetti di per sé meritevoli nel rispetto del pianeta e del nostro futuro, tuttavia si tratta di azioni che richiedono un’analisi reale delle esigenze e solo a seguito di un progetto. Non può essere imposta una tecnologia per sostituirne una vecchia, che spesso non lo è, ma va usata quella che risponde meglio alle esigenze del progetto. Anche sui reali risparmi energetici ho alcuni dubbi; regna molta confusione, sembra di essere alla fiera delle percentuali e dei numeri, ognuno vanta i propri ma non si riesce a verificare la veridicità di quanto viene dichiarato. I cittadini però non si ribellano e quelli che lo fanno sono una minoranza, per cui nessuno li ascolta. Si confonde ancora l’abbagliamento con l’illuminazione. A volte mi chiedo se siamo noi lighting designer gli unici a percepire la magia degli spazi ben illuminati, in coerenza con la struttura e il valore dei luoghi. Se avessimo la possibilità di cimentarci in interventi sufficientemente estesi, sempre più cittadini si renderebbero conto della differenza e capirebbero l’importanza della progettazione dell’illuminazione urbana, che non è un mero esercizio estetico. La luce ha una grande funzione sociale, evocativa, emotiva, simbolica, ma di tutto questo raramente si tiene conto. Per molte Amministrazioni l’illuminazione urbana è quella stradale, in altre parole far luce per le autovetture e non per i pedoni. Si lavora per livelli autonomi: strade, monumenti, piazze. Non c’è un piano e questi sistemi entrano in conflitto tra loro con la conseguenza che l’aspetto dei luoghi diventa conseguenza del caso, con inevitabile spreco di energia.
you extend the concept to the final outcome, which must not be taken for granted, you can understand what it means to feel greatly satisfied. How does the lighting designer’s figure is, or should be, part of the chain of project? Why do you think the lighting designer is almost always called in at the end of project? The lighting designer should be considered as the project’s scenographer, which establishes what will be perceived and what value to assign to colours, finishes and shapes. Many clients do not understand this fundamental concept, and too many are the projects carried out by professionals that are not familiar enough with lighting design. The lighting designer should be involved at the beginning of the project; if this still does not happen it is because - due to the lack of culture in this respect - there is a disbelief in the contribution of specific skills that only a working group can provide. The quality lighting is a recent phenomenon, but we still design it in a strictly aesthetic manner for the interiors, or quantitative for the exteriors; numbers are used as a “shield” to justify achievements of little value. When the technology was less developed and resources were scarce, paradoxically, it was harder to make mistakes. The lighting was more discreet. Today’s technology allows for plenty of light and surfaces to be illuminated are constantly increasing, so, in order to fight wastages, unnecessary rules are emanated. Let us think about the law on light pollution: it is a contradiction! A competent designer does not waste energy and light to no avail. What interest would he? Instead of identifying and recognizing the lighting designer profession, limiting laws are invented, within which who do not know how to properly design still manages to fit, thus worsening people’s quality of life. Antico, what are your goals as APIL's new president? Have you already drafted a programme of initiatives and proposals, especially in light of the new Law 4/2013 on not organized professions? My main goal is to transform APIL in the association of reference for Italian designers, a place where they can exchange opinions, defend the profession and the culture of the project. Despite the crisis of the associations and the difficulties, I think that only a consolidated group will be able to achieve important goals also at an institutional level. As regards the Law 4/2013 we continue in its diffusion, hoping to be soon able to move to the second phase, which is reserved to the associations that “... authorize their members to use the membership’s reference as a mark (or certificate) of quality and professional qualification ...”. This implies a lot of work, of training too, as well as to increasingly feed a spirit of healthy competition, collegiality and common goals among all lighting designers, by discussing and exchanging information; among us there should be no fear of competition. The culture is in crisis in our country, and who gives away or sells off a project can hardly be considered a colleague or a member of our Association. The Italian Light’s Plans gave us cities that are more lit up, with positive energy savings, but often without a nocturnal urban hierarchy able to characterize functions, spaces, places and history. What is your opinion on this? You are absolutely right: wanting to be provocative, I would say more lit cities “and that’s all”. Again, only and exclusively a greater quantity and not a greater quality. Mechelen (B) Illuminazione dei monumenti sulla Piazza del Korenmarkt.
Mechelen (B) Lighting of the monuments of the Korenmarkt square. LUCE 310
LIGHTING DESIGNERS SUSANNA ANTICO
Antico, quali sono i suoi obiettivi di neo presidente APIL? Ha già elaborato un programma d’iniziative e proposte, anche alla luce della nuova legge 4/2013 sulle professioni non organizzate? Il mio principale obiettivo è quello di trasformare APIL nell’associazione di riferimento per i progettisti italiani, un luogo dove sia possibile scambiare opinioni, difendere la professione e la cultura del progetto. Nonostante la crisi delle associazioni e le difficoltà, penso che solo un gruppo consolidato riesca a raggiungere traguardi importanti anche a livello istituzionale. In merito alla legge 4/2013 proseguiamo nella sua diffusione con la speranza di riuscire a passare alla seconda fase, quella riservata alle associazioni che “... autorizzano i propri associati a utilizzare il riferimento all’iscrizione all’associazione come marchio (o attestato) di qualità e di qualificazione professionale ...”. Questo comporta molto lavoro, anche di formazione, nonché alimentare sempre più uno spirito di sana competizione, collegialità e obiettivi comuni tra tutti i lighting designer, discutendo e scambiandosi informazioni; tra di noi non deve esserci il timore della concorrenza. È in crisi la cultura nel nostro Paese, e chi regala o svende il progetto non può certo essere considerato un collega o un membro della nostra Associazione.
19
La professione del lighting designer è stata vista quasi fino a ieri come attività di progettazione su scala urbana o privata, dalla città alla nostra casa. Chi crea la luce per un’opera lirica, per uno spettacolo teatrale, televisivo o un grande evento urbano è o no è un lighting designer? Lo è, non conta la scala e nemmeno l’elemento permanente o temporaneo dell’installazione. Si tratta di competenze e di specializzazioni. Ci sono architetti che allestiscono stand, disegnano posate o progettano aeroporti, possono indirizzarsi verso l’industrial design o l’ingegneria, rimanendo sempre architetti e accettati come tali, partendo da una base comune: l’architettura. I lighting designer non partono da una base comune, non sono riconosciuti e il problema è questo. Anzi, quando s’incontrano, invece di fare gruppo alimentano le distinzioni e ciò non aiuta la professione. Chi è oggi il lighting designer? Chiunque decida di esserlo, lo fa incidere sul bigliettino da visita e nessuno può contestargli nulla. Questo è il vero problema, e quando un autoproclamato lighting designer ottiene un incarico d’illuminazione diventa… lighting designer. Ma chi è allora il lighting designer? È un progettista di luce e illuminazione, che ha studiato composizione architettonica, storia
dell’architettura, urbanistica, industrial design, illuminotecnica, fisica, matematica, materiali, colore, percezione e sociologia. Si possono ipotizzare indirizzi: interni, esterni, teatro, spettacolo, etc. La professione e il diploma di lighting designer esistono solo in alcuni paesi e questo lascia spazio all’improvvisazione, per cui si capisce quanto un lighting designer sia bravo solo se si osservano i suoi diversi progetti. Il punto cruciale non è quale illuminazione venga realizzata, bensì quali competenze si possiedono per realizzarla. Alcune associazioni garantiscono la qualità del lavoro dei loro associati ma in questo momento in Europa non esiste un’associazione di riferimento e quelle nazionali non sono ancora sufficientemente unite e forti. A questo proposito, in Europa o negli Stati Uniti ci sono grandi studi di lighting designer che possono competere a grandi progetti internazionali, in Italia si contano forse sulle dita di una mano. Perché questo ritardo: eccessivo individualismo, costi iniziali insopportabili per avviarli e gestirli, mancanza di mercato? I grandi studi hanno bisogno di un flusso di lavoro costante, la crisi degli ultimi anni e il regime fiscale italiano hanno aggravato la situazione. Uno studio di progettazione deve avere risorse per anticipare
The phenomenon we are witnessing is the frantic search for energy efficiency for its own sake. The mayors sign agreements, commit to reduce greenhouse gas emissions and consumption, all worthy aspects in order to respect the planet and our future, however, these are actions that require an analysis of the real needs and, only then, a project. We can not impose a technology to replace an older one, which often it is not such, but we should use the one that best meets the needs of the project. I have some doubts even on the real energy savings; much confusion reigns, it is like to be at the percentages and numbers’ fair, where everyone is boasting its own result but we are, though, unable to verify the truthfulness of what is said. Citizens, however, do not rebel and those who do are a minority, thus nobody listens to them. The glare is still confused with the lighting. Sometimes I wonder if we, lighting designers, are the only ones to feel the magic of the well lit spaces, in consistency with the structure and value of places. If we had the opportunity to test ourselves in sufficiently extended interventions, more and more people would realize the difference and understand the importance of urban lighting design, which is not merely an aesthetic exercise. The light has a great social, evocative, emotional, and symbolic function, but this is rarely taken into account. For many administrations, the urban lighting is the roads’ one, in other words to light up for vehicles and not for pedestrians. They work by independent levels: streets, monuments, squares. There is not a plan, and these systems are in conflict with each other with the result that the appearance of the places becomes consequence of chance, with an inevitable waste of energy. The lighting designer’s profession was seen almost until yesterday as designing on an urban or domestic scale, from the city to our houses. So, the one who creates the lighting for an opera, for a theatrical performance, for television or for a great urban event is or is not a lighting designer? It is, neither the scale nor the permanent or temporary element of the installation does count. These are skills and specializations. There are architects that set up stands, draw cutlery or design airports; they can turn to the industrial design or engineering, while remaining architects and accepted as such, since they are all coming from a common ground: the architecture. The lighting designers do not start from a common base, are not acknowledged, and this is the problem. If anything, when they meet, they do not team-up, feeding distinctions of any help to the profession. Who is today the lighting designer? Anyone who chooses to be one, who writes it on his business card and none can question him. This is the real problem, and when a self-proclaimed lighting designer gets a lighting assignment, he becomes ... a lighting designer. Kortrijk (B) Vista notturna dei bracci e degli apparecchi che illuminano le statue.
Kortrijk (B) Night view of the brackets and the luminaires that light up the statues.
LIGHTING DESIGNERS SUSANNA ANTICO
Kortrijk (B) Dettaglio dei bracci disegnati su misura per poter installare gli apparecchi per illuminare lateralmente le statue del municipio.
20
Kortrijk (B) Detail of the custom made brackets in order to install the luminaires to light the sides of statues of the City Hall. Kortrijk (B) Immagine tratta dal piano della Luce: render degli effetti sugli assi stradali principali che attraversano il centro della città.
Kortrijk (B) Image taken from the Master Plan: render of the lighting effects for the main axis through the downtown area. LUCE 310
Una maggiore cooperazione e interazione tra soggetti diversi, light designer, architetti, e imprese potrebbe portare a risultati progettuali interessanti. Perché, secondo lei, è così difficile lavorare insieme con un unico punto di partenza? Noi, lighting designer, dobbiamo essere più coraggiosi e farci sentire con maggior incisività. Solo in questo modo gli architetti e le imprese capirebbero quanto valore aggiunto potremmo portare. Esiste un grande problema culturale. L’architetto spesso non sa nulla d’illuminazione. Possiede magari un bel tratto e disegna un apparecchio esteticamente piacevole, ma non va oltre. Sfrutta
o viene sfruttato dalle aziende che appiccicando il suo nome sul prodotto sperano di venderlo più facilmente. Lo scorso novembre ho visitato Archmarathon e ho potuto osservare decine di progetti internazionali, nella quasi totalità dei quali la luce artificiale risultava essere sbagliata, non pensata, non progettata, nei migliori dei casi soltanto coerente con l’architettura. L’illuminazione è un tabù: gli architetti non riescono ad ammettere il fatto di non capirne assolutamente nulla e le aziende ritengono di essere in grado di progettarla. Ad Archmarathon non vi era la categoria Illuminazione, questo dimostra quanta ignoranza vi sia tra gli addetti ai lavori. Gli architetti scelgono i materiali, le finiture, i colori... ma la luce no, è stupefacente che lascino che i loro progetti siano rovinati da scelte incompetenti. Per tutti questi aspetti e per la prevalenza dell’anomala idea che il lavoro intellettuale debba essere svolto gratuitamente, risulta naturale la difficoltà di creare gruppi di lavoro sinergici e allineati. Ritengo, comunque, che prima o poi ciò possa accadere e mi auguro che i giovani professionisti, molto più preparati di noi e con molti più strumenti a disposizione, riescano a far progredire la cultura del lavoro di gruppo. In tal senso la globalizzazione e i social network sono di grande aiuto.
Kortrijk (B) Illuminazione del campanile nella Piazza Grote Markt nel centro storico delle città.
Kortrijk (B) New lighting of the belfry in the Grote Markt square in the historical downtown area.
But who is, then, the lighting designer? It is a designer of light and lighting, who studied architectural composition, history of architecture, urban planning, industrial design, lighting technique, physics, mathematics, materials, colour, perception and sociology. Some addresses may be hypothesized: interiors, exteriors, theatre, entertainment, etc. The profession and the diploma of lighting designers exist only in some countries and this leaves room for improvisation, thus you can understand how good is a lighting designer only by looking at its different projects. The key point is not which lighting is realized, but what skills one possesses in order to achieve it. Some associations guarantee for the quality of work of their members, but at the moment in Europe an association of reference does not exist and the national ones are not yet sufficiently united and strong. In Europe or in the United States there are large firms of lighting designers who can compete in major international projects, while in Italy they can be counted on one hand’s fingers. What are the reasons for this delay: an excessive attention-seeking, initial unbearable costs to start them and manage them, the lack of an Italian market? Major firms need a workflow constant; the recent years’ crisis and the Italian tax regime have worsened the situation. A design firm must have resources to anticipate the cost of a work that may only be invoiced later. The duration of the investment, namely the time between the beginning and the end of the work, is often unpredictable, leading to an increase of costs, while the fees stay the same, thus creating problems for the design offices. Often customers, public and private, do not pay the invoices in time due and this makes the collaborations very hard. The intellectual work, moreover, is not sufficiently considered, as opposed to the many responsibilities, and not always an adequate pay value is given to the project. Greater cooperation and interaction between different subjects, lighting designers, architects, and companies could lead to interesting design results. Why, in your opinion, is it so hard to work together with a single starting point? We, lighting designers, have to be braver and make ourselves heard with a bigger incisiveness. Only in this way architects and companies would understand how much added value we could bring. There is a big cultural problem. The architect often knows nothing about lighting. He, perhaps, has a nice stroke and draws an aesthetically pleasing device, but he goes no further. He exploits or is exploited by companies that, by sticking his name on the product, are hoping to sell it more easily. Last November I visited Archmarathon and I have seen dozens of international projects; in almost all of them the artificial light was wrong, not thought out, not designed, in the best scenarios just consistent with the architecture. The lighting is a taboo: the architects fail to admit the fact that they do understand anything about it and the companies consider themselves able to design it. At Archmarathon there was not even the lighting category: this proves how much ignorance there is among insiders. The architects chose the materials, finishes, colours ... but not the light; it is amazing how they leave their projects to be ruined by some incompetent choices. For all these aspects and because of the prevalence of the anomalous idea that intellectual work should be done for free, the difficulty of creating synergic and aligned working groups is nothing but natural. I believe, however, that sooner or later this will happen and I hope that the young professionals, much more prepared than us and with many more tools available, will succeed in advancing the culture of teamwork. In this sense, globalization and social networks are of great help.
LUCE 310
LIGHTING DESIGNERS SUSANNA ANTICO
le spese relative a un lavoro che potrà essere fatturato solo successivamente. La durata dell’investimento, cioè l’intervallo tra inizio e fine lavoro, è spesso imprevedibile, questo comporta l’aumento dei costi ma non dei compensi e mette in crisi gli studi. Spesso i clienti, pubblici e privati, non pagano le fatture alla loro scadenza e ciò rende molto difficili le collaborazioni. Il lavoro intellettuale, inoltre, non viene sufficientemente considerato, al contrario delle responsabilità che sono molte, e non sempre al progetto viene attribuito un valore da retribuire in maniera adeguata.
21
lighting designers made in italy
RACCONTI DA SCRIVERE
2010 Casinò Campione d’Italia Arch. Mario Botta Foto: Cannata&Partners
Per Filippo Cannata ogni progetto è una storia diversa di relazioni ed emozioni di Silvano Oldani
TALES TO BE WRITTEN For Filippo Cannata each project is a different story made of relationships and emotions.
C
annata, come divenne lighting designer? Una storia d’amore giovanile idilliaca, un viaggio in America per seguire lei e l’incontro, che oggi non oso definire “casuale”, con la GE Lighting Academy di Cleveland, nell’Ohio. Il solo fatto che potesse esistere un’Accademia della Luce mi lasciò sbalordito al punto che due giorni dopo ero già tra gli iscritti, curioso di sapere, scoprire, conoscere questo mondo tutto nuovo e singolare. Era il 1984, avevo poco più di vent’anni. Nasceva all’epoca il mio amore per la luce, che da allora non è mai cessato, diventando la mia passione e la mia vita. Un progetto che più le ha dato soddisfazione e perché? E, a suo parere, ci sono progetti difficili? Un progetto che mi ha dato grande soddisfazione è sicuramente quello realizzato per piazza Conti Guidi a Vinci, la città nativa di Leonardo. Non è stato facile riprodurre il mistero e la potenza poetica del grande genio, né interpretare il messaggio intimo ed emozionale cifrato nell’intervento. Un lavoro fatto di costanza e amore, alla ricerca della semplicità del gesto. Non da meno il progetto d’illuminazione del Teatro Ristori a Verona, dove siamo riusciti a impiegare le più moderne e sofisticate tecnologie nel pieno rispetto del pregio storico della struttura, o quello di Villa Méditerranée a Marsiglia, l’edificio che accoglie il mare al suo interno.
Su quale spazio architettonico preferisce progettare? (Interni, esterni, monumentale, architettonico) Negli anni con la luce ho progettato di tutto: spazi pubblici, abitazioni private, strutture ricettive, chiese. Non c’è una vera e propria predilezione. Ritengo che l’illuminazione della casa, in quanto nido protettivo e rassicurante, contenitore di anime e sentimenti, sia un valido terreno di esperienza per la comprensione di come l’uomo “viva” lo spazio; poi l’illuminazione degli esterni, piuttosto che quella monumentale o architettonica, segue gli stessi criteri. Al centro di ogni intervento vi è sempre l’“uomo” con i suoi bisogni e le sue esigenze: questo accomuna tutti i progetti. Nel corso della mia lunga carriera e dei tanti lavori realizzati, ho imparato che, a prescindere dalla tipologia di spazio, che questo si trovi in Italia, in America, in Giappone o in Russia, l’esigenza del cliente è sempre la stessa: quella di poter godere di un luogo piacevole, accogliente, emozionale. La luce è un valore aggiunto, non un costoso accessorio.
FILIPPO CANNATA Lighting designer, svolge un’intensa attività di progettazione e ricerca nel campo della luce da circa 30 anni. Sulla scia di una lunga ed ininterrotta collaborazione con artisti e grandi maestri del design e dell’architettura, ha realizzato interventi ed installazioni artistiche di pregio in diverse città tra le più importanti del mondo. I suoi progetti, a forte impatto emozionale, hanno ottenuto riconoscimenti e attestazioni di merito tra i quali l’Edison Award of Merit, il Premio Dedalo e il Prix Lumiville assegnato dal Comune di Lione (Francia) per l’intervento di illuminazione di piazza Conti Guidi a Vinci. Tiene corsi e seminari in diverse università, in Italia e all’estero, e master in lighting design. Partecipa a concorsi nazionali ed internazionali di architettura ed è membro di associazioni come PLDA, IES, AIDI, APIL.
LIGHTING DESIGNERS FILIPPO CANNATA
22
Ogni progetto è difficile a suo modo, ciascuno con le sue specificità, la sua intricata rete di relazioni ed emozioni, le sue problematiche e soluzioni mai universali. Quando fai il tuo lavoro con passione, ogni esperienza, sempre completamente nuova, comporta “turbolenze” interiori che ti tengono sveglio di notte, un esame introspettivo finalizzato a superare il tuo limite, per riuscire a meravigliare e meravigliarti un’altra volta. Ogni progetto è una storia diversa, un racconto da scrivere.
LUCE 310
Lighting designer, has been performing an intense activity of planning and research in the field of lighting for about 30 years. In the wake of a long and continuous collaboration with artists and great masters of design and architecture, he realized fine interventions and artistic installations in different cities among the most important of the world. His projects, characterized by a strong emotional impact, obtained many awards and certificates of merit including the Edison Award of Merit, the Dedalus Award and the Prix Lumiville assigned by the city of Lyon (France) for the lighting of Conti Guidi Square in Vinci (Florence). He teaches workshops and seminars in several universities, in Italy and abroad, and master in lighting design. He participates in national and international architectural competitions and he is member of associations like PLDA, IES, AIDI, APIL.
Cannata, how did you become a lighting designer? It is a story of a youthful and idyllic love, a journey to America to follow her and the encounter, which today I would not dare to call “accidental”, with the GE Lighting Academy of Cleveland, in Ohio. The simple fact that a Light’s Academy could exist astonished me to the point that two days later I was among those enrolled, curious to know, to discover, to learn about this completely new and unique world. It was 1984, I was in my early twenties. My love for the light was born, and since then it has never ceased, becoming my passion and my life. Which project gave you the most satisfaction and why? And, in your opinion, are there difficult projects? A project that gave me great satisfaction is definitely the one on Piazza Conti Guidi in Vinci, the birthplace of Leonardo. It has not been easy to reproduce the great genius’s mystery and poetic power, or to interpret the intimate and emotional message encoded in the intervention. It has been a work made of love and perseverance, in search of the simplicity of the gesture. Not of lower importance was the lighting project for the Teatro Ristori in Verona, where we managed to use the most modern and sophisticated technologies in full compliance with the historical value of the structure, or the one for the Villa Méditerranée in Marseille, a building that welcomes the sea in itself. Each project is difficult in its very own way: each has its specificities, its intricate network of relationships and emotions, its issues and never universal solutions. When you do your job with passion, each experience, always entirely new, involves interior “turbulences” that keep you awake at night, introspective examinations aimed at overcoming your own limit, in order to be able to surprise and be surprised again. Each project has a different story, a story to be written. On which kind of architectural space do you prefer to design? (Interiors, exteriors, monumental, architectural) Over the years, with the light, I designed everything, from public buildings, private homes, hotels, and churches. There is not an actual penchant. I do believe that the lighting of an home, by being it a protective and reassuring nest, a container for souls and feelings, is a valid experience ground to the understand how a man “lives” the space; then, the lighting of the exterior, as much as the monumental or architectural ones, follow the same criteria. At the heart of every single intervention there is always the “man”, with his needs and requirements: this is common to all projects. Throughout my long career and thanks to the many achieved works, I've learned that, whatever the space is, being it in Italy, America, Japan or Russia, the client’s need is always the same: to be able to enjoy a pleasant, friendly, and emotional place. The light is an added value, not just an expensive accessory.
LUCE 310
23
LOREM IPSUM DOLOR SIT
LOREM IPSUM DOLOR SIT
Come s’inserisce o come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera di progetto? La consapevolezza dell’importanza che la luce possiede all’interno del progetto architettonico può dirsi accresciuta, ma la figura del lighting designer rimane complessivamente sottovalutata, bistrattata e per certi versi sconosciuta. Manca in Italia una cultura di processo che impedisce al committente, o talvolta allo stesso architetto, di rivolgersi direttamente al progettista dell’illuminazione. Troppo spesso alla base vi sono vincoli di natura economica o questioni di ambiguità tra il valore tecnico e quello artistico della luce; fatto sta che in termini di filiera il più delle volte l’architetto va dall’ingegnere elettrico che fa il progetto, lo certifica e glielo dà. Dopodiché il progetto passa nelle mani dell’installatore e si chiude il cerchio. Il lighting designer non è contemplato. In altri casi, più “fortunati”, il progettista della luce viene chiamato alla fine dell’iter, quando i lavori sono in corso o addirittura stanno per essere terminati. La collaborazione, la complicità, la “contaminazione culturale” tra i vari attori del progetto sono fondamentali ai fini di un risultato superiore. Nel variegato approccio al progetto, oggi più che mai, sentiamo il bisogno di interfacciarci con tutte le “eccellenze” affinché scaturisca un’onesta interdisciplinarietà che garantisca la sostenibilità del progetto stesso. Perché non si debba essere più schiavi dell’ego ma esplorare tutti i possibili “effetti collaterali” dell’intervento.
24
LUCE 310
All’interno della filiera l’architetto ha un ruolo essenziale, di coordinamento, con il preciso dovere di far capire a tutti come la luce, con le sue valenze emozionali, sia un aspetto fondamentale e imprescindibile dal progetto architettonico. I Piani della luce in Italia ci restituiscono città più illuminate e con positivi risparmi energetici, sovente però senza una gerarchia urbana notturna che caratterizzi funzioni, spazi, luoghi e storia. Lei cosa ne pensa? Le città italiane rappresentano ciascuna delle scenografie architettoniche e monumentali uniche al mondo. Molti sono i progressi che si stanno facendo in termini di sicurezza, valorizzazione del patrimonio storico-artistico o risparmio energetico. Quanto all’“uomo”, unico vero destinatario di ogni progetto di luce, siamo, a mio parere, ancora lontani: la luce è comunicazione, comfort visivo, emozione. E questi rimangono concetti sottostimati. Caratterizzare un luogo significa semplicemente saperne rispettare, senza modificarlo, l’identità. La professione del lighting designer è stata vista quasi fino a ieri come progettazione su scala urbana o privata, dalla città alla nostra casa. Chi crea la luce per un’opera lirica, per uno spettacolo teatrale, televisivo o un grande evento urbano è o no è un lighting designer? Il lighting designer è un disegnatore della luce, in tutti gli ambiti di intervento. Ciascuno sceglie poi il proprio percorso e la propria specializzazione in base a stile, filosofia, personale predisposizione.
How does the lighting designer's figure is, or should be, part of the chain of project? Even if we can say that the awareness of the importance possessed by the light within the architectural project has increased, the lighting designer’s figure still is widely undervalued, mistreated and, to some extent, unknown. Italy is lacking of a culture of process, thus preventing the client, or sometimes even the same architect, to directly consult a lighting designer. Too often there are underlying economic constraints or issues of ambiguity between the light’s technical and artistic value. Thus, in terms of chain of project, in most cases, the architect refers to an engineer to plan the electrical project, to certify it and to give it back to him. Short after this, the project goes in the hands of the installer and thus the circle closes. The lighting designer is simply not considered. In other cases, the “luckier” ones, the lighting designer is called at the end of the process, when the work is underway or about to be completed. The collaboration, the complicity, the “cultural contamination” between the several project’s stakeholders are essential for achieving a higher result. In the variegated approach to the project, now more than ever, we feel the need to interface with all the “excellences” in order to ensue an honest interdisciplinarity able to guarantee the project’s sustainability. No one should be slave to its own ego but be able to explore all the possible “side effects” of the intervention. Within this sector, the architect plays a key role: he must coordinate with the precise duty of making everyone understand how the light, with its emotional meanings, is an important and indispensable feature of the architectural design.
The Italian Light’s Plans gave us cities that are more lit up, with positive energy savings, but often without a nocturnal urban hierarchy able to characterize functions, spaces, places and history. What is your opinion on this? Each Italian city represents a unique architectural and monumental scenography. Much progress has been made in terms of safety, enhancement of historic-artistic heritage and energy savings. But when it comes to the “man”, who is the only real consignee of any lighting project, we are, in my opinion, still far away: the light is communication, visual comfort, emotion. And these concepts still underestimated. To characterise a place simply means being able to respect, without changing it, its identity.
Rientrato dall’America, dopo l’esperienza alla GE Lighting Academy, ho mosso i miei primi passi proprio all’interno di una compagnia teatrale, il che mi ha dato la possibilità di coniugare il linguaggio tecnico della luce con la poesia del teatro. E quest’ultima mi ha insegnato a lavorare di “pancia”. Il compito di un progettista dell’illuminazione è quello di far emergere lo spirito del luogo attraverso la luce, che si tratti di un’abitazione, di una piazza pubblica, di uno studio televisivo o di un teatro. Puntiamo a suscitare un’emozione, a creare un’esperienza, e a offrire, attraverso la luce, momenti di benessere e di appagamento.
In Europa o negli Stati Uniti ci sono grandi studi di lighting designer che possono competere a grandi progetti internazionali, in Italia si contano sulle dita di una mano. Perché questo ritardo: eccessivo protagonismo, costi iniziali insopportabili per avviarli e gestirli, mancanza di mercato già in Italia? Gestire uno studio internazionale in Italia significa sottoporsi a sforzi e sacrifici, anche in termini di costi e investimenti, ben superiori rispetto ai colleghi stranieri. Per mancanza di mercato. E di cultura, ritornando al discorso di prima. L’Italia,
The lighting designer’s profession was seen almost until yesterday as designing on an urban or domestic scale, from the city to our houses. So, the one who creates the lighting for an opera, for a theatrical performance, for television or for a great urban event is or is not a lighting designer? The lighting designer is an illustrator of the light, in all fields of intervention. Each one then chooses its own path and its specialization according to style, philosophy, and personal predisposition. Back from America, after the experience at the GE Lighting Academy, I took my first steps in a theatre company, which gave me the opportunity to combine the technical language of light with the poetry of the theatre. And it also taught me to work with my "gut feeling". The task of a lighting designer is to bring out the spirit of the place through the light, whether in a home, a public square, a television studio or a theatre. We aim to arouse an emotion, to create an experience, and to offer, through the light, moments of comfort and satisfaction. In Europe or in the United States there are large firms of lighting designers who can compete in major international projects, while in Italy they can be counted on one
2012 Teatro Ristori – Verona Arch. Aldo Cibic Foto: Cannata&Partners
LIGHTING DESIGNERS FILIPPO CANNATA
P. 24 2007 Piazza Conti Guidi - Vinci (FI). Una piazza per Leonardo. Artista: Mimmo Paladino Foto: Cannata&Partners
2013 Villa Mediterranée – Marsiglia (Francia) Arch. Stefano Boeri Foto: Carlo Alberto Mari
LUCE 310
25
secondo produttore europeo di apparecchi di illuminazione, è fortemente in ritardo sul piano della formazione, con l’assenza di una laurea magistrale specifica e di una specializzazione a livello universitario. Da qualche tempo, fortunatamente, sembra esserci un’inversione di rotta, con l’aumento di master e corsi di perfezionamento in lighting design. Attualmente sono docente al corso di perfezionamento in "Progettazione innovativa della luce negli edifici e negli spazi urbani" (BUILD) tenuto dall’Università Federico II di Napoli. Raccontare l’esperienza di
una vita trascorsa a lavorare in giro per il mondo con la luce è portare all’interno dell’università un punto di vista più operativo, e di vissuto. Ci tengo molto perché contribuisce a diffondere la cultura della luce presso le giovani generazioni e mi consente di far conoscere la figura del lighting designer, diversa da quella dell’illuminotecnico. Credo nella proficua commistione tra la cultura “illuminotecnica” e quella del design della luce. La parte quantitativa, di supporto, sarebbe la base, il piedistallo che permetterebbe il prodursi della parte qualitativa: l’epifania dell’arte!
hand’s fingers. What are the reasons for this delay: an excessive attention-seeking, initial unbearable costs to start them and manage them, the lack of an Italian market? Managing an international firm in Italy means to undergo efforts and sacrifices, in terms of costs and investments, which are far superior if compared with their foreign colleagues. This because of the lack of a market and, as mentioned above, of a culture. Italy, which is the second largest European manufacturer of lighting equipments, is deeply behind schedule in terms of training, with the absence of a specific MSc degree and of post-graduate courses. For some time now, fortunately, there seems to be a change of direction, with the increase of masters and post-graduate courses in lighting design. Currently, I am a professor at the postgraduate program in “Innovative Design of the light in buildings and urban spaces” (BUILD) held by the University of Naples Federico II. To tell about the experience of a life spent working with the light around the world inside the university is to bring a more operational, and lived, point of view. This is something I really care about, because it helps to spread the culture of the light among the younger generations and it allows me to let them know about the figure of the lighting designer, which is different from the lighting technician’s one. I believe in the fruitful blend between the cultures of the “lighting technique” and of the light's design. The supporting quantitative part would be the base, the pedestal, which would allow the occurrence of the qualitative part: the epiphany of the art!
LIGHTING DESIGNERS FILIPPO CANNATA
2012 L. A. Modern – Lodi Arch. Carlo Donati Foto: Giorgio Possenti
26
2014 Sala del Gusto – Battipaglia (SA). Arch. Diego Granese Foto: Michele Calocero
2007 Piazza S. Martino – Cerreto Sannita (BN) Arch. Luigia Massarelli Foto: Cannata&Partners
LUCE 310
lighting designers made in italy
LUCE, PENOMBRA E BUIO La tavolozza di Alessandro Grassia di Mauro Bozzola
Graduated in architecture in Rome, where lives and works. His training focused on classical architecture and the restoration of historic buildings and monuments. In 1993, he started work as a lighting designer, specializing in artistic and monumental lighting installations: Pompeii and Herculaneum, Altare della Patria and Pantheon in Rome, cathedral in Pisa, Raphael’s Villa Madama and Tempietto di Bramante, also in Rome, and Cascata delle Marmore, in Umbria. Lighting consultant for the Ministry of Foreign Affairs, was involved in the design installations at the Museum of Shanxi a Xi-Han (People’s Republic of China) and the National Museum of Damascus (Syria). Lecturer on post-graduate lighting courses in the architecture universities in Rome and Venice.
Roma. Galleria dell'Accademia di San Luca. Busto di Antonio Canova. Committente: Accademia di San Luca.
LIGHTING DESIGNERS ALESSANDRO GRASSIA
ALESSANDRO GRASSIA Laureato in architettura a Roma, dove vive e lavora. La sua formazione iniziale si sviluppa sull’architettura classica e il restauro di edifici storici e monumenti. Architetto “light designer” dal 1993 specializzato in impianti di illuminazione artistica, a cui si devono i progetti per alcuni noti monumenti e siti archeologici italiani tra cui: gli scavi di Pompei e di Ercolano, il Pantheon, l'Altare della Patria ed il Tempietto del Bramante a Roma, la Cattedrale ed il Battistero di Pisa, la cascata delle Marmore in Umbria. Ha collaborato in veste di consulente per il Ministero degli Esteri italiano alla progettazione degli allestimenti per il Museo dello Shanxi a Xi-Han (R. P. Cinese) e per il Museo Nazionale di Damasco (Siria). Svolge attività didattica per master post universitari di illuminotecnica per le facoltà di Architettura delle Università di Roma e Venezia.
LUCE 310
27
G
LOREM IPSUM DOLOR SIT
rassia, come è diventato lighting designer? Come accadono quasi tutte le cose nella vita, “per caso”. Giovane architetto ma già con un'importante esperienza acquisita nei cantieri di restauro dei monumenti, disciplina alla quale mi ero dedicato nel corso dei miei studi universitari, entrai in contatto con l'Enel che a quel tempo, il 1992, si era fatta promotrice dell'iniziativa artistico-culturale “Luce per l'Arte”. E a quel tempo, quando la disciplina illuminotecnica era assai poco sviluppata (e lo è ancora oggi), uno dei pochi a frequentarla era l'ingegner Mario Bonomo, ex dirigente Enel che si occupava della progettazione di quasi tutti gli impianti d'illuminazione artistica. In quel momento era probabilmente l'unico in grado di farlo. I responsabili di Luce per l'Arte, forse preoccupati dal sovraccarico di lavoro a cui era chiamato Bonomo, pensarono di affiancargli un giovane architetto con esperienza di cantiere che si occupasse della direzione dei lavori sollevandolo dalla parte più dura dell'operazione. In quel momento nasce la mia carriera di light designer. Iniziai a documentarmi e a studiare l'illuminotecnica non senza qualche difficoltà dovuta prevalentemente alla scarsa letteratura all'epoca disponibile. Soprattutto imparai la materia sul campo: facendo installare gli apparecchi d'illuminazione, aggiustandoli, schermandoli, muovendoli e vedendo l'effetto che producevano sull'opera illuminata.
28
LUCE 310
In pratica imparai il mestiere facendo realizzare in opera i progetti di Mario Bonomo che reputo il mio più importante maestro. Grazie a lui e a quella circostanza, oggi ho sviluppato una certa conoscenza in materia che, a mia volta, cerco di trasmettere ai miei studenti del master d'illuminotecnica. Un progetto che più le ha dato soddisfazione e perché? Quello per il museo dello Shaanxi a Xi'an in Cina, dov'è l'esercito di terracotta. Fui mandato a Xi'an dal ministero degli Esteri italiano quale "esperto" d'illuminotecnica e mi unii a una squadra composta da un ingegnere di Milano esperto di microclima, un architetto di Genova bravissimo museografo e un museologo ex direttore del Museo di Storia Naturale di Milano. Si doveva progettare l'esposizione di pitture murali dalle tombe della dinastia Tang: brani di muro staccati dalle pareti inclinate dei corridoi che portavano dall'esterno fino alle tombe ipogee. I dipinti raffiguravano la vita e le gesta dei defunti ed erano costituiti da grandi elementi di forma romboidale (poiché posizionati lungo un piano inclinato) su intonaco sostenuto da struttura lignea: delle grandi fette di muro di oltre quattro metri di lunghezza. I pezzi, per continuità della narrazione dipinta, erano affiancati a gruppi e alcune vetrine raggiungevano i 25 metri di lunghezza! Problema espositivo, conservativo e di visibilità non da poco. Gli elementi e gli spazi
LIGHT, HALF-LIGHT AND DARKNESS The palette of Alessandro Grassia Grassia, how did you become a lighting designer? Like most things in life, it was “by chance”. As a young architect, but already with a significant experience gained in restoration of monument buildings projects, a discipline to which I had dedicated myself during my university studies, I got in touch with Enel that, at the time, 1992, had promoted the artistic and cultural initiative “Luce per l’Arte” (Light for Art). And at that time, when the lighting discipline was very little developed (and still is), one of the few paying attention to it was the engineer Mario Bonomo, a former Enel executive, who took care of the design of almost all the artistic lighting systems. At that moment, he was probably the only one able to do so. The makers of Luce per l'Arte thought, perhaps concerned about the heavy workload to which Bonomo was called, to also use a young architect with construction site experience to supervise the works, relieving him from the hardest part of the operation. It was in that moment that my career as lighting designer was born. I began to research and study lighting, not without some difficulties mainly due to the lack of literature available at the time. Above all, I learned the subject on the field: by installing luminaires, adjusting them, shielding them, moving them and seeing what effect they produced on the lighted work. Basically, I learned the trade implementing the lighting projects of Mario Bonomo that I consider my most important teacher. Thanks to him and to those circumstances, now I
have developed a certain knowledge on the subject that I, in my turn, try to pass on to my students of the Master of Lighting. Which project has given you the most satisfaction and why? It could be the one for the Shaanxi Museum in Xi'an, China, where the terracotta army is. I was sent to Xi'an by the Italian Foreign Office as lighting “expert”, and I joined a team made by an engineer from Milan, microclimate expert, an architect from Genoa, talented museographer, and a museologist, former director of the Natural History Museum of Milan. We had to design the exhibition of mural paintings from the tombs of the Tang Dynasty: wall pieces, detached from the sloping walls of the corridors leading from the outside to the underground tombs. The paintings depicted the life and deeds of the deceased and consisted of large diamond-shaped elements (since they were positioned on an inclined plane) on plaster supported by timber structure: large wall slices of more than four meters in length. The pieces, for the continuity of the painted narrative, were side by side and in groups, and some display cases reached 25 meters in length! It was a substantial exhibition, preservation and visibility problem. The elements and spaces for the exhibition were designed according to the requirements of everyone: the display elements could change depending on the lighting needs, on the containment of the humidity and temperature control machines, on the glass plates thickness, on the height of the ceiling coverings, etc. All of us were in the one and same room to exchange mutual information and knowledge to achieve a common goal. This never happens in the daily professional activity where each one, frequently, runs his own way in the development of the project according to his needs. In your work shadow and penumbra have a prevailing weight, the light appears to be instrumental to the accentuation and depth of all shades of darkness. Is it really so? That's right. Light, half light and darkness are the three elements of the same palette and are the actual tools of the lighting designer, as the colours for a painter and graphite for an architect. When you light up a work of art or a designed architecture, you have these tools in your hand to define the personality, knowledge and sensitivity of the lighting.
Nei suoi lavori ombra e penombra hanno un peso prevalente, la luce sembra essere strumentale all’accentuazione e profondità di tutte le sfumature del buio. È realmente così? È proprio così. Luce, penombra e buio sono tre elementi della stessa tavolozza e sono gli effettivi strumenti del light designer, come i colori per
P. 28 Pertosa. Grotte dell'Angelo. Committente: Regione Campania
Roma. Villa Madama, Loggia di Raffaello. Committente: Enel Sole.
un pittore e la grafite per un architetto. Quando si illumina un oggetto d'arte o un'architettura disegnata, si mette mano a questi strumenti che descrivono la personalità del light, le sue conoscenze e la sua sensibilità. I piani della luce in Italia ci restituiscono città più illuminate, con positivi risparmi energetici, sovente però senza una gerarchia urbana notturna che caratterizzi funzioni, spazi, luoghi e storia. Lei cosa ne pensa? Non sono d'accordo con l’affermazione. Il nostro studio si occupa anche di illuminazione pubblica e sovente partecipiamo a gare di gestione integrata
How does or how should the figure of the lighting designer fit into the design supply chain? He should be consulted already in the concept phase. The control of natural light and the type of artificial light strongly influence the
LIGHTING DESIGNERS ALESSANDRO GRASSIA
per l'esposizione nascevano secondo le esigenze di tutti: gli espositori si potevano modificare in funzione di necessità illuminotecniche, di contenimento delle macchine per il controllo di umidità e temperatura, di vetri più o meno spessi, di cielini più o meno alti, etc. Tutti in una stanza a scambiarci informazioni e conoscenze reciproche per raggiungere un obiettivo comune. Questo non succede mai nell'attività professionale quotidiana dove, spesso, ciascuno percorre la propria strada sviluppando il progetto secondo le proprie esigenze.
The lighting plans, in Italy, give us cities with more light and positive energy savings, but often without a nocturnal urban hierarchy that characterizes functions, spaces, places and history. What do you think? I do not agree with the statement. In our study we also deal with public lighting and we often participate in competitions for the integrated management of the service alongside major Esco. Our work in this regard arises from the preparation of the PRIC (Municipal Lighting Development Plan, ed), which in turn is the result of local knowledge in terms of urban planning, historical and social study, we document it, we immerse ourselves in the area. The types of luminaires and light sources are chosen specifically in relation to the Plan that I would not call a purely technical tool. Obviously the technical effort of documentation must be associated with that of efficiency, otherwise it would be pointless to the overall operation. I cannot say for sure but it is probable that our high percentage of contracts awarded in contests of public lighting design is a result of the efforts we lavish where the juries (local technicians) perceive them.
LUCE 310
29
del servizio a fianco di importanti Esco. Il nostro lavoro in questo senso nasce dalla redazione del PRIC (Piano Regolatore Illuminazione Comunale, ndr), che a sua volta è frutto della conoscenza del luogo dal punto di vista urbanistico, storico e sociale: studiamo, ci documentiamo, ci immergiamo nel territorio. Le tipologie di corpi illuminanti e di sorgenti luminose sono scelte proprio in funzione del Piano che non definirei uno strumento meramente tecnico. Ovviamente l'impegno tecnico documentale si deve associare a quello dell'efficientamento, altrimenti non avrebbe senso l'operazione complessiva. Non posso affermarlo con certezza ma è probabile che la nostra alta percentuale di aggiudicazioni in gare di pubblica illuminazione sia dovuta proprio agli sforzi progettuali che profondiamo dove le commissioni giudicanti (tecnici locali) li possono percepire. Come si inserisce o come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera di progetto? Il light dovrebbe essere consultato già in fase di concept. Il controllo della luce naturale e la tipologia di luce artificiale influenzano fortemente lo spazio, dalla disposizione degli elementi che lo compongono alla tipologia di intonaco e di coloritura delle pareti. Quante volte vediamo architetti di interior che per scegliere una tinta o il colore di un tessuto conducono il loro committente alla luce del sole? Eppure nella stragrande maggioranza dei casi quelle finiture saranno illuminate solo da luce artificiale.
La professione del lighting designer è stata vista quasi fino a ieri come progettazione su scala urbana o privata, dalla città alla nostra casa. Chi crea la luce per un’opera lirica, per uno spettacolo teatrale, un grande evento urbano è o no è un lighting designer? Certo che lo è. La professione del light designer consiste principalmente nel saper vedere lo spazio illuminato, non nello scegliere questo o quell'apparecchio di illuminazione; questa seconda attività, seppure importante in termini di tecnologia e di efficientamento, è assolutamente secondaria rispetto alla prima. È evidente che chi progetta luce per lo spettacolo e per gli eventi debba lavorare in funzione dello spazio a sua disposizione svolgendo, dunque, a pieno titolo, la principale delle mansioni del light designer. Architetto Grassia, in Europa o negli Stati Uniti ci sono grandi studi di lighting designer che possono competere per grandi progetti internazionali, in Italia si contano sulle dita di una mano. Perché questo ritardo? Eccessivo individualismo, costi iniziali insopportabili per l’avviamento e la gestione, mancanza di mercato? Mancanza di cultura della luce e conseguentemente di mercato; il mercato italiano non chiede una struttura progettuale "pura" per l'illuminazione bensì si rivolge a grandi aziende o a grandi costruttori che oltre alla progettazione forniscono una serie di altri servizi o forniture. Questo rende pressoché impossibile organizzare un grande studio di light in Italia.
space, from the arrangement of the elements that compose it to the type of plaster and colouring of the walls. How often don’t we see interior architects who conduct their client in the light of the sun to choose a colour or a fabric? Yet in most cases, those finishes will be illuminated only by artificial light. The profession of the lighting designer has been seen almost until yesterday as design on urban or private scale, from the city to our home. Those who create light for an opera, for a play, or a large urban event are they or not lighting designers? Of course they are. The profession of the lighting designer is principally to be able to see the illuminated space, not to choose this or that lighting device; this second activity, although important in terms of technology and efficiency, is absolutely secondary to the first. It is evident that those who design lighting for the show and for the events should work according to the available space and only then fully perform the main job of a lighting designer. Architect Grassia, in Europe or the United States there are large studies of lighting designers who can compete for large international projects while in Italy they can be counted on the fingers of one hand. Why this delay? Excessive individualism, unbearable initial costs for start-up and management, lack of market? Lack of lighting culture and consequently of market; the Italian market is not calling for a “pure” design structure for the lighting, but is aimed at large corporations or large manufacturers who, as well as the design, provide a number of other services or supplies. This makes it almost impossible to organize a large lighting studio in Italy.
LIGHTING DESIGNERS ALESSANDRO GRASSIA
Roma. Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, Mostra di Pietro Cascella. Committente: Electa. Progettato e realizzato con Piero Castiglioni.
30
LUCE 310
lighting designers made in italy
“LA LUCE, UN AMORE A PRIMA VISTA” L’incontro con Bianca Tresoldi di Andrea Calatroni
Lighting designer in Milan, with over 20 years of experience. From 1989 to 1999 Consuline (Milan) office partners. In 2000 founded the “Bianca Tresoldi lighting design” studio, which is involved in lighting projects as town centers, urban lighting plans, commercial spaces, offices, churches, events for fashion, museums, exhibitions, worship, hotels, private houses, parks and gardens. Member of PLCA and AIDI, in the 2014 she was nominated in APIL Board.
Chiesa SS. Pietro e Paolo. Ponte San Piero (BG). Interno chiesa, dal presbiterio verso l’ingresso. Nuova illuminazione. © Bianca Tresoldi
SS. Pietro e Paolo Church. Ponte San Piero (BG). The church interior, from the presbytery toward the entrance. New lighting. © Bianca Tresoldi
LUCE 310
LIGHTING DESIGNERS BIANCA TRESOLDI
BIANCA TRESOLDI Lighiting designer milanese, con esperienza ventennale nel campo della progettazione della luce. Dal 1989 al 1999 socia dello studio Consuline di Milano.Nel 2000 fonda lo studio “Bianca Tresoldi lighting design”,che si occupa di progetti illuminotecnici di centri storici, urbani, spazi commerciali, eventi per la moda, musei, mostre, luoghi di culto, abitazioni private, parchi e giardini. È invitata a workshop, corsi e conferenze in Italia e all’estero. Socia PLDA e AIDI, nel 2014è stata eletta nel Consiglio di APIL.
31
B
ianca Tresoldi perché è diventata lighting designer? Studentessa di architettura d’interni, erano gli anni ’80, mi trovai ad affrontare il tema della luce in un interessante progetto d’esame. Il rapporto che lega luce e spazio cominciò subito ad appassionarmi, si può dire che fu “amore a prima vista”. Successivamente, ancora studentessa, mi sottoposi a un colloquio di lavoro presso un’azienda produttrice di sistemi di illuminazione che cercava un progettista. Accettai l’incarico che mi fu proposto. Il responsabile era un lighting designer che mi coinvolse per dieci anni in numerose esperienze di luce fino a diventare socio dello studio. Dunque,ho da sempre progettato con la luce, una volta si faceva molta sperimentazione, si disegnava con il tecnigrafo su carta da lucido e le verifiche illuminotecniche si facevano a mano, senza Dialux. Da 15 anni, possiedo un mio studio di lighting designer in riva al lago che gode di una luce naturale favolosa.
Un progetto che più di altri le ha dato soddisfazione? Tutti i progetti hanno una storia da raccontare; il cliente che si affida a un lighting designer ha un problema da risolvere e ogni volta è come se ci si sottopone inesorabilmente a un esame. La soddisfazione si raggiunge quando si riesce a far firmare l’incarico al committente, vuol dire essere riusciti a trasmettere la passione sul tema luce. Ricordo con piacere il progetto della Chiesa Ss. Pietro e Paolo a Ponte San Piero (BG), l’entusiasmo del committente fu importante per tutti. Un giorno, in cantiere, trovai in scala 1:1, il lampadario progettato (approvato da Curia e Soprintendenza, ndr) fatto realizzare in polistirolo a mia insaputa dal committente, don Pozzi, perché non sicuro delle proporzioni nonostante render e disegni. È gratificante riuscire a coinvolgere il committente che diventa parte attiva dello studio. La realizzazione del lampadario rappresentò una sfida. Dopo varie proposte finalmente arrivò
“LIGHT, LOVE AT FIRST SIGHT” A meeting with Bianca Tresoldi Why did you become a lighting designer? When I was a student in the 1980s, I was studying interior design, I have to prepare a lighting project for an exam. Lighting became a problem to solve and an interesting subject; the relationship that connects light and space starts to fascinate me, it was “love at first sight”. When I was still a student, I get a job interview: a lighting systems company were looking for a designer. The head office was a lighting designer who involved me, for ten years, in many lighting experiences after that I became a firm partner. I have always designed with lighting, in the past years there was much experimentation, we worked at the drawing table on glossy paper and lighting audit were checked by hand, not using Dialux. Since 15 years I have my lighting designer firm, facing the lake shore with fantastic natural daylight. Name me a project that has given you great satisfaction? All projects have a wonderful story to tell; the client who turns to a lighting designer has a problem to solve and you, as a professional, subject yourself to an examination every time you take on a project. The satisfaction arrives when you get the assignment signed by the client; it means that he is fallen in love with light. I remember with great pleasure the project for a church: the building was not so special, but the client was fantastic and his enthusiasm was very important for everyone. One day, going to site, I found the chandelier in real scale; Don Pozzi, never met before, the priest has built the lamp (approved by the Curia and the Cultural Heritage) in polystyrene, with the help of some pensioners, because he wasn’t sure about its proportions, despite renderings and drawings. It is very gratifying to involve the client and allow him to be a part of the studio, making the lamp was a great challenge. After a long series of proposals, I finally receive the go-ahead, but I haven’t found a manufacturer able to produce the chandelier. At last I found a craftsman and together we walk on the path that led from the engineering to installation. It was a unique experience, both technical and human, and at the opening, all the workmen involved were there.
Chiesa SS. Pietro e Paolo. Ponte San Pietro (BG). Interno chiesa con la nuova illuminazione e 3 lampadari. © Bianca Tresoldi
SS. Pietro e Paolo Church. Ponte San Pietro (BG). The church interior with the new lighting and 3 chandeliers. © Bianca Tresoldi
LUCE 310
Schema luci assemblea. Il lampadario è equipaggiato con 30 apparecchi illuminanti; le funzioni: luce indiretta sulla volta, luce architettonica, luce simbolica, luce diffusa di servizio, luce per la lettura. © Bianca Tresoldi
Lighting assembly diagram. The chandelier is fitted with 30 light fixtures; the functions: indirect light on the vault, architectural light, symbolic light, diffuse service light and reading light.© Bianca Tresoldi
The chandelier: dimensions. © Bianca Tresoldi
Sezione della chiesa con l’inserimento dei lampadari. © Bianca Tresoldi
Section of the church with the chandeliers. © Bianca Tresoldi
il nullaosta ma non si trovava il produttore disponibile alla realizzazione del progetto. Ho così individuato e coinvolto un bravo artigiano e insieme abbiamo percorso la strada che ha portato all’ingegnerizzazione e alla posa in opera. Un’esperienza straordinaria sul piano tecnico e umano:all’inaugurazione erano presenti gli operai e i tecnici che avevano collaborato, tutti sentendosi coinvolti nella filiera del progetto. Come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera di progetto? Nel progetto di uno spazio, il lighting designer dovrebbe entrare subito in gioco. La luce è uno dei materiali necessari per leggere lo spazio stesso, i volumi e per comunicare.Com’è possibile parlare di luce in un progetto architettonico o di completamento dell’impianto elettrico se il lighting designer interviene solo in un momento successivo, le soluzioni adottate risulteranno dei compromessi da far convivere con i possibili errori di progettazione. Luce non significa“punto luce”, apparecchio o verifica illuminotecnica,il lighting designer svolge un compito complesso,sviluppa un pensiero in relazione allo spazio e alle esigenze del committente ed elabora una soluzione, non fornisce una lista di prodotti. I piani della luce in Italia ci restituiscono città più illuminate,con positivi risparmi energetici, sovente
però senza una gerarchia urbana notturna che caratterizzi funzioni, spazi, luoghi e storia. Lei cosa ne pensa? Più luce non significa buona illuminazione. In Italia non vedo città ben illuminate, diverse le ragioni: una complessa gestione degli impianti pubblici, molta burocrazia, scarse risorse economiche e altro ancora sono le cause che hanno attraversato la storia dei nostri Comuni. Spesso mi sono trovata a collaborare con uffici tecnici che non possedevano una mappa aggiornata dei punti luce e non conoscevano il consumo energetico dell’impianto di illuminazione in quanto le bollette della luce erano accorpate ad altri servizi comunali. Come si può pensare a un piano della luce senza prima disporre di un censimento dello stato di fatto sul territorio? Sovente i piani della luce sono redatti da società che li offrono ai Comuni in cambio della fornitura di energia elettrica! Mi sono trovata anche a contatto con società che, oltre a fornire energia, proponevano, con uno studio che avrebbe valutato il solo risparmio energetico, la sostituzione degli apparecchi esistenti con nuovi a tecnologia LED. Questa semplice operazione “tolgo e metto”crea confusione. Le città appartengono ai cittadini che le vivono, devono essere progettate con altri parametri, i primi da valutare sono la leggibilità degli spazi e la gerarchia notturna. Il progetto di luce è uno studio complesso e per redigerlo
How does the lighting designer fit or how should he fit in the design supply chain? In a general space planning, the lighting designer must be involved from the very beginning. Light is the necessary material to read space, volumes and to communicate. How is possible to talk about light when the architectural design has been completed or even worse, when the wiring has been done? If the lighting designer comes later, all the solutions proposed are just a compromise to co-exist with design errors. Light doesn’t means electrical socket, a lighting appliance or a lighting engineering check; be a lighting designer is a complex work, we don’t give a purchase list, but we develop a relationship between spaces. The lighting plans in Italy give us more lighted cities, and with positive energy savings, but often without a nocturnal urban hierarchy that characterizes functions, spaces, places and history. What do you think about this? More light doesn’t means good lighting. In Italy I cannot see cities well illuminated, due to multiple aspects: the complexity of our public administration, too much bureaucracy, few economic resources available and many other elements are crucial for our local councils. Often we work with local authorities where the technical department doesn’t have an updated light sources map and doesn’t even know the lighting system total energy consumption, because the electricity bills are paid by another department. How can you design a lighting plan without having a complete survey? Often the lighting plan is drawn up by energy companies that offers it to the local council to obtain the electricity supply! Sometimes I was in contact with companies in addition to providing electricity they offers a study that only estimates the energy saving, by the replacement of existing appliances with LED technology new ones. This simple operation “remove and place” leads to confusion on the urban nocturnal scene. Cities are made for the people who live in them, they have to be planned with other parameters, such as the legibility of the spaces and the nocturnal hierarchy. The lighting plan for a city is a complex project and to draw it up requires not only the lighting designer, but a group of professionals who can read the city from different points of view: architectonic, town planning, environmental, plant engineering, sociological.
LIGHTING DESIGNERS BIANCA TRESOLDI
Il lampadario: dimensioni. © Bianca Tresoldi
LUCE 310
33
occorre non solo il contributo del lighting designer, ma anche di altri professionisti che sappiano leggere la città sotto diversi aspetti: architettonico, ambientale, sociologico. La professione del lighting designer è stata vista quasi fino a ieri come progettazione su scala urbana o privata, dalla città alla nostra casa. Chi crea la luce per un’opera lirica, per uno spettacolo teatrale, televisivo o un grande evento urbano è o no un lighting designer? Assolutamente sì, è un lighting designer!
LOREM IPSUM DOLOR SIT
In Europa o negli Stati Uniti vi sono grandi studi di lighting designer che possono competere a grandi progetti internazionali, in Italia si contano sulle dita di una mano. Perché questo ritardo: eccessivo protagonismo, costi iniziali insopportabili per avvio e gestione, mancanza di mercato? Nel nostro Paese uno studio di progettazione deve sicuramente affrontare costi di gestione significativi, ma questo non sarebbe un problema se la richiesta di consulenza fosse elevata;diciamo invece che spesso il cliente non è preparato alla
34
LUCE 310
parcella del lighting designer e non ha ben chiaro il lavoro necessario per la realizzazione del progetto di luce. Fino a quando i progetti saranno forniti gratuitamente sarà molto difficile vedere nascere in Italia grandi studi come quelli che si possono trovare in Europa. Tresoldi, lei è da pochi mesi consigliere APIL, una carica importante presso un’Associazione da anni impegnata nella valorizzazione della figura del lighting designer nel nostro Paese. Come intende la sua partecipazione e attraverso la sua esperienza quale potrà essere il suo contributo culturale e professionale? Sono molto onorata di far parte del Consiglio di APIL e abbiamo già in cantiere interessanti iniziative che aiuteranno i lighting designer nel loro lavoro quotidiano. Grazie a quanto fatto dal precedente consiglio e ai giovani che hanno portato “una ventata di aria fresca”, credo che APIL diventerà sempre più un’associazione di riferimento. Cercherò di metterle al servizio tutta tutte le mie idee ed esperienza al fine di rafforzarla; sogno un’associazione che definisca, rappresenti, difenda i professionisti che vendono progetti.
The profession of the lighting designer was, almost until yesterday, seen as design on a urban or a private scale, from the city to our home. He who creates the lighting for an opera, for a theatrical or television play, or for a big urban event, is he or isn't he a lighting designer? Yes, absolutely. They are lighting designers. In Europe and the United States there are large studies of lighting designers who can compete in major international projects, in Italy they can be counted on the fingers of one hand. Why do you think there is such a delay: excessive attention-seeking, initial costs, unbearable to run and manage them, lack of market, already here in Italy? In Italy everything is excessive and a design firm has very high running costs, but it wouldn’t be a problem if the consulting applications were higher. Often the client is not prepared to receive the lighting designer’s fee and he doesn’t clearly understand the work behind the lighting plan. As long as plans are provided free on charge, it will be very difficult to have very important lighting designers firms of in Italy, like throughout the Europe. You are, since a few months, APIL adviser, an important position in an association, for years very committed to enhance the role of designers in Italy. How do you see your participation, and, also through your own experience, what will your cultural and professional contribution be? It is a great honor for me to be part of APIL and we have already prepared interesting initiatives will help lighting designers in their everyday work. Thanks to the work done by the outgoing Council and by some young designers who brought some fresh air in there, I think that APIL will become an important reference association. I will try to give all my experience and ideas to the association in order to strengthen it; I dream an association that defines, represents and defends the professionals who sell lighting plans.
Chiesa Ss. Pietro e Paolo. I lampadari salgono e scendono con uno speciale argano, consentendo una facile manutenzione. © Bianca Tresoldi
Chiesa Ss. Pietro e Paolo. Volta con il lampadario, vista da sotto. La sua struttura non ne impedisce la lettura. © Bianca Tresoldi
SS. Pietro e Paolo Church. The chandeliers go up and down with a special winch, allowing for easy maintenance.© Bianca Tresoldi
SS. Pietro e Paolo Church. The vault with the chandelier, from below. Its structure does not prevent reading. © Bianca Tresoldi
Nuova luce per la Cappella Sistina Una sfida senza precedenti la nuova illuminazione. Un progetto complesso e innovativo elaborato da un team internazionale di esperti di varie discipline. Il nuovo impianto restituisce alla Sistina i colori originali e completa l’opera di restauro avviata negli anni ’90. Ce ne parla uno dei protagonisti di Marco Frascarolo
Veduta della Città del Vaticano. La Cappella Sistina vicino alla Basilica di San Pietro © Governatorato SCV Direzione dei Musei
L
a Cappella Sistina si trova all’interno del nucleo medioevale del Palazzo Pontificio nello Stato di Città del Vaticano. Ha quasi sei milioni di visitatori all’anno, con punte di oltre ventimila al giorno in certi periodi di particolare affluenza. L’edificio ha una struttura rettangolare non absidata che misura 40,23 m in lunghezza e 13,41 m in larghezza ed è alta 20,70 m. La copertura è caratterizzata da una Volta a botte ribassata, con voltine laterali di scarico in corrispondenza delle 12 finestre centinate che consentono l’ingresso della luce naturale. I lavori iniziarono nel 1477 e terminarono nel 1483 sotto Sisto IV. Giulio II della Rovere decise di modificare le decorazioni della volta affidando l'incarico a Michelangelo Buonarroti, che iniziò i lavori nel 1508 e li terminò nel 1512 sotto Sisto IV. Lo stesso Michelangelo realizzò il Giudizio Universale tra il 1536 e il 1541.
Il progetto Sistina e il Consorzio LED4ART Nel 2011 il Consorzio LED4ART sigla un accordo con i Musei Vaticani per avviare uno studio congiunto sulle condizioni di illuminazione naturale e artificiale e conseguentemente procedere alla progettazione e realizzazione di un nuovo sistema d’illuminazione della Cappella Sistina. LED4ART è un consorzio nato per il progetto “Nuova luce per la Cappella Sistina” con un supporto finanziario dell’Unione Europea (cofinanziamento pari al 50% dei costi totali dell’attività), nell’ambito del programma europeo di sostegno alla politica in materia di tecnologie dell’informazione e della comunicazione che è parte del programma quadro per la competitività e l’innovazione (PSP-CIP). L’obiettivo del programma è dimostrare le nuove possibilità offerte dalla tecnologia a LED in termini di efficienza energetica e di migliore qualità della luce.
Il Consorzio è costituito da: OSRAM GmbH: Gestione del progetto, tecnologia di illuminazione, ricerca sull’illuminazione, apparecchi LED, sistemi di gestione dell’illuminazione; coordinata da Mourad Boulouednine, in qualità di responsabile del Consorzio e supportata da Osram Italia, nella persona di Carlo Bogani; supporto tecnico: Martin Reuter. University of Pannonia, Ungheria: Misurazione della luce, metriche di qualità del colore, ottimizzazione della distribuzione nello spettro; guidata dal Prof. Janos Schanda in collaborazione con Ferenc Szabò; Catalonia Institute for Energy Research (IREC), Spagna: Audit energetico, CO2 Footprint, divulgazione e sito WEB, coordinato da Josep Carreras. FABERtechnica, Italia: Lighting Design, rilievo dello stato di fatto, studio sull’integrazione illuminazione naturale/illuminazione artificiale, assistenza
SPECIALE CAPPELLA SISTINA
View of the Vatican City. The Sistine Chapel near the St. Peter's Basilica
LUCE 310
35
(a sinistra) Cappella Sistina Veduta prima dell’installazione del nuovo impianto di illuminazione © Governatorato SCV – Direzione dei Musei
(a destra) Cappella Sistina Veduta dopo l’installazione del nuovo impianto di illuminazione © Governatorato SCV – Direzione dei Musei
The Sistine Chapel View before the installation of the new lighting system. © Governatorato SCV – Direzione dei Musei
The Sistine Chapel View after the installation of the new lighting system. © Governatorato SCV – Direzione dei Musei
SPECIALE CAPPELLA SISTINA
New light for the Sistine Chapel The new lighting an unprecedented challenge. A complex and innovative project involving an international team of experts in various disciplines. The new lighting system gives back to the Sistine Chapel its original colours and completes the restoration works started in the 90s. One of the protagonists tells us about it
36
The Sistine Chapel is located within the medieval core of the Papal Palace in the Vatican City State. It has nearly six million visitors per year, with peaks of over twenty thousand a day in some particular occasions. The building has a rectangular structure, with no apses, that measures 40.23 m in length, 13.41 m in width and 20.70 m in height. The ceiling features a lowered barrel vault, with spandrels and pendentives above the 12 arched windows that allow the natural light’s entrance. Works began in 1481 and ended in 1482. Julius II della Rovere decided to redecorate the vault, assigning the work to Michelangelo Buonarroti who began it in 1508 and finished it in 1512 during the reign of Sixtus IV. Between 1535 and 1541, Michelangelo painted The Last Judgement as well.
LUCE 310
specialistica in fase di test e collaudo dell’impianto; coordinata da Marco Frascarolo con la partecipazione di Andrea Benedetto, Maria Beatrice Billi, Michele Bruno, Salvatore Bucchieri, Stella Cardella, Roberta D’Onofrio, Dionisia Drakou, Sara Forlani, Maria Fernanda Pellecer. Analisi dello stato di fatto Il sistema d’illuminazione realizzato negli anni ‘80 prevedeva tre sezioni dedicate a obiettivi d’illuminazione differenti: 1. apparecchi per l’illuminazione generale diffusa, accesi quotidianamente durante l’orario di visita, installati dietro le finestre 2. apparecchi deputati all’incremento dei livelli d’illuminazione generale, in caso di gala e di visite speciali, installati sia dietro le finestre sia all’interno della Cappella Sistina 3. apparecchi installati sulla balaustra all’interno del corpo di fabbrica dedicati all’illuminazione generale sul piano di calpestio, accesi solo in caso di gala
The Sistine project and the LED4ART Consortium In 2011 the Consortium LED4ART signed an agreement with the Vatican Museums in order to initiate a joint study on the conditions of natural and artificial lighting and, therefore, to proceed with the design and realization of a new lighting system for the Sistine Chapel. LED4ART is a consortium created for the project “New light for the Sistine Chapel” with a financial support of the European Union (co-financing 50% of the total costs of the activity), within the European programme in support of policies in the fields of information and communication technologies, which is part of the Competitiveness and Innovation Framework Programme (CIP-PSP). The goal of the program is to demonstrate the new possibilities offered by LED technology in terms of energy efficiency and of better quality of light.
Studio della luce naturale Per valutare gli effetti dell’apporto della luce naturale in termini conservativi e di confort visivo, si è proceduto all’effettuazione di un rilievo architettonico, volto alla realizzazione di un modello 3D finalizzato a simulare, tramite l’uso di specifici software, le condizioni di luce solare in qualsiasi ora e periodo dell’anno. Per validare i risultati, sono state programmate otto giornate di misura, effettuate in collaborazione con il Laboratorio interdipartimentale di Fisica tecnica (LIFT) – Dipartimento di Architettura e Ingegneria dell’Università di RomaTre, in prossimità dei solstizi ed equinozi scelti a rappresentare le condizioni limite e medie di illuminazione naturale nel corso dell’anno. Attraverso l’analisi del modello, si è osservato che l’orientamento della Cappella Sistina sull’asse Est-Ovest determina un irraggiamento maggiore della parete sul lato nord proveniente dalle sei finestre antistanti, generando uno squilibrio di luminanze tra la parete nord e quella sud. Questo
The Consortium is composed by: OSRAM GmbH: Project Management, lighting technology, research on lighting, LED devices, lighting management systems; coordinated by Mourad Boulouednine, as head of the consortium and supported by Osram Italia, in the person of Carlo Bogani; technical aspects supported by Martin Reuter. University of Pannonia, Hungary: Light measurement, colour quality metrics, optimization of the distribution in the spectrum; led by Professor Janos Schanda in collaboration with Ferenc Szabò; Catalonia Institute for Energy Research (IREC), Spain: Energy Audit, CO2 Footprint, dissemination and WEB page, coordinated by Josep Carreras; FABERtechnica, Italy: Lighting Design, survey of the status quo, study on the integration of natural lighting/artificial lighting, specialised
assistance in trials and system’s test run; coordinated by Marco Frascarolo, with the participation of Andrea Benedetto, Maria Beatrice Billi, Michele Bruno, Salvo Bucchieri, Stella Cardella, Roberta D’Onofrio, Sara Forlani, Maria Fernanda Pellecer. Analysis of the status quo The lighting system made in the ‘80s consisted of three sections dedicated to different lighting aims: 1. devices for the general widespread lighting, lit daily during visiting hours, installed behind the windows 2. devices dedicated to the increase of the general lighting’s levels in case of galas and special visits, installed both behind the windows and inside the Sistine Chapel 3. devices installed on the balustrade inside the building reserved to the general lighting of the walking surface, lit only in case of gala
a a
b
b Corpo illuminante V400 per Volta e Quattrocentisti: schema costruttivo assonometrico (a) e immagine fotografica (b) © OSRAM
V400 lighting system for the Vault and the Quattrocentisti: schematic composition (a) and device (b).
Schematic cross-section of the museum setting (a) and the museum + gala setting (b)
effetto si può notare maggiormente nei mesi invernali quando i raggi solari sono sufficientemente bassi da riuscire a penetrare attraverso le finestre nonostante la loro profonda imbotte. I risultati escludono qualsiasi pericolo per la conservazione degli affreschi e hanno portato il team di progettazione a esprimersi a favore di un nuovo sistema di schermatura, che per quanto più adeguato allo stato dell’arte in termini di tecnologia ed estetica, mantenga i principi funzionali del precedente, assicurando la salvaguardia dello stato di salute degli affreschi, mitigando l’impatto visivo della luce solare attraverso la diffusione, senza però negarne
Study of the natural light In order to evaluate the effects of the contribution of natural light in terms of conservation and visual comfort, we proceeded carrying out an architectural survey, aiming to create a 3D model designed to simulate, through the use of specific softwares, the sunlight conditions at any hour and time of the year. To validate the results, eight days of measurement have been scheduled, carried out in collaboration with the Interdepartmental Laboratory of Technical Physics (LIFT) - Department of Architecture and Engineering of the University of RomaTre, close to the solstices and equinoxes chosen to represent the extreme and average conditions of the natural lighting during the year. Through the analysis of the model, it was observed that the orientation of the Sistine Chapel on the East-West axe causes an greater irradiation of the wall on the north side
del tutto la percezione, a vantaggio di una sensazione di ambiente naturale seppur controllato. Gli studi sono tuttora in corso. Grazie al nuovo sistema d’illuminazione della Cappella Sistina, il rapporto tra luce naturale e artificiale, che con il precedente sistema risultava squilibrato in alcune ore del giorno, adesso è stato correttamente ricalibrato: la luce naturale viene percepita come un lieve incremento di illuminamento che non altera la lettura degli affreschi nel loro insieme. Il Progetto di illuminazione: metodo di lavoro Il tavolo di lavoro è stato costituito da: • Musei Vaticani, gruppo coordinato dal Direttore Antonio Paolucci, Arnold Nesselrath Delegato per i Dipartimenti Scientifici e i Laboratori dei Musei Vaticani, Mons. Paolo Nicolini, Delegato Amministrativo Gestionale dei Musei Vaticani, con il Laboratorio di Diagnostica e Ricerche Scientifiche di Ulderico Santamaria e con l’Ufficio del Conservatore di Vittoria Cimino - in qualità
from the six facing windows, thus creating an imbalance of luminance between the northern wall and the southern one. This effect can be seen especially in winter, when the sunrays are sufficiently low to penetrate through the windows despite their deep intrados. Having the results excluded any threat to the frescoes’ conservation, the design team spoke in favour of a new shielding system that, while being more adequate to the state of the art in terms of technology and aesthetics, keeps the functional principles of the previous one, ensuring the preservation of the health of the frescoes, by mitigating the visual impact of the sunlight through spreading, without, however, completely denying its perception, to the benefit of a feeling of natural, though controlled, environment. The study is still ongoing. Thanks to the new lighting system of the Sistine Chapel, the relationship between natural and artificial
di Committente, ovvero di chi ha espresso gli obiettivi progettuali a livello generale. • Direzione dei Servizi Tecnici guidati prima da Pier Carlo Cuscianna, poi da padre Rafael García de la Serrana Villalobos con Roberto Mignucci Capo del Servizio Laboratori e Impianti, Servizi Tecnici del Governatorato - in qualità di esecutore dei lavori, oltre al Consorzio LED4ART di cui si è già parlato. Gli obiettivi su cui è stato sviluppato il progetto sono stati: • buona visione d’insieme dello spazio architettonico e dell’opera pittorica, attraverso un accurato bilanciamento delle luminanze. • alta qualità cromatica, capace di valorizzare ogni dettaglio nella sua complessità, senza privilegiare o spettacolarizzare singole scene o dettagli pittorici. • invisibilità degli apparecchi di illuminazione da tutti i punti di osservazione. • definizione di soli due scenari di luce: uno “museale” con una luce diffusa e omogenea sulle pa-
light, which with the previous system was unbalanced at some times of the day, is now recalibrated: the natural light is perceived as a slight increase of illumination that does not alter the reading of the frescoes as a whole. The lighting project: the working method The working group was formed by: • the Vatican Museums, a group coordinated by the Director Antonio Paolucci, Arnold Nesselrath (Delegate for the Scientific Department and Laboratories at the Vatican Museums), Mons. Paolo Nicolini (Delegate for the Administrative-Management Sectors of the Vatican Museums), with the Diagnostic Laboratory for Conservation and Restoration of Ulderico Santamaria and the Conservator’s Office of Vittoria Cimino - as clients, that is those who have expressed the general design goals. • Department of Technical Services, led
first by Pier Carlo Cuscianna then by Rev. Rafael García de la Serrana Villalobos, with Roberto Mignucci, Head of Laboratories and Systems Service, Technical Services of the Governorate - as executor of works, in addition to the LED4ART Consortium aforementioned. The objectives on which the project was developed were: • a good overview of the architectural space and the pictorial work, through a careful balance of luminance. • colour quality capable of enhancing every detail in its complexity, without favouring or making spectacular any single scene or pictorial detail. • invisibility of the lighting devices from all the points of view. • definition of only two lighting scenarios: a “museum” one, with a diffused and smooth
SPECIALE CAPPELLA SISTINA
Sezione trasversale: schema di distribuzione dei flussi luminosi (a) Scenario per l'illuminazione museale – (b) Scenario per l'illuminazione di Gala © OSRAM
LUCE 310
37
reti della Volta, dedicato a coloro che visiteranno Per il raggiungimento di questo obiettivo è stata normalmente la Cappella Sistina e il secondo, fondamentale la collaborazione tra i tecnici di detto “di gala” destinato alle funzione religiose da Osram ed i Servizi Tecnici del Governatorato. utilizzare esclusivamente per eventi speciali. Insieme sono riusciti a posizionare gli apparecchi Schema generale d’illuminazione: situazione quantitativa illuminamenti • attenzione massima ai profili di rischio per la a 10 metri da terra in uno spazio molto ristretto, buona conservazione delle superfici pittoriche. con ancoraggi completamente reversibili in fibra di carbonio ideati dal prof. Ulderico Santamaria. Il marcapiano è stato utilizzato come punto di riferimento per determinare le dimensioni degli Scenario di luce museale Per gli affreschi, il valore di illuminamento medio apparecchi, in modo da adattarsi perfettamente e rendersi invisibile allo spettatore. Lo studio geodi progetto è stato fissato pari a 60 lx. Lo scenario metrico degli angoli di visibilità degli apparecchi è d’illuminazione museale, dedicato alla volta, al stato motivo di analisi durante la fase progettuale, Giudizio Universale e ai Quattrocentisti, è stato reindividuando un piano inclinato di 35° rispetto alizzato con apparecchi progettati da Osram per la uniformità all’orizzontale passante per il bordo del cornicione, specificaOttima applicazione, denominati V400, caratteaffreschi molto (voltacompatte: lunghezza di come limite entro cui posizionare gli apparecchi rizzati sugli da dimensioni e quattrocentisti) per garantirne la non visibilità. circa 800 mm e con un dissipatore di calore di soli 100 mm circa di profondità. Sono stati posizionati sulla cornice del marcapiano in posizioni simmeAttuale triche rispetto alle finestre, in continuità delle zone occupate dai nuovi diffusori dell’impianto di climatizzazione. Si tratta di 38 apparecchi, con una potenza unitaria pari a 120 W per un assorbimento complessivo di soli 4,6 kW. La distribuzione delle luminanze sulle superfici Graduale variazione tra le aree con altocalibrata e bassoin modo da avere una affrescate è stata illuminamento percezione dello spazio della Sistina come un “unicum”. Che significa valori di uniformità elevati, con una diminuzione graduale - controllata in modo che venga percepita senza discontinuità - dei livelli d’illuminamento dall'alto verso il basso e nelle zone Bassi livelli di illuminamento che evitano problemi di terminali delle pareti finestrate. abbagliamento La diminuzione sull'asse verticale, necessaria per
evitare la visibilità degli apparecchi ed evitare fenomeni di abbagliamento, assume sul Giudizio Uni1 ilObiettivi del progetto di illuminazione versale ruolo di strumento narrativo che rinforza il significato del passaggio dal Paradiso all'Inferno. La diminuzione graduale nelle zone terminali delle pareti longitudinali è legata alla necessità di non avere impronte di luce diretta non controllata sulle pareti (tra cui quella che ospita l'affresco del Giudizio), che vengono illuminate in maniera morbida, dalla luce riflessa dalle superfici adiacenti. E' in fase di studio un sistema di illuminazione dedicato all'altare, che oltre a evidenziarne le caratteristiche morfologiche, materiche e simboliche, assume la funzione di parziale compensazione visiva della diminuzione di luminosità nelle parti più basse dell'affresco del Giudizio, senza andare in contraddizione con le esigenze narrative di cui si è detto. Lo scenario di luce museale viene attivato attraverso il pannello manuale esistente, come richiesto dai Musei Vaticani: a monte del pannello, da cui si comanda anche lo scenario di gala, si trova il sistema Siemens Desigo. Scenario di luce per la Gala La Cappella Sistina viene utilizzata per attività in cui il godimento dello spazio architettonico e delle opere pittoriche risulta secondario rispetto alla necessità di un'illuminazione dedicata allo spazio occupato dalle persone. Queste attività vengono accorpate sotto un'unica categoria, denominata di gala a cui è stato dedicato un sistema di illuminazione speciale, che normalmente si trova in posizione di riposo, completamente al di fuori della
Da progetto Schema esemplificativo dei livelli di illuminamento su volta e pareti verticali © OSRAM
Assonometria che rappresenta l'apparecchio per l'illuminazione di Gala tra la posizione di parcheggio e la posizione operativa. © OSRAM
CONFIDENZIALE
Illustrative diagram of the illuminance levels for the Vault and vertical walls. © OSRAM
SPECIALE CAPPELLA SISTINA
light on the vault’s walls, dedicated to those who normally visit the Sistine Chapel, and a “gala” one, intended for religious function and to be used exclusively for special events. • maximum attention to the risk profiles for the proper conservation of the painted surfaces. The stringcourse was used as a reference point to establish the size of the devices, so as they could fit perfectly and become invisible to the audience. The geometrical study of the angles of visibility of the devices has been a matter of analysis during the design phase, identifying a plane inclined of 35° from the horizontal line that passes through the edge of the cornice as the limit within which to place the devices in order to ensure their non-visibility. To achieve this goal, the cooperation
38
LUCE 310
Cappella Sistina | Lighting Concept
TAVOLA
Axonometry representing Gala lighting device between its rest position and working Position. © OSRAM
between the Osram’s technicians and the Technical Services of the Governorate has been fundamental. Together they managed to position the devices at 10 m from the floor in a very confined space, with fully reversible anchorages in carbon fibre supports conceived by prof. Ulderico Santamaria. The museum-light setting For the frescoes, the project’s average value of illuminance was set at 60 lx. The museum lighting scenery, dedicated to the vault, to the Last Judgement and to the Quattrocentisti, was made with devices designed by Osram for this very application, called V400, characterized by very compact dimensions: about 800 mm in length, with a heat sink of 100 mm in depth. They have been located on the stringcourse’s cornice, in symmetrical positions with respect to the windows, in continuity with the areas occupied by the
new A/C splits. We are talking about 38 units with a unit power of 120 W and a total absorption of only 4.6 kW. The distribution of luminance on the frescoed surfaces was calibrated so as to have a spatial perception of the Sistine Chapel as a “unicum”. This means high uniformity values, with a gradual decrease - controlled so that it is seamlessly perceived - of the lighting levels from the top downwards and in the ending areas of the windowed walls. The decrease on the vertical axis, which was required in order to prevent the visibility of the devices and to avoid dazzling phenomena, act on the Last Judgement as a narrative tool, reinforcing the meaning of the passage from Heaven to Hell. The gradual decrease in the ending areas of the sidewalls is due to the need of not having uncontrolled direct light’s imprints on the walls (including the one hosting the Judgment’s fresco), which
are softly illuminated by the light reflected by the adjacent surfaces. A study for Altar lighting is still in progress. The system, besides underlying altar morphological features and symbolyc meanings, will better balance luminance levels on Last Judgment vertical surface. The museum light scenery is activated through the existing manual control panel, as required by the Vatican Museums: prior to the panel, from which the gala scenery can also be controlled, the Siemens Desigo system can be found. Gala’s lighting setting The Sistine Chapel is also used for activities in which the enjoyment of the architectural space and pictorial works is secondary to the need for a lighting dedicated to the space occupied by people. These activities are grouped under a single category, referred to
1
visuale dei visitatori. In caso di necessità, il singolo apparecchio viene movimentato da un motore elettrico di bassissima potenza e molto silenzioso che lo porta nella posizione di lavoro finale, il cui asse di emissione luminosa deve essere orientato verso la pavimentazione. Compito del sistema non è quello di illuminare di più la Cappella Sistina, ma di illuminarla in maniera dedicata a funzioni
diverse da quella museale. Gli impianti d’illuminazione generale e di gala sono stati pensati e realizzati in maniera complementare. Le ottiche sono state progettate per non interferire con l'illuminazione architettonica, quindi non prevedono una componente diretta sulle pareti affrescate, mantenendo l'uniformità sugli affreschi anche in condizioni di gala. Sono state studiate
a
per ottenere il miglior equilibrio tra le esigenze di uniformità a terra e il contenimento del rischio di abbagliamento. Il fatto che l'illuminazione principale sia stata progettata per dare adeguati livelli di illuminamento, in termine di valori medi e di grado di uniformità, eviterà l'uso del sistema di gala come rinforzo dell'illuminazione architettonica, come impropriamente avveniva con il vecchio impianto.
b Michelangelo Buonarroti Cappella Sistina - Volta. “Sibilla Delfica” prima (a) e dopo (b) l’installazione del nuovo impianto di illuminazione © Governatorato SCV – Direzione dei Musei
Michelangelo Buonarroti Sistine Chapel - Ceiling “The Delphic Sibyl” before (a) and after (b) the installation of the new lighting system © Governatorato SCV – Direzione dei Musei
a
b
100% —
75% —
c
100% —
100% —
75% —
75% —
50% —
50% —
25% —
25% —
50% —
25% — 0% —
450
500
550
600
650
700
750
450
500
550
600
650
700
750
800
0% —
450
500
550
600
650
700
750
800
550
600
650
700
750
800
800
d Spettri di emissione globale del sistema di illuminazione (a) e dei singoli LED che lo compongono - blu (b), verde (c), rosso (d), bianco caldo (e) © OSRAM
Global emission spectra of the lighting system (a) and of the individual LEDs that compose it Blue (b), green (c), red (d), warm white (e)
as gala, to which a special lighting system has been dedicated; this one is usually in rest position, completely out of visitors' sight. If required, the single unit is moved by a low-powered and very silent electric motor that brings it in its final working position, with its light emission axis directed towards the floor. The system’s task is not to increase the lighting of the Sistine Chapel, but to light it in a manner fully dedicated to functions that are other than museal. The general and gala lighting installations have been designed and manufactured in a complementary manner. The optics were designed to not interfere with the architectural lighting, so they do not provide a direct component on the frescoed walls, thus maintaining the uniformity on the frescoes even in gala’s conditions. They have been designed in order to achieve the best balance between the need for evenness on the floor and the containment of glare risk.
400
e
100% —
100% —
75% —
75% —
50% —
50% —
25% —
25% —
0% —
400
450
500
550
The fact that the main lighting was designed to give adequate lighting levels, in terms of average values and degree of uniformity, will prevent the use of the gala’s system as reinforcement for the architectural lighting, as it improperly happened with the old equipment. Definition of the light’s spectral characteristics The definition of the emission spectrum has played a key role during the different phases of the project. The calibration of the spectrum has been possible thanks to the mixing of LEDs with different spectra, and optimized through the instrumental tests on pigments and their spectral relation to the light made by Professor Schanda of the University of Pannonia. All colours are enhanced in a balanced way through a spectral composition that completely eliminates the infrared and ultraviolet
600
650
700
750
800
0% —
400
radiation, for conservation purposes, by limiting the blue’s component to the minimum needed for the enhancement of the blue skies, always for conservation purposes. The final outcome is a light that can keep warm and natural colours, without containing energy components that could be potentially dangerous for the works of art. The final emission spectrum was configured on site, following the concept of the so-called “additive synthesis”: namely by summing the contributions of the individual sources in the different spectral bands (chromatic components). The chosen colour temperature for the Sistine Chapel is equal to 3500 K and the optimum spectrum was obtained by the superimposition of a white LED spectrum and a selection of RGB spectra, hence ultimately reducing the number of channels from 5 to 4 (W, R, G, B), excluding the “Cool White”
450
500
LED at 6000 K. The colour rendering index was increased from CRI=70 to CRI>95. In the lighting of works of art it is appropriate to go beyond the design method based on just CRI parameter and to find the ideal solution through the analysis of reflection spectra of the pigments characterising the pictorial and architectural surfaces. The pigments’ reflection spectra within a complex polychrome context such as the Sistine Chapel are very diversified and, thanks to studies conducted by scholars of the colour perception of the University of Pannonia, 280 reference samples were identified. On this basis, the optimisation of the regulation of the sources was carried out, beginning with a starting spectrum, empirically defined by a Commission of Experts, supported by an instrumental contribution, aimed at optimising the ultimate choice, avoiding some chromatic aberrations not
SPECIALE CAPPELLA SISTINA
0% — 400
400
LUCE 310
39
Definizione delle caratteristiche spettrali della luce La definizione dello spettro di emissione ha avuto un ruolo fondamentale durante le diverse fasi del progetto. La taratura dello spettro è stata possibile grazie alla miscelazione di LED con spettri differenti, e ottimizzata grazie alle prove strumentali sui pigmenti e la loro relazione spettrale alla luce dal prof. Schanda dell’Università di Pannonia. Tutti i colori sono valorizzati in maniera equilibrata grazie a una composizione spettrale, che elimina completamente le radiazioni infrarosse e ultraviolette, a fini conservativi, limitando la componente del blu al minimo necessario per la valorizzazione degli azzurri dei cieli, sempre a fini conservativi. Il risultato finale è una luce in grado di mantenere cromie calde e naturali, senza però contenere componenti energetiche potenzialmente pericolose per le opere d’arte. Lo spettro di emissione finale è stato configurato in loco attraverso il sistema della cosiddetta “sintesi additiva”: ovvero sommando i contributi delle singole sorgenti nelle diverse bande spettrali (componenti cromatiche). La temperatura di colore scelta per la Cappella Sistina è pari a 3500 K e lo spettro ottimale è stato ottenuto mediante la sovrapposizione di uno spettro LED bianco e una selezione di spettri RGB, riducendo in ultima analisi il numero di canali da 5 a 4 (W,R,G,B) escludendo il LED “Cool White” a 6000 K. L’indice di resa cromatica è stato incrementato da IRC=70 a IRC>95. Nell’illuminazione delle opere d’arte è opportuno superare il metodo di progetto basato sul solo parametro IRC e individuare la soluzione ideale attraverso l’analisi degli spettri di riflessione dei pigmenti che caratterizzano le superfici pittoriche e architettoniche. Gli spettri di riflessione dei pigmenti all’interno di un contesto policromo complesso come quello della Cappella Sistina sono molto diversificati e, grazie agli studi svolti dagli studiosi di percezione del colore dell’Università di Pannonia, sono stati individuati 280 campioni di riferimento. Su questa base è stata effettuata l’ottimizzazione della regolazione delle sorgenti, a partire dallo spettro di partenza, definito empiricamente da una Commissione di Esperti, affiancata da un apporto di tipo strumentale, finalizzato a ottimizzare la scelta finale, evitando alcune aberrazioni cromatiche non percepibili in egual misura dai singoli osservatori, e a dare maggiore oggettività alla scelta finale.
SPECIALE CAPPELLA SISTINA
equally perceivable by individual observers, and give greater objectivity to the final choice. Audits related to the issues of conservation Once identified the LED as the ideal source for the project, a series of tests of the sources’ suitability on samples coated with dry pigment, exposed to flux levels of 20 times those envisaged by the project, have been carried out. The use of such high exposures in response to the project’s needs was for verify the possible photochemical degradation effects over time by using constant lighting levels equal to 1500 lx, in order to reproduce the effect of the accelerated aging over a period of 100 years. Every form of chromatic instability of pigments and dyes - such as, for example, lacquers used as the finishing layer to create depth effects - was then analysed through the use of spectro-
40
LUCE 310
Verifiche relative ai temi della conservazione Identificato il LED come sorgente ideale per il progetto, sono state portate avanti una serie di verifiche dell’idoneità delle sorgenti su campioni con stesura di pigmento a secco, esposti a livelli di flusso pari a 20 volte quelli previsti dal progetto. L’utilizzo di esposizioni così elevate a fronte delle necessità di progetto, era per verificare eventuali effetti di degrado fotochimico nel tempo usando livelli d’illuminamento costanti pari a 1500 lx, per riprodurre l’effetto dell’invecchiamento accelerato su un periodo di 100 anni. È stata quindi analizzata ogni forma di instabilità cromatica dei pigmenti e dei coloranti – come, a esempio, le lacche utilizzate come strato di finitura delle pitture per creare effetti di profondità - tramite l’utilizzo di misure spettrofotometriche. All’interno del Gabinetto Ricerche Scientifiche dei Musei Vaticani, gli apparecchi sono stati posizionati in una camera climatica, garantendo una stabilità di tutte le variabili ambientali durante le fasi di irraggiamento dei campioni dall’apparecchio tipo. Al termine della prototipazione delle sorgenti, si è arrivati alla conclusione che la sorgente scelta non andava in alcun modo a variare la natura dei pigmenti delle pitture e, quindi, risultava idonea a uso museale.
Conclusioni A 450 anni dalla morte di Michelangelo il nuovo impianto di illuminazione ha completato l’opera di restituire alla Sistina i colori originari, avviata negli anni '80 e '90 dal restauro di Fabrizio Mancinelli e Gianluigi Colalucci. In questa stessa direzione si pensa al futuro. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani sottolinea l’importanza dell’educazione dei visitatori: “chi entra in Sistina dovrà entrarci per quanto possibile preparato”. Per questo motivo nell’avvenire della Cappella si prospetta il raggiungimento di un nuovo obiettivo: la conoscenza preventiva virtuale di tutto quello che della Sistina c'è da vedere e capire: la storia, gli autori, gli stili, l’iconografia, la teologia, la dottrina e la catechesi. In questo modo la visita successiva, all’interno della Cappella, sarà più rispettosa, silenziosa e più utile”. La Cappella Sistina è dunque un sistema sempre più protetto ma allo stesso tempo sempre più aperto al dialogo con i visitatori.
Risparmio energetico Il nuovo impianto comporta un risparmio energetico molto elevato per le potenzialità delle nuove tecnologie, le scelte progettuali relative al posizionamento degli apparecchi di illuminazione e alle modalità di distribuzione dei flussi luminosi nello spazio. Il vecchio impianto prevedeva il posizionamento degli apparecchi al di fuori delle finestre, previa installazione di un ulteriore strato diffondente in aderenza alla vetrata artistica esistente. Questo doppio strato, necessario per garantire la non visibilità degli apparecchi dall'interno attraverso le vetrate, rappresentava un filtro con trasparenza media pari a 0,25: ciò significa che il 75% del flusso luminoso rimaneva al di fuori dello spazio della Sistina. Se a questo si aggiunge il 50% di efficienza in più del sistema LED + ottica ad alto rendimento, si passa dai 66 kW di assorbimento del sistema precedente ai 7,5 kW del sistema attuale, con una diminuzione superiore all’88% a fronte di un flusso luminoso totale maggiore del precedente.
photometric measurements. Inside the Cabinet for Scientific Research of the Vatican Museums, the devices were placed in an air-conditioned chamber, thus ensuring the stability of all the environmental variables during the irradiation phases of the samples by the model unit. At the end of the prototyping of the sources, it was concluded that the chosen source was not going to change the nature of the pigments of the paintings and it therefore appeared suitable for museum use. Energy saving The new system implies a very high energy saving thanks to the new technologies’ potentials, the design choices related to the positioning of the lighting devices and the methods of distribution of the luminous fluxes into space. The previous system envisaged the posi-
tioning of the devices outside the windows, following the installation of an additional diffusing layer in adherence to the existing artistic window. This double layer, which was necessary in order to ensure the non-visibility of the devices from the inside through the windows, was a filter with an average transparency of 0.25: this means that 75% of the luminous flux remained outside of the Sistine Chapel. If we add to all this the 50% more efficient LED + high performance optic system, we go from the 66 kW absorption of the previous system to 7.5 kW of the current one, with a decrease of more than 88% and with a greater total luminous flux than the previous. Conclusions 450 years after the death of Michelangelo, the new lighting system has completed the work, started by Fabrizio Mancinelli and
Il Prof. Antonio Paolucci Direttore dei Musei Vaticani, nella Cappella Sistina © Governatorato SCV – Direzione dei Musei
Antonio Paolucci Director of the Vatican Museums, in the Sistine Chapel. © Governatorato SCV – Direzione dei Musei
Gianluigi Colalucci in the 80s and 90s, to give back to the Sistine Chapel its original colours. In this very direction we think about the future. Antonio Paolucci, director of the Vatican Museums underlines the importance of the education of visitors: “who enters the Sistine Chapel will have to enter it for as much as possible prepared”. For this reason, in the future of Chapel, the achievement of a new goal lies ahead: the prior virtual knowldge of “everything that there is to see and understand of the Sistine Chapel: the history, the authors, the styles, the iconography, the theology, the doctrine and the catechesis. In this way, the next visit, inside the real Chapel, will be more respectful, silent and more useful”. The Sistine Chapel is, therefore, increasingly protected but, at the very same time, more and more open to dialogue with visitors.
CORRISPONDENZA DA NEW YORK / 310 a cura di Matilde Alessandra*
New York Festival of Light La prima edizione nello storico quartiere di Dumbo a Brooklyn
* Da questo numero, Matilde Alessandra, artista e design, che vive e lavora dalla fine degli anni ’90 a New York City, inizia la sua collaborazione a LUCE
photo © N.Y.F.O.L, New York
Nei primi giorni di novembre si è tenuta a New York la I edizione del Festival della Luce, che ha presentato per tre serate consecutive un eclettico insieme di proiezioni, sculture, video art ed esibizioni creati da artisti e designer provenienti da tutto il mondo, che utilizzano la luce come medium espressivo. Svoltosi nello storico e affascinante quartiere di Dumbo a Brooklyn, sotto l'imponente arcata in pietra del ponte di Manhattan e nella vicina piazza a pochi passi dalla sponda dell'East River, il New York Festival of Light è un ambizioso progetto che si propone di presentare la luce in ogni sua forma creativa e spettacolare, e che vuole portare New York alla pari con altre grandi città, ad esempio Berlino, Londra, Lione, Montreal e Sydney, in cui già avvengono manifestazioni pubbliche dedicate alla luce. Nonostante la pioggia e il freddo, migliaia di persone hanno affollato ogni sera il gigantesco tunnel per assorbire le luci e le sensazioni di questo evento inedito in una città come New York le cui notti risplendono di luce elettrica.
DA NEW YORK NEW YORK FESTIVAL OF LIGHT
* From this edition begins the collaboration with LUCE Matilde Alessandra, an artist and designer who lives and works in New York City
LUCE 310
41
42
LUCE 310
LOREM IPSUM DOLOR SIT
proiezioni e soundtrack creando una sensazione d'immersione totale nelle luci, colori e suoni. Sulla fiancata del ponte, invece, sono intervenuti con delle proiezioni mapping sognanti e fluide il gruppo creativo 3_SEARCH. Conosciuti per la creazione di animazioni architettoniche proiettate su edifici e spazi pubblici, e autori di uno dei più vasti progetti di mapping al mondo proprio sul ponte di Manhattan, sono ritornati sullo stesso luogo con uno schema che ha incorporato opere di vari artisti internazionali esplorando lo spazio transitorio in cui fine ed inizio si sovrappongono per creare una continua evoluzione d'immagini. Notevole è stata anche l'opera di Tupac Martir, il “mago della luce”. Scenografo e lighting designer
di concerti pop e di sfilate di moda – tra cui Sting, Elton John, Alexander McQueen e Stella McCartney – ha creato un'installazione composta di ombrelli con strisce LED attivati dal tempo atmosferico e dal movimento delle persone attorno ad esso per creare diversi disegni di suoni e luce. Meno grandiosi ma ugualmente interessanti sono stati lo schermo interattivo di Public Matter, le proiezioni di Nancy Brusan e Robert Base, le light-sculptures di John Yacobellis e Scott Tucker, i magici candelieri di Jason Krugman e le esibizioni di sensazioni “illuminate” di off-off Broadway e quelle più discrete della chanteuse “luminosa” Nicole Ranaud.
NEW YORK FESTIVAL OF LIGHT The first edition in the historic neighborhood of Dumbo in Brooklyn
giant tunnel every night to in the light and feel of this event, ironically un-precedented in a city such as New York, whose nights are inundated by artificial light. N.Y.F.O.L is the brainchild of Liam O'Braion, an organizer of large-scale entertainment events and Ira Levy, an award winning lighting designer based in New York City. "light speaks to everyone, regardless of age or language," said Ira Levy, "and we've searched far and wide for lighting projects ranging from static to kinetic and animation to excite and entertain a multitude of different people" The centerpiece of the three nights was the breathtaking laser show by Howard Ungerleider, a lighting and set designer for major rock and pop music live events: under his direction of the archway under the bridge has become the theatre of an electrifying performance of laser beams, lights, projections and soundtrack re-creating the feeling and emotion of a live concert. On the side of the archway the creative collective 3_SEARCH intervened with projection mapping ranging from dreamy to graphic. Known in the world of public art
for creating spectacular projections on buildings, 3_SEARCH have been responsible for one of the largest projects of projection mapping in the world on the Manhattan Bridge, and so returned to the same place with a piece that incorporated works by various international artists exploring the transitional space where endings and beginnings overlap in perpetual evolution. Also remarkable was the installation by “magician of light” Tupac Martir, a set lighting designer for both pop concerts and fashion shows - including Sting, Elton John, Alexander McQueen and Stella McCartney - composed of umbrellas with LED strips that are triggered by the weather and the movement of people around it to create different patterns of sound and light. Perhaps less grandiose but equally impressive and noteworthy were the interactive screen by Public Matter, the stirring projections of Nancy Brusan and Robert Base, light sculptures by John Yacobellis, and Scott Tucker, Jason Krugman's magic chandeliers and the performances by off-off Broadway sensation Illuminate, and by the more discreet lit-up Nicole Ranaud.
At the beginning of november has taken place in New York City the first edition of the Festival of Light, a new annual initiative that presented for three consecutive evenings an eclectic mix of projects such as projections, sculptures, video art and performances designed by artists and designers from all over the world, all using light as their medium. Held in the historic and evocative neighborhood of Dumbo in Brooklyn, under the imposing stone archway of the Manhattan Bridge and in the nearby square - within walking distance from the East River's bank - the New York Festival of Light is an ambitious project that aims to present light in all its spectacular and creative forms, whilst bringing New York City on par with other major cities - such as Berlin, London, Lyon, Montreal and Sydney - where public events dedicated to light are regularly held. Despite the rain and the cold thousands of people filled the
DA NEW YORK NEW YORK FESTIVAL OF LIGHT
N.Y.F.O.L. è il frutto della ricerca e dell’organizzazione di Liam O'Braion, produttore di grandi eventi e Ira Levy, premiato lighting designer newyorkese. "La luce parla a tutti, senza distinzione di età o di lingua" dice Ira Levy, "e abbiamo cercato in lungo e in largo progetti luminosi che spaziano dallo statico all'animazione per emozionare e divertire una moltitudine di persone diverse”. Tra i molti progetti presentati nelle tre serate, ha fatto la parte del leone, il laser show mozzafiato creato da Howard Ungerleider, lighting designer e scenografo d’importanti eventi musicali: sotto la sua direzione l'arcata del ponte è diventata teatro di uno spettacolo elettrizzante di fasci laser,
LUCE 310
43
LIGHT ART / 310
a cura di Jacqueline Ceresoli
architetture hardware
Electronic Landscape. Luigi Bussolati Vedute extraurbane che sembrano un reportage realizzato da un satellite nello spazio. Nella curiosità infantile che accende il gioco di guardare dentro le cose, il piccolo si trasfigura nel grande
P. 45 Una reinterpretazione, attraverso l’intervento trasformante della luce e un insolito punto di vista delle schede elettroniche dei computer. © Courtesy Luigi Bussolati
Trasforming light and an unusual point of view gives life to a reinterpretation of the electronic boards of computers. © Courtesy Luigi Bussolati
LUIGI BUSSOLATI Nasce a Parma, si diploma in fotografia al Centro Riccardo Bauer di Milano nel 1986. Per alcuni anni a Roma si dedica alla fotografia di scena per produzioni cinematografiche, televisive e teatrali. Dal 1990 inizia un’intensa ricerca e sperimentazione della luce artificiale ed alla sua potenzialità di ridisegnare e reinventare lo spazio e il paesaggio. Collabora con riviste, imprese, istituzioni. Raccolte di sue fotografie sono in musei italiani ed esteri.
LIGHT ART LUIGI BUSSOLATI
44
N
elle schede elettroniche del computer c’è il DNA della nostra epoca digitale, il cuore-password tecnologico di memoria delle cose, dell’architettura del XX secolo, sintetizzato in anonimi microchip che contengono sofisticati congegni elettronici, dissipatori, connettori, assemblaggi di elementi misteriosi, sistemi intelligenti dalle dimensioni lillipuziane che custodiscono potenzialità inespresse ancora tutte da esplorare. Lo fa Luigi Bussolati, fotografo di reportage di diverso genere, autentico eclettico esploratore di nuovi e visionari paesaggi inscritti nella luce, da anni intento a fermare in uno scatto fotografico quel complesso mondo che c’è fuori e dentro le cose. Pubblichiamo in esclusiva la sua nuova serie di immagini che rappresentano architetture hardware, skyline futuribili, cartoline di futuri possibili, raccolti sotto il titolo di Electronic Landscape: vedute extraurbane che sembrano un reportage realizzato da qualche satellite lanciato nello spazio. Queste fotografie trasudano di energia pulsante e paradossalmente si iconizzano in una immobilità metafisica, trasformando microchip in paesaggi metropolitani visti sotto un'altra luce. L’autore, come i bambini, è curioso degli ingranaggi che attivano un nuovo gioco elettronico e non si accontenta della superficie delle cose, ma in questo caso ha smontato un computer per scoprire come funziona e ha trovato città sepolte sotto la coltre di circuiti funzionanti, trasformando un processo di semplice osservazione in un gioco complesso. Come ha scritto Pessoa, l’arte contemporanea rivela “una precaria rappresentazione del visibile”, dove il precario mette a fuoco un particolare positivo, spesso inatteso e sorprendente.
LUCE 310
Born in Parma, graduated in photography at the Centro Riccardo Bauer in Milan in 1986. In Roma for few years he works as films, theater and television photographer. Since 1990 begins an intense testing research on artificial light and its potential to reshape and recreate living spaces and landscape. Collaborates with many magazines, companies and institutions. His artworks are attended in Italian and foreign museum collections.
ELECTRONIC LANDSCAPE. LUIGI BUSSOLATI Suburban views that look like a reportage made by some satellite launched into space. In the childish curiosity game of looking into things, the small is transfigures into large Into computer’s electronic boards there is the DNA of our digital age, the technological heart-password of the memory of the things, of the architecture of the twentieth century, synthesised in ordinary microchips containing advanced electronic devices, heat sinks, connectors, assemblages of mysterious elements, and intelligent systems that treasure in their Lilliputian dimensions unexpressed potentials yet to be explored. This is done by Luigi Bussolati, the author of photographic reportages of various kind, veritable eclectic explorer of the new and visionary landscapes inscribed in the light, since years committed to capturing in a photographic shot the complex world that is outside and inside of things. We publish here his exclusive new series of images representing hardware architectures, futuristic skylines, postcards of possible futures,
all collected under the title of Electronic Landscape: suburban views that look like a reportage made by some satellite launched into space. These pictures ooze vibrant energy and, paradoxically, they iconize themselves in a metaphysical stillness, turning microchips into metropolitan landscapes seen under a different light. Like children, the author is curious about the gearing that activate a new electronic game and is not content with the surface of things, but in this very case he disassembled a computer in order to discover how it works and found cities buried under the shroud of operating circuits, thus turning a process of simple observation into a complex game. As written by Pessoa, contemporary art reveals “a precarious representation of the visible”, where
e intellettualismo, ai limiti tra oggettività e astrazione. Microchip anatomizzati, illuminati e attraversati da luci particolari, sembrano rendere omaggio a Mies van der Rohe, che ha inventato con il razionalismo moderno anche una possibilità della scomparsa della dissoluzione, del galleggiamento di un’architettura funzionalista, e queste di Bussolati sono composte da una sommatoria di pezzi: volumi, innesti di elementi elettronici, ognuno dei quali ha una propria individualità. La luce disegna corpi compatti longitudinali, trasversali, volumi più orizzontali che verticali, architetture rettilinee emerse dal buio che irrompono nello spazio, come una sottile critica al pensiero progettuale del costruito del Novecento modernista, in cui ha prevalso una logica minimalista, anche nella concezione di edifici a blocchi. Sono immagini che evidenziano contrasti tettonici, la forma chiusa e aperta, l’alto e
the precarious sharpens a positive detail, often unexpected and surprising. For the first time Bussolati has looked at the electronic boards from a different point of view, emphasising otherwise imperceptible hyper-architectures. His microchips become the formal premises for revealing the connection networks, with the aim of investigating the expressive potentials of the light and expose the weaknesses of the architects and urban planners of the Modern Movement, with their frozen large metropolitan utopias. In these microscopic cityscapes the praise of the existing is celebrated, as much as the identification of unusual “models” as desecration of the predominant architectural and urban-planning culture, in which man seems to be an unwanted guest and buildings the
il basso, il buio e la luce. La motivazione di questa strategia di rielaborazione di elementi reali è innanzi tutto funzionale all’immagine, poiché ogni singolo elemento articola landscape altrimenti invisibili. Da qui il ricorso alla de-contestualizzazione di ogni elemento delle schede elettroniche, a tagli di luce, diversa in ogni fotografia, che giunge di lato, di fronte, dall’alto, dal basso e secondo densità e differenze che suggeriscono anche una possibile lettura metaforica del nostro territorio antropomorfizzato da un eccesso di cemento. L’autore sembra rendere omaggio al rigorismo di Mies, dimostrando con il passaggio dal macro al micro paesaggio, che dietro la semplicità dell’impianto c’è una caoticità di segni, pensiero e rielaborazione del già costruito. In queste metropoli post-digitali, composizione, struttura e ordine rappresentano metafisici quartieri
cities’ protagonists. Electronic boards that, if watched closely and magnified, perform the essence of the metropolitan reality and unveil the shape of functionalist modernity, from the extreme formalism and intellectualism, to the limits between objectivity and abstraction. Dissected, lit up and passed through by special lights microchips seem to pay their homage to Mies van der Rohe, who also invented, along with the modern rationalism, a possibility for the disappearance of dissolution, the flotation of a functionalist architecture; and Bussolati’s ones are composed of a sum of pieces: volumes, grafts of electronic elements, each of which has its very own individuality. The light draws longitudinal, diagonal, compact bodies, volumes that are more horizontal
than vertical, rectilinear architectures that emerge from the darkness and burst into the space, as a subtle critique to the designing thought of the modernist twentieth century's built environment, in which a minimalist logic has prevailed, even in the conception of blocks. These are images that highlight tectonic contrasts, the closed and open shape, the top and the bottom, the darkness and the light. The explanation for this strategy of reworking of actual elements is, first and foremost, functional to the image, since each element articulates landscapes that would be otherwise invisible. Hence the use of the de-contextualisation of every single element of the electronic boards, of slices of light, different in every photograph, coming from the side or ahead,
LIGHT ART LUIGI BUSSOLATI
Per la prima volta Bussolati ha guardato le schede elettroniche da un altro punto di vista, valorizzando hyper-architetture altrimenti impercettibili. I suoi microchip si trasformano in presupposti formali per rivelare reti di connessione, con l’obiettivo di indagare le potenzialità espressive della luce e mettere a nudo le debolezze degli architetti e urbanisti del Movimento Moderno, con le loro congelate utopie metropolitane di grandi dimensioni. In queste microscopiche vedute urbane si celebra l’elogio dell’esistente, l’identificazione di anomali “plastici” come profanazione della cultura architettonica e urbanistica predominante, in cui l’uomo nelle città sembra un ospite indesiderato e gli edifici i protagonisti. Le schede elettroniche, osservate da vicino e ingrandite, interpretano l’essenza della realtà metropolitana e svelano la forma della modernità funzionalista, dall’estremo formalismo
LUCE 310
45
P. 47 Micro mondi in cui l’uomo è inglobato dal microchip e la tecnologia è l’unica abitante. © Courtesy Luigi Bussolati
LOREM IPSUM DOLOR SIT
Micro worlds in which man is embedded by the microchips and technology is the unique inhabitant. © Courtesy Luigi Bussolati
Questi microchip prendono l’aspetto neurotonico e l’energia pulsante di vere e proprie metropoli. © Courtesy Luigi Bussolati
These microchips take the neurotonic appearance and the pulsating Energy of real metropolis. © Courtesy Luigi Bussolati
from above or beneath, according to densities and differences that suggest a possible metaphorical reading of our excessively overbuilt territory. The author seems to pay his tribute to Mies’ rigorism proving, by shifting from the macro to the micro landscape, that behind the system’s simplicity there is a chaoticness of signs, thought and reworking of the already built. In these post-digital metropolises, composition, structure and order represents metaphysical districts, as a hymn to modern design, which drives architects to conceive the cities as a set of several volumes, thickly packed, in which each part is in relation to the other, where everything matches a unitary logic, though seizing, in the strict spatial organization and light, the sign of a vibrant energy. Formal and structur-
il mestiere di vedere oltre la realtà. Electronic Landscape che corrispondono ad una visione del mondo e dell’arte aperta a valorizzare il particolare, il dettaglio, il relativamente piccolo e quotidiano, l’anti monumentalità di monoliti elementari che se osservati, illuminati con luci adatte e fotografati, definiscono un’iconografia di moduli figurativi sorprendenti. Chi apre un computer trova una megalopoli? Sì, è successo a Bussolati che nei microchip, attraverso la luce, ha individuato architetture di città ristrette del presente e una pianificazione dell’assemblaggio di spazi urbani, di edifici verticali e orizzontali, giungle d’asfalto e di cemento e tutto quello che si intende per città. La maggioranza dell’umanità è urbanizzata, le città sono formicai che nel tempo hanno fagocitato aree verdi circostanti e creato nuove mappature, reti di trasporti, fino alle cablature sotterranee in cui l’energia,
al unity, urban compositions that evoke the ideal city’s models, from the Renaissance to the Enlightenment’s architect Etienne-Louis Boullée, up to the rationalist urban planning of the Thirties and Fifties. Formalist aesthetics aside, these images narrate of Bussolati’s professional path, which is interconnected with architecture, progress, factories, industrial buildings, technology, post-organic nature, together with the inner adventure of a man who chose photography as “technological unconscious” and extension of his visual thought, choosing to look behind the reality. The Electronic Landscape correspond to a vision of the world and art that is open to enhance the peculiar, the detail, the relatively small and daily, the anti-monumentality of elementary monoliths that when observed,
dalla rivoluzione industriale ad oggi, è il motore pulsante del progresso. Bussolati ha imparato a guardare nel buio, illuminando da dentro le schede elettroniche e possibili volti di città del domani, micro mondi in cui l’uomo è inglobato dal microchip e la tecnologia è l’unica abitante. Queste micro-metropoli sono spazi di intense vicinanze, cristallizzate in luci blu o metalliche che emergono dal buio, con magnifiche piazze, sculture, maestosi edifici pubblici: città utopiche dall’ordine visuale sempre meno riscontrabile nelle metropoli reali. Osservando questi ingegneristici “plastici”, in tutte le immagini, la luce disegna percorsi, prospettive, profondità invisibili e accentua volumi di città capaci di intuire i tempi che verranno, utilizzando la fotografia come sismografo della postmodernità. Forse il DNA delle schede elettroniche coincide alla perfezione con quello degli esseri umani tecnologizzati? Ai posteri l’ardua sentenza.
lit with appropriate lights and photographed, define an iconography of surprising figurative modules. To open a computer is to find a megalopolis? Yes, this happened to Bussolati, who in the microchips, through light, identified architectures of narrow present cities and a planning for the assemblage of urban spaces, vertical and horizontal buildings, concrete and asphalt jungles and all that is generally intended as town. Most of the humanity is urbanised; cities are anthills that have, over the time, swallowed up the surrounding green areas and created new mappings, transport networks, up to the underground cabling in which energy, from the Industrial Revolution to nowadays, is the driving force of progress. Bussolati has learned to look into the dark, lighting from within the electronic boards and
the possible faces of the cities of tomorrow: micro worlds in which man is embedded by the microchips and technology is the unique inhabitant. These micro-metropolises are areas for intense proximity, crystallised into blue and metallic lights emerging from the darkness, with terrific squares, sculptures, majestic public buildings: utopic cities whose visual order is increasingly less noticeable in real metropolis. Looking at these engineering “models”, in every pictures, the light draws paths, perspective, invisible depths and accentuates volumes of cities that are able to sense the times that are still to come, using photography as a seismograph of postmodernity. Does the electronic boards’ DNA perfectly match with technological human beings’ one? It is for posterity to judge.
LUCE 310
LIGHT ART LUIGI BUSSOLATI
come un inno del progettare moderno, che spinge gli architetti a concepire le città come insieme di diversi volumi, compatti tra loro, in cui ogni parte è in relazione con l’altra, dove tutto corrisponde a una logica unitaria, cogliendo però nella rigida organizzazione spaziale, nella luce, il segno dell’energia pulsante. Unità formale e strutturale, composizioni urbanistiche che evocano modelli ideali di città, dal Rinascimento all’architetto illuminista Etienne-Louis Boullée, fino alla pianificazione urbanistica razionalista degli anni Trenta o Cinquanta. Estetica formalista a parte, queste immagini raccontano il percorso professionale di Bussolati, interconnesso con l’architettura, il progresso, le fabbriche, gli edifici industriali, la tecnologia, la natura post organica e insieme l’avventura interiore di un uomo che ha eletto la fotografia a “inconscio tecnologico” e prolungamento del suo pensiero visivo, scegliendo
47
LIGHT ART / 310
di Eleonora Fiorani
luce come musica
Dipingere con luce
Miraggio di Deda Barattini
LIGHT ART DEDA BARATTINI
Alla Triennale di Milano, un’installazione con reti metalliche e una sinfonia di fibre ottiche
48
Miraggio, Deda Barattini, Triennale di Milano. © Foto Roberta De Palo Fibre ottiche e reti elettrosaldate – mt 12.50x4 – 20 km di fibre ottiche. Supporto tecnico: Fibretec
Miraggio, Deda Barattini, Triennale di Milano. © Foto di Roberta De Palo Optical fibres and metal arc-welded – mt 12.50x4 – 20 km of optical fibres. Technical support: Fibretec
LUCE 310
PAINTING WITH LIGHT DEDA BARATTINI’S MIRAGGIO At the Triennale, an installation made of metal grids and optical fibres’ symphony Miraggio is the title given by Deda Barattini, artist of light as pure emotion, to the installation that opened the Textile Vivant exhibition; a kind of threshold that had to be crossed, an “other” space that lets figures of light to emerge from the shadow, in the sense of opening of a world in which becoming one with the light. On a warp made of 12 metal arc-welded meshes specially shaped into extrusions, depressions and superpositions, the artist draws, with a symphony of optical fibres, a magical appearance of a warm brightness of orange and of a shim-
distinzione, aprendo ad altri mondi possibili, a livelli diversi di realtà. Da qui viene il potere incantatorio della luce e delle immagini, delle figure, delle atmosfere che la luce è in grado di creare, delle narrazioni che essa provoca e degli immaginari che evoca. Deda Barattini non mira a rappresentare, ma crea sensazioni che toccano la nostra anima come solo la musica sa fare. E lo fa nelle sue opere con i colori, praticando una pittura della luce, phylum inesaurito della nostra cultura visuale, esperita nei suoi più reconditi e sofisticati aspetti grazie a un’attività di oltre un ventennio di sperimentazione di forme e cromatismi realizzata in giro per il mondo, con i colori, gli effetti di luce e le proprietà dei materiali di rifletterla. Miraggio rappresenta un ulteriore punto di arrivo nel suo essere un’installazione che riflette sull’esperienza umana della luce, in cui sguardo e realtà si confondono, che pensa nella luce che si crea da se stessa tracciando linee che sognano e
mering colour intensity, so that when accessing it or crossing it, our gaze is caught by a blinding white LED light, as if the light had suddenly become too intense, and the bodies become and dress themselves with light. And space and time seem to stop. In the experience of vision, in fact, the real and the virtual, the space and the time, they all lose their mutual distinction, opening up to other possible worlds, to different levels of reality. From here comes the incantatory power of light and images, shapes and atmospheres that light is able to create, narratives that it arouses and the imaginary that it recalls. Deda Barattini does not aim to represent, but she creates sensations that touch our soul as only music can do. And she does it in her works with colours, practicing a painting
danzano nello spazio. Una luce trama della materia, in cui le fibre ottiche diventano materia luminosa per pittori della luce. Un’istallazione che immette l’osservatore nel sistema osservato, che ci ricorda che nel mondo in cui viviamo, i colori vivono in noi e intorno a noi e possiedono vita propria. Veri abitanti dello spazio (Yves Klein), sono il modo d’essere della luce, cosicché l’essere lucente o risplendente è, in Barattini, il senso stesso del suo operare artistico che esercita nella sua formulazione più visionaria, esplorando il colore e la luce nei materiali, nei cromatismi, nelle lucentezze e nelle trasparenze. Così da evocarli nelle loro valenze poetiche ed emozionali che ci rimandano a quella spazialista di Lucio Fontana, con la sua struttura al neon. Mi viene allora in mente che narrandoci di Filoteo, Didi-Huberman, ce lo descrive come un uomo che desiderava solo vivere immerso nella luce per il piacere della pura intensità tattile dei fiotti di luce sul volto offerto e visto da lei come da una madre che ci mette al mondo.
made of light, an unexhausted phylum of our visual culture, which she has experienced in her innermost and sophisticated aspects thanks to a worldwide activity of more than two decades of experimenting with shapes and chromatisms, with colours, light's effects of and materials' reflection properties. Miraggio represents an additional culmination in its being an installation that reflects on the human experience of the light, in which look and reality are confused, that thinks by the light that self-creates itself by drawing lines that dream and dance in space. A light that is the matter's texture, in which the optical fibres become luminous matter for painters of the light. An installation that leads the observer in the observed system, reminding us that colours
live in and around us and they have their own life in the very world in which we live. True inhabitants of the space (Yves Klein), are the way of being of the light, so that the being shiny or bright is in Barattini the very sense of her artistic work that carries in her formulation most visionary, exploring the colour and the light in materials, chromatisms, shininess and transparencies. Thus to evoke them in their poetic and emotional values that remind us of the spatialist ones of Lucio Fontana, with his neon structure. It occurs to me, then, that by narrating of Philotheus, Didi-Huberman, describes him as a man who only wanted to live bathed in light for the pleasure of the pure tactile intensity of the streams of light on his offered face and seen by her as by a mother who gave us birth.
LUCE 310
LIGHT ART DEDA BARATTINI
M
iraggio è il titolo che Deda Barattini, artista della luce come emozione pura, ha dato all’installazione che apriva la mostra Textile Vivant venendo a costituire una sorta di soglia da attraversare, uno spazio altro, facendo emergere dall’ombra figure di luce nel senso di apertura di un mondo e in cui diventare tutt’uno con la luce. In essa, su un ordito metallico di 12 reti elettrosaldate appositamente sagomate per gonfiature, avvallamenti e sovrapposizioni, l’artista disegna, con una sinfonia di fibre ottiche, una magica apparizione dalle calde luminosità dell’arancio e d’intensità cromatica cangiante, cosicché, entrando in essa o attraversandola, il nostro sguardo viene colto dal bianco abbaglio di un faro al LED, e, come se la luce fosse all’improvviso diventata troppo intensa, avviene che i corpi diventino luce e se ne vestano. E spazio e tempo paiono fermarsi. Nell’esperienza della visione, infatti, reale e virtuale, spazio e tempo, perdono la loro reciproca
49
lighting designers world di Andrew Peterson
LOREM IPSUM DOLOR SIT
interview with tapio rosenius lighting design collective madrid
50
LUCE 310
TAPIO ROSENIUS Founder and design director of Lighting Design Col¬lective (LDC) a company based in three studios in Madrid, London & Helsinki, operates globally with a network of collaborators from Miami to Mexico to Hong Kong and Helsinki. LDC specialized in custom architectural lighting solutions and light art with a unique integrated portfolio covering cutting-edge services such as digital content creation, software development and design strategies. Original from Finland he worked in Great Britain 19982009. His work has been recognized in numerous awards in lighting design, architecture and art. Hold
a Master of Science in Light & Lighting degree at UCL Bart¬lett University London and a Medianomi in Lighting Design at Tampere School of Arts and Communication, Fin¬land. Lecturer in several universities, trade fairs and confer¬ences. He was a Guest Academic Director of Advanced Lighting Design at ETSAM University in Madrid. Fondatore e design director del Lighting Design Collective (LDC) uno studio con tre sedi a Madrid, Londra e Helsinki, che opera globalmente con un network di collaboratori da Miami al Messico a Hong Kong a Helsinki. LDC è specializzato in soluzioni illuminotecniche
e di light art personalizzate per l’architettura e con un portafoglio integrato che fornisce servizi all'avanguardia come la creazione di contenuti digitali, sviluppo software e design strategies. Di origine finlandese ha lavorato in UK dal 1998 al 2009. Il suo lavoro è stato riconosciuto da numerosi premi in lighting design, architettura e arte. Tiene un Master in Scienze per il corso di laurea in Light & Lighting alla UCL Bart¬lett University a London e Medianomi in Lighting Design alla Tampere School of Arts and Communication in Fin-landia. È stato Guest Academic Director of Advanced Lighting Design alla ETSAM University in Madrid.
DAY DOESN’T MEAN LIGHT, NOR NIGHT ENTAIL DARKNESS
There’s a consistent difference between Southern and Northern natural lighting shades. Which influence has that point on your project ideas? I believe that all world regions have their own lighting culture and their own lighting identity, sometimes it’s hard to identify and show up clearly in urban context. We need to look into people houses, their personal spaces, where the lighting culture is truly visible. In Finland for example, we are very comfortable with darkness, for us light
must be warm, low key and understated. When you go on south a stronger and more aggressive kind of light appears. The artificial light becomes more white, louder and exciting. In our work we try to be as contextual as possible and respond to the site. For northern people natural light, and in consequence the artificial one, is very precious. Do you think it’s true? When the natural light cycle is particularly dramatic, like when we pass over the 60°N latitude, we’re forced to become acutely aware of it. I grew up in the city of Oulu, which is on 65°N. The natural light affects everything, your lifestyle, mood and personality. I’m persuaded that Northern people have a special awareness and understanding of light. It includes the acceptance that we can live a good life without so much lighting, we simply have learned to accept less. How about the Think in a Tank experience last September? Think in a Tank event was created to challenge and debate about lighting current role. For us it means discuss about natural, artificial, digital, responsive and participative lighting typology for architecture and cityscape. Lighting designer are now facing the most important crossroads of their history: the LED technology’s explosion. In the last two decades we have: software-enabled controlling processes, it allows to change paradigm on products, systems and services, and to reshape business and creative models. We believe that it’s important to establish a confrontation between experts and thought leaders and then share the results achieved. We’ve developed with the Italian sociologist and futurologist Marco Bevolo, a format that works on a self generated exploration and exchange process, the first session was held at SILO 468 during the Helsinki Design Week, it was a great experience and allows us to collect a quantity of data to use. About these results achieved during Think in a Tank we will produce a series of videos and writings. Which is your relationship with the technology? About that, could you describe us the Silo 468 and the Heijasteita projects. I am interested of mixing different technologies, old and new, to create something meaningful in the lighting context. Since our projects are almost always permanent installations we have to be very careful and conservative with our choices. We don’t want to create maintenance nightmares to our clients, nor really use them as Guinea Pigs for new technologies. This means we tend to combine hardware solutions (sources) with a custom made software. There’s an ongoing co-evolution between technology and society, which is a relevant topic for any designer. Our lore, social behaviour and ability to accept new technologies change all the time, we need to be able to respond.
Silo 468, Think in a Tank conference
GIORNO NON SIGNIFICA LUCE, NE NOTTE COMPORTA OSCURITÀ Perché Tapio Rosenius ha deciso di creare il Lighting Design Collective, quale idea c’è dietro questo progetto? Il Lighting Design Collective è nato come un approccio multidisciplinare al tema dell’illuminazione architetturale. Volevo smantellare il concetto classico di studio, con il suo ridotto set di competenze e conoscenze e offrirne un modello più aperto: un team ideato per rispondere a tutte le necessità del cliente. Cinque anni fa abbiamo creato un collettivo di lighting designer, artisti digitali, light artist, codificatori, motion graphic designers, compreso un sociologo. Ora abbiamo un incredibile gruppo di talenti individuali, che lavorano e collaborano ai nostri progetti. Il lighting design, ora, è legato alla comunicazione, all’identità, all’arte, all’ambiente, all’architettura, all’interazione e altri valori aggiunti. C’è una differenza importante tra le gradazioni di luce Nordica e quella del Sud. Quale influenza ha avuto sui suoi progetti? Credo che tutte le regioni del mondo abbiano una loro cultura della luce e la loro identità luminosa, a volte questa è complessa da individuare e da mostrare distintamente nel contesto urbano. Bisogna guardare dentro le case della gente, nei loro spazi personali, dove la cultura della luce è chiaramente visibile. In Finlandia, per esempio, noi ci troviamo a nostro agio con l’oscurità, la nostra luce personale è calda, bassa, minimizzata. Quando ti sposti verso sud la luce appare più forte e più aggressiva. La luce artificiale diventa più bianca, potente, più eccitante. Il nostro lavoro deve essere il più contestuale possibile e relazionarlo al luogo. Per la popolazione Nordica la luce naturale, e di conseguenza quella artificiale, è molto preziosa. Pensa sia vero? Quando il ciclo della luce naturale è particolarmente teatrale, come quando passi oltre il 60°N di latitudine, si è obbligati a diventarne particolarmente consapevole. Io sono cresciuto nella città di Oulu, che si trova sul 65°N dove la luce naturale colpisce ovunque, il tuo stile di vita, il tuo umore e la personalità. Sono convinto che i nordici abbiano una speciale consapevolezza e comprensione della luce. Questo include l’accettazione che si possa vivere una vita sana senza una costante presenza di luce, abbiamo semplicemente imparato ad accettarne meno. Com’è stata l’esperienza del Think in a Tank di settembre? L’evento del Think in a Tank è stato ideato per affrontare e dibattere sull’attuale ruolo della luce. Questa per noi significa discutere sulla tipologia di luce in ambito architettonico e ambientale: naturale, artificiale, digitale, reattiva e partecipativa. Il mondo professionale dei lighting designer sta affrontando un importante crocevia nella sua breve storia: l’esplosione della tecnologia LED. Negli ultimi vent’anni abbiamo avuto: software per il controllo dei processi, questo ha consentito un cambio di paradigma nei prodotti, nei sistemi e nei servizi e ha rimodellato il modello produttivo e creativo. Crediamo che sia nostro dovere stabilire un proficuo dialogo tra esperti e opinion leaders con i quali condividere i risultati. Abbiamo sviluppato con il sociologo e futurologo italiano Marco Bevolo un format che lavora sui processi auto generati di esplorazione e cambiamento, la prima sessione si è tenuta presso il SILO 468 durante l’Helsinki Design Week, questa è stata una grande esperienza che ci ha permesso di ottenere moltissimi dati. Dai risultati di questa esperienza saranno prodotti video e saggi. Qual è la sua relazione con la tecnologia? A questo riguardo, potrebbe descrivere i progetti SILO 468 e Heijasteita. Sono interessato a mescolare diverse tecno-
LUCE 310
L.D. WORLD TAPIO ROSENIUS
W
hy Tapio Rosenius decide to create the Lighting Design Collective, what is the idea behind this project? Lighting Design Collective was born as a multidisciplinary approach to architectural lighting design. I want to dismantle the classic design studio concept, with its narrow set of skills and knowledge and offer a new wider studio model: a team able to answer to all client needs. Lighting design is changed from analogical to digital. Five years ago we have created a lighting designers collective, composed by digital and light artists, coders, motion graphics designers and even a sociologist. We have now an incredible set of talented individuals, working and collaborating to the projects. Now lighting design concerns: communication, identity, art, ambience, living architecture, interaction.
51
SILO 468 We win the competition staged by City of Helsinki. It was a disused oil silo, facing Helsinki, converted into a light art piece and a public space. Our lighting action respect the silo context; the natural light, the wind and the light movement on water surface shaped the lighting concept principles. The focus was creating a landmark and a marketing device for the City. We’ve developed a bespoke software, using algorithms that simulate nature, responding to parameters such as wind speed and directions, temperature, bright night and snow. System dials out every 5 minutes with new data. The patterns vary in relation to the wind speeds creating constantly changing light mural. The software creates a fragmented system that combines also activity from birds, insects and
logie, vecchie e nuove, per creare qualcosa che abbia senso compiuto nell’ambito del lighting design. Molti dei nostri progetti sono installazioni permanenti, perciò dobbiamo prestare molta attenzione ed essere conservatori nelle nostre scelte. Non vogliamo creare incubi manutentivi per i nostri clienti, ne usarli come cavie per le nuove tecnologie. Questo significa lavorare combinando diverse soluzioni (sorgenti) con un software custom made. Esiste una costante co-evoluzione tra tecnologia e società, questo deve essere un riferimento importante per ogni designer. Le tradizioni, i comportamenti sociali e la capacità di accettare le nuove tecnologie sono in costante cambiamento, noi dobbiamo essere capaci di trovare le risposte. SILO 468 Abbiamo vinto il concorso ideato dalla città di Helsinki. Si tratta di un silo in disuso, di fronte a Helsinki, che abbiamo convertito in un “pezzo” d’arte e uno spazio pubblico. La nostra illuminazione rispetta il contesto del silo; luce naturale, il movimento del vento e della luce sulla superficie dell’acqua hanno formato i principi del concept. Il focus era creare un landmark e un marketing device per la Città. Abbiamo sviluppato un software apposito, usando algoritmi che simulassero la natura, che rispondesse a parametri quali velocità e direzioni del vento, temperatura, notti serene e neve. Il sistema si aggiorna ogni 5 minuti con nuovi dati. I pattern cambiano in relazione alla velocità del vento creando nuovi effetti di luce sulla parete. Il software crea un sistema frammentato che combina anche l’attività degli uccelli, degli insetti e dei pesci, per creare un’animazione organica non ripetitiva sulla griglia composta di 128 x 10 LED, queste animazioni sono generate anche dai dati raccolti sul meteo locale. Dietro i fori sulla facciata sono fissati 1280 LED bianchi a 2700K, che rendono il silo visibile da kilometri. A mezzanotte l’esterno diventa rosso scuro per 1 ora, il colore si riferisce alla precedente funzione come container per l’energia, per la stessa ragione anche l’interno è verniciato rosso scuro. La griglia di LED bianco caldo riflette la luce sulla parete interna e la diffonde nello spazio. Alle 2.30 del mattino tutte le luci si spengono. Solo la facciata nord è perforata da 2012 fori, con riferimento all’Helsinki World Design Week 2012. Dietro i fori sono sistemati 450 specchi di acciaio, con la luce solare Silo 468 appare scintillante e frizzante come la superficie dell’acqua. HEIJASTEITA Questo è stato un progetto personale molto emozionante, sono stato invitato dalla mia città a ideare un’installazione di luce permanente per la mia scuola. Le sensazioni, quando sono entrato nell’edificio dopo oltre vent’anni sono state molto forti! L’intervento era inteso a manipolare la luce naturale e artificiale creando un pattern visivo animato non ripetitivo. Durante il giorno le strisce di pellicola specchiante riflettono la luce nordica; la notte un pattern di luce animato non ripetitivo è in costante movimento. A queste latitudini la nozione di “giorno” non necessariamente significa “luce”, né “notte” comporta “oscurità”, in giugno la luce diurna dura 24 ore, questo significa che non cessa mai. Questo lavoro reagisce alla disponibilità di luce durante le stagioni, mediante un codice generativo che ricrea costantemente il contesto visivo. Era nostra intenzione sorprendere gli utenti dell’edificio, così abbiamo sviluppato un software che crea un pattern random basato sulla demografia interna dell’edificio. Abbiamo voluto regalare alla scuola una nuova esperienza luminosa, sfumature visive che si rinnovano ogni giorno, ogni anno.
L.D. WORLD TAPIO ROSENIUS
52
fishes, to create an organic and non-repeating animations with a 128 x 10 LED grid, these animations are also generated using current data from the local weather. Behind the façade holes are fitted 1280 white LED 2700K, the silo is visible from several kilometres. At midnight the exterior turns deep red for 1 hour, the colour refers to the former silo use as an energy container, for the same reason the interior is painted in deep red. The warm white LED grid reflects light indirectly via the red walls into the space. At 02:30AM all light turns off. Only the North face wall is perforated by 2012 holes, referring to the Helsinki World Design Capital 2012. Fitted behind the holes 450 steel mirrors are moved by winds, with sunlight Silo 468 appears glimmering and sparkling as a water surface.
Silo 468, Helsinki – interior
LUCE 310
Qual è il progetto più complesso sviluppato dallo studio? Abbiamo appena completato un intervento di light art partecipativo per la facciata del NH
LOREM IPSUM DOLOR SIT
Silo 468, Helsinki – exterior
LUCE 310
53
HEIJASTEITA This was a very emotional and personal project, I was invited by my hometown to create a permanent light art intervention for my school. The feeling, when I walked into that building after over twenty years, was amazing. Lots of mixed emotions! The intervention manipulates natural and artificial light creating an animated nonrepeating visual pattern. During the day mirrored film strips reflect the northern sky; at night non-repeating light patterns appear in constant movement. At this latitude the notion of “day” does not necessarily mean “light”, nor does “night” always entail “darkness”, in June there are 24 hours daylight, it means that light doesn’t cease at all. This work reacts to the light availability throughout the seasons, with a generative code that constantly re-create the visual content. Our intentions was to surprise building users, so we’ve developed a code that randomizes the pattern following the building users demography. We wanted to give to school a new lighting experience, a visual nuances that refresh every day, every years. Which is the most complex project developed by your studio? We just completed a participatory light art intervention for the NH Collection Eurobuilding façade in Madrid, Spain. This project uses facial recognition algorithms and multiple layers that allows to the hotel guests to record 15 second selfie videos and displayed them on the hotel’s façade. Of course the output will be abstract, to preserve
LOREM IPSUM DOLOR SIT
Heijasteita, Oulu (Finland)
54
LUCE 310
privacy, the person appears as a shifting distorted set of lights, that create recognisable form. The participants receives their selfie, as a gift from Hotel, that can be shared quickly on social media. Here we use light to create a notable landmark for the city and the client. The light movements play a fundamental role here and in most of our work. Do you consider every project a challenge? Yes, we have to. Otherwise, what would be the point? We are constantly looking for clients who have the vision and courage to allow us to do something new, something challenging. So-called interior lighting trends and dreadful lighting solutions are suffering a lack of imagination. Are we happy with the night-time visual environment? Do our cities have character, identity and comfort at night? There are big challenges everywhere, waiting for us. Could you show us the necessary and indispensable objects in design history? The Nokia 9000 Communicator from 1996, such a visionary device! But things really has changed when we switched to iPhone. Would do you like work in Italy? In which city? I have done some work in Italy in the past and would be happy to repeat the experience. Most of your cities are absolutely charming and your food is fantastic. Briefly, we are good everywhere there’s a vision.
Collection Eurobuilding a Madrid, Spagna. Questo progetto usa un algoritmo multilivello di riconoscimento facciale che consente agli ospiti di registrare un video selfie di 15 secondi e inviarlo sulla facciata dell’Hotel. Naturalmente il risultato sarà una forma astratta, per preservare la privacy, la persona apparirà come un’immagine di luce distorta, ma comunque dalla forma riconoscibile. I partecipanti ricevono il loro selfie come regalo dall’Hotel, e può essere condiviso sui social media. Qui volevamo usare la luce per realizzare un importante Landmark per la città e il cliente. Il movimento della luce, qui e in molti nostri lavori, ha un ruolo fondamentale. Considerate ogni progetto una sfida? Sì, certamente. Altrimenti, che scopo ci sarebbe? Siamo alla costante ricerca di clienti che abbiano una visione e un coraggio che ci permetta di fare qualcosa di nuovo, qualcosa d’impegnativo. I cosiddetti interior lighting trends e le terribili lighting solutions preconfezionate soffrono di mancanza d’immaginazione. Siamo contenti del nostro ambiente visivo notturno? Le nostre città hanno carattere, identità e comfort di notte? Le grandi sfide sono ovunque, e ci attendono. Ci potrebbe indicare un oggetto necessario e indispensabile nella storia del design? Il Nokia 9000 Communicator del 1996, un apparecchio visionario! Ma le cose sono realmente cambiate quando sono passato all’iPhone. Le piacerebbe lavorare in Italia? In quale città? Ho già fatto qualche lavoro in Italia in passato e sarei felice di ripetere l’esperienza. Molte delle vostre città sono affascinanti e il cibo è fantastico. In breve, ci troviamo bene ovunque ci sia una visione.
lighting designers world di Andrew Peterson
interview with koert vermeulen act lighting design, brussels
KOERT VERMEULEN Founded ACT Lighting Design in Brussels in 1995 start creating large-scale lighting scenographies for festival, fashion show and theatre. Since 1998, he has also been working on architecture. In 2004 appointed as Professor at the Royal Academy of Fine Arts in Antwerp lecturer on “Lighting Design”. In 2005, collaborats with Dragone for the prestigious aquatic spectacle “Le Rêve”, at The Wynn Las Vegas. In 2010, was commissioned to be the lighting and multimedia designer for the opening and closing ceremony of the first Youth Olympic Games in Singapore. Since 2006, he has also been active as a lighting
and visual design artist and received a number of award as OVO in collaboration with Odeaubois or “Tree rings” on Champs-Elysées Avenue in Paris in collaboration with Marcos Viñals Bassols. His latest innovation, drone Neopter in collaboration with Puy du Fou International, revolutionizes the entertainment industry. Nel 1995 fonda ACT Lighting Design a Bruxelles inizia a creare scenografie luminose su larga scala per festival, fashion show e teatri. Dal 1998 ha iniziato a lavorare sull’architettura. Nel 2004 è diventato professore presso la Royal Academy of Fine Arts in Antwerp, dove in-
GOOD PROJECTS NEEDS GOOD CLIENTS
segna “Lighting Design”. Nel 2005 collabora con Dragone per l’illuminazione per lo spettacolo “La Rêve” presso il Wynn Las Vegas. Nel 2010 viene scelto come lighting e multimedia designer per la cerimonia di apertura e chiusura dei primi Youth Olympic Games in Singapore. Dal 2006, è attivo anche come visual design artist e ha ricevuto numerosi premi per OVO con Odeaubois o come i “Tree rings” per gli ChampElysées Avenue a Parigi in collaborazione con Marcos Viñals Bassols. La sua ultima invenzione, il drone Neopter in collaborazione con la Puy du Fou International, ha rivoluzionato l’industria dello spettacolo.
Tree Rings, Champs-Elysées Avenue, Paris 2011-14 © 2011 ACT lighting design - Koert Vermeulen & Marcos Vinals Bassols - Photo by Didier Boy de la Tour
skills and knowledge, researching new experiences through architecture, art, and design and undertook several artistic projects. I founded ACT lighting design in 1995 and my path as a lighting designer and light artist began in the best way. Which is the most complex project developed by your studio? By definition the last project is always the most complex, but when we think about a project we don’t call complex, we call challenge. Every project is an open challenge linked to the place, the client, the collaborators and the idea, our work is related to blend all these elements to satisfy the client’s needs and it is giving us an opportunity to innovate. The client’s needs are our priority, but the most important thing is to understand what kind of emotion he’s looking for and how we can express them through our lighting design.
I BUONI PROGETTI HANNO BISOGNO DI BUONI CLIENTI Quando Koert Vermeulen ha deciso di diventare Lighting Designer? Ho iniziato nel mondo della musica come assistente DJ nella produzione di concerti. La svolta è arrivata a 14 anni quando ho avuto l’opportunità di fare un tirocinio come lighting per il tour manager di un’importante band. Questa esperienza sul campo mi ha segnato solo come la passione della vita può fare. Ho studiato architettura e,anche se a quel tempo ancora non lo sapevo,ero sulla strada per scoprire le infinite possibilità della luce imparando direttamente dai miei errori e dalle nuove sfide, soddisfacendo la mia immaginazione e regalando la mia creatività. A 21 anni, avevo già una buona esperienza in fatto di concerti, feste, sfilate e nel 1989 ho iniziato la mia attività come fornitore di impianti luci e sonori. Ero alla ricerca di nuove esperienze attraverso l’architettura, l’arte e il design e ho realizzato diversi progetti artistici. Nel 1995 ho fondato la ACT Lighting
L.D. WORLD KOERT VERMEULEN
H
ow and when Koert Vermeulen decides to be a Lighting Designer? My career started in the world of music where I took active part in the production of concerts as a DJ assistant. The turning point of my life arrived when I was 14 and had a chance to participate to a practical training about lighting by the tour manager of a famous band. This field experience, so young, marked me like only a lifetime passion can mark. I started as an architect, although I didn’t know at the time, that I was on a path to discover the infinity of possibilities of light, learn directly from my mistakes and new challenges, fulfill my imagination and give way to my creativity. At 21, I already had consistent professional background of concerts, parties, fashion shows, I started my first professional lighting & sound supply company in 1989. At that time, lighting design profession was yet at its very beginning so I expanded my
LUCE 310
55
Your design philosophy is: We bring together stage lighting techniques (dynamic lighting & color use) and high quality architectural lighting equipment (durability, glare control) to create schemes revealing, modifying or enhancing everyday life environment. We can summarize your projects as a blend of light, entertainment and technology? I’m not an engineer, I’m not very interested in technical lighting aspects, I am fascinated by lighting, for accuracy the artistic side of it. My projects, as you noticed, are a blend of light, entertainment and technology, but I’m very interested in the impact of lights to create an atmosphere and the narrative side of lighting, not so much in the amount of Watt or the Kelvin degree
we need to create a scene. My collaborators and me are focused on the human experience and we are more interested in the meaning of light rather than its purely technical side, as we are using light as an expressive tool. In our practice we aim at finding the point where technology and light are blended to generate emotions. In the entertainment lighting we can only change focus, positions or color to define alighting space and even though this limited range of tools, we are able to operate in very artistic way and to look for new challenges. In our projects we aim at creating a mood and immerse the public in the story, obviously if it goes along with the advanced lighting technology or sustainable solutions that we are keen to include in our approach.
Design e il mio percorso come lighting design e light artist è iniziato nel modo migliore. Qual è il progetto più complesso sviluppato dal suo Studio? Per definizione l’ultimo è sempre quello più complesso, anche se affrontando un nuovo progetto non si pensa mai alla sua complessità bensì al fatto che lo stesso possa rappresentare una nuova sfida legata al luogo, al cliente, ai collaboratori, all’idea, all’opportunità di innovare. Il nostro lavoro è correlato a tutti questi elementi. Le necessità del cliente rappresentano la nostra priorità, la cosa più importante è comprendere quale emozione stia cercando e come poterla esprimerla con l’uso della luce. La sua filosofia di progetto è quella dimettere insieme le tecniche dello stage lighting e apparecchi d’illuminazione architetturale di alta qualità per creare schemi che modificano e migliorano l’ambiente della vita quotidiana. Possiamo dire che i vostri progetti sono una miscela di luce, intrattenimento e tecnologia? Non essendo ingegnere non sono coinvolto dagli aspetti tecnici dell’illuminazione, sono più affascinato dalla luce, in particolare dal suo lato artistico. I miei progetti, come ha notato, sono una miscela di luce, intrattenimento e tecnologia, tuttavia sono molto più interessato all’impatto che la luce può avere nel creare l’atmosfera, al suo lato narrativo, molto meno a quanti Watt o gradi Kelvin sono necessari per una scena. Io e i miei collaboratori siamo concentrati sull’esperienza umana e sul significato della luce che usiamo come uno strumento espressivo. L’obiettivo del nostro studio è trovare il punto in cui tecnologia e luce si amalgamano per generare emozione. Nell’entertainment lighting è possibile solo cambiare fuoco, posizione o colore per definire uno spazio di luce e nonostante questa limitata serie di strumenti noi siamo capaci di operare in modo altamente artistico e sempre alla ricerca di nuove sfide. Nei nostri progetti l’obiettivo è quello di creare un sentimento e immergere il pubblico in una narrazione e se la tecnologia progredisce o se sono disponibili nuove soluzioni sostenibili siamo interessati ad includerle.
L.D. WORLD KOERT VERMEULEN
CinéScénie, Puy du Fou, Les Epesses, France. © 2013 ACT lighting design photo by Leslie Artamonow - all rights reserved
56
LUCE 310
We were very impressed with two projects: Diabolo and Puy du Fou. In the first one, the mixture between light and space fascinate us, in the second one your ability to recreate a very medieval light. Could you tell us the idea behind them? Two interesting projects, two different challenges. In Diabolo, the space dictate everything, it consists in a 2,3 km long railway tunnel linking Brussels National Airport and the city center, it’s a dark concrete passage, a completely bare space, the set and lighting we imagined for the site was a lighting sequence of 672 LED devices turning and twisting colors to create a sense of movement and dynamism that you would feel. Puy du Fou is the second biggest amusement park in France, in number of visitors per year, our challenge was to improve the medieval atmosphere and
integrate lights into the existing live show. Our project consists in the redesign of the lighting and visual scene along with the lighting system, making it more suggestive and appropriate to the show and to the context. Our work was following two directions: add more narrative value to the show and design absolutely invisible, no blinding sources, zero glare. This point is very important because it allows a greater audience involvement, to perceive a real medieval ambiance. Another important thing about the project was the color, each of them has its meaning: red/war, blue/ mystery, orange/happiness and so on; every color has its own identity and we use them to express an emotion. We designed a lighting system that follows the scene and the music, our lights drive the show in a much deeper level of interaction between audience and actors. The same parameters we used in the Castle’s spaces, the visitors and the actors are submerged by the light and they don’t see the light source, they only perceive and live in a magical atmosphere. On another note, during a programming lighting session for CinéScénie, we discussed with the Puy du Fou about the possibility to use drones to add the third dimension to the spectacle. We accepted together the challenge and it resulted in our new invention: the drone Neopter destined to the entertainment industry. This new generation of RPA (remotely piloted aircraft)was created and programmed to be synchronized with the show and the lighting scene. In addition, we invented translucent costumes and lanterns flying over the scenes to enrich the lighting effects.
Due vostri progetti ci hanno particolarmente affascinato: Diabolo e Puy du Fou. Il primo, per la miscela tra luce e spazio, il secondo per la vostra abilità nel ricreare una luce medievale. Può raccontare l’idea che li sostiene? Due progetti interessanti e due diverse sfide. In Diabolo lo spazio ha definito tutto: consiste in un tunnel ferroviario di 2,3 km che unisce il Brussels National Airport al centro cittadino, è un passaggio in cemento, uno spazio totalmente spoglio; il set e l’illuminazione che abbiamo definito erano composti da una sequenza di 672 sorgenti LED cambia colore per creare la percezione del movimento e la sensazione di dinamismo. Puy Du Fou è il secondo parco di divertimenti di Francia per numero di visitatori, la sfida si basava sul tentativo di migliorare l’atmosfera medievale e integrare il nuovo impianto all’interno dello show esistente. Il progetto consisteva nel ridisegnare l’illuminazione e la scenografia luminosa, rendendola più suggestiva e appropriata al contesto dello spettacolo. Abbiamo aggiunto a quest’ultimo valore narrativo seguendo due direzioni. Impiegando sorgenti invisibili, prive di abbagliamento e senza riflessi,aspetto questo molto rilevante in quanto permette un maggior coinvolgimento del pubblico nello show e fa percepire un’atmosfera realmente medievale. L’altro aspetto rilevante è rappresentato dall’utilizzo dei colori, ciascuno con il suo significato: rosso/guerra, blu/mistero, arancio/felicità e così via; ogni colore ha una sua identità e noi li usiamo per esprimere emozioni. Abbiamo ideato un sistema di illuminazione che segue le scene e la musica, le nostre luci guidano lo spettacolo verso un maggior livello d’interazione tra attori e pubblico. Gli stessi parametri li abbiamo impiegati nelle sale del Castello, i visitatori
LUCE 310
L.D. WORLD KOERT VERMEULEN
OVO, Nauryz, Astana, Kazakhstan © 2013 ACT lighting design - Odeaubois Photo by Marcos Vinals Bassols All rights reserved. OVO structure is a multisensory art object created by an artist collective: Koert Vermeulen – Lighting Designer – ACT lighting design; Marcos Viñals Bassols – Artistic Director & Scenographer – ACT lighting design; Pol Marchandise – Sculptor – Odeaubois; Mostafa Hadi – Sculptor – Odeaubois.
57
You still working with the products of the Italian lighting company Clay Paky. Did you participate to the products development? If yes, which is your role? I don’t have any official role or part in that. We currently utilize their products in our projects, but we just participate as informal consultant when product development is near completion. Often they invite me in their factory just to preview the new products as they are interested in my opinion: how to use it better or what kind of effect could be better to introduce and so on. Sometimes it happens that when I’m participating in a conference or visiting a trade show I see something interesting for the company in terms of new ideas, application needs and I just inform them that it might be useful for their product development.
Why you choose to work on ephemeral and in public spaces? What kind of feelings you want to instigate to the audience? I don’t really choose to work on this side of lighting, the thing that interest us is to work on projects in which lighting can be a real added value, it doesn’t matter which is the subject or who asks me to work on a project, the only thing that really matters is they are looking for a good lighting. Lots of clients want to add value to their projects via light. Another important thing is: the client must trust us and fully express their needs which can help us to understand where he wants to go, what result he wants to reach and following this rule we can achieve an excellent result. At the end, every good project needs a good client, we are lucky to have had good clients.
e gli attori sono circondati dalla luce e non vedono la sorgente, vivono e percepiscono solo un’atmosfera magica. Un’ulteriore nota, durante una seduta di programmazione del Ciné Scénie si è discusso con Puy du Fou sulla possibilità di impiegare dei droni per aggiungere la terza dimensione allo show. Noi tutti abbiamo accettato la sfida ed è nata una nuova invenzione: il drone Neopter destinato all’industria dell’entertainment. Questa nuova generazione di RPA (Remotely Piloted Aircraft) è stata creata e programmata per essere sincronizzata con lo spettacolo e le luci. Inoltre abbiamo disegnato delle tuniche e delle lanterne luminose volanti in tessuto trasparente, per arricchire lo show. Nei vostri progetti utilizzate i prodotti di un’importante azienda italiana: Clay Paky. Collaborate allo sviluppo del prodotto? Se sì, in quale ruolo? Nessun ruolo ufficiale, abitualmente impieghiamo i loro prodotti ma partecipiamo come consulenti informali quando lo sviluppo del prodotto è prossimo alla conclusione. Spesso vengo invitato presso l’azienda per assistere alla presentazione dei nuovi prodotti; sono interessati alla mia opinione in merito ad esempio al loro miglior utilizzo oppure al tipo di effetto che sarebbe opportuno ottenere. A volte accade che in occasione di una visita in fiera osservi qualcosa di interessante in termini di nuove idee e applicazioni e così fornisco informazioni all’Azienda utili per lo sviluppo dei prodotti. Perché avete scelto di lavorare sugli spazi effimeri e gli spazi pubblici? Che genere di sensazioni volete stimolare nel pubblico? In realtà non ho propriamente scelto di lavorare su questi aspetti della luce. Ci interessano i progetti in cui la luce rappresenti un reale valore aggiunto e non importa quale sia il soggetto che ci richiede la collaborazione; l’unica cosa che interessa è la ricerca di una buona luce. Sono molti i clienti che vogliono dare valore aggiunto ai loro progetti mediante la luce. Altri fattori fondamentali: il cliente deve fidarsi del nostro operato ed esprimere pienamente i propri bisogni per consentirci di comprendere al meglio le specifiche esigenze nonché l’obiettivo che si desidera raggiungere. Solo seguendo queste regole si riesce a ottenere un risultato eccellente. Ogni buon progetto ha bisogno di un buon cliente e in tal senso noi siamo stati fortunati. Nel vostro portfolio abbiamo notato la preferenza per le strutture a uovo e il colore blue cobalto, a questi due elementi vanno attribuiti significati particolari? Abbiamo realizzato un’unica struttura a uovo, OVO, che venne creata nel 2010 in occasione de La Fête des Lumières a Lione e ora sta viaggiando per il mondo (Beijing, Amsterdam, Frankfurt, Sharjah). Questa scultura di luce è un oggetto d’arte multi sensoriale ideato da un collettivo di artisti (Koert Vermeulen, ACT lighting design in collaborazione con Odeaubois e Marcos Viñals Bassols, ndr).
Diabolo, Brussels, Belgium. © 2012 ACT lighting design photo by Leslie Artamonow - all rights reserved
L.D. WORLD KOERT VERMEULEN
P 59 OVO, Fête des Lumières, Lyon, France © 2010 ACT lighting design - Odeaubois Photo by Lucia Carretero - All rights reserved. OVO structure is a multisensory art object created by an artist collective: Koert Vermeulen – Lighting Designer – ACT lighting design; Marcos Viñals Bassols – Artistic Director & Scenographer – ACT lighting design ; Pol Marchandise – Sculptor – Odeaubois; Mostafa Hadi – Sculptor – Odeaubois.
58
LUCE 310
accept to work on a project we always be sure that there will be something mysterious. On the other hand I like this color because of its impact, reinforced visibility and contrast with the night, with the cityscape and, it also stands out in pictures. Could you show us the necessary and indispensable objects in design history? I’m not an historian, but I would like that some lighting company would invent an incredible source, it should be: infinitely small, immense lumen power like 12.000W HMI but extremely effective, perfectly dimmable, all colors possible like RGB, CMYK, orange/lavender/aqua, all shades of whites, infinite real colors, best CRI or as good as daylight and it should be open source. This would be the most indispensable objet that I would like the future brings to me.
Abbiamo dato a questa struttura una forma simbolica che fosse anche idonea mostrare le infinite sfumature della luce colorata. Ha ragione riguardo al colore, il Congo Blue è il mio preferito poiché evoca mistero negli spettacoli che illuminiamo; c’è sempre qualcosa di misterioso quando accettiamo di essere coinvolti in un progetto. Amo questo colore perché è d’impatto, rinforza la visibilità e contrasta con la notte, con il paesaggio e ha un’ottima resa in fotografia. Ci può indicare qual è l’oggetto necessario e indispensabile nella storia del design? Non sono uno storico ma mi piacerebbe che un produttore di illuminazione qualsiasi inventasse una sorgente incredibile: infinitamente piccola, con un immenso potere illuminante 12.000 HMI ed estremamente efficace, perfettamente dimmerabile, con tutti i colori possibili RGB, CMYK, arancio/ lavanda/acquamarina, tutte le sfumature del bianco, infiniti colori reali, miglior CRI o simile a quello della luce solare ed anche open source.
LOREM IPSUM DOLOR SIT
Flipping your portfolio we’ve noted two things: you like the egg-shaped structures and the cobalt blue color, there are special meaning in them? We only have one egg-shaped structure OVO, which was initially created in 2010 for La Fête des Lumières in Lyon and now it’s traveling all around the world (Beijing, Amsterdam, Frankfurt, Sharjah). This lighting sculpture is a multi sensorial art object created by an artistic collective (Koert Vermeulen, ACT lighting design in collaboration with Odeaubois and Marcos Viñals Bassols).Giving it a symbolic shape we think that its form was interesting to show different colors range of shades. You are right about the color, the Congo Blue, it’s my favorite one, because it implies a mystery, in every show that we have lit there was always a moment when we need mystery, every show we have done or created there was an halo of mystery and when we
LUCE 310
59
lighting designers world by Andrew Peterson
LOREM IPSUM DOLOR SIT
interview with robert shook schuler shook chicago
60
LUCE 310
Robert Shook is a creative and skillful design collaborator who genuinely enjoys the design process. Founding partner of lighting design firm Schuler Shook he has created designs for a wide range of project types. His focus is on the careful integration of lighting into the architectural design. He believes that lighting should enhance and support the experience of the architecture. A noted expert in the related field of stage lighting, he is featured in the stage lighting books, Scene Design and Stage Lighting and also Stage Lighting: Foundations
and Applications. He has given a number of presentations: IALD Enlighten Europe, IALD Education Conference, Lightfair, NeoCon, AIA National Conference, AIA Chicago, AIA Missouri, and the International TheatreEngineering & Architecture Conference. è un designer creativo e sapiente, alla costante ricerca della perfetta integrazione tra illuminazione e architettura. a cui piace veramente il processo di progettazione. È socio fondatore dello studio di lighting design Schuler Shook e ha ideato progetti
per una vasta gamma di spazi. È Crede che la luce migliori e aumenti l'esperienza visiva dell'architettura. È un esperto nel campo dell'illuminazione teatrale, è anche autore di libri sull’illuminazione scenica: Scene Design and Stage Lighting e Stage Lighting: Foundations and Applications. Ha tenuto molte conferenze per diverse associazioni: IALD Enlighten Europe, IALD Education Conference, Lightfair, NeoCon, AIA National Conference, AIA Chicago, AIA Missouri e International TheatreEngineering & Architecture Conference.
HOW SOFT ARE THE SHADOWS?
H
ow did Robert Shook become a LD? My training was for theatre lighting design. After practicing that exclusively for over 20 years, I began to be asked by architects to help with architectural lighting, which I found to be a rather easy transition. Chicago is home to many international architectural firms, so my location was very advantageous. Could you make a comparison with American and European lighting producers? It is difficult to generalize about this, but in the US we have an unnecessarily complex sales and purchasing structure that results in higher prices for lighting equipment, particularly for smaller projects. Could you describe the lighting milieu in US and particularly in Chicago? In the US in general – and Chicago in particular – most architects are asking the lighting designer to enhance and support the architectural design by carefully integrating the lighting into the design. Most Chicago architects are modernists, and they often prefer not to showcase lighting fixtures, but rather for light to magically emanate within the space.
Your point of view about the US culture of light. Did you see any difference between Italian, or European, and American use of light? My impression is that European lighting design is a bit more about fixture design, and American lighting design is more about illumination of space. In our practice, we begin by thinking about quality of light. What is the percentage of ambient vs. task light? How soft are the shadows? What is the most appropriate hierarchy of light within the space? Only when we have answered these types of questions do we begin considering source types and fixture types.
QUANTO DEVONO ESSERE MORBIDE LE OMBRE? Intervista a Robert Shook. Schuler Shook, Chicago
Which is the most complex and eminent project developed by your studio? Millennium Park in Chicago, which is actually a collection of individual projects. We were hired to oversee the general lighting of the park when it was first conceived, then we were hired separately for different elements within the park, such as Pritzker Pavilion, Cloud Gate, Crown Fountain, and Lurie Garden. Lurie Garden occupies five acres (2.02 hectares) in the southeast quadrant of Millennium Park. It is framed by the 15-foot-high "shoulder" hedge, a physical representation of Carl Sandburg's famous description of the "City of Big Shoulders".
Potrebbe fare un paragone tra produttori americani ed europei? Su questo aspetto è difficile generalizzare tuttavia negli USA abbiamo un sistema di vendita e centri di acquisto inutilmente complesso, questo si traduce in prezzi più alti per le attrezzature, in particolare per i piccoli progetti.
Robert Shook com’è diventato Lighting Designer? La mia formazione è basata sulla progettazione illuminotecnica teatrale, dopo averla praticata in modo esclusivo per oltre venti anni, la mia esperienza ha incominciato a essere richiesta dai progettisti nell’illuminazione architettonica. Si è trattato di un passaggio naturale. Chicago è la sede di molti studi di architettura internazionali, quindi la mia professionalità offre significativi vantaggi.
Ci potrebbe raccontare com’è lighting milieu negli US e in particolare a Chicago? Negli USA in generale – e Chicago in particolare – gli architetti richiedono al lighting designer di migliorare e valorizzare la loro architettura integrando con grande attenzione gli apparecchi nel progetto. Molti architetti
L.D. WORLD ROBERT SHOOK
Dallas City Performance Hall the stage. © Nick Merrick, Hedrich Blessing
Dallas City Performance Hall stalls area. © Dallas Office of Cultural Affairs
LUCE 310
61
This hedge encloses the garden on two sides and contains doors and tunnels that are internally lit to lead the visitor through to the Light Plate, a large open prairie of seasonal plantings that is softly floodlit for nighttime viewing. The Seam, a graceful hardwood footbridge over shallow water, divides the garden diagonally between the Light Plate and the Dark Plate. The Dark Plate contains taller plantings and trees through which light emanates, creating a mysterious, dappled lighting atmosphere. Could you explain us the very interesting and difficult project realized for the Millennium Park in Chicago? Which kind of relationship have you created with Jaume Plensa and Frank Gehry? We had very creative collaborations with both Frank Gehry and Jaume Plensa. Frank Gehry’s
office works with models during all phases of design development, so we actually used a scale model of Pritzker Pavilion to mock-up the lighting design, using some small fiber-optic fixtures. In the case of Crown Fountain, Jaume Plensa’s work had been at a somewhat smaller scale previously, but we had some very creative discussions with him about different ways to incorporate lighting into the sculpture to support his artistic vision. The skin of the two video towers consists primarily of clear glass bricks. Through a series of mock-ups, we discovered - and demonstrated to Jaume - that filling the interiors with light was not sufficient to make the towers glow with color. We needed to actually illuminate the steel framework within the towers, which resulted in a much more dynamic visual effect. Working with an artist and sculptor like Jaume is a very visual, hands-on process. That approach is similar to how theatre is created.
di Chicago sono Modernisti e spesso non gradiscono mostrare gli apparecchi d’illuminazione, preferendo che la luce promani magicamente all'interno dello spazio. Qual è il suo punto di vista sulla cultura della luce negli US. Vede qualche differenza nell’uso della luce tra italiani, o europei, e americani? La mia impressione è che il progettista illuminotecnico europeo sia un più orientato al design dell’apparecchio, mentre la progettazione illuminotecnica americana è maggiormente focalizzata sull'illuminazione dello spazio. Nel nostro studio iniziamo a progettare pensando alla qualità della luce che vogliamo ottenere. Qual è la percentuale di luce ambiente rispetto a quella d’accento? Quanto devono essere morbide le ombre? Qual è la gerarchia di luce più appropriata all'interno di uno spazio? Solo quando abbiamo risposto a tutte queste domande, incominciamo a prendere in considerazione i tipi di sorgente e di apparecchio. Qual è il progetto più importante e complesso affrontato dal suo studio? Millennium Park di Chicago è un’importante collezione di singole architetture. Siamo stati ingaggiati in fase di progettazione generale per sopraintendere alla sua illuminazione complessiva, successivamente l’incarico si è esteso alle aree interne del Parco, come il Pritzker Pavilion, il Cloud Gate, la Crown Fountain e il Lurie Garden. Il Lurie Garden occupa cinque acri (2,02 ettari) nel quadrante sud-est del Millennium Park. Esso è incorniciato da una siepe "a spalliera", alta 15 metri, una sorta di rappresentazione fisica della famosa descrizione di Carl Sandburg (poeta statunitense Premio Pulitzer per la Poesia nel 1951, ndr) di Chicago come "città dalle grandi spalle". La siepe delimita il giardino su due lati che racchiudono passaggi e tunnel illuminati internamente per guidare il visitatore verso la cosiddetta Light Plate, un grande prato aperto caratterizzato da colture stagionali, delicatamente illuminato per la visione notturna. Il Seam è una passerella di legno posta sopra le acque poco profonde del torrente che divide il giardino in diagonale, tra la Light Plate e la Dark Plate. Quest’ultima contiene colture e alberi più alti, attraverso i quali la luce passa emanando e creando un’atmosfera misteriosa di luce screziata.
LOREM IPSUM DOLOR SIT
Ci potrebbe raccontare il progetto e le difficoltà affrontate per il Millennium Park di Chicago? Che tipo di relazione si è instaurata con Jaume Plensa e Frank Gehry? Abbiamo da subito instaurato un’importante collaborazione creativa sia con Frank Gehry sia con Jaume Plensa. Lo Studio di Frank Gehry lavora molto con modelli fisici in scala durante tutte le fasi della progettazione e sviluppo, e abbiamo effettivamente usato un modello in scala per il lighting design del Pritzker Pavilion, impiegando alcuni piccoli apparecchi a fibre ottiche a simulare le luci. Nel caso della Crown Fountain, di Jaume Plensa, l’opera era stata pensata in scala più piccola occasionando molte discussioni sui diversi modi di incorporare l'illuminazione nella scultura al fine di sostenere la sua visione artistica. Il rivestimento delle due torri consiste principalmente in mattoni di vetro trasparente. Attraverso una serie di mock-up, abbiamo scoperto – e dimostrato a Plensa – che riempirla di sorgenti luminose non era sufficiente a far brillare le torri di luce colorata. Avevamo bisogno d’illuminare anche la struttura d'acciaio all’interno delle torri e questo ha determinato un effetto visivo molto più dinamico. Il lavoro con un
62
MillenniumPark aerial view. © Mark Ballogg Photography
LUCE 310
MillenniumPark CrownFountain in green. © Steve Hall, Hedrich Blessing
MillenniumPark CrownFountain in red. © Steve Hall, Hedrich Blessing
LUCE 310
L.D. WORLD ROBERT SHOOK
MillenniumPark CrownFountain in magenta. © Steve Hall, Hedrich Blessing
63
MillenniumPark LurieGarden lighting layout rendering. © Schuler Shook
Would you like to work in Italy? In which city? Italy already has some excellent lighting designers, and I do not wish to be competitive with them. I enjoy working all over the world, and I love visiting Italy because of the wide range of cultures and cities. I would gladly be in Italy – to work or to play – any time the opportunity arises. Do you think that every project needs a different approach? Certainly every project deserves a different approach, and I have found that every architect requires a different approach also. I would not be happy as a lighting designer if I were approaching every project with a similar solution. Could you show us the necessary and indispensable objects in design history? The Pantheon in Rome feels like architectural perfection to me. The Paris Opera House, by Charles Garnier, is inspiring in its form and in its detail. The Sydney Opera House takes my breath away.
artista e scultore come Jaume Plensa è un lungo processo visivo e manuale. Questo tipo di approccio è confacente al nostro modo di operare in quanto molto simile a quello usato per l’illuminazione teatrale. Le piacerebbe lavorare in Italia? In quale città? In Italia vi sono eccellenti lighting designer e non è mia intenzione entrare in competizione con loro. Mi piace lavorare in tutto il mondo, e mi piace visitare l'Italia per le sue città e per la varietà delle sue culture. Verrei volentieri in Italia – per lavoro o per svago – in qualsiasi momento se ne presentasse l'occasione. Ritiene che ogni progetto richieda un approccio differente? Certamente ogni progetto merita un approccio diverso e ho scoperto che anche ogni progettista richiede un approccio differente. Non sarei soddisfatto come lighting designer se mi avvicinassi ai progetti con soluzioni sempre uguali. Secondo lei quali sono gli oggetti architettonici necessari e indispensabili nella storia della progettazione? Il Pantheon a Roma, ai miei occhi rappresenta la perfezione architettonica. Il Teatro dell'Opera di Parigi di Charles Garnier è fonte d’ispirazione per le sue forme e i suoi dettagli. La Sydney Opera House mi toglie il fiato.
L.D. WORLD LOREM IPSUMROBERT DOLORSHOOK SIT
MillenniumPark CrownFountain in yellow with portraits. © Steve Hall, Hedrich Blessing
64
LUCE 310
La Fondazione Franco Albini di Andrea Calatroni
Franco Albini (Como/Milano, 1905/1977) È una delle figure principali dello sviluppo del pensiero razionalista nell'ambito della produzione architettonica, dell'arredamento, dell'industrial design e dell'allesti-
mento museale. Si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1929, collabora con Gio Ponti e Emilio Lancia. Fondamentale per la sua formazione il rapporto con Edoardo Persico e la collaborazione con la rivista
Casabella. Nel 1931 apre il suo studio a Milano e si occupa di edilizia popolare; dal 1952 inizia la storica collaborazione con Franca Helg. Dagli anni ’40, progetta per Cassina e altre aziende del settore. Tra i suoi progetti i Musei di Pala-
zzo Bianco (1949/51), Palazzo Rosso (1952/62) e del Tesoro di San Lorenzo (1952/56) a Genova; la Rinascente a Roma (1957/61); la Linea1 della Metropolitana Milanese (1962/64). Tra i tanti riconoscimenti il Compasso d'Oro per
la progettazione della Sedia Luisa (1955), la Medaglia di Bronzo della Parson School, New York per il contributo dato all'Industrial Design (1956), il Premio Olivetti per l'Architettura (1957), il Gran premio nazionale La
Linea 1 della Metropolitana Milanese, Stazione di San Babila. (con Franca Helg, Antonio Piva – Graphics: Bob Noorda). 1962-64 © Fondazione Franco Albini
Rinascente - Compasso d'Oro (1958), il Compasso d'Oro per l'allestimento della Linea 1 della Metropolitana Milanese (1964) e il titolo di Royal Designer for Industry conferito dalla Royal Society of Arts di Londra (1971).
LUCE 310
FONDAZIONE ALBINI
L’incontro con Paola Albini, curatrice della Fondazione. Pezzi di design unici e seriali, disegni e foto d’epoca, documenti e riproduzioni 3D per conoscere il processo creativo e il rigoroso metodo del Maestro, tra le figure più rappresentative del design e dell’architettura internazionale
65
N
el 1962, l’architetto Franco Albini riceve l’incarico con Franca Helg e Bob Noorda per la progettazione delle stazioni della linea 1 (la rossa) della metropolitana milanese, di cui quest’anno ricorre il 50° anniversario (19621964). Negli anni scorsi, alcune di queste stazioni sono state oggetto di restyling. Luisa Bocchietto, presidente ADI, in un convegno in Triennale nel 2009 parlando di questi interventi disse: “Dobbiamo difendere i progetti di qualità, non dobbiamo perdere la nostra identità nel campo dell’architettura e del design… È doloroso e colpevole assistere alla distruzione di un pezzo di architettura e grafica di valore riconosciuto, che interessa l’intera città… Mi chiedo come mai i concorsi, che sono uno strumento condivisibile e valido, siano stati fatti proprio per il ridisegno di alcune stazioni delle linee progettate da Albini e Noorda”.
FONDAZIONE ALBINI
Paola Albini, siete stati a suo tempo interpellati come Fondazione, per esprimere almeno un parere consultivo sui progetti presentati? Purtroppo non siamo stati contattati prima del restyling delle stazioni, avremmo contribuito con piacere alla regia complessiva dell’intervento, per mantenere quei criteri di ordine e coerenza nel rispetto del progetto originario che prevedeva un’immagine unitaria di tutte le stazioni, un fil rouge capace di accompagnare il viaggiatore nel suo percorso di una delle opere più significative di Milano. Insieme a Bob Noorda e Franca Helg, Albini ha elaborato un progetto che ha fatto scuola, non solo in Italia, ma anche all’estero grazie alle innumerevoli innovazioni architettoniche e di immagine coordinata, tanto da vincere il Compasso d’Oro nel 1964. Per celebrare questo anniversario, la Fondazione ha deciso di donare ai cittadini milanesi una serie di iniziative con lo scopo di rinnovare il valore culturale di questa importante infrastruttura: il Flash Mob nel centro storico di Milano, tra le stazioni di San Babila e Cairoli; il sito web Metromilano50. com, un luogo virtuale che raccoglie documenti sulla storia della MM 1 Rossa; le visite guidate e una mostra nella sede della Fondazione, con documenti d’archivio, curiosità e filmati tratti dalle pellicole girate in metropolitana.
Lampada da tavolo AS1C 1960 - Franco Albini, Franca Helg; Production Sirrah. (1994 iGuzzini) © Fondazione Franco Albini
66
LUCE 310
Lampada a parete AM30G © Fondazione Franco Albini
THE FRANCO ALBINI FOUNDATION The encounter with Paola Albini, curator of the Franco Albini Foundation. Unique and serial design pieces, drawings and vintage photos, documents and 3D reproductions, all to learn about the creative process and the rigorous approach of the Master, one of the most representative figures of the international design and architecture
Franco Albini con Franca Helg e i collaboratori dello studio © Fondazione Franco Albini
Che rapporto esisteva tra Franco Albini e la luce, naturale o artificiale? È stato anche uno dei primi interior designer italiani a proporre pezzi non di serie e su misura. Come è avvenuto questo passaggio? “Aria e luce sono materiali da costruzione”, diceva mio nonno, sostenendo occorresse per prima cosa costruire i vuoti. Un esempio di questa concezione è la libreria-diaframma Veliero, il cui prototipo originale è conservato nella sede della Fondazione. Dimostrando ancora una volta la volontà di ricercare leggerezza e trasparenza negli oggetti, Albini “sospende” i libri rendendoli i veri protagonisti assieme ad aria e luce. Quando aveva l’incarico di progettare abitazioni private, si occupava direttamente anche del disegno di tutti gli arredi. Esiste una grande quantità di pezzi inediti, pensati per quello specifico appartamento o villa. Questo gli ha permesso di portare avanti nel corso degli anni la sua instancabile ricerca su pezzi singoli,
In 1962, the architect Franco Albini was commissioned, along with Franca Helg and Bob Noorda, of designing the Milan's subway stations of the Line 1 (la rossa), of which this year marks the 50th anniversary (1962-1964). In the past years, some of these stations have been restyled. Luisa Bocchietto, ADI’s Chairwoman, at a 2009 conference held at the Triennale, speaking of these interventions, said “We must defend the quality projects, we must not lose our identity in the field of architecture and design ... It is sad and guilty to witness the destruction of such a piece of architecture and graphic design of acknowledged value, which affects the entire city ... I wonder why the competitions, which are an acceptable and effective tool, have been made just for the re-design of some of the stations of lines designed by Albini and Noorda”. Paola Albini, has the Foundation been at that time consulted to give at least an advisory opinion on the presented projects? Unfortunately we were not contacted prior to the redesign of the stations, though we would have gladly contributed to the overall direction of the intervention in order to maintain those criteria of order and coherence in accordance with the original project, which provided a unified image for all stations, a fil rouge that would have accompanied the passenger in his journey trough one of the most significant works in Milan. Together with Bob Noorda and Franca Helg, Albini developed a project that had great influence, not only in Italy but also abroad, thanks to the many architectural and coordinated image innovations, as far as to win the Compasso d'Oro in 1964. For celebrate this anniversary, the Foundation decided to offer the citizens of Milan a series of initiatives with the aim to renew the cultural value of this important infrastructure: a Flash Mob in the historic centre of Milan, between the stations of San Babila and Cairoli; the Metromilano50.com website, which is a virtual place that collects documents on the history of the MM 1 Red; some guided tours and an exhibition, held at the headquarters of the Foundation, with archival documents, news and movies taken from films shot in the subway. What was the relationship between Franco Albini and the light, natural or artificial? He has also been one of the first Italian interior designers to propose non-serial but customized pieces. How did he make this? “Air and light are building materials” my grandfather used to say, claiming it was necessary to first build up the voids. An example of this concept is Veliero, the library-diaphragm whose original prototype is kept in the headquarters of the Foundation. Proving once again his desire to seek lightness and transparency in objects, Albini “suspends” books, thus making them the true protagonists together with air and light. When he was commissioned to design private homes, he also directly dealt with the design of all the furnishings. There is a large amount of original pieces, designed for that specific apartment or villa. This allowed him to carry on over the years his relentless research on single pieces, disassembling and reassembling elements in a constant reworking. By confronting the craftsman Roberto Poggi on technical details and particulars, he reached the final version of his furnishing projects, achieving the first mass manufacturing.
Come sono i vostri rapporti con le aziende che tuttora producono le edizioni di Albini, e come partecipano alla vita della Fondazione? Il nostro principale partner è Cassina, che collabora con la Fondazione fin dalla sua nascita nel 2007 e che ha deciso di inserire Franco Albini come unico progettista italiano all’interno della linea “I Maestri”. Sono stati rieditati importanti pezzi, una volta prodotti da Carlo Poggi, come le librerie Veliero e Infinito, la poltroncina Luisa, il coffee table Cicognino, i tavoli Cavalletto e TL3 e altri. L’azienda collabora con la Fondazione sostenendola nelle sue attività di divulgazione. Abbiamo collaborazioni con Bonacina, altre più recenti con Nemo Cassina Lighting, Tacchini Italia Forniture e Sika Design, realtà con le quali sviluppiamo edizioni di pezzi inediti, di cui il nostro Archivio è ricco. Auspichiamo che le aziende comprendano l’importanza della divulgazione del loro valore storico e decidano di partecipare sempre più all’attività della Fondazione. Tra le molte vostre attività ci sono gli incontri con le scuole: come interagiscono gli studenti con la storia del design e la lezione, non solo professionale, di uno dei Maestri dell’architettura italiana? Con le visite guidate allo studio di Franco Albini, ricco di pezzi di design unici, inediti o seriali, cui si affiancano disegni e foto d’epoca, documenti,
interviste e riproduzioni 3D per conoscere il processo creativo e il rigoroso metodo del Maestro, la Fondazione intende diffondere la conoscenza della sua opera. Gli studenti che partecipano alle visite mostrano moltissimo interesse per la sua figura: guidato da un forte senso etico, Albini ha comunicato i suoi “valori” attraverso un linguaggio concreto. Avvicinandosi a questa complessa figura, i visitatori hanno modo di rileggere anche un importante pezzo della storia della nostra città. È indubbiamente emozionante per loro avere la possibilità di vivere gli spazi in cui si lavorava in quegli anni, respirare l’atmosfera di quel periodo, quando tutti i componenti dello studio indossavano il camice bianco, regnava un grande silenzio e una rigorosa concentrazione.
How are your relations with the companies that still produce editions of Albini, and how do they take part in the life of the Foundation? Our main partner is Cassina, which is working with the Foundation since its birth in 2007 and that has decided to include Franco Albini as the sole Italian designer within its “I Maestri” collection. Some important pieces, once produced by Carlo Poggi, have been reissued, such as the Veliero and Infinito libraries, the Luisa armchair, the Cicognino coffee table, the Cavalletto and TL3 tables and others. The company works with the Foundation by supporting us in our divulgation activities. We have partnerships with Bonacina, more recent ones with Nemo Cassina Lighting, Tacchini Italia Forniture and Sika Design, realities with which we develop editions of original pieces, of which our Archive is rich. We hope that the companies will understand the importance of dissemination of their historical value and will decide to participate more and more in the activities of the Foundation.
Poltroncina Luisa, edizione 1955; edizione Cassina “I Maestri”, 2008
Sede della Fondazione Franco Albini, via Telesio 13, Milano © Matteo Girola
LOREM IPSUM DOLOR SIT
scomponendo e ricomponendo gli elementi in una rielaborazione continua. Confrontandosi con l’artigiano Roberto Poggi su dettagli tecnici e particolari, giungeva alla versione definitiva dei progetti di arredo, realizzando le prime produzioni in serie.
LUCE 310
67
Esistono rapporti di collaborazione e di scambio con le altre Fondazioni del design di Milano, un fronte comune per una metodologia di conservazione dinamica dei patrimoni documentali? In particolare con le Fondazioni di design e architettura Achille Castiglioni e Vico Magistretti, abbiamo un legame molto stretto, in quanto accomunati dagli stessi obiettivi e entusiasmo per la divulgazione dell’opera dei tre grandi Maestri. Abbiamo la possibilità di confrontarci su tematiche che periodicamente ci troviamo ad affrontare: quelle relative alla conservazione dei preziosi documenti d’archivio, la valorizzazione e la tutela del materiale che
costituisce la testimonianza dell'attività culturale, professionale e umana dei tre architetti. Lavorando insieme riusciamo a comprendere come diffondere meglio la “lezione di metodo”, e come questa possa essere utile alla cultura contemporanea. Sono in programma attività comuni che ci si augura siano sempre più frequenti. Grazie alla Fondazione Adolfo Pini, è stato elaborato il progetto “Storie milanesi”, un sito per accompagnare il viaggiatore alla scoperta della città, attraverso quattordici realtà, tra cui anche la nostra: case museo, atelier d’artista e studi professionali di architetti, scrittori, collezionisti che, con la loro storia, hanno segnato la vita culturale non solo di Milano.
Among the your many activities there are the encounters with schools: how do the students interact with the history of design and the lesson, not only professional, of one of the masters of the Italian architecture? With the guided tours to the study of Franco Albini, full of unique, unreleased or serial design pieces, alongside with drawings and vintage photos, documents, interviews and 3D reproductions, useful to learn about the creative process and the rigorous approach of the Master, the Foundation aims to disseminate knowledge of his work. Students participating in the visits show much interest in his figure: driven by a strong ethical sense, Albini has communicated his “values” through a concrete language. Approaching this complex figure, visitors have a chance to reread an important part of the history of our city. It is undoubtedly exciting for them to have the opportunity to live the spaces where people worked in those years, to breathe the atmosphere of that time, when everyone in the study wore a white coat, and a great silence and a strict concentration reigned.
LOREM IPSUM DOLOR SIT
Are there relationships of collaboration and exchange with other design foundations in Milan, a common front for a methodology for a dynamic conservation of the documentary heritages? We have a very close relationship especially with the design and architectural Foundations of Achille Castiglioni and Vico Magistretti, as they share our same goals and enthusiasm for the dissemination of the work of these three great masters. We have the opportunity to confront on issues that we regularly have to face: those relating to the preservation of the valuable archival documents, the enhancement and protection of the material that constitutes evidence of the cultural, professional and human activity of the three architects. By working together we can understand how to better promote the “method’s lesson” and how this can be useful to the contemporary culture. Common activities, that will hopefully be more and more frequent, are planned. Thanks to the Adolfo Pini Foundation, the project “Storie milanesi” has been developed, a website that accompany the traveller in its exploration of the city through fourteen realities, including our: museum houses, artists’ ateliers and professional studios of architects, writers, collectors that, with their history, marked the cultural life not only of Milan.
68
Libreria Veliero, 1949 - Casa Albini, via De Togni, Milano © Fondazione Franco Albini
LUCE 310
SPECIALE SMART CITY
Illuminazione pubblica smart. La lunga marcia di Pietro Mezzi
I
SMART PUBLIC LIGHTING. THE LONG MARCH Public lighting and smart city: where do we stand? Hard to say. In spite of all the talking about this, few are indeed those who know the matter and extremely rare are the realisation cases of intelligent lighting poles. Something, of course, is being done, especially in regulating the light, but in Italy the creation of public infrastructures capable of hosting Wi-Fi connections, of carrying out video surveillance and remote monitoring, of detecting weather, traffic and urban pollution conditions, of offering infomobility services and, eventually, of providing for the recharging of electric vehicles, is still a goal far from being reached.
Sicuramente, la necessità di risparmiare energia è una delle chiavi di volta per arrivare in breve tempo alla smart city. Con l’efficienza energetica, infatti, è già oggi possibile abbattere la spesa corrente comunale, riuscire a fare nuovi investimenti e attivare servizi a distanza: in poche parole, avvicinarsi alla città intelligente. Certo, non basta attrezzare un palo di illuminazione con i nuovi dispositivi: occorre che il mix tecnologico duri nel tempo, garantendo la corretta trasmissione e gestione dei dati. Insomma, le scelte tecnologiche del palo del nuovo millennio devono essere ben soppesate per quanto riguarda l’integrazione con altre funzioni intelligenti. Ma, come qualche operatore del settore sostiene, i problemi tecnologici non possono diventare l’alibi per non fare, per non credere nella necessità di integrare la pubblica illuminazione con le nuove funzioni connesse alla smart city e all’illuminazione intelligente o adattiva come si dice oggi.
The cities, this is known, also under the pressure of new technologies, do change quickly and often this change affects the many networks and infrastructures that innervate them, such as those of public lighting, which were, up until yesterday, conceived as simple lampposts and today as terminals of a network of intelligent sensors for the smart cities. It is equally known that the public lighting service fulfils important functions: it gives visibility in the evening and at night, ensures a sense of physical and psychological safety, contributes to the growth of social life, enhances the historical and architectural heritage. All are unquestionable and inalienable goals, which have to be conjugated with other important needs,
such as those of the energy saving, of the reduction of CO2 emissions and of light pollution, of the plant reliability and the efficiency of the service. For sure, the need to save energy is one of the keystones in order to reach in a short time the smart city status. With the energy efficiency, in fact, it is already possible to reduce the current municipal spending, to make new investments and enable remote services: in a few words, to get close to the intelligent city. Of course, equip a lighting pole with new devices is not enough: the technological mix must last over time, ensuring the correct transmission and management of data. In brief, the technological choices of the new millennium’s pole must be thoroughly
Il sistema di telegestione punto a punto di un impianto di illuminazione pubblica stradale intelligente. Viene utilizzata la rete elettrica esistente ed è possibile la regia remota e personalizzata delle luci (© Minos System, Umpi)
The point-to-point remote control system of an intelligent public street lighting system. The existing power grid is used and the remote and personalised direction of the lights is made possible (© Minos System, Umpi)
weighed with regard to the integration with other smart features. But, as claimed by some sector operator, the technological problems can not become an excuse for not doing, for not to believe in the need to integrate public lighting with new functions related to the smart city and to the intelligent – or adaptive, as they say nowadays –, lighting. The state of the art However, beyond the potentialities and criticalities, what is today the state of the art when it comes to public lighting and smart city in our country? Here, the opinions differ and make it impossible to formulate an answer that could indicate the point of arrival of the
SPECIALE SMART CITY
lluminazione pubblica e smart city: a che punto siamo? Difficile rispondere. Perché nonostante tutti ne parlino, sono in pochi effettivamente a masticare la materia e rarissimi sono i casi di realizzazione di pali di illuminazione intelligente. Qualcosa, certo, si sta facendo, soprattutto nella regolazione della luce, ma in Italia la realizzazione di infrastrutture pubbliche capaci di ospitare collegamenti Wi-Fi, svolgere attività di videosorveglianza e controllo a distanza, rilevare le condizioni meteo, di traffico e di inquinamento urbano, di offrire servizi di infomobilità e, infine, di provvedere alla ricarica elettrica degli autoveicoli, è ancora un obiettivo lontano dal concretizzarsi. Le città, si sa, anche sotto la spinta delle nuove tecnologie, cambiano in fretta e spesso il cambiamento interessa le numerose reti e infrastrutture che le innervano, come quelle della pubblica illuminazione, fino a ieri concepite come semplici lampioni e oggi divenute terminali di una rete di sensori intelligenti per la città smart. È altrettanto noto il fatto che il servizio di illuminazione pubblica assolve funzioni importanti: dà visibilità nelle ore serali e notturne, garantisce un senso di sicurezza fisica e psicologica, contribuisce alla crescita della vita sociale, valorizza i beni storici e architettonici. Obiettivi sacrosanti e irrinunciabili, che vanno coniugati con altre importanti esigenze, quelle di risparmio energetico, riduzione delle emissioni di CO2 e dell’inquinamento luminoso, affidabilità degli impianti ed efficienza del servizio.
LUCE 310
69
Lo stato dell’arte Ma, al di là delle potenzialità e delle criticità, qual è oggi lo stato dell’arte in materia di illuminazione pubblica e città intelligente nel nostro Paese? Qui, le voci divergono e rendono impossibile una risposta che indichi il punto d’arrivo del percorso italiano all’illuminazione pubblica intelligente. C’è, infatti, chi sostiene che siamo tra l’anno zero e l’anno uno, chi ritiene che gli ostacoli tecnologici siano superati, chi ancora denuncia l’arretratezza culturale e pianificatoria della pubblica amministrazione e chi ritiene che la fase sperimentale sia conclusa e che si possa passare alla fase applicativa vera e propria. Ma se si gratta anche solo un poco la superficie di questa particolare nicchia di mercato, si scopre che la concretezza è ancora lontana e che ci vorrà ancora del tempo per raggiungere l’obiettivo di una città intelligente a partire dalle infrastrutture dell’illuminazione pubblica. Il che non significa rassegnarsi, tutt’altro. Vuole dire ammettere che, tra l’enfasi dei convegni e la realtà delle nostre città, di strada da percorrere ce n’è ancora molta. Qui da noi, possiamo dire che le sperimentazioni sono avviate, così come sono partiti alcuni progetti pilota, ma ciò che manca è un progetto organico di intervento nella direzione della rete smart. In altri termini, la consapevolezza dell’esistenza di una nuova frontiera è presente, ciò che manca sono le realizzazioni.
La parola agli esperti “Questo mercato, quelle delle applicazioni intelligenti alla pubblica illuminazione - afferma Riccardo Gargioni, direttore di Assil - è in forte evoluzione: non siamo più alla fase sperimentale, siamo alle applicazioni concrete. Purtroppo, sono ancora poche. Ve ne sono, di applicazioni simili, in ambienti confinati, come le gallerie e le tratte stradali, che sono stati e sono tuttora ambiti specifici di sperimentazione; molti meno sono i casi concreti nell’ambiente urbano, nelle città. Teniamo anche conto che le tecnologie presenti oggi sul mercato saranno presto sostituite da altre più evolute. Certo, il problema numero uno è rappresentato dalla crisi della finanza locale, anche se qualcosa pare si stia muovendo grazie all’intervento della Cassa depositi e prestiti”. Il direttore di Assil punta anche l’attenzione su un altro aspetto del problema. “In questa corsa al palo intelligente intravvedo un rischio - afferma Gargioni - rappresentato dall’inquinamento del mercato. Mi spiego. L’offerta di dispostivi intelligenti da applicare alla pubblica illuminazione va commisurata al contesto entro cui si deve operare. Si deve evitare un’eccessiva dotazione tecnologica, che invece va sempre calibrata in relazione alle esigenze reali. Non sempre le imprese si comportano seguendo questo principio”. Chi mette l’accento sulla particolarità del sistema
pubblico italiano in tema di città intelligente e pubblica illuminazione è il professor Franco Gugliermetti, direttore del dipartimento di Ingegneria della Sapienza 1 di Roma, il quale, nell’analisi della situazione italiana, mette in evidenza la discrasia tra le politiche nazionali, soprattutto locali, e quelle europee. “Registro l’esistenza di un dualismo - afferma il direttore - tra le politiche comunitarie - orientate, attraverso i finanziamenti strutturali europei, a una visione organica in cui l’efficienza e il risparmio energetico sono integrati ai temi della mobilità e della sostenibilità più in generale - e quelle nazionali, che sono ancora strutturate per settori di intervento, fuori da una visione organica. Le politiche pubbliche e quelle europee, insomma, divergono non poco. E questo non aiuta lo sviluppo di un settore d’avanguardia. Un settore che non ha problemi di tecnologia, ma di investimenti. Ed è per questo che il nostro Paese su questo terreno si muove lentamente. Basti pensare alla gestione dei bandi e dei fondi del ministero della Ricerca sulle smart cities”. Chi invita a riflettere sul concetto di complessità quando si parla di città intelligente è Roberto Barbieri, presidente e consigliere delegato di Osram. “Tenere conto della complessità del tema - sostiene Barbieri - significa dotarsi di una strategia, di una visione della città smart. Un requisito che ancora manca. Il sistema delle imprese italiane è all’avanguardia sia per quanto riguarda gli operatori sia i prodotti. Devo dire che lo è soprattutto nel campo del controllo della luce, un po’ meno nell’integrazione della fase intelligente del palo. Su questo versante, si attendono anche le verifiche sul campo che Enel Sole, da un lato, e A2A, dall’altro, stanno conducendo”. Poi, c’è chi, tra i leader dell’efficienza energetica e della pubblica illuminazione, sta muovendo, con discrezione, i suoi passi per verificare l’interesse dei grandi comuni italiani per applicazioni smart alla propria illuminazione pubblica. “Da parte dei comuni - afferma Alberto Scalchi, senior consultant sales lighting di Bosch Energy Un impianto di illuminazione intelligente a Londra realizzato con il sistema a radiofrequenza (© Sistema LeafNut, Harvard Engineering)
SPECIALE SMART CITY
An intelligent lighting system in London realised with the radio frequency system (© Sistema LeafNut, Harvard Engineering)
Italian way to the intelligent public lighting. In fact, there are some who claim that we are now between the year zero and the year one, others who believe that the technological hurdles are overcome, those who still denounce the cultural and planning backwardness of the public administration, and those who believe that the experimental phase is finished and that we can now move to the downright applicative stage. But if we even slightly scratch the surface of this particular market’s niche, it turns out that the reality is still far away and that it will take some time to achieve the goal of a smart city starting from the public lighting infrastructure. That does not mean to give up. Not at all: it means to admit that, between the conferences’ emphasis and the
70
LUCE 310
reality of our cities, there is still plenty of way to go. Here, we can say that trials are under way, as well as some pilot projects have been started, but what is lacking is an organic project of intervention in the direction of the smart network. In other words, there is the awareness of the existence of a new frontier, what we now need are the achievements. What the experts say “This market, that of the intelligent applications to the public lighting - says Riccardo Gargioni, director of Assil - is rapidly evolving: we are no longer at the experimental stage, we are at the practical applications. Unfortunately, these are still a few. Similar applications do exist in
confined environments, such as tunnels and road sections, which have been and still are the specific testing areas; far fewer are the actual cases in the urban environment, in the cities. Let us also bear in mind that the technologies on the market today will be soon replaced by more advanced ones. Of course, the main problem can be found in the local finance’s crisis, although something seems to be moving thanks to the intervention of the Deposits and Loans Fund”. The director of Assil also focuses our attention on another aspect of the problem. “In this quest for the intelligent pole, I glimpse a risk - says Gargioni - in the corruption of the market. Let me explain. The range of smart devices to be applied to
the Public lighting should be commensurate with the context within which they operate. An excessive technological equipment should be avoided, since they should instead always be calibrated in relation to the real needs. Companies do not always behave according to this principle”. Who emphasizes on the special nature of the Italian public system with regard to smart city and public lighting is Professor Franco Gugliermetti, Head of the Department of Engineering of Rome’s La Sapienza 1, who, in the analysis of the Italian situation, highlights the discrepancy between the domestic policies, especially the local ones, and those European. “I register how there is a dualism - says the Head of Department - between the EU
policies - aimed, through the EU structural funds, to an organic vision where efficiency and energy saving are integrated, more generally, to mobility and sustainability and the national measures, which are still structured by sector of intervention, off of an organic vision. Public and European policies differ greatly, indeed. And this does not help the development of a cutting-edge sector. A sector that has no problem with the technology, but with the lack of investments. And this is why our country is moving slowly on this ground. Just think about the management of competitions and funds on smart cities by the Ministry of Research”. Who invites to reflect on the concept of complexity when it comes to smart city is Roberto Barbieri, president and CEO of
soluzione, che rende un’amministrazione comunale più libera di muoversi e di cambiare la scelta tecnologia e obbliga gli operatori del settore a fare sinergia tra di loro”. Chi condivide la tesi del ruolo centrale dei LED come scelta di avvicinamento alla logica smart, è Chiara Aghemo, docente al Politecnico di Torino e presidente AIDI Piemonte e Valle d’Aosta, che propone anche un interessante punto di vista, non tecnologico ma sociologico. “La tecnologia LED, per i risparmi energetici ed economici che consente - afferma Aghemo - permette anche di attivare tecnologie smart, facendoci avvicinare alla filosofia della città intelligente. Ma non basta puntare alla sola tecnologia innovativa. Ciò che va compreso è anche l’uso che l’uomo fa della tecnologia. Voglio dire che esiste più un problema di acculturamento dell’utenza, che un problema di competenza dei gestori delle nuove tecnologie. Manca, per il cittadino, l’applicabilità concreta dell’innovazione tecnologica. Rischiamo di avere uno sviluppo tecnologico assai avanzato, ma una società
Osram. “Taking into account the complexity of the issue - says Barbieri - means to adopt a strategy, a vision of the smart city. A requirement that is still lacking. The system of Italian companies is leader both in terms of operators and products. I must say that it is so mainly in the light’s control, a little less in the integration of the intelligent phase of the pole. On this front, we are also waiting for the on-field tests’ results that Enel Sole, on the one hand, and A2A, on the other, are conducting”. Then, there is who, among the leaders in energy efficiency and public lighting, is moving his steps, with discretion, to test the interest of the greater Italian municipalities for smart applications to their public lighting.
Un esempio di telecontrollo a distanza di alcune funzioni intelligenti (© Minos System, Umpi)
Another installation in London Whitehall (© Sistema LeafNut, Harvard Engineering)
An example of remote control of some smart functions (© Minos System, Umpi)
che ancora non ne conosce le applicazioni concrete quotidiane. Stiamo procedendo verso la smart city, ma ho l’impressione che si debbano compiere molti passi in avanti in diverse direzioni. Tornando al tema, per me smart è poter disporre di una vasta informatizzazione del punto luce: qualità, guasti e loro tipologia, programmazione degli interventi manutentivi, eccetera. Poi, è vero che smart è anche altro, cioè un divenire non ancora realizzato. Per me, la gestione intelligente della pubblica illuminazione è già un buon risultato sulla strada della città intelligente. Al risultato pieno arriveremo quando riusciremo a coinvolgere direttamente l’utente, che dovrà essere preparato e in grado di gestire l’innovazione. Tutto ciò, crisi permettendo, certo”.
“On the part of the municipalities - says Alberto Scalchi, senior consultant sales lighting of Bosch Energy and building solutions Italy - there is a great interest. We are equipping ourselves for developing business models and thus make these new products sustainable. The today challenge is increasing the efficiency of the system, through the LEDs, which are the filter through which involve the public administration and that allow to finance the smart operations and to implement the technology. The challenge we are facing is to provide an added value to established technologies, such as video surveillance, and expand the range of functions, such as remote control of the municipal traffic’s streams. In this market, we introduce
ourselves to our potential customers with our products - video surveillance and system’s electric recharging -, offering us as integrators of all the possible smart suppliers and, once the business model has been found, as sponsor. It should also be said that with regard to the components of this particular segment, there are two possible approaches: to use open source protocols or closed ones. We prefer the first solution, which makes a municipality more free to move and change the technological choice and compels sector operators to work in synergy”. Who shares the view of the LEDs’ central role in approaching the smart logic is Chiara Aghemo, professor at the Politecnico di Torino and President of AIDI Piemonte and
SPECIALE SMART CITY
and building solutions Italy - c’è un grande interesse. Noi ci stiamo attrezzando per mettere a punto dei modelli di business e rendere così sostenibili questi nuovi prodotti. La sfida oggi riguarda l’efficientamento del sistema, passando attraverso i LED, che sono il filtro attraverso cui coinvolgere la pubblica amministrazione e che consentono di finanziare gli interventi smart e implementare la tecnologia. La sfida che abbiamo di fronte è offrire valore aggiunto alle tecnologie consolidate, come la videosorveglianza, e ampliare la gamma delle funzioni, come ad esempio il controllo remoto dei flussi viabilistici comunali. Per questo mercato ci presentiamo ai nostri potenziali clienti con i nostri prodotti - la videosorveglianza e la ricarica elettrica di sistema - offrendoci come integratori di tutti i possibili fornitori smart e anche come finanziatori, una volta trovato il modello di business. Va anche detto che per quanto riguarda la componentistica di questo particolare segmento, due sono gli approcci possibili: utilizzare protocolli open source o chiusi. Noi preferiamo la prima
Un’altra installazione a Londra a Whitehall (© Sistema LeafNut, Harvard Engineering)
LUCE 310
71
SPECIALE SMART CITY
Italia ed Europa: realtà a confronto Nonostante la crisi, i due comuni di Milano e Treviso - uno di grandi e l’altro di medie dimensioni -, rappresentano un esempio positivo da seguire. Il capoluogo lombardo, infatti, dopo aver varato il piano e lanciato il bando per la sostituzione di 140 mila apparecchi esistenti con tecnologia LED, intende continuare in quest’opera di modernizzazione del sistema, intervenendo su 1.500 quadri di regolazione in una logica di smart city. Divenendo così la prima città in Europa a compiere un investimento di queste dimensioni. Al gigantismo di Milano, risponde il pragmatismo trevigiano. La nuova amministrazione di Treviso crede, infatti, nella città intelligente, a tal punto che, in collaborazione con il dipartimento di Ingegneria della Sapienza 1 di Roma, ha avviato uno studio pilota (“Illuminazione pubblica SmartNet”) con lo scopo di sviluppare, in alcune zone della città, il servizio di pubblica illuminazione come
Valle d'Aosta, who also offers an interesting point of view, not technological, but sociological. “The LED technology, for the energy and cost savings that it allows - says Aghemo -, also allows to activate smart technologies, thus bringing us closer to the philosophy of the smart city. But to simply aim at the sole innovative technology is not enough. What must be understood is the use that man makes of technology. What I am saying is that there is more a problem of acculturation of the consumers, rather than a problem of competence of the new technologies' managers. For the citizen, there is a lack of practical applicability of the technological innovation. We risk having a very advanced technological development, but a society
72
LUCE 310
infrastruttura multiservizio, digitale ed energetica. Verrà così redatto il piano di illuminazione pubblica e poi studiate le possibili applicazioni tipiche della città intelligente, comprese le smart grid per la distribuzione dell’energia. Il Comune ha così dato vita all’associazione “Trevisosmartcommunity”, che comprende Confindustria, l’università La Sapienza 1 di Roma, lo Iuav di Venezia, la diocesi, Legambiente Veneto e altri partner locali. Sono previsti investimenti per un milione di euro. Il comune ha pensato anche alla diffusione dei dati del progetto creando “SmartLab”, un laboratorio utile al coinvolgimento dei cittadini trevigiani. Il pragmatismo veneto emerge anche dal tentativo di reperire fondi da progetti europei (due milioni di euro) e regionali (tre milioni). Ma anche i piccoli comuni si danno da fare. È il caso del comune di Campodenno, in Val di Non, che è diventato un luogo di sperimentazione del progetto europeo Centralab (che coinvolge 10 centri di ricerca di otto differenti paesi
that still does not know its daily practical applications. We are proceeding towards the smart city, but I get the impression that one should make much progress in different directions. Back to the former issue, for me smart is to be able to have a comprehensive computerization of the light point: quality, faults and their type, schedule of maintenance operations and so on. Then, it is true that smart is also something else, that is a becoming not yet achieved. For me, the intelligent management of street lighting is already a good outcome on the way to the smart city. We will reach the full result when we will be able to directly involve the user, which must be prepared and able to manage innovation. All of this, crisis permitting, of course”.
europei: per l’Italia, Informatica Trentina), che ha l’obiettivo di gestire in modo intelligente l’illuminazione pubblica con un sistema di telecontrollo e monitoraggio. Su 129 punti luce comunali è stato installato un dispositivo, un sensore, che trasforma ciascun punto in un nodo di rete wireless. Ogni lampione, quindi, cerca, via radio, il lampione intelligente a lui più vicino e vi si connette. Il meccanismo si ripete per tutti i lampioni intelligenti, fino a formare una rete radio che copre l’intero paese. Con tale dispositivo è possibile assolvere le tipiche funzioni di gestione del flusso luminoso, e quindi risparmiare energia e diagnosticare i guasti. Infine, grazie a sensori a batteria inseriti nell’asfalto, permette di monitorare lo stato di occupazione dei parcheggi, di riempimento dei cassonetti dei rifiuti urbani e, in futuro, di essere utilizzati nella gestione del trasporto pubblico e nel monitoraggio ambientale. Ma se questo è uno spaccato, parziale, della realtà italiana, che si presenta a macchia di leopardo, qual è, anche qui per sommi capi, la
Italy and Europe: comparing realities Despite the crisis, the two municipalities of Milan and Treviso - one of large and one of medium size - represent a positive example to follow. The main city of Lombardy, in fact, after having launched the plan and the tender for the replacement of 140 thousands of existing fixtures using LED technology, plans to continue this system modernization work, by acting on 1,500 control panels within a smart city logic. Thus, the city would become the first one in Europe to make such an investment. To the gigantism of Milan, Treviso replies in a more pragmatic way. The new administration of Treviso, in fact, believes in the intelligent city, at the point
that, in collaboration with the Department of Engineering of Rome's La Sapienza 1, it has launched a pilot study (“Public lighting SmartNet”) with the aim of developing, in some areas of the city, the public lighting service as a multiservice, digital and energetic infrastructure. The public lighting plan will be thus prepared and the possible applications that are typical of the intelligent city, including smart grids for energy distribution, will then be studied. The Municipality has thus created the association “Trevisosmartcommunity”, which includes Confindustria, Rome’s university La Sapienza 1, the Venice’s IUAV, the diocese, Legambiente Veneto and other local partners. A one million euro investment is planned. The municipality has
P. 72 Nella testa del palo di illuminazione sono raggruppate numerose funzioni di controllo e gestione a distanza (© Minos System, Umpi)
Into the head of the lighting pole, many remote control and management functions are grouped together (© Minos System, Umpi)
Un lampione intelligente sotto la Torre di Westminster a Londra (© Sistema LeafNut, Harvard Engineering)
A smart lamppost under the Westminster Tower in London (© Sistema LeafNut, Harvard Engineering)
also thought about the dissemination of the project data by creating the “SmartLab”, a laboratory aiming to the involvement of Treviso’s citizens. The Veneto’s pragmatism also emerges from the attempt to raise funds from European projects (two millions euro) and from regional ones (three millions). But even the small municipalities are moving. This is the case of the municipality of Campodenno, in the Val di Non, which has become an experimentation place for the European project Centralab (involving 10 research centres in eight different European countries: for Italy, the Informatica Trentina), whose objective is to intelligently manage public lighting with a remote control system and monitoring. On 129 public lighting points a device, a sensor, which transforms
each point into node of a wireless network, has been installed. Every lamppost, then, via radio, searches for the closest intelligent lamppost and connects to it. This mechanism is repeated for all the intelligent streetlights, up to form a radio network that covers the whole town. With this device it is possible to perform the typical functions of luminous flux management and thus save energy and diagnose faults. Lastly, thanks to cordless sensors inserted into the asphalt, it is possible to monitor the availability of parking lots, the waste bins’ filling and, in the future, it will be possible to use them in the management of the public transport and for the environmental monitoring. But if this is a partial insight of the Italian reality, which looks patchy, what is, briefly,
Una schematizzazione del funzionamento di un sistema di illuminazione pubblica intelligente (© Minos System, Umpi)
A schematisation of the functioning of an intelligent public lighting system (© Minos System, Umpi)
Svizzera, Olanda, Croazia e in Gran Bretagna, ovviamente, paese della nostra casa madre. A Londra, a partire dal 2004, utilizzando il sistema di radiofrequenza LeafNut, abbiamo installato 25 mila punti luce nel centro storico della città. E altri 35 mila li dobbiamo installare dopo l’aggiudicazione della gara vinta a inizio anno. Anche questo esempio fa parte della differenza tra noi e buona parte dell’Europa”.
the reality outside national borders? What changes abroad, and in Europe in particular, with regard to the public smart lighting? “The difference - says Paolo Bergamini, business development manager of the English company Harvard Engineering, manufacturer of lighting equipments and systems - lies in the fact that here we are more academic, we discuss; abroad things get done, are achieve. I mean that, in Europe, there is a comprehensive cultural approach: not here. In Italy we face the issue of energy efficiency by replacing existing lamps with LED technology, and there it stops. We do not take the next step, namely, to act on the smart part of the system; the intervention is postponed to a later stage that either will never happen or if it will do,
it will have higher costs. The cases of Milan and Turin are there to prove it. In Europe, in operations such as these, the smart component of the system is not a residual one, as it so often happens in Italy, but on the contrary it is the major one. And this is happening in France, Sweden, Austria, Switzerland, the Netherlands, Croatia and, of course, Great Britain, the country of our parent company. In London, since 2004, using the LeafNut radio frequency system, we installed 25-thousands lighting points in the historic centre of the city. And other 35 thousands will be soon installed following the tender that we won earlier this year. This example too is part of the difference between us and most of Europe”.
LUCE 310
SPECIALE SMART CITY
realtà fuori dai confini nazionali? Cosa cambia all’estero, e in Europa in particolare, in materia di pubblica illuminazione intelligente? “La differenza - afferma Paolo Bergamini, business development manager della società inglese Harvard Engineering, produttrice di apparecchi e sistemi di illuminazione - sta nel fatto che qui da noi si fa accademia, si discute; all’estero le cose si fanno, si realizzano. Voglio dire che, in Europa, l’approccio culturale è complessivo: da noi, no. In Italia si affronta il tema dell’efficientamento energetico sostituendo le lampade esistenti con la tecnologia LED e lì ci si ferma. Non si compie il passo successivo, cioè, intervenire sulla componente smart dell’impianto; l’intervento viene rimandato a una fase successiva che o non si farà mai o se si farà avrà alti costi di intervento. I casi di Milano e Torino sono lì a testimoniarlo. In Europa, in operazioni come queste, la componente intelligente del sistema non è residuale come capita di registrare in Italia, ma al contrario è la principale. E questo sta avvenendo in Francia, Svezia, Austria,
73
9.1
focus pmi
neri
a cura di Mauro Bozzola e Andrea Calatroni
LUCE, GHISA E SMART CITY Intervista a Isacco Neri, CEO di NERI SpA, “una realtà che da 50 anni non esaurisce la propria attività unicamente nel fare impresa, ma si impegna anche nella ricerca e nella promozione di un sapere che è patrimonio collettivo”
N
Isacco Neri
Il più antico lampione del mondo. Punta della Dogana. © NERI
P 75 Palermo, Gazebo. © NERI
FOCUS PMI NERI
Sinigallia. © NERI
74
LUCE 310
egli ultimi anni Neri ha avuto dei passaggi di proprietà, dalla famiglia Neri al Gruppo Targetti Poulsen per tornare alla famiglia nel 2012. Sono cambiate le strategie e le tecnologie, ma certamente non la visione storica di creare un contenitore per la luce che sia bello e funzionale per il paesaggio urbano. Illuminare una città non è un mero problema funzionale. La qualità della luce è uno degli aspetti primari per rendere gli spazi pubblici più belli e sicuri, ma questo deve saper coesistere con le crescenti esigenze di risparmio energetico e arredo urbano delle nostre città, in cui viviamo la nostra quotidianità, crescono i nostri figli, spesso sono la cornice dei nostri ricordi e creano un forte impatto emotivo in chi le visita per la prima volta. Questa sensibilità è nel DNA di Neri SpA grazie al suo fondatore, Domenico Neri, che sin dai primi disegni dei lampioni ha espresso la sua vena creativa. Una storia che nasce in Romagna, in una terra dove il lavoro, il sano pragmatismo e la capacità di sognare si fondono a volte in un unico gesto. Con il tempo, il tratto di matita da “ricerca del bello” si è trasformato in “ricerca di design”, dove forma e funzionalità convergono. Oggi Neri si muove tra le radici ben salde nel proprio territorio di origine e l’espansione verso i più importanti mercati internazionali, quali USA, Medioriente e area CIS.
LIGHTING, CAST IRON AND SMART CITY Interview with Isacco Neri, CEO of NERI SpA, “a reality that by 50 years doesn’t limit its activities solely to business, but is also engaged in the research and promotion of a knowledge that is collective heritage”. In recent years, Neri has had some changes in ownership, from the Neri family to the Targetti Poulsen Group to return to the family in 2012. The strategies and technologies have changed, but not their historical standpoint to create a box for the light, beautiful and functional for the urban landscape. Lighting a city is not merely a functional problem. The quality of light is a key aspect to make public spaces more beautiful and safe, but it must be able to coexist with the growing needs of energy saving and urban design of our cities, where we live our daily lives and our children grow up, that are often the frame of our memories and create a strong emotional impact on those who visit them for the first time. Such sensitivity is in the DNA of the Neri SpA thanks to Domenico Neri, its founder, who has expressed his creative vein since his early streetlight designs. A story born in Romagna, a region where work, healthy pragmatism and ability to dream sometimes merge into a single gesture. Over time, the pencil stroke has gone from “search for beauty” to “design research”, where form and function converge. Today, Neri moves between the firm roots in its territory of origin and the expansion into key international markets such as the USA, Middle East and CIS area.
Le origini della Neri si fondano sull’evoluzione della lanterna, dalla ghisa decorata al refitting kit LED alle lanterne super evolute Alya, che conservano una forte relazione con la storia aziendale. 1967 (prima lanterna in stile), 1990 (prima collezione contemporanea) e 2010 (introduzione del LED), passaggi scanditi da grandi salti tecnico-tecnologici senza perdere di vista il passato. Quale crede sarà il prossimo step tecnologico per l’azienda? Dopo l’evoluzione dall’estetica al design inteso come “forma funzionale”, e dopo la sfida di un’integrazione tecnologica all’avanguardia per qualità della luce e consumi, il nuovo step tecnologico della nostra azienda si è focalizzato sullo sviluppo dei LED. La sfida è quella di porre al centro del prodotto la massima qualità che il mercato può offrire per l’evoluzione di questa tecnologia integrandola al design. Approccio che implica una precisa impostazione di prodotto dal momento creativo sulla carta alla sua ingegnerizzazione.
The origins of the Neri Company are based on the evolution of the lamp post, from the decorated cast iron one to the LED refitting kit and to the super advanced Alya street lamp, which maintains a strong relationship with the company's history. 1967 (the first classic style luminaire), 1990 (the first contemporary collection) and 2010 (the introduction of the LED), passages marked by great technical and technological leaps without losing sight of the past. What do you think will be the next technological step for the company? After the evolution from aesthetics to design as “functional form”, and after the challenge of integrating cutting edge technology for lighting quality and power consumption, the new technological step in our company has been focused on the development of LEDs. The challenge is to place at the centre of the product the highest quality that the market can offer in the evolution of this technology and integrating it in the design. It is an approach that involves a clear setting of the product from the “on paper” creative moment to the engineering.
FOCUS PMI NERI
La sua Azienda sta puntando verso nuovi traguardi con l’introduzione di tecnologie intelligenti, pensate per la Smart City, quali la connettività, il risparmio energetico e il wi-fi unificato da un design d’avanguardia. Qual è la vostra mission per i prossimi cinque anni? Le Smart Cities, hanno una filosofia propria che sta prendendo sempre più spazio nei progetti urbani. Il prodotto NERI viene pensato sin dall’inizio per poter essere integrato con queste tecnologie, proprio per adattarsi ai vari tipi di soluzioni, e ai relativi investimenti. Non a caso la nostra azienda ha nel suo codice genetico una forte vocazione al “custom made” che i mercati, soprattutto extra UE, apprezzano particolarmente. Questo approccio è in linea con la nostra mission aziendale, che si focalizza nel mettere a disposizione il proprio know-how e la propria cultura, collaborando con progettisti, architetti e lighting designer, per rendere i progetti architetturali outdoor di luce e arredo del mondo intero opere uniche che lasciano un segno di valore nel tempo.
Your Company is heading for new heights with the introduction of smart technologies, designed for the smart city, such as connectivity, energy savings and wi-fi, under the aegis of a cutting-edge design. What is your mission for the next five years? The Smart Cities have a philosophy of their own that is taking more and more space in urban projects. The NERI product is designed from the beginning to be integrated with these technologies, on the purpose of adapting to various types of solutions and related investments. Not surprisingly, our company has, in its genetic code, a strong vocation for “custom made” products that the markets, especially outside the EU, particularly appreciate. This approach is in line with our corporate mission, which focuses in providing its know-how and culture by collaborating with designers, architects and lighting designers to make outdoor lighting and furniture architectural projects, throughout the world, unique works that build a picture of value over time.
LUCE 310
75
Il vostro rapporto con l’arte è sempre stato stretto. Un esempio recente, il progetto alla Biennale d'Arte di Venezia 2013 con Metamorphosis di Pieke Bergmans. Un impegno progettuale e costruttivo, ce la vuole raccontare? Venice project è nato come sponsorizzazione dello Studio Berengo, una realtà molto nota nel mondo per le sue proposte di arte contemporanea, tra cui quelle realizzate in vetro di Murano. Collaborazione i cui risultati sono affascinanti; è iniziata un paio di anni fa quando un’artista olandese, Pieke Bergmans, scelse lo stile dei prodotti Heritage Neri come materia prima per comporre le proprie opere. Mensole per lanterne dagli ornamenti classici e pali in ghisa vengono così deformati nel laboratorio dell’artista, le forme spigolose si perdono in morbide e sinuose geometrie, dove l’intreccio della materia metallica con la rotondità dei bulbi luminosi restituisce allo spettatore l’idea di “strutture liquide”. La prima mostra al “Design Miami” in Florida si è conclusa con un successo di pubblico e di critica, tale da essere citati sulla prima pagina del New York Times. Da quel successo alla riproposizione nel contesto della Biennale il passo è stato breve. Il Museo Italiano della Ghisa (1998) e la Fondazione (2005) sono due realtà complementari, la prima di conservazione della memoria industriale, la seconda di ricerca sui nuovi materiali e le loro applicazioni in ambito illuminotecnico. Come interagiscono le due istituzioni? Il Museo e la Fondazione sono il patrimonio culturale di una realtà che da 50 anni non esaurisce la propria attività unicamente nel fare impresa, ma si impegna anche nella ricerca e nella promozione di un sapere che è patrimonio collettivo. L’evoluzione dell’architettura urbana, dei suoi elementi funzionali, racconta la storia e l’evoluzione delle civiltà umana, e della sua tecnologia. Basta vedere i bozzetti originali dei lampioni di fine ‘800 che fungevano anche da pali per i cavi elettrici dei tram pubblici per pensare a
concetti che richiamano alle Smart Cities. L’attività di conservazione ed esposizione museale con quella di studio e ricerca hanno dato vita a mostre ed eventi a Roma e non solo; a pubblicazioni con interventi di esperti sulla rivista Arredo&Città, edita dalla Fondazione; alla didattica che porta le scolaresche a visitare il MIG di Longiano, unico in Italia nel suo genere. La vostra ricerca non si è solo concentrata sulla tecnologia, ma ha dedicato risorse ed energie anche allo sviluppo estetico, una lampada non deve essere solo funzionale ma anche bella, che sia per un’abitazione o un magazzino. Disegnare internamente consente un maggiore controllo della qualità dei componenti e dell’assemblaggio, che solo il Made in Italy può garantire. È ancora così? Certamente l’alta qualità estetica, la cura dei materiali e delle finiture, unita alla funzionalità dei prodotti, sono una costante dei prodotti Gewiss. Anche nell’illuminazione il “design italiano” è riconosciuto nel mondo e certamente per Gewiss è uno degli elementi distintivi stabilmente promossi sui mercati internazionali in cui opera. A testimonianza di questo, trovo interessante portare come caso studio il concorso per la progettazione del parco City Life. Il progetto, vinto dallo studio di architettura londinese Gustafson Porter, rappresenta un’idealizzazione del paesaggio milanese e del suo territorio. Per la realizzazione del progetto, affidato al lighting design dello Studio Ferrara Palladino Associati di Milano, è stato scelto il nostro sistema URBAN[O3] e sono state installate 85 sorgenti lungo i percorsi pedonali del parco, sia nella parte riservata alle abitazioni City Life, sia nella parte pubblica. Il sistema, dotato di dispositivo bi-regime per la regolazione del flusso luminoso durante le ore notturne, consente un risparmio energetico del 50% ed è conforme ai requisiti richiesti in termini di potenza e tenuta all’impulso delle sovratensioni. Le sorgenti LED garantiscono, inoltre, una durata di vita superiore alle 50.000 ore e hanno una temperatura colore di 3500K (CRI >85).
LOREM IPSUM DOLOR SIT
Museo italiano della Ghisa, Longiano (FC), sala con lanterne storiche © NERI
76
LUCE 310
You have always had a close relationship with art. A recent example is the project at the Venice Biennale of Art in 2013, with Metamorphosis by Pieke Bergmans. A design and construction effort, would you like to tell us about it? The Venice project started as sponsorship of the Berengo Studio, a well-known reality in the world for its contemporary art proposals, including those made of Murano glass. A partnership of which the results are fascinating; it began a couple of years ago when a Dutch artist, Pieke Bergmans, chose the style of the Heritage Neri products as basic material to compose her works. Brackets for lamps with classic ornaments and cast iron poles have been warped in the artist's workshop, the angular shapes are lost in soft and sinuous shapes, where the interweaving of metallic material with the roundness of the light bulbs gives the viewer the idea of “liquid structures”. The first exhibition at the “Miami Design” in Florida ended with a success of public and critics, as to be mentioned on the front page of The New York Times. From that success to the revival in the context of the Biennale was a short step. The Museo Italiano della Ghisa (1998) and the Fondazione (2005) are two complementary entities, the first to preserve the memory of industry and the second to research on new materials and their applications in lighting. How do the two institutions interact? The Museum and the Foundation are the cultural heritage of a reality that by 50 years doesn’t limit its activities solely to business, but is also engaged in the research and promotion of a knowledge that is a collective heritage. The evolution of urban architecture and its functional elements, tells us the story and the evolution of human civilization and its technology. Just see the original sketches of the late '800 streetlights, which also acted as poles for the public tram power cables, and you'll think about concepts that recall you the Smart Cities. The conservation and museum exhibition work together with the study and research have resulted in exhibitions and events in Rome and beyond, in publications and presentations by experts in the magazine Arredo&Città, published by the Foundation and didactics that bring the students to visit the MIG of Longiano, unique in its kind in Italy.
Parigi. Louvre. Restauro © NERI
Tra i tanti progetti realizzati da Neri, vorrei parlare di due in particolare. Uno molto recente, il Cinecittà World a Roma, la sfida di illuminare una grande nuova città effimera, icona del cinema non solo italiano. Che cosa ha significato per voi questo progetto? Il secondo, è l’importante e rigoroso restauro del lampione di Punta Dogana a Venezia, quali sono state le difficoltà? Quella di Cinecittà World è stata una vera sfida: da subito la committenza ha manifestato chiaramente la volontà di dare vita ad una realizzazione di eccellenza pur dovendo rispettare i vincoli di budget. La luce e le sue forme dovevano essere protagonisti del parco, per suggerire quella dimensione onirica che solo il mondo del Cinema riesce ad evocare. Tradotto in pratica significa attenzione verso ogni particolare, dalla qualità dei materiali al design appositamente realizzato, dall’efficienza energetica alla qualità della sorgente luminosa, all’insegna dei LED di ultima generazione. Lo stesso progetto illuminotecnico ha tenuto conto delle più severe normative sull’inquinamento luminoso.
Anche l’arredo urbano, contestualizzato in ogni area, ha seguito lo stesso rigore: basti pensare che le scenografie sono state tutte pensate e disegnate dal Maestro Dante Ferretti. Per Punta della Dogana a Venezia invece abbiamo messo in campo la competenza “storica” della Neri: il restauro. Un processo che abbiamo messo a punto negli anni mantenendo saldi due obiettivi: rispettare le caratteristiche tecniche del lampione (palo, lanterna, base, etc.) e garantire una nuova vita al manufatto in grado di resistere nel tempo. Grazie all’attività di ricerca della Fondazione Neri e del MIG, è stato possibile datare la nascita del “faro” di Punta della Dogana tra il 1851 e 1858. Per i nostri restauratori, il lampione reinstallato nella sua antica collocazione è l’originale e non una riproduzione. Questa considerazione nasce da una valutazione che tiene conto della tecnica con cui sono stati assemblati gli elementi, come ad esempio la chiodatura della lanterna. Un’analisi che ha permesso di sciogliere i dubbi sull’autenticità del manufatto, che si pensava potesse essere andato perduto o riprodotto ex novo.
Las Vegas. © NERI
Among the many projects carried out by Neri, I would like to mention two in particular. A very recent one, the Cinecittà World in Rome, a challenge to illuminate a large new ephemeral city, not only an Italian film icon. What did this project mean to you? The second one is the important and rigorous restoration of the streetlight of Punta Dogana in Venice, what were the difficulties? Cinecittà World was a real challenge, right away the client expressed a clear intention to give birth to a realization of excellence while having to meet budget constraints. The light and its shapes had to be the protagonists of the park, to suggest the dreamlike dimension that only the world of cinema is able to evoke. Translated into practice, this meant attention to every detail, from the quality of materials to the custom built design, from the energy efficiency to the quality of the light source, under the banner of the latest LED. The same lighting design took into account the more stringent regulations on light pollution. Also the street furniture, in the context of each area, has followed the same attention: in fact, the sets were all designed and drawn by the Master Dante Ferretti. For “Punta della Dogana” in Venice we have, instead, put in the “historical” competence of Neri: the restoration. A process that we have developed over the years remaining faithful to two objectives: respecting the technical characteristics of the streetlight (pole, lantern, base, etc.) and providing a new life to the artefact that can withstand over time. Thanks to the research activities of the Fondazione Neri and MIG, it was possible to date the birth of the “beacon” of Punta della Dogana between 1851 and 1858. For our restorers, the lantern, reinstalled in its original location, is the original and not a reproduction. This consideration arises from an evaluation that takes account of the technique with which the elements have been assembled, such as the nails in the lamp. This analysis has enabled us to dispel the doubts about the authenticity of the artefact, which was thought to be lost or reproduced scratch.
LUCE 310
FOCUS PMI NERI
Pisa © NERI
77
Ettore Sottsass Lampade quasi senza disegno
i maestri
I MAESTRI ETTORE SOTTSASS
di Andrea Calatroni
78
Ettore Sottsass, 1984 - foto di Barbara Radice
LUCE 310
ETTORE SOTTSASS (Innsbruck, Austria, 1917 – Milano, 31 dicembre 2007) Laurea in architettura al Politecnico di Torino nel 1939. Nel 1947 apre a Milano lo studio di architettura e design. Partecipa a mostre d’arte in Italia e all’estero e a diverse edizioni della Triennale di Milano. Nel 1958 inizia la collaborazione con Olivetti che durerà trent’ anni e sarà premiata con tre Compassi d’Oro per il design. Negli anni ’60 e ’70, Sottsass definisce i temi di ricerca che negli anni a venire porranno i fondamenti del Nuovo
Design. Nel 1980 fonda Sottsass Associati. Nel 1981 inaugura a Milano la prima mostra del gruppo Memphis. Dal 1985 Sottsass riprende la progettazione di architettura. Grandi mostre retrospettive del suo lavoro: 1994, Centre Pompidou di Parigi; 2004, Museo di Capodimonte, Napoli; 2005 MART, Rovereto; 2006 LACMA, Los Angeles. Nel 2007 ultima mostra a Trieste “Vorrei sapere perché”. Le sue opere sono nelle collezioni del Centre Georges Pompidou, Parigi; Musée des Arts Décoratifs, Parigi; Victoria&Albert Museum, Londra;
Stedelijk Museum, Amsterdam; MOMA, New York; Metropolitan Museum, New York; Musée des Arts Décoratifs, Montreal; Israel Museum, Gerusalemme; National Museum, Stoccolma. Tra i molti riconoscimenti: 1992, nomina a Officier de l’Ordre des Arts et des Lettres della Repubblica Francese; 1993, laurea honoris causa di Rhode Island School of Design, USA; 1994, premio IF Award Design di Industrie Forum Design, Hannover; 1996, nomina a Honorary Doctor del Royal College of Art, Londra; Award Prize di Brooklyn
Museum, New York; 1997, Oribe Award, Gifu, Giappone; nel 1999 laurea ad honorem di Glasgow School of Art e nel 2001 di London Institut of Art e del Politecnico di Milano. Nel 2001 nominato Grande Ufficiale per l’Ordine al Merito dal Presidente della Repubblica Italiana; 2003, nominato Commandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministro della Cultura della Repubblica Francese; 2005, riceve dal Presidente della Repubblica Italiana la Medaglia d’oro conferita ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte.
e colori inaspettati. Oggetti semplici, totemici, composti da soli due elementi: l’involucro e la luce. Il primo ironico e seducente, il secondo serio, tecnico ma sempre sottomesso al primo. La ricerca di Sottsass si concentra sull’antitesi tra materiali poveri e ricchi, nella stessa collezione di oggetti possono convivere materiali forse poco preziosi, ma nuovi, come il metacrilato opalino o i laminati plastici, e materiali pregiati come marmo e vetro soffiato. Un esempio è la collezione di 15 prototipi ideati e sviluppati per la mostra Lighting Art Gallery nel 1990 per la Lighting Art Gallery di Tokyo: “Il vero problema è cominciato quando mi sono chiesto come può essere, oggi, un oggetto che manda luce, in un interno architettonico, in una stanza, su un tavolo”. Che soluzione è stata data a questi interrogativi? Una risposta alla Sottsass, ovviamente ironica, lampade composte da cento scatolette colorate e sovrapposte, applique con bulbo a vista, colorato o bianco, mai in vetro trasparente. Le lampadine sono al contempo forma e funzione, sono sfere colorate o un bianco globo luminoso, come la Twenty Two. Valigia, Cometa, Pausania e Callimaco sono lampade dal loro forte carattere, ideate da Sottsass perché entrassero nelle case della gente e non si limitassero “a raffigurare un oggetto, un segno qualunque nello spazio, attaccato ad altri numerosi segni, per aumentare il deposito dei segni”, ma che divenissero il vero centro luminoso dello spazio domestico.
ETTORE SOTTSASS LAMPS ALMOST WITHOUT DESIGN An object, domestic or architectural, designed by Ettore Sottsass, the internationally undisputed master of architecture and design, is always recognizable, even from a distance, because of its bold volumes, primary colours and pure and precious materials that make his every design gesture identifiable. We can use as pretext, to tell how Sottsass meant the light, his own statement that partly contradicts his research on the topic: “I could not make a design [of a lamp] that was clear enough, that would disappear or become the architecture itself […] that would not remain there to represent an object, or any sign in space”. An important statement, consistently carried out in all the designed lighting products, despite the fact that these are sculptures, which give indirect light and focuses all the attention on themselves. His lamps in the Italian design panorama, whether they are prototypes or for mass production, show attention to the unique shape; his objects and shapes have no link with the familiar forms of light. The innovation in his projects has not always been only technological, but it was accompanied by a formal and playful disruptive nature of the object, unprecedented and without successors. At present, it is impossible to find a designer that has a similar breaking strength, especially in the field of decorative lighting. Many beautiful lamps have been designed and produced, but few, as Tahiti or Valigia, are able to make heads turn, both amazed and charmed by the unexpected shapes and colours. Simple objects, totemic, consisting of only two elements: the shell and the light. The first one ironic and seductive and the second serious, technical, but always subject to the first. Sottsass’s research focuses on the antithesis between poor and rich materials, in the same collection of objects, materials, perhaps little precious but new, such as opal methacrylate or plastic laminates, and precious materials, such as marble and blown glass, can coexist. An example is the collection of 15 prototypes designed and developed for the exhibition in 1990 at the Lighting Art Gallery in Tokyo: “The real problem started when I asked myself how should an object that sends light be today, in an architectural interior, in a room, on a table” . What solution has been given to these questions? An answer as Sottsass might have given, of course ironic, would be lights with a hundred coloured, overlapping boxes, and wall lamps with, coloured or white, and never in clear glass, exposed bulbs. The light bulbs are both form and function; they are coloured spheres or a white luminous globe, like the Twenty Two. Valigia, Cometa, Pausania and Callimaco are lamps with their strong character, designed by Sottsass so that they could enter into people’s homes and go beyond “representing an object, any sign in space, attached to a number of other signs, to increase the signs’ deposit” , but they became the true luminous centre of the domestic space.
P. 78 Twenty, Yamagiwa 1990. Courtesy Lighting Art Gallery Co. Ltd, Tokyo
I MAESTRI ETTORE SOTTSASS
U
n oggetto, domestico o architettonico, di Ettore Sottsass, indiscusso maestro dell’architettura e del design internazionale, è sempre riconoscibile, anche da lontano, per i suoi volumi bold, i colori elementari e i materiali puri e preziosi che rendono identificabile ogni suo gesto progettuale. Il pretesto, per raccontare come Sottsass intendesse la luce, ce lo fornisce una sua affermazione che in parte contraddice la sua ricerca sul tema: “Non riuscivo a fare un disegno [di una lampada] che fosse abbastanza chiaro, che sparisse o diventasse l’architettura stessa […] che non restasse lì a raffigurare un oggetto, un segno qualunque nello spazio”. Una dichiarazione importante, portata avanti con coerenza in ogni prodotto luminoso disegnato, a dispetto del fatto che questi siano delle sculture a luce indiretta, che focalizzano tutta l’attenzione su si sé. Le sue lampade, che siano prototipi o per la serie, mostrano un’attenzione alla forma unica, nel panorama del design italiano, sono oggetti e forme senza legame con quelle consuete della luce. L’innovazione nei suoi progetti non è sempre stata solamente tecnologica, ma è accompagnata da una dirompenza formale e ludica dell’oggetto, senza precedenti e successori. Ad oggi è impossibile trovare un designer dotato di un’analoga tale forza di rottura, soprattutto nell’ambito della luce decorativa. Sono state disegnate e realizzate molte belle lampade, ma poche fanno voltare la testa come Tahiti o Valigia, stupiti e sedotti da forme
Twenty One, Yamagiwa 1990. Courtesy Lighting Art Gallery Co. Ltd, Tokyo Twenty Two, Yamagiwa 1990. Courtesy Lighting Art Gallery Co. Ltd, Tokyo
LUCE 310
79
Valigia (Stilnovo Italia, 1977) È una luce nomade, come lo era il suo creatore, vagabonda da una stanza all’altra o da una casa all’altra, un oggetto d’affezione al padrone di casa non allo spazio abitativo in cui è collocata. In breve è un oggetto rituale, con la funzione di dimostrare che lo spazio domestico è vivo, abitato e che lo stiamo vivendo. Lamiera e tubetti curvati, piedini oversize, tratto tipico di Sottsass, pochissimi elementi vistosamente colorati in rosso pompeiano e nero. Non è certamente la prima lampada nomade, ma è la prima che lo fa con divertita ironia. Valigia è assimilabile a un lighting beauty case (letteralmente: contenitore di bellezza luminosa), la cui influenza è arrivata anche all’architettura. Molti disegni di Sottsass hanno subìto destini diversi, alcuni sono diventati
architetture, altri oggetti, sculture o vasi, altri ancora si sono trasformati in biglietti d’auguri o inviti. La generosità di Sottsass unita alla dispersione dei suoi schizzi ha creato qualche difficoltà nella produzione industriale della lampada, tanto da far affermare a Massimo Anselmi di Stilnovo Italia che “Anche se tecnicamente la realizzazione non presentava problematiche, la mancanza dei disegni originali[di Valigia] ha richiesto un certo impegno nella ricostruzione degli esecutivi e grazie all’aiuto di Barbara Radice Sottsass sono stati identificati il colore e le finiture più fedeli all’originale” .La ricostruzione del progetto e il successivo adattamento alle nuove tecnologie ha permesso anche di risolvere i problemi di cablaggio, come la connessione tra cavo e lamiera.
Valigia (Stilnovo Italia, 1977) It is a light nomad, as was its creator, wandering from one room to another or from one house to another, an object fond of its owner not of the living space in which it is placed. In short, it is a ritual object with the function to show that the domestic space is alive and inhabited, and that we are living it. Sheet metal, bent tube and oversized feet, a typical characteristic of Sottsass, very few elements conspicuously coloured in Pompeian red and black. It’s certainly not the first wandering lamp, but it is the first to do it with amused irony. Valigia can be compared to a lighting beauty case (literally container of luminous beauty), whose influence also came to architecture. Many designs by Sottsass have experienced different fates, some have become architecture, other objects, sculptures or vases, and others have become greeting cards or invitations. The generosity of Sottsass together with the dispersion of his sketches created some difficulties in the industrial production of the lamp, so much so that Massimo Anselmi of Stilnovo Italia stated “Although from a technical point of view, the production itself did not have major problems, the lack of the original drawings [of Valigia] required a commitment in order to rebuild the executive designs and through the help of Barbara Radice Sottsass the colour and finish the most faithful to the original were individuated”. The project of reconstruction and subsequent adaptation to the new technologies has also allowed us to solve the wiring problems, such as the connection between the power cable and the sheet metal part.
Valigia, Stilnovo Italia 1977/2013
Cometa (Poltronova, 1970) Unlike the above it is impressive, a large stele, which takes up the theme of the wave, characteristic of the Tuscan company; when turned off it still has a significant presence, with its white and red light on top of it and it becomes, in spite of itself, the centre of the room and the same when placed in a corner or behind the sofa. Cometa is a totem in opal thermoformed plastic, where Ultrafragola, the luminous mirror is a tribute to the woman and her seductive power, Cometa has an ironic reference to male virility, but not only that. The provocation in Sottsass has never been an end in itself, the furniture and objects of Sottsass are “catalysts of energy, activators of sensory experiences […] the “Mobili Grigi” (Grey Furniture), mono-materic, of plastic, white or grey, lit by acid coloured neon lights, they are opposed, as a provocative response to the bourgeois decor and culture that the spirit of the seventy’s wanted to break up”. As many products designed by Sottsass, also Cometa was appreciated at a later date respect its conception, especially after going out of production. The public, even those who considered themselves non-conformist, was not prepared to accept furniture in moulded fiberglass, grey and at middle of the room, away from all that was commonly perceived as furniture.
Callimaco, Artemide 1982 Cometa in rosso e in blu, Poltronova 1970. Courtesy Archivio Centro Studi Poltronova, Firenze
Cometa (Poltronova, 1970) Al contrario della precedente è imponente, è una grande stele, che riprende il tema dell’onda caratteristico dell’Azienda toscana, anche da spenta è una presenza importante, con la sua luce bianca e rossa in cima diventa, suo malgrado, il centro della stanza anche se posta in un angolo o dietro alla poltrona. Cometa è un totem in plastica opalina termoformata, laddove lo specchio luminoso Ultrafragola è un omaggio alla donna e alla sua capacità seduttiva, Cometa è un ironico accenno alla virilità maschile, ma non è solo questo. La provocazione in Sottsass non è mai stata fine a se stessa, i mobili e gli oggetti di Sottsass sono “catalizzatori di energia, attivatori di esperienze sensoriali […] i “Mobili Grigi”, monomaterici, in plastica, bianchi o grigi, illuminati da luci al neon dai colori acidi, si contrappongono, come risposta provocatoria, all’arredamento e alla cultura borghese, che lo spirito “seventy’s” vuole scardinare”. Come molti prodotti disegnati da Sottsass, anche Cometa è stato apprezzato in una fase successiva alla sua ideazione, in particolare dopo l’uscita di produzione. Il pubblico, per quanto si ritenga anticonformista, non era preparato ad accogliere mobili in vetroresina stampata, grigi e a centro stanza, lontani da tutto ciò che era percepito comunemente come arredo.
Pausania (Artemide, 1983) e Callimaco (Artemide, 1982) La prima è la rivisitazione della lampada a schermo verde d’inizio Novecento per biblioteche o banche, ridisegnata secondo la filosofia costruttiva giapponese, composta di scatole e piani sovrapposti, proposta in un’unica finitura,verde scuro e nero impeccabili; a breve sarà presentata una versione a LED. La seconda è l’interpretazione di una lampada da terra in coerente Memphis style: solidi platonici, colori improbabili e maniglia per gli spostamenti improvvisi, una congerie di elementi dissacratori della classicità borghese dell’abitare anni Ottanta, patinata e ostentata. A differenza dei precedenti questi sono oggetti “più semplici”, più identificabili e che da oltre trent’anni reggono sul mercato. Coerentemente con la sua idea di illuminazione Sottsass disegna quattro declinazioni dello stesso tema, lampade a luce riflessa, indiretta, rivolta verso un angolo o il soffitto, tale che l’attenzione sia tutta per la luce e per l’energia che emana, non per l’oggetto. In fondo lampade senza disegno, o quasi.
Pausania, Artemide 1983
Pausania (Artemide, 1983) and Callimaco (Artemide, 1982) The former is the revisited early twentieth century lamp with green glass shade, for libraries or banks, redesigned according to the Japanese manufacturing philosophy, that is to say composed by overlapping planes and boxes, and available in a single finish, flawless dark green and black; it will soon be presented in a LED version. The latter is the interpretation of a floor lamp in consistent Memphis style: platonic solids, improbable colours and a handle suitable for sudden movements, a patchwork of irreverent elements of the classic bourgeois dwelling of the eighties, glossy and showy. Unlike the previous these are “easier” products, more identifiable and holding up the market for over thirty years. In keeping with his idea of lighting, Sottsass designed four variations on the same theme, lamps with reflected light, indirect, turned towards a corner or the ceiling, so that the attention will be all for the light and energy which emanate and not focused on the object. After all, they are lamps without design, or nearly so.
teatro urbano
INGO MAURER La magia della luce e del colore a Esch-Belval
TEATRO URBANO EXPO 1906
di Silvano Oldani Photo by Hagen Sczech Š Ingo Maurer GmbH, Munich
82
LUCE 310
tonalità e leggermente arancione, ne enfatizza il colore, creando scenografie di grande fascino. Il complesso progetto d’illuminazione comprende anche cinque “oggetti” (lampioni) che illuminano Place des Hauts-Fourneaux del nuovo quartiere Esch-sur-Alzette, nato sull’area della più grande acciaieria del Lussemburgo, chiusa alla fine degli anni Novanta. Sono un’altra straordinaria creazione di Ingo Maurer. Dischi bianchi con un diametro di 420 centimetri, ciascuno sostenuto in posizione leggermente obliqua da tre pali in acciaio di circa 5 metri di altezza. Al centro del disco, un foro di diametro di 115 centimetri. Dal lato inferiore del disco si diffonde la luce di lampade a LED disposte in modo da evitare riflessi indesiderati verso l’alto. Altri faretti a LED sono integrati nei pali in acciaio e illuminano la superficie inferiore, facendoli sembrare dischi volanti che planano sulla piazza come isole luminose. Ingo Maurer ha chiamato la sua creazione “Gudde Vol” …Buon volo.
INGO MAURER The magic of light and colour at Esch-Belval A luminous scenography – and an urban theatre – realised for two abandoned blast furnaces in Esch-Belval, Luxembourg. An industrial structure made of cylinders, tubes, pipes, stairs and columns towering over eighty meters in Place des Hauts-Fourneaux in Belval, the heart of the new district. Ingo Maurer, inspired by great movies and filmmakers, such as Eisenstein and Hitchcock, worked on sharp contrasts between light and shadow. Most of the blast furnaces are left in shadow, while the other parts are accentuated by light in an apparently random manner. Colour and light are two important elements of Maurer’s creativity, who, in order to keep the colour of some pipes, used a specially developed varnish, while painting other parts in a dark and warm shade of grey. The shadows stand out against the pipes, the rusty iron cylinders can be glimpsed in some points; here the slightly orange light, of different shades, emphasizes the colour, creating alluring scenes. The complex lighting project also includes five “objects” (lampposts) that illuminate the Place des Hauts-Fourneaux of the new district Eschsur-Alzette, born on the area of the largest steel company in Luxembourg, which was closed at the end of the nineties. They are another great Ingo Maurer’s creation. White discs with a diameter of 420 centimetres, each supported in a slightly oblique position by three steel poles of about 5 meters height. At the centre of the disc, a hole, whose diameter is of 115 centimetres, can be found. From the lower side of the disc spreads the light of LED lamps arranged in order to avoid unwanted upwards reflections. Other LED spotlights are integrated into the steel poles and illuminate the lower surface, making them look like flying saucers gliding over the square as bright islands. Ingo Maurer named his creation “Gudde Vol” ... Good flight.
TEATRO URBANO INGO MAURER
S
cenografia luminosa - e teatro urbano - per due altiforni in disuso a Esch-Belval, Lussemburgo. Una struttura industriale composta da cilindri, tubi, condutture, scale e colonne alte più di ottanta metri in Place des Hauts-Fourneaux a Belval, cuore del nuovo quartiere. Ingo Maurer, ispirato da grandi film e cineasti, tra i primi Eisenstein e Hitchcock, ha lavorato su contrasti decisi tra luce e ombra. Gran parte degli altiforni è lasciata in ombra, altre parti sono accentuate dalla luce in modo apparentemente casuale. Colore e luce sono due importanti elementi della creatività di Maurer che per mantenere il colore di alcune tubature ha impiegato una lacca appositamente sviluppata, mentre altre parti sono state verniciate con una tonalità scura e calda di colore grigio. Le ombre si stagliano sui tubi, in alcuni punti si intravvedono cilindri di ferro arrugginito; qui la luce, di diverse
LUCE 310
83
Dati tecnici dell’illuminazione degli altiforni / Blast furnaces’ lighting technical data: Fari ad alta potenza, 36 x 400 W LED, 30 x 300 W HMI Alogena a vapore metallic, 13 x 1200 W HMI, 160 LED linee da 120 W ciascuna, 1 x 7 KW Searchlight.
Vediamo il cronogramma di questo bellissimo volo. Nel 2001 è stato indetto il concorso per una nuova destinazione di quest’area a polo scientifico e culturale, vinto dall’architetto olandese Jo Coenen & Co. Nel 2006 Ingo Maurer riceve l’incarico per l’illuminazione degli altiforni e degli oggetti luminosi per l’illuminazione delle vie del quartiere. Nel 2008 i primi test di illuminazione, le sue paro le d’allora: “Pensare a un progetto di luce adatto a questo luogo è davvero una grande sfida”. Il 4 luglio 2014, la splendida scenografia luminosa per Esch-Belval è pronta. Per Maurer, che in ogni fase del progetto ha voluto mantenere la magia del luogo, “Un’esperienza intensa ed emozionante”. Come per noi!
TEATRO URBANO INGO MAURER
La piena integrazione di un complesso di archeologia industriale nell’ambito cittadino è una novità a livello mondiale. Conservare la vecchia struttura industriale, contrastando la dismissione e il degrado degli altiforni disposti nel cuore del quartiere, è stata sicuramente per tutti una grande sfida, vinta, che dobbiamo solo ammirare. Avrebbe potuto esserla anche quella degli ex Gasometri di Bovisa, a Milano.
84
LUCE 310
Lets have a look at the timetable of this delightful flight. In 2001, the competition for the refurbishment of this area into a scientific and cultural centre was launched. The Dutch architect Jo Coenen & Co won it. In 2006, Ingo Maurer received the commission for the lighting of the blast furnaces and for the luminous objects for the neighbourhood’s streets lighting. In 2008, the first lighting tests were performed; his words back then were “To think of a lighting design suitable for this place is really a great challenge”. On 4 July 2014, the beautiful luminous scenography for Esch-Belval is ready. For Maurer, who wished to keep the magic of the place at every stage of the project, it was “An intense and exciting experience”. And so it is for us! The full integration of an industrial archaeology complex within the city is a worldwide innovation. To preserve the old industrial structure, by contrasting the disposal and degradation of the blast furnaces placed in the heart of the neighbourhood, was definitely a big – and won – challenge for everyone, which we can only admire. It could have been the same for the Bovisa’s former Gasometers in Milan.
La nuova Galleria d’Arte Moderna di Silvano Oldani
A Verona in mostra capolavori da Hayez a Casorati, da Balla a Boccioni. Un progetto di illuminazione flessibile al piano nobile del Palazzo della Ragione. Ne parliamo con il lighting designer milanese Gianni Forcolini che ha realizzato il progetto
Figura 1. Verona. La corte interna del Palazzo della Ragione con il monumentale scalone di accesso alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti.
I MUSEI ILLUMINATI GAM VERONA
Figure 1. Verona. Palazzo della Ragione’s inner courtyard with the monumental staircase leading to the Gallery of Modern Art Achille Forti.
LUCE 310
85
L
a straordinaria ricchezza dei beni culturali ereditati nei secoli dal nostro Paese rende molto impegnativo il lavoro di tutti i soggetti professionali che si occupano della loro conservazione e dell’esposizione al pubblico. Ci riferiamo ai curatori di mostre, agli allestitori, ai restauratori, ai progettisti e ai lighting designer. La presenza sempre più diffusa di quest’ultima figura professionale nei team di progettazione dimostra che è ormai quasi radicata la consapevolezza che nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico l’illuminazione è un fattore qualificante che non si può trascurare o affidare a mani inesperte. Vi sono dei casi in cui la ricchezza e la varietà possono in qualche misura “saturare” l’esperienza fruitiva dei visitatori. È la naturale conseguenza della concentrazione e talvolta quasi della sovrapposizione delle opere in mostra. Ci spiega con grande cortesia Gianni Forcolini, che incontriamo a Verona nella Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, inaugurata nella primavera del 2014, dopo un importante progetto di riqualificazione e un nuovo impianto d’illuminazione ad alto grado di flessibilità per le cinque sale espositive al piano nobile del Palazzo della Ragione: “Quando, per fare degli esempi, il luogo dell’esposizione è un edificio antico, oppure un parco storico, con riconosciute valenze artistiche o naturalistiche, siamo di fronte a situazioni in cui lo spazio che accoglie i beni culturali non può essere considerato un mero contenitore. Nel caso dell’edificio è il suo essere spazio costruito in epoche passate, conservato nel tempo e pertanto carico di storia, a renderlo opera dell’ingegno umano. E anche la sua illuminazione, naturale e artificiale, deve avere un duplice obiettivo: mostrare ai visitatori sia lo spazio, con le proprie strutture, arredi e decori, sia le opere che vi sono ospitate. In altre parole l’architettura della sede museale è un’attrattiva per il pubblico al pari dei beni che vi sono custoditi”.
Come nasce il progetto? “Il lavoro è iniziato con un’accurata analisi sul campo dell’impianto esistente sotto gli aspetti elettrotecnico, energetico, illuminotecnico, fotometrico e colorimetrico, utilizzando un’apposita strumentazione tecnica di rilevamento. Lo scopo principale era verificare la fattibilità di un intervento di riqualificazione teso al reimpiego dell’esistente. L’impianto era costituito da
THE NEW GALLERY OF MODERN ART On display, masterpieces from Hayez to Casorati, from Balla to Boccioni. A design for a flexible lighting of Palazzo della Ragione’s main floor. We talk about it with Gianni Forcolini, the lighting designer who designed the project. The extraordinary richness of the cultural heritage inherited over the centuries by our country makes the work of all those professionals who are concerned with its preservation and displaying very challenging. We refer to curators, exhibition designers, restorers, planners and lighting designers. The increasingly common presence of the latter in design teams demonstrates how the awareness that lighting is a qualifying factor is almost rooted, and how it can not be ignored or left in unskilled hands when dealing with enhancement of the historic-artistic heritage. There are cases in which the richness and variety may, to some extent, “saturate” the fruition experience of visitors. It is the natural consequence of the concentration and, sometimes, almost of the overlapping of the exhibited works. As Gianni Forcolini – whom we meet in Verona in the new Gallery of Modern Art Achille Forti, opened in the spring of 2014, after a major redevelopment project and a new highly flexible lighting system for the five exhibition rooms on the Palazzo della Ragione’s main floor – explains “when the exhibition’s location is an ancient building, or a historical park with recognized artistic or naturalistic value – to mention a few –, we face conditions for which the space hosting the cultural heritage can not be considered as a mere container. In the case of the building it is its being a space built in past ages, preserved in time and therefore loaded with history, that makes it the work of human intellect. And even its lighting, both natural and artificial, must have a twofold objective: to show visitors both space, with its own structures, furnishings and decorations, and the works that are housed there. In other words, the architecture of the museum is an attraction for the public just like the goods that are kept there”. A new museum in the heart of Verona The new Gallery of Modern Art belongs to the category of the museums that settle in prestigious historic buildings in the heart of a city of art. Located between the beautiful Piazza dei Signori, to the north, and the lively Piazza delle Erbe, to the south, impressive in its size, enriched on the main façade by the towering Torre dei Lamberti, the Palazzo della Ragione is one of the most popular and visited monumental testimonies of Verona: born in the twelfth century as a public building, seat of the city council, excise office, loan office, salt and tobacco warehouse. During the Renaissance, it houses the courts and prisons. In the modern era, it becomes the seat of the General Court and the Board of Notaries up to the early 2000s when the city decides to convert it into an exhibition centre. At the end of 2012, the City of Verona resolves on the transfer in the Palazzo of the works of art collected in the early decades of the twentieth century by the botanist Achille Forti,
Figura 2. Galleria d’Arte Moderna, Verona. Sala espositiva illuminata con l’impianto precedente al nuovo intervento. Gli apparecchi sono forniti di sorgenti alogene con ottica incorporata in vetro dicroico e installati su bracci ancorati ai pannelli espositivi. Al centro una grande opera di Jonathan Guaitamacchi con visioni metropolitane in bianco e nero.
I MUSEI ILLUMINATI GAM VERONA
86
Un nuovo museo nel cuore Verona La nuova Galleria d’Arte Moderna rientra nella categoria dei musei che s’insediano in prestigiosi palazzi antichi, nel cuore di una città d’arte. Ubicato tra la splendida piazza dei Signori, a nord, e l’animata piazza delle Erbe, a sud, imponente nella sua mole, arricchito nella facciata principale dalla svettante Torre dei Lamberti, il Palazzo della Ragione è una delle testimonianze monumentali più amate e frequentate dalla città scaligera: nasce nel XII secolo come palazzo pubblico, sede del consiglio comunale, del dazio, dell’ufficio dei pegni, nonché magazzino del sale e dei tabacchi. In epoca rinascimentale ospita gli uffici giudiziari e le carceri. In epoca moderna diventa sede del Tribunale e del Collegio dei Notai fino ai primi anni del 2000 quando il Comune decide di adibirlo a centro espositivo. Alla fine del 2012 il Comune di Verona delibera il trasferimento nel Palazzo delle opere d’arte collezionate nei primi decenni del Novecento dal botanico veronese Achille Forti, fino allora custodite nell’omonimo palazzo, istituendo in tal modo l’attuale sede Galleria d’Arte Moderna Achille Forti. Nel 2013 prende avvio il progetto di riqualificazione delle cinque grandi sale al piano nobile accessibile dal Cortile del Mercato Vecchio percorrendo la monumentale scalinata (Figura 1). Le sale sono decorate con maestosi portali rinascimentali, soffitti a cassettoni in legno, fregi e simboli che raccontano la storia della città di Verona.
LUCE 310
Figure 2 Gallery of Modern Art, Verona. Exhibition hall lit up prior to the new intervention. The devices were equipped with halogen light sources with built-in dichroic glass optics and installed on arms anchored to the display panels. At the centre, a great work by Jonathan Guaitamacchi with black and white metropolitan visions.
Figure 3. Galleria d’Arte Moderna, Verona. Lo spazio interno e le opere sono illuminati con apparecchi proiettori ancorati su binari elettrificati installati a filo soffitto.
Figure 3. Gallery of Modern Art, Verona. The interior space and the works are illuminated with floodlights anchored on electrified tracks mounted close to the ceiling.
up to then kept the homonymous palace, thereby establishing the current seat of the Gallery of Modern Art Achille Forti. In 2013 the redevelopment of the five large rooms on the main floor starts. These are accessible from the Cortile del Mercato Vecchio by taking the monumental stairway (Figura 1). The rooms are decorated with majestic Renaissance portals, coffered wooden ceilings, friezes and symbols that tell the story of the city of Verona. How did the design start? “The work started with a thorough on field analysis of the existing system under the electrotechnical, energy, lighting, photometric and colorimetric aspects, using a suitable detection technical equipment. The main purpose was to evaluate the feasibility of a requalification aimed to the reuse the existing system. The plant consisted of devices equipped with sets of small 50 W spotlights, provided with halogen lamps with built-in dichroic glass filtered optics and mounted on metal arms anchored to the top of the wall display units (Figura 2). Besides the high energy consumption and the heavy maintenance costs, due to the frequent replacement of light sources, this solution did not allow to efficiently light up objects, artefacts, sculptures, architectural forms, i.e. all that was not placeable on the wall displays, namely paintings and graphic works”. Having discarded the idea of the requalification since it would have been very expensive and non-functional to the new expected organization of the exhibition spaces, the final decision has been to completely replace the old equipments while keeping for as much as possible the network of power distribution and its DALI system management.
Quali dunque le peculiarità dell’impianto? “Scartata dal team di lavoro l’idea della riqualificazione perché molto onerosa e non funzionale al previsto nuovo assetto degli spazi espositivi, la decisione è stata la completa sostituzione dei vecchi apparecchi conservando quanto più possibile la rete di distribuzione dell’energia elettrica e il relativo sistema di gestione DALI. È un impianto progettato per avere la massima flessibilità con la minima invasività
degli apparecchi. In questa direzione, per la massima mimetizzazione, sono stati selezionati per i loro corpi dei colori che rendessero minimo l’impatto visivo: un grigio medio opaco, identico al colore scelto per il piano della soffittatura della sala dell’ingresso (Figure 3, 4, 5) e il nero opaco per le altre sale” (Figure 6, 7). … e le soluzioni adottate? “Quella realizzata si caratterizza per l’alta efficienza e la lunga durata di vita delle fonti luminose selezionate tra i migliori modelli a tecnologia optoelettronica e a scarica in alta pressione; molto importanti, inoltre, la riduzione delle emissioni di radiazioni infrarosse e ultraviolette, la regolazione del flusso luminoso con tecnologia bus (sistema “DALI”), la buona resa dei colori e l’ottima flessibilità impiantistica. Definiti i requisiti fondamentali, è stata avviata la ricerca dei migliori prodotti sul mercato. L’attenzione si è focalizzata sugli apparecchi a tecnologia LED di ultima generazione su binario elettrificato, un abbinamento che ha permesso di ottenere il grado richiesto di flessibilità”.
And which solutions you opted for? The one we chose is characterised by a high efficiency and long life of the light sources, which were selected among the best models with optoelectronic technology and high-pressure discharge; very important, then, was the emissions reduction of infrared and ultraviolet radiations, the dimmer with bus technology (“DALI” system), the good colour rendition and the excellent system flexibility. Once defined the basic requirements, we started to search for the best products on the market. The attention focused on the devices belonging to the latest LED technology generation on electrified track, a combination that resulted in the required degree of flexibility. How did you solve the problem of the ceiling’s heights? The noteworthy height of the ceilings, more than 7 meters, and the presence of massive decorated portals required a high flow ambient lighting, for which it was decided to adopt devices having the same die-cast al-
I MUSEI ILLUMINATI GAM VERONA
apparecchi equipaggiati con set di piccoli proiettori della potenza di 50 W, forniti di lampade alogene con ottica incorporata in vetro dicroico installati su bracci metallici, a loro volta ancorati alla sommità degli espositori a parete (Figura 2). Oltre all’elevato consumo di energia elettrica e alle gravose spese di manutenzione, a causa del frequente ricambio delle sorgenti luminose, questa soluzione non consentiva di illuminare efficacemente gli oggetti, i reperti, le sculture, le partiture architettoniche, ossia tutto ciò che non era collocabile sugli espositori a parete, vale a dire dipinti e opere grafiche”.
Which are, therefore, the system’s peculiarities? It has been designed to have the maximum flexibility with a minimal invasiveness of the devices. In this direction, for maximum camouflage, colours that would make minimal their visual impact have been selected for their bodies: a matte medium grey, the same colour chosen for the ceiling in the entrance hall (Figure 3, 4, 5) and the matte black for the other rooms (Figure 6, 7, 8).
LUCE 310
87
Figura 4. Galleria d’Arte Moderna, Verona. Scultura di Torquato Della Torre Gaddo.
Figure 4. Gallery of Modern Art, Verona. Sculpture Gaddo by Torquato Della Torre
uminium body but here provided with metal halide light sources. The LED solution would have required bigger devices, since they would have need larger heat sinks than the devices used in the other rooms, where the volumes are considerably lower. With this perfectly made lighting system it is now possible to provide visitors with the best visual enjoyment of the monumental interiors of the Palazzo della Ragione and its artistic treasures. We remind you that the new Gallery of Modern Art has been inaugurated in March 2014, with a major exhibition curated by the artistic director Luca Massimo Barbero: on display about 150 works including paintings, sculptures, sketches and photographs of the period between the XVIII and XIX century (1840-1940), all coming from the collections of Achille Forti, Fondazione Cariverona and Fondazione Domus. Among the masterpieces, artists such as Fattori, Casorati, De Chirico, Martini, Severini, Marini, Morandi, Vedova... We leave Verona impressed by this great Italian painting set like a precious jewel in the new Gallery of Modern Art, where space, light and works meet and show themselves to the visitor in the frame of a unique historical, architectural and artistic heritage, a gift to the city and its increasingly international audience.
I MUSEI ILLUMINATI GAM VERONA
Il problema delle altezze dei soffitti come è stato risolto? “La notevole altezza delle soffittature dal piano di calpestìo, oltre i 7 metri, e la presenza d’imponenti portali decorati hanno richiesto un’illuminazione d’ambiente ad alto flusso per la quale si è preferito adottare apparecchi con lo stesso corpo in pressofusione di alluminio ma forniti di sorgenti a scarica (a vapori di alogenuri metallici). La soluzione a LED avrebbe richiesto apparecchi più ingombranti perché muniti di dissipatori termici di maggiori dimensioni rispetto agli apparecchi utilizzati nelle altre sale, dove le volumetrie sono nettamente inferiori”.
88
L’impianto d’illuminazione realizzato a regola d’arte permette ora di offrire ai visitatori la migliore fruizione visiva degli interni monumentali del Palazzo della Ragione e dei suoi tesori artistici. Ricordiamo che la nuova Galleria d’Arte Moderna è stata inaugurata nel marzo del 2014 con una grande mostra curata dal direttore artistico Luca Massimo Barbero: in esposizione circa 150 opere tra dipinti, sculture, bozzetti e fotografie del periodo a cavallo tra 800 e 900 (1840-1940) provenienti dalle collezioni Achille Forti, Fondazione Cariverona e Fondazione Domus. Tra i capolavori le firme di artisti come Fattori, Casorati, De Chirico, Martini, Severini, Marini, Morandi, Vedova… Lasciamo Verona ammirati da questa grande pittura italiana incastonata come un prezioso gioiello nella nuova Galleria d’Arte Moderna, nella quale spazio, opere e luce s’incontrano e si mostrano ai visitatori nella cornice di un patrimonio storico, architettonico e artistico unico, dono alla città e al suo pubblico sempre più internazionale.
LUCE 310
Figura 5. Galleria d’Arte Moderna, Verona. Sala d’ingresso decorata con colonne, archi e portale.
Figure 5. Gallery of Modern Art, Verona. Entrance hall decorated with columns, arches and portal.
Figura 6. Galleria d’Arte Moderna, Verona. Sale attrezzate con pannelli espositivi e apparecchi proiettori per binari elettrificati installati a sospensione sotto le capriate metalliche del soffitto ligneo.
Figure 6. Gallery of Modern Art, Verona. Halls equipped with display panels and spotlights for electrified tracks suspended under the metal trusses of the wooden ceiling.
Figura 7. Galleria d’Arte Moderna, Verona. Scultura di Arturo Martini Donna che nuota sott’acqua.
I MUSEI ILLUMINATI GAM VERONA
Figure 7. Gallery of Modern Art, Verona. Sculpture Donna che nuota sott’acqua (Woman swimming underwater) by Arturo Martini.
LUCE 310
89
scenografie d’interni
Raffinati teatri minimali Nella nuova Maison Missaglia ogni vetrina è una quinta spaziale con “una macchina della luce” per l’esposizione di preziosi oggetti per la tavola e la casa
di Silvano Oldani. di Monica Moro Fotografie di Matteo Piazza
RETAIL MAISON MISSAGLIA
L
a “bottega” nasce nel 1884 nel centro antico di Milano; Giuseppe e Maria Missaglia si specializzano nel commercio di statuette Mariane in gesso e di vasi in ceramica dallo stile floreale. Negli anni Cinquanta, il figlio Amleto avvia l’attività di forniture di alto livello quando i ristoranti e gli alberghi allestivano le loro tavole con porcellane e posate di pregio secondo l’uso dei loro clienti. Negli anni Settanta, la figlia, Annamaria, decide di rivolgersi alle famiglie della borghesia e dell’aristocrazia milanese, e Missaglia si trasferisce nel rinascimentale Palazzo Marietti in piazza San Sepolcro, in un ampio spazio senza vetrine, se non una ridotta, all’ingresso. Uno scrigno per collezionisti di oggetti preziosi. Oggi, sono i figli di Annamaria, Monica e Simone, con la moglie Simona, a dare una nuova svolta all’antica bottega con la nuova Maison in via De
90
LUCE 310
Amicis, a pochi passi dalla Basilica di S. Ambrogio, che continua la tradizione aprendosi alla città attraverso una galleria con ampie e importanti vetrine ed eleganti saloni con soffitti a volta. La famiglia Missaglia decide di affidare all’architetto Gavino Falchi, con una visione estetica che spazia dall’architettura all’arte, l’incarico di realizzare un progetto unitario, di “compositore” delle vetrine per la loro valorizzazione. Falchi, che ha un maestro di riferimento in Giulio Minoletti, celebre architetto milanese, e che per molti anni ha collaborato con Enrico e Antonia Astori di Driade, dimostra una predisposizione per l’alta moda e la sartorialità, e crea “abiti” per divani e case, che ama definire la “composizione relazionale tra oggetti e situazioni”. Appassionato collezionista, vuole portare il messaggio della civiltà della tavola come mondo alto: “Voglio
MINIMALISTIC AND SOPHISTICATED THEATRES In the new Maison Missaglia every display window is a space wing with “a light’s machine” for the exhibition of precioushome and tableware’s objects The “workshop” was established in 1884 in the historical centre of Milan; Giuseppe and Maria Missaglia specialise in the trading of Marian gypsum figurines and of flowery decorated ceramic jars. In the fifties, their son Amleto initiates the activity of high quality supply for restaurants and hotels that were aiming to set their tables with fine porcelain and silverware in order to meet the needs of their clients. In the seventies, his daughter Annamaria decides to turn directly to Milan’s middle and upper-class’ families, and Missaglia moves into the Renaissance Palazzo Marietti in Piazza San Sepolcro, in a large space without any shop windows if not
spingere aldilà le cose e creo la sofisticazione. Ho subito pensato che per la Maison Missaglia fosse necessario progettare con la consapevolezza che le vetrine avrebbero contenuto oggetti unici e raffinati”. Per le sue vetrine-teatro ha creato forme essenziali e leggere con la collaborazione dell’ebanista Giordano Viganò: ogni vetrina è una quinta spaziale di un teatro minimale, elegante contenitore per l’esposizione scenografica di preziosi oggetti. La sua sartorialità è qui riconoscibile dalla scelta dei materiali utilizzati: shantung di seta, filo e petali di fiori, e nei colori chiarissimi, elementi fondamentali del suo lavoro. Per il progetto illuminotecnico si avvale della collaborazione del lighting designer milanese Marco Pollice, che studia un’interessante “macchina della luce” da porre negli scenari sia delle vetrine sia dei magnifici interni che ospitano
pezzi rari da collezione, come la Cornucopia di Daum e la coppa Medici di Baccarat, e di alto artigianato con le più raffinate porcellane d’Europa: Hermes, Bernardaud, Coquet, Herend, Rosenthal, Richard Ginori con la Porcellana di Doccia, cristalli di Baccarat, Daum, Lalique, Nason Moretti e Venini. Oggetti e posate di Buccellati, Christofle, Pampaloni, De Vecchi…Maison storiche che testimoniano l’evoluzione del gusto di ieri e di oggi. La sua “macchina della luce” è costituita essenzialmente da un vetro prismato che permette di ammorbidire la luce emessa dalle microsorgenti, con effetti chiaroscurali, garantendo il controllo dei riflessi e l’equilibrio delle luminanze. Spiega Pollice: “Sono effetti ricreati imitando il dinamismo della luce del sole, come i raggi che filtrano attraverso il bosco, dove luci e ombre sono percepite con più sensi, non solo la vista,
For his showcases-theatres he created, with the help of the ebonist Giordano Viganò, basic and light shapes: each display is a spatial wing of a minimal theatre, an elegant container for the scenic display of precious objects. His tailoring is here recognisable in the materials’ choice: silk shantung, thread and flower petals, and very light colours, all are fundamental elements of his work. For the lighting project he collaborates with the Milanese lighting designer Marco Pollice, which studies an interesting “light’s machine” to be placed in the scenarios of both the showcases and the magnificent interiors containing rare collection pieces, as the Cornucopia by Daum and the Medici cup by Baccarat, and high craftsmanship’s items, as the finest Europe’s porcelains: Hermes, Bernardaud, Coquet, Herend, Rosenthal, Richard Ginori’s Porcelain of Doccia, crystals by Baccarat, Daum, Lalique, Nason Moretti and Venini. Objects and flatware by Buccellati, Christofle, Pampaloni, De Vecchi...
RETAIL MAISON MISSAGLIA
a small one at the entrance. A treasure chest for collectors of precious objects. Today, Annamaria’s sons, Monica and Simone, along with his wife Simona, are giving a new twist to the old shop with the new Maison on Via De Amicis, a few steps away from the St. Ambrogio’ Basilica, thus continuing the tradition of open itself to the city through a gallery with wide and important showcases and elegant halls with vaulted ceilings. The Missaglia family decided to entrust architect Gavino Falchi, whose visual aesthetic spans from architecture to art, the commission to design a unified project, to be the “composer” of the showcases’ enhancement. Falchi, whose reference master is the renowned Milanese architect Giulio Minoletti, and who has for many years collaborated with Enrico and Antonia Astori for Driade, shows a predisposition to high fashion and tailoring, and thus creates “suits” for sofas and houses, which he likes to define the “relational composition between objects and situations”. Passionate collector, he aims to bring the message of the table’s culture to the highest level: “I want to push things beyond and I create the sophistication. I immediately thought that, for the Maison Missaglia, it was necessary to design with the awareness that the showcases would have contained unique and refined objects”.
LUCE 310
91
per un’esperienza multisensoriale di grande benessere. Con sorgenti a LED di ultima generazione abbiamo potuto ottenere ottime prestazioni della resa cromatica (superiore a 90) e della temperatura di colore, scegliendo toni di luce calda (3000°K), e l’illuminazione d’accento, a fascio stretto sul prodotto con 1500 lux”. Per l’illuminazione degli oggetti esposti all’interno dello showroom, ha sviluppato un apparecchio su misura, con un braccio in alluminio lucidato a mano che illumina la vetrina utilizzando sorgenti a LED, scelte nella stessa tonalità intensa e con la stessa alta resa cromatica delle vetrine su
92
LUCE 310
strada, e con ottiche che garantiscono un’enfasi sul prodotto, senza abbagliamenti né riflessi di ritorno. Marco Pollice definisce il suo progetto “luce per attrarre”, che spiega come in un capoverso di un racconto: “Il compito di illuminare un oggetto è fondamentale, richiede un’illuminazione perfetta tale da metterlo a fuoco al fine che sia immediatamente visibile anche allo sguardo più veloce; una luce che cambia al passare delle ore del giorno, che dona i suoi meravigliosi effetti senza vederne l’origine. Quello che deve accadere è un’esperienza emozionale: immagino la vetrina come un palcoscenico di un teatro nel quale
la luce deve essere quel fuoco, quel segnale che mi attira, che mi fa fermare e mi invita a cercare altro e a varcare la soglia per una nuova esperienza visiva”. Un architetto, un lighting designer e un ebanista, assieme con talento, per valorizzare con armonia e raffinatezza oggetti che sembrano plasmati dalla luce. Una Maison, Missaglia, fiera della propria tradizione e consapevole di rappresentare la qualità italiana nel segno dell’eleganza che caratterizza l’impresa familiare, tenendo sempre viva la passione per l’alto artigianato di cui sono ancora oggi raffinati protagonisti.
RETAIL MAISON MISSAGLIA
All historical Maison that show the taste’s evolution from yesterday to today. His “light’s machine” essentially consists of a prismatic glass that allows to soften the light as emitted by the micro-sources, with chiaroscuro effects, thus ensuring the control of reflexes and the balance of the luminance levels. As Pollice explains: “These are re-created effects by mimicking the dynamism of the sunlight, such as rays filtering through a forest, where lights and shadows are perceived with multiple senses, not only sight, in a multisensory experience of well-being. With the latest generation LED light sources we have been able to obtain excellent performances in the colour rendering (above 90) and of the colour temperature, choosing warm light’s tones (3000°K), and a accent lighting, with 1500 lux narrow beam focused on the product”. For the lighting of the objects on display inside the showroom, he has developed a custom-made device, with a hand-polished aluminium arm that lights up the showcases using LED sources, which were chosen with the same intense shade and with the same high colour rendering of the shop windows on the street, and with optics that provide an emphasis on the product, without any glare or reflections. Marco Pollice defines his project as “a light to attract”, which he describes as in a paragraph of a short story: “The task of lighting an object is a crucial one; it requires a perfect lighting, focusing on it so that it will be immediately visible even to a quickest glimpse; a light that changes with the passing of the day, which gives its wonderful effects without showing the source. What needs to happen is an emotional experience: I imagine the showcase as a stage in a theatre in which the light has to be that fire, that signal that attracts me, that stops me and invites me to look further and to cross the threshold of a new visual experience”. An architect, a lighting designer and a ebonist, along with their talent, together to enhance, with harmony and elegance, objects that seem shaped by light itself. A Maison, Missaglia, that is proud of its tradition and conscious of representing the Italian quality in the sign of the elegance that characterises the family business, keeping alive the passion for the superior craftsmanship of which they are still elegant protagonists.
LUCE 310
93
case history san severo
LA GESTIONE INTEGRATA NEL COMUNE DI SAN SEVERO Interventi di adeguamento e riqualificazione energetica realizzati con la tecnica del Finanziamento Tramite Terzi di Paolo di Lecce* e Luigi Sardella**
* Amministratore delegato Reverberi Enetec ** Consulente per la pubblica illuminazione del Comune di San Severo
San Severo, piazza Allegato, Monumento ai caduti ŠSPIM
La città di San Severo è un importante centro della provincia di Foggia situato ai piedi del Gargano, conta circa 55.000 abitanti e vanta antiche origini. Il vasto centro storico conserva l’originario assetto urbanistico con numerose chiese antiche, monumentali campanili e importanti testimonianze del barocco pugliese. Di notevole pregio è il complesso che ospita l’importante Museo dell’Alto Tavoliere e il Teatro Comunale, tra i più belli e attivi della Puglia. Per le bellezze architettoniche, storiche e museali nel 2006 San Severo ha ottenuto l’ambito riconoscimento di Città d’Arte. Nel recente passato, le diverse Amministrazioni che si sono succedute si sono impegnate in programmi di riqualificazione urbana, ambientale e dei servizi alla città. L’affidamento dell’impianto in gestione integrata Il Servizio della Pubblica Illuminazione è oggi affidato alla S.P.I.M. srl di Manfredonia nella forma della Gestione Integrata con interventi di adeguamento e riqualificazione energetica realizzati con la tecnica del Finanziamento Tramite Terzi. In questa tipologia di contratto sono compresi sia
interventi funzionali ad una più virtuosa gestione del servizio, sia interventi di riqualificazione energetica. Da questi si ricavano consistenti risorse finanziarie, che in parte sono destinate al Comune e in parte all’impresa appaltatrice a recupero delle spese anticipate per l’esecuzione dei lavori. A quest’appalto si è arrivati per scadenza di un precedente contratto di manutenzione risultato deficitario tanto sotto l’aspetto economico, quanto sotto quello prestazionale. Nei primi quattro anni trascorsi dall’inizio della nuova gestione (1 luglio 2009 - 1 luglio del 2013), l’impianto è stato interamente riqualificato, con i risultati illustrati nella tab.1: la potenza dell’impianto è passata da 1.445 kW a 930 kW e l’energia annua consumata da 6.070.596 kWh a 3.154.490 kWh. Con la regolazione della tensione in uscita dai quadri riduttori di potenza, fermo restando le ore di riduzione del flusso luminoso previste nel progetto, il consumo energetico si è ulteriormente ridotto ad appena 3,011 milioni di kWh. Il costo dei lavori per la riqualificazione è ammontato a € 0,50 per ogni kWh risparmiato in un solo anno.
THE INTEGRATED MANAGEMENT In the Municipality of San Severo interventions of adaptation and energy requalification are achieved thanks to the Third Part Financing The town of San Severo, about 55,000 inhabitants, is a major centre located at the foot of the Gargano in the Foggia’s province and has ancient origins. The vast historical centre preserves the original urban layout, along with several ancient churches, monumental steeples and important evidences of the Pugliese Baroque. Of considerable value are the complex hosting the noteworthy Museo dell’Alto Tavoliere, and the Municipal Theatre, one of the most beautiful and active in Puglia. For its architectural, historical and museum beauties, in 2006 San Severo obtained the coveted title of Città d’Arte. Over the recent past, the several consecutive Administrations committed themselves into urban and environmental redevelopment programs, and in new city services. The assignment of the system to the integrated management The Public Lighting Service is now entrusted to the S.P.I.M. Ltd. of Manfredonia as Integrated Management with interventions of adaptation and energy requalification achieved thanks to the Third Part Financing. This type of contract includes interventions that are functional both to a more virtuous service management, and to an energy requalification. From these interventions, substantial financial resources have been obtained. Part of these are kept by the Municipality, while the other part is given to the contractor as refunding for the costs sustained for the execution of works. This contract was reached at the end of a previous maintenance contract that was unprofitable both on the economic and performance level. In the first four years of the new management (1 July 2009 – 1 July 2013), the plant has been completely redeveloped, with the results shown in table 1: the system power has increased from 1,445 kW to 930 kW, while the yearly energy consumption decreased from 6,070,596 kWh to 3,154,490 kWh. With the control of the output voltage from the power reducer frameworks, with any prejudice to the amount of hours of luminous flux reduction foreseen in the project, the energy consumption has been further reduced to only 3.011 million kWh. The cost of works for the renovation amounted to € 0.50 per kWh saved in a single year. Works 63 latest generation centralised power controllers have been installed, completed with modems for the remote control and integrated astronomical twilight. Over 1,000 outdated lighting equipment have been replaced with others compliant with current
CASE HISTORY SAN SEVERO
San Severo, Giardini Villa Comunale, apparecchio a LED Schreder ©Reverberi Enetec
San Severo, palo artistico con lanterne PN804 Neri ©Reverberi Enetec
LUCE 310
95
Descrizione Description
Consistenza prima dei lavori Consistency before works
Consistenza dopo i lavori Consistency after works
Potenza degli impianti Power of plants
1..445 kW
930 kW
Riduzione della potenza Power reduction
515 kW
Riduzione della potenza Power reduction
35,6 %
Centri luminosi Lighting centres
n. 6.957
n. 6.963
Consumo annuo di energia Yearly energy consumption
6.070.596 kWh
3.154.490 kWh
Risparmio annuo di energia Yearly energy savings
2.916.106 kWh
Risparmio annuo di energia Yearly energy savings
48%
Lavori Sono stati installati 63 regolatori di tensione centralizzati, di ultima generazione, completi di modem per il controllo remoto e crepuscolare astronomico. Sono stati sostituiti oltre 1000 apparecchi illuminati obsoleti con altri conformi alle norme vigenti in materia di inquinamento luminoso e ne sono stati rigenerati circa 5.000; sono state installate circa 7.000 lampade a vapori di sodio ad alta pressione ad altissima efficienza luminosa, sostituendo sia quelle a vapori di mercurio che quelle a vapori di sodio ad alta pressione di una serie meno efficiente. Si sono inoltre effettuati lavori di risanamento impiantistico sulle parti maggiormente compromesse.
CASE HISTORY SAN SEVERO
Apprestamenti gestionali È stato impostato un sistema di gestione e archiviazione degli interventi. Le lavorazioni delle squadre di manutenzione vengono registrate giornalmente su schede di intervento e successivamente inserite in gestionale informatizzato. È stato installato un software di telegestione per il controllo remoto, registrazione degli eventi e dei parametri elettrici degli impianti. A distanza di cinque anni dall’inizio della Gestione Integrata e dopo l’esecuzione dei lavori di riqualificazione energetica, i risultati sono più che soddisfacenti. Sul piano della gestione e della funzionalità degli impianti, si sono ottenuti: • l’accensione simultanea di circa 7.000 punti luce comandati dal crepuscolare astronomico centralizzato e controllabile da remoto, con comando unico per tutti gli impianti; • la piena conoscenza dello stato di funzionamento degli impianti con tempestiva segnalazione di anomalie e conseguente intervento rapido degli addetti alla manutenzione; • la regolazione precisa della tensione di alimentazione degli impianti con eliminazione degli sbalzi di tensione della rete;
96
LUCE 310
• la registrazione di tutti i parametri elettrici degli impianti con formazione di un database analitico per lo studio e la ricerca di anomalie e potenziali ottimizzazioni; • la sostituzione programmata delle lampade secondo il ciclo di vita delle stesse (che consente di mantenere pressoché costante il livello delle prestazioni luminose e ridurre il numero degli interventi di cambio lampade estemporanei); Sul piano gestionale I risultati sono soddisfacenti e sono corroborati da un adeguato equilibrio economico. Peraltro non sono nati contenziosi tra il Comune e l’Appaltatore e c’è una diffusa soddisfazione da parte sia degli uffici comunali preposti sia della popolazione. I fattori di successo Risultati così positivi non si raggiungono per caso, occorrono diversi elementi: • un committente con una governance preparata e presente; • un manutentore adeguato e motivato; • procedure codificate e verificabili prevalentemente informatizzate; • apparecchiature di controllo e gestione di un produttore qualificato in grado di dare un buon prodotto e di garantire un’adeguata assistenza after-market. Le prospettive Sicuramente si dovrà fare spazio alle nuove sorgenti luminose a LED, come pure si dovranno favorire soluzioni da smart-city sempre più invocate sia a miglioramento della qualità della vita cittadina che come contributo allo sviluppo socio economico delle comunità locali. Sotto questo aspetto il passo già compiuto, cioè aver dotato gli impianti di un sistema di telegestione completo e performante, consentirà all’Amministrazione di San Severo di aggiungere progressivamente dispositivi agli impianti, che si integreranno facilmente con le apparecchiature già presenti.
tab 1. Confronto fra i dati dell’impianto prima e dopo lavori di riqualificazione energetica (anni 2009 – 2013) -
TAB 1. Data’s comparison before and after the energy requalification interventions (years 2009-2013)
standards in the field of light pollution and approximately 5,000 have been reconditioned; about 7,000 high sodium pressure lamps with high luminous efficiency have been installed, replacing both the mercury vapour and the older high pressure sodium vapour ones. Renovation works were carried out on the plant’s most affected parts. Managerial preparations A system for the management and storage of interventions has been set. Any works by the maintenance team is recorded daily on intervention cards and then added into a computer program. A telecontrol software has been installed for the remote control and the recording of events and electrical parameters of the plants. After five years from the beginning of the Integrated Management, and after the execution of the energy requalification works, the results are more than satisfactory. In terms of functionality and administration of the systems, the following results were obtained: - the simultaneous lighting of around 7,000 lighting points controlled by centralised astronomical twilight and remotely controllable with a single command for all systems; - the full knowledge of the installations’ state of operation, with rapid detection of anomalies and consequent fast intervention of the maintenance staff; - the accurate adjustment of the power supply voltage of the systems with the elimination of power surges in the network; - the recording of all the electrical parameters of the systems with the creation of an analytic database for the study and the research of anomalies and potential optimizations; - the planned lamps’ replacement according to the their own life cycle (thus allowing to keep the level of lighting performances almost constant and to reduce the number of lamps changing interventions). On the management level The results are satisfactory and have been supported by an adequate economic balance. Moreover, there were no disputes between the Municipality and the Contractor, and there is a widespread satisfaction from both the municipal offices and the citizens. Key success factors Such positive results are not achieved by chance; it takes, indeed, several elements: - a client with a prepared and present governance; - a suitable and motivated maintenance service; - mostly computerized encoded and verifiable procedures; - control and management devices made by a qualified manufacturer, able to provide a good product and to ensure an adequate after-market assistance. Perspectives For sure, it will be necessary to make room for the new LED light sources as well as to favour smartcity’s solutions, since these are increasingly relied upon in order to improve the quality of urban life and as a contribution to the socio-economic development of local communities. In this respect, the already accomplished step, that is the equipment of the systems with a complete and performing remote management system, will allow the Administration of San Severo to progressively add devices to its systems, easily integrating them with the existing equipments.
San Severo, centro storico, ©Reverberi Enetec
San Severo, centro storico, piazzetta e Chiesa San Nicola ©Reverberi Enetec
San Severo, centro storico, piazzetta e Chiesa San Nicola ©Reverberi Enetec
San Severo, centro storico, ©Reverberi Enetec
San Severo, via A.Fraccacreta e Chiesa San Severino ©Reverberi Enetec
CASE HISTORY SAN SEVERO
San Severo, centro storico, via Soccorso ©Reverberi Enetec
LUCE 310
97
case history firenze
PONTE VECCHIO A FIRENZE Una luce museale a cielo aperto per una architettura del 1345, simbolo della città e tra i ponti più famosi del mondo
di Claudio Vallario* *Ufficio progettazione Silfispa PONTE VECCHIO IN FLORENCE An open-air museum lighting for an architecture of the 1345, the symbol of the city and one of the world’s most famous bridges
Quando è iniziato l’iter progettuale per dare una nuova illuminazione a un monumento carico di storia e dell’identità di Firenze come Ponte Vecchio, con il coinvolgimento degli studenti del Campus Design dell’Università di Firenze, il pensiero si è diretto verso scelte tipiche di un ambiente museale a cielo aperto, la cui complessità e valore storico avrebbero richiesto soluzioni progettuali innovative nel campo della tecnologia applicata alla luce. Fra tutti i ponti sull’Arno di Firenze, Ponte Vecchio è quello che mantiene la struttura originale del 1345, con la bellissima immagine delle piccole botteghe che lo segnano su ambo i lati, uno dei quali sormontato dal corridoio vasariano, in un rapporto strada-bottega che costituisce una vera e propria via sull’acqua. Gli obiettivi del progetto della nuova illuminazione dovevano unire le esigenze percettive di lettura del monumento a quelle legate alla sua tutela, e innovare la rete infrastrutturale per garantire l’adeguata manutenzione e gestione dell’impianto. (Figura 1)
Figura 1 Firenze. Sezione trasversale di progetto © Silfispa
CASE HISTORY FIRENZE
Figure 1 Florence. Cross section of the project © Silfispa
98
LUCE 310
L’analisi preliminare ha definito i cosiddetti compiti visivi per gli osservatori, nonché le seguenti aree percettive: • il passaggio pedonale del Ponte Vecchio, con la visione della strada e delle botteghe degli orafi; • i fronti prospicienti l’interno del Ponte, fra i quali spicca quello del Corridoio Vasariano, visibile anche a distanza in quanto emerge dall’edificato delle botteghe come elemento lineare distintivo dell’architettura; • i punti di dettaglio della memoria storica del Ponte, da rendere visibili in percezione notturna; • i fronti sull’Arno, connotati dagli affacci sull’acqua e dalle differenze degli aggetti delle botteghe. Tali elementi percettivi hanno portato alla distinzione del progetto in due parti differenti: quella dei fronti interni e del passaggio pedonale sul Ponte e quella dei fronti esterni nell’ottica del loro inserimento nel tutelato panorama notturno della città.
When the design process to give a new lighting to a monument full of history and identity such as the Ponte Vecchio in Florence was started, with the involvement of students of the Campus Design of the University of Florence, the thought has been directed toward choices that were typical of an open-air museum environment, whose complexity and historical value would have required innovative design solutions in the field of lighting technology. Among all the Florence bridges over the Arno, Ponte Vecchio keeps its original 1345 structure, with the amazing view of small shops located on both its sides, one of which is surmounted by the Corridoio Vasariano, in a pathway-shop relationship that constitutes a true street on the water. The new lighting project’s goals had to join the perceptive requirements allowing the reading of the monument to those related to its protection, and innovate the infrastructural network in order to ensure the proper maintenance and management of the system. (Figura 1) The preliminary analysis defined the so-called observers’ visual tasks, as well as the following areas perceptive: • the pedestrian way of the Ponte Vecchio, with its view of the street and of the goldsmith’s workshops; • the fronts facing the inside of the bridge, among which the Corridoio Vasariano stands out, visible from a distance, since it emerges from the rest of the workshops as a distinctive linear element of the architecture; • the points of detail of the historical memory of the bridge, which had to be made visible by night; • the fronts on the Arno, defined by their openings on the river and the different workshops’ overhangs. These perceptive elements led to the distinction of the project into two different parts: that of the inner fronts and of the walkway on the bridge and that of the external facades, keeping in mind their integration in the protected night landscape of the city. The analytical phase necessarily involved the chromatic spectrum response of the materials used in the Ponte Vecchio’s exterior finishes, especially in the inner part of the bridge’s pathway, which had to be studied in proper contrast ratio with respect to the workshops’ fronts. It has been taken into account that, inside the Ponte Vecchio, the existing lighting fixtures consisted of projectors equipped with 1000W double-ended halogen lamp, thus granting a low efficiency but a high relative luminous flux and maximum colour rendition. A measurement campaign of the luminance and illuminance was carried out on both on the plastered side of the Corridoio Vasariano, and on the Florentine Pietraforte one, a locally quarried stone characterized by quartz and iron’s compact matrix, which makes its chromaticity a typically warm havana
Figura 2 Firenze. Prospetti e dettagli di progetto e installazione © Silfispa
Figure 2 Florence. Elevations and details of the project and installation. © Silfispa
Figura 3 Firenze. Interno illuminato del Ponte Vecchio, lato botteghe. © Silfispa
Figure 3 Lighted interior of the Ponte Vecchio, workshops’ side. © Silfispa
La fase analitica ha coinvolto necessariamente la risposta spettro-cromatica dei materiali costitutivi le finiture esterne del Ponte Vecchio, in particolar modo nella parte interna di attraversamento del Ponte, che doveva essere studiata in corretto rapporto di contrasto rispetto ai fronti delle botteghe. Si è tenuto conto che, all’interno del Ponte Vecchio, i corpi illuminanti preesistenti consistevano in proiettori dotati di lampada alogena doppio attacco da 1000 W, quindi a bassa efficienza ma alto flusso luminoso relativo e massima resa cromatica. È stata effettuata una campagna di misurazione di luminanza ed illuminamento sia sulla parte intonacata del Corridoio Vasariano che sulla parte in pietraforte fiorentina, pietra di cava locale caratterizzata da quarzo e consistente matrice ferrosa che ne rende la cromaticità marrone avana tipicamente calda. I valori di misurazione hanno riscontrato fattori di riflessione di 0.45 per l’intonaco del Corridoio Vasariano e 0.22 per la pietraforte, dai quali si è desunto il quadro dimensionale illuminotecnico generale: l’ottima efficienza dei prodotti compatti DGA (1800 lumen output@550mA, 20W, chip led Nichia 2700 K, Ra93, 3 step McAdam) ha delineato una configurazione razionale e ottimale dei corpi illuminanti installati a coppie su unica staffa di colore bronzato come gli apparecchi, integrati ai propri alimentatori in corrente resinati in scatole scavate nella fusione dell’alluminio, con libertà di orientamento negli assi orizzontali e verticali al fine di coprire tutte le necessità. Ottemperando anche alle richieste della Soprintendenza relativamente al fissaggio delle strutture solo all’interno delle fughe fra le pietre esistenti, il passo di interdistanza per i proiettori che illuminano il Corridoio Vasariano è più ridotto (5-7m) rispetto a quelli che dalla base del Corridoio illuminano le botteghe del lato opposto (12-15m), per ragioni di lettura percettiva del monumento e di illuminamenti verticali differenti incidenti sui contrasti di luminanza in gioco. (Figura 2) Scelta analoga per la proiezione sul percorso pedonale sotto le tettoie delle botteghe, di proprietà dei negozianti: qui l’obiettivo è stato quello di valorizzare e impreziosire il segno delle botteghe orafe dal momento della chiusura serale delle stesse, tralasciando la ricerca dell’uniformità di illuminamento sui piani orizzontali per favorire il rapporto con quelli verticali. (Figura 3)
L’illuminazione di fronti esterni del Ponte Vecchio affacciati sull’Arno ha richiesto l’installazione dei centri sulla spalletta dell’Arno (in un caso raggiungibile da ingressi commerciali privati, a sbalzo sull’acqua), con distanze fra sorgente e target fra i 30 m e i 50 m, e l’incrocio dei fasci luminosi per le botteghe al centro del Ponte con maggior aggetto sull’acqua per minimizzare le ombre portate senza compromettere totalmente la visione degli osservatori che si affacciano dal Ponte stesso. I corpi illuminanti dotati di 7 chip LED Nichia, 3000 K, Ra>80, ottiche 12° e 20°, 12.000 lumen output@500mA, sono stati dotati di dispositivi di parzializzazione per una regolazione sul posto
brown. The measured values have reported a reflection factor of 0.45 for the plaster of the Corridoio Vasariano and of 0.22 for the Pietraforte, from which the general lighting dimensional framework has been planned: the excellent efficiency of the compact products DGA (1800 lumens output@ 550mA, 20W, 2700 K Nichia led chip, Ra93, 3-step McAdam) has outlined a rational and optimal configuration of the lighting fixtures, which have been installed in pairs on a single bronze-coloured bracket, as the devices, which are integrated to their power suppliers resin-bonded in boxes carved out of melted aluminium, with freedom of orientation in the horizontal and vertical axes in order to cover all needs. Also complying with the requirements of the Superintendent with regard to fixing the
LUCE 310
CASE HISTORY FIRENZE
in fase di puntamento, nonché di visiere lamellari antiabbagliamento. (Figura 4) Il risultato, rispetto alle aree percettive precedentemente elencate, si può sintetizzare nei seguenti punti: • Dal sottotetto delle botteghe i piccoli proiettori LED dirigono il loro fascio di luce sul lastrico del marciapiede, creando una sequenza di aree a differente illuminamento che danno il senso del movimento. A botteghe chiuse, l’effetto di illuminazione di accento sulle spesse porte di chiusura in legno rendono più calda l’atmosfera notturna durante il passaggio. (Figura 5) • I fronti interni delle botteghe ricevono una illuminazione a proiezione volontariamente non uniforme, andando a concentrare la luce là dove l’architettura e la materia si diversificano: terrazzini, aggetti, zone a differente trattamento superficiale sono evidenziati con differenti intensità di luce creata dallo studio dei puntamenti. Il Corridoio Vasariano, invece, è stato trattato come un unicum lineare sul quale depositare una pennellata uniforme di luce particolarmente calda, grazie anche alla capacità di riflessione dell’intonaco che lo riveste. (Figure 6, 7) • Mediante proiettori con fascio concentrato opportunamente puntato, sono stati resi visibili alcuni punti notevoli del Ponte, quali i
100
LUCE 310
bassorilievi in pietra posti sulle pareti laterali degli slarghi in affaccio sull’Arno, in memoria degli ingressi interni del Ponte dalle Case Torri medievali ed una caratteristica meridiana in pietra ad angolo della bottega in affaccio sullo slargo dove è posto il busto del Cellini. • I fronti esterni sull’Arno sono stati trattati con una illuminazione più intensa sulle botteghe che sporgono sul fiume, che degrada verso il centro del Ponte per limitare al massimo i possibili abbagliamenti per chi si affaccia da esso mantenendo una efficace e suggestiva visione di insieme, soprattutto nel tratto a valle dove il Corridoio Vasariano si pone in relazione visiva con le botteghe. La tecnologia impiegata ha consentito di attestare i risparmi energetici dell’impianto a oltre il 70%, grazie anche a un sistema di controllo dei punti luce sull’interno del Ponte basato su protocollo DALI e centralina a due uscite che ne consente la regolazione per gruppi in relazione ai target illuminotecnici individuati. La serata di inaugurazione dell’illuminazione di Ponte Vecchio è stata la cornice ideale per l’importanza del monumento, grazie ad uno spettacolo di artisti sull’acqua che ha reso ancora più saldo il legame fra luce, percezione, cultura e spettacolo, proprio come un museo a cielo aperto merita.
structures only within the existing joints between the stones, for reasons of perceptive reading of the monument and different vertical illuminations incident on the contrasts of luminance into play, the spacing between the headlamps that illuminate the Corridoio Vasariano is smaller (57m) than the one between those that light up the shops on the opposite side from the base of the Corridoio (12-15m). (Figura 2) A similar choice was made for the projection on the pedestrian route under the workshops’ canopies, owned by shopkeepers: the goal here was to enhance and embellish the sign of the goldsmith shops after the closing time, leaving aside the research for uniformity illuminance on the horizontal planes in order to favour the relationship with the vertical ones. (Figura 3) The lighting of the Ponte Vecchio’s external facades overlooking the Arno river required the installation of the centres on Arno’s embankment (in one case accessible from commercial private entrances, cantilevered over the water), with distances between the source and the target ranging from 30 m to 50 m, and the intersection of the light beams for the shops at the centre of the bridge with greater overhang on the water in order to minimize the resulting shadows without completely compromising the vision of the observers that overlook from the bridge itself. The lighting bodies provided with 7 Nichia LED chip, 3000 K, Ra>80, 12° and 20° optics, 12,000 lumens output@500mA, have been equipped with reduction devices for an adjustment on site while pointing, as well as with antidazzle visors. (Figura 4) The outcome, in regard to the above-mentioned perceptive areas, can be summarized as follows:
• From the roof of the workshops, the small LED projectors direct their beam of light on the sidewalk’s pavement, creating a sequence of differently lit areas, thus giving a sense of movement. When shops are closed, the effect of the accent lighting on the thick wooden doors make the night atmosphere warmer during the passage. (Figura 5) • The internal fronts of the workshops receive a deliberately uneven projected lighting, thus concentrating the light where the architecture and the matter differ: balconies, overhangs, areas whose surface treatments are different are marked with different light’s intensities created by the study of pointings. The Corridoio Vasariano, instead, has been treated as a linear unicum on which a uniform brush stroke of a particularly warm light was applied, also thanks to the reflectivity of the plaster that covers it. (Figure 6, 7) • Using projectors with properly focused concentrated beam, some notable points of the bridge have been made visible, such as the carvings in stone placed on the side walls of the widening overlooking the Arno river, in memory of the internal entrances of the Bridge from the medieval tower houses, and a typical stone sundial at the corner of the shop overlooking the square where the bust of Cellini is located. • The external facades on the Arno were treated with a brighter illumination on the workshops leaning out to the river, which declines toward the centre of the bridge in order to minimize the possible glare for those who overlooks from it, maintaining an effective and impressive overview, especially in the downstream section where the Corridoio Vasariano stands in visual relationship with the shops. The technology used has enabled to certify an energy savings of the system to over 70%, thanks to a system of control of light points of the inside of the bridge based on the DALI protocol and a two outputs control unit that allows its adjustment by groups according to the identified lighting targets. The opening evening for the Ponte Vecchio’s new lighting was the perfect setting for the importance of the monument, thanks to a performance of artists on the water that made it even more solid the relationship between light, perception, culture and show; just as an open-air museum deserves. Figura 5. Firenze. Dettaglio bottega orafi illuminata © Silfispa
Figure 5. Florence. Detail of lighted goldsmith workshop. © Silfispa Figura 6. Firenze. Interno illuminato, vista generale verso il Duomo. © Silfispa
Figure 6 Florence. Lighted interior, general view towards the Cathedral. © Silfispa
CASE HISTORY FIRENZE
P. 100 Figura 4 Firenze. Fronte esterno di Ponte Vecchio, lato valle. © Silfispa
Figure 4. Florence. The external front of the Ponte Vecchio, valley side. © Silfispa
LUCE 310
101
case history vilminore di scalve
UNA NUOVA LUCE PER VILMINORE DI SCALVE Un antico borgo romano nelle Prealpi Orobie di Pietro Stocchi, Remo Guerrini La facciata delle Chiesa parrocchiale di Vilminore di Scalve. L’illuminazione ha riguardato solo la parte superiore della facciata, essendo già sufficientemente illuminata la parte inferiore dai centri luminosi della piazza (doc. P.G.Capitanio).
The façade of the parish Church of Vilminore di Scalve. The lighting was limited to the upper part of the façade, being the lower part sufficiently lit by the luminous centres of the square (doc. P.G.Capitanio).
Vilminore di Scalve si trova a 1000 m s.l.m. nelle Prealpi Orobie, al confine nord-est della Lombardia. Il borgo deve la sua origine ai romani quando furono scoperti importanti giacimenti di ferro e bauxite sfruttati, grazie alla costruzione di miniere, fino agli anni ’60 dello scorso secolo. Con la chiusura delle miniere la valle s’impoverisce ed inizia il processo di migrazione dei giovani verso la pianura. Oggi l’economia si fonda sul turismo sia estivo sia invernale, sulla piccola industria a livello semi-artigianale e sullo sfruttamento dei pascoli di alta montagna e produzione di prodotti caseari DOC. A seguito della pubblicazione del bando emesso dalla Regione Lombardia nel 2007 comprendente “Interventi per il miglioramento dell’efficienza energetica degli impianti di illuminazione pubblica”, il Comune di Vilminore, con l’allora sindaco Giovanni Toninelli, presentò la proposta per il rifacimento e il potenziamento dell’illuminazione stradale in alcune vie del capoluogo e delle frazioni di Nona, Pezzolo, Meto e Sant’Andrea e per l’illuminazione della Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta e del suo campanile. I progetti furono ritenuti adeguati a ricevere il finanziamento per la loro realizzazione nella misura dell’80% dell’importo totale. La sorgente luminosa prevista per l’illuminazione della viabilità nel capoluogo e nelle frazioni è stata quella a sodio ad alta pressione, la tecnologia, al momento del progetto (circa quattro anni fa), più consolidata e affidabile in confronto dell’emergente soluzione a LED, per la quale la mancanza di letteratura e di feedback sulle poche installazioni lasciava ancora dubbi sulla reale affidabilità. Si è proceduto classificando le varie viabilità secondo la Norma UNI11098 e ciò ha portato a ottimizzare le installazioni e il flusso luminoso. Più che intervenire all’interno del tessuto urbano, si è preferito dare priorità alle strade di collegamento tra il capoluogo e le frazioni, certamente più a rischio per il traffico veicolare, rendendole più sicure. Dove l’estensione degli impianti lo rendeva conveniente, si sono installati, a ridosso dei quadri di alimentazione, dei regolatori di flusso per conseguire gli obiettivi di risparmio energetico e rendere più stabile la tensione di alimentazione, che contribuisce alla maggior durata delle sorgenti luminose. Per l’illuminazione della chiesa parrocchiale e del campanile, i due elementi architettonici più importanti e visitati della Valle di Scalve, soprattutto dopo la loro valorizzazione notturna, si sono seguiti i seguenti criteri:
Con questa scelta si sono raggiunti due risultati importanti: • riduzione del flusso luminoso grazie all’impiego di ottiche in grado di indirizzarlo solo verso le strutture; • illuminazione mirata che consente di ottenere dei contrasti di luminanza appropriati per la percezione corretta dei volumi. Per evitare contrasti di colore sono state sostituite le lampade al mercurio dei sostegni artistici a tre braccia, di fronte alla facciata. Un’eccezione nell’uso delle lampade a ioduri è data da una lampada da 70 W al sodio ad alta pressione, collocata nel vano campane del campanile per evidenziare la camera campanaria e le campane. La collocazione dei proiettori è stata la seguente: • per il timpano con il fregio centrale e l’ampia finestratura sono stati utilizzati proiettori Corus 35 W, 2800 K, con ottica 1659, la cui forma rettangolare a mattoncino ben si presta alla collocazione sul marcapiano; • per le quattro paraste analogo proiettore, stessa potenza e qualità di lampada ma con ottica 1639 e medesima posizione sul relativo marcapiano. Gli apparecchi non sono assolutamente percepibili poiché completamente nascosti dalla mensola del marcapiano; • i pinnacoli con volute ai lati della facciata e la croce centrale sono stati illuminati con apparecchi Focus con lampada da 35 W, 2800 K, ottica 1691, posti lateralmente e in grado di illuminare il profilo completo; • la parte inferiore della chiesa è illuminata dai candelabri esistenti; è stata volutamente omessa l’illuminazione per proiezione dagli edifici antistanti per evitare l’inevitabile abbagliamento diretto per chi esce dalla chiesa. Anche l’illuminazione da terra è stata oggetto di valutazione, soluzione abbandonata per gli elevati costi di manutenzione e il deterioramento delle superfici vetrose, per effetto della presenza di neve e ghiaccio, fortemente abrasive; • i solidi contrafforti, che sorreggono le pareti laterali della navata e costituiscono un elemento caratteristico della chiesa, sono stati illuminati con apparecchi Neos 1 con lampada 35 W, 2800 K, ottica 1754, collocati sul tetto della
A NEW LIGHT FOR VILMINORE DI SCALVE An ancient roman village in the orobie prealps Vilminore di Scalve is located at 1000 m a.s.l. in the Orobie Pre-alps at the Lombardy’s north-eastern border. The village owes its origin to the Romans, when major deposits of iron and bauxite were discovered and exploited, thanks to the construction of mines, until the 60s of the previous century. The closure of mines impoverished the valley and the process of migration of young people towards the plain started. The economy today is based on winter and summer tourism, on the small artisanal industry and on the exploitation of the high mountain pastures and the production of DOC dairy products. Following the 2007 competition announcement by Regione Lombardia that included “Interventions for the improvement of the public lighting systems’ energy efficiency”, the municipality of Vilminore and the then Mayor Giovanni Toninelli presented the proposal for the refurbishment and upgrading of the public lighting in some streets of the main town and of the hamlets of Nona, Pezzolo, Meto and Sant’Andrea, and for the lighting of the parish Church of Santa Maria Assunta and its steeple. The projects were considered appropriate and their realisation was funded to the extent of 80% of the total cost. For the lighting of the town and hamlets’ road network, the high-pressure sodium, the most established and reliable technology at the time of the project (about four years ago), was chosen as lighting source, since the then emerging LED solution, for which literature and feedback on the very few installations were lacking, still left some doubts on its actual reliability. The traffic’s classification according to the UNI 11098 standard led to optimisation of installations and of their luminous flux. Rather than act within the urban fabric, it was decided to give priority to the roads connecting the main town and the hamlets, riskier for the vehicular traffic, thus making them safer. Wherever the systems’ extension made it convenient, flow controllers were installed close to the supply panels, in order to meet the energy savings objectives and ensure a more stable power supply voltage, thus contributing to a longer life of the lighting sources. For the lighting of the parish church and the steeple, the two most important and visited, especially after their nocturnal enhancement, architectural elements of the Scalve Valley, the following criteria have been followed: • the use of metal-halide lamps, for a faithful rendering of the natural colours of the materials so that the colours of the church’s grey straw-coloured façade and the steeple’s grey local stone façade will not be affected; • the use of low power lamps (between 35 W and 150 W), in order to contain as much as possible
CASE HISTORY VILMINORE DI SCALVE
• si è scelto l’impiego di lampade ad alogenuri, per una resa fedele dei colori naturali dei materiali: non risulteranno alterati, quindi, i colori della facciata della chiesa di colore grigio paglierino e delle facciate del campanile in pietra locale grigia; • sono state utilizzate lampade di limitata potenza (fra 35 W e 150 W), per contenere il più possibile le dimensioni dei proiettori e quindi renderli esteticamente poco invasivi; • le sorgenti luminose sono state avvicinate il più possibile alle strutture da evidenziare, collocandole sui cornicioni della Chiesa e del campanile.
LUCE 310
103
Chiesa. La posizione leggermente diagonale mette in evidenza la scansione ritmica delle strutture di scarico delle forze; • il campanile rettangolare, con le tre ripartizioni e il cupolino terminale, è illuminato con quattro apparecchi per ciascuna sezione, posti sugli spigoli a ridosso della muratura. Gli apparecchi sono Focus 35 W, 2800 K, ottica 1639. L’impianto non rimarrà acceso durante tutte le ore notturne, ma solo nelle prime ore serali per non
VILMINORE DI SCALVE
annullare con la luminosità riflessa la visione del cielo. Si ricorda che comunque nella Valle di Scalve non sono presenti Osservatori Astronomici. Per tutti i nuovi impianti si è prevista la classe II di isolamento; per l’impianto della Chiesa e del campanile, dato che tali immobili sono provvisti d’impianti di protezione contro le scariche elettriche atmosferiche, sono stati previsti appositi scaricatori di tensione al fine di ridurre il pericolo di sovratensioni pericolose al manifestarsi di perturbazioni atmosferiche.
Committente / Client Comune di Vilminore di Scalve Municipality of Vilminore di Scalve Progettazione / Design Pietro Stocchi Direzione tecnica / Technical direction Pietro Stocchi
con la collaborazione di / with the collaboration of Giovanni Capitanio Imprese esecutrici / Contracting companies Nord Impianti s.r.l. e M.G. Impianti Elettrici Apparecchi d’illuminazione / Lighting equipments Schréder spa
the projectors’ size, thus making them visually little invasive; • the light sources have been brought as much closer as possible to the structures to be highlighted, placing them on cornices of the church and steeple. By this choice, two significant results have been reached: • the reduction of the luminous flux, thanks to the use of optics that are able to direct it only towards the structures; • a targeted lighting that allows to obtain the appropriate luminance contrasts for the correct perception of the volumes. In order to avoid colour contrasts, the mercury lamps of the three-armed artistic supports, in front of the façade, were replaced too. A 70 W high-pressure sodium lamp, which is placed in the belfry in order to highlight the bell chamber and bells, gives an exception in the use of metal-halide lamps. The positioning of spotlights is the following: • for the tympanum with the central frieze and the wide windows, projectors Corus 35 W, 2800 K, with a 1659 optics, were used. Their rectangular brick-shape is well suited for their placement on the stringcourse; • for the four responds, similar spotlights, with the same power and quality of lamp but with a 1639 optics, were used and positioned on the stringcourses. The devices are absolutely not visible since they are completely hidden by the projecting stringcourse; • the pinnacles with scrolls on the façade’s sides and the central cross are lit up by 35 W, 2800 K, with a 1691 optics, Focus devices, located sideways and able to light up the whole profile; • the lower part of the church is lit up by the existing candelabras; direct lighting from the facing buildings has been intentionally omitted in order to avoid the inevitable direct glare for anyone exiting the church. Even the lighting from the ground has been subject to evaluation; a solution that was dropped due to the high costs of maintenance and the deterioration of glass surfaces, caused by the strongly abrasive presence of snow and ice; • the strong counterforts, which support the nave’s sidewalls and represent a peculiar element of the church, are lit up with Neos 1 devices 35 W, 2800 K, and a 1754 optics, located on the roof of the Church. Their slightly diagonal position highlights the rhythmic articulation of these architectural structures; • the rectangular steeple, with its three partitions and the ending little dome, is lit by four devices for each section, placed on the edges close to the wall. The devices are Focus 35 W, 2800 K, with 1639 optics.
LIGHT ART spazi di luce di carlo bernardini
The system will not remain lit all night long, but only in the early evening, so as to not disturb the vision of the sky with the reflected shine. It should be noted, however, that in the Scalve Valley there is no Astronomical Observatory. For all the new installations, a class II insulation is planned; for the church and steeple’s system, since these properties are equipped with protection systems against atmospheric electrical discharges, specific voltage dischargers have been provided in order to reduce the risk of harmful voltage peaks in the occurrence of bad weather.
104
Vista notturna della Chiesa e del suo Campanile, con lo splendido coronamento nevoso delle montagne circostanti (doc. P.G.Capitanio).
Night view of the church and its steeple, with its marvellous snowy mountains background (doc. P.G.Capitanio).
LUCE 310
ricerca
New Light Vision Nuovi sistemi di illuminazione a LED per una popolazione che invecchia
*Dip. Design - Politecnico di Milano
New Light Vision New LED lighting systems for an aging population
L
a popolazione anziana (ovvero al di sopra dei 65 anni di età) in Europa è in costante aumento, con una percentuale del 18,2% nel 2013 e un picco del 21,2% in Italia e una tendenza all’incremento nei prossimi anni. Gli anziani che vivono da soli nelle loro abitazioni stanno aumentando (27,1% oltre i 65 anni di età) e, a causa del declino senile fisiologico, sono spesso vittime di incidenti domestici, causa di lesioni gravi da cui ci si ristabilisce nel 50% dei casi senza però tornare al precedente status di mobilità e indipendenza. Questo, a sua volta, determina un forte impatto psicologico conducendo a un declino generale dell’individuo che tende all'isolamento, alla solitudine fino a soffrire di disturbi depressivi che spesso aggravano le precedenti malattie senili. Numerosi studi medici sugli anziani indicano che le malattie croniche e le disabilità intaccano principalmente l’acuità sensoriale, la velocità psicomotoria, la mobilità, l’equilibrio e il sistema cognitivo. Rispetto a queste limitazioni disabilitanti, l’illuminazione può contribuire a migliorare la qualità della vita dei soggetti anziani sia all’interno di case private che nelle residenze. Stato dell’arte sull’illuminazione artificiale per gli anziani La relazione tra illuminazione artificiale e utenti anziani è stata esplorata attraverso una revisione della letteratura corrente per comprendere l’influenza dell’illuminazione sulla qualità della vita di soggetti anziani rispetto a temi quali l’indipendenza, il benessere, il comfort e la salute domestica. In particolare, in relazione alle modificazioni alla vista dovute al normale invecchiamento del sistema visivo, l’illuminazione risulta un elemento progettuale fondamentale per migliorare le attività domestiche, prevenire le cadute nei corridoi o sulle scale, limitare gli incidenti domestici soprattutto in cucina e in generale aumentare la mobilità e l’autonomia dell’individuo. La ricerca si è occupata anche dei cambiamenti fisiologici e comportamentali che occorrono con l’invecchiamento, come la
SAD e le modificazioni del sistema circadiano con conseguenti disordini del sonno. In questo senso, diversi studi hanno ampiamente dimostrato l'importanza dell’illuminazione per regolare il sistema circadiano e migliorare il benessere psicofisico delle persone anziane. Nonostante queste premesse, l’illuminazione domestica residenziale, sia in abitazioni private che in contesti ospedalieri, risulta spesso poco studiata e poco consona alle esigenze di una popolazione che invecchia. Secondo alcuni studi, le case degli anziani soffrono di numerosi problemi legati all’illuminazione: inadeguate soluzioni in termini di scorretta distribuzione fotometrica su corridoi, scale, rampe e percorsi, bassi livelli di illuminamento in corrispondenza di compiti visivi di concentrazione (lettura, taglio, selezione di oggetti), abbagliamento da visione diretta di sorgenti di illuminazione e scarsa possibilità di controllo. Inoltre, è stato dimostrato che gli anziani sono poco propensi ai cambiamenti presso le loro abitazioni sia perché abitudinari sia perché spesso dispongono di limitate risorse economiche. Oltre a ciò, tra le possibili modifiche apportabili alla casa, l’illuminazione non viene considerata come utile in quanto non si percepiscono gli effetti benefici che può avere sulle condizioni abitative. Al contempo, i due maggiori problemi degli anziani residenti all’interno delle case di riposo RSA sono la scarsa qualità del sonno (frequenti risvegli notturni e insonnia) e le cadute, per cui una corretta illuminazione può garantire miglioramenti efficaci. Diversamente, gli studi sullo stato dell’arte dell’illuminazione nelle RSA hanno dimostrato che i tempi di esposizione a livelli di illuminazione intensa sono molto limitati e la qualità della luce (distribuzione spettrale e fotometrica) generale risulta molto scarsa. Pochi sono gli esempi di apparecchi di illuminazione che rispondano alle esigenze specifiche degli anziani installati in RSA: la maggior parte degli apparecchi utilizzati hanno come caratteristiche principali minimi costi e minimi consumi.
The eldest part of the population (i.e. over 65 years old) is constantly increasing its number in Europe, with a percentage of 18,2% in 2013 and a peak of 21,2% in Italy and a tendency to grow even more in the next years. The number of older adults who live alone in their homes is increasing (27,1% of the people over 65 years old) ( ) and, due to the physiological senile decline, older adults are frequently victims of domestic accidents, that cause severe injuries from which they heal in 50% of cases but without going back to the previous state of independence and mobility. This, in turn, has a strong psychological impact determining a general decline of the person who is prone to isolate himself, to be lonely, up to the point of developing depressive disorders that frequently aggravate previous senile diseases. Several medical studies on older adults show that chronic diseases and disabilities mainly damage sensorial acuity, psychomotor velocity, mobility, balance and the cognitive system. Concerning these disabling limitations, lighting can contribute to the improvement of older adults' life quality both inside private apartments and in residences. State of the art on electric lighting for older adults The relationship between electric lighting and older adults was studied through a revision of the current literature in order to understand lighting's influence on older adults' life quality in terms of independence, wellbeing, comfort and domestic healt. In more detail, with relation to the changing in visual abilities caused by the natural aging of the visual system, lighting turns out to be a fundamental design element to improve domestic activities, prevent falls in corridors and stairs, limit domestic accidents especially in the kitchen and in general to increase the mobility and autonomy of the person. The research also dealt with physiological and behavioral changes that occur as we age, such as the SAD and the alterations of the circadian system which cause sleep disorders. In this sense, several studies demonstrated the importance of lighting for the circadian system's regulation and also to improve older adults' psychophysical wellbeing. Despite these premises, home lighting, both in private apartments and in healthcare facilities, is rarely studied and frequently not suitable for an aging population. According to some studies, older adults' homes present several problems related to lighting: inadequate solutions in terms of photometric distribution in corridors, stairs, ramps and paths, low illuminance levels in correspondence of concentration-demanding visual tasks (reading, cutting, objects' selection), glare from direct vision of lighting sources and small possibility of control. Moreover, it was demonstrated that older adults are less prone to changes in their homes both because they are routine-bound and because they have limited means. Furthermore, among the possible changes that can be made to the house, lighting is not considered as useful since its
LUCE 310
RICERCA NEW LIGHT VISION
di Daria Casciani, Fulvio Musante, Maurizio Rossi, Andrea Siniscalco*
105
funz ion ali tà
LUCE DINAMICA
dom est ici t
à
Quale nuovo sistema di illuminazione a LED per una popolazione che invecchia? Un caso studio Il tema della ricerca sviluppata dal Laboratorio Luce del Politecnico di Milano in collaborazione con Design Group Italia, lo Studio D’Alesio e Santoro e Light Contract Srl si è focalizzata sull’investigazione di nuovi possibili sistemi di illuminazione con caratteristiche specifiche per gli utenti anziani, individuando performance di luce adatte a fornire un’illuminazione di qualità. (Fig. 1) In particolare, in un contesto di residenza per anziani, il sistema di illuminazione deve assicurare: • Performance di luce che migliorino le prestazioni visive, impostando livelli di illuminazione utili a una corretta visione degli anziani (over 65 anni) con capacità visive limitate dovute all’età che garantiscano di effettuare le attività della vita quotidiana in estrema indipendenza e autonomia. Tali performance sono state costruite a partire da dati derivati da guide di pratica e su base normativa prendendo in considerazione situazioni di Ospedali, Residenziale e Accoglienza.(Fig. 2)
FLESSIBILITÀ PERSONALIZZAZIONE
ATMOSFERA
ARCHETIPO
Figura 1 Caratteristiche di un approccio integrato alla progettazione della qualità della luce per anziani.
= QUALITÀ DELLA LUCE
Figure 1 Characteristics of an integrated lighting quality design approach for older adults.
LIVELLI DI ILLUMINAMENTO MEDIO MANTENUTO Applicazione e attività
Eh pavimento
Eh piani di lavoro
Ev volto
Uniformità Avg/Min
Abbagliamento
Resa Cromatica
Note
STANZA DA LETTO Generale Tavolo / scrivania Lettura a Letto Aree per sedersi Visione della TV SALA DA PRANZO Generale Formale Informale Colazione Pranzo Cena LIVING ROOM Generale
Miglioramento della percezione cromatica dei cibi
healthy effects on housing conditions are not perceived. At the same time, the two main problems of older adults living inside SNF rest homes are poor sleep quality (insomnia and frequent awakenings during the night) and falls, therefore a proper lighting can help achieving improvements. Conversely, studies on the state of the art of lighting in SNF rest homes demonstrated that the duration of the exposure to intense light levels is very limited and light quality (in terms of spectral and photometric distributions) is generally poor. There are few examples of luminaires which fulfill the specific needs of older adults installed in SNF rest homes: the greatest part of the luminaires used in these facilities have as main characteristics minimum costs and consumptions. What type of LED lighting system for an aging population? A case study The aim of the research developed by the Laboratorio Luce of the Politecnico di Milano in cooperation with Design Group Italia, the Studio D’Alesio e Santoro firm and Light Contract Srl focused on the investigation of the possibility of developing new lighting systems specifically designed for older adults, finding lighting performances able to guarantee a great light quality. In more detail, in a care home for older adults, the lighting system needs to ensure: • Lighting performances which improve visual abilities, by setting lighting levels apt to guarantee a correct vision for older adults (over 65 years old) with limited visual abilities due to the age and which allow the possibility to carry out everyday activities in extreme independence and autonomy. These performances were designed basing on data derived from handbooks and standards considering Hospitals, Residences and Reception-related situations (Figure 2). • Light performances that improve visual comfort and the psychophysical wellbeing of older adults through solutions that limits glare caused by the direct vision of lighting sources, achieved through lighting beam and UGR control from certain positions. The system has to determine light levels able to guarantee a good visual adaptation through a correct luminance distribution, which is also useful for the orientation inside a space. For this aim a mainly indirect lighting system was hypothesized which uses mini-reflectors to control light on the ceiling. In addition to the indirect lighting there is also a direct interchangeable one by means of optic devices apt to provide several wide, narrow or diffusing beams through micro prismatic controllers for different applications and activities (Figure 3). This solution aims to create a cozier and more pleasant environment depending on the use and to ensure a comfortable and highly efficient product. In addition, the possibility of choosing among a family of devices with minimum or more complex and/ or interchangeable lighting performances for different applications is an useful characteristic to define a more flexible and economically sustainable product (Figure 4).
Giochi (carte) Giochi da tavola PRESTAZIONI MEDICHE Generale Sul letto ZONE DI CIRCOLAZIONE Corridoi
106
LUCE 310
Figura 2 Tabella riassuntiva elaborata considerando i dati forniti dallo IESNA Handbook 10th Edition (2011) e la normativa UNI EN 12464 -1 (2011) “Illuminazione dei Luoghi di Lavoro”.
Figure 2 Summarizing table developed taking into account data from the IESNA Handbook 10th Edition (2011) and the EN 12464 -1 (2011) “Lighting of workplaces” standard.
• Performance di luce che migliorino il comfort visivo e il generale benessere psicofisico degli anziani mediante soluzioni che limitino gli effetti di abbagliamento da visione diretta delle sorgenti, mediante il controllo dei fasci luminosi e dell’UGR nelle posizioni utili. Il sistema deve creare livelli di illuminazione corretti per un buon adattamento della vista mediante una corretta distribuzione delle luminanze, utile anche all’orientamento negli spazi. A questo scopo è stato ipotizzato un sistema di illuminazione con emissione prevalentemente indiretta che utilizzi dei mini-riflettori per il controllo della luce sul soffitto. All’indiretta si aggiunge un’illuminazione diretta intercambiabile tramite una serie di dispositivi ottici in grado di ottenere diversi fasci larghi, stretti o diffondenti mediante controller microprismatici per diverse applicazioni e attività (Fig. 3). Tale soluzione è finalizzata a creare un ambiente più confortevole e gradevole in base all’utilizzo e ad assicurare un prodotto confortevole ma anche altamente efficiente. Inoltre, la capacità di declinarsi in una famiglia di esemplari con prestazioni luminose minime o più complesse e/o intercambiabili in diverse applicazioni è una caratteristica utile per definire un prodotto più flessibile ed economicamente sostenibile (Fig. 4).
Figura 3 Un esempio dello scenario di illuminazione per la stanza da letto di una RSA (simulazione Dialux).
Figure 3 An example of the light scene for a bedroom in a SNF (Dialux simulation). Figura 4. Caratteristiche dei solidi fotometrici ipotizzati per diverse situazioni abitative in un contesto RSA.
Figura 4. Hypothesized photometries for different housing situations in a SNF .
• Performance di luce dinamica ovvero modificabile nel tempo e in base alle diverse attività svolte, in termini di intensità, temperatura di colore (CCT) e direzionalità del fascio come terapia per regolarizzare il sistema circadiano e il ritmo sonno/veglia o per personalizzare l’atmosfera luminosa dello spazio, soprattutto nel contesto della camera da letto (Fig. 5). A questo scopo l’apparecchio di illuminazione è provvisto di una serie di LED
SMD con temperatura di colore calda e fredda per la realizzazione dell’illuminazione dinamica e, nella versione più complessa, di un sistema di LED RGB per la creazione di effetti di luce colorata in emissione di luce indiretta sul soffitto. Sono dunque state ipotizzate alcune ricette di illuminazione dinamica, adattiva e personalizzabile per le singole stanze e per le specifiche attività effettuate in un contesto RSA (Fig. 6).
• Dynamic light performances or rather changeable during time and depending on the different activities carried out, in terms of intensity, correlated color temperature (CCT) and beam direction as a therapy to entrain the circadian system and the sleep/ wake cycle or to customize the lighting aura of the space, especially in bedrooms (Figure 5). For this aim the luminaire is equipped with a series of SMD LED with cool and warm color tones to realize dynamic lighting and, in the more complex version, with a RGB LED system to obtain colored light effects through indirect emission of light on the ceiling. Different "dynamic lighting recipes", which can be adapted and customized were hypothesized
Figura 6 Diagramma riassuntivo delle diverse ricette di illuminazione tra sistema automatico e sistema
Figura 5 Ricetta luminosa per la camera da letto: ciclo di luce dinamica automatico.
personalizzabile.
Figure 5 "Luminous recipe" for the bedroom: automated dynamic light cycle.
Figure 6 Summarizing graph of the different "lighting recipes" for the automatic or customized systems.
Figura 7 Concept di prodotto di illuminazione a LED per anziani: archetipo domestico del paralume declinato in un sistema a sospensione e semi-incasso.
RICERCA NEW LIGHT VISION
Figure 7 Concept of a LED lighting product for older adults: lampshade's domestic archetype declined in a suspended and half-recessed system.
108
LUCE 310
luminoso sono volte al recupero di domesticità e identità nello spazio di una RSA. Conclusioni La tecnologia di illuminazione a LED e i sistemi di controllo offrono la possibilità di implementare scenari e soluzioni di illuminazione finora inimmaginabili, personalizzabili secondo le specifiche esigenze visive, fisiologiche e psicologiche degli utenti migliorando le performance non solo dal punto di vista dell’efficienza energetica ma anche del comfort e del benessere. La ricerca e la progettazione della luce si apre all’esplorazione di nuovi scenari ed esperienze di luce che si adattino alle esigenze delle persone trasformando completamente l’idea di apparecchio luminoso tradizionale, dando la possibilità di modificare in maniera semplice e intuitiva nuovi sofisticati output luminosi.
NOTE aProgetto n. id 30170343 di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nei settori strategici di Regione Lombardia e del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di cui al decreto n. 7128 del 29 luglio 2011
L’articolo non riporta l’ampia bibliografia che è fruibile nella versione in digitale di LUCE. Bibliography available in the digital version.
for each room and for the specific activities carried out in a SNF (Figure 6). Lighting scenes can be modified in an automated way, using specific sensors that can vary the luminous aura and also be useful for energy savings. At the same time the system is studied in such a way that it can be manually set up by the users: the complexity of a smart control system is managed by understandable, handy and simple to use interfaces. In a housing context which is not familiar anymore as a rest home, the transfer from hospital is an extremely important phase focused on regaining the sense of independence and self-confidence. The possibility of modifying the luminous aura, making it warmer and more personal, the formal reference to the luminaries' domestic archetype (Figure 7 and 8) and the possibility of engaging in a ritual interaction with the luminous effect are focused on regaining the identity and an home-like feeling inside the space of a SNF. Conclusions LED lighting technology and control systems allow the use of lighting scenarios and solutions that were unthinkable until now, which can be customized according to the specific visual, physiological and psychological users' needs thus improving their performances not only from an energy saving point of view but also in terms of comfort and wellbeing. Lighting research and design open themselves to the exploration of new lighting scenarios and experiences that can be adapted to people's needs, thus completely transforming the traditional luminaire's concept, allowing the possibility of modifying in a simple and intuitive way new sophisticated luminous output. NOTES a Project n. id 30170343of industrial research and experimental development in strategical sectors of the Regione Lombardia and of the Ministry of Education, Universities, and Research, see decree n. 7128/29 July 2011
Figura 8 Sistema di prodotti di illuminazione: alcune dettagli del motore luminoso del concept
RICERCA NEW LIGHT VISION
Gli scenari di illuminazione sono modificabili in maniera automatica, mediante l’utilizzo di sensori appositi che possano variare l’atmosfera luminosa e siano utili al risparmio energetico. Al contempo il sistema è stato studiato in maniera da poter essere gestito manualmente da parte dell’utente finale: la complessità del sistema di controllo intelligente viene gestita da interfacce comprensibili, maneggevoli e semplici da utilizzare. In un contesto abitativo non più familiare come una residenza sanitaria per anziani, la deospedalizzazione è un tema molto importante volto al recupero del senso di indipendenza e autostima. La possibilità di modificare l’atmosfera luminosa, rendendola più calda e personale, il richiamo formale all’archetipo domestico degli apparecchi di illuminazione (Fig. 7 e 8) e la possibilità di instaurare un rapporto di interazione rituale con l’effetto
Figure 8 Lighting products system: some details of the concept's luminous engine
LUCE 310
109
ricerca
di Oscar Santilli
Il LED, sorgente di luce digitale LEDs, digital lighting sources
Figura 1. I LED sono sorgenti di luce monocromatica caratterizzati da una lunghezza d’onda (λ) dominante misurata in nm (1nm = 10-9m).
Figure 1. LEDs are monochromatic lighting sources characterized by a dominant wavelength (λ) measured in nm (1nm = 10-9m)
A
RICERCA IL LED, SORGENTE DI LUCE DIGITALE
nche nel mondo della tecnologia ci sono alcuni oggetti che esercitano una seduzione immediata, suscitando grande interesse. Fra questi i LED, di fatto delle valvole elettroniche (Light Emitting Diode) che, se adeguatamente alimentate, attivano un flusso elettronico che libera una radiazione luminosa. La radiazione visibile emessa è prossima alla monocromaticità e viene quindi denotata con la relativa lunghezza d’onda (λ). Ad es. (blu) λ=477 nm,, (verde) λ=537 nm, (rosso) λ=628 nm. (Fig. 1) La luce colorata ha entusiasmato i progettisti che immediatamente hanno colto l’opportunità, concependo nuove soluzioni per la creazione delle loro scene. L’adozione del colore, sia negli spazi interni che negli spazi esterni, ha contribuito ad arricchire le scene potenziando in modo assolutamente innovativo il cosiddetto immaginario collettivo. Ma l’arricchimento è stato anche di natura culturale nel senso più esteso. I LED hanno offerto in modo discreto quello che le altre sorgenti, a incandescenza o a scarica, hanno sempre offerto in modo analogico e continuo. In questo senso i LED possono essere definiti come sorgenti di luce digitale. Il successo dei LED è stato determinato da un contesto tecnologico, tecnico e culturale. Primi fra tutti: l’informatica. Le scene sono diventate dinamiche, con modulazioni istantanee dei colori e delle intensità, sfruttando i brevissimi tempi di risposta dei LED (dell’ordine di pochi millisecondi!) sia nelle accensioni che negli spegnimenti. Tale opportunità ha attivato un grande laboratorio sperimentale con esiti spesso molto suggestivi e positivi. La stessa opportunità è stata però talvolta abusata, con applicazioni ridondanti e superficiali che speriamo siano presto corrette.
110
La luce bianca dei LED È chiaro che, per poter adempiere a quelli che in ambito illuminotecnico LUCE 310
vengono definiti compiti visivi, abbiamo bisogno di una luce bianca. La luce bianca è una luce composita, ovvero una luce che addiziona numerose frequenze cromatiche provocando la sensazione del bianco. Di fatto la luce bianca composita è in grado di restituire, soprattutto per riflessione, il colore proprio degli oggetti e quindi della scena. Gli oggetti hanno un proprio colore che viene catalizzato dalla corrispondente frequenza spettrale contenuta nella luce bianca. Facendo un parallelo con il fenomeno acustico possiamo dire che il colore degli oggetti è equivalente alla frequenza di oscillazione di un diapason; così come il diapason inizia a vibrare appena viene investito dalla propria frequenza sonora (frequenza di risonanza) così un oggetto libera il proprio colore quando viene investito dalla specifica e corrispondente frequenza cromatica contenuta nella luce dell’illuminante. Se il diapason non fosse investito dalla propria frequenza resterebbe silente (suono buio!); se l’oggetto non fosse investito dalla propria frequenza resterebbe buio (colore silente!). Sarebbero due oggetti assenti, come privi di vita. L’Indice di Resa Cromatica (IRC o CRI o Ra) esprime la misura del potere degli illuminanti di rendere visibili i colori (Fig. 2). Una luce bianca ricca, come ad esempio quella solare o quella delle lampade a incandescenza, è in grado di restituire la totalità dei colori ed è in grado di dare vita a qualsiasi ambiente. Le lampade a scarica (fluorescenti, ioduri, sodio, mercurio, etc.) emettono invece una luce bianca che possiamo definire povera, poiché non è in grado di produrre tutte le frequenze cromatiche, tagliandole anche più del 75% nei casi peggiori (lampade al sodio a bassa pressione). Secondo i processi dell’opportunità e dell’evoluzione il nostro occhio si è biologicamente strutturato ed è pronto per vedere tutti i colori.
Even in the technology's world there are some immediately fascinating objects, thus raising a great interest. Among those LEDs, which are de facto electronic valves (Light Emitting Diode) that, if adequately supplied, activate an electronic flux which releases luminous radiation. The emitted visible radiation is almost monochromatic and therefore it is indicated with the corresponding wavelength (λ). For example (blue) λ=477 nm, (green) λ=537 nm, (red) λ=628 nm. (Fig. 1) Coloured light thrilled designers which immediately took the chance, developing new solutions for their scenes' design. The adoption of colour, both in indoor and outdoor environments, contributed to enrich the scenes thus empowering in an absolutely innovative way the so-called collective imagination. However the enrichment was also cultural in its extended meaning. LEDs offered in a discrete way what the other sources, incandescent or discharge ones, have always offered in an analogical and continuous way. In this sense LEDs can be defined as digital lighting sources. LEDs' success was determined by a technological, technical and cultural context. First of all the computer science. Scenes became dynamic, with instantaneous colour and intensity modulation, taking advantage of the really small LEDs' response time (just few milliseconds!) both for switch on and switch off. This opportunity activated a big experimental laboratory with outcomes frequently very suggestive and positive. However the same opportunity has been sometimes misused, with superficial and excessive applications that we hope that will be soon corrected. LEDs' white light It is clear that, to fulfill what are defined as visual tasks in lighting, a white light is needed. The white light is a composite light, e.g. a light that combines several chromatic frequencies thus determining the sensation of white. De facto white composite light is able to reproduce, mainly through reflection, the exact colour of objects and therefore of the scene. Objects have their own colour which is catalysed by the corresponding spectral frequency included in the white light. Drawing a parallel with the acoustic phenomenon we can say that the colour of objects is equivalent to the oscillation's frequency of a diapason; like the diapason starts to vibrate when it is hit by its own frequency (resonating frequency) so an object frees its colour when it is hit by the specific and corresponding chromatic frequency included in the illuminant's light. If the diapason wasn't hit by its own frequency it would remain silent (dark sound!); if the object wasn't hit by its own frequency it would remain dark (silent colour!). They will be two absent objects, like they were lifeless. The Colour Rendering Index (CRI) expresses the measure of the illuminants' power of making colours visible (Fig. 2). A rich white light, such as for example that of the sun or of incandescent lamps, is capable of reproducing colours' shades and is able to give life to every environment. Discharge lamps (fluorescents, potassium iodide, sodium, mercury, etc.) instead emit a white light that we can define as poor, since it is unable to produce all the chromatic frequencies, cutting them even more than 75% in the worst cases (low pressure sodium lamps). According to the processes of opportunity and evolution our eyes is biologically structured and ready to see all the colours. It is like a cognitive expectation that needs to be satisfied. A very demanding expectation. Just remember that we are talking about a sensitivity and a discerning power related to wavelengths in the order of a billionth of meters. The Sun is the star, that set our perceptive device of visible light, e.g. the eye. The eye has been "intoxicated" by sunlight and it needs its daily dose. It requires a 100% high quality light and it will accept
Figura 2. La tabella mostra i 14 colori campione adottati dalla CIE (Commission Internationale de l'Eclairage) per valutare l’indice di resa cromatica (IRC o Ra o CRI) degli illuminanti. Accanto le connotazioni con i codici Munsell e le coordinate tricromatiche della CIE e il naming dell’ISCC (Inter Society Color Council).
Si tratta di una sorta di attesa cognitiva che desidera essere soddisfatta. Un’attesa molto esigente. Basti considerare che stiamo parlando di una sensibilità e un potere di discernimento relativi a lunghezze d’onda dell’ordine del miliardesimo di metro. Il Sole è la stella, che ha configurato il nostro dispositivo di percezione della luce visibile, ovvero l’occhio. L’occhio ormai da sempre “intossicato” dalla luce solare ha bisogno della sua dose quotidiana. La vuole di ottima qualità al 100% e accetterà piccole riduzioni solo per brevi periodi di tempo. La luce, ovvero l’onda elettromagnetica, appartiene al mondo degli stimoli, mentre l’occhio e il cervello, come dispositivi della percezione, appartengono al mondo delle sensazioni. La luce non è colorata, come tutte le onde elettromagnetiche, ma l’occhio e il cervello hanno deciso che una certa banda delle onde sia visibile e hanno assegnato alle diverse lunghezze d’onda un connotato cromatico, ovvero il colore. L’organismo umano nel suo complesso è molto sofisticato e gli equilibri devono essere contenuti entro limiti molto ristretti. Per analogia: quando la temperatura del nostro corpo varia di un solo grado
Figura 3. La curva in figura misura la visibilità dei colori a parità di emissione della radiazione. Il valore V è relativo al valore Vmax corrispondente ai 555nm in visione fotopica. (La visione fotopica richiede valori di luminanza media ambientale uguali o superiori alle 3cd/m2)
Figure 3. The curve reported in the figure measures colours' visibility with an equal emission of radiation. The value V is related to the Vmax value corresponding to 555 nm in photopic vision. (Photopic vision requires average environmental luminance values equal or superior to 3cd/m2)
abbiamo la febbre; la percentuale della variazione è del 3% se misurata in gradi Celsius ma sarebbe del 3‰ (0,3%) se, più correttamente, venisse misurata in gradi Kelvin. Veramente una piccolissima percentuale! Il malessere interessa però il 100% del nostro corpo; siamo un organismo e ogni parte sensibile è solidale con le altre. A parità di emissione radiante l’occhio di un osservatore normodotato mostra però sensibilità diverse, relativamente alle frequenze spettrali visibili (da 380nm a 760nm); per alcune frequenze è più sensibile e per altre meno sensibile. Le diverse sensibilità sono rappresentate nella curva di visibilità. (Fig. 3) L’unità di misura dei flussi luminosi è il lumen (lm). Il lumen è un’unità quantitativa; misura la sensazione luminosa prodotta da uno stimolo. Abbiamo visto, con la curva delle visibilità, che a stimoli di eguale potenza corrispondono sensazioni diverse, in relazione alle lunghezze d’onda. I lumen quindi non sono altro che la visibilità dei Watt. La luce è potenza visibile. Se volessimo ottenere la massima quantità di lumen con la minima potenza basterebbe produrre una sorgente monocromatica che emetta una radiazione luminosa della
lunghezza d’onda di 555nm. Ad esempio con un LED o un laser sarebbe possibile. In questo caso potremmo disporre di un flusso di circa 683 lumen per ogni Watt. L’efficienza sarebbe di 683lm/W (Watt luce!). Basti pensare che il sole, ovvero il nostro radiatore perfetto, ha un’efficienza luminosa di 96 lm/W (considerando anche l’abbattimento dello spessore atmosferico), quindi inferiore alla nostra sorgente monocromatica. Ma nel caso della monocromia potremmo vedere un mondo di un unico colore e solo gli oggetti (solidi, liquidi, gassosi) in grado di trasmettere, riflettere o diffrangere quell’unica lunghezza d’onda (giallo verde). Se volessimo arricchire le frequenze illuminanti dovremmo fare i conti con la curva di visibilità. Aggiungiamo ad esempio al W(555) altre due radiazioni spettrali da 1 W cadauna, 1 W(500) e 1 W(600). Disponiamo quindi di una sorgente illuminante composita di 3 W. Calcoliamo il flusso totale emesso. Dalla tabella sottostante (Tab. 1) possiamo vedere che alla lunghezza λ(500) corrisponde un coefficiente V pari a 0,323 e alla lunghezza d’onda λ(600) un coefficiente V pari a 0,631; già sappiamo che per la lunghezza d’onda λ (555) il coefficiente è 1.
small reductions only for brief periods of time. Light, e.g. the electromagnetic wave, belongs to the world of stimuli, whereas the eye and the brain, as perception devices, belong to the world of perceptions. Light is not coloured, as all the electromagnetic waves, but the eye and the brain decided that a given band of waves is visible and they assigned to the different wavelengths a chromatic connotation, e.g. colour. The human body is very sophisticated and balances have to be contained into really confined limits. By analogy: when our body's temperature varies even of a degree it means that we have a fever; the percentage of variation is 3% if measured in Celsius degrees but it would be equal to 3‰ (0,3%) if, more properly, it would be measured in Kelvin degrees. It is indeed a very small percentage! However the discomfort affects 100% of our body; we are an organism and every sensitive part is joint with the others. With the same emission an average observer's eye shows a not uniform sensitivity, which varies according to the visible spectral frequencies (from 380nm to 760nm); it is more sensitive for some frequencies and less for others. The different sensitivities are reported in the luminous efficiency function. (Fig. 3) The unit of measure of luminous flux is lumen (lm). Lumen is a quantitative unit; it measures the luminous sensation produced by a stimulus. It has been shown before, with the luminous efficiency function, that different sensations corresponds to equal power stimuli, depending on the wavelength. Therefore lumens are nothing else that Watt's visibility. Light is visible power. If we wanted to achieve the maximum lumen's quantity with the minimum power it would be sufficient to develop a monochromatic lighting source which emit a luminous radiation at 555 nm. For example this could be possible with a LED or a laser. In this case we could dispose of a flux of about 683 lumen for each Watt. The efficiency would be 683lm/W (Watt light!). Just think that the Sun, e.g. our perfect radiator, has a luminous efficiency of 96 lm/W (also taking into account the deduction caused by the atmospheric thickness), thus smaller than our monochromatic source. But in the case of monochromy we could only see a single-colour world and only the objects (solid, liquids and gaseous) able to transmit, reflect or diffract that single wavelength (yellowish green). If we wanted to enrich the lighting frequencies we should deal with the luminous efficiency function. For example adding to the W(555) other two spectral radiations of 1 W each, 1 W(500) and 1 W(600). Therefore we can dispose of a 3W composite lighting source. Let's calculate the total emitted luminous flux. From the following table (Tab. 1) we can see that a V coefficient equal to 0,323 corresponds to the wavelength λ(500) and a V coefficient equal to 0,631 to the wavelength λ(600); we already know that for λ(555) the coefficient is equal to 1. Remembering that the coefficient V555 = 1,00 corresponds to a flux of 683 lm, the total emitted flux Фc will result from the sum of the three fluxes related to the three wavelengths: Фc = Ф555 + Ф500 + Ф600 = = (1,00 + 0,323 + 0,631) x 683 = 1334,58 lm
LUCE 310
RICERCA IL LED, SORGENTE DI LUCE DIGITALE
Figure 2. The table shows the 14 sample colours adopted by the CIE (Commission Internationale de l'Eclairage) to evaluate the colour rendering index (CRI) of illuminants. Beside there are the notations with the Munsell codex and the CIE trichromatic coordinates and the ISCC naming (Inter Society Color Council)
111
λ (nm)
Tab. 1 - Coefficiente di visibilità in visione fotopica
Tab. 1 - Luminous coefficient values in photopic vision
Ricordando che al coefficiente V555= 1,00 corrisponde un flusso di 683 lm, il flusso complessivo Фc emesso sarà dato dalla somma dei tre flussi relativi alle tre lunghezze d’onda: Фc = Ф555 + Ф500 + Ф600 = =(1,00+0,323+0,631) x 683 = 1334,58 lm La potenza assorbita dalla sorgente è di 3 W per cui l’efficienza luminosa misurata in lm/W sarà: Фc/W = 1334,58/3 = 444,86 lm/W Come si vede abbiamo creato una luce “composita” con tre emissioni; abbiamo arricchito lo spettro di emissione ma l’efficienza luminosa è passata da 683 lm/W a 444,86 lm/W. Si comprende che arricchendo ulteriormente le linee spettrali l’efficienza luminosa peggiorerà, perché aumenteremo i Watt ma ogni indice di visibilità sommato sarà inferiore a 1 (Tab. 2); migliorerà però il rendimento cromatico e si passerà da una scena depressa ad una scena vitalizzata che soddisferà l’occhio e non
380 390 400 410 420 430 440 450 460 470 480 490 500 510 520 530 540 550 555 560 570
V(λ) 0,0004 0,00012 0,0004 0,0012 0,004 0,0116 0,023 0,038 0,060 0,091 0,139 0,208 0,323 0,503 0,710 0,862 0,954 0,995 1,000 0,995 0,952
solo l’occhio. I Watt che stiamo considerando sono quelli relativi alla luce visibile; nella realtà solo una parte dei Watt assorbiti da una sorgente sono trasformati in luce, gli altri sono trasformati in calore o altre radiazioni. I dati relativi all’efficienza luminosa delle sorgenti, dove i Watt sono quelli complessivi sono quindi molto bassi. Come abbiamo detto i LED sono sorgenti di luce monocromatica, mentre la luce bianca è costituita da una molteplicità di colori. La prima soluzione per ottenere un LED a luce bianca è stata quella di comporre la luce di tre LED: uno rosso, uno verde e uno blu seguendo la logica RGB (red, green, blu) dei display anche televisivi. Ma tre sole sorgenti RGB non sono in grado di riprodurre tutti i colori. Dal diagramma CIE 1931 indicato in Fig.4 si può vedere che scelti tre colori RGB (i vertici del triangolo) i colori che possono essere ottenuti dalle miscele dei tre colori sono solo quelli contenuti all’interno della figura triangolare, quindi molti colori ma non tutti.
λ (nm)
V(λ)
580 590 600 610 620 630 640 650 660 670 680 690 700 710 720 730 740 750 760 770
0,870 0,757 0,631 0,503 0,381 0,265 0,175 0,107 0,061 0,032 0,017 0,0082 0,0041 0,0021 0,00105 0,00053 0,00025 0,00013 0,00007 0,00003
L’industria ha rapidamente concepito un LED bianco; è stato utilizzato un LED blu con un rivestimento di fosfori gialli (Fig. 5). Il blu è in grado di eccitare i fosfori che emettono per fotoluminescenza luce gialla; per sintesi additiva la luce blu sommata alla luce gialla (giallo = verde + rosso - nella sintesi additiva) è in grado di produrre luce “bianca”. Questo LED è “dopato”. Si tratta di un LED bianco che, però, è quasi del tutto privo di alcune frequenze, in modo particolare quelle nelle bande dei rossi (valore Ri 9 Strong Red, v. tabella della Fig . 2). L’alternativa all’RGB è quella sperimentata da altri produttori con i LED multichip (Fig. 6). I LED multichip sono costituiti da una molteplicità di micro LED con dominanti cromatiche diverse che, dopo essere state miscelate eccitano ancora uno strato di fosfori compositi, producendo un bianco più ricco. Le aziende forniscono le tabelle con i valori Ri dei colori campioni CIE e sostengono di aver raggiunto finalmente un Ra prossimo ai valori 95-96 con restituzioni cromatiche vicine a quelle della luce naturale (Fig. 7).
RICERCA IL LED, SORGENTE DI LUCE DIGITALE
112
Environments and light Standards referred to lighting for the fulfillment of visual tasks in workplaces prescribe several parameters, but the most important ones are: illuminance level (Em), the acceptability of luminaires and background surfaces in the scene luminance ratios (UGRL) and the colour rendering index (CRI) (Tab.3). The illuminance value Em is frequently respected, the value referred to UGRL is instead frequently ignored, but when it is not ignored it is also respected. In the case of offices, as it is reported in the table, the CRI value is 80, which means that lighting sources have to "guarantee" the chromatic rendering of 80% of visible colours. Fluorescent lamps, even the ordinary ones, have a CRI equal to 82, which is slightly greater than the minimum val-
17
100
Fluorescente compatta / Compact fluorescent
70-87
82
Lampada ai vapori di alogenuri metallici
81-90
70-65
Lampada a vapori di sodio (alta pressione)
90-104
21
LED bianco White LED
45-189
96-65
Incandescent filament
LUCE 310
It can be noted that we developed a "composite" light with three emissions; we enriched the spectral emission but the luminous efficiency has changed from 683 lm/W to 444,86 lm/W. It is easy to understand that by further enriching spectral lines the luminous efficiency will get worse, because Watt will increase but every luminous coefficient added will be lower than 1 (Tab. 2); on the other hand colour rendering will improve and there will be a transition from a dull scene to a stimulating one that will satisfy not only the eye. We are considering the Watt related to visible light; in reality only a part of the Watt absorbed by a source are transformed into light, the others are transformed into heath or other radiations. Data related to the luminous efficiency of lighting sources, where the listed Watt are the total ones are therefore very low. As it was previously stated LEDs are monochromatic light sources, whereas white light is composed by a multiplicity of colours. The first solution to obtain a white light LED was to combine the light of three LEDs: a red one, a green one and a blue one following the RGB logic (red, green, blue) of displays also used for television. But only three RGB light sources are not capable of reproducing all the colours. From the CIE 1931 chart reported in Fig.4 it can be noted that chosen three RGB colours (triangle vertices) further colours that can be obtained from a mix of the three colours are those contained inside the triangle-shaped figure, which are indeed many but not all the existing colours. Industry quickly developed a white LED; a blue LED with a yellow phosphor coating was used (Fig. 5). Blue is able to excite the phosphor which emits yellow light through photolumiscence; through additive colour blue light summed to yellow light (yellow = green + red - in additive colour) is capable to produce "white" light. This LED is “hopped up”. It is a white LED which, howewer, is mostly lacking some frequencies, especially the red ones (value Ri 9 Strong Red, see table in Fig . 2). The alternative to RGB is the one experimented by other manufacturers with multichip LEDs (Fig. 6). Multichip LEDs are made of a great number of micro LEDs with different chromatic characteristics which, after being mixed excite a layer of composite phosphors, thus producing an enriched white. Companies supply tables with Ri values of CIE sample colours and they maintain that they finally achieved a CRI close to values such as 95-96 with chromatic performances similar to those of daylight (Fig. 7).
Indice di Resa Cromatica Ra
Tungsteno, incandescente
Tab. 2 - Table with the main lighting sources and their relative luminous efficiency and colour rendering index values – CRI
Фc/W = 1334,58/3 = 444,86 lm/W
Efficienza Luminosa lm/W
Sorgente Luminosa / Light source
Tab. 2 - Principali sorgenti con le relative efficienze luminose e valori della restituzione cromatica Ra
The power absorbed by the lighting source is 3 W therefore the luminous efficiency measured in lm/W will be:
Metal Halide
High Pressure Sodium
Efficacy lm/W
CRI (Color Rendering Index)
Proiettorino con 3 LED RGB
Spotlight with RGB LED
Figura 4. Il Gamut ovvero la quantità di colori riproducibili con tre sorgenti RGB (vertici del triangolo) è quello dei colori contenuti nell’area dello stesso triangolo.
Figure 4. The Gamut e.g. the quantity of colours reproducible with three RGB sources (triangle vertices) consists of the colours included in the area of the same triangle.
Matrice di LED RGB
RGB LED Matrix
Figura 6 - LED bianco multichip. Microled con emissioni cromatiche diverse e miscelate, additivati con fosfori
Figura 5. LED bianco nasce da un LED ad emissione monocromatica blu additivato con fosfori fotoluminescenti gialli
Figure 6. White multi chip. Micro LEDs with different chromatic emissions mixed, with the addition of phosphors
Gli ambienti e la luce Le normative relative all’illuminazione per l’adempimento dei compiti visivi nei luoghi di lavoro prescrivono numerosi parametri, ma quelli più importanti sono: il livello d’illuminamento (Em), l’accettabilità dei rapporti delle luminanze degli apparecchi e delle superfici del background presenti nella scena (UGRL) e l’indice della restituzione cromatica (Ra) (Tab.3). Il valore dell’illuminamento Em si rispetta frequentemente, il valore relativo all’UGRL è spesso ignorato, ma quando non lo è anch’esso viene rispettato. Nel caso degli uffici, come si vede dalla tabella, il valore di Ra è 80, ovvero le sorgenti devono “garantire” la restituzione
Figura 7 - Comparazione degli spettri di emissione e della resa cromatica del sole, di un LED multichip di ultima generazione) e di un LED convenzionale (Fonte CCS Inc.)
Figure 7. Comparison of spectral power distributions and chromatic rendering indices of the Sun, a latest generation multichip LED and a conventional LED (Source CCS Inc.)
cromatica dell’80% dei colori visibili. Le lampade fluorescenti, anche quelle ordinarie, hanno un Ra pari a 82, ovvero leggermente superiore al valore minimo, quindi sono legali. Anche i nostri LED bianchi di ultima generazione superano il valore 80 quindi anch’essi possono essere utilizzati negli ambienti interni. Nel 2012 sono state istituite due commissioni presso la CIE per la ridefinizione delle modalità del calcolo dell’Ra perché quello attuale è troppo indulgente (possono essere considerati solo 8 dei 14 colori e se invece fossero considerati tutti il valore Ra sarebbe ancora più basso). Ma anche con i valori attuali di fatto stiamo chiedendo all’occhio di rinun-
ciare al 20% quando abbiamo visto che una variazione della temperatura dello 0,3% provoca grande malessere. Senza utilizzare le analogie, possiamo direttamente fare riferimento al malessere avvertito e denunciato da coloro che lavorano o vivono per diverse ore al giorno in ambienti illuminati artificialmente, generalmente con lampade ad alta efficienza energetica, ma con scarsa capacità di restituzione del colore. Come detto l’occhio ha un’aspettativa biologica che è quella di vedere tutti i colori. L’occhio nutre sempre e comunque tutti gli elementi fotosensibili, se poi rileva un’inutilità anche parziale di questa operazione si deprime e fa soffrire l’organismo; è inevitabile. Di fatto
ue, therefore they are legal. Also our latest generation white LEDs exceed this CRI value so they can be used in indoor environments. In 2012 two commissions were established by the to redefine the CRI calculation method since the actual one is too indulgent (only 8 of the 14 colours can be considered and if all of them should be taken into account the CRI value would be even lower). But even with the present values we are de facto asking our eyes to give up a 20% when we have seen that a temperature variation of 0,3% induces a great discomfort. Without resorting to analogies, we can directly refer to the discomfort perceived and reported by those who work or live for several hours of the day in artificially lit environments, generally with high efficiency lamps, but with a low colour rendering ability. As previously stated the eye has a biological expectation which is to see all the colours. The eye always feeds all the photosensitive elements, if it detects an even small uselessness of this operation it gets sad and causes discomfort to the organism; this is unavoidable. Indeed seeing means compensating the iodopsin wasted by absorbed light, therefore seeing requires an energy consumption: we are active subjects. Objects instead absorb light and do not give back anything because they are passive. Indeed to avoid damages we had to develop standards to limit light absorption by objects, first of all artworks. Probably artworks do not wait to be lit, but our eyes and especially our spirit want to enjoy light, light for art and colour art. Side Reflections Greeks preferred proportions to measures, ratios to dimensions. They made qualitative choices. We keep on measuring quality with quantitative units. The low energy architecture, is not necessarily a green architecture e.g. an architecture for humans and their nature. The standard EN 15193 referred to “Energy requirements for lighting” which indicated the procedures to calculate an energetic indicator for lighting systems (LENI – Lighting Energetic Numeric Indicator), finally establish a relationship between energy consumptions and lighting quality in indoor environments. Systems are evaluated not only for their energy consumption, but also for their characteristic related to the fulfillment of the specific visual tasks. The rule is: when quality has to be guaranteed
LUCE 310
RICERCA IL LED, SORGENTE DI LUCE DIGITALE
Figure 5. The white LED was born from a blue monochromatic LED with the addition of yellow photoluminescent phosphors
113
N° Rif.
Tipo di interno, compito o attività
Em (lx)
UGRL
Uo
Ra
Tabella 5.26 - Uffici
Tab. 3 - Norma UNI 12464-1 Luce e illuminazione sui posti di lavoro (es. Uffici)
Tab. 3 - UNI 12464-1 Standard Lighting of work places (ex. Offices)
5.26.1
Archiviazione, copiatura, ecc.
300
19
0,40
80
5.26.2 5.26.3 5.26.4 5.26.5 5.26.6 5.26.7
Scrittura, dattilografia, lettera, elaborazione dati Disegno tecnico Postazioni CAD Sale conferenze e riunioni Ricezione (reception) Archivi
500 750 500 500 300 200
19 16 19 19 22 25
0,60 0,70 0,60 0,60 0,60 0,40
80 80 80 80 80 80
vedere significa risarcire la iodopsina consumata dalla luce assorbita, quindi vedere richiede consumo energetico: siamo soggetti attivi. Gli oggetti invece assorbono la luce e non risarciscono nulla poiché sono passivi. Tant’è vero che per evitare danni abbiamo dovuto predisporre delle normative per contenere gli assorbimenti della luce da parte degli oggetti, primi fra tutti le opere d’arte. Probabilmente le opere d’arte non attendono di essere illuminate, ma i nostri occhi e soprattutto il nostro spirito vogliono godere della luce, della luce per l’arte e dell’arte dei colori.
Riflessioni laterali
RICERCA IL LED, SORGENTE DI LUCE DIGITALE
I greci preferivano le proporzioni alle misure, i rapporti alle dimensioni. Operavano scelte qualitative. Noi continuiamo a misurare la qualità con unità quantitative. L’architettura a basso contenuto energetico, non è necessariamente una bioarchitettura ovvero un’architettura per l’uomo e la sua natura. La Norma EN 15193 relativa ai “Requisiti energetici per l’illuminazione” che indica le procedure per individuare un indicatore energetico per gli impianti d’illuminazione (LENI – Lighting Energetic Numeric Indicator), stabilisce finalmente una correlazione tra consu-
114
Figura 8 - Dal settembre 2009 è iniziato un processo che finirà nel 2016 di messa al bando progressivo delle lampade a incandescenza, ritenute poco efficienti energeticamente; fra queste le lampade a bulbo bianco ritenute le meno efficienti. Le lampade a incandescenza anche con alogeni, però, sono quelle che garantiscono per ora il miglior indice di restituzione cromatica (Ra) soddisfacendo il nostro occhio. Ingo Maurer, noto lighting designer, ha concepito un prodotto che intende trasformare una lampada a bulbo trasparente in bulbo bianco; il bulbo bianco abbassa la luminanza riducendo l’abbagliamento e migliora la fotometria per una più gradevole illuminazione ambientale.
LUCE 310
mi energetici e qualità dell’illuminazione degli spazi interni. Gli impianti non sono valutati solo per i consumi energetici, ma anche per le dotazioni migliori relative all’adempimento degli specifici compiti visivi. La ratio è: quando si deve garantire la qualità si deve essere indulgenti sulle quantità. Senza paure. (Fig.8) Un impianto d’illuminazione superficiale e inadeguato può avere effetti nocivi sull’umore e sulla salute; i costi sanitari conseguenti sono drenati verso i capitoli della spesa sociale e, come spesso accade, non sono valutati. Viene promosso l’uso indiscriminato delle luci cosiddette a basso consumo energetico, con scarse valutazioni sul loro impatto ambientale. Un impatto che deve essere valutato a 360° o meglio, visto che stiamo parlando della luce che è in grado di propagarsi nello spazio in tutte le direzioni, secondo l’angolo sferico di 4π steradianti. Oscar Wilde diceva “Se la Natura non fosse stata così scomoda non avremmo avuto bisogno d’inventare l’architettura”. L’architettura è la mediazione dell’uomo con la natura, l’affermazione di un reciproco rispetto. L’architettura deve essere l’involucro virtuoso dei comportamenti di soggetti consapevoli e anch’essi virtuosi.
Figura 8 - In September 2009 a process of progressive banishment of incandescent lamps was started which will end in 2016, these lighting sources are considered as not energetically efficient; among these lamps with a white bulb are the less efficient ones. Incandescent lamps even with halogens are however those which for now guarantee the greatest colour rendering index (CRI) thus satisfying our eye. Ingo Maurer, renowned lighting designer, designed a product which aims to transform a transparent bulb lamp in one with a white bulb; the white bulb lowers luminance levels thus reducing glare and improves the photometry for a more pleasant environmental lighting.
Quando le persone sentono parlare di risparmio energetico si commuovono, attivano i sensori e si rendono disponibili all’ascolto. Bene, dobbiamo ricordare, proprio per rassicurarle, che il sole in un’ora ci dà l’energia di cui abbiamo bisogno per un intero anno, anche di più; lo fa da cinque miliardi di anni e lo farà per altri cinque miliardi. Dobbiamo anche ricordare che la vita sulla terra è garantita però dal processo della fotosintesi, esercitata dai vegetali che trasformano l’energia solare (visibile e non visibile) in altri processi vitali biologici, fra i quali quello dell’uomo… e che la foresta Amazzonica, e non solo, la stiamo perdendo a causa del comportamento “superficiale” di una parte importante dell’umanità. Senza i dispositivi in grado di attivare la fotosintesi, la Terra è destinata solo ad “abbronzarsi”, stile deserto del Sahara. Bisogna promuovere le consapevolezze e guidare l’attenzione verso gli aspetti qualitativi e culturali. La nuova e migliorata consapevolezza rimodulerà i comportamenti individuali e quindi collettivi; ridurremo la nostra presunzione e la nostra impronta ecologica. Insieme, poi, risolveremo anche i problemi che per altre persone da qualche altra parte del pianeta sono soprattutto materiali.
there is a need of indulgence on quantities. Without fears. (Fig.8) A shallow and inadequate lighting system may have detrimental effects on mood and health; the resulting health costs flow into social expenses and, as it happens frequently, they are not evaluated. The indiscriminate use of the so-called low energy consumption lamps is encouraged, with few evaluations on their environmental impact. An impact that has to evaluated with a 360° view or better, since we are talking about light which is capable of propagating itself in the space in all the directions, with a spherical angle of 4π steradians. Oscar Wilde said “If Nature wasn't so uncomfortable we wouldn't need to invent architecture". Architecture is the mediation between man and nature, the statement of a mutual respect. Architecture has to be the virtuous envelope of informed subjects' behaviour. When people hear about energy savings they are moved, activate the sensors and are willing to listen. Well, we have to remember, to reassure them, that the Sun in an hour gives us the energy that we need in an entire year, and even more; it has done this in the past five billions years and it will do the same in the next five billions. We have also to remember that life on Earth is guaranteed by the photosynthesis process, performed by plants which transform the Sun's energy (visible and not visible) in other biological processes, among which that of the man... and that we are losing not only the Amazon rainforest, because of the "shallow" behaviour of an important part of the humanity. Without the devices to activate photosynthesis, the Earth is destined to "tan", like the Sahara desert. We to promote awareness and to guide the attention toward qualitative and cultural aspects. The new and improved awareness will change individual behaviour and therefore also the collective behaviour; we will lower our arrogance and our environmental impact. Then together we can solve even the problems that for other people on the planet are mainly material.
1
PANORAMA / 310 Oggetti di design ideati per migliorare i nostri spazi urbani e abitativi. Espressione dell’impegno delle aziende e dei designer nell’innovazione, nella creatività e nella cultura del progetto.
2
3
4
5
6
7
PANORAMA
8
116
LUCE 310
Design objects created to improve our urban and living spaces. Expression of the companies and designers commitment in innovation, creativity and culture project.
9
Mushroom
1
Design Stefano Dall’Osso Proiettore orientabile in tre dimensioni (medium, small e mini) interamente in alluminio. Disponibile in due conformazioni: a binario e a parete/ soffitto. Il prodotto viene installato a binario grazie a un supporto calamitato in PVC. Il proiettore è elettrificato a bassa tensione e tra le sue caratteristiche: la dimmerabilità, la possibilità di scomparire a soffitto, di essere a sospensione o a filo controsoffitto. Sorgente da 1 LED da 10W con 24 Vdc o 10,5W con DALI bianco caldo 2700K e 3000K e bianco neutro 4000K CRI93 e CRI80. Adjustable projector in three sizes (medium, small and mini) entirely in aluminum. Available in two configurations: on track and wall/ceiling. The product track set up with a magnetic PVC support. The projector is low-voltage electrified and its features: the dimmability, the ability to disappear in the ceiling, pendant or being flush on false ceiling. Source: 1 LED 10W with 24 Vdc or 10 .5W warm white 2700 k with DALI and 3000 k and neutral white 4000 k CRI93 and CRI80.
www.b-light.it
CARIBONI GROUP
M48 AREA
2
Sistema a LED modulare, flessibile e altamente performante, adatto per installazioni a soffitto è ideale per l’illuminazione di spazi commerciali, aree industriali e parcheggi coperti. Corpo in alluminio, vetro di protezione e lenti in PMMA ad alta trasparenza. Tre ottiche: QU-D quadrata diffondente, RE-AD rettangolare asimmetrica diffondente e RE-C rettangolare concentrante. Con sorgenti a moduli LED da 48W a 300W CRI>70. Sistema di regolazione standard con dimmerazione DALI e di emergenza. Modular LED system, flexible and with high performance, suitable for ceiling installations, ideal for lighting commercial spaces, industrial areas and covered parking. Aluminum body, protective glass and PMMA lenses with high transparency. Three Optics: QU-D squared diffusing, RE-AD rectangular asymmetric large beam and RE-C narrow rectangular. LED modules from 48W to 300W CRI>70. Standard regulation dimming with DALI system and emergency.
www.caribonigroup.com/cariboni/ home.asp
CINI&NILS
Formala
3
Design: Luta Bettonica, 2013 È una lampada LED flessibile, in acciaio armonico, con alimentatore “on board”, è composta da un nastro di luce con il quale si possono ottenere infinite forme, per un’illuminazione indiretta e diffusa. Esiste una versione con alimentatore remoto ed è composta da uno, due, tre o quattro elementi singoli uniti fra loro. In entrambe le versioni la flessuosità
della strip LED permette di lavorare su intere pareti e soffitti, disegnando un’illuminazione a piacere. Da 1 a 4 LED dimmerabili 24W 3000K con CRI>80. It’s a versatile LED luminaire, made of harmonic steel, with an “on-board” power supply,it comprises a strip of light that can be used to make an endless array of shapes, for indirect and diffused lighting. There is a remote power supply version and comprises one, two, three or four individual elements combined together. In both versions, the flexibility of the LED strip enables it to be installed across entire walls and ceilings, designing your lighting exactly where and how you want it. From 1 to 4 LED dimmer 24W 3000K with a CRI>80.
www.cinienils.com
FONTANA ARTE
Igloo
4
Design: Studio Klass È un sistema d’illuminazione modulare autoportante che, grazie a un insieme di connessioni elettromeccaniche con curve e distanziali, consente il collegamento consecutivo di più apparecchi (fino a 200 moduli) senza la necessità di alimentazione supplementare. La doppia scocca in tecnopolimero plastico autoestinguente consente una facile installazione dei moduli sia in verticale sia in orizzontale e permette di disporre i moduli up light o down light in fase di installazione. Misure cm 22 x 17,5 x 14,8 e sorgente LED 1200 Lm/CRI85. It’s a modular, self supporting lighting system that, thanks to a series of electromechanical connections with curves and spacers, allows for consecutive linking (up to 200 units) without the need for any additional power cable. The double shell in self-extinguishing plastic techno polymer allows for easy installation of the units, whether vertically or horizontally and allows to choose up lighting or down lighting during installation. Dimensions cm 22 x 17,5 x 14,8, light source LED 1200 Lm/ CRI85.
www.fontanaarte.com
KALMAR
Fliegenbein Tl
5
Riedizione di una lampada storica dell’azienda, derivata dalla versione da terra del 1957. La versione da tavolo riprende il sostegno composto da due tubi in metallo uniti in sommità per sostenere il portalampada e il paralume in seta plissettata. Con la sua forma classica è adatta per ogni ambiente, dal moderno al classico, disponibile in tre colorazioni: metallo brunito, grigio scuro e chiaro, sempre con paralume in seta avorio e sorgenti 2x40W E14. The re-edition of the 1957 company’s historical floor lamp. The floor version features two bent metal tubes merging into a single shaft to support the lamp holder and pleated silken shade. With its classical shape it’s a versatile addition to both modern and transitional interior environments, available in three colors: Metal Brown, dark grey, light grey, shade silken ivory white, light source 2 x E14 40W.
KUNDALINI
KONICA MINOLTA
CL-500A
6
È il primo spettrofotometro compatto e leggero per la misurazione dell’illuminamento che può essere utilizzato per la valutazione delle sorgenti luminose, comprese quelle di nuova generazione, tipo a LED e l’illuminazione EL. L’innovativo sensore permette di eseguire misure del CRI (Color Rendering Index), illuminamento, cromaticità, e temperatura di colore di qualsiasi sorgente luminosa. Il display incorporato lo rende flessibile sia per l’uso in laboratorio che in campo. Con il software CL-S10w integrato consente misurazioni rapide e precise. Is the first compact, lightweight spectrophotometer for measuring illumination can be used for the assessment of light sources, including new generation LED and the EL backlight. Its innovative sensor allows to perform measurements of the CRI (Color Rendering Index), lighting, chromaticity and color temperature of any light source. The built-in display makes it flexible for use in the laboratory and in the field. With the CL-S10w integrated software allows quick and precise measurements.
www.konicaminolta.it
DAWN 40/105
8
Design: Marco Merendi Lampada da parete in alluminio tornito in lastra, materiale simbolo di leggerezza e riciclabilità, si coniuga con le sorgenti LED a basso consumo e prestazioni elevate. È disponibile in due dimensioni: una da Ø105 cm e una da Ø40 cm. L’elemento interno, eccentrico, è presentato in tre finiture: in rame lucidato a specchio, alluminio cromato nero, alluminio cromato a contrasto con la parte esterna bianca. Illuminato da sorgenti a LED innovative, per la versione Ø105cm con 12 x 10W RGBA e per quella da Ø40cm 1 x 17W bianco 3000K. Wall lamp with turned aluminum sheet, a material that means lightness and recyclability, combined with energy-efficient and high performance LED sources. Available in two sizes: big Ø105 cm and small Ø 40 cm. The inner element, eccentric, is supplied in three finishes: mirror polished brass, chrome-plated black aluminum, chromed aluminum in contrast with the white outside. Illuminated by innovative sources LED, version Ø105cm with 12 x 10W RGBA and version Ø40cm 1 x 17W white 3000K.
www.kundalini.it/?lang=it KREON
Holon
7
Design: Kristof Pycke Proiettori cilindrici orientabili, la staffa-perno consente di ottenere qualsiasi angolazione nelle due direzioni. Quando l’apparecchio viene utilizzato come downlight il perno viene bloccato in posizione verticale. Spot per installazioni a plafone, con alimentatore incorporato, i riflettori sono intercambiabili per QT12-ax, LED o HIT-TC-CE. Tutte le versioni sono equipaggiate di ghiera antiabbagliamento e di porta accessori. Disponibile in due diametri Ø45 e Ø85. Il modulo a singolo LED 8,4W bianco a 2700K CRI>90. Cylindrical adjustable projectors, pin bracket allows to get any angle in both directions. When the appliance is used as downlight the pin is locked in the upright position. Spot for ceiling installations, self-ballasted, the reflectors are interchangeable for QT12-ax, LED or HIT-TC-CE. All versions are equipped with anti-glare ring and support for accessories. Available in two diameter Ø45 and Ø85. Single LED module 8,4W white 2700 k-CRI 90>.
www.kreon.com
LAM32
Line1
9
Apparecchio pensato per l’incasso a filo o in vista su parete, soffitto o pavimento realizzato in acciaio e PMMA. È composto da corpo in PMMA ricavato dal pieno e cassa esterna in lamiera di acciaio zincata e verniciata a polveri di poliestere. L’apparecchio è disponibile anche nella versione in acciaio inox 304 o 316L satinato al quale viene applicato uno specifico trattamento superficiale Anti-Touch che ne garantisce la pulizia ed inalterabilità nel tempo. Il grado di protezione è IP67. Sorgente Multi LED da 7,5 W a 30 W, bianco 3000K/5000K e RGB. Luminaire designed for flush or exposed, floor, wall or ceiling installation made of steel and PMMA. It is composed of a body in PMMA obtained from solid and external housing in zinc-plated steel sheet and polyester powder coated. Luminaire it is available even in 304 or satin 316L stainless steel processed with a specific superficial “Anti-Touch” treatment which ensures cleanness over time. The luminaires degree of protection is IP 67. Control electronics inside each luminaire allow their power supply 12 (24V DC is available on request). Source Multi LED from 7,5W to 30W, white 3000K/5000K and RGB.
www.lam32.com/it
PANORAMA
B-LIGHT
werkstaetten.kalmarlighting.com/ page.php
LUCE 310
117
PANORAMA / 310
12
10
11
13
14
15
PANORAMA
16
118
LUCE 310
Lyss
10
Proiettore da esterno, con alimentatore integrato, ideale per illuminare la cornice interna delle finestre in facciata, con ottica dedicata a lama di luce semicircolare, apertura 10°x180°, composto da corpo in alluminio stampato e schermo in vetro serigrafato, disponibile con diverse varianti di sorgente: 2 power LED da 5 e 9W 230Vac CRI75 e 85, due colori LED: bianco da 2700K, 3000K, 4000K, 5000K e blu. Finitura esterna in bianco opaco RAL9003, grigio RAL9006, cor-ten o antracite. Grado di protezione IP65, dimensioni: 130x92x54mm. Outdoor floodlight, with integrated ballast, ideal to light the windows inner frame on the façade, with a peculiar semicircular optical light blade, opening 10°x180°, aluminum cast iron body and printed glass screen, available with different light source: 2 power LED 5 and 9W 230Vac CRI75 and 85, two LED colors: white from 2700K, 3000K, 4000K, 5000K and blue. External finish in matte white RAL9003, RAL9006 grey, cor-ten, or anthracite. Degree of protection IP65, dimensions: 130x92x54mm.
www.lucelight.it
NIMBUS
Lady Jane
11
Design: Sven von Boetticher + Nimbus Lampada da terra, la struttura è un’asta cromata fissata su una base in metallo bianca. Il diffusore è in vetro acrilico con le tipiche cavità coniche. È regolabile in altezza e orientabile in qualsiasi direzione, è possibile rimuovere e utilizzare come lampada portatile. Su richiesta è disponibile una seconda testa, Sister Jane, entrambe le teste sono alimentate da cavi lunghi 4 metri e rivestiti in tessuto: verde neon, rosa o grigio scuro. Il comando gestuale consente di regolare l’intensità luminosa senza toccarla. È disponibile con LED da 11W 2700K o 3000K. Floor lamp, chrome rod structure fixed on a white metal base. The diffuser is made in acrylic glass with typical conical cavity. Is height-adjustable and swivels in any direction, possible to remove and use it as a portable lamp. On request it is available a second head, Sister Jane, both are powered by 4 meter long cables covered in fabric: neon green, pink or dark grey. Gestural command allows to adjust the light intensity without touching it. Available with LED by 11W 2700K or 3000K.
nimbus-group.com
OLUCE
Empty 439, 439/L
12
Design: Jòrg Boner
Lampada a sospensione a luce diretta e riflessa, composta da due elementi integrati: una calotta esterna in alluminio tornito verniciato bianco opaco e un corpo riflettente interno in alluminio piegato e lavorato al Laser. Disponibile in due colori: laccato bianco esterno/rame interno, laccato
bronzo esterno/rame interno. Versione alogena 120W (E27) e LED 17,5W 220V dimmerabile in entrambe le versioni. Suspension lamp with direct and reflected light, consisting of two integrated parts: outer shell made in turned aluminum painted in matt white and a reflective aluminum internal body bent and worked on the Laser. Available in two colors: white lacquered external/internal copper, bronze lacquered external/internal copper. Halogen version 120W (E27) and 17,5W 220V LED dimmable in both versions.
www.oluce.com/it/
PHILIPS
Hue
13
È un sistema LED personalizzabile e controllabile da smartphone o tablet per creare e verificare l’illuminazione domestica. Il sistema si configura in pochi minuti grazie alla App dedicata e alle lampadine Hue, permette di controllare in remoto l’illuminazione della casa consentendo di scegliere impostazioni personalizzate e di programmare il timer per gestire la routine giornaliera via web. Il kit base comprende: 3 lampadine LED, sistema di gestione, alimentatore e cavo LAN. Il kit base può essere poi ampliato fino a 50 lampadine. It’s a custom LED system controlled by smartphone or tablet to create and check your home lighting. The system can be configured in few minutes thanks to the dedicated App and the bulbs Hue, it allows a remote control home lighting allowing to choose custom settings and timer programming to handle the daily routine via web. The basic kit includes: 3 LED bulbs, power supply, management system and LAN cable. The basic kit can be expanded to 50 bulbs.
www.usa.philips.com
PRANDINA
Mini Gong
14
Lampada a sospensione a luce diffusa. Diffusore in vetro soffiato con singola incisione verniciato bianco. Struttura a cupola in alluminio tornito, in quattro finiture: bianco, rame, nero e argento metallizzato, il rosone per controsoffitto è in alluminio anodizzato. La disposizione a soffitto può essere configurata in diversi allestimenti: singola, a 3 – 5 - 7 o 9 sorgenti sospese, con possibilità di arrivare fino a 20 sospensioni. La capsula interna è realizzata in vetro pyrex. Previste due soluzioni di sorgenti: 1x20W HSGST G4 e 1x20W Xenon G4. Suspension diffused light lamp. Blown glass diffuser with single white painted engraving. Dome structure in turned aluminum in four finishes: white, copper, black and silver polished, the ceiling canopy is made of anodized aluminum. Ceiling layout could be set in different outfits: single, 3-5-7 or 9 suspensions, with the possibility to set up to 20 suspensions. The internal capsule is made from Pyrex glass. Provided two sources: 1x20W HSGST G4 and G4 Xenon 1x20W.
REVERBERI ENETEC
Maestroweb App
15
È la nuovo interfaccia web per la telegestione degli impianti d’illuminazione, estensione del software Maestro, già in produzione. Caratteristiche principali: l’uso delle mappe per la georeferenziazione dei quadri e dei punti luce, rileva guasti o allarmi e consente l’accesso alle principali informazioni direttamente dalla mappa; l’adozione di dashboard fornisce in tempo reale le informazioni basilari sugli impianti gestiti; la possibilità di integrare la piattaforma con una APP, in grado di allineare le anagrafiche del software a quanto rilevato sul campo. A new web interface for lighting installations remote management, extension of Maestro software already available. Key features are: using maps for panels and lighting points geo-referencing, which indicate faults or alarms and provide access to key information directly from the map; dashboards adoption that provide real-time basic information on the managed installations ; the possibility to integrate the web platform with an APP, able to align the software data with the detection ones.
www.reverberi.it
TARGETTI
Pantheon 700
16
Sospensione disponibile in tre diverse dimensioni, versione 700 in PE riciclabile tinto in massa, stampaggio in rotazionale e disponibile con calotta traslucida per un’emissione diffusa o con calotta opaca per la sola luce diretta, in grado di armonizzarsi negli spazi contemporanei grazie alle sue linee morbide e al suo effetto impalpabile. Apparecchio a sospensione con modulo LED bianco 26W 3000K. Dissipatore in alluminio integrato. Suspension available in three different sizes, 700 version in recyclable PE, rotational molding and available with translucent cover for diffuse emission or with opaque cover for direct lighting, ideal for contemporary spaces for its soft lines and its feather effect. Pendant luminaries with LED module white 26W 3000K. Integrated aluminum heat sink.
www.targetti.it
PANORAMA
L&L LUCE&LIGHT
www.prandina.it
LUCE 310
119
LUCE
tà, rsi 32 ive n ci, U LA ativa oro, da Vin I M per lav do r o e Co dio eona isa v Stu zza L Bo 02 Pia accio ani, 1 i r d ina Lib Can ort Via eria C re, 20 e r pli Lib Amp oe Via eria H li, 5 r p a Lib Hoe kir a, 6 Via eria S agn r em Lib le Al Via
NO
NE NO oni DE aved
R
i ia G i, 64 rer zzin b i a L M Via
PO
Li rso C Co
e ric dit iE 4 n lfa i, 8 FIR eria A Alfan r gli b i L De Via
r
58/
E
Z EN
a nto e S Pu adon Str
ni, gri lle e ia P ne rer ato , 5 Lib Curt nara Via onta eM
nelle librerie d’Italia
ari asp 49 G E lo eto, IN ao UD eria P io Ven r r Lib Vitto Via
i ud a ina resci E to , B ES un 6/a BR eria P Pace 1 191 r a ZIA va roce, Lib dell E u C l N Via VE eria C Santa i r Lib entin Tol
a
, A no OV ista gosti N V A ’ di nt GE
a 3 eri , 2 ist igilio v i R nV a L Sa Via
i TE ud IES Eina 1 R T ia o, rer ne
A CI
4/ o, 3
O RIN elid ard TO eria C telfid as br
TO
EN
TR
Lib Coro Via
to 2 un , 1l P lo II° a i t o iun i Pa SE CE eria G ovann r i Lib zza G Pia
NA
A PIS
O EN IC ta P I i asc OL
C
AS
in 7 aR eri oma r b Li zza R Pia
A
AR
ra ttu ite h c r 7 ll’A ti, 4 A asa de o Fan M d RO eria C anfre r 20 Lib zza M ei a, 16/ D a i n a a P i t rer en pa Lib Nom ap a i a K ci, 33 V i r s re Lib Gram Via
P
us mp ità Ca o, 85 a ers i r rer inda ’Univ b i L le P ell 51 Via eria d aro, r ind b i L le P Via
C ES
-78
s , 76 pu ma am o To C A B in ia rer cch Lib Gioa a Vi
RI
o tin ore ren aggi o i N eria F nità M r ri Lib ata T l a C
LI
O AP
a
m E rri CC a Libe ala, 1 E L i ic rer i C
, 36
Lib rte de Co
Rivista trimestrale bilingue fondata da AIDI nel 1962
distribuito da Joo distribuzione www.joodistribuzione.it
A US AC Gabò tti, 38 R I S eo ria re att Lib rso M Co
progetto grafico: ascionemagro
120
LUCE 310
E’ giunta l’ora di mettersi in Luce. Questo spazio è per voi. scoprite di più su:
www.3F-Filippi.it/excellence
illuminazione Seguici su:
www.3F-Filippi.it
Catalogo generale 2015 Un’anticipazione di futuro, oggi.
*Clay Paky illumina le cerimonie di apertura e chiusura delle
Olimpiadi Invernali di Sochi 2014
Photo: Ralph Larmann
www.claypaky.it
LA LUCE CHE AVVOLGE
*
A.LEDA B-EYE K10 CC: IL CAMBIACOLORE A LED DI NUOVA GENERAZIONE A.leda B-EYE CC (Color Changer) è un ledwash straordinariamente luminoso, con una proiezione perfettamente uniforme, uno zoom davvero ampio da 4 a 60 gradi, una gestione completa dei colori e della luce bianca. Mette a disposizione di ogni spettacolo la tecnologia color-wash più moderna. È uno strumento di base per la TV, il teatro, i tour, gli eventi corporate, le show room e i parchi tematici.
WWW.B-EYE.IT