LUCE 308

Page 1

Poste Italiane spa – Sped.in A.P. – D..L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n°46) art. 1,comma 1, LO/MI –ISSN 1828-0560

LUCE 308 / 2014

anno – year 52 trimestrale – trimester


*Clay Paky illumina le cerimonie di apertura e chiusura delle

Olimpiadi Invernali di Sochi 2014

Photo: Ralph Larmann

www.claypaky.it

LA LUCE CHE AVVOLGE

*

A.LEDA B-EYE K10 CC: IL CAMBIACOLORE A LED DI NUOVA GENERAZIONE A.leda B-EYE CC (Color Changer) è un ledwash straordinariamente luminoso, con una proiezione perfettamente uniforme, uno zoom davvero ampio da 4 a 60 gradi, una gestione completa dei colori e della luce bianca. Mette a disposizione di ogni spettacolo la tecnologia color-wash più moderna. È uno strumento di base per la TV, il teatro, i tour, gli eventi corporate, le show room e i parchi tematici.

WWW.B-EYE.IT


DIAL


LUCE Servizio abbonamenti

L’abbonamento può decorrere da qualsiasi numero

The subscription may start fromany number

posta ordinaria

Abbonamento annuale Italia 4 numeri € 56,00 posta ordinaria

Abbonamento annuale ESTERO 4 numeri € 98,00 posta prioritaria

Subscription

Postal mail Yearly subscription italy

4 Issues Postal mail Yearly subscription italy

4 Issues Priority mail

EUROPA / PAESI MEDITERRANEI 4 numeri € 132,00 Africa / America / Asia / Oceania 4 numeri € 144,00

Europe / Mediterranean countries

4 Issues

4 Issues

T +39 02 87389237 abbonamenti@rivistaluce.it progetto grafico: ascionemagro


LUCE 308

3

LOREM IPSUM DOLOR SIT


www.osram.it/lampadeled

La luce è innovazione Lampade LED a elevata efficienza: eccellenza tecnologica in forme classiche per ogni tipo di impiego La luce è OSRAM


Oggi la gamma di lampade LED OSRAM è ancora più ricca, grazie ai nuovi prodotti “Made in Italy” che assicurano un’elevata qualità dell’illuminazione e un’eccellente efficacia in termini di costi. Le nostre soluzioni si adattano a qualsiasi esigenza, sia in ambienti domestici sia in strutture commerciali o per l’ospitalità, offrendo sempre ottime caratteristiche: — dimmerabili con numerosi dimmer standard, disponibili anche in versione LEDOTRON — durata molto lunga, fino a 50.000 ore — resa dei colori da buona a ottima (fino a Ra ≥90) — resistenti ai cicli di accensione/spegnimento, fino a 1.000.000 di cicli — binning eccellente (SDCM ≤ 4)


LUCE

Rivista fondata da AIDI nel 1962 Magazine founded in 1962 by AIDI

Direttore responsabile Editor-in-chief

Silvano Oldani silvano.oldani@rivistaluce.it

Vicedirettore Deputy Editor

Mauro Bozzola

PROGETTO GRAFICO Graphic DESIGN

Valentina Ascione, Onofrio Magro

photoeditor

Luce Della Foglia

Collaboratori Contributors

Laura Bellia, Mario Bonomo, Andrea Calatroni, Jacqueline Ceresoli, Carlo D’Alesio, Arturo dell’Acqua Bellavitis, Eleonora Fiorani, Fulvio Musante, Alberto Pasetti, Gianni Ravelli, Maurizio Rossi

Redazione Editorial staff

Editore Publisher

Servizio abbonamenti Subscription T +39 02 87389237 abbonamenti@rivistaluce.it

COLOPHON

L’abbonamento può decorrere da qualsiasi numero The subscription may start from any number

6

Via Monte Rosa 96, 20149 Milano T +39 02 87389237 F +39 02 87390187 redazione@rivistaluce.it

Presidente Chairman Gianni Drisaldi

Consiglio Board Chiara Aghemo, Roberto Barbieri, Aldo Bigatti, Claudio Bini, Raffaele Bonardi, Paolo Di Lecce, Giancarlo Daniele, Lorenzo Fellin, Marco Frascarolo, Riccardo Gargioni, Fulvio Giorgi, Giuseppe Grassi, Adolfo Guzzini, Letizia Mariani, Luca Moscatello, Marco Pollice, Lorella Primavera, Giovanni Roncan, Gianpaolo Roscio, Margherita Süss, Alessia Usuelli.

Un numero One issue € 14,00 Pagamento contrassegno contributo spese di spedizione € 2,00 Payment on delivery, shipping fee of € 2.00

308 / 2014 anno – year 52 trimestrale – trimester

COVER PHOTO Mostra Nerone, 2011-2012 Colosseo, Foro Romano, Palatino © Claudia Pescatori

Qui rimbomba l’eco dell’antico, prende forma la memoria. Una riflessione sul valore del nostro patrimonio artistico, un ideale di bellezza sotto un'altra luce.

Mariella Di Rao T +39 3357831042 mdirao@rivistaluce.it

Here the echo of the ancient resounds, memory takes shape. A reflection on the value of our artistic heritage, an ideal of beauty in a different light.

posta ordinaria postal mail

Abbonamento annuale Estero Yearly subscription Foreign countries 4 numeri / 4 issues € 98,00

posta ordinaria postal mail

Posta prioritaria priority mail

Abbonamento annuale Italia Yearly subscription Italy 4 numeri / 4 issues € 56,00

Europa / Paesi Mediterranei Europe/ Mediterranean countries € 132,00 Africa / America / Asia / Oceania € 144, 00

Modalità di pagamento Payments

Banca Popolare di Sondrio - Milano IBAN IT58M0569601600000010413X67 c/c postale / postal current account n. 53349205

Stampa Printer

Arti Grafiche Colombo, Gessate, Milano

Distribuzione in libreria Bookshop distribution

Joo distribuzione, Milano

© LUCE - ISSN 1828-0560

Copyright AIDI Editore, via Monte Rosa 96, Milano Registrazione presso il Registro della stampa del Tribunale di Milano n. 77 del 25/2/1971 Repertorio ROC n. 23184 Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

La riproduzione totale o parziale di testi e foto è vietata senza l’autorizzazione dell’editore. Si permettono solo brevi citazioni indicando la fonte. In questo numero la pubblicità non supera il 45%. Il materiale non richiesto non verrà restituito. LUCE è titolare del trattamento dei dati personali presenti nelle banche dati di uso redazionali. Gli interessati possono esercitare i diritti previsti dal D.LGS. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali presso T +39 02 87390100 - aidi@aidiluce.it The total or partial reproduction of text and pictures without permission from the publisher, is prohibited. Only brief quotations, indicating the source, are allowed. In this issue, the advertisement does not exceed 45%. The unsolicited material will not be returned. LUCE is the controller of the personal data stored in the editorial databases. Persons concerned may exercise their rights provided in Legislative Decree 196/2003 concerning protection of personal data by : T +39 02 87390100 - aidi@aidiluce.it

LUCE 308

LUCE

Anna D’Auria, Sara Matano

Vice Presidente Deputy Chairman Dante Cariboni

Pubblicità e PROMOZIONE Advertising & PROMOTION

Anno / Year 52 – 2014 Aprile - Maggio - Giugno

Poste Italiane spa – Sped.in A.P. – D..L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n°46) art. 1,comma 1, LO/MI –ISSN 1828-0560

Segreteria Administration

Giugno 308

CREDITS

Contributi Contributors Chiara Aghemo, Laura Bellia, Mauro Bozzola, Andrea Calatroni, Adriano Caputo, Daria Casciani, Jacqueline Ceresoli, Saverio Ciarcia, Francesca Fragliasso, Simona Franci, Alberto Pasetti, Alessia Pedace, Gianni Ravelli, Carlo Rocca, Gennaro Spada. TRADUTTORI TRANSLATORS Sean Brown, Isabella Galiena, Sara Gargantini, Monica Moro, Alessia Pedace. Grazie A THANKS TO Fondazione Arena di Verona, Fondazione Achille Castiglioni, Hermès Maison - Paris, Paola Mandredi, Palazzo Grassi - Venezia.


LE AZIENDE INFORMANO Philips, AEC, Enel, Fivep, Osram

EDITORIALE di Alberto Pasetti LIGHTING DESIGNERS Massimo Iarussi. Progettare nella storia di Andrea Calatroni

Summary

8

COMPANY NEWS Philips, AEC, Enel, Fivep, Osram by Alberto Pasetti

18

EDITORIAL by Alberto Pasetti

20

Andrea Ingrosso. La magia della luce di Silvano Oldani

23

Alessandra Reggiani. La luce per passione di Mauro Bozzola

26

LIBRI

a cura di Chiara Aghemo Luce per la rinascita del Salone dei Cinquecento ARTE E LUCE Illuminazione degli spazi museali di Gennaro Spada Illuminare l'Arte è Arte di Laura Bellia, Saverio Ciarcia

28

30 32

FOCUS PMI 7 a cura di Mauro Bozzola e Andrea Calatroni

LIGHTING DESIGNERS Massimo Iarussi. To design in history by Andrea Calatroni

Andrea Ingrosso. The magic of light by Silvano Oldani Alessandra Reggiani. Light for passion by Mauro Bozzola BOOKS curated by Chiara Aghemo Lighting for the "Revival" of the Salone dei Cinquecento

conferences The lighting of the museum spaces by Gennaro Spada Lighting Art is Art by Laura Bellia, Saverio Ciarcia FOCUS PMI 7 curated by Mauro Bozzola and Andrea Calatroni

Dante Cariboni e Cariboni group. La ricerca, la qualità e l'impegno in Assil e Aidi di Silvano Oldani

38

Reverberi Enetec: Genesi della smart lighting grid in Italia

45

ICONE Toio di Achille e Piergiacomo Castiglioni di Andrea Calatroni

50

ICONE Toio by Achille and Pier Giacomo Castiglioni by Andrea Calatroni

SPECIALE FRANCOFORTE LIGHTING & BUILDING 2014

54

SPECIAL REPORT ON FRANKFURT, LIGHT AND BUILDING 2014

Efficienza e sintesi all'insegna dell'integrazione architetturale di Alberto Pasetti

56

Efficiency and synthesis, in the sign of architectural integration by Alberto Pasetti

Brevi note e appunti grafici su alcuni prodotti di Alberto Pasetti

62

Brief notes and graphical indications on some products by Alberto Pasetti

Dante Cariboni and Cariboni group. The Research, quality and commitment in Assil and Aidi by Silvano Oldani Reverberi Enetec: Genesis of the smart lighting grid in Italy

INTERVISTE La luce nell'opera lirica per Paolo Gavazzeni di Gianni Ravelli LUCE COME PROGETTO "HERMES en lumiere" illuminare la luce di Adriano Caputo Un concept urbano culturale e sperimentale di Silvano Oldani LIGHT ART

a cura di Jacqueline Ceresoli Mille sfumature di luce a Venezia RETAIL La luce nel retail. L'archivio Dondup di Simona Franci RICERCA Esplorando la dimensione sociale dell'illuminazione urbana di Daria Casciani L' accesso di luce naturale negli ambienti interni di Laura Bellia, Francesca Fragliasso, Alessia Pedace

64

INTERVIEW The light in the opera for Paolo Gavazzeni by Gianni Ravelli

71

LIGHT AS A PROJECT "Hermes en lumiere" light up the light by Adriano Caputo

77

An experimental urban concept by Silvano Oldani

82

LIGHT ART curated by Jacqueline Ceresoli A thousand shades of light in Venice

87

RETAIL The light in the retail. Dondup's archive by Simona Franci

93

research Exploring the social dimension of urban lighting by Daria Casciani

98

Daylight entrance in indoor environments reflections about software's choice by Laura Bellia, Francesca Fragliasso, Alessia Pedace

Illuminazione delle rotatorie: quali calcoli? di Carlo Rocca

102

Lighting of roundabouts: what calculations? by Carlo Rocca

PANORAMA

108

OVERVIEW

Doug Wheeler D-N SF 12 PG VI (2012) courtesy David Zwirner, New York/London. photo by Fulvio Orsenigo © 2014 Doug Wheeler

SOMMARIO

Sommario

LUCE 308

7


Notre-Dame di Parigi, l’illuminazione Philips al servizio dell’arte

Notre-Dame di Parigi, Philips Lighting at the service of art

Efficienza ed emozione: 850 anni di storia valorizzati dalla tecnologia LED grazie ad atmosfere uniche e una riduzione dei consumi di energia dell’80%

LE AZIENDE INFORMANO PHILIPS

Philips ha illuminato Notre-Dame di Parigi, uno dei più importanti simboli della capitale francese. Grazie ai LED, le volte della cattedrale sono state valorizzate come mai fino ad ora. Philips ha portato la tecnologia LED al servizio di un monumento che vanta oltre 850 anni di storia, enfatizzando appieno un capolavoro di architettura gotica. Sono stati installati più di 400 apparecchi di illuminazione che registrano un consumo di soli 30 kW, rispetto ai 140 kW delle precedenti soluzioni. Tutto l’intervento ha consentito di ottenere una riduzione del consumo di energia pari all’80%.

8

La tecnologia del ventunesimo secolo che esalta un monumento del tredicesimo secolo Gli apparecchi di illuminazione LED, invisibili ai visitatori, fanno apparire la luce come emanata dalla roccia. Calda e intensa all’occorrenza, senza essere abbagliante, l’illuminazione della chiesa ha reso l’atmosfera nella cattedrale solenne enfatizzandone, contemporaneamente, l’architettura. La nuova illuminazione rivela i dettagli delle

LUCE 308

importanti opere d’arte che la cattedrale ospita, come ad esempio la “Madonna col Bambino”. Questa scultura, che è stata trasferita a Notre-Dame nel 1818, è la più famosa tra le 37 rappresentazioni della Madonna contenute nella cattedrale. I faretti installati definiscono i profili dei personaggi, mentre una luce delicata risplende sull’opera e sui fiori bianchi posti alla base. Anche i rosoni posti a nord e a sud, realizzati nel tredicesimo secolo come simbolo dei fiori del paradiso, sono stati coinvolti nell’intervento illuminotecnico. Due faretti da 250 W, completamente invisibili ai visitatori, sono stati posizionati sopra le porte nord e sud, 50 metri più in alto rispetto ai rosoni. I faretti indirizzano i loro fasci di luce verso ogni rosone, mettendo in risalto la delicatezza delle sculture. L’illuminazione dà l’impressione che la vetrata colorata sia in grado di irradiare luce di per sè, senza alterare in alcun modo l’aspetto esterno del monumento, in quanto la luce è visibile solo dall’interno.

Efficiency and emotion: 850 years of history enhanced by LED technology, thanks to unique atmospheres and 80% reduction in energy consumption Philips has lit up Notre-Dame de Paris, one of the most important symbols of the French capital. Thanks to the LEDs, the vaults of the cathedral have been enhanced as never before. Philips has brought the LED technology at the service of a monument, which has over 850 years of history, by fully bringing out a masterpiece of Gothic architecture. More than 400 lighting fixtures were installed, which recorded a consumption of only 30 kW, compared to the 140 kW of the previous solutions. All the intervention has enabled to obtain an energy consumption reduction of 80%. The twenty-first century technology that highlights a thirteenth-century monument The LED lighting fixtures, invisible to visitors, make the light appear to be emanating from the stone itself. Warm and intense where appropriate and without being dazzling, the church lighting makes the atmosphere in the solemn cathedral and, at the same time, it emphasizes the architecture. The new lighting is revealing fine details of the important works of art that the cathedral houses, such as the “Virgin and Child”. This sculpture, which has been moved to Notre Dame in 1818, is the most famous one among the 37 representations of the Madonna contained in the cathedral. The spotlights installed define the outlines of the characters, while a gentle light shines on the work and on the white flowers placed at the base. Even the rose windows to the north and south, designed in the thirteenth century as a symbol of the flowers of paradise, have


been involved in the lighting intervention. Two 250 W spotlights, completely invisible to the visitors, were placed above the north and south doors, 50 meters higher up than the rose windows. The spotlights address their light beams toward each rose window, highlighting the delicacy of the sculptures. The lighting creates the impression that the stained glass is able to radiate light by itself, without in any way altering the outside appearance of the monument, as the light is visible only from the inside. Computerized orchestration The 400 lighting fixtures are operated by a computerised system with a touch screen that simplifies the management. The system contains different lighting programs, also customizable with the addition of new, where necessary. Almost all the lighting fixtures are dimmable, making it possible to change the lighting and atmosphere according to the event that will take place in the church (ceremonies, concerts, prayers), depending on the season or time of day. The computer control is designed by Benoit Ferré, architect of the Compagnie Européenne d’Architecture EUROGIP, and is the major innovation of this project. It is a technical spinal column, horizontal, flexible and easy to access, with a system that extends for three hundred meters, along the triforium.

LE AZIENDE INFORMANO PHILIPS

Controllo computerizzato I 400 apparecchi di illuminazione funzionano tramite un sistema computerizzato dotato di touch screen che ne semplifica la gestione. Il sistema contiene diversi programmi di illuminazione, anche personalizzabili con l’aggiunta di nuovi, ove necessario. Quasi tutti gli apparecchi di illuminazione sono regolabili, rendendo così possibile modificare la luce e le atmosfere in base all’evento che prenderà vita nella chiesa (cerimonie, concerti, momenti di preghiera), in base alla stagione o al momento della giornata. Il controllo computerizzato è stato appositamente progettato da Benoit Ferré, architetto della Compagnie Européenne d’Architecture EUROGIP, e rappresenta la maggiore innovazione di questo progetto. Una dorsale, orizzontale, flessibile e di facile accesso, con un impianto che si estende per trecento metri lungo il triforium.

LUCE 308

9


AEC illumina Milano in occasione dell’Expo 2015

AEC LIGHTS MILAN UP FOR EXPO 2015

LE AZIENDE INFORMANO AEC

N

el 2015 Milano ospiterà l’Esposizione Universale, un evento che a quasi un anno di distanza dalla sua apertura sta cambiando il volto della città: grattacieli, nuove aree pedonali, gallerie metropolitane, una nuova illuminazione, imponenti cantieri per una delle riqualificazioni urbane più importanti d’Europa. Il comune denominatore di tutti i progetti in corso è l'efficienza energetica e l'ecosostenibilità. Questo non solo per adeguarsi ai nuovi standard costruttivi ma anche per rispondere al meglio al tema dell'Expo: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Nell’ambito delle opere pubbliche, l’illuminazione rientra tra le priorità della città. La sostituzione degli attuali corpi illuminanti con apparecchi a tecnologia LED di altissima qualità costituisce uno degli interventi di ottimizzazione energetica più importanti per il capoluogo lombardo. Un completo rinnovamento dei punti luce è stato oggetto della gara 003/2014 indetta da A2A Reti Elettriche. Tra le numerose aziende di calibro internazionale che hanno partecipato, AEC si è aggiudicata i lotti 1 e 2 per la fornitura di 84.000 apparecchi che dovranno essere installati entro febbraio 2015 in vista dell’attesissima Expo. Alessandro Cini, General Manager di AEC Illuminazione, commenta: “Questo progetto premia il talento e l’impegno di tutto

10

LUCE 308

il team AEC. Siamo orgogliosi di contribuire al miglioramento dell’illuminazione di Milano, in un’occasione, quella dell’Expo, in cui gli occhi di tutto il mondo saranno puntati sulla città”. AEC illuminerà dunque Milano utilizzando il meglio della tecnologia attualmente disponibile sul mercato dando voce alle esigenze di risparmio energetico e sostenibilità ambientale. La serie ITALO è stata la soluzione vincente che ha permesso ad AEC di aggiudicarsi il progetto: una gamma di prodotti che ha convinto sia in termini di efficienza energetica che di performances illuminotecniche. ITALO, frutto di un complesso processo di engineering svoltosi all’interno del dipartimento R&D di AEC, è stato progettato in linea con le necessità delle più moderne Smart Cities. Versatilità e un’ampia varietà di ottiche caratterizzano l’intera serie, contraddistinta da un design pensato per mettere in risalto la qualità dei materiali utilizzati. ITALO 1, ITALO 2 e ITALO 3 hanno tre dimensioni diverse per adattarsi perfettamente all’illuminazione di strade urbane ed extraurbane a intenso traffico veicolare. La serie ITALO 2 Urban nasce invece per contesti legati all’ambiente urbano: aree residenziali, parchi, piazze e centri cittadini. L’ampia varietà di ottiche disponibili

In 2015 Milan is hosting the Universal Exhibition, an event that, almost a year before its opening, is already changing the city: buildings, new pedestrian areas, underground lines, new public lighting, imposing construction sites - to achieve one of the most relevant urban requalification interventions in Europe. The common denominators of all projects underway are energy efficiency and ecological sustainability. This is not only to comply with new architectural standards, but also to best fulfill the Expo theme: “Feeding the Planet, Energy for Life”. Within the field of public works, lighting falls within the city’s priorities. The replacement of the existing lighting sources with high quality LED technology devices, is one of the main energy optimization interventions that are to be achieved in Milan. A total renovation of the lighting sources was the subject of tender nr. 003/2014 announced by A2A Electric Network. Among the several international companies that participated, AEC obtained parcels 1 and 2 for the supply of 84.000 devices, that should be installed by February 2015 in view of the greatly expected Expo. Alessandro Cini, General Manager of AEC Lighting, comments: “This project rewards the talent and commitment of all the AEC team. We are proud to contribute to the improvement of public lighting in Milan, especially for an occasion, the Expo, where all eyes will be on the city”. AEC will light Milan up using the best technology presently available, thus giving voice to the demand for energetic efficiency and environmental sustainability. The ITALO series was the successful solution that allowed AEC to be awarded with the project: a selection of products that prevailed both in terms of energetic efficiency, and illuminating engineering performances. ITALO, the result of a complex engineering project carried out inside the R&D department of AEC, was designed in step with the requirements of the most up-to-date Smart Cities. Versatility, together with a wide range of optics, characterize the whole series, which


ITALO rappresenta per AEC un omaggio al talento italiano: un prodotto interamente ideato, sviluppato e prodotto in Italia. Questo successo, dovuto all’impegno di tutto il team AEC, rappresenta dunque per l’azienda un motivo in più di orgoglio.

stands out thanks to a design thought to highlight the quality of the materials in use. ITALO 1, ITALO 2 and ITALO 3 come in three different sizes to perfectly light urban and extra-urban roads with intensive vehicular traffic. ITALO 2 Urban series was created for contests concerning the urban space: residential areas, parks, squares and city centers. The wide selection of optics available allows to cope with the most different installation geometries, in areas ranging from old town centers to the suburban neighborhoods. Once again, the Tuscan company proved to be an extraordinarily alive, continually evolving context. Its philosophy, indeed, is based on the concept of “total quality system”, providing for the concentration of all the design and production phases in its Italian headquarters, from the designing and manufacturing of the product, to its distribution. AEC uses new generation equipment and sophisticated automation processes, characterizing all productive activities: an up-to-date, ambitious production policy that distinguishes AEC for excellence in its field. The investment on technological upgrade coincides with the attention given to research on shapes and product aesthetics, and the concept of qualities marries, with no exception, those of functionality, exclusivity and attention for details, that characterize Made in Italy products. ITALO represents, to AEC, a tribute to Italian talent: a product entirely conceived, developed and manufactured in Italy. This success, the result of the commitment of all the AEC team, represents for the company an additional reason of pride.

LUCE 308

LE AZIENDE INFORMANO AEC

permettono di far fronte alle più diverse geometrie di installazione in aree che vanno dal centro storico ai quartieri più periferici della città. Ancora una volta l’azienda toscana ha dimostrato di essere una realtà straordinariamente dinamica e in costante evoluzione. La sua filosofia si fonda infatti sul concetto di “total quality system”, prevedendo la concentrazione di tutte le fasi progettuali e produttive nella sede italiana: dalla progettazione e industrializzazione del prodotto fino alla sua distribuzione. AEC impiega macchinari di ultima generazione e si avvale da sempre di sofisticati processi di automazione che caratterizzano tutte le unità produttive: una filosofia di costruzione moderna e ambiziosa che distingue l'eccellenza di AEC nel settore. L’investimento sull’up-grade tecnologico coincide con l’attenzione dedicata alla ricerca sulle forme e sull’estetica del prodotto e il concetto di qualità sposa, senza eccezioni, quelli di funzionalità, esclusività e cura del dettaglio tipici del Made in Italy.

11


Real Alcázar, Siviglia Cortile Don Pedro

Enel Sole illumina i tesori della Spagna

LE AZIENDE INFORMANO ENEL SOLE

L

a filosofia che guida gli interventi di illuminazione artistica e di design di Enel Sole è quella di far si che la luce si ponga a completamento dell’opera, mai invasiva né predominante; non deve distogliere l’attenzione dal bene che intende valorizzare ma dare la possibilità di apprezzarne la bellezza originaria. Un estremo rispetto delle architetture quindi che si concretizza non solo nella scelta di corpi illuminanti non invasivi ma anche a basso consumo energetico nel rispetto dell’ambiente.

12

LUCE 308

Insieme alla Fondazione Sevillana Endesa, che dal 1988 opera come associazione senza scopo di lucro per promuovere interventi per la valorizzazione del patrimonio storico e artistico dell’Andalusia e Extremadura, Enel Sole nel corso del 2013 ha realizzato progetti illuminotecnici dal profondo valore storico e architettonico, come parte del Real Alcázar e la Chiesa Ermita Cuatrovidas a Siviglia, il Tempio Romano a Cordoba e la Chiesa del Divino Salvador a Vejer de la Frontera.

Enel sole illuminates the treasure of Spain The philosophy laying behind Enel Sole’s interventions for artistic and design lighting is to put light itself at the service of the work, that should never be too invasive or predominant; it shouldn’t divert people’s attention from the structure we mean to valorize, but should give the possibility to appreciate its original beauty, instead. An extremely high respect of architectures, then, which concretizes itself not only in choosing non-invasive, energy-saving lighting sources, respecting the environment. Together with the Fondazione Sevillana Endesa, a no-profit association promoting, since 1988, interventions to valorize Andalusia and Extremadura’s historical and cultural heritage, Enel Sole in 2013 carried out several technical engineering projects of deep historical and architectural value, as part of the Real Alcázar and the Ermita Cuatrovidas church in Seville, the Roman Temple in Cordoba and the Divino Salvador church in Vejer de la Frontera.


Tutti i progetti di illuminazione sono stati studiati per esaltare le particolarità dei diversi stili dell’Andalusia. Lo stile Mudejar, uno tra i più significativi e incisivi, è particolarmente evidente nel Real Alcázar, il palazzo Reale, di cui entriamo nel dettaglio. Palazzo Don Pedro I, il Patio delle Donzelle, il Salone degli Ambasciatori, il Patio delle Muneca sono alcuni degli ambienti in cui si articola il complesso, dichiarato patrimonio dell’UNESCO.

L’atmosfera quasi sospesa nel tempo di questi luoghi ha indirizzato il concept illuminotecnico di Enel Sole che ha dato la massima importanza al rispetto delle linee architettoniche sinuose ed eleganti dell’edificio e all’atmosfera di cui sono intrisi. Per la facciata del Palazzo Re Don Pedro I ed il Patio della Monteria, perfetta fusione di stili arabo e spagnoli con splendide colorazioni nelle decorazioni della parte alta della facciata rifinita con fine lavoro a “merletto”, sono stati concepiti due tipi di

All these lighting projects were carried out to enhance the peculiarities of Andalusia’s different architectonic styles. One of the most expressive and incisive ones, mudejar style, is especially evident in the Real Alcázar, the royal palace, which we will describe in full detail. The Palacio de Don Pedro, the Patio de las Doncellas, the Hall of Ambassadors, the Patio de las Muñecas are just some of the spaces in which the architectural complex, that has been declared UNESCO’s World Heritage Site, develops. Those spaces’ peculiar atmosphere, which seems suspended in time, oriented Enel Sole’s technical engineering concept, that gave the utmost importance to the respect of the sinuous, elegant architectonical lines of the building, pervaded of their very unique air. Two kinds of lighting were designed for the façades of Palacio Don Pedro I and Patio de la Monteria – perfect fusions of Moorish and Spa-

LUCE 308

LE AZIENDE INFORMANO ENEL SOLE

Real Alcázar, Siviglia Palazzo Don Pedro

13


LE AZIENDE INFORMANO ENEL SOLE

Real Alcázar, Siviglia Patio delle Donzelle

illuminazione: a proiezione dalla distanza per le facciate e con retroilluminazione per i portici. Nell’impianto, in cui è stata data particolare attenzione al puntamento dei proiettori per evitare abbagliamenti indesiderati, sono state utilizzate sorgenti a LED di ultima generazione con elevati indici di resa cromatica e di efficienza luminosa e temperature di colore di 3200K in grado di valorizzare al meglio le cromie delicate e le volute decorative dell’edificio. Per l’illuminazione a proiezione è stata individuata una posizione a circa 40 metri di distanza dalla superficie da illuminare. Nel vecchio impianto erano presenti poche sorgenti ma di enorme potenza (400 – 2000 W) con lampade ai vapori di alogenuri. I nuovi proiettori led, di potenza compresa tra i 60 e i 100W, con ottiche dedicate, ellittiche e spot ed una efficienza

14

LUCE 308

Real Alcazar, Siviglia: 126 proiettori LED - potenza totale di 4,4 kW

Real Alcazar, Seville: 126 LED luminaires - 4,4 kW total output

Tempio romano, Cordoba: 41 proiettori a LED - potenza totale di 2,75 kW

Roman temple, Cordoba: 41 LED luminaires - 2,75 kW total output

Divino Salvador, Vejer de la Frontera (Cadice): 27 proiettori a LED – potenza totale 660 W

Divino Salvador, Vejer de la Frontera (Cadice): 27 LED luminaires – 660 W total output

Ermita Cuatrovidas, Siviglia: 27 proiettori a LED – potenza 550 W

Ermita Cuatrovidas, Seville: 27 LED luminaires – 550 W total output

Immagini © Fundación Sevillana Endesa

Images © Fundación Sevillana Endesa

luminosa di oltre 130 l/W avvolgono le superfici del Palazzo Reale e del Patio con una luce morbida che sembra quasi carezzarne le splendide linee materiche. La retroilluminazione dei portici, grazie all’utilizzo di piccoli proiettori lineari da 18W, con sorgenti LED con un’ottica molto ampia, da 77°, ha creato un’atmosfera raccolta e intima quasi a voler invitare l’osservatore a visitare questi magici luoghi e a scoprire da dove provenga la luce. Un concept che ha richiesto un’attenzione ancora maggiore verso il particolare, sempre nel rispetto delle linee, delle geometrie decorative e dell’arte, ha guidato il progetto illuminotecnico del Patio delle Donzelle a cui si accede entrando dall’ingresso principale del palazzo Don Pedro percorrendo il Vestibolo. Le quattro facciate prospicienti al giardino, finemente

nish styles, decorated with refined “lace” works: projection from a distance for the façades, and backlight for the porches. In the system, where great attention was dedicated to the tracking of spotlights, to avoid unwanted dazzles, a new-generation LED sources, guaranteeing high color rendering index, luminous efficacy and 3200 K color temperature, which could best valorize the building’s delicate tones and decorative twists, were used. For projection lighting, a position 40 mt far from the surface was detected. In the old system only few, but greatly powerful sources (400 – 2000 W), using metal-halide lamps were present. New LED spotlights with 60 to 100 W power, delicate optics and high luminous efficacy (beyond 130 1/W), surround the Palacio’s surfaces with a soft light that almost caress its wonderful lines. Backlight for the porches, thanks to the use of small, linear 18W spotlights, with wide range optics LED sources, from 77°, created a private, intimate atmosphere that seems to invite guests to visit those spaces to find out where the light comes from. A concept that required even greater attention for details and respect for architectonical lines, geometries and artworks, guided the lighting engineering design of the Patio de las Doncellas, that can be accessed by the main entrance of the Palacio Don Pedro through a vestibule. The four finely decorated facades, facing the


Divino Salvador, Vejer de la Frontera

Tempio romano, Cordoba

decorate, creano un chiostro in cui i motivi architettonici si ripetono e si integrano con la bellezza e la geometria del verde, creando un equilibrio formale ed architettonico che nella ripetizione del ritmo dei movimenti raggiunge un apice decorativo senza pari. Lo scorrere dell’acqua nella vasca centrale, la presenza degli alberi di arance, gli archi in stile arabeggiante riccamente decorati, le porte di accesso con archi a ferro di cavallo, anch’essi in stile Mudejar, hanno indirizzato la progettazione verso ambiti molto precisi. Le superficie murarie prospicienti il Patio sono state illuminate a proiezione con sorgenti poste sulle sommità delle coperture a falde dell’edificio. I proiettori sono stati installati ai quattro vertici degli angoli superiori con potenze di 60W, temperatura di colore di 3200 Kelvin ed efficienza luminosa di oltre 130 l/Watt.

Per l’illuminazione diffusa dell’esterno del tamburo della Sala degli Ambasciatori, in una delle falde, sono stai istallati proiettori con ottiche di raggio maggiore di 120°. Per l’illuminazione del portico perimetrale del Patio, che ha voluto mettere in evidenza il solaio ligneo impreziosito da intarsi geometrici e decorazioni arabesche, si è optato di riutilizzare supporti in gesso già presenti sulle pareti inserendo negli stessi, piccoli proiettori LED da 20W, ottica 60°, flusso luminoso di 2000 lumen, temperatura di colore di 3000 Kelvin ed efficienza luminosa di oltre 100 lumen/ Watt. Il corretto orientamento dei corpi illuminanti permette ai visitatori di apprezzare le trame decorative e le policromie del solaio.

garden, create a cloister whose architectural patterns repeat themselves and integrate with nature and its geometries, creating a formal and architectural balance that reaches, in its repetition and rhythm of lines, an incomparable decorative climax. Water flowing in the central pools, the orange trees, the richly decorated Arabic style arches, the access doorways with their horseshoe shapes, in Mudejar style as well, oriented the design toward a very definite direction. The walls facing the Patio were lighted by projection systems, with sources located on top of the building’s pitched roof. Spotlights were installed at the four vertexes of superior angles, with 60W power, 3200 Kelvin color temperature, and luminous efficacy above 130 l/Watt. For diffuse lighting of the outer part of the Hall of Ambassadors, inside one of the roof slopes, spotlights with beam optics above 120° were installed. For the lighting of the Patio’s perimeter porch, that wished to enhance the wooden ceiling, embellished with geometric inlays and Arabic decorations, the choice was made to reuse plaster supports that were already present on the walls, inserting small 20W, 60° optics, 2000 lumen luminous flux, 3000 Kelvin color temperature, and above 100 lumen/Watt LED spotlights. The proper orientation of the lighting sources allows visitors to appreciate the ceiling’s decorative patterns and polychromies.

LE AZIENDE INFORMANO ENEL SOLE

Ermita Cuatrovidas, Siviglia

LUCE 308

15


cariboni group

Piazza Oldrini a Sesto San Giovanni Milano Rinasce e si rinnova nel look e nelle funzioni

OLDRINI SQUARE IN SESTO SAN GIOVANNI - MILAN

LE AZIENDE INFORMANO CARIBONI GROUP

Reborn and renewed in look and functions

Da diverso tempo si sentiva l’esigenza di valorizzare lo spazio di piazza Oldrini, uno dei nuclei centrali della città, rendendolo finalmente fruibile ed eclettico nelle sue potenzialità. Il progetto elaborato dallo Studio dell’architetto Marco Magni di Sesto San Giovanni, avanzato dal gruppo Esselunga S.p.a. e concordato con l’Amministrazione Comunale, si sviluppa su due assi di intervento che riguardano rispettivamente l’aspetto e la funzionalità del luogo, rispettando le finalità precipue dell’operazione: potere aggregante e capacità connettiva. L’ubicazione della piazza impone il rispetto delle relazioni in essere tra le diverse presenze, per cui la rete di connessione deve tenere conto degli edifici esistenti e della loro peculiarità funzionale, della mobilità, della viabilità primaria (viale Gramsci e viale Casiraghi) e di quella secondaria che

16

LUCE 308

consente la connessione con la viabilità di transito della città (via Rovani verso Fulvio Testi) e contribuisce a rendere questo “luogo” il fulcro ideale della parte ovest della città, oltre che centro di aggregazione sociale. Il progetto, nel dettaglio, trasforma l’attuale presenza di spazi diversificati in un unicum in cui convivono le diverse funzioni, consentendo alla piazza di divenire finalmente fruibile in tutti i periodi dell’anno. La scelta di utilizzare in modo marcato la piantumazione a verde tra gli altri elementi compositivi del progetto, che interessa un'area di circa 11000 mq, permette di collegare tra loro le frammentate aree verdi limitrofe alla Piazza e di restituire alla città un sistema ecologico di unità naturali interconnesse. È stata realizzata la pavimentazione attraverso l’utilizzo di pietre di due tonalità, nello specifico porfido del Trentino e

For a long time now it felt the need to enhance the space of Oldrini square, one of the central points of the city, making it finally usable and eclectic in its potentiality. The project produced by architect Marco Magni Studio in Sesto San Giovanni, promoted by Esselunga S.p.a. Group and agreed with the municipal administration, develops on two lines of action which concern respectively the appearance and functionality of the site, respecting the essential purposes of the operation: unifying power and connecting capabilities. The location of the square requires compliance with the relations existing between the different presences, so the network connection should take account of existing buildings and their functional characteristics, the mobility, the primary viability (Gramsci Avenue and Casiraghi Avenue) and the secondary one that allows you to connect with the transit viability of the city (Rovani Street to Fulvio Testi) and helps make this "place" the ideal heart of the west side of the city, as well as social center. The project, in detail, transforms the current presence of diversified spaces in a unicum in which coexist different functions, allowing the square to finally become usable in all seasons of the year. The decision to use, in an accentuated way, the green planting among other compositional elements of the project, which covers an area of about 11000 square meters, allows to link the fragmented green areas adjacent to the Square and to give the city an eco-friendly natural unit interconnected. The paving was created through the use


Installed lighting system by Cariboni Group:

– Ypsilon E con lampada 150W joduri metallici per l’illuminazione funzionale della piazza; – Mat Balancier sistema palo a bilanciere con lampada 150W MT per l’illuminazione funzionale della piazza da un lato e proiettore a LED per l’illuminazione dei percorsi pedonali dall’altra; – Flyer LED per l’illuminazione esterna dell’area ristoro e della biblioteca; – Led lite 1 per l’illuminazione d’accento del colonnato sotto i portici; – Medium LED Cube per l’illuminazione funzionale sotto i portici; – One4Two per l’illuminazione d’accento delle bandiere; – Paule System per l’illuminazione dei percorsi di attraversamento.

– Ypsilon E with 150W metal iodide lamp for functional lighting of the square; – Mat Balancier pole rocker arm system with 150W MT lamp for functional lighting of the square on one side and LED projector for lighting pedestrian routes on the other; – Flyer LED for outdoor lighting of the refreshment area and library; – Led Lite 1 for accentuate lighting of the colonnade under the arcades; – Medium LED Cube for functional lighting under the arcades; – One4Two for accentuate lighting of flags; – Paule System for lighting of the crossing paths.

granito bianco sardo beta, posate sia perpendicolarmente rispetto all’area commerciale sia orizzontalmente rispetto al resto della superficie, ma comunque in stretta connessione geometrica e funzionale al sistema di sedute e di illuminazione della piazza. La luce è diventata oggetto portante del progetto. Pali con inclinazioni e forme diverse, combinati con elementi di illuminazione scultorei, creano effetti geometrici che ben si sposano con la texture a maglia ortogonale della pavimentazione. L'uso di un'illuminazione funzionale basata sull'uso delle lampade a ioduri metallici combinata con quelle a LED, permette un carico minimo d'istallazione con un'omogeneità complessiva ben articolata. La luce della Piazza di sera e di notte dialoga in modo armonico con la luce della città, dominus focale e visivo di uno dei fulcri cardine di Sesto San Giovanni.

La luce ha trasformato la Piazza, sovrastante il nuovo parcheggio interrato, in diverse aree tematiche: – area aperta attrezzata per attività pubbliche di carattere ludico e sociale; – area ristoro e biblioteca per i ragazzi collegati da una struttura aerea leggera per complessivi 1500 mq; – area giochi dalle forme inusuali e avvolgenti posata su un manto morbido di gomma riciclata colorata; – area verde relax, con percorsi di attraversamento e sosta segnalati da bandiere luminose; – centro Commerciale funzionale alla quinta di chiusura della Piazza; – pietra, elementi leggeri per le strutture come vetro e acciaio, illuminazione innovativa degli spazi, sono i punti essenziali che hanno ridefinito e rilanciato uno dei cuori della città.

of stones of two shades, namely Trentino porphyry and white Sardinian beta granite, laid perpendicular to the commercial area and horizontally relative to the rest, but nevertheless in close geometric and functional connection to the seating system and the lighting of the square. The light has become the supporting object of the project. Poles with inclinations and different forms, combined with sculptural lighting elements, create geometric effects that blend well with the orthogonal mesh texture of the pavement. A functional lighting based on the use of metal iodide lamps combined with the LED ones, allows a minimum load of installation with an overall well-articulated harmonization. The light of the Square in the evening and at night interacts harmoniously with the light of the city, focal and visual dominus of one of the key points of Sesto San Giovanni. The light has changed the Square, above the new underground parking, in different areas: - equipped open area to the social and playful public activities; - refreshment area and kids library connected by a light, airy structure for a total of 1500 square meters; - children's playground with unusual and wrap-around shapes placed on a soft surface of colored recycled rubber; - relaxing green area, with crossing and stop paths marked by bright flags; - functional shopping center aside of the square; - stone, light elements for structures such as glass and steel, innovative lighting of spaces, are the main points that have redefined and re-launched one of the hearts of the city.

LUCE 308

LE AZIENDE INFORMANO CARIBONI GROUP

Sistemi di illuminazione installati di Cariboni Group:

17


Being a Lighting designer?

EDITORIALE

di / by Alberto Pasetti

“Essere o non essere un progettista di illuminazione”, questo è il paradossale quesito davanti al quale gli esponenti della categoria in Italia si trovano a dover dare una risposta che dovrebbe essere ancor più esaustiva. Il tema, infatti, non riguarda unicamente l’autodefinizione data del singolo progettista, ma come lo stesso viene considerato dalla comune opinione del potenziale committente sul mercato. Chi è il lighting designer? Come viene percepito dalla società, dal privato e nel settore dei lavori pubblici? Oggi, non ne emerge una figura distinta e chiara perché, com’è ben noto, il suo ruolo non è codificato da regole e principi ufficialmente definiti. Non si tratta solo di un problema di riconoscimento che ne tuteli il valore professionale e giuridico ma del suo ruolo all’interno di una complessa filiera tecnica e commerciale che coinvolge, tra gli altri, produttori, distributori e installatori. Ancora oggi, in Italia, chi costruisce, ristruttura o restaura non parte dal presupposto che l’illuminazione sia un tassello strategico del percorso operativo tale da richiedere sistematicamente l’ausilio di un professionista del settore. Il pensiero comune, nei confronti degli interventi

18

LUCE 308

della luce artificiale, è spesso associato alla propensione verso un marchio, un produttore, garanti di un’efficacia sull’entità azienda e non su una risorsa professionale individuale. Ciò sostanzialmente perché la maggior parte dei committenti non conosce l’esistenza di una categoria di professionisti della luce e, qualora ne fosse consapevole, non sa che essa può perfettamente integrarsi in un proficuo scambio con il produttore. Inoltre, è comunemente nota la riluttanza davanti al materializzarsi di un costo aggiuntivo, di un prezzo da associare a una consulenza che, erroneamente, non sembra così indispensabile se paragonata a competenze come quelle dell’ingegnere strutturale o del tecnico impiantista. È consuetudine adottare quella prassi in cui la voce “illuminazione” viene contemplata alla fine di un processo costruttivo. Tuttavia la luce artificiale è ovunque! Dalle nostre case alle nostre piazze, dal salone di un palazzo cinquecentesco fino all’anonimo negozietto di quartiere. Di fatto, ogni spazio dotato di una funzione, è legato all’illuminazione artificiale che permette di integrare o sostituire quella naturale. Basterebbe pensare a quello che accade quando si mani-

festa un evento come un blackout: immediatamente la nostra mente percepisce la reale portata dell’illuminazione e di quanto essa sia importante per le nostra vita. Probabilmente, la natura dell’interrogativo sull’essere o meno un progettista della luce è riconducibile a un paradosso ancora più semplice e immediato: “Il lighting designer è oggi una figura indispensabile nella filiera degli interventi edilizi, urbani o paesaggistici?”. Purtroppo non lo è in senso assoluto dato che per secoli si è fatto a meno della sua presenza, fatta eccezione per le sue origini storiche teatrali. Oggi il suo contributo può essere richiesto, ma sempre nella misura di un’esigenza particolare posta da un soggetto pubblico o privato che ne comprenda il valore. Rilevare la sfida Being a lighting designer equivale a portare avanti con coraggio il significato di una sfida da rilevare quotidianamente, in una società affollata di professionalità più o meno esperte, in un’economia che tende, quasi sempre, a prediligere la via più rapida per raggiungere obiettivi strategici. Infatti, in un progetto di nuova realizzazione, quando il committente o il general contractor è in condizione di affronta-

re il tema della luce, in una programmazione economica preventiva, accade spesso che si trovi a valutare le offerte delle aziende produttrici all’interno di pacchetti “prodotto-progetto” omnicomprensivi. Così facendo, si tende a limitare le opportunità di coinvolgimento del lighting designer, visto che la tematica “illuminazione” appare già assolta da una rassicurante macchina operativa. Nella cultura anglosassone, al contrario, da tempo la figura del progettista della luce non è né occasionale né casuale, ma rientra in un ampia e particolareggiata visione, in cui precisi ruoli professionali confluiscono in un’organizzazione programmatica di cantiere, che non può prescindere dalla figura professionale come quella del light designer che contrattualmente è vincolato al rigore che il suo operato richiede. In mercati come quello italiano, in cui mancano prassi e sistematicità operativa, con visibili conseguenze sulla qualità delle realizzazioni, dovrebbe emergere l’esigenza di collocare le plusvalenze e i benefici della consulenza professionale in un modello di riferimento preciso e chiaro, dimostrando la reale convenienza nell’adottare i servizi di un esperto.

“Being or not being a lighting designer”, this is the paradoxical question in front of which the trade members in Italy find themselves, having to give an answer that should be even more exhaustive. The issue, in fact, is not just about how the individual designer describes himself, but how he is regarded by the common opinion of the potential client on the market. Who is the lighting designer? How is he perceived by society, by the private sector and in public works? Today, a distinct and clear picture does not emerge because, as is well known, his role is not encoded by the rules and principles laid down officially. It is not only a problem of a recognition that protects the professional and legal value, but the role he has within a complex technical and commercial supply chain that involves, among others, manufacturers, distributors and fitters. Still today, in Italy, those who build or restores does not start from the assumption that the lighting is a strategic element of the operating path, so as to systematically require an industry professional’s collaboration. The common thought, in relation to the artificial lighting interventions, is often associated with the propensity toward a trademark or a manufacturer, an effectiveness guarantee of a business entity and not an individual professional resource. Essentially because the majority of the clients does not know of the existence of a category of lighting professionals and, if informed, does not know that it can be seamlessly integrated into a fruitful exchange with the manufacturer. In addition commonly known is the unwillingness in front of the materializing of an additional cost, the price to be associated with a consultancy that mistakenly does not seem so necessary when compared to other skills such as the structural engineer, the plant engineer or the technician. Instead, it is customary to adopt a practice where the “lighting” entry is provided at the end of a building process. However, artificial light is everywhere! From our homes to our streets, from the living room of a sixteenth century palace until the anonymous neighbourhood shop. As a matter of fact, any space with a function is related to artificial lighting, which allows you to complement or replace the natural one. Just think about what happens when an event occurs such as a blackout: immediately our mind perceives the full extent of the principle of lighting and how it is strategic

for our lives. Probably, the nature of a question on whether or not to be a designer of light is due to an even more simple and immediate paradox: “Is the lighting designer now an indispensable figure in the supply chain of construction, urban or landscape projects?”. Unfortunately not in absolute terms! He is not indispensable because for centuries everything was done without his presence, except if we remember his noble historical origins of theatrical derivation. Today, his contribution may be required, but always depending on a particular requirement asked for by a public or private entity that understands his value. Take up the challenge Being a lighting designer is equivalent to carry on, with courage, the meaning of a challenge taken up on a daily basis, in a society crowded of more or less expert professionalisms and in an economy that tends almost always to prefer the quickest way to achieve strategic objectives. In fact, in a new construction project, when the client or the general contractor is in a position to deal with the theme of light, in a preventive economic planning, it often happens that you find yourself evaluating the offers of manufacturing companies in all-inclusive “product-design” packages. In doing so, we tend to limit the opportunities to involve the lighting designer, since the “lighting” issue already appears to be carried out by a reassuring operational machine. In the Anglo-Saxon culture, on the contrary since some time, the figure of the lighting designer is neither occasional nor accidental, but part of a broad and detailed vision in which specific professional roles are included in the programmatic organization of the worksite, which cannot dispense with a professional figure such as the lighting designer that is contractually bound to the rigor that his work requires. In markets such as the Italian one, where there are no systematic and operational practices, with visible impact on the quality of the products, the need to place the gains and benefits of professional advice in a clear and accurate reference model should emerge, demonstrating the real convenience in adopting the services of an expert. The synthesis of this assumption can be summed up with another essential question: what is the positive difference brought by the lighting designer in a project of functional and perceptual enhancement? If the question finds at least


Una possibile ricetta? Superata la rispondenza alle esigenze fondamentali dell’illuminotecnica, il committente dovrebbe acquisire la consapevolezza di precisi obiettivi centrati su aspetti qualitativi, procedurali ed economici, in una visione ad ampio respiro sulle potenzialità che la luce progettata da professionisti competenti pone sul mercato. Alcune tra queste concretizzano veri e propri benefits che si possono sintetizzare in cinque punti: La strategia d’immagine nella comunicazione visiva. Si tratta di comprendere, nell’impostazione specifica che viene data alla proposta progettuale, come il progettista possa valorizzare il grado di visibilità e di riconoscibilità del proprio committente (o della sua mission) nei confronti degli utilizzatori finali. Ovvero, una conferma o meno del fatto che l’azione progettuale provochi

un effetto positivo intrinseco rendendo riconoscibili le caratteristiche salienti di un’identità strategica. La tecnologia più consona e più evoluta sul mercato. Una scelta per rispondere alle esigenze del committente, nella pienezza delle sue aspettative ma, con ogni probabilità, ponendo quale meta il superamento delle stesse. Questo costituisce il benefit più delicato e rilevante dell’intera proposta progettuale, per effetto della centralità stessa del valore di innovazione tecnologica. Infatti, la tecnologia innovativa è connessa a tutti gli altri fattori e può comportare ricadute nella resa dell’immagine strategica, oltre ad effetti diretti sull’efficienza energetica, sulla logistica e la razionalizzazione delle fasi di realizzazione. Tuttavia non è detto che una tecnologia di punta costituisca garanzia di successo se non è studiata a misura per il contesto a cui è destinata. Pertanto il livello di innovazione ha senso se calibrato sugli obiettivi previsti, in coerenza con gli assunti strategici di partenza. La pianificazione del risparmio energetico. Pone il progettista alla ricerca di un compromesso ideale tra gli effetti e benefici previsti e il relativo costo d’esercizio. Tuttavia, il costo in sé dipende anche da altri fattori: la scelta dei materiali costitutivi, l’entità impiantistica e l’architettura di sistema che coinvolge l’etica progettuale seguendo i principi, sempre più attuali, della eco-sostenibilità e del benessere fisiologico. Ricordiamo casi in cui la ricerca per l’efficienza energetica ha indotto erroneamente i progettisti ad aumentare l’impiego

di apparecchi luminosi fino al raggiungimento, quasi inconsapevole, del livello di consumo conseguito ante operam. La razionalizzazione della logistica unitamente all’ottimizzazione delle fasi di lavoro. Si tratta della programmazione per la realizzazione di un impianto. Un insieme consistente dei costi d’intervento dipende dalle modalità di realizzazione di un impianto ma, in primis, dall’architettura distributiva dello stesso nello spazio a cui è destinato. Semplificare e razionalizzare tale sistema organizzativo richiede una competenza legata all’esperienza di cantiere, all’esperienza diretta nell’applicazione dei prodotti e dei sistemi di controllo che ne rendano facile, non solo l’utilizzo, ma la messa in opera riducendo tempi e costi di esecuzione. L’apporto creativo tra le conoscenze umanistiche, scientifiche e artistiche. La spinta creativa, espressione di una propria sensibilità e passione per la cultura, non può essere direttamente riconducibile a un percorso formativo specifico ma deriva dall’insieme del percorso storico delle esperienze conoscitive soggettive, in continuo sviluppo grazie al patrimonio culturale globale a cui attingere. Non è la ricchezza di conoscenze nel patrimonio culturale che determina una posizione propositiva originale ma la capacità di rielaborare le idee, i contributi e gli stimoli, traducendoli in un’interpretazione che ne determini l’originalità. Questa plus-valenza, rispetto a tutte le altre elencate, non è facilmente quantificabile e richiede un metro di valutazione più vicino all’intuito che al pen-

siero razionale. “Essere o non essere un progettista di illuminazione” rimane comunque il quesito di partenza aperto a innumerevoli interpretazioni, secondo posizioni favorevoli o contrarie alla rivendicazione di una precisa professionalità. Molti hanno dibattuto e si stanno battendo ancora oggi per un riconoscimento ufficiale del ruolo professionale sia nel nostro Paese, sia all’estero, mirando, tra l’altro, alla definizione dei requisiti indispensabili all’esercizio disciplinare (articoli APIL – PLDA- AIDI su LUCE n. 307-2014 ndr). La precarietà del mercato ci sta insegnando come adattarci, giorno dopo giorno, nostro malgrado, alle grandi trasformazioni epocali: vengono richieste flessibilità, spirito d’iniziativa e grandi doti specialistiche. Una tra queste non può prescindere dalla responsabilità etica di trasmettere, comunicare, con chiarezza ed efficacia alla committenza le motivazioni per le quali, nella nostra era fare ricorso a un “lighting designer” competente può costituire, a tutti gli effetti, un importante vantaggio qualitativo, competitivo ed economico.

one positive response, it is a sign that the professional contribution is not only crucial, but may even exceed the desired result by the client. This is the crucial point, protective or detrimental, for the freelancer who fits in the market for specialist design consultancy. In fact, the gains made by the specialist roles are not always clear to the client and, for the same reasons, their possible weaknesses or deficiencies might not be clear. A possible recipe? After the compliance with the essential requirements of lighting, the client should become aware of specific objectives focused

on qualitative, procedural and economic aspects in a wide-ranging vision of the potential that the lighting designed by independent and competent professionals put on the market. Some of these pertain to construable themes such as real benefits that can be summarized in five points: The image strategy in visual communication. This comes to understand how the designer can enhance the degree of visibility and recognition of his client (or his mission) against end-users, in the specific setting that is given to the project proposal. That is, whether or not the design interventions will cause a positive intrinsic effect making the salient features of a strategic identity recognizable. The most appropriate and the most advanced technology on the market. This is the choice to meet the needs of the client in the fullness of his expectations but, in all likelihood, placing as goal the overcoming of the latter. This is the delicate and important benefit of the entire project proposal, due to the very centrality of the value of technological innovation. In fact, new technology is connected to all the other factors and may result in consequences on the strategic image rendering, in addition to direct effects on energy efficiency, logistics and rationalizing of construction phases. Nevertheless, this does not mean that a leading technology constitutes a guarantee of success if it is not a measure designed for the context in which it is intended. Therefore, the level of innovation makes sense if it is calibrated on the planned objectives, consistent with the starting strategic assumptions. The planning of energy saving. This places the designer in search of an ideal compromise between the expected effects and benefits, and its operating cost. However, the cost itself also depends on other factors: the choice of materials used, the plant entity and the system architecture that involves design ethics, always following the latest principles of sustainability and eco-physiological wellbeing. I remember cases where the quest for energy efficiency has misled the designers to increase the use of lighting fixtures until, almost unconscious, reaching the level of consumption achieved before work. The logistics rationalization together with the optimization of the work phases. This is the programming for

the realization of a plant. A set consisting of the costs of intervention depends on the method of construction of a plant but, first and foremost, on the distribution architecture of the same in the intended space. Simplifying and streamlining the organizational system requires expertise linked to worksite experience and direct experience in the application of the products and control systems that make easy not only the use but also the implementation, reducing the time and cost of execution. The creative contribution between the humanistic, scientific and artistic knowledge. The creative drive, expression of a particular sensibility and passion for culture, can not be directly attributed to a specific educational pathway, it follows from all of the subjective cognitive experiences of the historical path, in continuous development thanks to the global cultural heritage to draw from. It is not the knowledge wealth of the cultural heritage that determines an original propositional position, but the ability to rework the ideas, contributions and stimuli, and by translating them into an interpretation that determines its originality. This surplus-value, compared to all other listed above, is not easy to quantify and requires a measure of appraisal closer to intuition than to rational thought. “Being or not being a lighting designer” still remains the starting question open to countless interpretations, according to positions for or against the claim of a precise professionalism. Many have debated and are, even today, fighting for an official recognition of the professional role both in our country and abroad, aiming, inter alia, to the definition of the prerequisites to the disciplinary exercise (APIL - PLDA - AIDI articles in LUCE n.3072014 ed). The uncertainty of the market is teaching us how to adapt ourselves, day after day, against our will, to the great epochal transformations: flexibility, initiative and great specialist skills are necessary. One of these that can not be separated, is the ethical responsibility to transmit and communicate to the clients, clearly and effectively, the reasons for which, in our age, to resort to a competent “lighting designer” may constitute, in effect, an important qualitative, competitive and economic advantage.

LUCE 308

EDITORIALE

La sintesi di questo assunto è riassumibile con un’altra domanda essenziale: quale differenza positiva porta il lighting designer all’interno di un progetto di valorizzazione funzionale e percettiva? Se la domanda trova almeno una risposta positiva significa che il contributo professionale non solo è determinante, ma può persino superare il risultato auspicato dal committente. Questo è il nodo cruciale a tutela, o a scapito, del libero professionista che si inserisce nel mercato della consulenza progettuale specialistica. Infatti, non sempre sono chiare al committente le plusvalenze apportate dai ruoli specialistici e, per gli stessi motivi, rischiano di non essere chiare le loro eventuali carenze o inadempienze.

19


Lighting designers Made in Italy

MASSIMO IARUSSI. PROGETTARE NELLA STORIA

LIGHTING DESIGNERS Massimo Iarussi

di / by Andrea Calatroni

Massimo Iarussi Architetto, lighting designer dal 1984. È presidente della sezione Toscana dell’AIDI

20

LUCE 308

ed è stato fra i soci fondatori dell’APIL. Collabora con le principali riviste di settore e partecipa come docente e relatore a corsi e convegni sul tema della luce, organizzati a livello nazionale e internazionale da varie associazioni, enti e università. Nella sua attività cerca di coniugare la creatività con la tecnologia e la manualità. Firenze, la città dove vive e lavora, ha influenzato molto il suo percorso professionale:

la sua specializzazione e le più importanti realizzazioni sono nel campo dell’illuminazione museale e di edifici storici e artistici. Massimo Iarussi has been an architect and lighting designer since 1984. He is president of the AIDI Tuscan section and was among the founders of APIL. He works with the main trade journals and participates, as a lecturer and spokesman, to many courses

and meetings on the topic of lighting, held both nationally and internationally by various associations, corporations and universities. In his job he tries to combine creativity, technology and manual skills. Florence, the city where he lives and works, greatly influenced his professional path: his specialization and his main achievements are in the lighting of museums and of buildings of historical or cultural relevance.

Hall dell’Hotel Four Seasons di Firenze: Corte delle Colonne del Palazzo della Gherardesca.

Entrance Hall of Four Seasons Hotel in Florence: Corte delle Colonne of the Palazzo della Gherardesca.

Galleria degli Uffizi, Firenze: la Tribuna del Buontalenti.

Uffizi Gallery, Florence: the Tribuna del Buontalenti.


È avvenuto per caso. Ho sempre voluto fare l’architetto, fin da bambino: quello era il mio punto fermo. Quando mi sono laureato, le opportunità di lavoro per un giovane architetto non erano molte, ieri come oggi. Mi capitò l’occasione di essere assunto da una grande azienda che produceva apparecchi di illuminazione. All’inizio, consideravo quell’occupazione come un’opportunità per acquisire esperienza, in un settore totalmente assente nei piani di studio, cominciai a lavorare nell’attesa di fare un giorno l’architetto. Ben presto, mi avvidi che era proprio quello uno dei tanti modi in cui avrei potuto declinare la professione di architetto, che si trattava cioè di un’attività che avrebbe potuto per intero riempire la professione. Dopo qualche anno ho avviato l’attività di lighting designer, come professionista indipendente. Credo in questo di essere stato molto fortunato: nei primi anni Ottanta s’iniziava a parlare della figura professionale del lighting designer e credo di aver dato il mio contribuito a definirla meglio.

Il progetto che affettivamente sente più suo?

Rispondendo con una banalità, alcuni vengono meglio mentre altri ti costringono ad accettare qualche compromesso; in ogni caso cerchi sempre di offrire il meglio della tua professionalità. Per forza di cose poi, l’ultimo progetto, quello in corso d’opera, è quello al quale ti senti più attaccato. In questo momento sto lavorando al progetto del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, che sarà completato il prossimo anno: mi sta dando grandi soddisfazioni perché si tratta di un progetto d’eccellenza, sia per gli interventi di architettura che per l’importanza delle opere esposte. Su quale spazio architettonico preferisce progettare (interni, esterni, monumentale, architettonico)?

Vivo e lavoro a Firenze, dove le maggiori

opportunità sono offerte dallo sterminato patrimonio artistico. Questo ha portato a dedicarmi con particolare attenzione alla progettazione della luce legata agli spazi storici e museali, sia in interni sia in esterni. Come s’inserisce o come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera di progetto?

La progettazione di un intervento di architettura non può prescindere dalla creazione di un gruppo nel quale siano presenti tutte le competenze professionali. Il progettista della luce è o dovrebbe essere, soprattutto per certe tipologie di progetto, una delle figure fondamentali del gruppo di progettazione. Dovrebbe fare da cerniera fra i progettisti dell’architettura e i progettisti degli impianti, lavorando a stretto contatto con gli uni e con gli altri. È importante che il suo ruolo sia svolto con la necessaria umiltà, senza protagonismo; è importante che protagonista sia l’architettura, l’opera nel suo complesso. Per ottenere questo risultato, è indispensabile che il progettista della luce operi nell’assoluta indipendenza, fuori da ogni condizionamento di strutture commerciali o produttive. L’ultima tecnologia è sempre la migliore?

Le tecnologie sono solo strumenti, funzionali a ottenere un risultato. La migliore tecnologia è sempre quella che, caso per caso, risponde meglio alle tue esigenze. In tal senso, l’occhio del progettista deve essere attento e distaccato: il mondo della produzione ha bisogno di proporre di continuo nuove soluzioni, ma questo non significa necessariamente che le tecnologie precedenti siano sempre e comunque da buttare via. Detto questo, va considerato che le evoluzioni degli ultimi anni, basate sulle sorgenti allo stato solido, presentano tante e tali elasticità e possibilità di sviluppo che è difficile non pensare che siano destinate presto a rimpiazzare completamente le tecnologie precedenti.

MASSIMO IARUSSI TO DESIGN IN HISTORY Why did you become a lighting designer? It just happened by chance. Since childhood, I’ve always wanted to be an architect: it was an anchorage to me. When I graduated from university, job opportunities for young architects were not many, and so it goes today. I had the opportunity to be employed by a great company who manufactured lighting devices. At the beginning I considered that occupation as a chance to acquire some experience in a sector that was totally absent from university programs, so I began to work hoping to become an architect one day. But soon I realized that was one of the many ways in which I could decline my profession, in other words that it was an activity which could entirely fill it up. After some years, I started up the activity of lighting designer as a freelance. I think I was very lucky: at the beginning of the Eighties the lighting designer profession was starting to appear, and I think I gave my contribution in better defining it. Which is the project you affectionate most? I’ll answer with a truism, some are more successful than others, sometimes you may be forced to accept heavier compromises; but every time you try to put your professionalism at its best. By force of circumstances, the latest project, the one in course, is the one you feel more bond to. I am presently working at a project on the Museo dell’Opera del Duomo in Florence, which is to be completed next year: it is giving me great satisfaction because it’s an excellence project, both for architectural interventions and relevance of the works that are to be exhibited. Which is the architectural space you most prefer to design on (interiors, exteriors, monumental, architectural)? I live and work in Florence, where most opportunities are offered by its immense artistic heritage. This brought me to dedicate myself especially to lighting design connected to historical and museum spaces, both in interior and exterior spaces. How does, or how should a lighting designer place himself into the planning chain? Designing an architectural intervention can’t leave aside the creation of a planning team composed of all professional competence. The lighting designer does play, or at least he should, especially for some kinds of plans, one of the main roles inside this group. He should be the connection between architects and system designers, working side by side with them. The important thing is that his role must be played with the necessary humility, without any attention-seeking; it is important, in other words, that architecture, and the work as a whole, become the only protagonists. To achieve that goal, the lighting professional has to work in complete independence, free from any kind of conditioning from commercial or production structures. What if I asked you, is the latest technology available always the best? Technologies are just tools needed to achieve a result. The best technology is always the one that best answers to your requirements on a case-by-case basis. Under these circumstances, the eye of the designer must be attentive but detached: the world of production must incessantly propose new solutions, but this does not necessarily mean that the previous technologies are to be thrown away. That said, you have to consider that latest years’ evolutions, based on solid-state lighting sources, present such a high degree of elasticity and so many

LIGHTING DESIGNERS Massimo Iarussi

P

erché ha scelto la professione di lighting designer?

LUCE 308

21


development possibilities that it is not hard to believe that they’ll replace previous technologies soon. Mr. Iarussi, which advice would you give to a young lighting designer who has just completed a Master’s program at a top rank university? New generations are today penalized by quite a difficult situation. The expression “absence of future” has almost become commonplace, emptied of any content. Those responsible for such a critical situation are, as it is often said, previous generations. Speaking of our job, however, things are not exactly going the same. The generation to which I belong contributed in the past, and it still does, to outline this profession: the same “excellence masters” wouldn’t exist, hadn’t it been for those generations. Our young colleagues, therefore, although forced to act in the present critical situation, were still able to take advantage of educational and training opportunities unknown to the previous generations. Job opportunities, too, even if scarce and not sufficient, wouldn’t exist if the market didn’t receive our professional role. My advice to young colleagues is to go forward in this direction, using their energy to grow and affirm in every occasion their professionalism. I also suggest not to be too impatient and not to think that the rapidity to which they got used thanks to communication technologies can also be applied to a path of professional growth which, on the contrary, may require a lot of time.

LIGHTING DESIGNERS Massimo Iarussi

Architetto Iarussi che consiglio si sente di dare a un giovane lighting designer che ha appena concluso un master in una scuola d’eccellenza?

22

Le nuove generazioni sono oggi penalizzate da una situazione oggettivamente molto difficile. Parlare di assenza di futuro per i giovani è diventato ormai quasi un luogo comune, svuotato di qualsiasi contenuto. I responsabili di questa situazione così critica si ritiene siano le generazioni precedenti. Nel caso della nostra professione tuttavia, le cose non stanno necessariamente così. La generazione alla quale appartengo ha contribuito, e lo sta facendo tuttora, a definire la figura della professione: gli stessi “master di eccellenza” non esisterebbero se così non fosse. I giovani colleghi dunque, anche se certamente si trovano a operare in una situazione critica, hanno potuto tuttavia usufruire di opportunità di formazione sconosciute alle generazioni precedenti. Anche le opportunità di lavoro, per quanto poche e sempre insufficienti, non esisterebbero se il mercato non stesse pur faticosamente riconoscendo la necessità della nostra figura professionale. Ai giovani colleghi dunque consiglio di proseguire su questo solco, utilizzando le loro energie per accrescere e riaffermare, in ogni occasione, la propria professionalità. E di non essere troppo impazienti, di non pensare che la rapidità alla quale sono stati abituati con la comunicazione tecnologica possa caratterizzare anche un percorso di crescita professionale che, al contrario, potrebbe richiedere molto tempo per essere completato. Cripta della Cattedrale di S. Maria Assunta, Reggio Emilia.

Crypt of Santa Maria Assunta Cathedral, Reggio Emilia.

LUCE 308

Museo Civico di S. Caterina, Treviso.

Museo Civico of Santa Caterina, Treviso.


Lighting designers Made in Italy

ANDREA INGROSSO. LA MAGIA DELLA LUCE di / by Silvano Oldani rchitetto Ingrosso come divenne lighting designer?

Ho sempre avuto una grande passione per l’architettura e il disegno industriale. Sono figlio di un imprenditore nel settore impiantistico e sono cresciuto tra cavi, lampade e proiettori. Forse “tradendo” le aspettative paterne, mi iscrissi alla facoltà di architettura a Roma e, durante i primi anni universitari, ho collaborato con un’azienda di illuminazione facendo le prime esperienze formative. Dopo la laurea in architettura, con una tesi in disegno industriale sull’illuminazione dei centri storici, ho partecipato ad alcuni corsi di approfondimento sia in Italia che all’estero e ho avuto l’opportunità di collaborare con professionisti che mi hanno significativamente sensibilizzato nello sviluppo del progetto. Tra questi cito, a titolo esemplificativo, Franco Zeffirelli e Mario Bonomo. Un progetto che più le ha dato soddisfazione professionale e perché?

Ogni progetto ha una storia a sé. Ci sono attimi che danno grande soddisfazione in questo mestiere e sono legati a quel “click” che, magicamente, accendendo l’impianto, dà concretezza alla nostra immaginazione. Ma è un processo lungo, che nasce respirando l’aria di un luogo e immaginando di restituirgli quella magia che la luce può dare. Tutto ciò è più semplice quando una combinazione di desiderata della committenza, intenzioni progettuali e installazioni a regola d’arte, si armonizzano tra loro. A tal proposito voglio citare due progetti. Il primo è un hotel realizzato a Lecce nel 2007, dove un giovane e illuminato committente ha voluto operare un investimento turistico

Andrea Ingrosso Architetto per formazione e lighting designer per passione, svolge la professione vivendo la luce come

stimolo alla propria ricerca progettuale. Ha progettato l’illuminazione di diverse mostre tra cui gli allestimenti scenografici di Franco Zeffirelli; l’Obelisco di Ferdinando I, l’Arco di trionfo di Carlo V, la Fontana di Piazza Mazzini a Lecce, il M.U.S.A. di Lecce e numerosi interventi sia in ambito pubblico che privato sia in Italia che all’estero. Ha svolto attività didattica come docente di illuminotecnica presso la facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento, per l’I.S.B. di Gibel-

coinvolgendo giovani professionisti under 40 attraverso un concorso di progettazione sviluppato con il PoliDesign di Milano e coordinato dal prof. Luca Scacchetti per la parte architettonica e dal sottoscritto per la parte illuminotecnica. Il tema del concorso prevedeva di interpretare il Salento e racchiuderlo in una stanza. Ne è nato un progetto affascinante dove ogni camera ha una sua anima e la luce è sempre diversa per assecondare i desiderata dei progettisti coinvolti. L’esterno dell’edificio ha una pelle in pietra leccese “cariata” artificialmente da abili scalpellini, dove EOS, la ninfa descritta da Omero, che annuncia alba e tramonto agli uomini e dà il nome all’hotel, personificando il Salento che è una sottile lingua di terra tra Est e Ovest battuta dal sole e dai venti, accoglie i suoi ospiti con diverse sfumature di colore nelle variazioni che il sole crea. Il secondo progetto invece è un intervento ad ampio respiro per dimensioni, rapporti con le preesistenze, identità del luogo. È il progetto (in corso di realizzazione) per la valorizzazione delle mura urbiche di Lecce con la sistemazione del parco antistante e il giardino sensoriale. È un progetto che parte da lontano. Iniziato nel 2010 con l’illuminazione dell’arco di Trionfo di Carlo V del 1548, il progetto di valorizzazione delle mura ne è il naturale completamento. Un modo che, da progettista, mi gratifica, perché attraverso un lavoro di squadra con altri colleghi, specialisti nelle reciproche discipline (restauro, landscaping, strutture e impianti), verrà realizzato un progetto che aprirà alla città nuovi spazi di fruizione, soprattutto di quei non-luoghi in cui l’aspetto dominante era la triste visione delle auto parcheggiate dinanzi a quanto rimaneva delle mura cinquecentesche. Il

lina e il GAL Capo S. Maria di Leuca. È socio AIDI dal 1991, dal 2011 componente del Consiglio Direttivo di APIL ed è stato presidente della sezione impianti ed energia di Confindustria a Lecce. After degree in architecture he practices his passion for lighting design, by experiencing the light as a stimulus to their own research project. He designed the lighting for various exhibitions including the set design by Franco Zeffirelli; the Obelisk of Fer-

dinand I, the Triumphal Arch of Charles V, the Fountain of Piazza Mazzini in Lecce, the MUSA Lecce and numerous interventions in public and private sectors both in Italy and abroad. He has taught as a professor of lighting at the Faculty of Engineering, University of Salento, the ISB Gibellina and GAL Capo di Leuca. Aidi member since 1991, since 2011 member of the APIL’s Board and he was president of the energy and plants section in Confindustria - Lecce.

How did you became a lighting designer? I’ve always had a great passion for architecture and industrial design. I am the son of a plant contractor and I grew up among cables, lamps and spots. Maybe “betraying” the paternal expectations, I enrolled at the Faculty of Architecture in Rome and during the early college years, I worked with a lighting company doing the first training experiences. After graduating in architecture, with a thesis in industrial design, about the illumination of the historic centers, I attended some lighting courses in Italy and abroad and I had the opportunity to work with professionals that I have significantly raised awareness in the development of the project. Among these, quote, for example, Franco Zeffirelli and Mario Bonomo. A project that has given more job satisfaction and why? Each project has its own story. There are moments that give great satisfaction in this business and are linked to the “click” that magically turning on the system, gives substance to our imagination. But it is a long process, which was founded by breathing the air of a place and imagining to restore the magic that the light can do. Everything is easier when you want a combination of the client, design intentions and installations in a workmanlike harmonize with each other. In this regard I want to mention two projects. The first is a hotel built in 2007 in Lecce, where a young and enlightened client wanted to make an investment in tourism involving young professionals under 40 by a design developed with the PoliDesign Milan and coordinated by prof. Luca Scacchetti and me for lighting aspects. The theme of the contest required to interpret the Salento and enclose it in a room. The result is a fascinating project where every room has its own soul and the light is always different to accommodate the wishes of the designers involved. The exterior of the building has a skin made of local stone “decayed” artificially by skilled stonemasons, where EOS, the nymph described by Homer, announcing sunrise and sunset to men and gives the hotel its name, personifying the Salento which is a thin strip of land between East and West beaten by the sun and the winds and welcomes its guests with different shades of color in the changes created by the sun. The second project is an intervention to broader dimensions, relations with the existing identity of the place. It is the project (in progress) for the enhancement of the ancient city walls of Lecce with the layout of the park and of the sensorial garden. It is a project that began long ago. Started in 2010 by the lighting of the arc of Triumph of Charles V, the redevelopment project of the ancient walls is its natural completion . One way that, by designer, gratifies me, because through teamwork with other colleagues, specialists in each other disciplines (restoration, landscaping, facilities and equipment), will implement a project that will open new areas of the city fruition, especially those non-places where the dominant aspect was the sad sight of cars parked in front of what

LIGHTING DESIGNERS ANDREA INGROSSO

A

Andrea Ingrosso The MAGIC OF LIGHT

LUCE 308

23


lighting design ti permette di raccontare l’emozione dei luoghi; creare le condizioni per la loro fruibilità; sensibilizzare ad un uso più razionale dell’energia ponendo attenzione verso un sistema legato anche al ciclo di vita degli elementi coinvolti. L’obiettivo di un progettista è creare le condizioni per migliorare la qualità della vita dei fruitori del suo lavoro. Solo così si potranno affezionare ad un progetto e mantenerlo vivo. Su quale spazio architettonico preferisce progettare (interni, esterni, monumentale, architettonico)?

Sono animato dalla curiosità. Ho sviluppato esperienze in tutte le situazioni elencate,

ma il continuo evolversi della tecnologia è un grandissimo stimolo a sperimentare per migliorare le esperienze pregresse. Come si inserisce o come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera di progetto?

Nella fase iniziale! Qualche anno fa ho avuto modo di conoscere l’architetto americano Steven Holl. Per lui è indissolubile il momento creativo e l’integrazione con la luce, nel suo plasmarsi con l’architettura e nella capacità di restituire emozioni. Lavora da molti anni con Hervè Descottes (l’Observatoire Internationale) ed è normale che spesso nasca un rapporto fiduciario tra il progettista e il lighting designer. Si pensi

remained of the sixteenth century walls. The lighting design allows you to tell the emotion of places, creating the conditions for their usability; awareness towards a more rational use of energy paying attention to a system also linked to the life cycle of the systems involved. The goal of a designer is to create the conditions for improving the quality of life of the users of his work. Just so you can affect them to your project and keep it alive. On which prefer to design architectural space? (Interior, exterior, monumental, architectural) I am motivated by curiosity. I developed experience in all the situations listed, but the continuous evolution of technology is a great incentive to try to improve the previous experiences. How does it fit or should fit the shape of the lighting designer in the supply chain of the project? At the initial stage! A few years ago I got to know the American architect Steven Holl. For him the creative moment and integration with the light is indissoluble, in his mold itself with the architecture and the ability to return emotions. He worked for many years with Hervè Descottes (l’Observatoire Internationale) and it is normal that often arises a fiduciary relationship between the designer and lighting designer. It think about Mies Van Der Rohe and Richard Kelly, Richard Meyer and Claude Engle, Renzo Piano and Piero Castiglioni.

Arco di trionfo dedicato a Carlo V° Edificato nel 1548, l’arco di Trionfo è una delle testimonianze più antiche dello stretto rapporto con il regno di Napoli di cui Lecce era una dei principali centri di cultura. © Bruno Barillari

LIGHTING DESIGNERS ANDREA INGROSSO

Built in 1548, the Charles Vth Arch is one of the oldest evidence of the close relationship with the Kingdom of Naples to Lecce, which was one of the main centers of culture.

24

LUCE 308


a Mies Van Der Rohe e Richard Kelly, Richard Meyer e Claude Engle o Renzo Piano e Piero Castiglioni. L’ultima tecnologia è sempre la migliore?

La sperimentazione tecnologica è sempre la migliore! Carlo Rubbia ha detto che l’esperienza è la somma degli errori precedenti. Solo continuando a verificare il proprio lavoro si possono evitare errori e, spesso, le “pozioni miracolose” anche nell’illuminazione, hanno

Un consiglio a un giovane lighting designer che ha concluso un master in una scuola di eccellenza?

Armarsi di molta pazienza unita a un pizzico d’umiltà, ricordandosi che... gli esami non finiscono mai.

The latest technology is always the best? Technological experimentation is always the best! Carlo Rubbia said that experience is the sum of the previous errors. Only by checking your work you can avoid mistakes and, often, the “miracle potions” even lighting, need a trial period to demonstrate its effectiveness. A word of advice to a young lighting designers who finished a master’s degree at a school of excellence? Arm yourself with a lot of patience combined with a touch of humility, remembering that... the tests never end.

It constitutes the beginning of a path that connects the ancient city walls with historic center and, in the project under construction, opens up new areas and new urban functions to citizens. © Restoration project: City Public Works Office – Historic Center Dpt. Lecce; Lighting: studio Ingrosso; Landscape: studio SAP.

EOShotel 1- Gli esterni dell’EOShotel raccontano, con la luce, la trama di un viaggio nel Salento, attraverso i colori cangianti dall’alba al tramonto sulla superficie in pietra leccese della facciata, cariata artificialmente da abili scalpellini. A contrasto, i colori caldi degli interni, a simboleggiare la calda ospitalità dei salentini. ©Marino Mannarini 2- Ogni stanza è una differente interpretazione del Salento. In questo esempio, i due giovani progettisti, Toscano e Lezzi, hanno immaginato un tipico tamburello coronato da un fascione che ricorda le luminarie. ©Bruno Barillari 3- La hall dell’hotel si caratterizza per le atmosfere calde, circondati da materiali che si rifanno alle tradizioni artigianali del luogo ©Bruno Barillari

1- The exterior of the EOShotel tells, by lighting, the plot of a journey in Salento, through the changing colors from sunrise to sunset on the surface of the local stone facade, artificially carious by skilled stonemasons. In contrast, the warm colors of the interior, to symbolize the warm hospitality of Salento. 2- Each room has a different interpretation of Salento. In this example, the two young designers, Toscano and Lezzi, imagined a typical tambourine crowned by a cummerbund reminiscent of the traditional lights. 3- The hotel lobby is characterized by its warm atmosphere, surrounded by materials that refer to the craft traditions of the place

LUCE 308

LIGHTING DESIGNERS ANDREA INGROSSO

Restauro mura urbiche di Lecce e parco delle mura Costituisce l’inizio di un percorso che congiunge i bastioni con il centro storico e, nel progetto in corso di realizzazione, apre nuovi spazi e nuove funzioni alla fruizione urbana. Progetto restauro : settore LL.PP. - Ufficio Centro Storico Lecce; Lighting : studio Ingrosso; Landscape : SAP studio

bisogno di un periodo di prova che ne dimostri la reale efficacia.

25


Lighting Designers Made in Italy

ALESSANDRA REGGIANI. la luce per passione di / by Mauro Bozzola ALESSANDRA REGGIANI LIGHT FOR PASSION

Architetto Reggiani cosa l’ha spinta a scegliere la professione di lighting designer?

Sono sempre stata attratta dalla luce: il primo ricordo una bellissima mostra di Georges Braque, allestita a Villa Medici a Roma. Nel corso della visita, assieme a mio padre, la scoperta di opere bellissime si accompagnava alla domanda: “Ma perché si vede così male?”, generata dalla quantità di riflessi che allora a dieci anni vedevo dappertutto. Da quel momento, il connubio luce/arte è diventato per me inscindibile e sempre presente, affinandosi e completandosi con la crescita e il progredire degli studi. La scelta di dedicarmi completamente alla luce è maturata nel corso degli studi universitari in Architettura. Inizialmente volevo fare una tesi in Restauro architettonico, poi, un esame complementare “Illuminotecnica e Acustica ambientale”, nel corso del quale ho visto le immagini e il lavoro dei lighting designers americani, Claude Engle in testa, che mi ha fatto scoccare la scintilla, mostrandomi quanto, soprattutto nel campo della conservazione e del restauro del patrimonio storico, la luce è un elemento determinante. Ho fatto la tesi in Illuminotecnica e per alcuni anni ho partecipato a un tirocinio presso uno studio di restauro. È bene ricordare che allora in Italia avvicinarsi alla luce era davvero complesso, parliamo dei primi anni ’90, da allora non ho mai smesso di dedicarmi ad essa.

Award of Merit al GE Edison Award nel 2000, riconoscimento che premia ogni anno i migliori progetti illuminotecnici nel mondo. Appartamento privato Progetto illuminotecnico: arch. Alessandra Reggiani, Roma

Private residence Lighting design: Alessandra Reggiani architect, Roma

Ci parli del progetto che più le ha dato soddisfazione personale e per quale motivo?

L’illuminazione del Museo di San Francesco e della Collezione Perkins in Assisi, sicuramente il primo progetto di grande rilievo. Sei mesi in cui ho vissuto più in cantiere che a Roma, dove risiedo e lavoro. Il clima era di partecipazione assoluta da parte di tutti, tanto che il direttore del museo, Padre Pasquale, ci ha permesso di posizionare personalmente le opere all’interno delle vetrine. Un’esperienza di lavoro e umana che ricorderò sempre con particolare emozione. Per questo progetto ho ricevuto un LIGHTING DESIGNERS ALESSANDRA REGGIANI

Alessandra Reggiani Architetto, è nata a Roma, dove risiede ed esercita la professione di Lighting Designer. La sua attività professionale è mirata principalmente al campo dei Beni Culturali in ambienti interni ed esterni oltre ad altri settori, dal residenziale agli uffici, da ville a giardini. È autrice di numerosi studi, ricerche e pubblicazioni, collabora con riviste spe-

26

LUCE 308

cializzate e dedica grande interesse all’attività didattica che svolge presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, lo IED di Firenze e Roma, la Lighting Academy di Firenze ed altri Atenei. Architect, born in Rome, where is based her professional practice. The working activity is mainly focused in lighting design for Cultural Heritage, indoor

and outdoor areas, as well as other sectors, from residential to offices, from villas to gardens. Author of many researches and publications, collaboration with specialized lighting magazine and involved in teaching mainly at Università La Sapienza in Rome, IED in Florence and Rome, Lighting Academy in Florence and other University.

Architect Reggiani what has been the reason that make you choose the profession of lighting designer? I have always been attracted by the light: the first memory a beautiful exhibition of Georges Braque, held at Villa Medici in Rome. During the visit, along with my father, the discovery of beautiful artworks was accompanied by the question: “But why do you see so badly?” caused by a lot of glares that, then, when I was ten years old, I saw everywhere. For me, since that time, the combination light /art has become inseparable and always present, improving and completing with the growth and progress of the studies. The decision to devote myself fully to light has been reached during the university studies in Architecture. Initially I wanted to do a degree’s thesis in architectural Restoration, then, a further examination “Light-engineering and Environmental Acoustics”, during which I saw the pictures and the works of US lighting designers, Claude Engle at first, shoot the spark on me, showing how, especially in the field of conservation and restoration of cultural heritage, the light is a decisive factor. I did my thesis on Light-engineering and for some years I have participated in an internship at a restoration studio. It should be remembered that in Italy, at that time: we are talking about the early 90’s, approaching the light was really complex, but since then I never stopped to devote to it. Could you tell us about the project that gave you the most personal satisfaction and why did it? The lighting of the Museum of St. Francis and the Perkins Collection in Assisi, it had surely been the first project of great importance. Six months in which I have lived more at the building site that in Rome, where I live and work. The atmosphere was of absolute participation by all, so that the museum’s director, Father Pasquale, has allowed us to place personally the works inside the showcases. It has been a work and human experience that I will always remember with particular emotion. For this project I received an Award of Merit at the GE Edison Award in 2000, acknowledgment that each year awards the best light-engineering designs in the world. What is the architectural field in which do you prefer carry out project activities (indoor, outdoor, monumental, architectural)? My preferred field of action is, as always, the Cultural Heritage, indoor and outdoor; after a specific debut in the museum sector, I have worked in many archeological areas, less publicized projects which gave me great professional satisfaction. I must confess that today, after 20 years of practice, I find pleasant also other types of project interventions: shops, offices, apartments and gardens; exploring and using the light in all its aspects, equally fascinating.


Il mio campo d’azione preferito è, da sempre, quello dei Beni Culturali, in interno e in esterno; dopo un esordio specifico nel settore museale, ho lavorato in molte aree archeologiche, progetti poco pubblicizzati ma che mi hanno dato grandi soddisfazioni professionali. Devo però confessare che oggi, dopo circa 20 anni di professione, trovo divertenti anche interventi progettuali di altro tipo: negozi, uffici, appartamenti o giardini; esplorando e trattando la luce sotto tutti i suoi aspetti, ugualmente affascinanti. Come s’inserisce o come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera del progetto?

Sarebbe un sogno se, come avviene in altri contesti culturali e lavorativi, il progettista della luce venisse coinvolto sin dall’inizio nella gestazione del processo compositivo: la sinergia

fra diverse competenze produce sempre gli effetti migliori. Oggi, se e quando ci coinvolgono, spesso siamo costretti a intervenire a cose fatte, per porre rimedio con estrema difficoltà a situazioni già compromesse. L’ultima tecnologia è sempre la migliore?

No, l’ultima tecnologia, prima di diventare eventualmente la migliore, deve essere conosciuta a fondo.

Un consiglio a un giovane lighting designer che ha concluso un master in una scuola di eccellenza…

Come dico sempre con gli studenti delle mie lezioni o seminari, non posso che raccomandare tenacia, perseveranza, passione e aggiornamento. Solo così, a mio avviso, si può svolgere questa fantastica ma faticosissima professione, purtroppo troppo sovente incompresa e ferita dall’insensibilità diffusa.

How does integrate or should integrate the figure of the lighting designer in the supply chain of the project? It would be a dream if, as it happens in other cultural and working contexts, the lighting designer would be involved in the making of the whole process from the beginning: the synergy between various skills always produces the best effects. Today, if and when we are involved, we are often compelled to intervene after the fact, to remedy, with extreme difficulty, situations already compromised. Is the latest technology always the best one? No, the latest technology, before becoming possibly the best one, must be known in depth. A tip to a young lighting designer who finished a master’s degree at a school of excellence... As I always say to the students of my lectures or seminars, I can just recommend tenacity, perseverance, passion and update. Only in this way, in my opinion, you can do this fantastic but exhausting profession, unfortunately too often misunderstood and wound by common insensitivity.

Napoli, Giardino a Posillipo. Progetto illuminotecnico: arch. Alessandra Reggiani, Roma

Naples, Garden in Posillipo. Lighting design: Alessandra Reggiani architect, Roma

Reconversion of an industrial building. Lighting design: Alessandra Reggiani architect, Roma

LIGHTING DESIGNERS ALESSANDRA REGGIANI

Qual è l’ambito architettonico in cui preferisce svolgere attività progettuale (interni, esterni, monumentale, architettonico)?

LUCE 308

27

Uffici in via del Commercio Riconversione di un edificio industriale. Progetto illuminotecnico: arch. Alessandra Reggiani, Roma

Office in via del Commercio


LIBRI / 308

a cura di / curated by Chiara Aghemo

Luce per la “rinascita” del Salone dei Cinquecento Giorgio Vasari La Battaglia di Marciano

Carla Balocco, Luce per la “rinascita” del Salone dei Cinquecento Edizione polistampa, 2013

Carla Balocco, Ricercatrice in Fisica Tecnica Ambientale presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell'Università degli Studi di Firenze. Principali campi di interesse e ricerca: termofisica e simulazione del sistema integrato edificio-impianto; studi sull'uso ottimale dell'energia e della qualità dell'aria in edifici storici e conservazione-tutela del patrimonio storico artistico; illuminazione naturale ed artificiale; controllo della radiazione solare.

LIBRI Luce per la “rinascita” del Salone dei Cinquecento

Carla Balocco,researcher in Environmental Technical Physics at the University of Florence, Industrial Engineering Department. Interests and research main areas are: Thermo physics and integrated buildingplant simulation; studies about the optimal energy use and air quality in buildings and historical and artistic heritage preservation; natural and artificial lighting; control of solar radiation.

28

LUCE 308

I

l progetto illuminotecnico è di per sé un progetto complesso perché occorre garantire adeguate condizioni visive per la sicurezza, la prestazione e il comfort degli utenti per differenti condizioni d’uso degli ambienti. A queste funzioni fondamentali possono poi essere associate molte altre valenze legate alla luce, quali ad esempio la possibilità di creare atmosfere e suggestioni, la lettura storica e didascalica di un luogo o architettura, la comunicazione e valorizzazione, in relazione alle attività svolte, l‘integrazione dinamica con la luce naturale, la necessità di garantire le condizioni ottimali di conservazione in presenza di opere d’arte esposte. Tenendo conto della varietà di aspetti e problematiche, emerge chiaramente come il progettista illuminotecnico, soprattutto in presenza di contesti caratterizzati da un elevato valore culturale e artistico, debba associare alle competenze tecnico-scientifico una solida cultura storicoumanistica, nonché una spiccata sensibilità artistica per gestire il difficile inserimento di sistemi impiantistici contemporanei in un contesto architettonico che non li prevedeva. In questi ambiti il progetto di luce si deve articolare quindi per fasi successive di approfondimento che, partendo da una conoscenza storica e funzionale del manufatto architettonico e del suo contesto e da un’attenta analisi delle esigenze di ordine visivo, concorrono alla definizione dei requisiti di progetto. Spesso invece il progetto illuminotecnico viene affrontato in termini puramente tecnici, con la definizione delle soluzioni tecnologiche adeguate dal punto di vista energetico e dei risultati quantitativi, senza prevedere fasi preliminari di conoscenza, quali il monitoraggio ambientale delle condizioni preesistenti e l’analisi delle condizioni di conservazione e di fruizione ottimali per gli ambienti museali e per le opere d’arte esposte. Un approccio metodologico invece “corretto” e che comprende tutte le fasi di approfondimento è quello condotto recentemente da Carla Balocco e dai suoi collaboratori. Lo studio ha riguardato un luogo simbolo non solo della città di Firenze, con una valenza storico-artistica eccezionale e con una molteplicità di funzioni: da ambiente museo a luogo di rappresentanza e di attività politica, il “Salone dei Cinquecento”.

LIGHTING FOR THE “REVIVAL” OF THE SALONE DEI CINQUECENTO The lighting design is by itself a complex project because it is necessary to ensure adequate visual conditions for safety, performance and comfort of users, for different conditions of use of the rooms. These key functions can then be associated with many other light-related values such as the ability to create atmosphere and charm, the historic and didactic reading of a place or architecture, the communication and valorisation in relation to the activities carried out, the dynamic integration with natural light, and the need to guarantee the optimal preservation conditions in the presence of works of art. Taking into account the variety of issues and problems, it is clear how the lighting designer, especially in the presence of contexts characterized by a high cultural and artistic value, must combine scientifictechnical skills with a solid historical and humanistic culture, as well as with a strong artistic sensitivity to handle the difficult insertion of contemporary plant systems in an architectural context that did not include them. Thus, in these areas the lighting project should be organised by consecutive in-depth phases, which, starting from an historical and functional knowledge of the architectural work and its context and from a careful analysis of the needs of visual order, contribute in the definition of the project requirements. Often, however, the lighting design is dealt with in purely technical terms, with the definition of appropriate technological solutions, from the energy and the quantitative results point of view, without providing preliminary stages of knowledge, such as environmental monitoring of pre-existing conditions and the analysis of optimal preservation and use conditions for the museum environments and the works of art on display. Instead a “correct” methodological approach, and that includes all phases of study, is the one recently conducted by Carla Balocco and her collaborators. The study focused on a location symbol not only of the city of Florence, with an exceptional artistic and historic value and with a multiplicity of functions: from museum environment to place of representation and political activity, the “Salone dei Cinquecento”.


Perspective view showing the previous lighting system in Salone dei Cinquecento Restituzione fotorealistica, funzione stato di fatto cielo primaverile Rendering showing the Spring Sky function Restituzione fotorealistica, funzione storicoarchitettonica Rendering showing the Historical Architecture function

Lo studio ha previsto una prima fase di conoscenza del manufatto, comprendente una ricerca storico-filologica del luogo, nonché un’analisi delle volumetrie e delle caratteristiche superficiali dell’intero ambiente e delle opere in esso esposte, associate ad un monitoraggio delle attuali condizioni ambientali in presenza di luce naturale e artificiale. A questa fase è seguita quella di concept del progetto illuminotecnico, con un’attenta valutazione delle condizioni ottimali di conservazione e percezione, in relazione ai differenti utilizzi della sala. Tale aspetto ha portato alla scelta di prevedere diversi scenari di luce, rispondenti alle esigenze funzionali e scenografiche richieste. La fase di progettazione vera e propria ha riguardato la definizione delle soluzioni più idonee, sorgenti luminose, apparecchi d’illuminazione, sistemi di gestione e controllo della luce naturale e artificiale, e alla loro verifica di calcolo, utilizzando programmi illuminotecnici di simulazione numerica e realizzando un modello virtuale tridimensionale dell’ambiente. Fase conclusiva dello studio è stata la validazione dei risultati delle simulazioni numeriche attraverso campionatura in campo di diversi sistemi d’illuminazione, al fine di ottimizzare la qualità e la quantità di luce sulle diverse superfici da illuminare, in funzione degli scenari luminosi ipotizzati. Il percorso progettuale, così inteso e svolto, è “da manuale”, spesso teorizzato ma raramente realizzato: per questo risulta particolarmente significativo e meritevole di essere pubblicato e diffuso. Altro motivo di segnalazione e plauso è la passione dell’Autore, che traspare da ogni riga dello scritto, che rende entusiasmante e coinvolgente il lungo, e certamente impegnativo, studio condotto. Solo l’entusiasmo e il coinvolgimento emotivo del progettista possono garantire, insieme alle conoscenze storicoumanistiche e tecnico-scientifico, al rispetto dei requisiti di progetto, all’utilizzo corretto degli strumenti e dei metodi di valutazione dei parametri illuminotecnici, la definizione di un buon progetto di luce. Anche per questo siamo grati a Carla Balocco, ai suoi collaboratori e a tutte le persone che hanno reso possibile lo studio e la sua pubblicazione.

The study provided for an initial phase of understanding of the architectural work, including an historical and philological research of the place, as well as an analysis of volumes and surface characteristics of the entire environment and of the art works on display, associated with a monitoring of existing environmental conditions in the presence of natural and artificial light. This phase was followed by the concept of lighting design, with a careful evaluation of the optimal preservation and perception conditions according to the different uses of the room. This aspect has led to the decision to provide different lighting scenarios, corresponding to the required functional and scenic needs. The actual design phase concerned the definition of the most suitable solutions, the light sources, luminaires, management and control systems of natural and artificial light, and their verification by calculation, using numerical simulation lighting softwares and creating a virtual three-dimensional model of the environment. The final phase of the study was the validation of the results of the numerical simulations, through sampling in the field of different lighting systems, in order to optimize the quality and the quantity of light on the different surfaces to be illuminated, according to the hypothesized lighting scenarios. This design process as understood and carried out is “by the book”, often theorized but seldom realized: reason why it is particularly significant and worthy of being published and disseminated. Another reason for signalling and appraisal is the passion of the Author, which shines through every line of the writing, and that makes the lengthy, and certainly challenging study exciting and engaging. Only the enthusiasm and emotional involvement of the designer can ensure together with historical-humanistic and technical-scientific knowledge, compliance with the requirements of the project and proper use of tools and methods to assess the lighting parameters, also the definition of a good lighting design. For this we are grateful to Carla Balocco, her collaborators and all persons who have made the study and its publication possible.

LIBRI Luce per la “rinascita” del Salone dei Cinquecento

Vista prospettica del Salone dei Cinquecento con vecchi sistemi di illuminazione

LUCE 308

29


Illuminazione degli spazi museali The lighting of the museum spaces

Il convegno AIDI a Napoli con al centro il libro di Mario Bonomo e Chiara Bertolaja di / by Gennaro Spada

ARTE E LUCE Illuminazione degli spazi museali

I

n occasione della presentazione a Napoli, nel prestigioso Palazzo della Borsa in stile neoclassico, del libro “L’illuminazione delle opere d’arte negli interni. Guida alla progettazione”, di Mario Bonomo e Chiara Bertolaja, AIDI Campania ha organizzato un importante convegno sul tema dell’illuminazione delle opere d’arte, coinvolgendo il distretto Databenc e varie personalità del mondo accademico e museale. I lavori sono stati introdotti dal presidente di AIDI, Gianni Drisaldi dopo i saluti di personalità di spicco del mondo accademico, della ricerca e dell’impresa: l’assessore all’Università e Ricerca scientifica della Regione Campania, Guido Trombetti, il rettore dell’Università di Napoli Federico II, Massimo Marrelli; il presidente della CCIAA di Napoli, Maurizio Maddaloni, Angelo Chianese dell’Università di Napoli Federico II e presidente Distretto Databenc, il presidente Confapi Industria Campania, Emilio Alfano. Preceduto dalla presentazione del progetto multimediale “Opere parlanti show”, di Databenc a cura del responsabile Francesco Bifulco, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, il convegno si è articolato in due parti: dapprima una tavola rotonda costituita da numerosi e incisivi interventi da parte di specialisti del settore Beni Culturali. I relatori che si sono succeduti, coordinati da Gregorio Angelini della Direzione regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania hanno discusso, ciascuno dal proprio punto di vista, sulla tematica dell’illuminazione delle opere d’arte e le problematiche a essa connesse, facendo riferimento anche alle potenzialità offerte da nuove tecnologie e cercando di creare un collegamento tra l’illuminazione e i diversi aspetti connessi alla natura delle opere esposte. Hanno partecipato alla tavola rotonda il presidente di AIDI Gianni Drisaldi; Stefano Causa e Pierluigi Leone De Castris, entrambi dell’Università Suor Orsola Benincasa; Antonella Cucciniello della Soprintendenza BSAE di Salerno e Avellino; Silvana Dello Russo del Museo Civico in Castel Nuovo del Comune di Napoli; Almerinda Di Benedetto della Seconda Università di Napoli; Antonino Fattorusso della Soprintendenza Speciale di Napoli e Pompei; Aurora Spinosa dell’Accademia di Belle Arti di Napoli; Isabella Valente dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e Stefania Zuliani dell’Università di Salerno.

30

LUCE 308

Il sistema di illuminazione è fissato direttamente ai setti divisori per non compromettere la muratura esistente. Il design è estremamente pulito per integrarsi e quasi nascondersi nell’architettura. Museo di arte moderna – Palazzo Grassi, Venezia (doc. Flos, © Santi Caleca).

Lighting system directly fixed on partition walls to avoid compromise the existing architecture. The design is very slight for a better integration and almost disappear in the architectural space. Museo di arte moderna – Palazzo Grassi, Venezia (doc. Flos, © Santi Caleca).

AIDI meeting in Naples focusing on the book of Mario Bonomo and Chiara Bertolaja


The cover of the book “L’illuminazione delle opere d’arte negli interni”.

Nella seconda parte del convegno, la presentazione del libro di Mario Bonomo e Chiara Bertolaja si è configurata come la naturale continuazione del dibattito, con la proposta di un testo utile a chi voglia occuparsi, da diversi punti di vista, della corretta illuminazione e conservazione delle opere d’arte negli interni e che ha il merito di non essere destinato esclusivamente agli addetti ai lavori. Hanno presentato Laura Bellia e Saverio Ciarcia, rispettivamente presidente e segretario di AIDI Campania, entrambi professori dell’Università di Napoli Federico II. Sono state toccate le tematiche della complessità dell’illuminazione delle opere d’arte anche per quanto riguarda la molteplicità dei punti di vista rispetto ai quali le opere possono essere percepite quando sono inserite in un percorso museale, soprattutto se tridimensionali, e l’importanza dell’allestimento che non può essere mai affrontato separatamente dall’illuminazione, sia in presenza di luce naturale che artificiale. L’autrice Chiara Bertolaja nel suo intervento, preceduto da una presentazione sulle tecnologie LED applicate all’illuminazione dei Beni Culturali di Laura Cinquarla de iGuzzini (sponsor del convegno ndr), ha affrontato le diverse tematiche trattate nel testo in modo efficace, destando l’interesse da parte dei presenti sia per la semplicità e chiarezza espositiva che per le bellissime immagini proiettate.

Un esempio d’integrazione dei centri luminosi nell’arredo del salone (le colonnine della barriera). Palazzo Schifanoia - Sala dei Mesi, Ferrara (doc. iGuzzini).

A perfect integration between lighting system and security posts. Palazzo Schifanoia Sala dei Mesi, Ferrara (doc. iGuzzini).

L’illuminazione Zenitale di una statua. Spazio di San Nazzaro, Milano - Incontro di Talenti (doc. Pollice Illuminazione).

Sculpture lit by zenithal lighting design. Spazio di San Nazzaro, Milano - Incontro di Talenti (doc. Pollice Illuminazione).

Taking the occasion of the presentation of the book “The lighting of the artworks in the interior. Design Guide”, by Mario Bonomo and Chiara Bertolaja, in the prestigious neoclassical style Stock Exchange Palace, in Naples, AIDI Campania has organized a major conference on theme of illuminating artworks, involving the Databenc District and various leading personalities of the academic and museum world. The works were introduced by the President of AIDI, Gianni Drisaldi, after the greetings of prominent personalities from the academic, research and business world: the councilor to University and Scientific Research in the Campania Region, Guido Trombetti, the rector of Federico II University of Naples, Massimo Marrelli; the president of the CCIAA of Naples, Maurizio Maddaloni, Angelo Chianese of Federico II University of Naples and Databenc District Chairman, the President Confapi Industry Campania, Emilio Alfano. Preceded by the presentation of the multimedia project “Speaking artworks show”, by Databenc organized by the responsible Francesco Bifulco, of Federico II University of Naples, the conference was divided into two parts: first, a roundtable made of numerous and incisive speeches by specialists in the field of Cultural Heritage. The speakers that have been followed, led by Gregorio Angelini of the Regional Directorate for Cultural Heritage and Landscape in Campania discussed, each from its own point of view, on the issue of illuminating artworks and the problems connected to it, referring also to the potential offered by new technologies and trying to create a link between the lighting and the different aspects related to the nature of the artworks exhibited. To this roundtable have been participated AIDI’s President Gianni Drisaldi; Stefano Causa e Pierluigi Leone De Castris, both of Suor Orsola Benincasa University; Antonella Cucciniello BSAE Superintendent of Salerno and Avellino; Silvana Dello Russo Civic Museum in New Castle of the City of Naples; Almerinda Di Benedetto, Second University of Naples; Antonino Fattorusso Superintendence of Naples and Pompeii; Aurora Spinosa, Academy of Fine Arts in Naples; Isabella Valente, Federico II University of Naples and Stefania Zuliani University of Salerno. In the second part of the meeting, the presentation of the book by Mario Bonomo and Chiara Bertolaja was configured as a natural follow-up of the debate, with the proposal of a text useful to anyone who wants to deal with, from different points of view, the correct lighting and conservation of art’s works in the interior and which has the merit of not being intended only to insiders. Laura Bellia and Saverio Ciarcia, respectively president and secretary of AIDI Campania, both professors at the Federico II University of Naples, have presented the conference. During the meeting have been touched issues about the complexity of illuminating artworks, with regard also to the multiplicity of points of view with respect to which the artworks can be perceived when they are placed in a museum, especially if threedimensional, and the importance of setting that can never be dealt separately by the lighting, both in the presence of natural and artificial light. The author Chiara Bertolaja in her speech, preceded by a presentation on the LED technologies applied to lighting of Cultural Heritage by Laura Cinquarla iGuzzini (sponsor of the conference, ed.), dealt with the various issues effectively addressed in the text, arousing the interest of the presents both for the simplicity and clarity that for the beautiful images projected.

LUCE 308

ARTE E LUCE Illuminazione degli spazi museali

La Copertina del libro “L’illuminazione delle opere d’arte negli interni”.

31


ILLUMINARE L'ARTE È ARTE di / by Laura Bellia, Saverio Ciarcia

L

LIGHTING ART IS ART

'illuminazione delle opere d'arte, è una tematica del settore illuminotecnico che, forse più delle altre, coinvolge molteplici competenze, spaziando dalla storia dell'arte, alla conservazione, all'allestimento museale. Non sempre le diverse figure professionali che si ritrovano a decidere sulla collocazione delle opere e sul modo in cui esse debbano essere percepite, riescono a dialogare tra loro in modo efficace e ciò è dovuto in gran parte a differenti formazioni culturali e, talvolta, anche a pregiudizi. La grande varietà di sorgenti oggi disponibile sul mercato sembra potere essere in grado di risolvere molti problemi ma, paradossalmente, rende spesso ancor più complesse le scelte progettuali; in particolare,

ARTE E LUCE ILLUMINARE L'ARTE é ARTE

Un esempio di integrazione di luce naturale e artificiale. La luce naturale, opportunamente schermata, entra attraverso i lucernari del soffitto e si integra con la luce artificiale permettendo di ridurre sensibilmente il consumi energetici. North Carolina Museum of Art, Raleigh, North Carolina (doc. Thomas Phifer & Partners, © Scott Frances).

32

LUCE 308

A natural and artificial lighting integration example. The natural light, properly shaded, get through the ceiling shed and it integrate the artificial light allowing to reduce the energetic consumption. North Carolina Museum of Art, Raleigh, North Carolina (doc. Thomas Phifer & Partners, © Scott Frances).

in mancanza di un dialogo costruttivo tra i vari attori che concorrono alla realizzazione dell'apparato espositivo, si possono determinare casi in cui l'illuminazione non risulti soddisfare le esigenze espositive, nonostante le competenze dei singoli. Da un lato vi sono i progettisti illuminotecnici, dall'altro figure professionali dalla formazione umanistica, le cui richieste non sempre risultano comprensibili o sono recepite correttamente, soprattutto a causa di un differente linguaggio. La presentazione a Napoli del libro di Mario Bonomo e Chiara Bertolaja "L’illuminazione delle opere d’arte negli interni. Guida alla progettazione", grazie al quale è nata l'idea del convegno “Illuminare l'arte è arte”, è stata la

The lighting of the artworks is an issue of the lighting industry that, perhaps more than any other, involves many skills, ranging from art history, conservation and museum setting. Not always the various professionals, who meet to decide about the placing of the artworks and how they should be perceived, are able to communicate with each other effectively and this is due in large part to different cultural backgrounds and, sometimes, even prejudices. The wide variety of sources available today on the market seems to be able to solve many problems but, paradoxically, it often makes more complex the design choices; in particular, in the absence of a constructive dialogue between the various actors that contribute to the realization of the exhibition apparatus, it can determine cases in which the lighting is not meeting the display requirements,


divulgativo; non presume di riuscire esaustivo sui singoli temi proposti e, gliene siamo grati, non ci sommerge di numeri e formule più o meno criptiche, di matrici e derivate parziali e magari matrici con derivate parziali. Intende al contrario rivolgersi non soltanto agli addetti ai lavori, ma anche a un pubblico più ampio, cui rendere sufficientemente accessibili i concetti esposti, fermo restando che è gradita la conoscenza dei concetti di base dell'illuminotecnica e almeno delle quattro grandezze fotometriche fondamentali (Intensità luminosa, Flusso luminoso, Illuminamento e Luminanza). Il pregio dell’opera è quello di fornire un piano organico di lavoro, frutto di precise competenze tecniche, di una lunga esperienza maturata sul campo e di una discreta dose di buon senso (che non guasta mai), parlando anche a coloro che non hanno una preparazione specifica nel settore illuminotecnico, ma sono comunque interessati alla buona conservazione delle opere e alla creazione di condizioni ambientali favorevoli per la loro fruizione (o “godimento” come preferisce Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani). Viene infatti tratteggiato un quadro generale dei problemi da affrontare e delle reciproche e a volte complesse interrelazioni che si instaurano tra i diversi aspetti, che occorre fronteggiare con

National Portrait Gallery, Londra (© Erco, foto di Rudi Meisel, Berlino). Apparecchi a binario sospeso per l'illuminazione dei ritratti.

National Portrait Gallery, London (© Erco, photo by Rudi Meisel, Berlino). Apparecchi a binario sospeso per l'illuminazione dei ritratti.

despite the skills of individuals. On one hand there are the lighting designers, on the other professionals with a humanistic education, whose requests are not always understood or made out properly, mainly due to a different language. The presentation of the book "The lighting of the artworks in the interior. Design Guide" by Mario Bonomo and Chiara Bertolaja, in Naples, thanks to which came the idea of the conference "Lighting art is art", was the happy opportunity to examine the important issue and understand through contributions from the authors and influential speakers, not only the needs of the end user, i.e. the visitor, but also of who is in charge of works of art and their proper exposure to the public, laying the foundations for a fruitful discussion between the various professionals. It should be borne in mind that most of the museums located in the Italian territory is constituted by buildings of historical and artistic value, which may constitute restrictions to the placement of the lighting fixtures and which must be taken into account because, in many cases, are themselves artworks, full of archways, architectural friezes and frescoes. And one of the main objectives of the meeting was just to compare the different figures that turn around the exhibition process of the artworks. From the debate has emerged interesting information in order to start a relationship of effective collaboration between the major operators, even more necessary if it is considered that, at present, each figure which belongs to the world of museum curators, art historians and superintendence, tends generally to deal differently with the theme of lighting. The book is clear and pleasant to read, its purpose is openly and praiseworthy popular; does not presume to be exhaustive on individual topics proposed and, we are grateful, not overwhelms us with numbers and formulas more or less cryptic, matrices and partial derivatives and maybe matrices with partial derivatives. At the contrary, it is addressed not only to professionals but also to a wider audience, to whom make the concepts accessible enough, understanding that it is acceptable the knowledge of the basic concepts of lighting and at least the four basic photometric magnitudes (bright intensity, luminous flux, illumination and luminance). The value of the book is to provide a plan of work, the result of precise technical skills, a long experience in the field and a good dose of common sense (which never hurts), speaking also to those who have not specific training in the lighting sector, but are still interested in good preservation of artworks and creation of favorable environmental conditions for their fruition (or "enjoyment" as prefers Antonio Paolucci, director of the Vatican Museums). Is in fact outlined an overview of the problems to face and of the reciprocal and sometimes complex interrelations that are established between the different aspects, to which is necessary to cope with care in order to achieve the desired results. Before going into the details of the work is necessary a clarification, which today seems even common and obvious: the natural and artificial lighting and, therefore, the perception and recognition of form and color, are a fact not only physical, but also physiological and psychological, related to the characteristics of the receptive apparatus of the human eye and to the brain's ability to process the signals sent by the retina. And yet we had to wait for the lecture entitled "On Colour Vision", held by Maxwell in London on the evening of 1871 at the Royal Institution, to hear affirm this basic principle. Thomas Young, says Maxwell, was the first to say that "we are able to perceive three sensations of color." Warning: the main

LUCE 308

ARTE E LUCE ILLUMINARE L'ARTE é ARTE

felice occasione per approfondire l’importante tema e comprendere attraverso i contributi da parte degli autori e di autorevoli relatori, le esigenze non solo dell'utente finale, ossia del visitatore, ma anche di chi si occupa delle opere d'arte e della loro corretta esposizione al pubblico, gettando le basi per un proficuo confronto tra le diverse figure professionali. Occorre tener anche presente che la maggior parte dei musei localizzati nel territorio italiano è costituita da edifici di valore storico-artistico, che a loro volta possono costituire dei vincoli alla collocazione dei corpi illuminanti e che devono essere presi in considerazione in quanto, in molti casi, sono essi stessi opere d'arte, ricchi di volte, fregi architettonici, affreschi. E uno dei principali obiettivi del convegno è stato proprio quello di mettere a confronto le diverse figure che ruotano intorno al processo espositivo delle opere. Dal dibattito sono emerse interessanti indicazioni per avviare tra i principali operatori un rapporto di fattiva collaborazione, tanto più necessaria se si considera che, allo stato attuale, ciascuna figura appartenente al mondo dei curatori dei musei, degli storici dell'arte e delle sovrintendenze, tende in genere ad affrontare diversamente la tematica dell'illuminazione. Il libro è di chiara e di piacevole lettura, il suo scopo è apertamente e lodevolmente

33


ARTE E LUCE ILLUMINARE L'ARTE é ARTE

La statua, che conserva rare tracce di pigmento sulla veste lapidea, è illuminata dal basso mediante fibre ottiche di vetro con lente concentrante. L’illuminazione generale è data invece dal riflesso della volta superiore, illuminata da due elementi lineari con sorgenti a LED. Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, Mostra “Nerone”, 2011-2012 – Colosseo, Foro Romano, Palatino (doc. Alessandro Grassia, foto di Claudia Pescatori).

accortezza per raggiungere i risultati desiderati. Prima di scendere nel dettaglio dell’opera è d’obbligo una precisazione, che può oggi sembrare perfino banale e scontata: l’illuminazione naturale e artificiale e, di conseguenza, la percezione e il riconoscimento della forma e del colore, sono un fatto non soltanto fisico, ma anche e soprattutto fisiologico e psicologico, legato alle caratteristiche dell’apparato recettivo dell’occhio umano e alla capacità del cervello di elaborare i segnali inviati dalla retina. E tuttavia abbiamo dovuto attendere la lezione dal titolo "On Colour Vision", tenuta da Maxwell a Londra la sera del 1871 presso il Royal Institution, per sentire affermare questo principio basilare. Thomas Young, dice Maxwell, è stato il primo ad affermare che «noi siamo capaci di percepire tre sensazioni di colore». Attenzione: la parola principale è sensazione, il colore è sensazione. A partire da questa verità elementare (intuita peraltro già da Lucrezio nel libro II del De rerum natura) Young stabilisce la prima consistente teoria del colore, basata sull’esistenza di tre colori primari. Young, dice Maxwell, è il primo che ha cercato la spiegazione di questo fatto «non nella natura della luce, ma nella costituzione dell’uomo». Se «vedere è vedere a colori», la colorimetria nasceva con tutte le complicazioni e i limiti immaginabili dipendenti dal coinvolgimento della mente umana ed è in quest’ottica che il libro correttamente si muove. Altro aspetto fondamentale, trattato nel libro, riguarda gli effetti di deperimento e degrado delle opere, evidenziando l'importanza non

34

LUCE 308

soltanto dell’intensità delle radiazioni incidenti sui manufatti ma anche il tempo di esposizione (per la cosiddetta legge di reciprocità). Tra le radiazioni incidenti, oltre a quelle luminose, risultano particolarmente dannose quelle che ricadono negli adiacenti campi dell’ultravioletto e dell’infrarosso. Al fine di poter valutare il potenziale di aggressività delle sorgenti luminose, la distribuzione spettrale della radiazione incidente va pesata mediante la funzione di danno d(λ) proposta da Harrison. Per capire bene chi fosse Harrison, dobbiamo fare un piccolo salto indietro nel tempo. La storia della protezione contro la luce nei musei inizia nel 1886, a Londra: in quell’anno scoppia una violenta polemica sui giornali. Era stata richiesta un’apertura serale della National Gallery, come del resto già avveniva al South Kensington Museum. Nonostante il parere negativo della National Gallery e di Sir Robinson, amministratore della raccolta dei dipinti della regina, la House of Lords decise l’apertura per tre sere la settimana. Robinson attaccò per protesta, con una lettera aperta ai giornali, il South Kensigton Museum, di cui una volta aveva fatto parte, sostenendo che una trentina di acquerelli inglesi erano stati irrimediabilmente rovinati per essere stati per anni esposti in locali fortemente illuminati da luce diurna. Con la sua lettera Robinson si attirò le ire del presidente del Royal Institute of Painters in Water Colours, che, equivocando, vi ravvisò un rimprovero a lui e agli acquerellisti di usare materiali non adatti: un’esposizione fu organizzata in tutta fretta per dimostrare che gli

The sculpture, which maintain few colored signs on marble drapery, is illuminated from below by optical fiber with glasses focusing lens. The general lighting derives from the reflection of the vault, lit by two linear elements with LED sources. Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, Mostra “Nerone”, 2011-2012 – Colosseo, Foro Romano, Palatino (doc. Alessandro Grassia, photo by Claudia Pescatori).

word is feeling, the color is feeling. From this elementary truth (already intuited by Lucretius in Book II of the De rerum natura) Young establishes the first consistent theory of color, based on the existence of three primary colors. Young, Maxwell says, is the first that looked for the explanation of this fact, "not in the nature of light, but in the constitution of man". If "seeing is seeing in color", the colorimetric science was born with all the complications and imaginable limitations dependent on the involvement of the human mind and it is in this context that the book rightly moves. Another fundamental aspect, covered in the book, concerns the effects of deterioration and degradation of the works, highlighting the importance not only of the intensity of the affected radiations on the artifacts, but also the exposure time (the so-called law of reciprocity). Between affected radiations, in addition to the bright ones, are particularly damaging ones that fall in the ultraviolet and infrared adjacent fields. In order to evaluate the potential aggressiveness of the light sources, the spectral distribution of the affected radiations must be weighed by the damage function d (λ) proposed by Harrison. To understand who Harrison was, we have to make a small step back in time. The history of protection against the light in museums begins in 1886, in London: in that year a violent controversy broke out in the newspapers. It was requested an opening night of the National Gallery, as has already happened at the South Kensington Museum. Despite the negative opinion of the National Gallery and Sir Robinson, director of the collection of paintings of the Queen, the House of Lords decided to open three nights a week. Robinson attacked in protest, with an open letter to the newspapers, the South Kensington Museum, of which he had once been part, arguing that thirty English


aritmetica del 35% circa. In base a questi dati e al Tasso Relativo di danno, Harrison calcolò il Grado di Rischio (Degree of Hazard) che, riferito al valore massimo corrispondente all’illuminazione ottenuta con luce diurna all’aperto e con cielo sereno, denominò Indice di Esposizione (Index of Exposure). Il danno probabile prodotto dalla luce solare sarebbe stato da 1.000 a 10.000 volte superiore a quello prodotto dalla luce artificiale: valori troppo rassicuranti, in quanto riferiti a situazioni massime di esposizione a dir poco irreali (come se un quadro fosse esposto in orizzontale sulla terrazza di un edificio alto con cielo sereno). Una ricerca della Philips di quegli stessi anni dimostrava che, in realtà, lo scolorimento prodotto dalla luce diurna sugli acquerelli era triplo o doppio di quello prodotto da lampade a fluorescenza o a incandescenza. Fu infine Thomson, negli anni ’60, a fissare dei valori di illuminamento massimi, tuttora sostanzialmente osservati e consigliati, e a introdurre il concetto di esposizione annua espressa in lx·h/anno. In realtà, poiché alla luce delle attuali conoscenze, il danno sulle superfici dipende dagli effetti prodotti dalla distribuzione spettrale della radiazione incidente pesata al più per un fattore di sensibilità spettrale del materiale (non sempre noto), non sarebbe in realtà corretto limitare l'illuminamento, ottenuto pesando la distribuzione spettrale della radiazione incidente per il fattore di visibilità spettrale V(λ), bensì l'irradianza. Ciò dovrebbe essere particolarmente valido oggi, in cui è possibile disporre di sorgenti con distribuzioni spettrali molto diverse tra loro (e dunque con potenziali di danno differenti), a parità di illuminamenti realizzati. Tuttavia, in fase di progettazione e verifica, risulta molto più facile calcolare, misurare e dunque limitare gli illuminamenti, ed in tal senso la tabella riportata a pagina 7 nel testo, del resto in sintonia con le attuali normative, costituisce un utile riferimento, riportando l'illuminamento massimo consigliato (lx) e la massima esposizione annua (lx·h/anno), in relazione alla sensibilità alla luce dei materiali. Ponendosi il libro come utile guida in fase di progettazione, è opportuno in questa sede sottolineare alcuni aspetti particolarmente operativi o suscettibili di ulteriori interessanti sviluppi futuri: 1) le considerazioni sull’impiego della luce naturale (la luce delle finestre e balconi va schermata per evitare che superi del 40% la luce richiesta per il Luci d'Artista, 2010, Torino Bwindi Light Masks di Riki Ferrero (doc. Ilti Luce)

Luci d'Artista, 2010, Torino Bwindi Light Masks di Riki Ferrero (doc. Ilti Luce)

watercolors had been irreparably damaged by being exposed for years in places strongly lit by daylight. With his letter Robinson drew the wrath of the president of the Royal Institute of Painters in Water Colors, who, misunderstanding, perceived a reproach to him and the watercolorists to use unsuitable materials: an exhibition was organized in a hurry to show that watercolors not fade at all. Meanwhile, the South Kensington Museum, as discreetly hid in the warehouse the indicted watercolors, commissioned two scientists, Russell and Abney, to conduct the researches on the effect of light on watercolors: the Russell and Abney Report is dated 1888. The conclusions, which are still in effect, were: 1) the radiations absorbed create a detrimental increase in temperature and, in some cases, trigger chemical transformations; 2) the factors that cause these changes are the intensity of radiation and the duration of their action; 3) the greatest changes are caused by the components of short wavelength, dominant in the light of the clear sky, weakest in the sunlight and the overcast sky and only a small part present in the artificial light (at the time generated by incandescent lamps, ed.) Unfortunately, the report did not have much success. Only in the years following World War II the researches, especially in the United States, resumed, also with reference to a new source of artificial light that seemed perfect for museums, the fluorescent lamp. In 1949, the MET in New York commissioned the National Bureau of Standards (NBS) to carry out researches on the effect of light sources in use in the museums. The Report Judd introduced for the first time the concept of Relative Damage Factor: set equal to 100 the likely damage produced by the zenithal light without sun, the damage of artificial sources appeared gradually decreasing to approximately 1, corresponding precisely to the incandescent lamp with UV filter, therefore, usually considerably lower than the potential one of the solar light. The results, however, were evaluated with reference to conditions of constant illumination (typical of artificial lighting but far from the conditions of effective day lighting). In 1953 the MET finally commissioned Harrison, engineer member of ICOM, to analyze the actual lighting conditions of the museum rooms. In the halls of the museum with skylight were carried out measurements about luminance both horizontally (in the center of the rooms) and vertical (walls) and was pointed out the presence or absence of shading devices, open or closed, and sky conditions. It was seen that the vertical luminance ranged 18-52% with respect to the horizontal, with an arithmetic average of about 35%. Based on these data and to the Relative Damage Factor, Harrison calculated the Degree of Hazard which, referred to the maximum value corresponding to the lighting obtained with outdoor daylight and with clear sky, denominated Index of Exposure. The probable damage produced by sunlight would be 1,000 to 10,000 times greater than the one produced by artificial light: values too reassuring, as they refer to situations of maximum exposure nothing short unreal (as if a picture was exposed horizontally on the terrace of a high building on a sunny day). A research of Philips in those years showed that, in fact, the fading produced by the daylight on watercolors was triple or double that the one produced by fluorescent or incandescent lamps. Finally in the 60s Thomson set the values of the maximum luminance, which are still substantially observed and recommended, and introduce the concept of annual exposure expressed in

ARTE E LUCE ILLUMINARE L'ARTE é ARTE

acquerelli non scoloriscono affatto. Intanto il South Kensington Museum, mentre faceva discretamente sparire in magazzino gli acquerelli incriminati, incaricò due scienziati, 1) le radiazioni assorbite creano un dannoso aumento di temperatura e, in alcuni casi, innescano trasformazioni chimiche; 2) i fattori che causano queste trasformazioni sono l’intensità delle radiazioni e la durata della loro azione; 3) le maggiori trasformazioni vengono causate dalle componenti di piccola lunghezza d'onda, dominanti nella luce del cielo sereno, più deboli nella luce del sole e del cielo annuvolato e solo in piccola parte presenti nella luce artificiale (all'epoca generata da lampade ad incandescenza, ndr). Sfortunatamente il rapporto non ebbe molto seguito. Solo negli anni successivi alla seconda guerra mondiale le ricerche, soprattutto negli Stati Uniti, ripresero, anche con riferimento ad una nuova sorgente di luce artificiale che sembrava perfetta per i musei, la lampada fluorescente. Nel 1949 il MET di New York incaricò il National Bureau of Standards (NBS) di effettuare ricerche sull’effetto delle sorgenti luminose in uso nei musei. La Relazione Judd introduceva per la prima volta il concetto di Tasso Relativo di Danno (Relative Damage Factor): posto pari a 100 il danno probabile prodotto dalla luce zenitale senza sole, il danno delle sorgenti artificiali risultava via via decrescente fino a 1 circa, corrispondente appunto alla lampada a incandescenza con filtro U.V., dunque in genere notevolmente minore rispetto a quello potenziale della luce solare. I risultati erano tuttavia valutati con riferimento a condizioni di illuminamento costante (tipiche dell’illuminazione artificiale ma lontane dalle condizioni di effettiva illuminazione diurna). Nel 1953 il MET incaricò finalmente Harrison, ingegnere membro dell’ICOM, di analizzare le effettive condizioni di illuminazione delle sale museali. Nelle sale con lucernario del museo furono effettuate misure dell’illuminamento sia orizzontale (nel centro dei locali) sia verticale (sulle pareti) e fu indicata la presenza o meno di dispositivi di oscuramento, aperti o chiusi, e le condizioni del cielo. Si vide che gli illuminamenti verticali variavano dal 18 al 52% rispetto a quelli orizzontali, con una media

LUCE 308

35


ARTE E LUCE ILLUMINARE L'ARTE é ARTE

corretto illuminamento delle opere), ma anche quella proveniente dall’alto (vedi il Trionfo della Morte in Palazzo Abatellis o gli appunti di Scarpa sui disegni e sui prospetti di Via dell’Alloro: “finestra alta luce buona”, “luce ottima per Antonello”, “luce di nord”); particolarmente utile risulta la trattazione dei lucernai sui plafoni, con un accenno al sistema Séager, che consente di ottenere corrette condizioni di visibilità delle opere contenendo al massimo l’altezza delle sale; gli esempi sono chiari ed efficaci e valgono, ovviamente, anche per la progettazione di nuovi spazi museali (prevenire è sempre meglio che curare); 2) l’attenzione all’uniformità dell’illuminamento sulle opere, valutando non soltanto il rapporto Emax/E min, ma anche quello Emin/Emedio, un dato non sempre considerato con la dovuta attenzione; 3) l’importanza di un intelligente piano di manutenzione, che consenta di controllare ciclicamente, sulla base di schede tecniche analitiche, i livelli di illuminamento, i singoli puntamenti (vengono illustrati e consigliati i proiettori con ghiere graduate e meccanismi di bloccaggio) e l’efficienza dei filtri U.V.; 4) il richiamo alla flessibilità delle esposizioni temporanee, uno straordinario campo di rodaggio che consente l’immediata verifica delle

36

scelte progettuali sia dei sistemi espositivi sia dei sistemi di comunicazione (e dunque la loro efficacia didattica) e un rapido controllo del pubblico e del suo comportamento. La materia trattata è in generale, come si vede, molto delicata. Per capire quanto soprattutto la luce artificiale sia essenziale non soltanto per la lettura dell’opera d’arte ma anche per la percezione dello spazio in cui essa è immersa, vogliamo citare uno dei più importanti filosofi italiani, Emanuele Severino, che afferma: «Si può dire che la prima Raumgestaltung (configurazione dello spazio, ndr) sia lo spazio luminoso dischiuso e delimitato dal fuoco attorno al quale ci si stringe: Il riparo naturale (albero, caverna, sporgenza rocciosa) è trovato; le pareti luminose, che innalzate dal fuoco tengono lontana l’oscurità, sono invece prodotte, sono già una “configurazione dello spazio”». La luce crea insomma una sorta di “isola” artificiale protetta intorno all’opera e all’osservatore. Per concludere, occorre sottolineare un aspetto, che guarda al futuro e che riguarda tutti coloro che a vario titolo e con diverse responsabilità si occupano di allestimenti museali, a cominciare dai Soprintendenti. Anche a prescindere dall’articolazione architettonica degli spazi espositivi, il progetto

lx • h / year. In fact, since under the current knowledge, the damage on the surface depending on the effects on the spectral distribution of the affected radiations weighted by a factor of spectral sensitivity of the material (not always known), it is not actually correct to limit the luminance, obtained by weighting the spectral distribution of the affected radiations for the spectral visibility factor V (), but the irradiance. This should be particularly true today, that it is possible to have sources with very different spectral distributions (and therefore with different potential damage), to equal luminance realized. However, during the design and verification, it is much easier to calculate, measure, and therefore limit the luminance, and in that sense the table on page 7 in the text, moreover in line with the current regulations, is a useful reference, reporting the recommended maximum luminance (lx) and the maximum annual exposure (lx • h / year), in relation to the light sensitivity of the materials. Because the book is a useful guide in the design phase, it is appropriate here to point out some aspects that are particularly operative or susceptible of other interesting future developments: 1) the considerations on the use of natural light (the light from the windows and balconies must be shielded to avoid exceeding the 40% light required for proper illumination of the works), but also the one from above (see the Triumph of Death in Abatellis Palace or in the notes of Scarpa on the drawings and prospectus of Path of the Laurel: "high window good light," "good light for Antonello", "light of the north"); particularly useful is the discussion of skylights on ceilings, with a reference to the Seager system, allowing to get the correct visibility of the works containing at most the height of the rooms; and the examples are clear, effective and valid, of course, also for the design of new museum spaces (prevention is always better than cure); 2) attention to the uniformity of luminance on the works, considering not only the ratio E max / E min, but also that E min / E mid, a fact not always considered with due care; 3) the importance of an intelligent maintenance plan, that makes possible to check periodically, on the basis of technical and analytical schedules, the lighting levels, the single points (are illustrated and recommended projectors with graduated ferrules and locking mechanisms) and the efficiency of UV filters; 4) the reference to the flexibility of temporary exhibitions, an extraordinary range of breakin that allows the immediate verification of the design choices both of the display system and the communication ones (and thus their teaching effectiveness) and a quick check of the public and its behavior. The subject dealt is, in general, as it can see, very delicate. To understand how especially the artificial light is essential not only for the reading of the artwork but also to the perception of the space in which it is set, we want to mention one of the most important Italian philosophers, Emanuele Severino, who says: "We can say that the first Raumgestaltung (configuration of the space, ed.) is the bright space opened and bounded by the fire around which we tightens: the natural shelter (tree, cave, rock overhang) is found; the bright walls, which raised by the fire take away the darkness, are rather produced, are already a "configuration of the space".

Clifford Still Museum, Denver, Colorado (doc. Allied Works, © Raul J. Garcia)

Clifford Still Museum, Denver, Colorado (doc. Allied Works, © Raul J. Garcia)

LUCE 308


serie di studi di progettazione illuminotecnica». Nel caso in questione è stato studiato un particolare apparecchio a LED e una particolare disposizione che conservasse il tono, il calore e il carattere di residenza aristocratica delle diverse sale: l’intervento illuminotecnico è stato dunque inquadrato in un contesto più ampio di impegnative scelte allestitive. A quanto detto va naturalmente aggiunta anche la notazione inserita a pagina 41 del libro di Bonomo e Bertolaja, circa la disposizione dei centri luminosi “integrati nell’arredo”, quando non è possibile intervenire sulle murature o i soffitti esistenti (vedi lo schema di illuminazione della Cappella Cittadini nella Basilica di San Lorenzo a Milano o le belle immagini della Sala dei Mesi in Palazzo Schifanoia a Ferrara). Ne viene fuori un quadro, invero assai ampio, di possibili interventi progettuali, che vanno ben al di là della scelta e della ubicazione, pur così delicata, dei corpi illuminanti. Su tutti gli aspetti che abbiamo toccato, il libro affianca, al testo scritto della parte teorica, una puntuale ed efficace documentazione grafica e fotografica, davvero preziosa ed esemplare: giacché, come dice Confucio, un disegno (nel nostro caso un’immagine fotografica) vale più di mille parole.

The light creates in conclusion, a sort of protected artificial "island", around the artwork and the viewer. Concluding, it is necessary to emphasize something, that looks to the future and that concerns all those who in various ways and with different responsibilities are involved in museum settings, beginning with the Superintendents. Even apart the architectural articulation of the exhibition spaces, the setting project begins long before the time that is necessary to specify the modality of lighting, whether natural or artificial, and is based on the fundamental and indispensable collaboration between the responsible of the museum or of the collection and designer, among experts of museums and museographers. Just think about the complex relationship between Scarpa and Giorgio Vigni at Palace Abatellis, Scarpa and Licisco Magagnato in Castelvecchio. It would be nice if this aspect could be sooner or later talked extensively on LUCE. During a recent interview in one of the last issue of this magazine, Annalisa Zanni, director of the Museo Poldi Pezzoli in Milan, said: "I have always been accustomed to read the book of the visitors with their observations, in recent years have become more numerous and far more accurate. " The observations are relevant and sometimes impertinent, but always positive, as the result of active participation. "The public, among the critical points, pointed with great insistence the bad visibility of the artworks; the light was the strongest criticism that the museum received, of which we were aware, too. Starting from the public comments, we have decided not to choose lighting objects already on the market, but rather involve a series of studies of lighting design”. In the case in question has been studied a particular LED fixture and a particular arrangement that preserve the tone, the warmth and character of an aristocratic residence of the several rooms: the lighting design was therefore framed in a wider context of challenging setting choices. To the above must of course be added the notation included on page 41 of the book of Bonomo and Bertolaja, about the arrangement of the light centers "integrated in furnishing", when it is not possible to modify the existing walls or ceilings (see the lighting scheme for Cittadini Chapel in the Basilica of Saint Lawrence in Milan or the beautiful images of the Hall of Months in the Palace Schifanoia in Ferrara). The result is a picture, actually quite wide, of possible project interventions, which go far beyond the selection and setting, yet so delicate, of the lighting fixtures. On all aspects that we touched, the book supports, to the written text of the theoretical part, a timely and effective graphic and photographic documentation, really valuable and exemplary: because, as Confucius says, a drawing (in our case a photographic image) worth more than a

ARTE E LUCE ILLUMINARE L'ARTE é ARTE

allestitivo comincia molto prima del momento in cui occorre precisare le modalità dell’illuminazione, sia essa naturale o artificiale, e si basa sulla fondamentale e ineludibile collaborazione tra responsabile del museo o della raccolta e progettista, tra museologo e museografo. Basti pensare al complesso rapporto tra Scarpa e Giorgio Vigni a Palazzo Abatellis, Scarpa e Licisco Magagnato a Castelvecchio. Sarebbe bello se anche di questo aspetto si potesse prima o poi diffusamente parlare su LUCE. In una recente intervista su uno degli ultimi numeri di questa rivista, Annalisa Zanni, direttrice del Museo Poldi Pezzoli di Milano, afferma: «Sono sempre stata abituata a leggere il libro dei visitatori con le loro osservazioni, nel corso degli ultimi anni sono diventate molto più numerose e soprattutto più puntuali». Pertinenti e a volte impertinenti, ma sempre positive, in quanto frutto di attiva partecipazione. «Il pubblico, tra i punti critici, segnalava maggiormente e con grande insistenza la non buona visibilità delle opere; la luce era la critica più forte che il museo riceveva, di cui eravamo consapevoli anche noi. Partendo dalle osservazioni del pubblico, abbiamo deciso di non scegliere oggetti illuminotecnici già presenti sul mercato, bensì coinvolgere una

Illuminazione a fibre ottiche di espositori. Collezione Rizzi, Vaccari - Pinacoteca di Palazzo Farnese, Piacenza (doc. degli Autori).

Showcases optical fiber lighting system. Rizzi Collection, Vaccari Pinacoteca di Palazzo Farnese, Piacenza.

LUCE 308

37


7.1

FOCUS PMI a cura di / curated by Mauro Bozzola Andrea Calatroni

Dante Cariboni e Cariboni Group La ricerca, la qualità, l'impegno in ASSIL e AIDI di / by Silvano Oldani

P

residente Cariboni, i due principali punti di forza di Fivep: la ricerca tecnologica e il design dei prodotti. Esempi ne sono i sistemi Phos o Kalos, entrambi nativi LED. Cos’ha comportato per il suo Gruppo in termini di progettazione e produzione l’introduzione delle nuove sorgenti?

Da molto tempo non sviluppiamo più prodotti legati a lampade a scarica o a sorgenti tradizionali e da oltre un decennio abbiamo avviato la ricerca nell’ambito della tecnologia a LED. Questo ci ha permesso – grazie alle risorse interne e a quelle acquisite – di sviluppare negli ultimi anni prodotti molto performanti; uno dei punti di forza della nostra azienda è sicuramente quello dei sistemi ottici. I sistemi nella parte di elettronica sono interamente sviluppati e prodotti all’interno del nostro Centro Ricerche, con risorse tutte italiane; è questo un aspetto a cui tengo particolarmente. Per mantenere le produzioni in Italia, inoltre, negli ultimi anni abbiamo investito molto in automazione e in tutti quei sistemi di produzione che ci garantiscono costanza dal punto di vista qualitativo e una grande capacità produttiva per essere sempre preparati alle sfide poste dal mercato.

Sul mercato interno e su quello estero la concorrenza è molto forte. Prevale chi propone il miglior prezzo o chi punta sulla qualità? Il cliente ricerca prodotti di lunga durata oppure a basso costo?

FOCUS PMI 7.1 CARIBONI GROUP

La qualità è un valore che dobbiamo a tutti i costi perseguire sia dal punto di vista del comfort, che funzionale ed estetico. In tal senso all’Italia vengono riconosciute indubbie capacità dal mondo intero e sarebbe davvero penalizzante per le nostre aziende entrare in una competizione basata sul prezzo. Inoltre le aziende italiane si scontrano e si confrontano sui mercati internazionali con aziende particolarmente avanzate (Light & Building ha dimostrato la capacità delle aziende tedesche di innovare e di essere sempre all’avanguardia) e non possiamo permettere che il patrimonio creato dalle nostre aziende negli ultimi cinquant’anni venga disperso. Ecco quindi che l’aspetto qualitativo, insieme a quello tecnologico, deve essere preservato e difeso. Certo la competizione internazionale

38

LUCE 308

Dante Cariboni and Cariboni Group. The research, quality and commitment in ASSIL and AIDI President Cariboni, Fivep’s two main strong points: technological research and product design. Examples are the Phos or Kalos systems, both native LEDs. What did the introduction of new sources entail in terms of design and production for your Group? We launched the research in the LED technology field more than 10 years ago. This allowed us – thanks to internal and acquired resources – to develop high performing products in recent years; one of the strengths of our company is definitely the one of the optical systems. Since a few years we do not develop any more products related to discharge lamps or traditional sources. The systems are, in the electronics, entirely developed and produced within our research centre, with all Italian resources; this aspect is particularly dear to me. To keep the productions in Italy we have as well, in the past few years, invested a lot in automation and in all those production systems that ensure consistency from the perspective of quality, and in a great manufacturing capacity to always be prepared for the challenges posed by the market. On the internal and the foreign market competition is very strong. Who are the always winning, those who offer the best price, or whoever export quality? Is the client looking for a long-lasting product or one at low cost? Are you looking for quality in light? The quality is a value that we must at all costs pursue both from the comfort, the functional and aesthetic point of view. In this sense, Italy’s undoubted abilities are recognized by the whole world and it would be really penalizing for our businesses to enter into a competition based on price. In addition, the Italian companies collide and confront on international markets with particularly advanced companies (Light & Building has shown the ability of German companies to innovate and be at the forefront) and we cannot allow the dispersion of the heritage created by our companies over the past 50 years. So it is that the qualitative aspect, together with technology, must be preserved and defended. Certainly the international competition implies a relationship between quality and fair economic return for the companies, and the new technology requires much higher investment than in past years, for a very simple reason: the product substitution rate. The present world is not only represented by electro-mechanics and design, but also by electronics, which requires the product’s update rate in order to follow the evolution of new sources. This implies that in order to continue to invest significantly in research, it is necessary for us to maintain a high quality.


FOCUS PMI 7.1 CARIBONI GROUP

Basarab Bridge Bucarest

LUCE 308

39


FOCUS PMI 7.1 CARIBONI GROUP

implica un rapporto tra la qualità e un giusto ritorno economico per le aziende e la nuova tecnologia impone investimenti molto più elevati rispetto agli anni trascorsi, per un motivo molto semplice: la velocità di sostituzione dei prodotti. Il mondo attuale non è più soltanto rappresentato dall’elettromeccanica e dal design ma anche dall’elettronica, che impone una velocità nell’aggiornamento dei prodotti per seguire l’evoluzione delle nuove sorgenti. Ciò implica che per poter continuare a investire in modo significativo nella ricerca occorre mantenere una qualità elevata.

Campus BioMedico Roma

40

LUCE 308

Le nuove tecnologie, i LED in particolare, hanno rivoluzionato il mercato, ma non pensa che dietro questo acronimo, questa fonte luminosa rivoluzionaria possa esserci anche tanta confusione. Troppe volte gli amministratori pubblici pensano di risolvere tutti i loro problemi con la trasformazione degli impianti esistenti a LED, ma è proprio così?

No, non è così. Le nuove tecnologie impongono professionalità molto elevate e il ruolo del lighting designer è importantissimo. In questi ultimi due anni, forse a causa di una serie di

The new technologies, LEDs in particular, have revolutionized the market, but don’t you think that behind this acronym, this revolutionary light source, there might be also much confusion. Too often public administrators think to solve all their problems with the transformation of existing plants with LEDs, but is it really so? No, it is not. The new technologies require extremely high professionalism and here the role of the lighting designer is very important, I would say that in the past two years, perhaps because of a number of economic reasons, we have too often forgotten the central role that this figure plays. In Italy we are reaching excellent


Piazza Oldrini Sesto S. Giovanni (MI)

results as regards the number of installations of LED fixtures, but we are also “flattening” our cities, making them similar to one another. While this can be beneficial for the production scale of some products, on the other hand we should not forget the skills of our professionals, able to make our sites ever more attractive, so that tourism and artistic heritage can really become a point of strength for the country's recovery. In this sense, the lighting can make an important contribution and LED technology – which lends itself to many applications previously difficult and expensive, both with regard to the maintenance and the installation – can be an important starting point for enhancing our artistic and cultural heritage. However, the importance of the lighting designer within our supply chain should be reassessed to avoid the risk of losing an important asset and make our cities’ illumination too trivial. They are the ones that can stimulate we producers in search of new increasingly innovative products.

ragioni di carattere economico, si è troppo spesso dimenticato il ruolo centrale che tale figura ricopre. In Italia stiamo raggiungendo ottimi risultati per quanto riguarda il numero di installazioni di apparecchi a LED, ma stiamo anche “appiattendo” l’aspetto delle nostre città rendendole simili tra loro. Se da un lato ciò può essere vantaggioso per la produzione in scala di alcuni prodotti, dall’altro non vanno dimenticate le capacità dei nostri professionisti in grado di rendere sempre più attraenti i nostri luoghi affinché turismo e patrimonio artistico possano davvero diventare un punto di forza per la ripresa del Paese. In tal senso la luce può dare un contributo importante e la tecnologia a LED – che si presta a numerose applicazioni in precedenza difficili e costose, per quanto riguarda sia la manutenzione che l’installazione – può diventare un importante punto di partenza per valorizzare il nostro patrimonio artistico e culturale. Occorre tuttavia rivalutare l’importanza del lighting designer all’interno della nostra filiera per non rischiare di perdere un importante patrimonio e di rendere troppo banale l’illuminazione. Sono loro a poter stimolare noi produttori nella ricerca di nuovi prodotti sempre più innovativi. Nello scorso numero di LUCE (307, ndr) abbiamo dedicato un servizio ad alcune associazioni della luce italiana con le interviste ai presidenti di AIDI e di APIL. Su questo numero abbiamo dato il via a un viaggio tra i lighting designers italiani, rivolgendo loro alcune domande in merito a come si inserisce (o come dovrebbe inserirsi) la figura del lighting designer

nella filiera di progetto. Se rivolgessimo la stessa domanda all’imprenditore come risponderebbe?

Come accennato in precedenza, dobbiamo trasmettere un concetto importante sia alle amministrazioni pubbliche che al soggetto privato. Se in Italia spesso la luce è relegata in fondo alla scala dei valori che concorrono al progetto, in molti paesi del mondo non viene realizzato progetto architettonico senza la competenza e la presenza di un lighting designer (e a volte anche di un paesaggista). Pensare al progetto della luce come a qualcosa di inutile diventa una debolezza anche per i produttori, perché è il lighting designer che spinge nella continua ricerca delle soluzioni corrette e innovative le aziende produttrici. L’abbinamento tra lighting e azienda è indispensabile. Con Università e lighting designer occorre creare centri di ricerca comuni per comprendere in anticipo quali siano le tendenze e dare la possibilità alle aziende di sviluppare apparati che assolvano alle potenzialità offerte dalla nuova tecnologia. Solo le aziende che comprendono il vantaggio offerto dall’investimento sull’innovazione tecnologica potranno realizzare prodotti all’avanguardia, con un ritorno che consentirà loro di continuare a investire. Un circolo virtuoso che non va in alcun modo dimenticato. Lei ricopre ruoli in importanti associazioni come AIDI e ASSIL e ha una visione su scala nazionale del tema della pubblica illuminazione. A suo parere c’è oggi in capo alle amministrazioni pubbliche maggiore attenzione e sensibilità rispetto a tale tema?

You have roles in important associations such as AIDI and ASSIL, and have a vision of the public lighting topic on a national scale. In your opinion, on the part the public administrations today, are there an increased attention and sensitivity toward this issue? I think that, on the subject of light, there is, both in the public and the private sectors, a growing awareness, and that, in Italy and in other countries, it has gained an increasing acknowledgement as an important factor. Surely AIDI, ASSIL and other industry associations are making a great effort to disseminate the importance of light quality in cities, but also in offices, stations, and airports and in all the places where we move, encountering both natural and artificial light. I am convinced that the revival of the last few years, of an important association as AIDI – both through the LUCE magazine and through activities and projects on the national territory – has helped to make it clear to us insiders (and not only) that the light is a very important aspect of our lives. Think about the contest “Riprendi la luce, riprenditi la

LUCE 308

FOCUS PMI 7.1 CARIBONI GROUP

Vancouver Canada

In the last issue of LUCE (307, note) we did a report on some of the Italian lighting associations, including interviews with the AIDI and APIL presidents. On this issue, we kicked off a journey through the Italian lighting designers, making them some questions about how the figure of the lighting designer fits or how it should fit into the production chain project. If we ask the same question to the entrepreneur how would you respond? As mentioned above, we must pass on an important concept both to public administrations and private persons. While in Italy, the light is often relegated to the bottom of the value scale that contribute to the project, in many countries in the world the architectural project is never made without the expertise and the presence of a lighting designer (and sometimes even of a landscape architect). To think about lighting design as something useless becomes a weakness for producers too, as it is the lighting designer who drives the continuous search for correct solutions and innovative manufacturers. The mixture of lighting and business is indispensable. We need to create joint research centres with Universities and lighting designers to early understand what are the trends and give the opportunity to companies to develop devices that fulfil the potential offered by the new technology. Only companies that understand the benefit offered by investment in technological innovation will implement cutting-edge products with a return that will allow them to continue to invest. This is a virtuous circle that should by no means be forgotten.

41


FOCUS PMI 7.1 CARIBONI GROUP

Ville d'Istre Francia

42

Io penso che sul tema della luce la sensibilità sia nelle amministrazioni pubbliche che nel privato stia sempre più aumentando e, sia in Italia che in altri Paesi, viene sempre più recepita come fattore importante. Sicuramente AIDI, ASSIL e altre associazioni del settore stanno facendo un grande sforzo per divulgare l’importanza della qualità della luce nelle città, ma anche negli uffici, nelle stazioni, negli aeroporti, in tutti i luoghi dove ci muoviamo incontrando la luce sia naturale che artificiale. Sono convinto che anche la rinascita di questi ultimi anni di un’importante associazione come AIDI – sia attraverso la rivista LUCE, sia attraverso attività e progetti realizzati sul territorio nazionale – abbia contribuito a far capire a noi addetti ai lavori (e non solo) che la luce rappresenta un aspetto importantissimo della nostra vita. Pensiamo ad esempio al concorso “Riprendi la luce, riprenditi la città” con ben 154 video presentati da giovani entusiasti. Abbiamo ammirato filmati di un minuto sorprendenti: i giovani sanno interpretare la luce e credo che questo possa rappresentare uno spunto di riflessione per qualsiasi operatore del settore. Occorre anche riflettere su come portare all’interno del mondo della scuola e dell’università le nostre materie specifiche al fine di sensibilizzare l’essere umano nei confronti della luce artificiale e su come farci promotori nei confronti del Ministero della Cultura di un messaggio che favorisca il nascere di figure idonee a intraprendere attività lavorativa all’interno del vasto mondo produttivo del settore, formato da piccole e medie aziende.

LUCE 308

Un breve bilancio dopo Light & Building?

Un grande rammarico: quello di aver perso l’opportunità di organizzare in Italia la più grande Fiera della luce del mondo. È evidente che le grandi divisioni interne hanno portato al successo di Light & Building, una Fiera la quale, a mio parere, fatto emergere due aspetti: l’importanza della capacità europea di interpretare la luce e la qualità dei visitatori. Qualità dei visitatori. Cosa significa per lei?

Vuol dire un pubblico attento, competente, interessato alla qualità e non solo al prezzo. La nuova tecnologia sta aprendo frontiere inaspettate, nuove opportunità che le aziende italiane devono essere capaci di cogliere in un momento di crisi. Il LED rappresenta oggi un’opportunità, la nuova tecnologia, intelligente e capace di assumere forme particolari. La qualità della luce che questo componente elettronico esprime, permette di progettare e realizzare applicazioni fino a qualche anno fa impensabili, con l’apertura di nuove frontiere. Il mondo dell’elettronica nell’ambito dell’illuminazione può creare notevoli opportunità. Occorre, a mio avviso, alimentare la ricerca ed essere meno individualisti cercando di creare un sistema, una rete tra le aziende che permetta a queste ultime di diventare sempre più forti e competitive. Light & Building ci lascia dunque delle grosse aspettative e alcune certezze. Per quanto riguarda la mia azienda credo si stia procedendo nella giusta direzione, i successi registrati negli ultimi anni sono stati confermati dalla qualità dei visitatori nel nostro stand.

città”, with as many as 154 video presented by young enthusiasts. We admired surprising one-minute clips: young people know how to interpret the light and I think this might be food for thought for any business operator. There is also a need to consider how to bring inside the school and the university world our specific subjects with the view of sensitise human beings towards artificial light, and also how to become promoters in respect of the Ministry of Culture of a message that favours the birth of figures appropriate to undertake working activity within the vast world of the productive sector, made up of small and medium-sized companies. A brief summary after the Light & Building? A big regret is that we missed the opportunity to organize in Italy the World's largest lighting Fair. It is evident that the great internal divisions have led to the huge success of Light & Building, an exhibition which, in my opinion, has shown us two things: the importance of Europe's ability to interpret the light and the quality of visitors. The quality of visitors. What does it mean for you? It means an attentive and competent public, interested in the quality and not just in the price. The new technology is opening up unexpected frontiers, new opportunities that Italian companies must be able to grasp in a moment of crisis. The LED is now an opportunity, a new technology, intelligent and able to take on special forms. The quality of light, which this electronic component expresses, allows you to design and develop applications unthinkable just a few years ago, with the opening of new frontiers. The world of electronics, in the lighting sector, can create significant opportunities. It is necessary, in my opinion, to foster research and be less individualistic, trying to create a system, a network of companies that allows the latter to become stronger and more competitive. Light & Building leaves us, then, with great expectations and some certainties. As for my company I think it is moving in the right direction, the successes recorded in recent years have been confirmed by the quality of visitors at our stand.


In questi anni le università hanno cercato, con punte di eccellenza, di sopperire alla mancanza di un programma nazionale sulla luce, ma (contrariamente a quello che avviene in Germania) ciò si è verificato più nell’ambito delle applicazioni della luce che in quello dello sviluppo dei prodotti e nella ricerca di base. Rispetto a un recente passato oggi un prodotto va continuamente aggiornato alle nuove tecnologie. Questo significa anche generare risorse e in tal senso è necessario trovare dei moduli grazie ai quali anche le piccole e medie aziende possano collaborare con le università e fare ricerca applicata su problemi tecnici.

In tal senso ASSIL fornisce il suo contributo?

ASSIL fa la sua parte anche se i suoi obiettivi, pur rientrando in un ambito di normalità, risultano difficili da raggiungere nel panorama italiano. Una delle iniziative che, ad esempio, dovremmo proporre al nostro governo è quella di creare un vantaggio di carattere fiscale, in analogia con quello che già avviene per le

persone fisiche, anche per gli operatori (persone giuridiche che operano sia nel privato che nel pubblico) che intervengono sul risparmio energetico. Questo potrebbe rappresentare un piccolo ma significativo passo per consentire a quegli operatori che intraprendono un’iniziativa, rispondendo a una serie di requisiti di grande impatto nel consumo energetico, di beneficiare di un certo vantaggio fiscale sull’investimento. ASSIL è anche parte rilevante di LightingEurope, l’associazione di categoria che rappresenta nell’Unione Europea i produttori e le associazioni nazionali del settore illuminazione…

LightingEurope rappresenta sicuramente un’opportunità per le nostre aziende e ASSIL sta dimostrando una grande presenza all’interno di tutti i comitati, una grande competenza tecnica che oltre a fornire una forte spinta all’innovazione permette non solo di promuovere le istanze italiane ma anche di conoscere in anticipo le future modifiche alla normativa. In un momento come l’attuale caratterizzato dal continuo evolversi dell’innovazione tecnologica dei LED, occorre che le normative si trasformino rapidamente quanto l’innovazione del prodotto. Si pensi agli innumerevoli problemi avuti negli ultimi anni con l’avanzamento della tecnologia e le norme incapaci di adeguarsi rapidamente.

Your company and your personal commitment go beyond the industrial production. You have always been an active advocate in popularizing the culture of light, understood as quality to be preserved. As vice president of ASSIL, what advice would you give regarding the relationship between business and universities? In recent years, universities have sought, with peaks of excellence, to compensate for the lack of a national program on lighting, but (in contrast with what happens in Germany) this occurred more in the context of applications of light, rather than in the product development and basic research. Compared to the recent past, today a product must be continually updated with new technologies. This also means to generate resources and in this sense it is necessary to find forms through which even small and medium-sized companies can collaborate with universities and do applied research on technical issues. In this sense, does ASSIL make its contribution? ASSIL does its part even if its objectives, while falling in a sphere of normality, are difficult to achieve on the Italian scene. One of the initiatives that, for example, we should propose to our government is to create a fiscal benefit, in analogy with what is already the case for individuals, also for operators (legal entities that operate in both the private and the public) that operate on energy saving. This could represent a small but significant step to allow those operators who take an initiative, responding to a series of high-impact requirements in energy consumption, to take advantage of a tax benefit on the investment. ASSIL is further a relevant part of LightingEurope, the industry association representing, in the European Union, the producers and the national associations of the lighting sector… LightingEurope surely represents an opportunity for our companies and ASSIL is proving a major presence in all the committees, a huge technical expertise that, as well as providing a boost for innovation, allows not only to promote Italian demands, but also to know in advance of future changes to the legislation. At a moment like the present, characterized by the continuous evolution of the LEDs’ technological innovation, it is necessary that the regulations evolve as quickly as the product innovation. Just think of the many problems we had over recent years with advancement

Waterfront Brindisi

Le coulée verte Carpentras Francia

FOCUS PMI 7.1 CARIBONI GROUP

La sua azienda e il suo impegno personale vanno ben oltre la produzione industriale. Da sempre è fautore attivo nella divulgazione della cultura della luce intesa come qualità da preservare. Come vice presidente di ASSIL che consigli può dare per quanto riguarda il rapporto tra impresa e università?

LUCE 308

43


Credo inoltre nelle opportunità che le nuove tecnologie ci stanno offrendo e a livello di Associazione vi è la possibilità di orientare le scelte normative in modo corretto (e rimando al passo con i tempi) a favore del mondo italiano della produzione. Oggi in ambito tecnologico “si vince se si è primi, si perde se si è secondi”. Ecco perché è importante investire in modo significativo non solo nelle aziende ma anche nelle associazioni che, a livello nazionale ed europeo, si fanno promotrici delle nostre istanze. L’Italia che produce, che fa ricerca e innovazione, che partecipa a Light & Building (poiché nel Paese non c’è più una grande fiera della luce), che crede nella creatività, che non gode di mille protezioni, di cosa avrebbe bisogno in un’ottica di rilancio dell’industria e di se stessa?

Io penso che il primo passo lo debbano fare le aziende credendo nella possibilità di essere leader nel loro settore. Al loro interno occorre cambiare approccio e prospettiva e la crisi non deve in alcun modo rappresentare una giustificazione, un alibi per non investire in innovazione. Inoltre – e questa è una caratteristica tutta italiana – nel mondo aziendale c’è troppo individualismo e non si riesce concretamente a “fare sistema”. È importante credere nel nostro Paese, mantenere il cuore della nostra tecnologia e sviluppare il prodotto interamente in Italia.

FOCUS PMI 7.1 CARIBONI GROUP

Centro Commerciale Sondrio

44

LUCE 308

In precedenza si accennava alla necessità di rafforzare il sistema luce in Italia: le sembra che la rivista LUCE stia cercando di dare un contributo in tal senso?

Direi di sì. LUCE negli ultimi due anni ha rinnovato i contenuti editoriali (oltre all’aspetto grafico) ed è diventata un punto di riferimento in ambito nazionale. La sfida che ora dobbiamo affrontare come editori è quella di farla diventare punto di riferimento anche a livello internazionale: una rivista autorevole che presenti al mondo la qualità delle aziende italiane e della progettazione del nostro lighting. Ciò darebbe un contributo al rafforzamento del sistema e al superamento delle difficoltà che di regola incontriamo nel portare all’esterno la grande qualità che contraddistingue i nostri produttori e i nostri lighting designer.

of technology and regulations unable to rapidly adapt to this progression. I also believe in the opportunities that the new technologies are offering us and at the Association level there is the possibility of guiding the regulations choices correctly (and I refer to move with the times) in favour of the Italian world of production. Today in the technology sector you win if you are the first, you will lose if you are the second. That is why it is very important to invest not only in companies but also in associations, which, at national and European level, become promoters of our instances. Italy that produces, makes research and innovation, participates in the Light & Building (since, in the country, there is no longer a large lighting fair), that believes in creativity and doesn’t enjoy many forms of protection, what would it need in a perspective of re-launching of the industry and of itself? I think that the companies should do the first step, believing in the possibility of being the leaders in their field. They need to change approach and perspective and the crisis mustn’t in any way represent a justification, an excuse for not investing in innovation. Besides - and this is an all-Italian feature - in the corporate world there is too much individualism and you cannot effectively “make a system”. It is important to believe in our country, to keep the heart of our technology and develop the product entirely in Italy. Previously we mentioned the need to strengthen the lighting system in Italy: do you think that the LUCE magazine is making a contribution in this regard? I think so. LUCE in the last two years has renewed the editorial content (in addition to the graphics) and has become a point of reference at national level. The challenge, we now face as publishers, is to make it become a point of reference at international level: an authoritative magazine that presents to the world the quality of Italian companies and the design of our lighting. This would contribute to strengthen the system and to overcome the difficulties, which, as a rule, we meet in bringing outside the great quality that distinguishes our manufacturers and our lighting designers.


7.2

FOCUS PMI a cura di / curated by Mauro Bozzola Andrea Calatroni

REVERBERI ENETEC GENESI DELLA SMART LIGHTING GRID IN ITALIA L’incontro con l’amministratore delegato, Paolo Di Lecce. I ritardi in Europa. La disattenzione di importanti Comuni italiani nel predisporre gli impianti di illuminazione pubblica idonei ad essere gestiti da sistemi “intelligenti” REVERBERI ENETEC: GENESIS OF THE SMART LIGHTING GRID IN ITALY

Trieste, Unità d’Italia Square, Governor Hall

Meeting with the managing director, Paolo Di Lecce. The delays in Europe. The carelessness of important Italian Communes in planning public lighting systems that can be controlled by “smart” systems

FOCUS PMI 7.2 REVERBERI ENETEC

Trieste, Piazza Unità d’Italia, Palazzo del Governo

LUCE 308

45


L

a Reverberi opera con due divisioni produttive, due percorsi, uno stesso tema: la luce. Quella artificiale dedicata alla gestione, al controllo e alla revisione delle reti energetiche, dal singolo punto luce alla trasmissione dati. E quella naturale, legata al fotovoltaico. Ci vuole parlare delle strategie industriali, senza svelare segreti, che l’azienda ha in gestazione per affrontare questo periodo di lenta e leggera salita?

Nonostante solo oggi il Paese, a causa della crescente disoccupazione, si stia accorgendo che l’industria rappresenta uno dei pilastri su cui poggia il nostro benessere, le difficoltà di chi produce in Italia sono ancora moltissime. È molto difficile fare impresa, basti pensare che per ottenere l’autorizzazione all’ampliamento di un’area produttiva, la nostra azienda ha dovuto attendere ben sette anni. Questa premessa è necessaria per meglio comprendere il difficile contesto nel quale opera un’azienda industriale, se pur come la nostra attiva nel settore delle tecnologie emergenti, in fase di espansione e alla ricerca di personale giovane e competente da valorizzare. Reverberi Enetec intende continuare a perseguire una politica di valorizzazione delle risorse umane locali, puntando sui giovani e sui nuovi servizi a valore aggiunto per la collettività, mantenendo una forte vocazione territoriale e un’alta specializzazione nei settori specifici di interesse.

Il tema della Smart Lighting Grid è frequente nei discorsi tra professionisti e amministratori pubblici, molte volte senza sapere del tutto di cosa si sta parlando, forse serve chiarire cosa sono veramente le Smart Grid e lo stato attuale della tecnologia su questi temi? In Italia a che livello siamo con la trasformazione delle reti energetiche in Brescia, illuminazione stradale della città

Brescia, street urban lighting

Abbiamo tutte le carte in regola per giocare un ruolo da leader, ma come al solito ci si disperde in tante piccole iniziative, mentre in quelle più importanti si procede con molta cautela. L’uso degli impianti di pubblica illuminazione, resi “intelligenti”, capaci di autoregolare le modalità con cui si illumina una strada e veicolo trasmissivo per informazioni utili alla collettività, è allo stato embrionale, sia in Italia che in Europa. Diverse sono le iniziative sperimentali su piccoli impianti, ma la realtà è rappresentata dal fatto che alcuni importanti Comuni italiani, in procinto di sostituire totalmente gli apparecchi di illuminazione con le nuove sorgenti a LED, non investano nel rendere o nel predisporre gli impianti idonei ad essere gestiti da sistemi intelligenti. Quindi l’investimento di molte decine di milioni di euro in efficienza energetica diventa la tomba della Smart Lighting Grid, in quanto per i successivi 10/15 anni non si potrà realizzare nessuna iniziativa Smart, essendo gli apparecchi a posteriori difficili da rendere “intelligenti”. È questo il ruolo di guida che dovrebbe esercitare la Pubblica Amministrazione per indirizzare l’industria verso i temi del prossimo futuro? Tutto oggi sembra essere diventato “intelligente” o Smart? È una questione di moda o si tratta di qualcosa di più sostanziale di un aggettivo?

Il mondo sta cambiando e la parola “Smart” spesso viene usata per evocare questa svolta epocale. La raccolta delle informazioni a costo quasi zero, la gestione di dati “trasversali” in modo che vengano utilizzati da più programmi applicativi: è questo che sta per modificare le nostre abitudini di vita. Al di là delle mode, che

Reverberi works with two productive units, two paths, but the same topic: light. On one side, its work on electric light involves energy networks’ management, control and inspection, from the single light source to the data transmission. On the other side, it also works on daylight, which is connected to photovoltaic systems. Would you like to illustrate the industrial strategies, without revealing secrets, that the company has in mind to deal with this period of slow and slight rise? Although only recently our country, due to the growing unemployment, realized that industry represents one of the pillars on which our wellness rests on, there are still many difficulties for manufacturers in Italy. It is really hard to do business, for example to be authorized to expand a productive area, our company had to wait even seven years. This premise is necessary to better understand the difficult context in which an industrial company moves, even if it, like us, works in the emerging technologies segment, which is in a growing phase and requires young and qualified employees that need to be nurtured. Reverberi Enetec intends to continue following a policy of local human resources valorization, by relying on young people and on new services for the community, while keeping a strong territorial vocation and a high specialization in specific area of interest. The topic of Smart Lighting Grid is recurring in conversations between professionals and public administrators, frequently without really knowing what they are talking about, maybe it can be useful to clarify what Smart Grids really are and what is technology’s actual state on these topics? What is the actual level of conversion of electric networks into Smart Grids in Italy? Can we be leaders and competitive at an European level? We have what it takes to be leaders, but as usual we straggle with many small initiatives, while with the important ones we tread too carefully. The use of “smart” street lighting systems, which are able to auto regulate the different ways to light a road and to transfer useful information to the community, is at an embryonic phase, both in Italy and in Europe. There are different experimental initiatives on small systems, but the reality is represented by the fact that some important Italian Communes, about to completely change luminaries with new LED sources, do not invest in upgrade or install luminaires that can be controlled by smart systems. Therefore the investment of millions of Euros in energy efficiency becomes the end of the Smart Lighting Grid, because for the next 10/15 years it will not be possible to start any smart initiative, since it is difficult to make existing systems “smart”. Is this the role model that the public administration should exerts to guide industries toward the topics of the near future? Everything seems to have become “intelligent” or Smart? Is it just a matter of trend or is it something more significant than an adjective? The world is evolving and the word “Smart” is frequently used to recall this pivotal change. The almost free data collection, the management of “cross” data in order to allow their use with different software: this is what is about to modify our life style. Beyond trends, that are always temporary, the fast improvement of Smartphones and their applications that, after an initial phase when they were mainly oriented to consumers, are turning their interest also toward professionals, this is changing the way the human-network interaction is perceived; in this field the urban data collection plays a strategic role. In our opinion the role that a company like Reverberi Enetec has to play is to open up to new technologies

FOCUS PMI 7.2 REVERBERI ENETEC

46

Smart Grid? Possiamo avere un ruolo leader, competitivo a livello europeo?

LUCE 308


Regolatore di tensione STPi

Voltage regulator STPi

and market demands, without losing its professional vocation in the lighting field. Therefore the challenge of the next years for the company will be to play a smart role, opening its horizons to new technologies or new applications, while holding on the added value that the company has always offered to its clients, through a team of first level professionals.

Il tema della trasmissione dati mediante la rete elettrica esistente è legato a quello della banda larga sul cui sviluppo il Paese è in ritardo per una non ben chiarita scelta di politica nazionale. Reverberi come si pone e quali soluzioni avete preparato o avete allo studio per il prossimo futuro?

Da tempo stiamo lavorando per ampliare la banda dei nostri dispositivi, anche se bisogna

dire che è sempre difficile trovare un corretto compromesso tra costo di investimento e di gestione e quantità di dati da trasmettere. I nostri studi, svolti insieme al Politecnico di Bari, ci portano a riflettere sull’utilizzo ottimale delle reti in Onda Convogliata e via radio, e sono finalizzati a rendere universali e versatili i nostri prodotti, pur nel rispetto delle normative. Il ruolo delle associazioni, come AIDI e ASSIL, secondo lei potrebbe sensibilizzare le istituzioni politiche, ai vari livelli, su queste materie e con quali strumenti?

Reverberi Enetec crede fortemente nell’associazionismo. Negli ultimi anni entrambe le Associazioni si sono indirizzate verso un ruolo maggiormente tecnico, che ha permesso loro di avere una miglior connotazione e immagine sul mercato. Oramai entrambe le Associazioni giocano un ruolo di primo piano con interlocutori tecnici, quali Ministeri, Enea, Regioni, Ordini Professionali, oltre che costituire un punto di riferimento essenziale per gli Associati. È giunto il momento, grazie all’intenso lavoro fatto negli ultimi anni, di diventare interlocutori privilegiati anche a livello politico, augurandoci che la politica inizi finalmente ad ascoltare le istanze di chi pensa allo sviluppo del Paese, alla competitività dell’industria italiana nel mondo e quindi al benessere di tutti.

In your opinion associations, such as AIDI and ASSIL, can have the role of making political institutions at the different level aware of these topics and using what instruments? Reverberi Enetec strongly believes in associations. In recent years both associations assumed an increasing technical role, that allowed them to achieve a better connotation and appearance on the market. Both associations already play a leading role with technical speakers, such as Ministries, Enea, Regions, professional associations, in addition to being an essential reference point for their members. Now is the time, thanks to the intense work done in recent years, to become privileged speakers also at a political level, wishing that politics will finally start to hear the requests of those who think about the development of this country, about the competitiveness of Italian industries in the world and therefore about everybody’s wellness.

FOCUS PMI 7.2 REVERBERI ENETEC

sono sempre passeggere, il rapido sviluppo degli Smartphone e delle loro applicazioni che, dopo una fase iniziale orientata prevalentemente al mondo consumer, sta volgendo il suo interesse anche a quello professionale, sta cambiando il modo di intendere l’interazione tra uomo e rete; in questo ambito la raccolta di dati in territorio urbano gioca un ruolo essenziale. A nostro parere il ruolo che deve giocare un’azienda come Reverberi Enetec è quello di aprirsi alle nuove tecnologie e alle nuove esigenze del mercato, senza snaturare la propria vocazione professionale in ambito illuminotecnico. Perciò la sfida dei prossimi anni per l’azienda sarà quella di giocare un ruolo Smart, aprendo i propri orizzonti a nuove tecnologie o a nuove applicazioni, ma mantenendo ferma la barra sul valore aggiunto che l’azienda ha sempre consegnato ai propri clienti, attraverso un team di specialisti di primo livello.

The theme of data transmission through the existing electric network is linked to the broadband connection’s one which development is delayed in our country for a not well defined national policy choice. What is Reverberi’s position and which solutions have you arranged or are you studying for the near future? We have been working on widening the range of our devices for a long time, even though it need to be said that it is always difficult to compromise between investment and management costs and the amount of data that has to be transmitted. Our studies, carried out with the Politecnico di Bari, lead up to a consideration on the best use of power line and radio networks, and have the goal of making our products universal and versatile, while respecting regulations.

LUCE 308

47


La Legge Regionale Emilia Romagna sull’illuminazione (L.R. 19/03) è una delle più recenti e sensibili alla sostenibilità, inoltre recepisce molte indicazioni sul risparmio energetico e la sostenibilità. Cosa ne pensa?

Le Leggi Regionali sono state molto importanti per sensibilizzare i progettisti e le Amministrazioni al tema del risparmio energetico. Le norme UNI hanno sempre e solo indicato delle possibilità, ma non hanno mai sancito degli obblighi, cosa che invece una Legge Regionale come la 19/03 ha fatto. Purtroppo siamo il Paese dei tanti campanili e il risultato di una politica energetica regionale si è concretizzato in 20 posizioni diverse. Del resto l’obiettivo del Governo di riformare il Titolo 5° della Costituzione dimostra come questo tema sia di grande attualità e quali inefficienze abbia portato nel mercato.

FOCUS PMI 7.2 REVERBERI ENETEC

La sua azienda ha allestito impianti in tutta la penisola, questo anche a detrimento dei luoghi comuni sulla sensibilità ambientale.

48

La crescente consapevolezza ambientale ha permesso di apportare piccole e grandi innovazioni da Belluno a Catania. Ci vuole raccontare qualche progetto? Che relazione s’instaura con l’Amministrazione Pubblica?

Negli anni ’90, quando Reverberi Enetec è apparsa sul mercato, eravamo dei marziani. Il mondo dell’illuminazione parlava di qualità della luce, di illuminare di più, sempre di più, mentre solo poche aziende portavano avanti la discussione sul tema degli sprechi, sul danno ambientale, sull’uso consapevole delle risorse, anche perché l’energia costava poco. La nostra azienda è stata sempre percepita come quella che fa “regolazione della luce” e risparmio energetico. Oggi vediamo che l’ambito della comunicazione sui temi del risparmio energetico si è ampliato fino a ricomprendere pienamente i costruttori di apparecchi di illuminazione, e la ricerca della massima efficienza energetica non è solo tema di discussione fra pochi attori specializzati ma si è ampliato fino a divenire, con il concetto di Smart City, elemento

Siracusa, la fontana di Diana in Piazza Archimede

Siracusa, Diana fountain in Archimede Square

LUCE 308

The Emilia Romagna regional law on lighting (L.R. 19/03) is one of the most recent and sustainability sensitive ones, moreover it includes many guidelines on energy saving and sustainability. What do you think of it? Regional laws have been very important to make professionals and public administrations aware of the energy saving topic. UNI standards have only addressed possibilities, but they have never set up requirements, something that a regional law such as the 19/03 has done. Unfortunately we are the country of many opinions and the result of a regional energy policy materializes in 20 different positions. After all the government’s objective of reforming the 5th Title of the Italian Constitution demonstrates how relevant this topic is and what inefficiencies it brought to the market. Your company has installed systems all over the peninsula, to the detriment of prejudices on environmental sensitivity. The growing environmental awareness allowed to bring big and small innovations from Belluno to Catania. Would you like to illustrate some project? What kind of relationship is established with a public administration? During the nineties, when Reverberi Enetec started its activity, it felt like we were from outer space. The lighting world talked about light quality, bringing more and more light, whereas only some companies conducted the discussion on the waste topic, on environmental damage, on the informed use of resources, also because energy had a low price. Our company has always been perceived as the one specialized in “light control” and energy saving. Nowadays we acknowledge that the field of communication on energy saving has widened up to include lighting sources manufacturers, and the research of the maximum energy efficiency is not only a discussion topic for few specialized speakers but has widened to the point of becoming, with the concept of Smart City, a fundamental element for the


evolution of sustainable development. Many administrations believed in our projects: among those I like to mention A2A that put under control and regulation 70% of the installed power in Brescia; Autostrade per l’Italia, entrusted us to first develop control devices for LED luminaries in the permanent section of tunnels, then also for the reinforces, in a joint effort to use and develop the best technologies; there is also the Monza Commune that, already 7 years ago, realized a dynamic lighting system for the Dome, while maintaining the existing electric system. The relationship with the administration normally evolves from a first phase of caution, to a following phase of test, to the project and finally to a continuous and enduring relationship, when realizations demonstrate to live up to the expectations.

Siracusa, illuminazione urbana, Via del Consiglio Regionale

Siracusa, facciata del Duomo, illuminazione notturna

Siracusa, urban lighting, Via del Consiglio Regionale

Siracusa, Duomo Façade, night light

FOCUS PMI 7.2 REVERBERI ENETEC

strategico per lo sviluppo sostenibile. Tante Amministrazioni hanno creduto nei nostri progetti: tra queste mi piace citare A2A che a Brescia ha messo sotto controllo e regolazione il 70% della potenza installata; Autostrade per l’Italia, che si è affidata a noi per mettere a punto prima i dispositivi per il controllo e comando degli apparecchi a LED delle gallerie nella sezione permanente, poi anche per i rinforzi, in uno sforzo comune di adottare e sviluppare le migliori tecnologie; ma anche il Comune di Monza che, già 7 anni fa, realizzava per il Duomo una illuminazione dinamica, preservando l’impianto elettrico esistente. Il rapporto con l’Amministrazione normalmente evolve da una prima fase di diffidenza, a una successiva di verifica, al progetto e infine a un rapporto continuativo duraturo, quando le realizzazioni si dimostravano all’altezza delle aspettative.

LUCE 308

49


Toio di Achille e Pier Giacomo Castiglioni di / by Andrea Calatroni

TOIO BY ACHILLE AND PIER GIACOMO CASTIGLIONI

Breve storia di un’icona inconsapevole

Toio unaware icon, a short story

Foto dal catalogo online Flos © Tommaso Sartori

Photo from Flos online catalogue Achille Castiglioni schizzo per la definizione del sostegno faro/sorgente in tondino d’acciaio, 1961

Achille Castiglioni sketch for the light iron rod support, 1961

ICONE TOIO

Foto dal catalogo Flos, anno 2013 © Luciano Svegliado

50

Foto from Flos catalogue, year 2013

LUCE 308


in collaborazione con la Fondazione Studio Museo Achille Castiglioni. Per questo, come per altri articoli, sulle lampade-icona mi sono rivolto alle persone e alle istituzioni, che meglio possono aiutarmi nella stesura dei pezzi, persone che hanno avuto relazioni strettissime con i creatori di queste illuminanti bellezze. Figlie, nipoti o collaboratori che hanno partecipato alla genesi del progetto, che ne hanno seguito, in tempi diversi l’evoluzione, la progettazione e di seguito la celebrazione a milestone del design internazionale. Per la lampada di Flos i ricordi della figlia Giovanna non sono solo preziosi, ma anche curiosi come quelli legati alla nascita

Toio is an iconic product as few managed to become in the past, and fewer will become in the future. To become an icon you need to cleverly and provocatively break the rules and bring changes, even slight but relevant ones. As Johann Sebastian Bach, the Castiglioni brothers were able to apply to industrial design the art of variation, the same the German composer proposed with Goldberg Variations: Achille and Pier Giacomo carried it out through their lamps for Flos and for others. Given a leading theme, lighting, it is then conjugated in its various aesthetic possibilities. Parentesi, Toio, Taccia are just declinations of one type, different ways to concretize beauty and usefulness, simple shapes and functions designed to resist to the passing of time. A product turns into an icon when the relation between time and the object itself is insignificant. Toio is a lamp that, despite its slenderness, becomes the main feature of interior spaces, drawing attention and attracting people’s looks even if unlit, but becoming again discreet and invisible once perceived. Someone entering a place lit by Toio feels at once attracted and distracted by its threadlike but remarkable presence, by the light beam grazing walls and ceiling, by its light spreading sideways through the space, gently reaching the eyes. Most lamps designed by the Castiglioni brothers can be described as slowly lighting: the beam comes out rapidly from its source but reaches the eye with brightening calm. They are reflexive lamps, indirect in each one of their aspects. Toio is a typical Castiglioni project, starting from an unusual, unexpected premise to reach the most innovative and unusual solutions. The surprising aspect is one of the basic elements in the Milanese studio’s planning, an aspect which is also shared with Vico Magistretti (LUCE 303/2013). Unlike their colleague, the surprising element for Achille e Pier Giacomo can be divided into two moments: the first one concerns designers themselves, becoming aware that a common object can be endowed with different uses and functions (and making such discoveries is the magic side of design); the second one concerns the user, fascinated and amazed by discovering that objects of common use can awaken such unexpected feelings. Lateral vision – from the other side of the moon we would say, allowed Achille and Pier Giacomo Castiglioni and their products to innovate, surprising everybody, even the streetwise industrialists manufacturing their projects. Each presentation generated a similar, always renewed, astonishment. As it is evident also for architectures, light, both natural and artificial, has always had a primary role for the two brothers, being the pivot around which projects revolve: that attitude can be seen in the Chamber of Commerce of Milan (1958), with the great windows of the inner courtyard distributing and diffusing the light everywhere, and the imposing hanging lamps of the entrance hall, which will be re-edited and updated in their technology by Stilnovo, that also manufactured them in 1958. This patient work of technologic renovation will be carried out in collaboration with the Fondazione Studio Museo Achille Castiglioni. For this same reason, as I did with many other items, for the iconic lamps I addressed individuals and institutions which could best help me in writing about them since they’ve had intimate relationships with the ones who created those enlightening beauties: I’m speaking of the children, grandchildren and collaborators who were actively involved in the projects and followed at a close their evolution and their acknowledged statute of milestones of international design. For what concerns the Flos lamp, the precious memories of Achille’s daughter Giovanna helped me to discover how the

ICONE TOIO

T

oio è un prodotto-icona come pochi hanno saputo essere e come ancora meno lo saranno nel futuro prossimo. Per diventare icone è necessario saper rompere, in maniera intelligente e provocante, gli schemi e apportare dei cambiamenti, anche lievi ma pregnanti. Come Johann Sebastian Bach, i fratelli Castiglioni hanno applicato al disegno industriale l’arte della variazione, quello che il compositore tedesco ha proposto con le Goldberg Variations, Achille e Pier Giacomo l’hanno offerto con le loro lampade per Flos e altri. Dato un tema portante, la luce, questo viene coniugato nelle sue molteplici possibilità estetiche. Parentesi, Toio, Taccia sono declinazioni del tipo, concretizzazioni del bello e dell’utile, sono forme e funzioni semplici, pensate per resistere al trascorrere del tempo. Un prodotto si trasforma in icona quando il rapporto oggetto/ tempo è ininfluente. Toio è una lampada che, nonostante la sua esilità, diventa protagonista dell’ambiente domestico, anche da spenta fa parlare di sé, attrae lo sguardo dei presenti, ma che torna a essere discreta e invisibile, una volta percepita. Chi entra in uno spazio illuminato dalla Toio, si sente attratto, distratto dalla sua presenza, filiforme eppure così rimarchevole, dal fascio di luce che accarezza la parete e il soffitto, la luce si diffonde di sponda per l’ambiente, arriva agli occhi con calma. Per buona parte delle lampade disegnate dai fratelli Castiglioni è forse possibile parlare di lentezza della luce: il fascio esce rapidissimo dalla sorgente e arriva agli occhi con calma rasserenante, sono lampade riflessive, indirette in ogni loro aspetto. La Toio è un tipico progetto alla Castiglioni, che parte da un presupposto inconsueto, imprevisto, per arrivare a una soluzione ottimale, innovativa e inaspettata. L’elemento sorpresa è uno dei fondamentali della progettazione dello studio milanese, aspetto condiviso con Vico Magistretti (LUCE 303/2013). Diversamente dal collega, l’elemento sorpresa per Achille e Pier Giacomo è possibile dividerlo in due momenti: il primo riguarda i designers stessi, quando pervengono alla consapevolezza che un oggetto comune può avere altri impieghi e funzioni, fare queste scoperte è il lato magico del design; il secondo riguarda il fruitore che rimane sorpreso e affascinato come un oggetto della propria quotidianità possa risvegliare e riservare emozioni ogni volta che si interagisca con questo. La visione laterale, dall’altro lato della Luna, ha consentito ad Achille e Pier Giacomo Castiglioni, e di rimando ai loro oggetti, d’innovare sorprendendo tutti, anche gli scafati industriali produttori dei loro progetti. Ogni presentazione generava uno stupore, sempre nuovo, sempre identico. Com’è evidente anche nelle architetture, per i due fratelli la luce ha sempre avuto un ruolo importante, naturale o artificiale, è un perno su cui ruota il progetto, ne è esempio la Camera di Commercio di Milano (1958) con le grandi finestrature del cavedio di distribuzione che portano luce ovunque e con le imponenti sospensioni in ingresso. Saranno rieditate e aggiornate nella tecnologia da Stilnovo, che già le realizzò nel 1958. Questo sarà un paziente lavoro di restauro tecnologico svolto

LUCE 308

51


del nome, quello perfetto. Questi flashback riportano l’origine del nome a due sentieri: il primo è quello dell’italianizzazione di toy (giocatolo), gioco di assemblaggio, meccano; il secondo, forse meno battuto, è legato a persone incontrate negli anni, riporta agli pneumatici Toyo Tires, probabilmente per il fatto che la sorgente è un faro d’auto. Questa derivazione è meno in sintonia con l’approccio al progetto dei fratelli Castiglioni, meglio giocare. Toio è una lampada fatta di nulla, la sorgente e il suo sostegno, altro non serve. Non ci sono aggiunte ornamentali, tutte le parti sono in corrispondenza tra loro, ognuna svolge una precisa funzione. Anche il cavo in eccedenza diventa parte integrante della lampada, non si disperde sul pavimento. Vi è un’esaltazione del dettaglio e la modificazione delle percezioni dello spazio architettonico, un’illuminazione indiretta ideale per l’accento delle superfici parietali, un’idea di luce diversa dal consueto modo di intendere l’illuminazione delle stanze. Per questo motivo, nel periodo in cui è stata pensata la Toio, non ha avuto quel successo di vendite che ora ha. Non era considerata una bella lampada, le mancava l’appeal per essere percepita come tale, difettava di sostanza attorno alla struttura, anzi, essendo solo struttura era avvertita come troppo tecnologica, denunciava la sua funzione, non la camuffava con un bel paralume, non decorava la stanza. Un po’ poco per i conservatori anni Sessanta italiani. La lampada è composta da pochi elementi: un faro per auto, due cavi e un trasformatore. La sorgente, cardine del progetto, è un faro per auto d’importazione americana da 300W (125V) e da qui l’obbligo del trasformatore che ha una doppia funzione: elettrica e bilanciante. In merito alla lampada utilizzata nell’apparecchio Toio, che sta alla base del progetto e che si fonda sul concetto di ready made, tutte le fonti intervistate confermano che non è mai

stata realizzata appositamente per Flos, era un comune faro per auto. Nel tempo ha subito diverse evoluzioni: a seguito dell’utilizzo iniziale di una lampada a incandescenza, caratterizzata da una tensione di alimentazione da 120V, si è reso necessario l’impiego, per il mercato europeo, di un trasformatore per adeguare la tensione applicata alla lampada a 220/230V e in seguito si è passati all’utilizzo di una lampada con tecnologia ad alogeni e conseguente incremento dell’efficienza. In funzione dell’ulteriore evoluzione della tecnologia si sono ottenuti altri miglioramenti dell’efficienza. In particolare a seguito dell’utilizzo della versione specifica per il solo mercato europeo, con tensione di alimentazione a 230V, che ha portato a un miglioramento delle prestazioni della lampada; inoltre l’eliminazione del trasformatore ha ridotto al minimo le conseguenti perdite di energia e determinato un incremento dell’efficienza del sistema. Il sostegno in metallo verniciato ha una duplice utilità, struttura portante e maniglia. Tra questi due estremi vi sono tutti i dettagli e le finezze che rendono Toio ancor più densa di design: i passacavi da pesca o le lamelle a bitta per avvolgere il cavo. Particolari che risolvono piccoli problemi quotidiani, l’inciampo nei fili e la facile trasportabilità nelle stanze, leggerezza funzionale ideata per venire in aiuto al fruitore. Una lampada disegnata come se non lo fosse, è questo il segreto della sua longevità e del suo fascino? Come si spiega il fatto che Toio abbia saputo raggiungere i cinquant’anni senza patire stagioni e mode, senza soffrire dei cambiamenti sociali o economici, immutata e immutabile, con contenuti e idee antiche come le montagne? La spiegazione è contenuta nella domanda stessa, il fatto che sia stata progettata scevra da estetismi legati al tempo, lontana dalle tendenze degli anni Sessanta, carichi di orpelli e ridondanze, inutili o piccolo borghesi, imitativi del lusso da rivista. Una lampada con un unico

perfect, most suitable name for the product was found. Her flashbacks bring the name’s origin back to two different interpretations: the first one is the Italianization of the English term toy, thus referring to Meccano and other construction toys; the second and less accredited interpretation refers to Toyo Tires, probably because the light source is a headlight. We prefer the first one since it better suits the Castiglioni brothers’ approach to their projects, which was quite a playful one. Toio is a lamp “made of nothing”, bearing just its source and support, since it doesn’t need anything else. No decorative additions are made, each part corresponds to the others, each one has a definite function. Also the exceeding cable becomes an integral part of the lamp and does not scatter on the floor. There are, in this lamp, an exaltation for the detail and a modification of the architectural space, an indirect lighting that best accentuates wall surfaces, an unusual way of imagining interior lighting. For this reason, when Toio was designed, it did not have the same commercial success it now has. It wasn’t considered to be a beautiful lamp, it lacked appeal and substance around its essential structure, but rather that structure was believed to be too technologic; its function was too evident and not concealed behind a nice lampshade; it didn’t decorate interior spaces. That was way too much for the Italian conservatives of the Sixties. This lamp is composed of very few elements: a headlight, two cables and a transformer. The source, which is the central point of the project, is a 300W (125V) headlight imported from the USA, so the transformer has a double electrical and balancing function. For what concerns the lamp used in the Toio appliance, which is the basis of the project and lies on a “ready made” concept, all the sources we interviewed confirmed that it was not especially manufactured for Flos, but really was a common car headlight, which underwent various evolutions over the years: from the initial use of a 120V incandescent lamp which then needed a transformer to adapt the voltage of the lamp to 220/230V, to the switch to a halogen lamp to increase efficiency. Thanks to further technologic improvement other modifications were made

Pagina di presentazione per Toio, su Domus (23 marzo 1963)

Toio introduction page, Domus (23rd march 1963)

ICONE TOIO

Pagina redazionale Italian graffiti su Io,Donna (14 aprile 2007)

52

Editorial Italian graffiti magazine Io,Donna (14th april 2007)

LUCE 308


Vetrina showroom Flos in Corso Monforte a Milano: ironia e gioco per Toio, 2005

Showroom Flos window in Corso Monforte in Milan: playing irony for Toio, 2005 Still life dal catalogo Flos, 1962

Still life from Flos catalogue, 1962

ICONE TOIO

obiettivo, senza altra pretesa se non quella di illuminare un angolo o una parete, riportare la luce alla propria essenza, alle proprie origini di fenomeno fisico. Così è nata l’idea della maniglia/struttura, forma e funzione legate in un unico oggetto, ciò che sostiene serve anche alla movimentazione, la luce con Toio diventa nomade, la leggerezza lo consente, ma lo permette anche la bitta avvolgicavo; il cavo non è lasciato srotolato a terra, segue la lampada nei suoi spostamenti ed evita inconvenienti. Allora è vero che i fratelli Castiglioni pensavano proprio a tutto? Domanda retorica. E lo spunto del faro e del trasformatore a vista come nascono? Con lo stesso principio con cui nascono le grandi idee, per caso. Un elegante faro d’automobile, nudo, sostenuto da due tondini in acciaio curvati, viene fissato con un morsetto speciale ai cavi elettrici, sembra un assemblaggio di pezzi recuperati da un carrozziere e fatto funzionare grazie a del nastro adesivo, utilizzato per unirne i cavi. Una lampada alla MacGyver, si potrebbe dire, con un po’ di moderna ironia: prendi un vecchio fanale, una canna da pesca, un cavo elettrico, un po’ di nastro adesivo e il gioco è fatto. Abbiamo ottenuto la luce. Achille Castiglioni, riferendosi all’idea di Design, quello con l’iniziale maiuscola, sosteneva che “un’altra cosa importante è prendersi in giro come faceva Jacques Tati e anche non metterla giù troppo dura con questo design...”.

to increase the efficiency standards, such as the use, limited to the European markets, of 230V supply voltage improving the lamp’s performances; moreover, the removal of the transformer consistently reduced energy dispersion and determined an increment of the system’s efficiency. The metallic painted support has a double use of holder and handle. Between those extremes lay all the refinements that make Toio a dense design object: fishing chocks or bollard-shaped thin sheets to wrap the cable, small details resolving little daily nuisances such as stumbling on cables and transportation from one room to another. A functional lightness designed to meet the user’s needs. A lamp designed not to look like a lamp, is this the secret of its longevity and charm? How can we explain the fact that Toio could reach its fiftieth birthday without resenting trends, social and economical transformations, unchanged and unchanging, with its contents and concepts antiche come le montagne? The explanation lays in the question itself, which is the fact that it was designed without time-connected aesthetics, far from Sixties’ trends of redundancy, heavy decoration, middle-class imitations of luxury. That lamp had a single and simple purpose, and no other pretence except from lighting a corner or a wall and bringing back lighting to its essential nature of physical phenomena. In such way the concept of the handle/ support was born, shape and function connected in a single object where what supports is also used for transportation. With Toio lighting becomes nomad thanks to its lightness and to the bollard to wrap the cable, which is not left scattered on the floor but follows the lamp over its repositioning, thus avoiding annoying problems. It is then true that the Castiglioni brothers thought about everything? That’s a rhetorical question. And where did the headlight and transformer ideas originate from? From the same principle giving birth to all great ideas – by chance. An elegant, naked headlight, supported by two curved reinforcing rods, was fixed by a special clip to electrical cables – looking like an assembly of parts recuperated at a coachbuilder’s, glued together with adhesive tape. A MacGyver lamp, we would say, ironically: take an old headlight, a fishing pole, some electric cables and adhesive tape, and there we are with our lighting. Achille Castiglioni, referring to the highest idea of design, claimed that “another very important thing is being able to remain playfully ironic as Jacques Tati did, not taking design too seriously…”.

LUCE 308

53


LUCE 308

Approfondimenti, riflessioni e appunti sulla fiera della luce più importante al mondo

LIGHT & BUILDING 2014

Speciale Francoforte 54

Aumento di pubblico a Light & Building 2014 a conferma della tendenza alla crescita nel settore del lighting nel mondo. Questo il segnale positivo fatto registrare anche grazie alla qualità dei contenuti della fiera di Francoforte, alla sua organizzazione e alla vasta eterogeneità dei partecipanti. Nel panorama internazionale non sono passate inosservate ne le aziende italiane ne quelle tedesche, per il loro porsi sulla scena del settore lighting con forte vocazione al design del prodotto. Si tratta di una forma di leadership che va consolidandosi e che ha trovato in quest’edizione alcuni punti di contatto tra la filosofia della forma e la strategia di comunicazione, rendendo più vicine e affini le tendenze dei produttori di riferimento agli occhi dei visitatori. Nello scoprire i padiglioni espositivi, abbiamo osservato… Una crescente tendenza allo sviluppo di prodotti che manifestino un’essenzialità formale, un certo rigore compositivo che palesa la possibilità di un accesso immediato al linguaggio minimalista, chiaro e rassicurante, invertendo una parte della sperimentazione che aveva, da tempo, assunto l’innovazione tecnologica e la spettacolarizzazione SPECIAL REPORT ON FRANKFURT LIGHT & BUILDING 2014 Deepenings, considerations and notes on the world's most important trade fair for lighting The increase of visitors at Light & Building 2014 confirms a worldwide growing interest for the lighting field. This positive signal

was also registered thanks to the contents' quality of Frankfurt's trade fair, thanks to its organization and to the wide heterogeneity of participants. In the international panorama both Italian and German companies did not go unnoticed, due to their strong vocation for the product's design which is their way of distinguish themselves in the lighting field. It is a type of leadership that is gaining

strength and that has found, in this edition, some match points between shape philosophy and communication strategy, bringing close the referential manufacturers'trends to visitors' eyes. While exploring the booths, we observed that… A growing trend toward the development of products that show a formal concision, a certain compositional rigour which reveals


formale quale binomio irrinunciabile. L’apparecchio illuminante è visto sempre sotto tutte le sue potenziali declinazioni tipologiche tradizionali e, allo stesso tempo, è portato in una dimensione di smaterializzazione dell’oggetto vero e proprio, per accedere ai principi di dissimulazione nel manto architetturale e ricomparire sotto la forma di pura luce, puro effetto, al servizio della libera progettazione. L’idea di luce colorata, ostentazione delle innumerevoli possibilità della tecnologia a flusso policromo, ha ceduto il passo permettendo un recupero del senso architetturale della luce bianca verso la qualità del flusso luminoso, a favore dei benefici percettivi. È costante la crescita di un rapporto sinergico tra le istanze dell’illuminotecnica e quelle della progettazione dello spazio. Il prodotto è presentato in un crescendo didascalico tecnico, con parametri utili a renderlo distinguibile e appetibile sul mercato. LUCE in questo numero dedica a Light & Building un ampio servizio: un articolo approfondito con immagini di prodotti, fotografie di Luminale, brevi note e appunti grafici a cura di Alberto Pasetti. the possibility of an immediate access to the clear and reassuring minimalist language, thus inverting a part of the experimentation that assumed, a long time ago, technological innovation and formal glamourization as a fundamental pair. Luminaires are always seen considering all their potential traditional variety and, at the same time, they are brought in a dimension that dematerializes the real object, in order

to access to the principles of architectural layer's concealment and to reappear as pure light, pure effect, at the service of free design. The idea of coloured light, which displays the innumerable possibilities of polychrome flux's technology, gave way thus allowing to recover the architectural meaning of white light moving toward luminous flux's quality, in favour of perceptual benefits.

The growing of the synergistic relationship between lighting requests and space design ones is constant. Products are presented in a technical didactic climax, using parameters that allow to make them noticeable and attractive on the market. In the current issue LUCE dedicates a wide report to Light & Building: a deepened piece with products' photos, pictures of Luminale, short notes and graphical memos by Alberto Pasetti.

SPECIALE LIGHT & BUILDING 2014

Goetheplatz, Luminale, Orchestrating the deph of light, AHL Lighting group und Bollinger + Grohnmann Ingenieure. © Alberto Pasetti

LUCE 308

55


SPECIALE LIGHT & BUILDING 2014

Efficienza e sintesi all’insegna dell’integrazione architetturale di / by Alberto Pasetti

XAL, Helios, rotor reflector

EFFICIENCY AND SYNTHESIS, IN THE SIGN OF ARCHITECTURAL INTEGRATION Also this year, the show has marked a point of success and confirmed a growing trend in the field of international lighting. In fact, summing up, the numbers speak very clear: an increase of about 15,000 visitors equal to about 8% more than the previous edition. The final report for the press confirmed that the most represented foreign countries, among the visitors, were primarily Italy followed by the Netherlands, France, China and Austria. Among the emerging countries Russia South Africa, Mexico, Turkey and Indonesia ruled. These are signs that, in large part, depend on the high quality of the contents of the fair, its organization and the vast heterogeneity of the participants. Of course, even in such a large and complex context, the Italian companies mixed with

56

LUCE 308

Anche quest’anno la fiera ha marcato un punto di successo e ha confermato la tendenza alla crescita nel settore del lighting internazionale. Infatti, tirando le somme, i numeri parlano molto chiaro: un aumento di circa 15.000 visitatori pari a circa l’8% in più rispetto alla passata edizione. Il final report per la stampa conferma che le nazioni estere più rappresentate tra i visitatori sono state in primis l’Italia, seguite dai Paesi Bassi, la Francia, la Cina e l’Austria. Tra i Paesi emergenti si sono avvicendati la Russia, il Sudafrica, il Messico, la Turchia e l’Indonesia. Segnali questi che, in buona parte, dipendono dall’elevata qualità dei contenuti della fiera, della sua organizzazione e della vasta eterogeneità dei partecipanti. Certo, anche in un contesto così ampio e articolato difficilmente passano inosservate le realtà aziendali italiane mescolate a quelle tedesche, nel vasto panorama di tutte le altre nazioni che si pongono sulla scena del settore con forte vocazione al design del prodotto. Si tratta di una forma di leadership che negli anni si sta consolidando nell’appuntamento di Francoforte e che trova, in questa edizione, alcuni punti di contatto nella filosofia della forma, come nella strategia di comunicazione, che rende più vicine e affini le tendenze dei produttori di riferimento. Le parole d’ordine generali sembrano essere state: “efficienza, sintesi e integrazione architetturale”. La prima di queste esprime il nocciolo duro degli the German ones hardly go unnoticed in the vast panorama of all the other nations that are placed on the stage of the industry with a strong vocation for product design. It is a form of leadership, which over the years is consolidating at the appointment in Frankfurt and which finds, in this edition, some points of contact in the philosophy of form as in the communication strategy, which makes the trends of the reference producers closer and more related. The general buzzwords seem to have been “efficiency, synthesis and architectural integration”. The first of these words expresses the core objectives of this fair, that is, an increasingly felt and reiterated propensity aimed at energy saving, not only technical, but thought out in multiple points of contact with architecture. In this category

obiettivi di questa fiera, ovvero una propensione sempre più sentita e ribadita rivolta al risparmio energetico, non solo tecnico, ma ragionato in molteplici punti di contatto con l’Architettura. In questa categoria ricade tutto il settore di Light & Building orientato alla domotica e alla gestione razionale dell’energia nell’entità “building”, ospitato nei padiglioni dal n. 5 al n. 11. L’osmosi tra i requisiti energetici dell’involucro edilizio, gli impianti tecnologici e la luce sta diventando sempre più evidente, con implicazioni di interattività reciproca crescenti. Di fatto le aziende leader pongono una particolare attenzione a un trend che raccoglie le esigenze funzionali e allo stesso tempo una nuova forma espressiva che permetta di delineare l’appartenenza a un settore in cui la gestione informatizzata, digitale, è diventata uno standard di riferimento per l’ottimizzazione delle risorse energetiche nella nuova progettazione in auge di edifici e case. Il design esercita quindi un ruolo trasversale in cui lo stesso settore impiantistico elettrico, senza il quale il mondo lighting non potrebbe sussistere, si trova in una condizione di rinnovo formale, oltre che tecnologico. Si studiano le interfacce, si sviluppano le schermate di dialogo grafiche anche dei più piccoli componenti i quali, da semplici oggetti che tradizionalmente assolvevano la funzione esclusivamente tecnica per cui erano stati

falls the whole Light & Building area, oriented at automation and energy management in the entity “building”, housed in the halls from n° 5 to n° 11. The interplay between the energy requirements of the building shell, the technological systems and the lighting is becoming increasingly evident, with implications of increasing mutual interactivity. As a matter of fact, the leading companies pose a particular focus on a trend that brings together the functional requirements and, at the same time, a new form of expression that allows to delineate the belonging to a sector in which the digital computerized management has become a standard reference for the optimization of energy resources in the, now in fashion, new

design of buildings and houses. The design then exerts a transversal role in which the same electrical installation sector, without which the lighting world could not exist, is in a condition of formal, as well as technological renewal. We study the interfaces, develop graphical dialog screens of even the smallest components, which, as simple objects that traditionally absolved only a technical function for which they were designed, are now equipped with display screens for monitoring and possible interactivity with the operatoruser. In contrast, in the world of lighting, the principle of synthesis is the apparent propensity for simplification. It is a growing trend in the development of products that demonstrate formal essentiality, a certain


concepiti, ora sono dotati di schermi display per il monitoraggio e l’eventuale interattività con l’operatore-utilizzatore. Diversamente, nel mondo della luce, il principio di sintesi, riguarda la propensione alla semplificazione apparente. Si tratta di una crescente tendenza allo sviluppo di prodotti che manifestino un’essenzialità formale, un certo rigore compositivo che permette all’utente un accesso immediato al linguaggio minimalista chiaro e rassicurante. La pulizia della forma esprime probabilmente un passaggio ciclico in cui dopo alcuni anni di sperimentazioni a tutto campo sulle presunte infinite potenzialità delle nuove tecnologie del lighting associate a geometrie di prodotto necessariamente scenografiche, il mercato attraversa una fase di ricerca di stabilità e di maggiore attenzione al significato del prodotto, nel preciso contesto settoriale a cui si rivolge. Che sia un effetto della crisi economica globale, o semplicemente un andamento sinusoidale delle mode stilistiche fortemente sostenute dal potere della comunicazione e del marketing, in questo momento l’impressione è che l’oggetto di design sia più ricercato e desiderato rispetto al passato. Su questa ipotesi si innesta un’altra considerazione: la tendenza al minimalismo coincide oggi con un’evidente spinta di ricerca formale e funzionale nell’integrazione con l’Architettura. Molti prodotti singoli o famiglie di prodotti sono stati concepiti nell’intento compositional rigor that allows the user immediate access to a clear and reassuring minimalist language. The cleanliness of the form probably expresses a cyclic transition where, after a few years of experimentation across the alleged infinite potentialities of the new technologies of lighting associated with product geometry, necessarily spectacular, the market is undergoing a search for stability and greater attention to the meaning of the product, in the precise industry context to which it is addressed. Whether this is an effect of the global economic crisis or simply a sinusoidal pattern of stylistic trends strongly supported by the communications and marketing power, at this moment the impression is that the object of design is more than ever

di prendere un posto coerente e integrato nell’articolazione della forma dello spazio architettonico. Mai come in quest’edizione sono comparse soluzioni illuminotecniche che, tradotte in singoli prodotti, si siano avvicinate così tanto al concetto architetturale in una formula di integrazione propositiva e meno autoreferenziale. L’apparecchio illuminante è visto sempre sotto tutte le sue potenziali declinazioni tipologiche tradizionali, allo stesso tempo è stato portato in una dimensione di smaterializzazione dell’oggetto vero e proprio, per accedere ai principi di dissimulazione nel manto architetturale e ricomparire sotto la forma di pura luce, puro effetto, al servizio della libera progettazione. Queste mutazioni d’indirizzo e di conseguente ri-materializzazione dei prodotti in nuove proposte plastiche, soprattutto in nuovi concetti dell’uso dello spazio, hanno trovato un importante sostegno nei produttori di materiali e componenti edili, i quali non hanno perso l’occasione di tessere le reti di nuove partnership con diverse realtà produttrici e progettuali nel mondo lighting. Tra questi si possono annoverare produttori che da anni sperimentano integrazioni con il cartongesso, con pannelli compositi di resine e fibre, e soprattutto, in maniera innovativa con pietre naturali e sintetiche. In quest’ultimo caso sembra che l’idea di apparecchio d’illuminazione possa accedere a vere e proprie

before desired and sought after. On this hypothesis another consideration is added: the tendency to minimalism coincides today with a unmistakable thrust for formal and functional research in integration with Architecture. Many individual products or families of products have been designed in order to take a place, coherent and integrated, in the articulation form of architectural space. Never as in this edition, lighting solutions have appeared that, translated into individual products, were so much closer to the architectural concept in a proactive integration and less to a selfreferential formula. The luminaire is always seen in all its traditional typological potential variations and, at the same time, it has been taken to a size of dematerialization of the

SPECIALE LIGHT & BUILDING 2014

Trilux, sistema a plafone e ad incasso Polaron. © Alberto Pasetti

Luce e Light, Siri

capacità camaleontiche, adottando il “gene” della finitura tecnica dell’ambiente all’interno del quale viene collocato. Inoltre, negli anni, si è confermata una costante nel rapporto domanda-offerta di prodotti tecnologici che dimostra che al crescere della potenzialità gestionale di un oggetto, dove l’interfaccia è demandata a una combinazione di due o più tasti, l’utente tende a prediligere le funzioni basilari, omettendo l’accesso alle funzioni più complesse. Di fatto, le icone del nostro mondo interattivo, tradotte materialmente sotto forma di prodotti rappresentativi quali l’iPhone o l’iPad, ci permettono di compiere numerose operazioni, partendo dal presupposto che servono pochi comandi basilari. Nel settore lighting la tendenza per l’utilizzo privato è analoga. Un oggetto o una combinazione di oggetti, in rete tra loro, può rispondere a comandi semplici con effetti altrettanto semplici nell’ambiente o, al contempo, prefigurare scenari statici o dinamici pur rispondendo a principi di selezione quasi elementari. Questo processo di semplificazione è alla base delle scelte presentate a Francoforte dalle aziende leader nel campo del lighting. La progettazione del prodotto lighting e la sua relativa architettura di funzionamento e di interattività con l’utente costituisce uno standard in piena fase di elaborazione, ritenuto uno dei principali capisaldi del futuro nel settore dell’illuminazione.

object itself, to gain access to the principles of concealment in the architectural mantle and reappear in the form of pure light, pure effect, in the service of freedom of design. These changes of direction and subsequent re-materialization of products in new plastic proposals, especially in new concepts of use of space, have found significant support among producers of building materials and components, which have not lost the opportunity to weave networks of new partnerships with various entities that produce and design in the world of lighting. Among these we may include producers that have for years experimented integrations with plasterboard panels, with composite resins and fibers, and above all, in an innovative way with natural and synthetic

stones. In the latter case, it seems that the idea of luminaire can gain access to real chameleon-like abilities, adopting the “gene” of the finishing technique of the environment within which it is placed. Furthermore, over the years, a constant has been confirmed in the supply-demand of technological products which shows that, with a increasing managerial potential of an object, where the interface is assigned to a combination of two or more keys, the user tends to prefer the basic functions, omitting the access to more complex functions. In fact, the icons of our interactive world, materially translated in the form of representative products such as the Iphone or Ipad, allow us to perform a variety of tasks assuming that a few basic commands are needed. In the

LUCE 308

57


SPECIALE LIGHT & BUILDING 2014

Fagerhult, Freedom

Le tipologie in evoluzione Gli oggetti esposti a parete e a soffitto sono prevalentemente quelli percepibili più rapidamente, di maggiore immediatezza visiva, nell’esplorazione dei singoli stands dei padiglioni. Si tratta di plafoniere, sospensioni e appliques. Che cosa è cambiato rispetto alle edizioni precedenti? In generale è emersa una tendenza molto significativa del ritorno al flusso luminoso bianco. Dopo alcuni anni di frenetica ostentazione del colore a tutti i costi, la propensione per il recupero del significato della luce bianca sembra avere trovato un consenso quasi unanime. È paradossale riconoscere che l’uso cromatico nei proiettori o in alcuni corpi illuminanti architetturali e decorativi in questa edizione di Francoforte è stato messo in secondo piano dato che, proprio fuori dalle porte della struttura fieristica, si è celebrata nella città la settima edizione di Luminale: kermesse di installazioni luminose in tutte le piazze, coinvolgendo edifici rappresentativi, dove l’impiego pervasivo della luce colorata sembrava quasi un obbligo. Nei padiglioni tipicamente dedicati ai produttori di illuminazione e relativa componentistica (dal pad. 1 al pad. 3 per produttori e al pad. 4 per i componenti) la necessità di presentare a tutti i costi gli effetti della tecnologia RGB o RGBW non è ricaduta in una priorità.

field of lighting the trend for private use is similar. An object or combination of objects, networked together, can respond to simple commands with equally simple effects in the environment or, at the same time, foresee static or dynamic scenarios while responding to almost elementary selection principles. This simplification process is at the basis of the choices presented in Frankfurt by leading companies in the field of lighting. The lighting product design and its relative operating architecture and interactivity with the user is a standard in the process of elaboration, considered one of the main cornerstones of the future in the lighting industry. The evolving typologies The objects displayed on walls and ceilings

58

LUCE 308

Da soffitto Le lampade a soffitto hanno seguito la tendenza in primis della sintesi, attraverso il significativo contributo che l’aumento di efficienza dei LED lineari (oltre il 2500 lm/ml) e la loro progressiva miniaturizzazione ha reso possibile razionalizzando le geometrie in linee, curve regolari e curve irregolari e composite. Nelle sospensioni le scelte di flussi misti, verso il basso, verso il soffitto e in alcuni casi verso le pareti, si fondono in proposte funzionali per l’uso domestico e per l’uso in ufficio. L’attenzione per gli effetti combinati tra luce artificiale e luce naturale è sentita per alcune realtà produttrici ed è ben rappresentata dalle verosimili maquettes in scala 1:5, nello stand Bartenbach, in cui si avvicendavano i cicli di illuminazione naturali con gli effetti artificiali in protocollo dmx di un ambiente domestico tipo e di uno spazio ufficio rappresentativo. Negli oggetti curvilinei a geometria libera, tipologia molto ambita probabilmente per l’affermazione rafforzata del grado di libertà dei LED lineari flessibili, sono state messe in risalto in particolare le soluzioni negli stands Fagerhult, Prolicht e XAL. Molte altre aziende si sono cimentate nelle forme circolari e ovoidali avvalendosi di LED di potenza, ma soprattutto di evoluti schermi diffusori, spesso prismatici, con prevalenti benefici nell’abbattimento dell’abbagliamento. Altre soluzioni significative a sospensione sono

are mainly those perceived faster, of greater visual immediacy, in the exploration of the individual stands in the halls. These are ceiling lights, suspensions and appliques. What has changed compared to the previous editions? In general there was a very significant trend of a return to the white luminous flux. After several years of frenetic colour ostentation at all costs, the propensity for the revival of the meaning of the white light seems to have found an almost unanimous consensus. It is paradoxical to recognize that the use of colour in spotlights or in some architectural and decorative lighting fixtures in this edition of Frankfurt has been sidelined since, just outside the doors of the exhibition centre, in the city, the seventh edition of Luminale was celebrated:

riconducibili a Ribag per l’impiego degli OLED, combinati in una gestione dinamica di effetto ambientale, a Martinelli Luce per la scelta di grandi moduli diffusori in polietilene combinati in catenarie sospese, a LEDS-C4 per il gioco di intersezione di grandi moduli anulari. In ambito più decorativo si sono distinte le scelte di Artemide con “Incipit” e “Incalmo” per l’uso integrato del diffusore e del dissipatore e la soluzione di Glashütte Limburg di “LED pendant luminaire”, in cui è combinato l’uso estetico della calotta ogivale interna per scindere il

a festival of light installations in all the squares, involving representative buildings, where the pervasive use of coloured light seemed almost a requirement. In the halls typically dedicated to lighting manufacturers and related components (from the hall 1 to hall 3 manufacturers and hall 4 for the components) the need to present at all costs the effects of RGB or RGBW technology did not relapse into a priority. Ceiling luminaires The ceiling lamps have in the first place followed the trend of synthesis, through the significant contribution that the increase of efficiency of the linear LED lighting (over the 2500 lm/ml) and their progressive miniaturization has made possible, by

Glasshutte, Limburg

rationalizing the geometries in lines, regular curves and irregular and composite curves. The choices of mixed flows, downwards, toward the ceiling and in some cases towards the walls, in the suspensions, merge into functional proposals for domestic use and for use in the office. The focus on the combined effects of artificial light and natural light is felt by some manufacturing companies and is well represented by the lifelike 1:5


SPECIALE LIGHT & BUILDING 2014 Artemide, Incalmo

flusso luminoso in due direzioni diverse: diffusa laterale e d’accento vero il basso. A plafone La panoramica delle soluzioni tende a confermare la duplice valenza nella stessa famiglia. Molti apparecchi sono concepiti per l’installazione di superficie e al contempo sono proposti con una variante applicabile a incasso. Questa propensione convalida e rafforza il principio di integrazione architetturale esaltando l’effetto plastico di punti luce che sembrano frutto di una deformazione eseguita direttamente sulla materia del soffitto. Un esempio caratteristico di questa linea di prodotti è dato dall’apparecchio “Polaron” della Trilux, il quale con i suoi anelli concentrici a filo del controsofitto, esprime bene il concetto funzionale di punto luce che nella sua semplicità geometrica trova facilmente una collocazione nello spazio architettonico. Diversamente, in una connotazione plastica sporgente, più ingombrante, si collocano quei scale maquettes, in the Bartenbach stand, in which the natural light cycles alternated with the artificial dmx protocol effects inside a type of home environment and a representative office space. In the free-form curvilinear objects, a much sought-after typology, probably because of the reinforced statement of the degree of freedom of the flexible linear LED, the solutions have in particular been highlighted in the Fagerhult, Prolicht and XAL stands. Many other companies have ventured into circular and ovoid shapes, using power LEDs, but mainly evolved diffuser screens, often prismatic, with prevailing benefits in the reduction of glare. More meaningful suspension solutions are attributable to Ribag for the use of OLEDs, combined in a dynamic

Flos, Juncos

prodotti che tendono a invadere lo spazio con incastri di elementi lineari e trasversali a parallelepipedo quali “Bebow” ed “Elio” della belga Wever e Ducré. A parte alcuni tra questi esempi più marcati e marcanti dal punto di vista compositivo, a soffitto, il gioco formale tende comunque alla riduzione dell’impatto volumetrico a favore di una maggiore attenzione alla qualità del flusso luminoso. Ormai, da qualche anno, è cresciuta l’abitudine di fornire informazioni illuminotecniche essenziali con una certa immediatezza. Infatti, si tratti di apparecchi a soffitto, a parete o da terra, viene quasi sempre specificato nell’apparato didascalico il tipo di fonte (prevalentemente a LED), l’entità del flusso luminoso, l’assorbimento elettrico, la temperatura di colore e, in alcuni casi, l’indice di resa cromatica oltre al coefficiente di abbagliamento. A parete Negli apparecchi da superficie si ritrova frequentemente l’analogia tra il prodotto

management of environmental effect, to Martinelli Luce for the choice of large diffuser modules made of polyethylene combined in suspended catenaries and to LEDS-C4 for the intersection play of large annular modules. In a more decorative area, the choices of Artemide stood out with “Incipit” and “Incalmo” for the integrated use of the diffuser and the heat sink and the solution by Glashütte Limburg of “LED pendant luminaire”, in which the aesthetic use of the arched inner shell is combined to break the flow of light in two different directions: lateral diffused and downward accent. Surface mounted The overview of the solutions tends to confirm the dual role in the same

concepito a sospensione o plafone e la riproposizione nella versione applique con minimi adeguamenti tecnico-formali. Spesso l’idea di un prodotto per superfici verticali è considerato un compendio di una linea formale che, in alcuni casi, fortunatamente più rari, si estende alla tipologia della piantana. Diversamente, un prodotto frutto di uno studio particolareggiato sulla sua destinazione d’uso acquista forza sia per la sua unicità formale sia per l’adeguatezza al suo ruolo di illuminare, in corrispondenza di un piano verticale, una

family. Many appliances are designed for surface installation and are, at the same time, available with a variant that can be recessed. This trend validates and reinforces the principle of architectural integration, highlighting the sculptural effect of light spots that look like the result of a deformation performed directly on the matter of the ceiling. A typical example of this line of products is given by the “Polaron” luminaire of Trilux, which with its concentric rings, flush with the countertop, expresses well the functional concept of light spots, which, in its geometric simplicity, easily finds a place in an architectural space. Otherwise, in a protruding sculptural connotation, more cumbersome, lie those products that tend to invade the space with interlocking

linear and cross-parallelepiped elements, such as “Bebow” and “Elio” of the Belgian Wever and Ducré. Aside from some of these examples to the ceiling, more pronounced or marking from the compositional point of view however, the formal play tends to reduce the volumetric impact in favour of a greater attention to the quality of the light flux. By now, for some years, a habit has grown to provide essential lighting information with certain directness. In fact, whether it’s a luminaire to the ceiling, wall or floor, in the instructive apparatus the type of source (mostly LED), the amount of light output, power consumption, and the colour temperature, in some cases the colourrendering index, in addition to the coefficient of glare is almost always specified.

LUCE 308

59


SPECIALE LIGHT & BUILDING 2014

Castaldi modello a LED Half, da 40 e 80W. © Alberto Pasetti

Prisma di Performance in Lighting, sistema di applique per esterni. © Alberto Pasetti

superficie con una sua specifica texture. È il caso estremo di una linea per esterni di Prisma in cui, alla funzione di flusso luminoso up and down è corrisposta una vocazione camaleontica attraverso una propria finitura che riprende fedelmente quella dell’Architettura alla quale si riferisce. Altri modelli quali “Lunaire” di Fontana Arte presentano invece il carattere di unicità plastico-geometrica e, allo stesso tempo, un grado di flessibilità attraverso la possibilità di modulare il flusso luminoso graduandolo manualmente agendo sugli elementi costitutivi. Massima flessibilità nella definizione della geometria di installazione è diversamente proposta da Cini & Nils con il suo modulo elastico a LED “Formula Plus 2” che riprende il noto concetto di Ron Arad con la sua “Bookworm”. Estremizzando l’idea di apparecchio a parete diventa originale l’idea “Night and Day” di Mario Bellini di proporre una tenda avvolgibile luminosa per Artemide. Allo stesso modo alcune soluzioni derivate dal concetto di applique assumono significati nuovi in tutti i modelli innovativi che permettono di sfruttare il flusso luminoso, tramite innovative ottiche, per disegnare geometrie nello spazio architettonico e nei confronti degli archetipi quali gli intradossi delle finestre, delle porte e dei portali. Tra questi si distinguono i modelli Trick di iGuzzini per l’ampia versatilità nell’ambito degli esterni e degli interni e Arclight di Meyer & Sohn per la precisione di flusso e l’ingombro formale contenuto. A incasso L’ambito degli apparecchi a incasso sconfina dalle tradizionali categorie tipologiche perché il concetto di foro è facilmente trasponibile da Wall mounted In equipment for surface, we frequently find the analogy between the product designed to suspension or ceiling and the revival in the wall-mounted version with minimal formal and technical adjustments. Often the idea of a product for vertical surfaces is considered a compendium of a formal line that, in some cases, fortunately rare, extends to the floor typology. Differently, a product, result of a detailed study on its intended use, gains strength both for its formal uniqueness and for the adequacy to its role to illuminate at a vertical plane a surface with a specific texture. It is the extreme case of an outdoor product line by Prisma, in which the function of up and down luminous flux is matched by a chameleonic vocation through its own finish,

60

LUCE 308

parete a soffitto, da terra a strutture dell’arredo. Negli assunti di “sintesi” e “integrazione architetturale” gli apparecchi di nuova generazione a incasso presentano in molti casi una valida mescolanza tra pulizia formale ed efficacia prestazionale. Le famiglie di prodotti si distinguono principalmente tra puntuali e longitudinali. Nei primi, si possono annoverare apparecchi con perfetta complanarietà rispetto alle superfici in cartongesso, quali veri e propri proiettori orientabili di aziende quali la Delta Light o sistemi di aperture geometriche per luce indiretta con l’ampia gamma della Traddel per Linea Light. Anche nella seconda categoria si ripropone il dualismo tra quello che può essere considerato l’apertura a taglio tecnico, in cui sono integrati sistemi di mini-proiettori architetturali e linee LED diffondenti, rispetto

which faithfully reproduces the Architecture to which it relates. Other models such as “Lunaire” by Fontana Arte present, instead, a character of plastic-geometric uniqueness and, at the same time, a degree of flexibility through the ability to modulate the light flow, graduating it manually acting on the constituent parts. Maximum flexibility in the definition of the geometry of the installation is otherwise proposed by Cini & Nils with its elastic LED light module “Formula Plus 2”, which takes up the well-known concept by Ron Arad with his “Bookworm”. Bringing to the extreme the idea of wall mounted luminaire, it becomes the original idea “Night and Day” by Mario Bellini proposing a roller blind lamp for Artemide. Likewise, some solutions derived from the concept of

alle soluzioni in cui la linearità dell’incasso svolge una funzione di illuminazione di supporto o di semplice compendio decorativo. Tra questi si ripropongono aggiornati i noti e storici tagli tecnici della Kreon oltre ai più recenti “Bespoke e Laser Blade system 53” della iGuzzini. Diversamente il principio di taglio può diventare una finitura angolare luminosa per spigoli vivi o trasformarsi in un segno luminoso di unione nella concavità di un angolo opposto, “Underscore” a cura dell’azienda marchigiana. Infine, Linea Light ha spinto il desiderio di integrazione architettonica fino al principio di tagliare letteralmente il muro (o isolamento) esterno per inserire un modulo da incasso lineare “Fylo” da porre in prossimità del piano di calpestio per un’illuminazione di effetto e al contempo di utilità.

wall lights assume new meanings in all new models that allow you to take advantage of the luminous flux, through innovative optics, to draw geometries in architectural space and respect to archetypes such as the soffits of windows, doors and portals. Among these, notable are the Trick models by iGuzzini for the wide versatility in the exterior and interior environment, and Arclight by Meyer & Sohn for the accuracy of flow and minimum encumbrance. Flush mounted The scope of the built-in appliances strays from traditional typological categories because the concept of hole is easily transposable from the wall to the ceiling, from the floor to the structures of the

furniture. In the assumptions of “synthesis” and “architectural integration”, the new generation of recessed lighting fixtures are in many cases a good mix between cleanliness of forms and performance effectiveness. The product families are distinguished primarily between punctual and longitudinal ones. In the first case, luminaires with perfect alignment with respect to gypsum board surfaces, such as real adjustable spotlights by companies such as Delta Light or systems of geometric openings for indirect light with the wide range by Traddel for Linea Light. Even in the second category the dualism comes up again between what can be considered an opening to technical cut, in which architectural systems of mini-projectors and diffusing LED lines


Riposizionabili Alla generica categoria degli apparecchi per luce d’accento appartengono sia i proiettori tecnici da superficie o da binario sia le lampade da tavolo per un utilizzo funzionale, oltre alle immancabili piantane. Le principali novità delle due tipologie riguardano soprattutto le performances illuminotecniche più che le innovazioni nelle soluzioni formali. In questo settore sono diventate di fondamentale importanza le componenti ottiche nella loro specificità funzionale oltre alle nuove sorgenti a LED, non solo più efficienti, ma anche più raffinate tecnicamente, offrendo la possibilità di soddisfare precise temperature di colore o miscellanea dinamica delle stesse e raggiungere elevati coefficienti di resa cromatica. Il concetto di tunable white è presente in moltissime are integrated, compared to the solutions in which the linearity of the recessed appliances performs a lighting function of support or simple decorative compendium. Among these, the updated known and historical technical cuts by Kreon are reproduced, in addition to the more recent “Bespoke” and “Blade Laser system 53” by iGuzzini. Differently, the principle of cutting can become a finishing angular lighting for sharp edges or turn into a luminous sign of unity in the concavity of an opposite corner, “Underscore” by the Marche company. Finally, Linea Light has driven the desire for architectural integration to the principle of literally cut the external wall (or isolation) to insert “Fylo”, a built-in linear module to be placed near the floor level for a lighting

effect and at the same an utility lighting. Repositionable To the generic class of accent lighting fixtures, belong both the surface or track technical spotlights and the table lamps for functional use, in addition to the inevitable floor lamps. The main novelty of the two types for the most part concerns the lighting performance, rather than the innovations in formal solutions. In this sector the optical components in their functional specificity have become of paramount importance, in addition to the new LED sources, not only more efficient, but also technically more sophisticated and offering the possibility to meet specific colour temperatures or miscellaneous dynamics of the same and

SPECIALE LIGHT & BUILDING 2014

realtà aziendali tradotto in prodotti e soluzioni orientate a soddisfare i più svariati ambiti: da quello domestico, a quello per il retail, passando per i luoghi di lavoro e, in alcuni casi, spingendosi fino al museale espositivo. Oltre ai confermati punti di riferimento tra i quali Erco e Zumtobel si sono distinte alcune realtà italiane tra le quali Martini Light che ha profuso un impegno crescente in materia di ergonomia della percezione, in particolare nel rapporto tra qualità del flusso luminoso e la restituzione delle policromie attraverso la propria soluzione HD Retina. I proiettori, per l’appunto, si evolvono e diventano anch’essi oggetto di un processo di razionalizzazione estremo, all’interno del quale ha trovato conferma lo standard di riferimento tra l’impiego del LED e l’ottimizzazione formale rivolta all’essenzialità. In una direzione parallela si muove il settore delle lampade da tavolo per illuminazione d’accento, tuttavia con deroghe tecniche e formali che sono retaggio di una convinzione collettiva in cui il valore estetico pesa di più su un oggetto, alla pari della sedia, che è diventato un’icona simbolica dell’evoluzione del design. Infatti, in questa fiera sono comparse le prime lampada da tavolo frutto di svariate proposte di designers che avendo adottato soluzioni a LED riescono a fornire, finalmente, un livello di flusso luminoso soddisfacente per il lavoro e la lettura da scrivania, oltre a permettere in alcuni casi la dimmerazione e la regolazione della tonalità della luce bianca.

Linea light Fylo

reach high coefficients of colour rendition. The concept of tunable white is present in many business realities translated into products and solutions, geared to meet the most varied fields: from the domestic sector, to that for retail, through the workplaces and, in some cases, pushed to the museum exhibition industry. In addition to the confirmed landmarks, such as Erco and Zumtobel, some Italian companies have distinguished themselves among which Martini Light that has made a growing commitment in the field of ergonomics of perception, particularly in the relationship between quality of light and the return of polychrome, through its HD Retina solution. The floodlights, in fact, evolve and become also the subject of a process of extreme

rationalization, in which the standard of reference between the use of the LED and the formal optimization, aimed to the essential, has been confirmed. In a parallel direction moves the field of table lamps for accent lighting, but with technical and formal exemptions that are the legacy of a collective belief in which the aesthetic value weighs more on an object, like the chair, which has become a symbolic icon of the evolution of design. In fact, in this exhibition the first table lamp have appeared, result of various proposals of designers who, having adopted LED solutions, manage to deliver, finally, a satisfactory level of light output for working and reading at desk, as well as allowing in some cases the dimming and the regulation of tone of white light.

LUCE 308

61


SPECIALE LIGHT & BUILDING 2014

LIGHT & BUILDING 2014

Brevi note e appunti grafici su alcuni prodotti — ARTEMIDE: interessanti le lampade decorative ovoidali di Carlotta Bevilacqua, “Incipit ed Incalmo”, che vedono forma e funzione particolarmente interdipendenti. Di fatto lo scheletro scultoreo che contribuisce alla diffusione e alla riflessione della luce verso il basso assolve, allo stesso tempo, anche alla parte funzionale termodinamica svolgendo il compito di dissipare il calore della sorgente a LED. — CASTALDI: presenta una famiglia di prodotti da parete “Half” a mezza circonferenza sporgente, con diffusore in policarbonato opacizzato liscio, stampato. — DELTA LIGHT: propone una gamma di prodotti essenziali da incasso di tipo “Tweeter ST D “ o “Logic R4” wall-washer con significativo abbattimento dell’abbagliamento contenendo gli ingombri dimensionali. — FAGERHULT: “Freedom” è un sistema modulare curvilineo a tecnologia a LED per sospensione. — FLOS: “Circle of light” è un’esemplificazione della tendenza crescente verso il minimalismo e l’integrazione architettonica dove l’idea di una linea pura è tradotta in una capacità di tradursi in un effetto illuminotecnico controllato, a misura delle esigenze ma soprattutto del comfort luminoso. Con tre versioni che coprono diametri e flussi luminosi diversi per LED da 185 lm nella configurazione da 12, 24 e 36 unità comprese nel taglio a circonferenza. All’opposto Juncos, con le sue bacchette tubolari incastrate in appositi fori, costituisce un prodotto modulare da iterare, sempre disegnato da Flos Architectural, che propone l’espressione plastica tridimensionale dell’articolazione a soffitto. — FONTANA ARTE: “Lunaire” è una lampada applique a doppia circonferenza di Ferréol Bobin, riflettore e disco frontale in alluminio con varianti in metacrilato trasparente sabbiato o riflettore e disco frontale bianco, riflettore bianco e disco frontale nero, con la possibilità di regolazione

BRIEF NOTES AND GRAPHICAL INDICATIONS ON SOME PRODUCTS — ARTEMIDE: the decorative ovoid luminaires “Incipit ed Incalmo” by Carlotta Bevilacqua are really interesting, they see shape and function as particularly interdependent. In fact the sculptural frame that allows to diffuse and reflect light downward has also, at the same time, a thermodynamic function since it disperses the heat generated by the LED light source. — CASTALDI: introduces a family of wall mounted products, named “Half”, shaped as projecting half circumferences, with a smooth opaque printed diffuser made of polycarbonate. — DELTA LIGHT: proposes a range of essential recessed wall-washer products “Tweeter ST D “ or “Logic R4” with a significant reduction of glare while containing overall dimensions. — FAGERHULT: “Freedom” is a modular curvilinear pendant LED system. — FLOS: “Circle of light” is an exemplification of the growing trend toward

62

LUCE 308

manuale della distanza del disco centrale copri sorgente. — GLASHUTTE LIMBURG: lampada da sospensione “LED Pendant” in vetro a campana con doppia emissione con sorgente da 19W o 25W, dimmerabile. — iGUZZINI: presenta tra le sue novità due soluzioni per l’integrazione architetturale. “Underscore” è proposta quale soluzione a spigolo interno o esterno di pareti. Si tratta di un elemento lineare che svolge la funzione dello spigolo, sottilissimo, di luce bianca o RGB, per definire i contorni verticali delle pareti. Diversamente “Trick” è un piccolo apparecchio declinabile per superfici esterne nelle sue versioni per luce radente sulle pareti, emissione anulare per gli intradossi delle finestre ed emissione di fascio continuo trasversale in un ambiente quale un corridoio o uno spazio analogo. L’intento è quello di plasmare la luce piegandola alle configurazioni tipologiche dell’Architettura. LEDS-C4: lampada “Circ Pendant” a sospensione, con anelli compenetranti a LED per tre diametri variabili e una potenza massima di assorbimento di 59W. — LINEA LIGHT: tra le novità un’idea importante per l’azienda trevigiana che riguarda l’involucro edilizio. Il prodotto “Fylo” è concepito come profilo ad incasso dell’involucro esterno perimetrale di isolamento. Il modulo permette di creare un’illuminazione perimetrale verso il piano di calpestio a partire da un taglio nella finitura superficiale della parete esterna. La tipologia di incasso che richiede una posa in opera contestuale alla realizzazione del cappotto isolante, rende possibile l’impiego del flusso luminoso come se si trattasse di una fenditura con inclinazione obliqua verso il basso nata con l’Architettura dell’edificio stesso. — LUCE & LIGHT: una famiglia di proiettori scatolari a LED dalle forme arrotondate denominata “Siri” 1.0, 2.0 e 3.0. — LUCE PLAN: lampada da tavolo “Tivedo” di Sebastian Bergne,

minimalism and architectural integration in which the idea of a pure line is translated into a controlled lighting effect, specifically made to fulfill requirements and, above all, to satisfy luminous comfort. With three versions that cover different diameters and luminous fluxes with 185 lm LEDs for the 12 units’ configuration, and 24 and 36 units included in the circle cut. On the contrary Juncos, with its tubular wands embedded in dedicated holes, represents a modular product that can be serially repeated, also designed by Flos Architectural, this product proposes the tridimensional plastic expression of ceiling mounting. — FONTANA ARTE: “Lunaire” is a double circumference surface mounted luminaire by Ferréol Bobin, available with reflector and frontal disk in aluminium and also available in transparent sand methacrylate or with a white reflector and frontal disk, or with a white reflector and a black frontal disk, it is also possible to manually regulate the distance of the central lamp-hiding disk. — GLASHUTTE

LIMBURG: bell-shaped glass pendant luminaire “LED Pendant” with a double emission and 19W or 25 W light sources, this product is also dimmable. — iGUZZINI: introduces among its latest products two solutions for architectural integration. “Underscore” is proposed as a solution for internal or external wall corners. It consists of a linear element that functions as a really thin corner, with a white or RGB light, that allows to define walls’ vertical contours. Otherwise “Trick” is a small device that can be used in many ways for external surfaces with its versions with oblique light on walls, annular emission for windows’ intrados and continuous cross emission suitable for an environment such as a corridor or a similar space. The goal is to model the light by folding it to architectural types. — LEDS-C4: pendant luminaire “Circ Pendant”, with LED rings in three variable diameters and a maximum connected load of 59W. — LINEA LIGHT: among the new products there is an important idea concerning buildings’

envelopes for the company from Treviso. The product “Fylo” is designed as a recessed profile of the external perimetral insulating envelope. The module allows to design a perimetral lighting toward the planking level starting from a cut in the superficial finishing of the external wall. The recessed version requires to be installed together with the exterior insulation and finishing system, it allows to use the luminous flux like it is an oblique crevice inclined downward born with the building’s architecture. — LUCE & LIGHT: a family of LED box-shaped spotlights named “Siri” 1.0, 2.0 e 3.0 with rounded shapes. — LUCE PLAN: desk lamp “Tivedo” by Sebastian Bergne, light, adjustable, it is equipped with injection molded arms made of techno polymer, it features a dimmable 9W LED. — MARECO: reintroduces an upgraded version of the solar powered street luminaire “Stud solare” with a power of 50 W, it includes 16 Cree LEDs with a 4000K CCT that emit 2272 lm thanks to the Ledil produced optical systems. — MARTINELLI


LUCE: introduces a suspended lighting system “Circular POL XXL” with tubular wide field diffusing modules made of polyethylene. — MARTINI LIGHT: “Rush”, is a linear module with a box-shaped aluminium profile designed to accommodate integrated down light luminaries or spotlights suspended with a tubular arm. The module can be surface mounted or recessed in a false ceiling. The lamps are not very powerful (9W with 26°,32° and 47° openings) but they have the merit of having a very discrete and minimalist shape. The technology “HD retina” is again introduced for spotlights, to improve chromatic perception performances — MEYER & SOHN: introduces “Arclight”, luminaire dedicated to the lighting of architectural intrados that shows an interesting homogeneity level thanks to its specific optical system. — MODO LUCE: “Atollo”, curvilinear parallelepiped, pendant outdoor system that is reintroduced following a technical upgrade after its first launch at Euroluce 2009.

SPECIALE LIGHT & BUILDING 2014

leggera, snodabile, possiede dei bracci in tecnopolimero stampo a iniezione, dimmerabile a LED per 9W. — MARECO: ripresenta una versione aggiornata del lampione ad energia solare “Stud solare” con 50 wp, 16 LED della Cree a 4000K che con ottiche di produzione Ledil riesce a emettere 2272 lm. — MARTINELLI LUCE: presenta un impianto di illuminazione “Circular POL XXL” a sospensione con moduli in polietilene tubolari diffondenti a tutto campo. — MARTINI LIGHT: “Rush”, è un modulo lineare con profilo in alluminio scatolare per accogliere degli apparecchi integrati down light oppure proiettori sospesi con braccio tubolare. Il modulo può essere montato a plafone o a controsoffitto in modalità incassata. Le sorgenti non sono di elevata potenza (9W con aperture di 26°,32° e 47°) ma possiedono il pregio di essere formalmente molto discrete e minimaliste. Nei proiettori d’accento è presentata nuovamente la tecnologia “HD retina”, per migliorare le prestazioni di percezione cromatica. — MEYER & SOHN: presenta “Arclight”, apparecchio dedicato all’illuminazione degli intradossi in architettura con un interessante livello di omogeneità dovuto alla particolare ottica adottata. — MODO LUCE: “Atollo”, parallelepipedo curvilineo, a sospensione outdoor ripresentato con un aggiornamento tecnico dopo la prima uscita ad Euroluce 2009. — PRISMA: di Performance in Lighting, presenta un apparecchio applique (up and down lighting) da esterni in grado di accogliere la finitura corrispondente alla parete alla quale è destinato. — KREON: mantiene la sua originaria vocazione per la tipologia a taglio di soffitto e di parete in cui introduceva proiettori e punti luce di piccole dimensioni alogene ora trasformati in apparecchi a LED regolabili con segnale 1-10V o protocollo DALI. Trattasi del modulo “Nuit”, profilo ad incasso lineare con sezione 40x53 mm, con lunghezze da 30 cm a più metri, con moduli a LED da 7w a 14W. — RIBAG: presenta la lampada a sospensione ad OLED “Oviso”, studiata per emettere un flusso luminoso non elevatissimo ma interessante nel suo genere, design di Daniel Kubler. — REGGIANI: “Yori” per un minimalismo e un rigore al servizio della funzionalità, si tratta di un piccolo proiettore dalle elevate prestazioni.

Due semplici volumi uniti da un sottile snodo che consente di indirizzare il puntuale fascio luminoso unitamente alla tecnologia IOS (Interchangeable Optical System), 1-10V. RZB: “Ellypsoid” lampada a sospensione con illuminazione periferica da 5000 Lm. — SELUX: da plafone, la sospensione o applique il modello Kju risulta interessante per il suo contenitore trasparente squadrato geometricamente per contenere l’involucro diffusore microprismatico con basso livello di abbagliamento. — TRILUX: “Polaron D2” lampada da soffitto a plafone o ad incasso a LED con diffusore satinato ad anelli concentrici. — WEVER DUCRÉ: ripresenta due modelli del 2013 da plafone “Bebow” e “Ello” di Serge Cornelissen. Entrambi sono ispirati al principio di articolazione dello spazio soffitto attraverso moduli a sezione quadrangolare incastrati tra loro o con geometrie oblunghe arrotondate che si ramificano componendo delle trame radiali. — XAL: presenta una lampada da sospensione, “Helios”, declinata in piantana con caratteristica di emissione diretta o indiretta, con riflettore brevettato, regolabile, fascio luminoso indiretto regolabile tra 0% e 30% con corona luminosa monopezzo e corpo di raffreddamento in alluminio pressofuso, dotato di emissione omogenea diretta/indiretta con piastra prismatica fotoconduttrice, versione con Touch-DIM o sensore di movimento con adattamento alla luce diurna e lampada, oltre a “Disc-o”, corpo rotondo abbassato dal soffitto, superficie con vernice strutturata in bianco, grigio o nero, diffusore satinato o prismatico microstrutturato in PMMA, LED low power per un‘illuminazione omogenea ad alta efficienza dimmerabili con segnale DALI, anche in tunable white, indicato per montaggio a soffitto e parete.

— PRISMA: by Performance in Lighting, it is a surface mounted luminaire (up and down lighting) for outdoor applications that allows to choose the finishing corresponding to the wall where it will be installed. — KREON: keeps its original vocation for the ceiling and wall cut typology in which it introduced spotlights, also small ones, with halogen lamps that are now converted in LED luminaire tunable with a 1-10V signal or with DALI protocol. It is the “Nuit” module, linear recessed profile with a 40x53 mm section, length ranging from 30 cm to several meters, equipped with LED modules ranging from 7W to 14W. — RIBAG: introduces the pendant OLED luminaire “Oviso”, designed to emit a not very high luminous flux but really interesting for its genre, design by Daniel Kubler. — REGGIANI: “Yori” minimalism and accuracy at the service of functionality, it is a small high-performing spotlight. Two simple volumes joint by a thin intersection that allows to direct the luminous beam together with the IOS technology (Interchangeable

Optical System), 1-10V. — RZB: “Ellypsoid” suspended luminaire with a peripheral lighting of 5000 lm. — SELUX: the Kju model can be ceiling or surface mounted, or suspended, it is really interesting for its transparent geometrically squared envelope that contains the micro-prismatic diffuser that guarantees low glare levels. — TRILUX: “Polaron D2” ceiling mounted or recessed LED luminaire with a frosted diffuser built with concentric rings.— WEVER DUCRÉ: reintroduces two ceiling mounted models from 2013 “Bebow” and “Ello” by Serge Cornelissen. Both are inspired by the concept of the articulation of the ceiling’s space through square section modules fitted together or with rounded oblong geometries that interlace themselves building radial plots. — XAL: presents a suspended luminaire, “Helios”, in a free-standing version with a direct or indirect emission, and a patented, adjustable, reflector and an indirect beam that can be set between 0% and 30%. It also features a single

piece luminous crown and a cooling body in die cast aluminum, which determines an homogenous direct/indirect emission with a prismatic photo conductor slab, version with Touch-DIM or movement sensor with adaptation to daylight and electric light; in addition to “Disc-o”, rounded body lowered from the ceiling, surface with structured paint in white, grey or black, etched or prismatic micro-structured diffuser made of PMMA, low power LEDs for a highly efficient homogenous lighting that can be dimmed using a DALI signal, also available with tunable white, it can be ceiling or walls mounted.

LUCE 308

63


64

LUCE 308

INTERVISTE LA LUCE NELL’OPERA LIRICA


Il teatro e la luce

LA LUCE NELL’OPERA LIRICA PER PAOLO GAVAZZENI THE LIGHT IN THE OPERA FOR PAOLO GAVAZZENI

di / by Gianni Ravelli

Paolo Gavazzeni Nato nel 1969, diplomato in pianoforte al Conservatorio «Gaetano Donizetti» di Bergamo, specializzato all’École Internationale de Piano a Losanna con il maestro Fausto Zadra. Da subito ha intrapreso l’attività concertistica. Dal 2000 al Teatro alla Scala di Milano è responsabile dei Ser-

vizi Musicali e dal 2009 anche responsabile dell’attuazione del Programma di Attività annuale, incarico ricoperto fino alla nomina a Direttore artistico all’Arena di Verona nel 2012. Nipote del Maestro Gianandrea Gavazzeni (19091996) direttore d’orchestra e compositore di fama internazionale.

Born in 1969, graduated in piano at “Gaetano Donizetti” Conservatory of Bergamo, specializing at Ecole Internationale de Piano, in Lausanne, with Maestro Fausto Zadra. Immediately became involved in the concert activity. Since 2000, is responsible for the Music Services, at La Scala Theater in Milan, and since

2009 also responsible for the implementation of the annual activity’s program, a position he held until his appointment as artistic director of the Arena of Verona in 2012. He is the nephew of Maestro Gianandrea Gavazzeni (1909-1996) orchestra conductor and composer of international renown.

LUCE 308

INTERVISTE LA LUCE NELL’OPERA LIRICA

Turandot - 2012

65


GIANNI RAVELLI: Qual è il tuo primo ricordo legato alla luce? PAOLO GAVEZZANI: Il mio primo ricordo legato alla luce naturale, da bambino, è il sole che mi acceca, con un senso quasi di fastidio, un senso d’impotenza di fronte alla sua forza. Credo sia una cosa che colpisca tutti, nell’infanzia. Ma, nello stesso tempo, c’è anche un senso di paura per l’assenza della luce: da bambini il buio ci spaventa, come ci spaventa la luce. Sono i due opposti a spaventarci: l’essere umano ha bisogno di un equilibrio, che può essere sintetizzato in una via di mezzo tra il buio e la luce. La luce è come un vestito che si dà alle cose, che cambia e modifica la realtà, in teatro soprattutto: ma anche nella vita di tutti i giorni. Nelle diverse ore del giorno, il cambiare della luce muta la nostra percezione delle cose. GR: E, invece, il tuo primo ricordo legato alla luce in teatro? PG: Naturalmente gli spettacoli lirici, in cui i tessuti dei costumi e i materiali delle scenografie cambiano. Una delle cose più sorprendenti è vedere come cambia una scenografia una volta illuminata da un light designer che ne sappia cogliere le sfumature e esaltarne i dettagli. Gli spettacoli che ho scolpiti nella memoria

sono soprattutto quelli di Giorgio Strehler e Bob Wilson: per come la luce viene utilizzata. Se si pensa alle Nozze di Figaro di Strehler alla Scala… Per esempio, la scena della camera da letto della contessa, avvolta in un giallo ocra, rispecchia la musica di Mozart. La contessa si sta svegliando, e la scena coglie veramente la didascalia del libretto: l’atmosfera che sicuramente Mozart e Da Ponte volevano descrivere. La luce impiegata da Strehler è magistrale. GR: Quello che ricordi in particolare sono Le Nozze di Figaro… PG: Si, le luci nelle Nozze di Figaro. Ma anche tutti gli altri spettacoli mozartiani di Strehler. E non solo Mozart: pensiamo al suo Falstaff, con quei chiaro-scuri, la luce e l’ombra. Era un maestro assoluto nell’uso della luce: un punto di riferimento per tutti quelli che sono venuti dopo. GR: Si, credo che Strehler sia stato il più grande in assoluto nell’uso della luce teatrale. Come descriveresti la luce, da uomo di teatro quale sei? PG: La luce è finzione, aiuta a descrivere quello che si vuol descrivere, aiuta a mistificare, a cambiare le cose, a mostrare, dello stesso oggetto o dello stesso personaggio, due facce completamente diverse, a seconda di come lo si illumini. Sono sempre molto attento al lavoro dei light designer, perché credo che oggi la luce possa sostituirsi alle scenografie. La luce rappresenta un mondo infinito, che va studiato: sono convinto che abbia ancora un margine di ignoto che probabilmente non è stato scoperto fino in fondo.

INTERVISTE LA LUCE NELL’OPERA LIRICA

Nabucco - 2013

66

LUCE 308

GIANNI RAVELLI: What is your first memory about light? PAOLO GAVAZZENI: My first memory related to natural light, as a child, is the sun blinding me, almost with a sense of discomfort, a sense of powerlessness compared to its strength. I think it’s something that affects everyone, in childhood. But at the same time, there is also a sense of fear for the absence of light: dark frightens us when we are children, as the light do. The two opposites scare us: the human being needs a balance, which can be synthesized in something between the dark and the light. The light is like a dress that you give to things, which changes and modifies the reality, especially in the theater: but also in everyday life. At different times of the day, the change of the light modifies our perception of things. GR: And, on the other hand, what is your first memory of light in the theater? PG: It has been the opera performance, of course, in which the tissues of the costumes and the materials of set designs change. One of the most surprising things is to see how it changes a scene once illuminated by a light designer who knows how to capture the nuances and enhance details. The shows that I had in memory are primarily those of Giorgio Strehler and Bob Wilson: as for the light is being used. If you think at The Marriage of Figaro of Strehler at La Scala ... For example, the scene in the bedroom of the countess, wrapped in a yellow ocher, reflects the music of Mozart. The Countess is waking up, and the scene really captures the caption of the opera libretto: the atmosphere that surely Mozart and Da Ponte wanted to describe. The light used by Strehler is masterly. GR: So what you especially remember is The Marriage of Figaro... PG: Yes, the lights in The Marriage of Figaro. But also all the other Mozart performances Strehler did. And not only Mozart: think of his Falstaff, with those light and dark, light and shadow. He was an absolute master in the use of light: a point of reference for all those who came after. GR: Yes, I believe Strehler was the absolute greatest one in using the theatrical light. How would


Il Trovatore - 2013

GR: Come immagini quella Turandot “fatta di luce” a cui pensava tuo nonno? PG: L’impiego della luce può essere molto concettuale. Una Turandot in assenza di scenografia può essere molto difficile, molto ermetica, ma, nello stesso tempo, anche esprimere stati d’animo che sono dati dalle emozioni. La luce rappresenta una continua evoluzione, perché le basta un nulla per cambiare; e forse gran parte del suo fascino è legato alle migliaia di sfumature che possono crearsi. GR: Secondo te all’estero si sperimenta di più l’uso della luce nello spettacolo? PG: Non generalizzerei. Mi dicono che gli spettacoli più incredibili dal punto di vista illuminotecnico arrivino da oltre oceano. A

Las Vegas si vedono spettacoli di raffinatissima tecnologia, che impiegano ologrammi, luci, raggi. Ma noi europei siamo più avanti per quel che riguarda un teatro concettuale. Questo vale soprattutto per la Germania; in Italia siamo ancora legati a un teatro molto tradizionale, soprattutto nella lirica.

Eppure noi abbiamo deciso di affidare l’ultimo allestimento di Aida al gruppo della “Fura dels Baus”. Questo spettacolo parte dalla metafora della luce al tempo degli egiziani e si concentra sull’electrum, una lega di oro e argento che veniva utilizzata per coprire le cuspidi delle piramidi e fare in modo che fossero viste da molto lontano. E una centrale solare viene costruita davanti al pubblico, durante la scena del trionfo. La luce, qui, è impiegata proprio per riflettere una realtà e un pensiero, senza dimenticare che gli egiziani erano un popolo votato al progresso, alla tecnologia e alla scienza, un popolo che guardava avanti, che si metteva in discussione e cercava di scrutare il futuro. Di conseguenza, ne risulta uno spettacolo che è sì all’avanguardia per quanto riguarda i materiali impiegati, ma che utilizza una scenografia “povera”. Non c’è un apparato scenografico di costruzioni, ma uno spazio che viene a costituirsi nell’arco dell’opera. La scenografia è costruita da sin-

GR: How do you imagine that Turandot “made of light” who your grandfather thought? PG: The use of light can be very conceptual. Turandot in the absence of a scene can be very difficult, very hermetic, but at the same time, also express moods that are given by the emotions. The light is a constant evolution, because needs just a nothing to change; and maybe a large part of its charm is tied to the thousands of shades that can be created. GR: In your opinion, is the use of light in the show more experienced abroad? PG: I wouldn’t tend to generalize. I know that the most amazing shows in terms of lighting arrive from overseas. In Las Vegas you can see performances of highly refined technology, employing holograms, lights and rays. But Europeans are more forward with regard to a conceptual theater. This is especially true for Germany; in Italy we are still tied to a very traditional theater, especially in the lyric. Yet we decided to entrust the last setting up of Aida at the group “La Fura dels Baus”. This show starts from the metaphor of light at the time of the Egyptians and focuses on the electrum, an alloy of gold and silver that was used to cover

LUCE 308

INTERVISTE LA LUCE NELL’OPERA LIRICA

Ricordo una frase di mio nonno: diceva che avrebbe voluto fare una Turandot senza scenografia e solo con dei tagli di luce freddi. Devo dire che i light designer o i registi che dedicano molto tempo alle luci dei loro spettacoli ottengono risultati mirabili. Pensiamo a Bon Wilson, forse il regista che oggi più si dedica alle luci. Ho fatto degli spettacoli con lui: la quantità di ore che richiede per le prove luci è enorme, però i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

describe the light, a man of theater as you are? PG: The light is fiction, it helps to describe what you want to describe, and it helps to mystify, to change things, to show, of the same object or the same character, two sides completely different, depending on how it is lit. I always pay attention to the work of light designer, because I believe that today the light can replace the settings. The light is an infinite world, which must be studied: I am convinced that it still has a margin of unknown that probably has not been completely discovered yet. I remember a phrase my grandfather used to say: he said that he wanted to do a Turandot without a scene and only with cold light cuts. I must say that the light designer or the directors who devote much time to the lights of their shows get wonderful results. Think of Bob Wilson, perhaps the director who today is more dedicated to the lights. I did some shows with him: the amount of hours required for testing lights is huge, but the results are there for all to see.

67


goli elementi che si affiancano l’uno all’altro: con due gru si costruisce la centrale solare e il gioco della luce tra questa e il pubblico è presente per tutta la serata. Poi la centrale solare si riflette nel Nilo e l’acqua che diventa uno specchio, un elemento che riflette la luce, la luce che dà forza agli egiziani. Insomma, possiamo dire che l’elemento principale di questa Aida è proprio la luce. Non è uno spettacolo ermetico o intellettuale, ma semplice: la narrazione dell’opera è seguita pedissequamente e tutto è leggibile, comprensibile e arriva davvero al pubblico.

INTERVISTE LA LUCE NELL’OPERA LIRICA

GR: L’Arena è stato forse il primo teatro all’aperto nel mondo a coinvolgere il pubblico, che accende migliaia di candeline per segnare l’inizio della serata. Ti sei mai chiesto se la stessa cosa potrebbe essere fatta con una tecnologia nuova, ad esempio con piccole luci LED? PG: Sicuramente sì, ma non so che risultato potremmo avere. Credo che tutti siamo un po’ nostalgici, la candelina che si accende e che si consuma con una durata vitale limi-

68

LUCE 308

tata fa parte della consuetudine ed ha charme. Un LED, al contrario, si può decidere se accenderlo o spegnerlo: a quel punto, si potrebbe accendere anche durante lo spettacolo. No, credo che l’utilizzo della candelina sia consolidato e difficilmente sostituibile… GR: La scelta di affidare la regia di Aida alla “Fura dels Baus” è certamente coraggiosa. Hai mai pensato a spettacoli che coinvolgano anche grandissimi datori luci del mondo del cinema, come il “premio Oscar” Vittorio Storaro, tanto per fare un esempio? PG: Sono convinto che dobbiamo trovare nuovi linguaggi e guardare avanti, ma sono altrettanto convinto che ogni teatro ha una propria vocazione, un proprio DNA che va salvaguardato. Questo significa senz’altro apertura al nuovo, ma in maniera assolutamente coerente: bisogna studiare il passato per capire qual è la strada del futuro. Ogni teatro ha una propria strada che è già scritta e si può solo cercare, con sensibilità, di compiere un percorso, senza

the cusp of the pyramids and making sure that they were seen from far away. And a solar power plant is being built in front of the public, during the scene of the triumph. The light, here, is used to reflect just a reality and a thought without forgetting that the Egyptians were people devoted to progress, technology and science, a people who looked forward, that brought itself into question and tried to peer into the future. Consequently, the result is an avant-garde show regarding the materials used, but that it uses a “poor” set design. There is not a stage set of buildings, but a space that is constituted within the opera. The set design is built from individual elements that complement each other: with two cranes building a solar power plant and the game of light between it and the public is present throughout the evening. Then the solar power plant is reflected in the Nile and the water becomes a mirror, an element that reflects the light, the light that gives strength to the Egyptians. In short, we can say that the main element of this Aida is precisely the light. It is not a hermetic or intellectual show, but a simple one: the narration of the opera is slavishly followed and everything is readable, understandable and really gets to the public.


stravolgere la propria identità. È chiaro che all’Arena non si può fare quello che si fa al Teatro alla Scala. Noi ci rivolgiamo ogni sera a 13.000 persone, che non sono solo conoscitori dell’opera lirica: ci sono moltissime persone che assistono per la prima volta a una rappresentazione lirica nella loro vita. È una grande responsabilità, perché potrà dipendere da questa serata il fatto che nella vita di una di queste persone possa nascere un interesse nuovo oppure no. Detto questo, scegliamo un regista: e sarà lui, poi, a proporci il team creativo per lo spettacolo, che va dallo scenografo al costumista al light designer. Dunque, dal regista dipende la scelta del light designer. A interessarmi sono le idee e i progetti, che poi vengano da grandi nomi o meno… Non bisogna mai dimenticare che in teatro non ci si può improvvisare: un light designer può essere bravissimo a fare cinema, ma l’opera lirica è altra cosa. Così come un grande regista cinematografico non è per forza un grande regista teatrale. I tempi cambiano,

cambia la narrazione: occorre una sensibilità diversa. Naturalmente, non c’è nessuna preclusione, da parte mia: magari problemi di budget… GR: Hai mai pensato, per l’Arena, a uno spettacolo realizzato interamente con luci di grande spettacolarità? PG: Sì, ma anche qui dobbiamo contestualizzare la risposta. L’Arena di Verona ha un involucro che rappresenta un’eredità pesante per lo scenografo e per il costumista, perché ci si trova di fronte ad un monumento decisamente connotato, da cui non si può prescindere. Sono quindi convinto che, pur senza rinunciare alla spettacolarizzazione, uno scenografo, qui in Arena, dovrebbe fare il meno possibile. Sono assolutamente convinto della forza spettacolare che può avere la luce e un’opera lirica fatta senza scenografia e con giochi di luci – che probabilmente dal punto di vista del budget costerebbero di più di una normale scenografia – potrebbe rappresentare un bellissimo progetto.

GR: The Arena was perhaps the first open-air theater in the world to engage the public that lit thousands of candles to mark the beginning of the evening. Have you ever wondered if the same thing could be done with a new technology, for example, with small LED lights? PG: Definitely yes, but I don’t know what result we might have. I think we are all a bit nostalgic; the candle that lights up and is consumed with a limited life span is part of the habit and has charm. A LED, on the contrary, you can decide whether to turn it on or off: at that point, you could also turn it on during the show. No, I think the use of the candle is consolidated and hard to replace... GR: The decision to entrust the direction of Aida at the “La Fura dels Baus” is certainly brave. Have you ever thought to a show that also involves very important lights’ experts of the world of cinema, such as the “Academy Award” Vittorio Storaro, just to give an example? PG: I am convinced that we must find new languages and look ahead, but I am also convinced that each theater has its own vocation, its own DNA that must be safeguarded. This certainly means openness to the new, but in an absolutely coherent way: we must study the past to understand what the way of the future is. Each theater has its own way that is already written and you can only try, with sensitiveness, to make a path, without changing its identity. It is clear that at the Arena you cannot do what you do at La Scala Theater. We address every night to 13,000 people, who are not all opera’s connoisseurs: there are plenty of people who attend to a lyrical representation for the first time in their lives. It is a great responsibility, because it will depend on this evening the fact that in the life of one of these people could be born a new interest or not. That said, we choose a director: and then he will propose the creative team for the show, which runs from the costume designer to the light designer. Therefore, the director decides the choice of the light designer. My interests are the ideas and projects, it doesn’t matter if they come from big names or not ... Do not ever forget that in theater you cannot improvise: a light designer can be very good at making films, but the opera is something else. As well as a great film director is not necessarily a great theater director. Times change, change the narrative: we need a different sensitiveness. Of course, there is no preclusion on my part: maybe budget problems...

INTERVISTE LA LUCE NELL’OPERA LIRICA

GR: Have you ever thought, for the Arena, to a show made entirely with great spectacular lights? PG: Yes, but even here we must contextualize the answer. The Arena of Verona has a wrap that is a heavy inheritance for the set designer and costume designer, because we face a monument definitely characterized, which cannot be ignored. I am therefore convinced that, without giving up the spectacle, a designer, here in the Arena, should do the less possible. I am absolutely convinced of the spectacular force that can have the light and an opera made without setting and with light games – that probably from the point of view of the budget would cost more than a normal setting - could be a wonderful project.

Aida - 2013

LUCE 308

69


GR: Prova a immaginare un allestimento che utilizzi tutte le più sofisticate tecnologie: non soltanto luci, ma proiezioni su grandi schermi con immagini e primi piani dei cantanti, con inquadrature diverse da quelle che vedi direttamente sulla scena, che permettano di cogliere una visione di insieme alternata a dettagli oggi non visibili. Che ne penseresti? PG: In questo caso, vedo maggiori problemi. E una contraddizione. È sbagliato affermare che lo spazio areniano è adatto solo a grandi titoli con masse di comparse e coro. Io sono convinto che l’occhio cerca il dettaglio. È un balance tra una visione d’insieme e la ricerca del dettaglio; ma, in uno spazio vasto come quello dell’Arena, il singolo acquista ancor più forza perché, nello spazio grande, l’occhio cerca di concentrarsi. È chiaro che abbiamo delle fasi alterne: probabilmente, si ha prima la visione d’insieme e, poi, si va a focalizzare. Quando Aida canta la famosa aria del terzo atto è sola in scena: eppure ti concentri su quella persona sola in uno spazio tanto immenso e la sua solitudine acquista un significato. La contrapposizione tra lo spazio vasto e la solitudine di un personaggio

fa crescere la forza drammatica della scena. Sono contrario ai video che riportano il primo piano dei cantanti anche perché il cantante sottoposto allo sforzo del cantare non è solitamente bello da vedere. Per quanto riguarda i dettagli dello spettacolo, invece, perché no? Anche se, in questi due anni in Arena e con 40 recite di spettacoli viste, non ne ho mai sentito la necessità. Perché vedere più da vicino? Anzi, più la cosa è difficile da vedere, più ti concentri. I video invece diventano difficili da posizionare: sarebbe necessaria un’ottima collaborazione tra scenografo, light designer e tecnici. Ma, concludendo, sono assolutamente convinto che la tradizione non escluda l’innovazione e che il nostro compito sia piuttosto quello di fare delle proposte. GR: Puoi dirci qualcosa sulla stagione di prossima apertura? PG: Inaugureremo con Un ballo in maschera, per le regia di Pierluigi Pizzi. A lui è stato chiesto uno spettacolo che sappia trovare la giusta strada fra tradizione e innovazione.

GR: Try to imagine an installation that uses all the most sophisticated technology: not only lights, but projections on large screens with images and close-ups of the singers, with different views from those you see directly on the scene, making it possible to capture an overview alternated to details not visible today. What would you think? PG: In this case, I see biggest problems and a contradiction. It is wrong to say that the space of the Arena is only suitable for big titles with masses of walkers-on and chorus. I am convinced that the eye looks for the detail. It is a balance between overview and the research of detail: but, in a space as vast as that of the Arena, the individual acquires even greater force because, in the large space, the eye tries to focus. It is clear that we have some ups and downs: probably, the overview comes first and then it goes to focus. When Aida sings the famous aria in the third act is alone on stage: and yet you focus on that person alone in a space so vast and her loneliness acquires a meaning. The contrast between the vast space and the loneliness of a character grow the dramatic force of the scene. I am contrary to videos that show the close-up of the singers also because the singer put in the effort of singing is usually not so good to see. But, as for the details of the show, on the contrary, why not? Although, in these two years in the Arena and with 40 performances of shows seen, I’ve never felt the need. Why get a closer look? Indeed, more it is difficult to see, the more you focus. And also the videos become difficult to place: it would require a great collaboration between designer, light designer and technicians. But, in conclusion, I am absolutely convinced that the tradition does not exclude innovation and that our task is rather to make suggestions. GR: Can you tell us something about the next opening season? PG: The Season will inaugurate with Un ballo in maschera, directed by Pierluigi Pizzi. He was asked for a show that could find the right path between tradition and innovation.

Romeo and Juliet - 2012

INTERVISTE LA LUCE NELL’OPERA LIRICA

Carmen - 2012

70

Tutte le immagini di all pictures by ©ENNEVIfoto Per gentile concessione della Fondazione Arena di Verona Courtesy of Fondazione Arena di Verona

LUCE 308


“HERMES EN LUMIERE” ILLUMINARE LA LUCE A Milano, a Palazzo Serbelloni, con l’illuminazione scenografica di Adriano Caputo, un viaggio sulle tracce dei voyages esotici, nel fasciame dello scafo di un vascello diretto nei territori d’outre-mer colmo della ricchezza delle creazioni d’arredo della maison francese. Di questo raffinato Atlante tra luce, arte e luoghi, il breve racconto del lighting designer italiano Palazzo Serbelloni Corso Venezia 16, Milano. Edificio con fronte monumentale costruito nel 1793 dall’architetto Simone Cantoni su un preesistente edificio seicentesco, celebre per i soggiorni di personaggi storici - Napoleone (1796), Metternich (1838) ed Emanuele II (1859) - anticipa molti elementi architettonici e stilistici della fase matura del neoclassicismo. L’allestimento dell’architetto Michele De Lucchi ha interessato una superficie complessiva di 600 mq. Committente Hermès Maison, Paris Progetto Lighting Design Adriano Caputo, Studioillumina, Roma Responsabile progetto Emanuela Visconti

In Milan, at Serbelloni Palace, with the scenic lighting of Adriano Caputo, a journey on the tracks of exotic voyages, in the planking of the hull of a vessel bound in the territories d’outre-mer, filled with the richness of the furnishing creations of the French maison. About this fine atlas of light, art and places, is the short story of the Italian lighting designer.

Palazzo Serbelloni Corso Venezia 16, Milan. Building with monumental front built in 1793 by architect Simone Cantoni on an existing building of the seventeenth century, famous for historical guests as Napoleon (1796), Metternich (1838) and Emanuele II (1859). It anticipates many architectural and stylistic elements of the mature neoclassicism. The exhibition designed by Michele De Lucchi covered a total area of 600 square meters. Client Hermès Maison, Paris Lighting Design Adriano Caputo, Studioillumina, Roma Project Manager Emanuela Visconti

Responsabile cantiere Ilaria Savarese

Site Manager Ilaria Savarese

Imprese esecutrici WAY Spa, Rho, Milano Volume Srl, Milano

Contracting Companies WAY Spa, Rho, Milano Volume Srl, Milano

Fornitura apparecchi illuminazione Luci & Ombre, Nettuno, Roma

Adriano Caputo Architetto. Specializzato all’Iccrom in conservazione preventiva di opere d’arte, in tecniche di illuminazione, progettazione di allestimenti in importanti musei e di mostre temporanee in edifici di interesse storico-artistico. Direttore Artistico di Eventi di Musica e Luce d’Arte in collaborazione con il CRM. Docente di Lighting Design

“HERMES EN LUMIERE” LIGHT UP THE LIGHT

presso lo IED di Roma, per il secondo livello del Corso di Laurea in Interior Design e Master in Interior Yacht Design. Professore a contratto presso Master in Lighting Design “La Sapienza” Dip. DiAP e Professore di “Museologia e Lighting Design” per il Master in Exhibit & Public Design “La Sapienza” Dip. DATA.

Lighting equipment Luci & Ombre, Nettuno, Roma

Architect. Specialized at Iccrom in preventive conservation of works of art, in exhibition techniques, design of permanent museum exhibitions and temporary exhibitions sited in buildings of historic and artistic interest. Artistic Director of Light Music and Art Events in cooperation with CRM. Professor of Lighting Design at IED Rome, for Second Le-

vel Degree Course in Interior Design and for Master Degree in Interior Yacht Design. Adjunct Professor at Master in Lighting Design at “La Sapienza” University Dept. DiAP, and Professor of “Exhibition and Museums Lighting Design” for Master Degree in Exhibit & Public Design, at “La Sapienza” University Dept. DATA.

LUCE 308

LUCE COME PROGETTO “HERMES en lumiere” illuminare la luce

di / by Adriano Caputo

71


I

nizia a Palazzo Serbelloni, in occasione del FuoriSalone 2014, il debutto di Hermès Maison nel settore dell’illuminazione con la presentazione di due famiglie di lampade disegnate da Michele De Lucchi e di una lanterna nomade ideata da Yann Kersalé, tutte rivestite in cuoio con dettagli che citano il mondo equestre. Esporre la luce oggi è una messa in scena, un’istallazione scenografica, non più un’ordinaria disposizione di lampade. Ed il motivo è che non si tratta di oggetti tout court, ma di un insieme attinente alla nuova collezione di tessuti d’arredo e di carte da parati originali, una linea di arredi su misura per interni “Les Curiosités d’Hermès”, coerenti con il mondo immaginario di Hermès rappresentato da un artigianato di altissimo livello che genera da sempre ammirazione e magia. Si è voluto creare un luogo di contemplazione itinerante, un teatro di strada tra realtà e finzione, dove l’azione scenica fosse lo specchio dei sentimenti. Tutte le fonti di luce naturale sono state sottratte alla vista per creare un vero e proprio teatro di posa. Questa illuminazione scenografica si pone sulla linea sottile “dell’esporre con le luci” tra l’offerta alla vista / vendita del concept store, e il puro mettere in mostra / contemplazione dello

LUCE COME PROGETTO “HERMES en lumiere” illuminare la luce

Images courtesy © Hermes

72

LUCE 308

spazio espositivo dove il desiderio dell’oggetto non porta necessariamente al suo possesso materiale. La luce artificiale veste le griglie in legno alte oltre cinque metri che avvolgono il visitatore nelle sale del Palazzo che ospitò Napoleone Bonaparte (1746), e che conducono ad un viaggio sulle tracce dei voyages esotici. Si parte da una serra tropicale, evocata dal nuovo motivo “giungla” Jardin d’Osier del tessuto in controluce dove una fitta vegetazione, posta ai lati della scena, dà vita ad un effetto repoussoir creando una suggestiva profondità di campo. Da questo luogo si prendono i primi appunti di viaggio, alla luce di lanterne foderate in cuoio e si sale a bordo... Il grande salone è stato trasfigurato nel fasciame dello scafo di un vascello diretto nei territori d’outre-mer colmo della ricchezza delle creazioni d’arredo della maison francese. Le eleganti lampade Pantographe, tracceranno la rotta e le Curiosités d’Hermès, ispirate ai bauli da viaggio del secolo scorso, renderanno l’itinerario perfetto; il Dressoir à thés ha tutto l’indispensabile per il rituale del pomeriggio, il Club Bar per assaporare Rhum e sigari nelle notti stellate, e il Coffre à chaussures per essere

It starts at Serbelloni Palace, on the occasion of the “FuoriSalone 2014” (Milan Design week), the debut of Hermès Maison in the lighting industry with the introduction of two groups of lamps designed by Michele De Lucchi and a nomadic lantern designed by Yann Kersalé, all leather covered with details mentioning the equestrian world. Nowadays expose the light has became a set-up, a scenic installation, no longer an ordinary disposal of lamps. This because they are not objects tout court but a combination relating to the new collection of furnishing fabrics and original wallpapers, a line of custom made furniture for interiors “Les Curiosités d’Hermès”, coherent with the imaginary world of Hermès represented by a high level of handicraft that has always generated admiration and magic. We wanted to create a place of itinerant contemplation, a street theater between reality and fiction, where the action on stage was the mirror of feelings. All natural light sources have been taken away from view to create a real studio. This scenic lighting stands the thin line “of exhibiting with the lights” between the offer to the sight / sell of the concept store, and the pure to show / contemplation of the exhibition space where the desire for the object does not necessarily lead to its material possession. The artificial light dresses up the over five meters high wooden grills that wrap around the visitor in the halls of the Palace that hosted Napoleon Bonaparte (1746), and lead to a journey on the tracks of exotic voyages. It starts from a tropical greenhouse, evoked by the new motive “jungle” Jardin d’Osier of the backlit fabric where dense vegetation, placed on either side of the scene, gives rise to an effect repoussoir creating an evocative depth of field. From this place you take the first travel notes, at the light of lanterns lined in leather and then you go on board... The large living room has been transformed into the planking of the hull of a vessel bound in the territories d’outre-mer filled with the richness of the furnishing creations of the French maison. The elegant Pantographe lamps will mark out the route and the Curiosités d’Hermès, inspired by travel trunks of the last century, will make the perfect route; the Dressoir à thés has everything needed for the


LUCE 308

73

LUCE COME PROGETTO “HERMES en lumiere” illuminare la luce


LUCE COME PROGETTO “HERMES en lumiere” illuminare la luce

sempre elegante. Il viaggio si conclude in un intimo giardino, ai piedi dell’albero della vita, suggerito dal tessuto Arbre de Vie Imprimé. Infine ci rilasseremo sulle splendide sedute in cuoio da briglia e ferro forgiato ma con il desiderio di riprendere nuovamente il viaggio; un vero e proprio atlante tra arte, luoghi, teatro di posa, moda, design e installazioni. Nella nostra epoca dell’immagine, del significante disgiunto dal suo significato, questa raccolta di rappresentazioni rivendica così il ruolo dell’emozione per restituire una veridicità sentimentale e fisica alle immagini. L’illuminazione diventa Direzione della fotografia per fruire dello spazio nella quarta dimensione dove ogni opera di architettura, per essere compresa e vissuta, richiede il tempo di percorrenza. Questa indagine conoscitiva si avvicina alle tecniche cinematografiche di ripresa con il “travelling” per inquadrature dinamiche. Il cinema viene indagato come risposta ad un desiderio emozionale dello spazio, come mappa mobile e strumento di esplorazione, in quanto registratore di viaggi trans-culturali. Nel disegnare questo atlante di itinerari astratti ed emotivi si è impegnati in un viaggio nomade che ripercorre la cartografia intima della propria vita. È così che la categoria del tempo viene ridimensionata da quello dello spazio con le forme supreme di percezione, tattile e cinestetica, che da sempre l’uomo sperimenta attraverso l’architettura, andando a spasso, quindi alle nuove modalità di esperire le opere: non più creazioni artistiche che si offrono ad una pura contemplazione estetica, ma oggetti da percepire o addirittura veri spazi da percorrere. La pratica dello spazio consiste dunque in un’appropriazione tattile piuttosto che ottica. “Vedere e viaggiare sono inseparabili”: voyeur et voyageur, motion and emotion. Due forme radicali di progettazione sono parse

74

LUCE 308

assolutamente indispensabili: il ruolo dato all’illuminazione e quello offerto alle evoluzioni in profondità e in altezza dei pannelli lignei, vale a dire la necessità di creare un’atmosfera con la luce e di servirsi della scenografia dello Studio aMDL. In questo progetto si è utilizzata sia la luce artificiale come sorgente unica o multipla, unidirezionale o multi-direzionale di tipo “solare” in quanto adotta una traiettoria simile a quella del sole, sia “anti-solare” in quanto diverge dall’orbita solare e si distingue con la molteplicità delle sorgenti ed è allora variabile e sfumata nei suoi effetti. L’importanza della luce “artificiale” è dunque considerevole, dato che con essa si ricostruisce uno spazio riferendosi sia al mondo visibile, sia al suo contrario, rivelando un universo insospettato fino a quel momento. Crea dei giochi di ombre “non-solari” in cui la direzione e la densità hanno forte impatto emozionale per l’anormalità dei fenomeni sviluppati, in conflitto perenne con i giochi dell’illuminazione solare naturale. Ma l’artificiale esplora a meraviglia il suo territorio specifico, l’universo dell’ombra, dell’oscurità, della notte e se si trova incomparabile ed è in uno spazio chiuso consegnato alla “non-luce”, il teatro di posa, luogo privilegiato votato alla creazione, che l’immaginario dà libero sfogo per far coltivare le sue poesie e i suoi fantasmi, dove la luce appone l’irreale delle sue strutture sul reale del mondo delle forme. Per esempio, una sorgente luminosa a bassa temperatura colore, come la fiamma di una finta candela utilizzata al posto delle lampadine dei maestosi lampadari in vetro, non creerà, nel suo ambiente, gli stessi effetti colorati di una sorgente di luce di cui lo spettro è prossimo a quello della luce del giorno.

ritual of the afternoon, the Club Bar to enjoy rum and cigars during starry nights, and the Coffre à chaussures to be always elegant. The trip ends in an intimate garden, at the foot of the tree of life, suggested by the fabric Arbre de Vie Imprimé. Finally, we will relax on the beautiful bridle leather seats and drop-forged iron but with a desire to resume the journey; a veritable atlas of art, places, studio, fashion, design and installations. In our image’s time, where the signifier is separated from its meaning, this collection of representations vindicates so the role of emotion to return a physical and emotional authenticity to the images. Lighting becomes Managing of photography in order to benefit of the space in the fourth dimension where every work of architecture, to be understood and lived, requires traveling time. This fact-finding study approaches the filmmaking techniques of shooting with the “traveling” for dynamic framing. The cinema is investigated as a response to an emotional desire of the space, such as moving map and exploration tool, as trans-cultural travels recorder. In designing this atlas of abstract and emotional itineraries you are on a nomadic journey that traces the intimate cartography of one’s own life. Therefore the category of time is reshaped by that of the space with the supreme forms of perception, tactile and kinesthetic, which all along man experiences through architecture, going for a walk, then to new ways of experiencing the works: anymore artistic creations that are offered to a pure aesthetic contemplation, but objects to be perceived or even real spaces to go through. So the practice of the space consists in a tactile appropriation rather than optical. “Seeing and traveling are inseparable”: voyeur et voyageur, motion and emotion. Two radical forms of design have seemed absolutely essential: the role given to lighting and the one offered to the evolutions in depth and height of the wooden panels, actually the need to create an atmosphere with the light and to use the set design of aMDL Studio. This project has been used either the artificial light as a single or multiple source, one-way or multi-directional “solar” type since it uses a trajectory similar to that of the sun, than “anti-solar” because it diverges from solar orbit and is characterized by the multiplicity of sources and is then variable and nuanced in its effects.


Images courtesy © Hermes

I differenti tipi di proiettori a parabola utilizzati (AR 111 con fasci e potenze diverse) su tiges e staffe appositamente studiate, ed alcune barrette a “LED” celate nella struttura lignea per “radere” il fondale delle mensole a sostegno delle lampade e per illuminare delicatamente le volte sono state una vera palette di luci con la quale si è “strutturato” lo spazio cine-plasticamente.

It has already been said that is the theme which imposes the form, and consequently determines the technical means and, in particular, the types of projectors depending on the chosen options: lighting by directional light (molded) or diffuse illumination (continuous), or mixed lighting, in which the artificial light is added on the simulation of the natural light coming through the windows in a theatrical game where day merges with the night. The creative process of enlightenment through the implementation of the basic general principle, that is a suggested lighting by the position of natural light sources, such as windows or doors (day effect) and artificial light sources such as chandeliers or appliqués (evening effect). The different types of parable projectors used (AR 111 with different beams and powers) on tiges and brackets specially studied, and some “LED” bars hidden in the wooden structure to “shave” the bottom of the shelves in support of lamps and to illuminate the vaults gently have been a real palette of lights with which it has been “structured” the space in a cine-plastically way.

LUCE 308

LUCE COME PROGETTO “HERMES en lumiere” illuminare la luce

Si è già detto che è il tema che impone la forma che di conseguenza determina i mezzi tecnici e, in particolare, i tipi di proiettori a seconda delle opzioni scelte: illuminazione da luce direzionale (modellata) o illuminazione diffusa (continua), o ancora illuminazione mista, in cui la luce artificiale è sovrapposta alla simulazione della luce naturale che proviene dalle finestre in un gioco teatrale dove il giorno si fonde con la notte. Il processo creativo dell’illuminazione attraverso l’attuazione del principio generale di base che è un’illuminazione suggerita dalla posizione delle sorgenti di luce naturale, come le finestre o le porte (effetto diurno) e le sorgenti di luce artificiale come lampadari o appliques (effetto di sera).

The importance of “artificial” light is therefore considerable; since it is reconstructed a space both referring to the visible world, than to its opposite, revealing until then an unsuspected universe. It creates games of “non-solar” shadows in which the direction and density have a strong emotional impact for the abnormality of developed phenomena, in perpetual conflict with the games of natural sun lighting. But the artificial light explores wonderfully its specific territory, the shadow’s universe, darkness, night and if it is incomparable and it is in an enclosed space delivered to the “non-light”, the studio, privileged place voted to creation, which gives the imagination free vent to cultivate its poetry and its ghosts, where the light put the unreal of its structures on the real forms’ world. For example, a light source of low color temperature, as the flame of a fake candle used instead of the bulbs of the majestic glass chandeliers, will not create, in its environment, the same colored effects of a light source of which the spectrum is close to that of daylight.

75


LUCE COME PROGETTO UN CONCEPT URBANO CULTURALE E SPERIMENTALE

76

Traverso-Vighy Architetti Giovanni Traverso (Bolzano, 1969) e Paola Vighy (Vicenza 1969) si laureano in architettura nel1994 presso lo IUAV di Venezia e perfezionano i loro studi a presso The Bartlett, UCL, Master of Science in Architecture “Light and Lighting”. Nel 1996 fondano a Vicenza lo studio traverso-vighy, dove

LUCE 308

si occupano delle relazioni tra luce e architettura, sviluppando edifici “leggeri”, basati su sperimentazione, prefabbricazione ed economia di risorse e progetti sperimentali relativi all’uso della luce. Giovanni Traverso è docente presso ISAI e presso The School of Architecture, University of Florida.

Giovanni Traverso (Bolzano, 1969) and Paola Vighy (Vicenza 1969) get their Architecture degrees in 1994 at Venice IUAV, and improve their competence at The Bartlett, UCL, Master of Science in Architecture “Light and Lighting”. In 1996 they co-found in Vicenza the traversovighy studio, where they deal with relationships

between lighting and architecture, developing light, thin buildings based on experimentation, prefabrication and rational use of resources, and experimental projects concerning the use of lighting. Giovanni Traverso teaches at ISAI and at The School of Architecture, University of Florida.


[img 1] L’asse di corso Palladio (cardo) con la vista di Palazzo Trissino © ORCH Alessandra Chemollo

Corso Palladio axis (cardo) with a sight of Palazzo Trissino © ORCH Alessandra Chemollo In alto a destra. La Basilica Palladiana: dettaglio delle serliane illuminate © Alberto Sinigaglia

The Basilica Palladiana: detail of the illuminated serlian windows © Alberto Sinigaglia

Un interessante progetto dello studio Traverso-Vighy

AN EXPERIMENTAL AND CULTURAL URBAN CONCEPT

di / by Silvano Oldani

An interesting project by Traverso-Vighy firm

VICENZA LIGHT FEST Progettazione traverso-vighy architetti Giovanni Traverso, Paola Vighy con Lucia Angelini, Giulio Dalla Gassa, Elena Panza Workshop Lighting class, School of Architecture, University of Florida

Sound design Andrea Cera, IRCAM Direzione tecnica Sandro dal Pra’ Installazione Raggi di Luce Apparecchi speciali Luce & Light

LUCE 308

LUCE COME PROGETTO UN CONCEPT URBANO CULTURALE E SPERIMENTALE

Un concept urbano culturale e sperimentale

77


[img 2] L’asse visivo di Contrà Muscheria e piazza Poste con la vista della Torre Campanaria della Cattedrale © Alberto Sinigaglia

The visual axis of Contrà Muscheria and piazza Poste with a sight of the cathedral’s bell tower © Alberto Sinigaglia

LUCE COME PROGETTO UN CONCEPT URBANO CULTURALE E SPERIMENTALE

V

78

icenza Light Fest è un progetto sperimentale di illuminazione urbana, curato dallo studio traverso-vighy, che ha coinvolto il centro storico della città palladiana tra dicembre 2013 e gennaio 2014. Vicenza tra le più antiche città del Veneto, circondata da fiumi che sono stati importanti per la sua storia e per il suo sviluppo, dal 1414 e per quattro secoli parte della Repubblica Serenissima Veneta, capitale Venezia, ha esercitato una forte influenza sulla storia europea dell’architettura. Dal 1996 la città è Patrimonio Mondiale dell’Umanità, per il modello urbanistico, per la splendida Basilica Palladiana, le sue ville e palazzi progettate da Palladio, i borghi e le mura, le Porte e le chiese, il teatro Olimpico, ne fanno uno dei luoghi d’arte più affascinanti e visitati in Italia. Il progetto nato dalla volontà dell’Amministrazione comunale, è mirato alla valorizzazione del patrimonio monumentale della città, delle sue vie d’acqua e dei suoi spazi urbani con finalità culturali e di richiamo turistico. L’installazione temporanea è stata realizzata sotto la direzione tecnica di Sandro Dal Prà (Raggi di Luce) e in stretta collaborazione con Luce&Light per la produzione di tutti gli apparecchi speciali. Il concept progettuale è stato declinato su tre diversi livelli: infrastruttura, assi visivi e installazioni.

LUCE 308

Vicenza Light Fest is an experimental project for urban lighting took in charge by Traverso-Vighy firm, that involved the old town center of the Palladian city between December 2013 and January 2014. Vicenza is one of the most ancient towns in Veneto. It is surrounded by rivers, which were capital for its history and development; it has been part, since 1414 and for four centuries on, of the Republic of Venice, whose capital city of the same name exerted a strong influence over European architectural history. Since 1996, Vicenza has become a World Heritage Site thanks to its city plan, its stunning Basilica Palladiana, not to speak of villas and buildings designed by Palladio, ancient districts, walls, and gates, the Olympic theatre - which make Vicenza one of the most fascinating sightseeing city of arts in Italy. The project, which originated from an idea of the Municipality, aims to valorize the town’s monumental heritage, its rivers and urban spaces, for touristic and cultural purposes. This temporary installation was carried out under the technical supervision of Sandro Dal Prà (Raggi di Luce), in close collaboration with Luce&Light for the production of all special devices. The planning concept was developed into three different directions: infrastructure, visual axis and installations. Infrastructure An alteration of the public lighting system characterized the main urban spaces and connection axis; the historical streetlamps with sodium sources were screened by special films, which allowed a better control of dazzling and a relevant decrease of the level of lighting, so that the scheduled lighting design projects and the shop windows adorned for Christmas would stand out. The project concerned, besides the main squares, all main urban axis, as the cardo of Corso Palladio; the Decumanus Maximus connecting Piazza dei Signori with the portico of the Basilica Palladiana, passing through Contrà Porti; and joining the Bacchiglione and the Retrone rivers, respectively through the Pusterla and San Paolo bridges.

Infrastruttura Un’alterazione del sistema di illuminazione pubblica ha caratterizzato i principali assi urbani e di collegamento; i lampioni storici con sorgenti al sodio sono stati filtrati da speciali pellicole che hanno permesso il controllo dell’abbagliamento e un sensibile abbassamento dei livelli di illuminazione, per far emergere gli interventi di lighting design programmati e le vetrine degli spazi commerciali, illuminate per le festività. Il progetto ha riguardato, oltre alla principale rete di piazze, i principali assi urbani della città, come il cardo di Corso Palladio, e il decumano che unisce attraverso Contrà Porti, piazza dei Signori e il sottoportico della Basilica Palladiana, il fiume Bacchiglione (Ponte Pusterla) al fiume Retrone (Ponte San Paolo). Assi visivi È stato dato particolare risalto alle torri, ai palazzi e alle porte di accesso alla città, elementi posti nei principali fuochi prospettici, superfici luminose verticali riconoscibili a distanza ed elementi guida del sistema di installazioni urbane. Palazzo Trissino [img 1], progettato da Vincenzo Scamozzi nel 1588 e oggi sede degli uffici comunali, emerge nell’asse prospettico di corso Palladio, ed è guida del visitatore verso l’accesso di piazza dei Signori. Allo stesso modo la Torre Campanaria della Cattedrale [img 2], la Torre

Visual axis A great prominence was given to towers, palazzos and gates of access to the town. These elements were placed into the main perspective focuses, in order to make them vertical light surfaces recognizable from a distance, and guiding elements inside the urban system of installations. Palazzo Trissino (picture 1), designed by Vincenzo Scamozzi in 1588, and today seat of the Municipality, stands out in the perspective of Corso Palladio, and guides visitors through the access of piazza dei Signori. In the same way, the cathedral’s bell tower (picture 2), the Torre Del Tormento, Palazzo Valmarana Braga and the same Basilica Palladiana (picture 3) set themselves inside the lighting installation as key elements. Installations This project aims at rediscovering “invisible” places, urban spaces that were forgotten, because put aside by the normal commercial flow inside the old town center. Among those invisible places the two rivers Retrone e Bacchiglione play an important role, since they enclose the town’s heart: built waterfronts and green areas set themselves as new sightseeing spots, and as new access axis to the town. The project established as one of his objectives the enhancement of those areas, especially in the locations of Ponte San Paolo and Ponte San Michele southwards, and of Ponte Pusterla northwards. Other invisible spaces were the old access gates through the city walls, especially Porta Santa Croce and Porta Castello, as well as some green areas like the gardens of piazza


[img 3] L’asse di Contrà Porti (decumano) con vista della Basilica Palladiana © ORCH Alessandra Chemollo

The axis of Contrà Porti (Decumanus Maximus) with a sight of the Basilica Palladiana © ORCH Alessandra Chemollo

Installazioni Il progetto mira alla riscoperta dei luoghi “invisibili”, spazi urbani di valore dimenticati e lontani dai normali flussi commerciali all’interno del centro storico. Tra i luoghi invisibili ricoprono un ruolo fondamentale i due fiumi Retrone e Bacchiglione, che cingono il centro cittadino: waterfronts edificati e spazi verdi che si pongono come nuove mete di visita e come nuovi possibili assi di accesso alla città. Il progetto si è posto come obiettivo la loro valorizzazione nei siti di Ponte San Paolo e Ponte San Michele a Sud e di ponte Pusterla a Nord. Tra i luoghi invisibili sono state anche individuate le antiche porte di accesso al centro storico attraverso la cinta muraria, in particolare Porta Santa Croce e Porta Castello, alcuni spazi verdi come i giardini di piazza Matteotti e viale Milano, principale asse viario di accesso alla stazione Ferroviaria, i cui palazzi si sono sviluppati negli anni ’60 e che oggi è interessante centro multietnico e multiculturale della citta. La Basilica La Basilica palladiana, edificio centrale del sistema urbano della città, è stata animata da un’installazione dinamica di luci e suoni,

sviluppata da traverso-vighy in collaborazione con Andrea Cera di IRCAM. Un’illuminazione additiva ed effimera che riscopre i lati nascosti del monumento, un grande carillon luminoso in lenta transizione che valorizza l’edificio palladiano come l’elemento cardine degli assi che convergono dal sistema di piazze perimetrali. Gli intradossi delle serliane e i gocciolatoi delle grandi cornici in pietra bianca, solitamente messi in ombra dalla luce naturale e dall’impianto di illuminazione artificiale del monumento, vengono riportati all’attenzione del visitatore. Il progetto ha riguardato anche la valorizzazione dei sottoportici del monumento palladiano, recentemente oggetto di un attento restauro architettonico: spazi, un tempo dedicati al mercato cittadino e ora in cerca di nuove funzioni urbane. Il sottoportico centrale, attraversato dal decumano, è stato oggetto di un’installazione luminosa sviluppata in collaborazione con il corso di lighting design di SOA, University of Florida, diretto dall’arch. Giovanni Traverso e prodotta specificatamente da Luce&Light. Una sequenza di guide luminose in metacrilato appese ad una tensostruttura, dotate di micro illuminatori a LED, illumina in modo discreto l’interno del monumento ponendosi come elemento di continuità e ricucitura dell’asse del decumano.

Matteotti and viale Milano, which is the main travel axis through the railway station. Its buildings, dating back to the Sixties, are today the core of a multiethnic, multicultural, stimulating new district. The Basilica Palladiana The Basilica Palladiana, probably the central building of the city’s urban system, was enlivened by a dynamic installation joining light and sound, developed by Traverso-Vighy in collaboration with Andrea Cera from IRCAM. An ephemeral, additive lighting that rediscovers the hidden sides of the monument; a great, bright carillon in slow transition, that enhances the Palladian building as the central element of all axis converging from the outside squares. The Serlian windows soffits and the dripstones, with their big white stone frames, usually shadowed by natural and artificial lighting, were brought back to the sight of visitors. The project also concerned the enhancement of the Palladian monument’s portico, which was recently restored: that space, that once hosted the city market, is now waiting to be assigned new urban functions. The central portico, crossed by the Decumanus Maximus, was the object of a lighting installation developed in collaboration with the SOA lighting design course from University of Florida, directed by architect Giovanni Traverso and specifically produced by Luce&Light. A series of lighting methyl methacrylate rails, hanging from a tensile structure and supplied with microLED illuminators, softly lights the interiors of the monument, placing itself as an element of continuity and reunification of the Decumanus Maximus axis.

LUCE COME PROGETTO UN CONCEPT URBANO CULTURALE E SPERIMENTALE

Del Tormento, il Palazzo Valmarana Braga e la stessa Basilica Palladiana [img 3] si pongono come elementi cardine dell’installazione luminosa.

LUCE 308

79


Le vie d’acqua Altro obiettivo del progetto è la valorizzazione delle vie fluviali nei suoi punti di contatto con il centro storico. A Sud, a pochi passi dalla Basilica, la presenza dell’acqua del fiume Retrone è stata segnalata attraverso i suoi riflessi sulle facciate dei palazzi, nel tratto di water-front compreso tra Ponte San Paolo e Ponte San Michele. Speciali proiettori sono stati puntati sul corso d’acqua, per far vibrare di luce riflessa le quinte urbane poste lungo i suoi argini. [img 4] A Nord, a Ponte Pusterla, è stata valorizzata la presenza della piccola isola sull’ansa del fiume Bacchiglione. Il suo giardino è stato oggetto di un dedicato progetto illuminotecnico, che si completa con il fondale urbano illuminato. [img 5] Gli ingressi della città Le principali piazze di ingresso alla città murata sono state oggetto di particolari installazioni luminose, come l’illuminazione di piazza e Porta Castello, di piazza Matteotti e di Palazzo Chiericati i cui sottoportici sono stati valorizzati da un’illuminazione indiretta a luce bianca [img 6].

Le colonne luminose I giardini di piazza Matteotti e di Palazzo Chiericati, sede del Museo Civico, sono stati illuminati da una sequenza di scheletriche colonne luminose, che si confrontano per proporzioni con quelle doriche del Palazzo palladiano [img 7]. Le colonne luminose, appositamente sviluppate per il progetto di illuminazione urbana, sono costituite da una sequenza di fibre ottiche appese ad anelli in alluminio con illuminatori LED. Esse illuminano discretamente lo spazio verde antistante il Palazzo, rendendolo fruibile nelle ore notturne e diventano elementi di gioco e interazione tattile. [img 8]

La città multietnica Il progetto riguarda infine viale Milano, asse viario di collegamento alla stazione ferroviaria e centro commerciale multietnico e multiculturale della città. [img 9] Una sequenza di sfere luminose pressostatiche di 2m di diametro restituiscono valore alla verticalità dei palazzi costruiti nel corso degli anni ’60.

Waterways Another main objective of the project was to enhance the waterways, in the areas where they come into contact with the old town center. In its southern part, a few steps from the Basilica, the presence of the Retrone river was signaled by its reflection over the buildings’ facades, in the portion of waterfront between Ponte San Paolo and Ponte San Michele. Special projector lamps were turned on the river, to make the urban scenery vibrate with this glaring light (picture 4, picture 5). In the northern part of Vicenza, around Ponte Pusterla, the presence of the small island on the Bacchiglione river’s meander was enhanced: its garden was the focus point of a dedicated illuminating engineering project, that completes itself with the illuminated urban backcloth (picture 6) The city gates The main access gates to the walled city were the object of various lighting installations, like the lighting of piazza and Porta Castello, of piazza Matteotti and of Palazzo Chiericati, whose porticos were enhanced by an indirect white light lighting (picture 7). The light columns The gardens of piazza Matteotti and Palazzo Chiericati, seat of the Museo Civico, were lightened by a series of thin, slender light columns, playfully in contrast, for their proportions, with the Doric columns of the Palladian building (picture 8). The light columns, specially developed for this urban lighting project, are composed of a sequence of optical fiber hanging from aluminums rings with LED illuminators. They softly light the green area in front of the Palazzo, making it safely accessible overnight, and becoming playful, tactile elements (picture 9) The multiethnic city In the end, the project involves viale Milano, a commercial axis connecting the railway station and multiethnic, multicultural commercial heart of the city (picture 10). A series of 2 meter diameter, luminous pressostatic balloons enhances the verticality of the buildings dating back to the Sixties.

[img 4] Il fiume Retrone a ponte San Michele © Dario Rigoni

LUCE COME PROGETTO UN CONCEPT URBANO CULTURALE E SPERIMENTALE

The Retrone river at Ponte San Michele © Dario Rigoni

80

[img 5] Il fiume Bacchiglione visto da Ponte Pusterla © Alberto Sinigaglia

The Bacchiglione river seen from Ponte Pusterla © Alberto Sinigaglia

LUCE 308


[img 6] Palazzo Chiericati e le colonne luminose nei giardini di piazza Mateotti © ORCH_Alessandra Chemollo

Palazzo Chiericati and the light columns in the gardens of piazza Matteotti © ORCH_Alessandra Chemollo [img 7] Concept illuminotecnico per Piazza Matteotti © traverso-vighy architetti

Illuminating engineering concept for Piazza Matteotti © traverso-vighy architetti [img 8] Le colonne luminose nei giardini di Piazza Mateotti © Dario Rigoni

The light columns in the gardens of Piazza Matteotti © Dario Rigoni

Pressostatic balloons lighting viale Milano, the main axis connecting the railway station to the town © Alberto Sinigaglia

LUCE 308

LUCE COME PROGETTO UN CONCEPT URBANO CULTURALE E SPERIMENTALE

[img 9] Palloni pressostatici illuminano viale Milano, l’asse di connessione principale tra la stazione e la città © Alberto Sinigaglia

81


LIGHT ART / 308

a cura di / curated by Jacqueline Ceresoli

Mille sfumature di luce a Venezia Nelle 20 opere dell’illuminante collezione Pinault a Palazzo Grassi la luce svela i limiti del visibile e dell’invisibile, mettendo in discussione la barriera tra razionalità e immaginazione A THOUSAND SHADES OF LIGHT IN VENICE

LIGHT ART MILLE SFUMATURE DI LUCE A VENEZIA

Doug Wheeler D-N SF 12 PG VI (2012) courtesy David Zwirner, New York/London. photo by Fulvio Orsenigo © 2014 Doug Wheeler

82

LUCE 308

In the 20 works of the illuminating Pinault collection at Grassi Palace light reveals the limits of the visible and invisible, calling the barrier between rationality and imagination into question.


La luce è visibilità, rivelazione, percezione e illusione. Nel capitolo “Accendo la luce” del libro Verso una cosmologia (1936) di Eugène Minkowski, è descritto il rapporto esteso tra luce, coscienza e conoscenza. Scrive l’autore, che, accendendo la luce, è possibile “passare da un mondo a un altro”, infatti, si ha l’impressione di superare il divario tra realtà e illusione. Lo dimostra un’esposizione che declina sinonimi e contrari della luce a Palazzo Grassi, a Venezia (fino al 31 dicembre 2014 ndr), dal titolo emblematico: “L’illusione della luce”, a cura di Caroline Bourgeois, attraverso venti opere di artisti dagli anni Sessanta a oggi, selezionate dall’illuminante collezione di François Pinault, esposte per la prima volta, tranne Monument for V. Tatlin (1964) di Dan Flavin. Alcune opere site-specific sono state create per l’occasione per Palazzo Grassi, come la grande installazione ambientale D-N SF 12 PG VI (2012) di Doug Wheeler, nell’atrio d’ingresso – che apre il percorso espositivo – in cui la luce diventa materia, alterando radicalmente la percezione dello spazio in cui lo spettatore si perde in un ambiente bianco clinico, ipnotico e inconsistente, che evoca la sensazione del sole freddo, genera un disturbo visivo e disorientamento, accrescendo il nostro senso di precarietà. Altre opere tracciano un percorso immaginario, che cambia di continuo con il mutare della luminosità diurna o serale. L’obiettivo della mostra è di indagare il perché abbiamo bisogno della luce, come usarla, con l’intento di rivelare metafore, tensioni spirituali o più semplicemente di trasformare la realtà in altro e di mettere in discussione la solidità dell’architettura, tra miraggi, immagini preesistenti, vuoto ed effetti percettivi. Sappiamo che le cose cambiano a seconda Dan Flavin Monument for V. Tatlin (1964) courtesy David Zwirner, New York/London Pinault Collection © Palazzo Grassi, ORCH orsenigo_chemollo © 2014 Stephen Flavin/Artists Rights Society (ARS), New York © Dan Flavin by SIAE 2014

“Let there be light and there was light.” So said God and from that moment the light has assumed several meanings and values depending of the aesthetic, symbolic, philosophical and political contexts. After the chaos of the original darkness, the sunlight is immediate knowledge, while the light of the moon is reflected knowledge. The association God-light is inherent in Christian iconography, and in the artistic researches, from Impressionism onwards, has assumed a central role in contemporary art as medium of research of the invisible, which displays the concept, the idea, the thought of spirituality or spaciousness intangible assets. Light is a sensory experience: going into the synonym of the verb “light up”, we find that it lights, animates, dazzles, flashes, guides, irradiates, heats, etc... The light reveals the limits of the visible and the invisible calling the barrier between imagination and rationality into question, and the art has as its goal the creation of what does not exist in nature and the passing of all limits. The light is visibility, revelation, perception and illusion. In the chapter “I turn on the light” of the book Towards a cosmology (1936) by Eugène Minkowski, it is described the relationship extended among light, consciousness and knowledge. As the author writes, turning on the light, is possible “go from one world to another,” and you get the impression to overcome the gap between reality and illusion. The exhibition at Palazzo Grassi in Venice (until 31.12.2014 ed.) shows this by declining synonyms and antonyms of the light. It has an emblematic title: “The illusion of light”, by Caroline Bourgeois, goes through twenty works of artists from the Sixties to the present, selected from the illuminating François Pinault Collection, exhibited for the first time, except for Monument for V. Tatlin (1964) by Dan Flavin. For the occasion some site-specific works were created to be installed at Palazzo Grassi, like the large environmental installation D-N SF 12 PG VI (2012) by Doug Wheeler, in the entrance hall - opening the exhibition - in which the light becomes material, radically altering the perception of space where the viewer is lost in a clinical white setting, hypnotic and inconsistent, that evokes the sensation of the cold sun, generates a visual disturbance and disorientation, increasing our sense of uncertainty. Other works draw an imaginary path, which is constantly changing with the varying of the daytime or evening brightness. The aim of the exhibition is to investigate the reason why we need the light, how to use it, with the intention of revealing metaphors, spiritual tensions or simply transform reality into something else and calling the solidity of architecture into question, among mirages, pre-existing images, emptiness and perceptive effects. As we know things can change depending on the light we are using, hence the concept that it creates illusion. But why has the light interested the contemporary artists so much? And, again, in which does the light interfere with Venice, the lagoon city-dream that is reflected in the water both day and night, changing its appearance depending on the change of light?

Philippe Parreno Marquee (2013) Courtesy the artist and Galerie Esther Schipper, Berlin Pinault Collection © Palazzo Grassi, ORCH orsenigo_chemollo

LUCE 308

LIGHT ART MILLE SFUMATURE DI LUCE A VENEZIA

“Sia la luce”. “E la luce fu”. Lo disse Dio e da quel momento la luce ha assunto diversi significati e valori a seconda dei contesti estetici, simbolici o filosofici e politici. Dopo il caos dell’oscurità originaria, la luce del Sole è conoscenza immediata, mentre quella della Luna è conoscenza riflessa. L’associazione Dio-luce è insita nell’iconografia cristiana, e nelle ricerche artistiche dall’Impressionismo in poi ha assunto un ruolo centrale nell’arte contemporanea di medium di ricerca dell’invisibile, che visualizza il concetto, l’idea, il pensiero di spiritualità o di spazialità immateriali. La luce è un’esperienza sensoriale: addentrandoci nel sinonimo del verbo “illuminare”, scopriamo che accende, anima, abbaglia, infiamma, guida, irradia, riscalda. ecc. La luce svela i limiti del visibile e dell’invisibile, mettendo in discussione la barriera tra razionalità e immaginazione e l’arte ha come fine di creare quel che non esiste in natura e di superare ogni limite.

83


della luce che si utilizza, da qui il concetto che essa crea illusione. Ma perché la luce ha tanto interessato gli artisti contemporanei? E, ancora, cosa c’entra la luce con Venezia, città-sogno lagunare che si riflette nell’acqua di giorno e di notte, cambiando il suo aspetto a seconda del mutare della luce? Quando s’illumina con luce artificiale o naturale, si disegnano spazialità immateriali. Quando si parla di luce come materia dell’illusione, si tratta di uno spazio strutturato da leggi metafisiche. Ci sono diverse sfumature di luminosità: chiarori, fulgori, scintille, lampi, bagliori, barlumi, sfavillii, splendori, che possono provenire da fonti luminose o artificiali e agli artisti interessa la luce bianca o colorata industriale che produce ombre come dispositivo di spazi-soglia dell’illusione. Sullo scalone d’onore del Palazzo che conduce al primo piano, tra gli affreschi settecenteschi che rappresentano la nobiltà veneziana in festa, abbaglia Marquee (2013) di Philippe Parreno, pensilina luminosa simile alle insegne intermittenti dei teatri, valorizzando l’elemento scenografico dell’arte contemporanea. Dopo lo show di luce, si materializza nello spazio il ricordo dell’arcobaleno, ispirato al romanzo Il mago di Oz, con l’installazione Escalator (Rainbow Rain, 2007) di Vidya Gastaldon, Robert Irwin #8 x 8’ Fourfold (2010) Courtesy the artist and Galerie Xippas, Paris Pinault Collection © Frédéric Lanternier © Robert Irwin by SIAE 2014

Robert Whitman Untitled (Light bulb) (1994-95) Courtesy the artist and Broadway 1602, New York Pinault Collection © Palazzo Grassi, ORCH orsenigo_chemollo

composta di sottilissimi fili di lana, stoffa e piccoli elementi di plastica. Si passa all’assenza di luce, all’oscurità, con Salon noir (1966) di Marcel Broodthaers e Dead Boards No.11(1976), un autoritratto intimo all’interno della casastudio di Gilbert &George, a Londra. Opere che indagano la nostra paura della morte, o le conseguenze apocalittiche della tecnologia, fino all’oscurità totale provocata dalla luce abbacinante dei test atomici sull’Atollo di Bikini, immortalata dalle immagini nell’opera Crossroads (1976) di Bruce Conner: spezzoni di filmati effettuati dal governo degli Stati Uniti nel 1946 con oltre cinquecento telecamere militari. La luce riemerge dal caos e rigenera il nostro sguardo con l’opera al neon di Dan Flavin ispirata al Monument to the Third International (1920) di Vladimir Tatlin, in cui si recupera la dimensione laica ma utopica della luce. Con il light box Diálogo (1980/2012) di Antoni Muntadas, si confrontano una lampadina e una candela, poi si passa nella sala che ospita la videoinstallazione Anne, Aki And God (1998), di Eija-Liisa Ahtila, basata su una serie di interviste a un uomo che ha vissuto un’esperienza psicotica,

When you illuminate with artificial or natural light, you can create immaterial spatial assets. When you talk about light as a matter of illusion, it is a space structured by metaphysical laws. There are different shades of brightness: glimmers, radiances, sparks, flashes, flares, flickers, sparkles, brightness, which may come from sources of light or artificial light and the artists are interested in the white or colored industrial one that produces shadows as device spaces-threshold of illusion. On the honor staircase of the Palace leading to the first floor, among the eighteenthcentury frescoes representing the Venetian nobility in celebration, dazzles Marquee (2013) by Philippe Parreno, light shelter similar to the intermittent insignia of the theaters, enhancing the scenic element of contemporary art. After the light show, is materialized in the space the memory of the rainbow, based on the novel The Wizard of Oz, with the installation Escalator (Rainbow Rain, 2007) Vidya Gastaldon, composed of thin strands of wool, cloth and small plastic elements. Then you pass to the absence of light, to darkness, with Salon Noir (1966) by Marcel Broodthaers and Dead Boards No.11 (1976), an intimate self-portrait inside the homestudio of Gilbert & George, in London. Works that investigate our fear about death, or the apocalyptic consequences of technology, until total darkness caused by the dazzling light of the atomic tests on Bikini’s atoll, immortalized by the images in the work Crossroads (1976) by Bruce Conner: clips from films made by the U.S. government in 1946 with more than five hundred military cameras. The light emerges from the chaos and regenerates our gaze with the neon work of Dan Flavin inspired by the Monument to the Third International (1920) by Vladimir Tatlin, which retrieves the laical dimension but utopian of the light. The light box Dialogo (1980) by Antoni Muntadas, compares a light bulb and a candle, then you go into the room housing the video installation Anne, Aki And God (1998), by Eija-Liisa Ahtila, based on a series of interviews to a man who has

LIGHT ART MILLE SFUMATURE DI LUCE A VENEZIA

Julio Le Parc Continuel Lumiére Cylindre (1962-2012) Courtesy the artist and Bugada & Cargnel, Paris Pinault Collection © Palazzo Grassi, ORCH orsenigo_chemollo © Julio Le Parc by SIAE 2014

84

LUCE 308


come luce interiore nella riflessione sulla psicoanalisi, mettendo in discussione la linea di demarcazione tra le cose che succedono realmente e la finzione. Vale un viaggio a Venezia, l’installazione Continuel Lumière Cylindre (1962-2012), di Julio Le Parc, artista argentino tra i fondatori del G.R.A.V. (Groupe de Recherche d’Art Visuel) di Parigi, tra i più importanti esponenti dell’arte cinetica e optical degli anni Sessanta. Entrati nella stanza totalmente oscurata, vi ipnotizzerà il suo caleidoscopico gioco di raggi luminosi in sequenze sempre differenti. Nell’installazione À chaque stencil une révolution (2007) e Fantôme (Jasmin) del 2012 di Latifa Echakhch, la luce è metaforica ed è legata al ricordo dell’artista marocchina che nelle sue opere indaga questioni sociali e culturali in maniera poetica. Andando oltre la storia, il tempo e lo spazio, in questa

lived a psychotic experience, as inner light in the reflection on psychoanalysis, calling the dividing line, between the things that really happen and fiction, into question. Is worth a trip to Venice, the installation Continuel Lumière Cylindre (1962-2012), by Julio Le Parc, Argentine artist, one of the founders of the G.R.A.V. (Groupe de Recherche d’Art Visuel) in Paris, he is one of the most important exponents of the kinetic and optical of the Sixties. Inside the room totally obscured, you’ll be hypnotized by its kaleidoscopic game of light rays in always different sequences. In the installation A chaque stencil une revolution (2007) e Fantome (Jasmin) 2012, by Latifa Echakhch, the light has a metaphorical sense and is tied to the memory of the Moroccan artist who in her works explores social and cultural issues in a poetic way. Going beyond the history, time and space, in this series of variations of light in the physical and symbolic sense, you can’t miss the work Untitled (Light bulb) of 1994-95, by Robert Whitman where

LIGHT ART MILLE SFUMATURE DI LUCE A VENEZIA

Latifa Echakhch A chaque stencil une revolution (2007) Courtesy the artist and kamel mennour, Paris Pinault Collection © Palazzo Grassi, ORCH orsenigo_chemollo

LUCE 308

85


carrellata di declinazioni della luce nel senso simbolico e fisico, è imperdibile l’opera Untitled (Light bulb) del 1994-95, di Robert Whitman in cui si vede una lampadina da cui cola quella che sembrerebbe acqua, invece è un olio minerale, la luce alterna a cicli di 3 minuti una luminosità prima forte e poi fioca, creando un clima di suspance indescrivibile. Tra le altre opere in cui la luce è simbolica, si torna al classico tubo fluorescente con la maxi scultura al neon di Bertrand Lavier, ispirata a quelle del minimalista Frank Stella, e con quella di Robert Irwin, in cui lo spettatore accendendo o spegnendo interruttori, gioca con la percezione e instaura un dialogo con lo spazio che lo circonda in cui si modificano i rapporti cromatici, aprendo il nostro sguardo a visioni di diverse soluzioni formali.

LIGHT ART MILLE SFUMATURE DI LUCE A VENEZIA

Bertrand Lavier Ifafa III (2003) Courtesy the artist and Yvon Lambert, Paris Pinault Collection © Palazzo Grassi, ORCH orsenigo_chemollo © Bertrand Lavier by SIAE 2014

86

LUCE 308

La luce come attitudine dell’invenzione, al visitatore svela percorsi tutti da inventare, in cui polarità opposte come il giorno e la notte, il bianco e il nero, il vuoto e il pieno, illuminano stadi di percezione della propria sensibilità, tutti da sperimentare più che da raccontare.

you see a light bulb from which drips what appears to be water, but it’s a mineral oil, the light alternates at cycles of 3 minutes a brightness, first strong and then dim, creating an atmosphere of indescribable suspense. Among the other works in which the light is symbolic, you are back to the traditional fluorescent tube with the maxi neon sculpture by Bertrand Lavier, inspired by those of the minimalist Frank Stella, and with that of Robert Irwin, in which the viewer turning on or off switches, plays with perception and establishes a dialogue with the space that surrounding him in which the chromatic relations change, opening our eyes to visions of different formal solutions. Light as attitude of the invention, reveals to the visitor paths to be created, in which opposite polarities like day and night, black and white, empty and full, light up levels of perception of their sensitivity, all to be experienced more than to be told.

Antoni Muntadas Dialogo (1980) Courtesy the artist and Kent Fine Art, New York Pinault Collection © Antoni Muntadas by SIAE 2014


At aliqui consedi optam eritis et, voluptate Apiet il illabo. Namus num volorepra veles ditem ium nulparit quiae etur? Fernati usdamus solupta tempos doluptis destius, cust.

di / by Cristina Ferrari

Minimi, cone nihille ctotatios des corrum et asimus

Ebis ma de di tes dis ex eaqui solestrum re, venimpe roviduntum et dolessum sin con nectisit odis aut et aut periam archita tiaest faccabo. Rum cuptatio et autempere el ma niam, sum volorem volest voloremperum harciatias eossit, occat recus iuntoreseque perat.

Harciatem ressequo ditaturibus, utat audit arumqui tende etur, quaecatest molupta epudam fugit officaboria sin eum quidell andae. Iquo omni quo eaque volor alictusa nobis quia net, odit odi dolenih icidernam, volupta sum ut pro beaquis aut invelit enturib eriaspiet inullam eicilla ntemporro eum hilis molorat uresto mi, soles quae enis doloriam nonsequis enisitatur, sandis

LA LUCE NEL RETAIL L’ARCHIVIO DONDUP Il punto zero della corporate identity della maison di moda è l’inizio di un’identità che si svilupperà in tutti gli showroom nel mondo

professionale che l’ha vista occuparsi dell’immagine dei punti vendita per alcuni degli stilisti più famosi del mondo, come Armani e Fendi e per molte altre aziende, oggi è una delle più stimate designer di interior retail e brand identity in Europa. Dal 2007 è Partner di Fortebìs Group dal 2008 è la Design Leader per la nuova Corporate Identity degli Showroom Ferrari brand, Maserati brand, FE-MA

bibrand. È responsabile di progetto dei Saloni auto FEMA a livello internazionale. Simona Franci She is expert in interior design and corporate image, especially for retail. In 1988 she graduated at the Faculty of Architecture of Florence University. She begins her activity in London at Claudio Silvestrin Studio, looking after, among others, the outfitting for the Hayward

Gallery. Among the various positions, she supervised the new London headquarters of CS & Partners. Thanks to a career path that has seen her take care of outlets’ image for some of the world’s most famous fashion designers such as Armani and Fendi and many other companies, is today one of the most esteemed interior retail designer and brand identity in Europe. Since 2007 she has been partner

RETAIL LA LUCE NEL RETAIL - L’ARCHIVIO DONDUP

Corporate identity’s zero point of the fashion maison is the beginning of an identity that will develop in all worldwide’s showrooms.

di / by Simona Franci

Simona Franci Esperta di interior design e immagine corporate, in particolare per il retail. Nel 1988 si laurea alla Facoltà di Archittetura dell’università di Firenze. Inizia la sua attività a Londra con lo studio Claudio Silvestrin, curando fra gli altri gli allestimenti per la Hayward Gallery. Tra i vari incarichi, ha supervisionato i nuovi headquarter londinesi di CS & Partners. Grazie ad un percorso

THE LIGHT IN THE RETAIL DONDUP’S ARCHIVE

of Fortebis Group and since 2008 the Design Leader for the new Corporate Identity of the Ferrari brand, Maserati brand, FE-MA bi-brands Showrooms. She is the project manager of the FEMA car-expos at international level.

LUCE 308

87


L

RETAIL LA LUCE NEL RETAIL - L’ARCHIVIO DONDUP

a forza che la luce riveste sull’essere umano e nell’architettura è ampliamente dimostrata, ma il ruolo che svolge nel Retail, con le sue regole imprescindibili, è talmente condizionante e importante rispetto alla funzione che deve assolvere, che anche dall’utilizzo della luce dipende per gran parte la buona riuscita del progetto. Nel Retail, rispetto ad altri ambiti progettuali, la luce si compone di un numero superiore di layer in termini di effetti e funzioni richieste. Sono strati visibili e invisibili che si sommano l’uno all’altro. Il risultato complessivo deve essere una composizione perfettamente armonica. Infatti, se nell’Office prevale l’aspetto funzionale della luce e nell’Home quello emozionale, nel Retail oltre all’emozione e alla funzione entra un terzo aspetto che è quello che potremmo definire di enfasi.

88

LUCE 308

È l’illuminazione perfetta del prodotto. La luce quindi deve invitare, accogliere, emozionare, illuminare, guidare, soddisfare e se vogliamo anche sorprendere. Poiché qualunque cosa sia in vendita rientra nella parola Retail, la vastità dell’argomento e le regole che lo determinano sono ovviamente inesauribili in un articolo soltanto, basti pensare che entrano in gioco soluzioni diverse a seconda della specificità del brand, del progetto, del prodotto principe nelle sue varie declinazioni e delle singole aree. Per cui quando si inizia una progettazione architettonica di uno Showroom o di una Boutique, lo studio della luce e le scelte che devono essere intraprese richiederanno la piena soddisfazione di enne punti di attenzione, che andranno dalla corretta illuminazione delle vetrine, dei prodotti appesi, dei piegati, della piccola pelletteria, degli

The force that the light plays on the human being and the architecture is amply demonstrated, but the role it plays in Retail, with its essential rules, is so conditioning and important with respect to the function that must be performed, that also the right use of the light can largely determinate the success of the project. In retail, compared to other areas of design, the light is composed of a greater number of layers in terms of effects and functions required. They are visible and invisible layers, which add up to one another. The overall result should be a composition perfectly harmonious. In fact, if the functional aspect of the light prevails in the Office and the emotional in the Home, in Retail over emotion and function enters a third aspect which is what we might call emphasis. It is the perfect lighting of the product. The light should then invite, welcome, excite, enlighten, guide, satisfy and if we want even surprise.


implementata in tutti i negozi monomarca nel Mondo. Non è stato pensato per essere solo uno store, ma una seconda casa Dondup, un luogo in cui si possa ritrovare la magia della storia del Brand e, come tutte le Corporate Identity, la traduzione in architettura del mondo e dei valori della Maison. La richiesta è stata quella di avere uno spazio versatile e flessibile dove fosse possibile allestire, oltre allo Showroom, anche gli eventi e le sfilate in un’atmosfera allo stesso tempo rock’n’roll e chic. La sfida oltre a quella di trasferire nell’architettura la filosofia del Brand in tutte le sue forme, era appunto di far vivere molteplici esperienze, sperimentando meccanismi innovativi rispetto al mondo classico del retail e al tempo stesso facendo sentire il cliente completamente a proprio agio, come in un loft accogliente e coinvolgente, pur trovandosi in un

Because whatever can be sold in shop is part of the word Retail, the vastness of the subject and the rules that determine it are obviously inexhaustible in just an article, just think that come into play different solutions depending on the specific nature of the brand, the design, the distinctive product in its various forms and the single areas. So when you start an architectural design of a Showroom or a Boutique, the study of light and the choices that must be taken will need full satisfaction focusing on several points, such as the correct lighting shop windows, hanging products, the folded, small leather goods, accessories, freestanding elements, reception, waiting areas, the fitting areas and dressing-rooms. In this specific case we are talking about a very special project: the Archive Dondup. So this is Fashion in a “Boutique”, unusual and original, created within an industrial context. Dondup is an Italian fashion brand founded in 1999 by the union of Massimo Berloni and Manuela Mariotti and partner of LVMH Group since 2010. The value of tradition and the modern and eccentric soul are two features of this brand Made in Italy, which combine testing of materials, craftsmanship, cutting and manufacturing always turning towards a more innovative research. The Archive Dondup is the zero point of the new architectural image of the brand, which will be implemented in all flagship stores worldwide. It was not thought to be only a store, but a second home Dondup, a place where you can rediscover the magic of the brand’s history and, like all Corporate Identity, the translation of the world and the values of the Maison, into architecture. The request was to have a versatile and flexible space where it was possible to prepare, in addition to the Showroom, also events and fashion shows in an atmosphere at the same time rock n’ roll and chic. The challenge, in addition to transfer into architecture the philosophy of the brand in all its forms, was precisely to bring to life many experiences, experimenting innovative mechanisms with respect to the classical world of retail and at the same time making the customer feel completely at ease, as in a cozy and engaging loft, even if located in an industrial context.

RETAIL LA LUCE NEL RETAIL - L’ARCHIVIO DONDUP

accessori, degli elementi freestanding, della reception, delle aree di attesa, delle aree di prova e dei camerini. In questo specifico caso raccontiamo un progetto molto particolare che è l’Archivio Dondup. Quindi Moda in una “Boutique” insolita e originale, creata all’interno di un contesto industriale. Dondup è un brand italiano di moda nato nel 1999 dal connubio tra Massimo Berloni e Manuela Mariotti e dal 2010 partner del Gruppo LVMH. Il valore della tradizione e l’anima moderna ed eccentrica sono due peculiarità di questo brand Made in Italy, in cui si fondono sperimentazione di materiali, artigianalità, tagli e lavorazioni sempre volte verso una ricerca innovativa. L’Archivio Dondup è il punto zero della nuova immagine architettonica del marchio, che sarà

LUCE 308

89


RETAIL LA LUCE NEL RETAIL - L’ARCHIVIO DONDUP

contesto industriale. Lo spazio è un vecchio magazzino di 400 mq che si trova proprio di fronte all’Azienda, in un’area industriale tra le colline marchigiane. Il contenitore architettonico di partenza è stato rigorosamente conservato; pavimenti, pareti esistenti in blocchetti e soffitti industriali rimangono integri nella loro veridicità, ma perfettamente riequilibrati e arricchiti grazie all’integrazione perfetta di setti in cartongesso, dettagli raffinati e finiture di pregio. È stato immaginato come la scenografia di un palcoscenico, ma in un mix che doveva tener conto delle due anime rock e chic; così i colori chiari e caldi, la finitura leggermente spatolata delle pareti, le americane color champagne insieme alle carrucole in acciaio e ferro inseriti nell’involucro industriale, conferiscono all’architettura un senso al tempo stesso di forza e calore. Luce e Architettura sono nate come sempre nello stesso istante, integrandosi completamente in ogni dettaglio, per gradi, dall’esterno verso l’interno, in un crescendo. La facciata è caratterizzata da un outline luminoso che mette in evidenza in modo sottile il perimetro dell’intervento, definendolo e separandolo visivamente dal contesto. Dato che il fronte esterno era in questo caso completamente chiuso, con un solo punto d’ingresso alto 5 metri, la scelta è stata quella rendere questo taglio completamente vetrato, con un portone a tutta altezza, dando così forza e luce all’ingresso. Anche i lucernari presenti nel cielino sono stati

90

LUCE 308

The space is an old warehouse of 400 square meters which is located just in front of the Company, in an industrial area among Marches’ hills. The original architectural container was strictly preserved; floors, existing walls in blocks and industrial ceiling remain intact in their authenticity, but perfectly rebalanced and enhanced through a perfect integration of plasterboard partitions, refined details and quality finishes. It was imagined as the scene of a stage, but in a mix that had to take account of the two rock and chic souls; so light and warm colors, the finish of the walls slightly spread, the color champagne facilities for hooking the lamps along with the iron and steel pulleys inserted in the industrial casing, give the architecture a sense of strength and warmth at the same time. Light and Architecture were born as always at the same time, assimilating each other completely in every detail, step by step, from the outside into inside, in a crescendo. The façade is characterized by a bright outline that thinly highlights the perimeter of the intervention, defining and visually separating it from the context. Since the external front in this case was completely closed, with only one entry point 5 meters high, the choice was to make this cut fully glazed, with a full-height door, thus giving strength and light at the entrance. Even the skylights in the glass ceiling have been restored and integrated into the project, in order to have blades of natural light during the day that give the space a sense of well-being almost ascetic. The interior space has been divided into 3 sections with the focal point on a large white gate which, besides being the separation between the woman’s space and the man one, is also the entrance of the rock stage, whose back wall is covered by projections.


la dimensione dei corpi scenici, così da creare un effetto quasi fuori scala, ingigantendo alcuni elementi, come il grande Chandelier nella vetrina, il gruppo di luci al centro della lounge e le lanterne su disegno inserite nell’area espositiva e nelle sale prova. Anche il flusso dell’acqua nel grande blocco di pietra nell’antibagno è regolato dalla luce, simbolo della sartorialità con cui è stato curato ogni dettaglio. Il legno nei colori naturali unito al pavimento in cemento piombato, le finiture degli arredi in ferro naturale sono i materiali predominanti; poltrone, tavoli, object trouvè rivisitati, dialogano quindi con sistemi espositivi altamente tecnologici e dal mood industriale, mentre le soluzioni illuminotecniche risolvono perfettamente tutte le varie soluzioni di esposizione del prodotto andando quasi a scomparire alla vista, lasciando così in evidenza solo l’effetto finale. I vari elementi di luce, quella d’insieme e quella di enfasi del prodotto, l’uso del colore e l’intensità luminosa stessa, uniti alla spazialità architettonica, creano quindi un luogo in cui vivere un’esperienza che si trasforma in ricordo.

The idea of using pulleys for the exhibition of the outfit items responds to the request to disassemble and reassemble everything in a few hours, adding the facilities for the anchoring of the various scenic, exhibition and bright elements. Pure and functional signs at the same time, light elements to which are suspended items of clothing whose illumination is provided by white spotlights that are lost from view, captured instead by specific, vaguely gothic-romantic, Chandeliers, while light lines create cuts in the walls and in the glass ceiling, with the dual purpose to separate the walls with a sign of light and hide all the technical elements as well. It has been chosen to play with the lights emphasizing the size of the scenic bodies, creating an effect almost off-scale, magnifying certain elements, such as the large Chandelier in the window, the group of lights in the middle of the lounge and the drawing lanterns included in the exhibition area and fitting rooms. Even the flow of water in the large block of stone in the ante-bathroom is regulated by the light, symbol of tailoring with which it was taken care of every detail. The wood in natural colors combined with the leaded concrete floor, the finish of the furniture in natural iron are the predominant materials; armchairs, tables, object trouvé revisited, then interact with highly hightech display systems with an industrial mood, while the light-engineering solutions perfectly solve all the various possibilities of exhibition of the product, almost disappearing from view, leaving out only the final effect. The various elements of light, one that overalls and the other that gives emphasis to the product, the use of color and light intensity itself, combined with the architectural spatiality, create a place where living an experience that turns into memory.

RETAIL LA LUCE NEL RETAIL - L’ARCHIVIO DONDUP

recuperati e integrati nel progetto, in modo da avere delle lame di luce naturale che di giorno conferiscono allo spazio un senso di benessere quasi ascetico. Lo spazio interno è stato suddiviso in 3 campate con il punto focale su un grande cancello bianco che, oltre ad essere la separazione tra lo spazio donna e quello uomo, è anche l’ingresso al palco rock, il cui fondale è una parete ricoperta da proiezioni. L’idea di utilizzare delle carrucole per l’esposizione dei capi è venuta per rispondere alla richiesta di smontare e rimontare tutto in poche ore, aggiungendo le americane per l’ancoraggio dei vari elementi scenici, espositivi e luminosi. Segni puri e funzionali al tempo stesso, elementi leggeri a cui sono sospesi i capi di abbigliamento la cui illuminazione è data da faretti bianchi che si perdono alla vista, catturata invece da specifici Chandelier dal gusto vagamente goticoromantico, mentre linee luminose creano tagli nelle pareti e nel cielino, con la doppia funzione di staccare le pareti con un segno di luce e nascondere anche tutti gli elementi tecnici. Si è scelto di giocare con le luci enfatizzando

LUCE 308

91


O

RI

LOREM IPSUM DOLOR SIT

Più di ottanta aziende leader nel campo dell’illuminazione hanno aderito ad Assil. Come mai? Forse perché ricevono supporto tecnico, ad alto valore aggiunto, mirato all’evoluzione qualitativa, funzionale e prestazionale dei prodotti immessi sul mercato, O forse perché non bastano creatività, know how, e “genio” italiano per superare gli ostacoli posti da regolamenti, direttive, leggi, protocolli e normative che la globalizzazione del mercato impone alle aziende. Oppure, a spingere tante aziende a farsi soci di Assil, è la partecipazione gratuita ai numerosi corsi di formazione in campo legislativo e illuminotecnico. Qualunque siano i motivi che hanno portato queste aziende a far parte dei nostri associati, il principale resta la volontà di appartenere all’Èlite dell’illuminazione Italiana, e rappresentare così l’eccellenza in questo settore a livello internazionale.

UNITI SI È PIÙ FORTI

Associazione Nazionale Produttori Illuminazione Federata ANIE Via Monte Rosa 96 - 20149 Milano - Tel. +39.02.97373352 www.assil.it - segreteria@assil.it

92

•M

O

AN

IL

S SA

LUCE 308


esplorando la dimensione sociale dell’illuminazione urbana EXPLORING THE SOCIAL DIMENSION OF URBAN LIGHTING

Daria Casciani è una designer di prodotto e assegnista di ricerca presso il Laboratorio Luce del Politecnico di Milano. Si è laureata nel 2008 presso il Politecnico di Milano, contemporaneamente frequentando i corsi multidisciplinari dell’ASP,Alta Scuola Politecnica a Milano. Ha lavorato per diversi studi

i

l progetto dell’illuminazione pubblica urbana si focalizza tradizionalmente su un duplice approccio: da un lato, risparmio economico ed energetico basato su dati quantitativi [1-2], dall'altro, il contributo creativo di professionisti della luce volto a migliorare l’immagine notturna della città. Questa duplice posizione è ben rappresentata dalle norme d’illuminazione, che descrivono perlopiù requisiti funzionali,e dalle guide di pratica [3-4] supportate dall’esperienza dei lighting designer [5-6-7-8], per una luce di qualità volta al miglioramento della fruizione sociale della città. Focalizzandosi sulle esigenze delle persone e quindi su temi riguardanti le performance visive, il comfort, la percezione di sicurezza e l’atmosfera visiva, l’illuminazione urbana sociale si occupa anche di comprendere quali esperienze sociali la luce possa abilitare. A questo proposito, un gruppo di lighting designer ha spostato la sua pratica progettuale dall’illuminazione architetturale alla dimensione sociale della città, un tema che, rispetto alle questioni energetiche, tecniche ed economiche, è molto più giovane e complesso da valutare [9-10]. L’approfondimento sociale dell’illuminazione urbana risulta necessario anche a fronte dell’avvento tecnologico del Solid State Lighting (SSL) e dei sistemi di controllo digitale che stanno modificando il modo di pensare al progetto della luce della città contemporanea, oltre a determinare una trasformazione della pratica professionale e l’adeguamento dei parametri illuminotecnici [11]. Nuovi scenari e performance luminose possono significativamente trasformare le città contemporanee notturne, soprattutto da un punto di vista sociale ed esperienziale [12]. In tale contesto di cambiamento, si ipotizza che la valutazione

di design nello sviluppo prodotto dalla ricerca al prototipo. Ha recentemente concluso la sua ricerca di dottorato focalizzata sull’esperienza della città notturna. Daria Casciani is a product designer and research fellow at the Laboratorio Luce, of the Politecnico di Milano. She graduated from the

Politecnico di Milano (2008), having also attended multidisciplinary courses at the ASP, Alta Scuola Politecnica in Milan. She has worked for several design offices and research companies. More than this, she has recently finalized her doctoral thesis focusing on citizens’ experience of the urban night-time.

delle esperienze luminose urbane da parte di chi abita e usa la città sia determinante per una progettazione di luce sostenibile condivisa: a questo scopo, è stata elaborata e testata una procedura di analisi, progetto e valutazione del reciproco rapporto tra luce, città (ambiente urbano) e uomo (individuo), in una vera e propria esperienza ambientale urbana [13]. La ricerca va in città: esperimenti di illuminazione urbana presso il Living Light Lab di Eindhoven La serie di esperimenti è stata elaborata in un periodo compreso tra novembre 2012 e marzo 2013 presso il Living Light Lab di Eindhoven, uno spazio concepito come un laboratorio ambientale di sperimentazione sulla luce installato all’interno del campus della Technische Universiteit di Eindhoven (Tu/e). Lo spazio (circa 4320 mq) è situato nel cuore del Campus Universitario e vissuto da studenti, ricercatori e professori, nonché dagli abitanti della città come luogo di passaggio, incontro e rappresentanza. Riconfigurato recentemente dall’architetto Ector Hoogstad [14] come spazio flessibile e ibrido tra esterno e interno, funziona sia da arena pubblica in cui ospitare eventi e attività sociali, sia come luogo di servizio e connessione tra Università e città. — [img 1] [img 2] [img 3]

Il Living Light Lab è sormontato da una struttura equipaggiata con circa 500 moduli LED a circa 12 metri di altezza nelle zone più elevate e a 3 metri di altezza in corrispondenza dell’ingresso. I moduli (4 powerLEDs Luxeon Rebel e lenti TIR con aperture a 8° e 36°) sono controllabili individualmente al fine di variare la temperatura correlata di colore (CCT) in bianco caldo (3000K) e freddo (6000K), l’intensità della luce, non-

The traditional idea of urban public lighting is based on a double approach: on one side, economical and energetic savings based on quantitative data [1-2], on the other side, the creative contribution of lighting practitioners, focused on enhancing the nightly image of the city. This dual position is also well represented by lighting regulations describing functional requirements and, on the other hand, lighting recommendations [3-4], supported by the lighting design practice [56-7-8], toward a qualitative urban lighting to improve the social use of the city. Focusing primarily on people needs and people related issues like visual performances, visual comfort, visual ambiance, safety and security perception and atmospheric impression, the social urban lighting deals also with understanding which social experiences can be enabled by urban lighting. In this respect, a group of lighting designers is shifting its practice from the architectural to the social and experiential layer of the city, a topic of investigation that is much more young and more difficult to evaluate in comparison to energetic, technical and economic issues [9-10]. An in depth analysis about the social influence of urban lighting is also determinant due to the recent technological advent of Solid State Lighting (SSL) and digital control systems that are modifying the way the urban lighting design is envisioned, but it is also transforming the lighting design practice and upgrading the lighting design parameters [11]. More than this, new lighting scenarios and performances can meaningfully transform the nightly contemporary cities, mainly from a social and experiential point of view [12]. In this context of change, it is hypothesized that the evaluation of the luminous urban experiences by the inhabitants and users of the city is crucial for a sustainable and shared lighting design: with this objective, a procedure for analysis, design and evaluation of the reciprocal relationship between lighting, city (urban environment) and people (individuals) was elaborated in a real “unit of environmental experience” [13]. Researching in the city: experiments of urban lighting design at the Living Light Lab, Eindhoven A series of experiments took place from November 2012 to March 2013 at the Living Light Lab in Eindhoven, a space conceived as an environmental laboratory for lighting tests, located inside the Eindhoven University of Technology (TU/e) Campus. The space (about 4320 meters) is situated in the core of the TU/e Campus and is visited and used by students, researchers and professors but also from the inhabitants of the city like a passage or meeting space but it is also a representative icon of the University. Redesigned by Ector Hoogstad Architecten [14] as a flexible and hybrid space in between indoor and outdoor, it works both as a public arena, where hosting public events and social activities, and also as a service and connective area between the University and the city. — [img 1] [img 2] [img 3]

The Living Light Lab is equipped with about 500 LEDs lighting modular fixtures at about 12 meters in the highest zones and 3 meters in the lowest zones in correspondence to

LUCE 308

RICERCA ESPLORANDO LA DIMENSIONE SOCIALE DELL'ILLUMINAZIONE URBANA

di / by Daria Casciani

93


[img 1] Vista in pianta (in grigio) del Living Light Lab presso la Technische Universiteit di Eindhoven (Tu/e)

[img 1] Plant (in grey) of the Living Light Lab of the Technische Universiteit, Eindhoven (Tu/e)

[img 2, 3] Immagine fotografica notturna del Metaforum e del Living Light Lab

[img 2, 3] Nightly image of the Metaforum e of the Living Light Lab

[img 4] Studi sull’utilizzo dello spazio da parte dei visitatori e utilizzatori: movimenti, ingressi e punti di vista. Elaborazioni statistiche e grafiche mediante software Depthmap. (Tu/e)

RICERCA ESPLORANDO LA DIMENSIONE SOCIALE DELL'ILLUMINAZIONE URBANA

[img 4] Studies about the use of the space by the visitors and inhabitants: movements, entrances and points of view. Statistical elaboration and graphic representation derived by using the software Depthmap.

94

ché la sua distribuzione nello spazio. L’approccio di ricerca multidisciplinare elaborato del team di lighting e interaction designer, con il supporto di un gruppo di psicologi ambientali dell'università stessa, si è basato su tre fasi: analisi dello spazio, progetto della luce e valutazione oggettiva e soggettiva dell'esperienza luminosa. La fase di valutazione delle impressioni atmosferiche e dell’influenza della luce sulle persone è stata effettuata attraverso un approccio sia quantitativo sia qualitativo: osservazioni documentate attraverso video e fotografie, interviste audio-registrate e sondaggi sono stati analizzati e comparati per ottenere una più approfondita comprensione della relazione tra luce, uomo e spazio. Analisi dello spazio Una fase preliminare di analisi ed esplorazione del contesto urbano è stata effettuata tenendo in considerazione la storia del luogo, gli attribuLUCE 308

ti fisici (dimensioni, percorsi, struttura urbana, volumi architettonici, materiali) le attività svolte nello spazio (tramite osservazione ed elaborazione statistica dei percorsi effettuati [15]) e infine l’impressione dello spazio percepito da parte degli utilizzatori. — [img 4]

Dallo studio è emerso uno spazio vissuto esclusivamente in modo funzionale in cui si registra la percezione di vuoto in termini sia di utilizzo sociale sia di riferimenti culturali e storici. Lo spazio risulta mancante di senso, percepito come non risolto ed utilizzato esclusivamente come una soglia, uno spazio di scambio, transizione e stasi occasionale. Il limitato utilizzo deriva anche da condizioni climatiche sfavorevoli (inverno con temperature comprese tra -11°C e 5°C, neve, pioggia e vento).

Impressione atmosferica dell’illuminazione statica Si tratta dell’esplorazione dell’influenza della luce (distribuzione, contrasto tra luce e ombra, temperatura di colore) sulle preferenze delle persone in termini di socievolezza, comfort, vivacità, sicurezza, interesse e piacevolezza [16]. Lo studio si è focalizzato anche su descrittori dello spazio (dimensione, mistero, complessità, coerenza) [17] e sulle caratteristiche d’illuminazione (uniformità e non uniformità, CCT calda / fredda, luminosità/oscurità). Dopo una breve introduzione di 10 minuti con lo scopo di spiegare lo studio e di permettere l’adattamento dell’occhio rispetto ai livelli di illuminazione in esterno, 40 partecipanti (27 maschi - 13 femmine, età media 23 anni) hanno osservato e commentato 7 scenari di illuminazione (confrontandoli a coppie):

the entrance. The modules (4 powerLEDs Luxeon Rebel and TIR lens with narrow beam 8° and medium beam 36°) are individually controllable in terms of adjustable correlated colour temperature (CCT) of white lighting in cold (6000K) and warm (3000K) tonalities and also in terms of augmenting and diminishing lighting intensities and changing spatial distribution. The multidisciplinary research approach elaborated by the team of lighting designer, interaction designer with the support of environmental psychologist of the same University was based on three phases: analysis of the space, lighting design, objective and subjective evaluation of luminous impressions. The evaluation of the atmospheric impressions and the lighting influence on people was performed with a qualitative and quantitative approach: observation documented with videos and photography, audio-recorded interviews and surveys were analysed and compared to obtain a deeper comprehension about the relationship between people, light and space. Analysis of the space A preliminary phase of analysis and exploration was elaborated taking into account the history of the place, the physical attributes (e.g. dimensions, exits, gates numbers, urban structurem architectural volumes, materials), the activities and pattern of use (through an in-situ observation and statistical analysis of paths [15]) and finally the perceived impression of the space by its users. — [img 4]

From the study, the space emerged as lived exclusively in a functional way: the perception of underuse and emptiness derived both by low social use and missing cultural and historical references. The space was perceived as senseless and not finished and it


[img 5] Scenari di illuminazione statica: Carpet of light

[img 5] Static lighting scenarios: Carpet of light

[img 6] Scenari di illuminazione statica: Lighting zone

[img 6] Static lighting scenarios: Lighting zones

[img 7] Scenari di illuminazione statica: Layered approach

[img 7] Static lighting scenarios: Layered approach

→ Carpet of light: luce uniforme e variazioni riguardanti la CCT bianca calda (3000K) e bianca fredda (6000K); → Lighting zone: scenari in cui si modifica la distribuzione di illuminazione, non uniforme, in zone funzionali diverse; → Layered approach: scenario con un'illuminazione ambientale di minore intensità supportata da accenti su elementi visivi specifici. — [img 5] [img 6] [img 7]

I valori di illuminamento verticale ed orizzontale (Eh e Ev) sono stati stabiliti (e misurati) a partire dalla normativa e dai codici di pratica (IESNA Handbook 10th EDITION e EN 13201-2014*draft) in riferimento alla corretta illuminazione di piazze e spazi pubblici pedonali. Impressione atmosferica dell’illuminazione adattiva Un'ulteriore fase di ricerca è stata condotta per approfondire l’influenza

dell’illuminazione interattiva sull’esperienza dell’ambiente urbano mediante la progettazione di performance di luce adattiva, ovvero che si adatti all’utilizzo sociale dello spazio riecheggiando i movimenti e i pattern delle attività dei suoi utilizzatori [18]. Ogni notte, sono state osservate circa 50 persone (linguaggio del corpo, gesti, movimenti della testa, eventuali cambiamenti di direzione) [19]. Inoltre sono state intervistate 80 persone (età compresa tra 21 e 50 anni, con equa distribuzione di genere) per comprendere la generale valutazione dell’esperienza luminosa e spaziale. — [img 8]

Risultati sperimentali: alcuni spunti per un’illuminazione urbana socio-orientata L’esperimento ha permesso di evidenziare alcune relazioni tra le variabili di illuminazione urbana e la preferenza, la percezione di accessibilità

e socialità dello spazio. In generale, l'ambiente è percepito come migliorato dalla composizione luminosa valutata come in grado di modificare la percezione di: → solidità spaziale (coerenza), → dimensione spaziale, → orientamento e identificazione dei confini visivi, → atmosfere luminose socialmente inclusive o escludenti, → impressione di comfort, accessibilità e vitalità dello spazio. Percezione di socialità e distribuzione spettrale della luce L’illuminazione bianca a 3000K è percepita come più calda, accogliente e confortevole, come una luce più adatta alla socializzazione sia per il suo aspetto cromatico sia perché, rispetto al bianco freddo, è percepita come meno luminosa. Il riferimento al colore arancio-giallastro dell’illuminazione stradale tradizionale (SAP

Atmospheric impressions of static lighting An exploration of the influence of lighting (distribution, contrast between lighting and shadows, correlated colour temperature) was performed in order to gather people preferences in terms of sociability, comfort, liveliness, security and safety, interest and pleasure [16]. The investigation was focused also on descriptors of the space (dimension, mystery, complexity, coherence) [17] and about lighting features (uniformity, disuniformity, warm /cold CCT, brightness/ darkness/dimness) After a brief introduction of about 10 minutes with the aim of explaining the study and allowing the eye adaptation in relation to the outdoor lighting levels, 40 participants (27 male - 13 female, average age 23 years old) have observed and commented 7 lighting scenarios (pairwise comparison): → Carpet of light: uniform lighting with CCT variations of warm white (3000K) and cold white (6000K) → Lighting zones: transformation of the not uniform lighting distribution in different functional zones. → Layered approach: general dimmed ambient lighting and accents focused on different visual elements of the space. — [img 5] [img 6] [img 7]

The horizontal and vertical illuminance (EV and Eh) values were set up (and measured) taking into account the normative and codes of practice (IESNA Handbook 10th EDITION e EN 13201-2014* draft) in relation to the lighting of squares and public spaces for pedestrians.

LUCE 308

RICERCA ESPLORANDO LA DIMENSIONE SOCIALE DELL'ILLUMINAZIONE URBANA

was used as a threshold, a space of exchange, transition and occasional stasis. The social limited use derived also by the unfavourable climatic conditions (winter with temperature comprised between -11°C and 5°C, snow, rain and wind).

95


[img 8] Serie di immagini rappresentative dell’illuminazione adattiva

[img 8] Series of pictures representing adaptive lighting performance

Atmospheric impressions of adaptive lighting A further research phase was conducted in order to deeper understand the influence of interactive lighting on the experience of the urban environment through the design of adaptive lighting performances, related to the social use of the space, echoing the users’ movements and their pattern of use [18]. Every night, about 50 people were observed (body language, gestures, head movements, eventual direction detour) [19]. More than this, 80 people were interviewed (age range of 21 – 50 years old, equally distributed gender) to understand the general evaluation of the luminous and spatial experience. — [img 8]

Experimental results: some insights about the social oriented urban lighting The experiment has evidenced several correlations between urban lighting variables and enhanced perception of accessibility and sociability of the space. In general, the urban environment was perceived as improved by the lighting composition that was also considered able to modify the perception of: → Spatial solidity (coherence), → Spatial dimension, → Orientation, way-finding and identification of visual limits, → Luminous atmospheres that are socially inclusive or excluding, → The impression of comfort, accessibility and vitality of the space.

RICERCA ESPLORANDO LA DIMENSIONE SOCIALE DELL'ILLUMINAZIONE URBANA

The perception of sociability and spectral power distribution White lighting at 3000K was perceived as warmer, more welcoming and comfortable, more adapt for socialization both for its chromatic aspect and also because, in comparison to cold lighting, was perceived as less bright. The reference to the orangeyellowish colour of traditional street lighting (LPS – HPS) and of the domestic lighting influenced the preference of warm tonalities. More than this, warm CCT defined an impression of warming the space, enhancing the comfort in the cold winter environment. Conversely, cold white lighting (6000K) was perceived as absolutely not coherent with social spaces for people because it was perceived more technical and uncomfortable. As already known [20], cold white lighting made perceive the space as more luminous (even if the illuminance values Eh and Ev were the same of a scenario with warm white lighting) and defined an impression of a wider space.

96

- SBP) e della luce domestica incide sulla preferenza di una tonalità più calda. Oltre a ciò, la temperatura di colore calda crea l’impressione di scaldare lo spazio, migliorandone la percezione fredda invernale. Al contrario, la luce bianca fredda è stata percepita come assolutamente non conforme a luoghi di socialità perché più tecnica e meno confortevole. Come già noto [20], l’illuminazione bianca fredda fa percepire uno spazio più luminoso (anche quando il livello di illuminamento Ev - Eh è equivalente allo scenario con luce bianca calda) e determina l’impressione di uno spazio più grande.

LUCE 308

Distribuzione e quantità della luce: illuminazione funzionale vs evocativa In generale, uno spazio uniformemente illuminato è percepito come maggiormente luminoso, più confortevole e rassicurante dal momento che consente di monitorare l’intero spazio. L’illuminazione uniforme è percepita come altamente coerente e di bassa complessità per lo spazio, chiara ma al contempo banale: è associata alla funzionalità di uno spazio visivamente semplificato [21]. Diversamente, il contrasto tra luce e ombra, genera riflessioni più profonde e opposte impressioni atmosferiche: l’utilizzo di un’illuminazione a zone che definisce porzioni di spazio illuminate contrapposte a zone più buie genera un’atmosfera più misteriosa e interessante. Laddove il buio

prevale sulla luce, un generale senso di insicurezza pervade la percezione. Diversamente nel “layered approach”, dove all’illuminazione generale con minore intensità si aggiungono degli accenti su elementi visivi, lo spazio è percepito come più attraente, accessibile, accogliente e socialmente inclusivo, migliore per supportare conversazioni e l’interazione sociale. La presenza di un velo uniforme di luce determina una percezione di sicurezza e aumenta la chiarezza visiva mentre il contrasto di luminanza risulta in una positiva influenza emotiva. Il buio è generalmente associato alla negazione di visibilità, limitando sicurezza e accessibilità. Tale negazione diventa positiva nel momento in cui sia utile a celare aspetti non interessanti o non gradevoli. Inoltre, uno

Distribution and quantity of lighting: functional vs evocative lighting In general, an uniformly lit space was perceived as more luminous, more comfortable and reassuring because it allowed to monitor the entire space. Uniform lighting was perceived as highly coherent and not complex, clear but at the same time banal: it was associated to the functionality of a visually simplified space [21]. Differently, the contrast between lighting and shadows provoked deeper and contrastive reflections about atmospheric impressions: lighting different zones and defining portions of lit areas opposed to dark ones defined a mysterious and more interesting perceived atmosphere. When darkness prevailed on lit areas, a general sense of insecurity pervaded the perception. Differently, in the layered approach, where the dim ambient lighting is coupled with luminous accents on visual elements, the space was perceived as more attractive, accessible, inviting, welcoming and socially inclusive, more suitable in supporting conversations and social interaction. The presence of a uniform veil of light defined the perception of safety and augmented visual clarity meanwhile luminance contrast had an evident emotional influence. Darkness was generally associated to the denial of visibility, this resulting in low


L'esperienza di performance luminose adattive e interattive L’illuminazione adattiva genera un senso di interesse e piacevolezza: la correlazione tra luce e presenza fisica di un individuo è percepita come positiva e molto significativa. Osservando le interazioni degli individui con la luce, si è evidenziato un coinvolgimento fisico ed emotivo, soprattutto quando l'intervento di luce è stato semplice, non invasivo e comprensibile. Le persone hanno dimostrato di non reagire passivamente ma di essere consapevolmente ed inconsapevolmente interessate all’illuminazione attraverso una serie di micro interazioni sociali. L'interazione diretta con una luce che si attiva in presenza di una persona guidandola nello spazio è vissuta come una presenza non invasiva e positiva che accompagna nell'ambiente urbano notturno. In altri casi essa determina un’impressione di controllo e di personalizzazione attiva dell’atmosfera luminosa. L’illuminazione adattiva viene percepita come maggiormente vicina alla dimensione umana, in grado di seguire le attività e i movimenti delle persone in maniera evocativa, significativa e funzionale, nonché coerente con lo spazio. L’interazione con la luce contribuisce a restaurare un senso di intimità con lo spazio urbano e, oltre

ad avere risvolti sociali, diventa funzionale nel definire comportamenti virtuosi attraverso un uso dell’energia responsabile. Nel caso di performance luminose adattive, il fattore di uniformità non è ovviamente garantito. Le variabili d’illuminazione più importanti sono il controllo dei rapporti di contrasto di luminosità e la collocazione di aree maggiormente luminose rispetto a ingressi/uscite dello spazio, ma soprattutto in prossimità delle persone, con una corretta temporizzazione delle performance luminose in relazione alle attività svolte. A questo proposito, la diretta interazione fisica con l'illuminazione, che aumenta il livello di controllo personale e il contatto con lo spazio urbano, come precedentemente esplorato anche da Hans e De Kort [23], assicura sicurezza e comfort agli individui, senza destare imbarazzo. Per molti dei partecipanti, l'illuminazione adattiva è risultata inaspettata, qualcosa di tecnologicamente possibile che ci si aspetta abbia una maggiore applicazione negli ambienti urbani, anche delle nostre città.

Referenze bibliografiche / Bibliographic references 1 – UNI EN 13201-2 2014 (Draft) 2 - UNI 11248 - 2012 - Road lighting Selection of lighting classes 3 - CIE 136-2000 – Guide to the lighting of Urban Areas 4 - CIE 115 – 2010 Lighting of roads for motor and pedestrian traffic 5 - Conférence: Ambiance et atmosphère en lumière urbaine, Roger Narboni, Nantes, 8 mars 2012 6 - Brandi U., Geissmar-Brandi C.(2007), Light for Cities, Lighting Design for Urban Spaces. A Handbook, Birkhäuser Publishers for Architecture, Switzerland 7 - Raynham P., Gardner C. (2001), Urban Lights: Sustainable Urban Lighting for Town Centre Regeneration, Lux Europa 2001, Reykjavik 8 - Raynham, P. (2007), Public Lighting in Cities. International Conference Illuminat 2007. Cluj-Napoca, Romania 9 - Boyce P., (2003), Human factors in lighting, Taylor & Francis, London and New York 10 - Social Light Movement, accesso al sito il 28/febbraio 2014 http://sociallightmovement.com/ 11 - Schulte-Römer N. (2010), Urban Light Planning Evaluation, Evidence and the New, Workshop-Report Urban Light Planning – Evaluation, Evidence and the New, WZB, 25-26 Nov. 2010 12 - Uk Kim, Sung-O Cho (2009), A study on the innovative urbanization using ubiquitous technology, ISCIT 13 - Canter D. V. (1977), The psychology of place, London: The architectural press 14 - Ector Hoogstad, EHA Magazine October 2013 available at http://www.ectorhoogstad.com/en/blog/eha-magazine-out-now

15 - Hillier B. and Hanson J. (1984), The Social Logic of Space, Cambridge University Press: Cambridge. 16 - Flynn, E. J., (1988). Lighting Design Decisions as Interventions in Human Visual Space. In J. Nasar, ed. Environmental Aesthetics: Theories, Research and Application. Cambridge, New York: Cambridge 17 - Kaplan R. and Kaplan S.(1989), The Experience of Nature: A Psychological Perspective. New York: Cambridge University Press 18 - Let’s switch on the Martkhal, accesso al sit oil 28/02/2014 http://dariacasciani.wordpress.com/2013/04/15/ lets-switch-on-the-markthal-experiment-tue/ 19 – Whyte W. (1984) Learning from the field. A guide from Experience Sage Publication. California 20 - Rossi, L., Zegna, L. ,Iacomussi, P., Rossi, G.(2012) Pupil size under different Lighting Sources, Proceedings of CIE 2012 ‘Lighting Quality and Energy Efficiency’ 21 September 2012 21 – Kaplan R. and Kaplan S.(1989), The Experience of Nature: A Psychological Perspective. New York: Cambridge University Press 22 - Wänström Lindh U. (2012), Understanding the Space: How Distribution of Light Influences Spatiality 10th European Academy of Design Conference - Crafting the Future 23 - Haans, A. & de Kort, Y. (2012). Light distribution in dynamic street lighting: Two experimental studies on its effects on perceived safety, prospect, concealment, and escape. Journal of Environmental Psychology, (32), Elsevier, pp. 342-352.

security and accessibility. This negative aspect becomes positive when useful to hide not interesting or not pleasant aspects. More than this, the dark space contributed to the perception of a wider volumetric dimension because the eyes were not able to visualize the limits, as confirmed also by the researches of W. Lindh [22]. The experience of adaptive and interactive lighting performances Adaptive lighting defined a general sense of interest and pleasure: the correlation between lighting and the physical presence of individuals was always perceived as positive and highly meaningful. The observations have indicated that interactive lighting was perceived as involving when simple, understandable, correctly timed and happening in near proximity of individuals (embodied interaction): people did not react passively but were consciously and unconsciously interested in lighting, evidencing a series of micro social interaction occurring in the space. The direct interaction with a lighting that is activated by people presence and guides or follow was interpreted as subtle and not invasive, as a positive element that accompany the individual in the nightly urban environment. In many cases, it determined also an impression of control and active personalization of the luminous atmosphere. Adaptive lighting was conceived as human-sized, able to follow the activities and movements of people in an evocative way, but also meaningful and functional because coherent with the use of the space. The interaction with lighting was found to contribute in restoring the intimate sense with the urban space and, besides of having positive social outcomes, it is functional in defining virtuous behaviours through the responsible use of energy. In the case of luminous adaptive performance, the uniformity factor was not guaranteed. The more important variables of lighting were the control of luminous contrast ratio and the location of lit areas in correspondence of entrance/exits of the space but, moreover in proximity of people with a correct timing between lighting and people activities. In this regard, the direct bodily interaction with lighting that increase the levels of personal control and contact with the urban spaces, like previously investigated by Hans e De Kort [23], ensures security and comfort to the individual, without creating embarrassment. For most of the participants, adaptive lighting was perceived as unexpected but also technologically and widely applicable in urban environment. So in our cities.

RICERCA ESPLORANDO LA DIMENSIONE SOCIALE DELL'ILLUMINAZIONE URBANA

spazio lasciato in ombra può contribuire alla percezione di una dimensione volumetrica più grande, dal momento che l’occhio non riesce a visualizzarne i limiti, come confermato anche dalle ricerche di W. Lindh [22].

LUCE 308

97


l’accesso di luce naturale negli ambienti interni considerazioni sulla scelta dei software Daylight entrance in indoor environments Reflections about software’s choice

RICERCA L'ACCESSO DI LUCE NATURALE NEGLI AMBIENTI INTERNI

di / by 1 Laura Bellia , 1 Francesco Fragliasso , 1,2 Alessia Pedace

98

1

Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università di Napoli Federico II Department of Industrial Engineering, University of Naples Federico II 2 Dipartimento di Energia, Ingegneria dell’ Informazione e Modelli matematici, Università di Palermo Department of Energy, Information Engineering and Mathematical Models, University of Palermo

LUCE 308

1. Introduzione L’impiego della luce naturale per illuminare gli interni degli edifici ha molteplici effetti positivi tra i quali il miglioramento delle condizioni di comfort degli occupanti ed il contenimento dei consumi energetici. Poiché la luce naturale è una risorsa estremamente variabile nel tempo (muta al variare dell’ora del giorno, del periodo dell’anno e delle condizioni meteorologiche), la sua corretta modellazione e l’individuazione di parametri caratteristici quantitativi e qualitativi sono essenziali per comprendere quale sia la sua reale disponibilità in ambiente durante l’anno e quali siano gli scenari luminosi che essa determina. Data la complessità della valutazione dell’accesso e della distribuzione della luce naturale, è indispensabile l’utilizzo di software specifici. Attualmente gli applicativi disponibili per il calcolo illuminotecnico sono molto numerosi e spesso può risultare complicato individuare quello più adatto alle proprie esigenze. Tale difficoltà è particolarmente sentita da chi si occupa di progettazione e riqualificazione degli edifici, in quanto l’accesso di luce naturale costituisce un parametro indicativo per la sostenibilità e la sua corretta progettazione può rappresentare quel “quid” che rende più elevata la qualità dell’intervento proposto. D’altronde chi non è esperto in questo settore non sa come orientarsi e rischia da un lato di utilizzare software con interfaccia utente non semplice e che richiedono tempi di apprendimento relativamente lunghi, magari a fronte di risultati non richiesti, e dall’altro di banalizzare il problema, utilizzando procedure troppo semplificate, ma poco affidabili. Una prima differenziazione tra i programmi disponibili va fatta sulla base della metodologia di analisi utilizzata: l’ approccio può essere infatti di tipo statico oppure di tipo dinamico. Un’analisi statica permette di calcolare l’apporto di luce naturale in ter-

mini di illuminamento o luminanza in uno o più punti di un ambiente, in un unico istante temporale, tenendo conto delle coordinate geografiche del luogo di progetto, dell’ora del giorno e del giorno dell’anno. Secondo le normative vigenti per verificare che la luce naturale disponibile in ambiente sia adeguata, è sufficiente la valutazione del Fattore di Luce Diurna, il cui valore è indipendente dalla collocazione geografica, dall’istante temporale e dall’orientamento dell’edificio e che pertanto presenta notevoli limitazioni (1) (2) (3). Considerando anche l’esclusione del contributo della radiazione solare diretta, si comprende come tale parametro risulti inadeguato, soprattutto se si vuole valutare la possibile integrazione con luce artificiale (4). Per superare tali limiti, risulta necessario adottare procedure di calcolo di tipo dinamico in analogia con quelle utilizzate per le simulazioni energetiche. Grazie a tali procedure, a partire da file climatici, attraverso l’uso di software specifici, è possibile calcolare l’apporto di luce naturale per ogni ora (o frazione di ora) di un intero anno, in uno o più punti di un ambiente. Nell’ottica di uno studio approfondito, analisi statica e analisi dinamica dovrebbero costantemente integrarsi. La prima è fondamentale soprattutto nelle prime fasi della progettazione: stimare le condizioni di illuminazione interne in alcune circostanze caratteristiche (cielo molto nuvoloso con prevalenza della componente diffusa, cielo sereno con irraggiamento diretto a rischio di discomfort, ecc) è utile, ad esempio, per individuare la più corretta distribuzione planimetrica di uno spazio o per selezionare diverse tipologie di sistemi vetrati o schermanti. Una volta individuate una serie di alternative progettuali, però, effettuare una simulazione dinamica permette di valutare potenzialità e criticità di ciascuna scelta, sia in termini di comfort, sia in termini di risparmio energetico ottenibile.

1. Introduction Allowing daylight entrance in indoor environments has many benefits, such as improvement of users’ comfort and the reduction of energy consumptions. Given that daylight changes greatly with the time (it varies depending on the hour of the day, on the season and on weather conditions), its proper modeling and the individuation of qualitative and quantitative parameters are essential for the comprehension of daylight’s real availability during the year and to understand the light scenarios that it determines. Therefore the evaluation of daylight’s entrance and distribution is complex, so the use of certain software is essential. At the present time many software are available to perform lighting analysis and it can be difficult to identify which one is the most adequate to fulfill a certain requirement. This difficulty is relevant among those working in the field of buildings’ design and requalification, because daylight entrance is an indicative parameter for sustainability and its correct design can increase the quality of the proposed intervention. However non expert professionals do not know how to orient themselves and they risk on one hand to use a not user friendly software and/or one that requires a lot of time to learn how to use them, leading to results that are probably not required; on the other hand they risk to minimize the problem, using procedures that are too simplified but not very reliable. A first distinction between available software can be done according to the used analysis method: the approach can be a static one or a dynamic one. A static analysis allows to calculate the amount of daylight available in one or more points of an environment in terms of illuminance and luminance, on a single moment, taking into account geographical coordinates of the project’s site, the hour of the day and the time of the year. According to the current regulations, to verify if the amount of daylight available in an environment is adequate, it is sufficient to evaluate the Daylight Factor, its value is independent from the building’s geographical location, its orientation and the moment chosen to perform the calculation and therefore it has great limitations [1] [2] [3]. Moreover it also exclude the contribution of direct solar radiation, so it is clear how inadequate this parameter is, especially if the integration with electric light needs to be evaluated [4]. To overcome such limits it is necessary to use dynamic approaches, similar to those used for energy simulations. Thanks to these procedures, starting from weather data and using specific software, it is possible to calculate the amount of daylight, on one or more points of an environment, for every hour (or fraction of hour) of an entire year. In order to carry out an exhaustive study, static and dynamic analysis should constantly integrate each other. The first one is


— [img 1]

ReluxPro è anch’esso un programma gratuito, scaricabile in rete (7). Anch’esso utilizza modelli di cielo CIE overcast o clear e permette di generare rendering sviluppati tramite un processo di basato sul metodo della radiosità. L’aggiunta di un plug-in chiamato Vision, basato sul software Radiance, consente di utilizzare anche il metodo del raggio tracciante (6). — [img 2]

Il software considerato più accurato ed affidabile è Radiance (8), sviluppato alla fine degli anni ottanta da Greg Ward presso il Lawrence Berkeley National Laboratory e disponibile

gratuitamente sul web. Consente di effettuare il calcolo sia della luce naturale che artificiale mediante il metodo del raggio tracciante. Notevolmente flessibile nella modellazione, consente l’accurata caratterizzazione delle proprietà ottiche di molti materiali (9). Oltre ai valori di illuminamento e luminanza in vari punti degli ambienti oggetto di studio, consente di ottenere rendering molto realistici e di ottima qualità. Tuttavia, l’uso di Radiance comporta delle difficoltà: l’interfaccia utente è di difficile gestione e richiede tempi di apprendimento più lunghi rispetto agli altri software; inoltre è stato sviluppato in ambiente Unix. Sebbene oggi siano disponibili versioni compatibili con Windows, è in ambiente Unix che mostra tutte le sue potenzialità. “Utilizzando Radiance con un sistema operativo Linux/Unix si ha il vantaggio di lavorare in un ambiente di simulazione più stabile e di migliorare i tempi di calcolo rispetto a quando si lavora con un sistema operativo Windows. D’altro canto, acquisire familiarità con un sistema Linux/Unix può risultare inizialmente piuttosto dispendioso in termini di tempo” (10). 3. I software per le simulazioni dinamiche Queste simulazioni, come è facile intuire, comportano una complessità

di calcolo maggiore rispetto a quelle statiche. “Una simulazione di luce naturale basata su dati orari relativi ad un intero anno dovrebbe generalmente adottare la procedura seguente: recuperare i dati climatici di base, in genere relativi alla irradianza globale e diffusa, a partire da un anno climatico tipo; convertire i dati di irradianza in dati di illuminamento attraverso un modello di calcolo basato sul coefficiente di visibilità; generare la distribuzione di luminanza della volta celeste usando un modello di cielo; utilizzare la distribuzione di luminanza del cielo per calcolare gli illuminamenti interni; determinare il fabbisogno di luce artificiale utilizzando un algoritmo di controllo dell’illuminazione” (1). Il programma più usato per questo tipo di analisi è Daysim, elaborato da un gruppo di studio coordinato da Cristoph Reinhart a partire dal 1998 (11) e disponibile gratuitamente sul web. E’ in grado di leggere i file climatici e di modellare, a partire da essi, numerose condizioni di cielo utilizzando il modello proposto da Perez (12). Può importare modelli geometrici elaborati con vari programmi (Rhinoceros, SketchUp, Ecotect). Tra i suoi vantaggi vi è la possibilità di calcolare i principali indicatori sintetici di performance, tra cui Daylight Autonomy (DA), Continuous Daylight Autonomy (DAcon), Useful [img 1] Interfaccia grafica di Dialux 4.11

[img 1] Dialux 4.11’s graphic interface

[img 2] Interfaccia grafica di ReluxPro 2014.1.1

[img 2] ReluxPro 2014.1.1's graphic interface

fundamental in the first design phases: it is useful to evaluate the internal light levels on particular circumstances (overcast sky with a prevalence of the diffuse component, clear sky with direct sunlight and risk of discomfort, etc.), for example, to identify the appropriate plan distribution of a space or to select between different types of glazings and shading systems. However, once a limited number of design options is selected, performing a dynamic simulation allows to evaluate pros and cons of every options, in terms of comfort and also in terms of achievable energy savings. 2. Software for static analysis These software can be based on the radiosity method or on the backward raytracing. Those belonging to the first category are numerous and with similar characteristics. Dialux, for example, is a free software that can be downloaded on-line, it allows to carry out daylight simulations under different CIE sky models (clear, overcast and intermediate) together with the specific applications for the simulation of electric light [5]. It also uses the pov-ray application to obtain realistic renderings, using the backward raytracing method; moreover it interfaces with CAD modeling software for the input of geometric data [6]. — [img 1]

ReluxPro is also a free software that can be downloaded on-line [7]. As the previous one it uses CIE overcast and clear sky models and it allows to generate renderings with an approach based on the radiosity method. Moreover there is a plug-in named Vision, based on Radiance, that allows to also use the backward raytracing method [6]. — [img 2]

The software considered as the most accurate and reliable is Radiance [8], which was developed at the end of the eighties by Greg Ward at the Lawrence Berkeley National Laboratory and it is freely available online. It allows to calculate both daylight and electric light using the backward raytracing method. It is considerably flexible in the modeling part, it allows to accurately specify the optic properties of many materials [9]. In addition to the calculation of illuminance and luminance values in different points of an environment, it also allows to obtain very realistic and high quality renderings. However, Radiance is not easy to use: the user interface is not user friendly and it requires long learning times compared to other software; moreover it was developed on Unix platform. Although nowadays Windows supported versions are available, it is on Unix that the software shows all his potential. “Using Radiance under a Linux/Unix operating system has the advantage of working under a stable simulation environment and will yield improved simulation times compared to working under a Windows system. On the flipside, getting familiar with a Linux/Unix system can initially be quite time consuming” [10]. 3. Software for dynamic analysis It is easy to understand that these simulations require a greater calculation complexity compared to static ones. “A daylighting evaluation founded on hourly data for a full year would typically adopt the following procedure: obtain basic climate data, usually global and diffuse irradiance, from a weather tape or TRY; convert the basic irradiance data to illuminances using a luminous efficacy model; generate a sky luminance distribution using a sky model; use the sky luminance distribution to calculate internal illuminances; determine the artificial lighting requirements using a lighting control algorithm” [1]. The most used software for this type of analysis is Daysim, which was developed by a research group coordinated by Cristoph Reinhart from 1998 [11] and it is freely available on the internet. It is capable of reading weather data and, starting from

LUCE 308

RICERCA L'ACCESSO DI LUCE NATURALE NEGLI AMBIENTI INTERNI

2. I software per le simulazioni statiche Tali software, possono basarsi sul metodo di calcolo della radiosità o del raggio tracciante inverso. Quelli appartenenti alla prima categoria sono piuttosto numerosi e con caratteristiche simili. Dialux, ad esempio, è un software gratuito, scaricabile on-line che, insieme alle applicazioni di calcolo specifiche per la luce artificiale, consente di effettuare simulazioni con luce naturale sotto diversi modelli di cielo CIE (clear, overcast e intermediate) (5). Per ottenere rendering piuttosto realistici utilizza l’applicativo pov-ray, basato sul raggio tracciante; inoltre si interfaccia con i programmi CAD di modellazione per l’input dei dati geometrici (6).

99


Daylight Illuminance (UDI). Tali indicatori descrivono l’apporto globale di luce naturale relativamente all’intero anno. Inoltre, Daysim offre anche la possibilità di tenere conto del comportamento degli utenti, in modo da simulare le diverse modalità con le quali questi fanno uso della luce artificiale o dei sistemi di ombreggiamento (se accendono la luce artificiale anche quando è disponibile quella naturale, se tengono sempre i sistemi di ombreggiamento in funzione, ecc). Infine, fornisce come output anche i valori dei carichi termici interni, esportabili in programmi quali EnergyPlus o eQuest per condurre un’analisi integrata termica e illuminotecnica (11). — [img 3]

Sebbene sia un programma indipendente, Daysim è basato su Radiance e nasce esclusivamente per effettuare le simulazioni dinamiche con luce naturale. Volendo effettuare un’analisi completa, bisognerebbe utilizzare i due software in maniera integrata. Poiché, come già detto, l’utilizzo di Radiance è di notevole complessità, l’uso combinato dei due programmi può essere agevolato utilizzando

un terzo applicativo che funga esclusivamente da interfaccia grafica. Uno di questi è Ecotect [13] uno strumento di analisi per la progettazione sostenibile fornito da Autodesk (14). — [img 4]

Un altro software utile allo svolgimento delle simulazioni dinamiche è 3ds Max Design, programma a pagamento fornito da Autodesk (14). Il suo uso, relativamente alle simulazioni dinamiche, è ancora poco diffuso, ma alcune recenti ricerche hanno dimostrato la sua affidabilità in questo campo (8). Il suo maggior vantaggio è che, al contrario di Radiance o Daysim, è un software molto utilizzato nella pratica progettuale comune, per la produzione di rendering fotorealistici. Può importare modelli geometrici realizzati con programmi molto diffusi per il disegno architettonico come AutoCAD e Revit. Consente di calcolare sia la luce naturale che quella artificiale e di effettuare sia simulazioni statiche che dinamiche. Legge i file climatici di estensione .epw e modella condizioni di cielo differenti utilizzando oltre ai modelli CIE anche il modello Perez. La tecnologia alla base del calcolo dei livelli

di luce è chiamata Exposure Control e il motore di rendering è il “mental ray raytracer” (8). I dati di output sono forniti sotto forma di file con estensione .csv leggibili con i più comuni software per la gestione dei fogli elettronici. I file .csv contengono i livelli di illuminamento per i punti di calcolo scelti, nella loro componente diretta, diffusa e globale. Il software è anche in grado di produrre le cosiddette Rendered Image Overlay, ossia delle immagini HDR (High Dynamic Range). A tali immagini possono essere sovrapposte delle griglie, per ciascun punto delle quali sono forniti i valori di illuminamento o luminanza (15). 3ds Max Design presenta però degli svantaggi rispetto a Daysim: non contiene applicazioni per il calcolo automatico degli indicatori di performance, per la definizione dei modelli comportamentali degli utenti o per una simulazione termica integrata. I tempi di simulazione sono più lunghi ed inoltre la modellazione delle caratteristiche ottiche dei materiali risulta più complessa. — [img 5]

[img 3] Interfaccia grafica di Daysim 3.1

[img 3] Daysim 3.1's Graphic interface

RICERCA L'ACCESSO DI LUCE NATURALE NEGLI AMBIENTI INTERNI

[img 4] Interfaccia grafica di Ecotect 2011

100

[img 4] Graphic interface of Ecotect 2011

them, it can simulate several sky conditions using the Perez model [12]. Geometrical models developed with different software (Rhinoceros, SketchUp, Ecotect) can be imported. Among its advantages there is the possibility of calculating the main performance metrics, such as Daylight Autonomy (DA), Continuous Daylight Autonomy (DAcon), Useful Daylight Illuminance (UDI). These metrics describe the global amount of daylight in an entire year. Moreover, Daysim allows to take into account users’ behaviour, in order to simulate the different ways they use electric light or shading systems (if they switch on the electric light even when daylight is available, if the always keep the shading systems switched on, etc.). Finally, it develops as an output the values of internal loads that can be exported in software such as EnergyPlus or eQuest to carry out a lighting and thermal integrated analysis (11). — [img 3]

Although it is an independent software, Daysim is based on Radiance and has been exclusively developed to carry out daylight dynamic simulations. To perform a complete analysis, the two software should be used in an integrated way. Since, as it has been said before, using Radiance is extremely complex, the combined use of the two software can be made easier by using a third software that will only act as a graphic interface. One of them is Ecotect [13], an analysis tool for sustainable design developed by Autodesk [14]. — [img 4]

Another useful software for dynamic simulations is 3ds Max Design, commercial software developed by Autodesk [14]. Its use for dynamic simulations is still not very diffuse, but recent researches demonstrated its reliability [8]. Its main benefit is that, contrary to Radiance or Daysim, 3ds Max Design is frequently used in the common design practice to develop photorealistic renderings. It can import geometrical models developed with highly diffuse software for architectural design, such as AutoCAD and Revit. It also allows to calculate both daylight and electric light and to carry out static and dynamic simulations. 3ds Max Design also reads weather data with a .epw extension and it simulates different sky conditions using CIE and Perez models. The technology on which the light levels calculation is based is called Exposure Control and the rendering engine is the “mental ray raytracer” [8]. Ouput data are given as .csv files which can be opened with common spread sheet management software. .csv files contain illuminance levels for the chosen calculation points, in their direct, diffuse and global components. The software is also able to develop the so called Rendered Image Overlay, which are HDR (High Dynamic Range) images. Grids can be overlaid on these images for each point of which illuminance or luminance values are given [15]. However 3ds Max Design has a series of cons compared to Daysim: features for the automatic calculations of performance indicators, for the definition of users’ behavioural models or for an integrated thermal analysis are not implemented. Moreover simulation times are longer and the specification of materials’ optical characteristics is more complex. — [img 5]

LUCE 308


[img 5] Interfaccia grafica di 3ds Max Design 2013

[img 5] 3ds Max Design 2013's graphic interface

tro le attuali prescrizioni normative italiane, che, come già detto, indirizzano verso un approccio analitico di tipo statico, fanno in modo che le valutazioni di disponibilità di luce naturale non vengano attualmente effettuate con la dovuta cura. La scelta del progettista viene naturalmente orientata verso software più semplici e veloci, come ad esempio Dialux che, oltre ad essere di facile utilizzo, forniscono un output immediato da leggere e da gestire. Se è vero, dunque, che una corretta e approfondita valutazione della disponibilità di luce naturale può essere effettuata solo a mezzo dell’integrazione tra tecniche di calcolo tradizionali e innovative, è vero anche che gli strumenti oggi a disposizione per svolgere questo tipo di analisi comportano notevoli difficoltà nell’u-

Bibliografia / Bibliographic references (1) J. Mardaljevic, «Simulation of annual daylighting profiles for internal illuminance», Lighting Research and Technology, n. 32(3), pp. 111-118, 2000. (2) J. Mardaljevic, C. Reinhart e Z. Rogers, «Dynamic daylight performance metrics for sustainable building design», Leukos, vol. 3, n. 1, pp. 7-31, 2006. (3) J. Mardaljevich e A. Nabil, «Useful daylight illuminance: a new paradigm for assessing daylight in buildings», Lighting Research and Technology, vol. 37, n. 1, pp. 41-59, 2005. (4) F. Cantin e M. C. Dubois, «Daylighting metrics based on illuminance, distribution, glare and directivity», Lighting Research and Technology, n. 0, pp. 1-17, 2011. (5) «http://www.dial.de/DIAL/it/dialux.html», [Consultato il giorno 29 gennaio 2014]. (6) F. Bisegna, F. Gugliermetti, M. Barbalace e L. Monti, «Confronto tra software illuminotecnici», Disponibile online: http://www.enea.it/it/Ricerca_sviluppo/ documenti/ricerca-di-sistema-elettrico/illuminazione-pubblica/5-uniroma1confronto-software.pdf, [Consultato il giorno 29 gennaio 2014]. (7) «http://www.relux.biz/index.php?option=com content&view=article&id=216&Itemid=189&lang=it», [Consultato il giorno 29 gennaio 2014]. (8) C. Reinhart e P.-F. Breton, «Experimental Validation of 3ds Max Design 2009 and Daysim 3.0», in Eleventh International IBPSA Conference, Glasgow, Scotland, 2009. (9) «http://www.radiance-online.org/about», [Consultato il giorno 22 agosto 2013]. (10) C. Reinhart, «Tutorial on the Use of Daysim Simulations for Sustainable Design», 2006, Disponibile online: http://archive.nrc-cnrc.gc.ca/obj/irc/doc/daysimtutorial, [Consultato il giorno 11 Febbraio 2014]. (11) «http://daysim.ning.com/», [Consultato il giorno sabato 22 giugno 2013]. (12) R. Perez, R. Seals e J. Michalsky, «All-Weather Model for Sky Luminance Distribution - Preliminary Configuration and Validation», Solar Energy, n. 50(3), pp. 235-240, 1993. (13) G. Petinelli e R. Christoph, «Advanced daylight simulations using Ecotect, Radiance, Daysim - Getting started», 2006. Disponibile online: http://web.mit.edu/SustainableDesignLab/projects/TeachingResources/ GettingStartedwithEcotectRadianceDaysim.pdf, [Consultato il giorno 24 marzo 2014]. (14) «http://www.autodesk.it/», [Consultato il giorno 24 marzo 2014]. (15) C. Reinhart, M. Landry e P.-F. Breton, «Daylight Simulation in 3ds Max Design - Getting Started», 2009. Disponibile online: http://images.autodesk.com/adsk/ files/3dsmax_started.pdf, [Consultato il giorno 22 giugno 2013].

so, almeno per gli utenti non esperti. E’ facile immaginare che, finché le lacune degli strumenti di calcolo non saranno colmate, l’utilizzo consapevole della luce naturale, integrata in modo corretto nel progetto architettonico, rimarrà appannaggio di pochi e la ricerca in questo settore rischierà di essere relegata in un ambito di nicchia.

Conclusions In short, the use of each of these software has pros and cons. Software like Dialux and ReluxPro, are easy to learn and immediately applicable, but they only allow to perform static simulations. Radiance and Daysim should be used in an integrated way and to make their use easier it is better to rely on a third software such as, for example, Ecotect. Therefore, a designer should use at the same time three different software to take full advantage of the potential of each software. Otherwise 3ds Max Design allows to carry out both static and dynamic analysis and also to obtain photorealistic renderings, but it lacks most of Daysim’s useful. At the present time the evaluation of daylight availability is not performed with the adequate attention and this depends on one hand on the difficulties explained in the previous paragraphs and, on the other hand, on the current Italian regulations which, as said before, guide through a static approach. A designer’s choice is naturally addressed to the easier and faster software such as, for example, Dialux, which develops an immediately understandable and manageable output. Therefore, if it is true that a correct and deep evaluation of daylight availability can only be performed with an integration between traditional and innovative calculation techniques, it is also true that, at the present time, the tools available to carry out this type of analysis show great difficulties in their use, at least for non expert users. It is easy to understand that, until the gaps of these tools will be filled, the informed design of daylight will remain an exclusive of few people and the research in this field will risk to remain confined in a niche.

RICERCA L'ACCESSO DI LUCE NATURALE NEGLI AMBIENTI INTERNI

4. Conclusioni In sintesi, l’utilizzo di ciascuno di questi strumenti presenta vantaggi e svantaggi. Software come Dialux e ReluxPro, di facile apprendimento ed immediata applicabilità, consentono solo simulazioni statiche. Radiance e Daysim andrebbero utilizzati in maniera integrata e per rendere più gestibile il loro utilizzo sarebbe preferibile appoggiarsi ad un terzo programma come ad esempio Ecotect. Il progettista, quindi, dovrebbe utilizzare contemporaneamente tre software differenti in modo da sfruttare al meglio le potenzialità di ciascuno di essi. D’altro canto 3ds Max Design consente di effettuare analisi sia statiche che dinamiche nonché ottenere rendering fotorealistici, ma è privo di molte applicazioni utili specifiche di Daysim. Da un lato queste difficoltà e dall’al-

LUCE 308

101


illuminazione delle rotatorie: quali calcoli? di / by Carlo Rocca* Lighting of roundabouts: what calculations?

L’illuminazione delle rotatorie è un problema che prima o poi qualsiasi progettista illuminotecnico è chiamato ad affrontare. Per questo tipo di progetti la normativa è imprecisa e per certi versi contradditoria. Si aggiunga che non esistono in commercio programmi informatici mirati, utili a chi, disponendo delle dovute conoscenze illuminotecniche, volesse intraprendere correttamente un progetto. Sia subito detto a giustificazione di questa situazione che la rotatoria copre una superficie limitata, diciamo di poca importanza. É opinione diffusa che l’installazione di una decina di apparecchi non debba richiedere studi approfonditi o progetti molto elaborati, ma sia piuttosto un compito da lasciar risolvere principalmente all’esperienza degli installatori. Certo è che le numerose rotatorie sono un punto critico nella viabilità stradale ed impianti in cui le disuniformità di luce o ancor peggio gli abbagliamenti causati dall’impianto di illuminazione non contribuiscono a qualificare positivamente gli impianti di illuminazione in Italia. Con questo articolo si cerca di mettere un po’ d’ordine sull’argomento e di focalizzare gli aspetti della progettazione illuminotecnica delle rotatorie, con particolare riferimento al calcolo dell’abbagliamento secondo il metodo canonico del TI. La trattazione potrebbe inoltre essere di aiuto ai responsabili della normazione nella redazione di precise prescrizioni in materia ed agli sviluppatori di programmi di calcolo per un utile inserimento di questa parte nei loro software. Occorre innanzi tutto osservare che il comportamento dell’automobilista sulle rotatorie, ed in particolare le sue direzioni di osservazione, sono in parte diversi da quanto ipotizzato dalla UNI 11248:2012. Secondo le indicazioni del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici1, i diametri esterni delle rotatorie possono variare tra 14 e 50 m. — [img 1]. Questa grande varietà di dimensioni implica direzioni e distanze di osservazione diverse. Ad esempio se un automobilista si trova su di una rotatoria di 14 m, per individuare cosa succede sul suo percorso non guarderà, come prevede la norma, in direzione tangenziale alla circonferenza media della rotatoria nel punto in cui si trova, ma individuerà il suo percorso addirittura attraverso il finestrino laterale sinistro dell’autoveicolo. Viceversa su di una rotatoria con diametro di 50 m la direzione di osservazione avviene regolarmente attraverso il parabrezza e quindi con distanze e direzioni ancora diverse. *Progettista Illuminotecnico, collaboratore

esterno ASSIL Lighting Engineering Designer, ASSIL external collaborator [img 1] Confronto tra le dimensioni estreme delle rotatorie secondo il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici

The lighting of roundabouts is a problem that, sooner or later, any lighting designer is called upon to face. For this type of projects, the requirements are vague and sometime contradictory. It should be added that there are no commercially targeted computer software, useful to those who, disposing of the necessary lighting knowledge, wish to successfully undertake a project. Let it be said right away, to justify this situation, that a roundabout covers a limited surface area, we may say of little importance. It is widely believed that the installation of half-a-score of luminaires should not require studies in-depth or very elaborate projects, but rather that it is a task primarily solved by leaving it to the experience of the installers. Certainly, roundabouts are critical points in the road system, and installations with bad uniformity or even glare do not positively contribute to characterize the quality of the lighting in Italy. With this article, we try to put a little order on the subject and focus on the aspects of the lighting design of roundabouts, with particular reference to the calculation of glare according to the canonical method of TI. The discussion may also be of help to those responsible for standardization, in the preparation of specific requirements in this area, and developers of computer programs for a useful inclusion of this part in their software. It should first be noted that the behaviour of the motorists on roundabouts and in particular their viewing directions are partly different from those suggested by UNI 11248:2012. As indicated by the Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici1, the Superior Council of Public Works, the external diameters of roundabouts can vary from 14 to 50 m. — [img 1]

This large variety in sizes implies different directions and distances of observation. For example, if a motorist is located on a roundabout measuring 14 m, in order to identify what happens along his route, he will not look, as foreseen in the standard, in the tangential direction to the average circumference of the roundabout. Rather he will in fact directly identify his path through the left side window of his vehicle. Conversely, on a roundabout with a diameter of 50 m, the viewing direction occurs regularly through the windshield and then again with different distances

0

102

Ø5

RICERCA ILLUMINAZIONE DELLE ROTATORIE: QUALI CALCOLI?

Ø1 4

Comparison between the extreme dimensions of roundabouts according to the Superior Council of Public Works.

1 – Decreto 19/04/2006 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle intersezioni stradali.

LUCE 308

1 - 19/04/2006 Decree of the Ministry of Infrastructure and Transport: Functional and geometric guidelines for the construction of road intersections


and directions.

de= 14 ; lr= 7,5; 6 anelli a 1,25 m; (14 − 1,25)∙π = 40,055; 40,055/15 = 2,670 < 3 m; 360°/15 = 24° de = 50; lr = 9; (50 – 1, 5)∙π = 152,367; 152,367/60 = 2,539 < 3m; 360°/60 = 6° Come si può notare il passo angolare può essere ben diverso dai 15° richiesti dalla UNI 11248. Se la disposizione degli apparecchi di illuminazione è regolare (condizione questa piuttosto rara in situazioni pratiche) il calcolo può essere limitato al settore di anello circolare compreso tra 2 apparecchi consecutivi. Tale settore è di fatto rappresentativo dell’intera rotatoria per quanto concerne l’illuminamento medio e l’uniformità generale di illuminamento. La luminanza media della rotatoria può essere valutata tramite l’illuminamento medio supponendo la superficie stradale perfettamente diffondente (fattore di riflessione ρ = 0,2), secondo la ben nota formula: L = Eρ π

2– La scelta della prima e dell’ultima corona di punti è indifferente, ma per motivi di stampa dei risultati conviene partire dal diametro esterno.

de = 14; lr = 7.5; 6 lines at 1.25 m; (14 – 1.25)∙π = 40.055; 40.055/15 = = 2.670 < 3 m; 360°/15 = 24° de = 50; lr = 9; (50 – 1. 5)∙π = 152.367; 152,367/60 = 2.539 < 3 m; 360°/60 = 6° As we can see, the angle increment can be very different from the 15° required by UNI 11248. If the arrangement of the luminaires is regular (this is a rather rare condition in practical situations), the calculation can be restricted to the circular sector between 2 consecutive luminaires. This area is in fact representative of the whole roundabout as regards the average illuminance and the general uniformity of illuminance. The average luminance of the roundabout can be evaluated by the average illuminance, assuming the road surface as perfectly diffusing (reflection factor ρ = 0.2), according to the well-known Eρ [1] L= π formula:

(1)

1 - 19/04/2006 Decree of the Ministry of Infrastructure and Transport: Functional and geometric guidelines for the construction of road intersections

LUCE 308

RICERCA ILLUMINAZIONE DELLE ROTATORIE: QUALI CALCOLI?

Illuminamenti: il reticolo di calcolo La normativa considera le rotatorie come zone di conflitto. Si possono quindi applicare le prescrizioni definite per le classi CE e quindi calcolare gli illuminamenti locali e medi oltre all’uniformità generale d’illuminamento. Un sistema di coordinate polari con origine al centro della rotatoria ed asse di riferimento per gli angoli orientato da sinistra a destra potrebbe sembrare l’ideale. Conviene però riferirsi al classico sistema cartesiano ortogonale destrorso che facilita il rilevamento dei dati di input da un disegno in pianta della rotatoria e consente il ricupero di routine assodate in un programma di calcolo informatizzato. L’attuale norma UNI 11248:2012 non è però in sintonia con la norma UNI EN 13201-3 la quale dà precise indicazioni sui reticoli dei punti di calcolo da adottare. In rotatoria conviene distribuire i punti di calcolo in un reticolo di tipo circolare, salvaguardando però il concetto che la massima distanza ammessa tra i punti non superi i 3 m, distanza che qui, misurata in lunghezze d’arco, va calcolata sulla circonferenza di punti di massimo raggio. Ovviamente i punti di calcolo devono avere passo uguale sui 360° della rotatoria ed il loro numero deve essere un sottomultiplo di 360° con in più la condizione che tra il primo e l’ultimo punto vi sia lo stesso passo angolare adottato tra gli altri punti. Secondo il decreto citato, la rotatoria non si divide in corsie, sebbene il decreto stesso ammetta che i rami di approccio e di uscita possano avere al massimo 2 corsie. Se lr è la larghezza della rotatoria e de è il suo diametro esterno, la soluzione consigliata è quella di suddividere lr in un numero intero in modo che la distanza radiale dr tra i punti non superi 1,5 m. Come prescritto dalla UNI EN 13201-3 la distanza della prima2 corona di punti dalla circonferenza esterna e la distanza dell’ultima corona di punti dalla circonferenza interna saranno uguali e pari a dr/2. Sulla prima corona di punti si sceglierà poi un passo in modo che il numero di punti sia un sottomultiplo di 360°, con la condizione che gli elementi d’arco così ottenuti siano ≤ 3m, ma per quanto possibile vicini a questa lunghezza. Esempi:

Illuminance levels: the calculation grid The legislation considers roundabouts as conflict zones. Designer can then apply the requirements of the EC classes and then calculate the local illuminance, the average value, and the general uniformity of illuminance. A polar coordinate system with origin at the centre of the roundabout and the angle reference axis pointing from left to right might seem ideal. However, it is convenient to refer to the classic right-handed orthogonal Cartesian system that facilitates the collection of the data from a drawing of the roundabout and allows to reuse proven routines of computerized calculation programs. The current standard UNI 11248:2012 however, is not in line with the UNI EN 13201-3, which gives a precise indication of the points of calculation grids to be taken. In the roundabout, it is convenient to distribute the calculation points into a grid of circular form, while safeguarding the concept that the maximum permissible distance between the points does not exceed 3 m, distance that is here measured in arc lengths, should be calculated on the circumference of the points of maximum radius. Obviously the calculation points must have equal pitch on the 360° of the roundabout, and their number must be a sub-multiple of 360° with the further condition that, between the first and the last point, there is the same angular spacing adopted among the other points. According to the above-mentioned decree, the roundabout is not divided into lanes although the decree itself admits that the approach and exit can have a maximum of 2 lanes. If lr is the radial width of the roundabout and de is its outside diameter, the recommended solution is to divide lr into an integer, so that the radial distance between the points dr does not exceed 1.5 m. As required by UNI EN 13201-3 the distance of the first line of points from the outer circumference and the distance of the last line of points from the inner circumference will be the same and equal to dr/2. Then, on the first line of points, you will choose a step so that the number of points is a sub-multiple of 360°, with the condition that the relevant arc elements are ≤ 3 m, but as much as possible close to this length. Examples:

103


Abbagliamento: determinazione dei punti e delle direzioni di osservazione La valutazione dell’incremento di soglia TI in rotatoria è tanto importante quanto complessa: l’applicazione delle formule della UNI EN 13201 parte 3 di fatto richiede la conoscenza delle posizioni e delle direzioni di osservazione, posizioni e direzioni ben diverse da quelle normalmente riscontrabili nel caso di strada rettilinea con impianto d’illuminazione regolare. A quanto sopra va aggiunto che gli impianti di rotatoria si realizzano tipicamente sia con apparecchi di illuminazione su pali stradali disposti sul perimetro della rotatoria sia con proiettori montati su torrifaro al centro della rotatoria. L’abbagliamento di un impianto dipende principalmente dalla posizione in cui l’osservatore si trova e dalla direzione secondo la quale egli guarda. In rotatoria entrambe queste situazioni variano continuamente e con ugual importanza: nel progetto illuminotecnico occorre quindi individuare quelle più influenti e valutarne il contributo con calcoli mirati. Per ogni calcolo interessano 2 punti fondamentali: il punto di osservazione ed il punto d’impatto. Il primo è situato a 1,5 m dal suolo nella posizione in cui l’osservatore si trova e è descritto nel seguito genericamente con le variabili xo e yo; il secondo è l’intersezione dell’asse di visione con la superficie transitabile della rotatoria, supposta piana ed orizzontale a quota zero. Per questo punto la simbologia usata è indicata genericamente con xi ed yi. Come posizioni e direzioni di osservazione occorre considerare le 3 situazioni seguenti che sintetizzano le basi su cui si articola la ricerca del massimo valore del TI: 1. L’utente si avvicina alla rotatoria percorrendo un tratto di strada normale 2. L’utente rallenta o si arresta allo STOP per dare la precedenza a chi già percorre la rotatoria 3. L’utente percorre la rotatoria. Per tutte e 3 le suddette situazioni l’approccio al calcolo è diverso. Si rammenta che nelle formule per il calcolo del TI interviene l’angolo θk di scostamento di ogni singolo apparecchio dalla direzione di osservazione e che le formule stesse sono valide per θk compreso tra 1,5°< θk < 60°. Si è soliti inoltre considerare il semipiano di schermatura creato dalla carrozzeria dell’automezzo, semipiano con asse orizzontale perpendicolare alla direzione di marcia, passante per il centro degli occhi dell’osservatore ed inclinato di 20° sopra l’orizzontale. Tale semipiano è legato all’orientamento dell’automezzo nel punto in cui l’utente si trova: un apparecchio può quindi essere influente oppure no per il TI, a seconda di dove l’utente si trova. La definizione del suddetto semipiano implica quindi la conoscenza della posizione dei centri luminosi visti dalla direzione di marcia e di conseguenza il calcolo necessita di un cambiamento delle coordinate degli apparecchi di illuminazione. In pratica è sufficiente conoscere una sola coordinata (diciamo la xa') per capire se l’apparecchio sta sotto o sopra il semipiano di schermatura. Di fatto nel nuovo sistema di riferimento si applica la formula: tanω=

(xa'−xo') (H−1,5)

(2)

per verificare se tanω < tan20°, essendo xa' e xo' rispettivamente l’ascissa dell’apparecchio considerato e l’ascissa dell’osservatore nel sistema di riferimento che ha come asse X' la direzione di marcia dell’automezzo nel punto in cui si trova l’osservatore.

RICERCA ILLUMINAZIONE DELLE ROTATORIE: QUALI CALCOLI?

A) Rami di approccio I rami di approccio alla rotatoria possono essere illuminati o non illuminati. Anche se non illuminati conviene che il progettista preveda almeno 2 apparecchi in prossimità della rotatoria; questo per due motivi: > iniziare l’adattamento dell’occhio di chi si avvicina al livello di luce della rotatoria in un tratto di strada a traffico meno conflittuale; > capire il comportamento di chi si accinge ad entrare in rotatoria da parte di chi in rotatoria già si trova. Nel caso dei rami di approccio l’ipotesi di calcolo più verosimile è quella che fa coincidere la direzione di osservazione con la direzione di marcia, ipotesi pur sempre accettabile qualora il ramo di approccio fosse anche in leggera curva. Come per le strade normali il calcolo del TI si effettua creando un nuovo sistema di riferimento cartesiano in corrispondenza del penultimo apparecchio del ramo di approccio considerato, con origine sul bordo destro della carreggiata e con asse X' orientato secondo il senso di marcia di chi si avvicina alla rotatoria. L’osservatore, al centro della corsia (o alternativamente al centro di ciascuna corsia qualora il ramo di approccio ne abbia 2), è posizionato a –2,75∙(H – 1,5) m dall’origine degli assi (H altezza degli apparecchi) e si suppone che guardi davanti a sé l’anello della rotatoria, parallelamente all’asse X' (più precisamente il punto di impatto dell’asse di visione con la superficie stradale abbia un’ascissa pari alla distanza osservatore → centro rotatoria meno il raggio medio della rotatoria). Questa distanza può identificarsi con il campo di calcolo citato dalla norma UNI EN 13201-3, anche se in questo caso calcoli di illuminamento o di luminanza non sono necessari, in quanto la luminanza di riferimento è quella della rotatoria calcolata secondo la (1). Qualora il penultimo apparecchio si trovi su di un ramo di approccio leggermente in curva, l’asse X' di riferimento e la direzione di visione possono essere scelti secondo la tangente all’arco di circonferenza nel punto di posizionamento del penultimo apparec-

104

LUCE 308

Glare: determination of points and viewing directions The evaluation of the threshold increment TI in roundabouts is as important as it is complex: the application of the UNI EN 13201 Part 3 formulas actually requires the knowledge of the observer’s positions and the viewing directions. These positions and directions are very different from those normally found in the case of straight roads with a regular lighting installation. Further, it should be noted that the roundabout installations are typically implemented either with lighting fixtures on street poles, arranged on the perimeter of the roundabout, or with floodlights mounted onto high masts at the centre of the roundabout. The glare of an installation mainly depends on the position of the observer and the direction in which he looks. In the roundabout, both of these situations vary continuously and with equal importance: in a lighting project, designers must therefore identify the most critical situations and assess their contribution with specific calculations. Two points are fundamental to each calculation: the observation point and the point of impact. The first is located at 1.5 m above the ground, in the position in which the observer stays, and is generically described hereinafter with the variables xo and yo; the latter is the intersection of the vision axis with the road surface of the roundabout, theoretically flat and horizontal, at zero level. For this point, symbols are generally named xi and yi. As positions and viewing directions, one could consider the following 3 situations that synthesize the basis on which the search for the maximum TI value is comprised of: 1.The user approaches the roundabout along a normal road stretch 2.The user slows down or stops at the STOP sign to give priority to those who already runs through the roundabout 3. The user runs the roundabout for all three of these situations the approach to the calculation differs. It should be noted that in the formulas for the TI calculation, the angle of deviation θk of each luminaire from the observation direction is involved and that the same formulas are valid for θk between 1.5°< θk <60°. In addition, it is usual to consider the shielding half-plane created by the car roof. This half-plane has the horizontal axis perpendicular to the running direction, and passes through the centre of the observer's eyes tilting 20° above the horizontal. The half-plane depends on the direction of the vehicle at the point where it is running. A luminaire can therefore influence or not the TI, depending on where the user is located. The definition of this half-plane thus implies the knowledge of the position of the luminous centres viewed from the driving direction and consequently the calculation demands a change of the coordinates of the lighting fixtures. In practice it is sufficient to know only one coordinate (let us say the xa') to see if the luminaire is under or over the half-plane shielding. In fact, in the new reference system we apply the formula: (xa'−xo') [2] tanω = (H−1,5) to verify if tanω < tan20°, being xa' and xo' respectively the abscissas of the considered fixture and that of the observer in the coordinate system which has as its X' axis the driving direction of the vehicle at the point where it is running. a) Approach roads to roundabouts The approach roads to the roundabout can be lit or unlit. Even if unlit, it is agreed that the designer provides at least 2 luminaires near the roundabout; this for two reasons: > to start the eye adaptation to the level of the roundabout for approaching drivers, in a stretch of road with less of traffic in conflict; > to understand the behaviour of those who are ready to enter the roundabout by those who already run on the roundabout. In the case of approach roads, the most likely calculation hypothesis is the one that equates the viewing direction with the direction of travel; a hypothesis still acceptable if the approach road also slightly curves.


12

1 2

I1 1 5

6

y 1 2

III

I

x

2 1

7

8

3 I2 2 1

IV

9

10

4 [img 2] Rotatoria tipica con orientamento degli assi principali e delle posizioni di osservazione. Le frecce tratteggiate indicano le 2 direzioni di osservazione più comuni, con impatto sulla strada nei punti I.

A typical roundabout, with principal axes orientation and positions of observation. The dashed arrows indicate the two most common observation directions, with an impact on the way in the points I.

chio dell’impianto per rami di approccio illuminati o dell’apparecchio più distante dal centro rotatoria se 2 sono gli apparecchi previsti in progetto. Infine, qualora la rotatoria fosse illuminata con torrefaro o con un sostegno unico centrale, l’osservatore va posto sempre a –2,75∙(H – 1,5) m dal proiettore della torrefaro più vicino al ramo di approccio (H altezza dei proiettori dal piano medio della rotatoria) e il sistema di riferimento sarà scelto con gli stessi criteri di cui sopra con l’origine nella stessa posizione dell’osservatore. È risaputo che il massimo valore del TI al variare della posizione dell’osservatore è una funzione matematicamente non definibile; la norma UNI EN 13201-3 consiglia di ricercare questo massimo per tentativi facendo spostare l’osservatore in avanti con passi uguali alla distanza dei punti del reticolo di calcolo e ripetendo il calcolo per ogni nuova posizione. Nel caso dei rami di approccio, avendo definito la lunghezza del campo di calcolo come detto precedentemente, viene scelto un passo per l’avanzamento dell’osservatore ≤ di 3 m ed il calcolo viene ripetuto per n volte, se n è l’intero che, moltiplicato per il passo, copre l’intera lunghezza del campo di calcolo. In tal modo con buona approssimazione si può ritenere di poter individuare il massimo valore del TI sul ramo di approccio alla rotatoria. Si noti però che mentre l’osservatore avanza si ipotizza che lo stesso continui a tenere il suo sguardo sulla rotatoria e quindi l’angolo θk della formula del TI deve tener conto di questa ipotesi. Per ogni posizione di osservazione si ricalcola quindi il valore dell’angolo θk relativo a tutti gli apparecchi dell’impianto e si individua il massimo valore del TI per quel ramo di approccio, ripetendo la procedura per tutti gli altri rami della rotatoria. B) Utente in prossimità dello STOP Secondo il DM già citato per ogni ramo di approccio l’utente della rotatoria deve avere una visuale libera sul quarto di rotatoria alla sua sinistra quando si trova a circa 15 m dalla linea di arresto. Per valutare il TI in queste condizioni conviene quindi posizionare l’osservatore in mezzeria di ogni corsia di approccio, alla distanza di Re+15 m dal centro della rotatoria, essendo Re il raggio esterno della rotatoria, grosso modo coincidente con la linea di arresto. Da queste posizioni l’osservatore valuta la presenza sulla rotatoria di eventuali altri utenti in arrivo e nel caso di via libera vi si immette, prestando attenzione a che non vi siano possibili ostacoli sulla sua strada. Per ogni ramo di approccio che si innesta sulla rotatoria il calcolo del TI deve quindi considerare 2 direzioni principali, una a sinistra, l’altra a destra. Analizzando la dimensioni estreme delle rotatorie, si è pervenuti alla conclusione che la direzione e la distanza di osservazione possono essere individuate dalle due tangenti alla circonferenza media della rotatoria, il punto di tangenza essendo il punto d’impatto dell’asse visivo con la superficie stradale — [img 2]

b) User near the STOP According to the Ministry Decree already mentioned, for each approach road the roundabout user must have an unobstructed view on the quarter of roundabout on the left hand, when he is about 15 meters from the stop line. To assess TI in these conditions we should then place the observer in the centre line of each approach lane at a distance of (Re + 15) m from the roundabout’s centre, being Re the outer radius of the roundabout, roughly coinciding with the stop line. From these positions, the observer evaluates the presence of any other users coming up on the roundabout, and in the case of green light, he will enter, taking care that there are no potential obstacles in his way. For each approach road that joins the roundabout the calculation of TI must therefore consider two main directions, one to the left and the other to the right hand. Analyzing the extreme dimensions of the roundabouts, it was concluded that the direction and distance of observation could be identified by the two tangents to the average circumference of the roundabout, the tangent point being the point of impact of the visual axis with the road surface — [img 2] .

LUCE 308

RICERCA ILLUMINAZIONE DELLE ROTATORIE: QUALI CALCOLI?

11

II

2

As for normal roads, the calculation of TI is done by creating a new Cartesian coordinate system in correspondence of the last but one luminaire of the approach road considered, with origin at the right edge of the carriageway and with X' axis oriented according to the direction of travel of those who are approaching the roundabout. The observer at the centre of the lane (or, alternatively, at the centre of each lane where the approach road has 2 lanes), and is positioned at –2.75∙(H – 1.5) m from the origin of the axes (H for the height of the luminaires). The observer is supposed to look ahead to the roundabout, in the direction of the axis X' (more precisely the impact point of the vision axis with the road surface has an abscissa equal to the distance observer → roundabout centre minus the average radius of the roundabout). This distance matches the field of calculation named by UNI EN 13201-3, although in this case the calculation of illuminance or luminance is not necessary, since the luminance of reference is that of the roundabout, calculated according to [1]. If the last but one luminaire is on a slightly curved road, the X' axis of reference and the viewing direction can be chosen according to the tangent to the arc of circumference in the positioning point of the last but one luminaire, for approach roads with lighting, or of the luminaire farthest from the centre of the roundabout if 2 luminaires are specified in the project. Finally, if the roundabout is lit with high mast, or with a single central pole, the observer must always be placed at –2.75∙(H – 1.5) m from the tower configurations projector, closest to the approach road (H height of the projectors from the carriageway). The coordinates system is chosen with the same criteria as above, with the origin in the same position of the observer. It is well known that the maximum value of TI at different observer positions is a function not mathematically definable; the UNI EN 13201-3 recommends seeking for this maximum by attempts, making the observer moving forward with equal steps, at the distance of the points of the calculation grid and repeating the calculation for each new position. In the case of the approach roads, having defined the length of the field of calculation as mentioned above, a step ≤ 3 m is chosen for the advancement of the observer, and the calculation is repeated n times, where n is an integer that, multiplied by the step, covers the entire length of the calculation field. Thus, with a good approximation, we can assume to be able to locate the maximum value of the TI on the approach road. Note, however, that while the observer moves forward we assume that he will continue to keep his eyes on the roundabout and then the angle θk of the TI formula must take into account this hypothesis. For each viewing position then you recalculate the value of the θk angle, related to all luminaires of the installation and you locate the maximum value of TI for that road, repeating the procedure for all other approaching roads to the roundabout.

105


Le coordinate dei punti di tangenza possono essere ottenute come intersezione della circonferenza media della rotatoria di raggio rm e della circonferenza con centro nel punto stesso di osservazione e di raggio pari alla distanza tra il punto di osservazione ed il punto di tangenza; vale a dire risolvendo il sistema:

{

(x –

xo)2

x2 + y2 = rm2 + (y – yo)2 = xo2 + yo2 – rm2

(3)

Essendo xo e yo le coordinate di un generico punto di osservazione. Indicando con (xi1; yi1) ed (xi2; yi2) le coordinate dei 2 punti di impatto, la soluzione del sistema (3) dà: xi1,2 =

xo • rm2 ± yo • rm √ xo2 + yo2 – rm2 xo2 + yo2

yi1,2 =

xo = rm · cosφ yo = rm · sinφ

(5)

Le coordinate del punto d’impatto sono:

RICERCA ILLUMINAZIONE DELLE ROTATORIE: QUALI CALCOLI?

106

xi = rm · cos(φ + π/2) yi = rm · sin(φ + π/2)

LUCE 308

Denoting by (xi1; yi1) and (xi2; yi2) the coordinates of the two points of impact, the solution of the (3) system gives: xo • rm2 ± yo • rm √ xo2 + yo2 – rm2 xo2 + yo2 [4] rm2

– xo • xi1,2 yo

In equations [4] the + sign refers to when the observer looks to the left, while the - sign when the observer looks to the right. In both cases, account should be taken of the car roof shielding, schematized from the usual half-plane inclined by 20° above the horizontal: if the kth light centre is above this plane the luminaire is not considered; if below it helps create glare. The angle ω that the horizontal half-plane with its axis perpendicular to the running direction and passing through the centre of the eyes of the observer, does with the half-plane containing the kth lighting fixture is given by [2]. Here also it is necessary to evaluate the abscissa of each fixture according to a coordinate system with X' axis coincident with the direction of travel of the vehicle and the origin in the observation point. c) TI on the roundabout It is not easy to identify where the user who runs through a roundabout is looking for. Of course, the viewing distance, the same, which determines the point of impact defined above, reduces with the decreasing of the roundabout diameter. If the driver needs to run at least a quarter of the rotation ring, in all probability his eyes will focus on the quarter of the ring. Conventionally you can therefore assume that the viewing direction is rotated 45° to the left with respect to the direction of travel, this being defined by the tangent to the average circumference of the roundabout at the point where the driver will be situated. From the above considerations we can assume that the observation point and the point of impact are the extremes of a side of a square inscribed in a circumference of rm average radius and that this side rotates around the centre of the roundabout with the progress of the user. The calculation of TI will have to be repeated with successive angular increments of the position of the observer, which, for consistency, will be equal to the increase of the angular points of the illuminance calculation. If φ is the angle of the generic point of view from the X-axis, it results:

(6)

Anche in questo caso occorre individuare il piano di schermatura della carrozzeria dell’automezzo per sapere quali apparecchi contribuiscono a creare abbagliamento. É necessario perciò definire un nuovo sistema di coordinate con origine nel punto di osservazione (xo; yo) ed asse X' tangente alla circonferenza media della rotatoria, orientato secondo il senso di marcia degli automezzi.

[3]

Being xo and yo the coordinates of a generic observation point.

yi1,2 =

C) TI in rotatoria Non è facile individuare dove guardi l’utente che percorre una rotatoria. Certamente la distanza di osservazione, quella che determina il punto d’impatto precedentemente definito, si riduce al diminuire del diametro della rotatoria. Se l’utente deve percorrere almeno un quarto dell’anello rotatorio, con buona probabilità il suo sguardo sarà rivolto al quarto dell’anello; convenzionalmente si potrà quindi supporre che la direzione di osservazione sia ruotata di 45° a sinistra rispetto alla direzione di marcia, essendo questa definita dalla tangente alla circonferenza media di rotatoria nel punto in cui l’utente viene a trovarsi. Dalle precedenti considerazioni si può assumere che il punto di osservazione ed il punto di impatto siano gli estremi di un lato del quadrato inscritto nella circonferenza di raggio medio rm e che tale lato ruoti attorno al centro della rotatoria col procedere dell’utente. Il calcolo del TI dovrà quindi essere ripetuto con incrementi angolari successivi della posizione dell’osservatore i quali, per coerenza, saranno pari all’incremento angolare dei punti di calcolo degli illuminamenti. Se φ è l’anomalia rispetto all’asse X del generico punto di osservazione risulta:

{

x2 + y2 = rm2 (x – xo)2 + (y – yo)2 = xo2 + yo2 – rm2

– xo • xi1,2 yo

Nelle equazioni (4) il segno + si riferisce all’osservatore quando guarda a sinistra, mentre il segno – all’osservatore quando guarda a destra. In entrambi i casi occorre tener conto della schermatura della carrozzeria, schematizzata dal solito semipiano inclinato di 20° sopra l’orizzontale: se il k-esimo centro luce sta sopra questo piano l’apparecchio di illuminazione non viene considerato; se sotto contribuisce a creare abbagliamento. L’angolo ω che il semipiano orizzontale con asse perpendicolare alla direzione di marcia, passante per il centro degli occhi dell’osservatore, fa con il semipiano contenente il k-esimo apparecchio di illuminazione è dato dalla (2) ed anche qui occorre valutare le ascisse di ciascun apparecchio secondo un sistema di riferimento con asse X' coincidente con la direzione di marcia dell’automezzo ed origine nel punto di osservazione.

{

{

xi1,2 =

(4)

rm2

The coordinates of the points of tangency can be obtained as the intersection of the average circumference of the roundabout of rm radius and the circumference with centre in the same point of observation and of radius equal to the distance between the observation point and the point of tangency; namely by solving the system:

{

xo = rm · cosφ yo = rm · sinφ

[5]

The coordinates of the point of impact are:

{

xi = rm · cos(φ + π/2) yi = rm · sin(φ + π/2)

[6]

Even in this case, it is necessary to identify the car roof shielding plane to find out which luminaire contribute to create glare. It is therefore necessary to define a new coordinate system with origin at the point of observation (xo; yo) and X' axis tangent to the xa average circumference of the roundabout, oriented along the vehicles’ direction of travel.


Abbagliamento: calcolo del TI Per poter valutare l’influenza della schermatura della carrozzeria nelle 3 precedenti situazioni di calcolo sono fondamentali i cambiamenti di riferimento delle coordinate degli apparecchi di illuminazione. Di fatto interessa solo l’ascissa xa' di ciascun apparecchio nel nuovo sistema di riferimento. Noti l’origine e l’angolo di rotazione del nuovo sistema rispetto al riferimento normale è possibile calcolare le componenti a1 ed a2 del versore i' (asse X') e le componenti b1 e b2 del versore j' (asse Y') nel vecchio sistema con semplici operazioni trigonometriche. Calcolate le suddette componenti, la formula seguente definisce l’ascissa xa' del k-esimo apparecchio: b2(xa – xo) – b1(ya – yo) a1b2 – a2b1

(7)

xa' =

Essendo xa e ya le coordinate del k-esimo apparecchio nel sistema di riferimento originale. La formula (2) consente poi di verificare se l’apparecchio in esame è influente oppure no.

La luminanza di sfondo da considerare è convenzionalmente la luminanza media della rotatoria che può essere valutata tramite la (1). Il calcolo del TI è dato dalla formula (simboli come da UNI EN 13201-3):

essendo:

65

L0,8

Lv = 10 ·

· Lv%

n ∑k=1

Ek 2 θk

(8)

(9)

Il calcolo dell’angolo θk si ottiene dal suo arcocoseno. Il coseno di θk deriva dal prodotto scalare tra i vettori punto d’impatto → osservatore ed apparecchio → osservatore secondo la formula generale: (xi – xo) ∙ (xa – xo) + (yi – yo) ∙ (ya – yo) + (zi – zo) ∙ (za – zo) cosθk = √(xi – xo)2 + (yi – yo)2 + (zi – zo)2 ∙ √(xa – xo)2 + (ya – yo)2 + (za – zo)2 Con ovvio significato dei simboli. È inoltre zi = 0; zo = 1,5; za = H.

[7]

Being xa and ya the coordinates of the kth luminaire in the original reference system. Formula [2] then allows to check whether the luminaire under test has glare influence or not.

Osservazione: Il piano di schermatura sopra introdotto soddisfa alle prescrizioni normative della UNI EN 13201-3, ma non rispecchia esattamente la situazione reale in rotatoria. Quando l’osservatore si trova sulla linea di arresto e guarda a sinistra attraverso il finestrino laterale per vedere a chi dare la precedenza, l’angolo di schermatura è ben maggiore di 20°. Calcoli effettuati bypassando questa prescrizione, ma considerando che θk non supera i 60°, hanno dimostrato che il TI non aumenta esageratamente, anche in conseguenza del fatto che il numero di apparecchi che intervengono nel calcolo di una rotatoria è limitato.

TI =

b2(xa – xo) – b1(ya – yo) a1b2 – a2b1

Note: The shielding plan, introduced above, meets the requirements of the standard UNI EN 13201-3, but doesn’t exactly reflect the real situation in a roundabout. When the observer is located on the stop line and looks to the left through the side window to see who to give priority to, the shielding angle is far greater than 20°. Calculations performed bypassing this requirement, but considering that θk does not exceed 60°, has shown that TI doesn’t increase excessively, partly as a result of the fact that the number of luminaires involved in the calculation process of a roundabout is limited. The background luminance is conventionally considered to be the average luminance of the roundabout which can be evaluated by [1]. The calculation of TI is given by the formula (symbols as per UNI EN 13201-3): TI = 65 ·L% L0,8 v

[8]

being:

(10)

n

Lv = 10 · ∑k=1

Ek

[9]

θk2

The calculation of the θk angle is obtained from its arc cosine. The cosine of θk is derived from the dot product between the point of impact vector → observer and luminaire → observer according to the general formula: (xi – xo) ∙ (xa – xo) + (yi – yo) ∙ ∙ (ya – yo) + (zi – zo) ∙ (za – zo) cosθk = √(xi – xo)2 + (yi – yo)2 + (zi – zo)2 ∙ ∙ √(xa – xo)2 + (ya – yo)2 + (za – zo)2

[10]

With obvious meaning of the symbols. It also is zi = 0; zo = 1.5; za = H.

RICERCA ILLUMINAZIONE DELLE ROTATORIE: QUALI CALCOLI?

xa' =

Glare: Calculation of TI In order to evaluate the influence of the car roof shielding in the 3 previous calculation situations, the changes in the reference coordinates of the lighting fixtures are essential. In fact, we are only interested in the xa' abscissa of each luminaire in the new reference system. Once known the origin and the angle of rotation of the new system compared to the normal reference, it is possible to calculate the components a1 and a2 of the i' unit vector (X' axis) and the components b1 and b2 of the j' unit vector (Y' axis) in the old system, with simple trigonometric operations. After having calculated the above components, the following formula defines the xa' abscissa in the kth luminaire:

LUCE 308

107


7

PANORAMA / 308

PANORAMA

In questa rubrica presentiamo oggetti per la luce che aiutano ad arricchire e a rendere piÚ gradevoli i nostri spazi urbani e abitativi. Espressione continua dell’impegno delle aziende nell'innovazione, nella ricerca e nel design.

108

LUCE 308

In this section are introduced light objects which improves our urban and living spaces. Expression of a continuous innovation, research and design lighting company tasks.

1

4

8

2

5

9

3

6

10


Sharpy

1

Sharpy, testa mobile Beam da 189W, con fascio molto concentrato e allineato tocca i 60.000 lux a 20 metri. La sorgente luminosa è una Philips MSD Platinum 5R (8000K), con riflettore a micro-arco. L’angolo di emissione base è di 3,8° e con minimo a 0°, rimanendo parallelo anche a lunga distanza. Grazie a quest’ottica, si produce una luce estremamente nitida, con colori brillanti senza il minimo alone ai bordi. Le finiture sono progettate e testate per resistere alle caratteristiche termiche del proiettore senza usura. Sharpy, Beam moving head 189W, with very focused and aligned beam arrives to 60,000 lux at 20 metres. The light source is a Philips MSD Platinum 5R (8000 k), with micro-reflector. The basic beam angle is 3.8° and 0° minimum, it remain parallel to long distance. With its optic produces a crispy light with bright colors and without slightest halo on the edges. The finishes are designed and tested to withstand the thermal characteristics of the projector without wearing.

www.claypaky.it CRESTRON MOBILE

App apple iOS

2

Connettività globale, grafica smart e video streaming sono le principali caratteristiche di questa nuova App per i sistemi Apple ®. Si può mantenere il controllo di casa, dell’ufficio e della classe con un unico strumento. Questa applicazione trasforma il tuo device in un innovativo touch screen capace di controllare ogni apparecchiatura multimedia, luce, tenda o impianto di sicurezza in tutta la casa o ufficio, virtualmente da ovunque ci si trovi. La Advanced Smart Graphic ™ rende possibile un’esperienza di controllo che sia dinamica e intuitiva. Global connectivity, smart graphics and streaming video are the main features of this new App for Apple® systems. You can keep control of the house, boardroom and classroom with a single device. This app turns your device into an innovative touch screen able to control each equipment multimedia, light, shades or security system throughout the home or office, virtually from everywhere. The Advanced Smart Graphic ™ makes possible an experience that is both dynamic and intuitive.

www.crestron.com DGA

Opera

3

Ultimo nato di una collezione di piccoli apparecchi orientabili, ideati per illuminazione di vetrine o espositori in vetro. Il fissaggio avviene al piano di appoggio della merce esposta mediante ghiera regolabile. Emissione omogenea a fascio largo (circa 60°), sorgente singola a LED 4W da 2700K a 4000K. Estetica caratterizzata dalla semplicità geometrica, poco invasiva e direzionalità del fascio luminoso a 355° sulla verticale e 170° sull’orizzontale. Latest novelty in the collection of small sources, designed for lighting showcases

or displays in glass. The fixing is on the inner shelf, very near to exposed goods, it works with an adjustable ring. Wide-angle light emission is very homogeneous (about 60°), single-source LED 4W from 2700 k to 4000 k. The aesthetics plus are geometric simplicity, unobtrusive and directionality, the light beam can be turned up to 355° on the vertical and 170° on horizontal axe.

www.dga.it DIAL

DialLux Evo 3

4

Il software è disponibile per il download e contiene interessanti innovazioni: da “DIALux easy” alle valutazioni energetiche e stradali. Su FB gli utenti comunicano le proposte di miglioramento ai programmatori, influenzando in maniera diretta i futuri sviluppi. Un’ulteriore funzione è la possibilità di effettuare calcoli stradali, la GUI è stata ampliata con la selezione strada: requisiti normativi, editor dello schema stradale, disposizione dei corpi illuminanti e campi di valutazione. The software is available for download and contains interesting innovations: the new “DIALux easy” and energy and road assessments. On FB, users suggests for improvements to the programmers, influencing directly the future developments. An additional feature is the ability to perform calculations, the GUI has been expanded setting the new tool called street: regulatory requirements, scheme editor, arranging fixtures and evaluation fields.

www.dialight.com EVO

Un

5

Outdoor lighting con testa illuminante in fusione di alluminio disegnata per massimizzare la luce al suolo senza dispersioni sulle facciate, finitura grigio antracite. Configurazione flessibile, consente l’alloggiamento fino a 5 unità d’illuminazione, ideale per le aree di sosta. Ottica disegnata con lenti a radiazione asimmetrica per illuminazione di strade o piazze, tre temperature di bianco: Cool 6000K, Outdoor 4500K, Warm 3000K. Su richiesta con interfaccia di gestione del flusso e riduzione notturna. Outdoor lighting with die-cast aluminum head, design to maximize the ground light without dispersions on the facades, finish color: anthracite grey. Flexible configuration allows up to 5-Bay heads, ideal for parking lot area. Designed optics with asymmetric lenses for a better streets or squares lighting, available in three temperatures: Cool white 6000K, Warm 4500K and Outdoor 3000K. The management interface system and flow reduction on demand.

www.evo-light.com FAEL

Lightmaster one

6

La serie è l’esito di una progettazione di alto livello, è stata ideata per l’illuminazione professionale d’impianti sportivi, combina l’alta efficienza

con un ampio range di ottiche per la massima flessibilità. Consente una chiara visione dei campi di gioco, sia agli spettatori sia ai giocatori e un broadcast ottimale, con colori brillanti, naturali e un perfetto bilanciamento cromatico. Hanno sorgenti alogene MD 2000W arco corto, bianco 4000K e ottica ad alta intensità da R1 a R9. Rispondono alle indicazioni GAISF e EBU per le riprese televisive. The series is the result of a high-level design, it’s built for the professional lighting in sports facilities, combines high efficiency with a wide range optics for the maximum flexibility. It allows a perfect view of the match for spectators, players and broadcasting, with its bright colors, natural and perfect color balance. Have halogen MD 2000W short arc, white 4000K and high intensities optics from R1 to R9. Respond to the GAISF and EBU rules television broadcast.

www.faelluce.com GE LIGHTING

Lumination Is Series

7

Questo sistema apre nuove opportunità per la luce nel retail design. Elegante, snella e progettata per un uso standalone o linee continue. La tecnologia LED GE offre una notevole efficienza e consente grandi risparmi in termini energetici. Disponibile in due lunghezze, da 35 a 90W, efficacia 104-111 lm/W 80 CRI, bianco 3500-4000K. Questo sistema garantisce anche una lunga durata a costi contenuti, stimata in circa 65.000 ore con significativi risparmi nei costi di manutenzione e sostituzione rispetto alle lampade T5 o HID. This system open up new opportunities in retail lighting design. Sleek, streamlined and designed for standalone use or continuous rows. The advanced LED technology at the heart of the GE IS Series offers a remarkable efficacy of between and delivering significant savings in energy costs. Available in two length, from 35 to 90W, efficacy 104-111 lm/W 80 CRI, 3500-4000K white. This luminaries also offers a low total life cost, with a rated life of 65,000 hours for significant savings in maintenance and replacement costs compared with T5 or HID lamps.

www.gelighting.com GRIVEN

Powershine

8

Il proiettore utilizza 192 LED distribuiti su due moduli. Il controllo digitale indipendente di ciascun modulo, l’ampia scelta di ottiche e la combinazione di LED RGBW, fornisce una luce bianca d’alta qualità e un’ampia gamma di tonalità intermedie, garantiscono la massima flessibilità progettuale. Il modello Dynamic White, consente di riprodurre un’ampia gamma di sfumature di luce bianca. Nella versione Polar Edition, dotata di sistema integrato anti-gelo con vetro frontale riscaldato, per un utilizzo a temperature estreme. The projector uses 192 RGBW LEDs. This double cluster configuration LED projector offers full independent digital control of each bank and available a wide range optics choice for the maximum flexibility,

that provides an impressive white light output quality, as well as a wider variety of intermediate color hues for a broader range purposes. The Dynamic White model creates a wide range of white light. The projector in the Polar Edition features with an integrated de-icing system electrically heated glass, which assures a comfortable functioning in the extreme weather conditions.

www.griven.com GEWISS

Smart [4]

9

Il nuovo sistema di illuminazione totalmente green per applicazioni commerciali e industriali, impiega la tecnologia LED per ottenere il massimo risparmio energetico (dal 50% all’80%) e il miglior comfort visivo. Il proiettore è estremamente leggero e versatile, può diventare plafoniera per fornire prestazioni finalizzate ai differenti contesti. La funzionalità del dispositivo garantisce la massima prestazione illuminotecnica in ogni ambito: industriale, sportivo, indoor e outdoor. È disponibile in due versioni: Smart [4] LB|HB (plafoniera) e Smart [4] FL (proiettore). The new and totally green lighting system for commercial and industrial applications. Smart[4] takes full advantage of the features of LED technology, ensuring top energy savings (50% - 80%) and the best visual comfort. The spotlight extremely lightweight and versatile, it can be transformed from floodlight to ceiling light, offering different performance for different contexts. The functionality of the device guarantees best lighting performance in any area of application: industrial, sports environments, indoor or outdoor. It’s now available in two versions: Smart[4] LB|HB (ceiling-mounting) and Smart[4] FL(floodlight).

www.gewiss.com IGUZZINI

Primopiano Professional

10

Design: Renzo Piano

Proiettore orientabile per installazione su binario, sorgente LED 22W warm white 3000K e IRC<95 ideale per applicazioni museali. Ottica con apertura media a 24°. Corpo in alluminio pressofuso e asta in acciaio per passaggio dei cavi elettrici, l’apparecchio può essere ruotato di 360° sull’asse verticale e 90° sull’orizzontale. Viene fornito con alimentatore elettronico dimmerabile manualmente, mediante dispositivo di comando posto sul prodotto. Tutte le versioni hanno la possibilità di cambiare il riflettore senza l’utilizzo di utensili. Rail installation adjustable spot, with a 22W LED warm white 3000K source and IRC < 95 ideal for museums. Optic average opening 24°. Body in die-cast aluminum and steel rod to contain the electrical cables, the device can be rotated by 360° on the vertical axis and 90° on the horizontal. Designed with dimmable electronic ballast, manually using a control device placed on product side. All versions could change lamping without using tools.

www.iguzzini.it

LUCE 308

PANORAMA

CLAY PAKY

109


17

PANORAMA

PANORAMA / 308

110

LUCE 308

11

14

18

12

15

19

13

16

20


Tango

11

Lampada da terra a luce indiretta, che stilizza le movenze dell’omonima danza, definendo un comportamento a geometria variabile che, con un unico gesto, consente l’orientamento del proiettore. Basamento triangolare in acciaio e sostegno a tre steli mobili in alluminio con giunti in elastomero. Il movimento arriva fino al riflettore, anch’esso triangolare, consentendo di indirizzare la luce. Dotato di LED da 35W e 2700K . Il comando on/off e il dimmer sensoriale sono ubicati nella parte superiore di uno dei tre steli che reggono il riflettore. A floor lamp for indirect lighting, in which transfigured the movements of the dance, giving the fixture a posture of variable geometry, which through a gesture gently adjust the beam direction. A triangular steel base, the lamp structure is composed by 3 aluminum shafts with elastomer joints. A movement is propagated up to the reflector, which is also triangular, setting its angle and able to direct the light where needed. Source 35W LEDs 2700K. The on/off switch and sensory dimmer are placed on upper part near the three shafts that support the lamp’s reflector.

www.luceplan.com LUTRON

Tripak

12

Energi TriPak consiste in devices di trasmissione di radio frequenze (RF) che comanda il sistema di carico energetico, questo riceve il comando in RF e adatta le proprie prestazioni di erogazione in base alle informazioni ricevute. È un sistema completamente wireless nella sua installazione e trasmissione, comporto da tre parti: un modulo PowPack dimming, un sensore Radio PowSavr e un tastierino Pico wireless. Installato consente un risparmio medio intorno al 60% di energia elettrica impiegata. Energi TriPak consists in radio frequency (RF) transmitting devices which leads the energy load controllers, that one receives the RF command and adjust its performance action following the information received. It’s a full installation and transmission wi-fi system, composed by three elements: a PowPack dimming module, a Radio PowSavr sensor and the Pico wireless keyboard. When installed the system allows an average benefit near 60% of electric consumption.

www.lutron.com MARTINELLI LUCE

Circular Pol XXL

13

Apparecchio a luce diffusa componibile, costituito da 8 settori curvi stampati in polietilene rotazionale, moduli collegati da un giunto a formare un unico elemento circolare con la possibilità di ottenere altre configurazioni geometriche unendo la curva con il modulo lineare. Disponibile solo in bianco opalino e in un’unica misura circolare dal diametro

di 350 cm e con sorgente fluorescente 16x55W 2G11. Diffused modular light, composed of 8 curved sectors in polyethylene rotational moulding, each module is connected to other by a joint to compose a single circular element or obtain other geometric configurations joining the curved sector with the linear one. Available only in opal white e in a single dimension diameter 350 cm and with fluorescent source 16x55W 2G11.

www.martinelliluce.it NOVALUX

Vega rettangolare

14

Apparecchio decorativo composto da una lastra in PMMA a specchio in diversi colori (bianco, nero, argento e rosso) con dissipatore in alluminio anodizzato in finitura, permette di inserirsi in qualunque ambiente. L’oggetto è curato nei minimi dettagli, come il dissipatore posizionato all’interno della lastra, invisibile, che lo rende di aspetto particolarmente leggero ed attraente. Adatto sia per l’installazione a plafone, parete o sospensione. Tutte le versioni hanno 16 LED da 3W, temperatura colore 3200K e 4000K. Decorative luminaries, designed by a PMMA plate mirror finish in different colors (white, black, silver and red) with heat sink in anodized aluminum, it allows to fit into any interior design style. The object is carefully designed in every details, like the heat sink located inside the slab, invisible, which gave it a very light and attractive appearance. Available for wall or ceiling suspension configuration. All versions have 16 LED 3W color temperature 3200K and 4000K.

www.novalux.it POLLICE ILLUMINAZIONE

Quadro di luce

15

Design: Giò Ponti L’azienda in collaborazione con l’Archivio Gio Ponti propone una riedizione fedele e aggiornata (3x LED 5W E14 230V 2800K) delle sculture di luce. Viene presentata un’applique a luce diretta / indiretta / parzialmente diffusa. Una sorgente luminosa dalla forte connotazione stilistica, gli schermi delle sorgenti sono in ottone lucido, la struttura interna è verniciata bianco opaco con funzione riflettente e diffondente. La collezione prevede anche la riedizione di altre dimensioni e forme, il rettangolo e l’esagono, tipici del segno pontiano. The company in collaboration with Gio Ponti proposed a new and updated edition (3 x 5W E14 230V LED 2800K) of this light sculptures. Here is an applique with direct/indirect/ partially spread light. A source with a strong stylistic connotations, the sources screens are in polished brass, the internal structure is painted in matt white with reflective and diffusing function. The collection also includes other sizes and shapes, rectangle and Hexagon, Ponti’s typical sign.

www.polliceilluminazione.it

SCHEDERER

Limark

16

Limark è un sistema floodlight lineare a bassissima potenza (60 e 120 punti luce da 0.07W – da 3050K a 6000K) per illuminazioni di accento o segnalazione, dotata di IP67 e disponibile in due misure: da 60 o 120 LED. Il prodotto è particolarmente adatto per aree pubbliche e private e per accentuare dettagli architettonici. Quando installato forma una linea continua di luce. Il modulo è composto da un corpo in alluminio estruso e da un diffusore in policarbonato sabbiato. The Limark is a linear floodlight fitted with low power LED (60 and 120 light points 0.07W -from 3050K to 6000K) for marker or accent illumination. This range of recessed floodlights with IP 67level and available in 2 sizes. The product is particularly suited for ground lighting public or private areas and for highlighting architectural details. When installed, the modules form a continuous light line. The floodlight source is composed of a body in anodized aluminum and an optical unit with a protector in frosted polycarbonate.

www.schreder.com SPLITTER

SL720 LED

17

Con l’emissione luminosa semitrasparente e la sorgente invisibile, queste sospensioni e piantane sono la nuova generazione di lampade da ufficio. Quando è spenta produce un effetto di semitrasparenza, sembra sospesa nello spazio. Grazie all’altezza di soli 20 mm della sorgente si trasforma in una superficie luminosa uniforme. Questo è reso possibile grazie all’alimentazione laterale dei LED e all’ottica che funziona sia da riflettore sia da protezione antiabbagliamento. Il modello è a norma DIN EN12464-1, è ideale per l’illuminazione di postazioni operative con monitor. With its semi-transparent light emission and the invisible source, these pendants and floor lights are the new office lamps generation. When is off produces an effect of semi-transparency, it seems floating in space. The 20 mm source height transform it in a uniform light surface. This is made possible by the sided power LED and to the optics that works both as reflector and antiglare protection. The model is according to DIN EN 12464-1,it’s ideal for the illumination of operative monitors workstations.

www.performanceinlighting.com SLAMP

Avia

18

Design: Zaha Hadid Unisce la maestosità delle grandi opere architettoniche a una lampada di utilizzo quotidiano. Per dare forma a questo progetto sono stati utilizzati 50 layer di Opalflex®, tecnopolimero brevettato dall’azienda, che avvolgono la sorgente luminosa. La struttura centrale é costituita da numerose fonti luminose (da 2 a 6 x 52W alogene) e da un faretto spot da 100W, che illumina solo verso il basso. Per adattarsi a

ogni più diversa esigenza, la lampada è proposta in 4 dimensioni. I colori disponibili, invece, sono due: total white e total black. Combines the majesty of great architecture to an everyday use lamp. To shape this project have been used 50 layer in Opalflex ®, patented by the company plastic, that wrap around the light source. The central structure is provided by number of light sources (from 2 to 6 x halogen 52W) and a 100W spot light working as downlight. To suit every different need, the lamp is available in 4 sizes. The colors available are two: total total black and white.

www.slamp.it TATO

Wallie

19

Suggestiva lampada a parete, composizione suprematista costituita da tre schermi in lamiera traforata o plissettata verniciata nero opaco, creano affascinanti giochi d’ombra, sostenuti da due tondini in ottone lucido a croce. Completano la struttura le due forme primarie laterali, la prima circolare concava e la seconda quadrata, in falsa assonometria, entrambe in finitura ottone lucido a specchio. Sorgenti alogene a luce calda completano la scultura luminosa. Disponibile con cavo, e avvolgicavo, a vista o a scomparsa. Striking wall lamp, like a suprematist composition, built with three perforated or pleated steel screens finished in matte black, that creates fascinating shadow games, supported by two polished brass rods. The structure is completed by two primary forms aside, the first one concave circular and the second square, a false axonometry, both in mirror-polished brass finish. Halogen warm light sources complete the sculpture. Available with cable, and cable reels, on sight or invisible.

www.tatotato.com THORN EUROPHANE

Orus

20

È il nuovo sistema di illuminazione stradale, con la tecnologia Flat Beam® il fascio di luce è radente al percorso, offrendo una più confortevole percezione della carreggiata e risolvendo problemi normativi di illuminazione stradale a basse altezze. L’apparecchio ha due possibilità di montaggio: a staffa e su paletto da 90 cm, questa soluzione evita l’abbagliamento e riduce la riflessione del fondo. Sono previsti le seguenti sorgenti: HIT-CE (MT) 35 e 70W a ioduri metallici, HIT-CE (MT) 60W Cosmowhite e la nuova LED. The new street lighting system, with Flat Beam® technology the light beam is projected directly on the street, it offers a real comfortable perception of the road and solves regulatory problems at low heights. The appliance has two installation options: with post or pole 90 cm, this solution avoids the glare and reduces reflection. The following sources are provided: HIT-CE (MT) 35W and 70W metal halide, HIT-CE (MT) 60W Cosmowhite and the new one LED source.

www.thornlighting.it

LUCE 308

PANORAMA

LUCEPLAN

111


LUCE

tà, rsi 32 ive n ci, U LA ativa oro, da Vin I M per lav do r o e Co dio eona isa v Stu zza L Bo 02 Pia accio ani, 1 i r d ina Lib Can ort Via eria C re, 20 e r pli Lib Amp oe Via eria H li, 5 r p a Lib Hoe kir a, 6 Via eria S agn r em Lib le Al Via

NO

NE NO oni DE aved

R

i ia G i, 64 rer zzin b i a L M Via

PO

Li rso C Co

e ric dit iE 4 n lfa i, 8 FIR eria A Alfan r gli b i L De Via

r

58/

E

Z EN

a nto e S Pu adon Str

ni, gri lle e ia P ne rer ato , 5 Lib Curt nara Via onta eM

nelle librerie d’Italia

ari asp 49 G E lo eto, IN ao UD eria P io Ven r r Lib Vitto Via

i ud a ina resci E to , B ES un 6/a BR eria P Pace 1 191 r a ZIA va roce, Lib dell E u C l N Via VE eria C Santa i r Lib entin Tol

a

, A no OV ista gosti N V A ’ di nt GE

a 3 eri , 2 ist igilio v i R nV a L Sa Via

i TE ud IES Eina 1 R T ia o, rer ne

A CI

4/ o, 3

O RIN elid ard TO eria C telfid as br

TO

EN

TR

Lib Coro Via

to 2 un , 1l P lo II° a i t o iun i Pa SE CE eria G ovann r i Lib zza G Pia

NA

A PIS

O EN IC ta P I i asc OL

C

AS

in 7 aR eri oma r b Li zza R Pia

A

AR

ra ttu ite h c r 7 ll’A ti, 4 A asa de o Fan M d RO eria C anfre r 20 Lib zza M ei a, 16/ D a i n a a P i t rer en pa Lib Nom ap a i a K ci, 33 V i r s re Lib Gram Via

P

us mp ità Ca o, 85 a ers i r rer inda ’Univ b i L le P ell 51 Via eria d aro, r ind b i L le P Via

C ES

-78

s , 76 pu ma am o To C A B in ia rer cch Lib Gioa a Vi

RI

o tin ore ren aggi o i N eria F nità M r ri Lib ata T l a C

LI

O AP

a

m E rri CC a Libe ala, 1 E L i ic rer i C

, 36

Lib rte de Co

Rivista trimestrale bilingue fondata da AIDI nel 1962

distribuito da Joo distribuzione www.joodistribuzione.it

A US AC Gabò tti, 38 R I S eo ria re att Lib rso M Co

progetto grafico: ascionemagro

112

LUCE 308


TARGA MIMETISMO LUMINOSO by R. Fiorato - F. Pagliarini

Targa è un apparecchio da parete perfetto per l’illuminazione architettonica di edifici di uso pubblico, complessi alberghieri, facciate e aree commerciali. Disposto ad una altezza di 4 metri da terra, ogni apparecchio Targa garantisce un’eccezionale qualità della luce e,

grazie all’utilizzo di sorgenti LED di ultima generazione, permette di progettare mantenedo interdistanze elevate tra i singoli apparecchi. Inoltre, può essere rivestito con i più svariati materiali usati nell’edilizia moderna, per un effetto mimetico davvero sorprendente.

Prisma Architectural è un brand di Performance in Lighting S.p.A.

www.performanceinlighting.com

MADE IN ITALY


E K LE I P S I S Ekleipsis parete|soffitto superficie

Ekleipsis parete|soffitto incasso

Plafoniera, applique, incasso e bollard a luce indiretta. Un sistema completo per illuminazione esterna proposto in tre differenti dimensioni, dotato esclusivamente di sorgenti LED ad alta efficienza e lunga durata. Il design del prodotto e l’alta tecnologia dei sistemi ottici a luce riflessa garantiscono un elevato grado di comfort visivo. IP 66 – CL II

caribonigroup.com

Ekleipsis bollard

Design by R&S Cariboni Group


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.