Luce 311

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311 / 2015

Poste Italiane spa – Sped.in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n°46) art. 1,comma 1, LO/MI –ISSN 1828-0560

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LUCE

Rivista fondata da AIDI nel 1962 Magazine founded in 1962 by AIDI

Editor-In-Chief

Silvano Oldani silvano.oldani@rivistaluce.it

VICEDIRETTORE

Mauro Bozzola

DIRETTORE RESPONSABILE

Marzo 311 Anno / Year 53 – 2015

Deputy Editor

PROGETTO GRAFICO

studio ascionemagro

Graphic Design

PHOTOEDITOR

Luce Della Foglia

COLLABORATORI

Matilde Alessandra (New York), Laura Bellia, Mario Bonomo, Andrea Calatroni, Jacqueline Ceresoli, Carlo D’Alesio, Arturo dell’Acqua Bellavitis, Eleonora Fiorani, Pietro Mezzi, Fulvio Musante, Alberto Pasetti, Gianni Ravelli, Maurizio Rossi, Francesca Tagliabue

Contributors

SEGRETERIA

Anna D’Auria, Sara Matano

Administration

EDITORE / Publisher

REDAZIONE

Via Monte Rosa 96, 20149 Milano T +39 02 87389237 F +39 02 87390187 redazione@rivistaluce.it

PRESIDENTE / Chairman

CONSIGLIO / Board

Gianni Drisaldi

Chiara Aghemo, Roberto Barbieri, Aldo Bigatti, Claudio Bini, Raffaele Bonardi, Paolo Di Lecce, Lorenzo Fellin, Marco Frascarolo, Riccardo Gargioni, Fulvio Giorgi, Giuseppe Grassi, Adolfo Guzzini, Maria Letizia Mariani, Luca Moscatello, Marco Pollice, Lorella Primavera, Giovanni Roncan, Gianpaolo Roscio, Margherita Süss, Alessia Usuelli.

VICE PRESIDENTE Deputy Chairman

Dante Cariboni

PUBBLICITÀ E PROMOZIONE Advertising & Promotion

COVER PHOTO Das Gerber Shopping Mall, Stuttgart, 2014 with Ippolito Fleitz Group, Stuttgart Photos: Sander & Bastian/André Schimschal & Alec Bastian, Stuttgart

Mariella Di Rao T +39 3357831042 mdirao@rivistaluce.it

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Copyright AIDI Editore, via Monte Rosa 96, Milano Registrazione presso il Registro della stampa del Tribunale di Milano n. 77 del 25/2/1971 Repertorio ROC n. 23184 Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

COLOPHON

La riproduzione totale o parziale di testi e foto è vietata senza l’autorizzazione dell’editore. Si permettono solo brevi citazioni indicando la fonte. In questo numero la pubblicità non supera il 45%. Il materiale non richiesto non verrà restituito. LUCE è titolare del trattamento dei dati personali presenti nelle banche dati di uso redazionali. Gli interessati possono esercitare i diritti previsti dal D.LGS. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali presso T +39 02 87390100 - aidi@aidiluce.it

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CONTRIBUTI / Contributors Matilde Alessandra, Laura Bellia, Andrea Calatroni, Jacqueline Ceresoli, Paolo Di Lecce, Giovanni Fontana, Martina Frattura, Riccardo Gargioni, Massimo Iarussi, Francesco Leccese, Pietro Mezzi, Francesco Murano, Elena Pampaolone, Andrew Peterson, Gianni Ravelli, Francesca Tagliabue FOTOGRAFI / Photographers Paolo Baldini, Francesco Calzolaio, Giovanni Caprotti, Matteo Carassale, Lidia Crisafulli, Mauro Davoli, De Martino, Fagerhult, Stefano Fontabasso , Luca Fregoso, Piero Gatti, David Heald, Frank Koschembar, Ellen Labenski, Vincenzo Lonati, Gloria Novi, Noshe, Aurelia Raffo, Max Rommel, Sander&Bastian, André Schimscha&Alec Bastian, Markus Tollhopf, Leo Torri, Ilaria Turbi TRADUTTORI / Translators Stephanie Carminati, Alessandra Pedace, Lucrezia Pollice GRAZIE A / Thanks to Fondazione Studio Museo Vico Magistretti Milano, Pinacoteca di Brera, Milano The Solomon R. Guggenheim Foundation Salomon R. Guggenheim Museum NY, Triennale di Milano


sommario

summary

EDITORIALE L’illuminotecnica e l’architettura: un rapporto da (ri)costruire di Laura Bellia

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LIBRI Luogo, corpo e luce: un nuovo libro sul lavoro di Fabrizio Crisafulli di Giovanni Fontana

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L’INTERVISTA La luce per un protagonista dello spettacolo. Intervista ad Antonio Ricci di Gianni Ravelli

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Lighting engineering and architecture: a relationship to (re)built by Laura Bellia

BOOKS Place, body and light: a new book on Fabrizio Crisafulli’s work by Giovanni Fontana

INTERVIEW The light according to an enterteinment’s professional. Interview to Antonio Ricci by Gianni Ravelli

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LED SPECIAL

I MAESTRI Il poliedrico mondo di Ugo La Pietra, l’umanista eretico di Jacqueline Ceresoli

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TEATRO URBANO Viaggio nel tempo a Rovereto di Francesca Tagliabue, foto di Piero Gatti

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I MUSEI ILLUMINATI Il Museo Archeologico Regionale di Aosta di Massimo Iarussi, foto di Vincenzo Lonati

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La Pinacoteca di Brera “Illuminata” di Silvano Oldani

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The “enlightened” Pinacoteca di Brera by Silvano Oldani

ARTE E LUCE / MOSTRE La Madonna Esterházy di Raffaello a Palazzo Marino di Francesco Murano, foto di Sergio Oriali

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ART & LIGHT / EXHIBITIONS

RETAIL MARELLA, Milano di Francesca Tagliabue, foto di Mauro Davoli

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MERCATO La promozione di prodotti Led di qualità di Riccardo Gargioni

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CASE HISTORY LUCE URBANA Luce alla città elettronica di Martina Frattura

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Riqualificazione dell’area intramoenia di S. Paolo a Ripa D’Arno di Francesco Leccese, Elena Pampalone

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Requalification of the intramoenia area of S. Paolo a Ripa D’Arno by Francesco Leccese, Elena Pampalone

INNOVAZIONE E RICERCA Il monitoraggio degli impianti di illuminazione pubblica nell’era Consip di Paolo Di Lecce

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INNOVATION AND RESEARCH

THE MASTERS The versatile world of Ugo La Pietra, the heretic humanist by Jacqueline Ceresoli

URBAN THEATRE A journey through time in Rovereto by Francesca Tagliabue, photo by Piero Gatti

THE ILLUMINATED MUSEUMS The Regional Archeological Museum of Aosta by Massimo Iarussi, photo by Vincenzo Lonati

Accompanying the revolution by Pietro Mezzi

LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY Chiara Bertolaja. Innamorarsi della luce ad Assisi di Andrea Calatroni

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Alberto Pasetti. Quando l’architettura incontra la luce diventa comunicazione visiva di Silvano Oldani

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Alberto Pasetti. When architecture meets light, becomes visual communication by Silvano Oldani

CORRISPONDENZA DA NEW YORK La luce e Sean Mooney (e le sue spettacolari mostre) di Matilde Alessandra

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CORRESPONDENCE FROM NEW YORK

LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY Chiara Bertolaja. Fall in love with the light in Assisi di Andrea Calatroni

Light and Sean Mooney (and his spectacular exhibitions) by Matilde Alessandra

LIGHTING DESIGNERS MONDO Gerd Pfarré. La longevità estetica e tecnica è cruciale di Andrew Peterson

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FOCUS PMI 10 Il futuro è nella qualità. L’incontro con Antonio Di Gangi, CEO di DGA di Andrea Calatroni

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FONDAZIONE La Fondazione Studio Museo Vico Magistretti di Andrea Calatroni

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LIGHTING DESIGNER WORLD Gerd Pfarré. Aesthetic and technical longevity is crucial by Andrew Peterson

FOCUS PMI #10 The future is in the quality. The encounter with Antonio Di Gangi, CEO of DGA by Andrea Calatroni

FOUNDATION

The Raphael’s Esterházy Madonna at Palazzo Marino by Francesco Murano, photo by Sergio Oriali

RETAIL MARELLA, Milano by Francesca Tagliabue, photo by Mauro Davoli

MARKET Promoting quality Led products by Riccardo Gargioni

CASE HISTORY STREET LIGHTING Light to the electronic city by Martina Frattura

The monitoring of public lighting system in the Consip era by Paolo Di Lecce

The Foundation Studio Museum Vico Magistretti by Andrea Calatroni

SOMMARIO

SPECIALE LED Accompagnare la rivoluzione di Pietro Mezzi

EDITORIAL

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LE AZIENDE INFORMANO pubbliredazionale

Sostenibilità e comfort per il nuovo ipermercato Auchan di Merate, grazie all’illuminazione Led firmata Philips Ricette di luce per una eccellente valorizzazione degli elementi

Philips realizza il nuovo impianto d’illuminazione totalmente Led per l’ipermercato Auchan di Merate, il primo test adottato dal Gruppo in Italia. L’innovativo intervento illuminotecnico s’inserisce in un progetto di restyling più ampio, studiato per offrire al punto vendita una veste rinnovata, più sostenibile e volta a valorizzare l’esperienza di acquisto. Il progetto illuminotecnico, grazie all’utilizzo delle più moderne e sofisticate tecnologie d’illuminazione disponibili sul mercato, risponde a un bisogno di efficientamento energetico, riduzione degli interventi di gestione e di manutenzione, innalzando così il livello di qualità percepita dai consumatori. I sistemi di illuminazione Philips utilizzati sono stati pensati e realizzati per arricchire e migliorare l’esperienza all’interno del punto vendita, incrementare le vendite e rafforzare il marchio. La scelta del diverso tipo 16

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d’illuminazione gioca, infatti, un ruolo fondamentale nella percezione qualitativa da parte del cliente che, grazie alle significative migliorie apportate, diventa protagonista di una vera e propria esperienza di acquisto, all’insegna del comfort e della qualità. “Il progetto di rinnovamento dello store Auchan di Merate nasce dalla volontà di offrire uno spazio rinnovato ai nostri clienti, abituati a un alto standard di qualità e convenienza sui prezzi” ha affermato l’architetto Giuseppe Cimbro, Direttore Tecnico Auchan Italia. “Grazie alla collaborazione con Philips siamo riusciti nell’importante sfida di coniugare il restyling del punto vendita, in linea con le esigenze del Gruppo, con una nuova illuminazione, improntata al massimo risparmio energetico e alla valorizzazione della merce esposta”. Per soddisfare le esigenze dell’intera area commerciale, circa 7000

metri, Philips ha dato vita a soluzioni studiate ad hoc a seconda dell’ambito di utilizzo e della tipologia di merce esposta. I moduli Led e i faretti spot hanno, infatti, preso il posto dei precedenti tubi fluorescenti, assicurando una maggiore valorizzazione di tutti i prodotti alimentari esposti e un risparmio energetico del 40%, rispetto ai consumi energetici rilevabili nelle soluzioni fluorescenti precedentemente impiegate. Grazie alla possibilità di attuare il controllo dinamico delle sorgenti luminose in funzione delle differenti fasce orarie, presenza persone o contributo luce naturale, è possibile un ulteriore risparmio del 15%. Le sorgenti Led selezionate sono in grado di garantire una vita utile di oltre cinque volte rispetto alle sorgenti fluorescenti attualmente installate diminuendo fino all’80% i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria (lampade e alimentatori).

I moduli Led installati sui 5.000 metri quadri di superficie garantiscono una luce omogenea e uniformemente distribuita, mentre i faretti Led su 2.000 metri quadri di aree di accento, con un’illuminazione focalizzata, enfatizzano le caratteristiche naturali dei cibi freschi, valorizzandole. L’utilizzo di un modulo Led con un’emissione e uno specifico spettro per la carne, ad esempio, permette di ottenere una presentazione ottimale del prodotto, ma anche il rallentamento del processo di scolorimento, consentendo così di ridurre notevolmente gli sprechi di prodotti consumabili ma non presentabili. Questo risultato è stato possibile grazie alla presenza della tecnologia Led, che non produce raggi UV e IR (infrarossi), e una ottimizzazione del rapporto flusso/frequenza, evitando così il riscaldamento del cibo e il suo scolorimento. Le alte performance e


l’elevata sostenibilità dei prodotti utilizzati, con assenza di mercurio e una bassissima emissione di CO2, dovuta a un consumo molto ridotto di energia, rendono Philips il miglior partner per interventi illuminotecnici. Le soluzioni Philips hanno permesso ad Auchan di completare un progetto unico e coerente con la politica di sostenibilità perseguita dal Gruppo.

SUSTAINABILITY AND COMFORT FOR THE NEW AUCHAN SUPERMARKET IN MERATE, THANKS TO THE LED LIGHTING SYSTEMS DESIGNED BY PHILIPS Light recipes for an excellent enhancement of elements Philips realizes the new entirely LED lighting system for the Auchan supermarket in Merate, the first test adopted by the Group in Italy. The innovative lighting project is included in a wider restyling one, studied to offer to the store a renovated guise, more sustainable and aimed at emphasizing the purchase experience.

The lighting project, thanks to the use of the most modern and sophisticated lighting technologies available on the market, responds to a need of energy efficiency, of reduction of management and maintenance operations, thus increasing the level of the quality perceived by consumers. The used Philips lighting systems were conceived and built to enrich and improve the experience inside the store, to increase purchases and strengthen the brand. Indeed the choice of a different lighting type plays a fundamental role in a client’s qualitative perception whom, thanks to the significant improvements, takes on a leading role in a real purchase experience, dedicated to comfort and quality. The architect Giuseppe Cimbro, Technical Manager Auchan Italy stated “The renovation project of the Auchan store in Merate comes out from the will to offer a renovated space to our clients, accustomed to a high quality standard and to cheapness”. “Thanks to the partnership with Philips we were able to succeed in the important challenge to combine the restyling of the store, in line with the Group’s requirements, with a new lighting system, characterized by the maximum energy saving and enhancement

of the displayed goods”. To satisfy the requirements of the whole commercial area, about 7000 meters, Philips gave life to ad hoc solutions according to the application and to the type of displayed goods. Indeed LED modules and spotlights replaced the previous fluorescent tubes, guaranteeing a greater enhancement of all displayed edible products and a 40% energy saving, compared to energy consumptions detected with the previously used fluorescent systems. Thanks to the possibility to realize a dynamic control of lighting sources according to different time slots, presence of people or daylight’s contribution, an additional 15% saving is possible. The chosen LED lighting sources are capable of guaranteeing a lifespan five times greater than that of the currently installed fluorescent luminaires thus reducing by 80% ordinary and extraordinary maintenance costs (lamps and power supplies). LED modules installed on a surface of 5.000 square meters guarantee an homogeneous and evenly distributed light, whereas LED spotlights located on 2.000 square meters of accent areas, with a specific lighting, emphasize the natural characteristics of

fresh food, enhancing it. The use of a LED module with a meat-specific emission and spectrum, for example, allows to achieve an optimal presentation of the product, but it also slows down the discoloration process, thus allowing to considerably reducing the waste of products that are edible but not presentable. This result could be achieved thanks to the presence of LED technology, which does not produce UV and IR (infrared) rays, and to the optimization of the flux/frequency ratio, thus avoiding food’s heating and its discoloration. The high performances and the high sustainability of the used products, with absence of mercury and a really low CO2 emission, due to a considerably reduced energy consumption, make Philips the best partner for lighting projects. Philips’ solutions allowed Auchan to complete a unique project which is also coherent with the sustainability policy followed by the Group.

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LE AZIENDE INFORMANO pubbliredazionale

Luce per i diritti Umani: Enel Sole realizza il progetto di illuminazione per la fondazione Kennedy La valorizzazione di luoghi di interesse culturale e architettonico è da sempre obbiettivo degli interventi di illuminazione artistica realizzati da Enel Sole, nel rispetto delle caratteristiche e del contesto in cui si opera. Nel progetto elaborato dall’azienda per il Robert F. Kennedy International House si è cercato di valorizzazione i diversi ambienti del piano terra dell’edificio inserito all’interno del più ampio complesso urbanistico de Le Murate di Firenze. Il Robert F. Kennedy Human Rights è una delle principali organizzazioni internazionali per i diritti umani e si pone come obiettivo quello di generare cambiamento, attraverso attività educative e collaborazioni con individui ed altre organizzazioni. Con il progetto di advocacy “RFK Partners for Human Rights” il centro sostiene i difensori dei diritti umani in tutto il mondo, attraverso collaborazioni strategiche che coinvolgono legislatori, diplomatici, istituzioni internazionali e 18

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grandi imprese. Il “RFK Speak Truth To Power” è invece il principale progetto educativo sui diritti umani, rivolto a studenti e professori delle scuole di ogni ordine e grado, grazie al quale vengono forniti gli strumenti per generare un cambiamento all’interno delle proprie comunità. Nel maggio 2013 è stata inaugurata nell’ex carcere de Le Murate di Firenze la Robert F. Kennedy International House of Human Rights, sede europea dell’organizzazione. Si tratta di una struttura residenziale unica e altamente simbolica per la sua trasformazione da luogo di sofferenza e privazione in luogo di libertà e speranza. Ispirata agli ideali di Robert F. Kennedy, la struttura ospita attivisti dei diritti umani provenienti da tutto il mondo, permettendo loro, grazie ai corsi di alta formazione del RFK Training Institute, di scambiare esperienze, dialogare e acquisire le competenze utili per lavorare ogni giorno contro le ingiustizie sociali.

Il progetto di illuminazione artistica realizzato da Enel Sole ha riguardato cinque aree: il portone, l’ingresso, la sala delle colonne ottagonali, la sala degli archi e il cortile esterno. Con il nuovo impianto di illuminazione si è cercato di combinare il risparmio energetico grazie all’utilizzo di sorgenti luminose di ultima tecnologia a Led (il numero totale di apparecchi installati è 56 per una potenza installata di 2,05 kW), con la valorizzazione attraverso un segnale di luce, della scritta “Robert F. Kennedy International House” nel contesto in cui è posizionata. Una linea di luce di colore blu – colore dell’organizzazione – inserita sopra il portone d’ingresso e l’illuminazione della colonnina di ricarica per veicoli elettrici installata nelle vicinanze attraverso un proiettore sagomato, rendono oggi più visibile, nelle ore serali, l’accesso e la presenza del Robert F. Kennedy Human Rights Europe. Si è scelto di adottare una tipologia

di illuminazione differente a seconda dell’ambito di intervento e della sua funzione, mantenendo sempre un filo conduttore, che dall’ingresso attraverso la galleria con le volte a botte e le sale simmetriche a destra e a sinistra, ci accompagna fino al cortile esterno. Il progetto per l’illuminazione del Robert F. Kennedy International House, ha richiesto l’utilizzo di tecnologie di ultima generazione e in modo specifico nell’ingresso in cui sono state installate barre a LED RGB che consentono infinite possibilità di miscela dei colori in modo da poter creare delle scenografie luminose che valorizzino un ambiente importante come quello che accoglie i visitatori. L’ingresso è l’ambiente di maggiore impatto scenico grazie alla sinergia tra l’impianto di illuminazione e l’allestimento di pannelli fotografici realizzati con materiale trasparente che creano una quinta nella quale si alternano colori ed effetti dinamici,


gestiti attraverso un sistema DMX di ultima tecnologia che consente di creare diverse atmosfere ed impatti emozionali. Tutti gli altri ambienti sono stati trattati valutando i requisiti illuminotecnici e la funzione di destinazione dell’ambiente, tutti gli apparecchi di illuminazione scelti rispondono a elevati standard di qualità con riferimento ai requisiti meccanici, elettrici, termici, estetici e fotometrici. «Alcuni uomini vedono le cose così come sono e dicono: "Perché?" Io sogno le cose come non sono mai state e dico: "Perché no?"» Robert F. Kennedy parafrasando George Bernard Shaw. LIGHT FOR HUMAN RIGHTS: ENEL SOLE REALIZES THE LIGHTING DESIGN FOR THE KENNEDY FOUNDATION The enhancement of places of cultural and architectural interest has always been one of the goals of artistic lighting projects realized

by Enel Sole, respecting the characteristics and the context in which it works. In the project developed by the company for the Robert F. Kennedy International House the aim was to emphasize the different environments on the building’s ground floor included in the wider urban complex of Le Murate in Florence. The Robert F. Kennedy Human Rights is one of the main international organizations for human rights and it has the goal of generating changes, through educational activities and cooperation with people and other organizations. With the advocacy program “RFK Partners for Human Rights” the centre supports defenders of human rights worldwide, through strategic partnerships which involve legislators, diplomats, international organizations and big enterprises. The “RFK Speak Truth To Power” is instead the main educational program on human rights, aimed at students and teachers of schools of each order and level, which provides the means to bring a change inside communities. In May 2013 the Robert F. Kennedy International House of Human Rights was opened in the ex prison Le Murate in Florence, European headquarters of the organization. It is a unique residential structure and highly symbolic for its transformation from a place of suffering and loss to a place of freedom and hope. Inspired

by Robert F. Kennedy’s ideals, the building houses human rights activists coming from every place in the world, allowing them, thanks to the advanced training courses of the RFK Training Institute, to exchange experiences, to discuss and acquire the useful competences to work every day against social injustices. The artistic lighting design realized by Enel Sole involved five areas: the front door, the entrance, the octagonal pillars hall, the arches hall and the external courtyard. The aim of the new lighting system was to combine energy saving thanks to the use of lighting sources belonging to the latest LED technology (the total number of installed luminaires is 56 for an installed power of 2,05 kW), with the enhancement through a light signal, of the sign “Robert F. Kennedy International House” in its placement. A blue light line – the color of the organization – placed above the front door and the lighting of the station for the recharge of electric vehicles installed nearby through a shaped projector, make more visible, during nighttime, the entrance and the presence of the Robert F. Kennedy Human Rights Europe. It was decided to use a different type of lighting according to the work area and to its function, always keeping a central idea, that guides the visitor from the entrance

through the gallery with barrel vaults and the symmetrical halls on the right and on the left up to the external courtyard. The lighting design of the Robert F. Kennedy International House, required the use of latest generation technologies and specifically in the entrance in which RGB LED bars were installed which allow endless possibilities in color mixtures in order to create lighting set designs that emphasize an important environment such as the one that receives visitors. The entrance is the environment with the greatest scenic impact thanks to the synergy between the lighting system and the staging of photographic panels realized with a transparent material which creates a wing in which colors and dynamic effects alternate, managed through a latest technology DMX system that allows to develop different atmospheres and emotional impacts. All the other environments were treated by evaluating lighting requirements and the use classification of the environment, all the chosen luminaires comply with high quality standards related to mechanical, electric, thermal, esthetical and photometric requirements. «Some men see things as they are and they say: “Why?” But I dreamt things that never were and I say: “Why not?”» Robert F. Kennedy paraphrasing George Bernard Shaw.

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L’illuminotecnica e l’architettura: un rapporto da (ri)costruire

editoriale di Laura Bellia

L

’illuminotecnica è la disciplina che si occupa della progettazione e realizzazione di ambienti luminosi, ed è stata considerata dagli architetti, almeno fino a qualche anno fa, di trascurabile importanza rispetto alle altre discipline a supporto del progetto architettonico. L’unico aspetto che era considerato appannaggio degli architetti era l’accesso di luce naturale negli ambienti interni, in accordo con la definizione di Le Corbusier per il quale “l’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi sotto la luce”. Tuttavia, anche se gli architetti si occupavano di sola luce naturale, l’approccio era spesso basato sull’esperienza e sull’intuito del progettista, piuttosto che su analisi e studi accurati. Occorre anche riconoscere che fino a non più di una ventina di anni fa, i calcoli illuminotecnici e gli studi sull’accesso di luce naturale negli ambienti interni erano molto limitati anche a causa della mancanza di adeguati strumenti di modellazione e calcolo. D’altra parte, anche le più significative realizzazioni che fanno mirabile uso di luce naturale sono spesso esempi di realizzazione di “ambientazioni” o “atmosfere” e talvolta non tengono conto delle effettive esigenze illuminotecniche legate alle prestazioni e al comfort visivo. L’approccio alla luce naturale, data la sua mutevolezza e imprevedibilità, è spesso di tipo qualitativo e maturato talvolta dalle esperienze proprie o altrui. In ogni caso, a meno di esemplari eccezioni, durante il

EDITORIALE L’ILLUMINOTECNICA E L’ARCHITETTURA

LIGHTING ENGINEERING AND ARCHITECTURE: A RELATIONSHIP TO (RE)BUILD Lighting engineering is the discipline that concerns the design and realization of luminous environments, and, until recently, it was considered by architects as having a negligible relevance compared to other disciplines that support architectural design. The only aspect that was considered a prerogative of architects was daylight’s entrance in indoor environments, in agreement with Le Corbusier’s definition for which “the architecture is the learned game, correct and magnificent of forms assembled in the light”. However, even though architects only dealt with daylight, their approach was frequently based on the designer’s experience and intuition, rather than on analyses and accurate studies. It has to be acknowledged that until not more than twenty years ago, lighting calculations and studies on daylight entrance in indoor environments were really limited also due to the lack of adequate modeling and

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corso del XX secolo si è assistito a un progressivo disinteresse nei confronti dei rapporti tra architettura e luce (naturale). La causa di tutto questo è stato l’avvento dell’illuminazione elettrica che ha determinato una vera e propria rivoluzione sia nella progettazione e distribuzione degli spazi sia nello stile di vita delle persone. Si sono cominciati a realizzare edifici di forma massiccia in cui le zone più interne o lontane dalle finestre perimetrali erano illuminate con luce artificiale e anche a livello di scelte urbanistiche si è assistito, soprattutto intorno agli anni ‘70, a esempi di concentrazione urbana, in cui i rapporti tra le altezze e le distanze degli edifici non consentivano il dovuto accesso di luce naturale. Di conseguenza si è creata una separazione culturale tra gli architetti, che realizzavano le città e gli edifici, e gli ingegneri (di formazione elettrotecnica) che progettavano gli impianti d’illuminazione sia negli ambienti interni che esterni, sia in edifici di nuova costruzione che esistenti. Gli architetti hanno cominciato a guardare all’illuminazione come a qualcosa da sovrapporre al progetto una volta ultimato, non come un elemento da integrare, in quanto determinante nella percezione degli ambienti. A partire dagli anni ‘20, con l’introduzione dell’illuminotecnica come disciplina, si quantifica la luce, sia quella emessa dalle sorgenti che quella che va ad incidere sulle varie superfici degli ambienti. Vengono emesse le prime normative, si caratte-

calculation means. On the other end, even the most significant realizations which make a remarkable use of daylight are frequently examples of the creation of “settings” or “atmospheres” and sometimes they do not take into account the real lighting requirements related to performances and visual comfort. The approach to daylight, given its variability and unpredictability, is frequently qualitative and sometimes achieved from one’s own or others’ experiences. In any case, apart from exemplary exceptions, during the XXth century a gradual indifference towards the link between architecture and (day)light was witnessed. The reason was the introduction of electric lighting which determined a real revolution both in the design and organization of spaces and in people’s lifestyle. Buildings with a thick shape started to be erected in which the most inner or farthest from the perimetral windows areas were lit with electric light and even at the level of urban planning, mainly during the seventies, examples of urban concentration were witnessed, in which the ratios between the

rizzano le sorgenti, si introducono i concetti di resa cromatica e tonalità della luce. Si definiscono le relazioni tra sorgenti e superfici illuminate, vengono proposte tecniche per il calcolo illuminotecnico, basate su ipotesi semplificative, che consentono di effettuare il dimensionamento degli impianti sia per gli ambienti interni che esterni. In questa fase gli aspetti che riguardano la qualità dell’ambiente luminoso sono limitati alla verifica dell’abbagliamento, dando priorità all’abbagliamento debilitante nelle applicazioni che riguardano l’illuminazione stradale, per motivi di sicurezza. Intanto nasce anche la colorimetria, che trova inizialmente sviluppo nell’ambito della riproducibilità dei colori. Le sorgenti a disposizione sono poche e con caratteristiche abbastanza ben definite. Negli ambienti interni impera, fino ai primi anni di questo secolo, la lampada a incandescenza tradizionale o “alogena”, con migliori prestazioni. L’alternativa era la lampada fluorescente più efficiente dal punto di vista energetico, sotto la quale non solo non si riuscivano a discriminare i colori così come con la lampada a incandescenza, ma si ottenevano scenari “innaturali”. Solo alla fine del secolo scorso, con lo sviluppo delle tecnologie trifosforo e pentafosforo, la lampada fluorescente si è mostrata competitiva come qualità rispetto a quella a incandescenza e ha determinato la messa al bando di quest’ultima a partire dal 2009. Come approccio disciplinare, gli effetti luminosi negli ambienti erano quantificati in modo da

height and the distance between buildings do not allow a proper daylight entrance. Consequently, a cultural division was born between architects, who designed cities and buildings, and engineers (with an electrical training) whom designed lighting systems both in indoor and outdoor environments, and also in new constructions and existing buildings. Architects started to look at lighting as something to superimpose to a project once it is completed, and not as an element that has to be integrated, since it is fundamental in environments’ perception. Starting from the twenties, with the introduction of lighting engineering as a discipline, light is quantified, both that emitted by lighting sources and the light that falls on the different environments’ surfaces. The first regulations were issued, the light sources are characterized, the concepts of color rendering and light’s tones are introduced. The links between lighting sources and lit surfaces are defined, techniques for lighting calculation, based on simplifying hypotheses, are proposed which allow to

perform systems’ sizing both for indoor and outdoor environments. In this phase the aspects concerning the luminous environment’s quality are restricted to glare’s evaluation, prioritizing disability glare in road lighting applications, for safety reasons. In the meantime colorimetry was also born, which initially founds its development in the field of colors’ reproduction. There are few light sources available and with well enough defined characteristics. In indoor environments, until the first years of the current century, traditional incandescent or “halogen” lamps prevail, with better performances. The alternative were fluorescent lamps more efficient from an energy-related point of view, using which not only it was impossible to distinguish colors as with incandescent lamps, but the outcome were also “unnatural” scenarios. Only at the end of the last century, with the development of triphosphors and pentaphosphors technologies, fluorescent lamps became competitive on a quality level compared to incandescent ones thus determining the banishment of the latter starting from 2009.


As a methodological approach, luminous effects in environments were quantified in order to correctly size the system, achieving the necessary illuminances on the surfaces which characterized visual tasks. For the calculations the zonal cavity method (or lumen method) was used, which is based on tables, and it did not take into account lighting quality neither it provided information on how lit environments could appear: all that was far from an architect’s mind, which saw lighting designers as mere rules’ executors. However, even when the most sensitive architects dealt with lighting, both daylight and electric light, integrated to the building, in most cases they realized hardly imitable examples, basing more on experience than on science and methodology. Once in a while there were interactions between architects, whom criticized some installations accusing engineers of lacking sensitivity and historical-architectural culture, and engineers whom considered architects ignorant from a technical-scientific point of view and consequently incapable of proposing feasible solutions. The exceptions to this

1) la diffusione delle sorgenti Led; 2) lo sviluppo di sofisticati strumenti di calcolo automatico per la simulazione illuminotecnica, sia da luce naturale che artificiale, insieme alla diffusione sul mercato di calcolatori sempre più potenti in grado di eseguire le simulazioni in tempi ragionevoli; 3) lo sviluppo e la produzione di nuovi componenti per l’involucro edilizio trasparente e di sistemi schermanti, sia fissi che mobili per il controllo dell’accesso della luce naturale e della radiazione solare diretta all’interno degli edifici; 4) la necessità di ridurre i consumi energetici, le emissioni di sostanze inquinanti e l’impatto sull’ambiente; 5) la disponibilità di strumenti di misura fino a qualche anno fa non realizzabili o costosissimi, quali spettrofotometri e video-luminanzometri; 6) i risultati degli studi in ambito medico che dimostrano gli effetti non visivi dell’illuminazione sull’uomo: l’impatto sui ritmi circadiani, sull’attenzione, sullo stato di veglia e sull’umore; 7) lo sviluppo di sistemi di controllo automatici che consentono di ottenere in uno stesso ambiente scenari luminosi dinamici e una corretta integrazione, variabile nel tempo, tra luce naturale e artificiale. Tutte queste condizioni, a partire dalla diffusione dei Led che costituiscono a loro volta una rivoluzione nella rivoluzione, rendono oggi l’illumino-

condition were unfortunately few. During the last years we witnessed another revolution, with a range equal to the one happened about a century ago, caused by the introduction of electric lighting. This time there were multiple circumstances which determined, almost simultaneously, big changes in the discipline of lighting engineering, among which mainly: 1) the introduction of LED lighting sources; 2) the development of sophisticated means of automated calculus for lightins siumuations, both with daylight and electric light, together with the introduction on the market of devices increasingly powerful capable of carrying out simulations in reasonable time; 3) the development and production of new components for a transparent architectural envelope and of shading systems, both fixed and mobile ones for the control of daylight entrance and of direct solar radiation inside buildings; 4) the need to reduce energy consumptions, the emission of polluting substances

tecnica una disciplina molto più complessa e con caratteristiche multi-culturali, in cui al centro si collocano le esigenze dell’uomo e dell’ambiente. L’illuminotecnica non è più il posizionamento di un certo numero di lampade che rischiarano gli ambienti, è la sapiente realizzazione di contrasti e chiaroscuri, attraverso l’opportuna scelta e collocazione delle sorgenti più adeguate, anche in relazione alle caratteristiche spaziali, materiche e cromatiche degli ambienti. La progettazione dell’involucro edilizio è strettamente connessa alla distribuzione della luce naturale e alla corretta integrazione con quella artificiale. Gli ambienti esterni non sono solo strade da illuminare, sono anche centri storici e monumenti da vivere e da valorizzare, senza inquinare l’ambiente. In questo gli architetti tornano a essere protagonisti, come prima dell’avvento della luce elettrica. La luce ritorna a essere parte integrante del progetto di architettura. L’illuminotecnica, che ha assunto una forte autonomia disciplinare, deve essere insegnata nelle sedi opportune, le scelte progettuali non possono essere frutto di intuizioni, nulla può essere affidato al caso: il progettista, per assumere un ruolo centrale, deve essere competente e credibile, la figura del “lighting designer” non deve sottintendere un artista creativo che realizza “emozioni”, ma deve essere garanzia di professionalità: solo in questo modo sarà possibile il dialogo costruttivo con le altre figure professionali.

and the impact on the environment; 5) the availability of measuring devices that was impossible to build or really expensive until a few years ago, such as spectroradiometers and video-luminancemeters; 6) the results of medical studies which demonstrate non visual effects of light on humans: the impact on circadian rhythms, on attention, on mood and alertness; 7) the development of automated control systems which allow to obtain dynamic luminous scenarios and a correct integration, variable during time, between daylight and electric light in the same environment. All these conditions, starting from LEDs diffusion which represent themselves a revolution in the revolution, make lighting engineering nowadays an even more complex discipline with multi-cultural characteristics, in which humans’ and environment’s needs are located in the centre. Lighting engineering is not anymore the placement of a given number of lamps which lit environments, it is the learned realization of contrast and chiaroscuro, through the

appropriate choice and location of the most appropriate light sources, also according to the spatial, material and chromatic characteristics of environments. The design of the architectural envelope is strictly linked to daylight’s distribution and to its correct integration with electric light. Outdoor environments are not only streets to be lit, they are also historical centers and monuments to be lived and emphasized, without polluting the environment. In this architects have again a leading role, as before the introduction of electric light. Light is again a completing part of an architectural design. Lighting engineering, which assumed a strong disciplinary independence, has to be taught in appropriate places, design choices cannot be the result of intuitions, nothing can be entrusted to chance: a designer, to take on a leading role, has to be an expert and convincing, the role of “lighting designer” does not imply a creative artist whom realizes “emotions”, but it has to guarantee competence: only in this way a productive discussion with other professionals will be possible.

EDITORIALE L’ILLUMINOTECNICA E L’ARCHITETTURA

dimensionare correttamente l’impianto, realizzando gli illuminamenti necessari sulle superfici che caratterizzavano i compiti visivi. Per i calcoli si applicava il metodo del flusso totale (o metodo lumen), basato su tabelle, che non teneva conto della qualità dell’illuminazione e neppure dava indicazioni su come potevano apparire gli ambienti illuminati: tutto ciò era lontano dalla mentalità dell’architetto, che vedeva il progettista illuminotecnico come un mero esecutore di regole. Tuttavia, anche quando gli architetti più sensibili si cimentavano nel tenere conto dell’illuminazione, sia naturale sia artificiale, integrata all’edificio, al più realizzavano singoli esempi difficilmente imitabili, fondandosi più sull’esperienza che su basi scientifiche e metodologiche. Ogni tanto vi erano interazioni tra gli architetti, che criticavano alcune installazioni accusando gli ingegneri di mancare di sensibilità e cultura storico-architettonica, e gli ingegneri che ritenevano gli architetti ignoranti dal punto di vista tecnico-scientifico e di conseguenza incapaci di proporre soluzioni fattibili. Le eccezioni a questa condizione purtroppo erano poche. In questi ultimi anni abbiamo assistito a un’altra rivoluzione, di portata pari alla rivoluzione di poco più di un secolo fa, causata dall’avvento dell’illuminazione elettrica. Questa volta vi sono molteplici circostanze che hanno determinato, pressoché contemporaneamente, grandi mutamenti per quanto riguarda la disciplina dell’illuminotecnica, tra cui principalmente:

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libri di Giovanni Fontana

Luogo, corpo e luce: un nuovo libro sul lavoro di Fabrizio Crisafulli

Nika Tomasevic (a cura di), Place, Body, Light: The Theatre of Fabrizio Crisafulli / Il teatro di Fabrizio Crisafulli, 1991-2011, prefazione di Silvana Sinisi, Artdigiland, Dublino, 2014

LIBRI FABRIZIO CRISAFULLI

È

uscito, presso l’editore dublinese Artdigiland, Place, Body, Light, volume bilingue, inglese e italiano, che ricostruisce, con dovizia di documenti e di bellissime immagini, venti anni di lavoro teatrale di Fabrizio Crisafulli, regista-artista che fa della luce uno dei suoi cavalli di battaglia. Crisafulli esplora tutti i possibili rapporti che la luce instaura in scena con gli altri elementi del teatro, il luogo e il corpo in primo luogo, come indica il titolo del libro. Nel lavoro con la sua compagnia e nei suoi laboratori si è dedicato all’intento di restituire alla luce un ruolo di primo piano, “come quello che la luce naturale ha nel mondo”. Un ruolo propulsivo, assai distante dalla posizione secondaria, asservita agli attori e alla scena e definita negli ultimi giorni delle prove, che la luce occupa più usualmente in teatro. Per far questo si è applicato nel corso degli anni alla definizione di un vero e proprio linguaggio della luce, che permetta a questo elemento espressivo di svolgere in scena una funzione simile a quella della musica. E di assumere un ruolo artistico e poetico in senso proprio. Sembrano bandite dal suo modo si esprimersi parole come “effetti” e “giochi di luce”. Raramente parla di “illuminazione” se la parola sottintende semplice funzionalità. Crisafulli parla di luce come significato, struttura, disegno. E i suoi spettacoli e le sue installazioni sono la dimostrazione palese dei risultati notevoli dell’applicazione di questa idea. Il libro ci conduce in questo percorso documentandone i diversi momenti attraverso le spiegazioni che lo stesso regista dà dei processi creativi e dei proce-

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dimenti tecnici alla base di ogni singolo lavoro, i suoi disegni, le “partiture” degli spettacoli - un tipo di elaborato che conferma la sua idea “musicale” della luce e del teatro in generale -, le testimonianze dei collaboratori, recensioni e selezionati estratti dagli scritti che numerosi studiosi, tra i più importanti dei campi del teatro e dell’arte contemporanea, hanno dedicato al rigoroso e visionario lavoro dell’artista. Introduce il volume una lunga intervista di Nika Tomasevic, la curatrice, nella quale Crisafulli, interrogato sulle motivazioni della sua ricerca sulla luce, dice, tra l’altro, che esse derivano innanzitutto dalla presa d’atto della contraddizione tra il ruolo di elemento primario, generativo, di origine e di alimento delle cose che la luce ha nella realtà, e la funzione gregaria, di completamento e “confezione” dello spettacolo che – nell’uso comune – svolge in teatro. La luce “per di più, viene in genere fatta appartenere esclusivamente alle sfere della tecnica e dell’immagine. Trascurando suoi caratteri essenziali come la capacità di modellare lo spazio e il tempo, produrre senso e poesia, costruire drammaturgia, svolgere azioni”. A proposito dei laboratori che da anni conduce con gli studenti, e con i quali produce spettacoli senza testo e senza attori, fatti di luce, suono, oggetti organizzati teatralmente, dice: “per me, lavorare a parte con la luce è altrettanto importante che lavorare a parte con il suono per un musicista, o, nel mio lavoro registico, con i performer in sala prove. Vuol dire innanzitutto ricercare la possibilità, per la luce, di definire un proprio linguaggio e una propria capacità di costruire autonomamente dal punto di vista drammaturgico”. L’eleganza dell’edizione, l’alta qualità grafica, le numerose immagini sono messe al servizio non di un libro di illustrazioni, di un volume-strenna, ma di un’opera dall’alto contenuto scientifico, di un possibile strumento di lavoro per storici, studiosi e studenti di teatro e di arti visive, e – con la quantità di informazioni e suggerimenti concreti che fornisce – per operatori, registi, designers, tecnici. Lo stesso editore ha pubblicato anche Active Light, versione inglese di Luce attiva, edito in Italia nel 2007, nel quale Crisafulli fa un excursus storico, dalla fine dell’Ottocento fino a oggi, dell’uso della luce teatrale come elemento espressivo autonomo e attivo dal punto di vista poetico e drammaturgico. Dai pionieri Mariano Fortuny, Adolphe Appia, Edward Gordon Craig, Alexandre de Salzmann, fino a maestri contemporanei come Josef Svoboda, Alwin Nikolais, Robert Wilson. La versione inglese è disponibile anche in ebook.

PLACE, BODY AND LIGHT: A NEW BOOK ON FABRIZIO CRISAFULLI’S WORK The Dublin-based publishing company Artdigiland has printed Place, Body, Light, bilingual volume, in English and Italian, which retraces, with plenty of documents and beautiful images, twenty years of Fabrizio Crisafulli’s theatrical work, director-artist who makes light one of his strong suits. Crisafulli explores all possible relationships on the scene between light and the other theatre’s elements, first of all the place and the body, as the book’s title suggests. Working with his company and in his laboratories he committed himself to give back a leading role to light, “as the one daylight has in the real world”. A propelling role, really distant from the secondary position, subdued to actors and to the scene and defined during the last days of rehearsals, that light usually holds in theaters. To do so he devoted himself during the years to the definition of a proper light’s language, which allows this expressive element to play a function similar to the music’s one. And to properly take on an artistic and poetic role. It appears that words such as “effects” and “play of light” are banned from his way of expressing. He rarely talks about “lighting” if the word implies simple functionality. Crisafulli speaks about light as meaning, structure, drawing. His shows and installations are the obvious demonstration of the results of this idea’s application. The book guides us in this path documenting its different moments through the explanations the director himself gives about creative processes and technical methods at the basis of each work, his drawings, the shows’ “scores” - a type of document that confirms his “musical” idea of light and generally of the theatre -, the coworkers’ statements, the reviews and selected excerpts from the works that many scholars, among the most important in the fields of theatre and contemporary art, dedicated to the rigorous and visionary work of this artist. The volume is introduced by a long interview by Nika Tomasevic, the curator, in which Crisafulli, questioned about the motivations of his research on light, says, among other things, that first of all they derive from the acknowledgment of the contradiction between the role that light has in reality of main, generative element that originates and feeds things, and the gregarious function, to complete and “package” the show that – usually – it carries out in theatre. Moreover light “is usually exclusively included in the technique and imagine spheres. Ignoring its essential fea-


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Fabrizio Crisafulli

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Fabrizio Crisafulli

ACTIVE LIGHT Issues of Light in Contemporary Theatre

ACTIVE LIGHT

Fabrizio Crisafulli, Active Light: Issues of Light in Contemporary Theatre, prefazione di Dorita Hannah, Artdigiland, Dublino, 2013 (disponibile anche in ebook)

Accessibile agli uomini, regia e luci di Fabrizio Crisafulli, 1993. Nella foto: Daria Deflorian Accessibile agli uomini, direction and light design by Fabrizio Crisafulli, 1993. In the photo: Daria Deflorian

Battito, naso, lungo, installation by Fabrizio Crisafulli, dedicated to Pinocchio, Galleria Sala 1, Roma, 2002. Photo Stefano Fontebasso De Martino

tures such as the ability to shape space and time, produce meaning and poetry, build drama, carry out actions”. As regards the laboratories he has been carrying out for years with the students, and with which he produces shows without texts and actors, but made of light, sound, theatrically organized objects, he says: “to me, working with light separately is as important as it is to separately work with sound for a musician, or, in my work as a director, with performers in the rehearsal studio. First of all it means to research the possibility, for light, to define a peculiar language and ability to autonomously build from a dramaturgical point of view”. The elegance of the edition, the high graphic quality, the numerous images are not put to use in a picture book, or a book published for the Christmas market, but in a work with a high scientific content, and a possible work tool for historians, scholars and students of theatre and visual arts, and – given the amount of information and practical advices it provides – for operators, directors, designers,technicians. The same editor also published Active Light, English version of Luce attiva, printed in Italy in 2007, in which Crisafulli makes an historical excursus, from the end of the nineteenth century to the present date, of the use of theatrical light as an autonomous expressive element and active from a poetic and dramaturgical point of view. From pioneers Mariano Fortuny, Adolphe Appia, Edward Gordon Craig, Alexandre de Salzmann, to contemporary masters such as Josef Svoboda, Alwin Nikolais, Robert Wilson. The english version is also available as an eBook.

LIBRI FABRIZIO CRISAFULLI

Battito, naso, lungo, installazione di Fabrizio Crisafulli, dedicata a Pinocchio, Galleria Sala 1, Roma, 2002. Foto Stefano Fontebasso De Martino

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L’INTERVISTA

LA LUCE PER UN PROTAGONISTA DELLO SPETTACOLO Intervista ad Antonio Ricci di Gianni Ravelli Antonio Ricci, nato ad Albenga (SV) il 26 giugno 1950, è autore e produttore. Come ha scritto Variety, “con il suo gusto tra la commedia e il varietà, ha cambiato il volto della tv italiana”. Dopo essersi laureato in Lettere e aver fatto l’insegnante e il preside, ha esordito in televisione a soli 28 anni e da allora ha realizzato programmi che hanno fatto la storia della televisione, come le prime tre edizioni di Fantastico, Te la do io l’America, Te lo do io il Brasile, l’iconico Drive In (dal 1983 al 1988), Lupo

Solitario, Matrjoska, L’Araba Fenice, Odiens, Striscia la notizia (dal 1988 a oggi), il programma più seguito della tv italiana divenuto un cult, Paperissima (dal 1990 a oggi), la sit-com Quei due sopra il varano, Veline, Velone, Cultura Moderna e il varietà politicamente scorretto Giass (2014). Per il cinema, ha scritto la sceneggiatura del film Cercasi Gesù, di Luigi Comencini. Nel 1998 Antonio Ricci ha pubblicato per Einaudi il saggio Striscia la Tivù, in cui svela molti segreti della tv.

Antonio Ricci, born in Albenga (SV) June 26, 1950, is an author and producer. As written by Variety, “with its taste between comedy and variety, he changed the face of Italian TV”. After graduating in Literature, he worked as a teacher and school principal; he made his debut on television at the age of 28 and since then he has produced programs that made television history, as the first three editions of Fantastico, Te la do io l’America, Te lo do io il Brasile, the iconic Drive In (from 1983 to 1988), Lupo

Solitario, Matrjoska, L’Araba Fenice, Odiens, Striscia la notizia (1988 to present), the most watched Italian TV program and now a cult, Paperissima (since 1990), the sitcom Quei due sopra il varano, Veline, Velone, Cultura Moderna, and the politically incorrect variety Giass (2014). For the cinema, he wrote the screenplay for the movie Cercasi Gesù, directed by Luigi Comencini. In 1998, Antonio Ricci wrote the essay Striscia la Tivù, published by Einaudi, which reveals many television’s secrets.

L’iNTERVISTA ANTONIO RICCI

Striscia la notizia, Ezio Greggio, Enzo Iacchetti e le Veline

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E il tuo primo ricordo legato alla luce nello spettacolo? La luce del teatrino delle suore: accesa o spenta. Non esistevano effetti di luce. Il clou dello spettacolo era un “commovente dramma”, seguito da una “brillante farsa”. Dato che la brillante farsa aveva la stessa luce del commovente dramma, mi sono spiegato perché, forse, si ridesse di più al commovente dramma “che alla brillante farsa”. C’erano le stesse luci: quindi non c’era pathos. Il primo spettacolo che ti colpì, per la sua luce? Fu uno spettacolo di Ronconi, “Orestea”, che vidi a Milano negli anni ‘70. Molti anni dopo, ho scoperto che il disegno delle luci di quello spettacolo era di Storaro… E recentemente? Mi hanno molto colpito le luci utilizzate nel Cirque du Soleil…

Nel cinema invece? Nel cinema? La luce della luna che fa brillare la lama del rasoio in Un Chien Andalou di Buñuel…

THE LIGHT ACCORDING TO AN ENTERTEINMENT’S PROFESSIONAL

Da addetto ai lavori, quando guardi uno spettacolo, fai attenzione alle luci? Sì, molta attenzione; soprattutto negli spettacoli televisivi di varietà e comicità. Qui tocchiamo un tasto dolente, perché molti spettacoli di varietà hanno preso la “deriva” di un eccessivo contrasto luce-ombra. Sono “ombrosi”, perché si ritiene che, in questo modo, siano più eleganti… mentre il troppo buio, in televisione, non funziona… O tu hai la luce accesa in casa, e allora la luce del televisore deve lottare per prevalere, oppure sei al buio ma, in questo caso, se quello che vedi dentro lo schermo è troppo oscuro, ti intristisci invece di rallegrarti. Poi bisogna tener presente che la battuta in televisione “arriva” solo con un primo piano o un primo piano americano. Ho esposto un regolamento in sala riunioni: art.41) Quando un conduttore legge la notizia, non debbono esserci luci intermittenti o colorate a distrarre.

What is your first memory related to the light? As a child I did not understand how it was once possible to live without the artificial light. To think of a life without light bulbs was inconceivable to me... Then, the first memory about the light is... the war. During the war, they told us that we had to put blue sheets on windows; otherwise, the presence of an inhabited place would have been indicated to the enemy aircrafts. All cities were blacked out at night and, if a little light filtered through a window, the patrols would have fired at it, before coming and arrest you. “Blackout”: I was impressed by this word. It meant that you could not leave the house.

Quindi la luce ha un’importanza decisiva, in questi casi… La risata deve arrivare immediata e tutto quello che aggiungi diventa un “filtro”; vale a dire che filtra la battuta, per cui, in un campo lungo, un effetto di luce troppo forte disturba. Ad esempio, per Drive in avevo voluto colori molto “sparati”, che ricordassero i disegni animati o i fumetti: senza ombre, con colori molto definiti. Purtroppo la trasmissione non si poteva ricevere in Liguria, dove tornavo sempre al fine settimana, non riuscivo a vederla ed

An interview to Antonio Ricci

And your first memory of light in the show? The light of the nuns’ little theatre: on or off. There were no light effects. The highlight of the show was a “touching drama”, followed by a “brilliant farce”. Since the brilliant farce had the same lights of the touching drama, I explained to myself the reason why, perhaps, one laughs more at the touching drama “than to the brilliant farce”. They had the same lights: so there was no pathos. The first show that impressed you for its light? It was a Ronconi’s show, “Orestea”, which I saw in Milan in the 70s. Many years later, I discovered that Storaro made the show’s light design... And recently? I was very impressed by the lights used in the Cirque du Soleil... What about the cinema? In the cinema? The moonlight that makes the razorblade shine in Buñuel’s Un Chien Andalou... As an insider, while looking at a show, do you pay attention to the lights? Yes, much attention; especially in variety and comedy television shows. Here we touch on a sore point, because many variety shows have taken the “drift” of turning to excessively contrasting lights and shadows. They are “shadowy”, because it is believed that they are more elegant in this way... On the contrary, the “too dark” does not work well on television... Either one has the lights on in its house and, then, the TV light must struggle to prevail, or one is in the dark and, in this case, if what you see onto the screen is too dark, you get sadness instead of cheer. Then it must be remembered that the joke on television “comes” only with a close-up or a medium close-up. I put up a regulation in the meeting room: the art.41 states that when the anchor-man reads the news, there must not be any flashing or coloured lights to distract. Hence the light is of crucial importance in such cases... The laughter should arise immediately and all you add becomes a “filter”; namely, it filters the joke, so that, in a long shot, a too strong light effect is bothering. For example, for Drive in I wanted some very

Striscia la notizia, Ezio Greggio e Michelle Hunziker

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L’iNTERVISTA ANTONIO RICCI

I

l tuo primo ricordo legato alla luce? Da bambino non capivo come un tempo fosse possibile vivere senza luce artificiale. Era inconcepibile per me pensare a una vita senza lampadina… Poi, il primo ricordo legato alla luce è… la guerra. Durante la guerra, ci raccontavano si dovevano mettere dei fogli blu alle finestre: altrimenti, si sarebbe segnalata la presenza di luoghi abitati agli aerei nemici. Tutte le città erano oscurate di notte e, se la luce filtrava da una finestra, le ronde vi sparavano contro, poi salivano ad arrestarti. “Oscuramento”: questa parola mi è rimasta impressa. Significava non poter uscire da casa.

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ero convinto che tutto funzionasse come prestabilito. Finalmente la vidi a casa di amici a Torino: era troppo buio, orrore! Mi spiegarono poi che in emissione c’era un meccanismo di taratura che non ammetteva quel tipo di colori che “saturavano”. Mi è toccato andare personalmente a staccare quel marchingegno… Nella storia della televisione recente o lontana c’è uno spettacolo che ti ricordi per il tipo di luce? Cultura Moderna, Moreira e Mammucari

Mi ricordo gli spettacoli più indietro nel tempo, quando l’occhio di bue era una conquista. Il cabaret, a Genova e a Milano, con l’occhio di bue sempre acceso… Un regista cinematografico o televisivo che secondo te utilizza o ha utilizzato bene la luce? Ce ne sono tanti… Faccio solo il nome di un “artista” delle luci: Vittorio Storaro. Lui è davvero un genio… Sono d’accordo. Storaro può illuminare qualsiasi cosa: strade, monumenti, piazze, tutto… Sì, mi ha sempre colpito la sua versatilità, quanto sia adattabile alle varie situazioni e, quindi, intelligente. Tu sei ligure. Io, da ligure d’adozione, come mi considero, trovo che in Liguria ci sia una luce meravigliosa, diversa da quella di qualsiasi altro luogo. Questa luce “magica” ti ha seguito nel tuo lavoro? Ha influenzato le tue opinioni in materia? La luce della Liguria me la porto dentro, nel senso che la rimpiango perché non la posso avere sempre; penso addirittura di respirarla… In televisione, il discorso è molto diverso: la luce è e deve essere artificiale. Deve essere chiara e forte, senza essere abbagliante… altrimenti ti allontana dal vero… Troppa luce, appunto, abbaglia e finisci per non vedere più niente. Come quando c’è troppo buio. Invece il chiaroscuro funziona molto meglio, perché sa ricostruire una situazione più vicina alla realtà. Torno a dire però che, se devi fare comicità in televisione, non puoi rinunciare a un effetto luminoso anche forte.

L’iNTERVISTA ANTONIO RICCI

Cultura Moderna, Studio

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“flashy” colours, which could remind of cartoons or comics: without shadows, with very defined colours. Unfortunately, the broadcast could not be received in Liguria, where I always came back in the weekends, so I could not see the show and I was convinced that everything was working as planned. Finally, I saw it at a friend’s house in Turin: it was too dark, such a horror! Then, they explained to me that there was a calibration mechanism in the broadcasting that did not admit this kind of saturated colours. I personally went to unplug the device... In the recent or distant history of television, is there a show that you particularly remember for the type of light used? I remember the shows further back in time, when the spotlight was a breakthrough. The cabaret, in Genoa and Milan, with the spotlight always on... A movie or TV maker that, in your opinion, use or have used the light in a good way? There are so many... I am only going to name an “artist” of the lights: Vittorio Storaro. He really is a genius... I do agree. Storaro can light up everything: streets, monuments, squares, everything... Yes, his versatility has always impressed me, how he is adaptive to the various situations and, therefore, intelligent. You are from Liguria. As the adopted Ligurian I do consider myself, I find that in Liguria there is marvellous light, different from that of any other place. Has this “magic” light followed you in your work? Has it influenced your views on this matter? I do carry inside me the light of Liguria in the sense that I miss it because I can


minazione particolare, che sia rispettosa del luogo e che, per quell’ora, lo “reinterpreti”. Dobbiamo essere consapevoli che non siamo più nel solito giardino, ma in un altro spazio, che comunque può emozionare e arricchire chi lo visita e lo vive. Possiamo definirla una “teatralizzazione” del giardino? Sì, come dicevo, è un’altra cosa. Si perdono l’aspetto botanico e i colori naturali, ma si ottiene qualcosa in più. Rispetto a quello che pensavo, ecco che una parte della notte può diventare affascinante, culturalmente intrigante e stimolante, grazie a una illuminazione appositamente studiata. A Kew gli alberi erano illuminati dal basso verso l’alto, a gruppi; e, poi, anche l’acqua aveva un ruolo importante, in questa reinterpretazione, con la cascata colorata da spettacolari giochi di luce. Era tutta un’altra cosa rispetto al solito giardino: provavi emozioni e sensazioni completamente diverse. Era tutto molto suggestivo, ma proprio perché si era consapevoli che fosse un momento, un’occasione speciale, e non la quotidianità, che comunque in un giardino è sempre diversa.

not always have it; I even think that I can breathe it... On television, the matter is very different: the light is and has to be artificial. It has to be clear and strong, without being dazzling... otherwise, it leads you away from the reality... Too much light, in fact, dazzles and you end up seeing anything. Like when it is too dark. The chiaroscuro, instead, works much better, because it can rebuild a situation that is closer to the reality. I repeat, however, that if you have to do comedy on television, you can not give up to a stronger lighting effect. How do you figure the light in your beautiful Pergola’s garden (the historic property, on the hill of Alassio, that Antonio Ricci has restored with the help of his wife Silvia and of the architect Paolo Pejrone, editor’s note)? Do you like the way it is or would you like it different? I have always been convinced that the gardens should not be lit and that some pathway marker, just to see where you are putting your feet, are more than enough. There is the night and then, again, the day: the flowers and the trees change depending on the natural light. Thus, I always considered lighting them up to be quite tacky. However, when I went to the Kew Gardens (a collection of greenhouses and gardens located between Richmond upon Thames and Kew, about 10 km south-west of London, editor’s note), during the Christmas season, I very carefully observed the lighting: the garden was transformed and it has become, in short, something else. So I thought that maybe, I’m not saying for the whole night, but for a hour, or a hour and a half, it could be possible to light up the garden: in this way the life of plants and their balance are not disturbed. Sure, it is not an easy task: one has to choose a particular type of lighting, which should be respectful of the place, and that, for that hour, should be able to “reinterpret” it. We must be aware that we are not in the usual garden, but in another space, which, however, can touch and enrich those who visit and live it. Can we call it a “theatricalisation” of the garden? Yes, it is another thing, as I said. One loses the botanical appearance and the natural colours, but you get something extra. Compared to what I thought, there is a part of the night that can become fascinating, culturally intriguing and stimulating, thanks to a specially designed lighting. In Kew the trees were lit up in groups, from the bottom upwards; then, even the water had an important role in this new interpretation, with the waterfall coloured by spectacular light effects. It was a far cry from the usual garden: one could feel completely different emotions and sensations. It was all very impressive, but precisely because one was aware that it was a moment, a special occasion, and not the everyday life, which is, however, always different in a garden.

L’iNTERVISTA ANTONIO RICCI

Nel tuo bellissimo giardino della Pergola (la proprietà storica, sulla collina di Alassio, che Antonio Ricci ha restaurato con l’aiuto della moglie, Silvia, e dell’architetto Paolo Pejrone n.d.r.) come immagini la luce? Ti piace così com’è o la vorresti diversa? Sono sempre stato convinto che i giardini non vadano illuminati e che siano sufficienti dei segnapassi, giusto per vedere dove si mettono i piedi. C’è la notte e poi, di nuovo, il giorno: i fiori e gli alberi cambiano già a seconda della luce naturale. Insomma illuminare mi è sempre apparsa una pacchianata pazzesca. Però, quando sono andato ai giardini del Kew Garden (un esteso complesso di serre e giardini ubicati tra Richmond upon Thames e Kew, a circa 10 km a sud-ovest di Londra, n.d.r.), durante le feste natalizie, ho osservato l’illuminazione con grande attenzione: il giardino si era trasformato, diventato insomma un’altra cosa. E ho pensato che, forse, è possibile, non dico per tutta la notte, ma magari per un’ora, un’ora e mezza, illuminare il giardino: in questo modo non si turba la vita delle piante, il loro equilibrio. Certo, è un compito non facile: si deve scegliere un tipo di illu-

Paperissima, Gerry Scotti, Ilary Blasi, Michelle Hunziker e Francesco Totti

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SPECIALE LED

ACCOMPAGNARE LA RIVOLUZIONE

ACCOMPANYING THE REVOLUTION All technological innovations, even lighting ones, always have to be accompanied by productions, designs and information of quality. The opinions of four influential experts in the field: Maurizio Rossi, Oscar Santilli, Gianni Forcolini and Marco Frascarolo

Tutte le innovazioni tecnologiche, anche quelle illuminotecniche, devono essere sempre accompagnate da produzioni, progettazioni e informazioni di qualità. I pareri di quattro autorevoli esperti del settore: Maurizio Rossi, Oscar Santilli, Gianni Forcolini e Marco Frascarolo

Led di tipo semplificato e, molto spesso, banale. Allora, il tema non è “Led sì, Led no”, ma come si produce, come si progetta e come si consigliano i tecnici, sia pubblici che privati, all’epoca del light emitting diode. I pareri che abbiamo raccolto con le interviste ad alcuni esperti del settore, confermano la tesi iniziale: spesso, alle prese con il progresso tecnologico, l’attenzione dei più si concentra spasmodicamente sulle performances, dimenticando il resto. Detto in altri termini: il Led è una componente importante del sistema, ma pur sempre una componente. Serve allora ricordare come tutte le rivoluzioni tecnologiche devono essere sempre accompagnate da produzioni, progettazioni e informazioni di qualità.

It is difficult to be against Leds. It is impossible to find someone opposing one of the most important revolutions in the field of modern lighting. Also because, objectively, the performances of this lighting system are so evident to everyone that it is difficult to find the famous needle in a haystack. It is indeed a lot easier to find weakness, even evident ones, in production and design processes in the Leds’ era. As it is even easier to observe, among the many workers in the field, especially among those that come from the energy saving field, a poor technical lighting culture: this lack determines, as a direct consequence, a simplified and, frequently, banal approach to Leds. Therefore, the topic is not “Led yes, Led no”, but how to produce, design and to give advice to technicians, both in the public and private sectors, in the age of the light emitting diode. The opinions collected through interviews with some experts in the field, confirm the initial thesis: frequently, when dealing with technological progress, most people’s attention is spasmodically concentrated on performances, forgetting everything else. In other words: Leds are an important part of the system, but they are still a component. It is then important to remember that all technological revolutions have always to be accompanied by productions, designs and information of quality.

no un risparmio energetico che non deriva solo, o prevalentemente, dal fatto che possiedono un’efficienza elevata - anche se non paragonabile a quella delle lampade a sodio a bassa pressione - ma dal fatto che il flusso utile delle sorgenti Led può essere meglio controllato per quanto riguarda, ad esempio, l’illuminazione stradale. Un altro aspetto importante riguarda la possibilità di controllo del flusso luminoso emesso: queste sorgenti, grazie ai loro sistemi di controllo, permettono una gestione intelligente dell’illuminazione, in grado di adattarsi alle reali esigenze, sempre nel rispetto delle norme esistenti, norme che anch’esse si stanno adeguando ai mutamenti tecnologici. Si tratta di un tema delicato, che pone

una domanda importante: ha senso consumare energia quando non serve illuminare sempre? Ecco che la tecnologia entra in soccorso e oggi ci consentirà di rispondere adeguatamente a questo interrogativo. Un ultimo aspetto delle sorgenti luminose Led riguarda il controllo dell’abbagliamento. Si tratta di una tema delicato, discriminante, in quanto consente di distinguere e selezionare i differenti prodotti in base alla loro qualità intrinseca: quelli di elevata qualità da altri con una ricerca progettuale meno evoluta. Se il prodotto è ben progettato il problema non si pone; se il prodotto è meno studiato possono sorgere problemi legati all’abbagliamento”.

di Pietro Mezzi

D

ifficile remare in direzione contraria quan do si parla di Led. Impossibile poi trovare qualcuno che si ponga di traverso rispetto a una delle rivoluzioni più importanti nel campo dell’illuminotecnica moderna. Anche perché, obiettivamente, le performances di questa sorgente luminosa sono talmente evidenti a tutti che è difficile trovare il famoso ago nel pagliaio. È molto più facile, invece, rintracciare delle pecche, anche evidenti, nel come si produce e nel come si progetta nell’era dei Led. Così com’è ancora più semplice registrare, tra i numerosi operatori del settore, soprattutto in quelli che provengono dal risparmio energetico, una scarsa cultura tecnica illuminotecnica: una mancanza che, come riflesso diretto, porta a un approccio ai

MAURIZIO ROSSI Professore associato, direttore del Master in Lighting Design & Led Technology e responsabile scientifico del Lab. Luce del Politecnico di Milano. Presidente della Associazione italiana colore e direttore della rivista “Color Culture and Science”

SPECIALE LED ACCOMPAGNARE LA RIVOLUZIONE

“I prodotti di illuminazione pubblica Led presenti sul mercato, hanno ormai raggiunto, soprattutto negli anni più recenti, un buon grado di maturità tecnologica. Com’è noto, tali sorgenti consento-

MAURIZIO ROSSI Associated professor, director of the Master in Lighting Design & Led Technology and scientific director of the Lab. Luce of the Politecnico di Milano. President of the Associazione italiana colore and director of the journal “Color Culture and Science”

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“Led products for public lighting available on the market, have already reached, especially in recent years, a good degree

of technological maturity. As is common knowledge, these lighting sources allow energy savings that do not derive only, or mainly, from their high efficiency - even though it is not comparable to that of low pressure sodium vapor lamps - but from a better control of the useful flux concerning, for example, road lighting. Another important aspect concerns the possibility to control the emitted luminous flux: these lighting sources, thanks

to their control systems, allow a smart light management, capable of adapting to real requirements, while always complying with the existing regulations, which are being upgraded according to technological changes. It is a delicate issue, which raises an important question: does it makes sense to consume energy when there is no need to always light up? Here technology comes to the rescue and nowadays it will allow us to adequately

answer this question. A last aspect of Led lighting sources concerns glare control. It is a delicate, discriminating issue, since it allows to discern and select between different products basing on their intrinsic quality: those with a high quality from those with a less evolved design research. If the product is well designed the problem does not arise; if the product is less studied glare-related problems could arise”.


“Posso dire che l’utilizzo dei Led nell’illuminazione pubblica sicuramente presenta più aspetti positivi che negativi. Anni fa, le perplessità riguardavano i costi: oggi, di fronte all’innovazione tecnologica e alla ricchezza produttiva, il problema costo mi pare superato. Un fatto sicuramente positivo di questi dispositivi di illuminazione è l’immediatezza di accensione. Fino a qualche tempo fa, nella pubblica illuminazione, per le lampade a scarica (a ioduri o

OSCAR SANTILLI Architect, lighting designer “I can say that the use of Led in public lighting surely determines more positive outcomes than negative ones. Years ago, doubts concerned costs: nowadays, facing the technological innovation and manufacturing abundance, it seems to me that the problem of costs is overcame. A surely positive aspect of these lighting devices is the instantaneous switch on. Until recently, in public lighting, for discharge lamps (metal halide or high and low pressure sodium vapor) the control of illuminance

levels’ variation was performed through the installation of expensive and sophisticated flux reducers. With Leds switch on and off are instantaneous, with a positive effect also on energy consumptions. Indeed Leds’ lumens are all immediately used. A relative fact if we are talking about indoor lighting, but important when there are thousands of numbers at stake, as for example in the public lighting of a big city such as Rome. A remarkable feature of Leds is their hemispherical emission. This means fluxes and devices’ efficiency optimization; which are particularly appreciated qualities in

MARCO FRASCAROLO Docente di Illuminotecnica all’Università RomaTre e Coordinatore della didattica del master in “Lighting design” della Sapienza di Roma

“Quando parliamo di Led dobbiamo innanzitutto partire da una constatazione, forse un po’ scontata, ma necessaria: a differenza della fase iniziale, in cui i punti di forza di quella che allora veniva giustamente definita una nuova tecnologia erano sovrastimati, oggi le potenzialità dei Led sono pienamente dispiegate e riconosciute. Ed è proprio nei settori della pubblica illuminazione, dei beni culturali e del retail che i dispostivi Led offrono il

MARCO FRASCAROLO Lighting Teacher at the University RomaTre and Coordinator of the teaching for the master in “Lighting design” of the University Sapienza in Rome “When we talk about Leds we have to start from an observation, maybe a little predictable, but still necessary: contrary to the initial phase, where the strong points of what at the time was rightly defined as a new technology were overestimated, nowadays Leds’ potentialities are fully deployed and recognized. Indeed it is in public lighting, cultural heritage

lampade a sodio a bassa e alta pressione) il controllo delle variazioni dei livelli di illuminamento era permesso installando sofisticati e costosi riduttori di flusso. Con i Led le accensioni e gli spegnimenti sono istantanei, con un effetto positivo anche sui consumi. I lumen dei Led, infatti, si utilizzano tutti e subito. Un fatto, quest’ultimo, relativo se parliamo di illuminazione di interni, ma importante quando i numeri in gioco sono migliaia, come nel caso dell’illuminazione pubblica di una grande città come Roma, ad esempio. Un aspetto da apprezzare dei Led è la loro emissione emisferica. Questo significa ottimizzare il flusso e il rendimento degli apparecchi; qualità particolarmente apprezzate nell’illuminazione stradale. Spesso le valutazioni sui rendimenti vengono riferite alla sorgente, mentre tale valutazione andrebbe riferita all’apparecchio. La durata poi è un altro fattore positivo. Un elemento di criticità di questa sorgente luminosa riguarda gli alimentatori, che sono

road lighting. Frequently efficiency evaluations are referred to the lamp, whereas it should be referred to the luminaire. The lifespan is another positive factor. A critical element of this lighting source are power supplies, which are weak components. Color rendering indices are constantly improved but they are still not at the same level of halogen lamps’ ones. Eyes require better performances which will be obtained by partially sacrificing luminous efficiency. Taken into account the characteristics of this light sources, there is the risk, given the easiness of polychrome rendering, of

massimo delle loro potenzialità. Nella illuminazione pubblica, in particolare, riscontriamo diversi punti a favore di questo particolare sistema di illuminazione: il risparmio energetico e la riduzione delle opere di manutenzione. Quindi, il Led oggi ha tutte le carte in regola per soppiantare le altre tecnologie di illuminazione, cosa che sta avvenendo sempre più. Inoltre, le caratteristiche di regolabilità e di integrabilità ne fanno veramente un prodotto difficilmente battibile. Per contro, purtroppo, bisogna riconoscere che sta avvenendo una sorta di volgarizzazione della tecnologia, una sua banalizzazione, soprattutto in alcune fasce del mondo della progettazione e della produzione. E questa facilità d’uso rischia alla lunga di trasformarsi in un boomerang. Questo rischio, in particolare, lo si riscontra allorquando il sistema di illuminazione Led viene proposto da tecnici provenienti dal settore del risparmio energetico, con cui spesso i progettisti di illuminotecnica si devono confrontare. Si in-

and retail fields that Led devices can fully express their potential. In more detail, in public lighting, many points in favor of this lighting system can be noticed: energy saving and reduction of maintenance operations. Therefore, nowadays Leds have what it takes to replace the other lighting technologies, which is happening more frequently. Moreover, they can be integrated and adjusted which makes them a hardly beatable product. On the other hand, unfortunately, it has to be admitted that a kind of vulgarization, a trivialization, of this technology is occurring, especially in some sectors of the

componenti vulnerabili. I valori relativi alla resa cromatica stanno migliorando ma ancora non sono al livello delle lampade alogene. L’occhio esige prestazioni migliori che si otterranno sacrificando una parte dell’efficienza luminosa. Considerate le caratteristiche di queste sorgenti, vi è il rischio, vista la facilità di resa policromatica, di un loro uso superficiale, banale. Ma questo non dipende dalla tecnologia in sé, ma dall’uso disinvolto che, alle volte, viene fatto delle nuove tecnologie. Un approccio che, con l’andar del tempo e con l’affermarsi della tecnologia, svanisce. Sull’uso dei Led bianchi - per la pubblica illuminazione, per quella di sicurezza e per la valorizzazione degli edifici storici - i Led offrono un grande contributo. Occorre comunque sempre prestare attenzione alla temperatura colore: la luce quando è diffusa in forma seriale deve possedere la stessa temperatura colore. Ma a dire il vero, questa attenzione va posta anche per tipi di sorgenti luminose diverse dai Led”.

using them in a superficial, banal way. But this does not depend on the technology itself, but on the sometimes nonchalant use of new technologies. An approach that vanishes, as time passes by and the technology establishes itself. On the use of white Leds - in public, safety and historic buildings’ enhancement lighting - Leds offer a big contribution. Nevertheless it is always necessary to pay attention to color temperature: when light is diffused in series the color temperature has to be the same. Actually, this kind of attention has also to be paid with light sources different from Leds”.

crociano tecnici del settore energetico, che sapendo poco o nulla di illuminotecnica, dispensano Led a piene mani, considerando solo i freddi numeri del risparmio energetico, non considerando, invece, l’esigenza di investire nella buona progettazione. Come sempre, quando si è alle prese con tutte le innovazioni, il problema non è rappresentato dalla tecnologia in quanto tale, ma dal suo utilizzo disattento, banale e superficiale. Discorso simile può essere fatto per la produzione dei Led. Sul mercato, un mercato emergente, si trova di tutto: dalla produzione di fascia alta a quella priva di qualità proveniente dall’Asia e dalla Cina. Infine, l’ultima considerazione che mi sento di fare riguarda l’effetto abbagliamento nel settore dell’illuminazione soprattutto stradale dovuto all’impiego dei Led: si tratta di un tema che va attentamente considerato. Anche qui, una buona progettazione può essere molto utile a evitare i problemi legati alla sicurezza stradale soprattutto notturna”.

design and production fields. This ease of use risks to become a boomerang. In more detail, this risk is encountered when the Led lighting system is proposed by technicians coming from the energy saving field, with whom frequently lighting designers have to confront themselves. One can meet technicians of the energy field, whom having little or no knowledge of lighting engineering, distribute Leds with both hands, only considering the cold numbers of energy saving, not taking into account, instead, the need of investing in good design. As it always happens when dealing with innovations, the problem is

not the technology itself, but its careless, banal and superficial use. A similar discussion can be made for Leds production. On a market, an emerging one, everything can be found: from the high-end production to the one without quality coming from Asia and China. In conclusion, the last observation that I feel like doing concerns the glare effect especially in the road lighting sector due to the use of Leds: it is a topic that has to be carefully taken into account. Also in this case, a good design can be really helpful to avoid problems related to road safety especially at night”.

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OSCAR SANTILLI Architetto, lighting designer

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GIANNI FORCOLINI Professore associato del Politecnico di Milano, lighting designer

“Sono stato tra i primi lighting designer italiani a sostenere la sorgente luminosa Led, come tecnologia capace di soppiantare le altre, sia per interni che per esterni. Dal 2000 ad oggi, la tecnologia si è sviluppata e diffusa, le aziende hanno prodotto ricerca e i grandi marchi che producono Led sono ormai numerosi e presenti in tutto il mondo: Cina, Giappone, Stati Uniti e Europa. Il Led, insomma, è destinato a sostituire tutte le vecchie lampade. L’unica riserva che mi sento di fare riguarda il loro utilizzo nell’illuminazione di servizio. Nell’illuminazione cioè di grandi aree industriali o degli scali ferroviari: le grandi superfici, insomma, con ridotte esigenze di qualità cromatica. In questi casi, credo sia possibile ammettere l’utilizzo di lampade di tipo convenzionale, sia a bassa sia ad alta densità: sono infatti un poco più convenienti e di lunga durata. Limiterei però l’eccezione alle lampade al sodio, perché consentono grandi risparmi di energia, addirittura migliori dei Led.

GIANNI FORCOLINI Associated professor at the Politecnico di Milano, lighting designer.

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“I was among the first Italian lighting designer to support Led lighting sources, as a technology capable of replacing the others, both for indoor and outdoor applications. From 2000 to the present date, this technology evolved and spread, companies produced research and there are many big brands producing Leds worldwide: in China, Japan, USA and Europe. Therefore Leds are destined to replace all old lamps. The only reservation I feel like doing concerns service lighting. More precisely in the lighting of big industrial areas or railway stations: in other words, in the case of big surfaces, with reduced requirements in terms of chromatic quality. In these cases, I think it is possible to allow the use of traditional lamps, both at low and high density: they are indeed more affordable and with a long lifespan. However I

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Per tutto il resto, per strade, illuminazione urbana, monumenti, aree verdi e residenze, direi che i Led sono ormai la tecnologia più indicata. Dal punto di vista tecnico, la sorgente luminosa Led ha delle prestazioni migliori rispetto a tutte le altre lampade, salvo l’eccezione citata. Le prestazioni, si sa, sono superiori. Però, quando si vuole illuminare una città con i Led, occorre sempre ricordare che non basta collocare ed accendere una serie di sorgenti pensando così di ottenere il meglio. La sorgente - che per me è il cuore di ogni impianto di illuminazione - non è l’unica componente di un sistema di illuminazione. Occorre considerare tanti altri aspetti tecnici. Serve, infatti, valutare l’apparecchio, l’ottica dell’apparecchio o l’ottica aggregata al Led, l’altezza, la disposizione e la distribuzione degli apparecchi di una piazza, di una strada. L’impianto di illuminazione, insomma, è il risultato di numerosi fattori e componenti che devono tutti rispondere a una serie di regole. Cosa è successo nel mondo dell’illuminotecnica? È successo che anche le pubbliche amministrazioni hanno puntato sulle prestazioni più interessanti dei Led, quasi dimenticando le regole della buona illuminotecnica, che vanno sempre e comunque osservate. Si può utilizzare il miglior Led del mondo, ma se poi non si seguono le regole della buona progettazione i difetti sono evidenti. Il mondo della progettazione è all’altezza? Purtroppo no. E c’è anche un perché, che è da ricer-

would restrict the exception only to sodium lamps, because they allow big energy savings, even greater than Leds’ ones. For everything else, for streets, urban lighting, monuments, green areas and residences, I think that Leds are already the most appropriate technology. From a technical point of view, Led lighting sources guarantee better performances compared to other sources, except for the aforementioned exception. Performances, it is well known, are superior. However, when a city is to be lit by Leds, always bear in mind that it is not enough to place and switch on a series of lighting sources thus thinking of achieving the best result. The lighting source - which for me is the hearth of each lighting system - it is not the only component of such a system. Many others technical aspects have to be considered. Indeed the light source, its optic or the Led- related optic, the height, the location and distribution of lighting sources in a square, in a street have to be evaluated. Therefore

care nei comportamenti del mondo contemporaneo alle prese con l’affermazione delle nuove tecnologie. Di fronte al progresso tecnologico, spesso l’attenzione si concentra sulle performances, mentre si dimentica il resto. Ma il resto è fondamentale. Detto in altri termini, il Led è una componente importante, ma pur sempre una componente. Negli anni abbiamo assistito a fatti non qualificanti: produttori di componenti elettronici, un settore pesantemente in crisi, hanno puntato sul diodo luminoso, il Led, e hanno abbandonato il campo classico dell’elettronica, lanciandosi nel lighting. Un comportamento imitato anche da numerose aziende di elettronica di medie dimensioni. Ed è qui che è cascato l’asino. Se non esiste una cultura tecnica e aziendale adeguata, spesso si rischia una produzione inadeguata. Sul versante della progettazione, va detto che sul mercato operano progettisti che privilegiano l’aspetto più fisico ed energetico del Led, a fronte di una scarsa conoscenza, ad esempio, del funzionamento delle ottiche. C’è, insomma, un problema di cultura tecnica. Serve quindi fare aggiornamento professionale continuo; la laurea non basta più. Il progresso tecnologico è così rapido che serve un aggiornamento continuo, anche breve e alla portata dei professionisti. Spero che gli ordini professionali, che hanno capito questa necessità, consolidino la tendenza alla formazione continua.

the lighting system, is the result of several factors and components that all have to comply with a series of rules. What happened in the lighting world? It happened that also public administrations invested on the most interesting performances of Leds, almost forgetting the rules of good lighting design, which have always to be followed. The best Led in the world could be used, but if good design rules are not followed faults are clear. Can the design world keep up with this? Unfortunately not. There is also a reason for that, which resides in the contemporary world’s behavior when dealing with the diffusion of new technologies. When facing technological progress, frequently the attention is focused on performances, while everything else is forgotten. But the rest is fundamental. In other words, Leds are an important part, but still only a component. During the years we observed not qualifying facts: electronic components’ manufacturers,

a field deeply in crisis, invested on light emitting diodes, Leds, and abandoned the traditional electronic field, throwing themselves into lighting. A behavior that was mimicked by many medium dimension electronic companies. And there’s the rub. If there is no adequate business and technical culture, frequently there is the risk of an inadequate production. On the design side, it has to be said that there are designers operating in the market who favor the most physical and energy-related aspect of Leds, against an inadequate knowledge of, for example, the optics’ working. Hence, there is a technical culture problem. Therefore there is the need of a continuous professional updating; the degree is not enough anymore. The technological progress is so fast that a continuous updating is necessary, even short and within the range of professionals. I hope that professional associations, which understood this need, will consolidate the tendency toward a continuous training.


LA CULTURA DELLA LUCE AIDI, dalla sua fondazione nel 1959, svolge una costante azione di informazione tecnica e culturale per la diffusione della conoscenza dei problemi legati ai temi dell’illuminazione. Presente sul territorio nazionale con delegazioni territoriali, è da sempre ambasciatrice di una moderna cultura della luce italiana, ed è testimone, dalla sua costituzione, della storia e dell’immagine dei suoi associati: un’imprenditoria illuminata e coraggiosa, studiosi e personalità del mondo accademico, progettisti, associazioni, aziende di servizi, cultori della luce, che con il loro impegno e intelligenza, hanno contribuito non solo alla vita e allo sviluppo dell’associazione, ma anche all’affermarsi dell’illuminazione italiana nel mondo. “Cultura della luce” significa in primo luogo riconoscere il ruolo che l’illuminazione ha nella vita quotidiana di ognuno di noi. Una migliore illuminazione porta con sé qualità di vita, sicurezza e condizioni di lavoro migliori. Diventa socio AIDI: ‣ Soci Individuali: sostenitore, ordinario, aggregato, studente. ‣ Soci Collettivi: nazionale, sostenitore benemerito, sostenitore, ordinario, didattico.

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lighting designers made in italy di Andrea Calatroni

CHIARA BERTOLAJA INNAMORARSI DELLA LUCE AD ASSISI

A

LD MADE IN ITALY CHIARA BERTOLAJA

CHIARA BERTOLAJA Laureata in Architettura al Politecnico di Milano dove dal 2005 è docente, alla Facoltà di Disegno Industriale, per i corsi di “Master in Lighting Design” curati dal Laboratorio LUCE. Il percorso di specializzazione nel settore dell’illuminazione la porta alla progettazione di numerosi impianti d’illuminazione fra cui gli interni della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi e della Basilica di San Lorenzo a Milano; l’illuminazione di centri storici e la redazione di piani regolatori della illuminazione pubblica. Si occupa inoltre dello studio di nuovi apparecchi e soprattutto di nuovi gruppi ottici per apparecchi sia da esterno che da interno. Ha pubblicato, come coautore, i seguenti volumi: Illuminazione d’Interni, Ed. Maggioli, 2008; Teoria e Tecnica dell’Illuminazione Stradale ed Urbana, Ed. Mancosu, 2006; Illuminazione delle Opere d’arte, Guida alla progettazione, Ed. AIDI/Ediplan, 2013. Graduate in Architecture at the Politecnico in Milan, where since 2005 she has been Professor for the “Master in Lighting Design” run by Laboratorio LUCE. Designer of lighting installations, including the interior lighting of Basilica di San Francesco in Assisi and of Basilica di San Lorenzo in Milano; the lighting of city centres and the drafting of master plans of public lighting. Specialised designer of innovative lighting fittings, both interior/exterior installations, with particular focus on design of optical components (lenses and reflectors) specifically in the street lighting/furniture field. As co-author, she wrote the following books: Lighting Interior, Ed. Maggioli, 2008; Theory and Technique of Lighting of Urban Road, Ed. Mancosu, 2006; Illumination of Art Pieces, Design Guide, Ed. AIDI/Ediplan, 2013.

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rchitetto Bertolaja com’è diventata lighting designer? Per caso e per fortuna. Il caso è stato uno degli ultimi esami sostenuti durante il corso di laurea in architettura, un laboratorio progettuale in cui ci fu chiesto di progettare una struttura multifunzionale il cui corpo centrale aveva una enorme cupola trasparente; l’integrazione tra luce naturale ed artificiale non poteva certo essere ignorata, ma nessuno del mio gruppo me compresa sapeva nulla di luce. Al tempo non esisteva infatti ad Architettura un corso dedicato alla luce, e qui la fortuna ci venne in aiuto, dato che a pochi metri da casa nostra abitava un esperto del settore, l’ing. Mario Bonomo, il quale ci ospitò nel suo studio e con grandissima pazienza ed immensa disponibilità ci aprì gli occhi su un mondo sconosciuto. Mi innamorai di quel mondo, tant’è che scelsi un tema di luce per la tesi e appena laureata cominciai a lavorare nello studio di Bonomo. Uno dei primi lavori che seguii fu il rifacimento dell’impianto di illuminazione della Basilica Superiore di Assisi, dopo il terremoto del 97 che ne provocò il crollo di parte degli affreschi e delle volte. Con questa premessa come avrei potuto mai cambiare professione? L’aggiornamento della guida AIDI sulla luce museale, di cui lei è autrice con Mario Bonomo, è un passo importante per indicare le regole di una corretta illuminazione espositiva. Nei musei italiani a che punto siamo? L’Italia è terra d’arte e quindi di musei, aperti al pubblico, tra pubblici e privati, ne abbiamo quasi 5.000. Un patrimonio immenso ma ahimè, data anche la mole, non sicuramente tutto ben illuminato e preservato. Anzi, sono veramente pochi i musei “virtuosi” che si sono affidati ad un bravo progettista della luce che conosce bene le regole di una corretta illuminazione e le applica. Il problema è che la maggioranza dei curatori dei musei ignora completamente il problema o lo sottovaluta banalizzando l’illuminazione alla mera scelta dei tendaggi da mettere alle finestre o all’apparecchio che meglio si intona ai colori dei muri. O peggio ancora si affidano al metodo “trial and error”, dove il tecnico interpellato si presenta con un borsone di apparecchi e li si prova finché non si è più o meno soddisfatti del risultato finale; ciò quando la corretta procedura prevede un attentissimo studio a tavolino delle posizioni, quasi univoche, degli ele-

CHIARA BERTOLAJA FALL IN LOVE WITH THE LIGHT IN ASSISI Architect Bertolaja, what brought you to become a light designer? Coincidence and luck. Chance came in the form of one of my final exams. Part of my architecture degree consisted of a workshop in which I was asked to design a multifunctional structure whose central body was made of a huge transparent dome. The integration of both natural and artificial light could not be ignored, but no one in my group, myself included, knew anything about lighting. A degree in lighting design did not exist at the time, but fortunately luck came to our rescue. A few meters from our house lived an expert in the sector, the engineer Mario Bonomo, who invited us into his studio. With great patience and immense knowledge and cooperation, he managed to open our eyes to this unknown world. I fell in love with that world so profoundly that I decided to base my dissertation on lighting. Freshly graduated, I immediately started working in Mario’s studio. One of the first projects I followed was the remaking of the lighting system for the Papal Basilica of St. Francis of Assisi, after the 1997 earthquake caused the partial collapse of frescos and vaults. How could I have changed career path after such a start? The upgraded AIDI guide, of which you and Mario Bonomo are authors, marked an important step to pinpoint the rules of a correct expository lighting. Are Italian museums on track? Italy is the land of art, hence also that of museums. There are currently around 5.000 museums open to spectators (both public and private). An immense patrimony, but unfortunately, due partially perhaps to the mole, not all are well lit and preserved. There are only a couple which can be considered ‘virtuous’; planned by good lighting designers, who are knowledgeable about the correct lighting rules and are able to apply them. The issue is that the majority of museum administrators completely ignore the problem, or undervalue it, diminishing and substituting quality lighting for the mere choice of window curtains or the appliance, which best fits the wall colours. Even worse, some are still adopting the “trial and error” methodology, where the chosen technician arrives with a bag loaded of devices and tries each one until an acceptable result is achieved. Whereas the correct procedure would include a


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La Basilica Superiore d’Assisi / The Upper Basilica of Assisi LUCE 311

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La Cappella di Palazzo Farnese illuminata durante un concerto The Cappella of Palazzo Farnese lit during a concert

La Cappella di Palazzo Farnese. Distribuzione in falsi colori degli illuminamenti nei quattro principali scenari luminosi The Cappella of Palazzo Farnese. Distribution of false lighting colours in four principal light sceneries

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menti illuminanti, della tipologia di sorgente, della loro intensità, apertura del fascio, temperatura di colore e spettro luminoso, al fine di ottenere una illuminazione uniforme sui dipinti, senza riflessi e assolutamente al di sotto dei limiti di illuminamento raccomandati, ed una illuminazione che esalti la tridimensionalità degli oggetti e dello spazio museale. Sui limiti raccomandati non si può transigere, tanto per fare un esempio un oggetto estremamente sensibile alle radiazioni luminose per il quale l’illuminamento massimo raccomandato è di 50 lux, e con una esposizione massima annua di 15.000 lux h/anno, se venisse illuminato con 500 lux (il livello di illuminazione adatto ai piani di lavoro in un ufficio) per 3.000 ore annue, in due anni si comincerebbero a notare i primi segni di degrado, e ci vorrebbero tra i 5 e i 60 anni, a seconda della minore o maggiore sensibilità alle radiazioni del materiale, per raggiungere il degrado totale. Non tutto però è perduto, di progettisti che conoscono le problematiche per l’illuminazione museale ce ne sono sempre di più, grazie anche ai corsi di progettazione illuminotecnica che le Università offrono. Lo stesso Master in Lighting Design tenuto ogni anno dal Laboratorio Luce del Politecnico di Milano, di cui sono uno dei docenti, ha una sezione proprio dedicata all’illuminazione museale.

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Copertina della “Guida all’illuminazione delle opere d’Arte” Cover page of the “Lighting Guide for Works of Art”

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Esistono progetti difficili da realizzare? In realtà tutti i progetti sono difficili, ultimamente soprattutto “economicamente” difficili, il committente pretende un progetto bello, ben fatto e a costo zero o quasi, il che è impossibile da realizzare. Se invece parliamo di progetti tecnicamente difficili da realizzare ce ne sono eccome; la piazza del Campo di Siena ne è un esempio. È una piazza immensa, dove inserire al suo interno elementi estranei per reggere i corpi illuminanti è impensabile, gli edifici che la abbracciano sono relativamente bassi per poter installare apparecchi illuminanti alla loro sommità che possano illuminarla senza abbagliare, pertanto il centro della piazza rimane relativamente buio. È un problema tecnicamente insormontabile. Su LUCE 309 è stato pubblicato un interessante articolo di Pietro Mezzi con questo titolo: “Si chiude un’era per i piani della luce di prima generazione”. Lei che cosa ne pensa di questo strumento di pianificazione urbana? Se fatto bene è un documento indispensabile nelle mani delle amministrazioni comunali. È paragonabile ad ogni altro strumento di pianificazione urbana e come tale deve essere interpretato e redatto. Deve dare precise indicazioni di sviluppo per ogni zona dell’intera area comunale seguendo un disegno territoriale unitario. Tutto questo tenendo però in conto del progredire della tecnica, il che li obbliga a mantenere una certa flessibilità. Ricordiamoci poi che esattamente come i piani regolatori, i piani della luce non sono eterni, hanno anche loro per così dire una “data di scadenza” e vanno aggiornati quando gli sviluppi tecnologici e sociali li rendono indiscutibilmente obsoleti. Comunque rimane uno strumento da non sottovalutare poiché il Comune che lo ha in mano, saprà sempre con chiarezza come intervenire sia nelle zone consolidate che in quelle in espansio-

meticulous research, almost univocal, on the positions and placements of the lighting fittings, of the source typology, their intensity, beam angle, colour temperatures and luminous spectrum, to obtain homogeneous lighting on the paintings, avoiding reflections and most importantly within the recommended illuminance level limits. A lighting design able to exalt the three-dimensionality of the objects and the space. One cannot compromise the recommended limits. For example, if an object extremely sensitive to light radiation for which the maximum illuminance level is 50 lux, with a maximum exposure of 15.000 lux h/year, was lit with 500 lux (the adequate level for an office) for 3.000 hours a year, it would take only two years for signs of degradation to start becoming noticeable, and it would take between 5 to 60 years, according to the object’s minor or major radiation sensibility, for total degradation. However, not all is lost, there is an ever-increasing number of designers who recognise the problems of museum illumination, thanks to lighting design courses offered by several universities. An MA in Lighting Design each year, run by the lighting laboratory of the Politecnico in Milan, of which I am a lecturer, includes classes specifically dedicated to museum lighting. Do projects which are difficult to realize exist? Realistically speaking all projects are complicated to produce, especially economically nowadays. Clients expect a beautiful project, clean-cut at zero cost, which is impossible to arrive at. Whereas, if we are talking about projects which are technically complicated there are plenty; the Campo square of Siena is a good example. In this immense square, it is unthinkable to integrate foreign elements to sustain lighting fittings. Additionally, as the buildings surrounding it are relatively low, an installation from above which avoids dazzling cannot be achieved. For these reasons the centre of the square inevitably remains relatively dark. It is an insurmountable technical problem.


San Lorenzo Maggiore, Milano, Foto: Leo Torri Illuminazione radente del portale d’accesso alla cappella di Sant’Aquilino. I proiettori sono posti nei due pozzetti protetti da grata ai piedi del portale stesso e pertanto risultano invisibili all’osservatore San Lorenzo Maggiore, Milan. Photography of Leo Torri Lighting oblique of the entrance gate to the cappella of Sant’Aquilino. Projectors are positioned in two basins protected by a grill at the foot of that same gate, thus resulting invisible to the observer.

Il dibattito sull’uso del colore per l’illuminazione architettonica in Italia è sempre aperto, il suo parere? A me piace, svecchia, ma va usato con criterio se non vogliamo l’effetto “presepe”. Poi dipende sempre da cosa si illumina, sugli edifici storici andrei sicuramente cauta anche se in Europa vi sono esempi interessanti di palazzi d’epoca in cui il connubio luce e colore è ben riuscito. Ad esempio la County Hall a Londra, splendido palazzo in stile classico costruito nei primi del 900 per ospitare la sede del London County Council e che oggi ospita attrazioni turistiche, commerciali e un hotel. Di notte il palazzo si trasforma in un vero e proprio spettacolo di colori che si riflette sull’acqua del Tamigi, dichiarando apertamente il suo cambio di destinazione. Poi c’è l’architettura moderna che sempre più spesso nasce già nella mente del progettista per essere colorata dalla luce. Ed ecco che sorgono edifici con pelle translucida che cambiano colore come i camaleonti, ne è un esempio il Nordwesthaus, edificio progettato da Baumschlager Eberle come Meeting Point per i velisti del Lago di Costanza, oppure facciate che si trasformano in enormi schermi su cui scorrono immagini o più semplici giochi di colore come quella del Rockheim Museum in Norvegia.

Come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera di progetto? Alla radice se non si vogliono sprecare occasioni. Un lighting designer dovrebbe sempre essere presente nella rosa di ogni team progettuale, lo stesso Le Corbusier diceva che l’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi sotto la luce, chi siamo noi per smentirlo? Se poi si vuole davvero fare un edificio che sia energeticamente vantaggioso, la luce naturale va tassativamente sfruttata, ovviamente con tutte le problematiche che ne seguono, irraggiamento, dispersione di calore ecc., pertanto una progettazione che da subito integri le abilità e le conoscenze dei differenti esperti, tra cui il progettista della luce, è fondamentale. Da diversi numeri LUCE dedica molte pagine a interviste al mondo dei lighting designer italiani e internazionali. Pensa che possa essere un valido strumento soprattutto per i non addetti ai lavori per conoscere e approfondire il ruolo di questa figura professionale non molto conosciuta nel nostro Paese? Certo. ed è proprio grazie anche ad associazioni come AIDI che la figura del progettista della luce sta uscendo dall’ombra. Di strada ce ne è sicuramente ancora molta da fare, ma le occasioni non mancano, basti pensare all’efficientamento energetico degli edifici, territorio quasi vergine, dove spesso il non plus ultra dell’intervento è il retrofit

The debate on the use of colour for architectural lighting in Italy is always open, how is yours shaped? I like colour, it is rejuvenating; but only when used with wisdom, or the “nativity scene” effect is achieved instead. But then again it always depends on the object of lighting. On historical buildings I would certainly be more cautious, even though in Europe there are interesting examples of period buildings where the light bound and colour made great results. For example London’s County Hall; a splendid classical building constructed in the early 1900s, to host the headquarters of the London County Council; whilst used today as tourist and commercial attraction and as a hotel. At night the building transforms into an exciting performance of colours and reflections

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ne, basterà poi affidarsi ai propri tecnici o a progettisti esterni, qualora il proprio personale non fosse qualificato, per la progettazione esecutiva dei vari interventi.

On LUCE 309 an interesting article of Pietro Mezzi was published under this title: “It’s the closure of an era for a first generation of lighting plans”. What response does this vehicle of urban planning stir in you? If done well, urban planning becomes a fundamental document in the hands of council administrators. It is comparable to every other urban planning instrument and as such, it needs to be interpreted and readapted. It needs specific, precise indications of the development for each zone of the entire council area, following a unitary territorial design. All this, whilst keeping in mind technological progress, which forces us to maintain a degree of flexibility. We must remember that as the regulatory plans, the lighting plans are not eternal, they too have an “expiry date” and need to be updated when technological or social progress make them unquestionably obsolete. In any case, it remains an instrument that needs not be under-rated, as the Council that handles it, will always clearly know how to intervene, both in consolidated and expanding areas. Additionally one just needs to confide with one’s technician, or an external designer if one’s own was not qualified, for the executive plan of various interventions.

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on the Thames, openly proclaiming its change of function. There is also modern architecture. This usually begins in the designer’s mind to then be coloured by light and so appear translucent buildings that change colour like chameleons. For example, the Nordwesthaus; designed by Baumschlager Eberle as a meeting point for sailors of Lake Costanza. Another example would be facades, which transform into huge screens onto which images or simple games of colour flow, such as the Rockheim Museum in Norway.

Una delle sale della Pinacoteca di Palazzo Farnese a Piacenza, Foto: Paolo Baldini

How should the lighting designer be positioned in the production chain? Definitely at the root of the chain if one does not want to waste opportunities. A lighting designer should always be present at the core of any planning team. As Le Corbusier maintained, architecture is a wise game, rigorous and magnificent, of volumes consequent to light. Who should contradict him? In the case of constructing a highly energy efficient and sustainable building, natural light needs to be peremptorily taken advantage of. Knowing all the obvious problems that follow: radiation, heat dispersion, etc. For these reasons, it is fundamental that design chains incorporate and have the abilities, knowledge and skills of several diverse experts available, among which should be the lighting designer.

Palazzo Farnese in Piacenza one of the exhibition halls, Photo: Paolo Baldini

In several issues LUCE commits diverse pages to interviews to the world of lighting designers both Italian and International. Would you think this to be a valid instrument, especially for those non-agents to the work, to be acquainted with and enhance the role of this professional role not well known in out country? Obviously yes. It is thanks to associations as AIDI that the role of lighting designer is finally coming “out of the shadows”. There is still a long way to go, but opportunities are not missing. One just needs to reflect on the increase in energy efficiency that quality lighting can provide. Although this is practically unknown territory, where often the prime objective is to replace the existing lamps with energy saving versions, using the existing installations. Whereas, even a basic requalification project should increase savings exponentially.

Gli esterni illuminati della Basilica di Nostra Signora di Bonaria, Foto: Philips

Our Lady Basilica in Bonaria, enlightened façade, Photo: Philips

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degli apparecchi esistenti con lampade a risparmio energetico, quando un progetto di riqualificazione anche ad impatto minimo alzerebbe esponenzialmente i risparmi. Un progetto che ritiene riassuntivo della sua poetica? La Cappella Ducale di Palazzo Farnese a Piacenza. È un piccolo intervento che però ha coinvolto la luce a 360 gradi. C’è luce museale, sono presenti infatti ampi dipinti che andavano illuminati, luce nei luoghi di lavoro, lo spazio sconsacrato è oggi adibito a conferenze e concerti, quindi anche luce per lo spettacolo con un semplice impianto domotico che permettesse di variare l’illuminazione

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tra palco, platea, ed ambiente e infine luce per l’architettura, essendo la Cappella un piccolo gioiello della fine del 500. Un’architettura storica e una contemporanea in Italia che le piacerebbe illuminare? L’Arena di Verona, perché è un progetto estremamente difficile, forse anche più di Piazza del Campo. Mi sarebbe piaciuto essere parte del team progettuale del Museo Enzo Ferrari di Modena, perché è un’architettura sensibile al contesto storico che coniuga le più recenti tecnologie di risparmio energetico e allo stesso tempo non ha paura di competere a livello visivo con il linguaggio estetico del contesto rurale.

What project potrays best your poetics? The Cappella Ducale of Palazzo Farnese in Piacenza. It is a relatively minor design that nonetheless captivates light at 360 degrees. It includes museum lighting to illuminate wide paintings; office lighting as this deconsecrated location is now used for conferences. Theatrical lighting also being utilised for concerts. For the latter we included a simple domotic system that allows various lighting for the stage, stalls, ambience and the architecture. The Cappella is a little jewel of the late five hundreds. I feel this way, tiny, but at the same time complete at 360°. Which historical and contemporary Italian architecture would you like to illuminate? The arena of Verona, because it’s an extremely complicated project, perhaps even more than Campo square in Siena. Additionally, I would have loved to be part of the project team of the Enzo Ferrari Museum of Modena; as it is an architecture receptive to its historical context, that conjugates both modern energy-efficient technologies and at the same time is not scared of competing on a visual level with the aesthetic language of a rural context.


di Silvano Oldani

ALBERTO PASETTI Laureato nel 1990, presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, negli anni seguenti approfondisce tematiche in ambito di allestimenti e illuminazione architettonica e decorativa negli Stati Uniti presso il Getty Center e all’Università SCIARC di Los Angeles, California. Dal 1998 la sua attività professionale è rivolta alla consulenza l’omonimo STUDIO PASETTI lighting aperto a Treviso. L’attività dello studio è prevalentemente orientata al settore espositivo, nonché allo studio di soluzioni innovativi in ambito museale. Dal 2002 al 2012 ha tenuto il corso di Lighting Design presso la Facoltà di Design e Arti dello IUAV e ha pubblicato numerosi scritti specialistici. Graduated in 1990 at the Architecture University of Venice, he has focussed exhibit and architectural tasks in the lighting field at the Getty Center and at SCIARC, the californian university of architecture. Since 1998 his professional activity is oriented to lighting consultancy through the omonimous STUDIO PASETTI lighting, based in Treviso. The major professional investment is oriented towards exhibit strategies, mostly working on innovative solutions. From 2002 and 2012 he has been teaching lighting design at the design faculty of the venetian university of Architecture, IUAV, and has published many specialized articles.

ALBERTO PASETTI QUANDO L’ARCHITETTURA INCONTRA LA LUCE DIVENTA COMUNICAZIONE VISIVA

A

ALBERTO PASETTI WHEN ARCHITECTURE MEETS LIGHT, BECOMES VISUAL COMMUNICATION

Esistono progetti difficili da realizzare? Sicuramente, ma ogni progetto anche il più semplice può complicarsi a dismisura in funzione del livello di aspettativa e degli obiettivi che si intendono conseguire. Di solito il concetto di difficoltà dipende dal legame che si stabilisce tra la complessità dei vincoli e le potenzialità degli strumenti a disposizione a fronte di un budget che non è mai sufficiente. Tuttavia, nel settore del lighting design, le richieste molto competenti non sono all’ordine del giorno, motivo per il quale se una richiesta supera lo standard medio di riferimento è sempre ben accetta perché diventa un’occasione per studiare un nuovo problema e soprattutto rilevare una nuova sfida.

Do projects which are difficult to realize exist? Obviously, but each project, even the most simple, could become extremely complicated; in function to the levels of expectancy and objectives that want to be met. Usually the concept of difficulty depends on the link that is set between the amount of limitations and the potentiality of available devices, provided by an always insufficient budget. However, in the lighting design sector, competent requests do not come on a daily basis, reason why a request, which is above the medium standard, is always well accepted; as it becomes an opportunity to study a new problem and especially unleash a new challenge.

rchitetto Pasetti com’è diventato lighting designer? Direi per passione, come ritengo per quasi tutti i lighting designer. Certamente esiste sempre un momento in cui scocca una scintilla per determinare una scelta che, nel tempo, finisce per consolidarsi come vocazione professionale. Nel mio caso la passione per la luce è cresciuta di pari passo alla mia dedizione per gli studi di Architettura. La progressiva scoperta delle grandi potenzialità che la luce artificiale permetteva di mettere in gioco nell’elaborazione di modelli architettonici mi convinse completamente sul ruolo della natura magica e persuasiva di questo mezzo. Così, dopo la laurea, dedicai un anno e mezzo, negli Stati Uniti, all’approfondimento delle tecniche di illuminazione e di valorizzazione degli spazi espositivi, partendo dal presupposto che lo spazio museale costituisce lo spazio per eccellenza più raffinato e più delicato nella comunicazione visiva.

Architect Pasetti, what brought you to become a light designer? I would say for passion, as most light designers do. Undoubtedly a moment of enlightenment did exist; determining a choice that with time consolidated as professional vocation. My passion for light grew simultaneously as my dedication for Architectural studies. The progressive discovery of the great potential that artificial light can offer to the elaborations of architectonic models assertively convinced me of the role played by the magical and persuasive nature of this device. Hence, after my degree, I committed for a year and a half, in the US, to deepen my knowledge on lighting techniques. I researched the valorization of expository spaces, starting from the premise that museum space constitutes in excellence the most refined and splendid space in visual communication.

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lighting designers made in italy

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Studio Factory.

Su LUCE 309 è stato pubblicato un interessante articolo di Pietro Mezzi con questo titolo: “Si chiude un’era per i Piani della Luce di prima generazione”. Lei che cosa ne pensa di questo strumento di pianificazione urbana? È uno strumento indispensabile. Oggi, muoversi all’imbrunire in molte nostre città porta a una consapevolezza non sempre gratificante: l’assenza di pianificazione non solo si vede ma porta grave pregiudizio nella fruizione e nella predisposizione psicofisica a frequentare luoghi, spazi dell’architettura e del paesaggio. Il grande tema, che peraltro è riassunto nel pensiero di Piergiovanni Ceregioli nella parte ultima dell’articolo, riguarda i contenuti in divenire dei piani della luce. Non è più sufficiente intrecciare censimenti, caratteristiche tecniche, prescrizioni funzionali e rispondenze urbanistiche. Il tema si è già spostato oltre e richiama le grandi potenzialità che la luce può mettere in gioco superando l’illuminazione funzionale e scenografica. La luce diventa quindi un mezzo strategico per arricchire la conoscenza del luogo, non solo illumina ma informa.

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Il dibattito sull’uso del colore per l’illuminazione architettonica in Italia è sempre aperto, il suo parere? Certo il tema sull’uso del colore costituisce un ambito di discussione le cui criticità sono solo parzialmente chiare agli addetti ai lavori nel settore edilizio, forse perché l’impalpabilità degli effetti luminosi non è classificata percettivamente alla pari dei linguaggi materici e architettonici. Mi spiego meglio, se un lighting designer propone a una Soprintendenza l’uso di un determinato colore per valorizzare un elemento architettonico o decorativo di un bene culturale non è detto che la sua proposta venga accolta. Se un impresario decide di porre una fonte di luce blu alla base dei suoi pilastri, in un condominio ex-novo, lo fa e basta. Non si pone il problema di quale sia il significato architetturale o percettivo e con ogni probabilità nessuno lo contesterà. È un problema di approccio, di metodologia ma soprattutto di cultura che differenzia la coerenza di una scelta illuminotecnica. Di sicuro una netta distinzione va fatta tra un allestimento temporaneo e una previsione di effetti luminosi per il lungo termine.

On LUCE 309 an interesting article of Pietro Mezzi was published under this title: “It’s the closure of an era for a first generation of lighting plans”. What response does this vehicle of urban planning stir in you? It is an essential vehicle. Now a days, walking by our degrading cities, brings an un gratifying awareness: the absence of urban planning not only is present but brings great prejudice in the fruition and psycho-fisical predisposition to consume certain locations, architectural spaces and landscapes. The great theme, summarized by Piergiovanni Ceregioli’s thoughts in the last part of the article, consider elements which could come into lighting plans. It is not enough just to intertwine census, technical characteristics, functional prescriptions and urban necessities. The theme has already moved on and necessitates of great potentials that light can put into play, exceeding functional or scenographic lighting. Therefore, light becomes a strategic vehicle to enrich the awareness of space; not only it illuminate, but it informs.


Sito archeologico Terme Neroniane, Montegrotto Terme, Padova, 2011 Archeological site of the National Termal baths, Montegrotto Terme, Padova, 2011

Museo delle Arti Applicate, Palazzo Zuckerman, Padova, 2004 Museum of Applied Arts, Zuckerman building, Padova, 2004

Hotel lobby, Tintoretto, Grande School of San Rocco, Venezia, 2014. Photo Panottiche Laboratory and Nuovo

Come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera del progetto? È difficile da spiegare, forse perché alla base dovrebbe, semplicemente, “essere inserito nella filiera” senza disquisizioni. Le cose semplici, soprattutto nel nostro paese, non funzionano quasi mai. Infatti, in questa domanda è implicita la consapevolezza di una situazione carente dove la figura dell’esperto in Illuminotecnica è rappresentativa di un soggetto professionale non integrato, non allineato con la sequenza di figure disciplinari chiamate automaticamente nel completamento delle realizzazioni pubbliche o private. È un malessere, quasi patologico, radicato nel DNA di una prassi più casuale che fondata. Per anni si sono avvicendate campagne di sensibilizzazione su questo tema e oggi, ancora, il mercato non riconosce l’importanza del rivolgersi a un lighting designer. Inoltre, nel mondo della luce, moltissimi operatori senza titolo e preparazione si presentano sul mercato in veste di esperti tecnici e tentano di prescrivere e progettare.

Da diversi numeri LUCE dedica molte pagine alla figura dei lighting designer italiani e internazionali. Pensa che possa essere un valido strumento, soprattutto per i non addetti ai lavori di conoscere e approfondire il ruolo di questa figura professionale non molto conosciuta nel nostro Paese? Sì, lo spero, e spero soprattutto che la voce di LUCE abbia una risonanza esponenziale perché da quando la rivista ha rinnovato la sua veste grafica, ed ha ampliato i suoi orizzonti culturali, ha intrapreso un percorso nuovo molto promettente nella diffusione della cultura della luce. Certo i primi possibili fruitori, dopo gli addetti ai lavori, potrebbero essere gli architetti, gli interior designers, seguiti dai product designers, ma di sicuro esiste un bacino di potenziali figure interessate che spazia tra la gestione e valorizzazione dei beni culturali e il settore privato dell’imprenditoria colta in ambito edile e paesaggistico. È probabile che gli esempi qualificati e virtuosi di professionalità possano, a lungo termine, diventare trainanti anche nel nostro mercato e fornire spunti per capire meglio quali possano essere i vantaggi nell’attingere ai servizi di una progettazione illuminotecnica competente.

The debate on the use of colour for architectural lighting in Italy is always open, how is yours shaped? Yes, the topic relating colour constitutes an area of discussion whom critiques are only partially clear to workers in the construction sector. Perhaps, this occurs because untouchable luminous effects are not classified perceptively on the same level as material and architectural languages. Or in other words, if a lighting designer suggests to a superior, the use of a specific colour; to increase the value of an architectural or decorative element of a cultural good; a positive reception is not certain. If an entrepreneur decides to have blue light sources at his/her pillar’s base or in a brand new side table; he/she will get it, without questioning. He/she does not pose the problem of asking what architectonic or perceptive meaning it might have; and most probably he wont be challenged. The problem lies in the approach, in the methodology but especially in a culture that differentiates the coherence of lighting choices. A clear cut needs to be made between a temporary staging and a prevision of luminous effects for long term locations. How should the lighting designer be positioned in the production chain? It is difficult to explain, perhaps because in foundation, it should simply “be inserted into the production chain” without discussion. Simple things, especially in our country, rarely ever work. As a matter of fact, this question implies an awareness, of a deficient situation. In which, the position of lighting expert is represented by a professional subject, whom however is not integrated, nor on board with disciplinary figures who are automatically for the completion of public and private realizations. This pathologic discomfort, entrenched in

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P.38 Sala dell’Albergo, Tintoretto, Scuola Grande di San Rocco, Venezia, 2014. Foto Officine Panottiche e Nuovo Studio Factory

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the dna of a procedure, existing rather than formed. For years, sensitizing campaigns have addressed this issue; but still to this day, the market does not recognise the importance of employing a light designer. Additionally, in the lighting world many operators without title nor experience, present themselves as technical experts on the market and attempt prescribing and designing. In several issues LUCE commits diverse pages to interviews to the world of lighting designers both Italian and International. Would you think this to be a valid instrument, especially for those non-agents to the work, to be acquainted with and enhance the role of this professional role not well known in out country? Yes I hope it will. Especially, I hope LUCE and it’s voice to have exponential resonance; because since the magazine has graphically been renovated, it has amplified it’s cultural horizons, has undertaken a promising new path in the diffusion of lighting culture. Obviously the first possible consumers, after those in charge of construction, could be architects, interior designers, followed by product designers. Also surely, a wider basin of potential interesting figures exists; that spaces from the management and valour of cultural goods and the private sector of entrepreneurs focused on construction and landscapes. Examples qualified and virtuous of professionalism can in the long term become driving forces of our market and supply starting points to gain better understanding of what can be the advantages of drawing from services of competent lighting designs.

Room of a experimental sustainable hotel, low energy room, Bit Milano, 2007. Photo Studio Emozioni.com Srl

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Stanza di albergo sperimentale sostenibile, low energy room, Bit Milano, 2007. Foto Studio Emozioni.com Srl

Un progetto che ritiene riassuntivo della sua poetica? Forse non riassuntivo ma più evocativo dell’approccio: la vetrina dei vetri romani nel museo nazionale archeologico di Adria (LUCE 5/2009, ndr). Mi fu chiesto dalla Soprintendenza archeologica del Veneto di valorizzare quelli che sarebbero diventati i vetri adriesi più famosi della città: i vetri romani del primo secolo d.c. conservati da decenni nei magazzini del museo. Tuttavia, per ragioni legate alla sicurezza dei vetri stessi e alla loro conservazione non era possibile accedere materialmente agli oggetti custoditi. Questo presupponeva di lavorare su modelli e campioni non originali e comunque simili ma non identici. Il progetto si materializzò in una grande teca in grado di soddisfare due obiettivi principali: valorizzare ogni singolo vetro con una personalizzazione tramite effetti di esaltazione dei colori e di enfasi della traslucentezza, e permettere la fruizione dinamico-percettiva attraverso due scene luminose che alternano la lettura della for-

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ma a quella delle armonie cromatiche. Nei 35 spazi ritagliati all’interno dell’espositore le fonti luminose non appaiono mai visivamente e infondono una luce che, volutamente, sembra emanata dai vetri stessi. Un’architettura storica e una contemporanea in Italia che le piacerebbe illuminare? Da buon veneziano credo che non dovrei andare molto lontano per individuare due poli quasi antitetici e straordinari: Venezia e Marghera. Da una parte il cinquecentesco Arsenale nella sua completezza e nella rievocazione del suo significato storico, architetturale e organizzativo, che ha contrassegnato uno dei periodi più floridi della Serenissima. Dall’altra Marghera, luogo di oblio e del degrado, un luogo industriale votato al deperimento che potrebbe rinascere attraverso una conversione qualitativa, dove una progettualità intelligente e costruttiva permetterebbe di capovolgere lo stato di fatto.

What project portrays best your poetics? Perhaps, a less representative but more evocative approach is: the window shop of the roman glasses in the archeological national museum of Adria (LUCE 5/2009, ndr). I was requested by the archeological superintendence of Veneto, to add value to those that could have been the most famous adriesi glasses of the city: roman glass of the first century a.c preserved for decades in the museum’s store room. However, for security reasons linked to preservation of the glasses, accessing the preserved material was not possible. This meant having to work on models and non original samples; very similar but not identical. The project materialized in a great display, able to satisfy two primary objects: increase the value of each single glass through personalization, thanks to effects which exalt colours and emphasize their translucence; and that allows the dynamic-perceptive growth, through two luminous scenes, that alter the reception of the form to one of chromatic harmonies. In the 35 locations found inside the exhibitor, luminous sources never appear visible but purposely instil a light that seems emanated from those same glasses. Which historical and contemporary Italian architecture would you like to illuminate? Being a good Venitian, I think that I shouldn’t have to go too far away to locate two poles antithetical and straordinary: Venice and Marghera. On one hand, the sixteenth-century Arsenal in it’s completeness, commemorates it’s historical, architectural and organizational meaning, that has marked one of the most glowing period of the Senerissima. On the other hand, Marghera, space of oblivion and degradation, an industrial location elected for deterioration that could re-start through a qualitative conversation, where an intelligent and constructive project could overturn the situation.


National archeological Museum of Adria, windowshop of roman glasses, 2009

Casa privata a Treviso, 2010 Private house in Treviso, 2010

LD MADE IN ITALY ALBERTO PASETTI

Museo archeologico nazionale di Adria, vetrina dei vetri romani, 2009

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corrispondenza da new york

DA NEW YORK LA LUCE E SEAN MOONEY

a cura di Matilde Alessandra

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La luce e Sean Mooney (e le sue spettacolari mostre) Da Armani a Nam June Paik al Guggenheim di New York, da Upside-Down a Parigi e Houston alla recente Camera Oscura nel Maraya Art Park di Sharjah negli Emirati Arabi, la luce è sempre protagonista

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LIGHT AND SEAN MOONEY (AND HIS SPECTACULAR EXHIBITIONS) From Armani and Nam June Paik at the Guggenheim in New York, from Upside-Down in Paris and Houston to the recent Camera Obscura at the Maraya Art Park of Sharjah, United Emirates, light has always a major role

P. 42 Camera Oscura, L’immagine dell’esterno, proiettata capovolta sulla superficie interna. Camera Obscura, The image of the immediate sourroundings is projected upside-down in the surface inside.

foro d’apertura, in modo che un’immagine nitida apparisse all’interno. Sean Mooney è anche responsabile del progetto Upside-Down: Arctic Realities, (Capovolto: Realtà dell’Artico ndr) che presenta una vasta raccolta d’arte Paleo-Eskimo, in onore dell’antropologo Edmund Carpenter che ha curato la collezione con la moglie Adelaide de Menil. Il progetto è nato con due mostre, la prima a Parigi nel 2008 al Musée du quai Branly, la seconda al Menil Collection a Houston. Gli scenari delle due mostre sono stati concepiti e progettati dal famoso artista Doug Wheeler, in collaborazione con Carpenter e un team di ricercatori e conoscitori dell‘Artico, tra cui registi, esperti di acustica, nativi dell’Alaska e l’architetto Jeandes Gastines. Mooney ha lavorato con Wheeler e Carpenter guidando il processo curatoriale e anche negoziando il prestito di centinaia di reperti provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo. Il titolo delle due mostre in sé ha diversi significati, sia per la natura e il carattere dei manufatti della collezione - che spesso non hanno una specifica base - sia per l’ambiente e la luce incredibile dell’Artico.

Sean Mooney, exhibition designer, producer, and curator extraordinaire, has recently finished one of his most challenging projects to date: building a gigantic dome-shaped Camera Obscura on Maraya Art Park in Sharjah, one of the United Arab Emirates. The project was devised by New York based Iraqi-American artist Wafaa Bilal and is possibly the largest Camera Obscura ever built, with eighteen windows half meter square, each one acting as a mechanical iris – very much like a camera’s shutter. The irises slowly open and close over a ten-minute cycle. As they open, the windows create moving star-shaped patterns across the concave interior walls, with fantastic effects of light and images reflected from the outside view. The effect becomes magical at night when the irises act as lenses, projecting moving lights across the room, to become a virtual planetarium, glowing with the movement of artificial lights surrounding the building. One of the windows is a fixed pinhole, so that when the iris mechanisms are fully closed, the viewer becomes engulfed in an enormous image of the immediate exterior, projected upside-down throughout the inside space. Even the echoing sounds of the rotating

Camera Oscura La Gerarchia dell’Essere, Maraya Art Park di Sharjah, United Arab Emirates

Camera Oscura Le “iridi” si aprono e chiudono lentamente in un ciclo di 10 minuti

Camera Obscura The Hierarchy of Being, Maraya Art Park in Sharjah, United Arab Emirates

Camera Obscura The “irises” open and close slowly in a 10 minutes cycle

iris mechanisms contribute to the other-worldly effect of the sculpture. The piece is titled The Hierarchy of Being, and is dedicated to the scientific contributions in optics by Ibn Haytam and Al Jazari, two influential Arabic polymaths from the golden age of Islamic intellectualism. It subtly combines art, photography, architecture and science, as well as some elements of theater, with the visitors acting as intervening participants. Given the contemplative nature of the sculpture, the visitor may find any number of personal associations through which the piece acts as a catalyst. “The work began as an experiment in architecture” explain Mooney “in the sense that it refers to many things at once: the traditional dome form, the mechanisms of a camera, an amphitheater, a museum. It had to fulfill a number of programs, and very precisely so. How to keep light from spilling in from outside each time a visitor enters? How to seal its climate in the desert environment, so that it didn’t turn into a giant oven? How to ensure the dimensions were appropriate to the focal distance required by the pinhole, so that a clear image appeared on the interior? the project was full of questions and surprises.”

Sean Mooney is also behind the on-going Upside-Down: Arctic Realities, project, an examination of a unique, extensive collection of Paleo-Eskimo art, in honor of the late anthropologist Edmund Carpenter, who assembled the collection with his wife, Adelaide de Menil. The project began as two exhibitions, first at the Musée du quai Branly in Paris, in 2008, and a 2011 reinstallation at the Menil Collection in Houston. Both installations were conceived and designed by the renowned Light and Space artist Doug Wheeler, in collaboration with Carpenter and an intimate team of arctic experts, including filmmakers, acousticians, Alaskan natives, and the architect Jean des Gastines. Mooney worked closely with both Wheeler and Carpenter, guiding the curatorial process as well as negotiating the difficult process of borrowing hundreds of artifacts from museums and collections across the globe. The title in itself has several meanings, regarding the nature and character of the collection’s artifacts, but also to the incredible environment and light of the arctic. “Carpenter had envisioned the exhibition as existing within a vast white space in which one’s sense of the boundaries is lost. This is akin to the conditions of snow-blindness

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ean Mooney, progettista, produttore e curatore di mostre ha recentemente terminato uno tra i suoi progetti più impegnativi: la costruzione di un’enorme Camera Oscura nel Maraya Art Park di Sharjah negli Emirati Arabi. Il progetto è stato ideato dall’artista iracheno/ newyorkese Wafaa Bilal ed è una delle più grandi mai costruite: ci sono 18finestre quadrate con lato di mezzo metro che agiscono come un’iride meccanica, molto simile allo shutter di una macchina fotografica. Le iridi si aprono e chiudono lentamente in un ciclo di dieci minuti. Quando sono aperte, le finestre creano disegni di forme stellate in continuo movimento sulle pareti concave interne, con fantastici effetti di luce e immagini riflesse dall’esterno. L’effetto diventa magico di notte grazie allo scenario di luci artificiali che circondano l’edificio, e le iridi agiscono come lenti, proiettando bagliori che si muovono attraverso la stanza che si trasforma in un planetario virtuale. Una delle finestre è soltanto un foro di pochi millimetri così che quando i meccanismi delle iridi sono completamente chiusi, lo spettatore è subito avvolto da un’enorme immagine dell’esterno, proiettata capovolta su tutta la superficie interna. Anche il suono dei meccanismi rotanti delle iridi contribuisce alla sensazione irreale creata dalla scultura. L’opera, La Gerarchia dell’Essere, è dedicata al contributo nel campo dell’ottica di Ibn Haytam e Al Jazari, due scienziati arabi del periodo d’oro dell’illuminismo islamico. Unisce in maniera sottile arte, fotografia, architettura e scienza con elementi presi dal teatro, e in essa il visitatore diventa parte dell’opera. Mooney racconta: “Il lavoro è iniziato come esperimento di architettura, nel senso che si riferisce a molte cose contemporaneamente: la forma è una cupola tradizionale, i meccanismi sono gli stessi di una macchina fotografica, è un anfiteatro e un museo. Dovevamo soddisfare delle domande molto precise: come evitare che la luce esterna entrasse da fuori ogni volta che un visitatore entra; come escludere il clima desertico, così da non trasformarla in un forno gigante; come garantire dimensioni appropriate alla distanza focale richiesta dal

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Upside-Down Raccolta d’arte Paleo-Eskimo Upside-Down A unique collection of Paleo-Eskimo art

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Installation views: Giorgio Armani, Solomon R. Guggenheim Museum, New York, October 20, 2000-January 17, 2001. Photos: Ellen Labenski, © SRGF, NY.

one experiences in the arctic, when wind and snow combine to blur the horizon, or the quality of light is such that there are no shadows, no depth, no sky and no ground. Carpenter had wanted to work with artist Doug Wheeler because he had witnessed environments the artist had been making throughout his career, creating spaces with light that explored the phenomenological ‘infinity effect,’ in which people lose their depth perception. Doug’s installation at the Guggenheim Museum Bilbao, which I had worked on indirectly, was a beautiful example of this phenomenon, presenting to the viewer a ‘wall of light’ which they could penetrate and walk around in. It was this effect that Carpenter hoped to achieve in their collaboration, in part. Carpenter himself had spent some winters in arctic Canada in the early 1950’s and many times later in Siberia and Alaska, and he understood these visual phenomena quite well.” “The title Upside-Down came about in part

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because of this concept of arctic light, and the disorientation one experiences in it, and to the concept of the far north as an unfamiliar world to outsiders. But it also refers to the nature of the art made by the cultures that have lived in the far north for thousands of years. In their carvings, there are numerous visual puns, in which a figure or animal appears, but is overtaken by a different image as one turns the piece over. There is rarely a top or base intended. Indeed, these are not conceived as sculpture as we think of them at all. They are mainly made as tools or have some practical function, but even so, they have this quality of ‘process art,’ without purpose of orientation.” Mooney has since been appointed curator of Carpenter’s personal collection, which has remained in residence at the Menil Collection in Houston. He is currently working on a new exhibition from the collection, coming in September, 2015, which prom-

ises a different environment from Upside Down, this time exploring the darkness one experiences in the arctic throughout its long winter months, as opposed to vast whiteness of the first version. With over 25 years experience as an exhibition designer, Mooney has worked with some of the biggest names of art and design, including Jean Nouvel, Frank Gehry and Gae Aulenti to name just a few, as well as hundreds of artists. He was a precocious director of exhibition design at the Guggenheim Museum for seven years before leaving to pursue his own projects as a freelance designer in 2002. During his tenure at the Guggenheim he produced, among many, several shows where light plays a pivotal role. For example, there was the controversial exhibition dedicated to Giorgio Armani, where none other than Robert Wilson was the scenographer and lighting designer. “Working at the Guggenheim presents the


mondo sconosciuto. Si riferisce anche alla natura dell’arte nata dalle culture che hanno vissuto nel lontano nord per migliaia di anni. Nelle loro sculture ci sono numerosi giochi visivi, in cui appare una figura o un animale che diventa qualcosa di completamente diverso quando si capovolge l’oggetto. Raramente vi è una base specifica, infatti, non sono concepite come sculture nel senso classico perché realizzate principalmente come strumenti o con qualche funzione pratica”. Adesso sta lavorando a una mostra della collezione che aprirà a settembre 2015, che promette un ambiente diverso da Upside-Down. Questa volta esplora il buio continuo che si vive nell’Artico durante i lunghi mesi invernali, in contrasto con il vasto candore della prima versione. Con oltre 25 anni di esperienza Mooney ha lavorato con alcuni dei più grandi nomi dell’arte e del design, tra cui Jean Nouvel, Frank Gehry e Gae Aulenti per citarne solo alcuni. È stato direttore per sette anni di Exhibition Design al Museo Guggenheim realizzando diverse mostre in

cui la luce ha un ruolo fondamentale, prima di scegliere nel 2002 di occuparsi d’altri progetti come freelance. Ci fu la mostra dedicata a Giorgio Armani, dove è stato chiamato Robert Wilson per la scenografia e l’illuminazione. “Lavorare al Guggenheim è una sfida, vuol dire adattarsi all’edificio di Frank Lloyd Wright, spiega Mooney. Per la mostra di Armani, il gesto principale di Wilson fu di mettere un velo sulla struttura interna dell’edificio per filtrare la luce naturale proveniente dal lucernario anche per oscurare la vista da un lato dell’edificio all’altro. Attrezzi teatrali di grande precisione per illuminare i capi e creare un effetto fluido. Ogni manichino è stato modellato per adattarsi esattamente ai vestiti seguendo i contorni di ogni capo. In alcune gallerie l’illuminazione è stata integrata nel pavimento per creare passerelle luminose. Un altro importante progetto è stato la retrospettiva del celebre artista Nam June Paik, pioniere della video-art. Con Paik, Mooney ha lavorato alla retrospettiva al Guggenheim e a un’installazione al

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“Carpenter aveva immaginato la mostra all’interno di un vasto spazio bianco in cui si perde il senso dei confini. Simile alle condizioni di “snow-blindness” che ci sono nell’Artico, quando il vento e la neve si combinano per offuscare l’orizzonte, o quando la qualità della luce è tale che non ci sono ombre, profondità, senza cielo e senza terra. Voleva lavorare con l’artista Doug Wheeler perché aveva visto le sue istallazioni e creazioni di spazi che, tramite la luce, esploravano il fenomeno in cui le persone perdono la percezione della profondità. L’istallazione di Doug al Museo Guggenheim di Bilbao è stata un bellissimo esempio di questo fenomeno: un “muro di luce” che lo spettatore può penetrare ed esplorare. Effetto che, Carpenter, - che ha trascorso diversi inverni nel Canada artico negli anni Cinquanta e in seguito in Siberia e Alaska - sperava di realizzare conoscendo bene questi fenomeni visivi”. Aggiunge: “Il titolo Upside-Down è nato per questo concetto di luce artica e per il disorientamento che si prova e al concetto di Nord come

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Installation views: The Worlds of Nam June Paik, Solomon R. Guggenheim Museum, New York, February 11-April 26, 2000. Photos: David Heald, © SRGF, NY.

Rockefeller Center: una torre radio coperta di neon da cui si alzavano due raggi laser che rimbalzavano fasci di luce colorata da specchi sparpagliati nel Rockefeller Plaza. L’elemento centrale della mostra al Guggenheim era una scultura intitolata Scala di Giacobbe: una cascata artificiale d’acqua alta 25m - l’intera altezza dell’edificio - attraverso il quale un laser zigzagava dentro e fuori. Con un’apparecchiatura speciale è stato installato del tessuto per paracadute a coprire il lucernario centrale del museo, sul quale s’infrangevano dei raggi laser creando un effetto di fantasie danzanti. La cascata era sospesa a pochi

challenge of responding to the Frank Lloyd Wright building,” says Mooney. “For the Armani show, Robert Wilson’s main gesture was to place a veil over the internal structure, to filter the natural light coming from the skylight as well to obscure the view from one side of the building to the other. Highly controlled theatrical equipment was used to light the garments and create a floating effect. Each mannequin was molded to fit the clothes exactly, following every garment’s contours. And in some galleries, lighting was integrated into the floors to create luminous runways” Another notable project was a retrospective of celebrated artist Nam June Paik, the pioneering video artist who coined the term “information superhighway.” With Paik, Mooney worked on two exhibitions, the retrospective at the Guggenheim, and then

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centimetri dal soffitto, e andava a riversarsi nella fontana del piano terra. “Lo studio di Paik - spiega Mooney - era un meraviglioso laboratorio di esperimenti giocosi, e l’intero processo è stato sperimentale per la maggior parte del tempo: con molti “proviamo questo e proviamo quello”. È stato meraviglioso partecipare a tutto ciò, nessuno sapeva se le opere d’arte commissionate avrebbero funzionato come previsto, o se fossero sicure per essere esposte al pubblico. Solo ora posso confessarlo, comunque credo di essere portato verso le cose sconosciute, e tollero bene l’ansia. Niente mi preoccupa veramente”.

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a special commission at Rockefeller Center which involved a giant radio tower covered in neon, from the top of which shot two lasers which bounced colored light beams off of mirrors all across Rockefeller Plaza. The central feature at the Guggenheim exhibition was a sculpture titled Jacob’s Ladder, which consisted of an artificial water fall 25 meters high - the whole height of the building - through which a laser zigzagged in and out. A special apparatus was installed to cover the museum’s central skylight with a parachute cloth, where the laser beams terminated in fanciful dancing patterns. The waterfall was suspended from near the ceiling, and fell into the museum’s existing fountain on the ground floor. “Paik’s studio was a marvelous laboratory of playful experiments, of a surprisingly humble nature, given the sophistication

of the works it produced. Tests with the lasers were accomplished with garden hoses and plastic children’s wading pools, and all the technicians and assistants were artists also, so the whole process was fundamentally experimental most of the time. There was a lot of ‘let’s try this, let’s try that.’ It was wonderful to participate in this, and a bit scary as one of the people from the museum responsible for getting it installed. Nobody quite knew whether the commissioned artworks would work as designed, or even be safe for the public to experience. It’s only now that I can admit that. So I guess I’m naturally inclined towards unknown things, and have an unnaturally high threshold for anxiety. Nothing really worries me.”


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lighting designers world di Andrew Peterson

interview with gerd pfarré munchen

GERD PFARRÉ Founder and design director of Lighting Design Collective (LDC) a company based in three studios in Madrid, London & Helsinki, operates globally with a network of collaborators from Miami to Mexico to Hong Kong and Helsinki. LDC specialized in custom architectural lighting solutions and light art with a unique integrated portfolio covering cutting-edge services such as digital content creation, software development and design strategies. Original from Finland he worked in Great Britain 1998-2009. His work has been recognized in numerous awards in lighting design, architecture and art.

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AESTHETIC AND TECHNICAL LONGEVITY IS CRUCIAL

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Hold a Master of Science in Light & Lighting degree at UCL Bartlett University London and a Medianomi in Lighting Design at Tampere School of Arts and Communication, Finland. Lecturer in several universities, trade fairs and conferences. He was a Guest Academic Director of Advanced Lighting Design at ETSAM University in Madrid.

Fondatore e design director del Lighting Design Collective (LDC) uno studio con tre sedi a Madrid, Londra e Helsinki, che opera globalmente con un network di collaboratori da Miami al Messico a Hong Kong a Helsinki. LDC è specializzato in soluzioni illuminotecniche

e di light art personalizzate per l’architettura e con un portafoglio integrato che fornisce servizi all'avanguardia come la creazione di contenuti digitali, sviluppo software e design strategies. Di origine finlandese ha lavorato in UK dal 1998 al 2009. Il suo lavoro è stato riconosciuto da numerosi premi in lighting design, architettura e arte. Tiene un Master in Scienze per il corso di laurea in Light & Lighting alla UCL Bartlett University a London e Medianomi in Lighting Design alla Tampere School of Arts and Communication in Fin-landia. È stato Guest Academic Director of Advanced Lighting Design alla ETSAM University in Madrid.


the IALD (International Association of Lighting Designers), which stands for design excellence and independent design services. Both are very important for me, our work and our practice. Canteen Der Spiegel, Hamburg Subway or Klimahaus, three different projects with a similar approach to the light. Architecture follows light or reverse? Reverse. We want to support the architect’s intention, assist the architects in the creation of a night time vision. Try to be the lighting eye of the architect. Create an evening/night time atmosphere that belongs to the place, to the environment and to the purpose. We are able to define the peoples’ spatial movements, feelings, reactions from the early stage of the project. In many cases, this helps the client to understand the benefits they get from our involvement. At the Canteen, we won the competition with the Ippolito Fleitz Group. The mirror theme (Spiegel means mirror in German) was very strong, and it would work only with a light floor. We have been lucky to be able to discuss these important issues such as floor, walls, ceiling finishes early enough. The Hamburg Subway Station was also a first prize competition in 2006. The idea to suspend containers, related to the nearby harbour, came up in the competition team scribbles quickly, fill them with color-changing light to transform the waiting and transit process into a pleasant time. Developing the ideas has been rather very easy and making it was a great effort. However, this project has received some of the most important design awards worldwide. The Klimahaus, again the result of a competition. We consider it as a huge sea urchin, something that emerged from the sea, with a softly shimmering skin. In Germany, in general abroad, the lighting designer is involved from the beginning in the architectural plan. Frequently in Italy the LDs are called at the end of the process. What’s your thought on it? Oh, unfortunately, this doesn’t happen all times, but it’s getting better and better. As earlier we can be involved, as better it is. Thinking about daylight design, combining it with the electrical lighting, it’s very important

LA LONGEVITÀ ESTETICA E TECNICA È CRUCIALE Gerd, perché è diventato un LD? Ho iniziato a lavorare con la luce intorno al 1983, i miei progetti erano più che altro residenziali, bar e ristoranti. Dopo di che, durante gli anni trascorsi nel team Ingo Maurer, ho scoperto che la luce mi affascinava più del product o dell’interior design. In quel periodo ero coinvolto nella realizzazione di molti oggetti e lampade one off di Maurer per vari spazi spettacolari, e così, oltre a pianificare l’installazione degli oggetti luminosi dovevamo anche occuparci dell’impianto d’illuminazione in generale. Quello che io amo in particolare è come si possa migliorare l’impatto di un spazio componendo un’atmosfera unitaria con la luce. Ho iniziato abbastanza presto, allora la professione era pressoché sconosciuta. Nel 1998 sono stato il primo membro tedesco della IALD (International Association of Lighting Designers), la quale rappresenta l’eccellenza e l’indipendenza del lighting design. Temi entrambi molto importanti per me, nel nostro studio come nella nostra professione. La Cantina Der Spiegel, la metropolitana di Amburgo o la Klimahaus, tre diversi progetti con uno stesso approccio alla luce. L’architettura segue la luce o viceversa? Viceversa. Noi vogliamo supportare le scelte dell’architetto, assisterlo nella creazione della visibilità notturna. Cerchiamo di essere l’occhio luminoso dell’architetto. Creiamo un’atmosfera serale/notturna che appartenga al luogo, all’ambiente circostante e alla funzione. Siamo capaci di definire i movimenti delle persone all’interno dello spazio, le sensazioni, le reazioni fin dai primi passi del progetto. In molti casi, questo aiuta il cliente a comprendere i benefici che avrà con il nostro coinvolgimento. Per la Canteen, abbiamo vinto il concorso con l’Ippolito Fleitz Group. Il tema dello specchio (Spiegel in tedesco significa specchio) è molto forte, e funziona solo se si ha luce dal pavimento. Siamo stati fortunati nell’essere coinvolti nella scelta delle finiture del pavimento, delle pareti e del soffitto fin dall’inizio. La

Klimahaus 8° Ost Bremerhaven, 2009 with Klumpp Architects, Bremen; AGN Niederhaus + Partner. Photo: Markus Tollhopf

Das Gerber Shopping Mall Stuttgart, 2014 with Ippolito Fleitz Group, Stuttgart Photos: Sander & Bastian/ André Schimschal & Alec Bastian

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erd, why you want to be a LD? I’ve started working with light around 1983, my first interior projects were mostly residential projects, bars and restaurants. After that, during my years in the Ingo Maurer team, I found out that lighting design fascinates me more than product design or interior design. At that time I was involved in the implementation of many one off Maurer objects and luminaries in various spectacular spaces, and so, apart from planning the objects’ installation we took care about the general lighting schemes as well. What I love about it is how we can enhance the impact of a space by composing the overall atmosphere with light. I started rather early, the profession was unknown at the very beginning at that time. In 1998, I was the first German member of

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fermata per la metropolitana di Amburgo è anch’essa un primo premio al concorso del 2006. L’idea di sospendere dei volumi, legata al vicino porto è stata definita fin dai primi schizzi di progetto, e riempirli con una luce variabile per trasformare i momenti dell’attesa e del transito in qualcosa di piacevole. Sviluppare l’idea è stato semplice, la sua realizzazione è stata una grande sfida. Peraltro il progetto ha ricevuto molti premi internazionali. La Klimahaus è anch’essa il risultato di un concorso vinto. L’abbiamo considerato come un enorme riccio di mare, qualcosa che emergeva dall’acqua, come una soffice pelle scintillante. In Germania, in generale all’estero, il lighting designer è coinvolto fin dall’inizio del progetto architettonico. In Italia, di frequente, il LD sono chiamati alla fine del processo. Cosa ne pensa? Oh, fortunatamente questo non accade tutte le volte, e la situazione sta certamente migliorando. Prima si è coinvolti, meglio è. Pensare al design della luce e combinarlo con l’impianto elettrico; è molto importante prenderlo in considerazione fin dai primi passi, specialmente oggi con le nuove tecnologie d’illuminazione e la dominanza del Led, e con i sistemi di costruzione che sono più complessi rispetto al passato. Come dicevo, se il LD non fosse stato coinvolto fin dall’inizio – vedi il progetto Canteen Der Spiegel – come sarebbe stato possibile elaborare superfici riflettenti come il pavimento in coordinamento con l’architetto? O definire i colori e la lucentezza o opacità delle superfici? Secondo me, clienti e architetti stanno incominciando a capire che coinvolgere un LD non serve solo a posizionare qualche lampada nello spazio, come un trattamento estetico. Fortunatamente la consapevolezza che la luce debba essere progettata e pianificata, fin dall’inizio, sta crescendo. Spero anche in Italia, la wonderland del design! Quale architettura/infrastruttura contemporanea o storica le sarebbe piaciuto illuminare? Il nuovo Headquarter di Apple a Cupertino progettato da Lord Norman Foster.

Which contemporary or historical architecture/ infrastructure would you like to light up? The new Apple HQ in Cupertino by Lord Norman Foster.

In which context do you prefer to work? We are team players, and we are able to listen to the client, the architects, and all other professionals involved in a project. We think that good communication is essential for a fruitful collaboration. On top, I strongly believe that creativity is not only important for the result you want to achieve, but also for the entire design process. You’re the editor of the ILLUMINATOR magazine. What’s your feeling on paper magazines, do you think they’re still charming? Do you think they’ve a future or they will be replaced by digital ones? Good print products will never die. We are facing some difficulties with the ILLUMINATOR, due to its XXXL format. The market is not ready to distribute such a large scale magazine, so we are currently investigating alternative ways to proceed. Maybe we are little bit too early! One quality will remain for sure: to present the best light photographs in an excellent printed quality.

Lei è anche editore della rivista ILLUMINATOR. Quali sono le sue sensazioni sulle riviste cartacee, crede abbiamo ancora fascino? O crede che in futuro verranno sostituite da quelle digitali? I buoni prodotti a stampa non moriranno mai. Noi stiamo affrontando qualche difficoltà con ILLUMINATOR, dovuto al suo formato XXXL (49x68 cm ndr). Il mercato al momento non è pronto a distribuirlo su larga scala, ma stiamo valutando diverse opzioni su come procedere. Forse siamo arrivati un po’ in anticipo. Una proprietà rimarrà invariata: presentare le migliori fotografie di luce in un’eccellente qualità di stampa!

HafenCity University Subway Station, Hamburg, 2012 with Raupach Architects, Design Stauss Grillmeier Photos: Markus Tollhopf

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to consider it in early stage, especially since lighting techniques and building technologies became much more complex these days with the dominant use of Leds. As I mentioned earlier: if the LD is not involved early (see the “Canteen DER SPIEGEL”) how could you elaborate reflective surfaces, such as floors, etc. in cooperation with the architects? How about colors, textures, glossy or matt surfaces? In my opinion, clients and architects are beginning to understand that involving a LD doesn’t mean only add some lights to a space, like a cosmetic treatment. Fortunately, the awareness that light has to be designed and planned, from the very beginning, is raising. I hope also in Italy, the wonderland of design!

In quale contesto preferisce lavorare? Noi siamo un team, la nostra abilità sta nell’ascoltare il cliente, l’architetto e tutti i professionisti coinvolti nel progetto. Siamo convinti che la buona comunicazione sia essenziale per una collaborazione fruttuosa. Soprattutto credo fortemente che la creatività non sia importante solo per il raggiungimento del risultato che si vuole ottenere, ma che lo sia per l’intero processo.

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Canteen “DER SPIEGEL, Hamburg, 2011 with Ippolito Fleitz Group Photo: Noshe

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a cura di Mauro Bozzola e Andrea Calatroni

IL FUTURO È NELLA QUALITÀ Da quindici anni l’azienda fiorentina ha raggiunto un ruolo di leadership nel panorama dell’illuminazione a Led. L’incontro con Antonio Di Gangi, CEO di DGA

Antonio Di Gangi

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Interno di un punto vendita, apparecchi Iride – DGA Retail interior, spotlight Iride - DGA

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a sua azienda, fondata nel 1989, negli ultimi quindici anni è diventata un riferimento per la tecnologia Led, grazie a importanti investimenti in soluzioni tecnologiche ed estetiche. Che il segreto del successo delle nostre PMI risieda proprio nella capacità di saper gestire l’innovazione al meglio? Sicuramente! Da oltre 25 anni DGA è leader di consensi perché pioniere dell’innovazione: dalla fibra ottica nel 1989, ai Led di ultimissima generazione di oggi. Abbiamo del Made in Italy l’esclusivo know-how applicato alla gestione totale dei componenti, fino ad arrivare a un prodotto completamente autoprodotto, con valori di alta qualità tecnologica e strutturale, prestazioni meccaniche e illuminotecniche di eccellenza in grado di anticipare le esigenze del mercato. L’innovazione è solo il frutto della costante ricerca della massima qualità. Da sempre, in azienda, proiettiamo gli investimenti sul rinnovamento e sull’adeguamento tecnologico per garantire ciò che il mondo del Led promette, in termini di luminosità,

efficienza, risparmio energetico, impatto ambientale e durata. Nei nostri stabilimenti di Campi Bisenzio, tutti i giorni, ogni singolo componente è prodotto con l’attenzione di un’azienda orologiaia; ogni addetto è coinvolto personalmente nel processo produttivo e nel controllo degli standard qualitativi, come il giocatore di una squadra che non può permettersi errori per rimanere al vertice della classifica della qualità. La nostra è una storia tutta italiana a tutela di un valore riconosciuto nel mondo, del territorio, delle tradizioni: un viaggio imprenditoriale che semina tracce di qualità e che si rinnova con continui investimenti e novità. DGA come sta orientando il proprio sviluppo e quali sono le strategie per il prossimo futuro? Per noi il futuro è nella qualità di ogni singolo prodotto, come espressione tecnologica in grado di dare valore e prestazioni eccellenti al progetto illuminotecnico. Questo è il concetto che permea il marketing della nostra azienda, da sempre presen-

THE FUTURE IS IN THE QUALITY In the past fi fteen years, the Florentine company achieved a leadership role in the Led lighting’s panorama. The encounter with Antonio Di Gangi, CEO of DGA Your company, founded in 1989, has become, in the last fifteen years, a reference for the Led technology, thanks to major investments in technological and aesthetic solutions. Is it that the secret of the success of our SMEs lies in the ability to manage at best innovation? For sure! For over 25 years DGA has been the leader of consensus for its being a pioneer in innovation: from the optical fibre in 1989, to the latest generation Leds of today. We have the exclusive “Made in Italy” know-how applied to the total management of the components, up to a completely self-produced product, with high quality technological and structural values, excellent mechanical and lighting-technique performances capable of anticipating market’s needs. Innovation can only be the result of a constant search for the highest quality. The company has always directed the investments towards the renewal and the technological adjustment, in order to guarantee what the world of Leds promises in terms of brightness, efficiency, energy saving, environmental impact and durability. In our factories in Campi Bisenzio, every day, every single component is produced with the attention of a clockmaker firm; each employee is personally involved in the production process and in the quality control, as the player of a team that can not afford mistakes in order to stay at the top of the quality’s ranking. Ours is an entirely Italian story, protecting a worldwide-recognised value, the territory, and the traditions: an entrepreneurial journey that sows quality’s trails and renews itself with continuous investments and novelties. How is DGA orienting its own development and what are the strategies for the near future? For us, the future lies in the quality of each individual product, as a technological expression able to give value and excellent performances to the lighting design. This is the concept that permeates our company’s

Interno illuminato con apparecchi Quantum – DGA

LOREM IPSUM DOLOR SIT

Enlighted interior with Quantum recessed lights - DGA

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Apparecchio Quantum P / Quantum P spotlight – DGA

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La vostra è una PMI attenta alla tecnologia, al design e alla personalizzazione. Esempi interessanti sono le famiglie di prodotto Emporio, Quantum e Neos. Ce li vuole raccontare un po’ di più? Ogni nostro prodotto è una storia che racconta un percorso tecnologico pensato per la soddisfazione di una particolare esigenza, frutto di una ricerca approfondita: la serie Emporio, si distingue per la nuova sorgente Led ad alto flusso luminoso e lunga durata, che aumenta il livello di saturazione dei

colori caldi e freddi, per il sistema di dissipazione termica attivo e per le ottiche ad alto rendimento luminoso con quattro diverse aperture sostituibili senza l’ausilio di attrezzi. Quantum, si caratterizza per la nuova sorgente Led di alta qualità cromatica che supera i limiti del sistema con un’ottimale resa dei colori, per il sistema di dissipazione termico passivo, per i filtri intercambiabili e sovrapponibili che permettono di ottenere diverse scenografie luminose e per l’ottima combinazione tra efficienza globale, durata e risparmio energetico. La serie Neos si differenzia per il rapporto consumo/potenza e per l’apertura dell’ottica a 40° che si adatta agli utilizzi più diversi, in ogni situazione, con vincoli di spazio ridotti. Come prevede si orienterà il mercato interno nei prossimi anni? Vede segnali di ripresa? La nostra azienda ha fatto del Made in Italy una caratteristica distintiva e una garanzia di qualità: non può, quindi, trascurare il mercato interno che

marketing, since always on the market of Led lighting fixtures. A guarantee choice that covers the entire supply chain, up to the end consumer. To have a valuable product, and not an expensive product: this is our philosophy. A device that is different from all the others for a different consumer, and of equally different use and quality assurance. Innovation, organization, flexibility for customisation of projects, cutting edge technology and specific investments are the future of our company. Yours is a PMI attentive to the technology, design and customisation. Interesting examples are the Emporio, Quantum and Neos product families. Can you tell us a little more about them? All our products tell a story about a technological path aimed to the satisfaction of a particular need, the result of an extensive research: the Emporio series stands out for the new Led light source with high luminous flux and durability, which increases the level of saturation of warm and cool colours, for the active thermal dissipation system, and for the high luminous efficiency optics with four different openings, easily replaceable without the use of tools. Quantum is characterised by the new high chromatic quality Led source that overcomes the limitations of the system with an optimal colour rendition, for the passive heat dissipation system, for the interchangeable and superimposable filters that allow different light scenes, and the excellent combination between global efficiency, durability and energy savings. The Neos series differs for the ratio consumption/power and for the optics’ opening to 40°, which suits to many diverse uses, in every situation, with reduced space constraints. How do you think the internal market will orient in the coming years? Do you see any signs of recovery? Our company has made of the Made in Italy a distinctive feature and a guarantee of quality: it can not, therefore, neglect the internal market that represents its commercial area of origin. We have always been driven by the optimism and the confidence in both the market and in the sensitivity of it to innovation. We seek all the spaces and

Ponte Vecchio, Firenze, illuminato con apparecchi Led DGA Ponte Vecchio, Florence, enlighted with Led sources DGA

Apparecchio Pegaso 2 / Pegaso 2 floodlight – DGA

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FOCUS PMI 10 DGA, IL FUTURO È NELLA QUALITÀ

te sul mercato degli apparecchi illuminanti a Led. Una scelta di garanzia che percorre tutta la filiera, fino al consumatore finale. Un prodotto di valore, e non un prodotto costoso, è la nostra filosofia. Un apparecchio differente da tutti gli altri per un consumatore diverso, e di utilizzo e garanzia di qualità altrettanto diversa. Innovazione, organizzazione, flessibilità per la personalizzazione dei progetti, tecnologie all’avanguardia e investimenti specifici sono il futuro della nostra azienda.

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Fontana del Nettuno, Firenze, sistema di illuminazione realizzato con apparecchi Led DGA Neptune Fountain, Florence, lighting system realized with DGA Led sources

the opportunities that the global market has to offer, while maintaining the specific space of DGA in the increasingly demanding quality products’ market.

FOCUS PMI 10 DGA, IL FUTURO È NELLA QUALITÀ

rappresenta il territorio commerciale di origine. Il nostro motore è sempre stato l’ottimismo e la fiducia sia nel mercato sia nella sensibilità dello stesso all’innovazione. Noi ricerchiamo tutti gli spazi e le opportunità che il mercato globale può offrire, mantenendo lo spazio specifico di DGA nel sempre più esigente mercato dei prodotti di qualità. Avete realizzato l’illuminazione di molti edifici e monumenti storici: quale rapporto instaurate con il light designer e la committenza? L’obiettivo è la soddisfazione del progettista e del cliente, che rappresentano il vero patrimonio capace di generare sviluppo industriale e tecnologico. Sono loro i veri fruitori dei prodotti e testimoni in grado di dare verifica nel tempo della qualità che garantiamo per cinque anni. Nonostante l’alto livello tecnologico e la complessità dei processi di produzione, siamo un’azienda flessibile e aperta a ogni tipo di progetto, grazie al nostro centro di ricerca e

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sviluppo, dotato anche di un modernissimo goniofotometro per le misurazioni fotometriche. L’azienda diventa il laboratorio dove sviluppare idee e produrre apparecchi Led con caratteristiche di esclusività, per progettisti e clienti che vogliono distinguersi con assoluta certezza di risultato. Ne sono testimonianza le innumerevoli installazioni eseguite in tutto il mondo, e i progetti che quotidianamente illuminano e mettono in risalto valori storici, turistici, architettonici e culturali come la fontana del Nettuno in Piazza della Signoria o Ponte Vecchio a Firenze. Sono solo due esempi di una storia fatta di apertura al cambiamento e alla realizzazione di tutto ciò che è possibile fare con i Led. DGA è un alleato dei progettisti; opera da venticinque anni con la finalità di dare al mercato sistemi di illuminazione unici, in cui trovare il massimo della tecnologia esistente. Da noi tutto è sintonizzato all’evoluzione tecnologica del mondo del Led, e siamo animati dalla stessa passione che avevamo quando abbiamo iniziato.

You have realised the lighting of many historic buildings and monuments: what relationship do you establish with the lighting designer and the client? The goal is to satisfy the designer and the client, which represent the true asset able to generate industrial and technological development. They are the real users of the products, and the witnesses able to do a long-term check of the quality that we guarantee for five years. Despite the high level of technology and the complexity of the production processes, we are a flexible company, open to any type of project, thanks to our research and development centre, which is also equipped with a modern goniophotometer for photometric measurements. The company, thus, becomes the laboratory where to develop ideas and to produce Led luminaires with exclusive features for designers and clients who want to stand out with the absolute certainty of the outcome. This is testified by the many installations carried out worldwide, and the projects that daily light up and highlight historical, touristic, cultural, and architectural values, such as the Neptune fountain in Piazza della Signoria and the Ponte Vecchio in Florence. These are just two examples of a story made of openness to the change and to the realisation of all that can be done with Leds. DGA is designers’ ally; for twenty-five years, we worked with the aim of providing the market with unique lighting systems, where the maximum of the existing technology can be found. Here, everything is tuned in to the technological evolution in the world of Led, and we are driven by the same passion that we had when we started.


fondazione

La Fondazione Studio Museo Vico Magistretti

THE FOUNDATION STUDIO MUSEUM VICO MAGISTRETTI Rosanna Pavoni (ScientiďŹ c Director) and Margherita Pellino (Archive Manager) transformed the Foundation in a lively and dynamic place that tells the life of the great Milanese architect

Rosanna Pavoni (direttore scientiďŹ co) e Margherita Pellino (responsabile archivio) hanno trasformato la Fondazione in un luogo vivo e dinamico che racconta la vita del grande architetto milanese di Andrea Calatroni

LOREM IPSUM DOLOR SIT

Vico Magistretti Foto Luca Fregoso

Sala riunioni studio museo. Foto Matteo Carassale Studio museum meeting room. Photo Matteo Carassale

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Mostra Vico Magistretti - Archivio in viaggio a Los Angeles. Foto Gloria Novi

Vico Magistretti Exhibition - Archive travels to L.A. Photo Gloria Novi

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FONDAZIONE STUDIO MUSEO VICO MAGISTRETTI

om’è nata l’idea di creare la Fondazione? Era già stata pensata da Magistretti per preservare la memoria del proprio lavoro o è stata valutata successivamente? La Fondazione nasce nel 2010 dopo un lungo e fondamentale lavoro di riordino e inventariazione del fondo archivistico, dichiarato di particolare interesse storico dalla Sovrintendenza Archivistica nel 2007. L’inventariazione dell’archivio e una prima fase di digitalizzazione dei disegni sono iniziate nel 2007 e terminate nel 2009. Nel 2010 lo studio dove Vico ha lavorato per più di 60 anni è diventato la sede della Fondazione e dell’omonimo studio museo. È stata voluta dagli eredi di Vico e sin dalla sua costituzione vi hanno partecipato il Triennale Design Museum e le aziende che hanno lavorato con Magistretti per oltre 20 anni: Artemide, De Padova, Flou, Oluce e Schiffini. Quali sono i rapporti con le istituzioni pubbliche, c’è un coinvolgimento nelle attività culturali con Milano? La Fondazione è un’istituzione privata, senza scopo di lucro, che non riceve sovvenzioni da enti pubblici. Vico Magistretti ha vissuto e ha lavorato per tutta la vita a Milano, la Fondazione a lui dedicata non può dunque non avere uno stretto rapporto con la città. Per questo nel 2013 la Fondazione ha aderito al progetto Storie Milanesi voluto dalla Fondazione Adolfo Pini per raccontare Milano attraverso i luoghi dell’abitare domestico e professionale di donne e uomini che qui hanno vissuto, collezionato e creato le loro opere. Il progetto si sviluppa come una narrazione a più livelli della storia della città, un tessuto sul quale s’inseriscono, con le loro specificità, i racconti dei singoli luoghi. Questi hanno tra di loro diversi gradi di affinità e quello che li tiene insieme è la loro capacità di contribuire a dare sostanza e qualità alla storia culturale di Milano. Il progetto,

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attraverso il sito www.storiemilanesi.org intende creare un percorso di conoscenza che condurrà l’utente, italiano e straniero, fin sulla soglia dei luoghi partner dell’iniziativa. Come sono le relazioni con le aziende che tuttora producono gli oggetti di Magistretti e come partecipano alla vita della Fondazione? Alcune aziende sono soci fondatori della Fondazione sin dalla sua nascita nel 2010, sono presenti nel consiglio di amministrazione e collaborano con noi alla realizzazione di mostre ed eventi per promuovere il lavoro e gli oggetti di Magistretti in Italia e all’estero. Dal 2013 la Fondazione propone due mostre itineranti a musei e istituzioni culturali nel mondo: “Svicolando - Omaggio a Vico Magistretti” e “Vico Magistretti - Archivio in viaggio”. I disegni, gli schizzi, le fotografie, le lettere, gli

Where did the idea of creating the Foundation come from? Has it been intended by Magistretti himself, in order to preserve the memory of his work, or was it considered later? The Foundation was founded in 2010 after a long and essential work of reorganization and inventory of the archival collection, considered of particular historical interest by the Archival Superintendency in 2007. The inventorying of the archive and an initial phase of drawings’ digitization began in 2007 and ended in 2009. In 2010, the studio where Vico worked for more than 60 years became the headquarters of the Foundation and of the homonymous studio museum. It was commissioned by Vico’s heirs and since its establishment the Triennale Design Museum and the companies that worked with Magistretti for over 20 years (Artemide, De Padova, Flou, Oluce and Schiffini) have been involved in it.

Studio museo allestimento permanente. Foto Matteo Carassale

Studio museum permanent exhibition. Photo Matteo Carassale


Come si sostiene la Fondazione e quali sono i problemi che incontrate nella gestione? È una fondazione privata, vive dei contributi dei suoi fondatori, dei suoi sostenitori e del ricavato delle sue attività. Circa il 50 % del budget è coperto dalle royalties provenienti dalla commercializzazione da parte delle aziende degli oggetti ancora in produzione di Vico, l’altra metà è coperta dalle quote annuali dei sei soci fondatori. Da ottobre 2014 è stato introdotto il biglietto d’ingresso, dopo i primi quattro anni di gratuità. La Fondazione ha un budget limitato, che però le consente ogni anno di offrire al nostro pubblico non solo una nuova mostra con materiali inediti per far conoscere il lavoro del grande architetto-designer e la ricchezza del nostro archivio, ma anche alcuni eventi collaterali per approfondire e discutere i temi della mostra stessa. Lo studio di Vico Magistretti, alle pareti pannelli in legno con appunti e schizzi del Maestro. Foto Matteo Carassale

Vico Magistretti studio, on the walls, wooden panels with the Maestro notes and sketches. Photo Matteo Carassale

Esiste un rapporto di collaborazione con le altre Fondazioni del design di Milano, una metodologia condivisa di conservazione dei patrimoni documentali. Se esiste, ci volete parlare di questo percorso comune? Collaboriamo molto con le altre fondazioni di architettura e design di Milano, in particolare con le Fondazioni Albini e Castiglioni. Organizziamo eventi e presentazioni insieme, comune è anche lo scambio di visitatori, poniamo loro una semplice domanda: “Ti è piaciuta la Fondazione Vico Magistretti? Perché non vai a vedere anche la Fondazione Achille Castiglioni e la Fondazione Franco Albini?”. Sovente ci incontriamo e ci confrontiamo sui problemi comuni di mantenimento e conservazione dei nostri patrimoni documentali, per scambiarci informazioni e soluzioni che possano facilitare la gestione. Si tratta, infatti, di archivi piuttosto simili, che pongono problemi uguali di conservazione e di valorizzazione. Per fare un esempio, l’annoso problema di come conservare e manipolare i sempre presenti e mitici, tubi per i disegni!

Studio di Vico Magistretti e sala riunioni. Foto Matteo Carassale

Vico Magistretti studio and meeting room. Photo Matteo Carassale

Which relations with public institutions? Is there an involvement with Milan in cultural activities? The Foundation remains a private institution, a non-profit organization, which receives no grants from public agencies. Vico Magistretti has lived and worked in Milan for his whole life; the Foundation to him dedicated, therefore, can not but have a close relationship with the city. This is why in 2013 the Foundation has joined the project Storie Milanesi wanted by the Fondazione Adolfo Pini in order to narrate Milan through the domestic and professional living places of men and women who have lived, collected and created their works here. The project is developed as a multi-layered narrative of the city’s history, a fabric on which, with their own specificity, the stories of the individual places are inserted. These may have varying degrees of affinity between them, but what keeps them together is their ability to provide substance and quality to the cultural history of Milan. The project, through the website www.storiemilanesi.org, aims to create a path of knowledge that will lead the user, both Italian and foreign, to the threshold of the places that are partners of the initiative. How are the relationships with the companies that still produce Magistretti’s objects and how do they take part in the Foundation’s life? Some companies are founding members of the Foundation since its birth in 2010, are part of the Management Board and work with us to the realization of exhibitions and events to promote the work and objects of Magistretti in Italy and abroad. Since 2013, the Foundation offers to museums and cultural institutions in the world two traveling exhibitions: “Svicolando - Omaggio a Vico Magistretti” and “Vico Magistretti – Archivio in viaggio”. The drawings, sketches, photographs, letters, notes featured in the exhibition are all from the Foundation’s archive, while the objects that come along with these documentary materials are provided for free by the companies. The exhibitions have been held in many foreign Italian cultural institutes, like in Paris, Zagreb, Los Angeles, San Francisco, Athens. How does the Foundation support itself and which are the problems encountered in the management? It is a private foundation; it lives of the contributions of its founders, of its supporters and of the proceeds of its activities. The royalties from the marketing by companies that still produce Vico’s objects cover about 50% of the budget; the annual fees of the six founding members cover the other half. Since October 2014 an entrance ticket, after the first four years of gratuity, was introduced. The Foundation has a limited budget, which however enables it to offer our audience, each year, not only a new exhibit with original materials to make the work of the great architect-designer and richness of our archive known, but also some side events to further explore and discuss the themes of the exhibition itself. Is there collaboration with the other design Foundations in Milan, a shared methodology of conservation of documentary heritage? If there is, would you talk about this common path? We work a lot with the other architecture and design foundations in Milan, in particular with the Albini and Castiglioni Foundations. We organize events and presentations together; common is also the exchange of visitors, as we ask them a simple question: “Did you enjoy the Vico Magistretti Foundation? Why don’t you also visit the Fondazione Achille Castiglioni and

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appunti che compongono la mostra vengono tutti dall’archivio dalla Fondazione e gli oggetti che affiancano questi materiali cartacei sono prestati gratuitamente dalle aziende. Le mostre sono state ospitate anche in molti istituti italiani di cultura all’estero come Parigi, Zagabria, Los Angeles, San Francisco, Atene.

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Ideate molte attività e pubblicazioni, per esempio il progetto Il mio Magistretti. Ci volete raccontare com’è nato e il suo valore come recupero della memoria domestica di chi vi partecipa? Il mio Magistretti è un progetto complesso che la Fondazione ha lanciato nel 2012 e che ancora oggi è attivo sul sito, articolato in diverse azioni e conseguenti risultati. Prima di tutto è un nuovo modello di archivio, in progress, composto dalle parole e dalle fotografie donate alla Fondazione dai proprietari di un oggetto disegnato da Magistretti. Un archivio che accoglie interpretazioni e testimonianze inedite di questi prodotti: come partecipano alla vita delle persone e come sono usati nel quotidiano. Il mio Magistretti è diventato una mostra nello studio museo (da ottobre 2012

a marzo 2014) e un’installazione, Vicoteca, curata da Ilaria Turba, che è nata per ospitare le fotografie e le storie inviate dalle tante voci narranti che hanno partecipato al progetto. Il mio Magistretti è diventato anche un libro, pubblicato da Corraini e presentato a Milano, in Gallerie di Italia, nel novembre 2013. Se da una parte il progetto è nato dall’esigenza di raggiungere nuovi pubblici e soprattutto di coinvolgerli intorno al tema dell’oggetto d’affezione, dall’altra ha anche permesso alla Fondazione di aprire l’archivio a tutte le persone che, donando il loro materiale, hanno voluto partecipare alla creazione di una nuova idea di archivio vivo, permettendo di arricchire il patrimonio storico di un ulteriore livello di lettura, la cosiddetta esperienza dell’oggetto.

the Fondazione Franco Albini?”. We often meet and confront on common problems in the maintenance and conservation of our documentary heritage, in order to exchange information and solutions that could facilitate the management. These are, indeed, quite similar archives, posing alike conservation and enhancement problems. For example, the long-standing problem of how to store and manipulate the always present, and mythical, drawing tubes! You have conceived many activities and publications, for example the project Il mio Magistretti. Would you like to tell us about how it was born and its value as domestic memory’s recovery for those who participate? Il mio Magistretti is a complex project launched by the Foundation in 2012 and that still active nowadays on the website, organized in different actions and consequent results. First of all, it is a new model of archive, in progress, composed by the words and photographs donated to the Foundation by the owners of an object designed by Magistretti. An archive that welcomes interpretations and unpublished testimonies of these products: how they are part of the lives of people and how they are used in everyday life. Il mio Magistretti has become an exhibition in the studio museum (from October 2012 to March 2014) and an installation, the Vicoteca, curated by Ilaria Turba, which was created to accommodate the photographs and stories submitted by the many narrators who have participated in the project. Il mio Magistretti also became a book, published by Corraini and presented in Milan, at the Gallerie di Italia, in November 2013. While the project was born from the need to reach new audiences and, above all, to involve them on the theme of the object of affection, on the other hand it has also allowed the Foundation to open the archive to all people who, by donating their material, wanted to take part in the creation of a new idea of living archive, allowing us to enrich the historical heritage with a further reading level, the so-called experience of the object.

Regesto schizzi autografi Signed sketches collection

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Il Mio Magistretti installazione permanente 2012/2013 Foto Ilaria Turba

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Installazione Vicoteca per Il Mio Magistretti 2012/2013. Foto Ilaria Turba

Vicoteca installation for the exhibition Il Mio Magistretti. Photo Ilaria Turba


I MAESTRI

Il poliedrico mondo di Ugo La Pietra, l’umanista eretico 1000 opere raccontano cinquant’anni di arte, cultura e di investigazioni quasi antropologiche e linguaggi avanguardisti in una mostra memorabile alla Triennale di Milano Ugo La Pietra,2014 Foto Aurelia Raffo

I MAESTRI UGO LA P IETRA

di Jacqueline Ceresoli

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he cosa succederà al design italiano nell’epoca della globalizzazione post rivoluzione digitale caratterizzata da distretti produttivi plurimi? Viviamo nuovi scenari urbani e nell’aria si sente un rinnovato interesse per oggetti e pratiche artigiane incentrate sull’arte del fare, della manualità e dell’autoproduzione. Questi e altri complessi ambiti di ricerca intorno al rapporto individuo-ambiente anticipano comportamenti di vita sostenibile, più responsabili e partecipi, che stanno modificando il nostro modo di vedere e ripensare il mondo. Ugo La Pietra, che ironicamente si definisce un “operatore estetico”, è stato un precursore di un “futuro artigiano”. Artista, architetto, cineasta, musicista, editore e protagonista del design radi-

Globotissurato, Poggi, 1966 Poggi, 1967 Ruotaluminosa, 1969

P.63 Arcangeli Metropolitani, 1977 Lampada Banci, 1990 Uccellini, 1992, Artemide

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Bottiglia, 1992 Itre

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cale negli anni ’70, nell’importante e attesa mostra personale alla Triennale di Milano dal titolo Progetto Disequilibrante, a cura di Angela Rui, racconta cinquant’anni della sua arte e cultura e di investigazioni quasi antropologiche e linguaggi avanguardisti. La mostra si snoda in 14 aree tematiche, smonta il canone dell’architettura stessa e si risolve in un meta spazio che vuole essere esplorato. L’allestimento espositivo, firmato dall’autore di oggetti, ambienti, installazioni, disegni e materiali audiovisivi, è concepito come un film, un racconto visuale per sequenze in cui spicca la sua posizione ironica, laterale, di esplorazione critica del mondo, contro il sistema e le logiche di mercato, perciò eretico, “disequilibrante”.

THE HERETIC HUMANIST 1000 works tell fi fty years of art, culture and quasi-anthropological investigations and avant-garde languages in a memorable exhibition at the Triennale di Milano What will happen to the Italian design in the post digital revolution globalization age, characterised by multiple production districts? We are living new urban scenarios and we can feel in the air a renewed interest for objects and craft practices focused on the art of making, of manual skill and of self-production. These and other complex areas of research on the relationship between the individual-environment anticipate sustainable living’s behaviours, more responsible and involved, that are changing the way we see and rethink the world. Ugo La Pietra, which ironically calls himself an “aesthetic operator”, has been a precursor to a “future artisan”. Artist, architect, filmmaker, musician, editor and leader of the 70s’ radical design, in the important and awaited exhibition at the Triennale di Milano, entitled Progetto Disequilibrante, by Angela Rui, tells fifty years of his art and culture and quasi-anthropological investigations and avant-garde languages. The exhibition unfolds in 14 thematic areas, debunks the canon of architecture itself, and results in a meta-space that wants to be explored. The exhibition design, signed by the author of objects, environments, installations, drawings and audio-visual materials, is conceived as a film, a visual tale made of sequences in which his ironic, lateral position, of critical exploration of the world, against the system and the logic of the market, therefore heretical, “unbalancing”, stands out.


La Pietra debuted in the 60s, around Brera, Manzoni, and Fontana, and crosses in an autonomous way the programmed kinetic art and other conceptual movements; in the 70s of the protest he moves on to environmental art and stands out for his provocative actions as manifesto of his concept of “Art in the Social”. The exhibition’s title is drawn from a major publication, Sistema Disequilibrante (1968/69), a theoretical summation of his protean world of making applied to works, actions at the object’s scale and in the urban environment. Visiting the exhibition we can seize a multiple instantaneity, temporary in each object, one place in our imagination in relation to the cultural context that has shaped it. Once banned nostalgias, rhetoric and abstractions, his Forma Urbis takes shape: an interiorized, reinterpreted, complex, and human scaled, very personal world-city-house, where the green, the garden and the genius loci of the natural sites, materialise visual processes through poetic works. In this display of heterogeneity, Ugo La Pietra displaces, animated by a mercurial mobility for his omnivorous plurilingualism, able to give a poetic-narrative meaning to an exhibition that ran the risk of making a museum piece of his vitalistic way of harmonizing heterogeneous dissonances and grammars. He is characterised by the critical analysis in the social and the dream of taming a place, memory and unconscious, where the main character is his intellectual nomadism. All his works shall be interpreted as provocative hypothesis, symbolic short circuits, which are planning “things” and adaptive actions with the urban fabric

I MAESTRI UGO LA P IETRA

La Pietra esordisce negli anni ’60, intorno a Brera, Manzoni, Fontana, e attraversa in maniera autonoma l’arte cinetica programmata e altri movimenti concettuali; negli anni ’70 delle contestazioni passa all’arte ambientale e si distingue per azioni provocatorie come manifesto del suo concetto di “Arte nel Sociale”. Il Titolo dell’esposizione riprende quello di un’importante pubblicazione, Sistema Disequilibrante (1968/69), summa teorica del suo proteiforme mondo del fare applicato a opere, azioni a scala oggettuale e nell’ambiente urbano. Visitando la mostra si coglie un’istantaneità multipla, provvisoria in ogni singolo oggetto, un suo posto nel nostro immaginario in rapporto al contesto culturale che l’ha plasmato. Bandite nostalgie, retoriche e astrazioni, prende forma la sua forma urbis, un personalissimo mondo-città-casa interiorizzato, reinterpretato, complesso e a misura d’uomo, in cui il verde, il giardino e il genius loci dei luoghi naturali, materializzano processi visivi attraverso opere poetiche. In questo tripudio dell’eterogeneità, Ugo La Pietra spiazza, animato da una mobilità mercuriale per il suo onnivoro plurilinguismo, capace di dare un senso poetico-narrativo a una mostra che correva il rischio di museificare il suo vitalistico modo di armonizzare dissonanze e grammatiche eterogenee. Lo caratterizza l’analisi critica nel sociale e il sogno di addomesticare un luogo, memoria e inconscio, in cui il protagonista è il suo nomadismo intellettuale. Tutte le sue opere sono da interpretare come ipotesi provocatorie, corti circuiti simbolici, che progettano “cose” e azioni di adeguamento con il tessuto urbano come strumenti per disarticolare

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il visibile e secondo prospettive inusuali di conoscenza di mutazioni. Queste e altre esperienze si materializzano seguendo una paradossale unità dinamica. Negli anni ’60 sperimenta produzioni industriali di rottura e innovative contemporaneamente a quelle artigianali, pratica materiali poveri, è affascinato dalla cultura popolare in quanto espressione di autenticità carica di segni e memoria, ponendo al centro del suo interesse il rapporto tra spazio interno ed esterno, natura e architettura, città e casa, individuo e mondo, con la stessa maniacale cura del dettaglio, sensibile com’è alla materia. La Pietra è un avanguardista dal cuore antico, che dagli anni ’70, quelli dell’impegno sociale, si è mosso ai margini del sistema produttivo con l’intenzione di rivendicare il primato della ricerca artistica applicata al design. Interdisciplinare per natura, l’esposizione è pensata come un piano–sequenza di un film che si spinge oltre l’identità delle singole discipline, in cui i suoi oggetti e gli ambienti diventano codici individuali e collettivi, basati su disinvolte ipotesi intermediali. Il pensiero di La Pietra plasma le forme, dalle Strutturazioni Tissurali (1965-67) in materiali metacrilici traslucidi che visualizzano forme vibranti acriliche che rompono la rigidità della superficie, lavorate a freddo e stampate a caldo, passando dagli Oggetti luminosi (1966-69), Globo Tissurato (1966-1968) a “Microambienti visivi” o “Ambienti visivi” interattivi, da sperimentare più che raccontare, in cui l’in-

termittenza luminosa e sonora si sostituisce all’effetto randomico sperimentato precedentemente. Queste e altre esperienze coniugano teoria e messa in opera attraverso trasferimenti sinestetici tra l’arte, l’oggetto e il quadro in cui si legge un interesse per la realtà in cui non vi è contraddizione tra gesto e intelletto. Dagli anni ‘80 l’autore tenta un innesto tra concettualità degli anni ‘80 e spettacolarità degli anni ’80, trovando nel giardino del Settecento un modello ideale, luogo dell’incanto per eccellenza.

Zefiro, 1994 ITRE

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Metacrilato, 2006

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Arcangeli Metropolitani, riedizione 2007 LUMENCENTER

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as tools to unravel the visible, according to unusual perspectives of knowledge of mutations. These and other experiences materialise themselves following a paradoxical dynamic unity. In the 60s he experiments breaking and innovative industrial productions along with artisanal ones, he practices with poor materials, and is fascinated by the popular culture as an expression of authenticity charged with signs and memory, placing at the centre of his interest the relationship between interior and exterior space, nature and architecture, city and home, individual and world, with the same manic attention to the detail, sensitive as he is to the matter. La Pietra is an avant-gardist with an ancient heart, who from the 70s, those of the social commitment, has moved at the edge of the production system intending to claim the primacy of the artistic research applied to design. Interdisciplinary by nature, the exhibition is conceived as a movie’s long take that goes beyond the identity of the individual disciplines, in which its objects and environments become individual and collective codes, based on uninhibited intermedial assumptions. The thought of La Pietra shapes forms, from the Strutturazioni Tissurali (1965-67) in translucent methacrylic materials that display vibrant acrylic forms that break the surface’s rigidity, cold-worked and hot-stamped, trough Oggetti luminosi (1966-69), Globo Tissurato (1966-1968), to the interactive “Visual Microenvironments” or “Visual Environments”, to be experienced more than told, where the luminous and acoustic intermittence replaces the previously experienced random effect. These and other experiences combine theory and realisation through synaesthetic transfers between the art, the object and the context in which an interest for the reality in which there is no contradiction between gesture and intellect can be read. From the 80, the author attempts a graft between the conceptualism of the 70s and the spectacle of the 80s, finding in the eighteenth century garden an ideal model, the enchantment’s place par excellence. He is fascinated by the labyrinth, by green


di mondo come dispositivo disequilibrante, in cui nuove tecnologie e contaminazioni con altre culture coesistono attraverso forme compiute. Tutto si modifica in un processo di riappropriazione dell’ambiente domestico, dello spazio pubblico, disertando le forme e tipologie consolidate, le categorie progettuali in cui reale e immaginario, pubblico e privato, rivelano una personalità sfuggente, indefinibile che sbalordisce nelle sue interpretazioni di allegorie, simboli e metafore aperte a infinite letture.

spatiality, by gardens, and by the reuse. The recovery of the culture of craftsmanship and materials, for La Pietra, is a parameter for evaluating different experiences. If the author of “Abitare è essere ovunque a casa propria” (Living is to be everywhere at home, 1968), today to inhabit is to reconfigure the world in a poetic manner. Since the 90s, his works are figurative and focused on the relationship outside/inside, urban/ ecology, and define a path aimed at the recovery of craftsmanship, local materials, in its view of the world as unbalancing device, where the new technologies and the contamination with other cultures coexist through accomplished forms. Everything changes in a process of re-appropriation of the domestic environment, of the public space, abandoning consolidated forms and typologies, the design categories in which the real and the imaginary, the public and the private, reveal an elusive personality, indefinable, that astonishes in his interpretations of allegories, symbols and metaphors open to endless readings.

Triennale di Milano, 2014 Mostra Ugo La Pietra. Progetto Disequilibrante Foto Aurelia Raffo

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È affascinato dal labirinto, da spazialità di verde, dai giardini e dal riciclo. Il recupero della cultura del fare artigianale e dei materiali, per La Pietra è un parametro per valutare esperienze diverse. Se per l’autore “Abitare è essere ovunque a casa propria” (1968), oggi abitare è riconfigurare in chiave poetica il mondo. Dagli anni ’90 le sue opere sono figurative e incentrate sul rapporto esterno/interno, urbano/ecologia, e segnano un percorso mirato al recupero dell’artigianato, dei materiali autoctoni, nella sua ottica

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TEATRO URBANO

VIAGGIO NEL TEMPO A ROVERETO Durante il periodo natalizio, una raffinata installazione luminosa nella città di Depero ha trasmesso un messaggio di pace e di festa di Francesca Tagliabue Fotografie di Piero Gatti

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iservata e discreta, Rovereto è una vera e propria perla delle Alpi. Arrivare qui significa scoprire una città più che mai viva e vitale, forte del suo passato ma tesa verso il futuro. Il modo migliore per apprezzarla appieno è camminare senza meta per le strade del centro storico. In questo modo si scoprono scorci inaspettati, come un’insegna deliziosamente amarcord di un bar anni ‘70 che fa da sfondo a una fontana medioevale. Si percorrono i tortuosi antichi vicoli che sbucano davanti alla Casa d’Arte Futurista Depero e che sembrano sorridere a Fortunato e alla sua voglia di modernità. All’immagine banalmente standardizzata che vede il Mart come unico punto d’interesse della zona, si affiancano rapidamente istantanee di rara bellezza. Rovereto dà l’impressione di trovarsi in un perenne stato di grazia, non ha bisogno di strillare per farsi notare. Se fosse una donna, sarebbe senza dubbio bella e di classe, una vera signora dell’alta società che non cede al radical chic, ma, con raffinata eloquenza, parla discretamente di sé. Altra conferma di questa continua tensione verso un coinvolgimento culturale quanto più ampio possibile è stata l’installazione luminosa “E lucevan le stelle”, curata dallo scenografo Sebastiano Romano insieme a Riccardo Ricci e andata in scena durante lo scorso periodo natalizio. Il coinvolgente A JOURNEY THROUGH TIME IN ROVERETO

TEATRO URBANO ROVERETO

During the Christmas season, a sophisticated lighting installation in the city of Depero sent a message of peace and celebration Reserved and discreet, Rovereto is a genuine gem of the Alps. Getting here is to discover a town that is more than ever lively and vital, strong of its past but aimed towards the future. The best way to truly appreciate it is to walk aimlessly through the streets of its historic centre. In this way, one discovers unexpected views, such as a charmingly amarcord sign of a 70s’ bar that is the background to a medieval fountain; one passes through the winding old alleys that end in front of the Casa d’Arte Futurista Depero, which appear to be smiling at Fortunato and to his desire for modernity. As opposed to the trivially standardised image that sees the Mart as the only point of interest, snapshots of rare beauty quickly emerge. Rovereto gives the impression of being in a constant state of grace; it does not need to yell to get noticed. If it was a woman, she would be unquestionably beautiful and

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lavoro artistico svolto da Romano ha saputo dare una nuova connotazione all’atmosfera di festa, trasformandola in un’occasione per narrare una storia importante e celebrare la pace. Le vie, i portici, le piazze del centro storico sono state trasformate in un percorso concepito per raccontare - a 100 anni esatti di distanza - la vita durante la Prima Guerra Mondiale e la così detta “Tregua di Natale” del 24 dicembre 1914. Quel giorno, i militari delle trincee di ogni nazionalità smisero per qualche ora di combattere per decorare alberi e cantare canzoni natalizie. Luci, colori e immagini sono stati mescolati con sapienza e i cittadini non hanno potuto che essere lietissimi dell’evento. Scenograficamente Romano ha utilizzato attrezzature tipiche del mondo teatrale, adattandole perfettamente al nuovo contesto urbano. L’itinerario partiva da Corso Bettini (vicino al museo Mart) con proiezioni di fotografie di soldati scattate al fronte della Grande Guerra. Le facciate dei palazzi sono state sfruttate come fondale e la loro particolare distribuzione prospettica è stata in grado di invitare naturalmente le persone a proseguire in direzione di via Orefici. Qui lo spazio era letteralmente abitato da una serie di presenze luminose: dei gobos montati su una serie di proiettori tradizionali e installati sui terrazzi disegnavano a terra diverse scritte “pace”, mentre dai lampioni dell’illuminazione pubblica una serie di proiettori a Led RGB scandivano con pennellate monocromatiche i fronti su strada dei palazzi. Proseguendo il percorso si giungeva in piazza Cesare Battisti, dove continua-

classy, a real high society lady that does not yield to the radical chic, but, with a sophisticated eloquence, quietly speaks about herself. Another confirmation of this constant tension towards an as broad as possible cultural involvement has been the lighting installation “E lucevan le stelle” (And the stars were shining), curated by the set designer Sebastiano Romano together with Riccardo Ricci and staged during the past Christmas season. The captivating artistic work done by Romano was able to give a new connotation to the atmosphere of celebration, turning it into an opportunity to narrate an important story and to celebrate peace. The streets, the arcades, and the squares of the old town were transformed into a path conceived - exactly 100 years later - for the telling of the life during the First World War and the so-called “Christmas Truce” of December 24, 1914. That day, the soldiers of all trenches quitted fighting for a few hours to decorate trees and sing Christmas carols. Lights, colours and images were mixed with wisdom and the citizens could not but be delighted by this event. In a scenographic way, Romano used equipments that are traditional of the theatre world, by perfectly

va la scansione ritmica dei fasci variopinti sulle facciate, intervallata da scritte e disegni astratti creati con proiettori a testa mobile e gobos, in continuo movimento intorno alla centrale Fontana di Nettuno. Molto interessante, inoltre, era l’intervento decorativo sul soffitto a volte del Portico di via Roma e il proseguimento dei fasci luminosi colorati lungo l’asse di via Rialto. Altra tappa fondamentale dell’intervento “E lucevan le stelle” le fioriere sospese sui muri che addobbavano via Mercerie, trasformate in sorgenti luminose puntate sugli edifici vicini, con particolare riguardo al balcone che ospitò per un certo periodo il compositore Mozart. Giochi di luci e disegni geometrici generati da tre teste mobili si ripetevano anche in Piazza Erbe e conducevano, come in un crescente climax di emozioni, alla grande videoproiezione di Piazza Malfatti interamente dedicata alla sopracitata tregua natalizia. Il cammino si concludeva, infine, con un immancabile ultimo accento di colore in prossimità della Casa Depero. Bilancio positivo per gli interventi di Sebastiano Romano e per la Città di Rovereto: un modo innovativo e raffinato per “ridisegnare” la città per le festività natalizie e occasione di raccontare attraverso un suggestivo percorso di immagini, parole e suoni una grande storia, un “piccolo miracolo”; per tutti, un monito. Grazie anche al contributo del Gruppo Cariboni il lancio di un messaggio positivo e stimolo alla curiosità di turisti e cittadini verso il Museo storico italiano della Guerra di Rovereto, un’istituzione che occupa le sale del quattrocentesco castello locale dal 1921.

adapting them to the new urban context. The itinerary started from Corso Bettini (near the Mart museum) with projections of pictures of soldiers taken at the frontline during the Great War. The buildings’ facades were used as backdrops, and their particular perspective distribution has been naturally able to invite people to continue in the direction of via Orefici. Here the space was literally inhabited by a series of luminous presences: gobos mounted on a series of traditional projectors and placed on the terraces wrote several time the word “peace” on the ground, while, from the public lighting lampposts, a series of RGB Led projectors punctuated the facades on the street with monochrome brushstrokes. Proceeding along the path, one reached Piazza Cesare Battisti, where the facades’ rhythmical scansion with colourful light beams continued, punctuated by writings and abstract drawings created by the moving head projectors and gobos, which were constantly moving around the central Neptune fountain. Very interesting, moreover, was the decorative work on the vaulted ceiling of the Via Roma’s Portico and the continuation of the coloured light beams along the axis of

Via Rialto. Another fundamental detail of “E lucevan le stelle” were the flower boxes hanging on the walls that decorated via Mercerie, here turned into light sources pointing at the nearby buildings, with a particular regard to the balcony that once hosted the composer Mozart. Games of lights and geometric patterns generated by three moving heads were present in Piazza Erbe too, leading, in a growing climax of emotions, to the great projection of Piazza Malfatti, which was entirely dedicated to the aforementioned Christmas truce. The path ended, finally, with a mandatory last touch of colour near the Casa Depero. Positive results for Sebastiano Romano’s interventions and for the town of Rovereto: an innovative and refined way to “reshape” the town for the Christmas season and the occasion to tell a great story, a “small miracle”, through a fascinating journey made of pictures, words and sounds; for all, a word to the wise. A positive message and a stimulus to the curiosity of the tourists and citizens towards the Italian Historical Museum of the War of Rovereto, an institution hosted, since 1921, in the local fifteenth century castle.


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Via dei Portici, Rovereto

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Piazza Malfatti, Rovereto

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Piazza Cesare Battisti, Rovereto

Piazza Malfatti, Rovereto

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Piazza Erbe, Rovereto

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Corso Bettini, Rovereto

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Portici di via Roma, Rovereto

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I MUSEI ILLUMINATI

IL MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE DI AOSTA La luce componente fondamentale dell’allestimento

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di Massimo Iarussi Foto di Vincenzo Lonati

Tratto di mura romane, con i resti di un antico pozzo Section of the Roman walls, with the remains of an ancient well

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l MAR, Museo Archeologico Regionale della Valle d’Aosta, si trova nel luogo in cui sorgeva in epoca romana la Porta Principalis Sinistra, una delle quattro porte urbiche dell’antica Augusta Praetoria, alla quale venne addossata nel medioevo una casa forte. Su quel sito, venne costruito nel XVII secolo un monastero, trasformato poi in caserma ai primi dell’800. Dal 1929 l’edificio dell’ex caserma Challant ospita il museo. Il Museo è articolato in tre sezioni: l’Archeologico al piano terra, una parte destinata a esposizioni temporanee al primo e secondo piano, e l’area degli scavi archeologici nell’ipogeo. Questo è stato oggetto di un progetto di rifacimento degli impianti d’illuminazione, completato di recente, che ha consentito di mettere a punto alcune soluzioni interessanti e di sfruttare, nell’ipogeo, le grandi potenzialità dei sistemi illuminanti a Led. Gli ambienti ipogei Nei locali al piano interrato dell’edificio erano stati condotti scavi per riportare alla luce i resti della Porta Principalis sui quali era stato costruito l’edificio. Gli scavi sono accessibili dal museo: grazie ad un percorso di passerelle, è possibile osservare i resti dello spigolo sud-est della torre orientale della Porta, con i piani d‘uso romani e l‘unico tratto di terrapieno, con relativo muro di controscarpa, ancora addossato a un tratto delle mura romane. Sono inoltre ben visibili le stratificazioni storiche delle mura, con la sovrapposizione di quelle medievali su quelle romane.

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Il concept L’allestimento dei locali ipogei è molto rarefatto: lo spazio stesso è l’oggetto della visita. I sottoscavi, eseguiti al di sotto dell’edificio esistente, avevano reso necessaria la realizzazione di elementi strutturali in cemento armato fortemente invasivi, che interferivano con i resti archeologici inquinandone notevolmente la percezione e il godimento.

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Il progetto illuminotecnico si è dunque posto l’obiettivo di restituire dignità e godibilità ai reperti. La luce doveva diventare una componente fondamentale dell’allestimento e interpretare gli spazi. Ciò che una volta era un’architettura maestosa che si ergeva all’aperto, può essere vista ora solo per frammenti, in un ambiente ipogeo: il visitatore deve far ricorso a tutta la sua immaginazione per apprezzare e comprendere ciò che sta visitando. In questo, la luce può giocare un ruolo fondamentale. La luce deve far scomparire tutti gli elementi irrilevanti: passerelle, elementi strutturali, accessori di servizio. Deve fare risaltare solo le mura e i reperti oggetto della visita, catturare il visitatore e guidarlo nel percorso e contribuire a raccontare e illustrare la visita. I livelli di luminosità generale dell’ambiente devono rimanere assai moderati, in modo da far risaltare i reperti. Il progetto ha comportato alcuni interventi architettonici collaterali, necessari a ottenere l’obiettivo prefissato. È stato rivisto il disegno e la colorazione delle passerelle e dei camminamenti e sono state tinteggiate in colore scuro tutte le superfici contemporanee: pareti perimetrali, pilastri di sostegno, soffitti, in modo tale che rimanessero in penombra e consentissero alle parti emerse dagli scavi di stagliarsi con chiarezza. La luce deve essere percepita dal visitatore in modo non invasivo; deve essere virtualmente invisibile; deve rendere visibili oggetti, spazi, volumi e superfici, ma non deve essere percepita direttamente. Si voleva inoltre che la luce assumesse anche una valenza didattica: per meglio rappresentare il racconto espositivo, si è fatto ricorso a marcate variazioni cromatiche, usate in modo didascalico per differenziare le parti di muratura medievale da quelle romane. Non vi è timore che la variazione cromatica interferisca con la percezione dei reperti oggetto della visita, giacché questi sono costituiti da volumi sostanzialmente monocromatici.

THE REGIONAL ARCHEOLOGICAL MUSEUM IN AOSTA Light as a fundamental part of the set-up The MAR, Regional Archeological Museum of Valle d’Aosta, is located where during the Roman age was the Porta Principalis Sinistra, one of the four urban gates of the ancient Augusta Praetoria, against which an house-fortress was placed during the Middle Ages. On that site, a cloister was built during the XVII century, which was successively transformed into a military base during the first part of the 1800s. From 1929 the ex-military base Challant houses the museum. The Museum is organized in three sections: the Archeological on the ground floor, a section used for temporary exhibitions on the first and second floors, and the archeological excavation area on the hypogeum. It undergo a makeover project of lighting systems, recently completed, which allowed to design some interesting solutions and to make use of, in the hypogeum, the great potentialities of Led lighting systems. The hypogeum’s spaces Excavations were carried out in the underground spaces of the building to reveal the remains of the Porta Principalis on which the building was erected. The excavations can be accessed from the museum: thanks to a boardwalks system, it is possible to observe the remains of the South-East corner of the oriental tower of the gate, with the roman use levels and the only embankment section, with the related counterscarp, still placed against a segment of the Roman age walls. Moreover the historical stratifications of the walls are also visible, with the superimposition of the Middle Ages’ ones on the Roman age’s walls.

Una delle passarelle su cui si snoda il percorso di visita degli ambienti ipogei

One of the boardwalks on which the path of the visit to the hypogeum spaces’ is articulated


The environments in semi-darkness highlight the illuminated walls articulated

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Gli ambienti in penombra fanno risaltare le mura illuminate

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Sala delle Epigrafi Funerarie del Museo Archeologico Funeral Epigraphs Hall of the Archeological Museum

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The concept The set-up of the hypogeum’s spaces is very rarefied: the space itself is the target of the visit. The under-excavations, carried out under the existing building, determined the need to realize really invasive structural elements made of reinforced concrete, which interfered with the archeological remains greatly polluting their perception and enjoyment. Therefore the lighting project aimed at giving back dignity and usability to the finds. Light should become a fundamental element of the set-up and interpret the spaces. What was once a majestic architecture that rose out in the open, now can only be seen by fragments, in an hypogeum space: the visitor has to use all his/hers imagination to appreciate and understand what he/ she is visiting. In this, light can play a fundamental role. Light has to make all the irrelevant elements disappear: boardwalks, structural elements, service accessories. It has to highlight only the walls and the finds which are the target of the visit, capture the visitor and guide him/her along the path and contribute to tell and illustrate the visit. The general levels of illumination of the environment have to remain really low, in order to emphasize the finds. The project involved some collateral architectural interventions, necessary to achieve the prefixed objective. The design and color of the boardwalks and paths were revised and all the contemporary surfaces were painted with a dark color: perimetral walls, support pillars, ceilings, in order for them to remain in semi-darkness and to allow the emerged parts to stand out with clarity. Light has to be perceived by the visitor in a non-invasive way; it has to be virtually invisible; it has to make objects, spaces, volumes and surfaces visible, but it should not be directly perceived. Moreover light should also have an educational value: to best represent the expositive story, pronounced chromatic variations were used in a didactic way to differentiate the Middle Ages walls from the Roman age ones. There is no worry that the chromatic variation interferes with the perceptions of the finds that are the target of the visit, since they are essentially made of monochromatic volumes.

La soluzione illuminotecnica Tutte le mura sono illuminate con sistemi lineari a Led Philips Line II. Per evidenziare le epoche relative ai diversi tratti delle mura è stato adottato un codice cromatico con colorazioni marcatamente diverse, per differenziare le mura romane da quelle medievali: per le prime è stata adottata una colorazione ambra, mentre le mura medievali sono state illuminate in bianco caldo (3000K). Per tutti gli apparecchi sono state adottate collocazioni nascoste alla vista o adeguate schermature, in modo da evitare che la visione diretta delle sorgenti disturbasse il visitatore. Gli elementi modulari lineari sono stati collocati prevalentemente a soffitto, in posizione radente rispetto ai fronti murari da illuminare. In qualche caso si è scelta una collocazione nascosta alla vista, sotto le passerelle, con illuminazione a proiezione.

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Le sorgenti Led sono state equipaggiate con gli accessori ottici più appropriati, a seconda che il sistema fosse utilizzato in luce radente o in proiezione. Nel primo caso sono state adottate ottiche a lama di luce molto strette in senso trasversale, così da enfatizzare l’effetto di radenza; nel secondo caso sono state adottate ottiche più allargate, capaci di aprirsi a sufficienza per coprire per intero le superfici da illuminare. I profili lineari sono stati mascherati con una mantovana di schermatura, tinteggiata in colore scuro, come le superfici su cui sono stati collocati, in modo da nasconderli completamente alla vista. Gli elementi illuminanti relativi ai diversi segmenti di mura e alle due diverse colorazioni sono regolabili individualmente attraverso un sistema DALI. Durante le visite (di norma guidate) l’accompagnatore può operare sulle regolazioni per evidenziare di volta in volta l’oggetto dell’esposizione. Il sistema consente di realizzare anche una regia luminosa,

The lighting solution All walls are lit by linear Led systems Philips Line II. To highlight the ages related to the different parts of the walls a chromatic code was adopted with markedly different colors, to discriminate between the Roman age and Middle Ages walls: for the former an amber tone was used, whereas the Middle Ages walls were lit with a warm white (3000K). All the luminaires are located hidden from the sight or are equipped with appropriate protections, in order to avoid the direct vision of lighting sources which could disturb the visitor. The linear modular elements are mainly ceiling-mounted, in a oblique position relative to the walls they have to lit. In some cases an hidden installation was chosen, under the boardwalks, with a projection lighting. Led lighting sources are equipped with the most appropriate optical accessories, depending on whether the system uses oblique or projection lighting. In the


basata su diversi scenari legati alle diverse condizioni di utilizzo o di visita: normale, luce di servizio, gruppo di scolaresche, eventi particolari, etc.. L’illuminazione funzionale, indispensabile a consentire il transito in sicurezza, è stata realizzata con sistemi molto circoscritti, che indirizzino il proprio flusso solo sui camminamenti e sulle passerelle, senza disperderlo sulle superfici circostanti. La luce per gli altri spazi espositivi Le soluzioni illuminotecniche adottate negli altri spazi espositivi privilegiano l’elasticità di utilizzo e sono basate prevalentemente su faretti e sistemi modulari. Negli ampi spazi per le esposizioni temporanee al primo e secondo piano il progetto di illuminazione ha comportato importanti interventi nell’architettura, finalizzati alla mimetizzazione degli impianti illuminotecnici e alla loro convivenza con gli impianti di climatizzazione pre-esistenti, costituiti da canalizzazioni visivamente ingombran-

ti. È stato realizzato a questo scopo un controsoffitto per alloggiare tutte le dotazioni tecnologiche. L’illuminazione privilegia la massima elasticità di utilizzo, data la destinazione dei locali a mostre temporanee, con esigenze illuminotecniche di volta in volta diverse. Essa è basata su un sistema di formelle modulari, appositamente progettate, sulle quali sono installati apparecchi da incasso di varia tipologia o segmenti di binario elettrificato per l’installazione di proiettori. Le formelle sono installate in gole ricavate nel nuovo controsoffitto, e sono alimentate con un sistema di connettori rapidi: sono perciò rapidamente riposizionabili in funzione dell’allestimento espositivo. Il nuovo controsoffitto è stato realizzato mantenendone il perimetro staccato dalle pareti: è stata ricavata così una gola perimetrale che, oltre a conferire leggerezza al soffitto, offre la possibilità di ottenere, quando necessaria, una tenue luce di ambiente.

former case obliquely narrow beam light optics were used, in order to emphasize the oblique effect; in the latter case wider optics were adopted, broad enough to entirely cover the surfaces to illuminate. The linear profiles were concealed with a protective bargeboard, painted with a dark color, as the surfaces on which they are located, in order to completely hide them from sight. The lighting devices related to the different parts of the walls and to the two different colors can be individually adjusted through a DALI system. During the tours (generally guided) the guide can modify the settings to highlight each time the object of the exposition. The system allows to also realize a luminous direction, based on different scenarios related to the different types of use or visit: normal, service light, groups of school children, unique events, etc.. The functional lighting, essential to allow a safe transit, is realized with really delimited systems, which direct their flux only on paths and boardwalks, without dispersing it on surrounding surfaces. Light for the other exhibition spaces The lighting solutions adopted in the other exhibition spaces favor flexibility of use and are mainly based on spotlights and modular systems. The lighting project involved important interventions on the architecture in the wide spaces for temporary exhibition on the first and second floors, which were aimed at concealing the lighting systems and at making them coexist with the pre-existing air-conditioning systems, composed of visually bulky canalizations. For this purpose a false ceiling was realized to house the technological equipment. The lighting favor the maximum flexibility of use, given that the spaces are destined to temporary exhibitions, with lighting needs each time different. It is based on a system of modular tiles, specifically designed, on which several types of recessed luminaires or segments of under power tracks for the installation of projectors are mounted. The tiles are installed into hollows realized in the new false ceiling, and are supplied by a system of fast connectors: therefore they can be rapidly moved as a function of the exhibition set-up. The new false ceiling was realized while keeping its perimeter separated from the walls: in this way a perimetral hollow was obtained which, in addition to conferring lightness to the ceiling, offers the possibility to achieve, when it is necessary, a dim environmental light.

Sala delle Epigrafi Funerarie del Museo Archeologico

Funeral Epigraphs Hall of the Archeological Museum

Lay out dell’allestimento illuminotecnico, con l’indicazione delle stratificazioni della mura: in azzurro le mura romane; in grigio le mura medievali

Layout of the lighting set-up, with the indication of the walls’ layering: in light-blue the Roman age walls; in grey the Middle Ages ones

MUSEI ILLUMINATI MAR VALLE D’AOSTA

Località: Aosta (Italia) Anno di progetto/realizzazione: 2009-2013 Committente: Regione Autonoma della Valle d’Aosta Progetto: rifacimento dell’impianto d’illuminazione Museo MAR Progettisti (Associazione temporanea fra professionisti): Capogruppo, progettazione architettonica Roberto Rosset Progettazione illuminotecnica Massimo Iarussi con Marzia Bernardini e Alessio Mattu Progettazione impianti elettrici e speciali Metec & Saggese srl Impresa esecutrice Grappein Impianti Elettrici Importo lavori € 530.000,00 Apparecchi illuminanti: Per gli ambienti ipogei: Philips Led Line II. Per i piani superiori: faretti Zumtobel serie Arcos; apparecchi da incasso Zumtobel Cardan, installati in formelle modulari su disegno. LUCE 311

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Sala VIII, Sacre Conversazioni. Di grandi dimensioni, dotate di sontuose cornici che non solo si integravano con lo spazio dipinto, ma lo raccordavano a quello reale della chiesa, creando raffinati effetti illusivi. Sulla parete centrale: Predica di San Marco in una piazza di Alessandria d’Egitto, di Gentile e Giovanni Bellini. Tra le opere più note della Pinacoteca, amatissima per la sua splendida narrazione, proviene dalla Scuola grande di S. Marco e fu commissionata a Gentile nel 1505 e terminata, alla morte di questi, dal fratello Giovanni. Foto © ERCO

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Hall VIII, Sacred Conversations. Large in size, they feature sumptuous frames that integrated both with the painted space and with the real one of the church, creating sophisticated illusory effects. On the central wall: Predica di San Marco in una piazza di Alessandria d’Egitto (Preaching of Saint Mark in a Square of Alexandria of Egypt), by Gentile and Giovanni Bellini. Among the most famous works of the Pinacoteca, beloved for its beautiful narrative, it comes from the Scuola Grande of San Marco; commissioned in 1505, it was completed, at Gentile’s death, by his brother Giovanni. Photo © ERCO


I MUSEI ILLUMINATI

LA PINACOTECA DI BRERA “ILLUMINATA” Nuova luce per i capolavori esposti nelle Sale Napoleoniche VIII e IX. Un omaggio a Giuseppe Bossi e a Franco Russoli

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di Silvano Oldani

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a Pinacoteca di Brera possiede una delle maggiori raccolte d’arte di pittura in Italia. La prima fase della sua storia è strettamente connessa a quella dell’Accademia di Belle Arti, di cui costituiva parte integrante, come tutte le principali Accademie in Italia, da Venezia a Bologna, da Firenze all’Accademia di San Luca a Roma, nate in funzione una dell’altra. Aperta nel 1803, vide aumentare considerevolmente le raccolte con opere tratte da chiese soppresse della Lombardia o acquisite da Eugenio di Beauharnais. Erano presenti opere del Mantegna, di Piero della Francesca, di Bernardino Luini, del Bramantino, di Ambrogio Figino, del Moretto. Solo nel 1806, tra altri, entrarono dipinti sublimi come lo Sposalizio della Vergine di Raffaello e la Madonna col Bambino di Giovanni Bellini. Il principale attore di questo grande sviluppo, che costituì il primo nucleo consistente di opere per il “Museo Universale” fortemente voluto da Napoleone per la capitale del Regno d’Italia, fu Giuseppe Bossi, pittore e scrittore, segretario dell’Accademia dal 1801 al 1807. Nel 1809 si inaugurò ufficialmente il museo; nel 1812 si potevano contare oltre 800 opere provenienti da ogni parte d’Italia e da scambi con altri musei europei. Staccatasi dall’Accademia nel 1882, sotto la direzione di Giuseppe Bertini e, poi, di Corrado Ricci si rinnovarono a fondo i criteri espositivi, con un razionale impiego delle sale, la realizzazione di lucernari per l’illuminazione zenitale interna, il raggruppamento delle opere per Scuole.

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I bombardamenti del ‘43 danneggiarono gravemente Brera. La ricostruzione iniziò con la soprintendenza di Ettore Modigliani e proseguì con Fernanda Wittgens (1947-57) e l’opera di due grandissimi architetti: Franco Albini, che realizzò l’ala delle sale VII, IX-XIV, e Piero Portaluppi che, attraverso l’uso di marmi pregiati e colorati, donò al resto della Pinacoteca, riaperta nel 1950, l’attuale bellezza con lo storico allestimento della Wittgens. Negli anni della sua soprintendenza (1973-77), Franco Russoli (1923-1977), insigne storico dell’arte – che nel 1974 chiuse la Pinacoteca, di cui era stato direttore nel 1957, per mancanza di fondi per la manutenzione e di personale – diede avvio al progetto della “Grande Brera”, con la ristrutturazione del complesso braidense e il suo allargamento a palazzo Citterio. Benché vista da alcuni come idea rivoluzionaria, altri non lesinarono critiche all’utopia di Russoli, invocando sì la necessità di un progetto “originale” per Brera, di cui fossero però chiare le coordinate tecniche, culturali, scientifiche, economiche e gestionali! Sono passati oltre trent’anni. Le difficoltà del lungo e l’interminabile progetto si possono riassumere in poche parole: il Palazzo di Brera è un autentico condominio. Ospita, infatti, sette istituti culturali, alcuni dei quali fanno capo a Ministeri differenti (3). Ecco perché qualunque decisione che lo riguardi deve riunire attorno a un tavolo attori istituzionali diversi ai quali si unisce, vista l’importanza che Brera riveste per la città, anche il sindaco di Milano.

THE “ENLIGHTENED” PINACOTECA DI BRERA A new light for the masterpieces on display in the Napoleonic Halls VIII and IX. A tribute to Giuseppe Bossi and Franco Russoli The Pinacoteca di Brera owns one of the largest collections of paintings in Italy. The first phase of its history is closely intertwined with that of the Academy of Fine Arts, of which it was an integral part, as it was common for all the major academies in Italy – from Venice to Bologna, from Florence to the Accademia di San Luca in Rome, all born one in function of the other. Opened in 1803, its collections were considerably increased with works coming from suppressed churches of Lombardy or acquired by Eugenio de Beauharnais. Works by Mantegna, Piero della Francesca, Bernardino Luini, Bramantino, Ambrogio Figino, and Moretto were present. Only in 1806, among others, sublime paintings such as the Sposalizio della Vergine by Raphael and the Madonna col Bambino by Giovanni Bellini were added. The main actor of this great development, which formed the substantial nucleus of works for the “Universal Museum” strongly desired by Napoleon for the capital of the Kingdom of Italy, was Giuseppe Bossi, painter and writer, who has been secretary of the Academy from 1801 to 1807. In 1809 the museum was officially opened; in 1812 one could count over 800 works from all over Italy and from exchanges with other European museums. Detached from the Academy in 1882, under the direction of Giuseppe Bertini and, later, of Corrado Ricci, the exhibition criteria were thoroughly renewed, with a more rational use of rooms, the building of skylights for overhead lighting, and the grouping of works by Schools. The bombings of 1943 severely damaged Brera. The reconstruction began with the supervision of Ettore Modigliani and continued with Fernanda Wittgens (194757) and the work of two great architects: Franco Albini, who designed the wing containing the halls VII, IX-XIV, and Piero Portaluppi that, through the use of precious and colourful marbles, gave to the rest of the Pinacoteca, reopened in 1950, the present beauty with the Wittgens’ historical staging. During his superintendence (1973-77), Franco Russoli (1923-1977), a distinguished art historian - who, in 1974, closed the Pinacoteca, of which he had been the director in 1957, due to lack of funds for maintenance and staff - gave start to the project for the “Grande Brera”, with the renovation of the Brera complex and its expansion to the Palazzo Citterio. Although seen by some as a revolutionary idea, others strongly criticised Russoli’s utopia, invoking the need for an “original” project for Brera, of which, however, the technical, cultural, scientific, economic, and management coordinates had to be clear! Thirty years have passed. The difficulties of the long and endless project can be summarized in a few words: the Brera palace is an authentic “condominium”. It hosts seven cultural institutions, some of which refer to different Ministries (3). That’s why any decision about it must gather around a table several institutional actors, and, given the importance that Brera has for the city, the mayor of Milan. A very significant statement that is not ours, which can be found on the home page of the recently realised website Verso la Grande Brera. In a 2012 conference, Salvatore Carrubba, president of the Academy, said: “The palace


P. 78 Sala IX. Al massimo splendore della pittura veneta cinquecentesca è dedicata questa sala. Accanto opere di Tiziano, Lorenzo Lotto, Jacopo Bassano, Paolo Veronese e Jacopo Tintoretto Parete a sinistra: Cena in casa di Simone, Paolo Veronese (Paolo Caliari, detto il), 1528-1588. Foto © ERCO Hall IX. This room focuses on the peak of the sixteenth-century Venetian painting. Works by Titian, Lorenzo Lotto, Jacopo Bassano, Paolo Veronese and Jacopo Tintoretto lie close. Left wall: Cena in casa di Simone (Dinner in the House of Simon), Paolo Veronese (Paolo Caliari, known as), (1528-1588). Photo © ERCO

Una frase, non nostra, molto significativa della realtà, che troviamo sulla home page dal sito Verso la Grande Brera da poco realizzato. In un convegno nel 2012, Salvatore Carrubba, presidente dell’Accademia, disse: “Il palazzo di Brera ha rappresentato per Milano la sede istituzionale degli studi e della ricerca. Prima la presenza dei Gesuiti, poi l’attività delle istituzioni illuministe hanno fatto di Brera il palazzo milanese delle scienze e della cultura. La stessa prolungata permanenza nel palazzo di personaggi quali Giuseppe Parini e Francesco Hayez, entrambi espressione di una sensibilità artistica tipicamente milanese, ha rafforzato il legame di Brera con la cultura e l’identità cittadina”. Sarà per questo che gli “Amici di Brera e dei Musei milanesi”, benemerita associazione fondata nel 1926 per valorizzare e incrementare il patrimonio delle

View of the two Napoleonic Halls. Photo © ERCO

raccolte cittadine, non ha mai perso la speranza e l’impegno affinché la grande utopia di Russoli, “la Grande Brera”, potesse un giorno vedere la luce. E, finalmente, qualche cosa si muove! Mentre si avviano i primi lavori a Palazzo Brera, Palazzo Citterio e alle Caserme Magenda e Carroccio, per 22 milioni di euro, la Pinacoteca di Brera – con un progetto promosso dagli Amici di Brera e finanziato da una grande azienda italiana – s’illumina, o meglio, fa rivivere con una nuova illuminazione i capolavori esposti nelle Sale Napoleoniche VIII e IX. La parola è esatta: la luce infatti ha fatto rivivere questi capolavori! L’abbiamo compreso, non sorprendendoci e con ammirazione, quando all’inaugurazione Sandrina Bandera, soprintendente e direttore della Pinacoteca di Brera, con grande soddisfazione l’ha accesa. Sono emersi particolari pittorici che erano stati dimenticati nel tempo: la brillantezza dei colori, gli sfondi architettonici, la luminosità di paesaggi naturali e la sapiente prospettiva che caratterizzano il Rinascimento italiano e, in particolare, la grande pittura veneta del ‘400 e ‘500. Ha detto l’architetto Alessandra Quarto, responsabile tecnico della soprintendenza BSAE di Milano: “L’intervento di illuminazione delle Sale Napoleoniche ha permesso di riscoprire i grandi capolavori del rinascimento Veneto, fino ad oggi esposti senza una illuminazione adeguata (tubi fluorescenti alloggiati sopra il velario su progetto di Portaluppi nel 1950, ndr). Lo scopo comune è stato quello di valorizzare al massimo il grande patrimonio delle sale, con una forte attenzione agli aspetti conservativi delle opere, puntando alla massima fruibilità e godibilità da parte dei visitatori. Il risultato che ne deriva è un equilibrio perfetto, una luce calibrata che regala ai visitatori il piacere della lettura autentica delle opere e la possibilità di riscoprire i dettagli finora difficilmente leggibili”. Andrea Nava, amministra-

MUSEI ILLUMINATI MAR VALLE D’AOSTA

Vista delle due Sale Napoleoniche. Foto © ERCO

of Brera has been Milan’s institutional seat for studies and research. The presence of the Jesuits, before, and the activity of the Enlightenment institutions, then, made of Brera the Milanese palace for science and culture. The prolonged stay in the palace of people like Giuseppe Parini and Francesco Hayez, both expression of a typically Milanese artistic sensibility, has further strengthened the bond of Brera with the culture and identity of the city”. This may be why the “Amici di Brera e dei Musei milanesi” (Friends of Brera and of the Milanese Museums), a worthy association founded in 1926 to enhance and increase the assets of the city collections, never lost hope and commitment so that the great utopia of Russoli, “the Great Brera”, could one day see the light. And, at last, something is moving! While the first works are starting in the Brera palace, in Palazzo Citterio and in the Magenda and Carroccio Barracks, for a total amount of 22 million euros, the Pinacoteca di Brera - with a project sponsored by the Friends of Brera and funded by a large Italian company - brightens up and gives new life, with a new lighting, to the masterpieces exhibited in the Napoleonic Halls VIII and IX. The word is correct: the light has indeed revived these masterpieces! We understood it at the inauguration, without surprise but with admiration, when Sandrina Bandera, superintendent and director of the Pinacoteca di Brera, lit it up with great satisfaction. Every particular that had been forgotten over time emerged: the brilliance of colours, the architectural backgrounds, the brightness of natural landscapes, and the skilful perspective that characterise the Italian Renaissance and, in particular, the great Venetian painting of the XV and XVI century. Architect Alessandra Quarto, technical manager of the BSAE Superintendency of Milan, says: “The lighting of the Napoleonic Halls allowed to rediscover the great masterpieces of the Veneto’s Renaissance, which were until today displayed without an adequate lighting (fluorescent tubes housed above the curtain designed in 1950 by Portaluppi, editor’s note). The common goal was to enhance to the best the great heritage present in the halls, with a strong emphasis on the conservation aspects, and aiming for the maximum accessibility and enjoyment by visitors. The result is a perfect balance, a calibrated light that gives visitors the pleasure of an authentic reading of works and the chance to rediscover details that were so far hard to read”. Andrea Nava, CEO of ERCO Italia, furthermore says: “These results are possible thanks to several factors on which we are investing a lot, such as the development of the optoelectronics, or optical systems dedicated to the Led technology that enable to obtain high levels of illumination even with a minimum power, the accurate selection of diodes so to guarantee the stability of the quality of light and a high colour rendering in order to enhance the naturalness of colours”. The lighting solution was carefully evaluated through long series of day and night technical tests and experimentations on different works, choosing to install the projectors on the perimeter of the round skylights that characterise the four Napoleonic halls. In order to bring out the natural colours of the works, thus ensuring a correct reading and perception of details, a mixing of two light’s colours was chosen: the warm white of the 3000K Leds and the neutral white of the 4000K ones. The Erco equipments with Led technology with casted light, thanks to a patented optical systems, allow to reach high illuminance levels with great precision despite

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tore delegato di ERCO Italia, ha aggiunto “Questi risultati sono possibili grazie a diversi fattori su cui stiamo investendo moltissimo, come lo sviluppo dell’optoelettronica, ovvero sistemi ottici dedicati alla tecnologia Led che consentono di ottenere livelli di illuminamento elevati anche con potenze minime, l’accurata selezione dei diodi per garantire stabilità nella qualità di luce e un’elevata resa cromatica in grado di esaltare la naturalezza colori”. La soluzione illuminotecnica è stata attentamente valutata attraverso lunghe prove tecniche diurne e serali e sperimentazioni su diverse opere, scegliendo di installare i proiettori sul perimetro dei lucernari tondi che caratterizzano le quattro aule Napoleoniche. Per far emergere le cromie naturali delle opere, garantendo una corretta lettura e percezione dei dettagli, è stata scelta una miscelazione di due tonalità di luce: quella bianca calda dei Led da 3000 K e quella bianca neutra dei Led da 4000 K. Apparecchi Erco con tecnologia Led a luce proiet-

LOREM IPSUM DOLOR SIT

Due dei quattro lucernari delle Sale Napoleoniche per l’illuminazione zenitale interna e i proiettori ERCO con tecnologia Led sul perimetro. Foto © ERCO

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Two of the four skylights of the Napoleonic Halls for the overhead lighting and the ERCO projectors with Led technology on the perimeter. Photo © ERCO

tata, grazie a sistemi ottici brevettati, hanno permesso illuminamenti elevati con molta precisione da distanze considerevoli, come i 9,5 metri d’altezza delle aule Napoleoniche, adeguando i livelli d’illuminamento sulle opere in funzione della luce naturale proveniente dai lucernari. I proiettori dotati di un sistema di lenti Spherolit intercambiabili per adattare la distribuzione luminosa alle caratteristiche e dimensioni dell’opera da illuminare con fasci precisi e morbidi, sono dotati anche di un sistema di dimmerazione a bordo che ne consente la regolazione in modo da calibrare i valori di illuminamento prescritti per ogni singola opera. La Pinacoteca di Brera si presenta oggi sotto un’altra luce, illuminando gli splendidi capolavori e la bellezza della storia dell’arte italiana; soprattutto è una luce che infonde speranze e rinnova l’impegno della “grande utopia” di Franco Russoli per la sua Grande Brera.

the considerable distances, such as the 9.5 meters of the Napoleonic halls’ height, adapting lighting levels on the works in relation to the natural light from skylights. The projectors, equipped with a system of interchangeable Spherolit lenses so as to adapt the light distribution to the characteristics and dimensions of the work to be lit with precise and soft light beams, are also equipped with a dimming system on board which allows the adjustment of the illuminance values required by each individual work. The Pinacoteca di Brera presents itself today in a different light, by lighting beautiful masterpieces and the beauty of the Italian art history; above all, it is a light that gives hopes and that renews the commitment for Franco Russoli’s “great utopia” and for his Grande Brera.


MOSTRE / MILANO, PALAZZO MARINO

MILAN, PALAZZO MARINO THE RAPHAEL’S ESTERHÁZY MADONNA The work coming from the Museum of Budapest on display in the frame of the Alessi Hall, between the Vergine delle Rocce (Virgin of the Rocks) by Francesco Melzi and the Madonna della Rosa (Madonna of the Rose) by Giovanni Antonio Boltraffio

LA MADONNA ESTERHÁZY DI RAFFAELLO L’opera proveniente dal Museo di Budapest esposta nella cornice della Sala Alessi, tra la Vergine delle Rocce di Francesco Melzi e la Madonna della Rosa di Giovanni Antonio Boltraffio

A

nche quest’anno, per le festività natalizie, il Comune di Milano ha deciso di mostrare un’importante opera nella cornice della Sala Alessi di Palazzo Marino. Per il 2014 la scelta è stata quella di proporre la Madonna Esterházy di Raffaello, proveniente dal Museo di Budapest. Il curatore della mostra, Stefano Zuffi, ha voluto inquadrare criticamente l’opera di Raffaello ponendola tra la Vergine delle Rocce di Francesco Melzi, proveniente dall’Istituto delle Suore Orsoline di Milano e la Madonna della Rosa di Giovanni Antonio Boltraffio, proveniente dal Museo Poldi Pezzoli della stessa città. L’architetto Corrado Anselmi ha progettato un affascinante allestimento, concependolo come un percorso che si sviluppa attraverso tre soste utili all’ammirazione delle opere (Figura 1).

Figura 1 I portali e le pareti strombate nel progetto dell’architetto Corrado Anselmi

Figure 1 The portals and the splayed walls as designed by the architect Corrado Anselmi

I vincoli progettuali Il progetto illuminotecnico ha dovuto far fronte alle seguenti esigenze: • illuminare le opere e le cornici, evitando i riflessi delle teche climabox che racchiudevano le opere di Raffaello e di Boltraffio; • illuminare le pareti sulle quali le opere erano collocate; • realizzare dei lightbox per le didascalie; • evidenziare gerarchicamente il dipinto di Raffaello; • integrare l’allestimento nell’illuminazione della sala Alessi. Le scelte luministiche Le opere, le cornici e le pareti sono state illuminate con dei sagomatori realizzati su disegno e posti nel vano superiore dei portali (Figura 2). Nei sagomatori sono state utilizzate le sorgenti Philips Brilliant 50 W con apertura 10° e 24° e temperatura di colore 3000 k per i soli dipinti e le sorgenti Osram Decostar 4000 k Cool Blue 50 W con apertura 36° e temperatura di colore 4000 k per i dipinti e le pareti;

Figura 2 I sagomatori inseriti nei vani dei portali

The design constraints The lighting project had to meet the following requirements: • to lighten the works and frames, avoiding reflections on the Climabox display cases enclosing the works of Raphael and Boltraffio • to light up the walls on which the works were located • to realise Lightboxes for captions • to hierarchically highlight the Raphael’s painting • to integrate the exhibition design in the lighting of the Alessi Hall.

The works, the frames and the walls were lit with custom-designed shapers that were placed in the upper space of the portals (figure 2). Philips Brilliant 50 W with a beam angle of 10° and 24° and a colour temperature of 3,000 K were used for the sole paintings, while Osram Decostar 4,000 K Cool Blue 50 W with a beam angle of 36° and a colour temperature of 4,000 K were used for the paintings and the walls; often a slight diffusion filter was placed over the lighting sources. The simultaneous use of hot and cold lighting sources had the purpose of achieve a good chromatic contrast between the works and the background and to equalise the colour spectrum on the paintings with a technique previously described in issue n. 3/2010 of LUCE, in reference to the lighting of the Edward Hopper exhibition in Rome.

MOSTRE LA MADONNA ESTERHÁZY DI RAFFAELLO

di Francesco Murano Fotografie di Sergio Oriali

Once again, for the Christmas season, the Municipality of Milan decided to display an important work in the frame of the Palazzo Marino’s Alessi Hall. For this year 2014, the choice has been to propose the Esterházy Madonna by Raphael, from the Museum of Budapest. The exhibition curator, Stefano Zuffi, wanted to critically frame the work of Raphael by placing it between the Vergine delle Rocce (Virgin of the Rocks) by Francesco Melzi, coming from the Milan’s Istituto delle Suore Orsoline, and the Madonna della Rosa (Madonna of the Rose) by Giovanni Antonio Boltraffio, from the Milanese Museo Poldi Pezzoli. The architect Corrado Anselmi designed a fascinating display, conceived as a path that develops through three stops that are useful for the enjoyment of the works (figure 1).

Figure 2 The shapers placed in the portals’ upper space

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The lighting of the Vergine delle Rocce by Francesco Melzi The painting, placed at the beginning of the exhibition, has considerable dimensions (160 x 206 cm) and the walls at the heart of which the work is located have been covered with blue silk, a colour similar to the sky that can be seen above the figures. It was necessary to give the proper importance to the painting, while remaining in 150 lux of maximum illuminance, and without neglecting to light up the walls and to avoid the reflections that are often present in such large paintings. For the lighting of the work it was therefore decided to use four shapers, divided in pairs and placed on either side of the portal. Each pair was equipped with the aforementioned “hot” and “cold” lighting sources; by orienting the lights as illustrated in figure 3, the overall result shown in figure 4 has been achieved.

Figura 3 Schema illuminazione dipinto Madonna delle Rocce di Francesco Melzi

Figure 3 Lighting scheme for the Madonna delle Rocce by Francesco Melzi

spesso sulle sorgenti è stato posto un leggero filtro diffusore. L’utilizzo di sorgenti calde e fredde usate simultaneamente ha avuto lo scopo di realizzare un buon contrasto cromatico tra opera e fondo ed equalizzare lo spettro cromatico sui dipinti con una tecnica già illustrata nel numero 3/2010 di LUCE e realizzata allora per l’illuminazione della mostra di Edward Hopper a Roma.

MOSTRE LA MADONNA ESTERHÁZY DI RAFFAELLO

L’illuminazione della Vergine delle Rocce di Francesco Melzi Il dipinto, posto all’inizio della mostra, ha dimensioni notevoli (cm 160 x 206) e le pareti al centro delle quali l’opera è collocata sono state ricoperte di seta azzurra di colore simile a quello del cielo che sovrasta le figure. Occorreva dare il giusto rilievo al dipinto, restando nei 150 lux di illuminamento massimo, non trascurando di illuminare anche le pareti ed evitando i riflessi spesso presenti in quadri di grandi dimensioni. Per l’illuminazione dell’opera è stato quindi deciso di utilizzare quattro sagomatori divisi in coppie poste ai lati del portale. Ogni coppia è stata equipaggiata con le sorgenti “calde” e “fredde” prima descritte; orientando le luci come illustrato nella Figura 3 è stato realizzato il risultato complessivo visibile nella Figura 4. L’illuminazione della Madonna della Rosa di Giovanni Antonio Boltraffio Il dipinto misura cm 60 x 70 ed è inserito in una teca di “plexiglass” che funziona da climabox. La teca era posta sulla parete verticale della quinta strombata che costituisce la struttura di sostegno dell’opera. La quinta era ricoperta di seta di colore blu scuro, simile a quello presente come fondo nel quadro. Seguendo le indicazioni del curatore e del progettista dell’allestimento, la luce doveva illuminare il

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Figura 4 Illuminazione dipinto Madonna delle Rocce di Francesco Melzi

Figure 4 Lighting of the Madonna delle Rocce by Francesco Melzi

quadro e la parete verticale lasciando “spente” le pareti inclinate che costituivano la strombatura della quinta. Il pericolo dei riflessi era qui causato dalla superficie del climabox. Anche in questo caso sono state utilizzate due coppie di sagomatori: quelli a 4000 K hanno illuminato la parte alta e la parte bassa della parete verticale sulla quale era posto il dipinto, mentre i due sagomatori equipaggiati con sorgente 3000 K illuminavano il dipinto stesso. Purtroppo, una volta realizzati i puntamenti, ci si è accorti che l’ombra provocata dalla cornice oscurava la parte superiore della tela e impediva la vista del diadema rosso, di grande significato iconologico, posto sul capo della Vergine. Per questo motivo si è scelto di porre un sagomatore Acuson Quadra da 75 W con ottica 28° sul pilastro di sinistra del portale facendo in modo che attenuasse l’ombra sul dipinto e non fosse visibile ai visitatori. I puntamenti delle luci sono illustrati nelle Figure 5 e 6, il risultato complessivo è quello visibile nella Figura 7 e il risultato sul solo dipinto nella Figura 8. L’illuminazione della Madonna Esterházy Ancora più problematica è stata l’illuminazione della Madonna Esterházy di Raffaello. Anche in questo caso sono state impiegate delle sorgenti a differente temperatura di colore poste nei sagomatori custom, ma la presenza della cornice cinquecentesca e la superficie notevolmente convessa del dipinto hanno rivoluzionato il progetto illuminotecnico, tanto che per il dipinto e la struttura di appoggio sono stati utilizzati cinque apparecchi. Infatti, due sorgenti a 4000 K, poste in sagomatori alloggiati nel portale, hanno illuminato la parete di sinistra e quella di destra evitando di lambire il dipinto, per evitare l’ombra portata della cornice. Un normale apparecchio equipaggiato con una

The lighting of the Madonna della Rosa by Giovanni Antonio Boltraffio The painting measures 60 x 70 cm and is enclosed in a “Plexiglas” display case that works as a Climabox. The display case was placed on the vertical wall of the splayed wing that constitutes the supporting structure of the work. The wing was then covered with dark blue silk, a colour similar to the one present in the painting’s background. Following the directions of the curator and of the exhibition designer, the light had to light up the picture and the vertical wall, leaving “turned off” the sloping walls that formed the splay of the wing. The danger of reflexes here was mainly in the surface of the Climabox. In this case too, two pairs of beam shapers were used: those at 4,000 K lit up the upper and lower parts of the vertical wall on which the painting was placed, while the two shapers equipped with a 3,000 K source lit the painting itself. Unfortunately, once the pointing made, it became clear that the shadow caused by the frame darkened the top of the canvas and obstructed the sight of the red diadem, of great iconological significance, placed on the head of the Virgin. For this reason it was decided to put a Acuson Quadra shaper of 75 W with a beam angle 28° on the left pillar of the portal, so that it could soften the shadow on the painting while being invisible to visitors. The aimings of the lights are illustrated in figures 5 and 6; the overall result is visible in figure 7, while the result on the sole painting can be seen in figure 8. The lighting of the Esterházy Madonna The lighting of the Esterházy Madonna by Raphael has been even more problematic. In this case too, sources of different colour temperature have been employed and placed in the customised shapers, but the presence of the sixteenth century frame and the notably convex surface of the painting have changed the lighting project, so that for the painting and the support structure five devices were used. Indeed, two sources of 4,000 K, placed in shapers accommodated in the portal, lit up the left and the right walls, avoiding the painting, in order to prevent the frame from casting shadows. A normal unit equipped with a Philips Brilliant 50 W 24° 3,000 K source was used for the upper sloping wall and a shaper fitted with a Philips Brilliant 50 W with a beam angle of 10° has been used to accentuate the light on the group of figures formed by the Virgin, the Baby Jesus and Saint John. An ETC FOUR shaper was also used with a lamp of 750 W and a beam angle of 15°; placed on the second balcony of the Alessi Hall, it had the task of lighting from a distance, and with a wider beam angle, the painting, thus reducing to the maximum the shadow casted by the frame. The achieved aimings are illustrated in figures 9 and 10; the overall result is in figure 11, while the result on the sole painting can be seen in figure 12. Also, because they wanted to give the proper importance to the Raphael’s painting, a frame of light was built around the portal that introduced to the work, using dimmable 24 V and 3,000 K Led strips, placed within the appropriately shaped portal.


Figura 5 Schema illuminazione dipinto Madonna della Rosa di Giovanni Paolo Boltraffio Figure 5 Lighting scheme for the Madonna della Rosa by Giovanni Paolo Boltraffio

Figura 6 Schema illuminazione dipinto Madonna della Rosa di Giovanni Paolo Boltraffio Figure 6 Lighting scheme for the Madonna della Rosa by Giovanni Paolo Boltraffio

Figura 7 Illuminazione dipinto Madonna della Rosa di Giovanni Paolo Boltraffio Figure 7 Lighting of the Madonna della Rosa by Giovanni Paolo Boltraffio.

Figura 8 Particolare Madonna della Rosa

SCHEDA Raffaello. La Madonna Esterházy a cura di Stefano Zuffi Milano, Palazzo Marino, Sala Alessi (Dicembre 2014 – Gennaio 2015) Organizzata da Arthemisia Group Catalogo Skira Progetto allestimento Corrado Anselmi Progetto illuminotecnico Francesco Murano con Gianluca Meroni e Giuseppe Grilletta Service Luci Volume

L’allestimento descritto dal progettista Corrado Anselmi L’impianto planimetrico dell’allestimento è basato sulla stessa forma triangolare che mette in relazione le figure dell’opera di Raffaello da cui la mostra prende il titolo. Ogni singola opera è protetta ma anche evidenziata agli occhi del visitatore da una nicchia espositiva e da un portale abbinati in una sequenza prospettica, in modo tale da accentuare la profondità del campo visivo. I portali in primo piano sono stati progettati per integrare al loro interno gli apparati illuminotecnici e di allarme, così da rendere l’allestimento indipendente dalle pareti della Sala Alessi. Per la stessa natura del progetto, è stato fondamentale legare strettamente lo studio dell’apparato architettonico con la verifica illuminotecnica. I colori delle pareti e del soffitto della sala Alessi sono serviti come base per dipingere le strutture, mentre i colori scelti per i tessuti sono desunti dalla dominante principale di

ogni singola opera. La seta ignifuga che riveste le nicchie espositive è stata scelta per la qualità luminosa della finitura superficiale e per l’ampia gamma di colori disponibili che ha permesso di realizzare una base differente per ogni opera. The exhibition display as described by the designer Corrado Anselmi The site plan of the exhibition display is based on the same triangular shape that connects the figures of Raphael’s work from which the exhibition takes its title. Every single painting is protected but also highlighted to visitor’s eyes by an exhibition niche and by a portal that are combined in a perspective sequence, in such a way as to enhance the field of vision’s depth. The portals in the foreground have been designed to integrate within them the lighting and alarm equipments, so as to make the installation fully independent from the walls of the Alessi Hall. By the very nature of the project, to closely tie the study of the architectural display with the

lighting verification has been fundamental. The colours of the walls and ceiling of the Alessi Hall served as a basis to paint the structures, while the colours chosen for the tissues were taken from the main dominant colour of each single work. The fireproof silk coating the display niches has been chosen for the luminous quality of its surface finishing and the wide range of available colours, which has allowed achieving a different base for each work.

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MOSTRE LA MADONNA ESTERHÁZY DI RAFFAELLO

Figure 8 Detail of the Madonna della Rosa

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Figura 9 Schema illuminazione dipinto Madonna Estherázy Figure 9 Lighting scheme for the Estherázy Madonna

Figura 10 Schema illuminazione dipinto Madonna Estherázy Figure 10 Lighting scheme for the Estherázy Madonna

Figura 11 Illuminazione dipinto Madonna Estherázyo Figure 11 Lighting of the Estherázy Madonna’s painting

Figura 13 Vista dall’alto della Sala Alessi e dell’intervento

MOSTRE LA MADONNA ESTERHÁZY DI RAFFAELLO

Figure 13 View from above of the Alessi Hall and of the exhibition display

sorgente Philips Brilliant 50 W 24° 3000 K è stato impiegato per la parete inclinata superiore e un sagomatore munito di sorgente Philips Brilliant 50 W con apertura 10° è stato utilizzato per accentuare la luce sul gruppo di figure formato dalla Vergine, dal Bambinello e da San Giovannino. È stato inoltre utilizzato un sagomatore ETC FOUR con lampada 750 W e apertura 15° posto sulla seconda balconata della Sala Alessi con il compito di illuminare da grande distanza e con un angolo maggiore il dipinto, riducendo così al massimo l’ombra della cornice. I puntamenti realizzati sono illustrati nelle Figure 9 e 10; il risultato complessivo è quello visibile nella Figura 11 e il risultato sul dipinto nella Figura 12. Inoltre, poiché si voleva dare il giusto rilievo al dipinto di Raffaello, è stata realizzata una cornice di luce intorno al portale che introduceva all’opera utilizzando delle strip Led, dimmerabili a 24 V e a 3000 K, poste all’interno del portale e opportunamente sagomate. Con un sagomatore ETC FOUR 750 W con apertura 30° collocato sulla balconata posta in cima alla Sala Alessi, è stata poi proiettata sul pavimento una sagoma luminosa che indicava il percorso privilegiato verso il dipinto di Raffaello.

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L’illuminazione per la comunicazione Altri due sagomatori ETC sono stati impiegati per illuminare il testo introduttivo e il gonfalone del Comune, mentre la citazione del Lomazzo scritta in lode di Raffaello e collocata al centro della mostra è stata illuminata da due apparecchi con sorgente 3000 K e 24°. Sul fianco dei portali sono stati, quindi, collocati dei lightbox per retro-illuminare le didascalie. Anche questi apparecchi sono stati realizzati su disegno, equipaggiati con sorgenti Led e dimmerabili con telecomando in modo che fosse possibile, alla fine delle operazioni di puntamento, calibrare esattamente la visibilità dei testi in funzione della luce della sala rischiarata dalle applique equipaggiate con lampadine Led a filamento da 2 W e da lucciole poste sulla balconata superiore e dirette verso il cornicione sottostante (Figura 13). È stato così completato l’impianto luministico di un’esposizione semplice per numero dei dipinti mostrati ma complessa per l’importanza delle opere presentate, per la bellezza delle strutture espositive, per la maestosità dell’ambiente architettonico e per la necessità di far convivere il tutto in un percorso gerarchicamente visibile e logicamente definito.

With an ETC FOUR shaper of 750 W with a beam angle of 30° placed on the balcony on top of the Alessi Hall, a luminous silhouette was then projected on the floor, thus highlighting the privileged path to the Raphael’s painting. The lighting for the communication Two other ETC shapers were used to light up the introductory text and the banner of the Municipality, while the quotation from Lomazzo, written in praise of Raphael and placed at the centre of the exhibition, was lit by two devices with 3,000 K and 24° sources. On the side of the portals, therefore, Lightboxes to backlight the captions were placed. These devices too have been custom-designed, equipped with Led and dimmable sources with a remote control that made it possible, at the end of the aiming operations, to tune the visibility of the texts according to the overall lighting of the hall, lit by wall lamps equipped with 2 W Led bulbs and fill-lights placed on the upper balcony and directed toward the cornice below (figure 13). This completed the lighting installation of an exhibition that was simple in reference to the number of the displayed paintings, but complex if one considers the importance of the presented works, the beauty of the exhibition facilities, the majesty of the architectural environment and the need to bring it all together in a hierarchically visible and logically defined path.


Figure 12 Lighting of the Estherázy Madonna’s painting, detail

MOSTRE LA MADONNA ESTERHÁZY DI RAFFAELLO

Figura 12 Illuminazione dipinto Madonna Estherázy, particolare

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RETAIL

MARELLA, MILANO

LOREM IPSUM DOLOR SIT

di Francesca Tagliabue Fotografie di Mauro Davoli

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LUCE 311

A due passi dal Duomo, una boutique di abbigliamento dove l’architettura, il design e la luce disegnano scenari familiari e domestici


Il punto vendita Marella si apre su strada con vetrate a tutta altezza che permettono di scorgere all’interno la scala che unisce i differenti livelli. All’interno, lo studio di architettura CLS Architetti ha voluto creare un ambiente che fosse il più possibile domestico e rilassante. Tutto parte dalla scelta di espositori creati su misura e complementi d’arredo – tavoli, poltrone, pouf – identici a quelli che si potrebbero trovare in una qualsiasi casa privata. Gli ambienti che ospitano i diversi prodotti sono concepiti come vere e proprie stanze di un appartamento, separate le une dalle altre da quinte leggere e setti sospesi sottolineati da uno stacco di luce che ne disegna l’impronta a terra. Il progetto illuminotecnico, curato dallo studio Metis Lighting di Marinella Patetta e Claudio Valènt, rafforza questa sensazione “di abitazione” attraverso la realizzazione di scenari luminosi diversi. Ogni ambiente ha, infatti, una propria specifica

MARELLA, MILANO Within a walking distance from the Duomo, a fashion boutique in which architecture, design, and light draw family and domestic scenarios Marella is a brand of the Max Mara Fashion Group. Simple and contemporary lines characterise the proposed garments which, of course, change every season. Clothes are designed for dynamic and chic women, who enjoy the comfort, without sacrificing the glamour. Marella always offers a main line made of coats, jackets, and suits, along with a knitwear collection and a sporty one. Then, there are the accessories and the small leather goods that allow giving a personal touch to the outfits. To present in a coordinated (and tidy) way so many different products is always a challenge. Here, it has been picked up and won by the Milan flagship store on Corso Vittorio Emanuele. The three-storey store is located in the central shopping street of Milan, where boutiques follow one another without interruption under a series of wide porticos. The Marella store opens onto the street with floor to ceiling shop windows that allow the view of the main staircase connecting the different levels. Inside, the architectural firm CLS Architetti aimed to create an as much as possible domestic and relaxing environment. Everything started with the choice of custom made displays and furnishings - tables, chairs, ottomans - similar to those that might be found in any private house. The environments that host the different products are designed as real apartment’s rooms, separated from each other by light wings and suspended partitions, highlighted by a trace of light. The lighting design, curated by the Metis Lighting office of Marinella Patetta and Claudio Valènt, strengthen this “home” feeling through the creation of different lighting scenarios. Each environment has, in fact, its own specific lighting, integrated with the architecture in order to emphasize the materials and garments. The obtained lighting levels are suitable for a retail space, and the combination of diffuse and direct light creates a general feeling of comfort. The ceilings with cyma mouldings and recesses clearly define the size of the rooms and are characterized by a soft and indirect light on the perimeter thanks to the use of Flos’ Light Cut Profile system; inside, the mouldings accommodate Flos’ Spot Module projectors that are oriented towards the displays. In some of the rooms the mouldings are replaced by a black recess with the central part in Barrisol (backlit with the S-Line devices by Light Contract); the projectors, always embedded in the ceiling, are almost invisible thanks to the calculated luminance difference between the darker part and the backlit one. For the area dedicated to the display of the more elegant clothes, Metis created, together with designers, a coup de théâtre by replacing the central geometrical element with a magnificent chandelier specifically made for the Marella flagship store and that uses glass hooks of the Vistosi’s Giogali system. The remaining areas, which fall outside the “private rooms” theme, are lit

Esempio di stanza con sfondato nero ed elemento diffondente in Barrisol. Si nota in particolare il disegno pulito e lineare del profilo che tende il Barrisol e la sua particolare sagoma. I proiettori risultano ben integrati e nascosti all’interno del profilo a soffitto

Example of a room with black recess and the Barrisol element. The clean and linear design of the fixing profile that stretches the Barrisol and its particular shape can here be seen. The projectors are well integrated and hidden inside the ceiling mounted profile

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RETAIL MARELLA, MILANO

M

arella è un marchio di Max Mara Fashion Group. I capi proposti – che ovviamente cambiano ogni stagione – si caratterizzano per le linee semplici e contemporanee. Gli abiti sono concepiti per donne dinamiche e chic, che amano la comodità, senza rinunciare allo stile glamour. Marella propone sempre una linea principale composta da cappotti, giacche e tailleur, affiancata da una collezione di maglie a tricot e una sportiva. Non mancano poi accessori e piccola pelletteria per permettere a tutte di dare un tocco personale agli outfit. Presentare in maniera coordinata (e ordinata) tanti prodotti diversi è sempre una sfida. Raccolta e vinta dal flaghship store milanese di corso Vittorio Emanuele. Il negozio di tre piani si trova nella centralissima via dello shopping meneghina, dove le boutique si susseguono una dietro l’altra senza soluzione di continuità sotto una teoria di ampi portici.

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RETAIL MARELLA, MILANO 88

L’area di vendita dell’ingresso è caratterizzata da un volume a doppia altezza dove sono inseriti incassi a soffitto e proiettori su binario per lasciare il soffitto più neutro possibile e garantire i livelli necessari

The entrance area is marked by a double-height volume where recessed lights and track spotlights were chosen in order to leave the ceiling as neutral as possible and ensure the required levels of lighting

La stanza che ospita la collezione “Elegante”. Gli incassi a soffitto per l’illuminazione funzionale sono disposti in modo razionale e simmetrico lungo il perimetro, per mantenere il soffitto neutro e non togliere importanza al chandelier centrale che rafforza il carattere lussuoso di questo ambiente

The room that houses the “Elegant” collection. The functional recessed lighting is arranged in a rational and symmetrical way along the perimeter, in order to keep the ceiling neutral and to not take away importance to the central chandelier that strengthens the luxurious character of this environment

Vista del primo piano dove si percepisce la suddivisione in stanze contigue, rimarcate sia dalla linea di luce a terra sia dal trattamento dei soffitti

View of the first floor, where one perceives the division into adjoining rooms, highlighted by both the line of light on the ground and the treatment of the ceilings

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Vetrine e doppio volume d’ingresso. Si distinguono tutti gli elementi per l’illuminazione delle vetrine e la tenda metallica di fondo

Shop windows and double height entrance. We can distinguish all the elements for the lighting of the shop windows and the background metal curtain


illuminazione, integrata con l’architettura per dare risalto ai materiali e ai capi. I livelli di illuminamento raggiunti sono quelli idonei a uno spazio vendita e la combinazione di luce diffusa e diretta crea una generale sensazione di comfort. I soffitti con gole e sfondati definiscono con precisione la dimensione delle stanze e sono caratterizzati da una luce morbida e indiretta sul perimetro derivante dall’impiego del sistema Light Cut Profile di Flos; all’interno, le gole alloggiano anche dei proiettori Spot Module di Flos orientati verso gli espositori. In alcune stanze le gole sono sostituite da uno sfondato nero con parte centrale in Barrisol (retroilluminato con gli apparecchi S-Line by Light Contract); i proiettori, comunque integrati nel profilo a soffitto, risultano quasi invisibili per la calcolata differenza di luminanza tra la parte scura e quella retroilluminata. Per l’area dedicata all’esposizione dei vestiti più eleganti, Metis ha creato insieme ai progettisti un coup de théâtre sostituendo l’elemento centrale geometrico con un fastoso chandelier realizzato ad hoc per il flagship Marella e che utilizza i ganci di vetro del sistema Giogali di Vistosi. Le restanti zone, che esulano dal tema delle “camere private”, sono illuminate con es-

with basic tracks or recessed lights in order to maintain the high linearity of the container. Throughout the store, in order to avoid reverberations, the large freestanding mirrors are equipped with an integrated lighting system. Worthy of mention are the fitting rooms, lit by ceiling appliances (Vela Round by Xenon Lighting) similar to the “domestic” ones, and the shop windows, where the light coming from lateral track spotlights (Yori by Reggiani), hidden behind a metal structure, combines with the light sources located above and in front. The metal curtain in the background is lit up with oblique light in order to highlight the texture and the particular material. The chosen light sources - Led and metal halide lamps - distinguish themselves for the high colour rendering, which is essential to enhance the textile products on display and the texture of the designer furnishings. Lastly, all devices combine high performances and good efficiency and were properly shielded to reduce glare, a critical issue to be considered in all retail projects. The consumptions amount to 61 W/sqm all-inclusive, and this confirms the attention of Metis towards both the good aesthetic result of their projects and the energy saving.

Example of a white moulding with mixed direct and indirect light. The perimeter has been studied so that the headlamps can be properly oriented on the lateral and central displays, while remaining within the moulding to be less visible

LOREM IPSUM DOLOR SIT

Esempio di gola bianca con luce mista diretta e indiretta. Il perimetro è stato studiato in modo che i proiettori possano essere opportunamente orientati sugli espositori laterali e centrali, pur restando all’interno della gola per risultare meno visibili

senziali binari o incassi a soffitto in modo da mantenere una grande linearità del contenitore. In tutto il negozio, i grandi specchi a libera installazione hanno un sistema di illuminazione integrata affinché non ci siano riverberi. Una menzione a parte meritano i salottini prova, illuminati da apparecchi diffondenti a soffitto (Vela Round di Xenon Lighting) simili a quelli “di casa”, e le vetrine dove la luce proveniente da proiettori a binario laterali modello Yori di Reggiani, nascosti dietro una struttura metallica, si combina con sorgenti dall’alto e frontali. La tenda metallica di fondo è illuminata con luce radente per evidenziare la trama e la particolare matericità. Le sorgenti scelte - Led e ioduri metallici – si caratterizzano per l’alta resa cromatica, essenziale a valorizzare i prodotti tessili esposti e le texture degli arredi di design. Infine, si noti che tutti gli apparecchi coniugano alte prestazioni e buona efficienza e sono stati opportunamente schermati per ridurre l’abbagliamento, un aspetto critico da considerare in tutti i progetti di retail. I consumi si attestano su 61 W/mq tutto incluso e confermano l’attenzione di studio Metis verso una buona resa estetica dei progetti prestando sempre attenzione al risparmio energetico.

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mercato

La promozione di prodotti Led di qualità PROMOTING QUALITY LED PRODUCTS

La tecnologia Led in ambito illuminotecnico negli ultimi anni ha condotto a un sostanziale inquinamento del mercato, nasce da questo contesto il progetto di ASSIL per l’adozione di un marchio a livello europeo per contrastare i prodotti non conformi e di bassa qualità

In recent years Led technology for lighting has led to a substantial pollution of the market. To counter non-compliant and low quality products, ASSIL – Italian Association of Lighting Manufacturers – has developed a self-declaration scheme for Led products, in particular of performance data, based on testing and measurement normalized criteria.

di Riccardo Gargioni* *Direttore ASSIL

N

egli ultimi anni, l’avvento della tecnologia Led in ambito illuminotecnico ha causato un sostanziale inquinamento del mercato. Questo ha portato le aziende ASSIL a condividere la necessità di contrastare i prodotti non conformi e di bassa qualità. In questo contesto, ASSIL ha elaborato un progetto di “moralizzazione” del mercato, strut-

In recent years the lighting market has been flooded by a vast number of new and unproven entrants. Some are making dubious claims about their products’ performance that are too good to be true, and not supported on a technical basis. This has led ASSIL companies to share the need

turato attraverso l’istituzione di uno schema di autodichiarazione delle Aziende Associate, denominato ASSIL QUALITY. Tale schema prevede, nella sua fase iniziale, la dichiarazione dei dati prestazionali per moduli e apparecchi Led attraverso apposite schede predisposte da ASSIL. Scopo delle schede è fornire al mercato informazioni confrontabili tra

to counter the non-conforming and low quality products. In this context, ASSIL has developed “ASSIL Quality” voluntary scheme for the “moralization” of the lighting market. This scheme provides the self-declaration of performance data for modules and Led

loro, con un duplice obiettivo: consentire all’utilizzatore professionale di effettuare una scelta consapevole e innalzare il livello qualitativo dei prodotti immessi. Le schede sono tanto più importanti in quanto rappresentano l’applicazione delle normative IEC in materia.

luminaires through specific forms prepared by ASSIL based on IEC standards. The purpose of ASSIL Quality data sheets is to increase the truthfulness of performance data of products placed on the market. Therefore, ASSIL Quality project is aimed at providing the professional market with

comparable, reliable and reproducible information, becoming a trustworthy tool to support designers and enginners in their activities. The scheme is all the more important since it represent the implementation of the IEC standardization in the field.

DATI TECNICI ESSENZIALI – SICUREZZA (EN60598-1) / BASIC TECHNICAL DATA - SAFETY(EN 60598-1) Marca

Trade mark

1.2

Modello

Model

1.3

Tensione nominale (o range) di alimentazione

Rated voltage or rated voltage range

1.4

Temperatura ambiente (ta)

Rated ambient temperature (ta)

1.5

Classe di isolamento

Insulating class

1.6

Idoneità al montaggio su superfici normalmente infiammabili

Suitability to be mounted on normally flammable surface

1.7

Grado di protezione (ip)

Degree of protection (ip)

1.8

Potenza nominale

Rated wattage

1.9

Limitazione d’impiego per rischio fotobiologico (se richiesto)

Mounting limitation due to blue light hazard

1.10

Indicazioni per moduli non sostituibili o non sostituibili dall’utilizzatore finale

Information for luminaire with non replaceable light source or non-user replaceable light source

MERCATO LA PROMOZIONE DI PRODOTTI LED DI QUALITÀ

1.1

Nota: Altri dati potrebbero essere richiesti in funzione della costruzione dell’apparecchio e della destinazione d’uso

90

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Note: Further data may be required for different construction of the luminaire or due to installation


1.1 Marca: Marchio depositato o marchio del costruttore o nome del venditore responsabile. Marca di fabbrica/marchio commerciale 1.2 Modello: Numero modello del costruttore o riferimento di tipo 1.3 Tensione nominale di alimentazione: Tensione nominale di alimentazione dell’apparecchio, natura della corrente (c.a. o c.c.) e frequenza nominale. Nel caso di apparecchi alimentati a corrente constante deve essere indicata la corrente di funzionamento e la tensione di lavoro con cui sono stati dimensionati gli isolamenti 1.4 Temperatura ambiente (ta): La temperatura ambiente ta viene dichiara ai fini della sicurezza. Tale valore deve essere dichiarato se diverso da 25°C 1.5 Classe di isolamento Per gli apparecchi in cl. I → non è richiesto alcun simbolo (con morsetti di terra) Per gli apparecchi in cl. II

Per gli apparecchi in cl. III

1.7 Grado di protezione (ipxx): Esprime il grado di protezione contro l’ingresso di corpi solidi, sporcizia e umidità. La prima cifra indica il grado di protezione contro i corpi solidi. La seconda cifra indica il grado di protezione contro l’acqua. 1.8 potenza nominale: Numero e potenza nominale delle lampade per cui l’apparecchio è progettato. 1.9 Limitazione d’impiego per rischio fotobiologico: • apparecchi d’illuminazione che utilizzano una sorgente luminosa a Led classificata RG0 o RG1 (secondo IEC / TR 62778) o la cui distanza derivata da Ethr è minore o uguale a 200mm non ci sono requisiti aggiuntivi. • per apparecchi d’illuminazione fissi che utilizzano una sorgente luminosa a Led classificata RG1/2 (Ethr), dove Ethr è raggiunta a una distanza di oltre 200 mm. È necessario fornire le informazioni sulla distanza come segue: “Questo apparecchio dovrebbe essere posizionato in modo che non sia prevista un’osservazione prolungata della sorgente luminosa a una distanza inferiore a Xm”. Nota: Xm è la distanza tra la sorgente luminosa e gli occhi dell’osservatore ed è calcolata dalla curva di distribuzione luminosa dell’apparecchio.

1.6 Idoneità al montaggio su superfici normalmente infiammabili Per gli apparecchi idonei → non è richiesto alcun simbolo

Se la sorgente luminosa incorporata è direttamente visibile in fase di manutenzione, si riporta il seguente simbolo:

Per gli apparecchi non idonei → (simbolo per apparecchi da montare su superfici)

Per gli apparecchi non idonei → (simbolo per apparecchi per montaggi incassati)

1) Basic Technical Data - Safety (EN 60598-1)

1.6) Suitability to be mounted on normally flammable surface For suitable luminaire → No symbol required

1.2) Model: Model number or type reference as identified by the manufacturer

For non suitable luminaire → (surface mounted)

1.3) Rated voltage or rated voltage range: rated supply voltage of the luminaire, nature of the supply (a.c. or d.c.) and rated frequency. If the luminaire as to be supplied by constant current, the value of the current has to be provided together with the working voltage for which the insulation has been designed.

For non suitable luminaire → (recessed luminaire)

1.5) Insulating class For cl. I luminaire → no symbol is required

For cl. II luminaire →

For cl. III luminaire →

Tale simbolo deve essere visibile con apparecchio assemblato ed installato come nell’uso normale. • Apparecchi portatili per bambini (IEC605982-10), illuminazione notturna montati su presa (IEC60598-2-12). Non risultano conformi alla norma apparecchi che utilizzano una sorgente a Led se superano il gruppo di rischio RG1 dove Ethr è raggiunto ad una distanza superiore di 200mm. 1.10 indicazioni per moduli non sostituibili o non sostituibili dall’utilizzatore finale: i fogli di istruzioni degli apparecchi con sorgenti di luce non sostituibili o non sostituibili dall’utilizzatore finale riportano una delle seguenti indicazioni: • per gli apparecchi con sorgenti non sostituibili: “la sorgente di luce di questo apparecchio non è sostituibile; quando la sorgente di luce arriva a fine vita deve essere sostituito l’intero apparecchio”. • per gli apparecchi con sorgenti non sostituibili dall’utilizzatore finale: “la sorgente di luce di questo apparecchio può essere sostituita solo dal fabbricante, da un suo centro di assistenza o persona qualificata equivalente”.

Tale simbolo deve essere visibile durante la manutenzione.

1.1) Trade mark: Manufacturer identification mark or the name of responsible vendor

1.4) Rated ambient temperature (ta): the ambient temperature ta is declared for the safety of the luminaire. This value is to be declared if different from 25° C

• Apparecchi di illuminazione mobili (tavolo, terra) che utilizzano una sorgente a Led classificata come RG1/2 (Ethr) dove Ethr è raggiunto a una distanza di oltre 200mm devono riportare il seguente simbolo:

1.7) Degree of protection (IPXX): IP numbers for degree of protection against ingress of dust, solid object and moisture. The first characteristical numeral provides the degree of protection against solid object. The second characteristical numeral provides the degree of protection against water

• For fixed luminaire using Led light source classified as RG1/2 (Ethr) where Ethr is reached at distance higher than 200 mm the following information about distance is necessary: “The luminaire should be positioned so that prolonged staring into the luminaire at a distance closer than x m is not expected”. NOTE According to IEC/TR 62778, x m is the distance dthr between the light source and the eyes of the viewer and it is calculated from the lighting distribution measurement of the luminaire

For luminaire where the light source is directly visible during luminaire maintenance shall be marked with the warning symbol :

1.8) Rated wattage: Number and rated wattage of the lamps for which the luminaire is designed 1.9) Mounting limitation due to blue light hazard • For luminaire using Led light source classified as RG0 or RG1 (according to IEC/ TR 62778) or where the distance derived from Ethr is lower or equal to 200 mm, no restriction are applicable

The marking shall be visible during maintenance

• Portable luminaire using Led light source classified as RG1/2 (Ethr) where Ethr is reached at distance higher than 200 mm shall be marked with the following symbol

The marking shall be visible with the luminaire assembled and installed for normal use • Portable luminaire for children (IEC 60598-2-10) and mains socket-outlet nightlights (IEC 60598-2-12) shall not exceed RG1 at 200 mm according to IEC/TR 62778 1.10) Information for luminaire with non replaceable light source or non-user replaceable light source: for luminaires with non replaceable and non-user replaceable light source, the instruction sheet contains the substance of the following information: • For non replacable lightsources:”The light source of this luminaire is not replaceable; when the light source reaches its end of life the whole luminaire shall be replaced” • For non-user replaceable light sources: “The light source contained in this luminaire shall only be replaced by the manufacturer or his service agent or a similar qualified person”.

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MERCATO LA PROMOZIONE DI PRODOTTI LED DI QUALITÀ

1) DATI TECNICI ESSENZIALI - SICUREZZA (EN60598-1)

91


2) DATI TECNICI – PRESTAZIONI (IEC/PAS 62722-2-1) 2.1

Potenza nominale assorbita dall’apparecchio (W)

Rated input power (W) of the luminaire

2.2

Flusso luminoso nominale (lm) dall’apparecchio

Rated luminous flux (lm) of the luminaire

2.3

Efficienza dell’apparecchio Led (lm/W)

Rated luminous efficacy of the luminaire (lm/W)

2.4

Tabella dell’intensità luminosa

Lumious intensity distribution

2.5*

Vita nominale (in h) del modulo Led associato e valore di mantenimento del flusso luminoso nominale (Lx)

Rated useful life (h) of the associated Led module and the corrisponding rated lumen maintenance factor (Lx)

2.6*

Tasso di guasto del modulo, corrispondente alla vita nominale del modulo nell’apparecchio.

Failure rate corrisponding to the rated useful life

.7

Temperatura ambiente (tq) dell’apparecchio

Ambient temperature (tq) of the luminaire

2.8*

Codice fotometrico (6 digits)

Photometric code (6 digits)

I

Indice di resa cromatica (CRI) (1 digit)

Colour rendering index (CRI) (1 digit)

II

Temperatura di colore (CCT) (2 digits)

Correlated Colour Temperature (CCT) (2 digit)

III

Ulteriori parametri qualitativi (facoltativi)

Further performance parameters (optional)

(*) Se il costruttore del modulo Led fornisce dati in accordo alla IEC 62717 e il modulo Led è utilizzato nel rispetto della temperatura tp assegnata, tali dati possono essere estesi direttamente dal modulo

2.1 Potenza nominale assorbita (W): Potenza nominale assorbita dall’apparecchio, misurata ai morsetti di alimentazione. Non son considerate nella misura unità di alimentazione all’esterno dell’apparecchio. 2.2 Flusso luminoso nominale (lm): Quantità di flusso luminoso emesso dall’apparecchio a regime e temperatura ambiente tq se diversa da 25°C. 2.3 Efficienza dell’apparecchio Led (lm/W): Il flusso luminoso iniziale misurato, diviso la potenza assorbita iniziale misurata nello stesso apparecchio di illuminazione a regime e temperatura ambiente tq se diversa da 25°C.

MERCATO LA PROMOZIONE DI PRODOTTI LED DI QUALITÀ

2.4 Tabella dell’intensità luminosa: tabella relativa alla distribuzione spaziale del flusso lu-

2) TECHNICAL DATA – PERFORMANCE (IEC/PAS 62722-2-1) 2.1) Rated input power (W) of the luminaire: Rated input power of the luminaire measured at the supply terminals. Control gear or auxiliaries separated from the luminaire are not considered for the measurement 2.2) Rated luminous flux (lm) of the luminaire: Quantity of luminous flux emitted by the luminaire in steady stated condition and at ambient temperature tq if different from 25° C

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(*) If the Led module manufacturer provides data according to IEC 62717 and the module is used within the temperature limit tp, these data may be derived directly from module

minoso. I dati devono essere disponibili in formato elettronico per facilitare l’uso mediante l’utilizzo di software di progettazione.

2) DATI TECNICI – PRESTAZIONI (IEC/PAS 62722-2-1)

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/ TECHNICAL DATA – PERFORMANCE (IEC/PAS 62722-2-1)

2.5 Vita nominale (in h) e valore di mantenimento del flusso luminoso nominale (Lx) del modulo Led contenuto nell’apparecchio La vita dei Led viene definita come numero di h per arrivare alla % di flusso dichiarata (esempio L70 o L50). È la durata in h del periodo durante il quale un gruppo di moduli Led fornisce più della percentuale dichiarata (x) del flusso luminoso iniziale. Questo dato deve essere fornito in combinazione con il tasso di guasto . Esempio: L70=50.000h 2.6 Tasso di guasto del modulo, corrispondente alla vita nominale del modulo nell’apparecchio (in forma aggredata Fy o in forma disgiunta By e Cy): Y è la percentuale di un numero di moduli Led

2.3) Rated luminous efficacy of the luminaire (lm/W): Ratio of the luminaire total luminous flux versus its input power measured on the same luminaire in steady stated condition and at ambient temperature tq if different from 25° C 2.4) Luminous intensity distribution: Table of the luminous intensity distribution. Photometric data shall be available in electronic format to facilitate the use of lighting design software 2.5) Rated useful life (h) of the associated Led module and the corresponding rated

dello stesso tipo che al termine della vita nominale indicano la percentuale (frazione) di guasto. Il guasto può essere indicato in due modi: • in accordo al PAS, in cui il tasso di guasto è in forma aggregata Fy,che esprime gli effetti combinati dei moduli che non emettono luce (abrupt failure) sia di quelli che producono una percentuale di luce inferiore al valore Lx (gradual light output depreciation) oppure • in accordo alla norma IEC 62717 può essere fornito in forma disgiunta indicando i valori By (gradual light output depreciation) e Cy (Abrupt Failures Value o AFV). Nel caso in cui la vita del prodotto venga definita come “vita media utile” (Mediand useful life – MUL), nel campo relativo al tasso di guasto dovrà essere indicato il valore B50 e deve essere separatamente specificato il tasso di guasto Cy (o e AFV)

lumen maintenance factor (Lx): The life of Led light source is defined as the number of hours to reach the percentage of luminous flux (x) to the initial values. This data shall be provided in combination with the failure rate. Example: L70 = 50.000 h 2.6) Failure rate corresponding to the rated useful life. This data may be given as a combined failure value Fy or separate value By and Cy: Y is the percentage of a population of initially operating modules of the same type that at the end of life failed. The failure may be expressed in two ways:

• According to PAS the failure rate has to be provided as a combined value Fy which express the combined effects of modules which do not emit any light (abrupt failure) and the module which produce a percentage of light lower than the value Lx (gradual light output depreciation) or • According to the IEC 62717 may be provided indicating both the value By (gradual light output depreciation) and Cy (Abrupt Failures Value o AFV).


La classificazione del valore CRI iniziale per il codice fotometrico può essere ottenuto utilizzando i seguenti intervalli:

2.8 Codice fotometrico: Il codice fotometrico è composto da sei digits e indica i parametri fondamentali della qualità della luce come da esempio: 8

3

0

/

3

Codice base (da fornire)

5

9

Ulteriori parametri qualitativi (facoltativi)

• valore di CRI iniziale di 84 – codice 8; • valore di CCT iniziale di 3000K – codice 30; • valore iniziale di scostamento nelle coordinate cromatiche all’interno di 3 -step di ellissi di MacAdam – codice 3; • mantenimento dello scostamento nel tempo delle coordinate cromatiche all’interno di 5-step di ellissi di MacAdam – codice 5; • mantenimento del flusso nel tempo del 91% – codice 9. Tale codice è così composto: I - indice di resa cromatica (CRI): La resa cromatica di un modulo Led a luce bianca è l’effetto dell’apparenza dei colori degli oggetti derivante dal confronto conscio o inconscio con il loro colore sotto una fonte luminosa di riferimento.

2.7) Ambient temperature (tq) of the luminaire: Ambient temperature at which all the performances declared by the manufacturer are referred to. 2.8) Photometric code (6 digits): Photometric code is formed by six digits indicating the foundamental parameters of the light emitted. For example: 8

3 Basic code

0

/

3

5

9

CODICE

Gamma CRI

Proprietà della resa cromatica

6

60-69

SCARSO

7

70-79

DISCRETO

8

80-89

BUONO

9

≥90

OTTIMO

IIIa - Valori nominali delle coordinate cromatiche iniziali e mantenute nel tempo: Le coordinate cromatiche iniziali e mantenute sono misurate. Per il valore mantenuto le misure sono fatte al 25% della vita nominale fino ad un massimo di 6.000 ore. IIIb - Codice di mantenimento del flusso: Il flusso luminoso iniziale misurato (valore iniziale) è normalizzato al 100% e utilizzato come punto di partenza per la determinazione della vita del modulo Led. Il flusso luminoso mantenuto è misurato al 25% della vita nominale fino ad un massimo di 6.000 ore ed è espresso come percentuale del valore iniziale.

II - temperatura di colore (CCT): La temperatura del colore di una sorgente luminosa è determinata confrontando le sue tonalità con quelle emesse da un corpo nero teorico riscaldato. L’unità di misura della Temperatura di colore è il grado Kelvin (K).

1800K

4000K

5500K

8000K

12000K

16000K

Mantenimento del flusso luminoso

CODICE

> 90

9

> 80

8

> 70

7

The color rendering of a white Led light module is the effect of the appearance of objects color derived from conscious or subconscious comparison with their color under a reference light source.

(2 digit): The color temperature of a light source is determined by comparing its hue with those emitted by a heated black body. The measurement unit of the color temperature is Kelvin (K)

The classification of initial CRI for the photometric code can be obtained using the following range : II - Correlated Colour Temperature (CCT)

1800K

Further parameters

• Initial CRI e.g. 84 – code 8; • Initial CCT e.g. 3000K – code 30; • initial spread of chromaticity coordinates within a 3 -step MacAdam ellipse – code 3; • maintained spread of chromaticity coordinates within a 5 -step MacAdam ellipse – code 5; • code of lumen maintenance in time e.g. 91% – code 9. The code is made-up as following: I - Colour rendering index (CRI) (1 digit):

III - Ulteriori parametri qualitativi:

code

CRI range

Colour rendering propriety

6

60-69

POOR

7

70-79

DISCREET

8

80-89

GOOD

9

≥90

EXCELLENT

4000K

5500K

8000K

12000K

tained luminous flux is measured at 25% of rated life with maximum of 6000 hours and is expressed as a percentage of the initial value.

16000K

III - Further performance parameters (optional): IIIa - Initial and maintained spread of chromaticity coordinates: The initial and maintained chromaticity coordinates are measured. For the value maintained measurements are made at 25% of rated with a maximum of 6000 hours. IIIb - Code of lumen maintenance: the initial luminous flux measured (initial value) is normalized to 100% and used as the starting point for the determination of the life of the Led module. The main-

Luminous flux maintenance

code

> 90

9

> 80

8

> 70

7

LUCE 311

MERCATO LA PROMOZIONE DI PRODOTTI LED DI QUALITÀ

2.7 Temperatura ambiente (tq) dell’apparecchio: Temperatura ambiente (tq) = temperatura ambiente a cui sono riferite tutte le prestazioni dichiarate dal costruttore

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LIGHT TO THE ELECTRONIC CITY

di Martina Frattura

In the district of Kungsholmen in Stockholm, within a pedestrian and cycle trail, a synthesis between technical competence and openness to civic opinion

LUCE ALLA CITTÀ ELETTRONICA Nel distretto di Kungsholmen, Stoccolma, all’interno di un percorso ciclopedonale, sintesi tra competenza tecnica e apertura all’opinione civica

La distribuzione della luce sulla strada è abbastanza uniforme, in quanto la maggior parte dei colori sono della stessa banda nello spettro del visibile (verde). Cortesia di Fagerhult

A

l termine della Conferenza CIE del 2003, a San Diego, il professore al dipartimento di neurologia del Thomas Jefferson Medical College, negli Stati Uniti, George C. Brainard, diceva che era “giunto il momento per gli ingegneri, progettisti, produttori e architetti di cogliere l’opportunità di sviluppare strategie di illuminazione che ottimizzino la salute umana e il benessere”. La luce si rivela quindi, sia in termini di quantità sia di qualità, funzionale alle esigenze biologiche, fisiologiche e psicologiche di un individuo, oltre che un semplice mezzo per rivelare ciò che, altrimenti, non potrebbe essere visto. Fuori dalle mura domestiche, però, si rende fondamentale l’equilibrio tra il rispetto di ciò che viene raccomandato dalla normative e il comfort dell’u-

The light distribution on the road is more or less uniform as most of the colours are from the same band (greenish) in the spectrum. Courtesy of Fagerhult

tente ultimo, che diventa causa e ragione di ogni tipo di installazione, sia questa un’illuminazione urbana temporanea o permanente. Ogni persona, infatti, ha un approccio individuale e un’idea di punti urbani e di raccolta. La città dove viviamo è resa fisica da tutte le esperienze vissute al suo interno. Le abitudini danno il ritmo e finalità a luoghi specifici e i ricordi raccontano la storia della nostra vita attraverso elementi civici che apparentemente appartengono all’intera comunità. Questo approccio personale è profondamente guidato dalla luce, che è l’unico mezzo per percepire il contesto urbano durante la notte, quindi lontano dalla luce diurna, che dona un quadro completo e impreziosito dal continuo mutare in colore e posizione.

At the end of the 2003 CIE Conference in San Diego, Professor George C. Brainard, Department of Neurology at Thomas Jefferson Medical College, said that “the time has come for engineers, designers, manufacturers and architects to seize the opportunity of developing lighting strategies able to optimise human health and well-being”. The light is therefore shown both in terms of quantity and quality, functional to the biological, physiological and psychological needs of the individual, as well as a simple means to reveal what otherwise could not be seen. Beyond the domestic field, however, it is crucial to keep a balance between the respect of what is recommended by regulations and the ultimate comfort of the user, which becomes the cause and reason for any kind of installation, being it a temporary or a permanent urban lighting. Each person has an individual approach and an idea of urban and gathering points. All the experiences lived inside make the city we live in physical. Habits give the pace and purpose to specific places and the memories tell the story of our lives through civic elements that are apparently belonging to the whole community. This personal approach is deeply guided by the light, which is the only way we have to perceive the urban environment during the night, thus far from daylight, which gives a full and enriched picture by the constant change in colour and position. Urban artificial lighting has several aspects to be considered that often become real design limits, which are summarized in the geography of the place and thus within its climatic factors and its history. What makes it, however, important is the contribution to social cohesion, the emphasis on the reference points and the ability to create continuity between several images, often by establishing a visual hierarchy. These are all points, once again, that imply a special attention to those who will then use it, thus without forgetting its ability to improve the feeling of safety and confidence in a space. These features are important in order to define the light as creator of space that turns the impersonality into subjective affinity. In other words, it transforms a common space into a cradle of memories, identity and meaning. The architectural lighting of an urban site becomes, therefore, a method of interpretation and “reading” of a particular place through its historical and morphological features. Moving away from mental schemes requiring the existence of an “objective” image of a place, a building, or of an objectively correct lighting for these, what is thus obtained is a work of selection and prioritisation of the visible that implies the reprogramming of the character and meaning of sites. To support this, the 2000’s European Landscape Convention defines urban lighting interventions as “forward-looking action to enhance, restore or create landscapes” and cities, such as the Swedish capital Stockholm, which is since years involving the community in the final choice of the lighting devices by means of evaluation tests based on interviews and processing of collected data on their visual perception and safety in the environment. A quite known example of this is the operation on a pedestrian and cycle trail in the district of Kungsholmen, since it is

CASE HISTORY KUNGSHOLMEN, STOCCOLMA

case history kungsholmen, stoccolma

LUCE 311

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L’illuminazione artificiale urbana ha diversi aspetti da considerare che sovente diventano veri e propri limiti progettuali, i quali si sintetizzano nella geografia del luogo e quindi con i suoi fattori climatici e la storia dello stesso. Ciò che, però, la rende importante è il contribuire alla coesione sociale, il sottolineare i punti di riferimento e la capacità di creare una continuità tra più immagini stabilendo spesso una gerarchia visiva. Tutti punti, di nuovo, che sottintendono un’attenzione particolare a chi poi ne farà uso, non dimenticando, infatti, il suo riuscire a migliorare la sensazione di sicurezza e fiducia in uno spazio. Queste caratteristiche sono importanti per definire la luce come creatrice di spazi che trasla l’impersonalità ad affinità soggettiva. In altre parole, trasforma uno spazio comune in una culla di memorie, identità e significato. L’illuminazione architettonica di un sito urbano diventa, quindi, un metodo d’interpretazione e di “lettura” di un luogo particolare attraverso le sue caratteristiche storiche e morfologiche. Allontanandosi da schemi mentali che impongano l’esistenza di un’immagine “oggettiva” di un luogo, di un edificio, o di un’illuminazione oggettivamente corretta per questi, ciò che si ottiene è un lavoro di selezione e la prioritarizzazione del visibile che comporta una riprogrammazione del carattere e del significato dei siti. A favore di questo, la Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, definisce gli interventi di urban lighting come “azioni lungimiranti per migliorare, ripristinare o creare paesaggi” e città, come la capitale svedese Stoccolma, che da anni coinvolge la comunità nella scelta finale degli apparecchi illuminanti tramite test di valutazione basati su interviste e l’elaborazione dei dati raccolti in merito alla loro percezione visiva e di sicurezza nell’ambiente.

CASE HISTORY KUNGSHOLMEN, STOCCOLMA

Il sito ad installazione completata. I rilevatori di presenza saranno fondamentali per la sicurezza degli utenti. Cortesia di Fagerhult

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The site once the installation completed. The presence detectors will be fundamental for users' safety. Courtesy of Fagerhult

Un esempio tra tutti è l’operazione nel distretto di Kungsholmen all’interno di un percorso ciclo-pedonale, in quanto esplicativo della sintesi tra la competenza tecnica e l’apertura all’opinione civica. Con l’intento di verificare l’efficienza di sistemi di controllo, sono stati installati 34 pali su un tratto di 750 metri, posizionati per fornire un risparmio potenziale tra il 40-60% del consumo di energia, senza compromettere il comfort percepito degli utenti della strada. Scelta una sorgente Led, con potenza massima di 24 W e 2000 lm, è stato possibile aggiungere un controller A DALI, un rilevatore di movimento (PIR) ed una unità radio. Durante la notte, ogni apparecchio manteneva una bassa intensità luminosa, ma in caso di rilievo di una presenza questa aumentava e inviava un messaggio radio a un determinato numero di unità circostanti: i livelli utilizzati da DALI (0-255) si aggiungono a un elenco di numeri di identità di pali limitrofi che usa l’unità radio per inviare messaggi. Se una persona, quindi, si muove vicino al palo #3 il PIR si attiva e invia un messaggio alla centralina, chiedendo di illuminare il palo #2 #3 e #4. Le unità non menzionate ricevono ugualmente il messaggio, ma non cambiano la loro condizione. Stabilito il valore minimo d’intensità luminosa per l’installazione, la valutazione dell’utente avveniva sulla proposta di cinque scenari, in modo da verificare lo spettro di possibilità con sistemi di controllo dell’illuminazione, con differenti time setting del controllo presenza. Scenario # 0 - Tutti gli apparecchi hanno massima intensità 10 con nessuna operazione di controllo dell’illuminazione. Scenario # 1 - Tutti gli apparecchi hanno massima intensità 10 con controllo dell’illuminazione impostato con timer di 120 secondi.

much explanatory of the synthesis between technical expertise and sensitivity to public opinion. With the intent of testing the efficiency of the control systems, 34 poles have been installed on a section of 750 meters; their position was selected in order to provide a potential saving in energy consumption estimated between 40-60%, without compromising the perceived comfort of the street’s users. By choosing a Led source, with a maximum power of 24W and 2000 lm, it has been possible to add an A DALI controller, a PIR motion detector and a radio unit. At night, each device maintained a low light intensity, but, in the event of a presence, this increased and a radio message was sent to a given number of surrounding units: the levels used by the DALI (0-255) are added to a list of identity numbers of the neighbouring poles that is used by the radio unit to send messages. If a person, therefore, moves nearby the pole #3, the PIR activates and sends a message to the controller, asking to light up the pole #2 #3 and #4. The not mentioned units also receive the message, but do not change their condition. Once established the minimum value for the installation’s light intensity, the user evaluation was done upon the proposal of five different scenarios, in order to verify the range of possibilities with lighting control systems according to different presence control’s time settings. Scenario # 0 - All units have a maximum intensity of 10, with no lighting control. Scenario # 1 - All units have a full intensity of 10, with a lighting control set to 120 seconds. Scenario # 2 - All poles have an intensity of 8, with a lighting control set to 120 seconds. Scenario # 3 - 7 poles have a maximum intensity of 10, with a 120 seconds timer. Scenario # 4 - 7 poles have a maximum intensity of 10 with a 60 second timer.

La tecnologia per il controllo avanzato dell’illuminazione pubblica è stata testata e valutata lungo una pista ciclopedonale a Stoccolma (Kungsholms strand). Cortesia di Fagerhult

The technology for advanced control of outdoorlighting was intended to be tested and evaluated along a pedestrian and bicycle path in Stockholm (Kungsholms strand). Courtesy of Fagerhult


USER RESPONSES

SCENARIO

ENERGY CONSUMPTION

RESULT

SAFETY

VISUAL COMFORT

PERCEPTION

(based on the average values for the common days)

#0

1

1

1

1

4

#1

2

4

5

2

13

#2

5

5

3

3

16

#3

4

3

4

4

15

#4

3

2

2

5

12

Scenario # 2 - Tutti i pali sono ad intensità 8 con controllo dell’illuminazione impostato con timer di 120 secondi. Scenario # 3 - 7 pali ad intensità massima 10 con timer a 120 secondi. Scenario # 4 - 7 pali ad intensità massima 10 con timer a 60 secondi. Mentre per la valutazione economica sono stati rilevati i consumi energetici, per la valutazione visiva è stato formulato un questionario per raccogliere risposte dagli interrogati, in totale 105 persone, di cui 41 femmine e 64 maschi. Ogni questionario venne studiato tenendo a mente i criteri necessari per la valutazione di ciascuno degli scenari, indagando su: la frequenza di utilizzo e modalità di trasporto lungo il sito in questione; la sensazione di sicurezza mentre lo si percorre; il comfort visivo ed il confronto con il precedente progetto luminoso, in modo da ponderare il livello di luce a cui l’utente era abituato. Dall’analisi è stato osservato che forti livelli di

La distribuzione della luce sulla strada è abbastanza omogenea, mentre la percezione è influenzata dai dintorni: le foglie giallastre sugli alberi hanno un elevato indice di riflessione e la luce appare calda

The light distribution on the road is more or less uniforms, while the perception is affected by the surroundings: the yellowish leaves on trees have a high reflectance and the light appears warm

contrasto con l’ambiente circostante non vengono apprezzati, bensì si predilige una situazione più omogenea, con appropriata gerarchia di corpi illuminanti e allo stesso tempo il mantenimento dello stato di accensione prolungato, in conseguenza al bisogno di avere più illuminazione circostante che potrebbe influenzare la percezione della sicurezza, così come sub-coscientemente ampliare il campo visivo. Il pubblico, in questo caso, sembrava abbracciare molto positivamente l’idea di risparmio con sistema di controllo dell’illuminazione, ma è bene sottolineare come un approccio così democratico sia condizionato dalla difficile condizione climatica scandinava. Cultura, geografia e contingente avanzamento tecnologico sono le chiavi di lettura di un’illuminazione urbana che sceglie, consapevolmente, la scenografia notturna di ciò che popoliamo e che pone al centro le necessità, ma anche abitudini di un utente che rappresenta il benessere di una comunità intera.

References Kungsholms Strand, Advanced Individual Control of Outdoor Lighting

Tramite una scala da 1 (preferenza più bassa) a 5 (preferenza più alta), viene indicato il miglior scenario tra i cinque Using a scale from 1 (lowest preference) to 5 (highest preference), the best scenario among the five is shown

Whilst for the economic evaluation energy consumptions were measured, for the visual evaluation a questionnaire to gather feedback from the surveyed – a total of 105 people, of which 41 females and 64 males – has been formulated. Each questionnaire was designed keeping in mind the necessary criteria for the evaluation of each scenario, inquiring about: the frequency of use and method of transport in that particular site; the feeling of safety felt by the passer-by; the visual comfort and the comparison with the previous design, so as to weight the level of light to which the user was accustomed to. The analysis showed that high levels of contrast with the surrounding environment are not appreciated, but rather a more homogeneous condition is preferred, with a suitable hierarchy of lighting devices and maintenance of an extended power-on state, as a consequence of the need to have more surrounding lighting that might influence the perception of safety, as well as sub-consciously expand the field of view. The public, in this case, seemed to embrace the idea of saving thanks to lighting control system, but it should be noticed how such a democratic approach is influenced by the hard Scandinavian climatic condition. The culture, geography and the contingent technological advancement are the keys to understand a urban lighting that chooses, consciously, the night scenery of what we populate and that focuses on the needs, but also on customs of a user that represents the wellbeing of an entire community.

Martina Frattura Nasce nel 1988 in una cittadina del centro Italia. Sviluppa la sua passione nel design, prima con la laurea in Interni al Politecnico di Milano e poi con la specialistica in Progettazione Illuminotecnica alla KTH di Stoccolma. Viaggiando in Europa, si ferma in Olanda per iniziare un percorso da assistente presso lo studio Lightspace. Sceglie la luce come mezzo per esprimersi, sia attraverso installazioni d’arte che realizzazioni tecniche. Was born in 1988 in a small town in the centre of Italy. She extends her passion to the design field, first with a degree in Interior at the Politecnico of Milan and later with the master in Architectural Lighting Design at the KTH in Stockholm. Traveling in Europe, she stops in the Netherlands to be the assistant at Lightspace studio. She chooses the light as a means to express herself with artistic installations and technical works.

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CASE HISTORY KUNGSHOLMEN, STOCCOLMA

USER RESPONSES

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case history pisa di Francesco Leccese e Elena Pampalone* *Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni, Università di Pisa, Scuola di Ingegneria

RIQUALIFICAZIONE DELL’AREA INTRAMOENIA DI S. PAOLO A RIPA D’ARNO

CASE HISTORY LA LUCE COME RINNOVO URBANO A PISA

Figura 1 Vista zenitale della città di Pisa e inquadramento dell’area di progetto e delle aree limitrofe (rielaborazione di E. Pampalone da Google Earth)

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Figure 1 City of Pisa zenith view and layout of the project area and surrounding areas (reworking of E. Pampalone from Google Earth)


Concept illuminotecnico L’area di S. Paolo a Ripa d’Arno comprende le Mura storiche urbane nella zona sud-occidentale della città, il relativo pomerio e la zona residenziale prospiciente (Figura 1). Tale area, pur costituendo in passato uno dei quartieri più dinamici e conosciuti del centro abitato sembra a oggi non appartenere più alla memoria storica cittadina, sebbene ospiti elementi di rilevante pregio monumentale (risalenti ai secoli XI-XVII) quali le Mura Repubblicane, il Bastione di Stampace, il Sostegno e il relativo sistema di cateratte, la Porta a Mare e la chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno. La riqualificazione di un’area tanto compromessa necessita di un progetto adeguato che sappia inserirsi in un contesto urbano delicato e sappia restituire identità all’area stessa, rafforzando le peculiarità esistenti e creandone nuove di interesse generale.

L’idea nasce dal progetto del Parco delle Mura (tuttora in corso di realizzazione), per creare un unicum verde catalizzatore esteso a tutto il pomerio delle Mura e agli interni dei cortili urbani per ridefinire un’identità spaziale sino ad ora silente e irrisolta, e dalla nuova pedonalizzazione concretizzata in un fitto tessuto di percorsi e connessioni degli spazi urbani (Figura 2). In tal senso, seguendo la composizione dello spazio in giardini tematici, il concept illuminotecnico mira a incrementare la socialità e la vivibilità dei luoghi oltre il limite della luce diurna, creando atmosfere suggestive e particolari effetti scenografici. L’intervento esplicita il profondo rispetto della storia e delle sue dinamiche nel suo carattere minimale e lineare: i pochi essenziali elementi utilizzati sono il verde, l’acqua e la luce. Obiettivi e requisiti La metodologia progettuale seguita ha previsto una fase iniziale di indagine preliminare sia diurna che notturna dei sistemi di illuminazione esistenti, una fase successiva di definizione degli obbiettivi e dei requisiti per rispettare le esigenze precisate nella normativa e le prescrizioni in materia, e una fase finale di proposta delle soluzioni di illuminazione ritenute più appropriate. Tali soluzioni risultano fondamentali per aspetti attualmente considerati molto rilevanti nell’illumi-

REQUALIFICATION OF THE INTRAMOENIA AREA OF S. PAOLO A RIPA D’ARNO The study of the lighting of the intramoenia area of S. Paolo a Ripa d’Arno in the city of Pisa was carried out as a part of a wider urban requalification project in cooperation with the Public Works Department of the Pisa’s municipality - which we thank for the assistance and the documentation provided in the preliminary research phases - known the essential role of light as an element of urban and environmental requalification. Lighting Concept The area of S. Paolo a Ripa d’Arno includes the historical urban walls in the South-West part of the city, the related pomerium and the overlooking residential area (Figura 1). This area, even though it constituted in the past one of the most dynamic and known districts of the populated centre nowadays it seems like it does not belong anymore to the city historical memory, although it houses elements of relevant monumental value (dated back to the XI-XVII centuries) such as the Republican Walls, the Bastione di Stampace, the Sostegno and the related water-gates system, the Sea Gate and the church of San Paolo a Ripa d’Arno. The requalification of an area too compromised requires an adequate project capable of inserting itself in a delicate urban context and giving back its identity to the area, strengthening the existing peculiarities and creating new ones of general interest. The idea comes from Parco delle Mura project (currently underway), in order to create a catalyst green unicum extended to all the pomerium of the walls and the inside of urban courtyards to redefine a spatial identity which was mute and inconclusive up to this moment, and also from the new pedestrianization realized with a thick pattern of paths and connections of urban spaces (Figura 2). In this sense, following the arrangement of the space in thematic gardens, the lighting concept aims at increasing sociality and livelability of places beyond the limit of daylight, creating suggestive atmospheres and peculiar stage effects. The intervention makes explicit the profound respect for history and the related dynamics in its minimal and linear character: the few essential elements used are vegetation, water and light.

Figura 2 Rendering del nuovo Parco delle Mura: (in alto a sinistra) vista da sud-est; (in alto a destra) vista da nord-ovest;(in basso) viste particolari interne al Parco delle Mura Figure 2 Rendering of the new Parco delle Mura: (top left) view from the south-east; (top right) view from the northwest; (bottom) particular views inside the Parco delle Mura

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CASE HISTORY LA LUCE COME RINNOVO URBANO A PISA

L

o studio dell’illuminazione dell’area intramoenia di S. Paolo a Ripa d’Arno della città di Pisa è stato sviluppato nell’ambito di un più ampio progetto di riqualificazione urbanistica in collaborazione con il Dipartimento Opere Pubbliche del Comune di Pisa - che ringraziamo per l’assistenza e la documentazione fornite nelle fasi d’indagine preliminare - noto l’essenziale ruolo della luce come elemento di riqualificazione urbana e ambientale.

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nazione pubblica come quelli della sicurezza, della riduzione dell’inquinamento luminoso e del risparmio energetico. Con il termine sicurezza viene intesa quella di tipo stradale per evitare fenomeni di abbagliamento per i guidatori e per garantire un’adeguata percezione degli oggetti e degli ostacoli, ma anche la sicurezza pubblica, ovvero il comfort psicologico delle persone e la tutela dei luoghi, come primo deterrente delle azioni microcriminose e vandalistiche, e come condizione basilare per il controllo e la prevenzione. L’espressione inquinamento luminoso, ormai da diversi anni al centro di numerosi dibattiti e della normativa vigente in materia, indica un’alterazione dei livelli d’illuminazione naturalmente presenti nell’ambiente notturno. Pur non danneggiando direttamente la salute dell’uomo, la luce dispersa nell’atmosfera altera il comportamento e i cicli migratori di alcuni tipi di fauna, danneggia la flora, genera alterazioni e squilibri dei cicli riproduttivi. L’esigenza di risparmio energetico è oggi molto sentita sia in rapporto ai costi dell’energia elettrica che in considerazione del rispetto ambientale. L’illuminazione urbana, nonostante il suo fondamentale ruolo, presenta significativi svantaggi in termini di costi, manutenzione e consumi. Le nuove tecnologie e le tipologie di sorgenti Led vengono incontro a questa problematica consentendo un elevato controllo e una riduzione dei consumi energetici, specie per le applicazioni in ambienti esterni, sia come soluzione innovativa sia in sostituzione di lampade esistenti.

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Figura 4 La strada di Via Cesare Battisti: (in alto) rappresentazione fotografica attuale; (in basso) curve isolux sulla carreggiata di studio e rendering illuminotecnico della strada inserita nella scena urbana

100

Figure 4 The road of Via Cesare Battisti: (top) current photographic representation; (bottom) isolux curves on the roadway study and lighting rendering the of the road included in the urban scene

Figura 3 Identificazione degli apparecchi di illuminazione adottati

Figure 3 Identification of lighting fixtures adopted

Goals and requirements The adopted design methodology included a first phase of preliminary research of the existing lighting systems both during daytime and nighttime, a following phase for the definition of goals and requirements in order to fulfill the demands fixed by the standards and the related limitations, and a final phase concerning the proposal of the lighting solutions judged as the most appropriate. These solutions are fundamental for aspects that are thought as really relevant in the field of public lighting nowadays such as safety, reduction of light pollution’s and energy saving. The term safety stands for road safety which aims at avoiding drivers’ dazzling phenomena and at guaranteeing an adequate perception of objects and obstacles, but it also stands for public safety, i.e. people’s psychological comfort and places’ safeguard, as the first deterrent of petty crimes and vandalistic actions, and as baseline condition for control and prevention. The expression light pollution, already at the centre of many debates and of the current legislation in the field from several years, indicates an alteration of the lighting levels naturally present in the nocturnal environment. Even thought it does not directly damage humans’ health, the light scattered in the atmosphere modifies the behavior and migratory cycles of some types of fauna, damages the flora, generates changes and disruptions of reproductive cycles. The need of saving energy is really heard nowadays both in relation with electricity costs and with environmental safeguard. Urban lighting, despite its fundamental role, shows significant disadvantages in terms of costs, maintenance and consumptions. New technologies and the different types of Led sources help solving these problems allowing high control and a reduction of energy consumptions, especially in outdoor applications, both as an innovative solution or as a replacement of existing lamps. The new lighting of the area The proposed solutions come from the study of different types of urban settings and of dedicated luminous scenes, each one characterized by specific lighting choices, in connection with functionality and users:

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apparecchi di illuminazione installati, suddivisi in 11 diverse tipologie con una prevalenza di apparecchi a Led (Figura 3) a confronto con i 102 apparecchi rilevati distinti in 25 tipologie, a favore di una netta razionalizzazione degli impianti. Sono qui presentati alcuni risultati degli studi illuminotecnici effettuati, attraverso rappresentazioni rendering in mappature di colore dei valori di illuminamento ottenute con il software DIALux: l’illuminazione stradale di via Cesare Battisti (Figura 4) sottolinea la percorrenza secondo una distribuzione a quinconce bilaterale alternata, assai efficace in quanto permette una maggiore interdistanza tra due apparecchi consecutivi, pur garantendo zone intermedie bene illuminate. L’illuminazione del Sostegno (Figura 5) è stata studiata come luce d’arredo urbano, che valorizzi l’edificio e che allo stesso modo inviti i cittadini a viverlo e a sostarvi piacevolmente, non necessariamente riproducendo nella sua interezza diurna il manufatto, ma al contrario valorizzando le sue componenti più scenografiche e rappresentative, come il passaggio voltato del canale e le due aperture panoramiche. Il progetto illuminotecnico dei cortili urbani (Figura 6) è stato indirizzato a favorirne l’accesso e la sosta degli utenti: attraverso un linguaggio formale e funzionale, l’illuminazione guida e accompagna il fruitore attraverso le principali funzioni dei cortili grazie ai differenti sistemi e apparecchi di illuminazione adottati.

Figura 5 Il Sostegno del Canale dei Navicelli: (in alto) rappresentazione fotografica attuale; (al centro) curve isolux e rendering illuminotecnico di una delle due facciate di ingresso, (in basso) rendering illuminotecnici dei particolari architettonici del Sostegno

Figure 5 The Sostegno of Canale dei Navicelli: (top) current photographic representation; (center) isolux curves and false color rendering of one of the two-sided input, (bottom) false color rendering of the architectural details of the Sostegno

road lighting, urban lighting for public green, gateways and bicycle and pedestrian paths, architectural lighting for water elements and monuments. The main aim of the lighting project was to revitalize and transform the area into an attractive centre for the entire city of Pisa following the desired nocturnal scenic design as a directive, that has to be fixed in the collective memory. A uniform visual luminous background was achieved as a result, coordinating lighting systems with the environment’s architecture and trying to fulfill both the needs of the places and users. During the planning several aspects were considered, sometimes hard to reconcile between each other, among those the final sensation that has to be evoked, the most appropriate light source for the purpose, and the type of support that is better integrated in the context and which guarantees an easy installation and the following maintenance. The results achieved in some significant areas were extended to all the intervention area, with the objective of defining a global lighting masterplan (Figura 7), for a total number of 1037 installed luminaires, divided into 11 different types with a predominance of Led sources (Figura 3) compared to the 102 luminaires detected and divided into 25 types, in favor of a clear razionalization of the lighting system. Here some results of the lighting studies carried out are presented, through illuminance false colour maps obtained with the DIALux software: the road lighting of via Cesare Battisti (Figura 4) highlights the path organized in bilateral alternate quincunx distribution, really incisive as it allows a greater distance between two consecutive luminaires, at the same it guarantees well lit intermediate areas. The lighting of the Sostegno (Figura 5) was studied as urban decor light, that emphasizes a building but that at the same time encourages citizens to use it and pleasantly rest in it, not necessarily by reproducing in its entirety the building, but on the contrary by highlighting its most effective and representative parts, such as the vaulted path of the channel and the two panoramic openings. The lighting plan of the urban courtyards (Figura 6) was aimed at encouraging the users’ entrance and stop: using a formal and functional language, the lighting guides the user through the main functions of the courtyards thanks to the different systems and luminaires used. Conclusive thoughts The lighting planning ended with energy evaluations concerning the lighting solutions chosen to fulfill the initial goal of urban requalification. All the proposed lighting scenarios were analyzed and for each one of them lighting and energy evaluations were performed. The total estimation of the installed power required to guarantee the best fulfillment of the visual tasks in the area of intervention is equal to 19.8 kW or to 0.31 W/ m2 compared to 0.43 W/m2 which is the value calculated for the current condition of the place. The power for unit of surface related to the proposed solution is lower than the current condition even though the plan is referred to a number of luminaires considerably greater than those currently installed and to an effectively lit surface twice the size of the actual one, it satisfies the lighting requirements that until now were not taken into account and confers to the nocturnal environment a value that was not present until this moment. At the present time there are many and wide areas left in a not reassuring darkness, which were transformed into pleasantly usable

CASE HISTORY LA LUCE COME RINNOVO URBANO A PISA

La nuova illuminazione dell’area Le soluzioni proposte derivano dallo studio delle diverse tipologie di ambientazione urbana e degli scenari luminosi dedicati, caratterizzati ognuno da scelte illuminotecniche specifiche, in relazione alla funzionalità e all’utenza: illuminazione di tipo stradale, illuminazione urbana per le aree a verde pubblico, varchi di accesso e percorsi ciclo-pedonali, illuminazione di tipo architettonico per elementi d’acqua e monumenti. Principale intento del progetto illuminotecnico è stato di rivitalizzare e trasformare l’area in un centro attrattore per l’intera città di Pisa seguendo come direttrice la scenografia notturna voluta, da imprimere nella memoria collettiva. È stato ottenuto un risultato visivo unitario di campiture luminose, coordinando gli impianti di illuminazione con l’architettura dell’ambiente e cercando di garantire in maniera uniforme le esigenze dei luoghi e dell’utenza. Durante la progettazione sono stati considerati molteplici aspetti, a volte difficili da conciliare tra loro, tra cui la sensazione finale che si vuole evocare, la sorgente luminosa più adatta allo scopo, e la tipologia di sostegno che si inserisca al meglio nel contesto e garantisca facile installazione e manutenzione successiva. I risultati ottenuti in alcune zone significative sono stati estesi a tutta l’area di intervento, con l’obiettivo di definire un masterplan illuminotecnico globale (Figura 7), per un numero complessivo di 1037

LUCE 311

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Considerazioni conclusive La progettazione illuminotecnica si è conclusa con valutazioni energetiche riguardanti le soluzioni di illuminazione adottate per raggiungere l’obbiettivo iniziale di riqualificazione urbana. Sono stati analizzati tutti gli scenari di illuminazione proposti e per ognuno di essi sono state eseguite valutazioni di tipo illuminotecnico ed energetico. La stima complessiva della potenza installata per garantire il migliore soddisfacimento dei compiti visivi richiesti nell’area di intervento risulta pari a 19.8 kW ovvero a 0.31 W/m2 rispetto al valore di 0.43 W/m2 stimato allo stato di fatto. La potenza per unità di superficie relativa alla soluzione proposta risulta minore di quella allo stato di fatto e nonostante il progetto sia riferito ad un numero di apparecchi molto più elevato di quelli attualmente installati e ad una superficie effettivamente illuminata più del doppio superiore di quella attuale, soddisfa i requisiti illuminotecnici fino ad ora non presi in considerazione attribuendo all’ambiente notturno un valore aggiunto ad oggi sconosciuto. Numerose e vaste aree lasciate al momento in un’oscurità poco rassicurante, attraverso le scene di luce studiate, sono state trasformate in ambienti piacevolmente fruibili e fortemente valorizzati. Nell’ipotesi che tutti gli apparecchi senza una funzione di sicurezza notturna possano essere spenti

Figura 6 Un cortile di progetto: (in alto) rendering di progetto di una vista interna e rendering illuminotecnico a volo di uccello; (al centro) rendering illuminotecnico del percorso pedonale interno; (in basso) rendering illuminotecnico del varco di accesso al cortile

CASE HISTORY LA LUCE COME RINNOVO URBANO A PISA

Figure 6 A courtyard of the project: (top) rendering of an internal view and false color rendering from a bird’s-eye view; (center) false color rendering of the pedestrian path inside; (bottom) false color rendering of the access gate to the courtyard

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Figura 7 Masterplan illuminotecnico del progetto di riqualificazione urbana Figure 7 Lighting masterplan of urban requalification project

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o parzializzati nelle ore notturne, essenzialmente quelli per illuminazione architettonica e quelli nelle zone di minor presenza di persone, la potenza totale installata risulta di circa 6.3 kW, pari a meno di un terzo di quella necessaria in condizioni standard di progetto. Concludendo, l’energia stimata complessiva per la messa in funzione della nuova illuminazione urbana dell’area di San Paolo a Ripa d’Arno risulta di 46.700 kWh/anno per una durata media di accensione giornaliera di 12 ore, di cui 19.700 kWh/anno per le scenografie di luce architettonico-monumentale e solo 27.000 kWh/anno per gli apparecchi di illuminazione necessari a garantire la sicurezza urbana. Tale valore deve essere confrontato con quello stimato dell’energia annua attualmente consumata pari a circa 51.600 kWh/anno, a favore di un forte risparmio energetico per l’Amministrazione comunale e un netto miglioramento della sistemazione complessiva dell’area. Il progetto di riqualificazione proposto ha cercato di valorizzare semanticamente i caratteri locali traducendoli, con un linguaggio contemporaneo, in un mix funzionale diversificato che possa aprire l’area di intervento al contesto urbano circostante e quindi possa renderla permeabile ai flussi della città, determinando un deciso innalzamento della qualità ambientale dell’intero contesto.

and greatly emphasized areas thanks to studied light scenes. Hyphotesizing that all the luminaires without a nocturnal safety function could be switched off or dimmed during nightime, mainly those for architectural lighting and those in the areas with minor presence of people, the total installed power is about 6.3 kW, which is equal to less than a third of the one necessary in the project’s standard conditions. In conclusion, the estimated total energy for the activation of the new urban lighting of the area of San Paolo a Ripa d’Arno is 46700 kWh/year for an average daily switch on period 12 hours, of which 19700 kWh/ year for the architectural-monumental scenes and only 27000 kWh/year for the luminaires necessary to guarantee urban safety. This value has to be compared to the one estimated for the actual annual energy consumption which is equal to about 51600 kWh/year, in favor of a great energy saving for the Municipality administration and of a clear improvement of the global arrangement of the area. The proposed requalification project tried to emphasize the local characteristics translating them, with a contemporary language, into a functional diversified mix which could open the intervention area to the surrounding urban context and so that could make it permeable to the city’s fluxes, thus determining a clear increase of the environmental quality of the entire context.


innovazione e ricerca

Figura 1 Esempio di sistema di telegestione Smart Lighting: il server di supervisione interroga i quadri di comando, che gestiscono i singoli punti luce e i dispositivi Smart

di Paolo Di Lecce

Figure 1 Smart Lighting remote control system example: management server queries control panels, which control lighting points and smart devices

IL MONITORAGGIO DEGLI IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE PUBBLICA NELL’ERA CONSIP

THE MONITORING OF PUBLIC LIGHTING SYSTEM IN THE CONSIP ERA In 2015 the third CONSIP Light Service will start, a type of contract organized and managed through tenders for hundreds of millions of Euros by Consip SpA, a society of the Ministry for Economic affairs that is involved in centralized purchases for the Public administration. Hundreds of Municipalities rated the contracts, during the years, which were gradually improved and include, in a price for each light source, both the management-maintenance of the public lighting system, and the related energy. After the Light Service 1, which started with some uncertainties, the Light Service 2, represented a turning point, thanks to mechanisms that reward the contract’s length and in exchange the investments in regulatory efficiency and adaptation. Nowadays we are at the Light Service 3, which raises many expectations

medio del Servizio Luce, ben 60 è rappresentato dai costi dell’energia. Questo dato spiega perché c’è molto interesse nell’efficientamento del parco installato, e al monitoraggio continuo e costante delle performance energetiche di ogni impianto. Sostanzialmente la redditività di un contratto si basa sulla capacità della ESCO di mantenere sotto controllo i costi dell’energia, e di ridurli in modo sostanziale e in breve tempo. Nei sistemi di telecontrollo e telegestione degli impianti di Pubblica Illuminazione (Figura 1) si assiste perciò a una tendenza verso la specializzazione: sistemi di telegestione specializzati nel monitoraggio dell’impianto, quindi a livello del quadro di accensione, che hanno come funzione primaria quella di leggere i consumi energetici, le grandezze elettriche di impianto e di riportare a distanza i relativi allarmi; sistemi di telegestione specializzati nella gestione del singolo punto luce, dove invece si permette la regolazione degli

both by ESCOs (Energy Service Company) and Municipalities. It was calculated that, supposing equal to 100 the average price for luminaire of the Light Service, as much as 60 is represented by energy costs. This fact explains why there is a great interest in the improvement of installed systems’ efficiency, and in the continuous and constant monitoring of energy performances of each system. Essentially the profitability of a contract is based on the ESCO’s ability to keep under control energy costs, and to significantly reduce them in a short time. Therefore in remote supervision and management systems of public lighting systems (figure 1) there is a tendency toward specialization: remote management systems specialized in monitoring the system, therefore at the level of the ignition board, whose main function is to read energy consumptions, the system’s electrical quantities and to remotely communicate the related alarms; remote management

apparecchi, soprattutto si predispone l’impianto a ospitare alimentazione e comunicazione dei servizi per la Smart City. (Figura 2) L’intervento dell’ASSIL L’ASSIL, cogliendo un maggiore interesse per i sistemi di telegestione, ha ritenuto opportuno affrontare la problematica con i propri associati e ha individuato un percorso per dare chiarezza agli operatori del settore. Innanzitutto cosa significa illuminazione urbana intelligente? Una definizione che raccoglie molti consensi è la seguente: Effettiva integrazione, automatica ed ecocompatibile, di sistemi fisici, digitali e sociali per garantire la migliore illuminazione, sicurezza e interoperabilità in ogni situazione. Il sistema di illuminazione intelligente potrebbe integrarsi o interfacciarsi con altri sistemi intelligenti come smart building, smart city o smart grid.

systems specialized in the management of the single luminaire, where instead the luminaires’ set up is allowed, above all the system is prearranged to house the supply system and the communication of services for the Smart City. ASSIL’s intervention The ASSIL, noticing a greater interest for remote management systems, deemed appropriate to deal with this problem with its members and it identified a path to provide clarity to workers in the sector. First of all what does it means smart urban lighting? A definition that gathers support is the following: Effective integration, automatic and eco-friendly, of physical, digital and social systems to ensure the best lighting, safety and interoperability in every situation. The smart lighting system could complete or interact with other smart systems such as smart buildings, smart cities or smart grids. To correctly classify luminaires a clear defi-

nition of the following terms is needed: Remote supervision: Transmission, from the peripheral to the Control Center’s computer, of the system’s data and operating conditions (monitoring of operational parameters). Remote control: Remote programming, control and setting of a system’s operating modes through a proper software installed in a Control Center. Remote management: Combination of remote supervision’s and control’s functions through a single management software. Control center: PC or server, installed also very far from the systems, which collects and manages all the data and activities related to public lighting systems in a city or a district through a dedicated Software. To classify the different types of technological solutions, the following definitions can be used: Level 1 - Stand alone system • No remote communication.

LUCE 311

INNOVAZIONE E RICERCA ILLUMINAZIONE PUBBLICA

I

l 2015 vedrà l’avvio del terzo Servizio Luce CONSIP, tipologia di contratto organizzata e gestita in gare di centinaia di milioni di Euro da Consip SpA, società del ministero dell’Economia che si occupa degli acquisti centralizzati per la Pubblica amministrazione. Centinaia di Comuni hanno sottoscritto i contratti, susseguitesi negli anni, e nel tempo migliorati, che includono, in un prezzo per punto luce, sia la gestione manutenzione dell’impianto di Pubblica Illuminazione, sia la relativa energia. Dopo il Servizio Luce 1, avviato con qualche incertezza, il Servizio Luce 2, ha rappresentato il punto di svolta, grazie a meccanismi che premiano la durata del contratto e in contropartita gli investimenti in efficientamento e adeguamento normativo. Oggi si è arrivati al Servizio Luce 3, che molte aspettative crea sia da parte delle ESCO (Energy Service Company) che dei Comuni. Si calcola che, fatto 100 il prezzo per punto luce

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Al fine di poter fare una corretta classificazione degli apparecchi bisogna procedere con una chiara definizione di: Telecontrollo: Trasmissione, dalla periferica al computer del Centro di Controllo, dei dati e degli stati di funzionamento dell’impianto (monitoraggio dei parametri funzionali). Telecomando: Programmazione, comando e regolazione a distanza delle modalità di funzionamento di un impianto tramite un adeguato software installato presso un Centro di Controllo. Telegestione: Insieme delle funzioni di telecontrollo e telecomando tramite un unico software di gestione. Centro di Controllo: PC o server, installato anche a grande distanza dagli impianti, che raccoglie e gestisce tutti i dati e le attività relative agli impianti di Pubblica Illuminazione di una città o di un quartiere tramite un applicativo Software dedicato. Volendo classificare i vari tipi di soluzione tecnologica, si possono adottare le seguenti definizioni. Livello 1 - Sistema stand alone • Non comunica a distanza. • Multilivello, in quanto modifica autonomamente i livelli di illuminazione durante la notte. • Pre-programmato in fabbrica e/o modificabile solo recandosi in sito. • L’accensione e lo spegnimento sono rapportati al ciclo giorno/notte durante tutto l’anno, modificando gli orari in accordo alle stagioni. Livello 2 – Telecontrollo (Figura 3) • Multilivello, in quanto modifica autonomamente i livelli di illuminazione durante la notte. • Comunicazione unidirezionale: da periferica al Centro di Controllo. La periferica comunica al Centro di Controllo gli stati, gli allarmi e le misure. • L’accensione e lo spegnimento sono rapportati al ciclo giorno/notte durate tutto l’anno, modificando gli orari in accordo alle stagioni. • Multilevel, since it independently modifies the lighting levels during the night. • Pre-programmed in factory and/or adjustable only on site. • The switch on and off are related to the day/night cycle during the whole year, the schedules are modified according to the season.

INNOVAZIONE E RICERCA ILLUMINAZIONE PUBBLICA

Level 2 – Remote supervision • Multilevel, since it independently modifies the lighting levels during the night. • One-directional communication: from the peripheral to the Control Center. The peripheral communicates status, alarms and measures to the Control Center. • The switch on and off are related to the day/night cycle during the whole year, the schedules are modified according to the season.

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Level 3 - Remote management • Bidirectional communication: The peripheral communicates status, alarms and measures of each luminaire to the Control Center; the latter can interact with the peripheral to modify the schedules, the settings or even in real time to control the switch on, switch off and light settings for each luminaire. • Multilevel since it independently modifies the lighting levels during the night. • The switch on and off are related to the day/night cycle during the whole year,

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Livello 3 - Telegestione • Comunicazione bidirezionale: la periferica comunica al Centro di Controllo gli stati, gli allarmi e le misure di ogni singolo punto luce; il Centro di Controllo può interagire con la periferia per modificare le programmazioni, le impostazioni o addirittura in real time per comandare accensioni, spegnimenti e regolazioni di luce in ogni singolo punto luce. • Multilivello in quanto modifica autonomamente i livelli di illuminazione durante la notte. • L’accensione e lo spegnimento sono rapportati al ciclo giorno/notte durate tutto l’anno, modificando gli orari in accordo alle stagioni. (Figura 4) Livello 4 Telegestione & interoperabilità • Comunicazione bidirezionale: la periferica comunica al Centro di Controllo gli stati, gli allarmi e le misure di ogni singolo punto luce; il Centro di Controllo può interagire con la periferia per modificare le programmazioni, le impostazioni o addirittura in real time per comandare accensioni, spegnimenti e regolazioni di luce in ogni singolo punto luce, tramite un software aperto e che interagisce con altri sistemi in ottica “smart city”. • Multilivello in quanto modifica autonomamente i livelli di illuminazione durante la notte. • Interagisce in tempo reale con sensori (luce solare – meteo – traffico ecc.), per garantire la migliore illuminazione in quel momento, ovvero quella che garantisce la maggiore sicurezza e il maggior risparmio energetico. • Predisposto per consentire la trasmissione dei dati di sistemi no lighting (Wi-Fi, videosorveglianza, Gestione totem interattivi, Servizi informativi, ecc.). (Figura 5) I telecontrolli del livello 2 oggi sono molto utilizzati dalle ESCO nel contratti CONSIP, quando

the schedules are modified according to the season. Level 4 - Remote management & interoperability • Bidirectional communication: The peripheral communicates status, alarms and measures of each luminaire to the Control Center; the Control latter can interact with the peripheral to modify the schedules, the settings or even in real time to control the switch on, switch off and light settings for each luminaire, through an open software which interacts with other systems in a “smart city” perspective. • Multilevel since it independently modifies the lighting levels during the night. • Interacts in real time with sensors (daylight – meteorological – traffic etc.), to ensure the best lighting in that moment, e.g. the one that allows the greatest safety and energy saving. • Prearranged to allow the transmission of data coming from non lighting related systems (Wi-Fi, video surveillance, Management of interactive totems, Information services, etc.). Level 2 remote supervision systems are nowadays highly employed by ESCO in CONSIP’s contracts, when the main need is to know the most relevant energy quantities, while restraining the investments. Instead if the management contract comes

l’esigenza primaria è quella di conoscere le grandezze energetiche più rilevanti, contenendo gli investimenti. Nel caso, invece, il contratto di gestione derivi da una gara di Project Financing, spesso il cliente richiede interventi più estesi, derivanti ad esempio da una particolare obsolescenza degli impianti o delle linee. In questo caso i contratti sono spesso più estesi, spingendosi anche a venti anni, e diventa indispensabile strutturare un progetto più articolato che tenga conto delle esigenze di flessibilità nella regolazione, se non la predisposizione verso la smart city. In questo caso è più facile incontrare progetti dove il telecontrollo richiesto è di tipo 3 se non addirittura 4. (Figura 6) Funzionalità previste nel caso di telecontrollo del quadro di comando (telecontrollo a isola) Il telecontrollo di livello 2 è un insieme di apparecchiature elettroniche, installate all’interno del quadro di accensione e comando, quando lo spazio lo consente, oppure all’esterno dello stesso, in adeguato contenitore. Di solito si tratta di una unità di acquisizione dati elettrici e digitali, dotata di microprocessore, con la possibilità di memorizzare i valori con un tempo di campionamento variabile tra 1 a 30 minuti per un periodo di un anno circa. I dati elettrici sono prelevati tramite connessioni dirette o indirette. Può essere anche prevista l’acquisizione degli impulsi direttamente dal contatore di energia della società di erogazione del servizio. (Figura 7) L’unità di gestione è connessa ad un GSM o ad un GPRS per la trasmissione dei dati. Opzionalmente possono essere previste unità di alimentazione ausiliaria (Mini UPS) per consentire la connessione al Centro di Controllo anche in caso di mancanza di alimentazione dalla rete. Inoltre si possono prevedere moduli Hardware aggiuntivi per il rilievo di

from a Project Financing tender, frequently the client requests wider interventions, for example due to a peculiar obsolescence of systems and networks. In this case contracts are frequently longer, even twenty years, and it is fundamental to develop a more articulated project which takes into account the need to guarantee control’s flexibility, if not even the configuration for the smart city. In this case is easier to find projects where the requested remote supervision is type 3 or even 4. Expected features in case of remote supervision of the ignition board (island remote control) The level 2 remote supervision is a combination of electronic devices, installed inside the ignition and control board, when the space allows it, or outside it, in a proper container. Usually it is a unit for electrical and digital data capture, equipped with a microprocessor, with the possibility to store values with a sampling time ranging between 1 and 30 minutes for about a year. Electrical data are obtained through direct or indirect connections. Impulses capture can also be performed directly from the energy meter of the company that provides the service. The management unit is connected to a GSM or to a GPRS for data transmission. Optionally it is possible to include uninterruptible power supply units (Mini UPS) to

allow the connection to the Control Center also in case of lack of supply from the network. Moreover additional Hardware modules can also be added to detect the status and the electrical data related to outward lines. With this equipment is usually possible to: • obtain a register of all board-related electric quantities (voltages, currents, active and reactive powers, power factors, earth fault current, etc.) and alarms in case programmable thresholds are exceeded, included those for outward lines; • read an astronomical clock, which can be remotely set up, to optimize the switch on and off of the system; • remotely transmit energy consumptions detected both by the microprocessor and eventually by the electricity meter; • develop specific alarms, for example system switched on during the day or switched off during the night, or also in case of energy consumptions even during daytime, or also in case of anomalous consumptions compared to what has been historically verified; • detect and signal the snapping of the master switch and the intervention of the outward protections (magnetothermic / anti-electrical shock), as well as the lack of voltage from the supply company; • detect in advance earth leakages and analyze the eventual historical trend;


Figura 2 Esempi di sinottici in tempo reale per il monitoraggio del quadro e del punto luce. Lo schema elettrico è interattivo

Figure 2 Examples of screen shots about management of lamp and control panel: electrical diagram is managed on real time, being interactive

Figura 4 Esempio di installazione di un modulo di comunicazione ad Onde Convogliate in un apparecchio di illuminazione

Figure 4 Example of installation of a Power Line Carrier module inside a luminaire

Figura 6 Sinottico di esercizio degli impianti di Pomezia

Figure 6 Example of screen shot of Pomezia lighting plants

Figura 3 Esempio di indicazioni sintetiche sul funzionamento del quadro

Figura 5 Esempi di schermate relative alla possibilità di connettersi direttamente con una lampada, comandandone l’accensione e la dimmerazione e rilevando i dati di funzionamento

Figura 7 Esempio di sistema di telegestione Smart Schema elettrico connessioni sistema di telegestione al quadro di comando Illuminazione Pubblica

Figure 3 Example of simple and synthetic info about good operation of the control panel

Figure 5 Examples of screen shots of Maestro software: switching on and off the lamp, dimming and reading of electric parameters in real time

Figure 7 Wiring diagram of Remote Control System, connected to Public Lighting control panel

SCHERMO DI PRINCIPIO QIP

Gruppo misure

ARRIVO LINEA DAL GRUPPO MISURA

Figure 8 Control panel remote control kit, installed into a IP44 enclosure

KIT TELECONTROLLO

INNOVAZIONE E RICERCA ILLUMINAZIONE PUBBLICA

Figura 8 Kit di telecontrollo parametri quadro installato in scatola IP44

LEGENDA SIGLA QO

USCITA LINEA ALLE LAMPADE

F.AUX

DESCRIZIONE Interruttore generale impianto Portofusibile protezione ausiliari

P1

Interruttore crepuscolare

S

Selettore accensione impianto (A-O-M)

kj

Teleruttore di linea

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stato e dati elettrici relativi alle linee in uscita. Con questi equipaggiamenti è normalmente possibile: (Figura 8)

• ottenere uno storico di tutte le misure elettriche di quadro (tensioni, correnti, potenze attive e reattive, fattori di potenza, corrente di guasto a terra, ecc.) e allarmi in caso di supero di soglie programmabili, incluso quelle di linee in uscita; • leggere un orologio astronomico, settabile da remoto, per ottimizzare l’accensione e lo spegnimento dell’impianto; • trasmettere a distanza i consumi energetici rilevati sia dal microprocessore che eventualmente dal contatore di energia; • elaborare allarmi specifici, ad esempio impianto acceso di giorno o spento di notte, o anche in caso di consumi di energia durante il giorno, o ancora in caso di consumi anomali rispetto a quanto storicamente verificato; • individuare e segnalare lo scatto dell’interruttore generale e l’intervento delle protezioni in uscita (magnetotermici / differenziali), così come la mancanza di tensione da parte dell’ente erogatore; • rilevare preventivamente le dispersioni verso terra ed analizzarne l’eventuale trend storico; • distinguere gli allarmi generati da interventi di manutenzione; • inviare SMS e e-mail in caso di allarme ai tecnici reperibili; • ricevere informazioni di stato o comandare dispositivi associati: allarme porta aperta, allarme da un semaforo, comando di una pompa, ecc.. Esempi applicativi (Figura 9) A Pomezia (provincia di Roma) il telecontrollo di livello 2 è stato applicato a 179 quadri di comando distribuiti tra il centro, la periferia e la zona di Torvaianica, sul litorale. L’accensione degli impianti è pilotata dall’orologio astronomico crepuscolare integrato nell’apparato di telegestione e i suoi parametri sono modificabili da remoto.

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• separate the alarms generated by maintenance operations; • send SMS and e-mail in case of alarm to available technicians; • receive status information or control associated devices: open door alarm, traffic light alarm, pump control, etc..

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Case studies In Pomezia (Rome’s province) the level 2 remote supervision was applied to 179 control boards spread between the center, the suburbs and the Torvaianica area, on the coast. The switch on of the systems is driven by the twilight astronomical clock and its parameters are remotely modifiable. Each control board, through a 3G data connection, is able to send to a software installed on a cloud server alarms for: - system switched on during the day/ switched off during the night - intervention of the master switch in protection mode - lack of network voltage - intervention of outward protections - voltages, currents, powers off threshold The remote management’s software performs a periodic download from peripherals to file for future reference electrical measures and values of the incremental

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Ogni quadro di comando, tramite connessione dati 3G, è in grado di inviare al software installato su un server cloud allarmi di: - impianto acceso di giorno / spento di notte; - intervento interruttore generale in protezione; - mancanza tensione di rete; - intervento protezioni in uscita; - tensioni, correnti, potenze fuori soglia. (Figura 10)

Il software di telegestione esegue un download periodico dalle periferiche per storicizzare misure elettriche e valori dei contatori incrementali di energia, utili all’analisi del corretto funzionamento degli impianti. Il sistema di telegestione è stato integrato da un servizio che notifica gli allarmi in tempo reale al call-center della società che gestisce gli impianti, tramite apertura di AdS (Avviso di Servizio) su SAP. La società incaricata della manutenzione coordina le proprie squadre sulla base degli AdS aperti e ne esegue la chiusura direttamente su SAP. Lo stato degli impianti in tempo reale e tutte le analisi sono a disposizione degli operatori (call-center, manutentori, società gestore) tramite interfaccia web, con permessi differenti in funzione di ruoli e competenze. Un’altra applicazione interessante è quella del capoluogo veneto, Venezia. Il cliente ha attivato circa 180 telecontrolli a isola di livello 2, distribuiti tra Mestre (156 installazioni in servizio) e Venezia (25 installazioni in corso di attivazione). I telecontrolli sono parte di un progetto più articolato, che vede anche l’uso di circa 110 regolatori di tensione centralizzati, anche questi distribuiti quasi totalmente nel comune di Mestre (solo due sono ubicati in Piazzale Roma a Venezia). Le loro funzioni, dal punto di vista del telecontrollo, sono identiche a quelle dei telecontrolli a isola. Tutte le periferiche possiedono l’orologio astronomico integrato impostabile da remoto, oltre agli allarmi e ai dati illustrati nel precedente caso. La comunicazione con il software del centro di controllo avviene tramite connessione dati GSM,

energy meters, useful for the analysis of the correct systems’ working. The remote management system was integrated with a service that notifies alarms in real time to the call-center of the society that manages the systems, through the opening of AdS (Service Notice) on SAP. The society in charge of the maintenance coordinates its teams on the basis of open AdS and it closes them directly on SAP. The systems’ status in real time and all the analysis are available to the operators (call-center, maintenance technicians, managing society) through a web interface, with different authorizations as a function of roles and expertise. Another interesting application is the one in the Veneto’s regional capital, Venice. The client activated about 180 level 2 island remote supervision systems, spread between Mestre (156 installations in-service) and Venice (25 installations currently underway). Remote supervision systems are a part of a wider project, which also includes the use of about 110 central voltage adjustments, also almost entirely spread across the Mestre’s Municipality (only two are located in Piazzale Roma in Venice). Their functions, from the remote supervision point of view, are identical to those of island remote

che consente al cliente di accendere e spegnere gli impianti da remoto utilizzando SMS inviati direttamente alle apparecchiature, oltre che dal software presente nel centro di controllo. (Figura 11)

In piazza San Marco, inoltre, è stato adottato un telecontrollo di livello 3 per la regolazione dell’illuminazione monumentale della Basilica di San Marco (lampade SAP da 250 a 600W) e della piazza (lampade Led da 185W). Dal centro di controllo ubicato a Marghera è possibile definire i vari scenari utili per conciliare, per una delle piazze più famose del mondo, stupore ed economia nella gestione delle risorse. Nel caso invece di una importantissima città nel centro Italia, il cliente ha scelto di attivare anche alcune importanti funzionalità aggiuntive, oltre a quelle standard presenti nel telecontrollo a isola. In particolare, si è voluto rendere automatico il ripristino delle protezioni magnetotermiche in uscita al quadro, per ottenere il minimo disservizio dove possibile: nel caso di guasto temporaneo, l’apparecchiatura di telegestione presente sul quadro provvede a ripristinare – tramite interruttori automatici motorizzati – la protezione in uscita, con comando di attuazione configurabile anche da remoto in termini di adattabilità ai vari tipi di protezione (impulsivo, bistabile o monostabile) e in termini di tempi di intervento ed isteresi. Sui quadri monofase, in ottica di riduzione dei costi e non ultimo per importanza, per problemi di spazio, è stato deciso di rilevare lo stato delle protezioni in uscita per mezzo della lettura delle tensioni e delle correnti sulle linee in partenza, correlandole con lo stato dell’impianto, anziché, come invece applicato per i quadri trifase, con l’uso di contatti ausiliari. Altri accorgimenti sono stati adottati in seguito all’esperienza che il cliente ha acquisito nel tempo, come ad esempio la possibilità di escludere i comandi di forzatura da remoto (accensione e spegnimento) con la portella quadro aperta durante un intervento di manutenzione, e altro.

supervision systems. All peripherals are equipped with the integrated astronomic clock which can be remotely set up, in addition to the alarms and data reported for the previous case. The communication with the control center’s software is performed through a GSM data link, which allows the client to remotely switch on and off the systems using SMS sent directly to the devices, besides the software installed in the control center. In San Marco square, moreover, a level 3 remote supervision system was used to set the monumental lighting of the Basilica di San Marco (Sodium vapor lamps from 250 to 600W) and of the square (185W Led luminaires). From the control center located in Marghera it is possible to define the different scenarios useful to combine, for one of the most famous squares in the world, amazement and savings in resources’ management. On the other hand for a really important city in Central Italy, the client also choose to activate some important additional features, besides the standard ones included in the island remote supervision. In more detail, the reactivation of the magnetothermic protections exiting from the board was automated, in order to achieve

the minimum disruption where possible: in case of temporary breakdown, the remote management device installed on the panel reactivates – through motorized circuit breakers– the outward protection, with an activation switch that can be remotely set up in terms of adaptability to the different types of protection (impulsive, bistable or monostable) and in terms of intervention times and hysteresis. On single-phase boards, in order to reduce costs and last but not least, for space-related problems, it was decided to control the status of outward protections through the detection of voltages and currents on inward lines, linking them to the system’s status, instead of, as it was done for threephase boards, using auxiliary contacts. Other expedients were used following the experience gained by the client during time, such as the possibility to exclude remote forcing commands (switch on and off) with the board’s door open during a maintenance intervention, and others.


Figure 9 Square in Pomezia

Figura 11 Ponte delle Guglie, Venezia. Foto di Francesco Calzolaio

Figure 11 Ponte delle Guglie, Venezia. Photo by Francesco Calzolaio

Figura 10 Strada di Pomezia

Figure 10 Street in Pomezia

INNOVAZIONE E RICERCA ILLUMINAZIONE PUBBLICA

Figura 9 Piazza di Pomezia

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311 / 2015

Poste Italiane spa – Sped.in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n°46) art. 1,comma 1, LO/MI –ISSN 1828-0560

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