GIUGNO 2018 - Anno CLI
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GIUGNO 2018
RIVISTA
MARITTIMA
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SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. ART. 1 COMMA 1 N° 46 DEL 27/02/04) - PERIODICO MENSILE 6,00 €
* RIVISTA MARITTIMA *
MENSILE DELLA MARINA MILITARE DAL 1868
All’interno: INTERVISTA AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA
Le capacità marittime nazionali nello scenario geopolitico. Il secolo della «Blue economy»
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Sommario PRIMO PIANO
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SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE
a cura di Daniele Sapienza
Renato Ferraro
Intervista al Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio di Squadra Valter Girardelli
66 Mare e marinai nell’opera lirica 74 Mario Romoli, Pittore di Marina Paolo Bembo
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L’impatto della Belt and Road Initiative sul Mediterraneo Matteo Bressan
26
Cina: verso la creazione di una grande potenza marittima
STORIA E CULTURA MILITARE
Michele Cosentino
80 La diplomazia delle cannoniere nelle guerre dell’oppio
38 Il nuovo corso della geopolitica americana
Italo Ottonello
Giuseppe Lertora
PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE
46
Il Drago rampante
Giuliano Da Frè
RUBRICHE
58 Un sistema di posizionamento dinamico Made in
Italy
Claudio Boccalatte
Rivista Marittima Giugno 2018
96 Osservatorio internazionale 105 Marine militari 114 Marine mercantili 116 Storie di mare 119 Che cosa scrivono gli altri 123 Recensioni e segnalazioni 1
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RIVISTA
MARITTIMA
Mensile della Marina dal 1868
EDITORE
UFFICIO PUBBLICA INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE DELLA MARINA MILITARE DIREZIONE E REDAZIONE della Rivista Marittima Via Taormina, 4 - 00135 Roma Tel.: 06 3680 7248-54 Telefax: 06 3680 7249 Internet: www.marina.difesa.it/conosciamoci/ editoria/marivista/Pagine/default.aspx e-mail redazione: rivistamarittima@marina.difesa.it DIRETTORE RESPONSABILE
Capitano di vascello Daniele Sapienza CAPO REDATTORE
Capitano di fregata Giovanni Melle REDAZIONE
Raffaella Angelino Gianlorenzo Pesola SEGRETERIA DI REDAZIONE
Massimo De Rosa Gaetano Lanzo UFFICIO ABBONAMENTI E SERVIZIO CLIENTI
Carmelo Sciortino Giovanni Bontade
Lancio di paracadutisti del raggruppamento Subacquei e Incursori in occasione della Giornata della Marina che si è svolta ad Ancona l’11 giugno 2018. Foto Sestini.
A questo numero hanno collaborato
Dottor Matteo Bressan Contrammiraglio (ris) Michele Cosentino Ammiraglio di squadra (ris) Giuseppe Lertora Dottor Giuliano Da Frè Ammiraglio Ispettore (aus) Claudio Boccalatte Ammiraglio Ispettore Capo (ca) Renato Ferraro Contrammiraglio (aus) Paolo Bembo Contrammiraglio (ca) Italo Ottonello Dottor Enrico Magnani Dottor Luca Peruzzi Ammiraglio Ispettore (aus) Pietro Verna
Tel.: 06 3680 7251-48 e-mail abbonamenti: rivista.abbonamenti@marina.difesa.it
Dottor Fernando Acitelli
SEGRETERIA AMMINISTRATIVA
Contrammiraglio (ris) Ezio Ferrante
Tel.: 06 3680 7254 Codice fiscale: 80234970582 Partita IVA: 02135411003
Dottor Enrico Cernuschi
Dottor Alfonso Licata
Capitano di fregata Gianlorenzo Capano Rivista Marittima Giugno 2018
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E D I TO R IALE
L’
11 giugno è stata celebrata in Ancona la Giornata della Marina Militare, a ricordo della leggendaria impresa di Premuda, compiuta esattamente cent’anni fa. L’importanza della ricorrenza e dell’evento è stata sottolineata dalla presenza del Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta accompagnata dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano e dal Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio di Squadra Valter Girardelli. Legittimo orgoglio e serena fiducia uniscono, da sempre, i cittadini alla loro Marina Militare. In silenzio, notte e giorno, con sobrietà e precisione la Marina svolge le proprie funzioni fondamentali: dalla difesa alla sicurezza, dalla cooperazione internazionale alla diplomazia navale, al supporto all’industria nazionale, dalla tutela del sociale e dell’ambiente alla ricerca scientifica. Una Marina fatta di uomini e donne e di mezzi aeronavali. E proprio in quest’occasione ha avuto luogo la consegna delle Bandiere di Combattimento a due nuove unità: i sommergibili Romeo Romei e Pietro Venuti, ultimi nati della riuscita classe «U212A». Sono battelli all’avanguardia, frutto della migliore tecnologia italiana e tedesca, dagli apparati motore agli scafi e ai sistemi d’arma. Operano nell’ambito della Squadra Navale da sempre ispirata a quel principio di forza navale «well balanced», come la definiscono gli anglosassoni, che corrisponde all’esigenza di mantenere la massima flessibilità e versatilità d’impiego unitamente a un bilanciamento nelle sue componenti per fronteggiare le crescenti minacce e corrispondere appieno alle nuove sfide del XXI secolo. Ed è di futuro e di sfide sopra e sotto il mare che il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare ha parlato in occasione di un’intervista a noi concessa e che i lettori troveranno oggi sulla Rivista. È uno spaccato analitico ed essenziale che colloca le capacità marittime nazionali nel quadro talassopolitico generale. Non è un bilancio di previsione; preferiamo, in gergo marinaro, parlare di rotta tracciata da seguire per adempiere alle missioni assegnate. E lungo questa stessa rotta, che è poi quella, invariata, che la Marina Militare persegue e assicura da sempre, che defilano gli articoli che il lettore troverà in queste pagine. Così è per il saggio del Dottor Bressan dedicato alla dibattuta BRI (Belt and Road Initiative), ovvero un’iniziativa fortemente voluta dal Presidente cinese Xi Jinping in merito a dinamiche geopolitiche ed economiche che arrivano a investire anche l’area mediterranea. L’Ammiraglio Lertora illustra, a sua volta, la politica posta in essere dal Presidente statunitense Trump con un occhio particolare al cospicuo sforzo di rafforzamento e ammodernamento in corso da parte della US Navy. Si tratta, in entrambi i casi, di una classica manifestazione del Potere Marittimo passando, nel specifico caso statunitense, attraverso il tradizionale «Sea control» globale e che per l’Italia si ripete, come per realtà similari a livello regionale,
Rivista Marittima Giugno 2018
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in maniera più o meno ampia. Per gli Stati Uniti il «Sea Control» rimane, come puntualmente ricordato nel noto documento strategico: A Cooperative Strategy for 21st Century Seapower, un concetto di chiara ispirazione Mahaniana in cui si prospetta l’uso decisivo delle Forze Navali per ottenere una completa superiorità marittima — «maritime superiority» — per un tempo e un area determinati negando, contemporaneamente, all’avversario un’analoga possibilità. Questo concetto da manuale appare in attualità problematico, data la polverizzazione, la miniaturizzazione e l’imprevedibilità delle minacce. Come ben sappiamo, gli equilibri internazionali, da cui dipendono gli eventi sulla terraferma, si giocano sempre più spesso sul mare e diverse realtà, statali e non, sono capaci di operare in zone geograficamente ristrette spiegando considerevoli capacità offensive di portata letale per i traffici marittimi mondiali. Questa situazione è di sicura rilevanza per il nostro Paese dove il mare rappresenta la sopravvivenza industriale, il benefico progresso e lo sviluppo economico per cui qualunque interruzione o rallentamento dei traffici marittimi, ovunque avvengano, ha immediatamente pesanti ripercussioni sul sistema economico, industriale e finanziario della nazione e quindi sulla sua sicurezza. Ecco che la frammentazione e la dispersione della minaccia costituisce un altro elemento da studiare, analizzare e affrontare nell’ambito di un corretto approccio a una possibile strategia marittima nazionale. Nell’editoriale del precedente numero abbiamo tratteggiato i primi tre elementi che contraddistinguono una compiuta talassopolitica nazionale: il primo, la necessità di ridisegnare i rapporti sul mare conseguenti alle scelte delle grandi potenze, individuando le priorità da assegnare agli obiettivi di politica estera; il secondo, la definizione degli interessi marittimi strategici; il terzo, l’esigenza di definire uno strumento navale militare nazionale moderno, flessibile e ad alto contenuto tecnologico. A questi possiamo aggiungere oggi un quarto elemento: la necessità di adottare un modello di impiego delle forze efficace e reattivo, in grado di assicurare una difesa degli interessi nazionali in profondità laddove gli interessi nazionali possono essere messi in pericolo, per agire quanto più d’anticipo e in maniera preventiva ovunque la minaccia si potrebbe profilare. Questo modello non potrà prescindere da un approccio sempre più «multidimensionale», orientato a una razionale integrazione interforze, attento a cogliere ogni utile sinergia sul piano delle cooperazioni istituzionali e delle collaborazioni inter-agenzia, nonché pronto alla piena e tempestiva interoperabilità multinazionale, a partire delle Organizzazioni e Alleanze di riferimento per l’Italia come ONU, UE e NATO. Gli scenari cambiano rapidamente ed è indubbio che una delle sfide più importanti sarà proprio quella di continuare ad assicurare l’indispensabile ammodernamento della Flotta che dovrà essere sempre più in grado di: — «capire», ovvero gestire, nell’ambito dei moderni dispositivi di Comando e Controllo, i nuovi spazi critici dell’informazione e della lotta Cyber; — «prevenire», mediante la dissuasione e la deterrenza esercitata con una presenza effettiva in mare, sul mare e sotto il mare (essenziale a questo riguardo la grande autonomia che devono possedere le unità navali rispetto al passato); — «intervenire», infine, se necessario, agendo tempestivamente con la massima precisione, gradualità, flessibilità e modularità. Daniele Sapienza
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intervista CSMM_2_Layout 1 23/07/2018 11:26 Pagina 6
PRIMO PIANO
L’intervista Ammiraglio di Squadra Valter Girardelli, Capo di Stato Maggiore della Marina
Le capacità marittime nazionali nello scenario geopolitico. Il secolo della «Blue economy»
“
a cura di Daniele Sapienza
I
l Capo di Stato Maggiore della Marina illustra ai lettori di Rivista Marittima la centralità delle capacità marittime nazionali nello scenario geopolitico complessivo e traccia la rotta della Marina nel XXI secolo, il secolo della «Blue economy». Buongiorno Ammiraglio. Siamo lieti di poter avere il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare sulla plancia della Rivista Marittima, e ancora di più avere l’occasione di poterLa intervistare a giro d’orizzonte su temi che riguardano direttamente l’Italia, la marittimità e la Marina nel XXI secolo. Per iniziare, nello spirito di studio e approfondimento della Rivista Marittima, in un mondo ormai sempre più globalizzato, complesso e articolato nelle sue dinamiche geopolitiche e geostrategiche, vorremmo chiederLe, in particolare da un punto di vista marittimo, se sia cambiata la strategia delle grandi potenze mondiali. È un mondo in rapido mutamento soggetto a un’evoluzione non facile da inquadrare negli schemi analitici tradizionali e che risente significativamente del crollo del modello bipolare, con la conseguente frammentazione in un sistema «multipolare» sempre più caotico e caratterizzato dal riacuirsi delle «frizioni di faglia» tra comunità diverse. A ciò si aggiunge il riaffacciarsi sull’arena internazionale di vecchie potenze statuali, la tendenza ad applicare Trattati e Convenzioni Internazionali in modo «spregiudicato» — mi riferisco qui in particolare alla «territorializzazione» del mare per i propri benefici — la progressione demografica, la spinta competizione per l’accesso e il controllo delle fonti energetiche, la crescente e irreversibile espansione delle connessioni globali che rafforza il già marcato connotato marittimo dello scenario — ciò che gli analisti definiscono Blue Century — l’invasività della rivoluzione digitale — con i suoi risvolti nel dominio del Cyber —, i grandi mutamenti climatici, i fenomeni migratori di massa, che come possiamo vedere già riversano nelle società più avanzate fattori di destabilizzazione. Tutti elementi sinteticamente delineati ma che meriterebbero ciascuno un approfondimento particolare, che insieme creano quella matrice di interrelazione tra aspetti e fenomeni politico-istituzionali, socio-culturali
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Rivista Marittima Giugno 2018
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PRIMO PIANO
L’impatto della
Belt and Road Initiative sul Mediterraneo La nuova via della seta cinese. Progetti in corso, programmi futuri, opportunità e ripercussioni sull’Italia e sull’Europa Matteo Bressan (*)
(*) Analista e componente del comitato scientifico del Nato Defence College Foundation, docente alla SIOI e alla LUMSA, autore di saggi e libri di settore.
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Rivista Marittima Giugno 2018
COSENTINO_Layout 1 19/07/2018 15:21 Pagina 26
PRIMO PIANO
CINA Verso la creazione
di una grande potenza marittima Michele Cosentino (*)
N
ello scorso mese di aprile, il Mar Cinese Meridionale è stato il palcoscenico di un’imponente parata navale condotta dalla Marina cinese, un evento di proporzioni ineguagliate e mai condotto sin dai tempi dalla fondazione della Repubblica Popolare, nel 1949. La parata navale ha visto il coinvolgimento di oltre 10.000 uomini e donne a bordo di circa 50 unità navali di superficie e subacquee e 80 velivoli,
ed è stata presieduta dal leader cinese Xi Jinping, il quale non ha disdegnato di apparire di fronte alle numerosi emittenti televisive appositamente convocate per l’evento. La stampa ha inoltre messo in risalto che il numero delle unità navali era superiore a quelle messe a disposizione, 600 anni orsono, dalla dinastia Ming per le spedizioni in Asia Sudorientale e lungo le coste dell’oceano Indiano e dell’Africa del famoso ammiraglio
(*) Contrammiraglio in ausiliaria, ha completato lÊAccademia Navale nel 1978 e si è laureato in Ingegneria Navale e Meccanica presso lÊUniversità di Napoli. Dal 1987 collabora con la Rivista Marittima e con diverse case editrici italiane e straniere ed è autore di numerosi libri, saggi e articoli.
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Rivista Marittima Giugno 2018
lertora_Layout 1 19/07/2018 15:24 Pagina 38
PRIMO PIANO
Il nuovo corso della geopolitica
americana E la geostrategia con Cina, Russia, Nord Corea e Unione Europea Giuseppe Lertora (*)
A
lcuni media internazionali, fra coloro che si professano «liberal», assertori della dottrina del «politically correct» e del Welfare a ogni costo, comunque partigiani ipercritici dell’attuale Presidente degli Stati Uniti, si stanno ritirando nelle loro tane, ammettendo — seppure a denti stretti — che quell’istrione di Trump, nonostante i repentini «cambiamenti» del suo staff (ultimo quello del Segretario di Stato), sta avendo successi insperati, non ultimo quello diplomatico che prevede un incontro imminente con il Nord Coreano Kim Jong-Un. Finora i giornalisti di tutto il mondo hanno fatto a gara per infondere paure planetarie ipotizzando addirittura lo scoppio della Terza guerra mondiale (pure il Papa aveva espresso quelle nefaste ipotesi) con armi nucleari, quale «end-state» delle reiterate ed effervescenti dichiarazioni e dispute semantiche fra Trump e Kim. Un autogol mediatico difficile da digerire sia per le errate previsioni (per fortuna) sia per l’ostracismo motivato e palese dell’amministrazione Trump contro il mondo schierato dell’informazione e della spettacolarizzazione, sempre più cortocircuitato dalle mosse e dalla reale geopolitica del presidente. Se è vero che capire le mosse e le intenzioni di Trump è impresa assai im-
Lancio di FA 18 Super Hornet dalla portaerei VINSON (Fonte: US Navy).
proba, come lo è per i vari leader delle potenze mondiali, è anche vero che prima di emettere sentenze gratuite bisognerebbe umilmente tentare una corretta e obiettiva analisi della loro vision geopolitica e geostrategica, spesso invece interpretate confusamente quanto impropriamente. Molti soloni emettono sentenze spesso dettate da acrimonia partigiana senza una reale
(*) Ammiraglio di Squadra (ris). Dal 12 dicembre 2006 al 28 aprile 2009 ha ricoperto la carica di Comandante in Capo della Squadra Navale, e per quasi due anni, quella di Comandante della Forza Marittima Europea (EUROMARFOR) in UNIFIL, durante la crisi libanese. Precedentemente, da dicembre 2005 a dicembre 2006, è stato Comandante in Capo del Dipartimento Militare Marittimo Alto Tirreno, e nel periodo aprile-ottobre 2004, il Senior National Representative Italiano presso USCENTCOM (Tampa, Florida),
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Rivista Marittima Giugno 2018
da frè - il drago rampante_Layout 1 19/07/2018 15:26 Pagina 46
PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE
Il DRAGO rampante La modernizzazione della flotta cinese Giuliano Da Frè (*)
Q
uando il 1o ottobre 1949, conquistata Pechino e la maggior parte della Cina continentale, Mao Zedong proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese, la flotta ai suoi ordini era formata da una variopinta collezione di navi sottratte ai nazionalisti, la cui Marina usciva già quasi distrutta dal confronto con il Giappone trasformatosi in guerra aperta nel 1937 (1). Perdite cui si sarebbero aggiunte quelle legate alla guerra civile riesplosa nel 1946 fra comunisti e nazionalisti, e comprendenti la nuova ammiraglia della Marina cinese, l’incrociatore Chung King, l’ex britannico Aurora ceduto da Londra nel 1948 al governo di Chiang Kai-shek, e affondato da aerei nazionalisti il 20 marzo 1949, dopo che l’equipaggio si era ammutinato alzando le bandiere rosse di Mao. Impegnato a estendere il controllo sulla Cina continentale e sul Tibet (operazioni concluse entro il 1951) e nella guerra di Corea (1950-1953), il nuovo regime limitò l’impegno navale al minimo sindacale, riar-
(*) Giornalista classe 1969, collabora dal 1996 con varie testate specializzate nel settore militare tra cui RID · Rivista Italiana Difesa, Focus Wars e Rivista Marittima. Dal 2002 analista navale per i web magazine Analisi Difesa e Portale Difesa, ha scritto circa 300 articoli dedicati soprattutto alla storia militare, ai conflitti internazionali e allo sviluppo delle forze armate di tutto il mondo. Con Odoya ha pubblicato La marina tedesca 1939-45 (2013) e Storia delle Battaglie sul mare (2014), cui è seguito nel 2015, per la Newton Compton, Le grandi battaglie della Prima guerra mondiale e nel 2016 I grandi condottieri del mare. 46
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Rivista Marittima Giugno 2018
BOCCALATTE MADE IN iTALY_Layout 1 19/07/2018 15:28 Pagina 58
PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE
Un sistema di posizionamento dinamico
Made in Italy
Claudio Boccalatte (*)
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n sistema di posizionamento dinamico o Dynamic Positioning (DP) è un impianto di bordo impiegato per mantenere la nave fissa in una posizione, con un angolo di prua an-
ch’esso fisso, in presenza di onde, vento e corrente (fino a un certo limite definito nei requisiti del sistema), senza alcun collegamento con il fondo, ma impiegando al meglio i diversi mezzi di propulsione
(*) Ammiraglio Ispettore (aus) del Genio Navale, dopo aver ricoperto lÊincarico di Direttore del CISAM di Pisa è attualmente nella posizione di aspettativa per riduzione di quadri. Entra nellÊAccademia Navale di Livorno nel 1975 e consegue con lode la Laurea in Ingegneria Navale e Meccanica presso lÊUniversità degli Studi di Genova. Collabora con varie riviste, e in particolare con la Rivista Marittima dal 1992; dal 2006 cura la Rubrica Scienza e Tecnica. ˚ Fellow della Royal Institution of Naval Architects e Presidente della Sezione della Spezia dellÊATENA (Associazione di Tecnica Navale).
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Rivista Marittima Giugno 2018
ferraro_Layout 1 23/07/2018 10:51 Pagina 66
SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE
Mare e marinai nell’opera lirica
Renato Ferraro (*)
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BEMBO - MARIO ROMOLI_Layout 1 19/07/2018 15:47 Pagina 74
SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE
MARIO ROMOLI
pittore di Marina Paolo Bembo (*)
(*) Contrammiraglio in ausiliaria, laureato in Scienze Marittime e Navali presso lÊUniversità di Pisa, in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso lÊUniversità di Trieste, ha conseguito successivamente un Bachelor of Sciences in Liberal Arts alla University of the State of New York. Dal 2008 è direttore responsabile della rivista Lega Navale. Collabora con la Rivista Marittima dal 1985.
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Rivista Marittima Giugno 2018
Ottonello(N.V.e correzioni)-Cina Parte prima&seconda_Layout 1 19/07/2018 15:50 Pagina 80
STORIA E CULTURA MILITARE
La diplomazia delle cannoniere nelle guerre dell’oppio Aggressività economica contro protezionismo, imperialismo contro isolazionismo nella Cina del XIX secolo Sopra: Canton, le 13 fabbriche (Fonte: en.wikipedia.org). Nella pagina a destra: navi dell’oppio (Fonte: history105.libraries.wsu.edu).
Italo Ottonello (*)
L
a ragione principale della pressione esercitata dall’imperialismo (1) occidentale (europeo e americano) sulla Cina del XIX secolo, fu essenzialmente economica. A un’accresciuta richiesta di prodotti cinesi da parte dei mercati occidentali — tè, argenti, sete e porcellane — non faceva riscontro un’adeguata di-
(*) Contrammiraglio in congedo assoluto. Ha prestato servizio come ufficiale del Genio Navale dal 1956 al 1993 in destinazioni dÊimbarco su unità navali e presso gli Enti Centrali della Marina Militare con incarichi di carattere tecnico-logistico. Cultore delle tradizioni marinare e degli aspetti della vita di mare allÊepoca della vela, in particolare nella Marina britannica dei tempi di Nelson. Collabora con la Rivista Marittima dal 1985.
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Rivista Marittima Giugno 2018
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RUBRICHE
Osservatorio internazionale Maggio 2018
Stati Uniti: i nuovi arrivati
a cominciare dal tentare di ricompattare un Dipartimento di grande peso e influenza, colpito in pieno dalle dure politiche di «ristrutturazione» volute da Tillerson, forse non in grado di gestire e considerare strutture articolate e complesse, differentemente dalla sua gestione della Exxon. Ma i veri test per l’ex direttore della CIA, Mike Pompeo, sono i dossier di Corea del Nord, Russia, Cina, Iran, Siria, Europa/NATO, Venezuela, com-
Dopo 15 mesi di presidenza Trump, grandi cambiamenti continuano a essere in corso nei teams che gestiscono la politica estera e di sicurezza. Tra i più visibili sono l’arrivo del nuovo Segretario di Stato Mike Pompeo e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton.
Il Presidente americano Donald Trump assieme al segretario della Difesa James Mattis. In alto: la rappresentante permanente alle Nazioni Unite, la statunitense Nikki Haley. Accanto, a partire da sinistra: l’attuale Consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, il Presidente Trump e il vice presidente Mike Pence (Fonte: en.wikipedia.org).
Questi due forti players rischiano di rubare spazio (e influenza) a tre personalità che sono emerse dal caos del primo anno e del vuoto politico conseguito, quali Nikki Haley, Jared Kushner e James Mattis. Tuttavia questa possibilità mantiene elementi di fragilità alla luce di quanto accaduto con il predecessore di Pompeo, Rex Tillerson, che ha lasciato il Dipartimento di Stato dopo essere stato pubblicamente sconfessato almeno un paio di volte dal suo Capo di Gabinetto (il Presidente stesso). Pompeo ha di fronte sfide colossali,
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mercio internazionale, trattati internazionali, senza contare forse il più difficile, il carattere spesso imprevedibile del Presidente. Tutto questo avviene quando l’ambasciatore delle Nazioni Unite Nikki Haley e l’advisor presidenziale Jared Kushner non appaiono più nel firmamento della sicurezza nazionale, nonostante alcuni indubbi successi nella messa in opera di punti forti dell’agenda del Presidente Trump. L’affascinante e abile Nikki Haley ha imposto in brevissimo tempo un robusto ta-
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Rivista Marittima Giugno 2018
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RUBRICHE
Marine militari AUSTRALIA Il programma «SEA 1448 Phase B» entra nel vivo
mento. Il fermo nave comprende anche l’ammodernamento previsto dal programma «SEA 1442 Phase 4», destinato all’introduzione di un sistema integrato per le comunicazioni di nuova generazione fornito dal gruppo Leonardo, attraverso la controllata Selex ES Australia Pty Ltd. Tale suite include comunicazioni esterne in radio frequenza e comunicazioni tattiche interne, un sistema «in linea di orizzonte» ad alta velocità e un innovativo software di gestione delle comunicazioni. Il programma «SEA 1442 Phase 2» getta le basi per un’architettura navale di riferimento per le future comunicazioni tattiche della Royal Australian Navy, contribuendo alla digitalizzazione della rete e il networking in ambito marittimo a livello interforze. La fregata Arunta (FFH 151) è previsto ritorni in servizio verso la fine del 2019, mentre le rimanenti sette unità completeranno la medesima attività entro il 2023.
Nell’ambito del contratto «contenitore» per il mantenimento in servizio e l’ammodernamento delle fregate classe «Anzac» o AMCAP (Anzac Midlife Capability Assurance Program), il team industriale capocommessa denominato WAMA (Warship Asset Management Agreement) e comprendente le società BAE Systems Australia, Saab Australia e la joint-venture NSMA (Naval Ship Management Australia) fra le società UGL e Babcock, è entrato nel vivo del programma «SEA 1448 Phase B Air Search Radar». Quest’ultimo prevede il rimpiazzo del radar da ricerca volumetrica a lunga portata Raytheon «SPS-49», del sistema IFF e radar secondario a bordo delle fregate classe «Anzac» con il radar a facce fisse a scansione elettronica attiva in banda «L» denominato «CEAFAR2-L» e sviluppato dalla società australiana CEA Varato l’ultimo caccia della classe «Hobart» Technologies. Nell’ambito di tale programma, il team Il terzo e ultimo caccia per la difesa aerea della WAMA ha recentemente rimosso l’albero che ospitava classe «Hobart» è stato varato il 19 maggio 2018 presso il radar convenzionale con antenna rotante «SPS-49» il cantiere navale di Osborne vicino ad Adelaide dal sulla prima unità della team industriale AWD, classe. Si tratta della capitanato dal gruppo fregata Arunta (FFH cantieristico ASC, Ray151), ai lavori presso il theon Australia, Navancantiere BAE Systems tia Australia e il Australia di Henderson, Dipartimento della Diattività che comprenfesa australiano. Si derà in aggiunta all’intratta dell’unità Sydney stallazione del nuovo (DDGH 42) che segue albero e radar «CEAnell’arco di tre anni le FAR2-L» anche un unità gemelle Hobart nuovo sistema IFF e (DDGH 40) e Brisbane radar secondario con (DDGH 41). Il caccia modalità di funzionacontinuerà l’allestimento «5» ed «S» e la Il terzo e ultimo caccia per la difesa aerea della classe «Hobart» è stato varato il 19 mento prima dell’inizio maggio presso il cantiere navale di Osborne vicino ad Adelaide dal team industriale loro integrazione con il AWD. Si tratta del caccia SIDNEY (DDGH 42), qui ripreso (Fonte: Dipartimento della delle prove a mare il Difesa australiano). sistema di combattiprossimo anno.
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Marine mercantili Infrastrutture e operazioni portuali: prime misure dell’Autorità di regolazione dei trasporti Dal 31 maggio 2018 le Autorità di sistema portuale (di seguito «AdS») devono conformarsi alla delibera dell’Autorità di regolazione dei trasporti (di seguito «Autorità») del 30 maggio 2018, n. 57 (Metodologie e criteri per garantire l’accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture portuali. Prime misure di regolazione), che individua i criteri per il rilascio di concessioni di aree/banchine portuali, di autorizzazioni allo svolgimento di operazioni/servizi portuali nonché per l’esercizio delle connesse attività di vigilanza e verifica (1). Ciò in forza dell’articolo 37 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici), convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, secondo cui l’Autorità garantisce «l’efficienza produttiva delle gestioni e il contenimento dei costi per gli utenti, le imprese e i consumatori, condizioni di accesso eque e non discriminatorie alle infrastrutture ferroviarie, portuali, aeroportuali e alle reti autostradali». Contenuti della delibera: a) concessioni di aree e banchine portuali Fatto salvo l’obbligo di riservare parte degli spazi operativi alle imprese non concessionarie (2), le aree oggetto di concessione sono individuate in base alle previsioni del piano regolatore di sistema portuale (Prsp) e alle relative destinazioni d’uso, nel rispetto delle seguenti condizioni: a) non sono ammesse limitazioni non giustificate; b) la durata delle concessioni e il livello dei canoni sono commisurati agli impegni in termini di volumi e tipologia di investimenti (Riquadro); c) le concessioni sono affidate con procedura di selezione a evidenza pubblica, previa pubblicazione di un avviso (3) che individui almeno:
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Canoni demaniali I canoni concessori si compongono di: — una componente fissa, proporzionale all’estensione delle aree interessate, che tiene conto dell’ubicazione, dello stato e del livello di infrastrutturazione di tali aree, nonché dei vincoli/vantaggi da questi derivanti e del grado di partecipazione alla realizzazione delle infrastrutture portuali; — una componente variabile, determinata mediante meccanismi incentivanti volti a perseguire una migliore efficienza produttiva, energetica e ambientale delle gestioni e il miglioramento dei livelli di servizio, tra i quali, il tempo medio di giacenza delle merci nelle aree di stoccaggio, il livello di efficienza energetica e ambientale dell’intero ciclo portuale, il livello di produttività per unità di superficie di sedime portuale oggetto di concessione e il livello di efficienza delle operazioni di trasferimento del carico su ferrovia. Livello, quello dell’efficienza del trasporto ferroviario portuale, «premiato» dall’articolo 47, comma 11quater del decreto legge 24 aprile 2017, n. 50 (Disposizioni urgenti in materia finanziaria), convertito con modificazioni dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, secondo cui ciascuna AdS «può riconoscere […] una progressiva diminuzione dei canoni di concessione in funzione del raggiungimento di specifici obiettivi di traffico ferroviario portuale generato da ciascuna area o comunque ad essa riconducibile».
- modalità e termini idonei a garantire l’effettiva partecipazione al procedimento (4); - la durata massima della concessione; - criteri predeterminati di selezione delle domande, con le relative ponderazioni, quali pesi e punteggi degli elementi tecnici ed economici, che valorizzino i piani di investimento e tempi di realizzazione nonché gli obiettivi da raggiungere e la capacità di fornire un ciclo completo di operazioni; - criteri e modalità per procedere a eventuali aggiornamenti intermedi delle concessioni di maggiore durata; d) indicazione, negli atti di concessione, di penali, sanzioni, cause di decadenza o di revoca della con-
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Rivista Marittima Giugno 2018
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Storie di mare LANZAROTTO MALOCELLO: IL PASSATO RIAFFIORA Per parlare di nomi posti sulla fiancata d’una nave dovremo giungere all’età moderna. C’è un’evoluzione simbolica sulle navi: dai disegni si passa ai nomi. I due luoghi simbolo delle navi d’un tempo, naturalmente anche letterarie, erano la poppa e la prua. In un certo senso esprimevano due diverse solitudini: sulla prua si stagliava l’infinito tutto da attraversare; in esso era compresa anche quella quota di divino da raggiungere, verso cui approssimarsi, condizione che da sempre si coglie sul filo d’orizzonte. Questo, naturalmente, deve aver riguardato tutti gli uomini di mare, quelli delle navigazioni storicamente accertate ma anche quelli che sono comparsi sulle navi di Daniel Defoe, Conrad, Melville, Poe. La poppa, viceversa, era la vita alle spalle, ciò che si era attraversato e di cui soltanto una lunga scia, a volte ricamata di spuma, resisteva come sentiero sull’acqua. La poppa era il divenire archiviato, gli Annali di bordo scritti mentalmente da tutti i marinai, diversi dal grande libro di navigazione composto dal Comandante. Sulla prua c’erano uomini con il cuore denso di speranza mentre a poppa ci sembra di poter dire che «i conti con la vita» s’erano già fatti e un certo di-
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sincanto era al sommo. Per il nostro sentire, l’interrogativo da porsi è sempre stato questo: quale di queste due estremità prediligeva il Comandante? Governare la nave non richiedeva preferenze ma nell’io profondo, ne siamo certi, la scelta l’aveva fatta. Da una parte egli pendeva: gravitare a poppa era per lui come ritornare indietro nel tempo, all’età giovane. Al contrario, puntare l’orizzonte era certamente un mantenere vivo lo spirito per confermare il proprio ruolo, la propria autorità a bordo; ma è anche vero che l’orizzonte da raggiungere — il futuro —avrebbe sottratto all’esistenza del Comandante altro tempo, consumandone la vita. La poppa era forse la terra lasciata e la prua l’immenso tutto da scoprire? Aveva il Comandante (il nostro, quello letterario che al momento ci sostiene) una preferenza come orario su l’uno e l’altro punto della nave? E di notte, era ancora valida questa distinzione tra il già attraversato e la rotta da seguire e l’oceano da affrontare? Serviva ancora guardarsi le spalle? Da qui l’ottimismo dello stare a prua e la malinconia di chi si posizionava a poppa. È indubbio che l’elemento poetico trascina lontano e addirittura riesce ad analizzare ogni singolo angolo, lato, cabina, ponte, cantuccio, rialzo, torretta d’una nave. Il sapiente delle navigazioni è stato colui che s’è mosso e ha soggiornato su tutti questi luoghi. La sua anima ne è pregna e sa benis-
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Rivista Marittima Giugno 2018
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C he cosa scrivono gli altri «La Fine degli Stati» INTERNAZIONALE, A. 25, N. 1254, 4 MAGGIO 2018
Lo scrittore angloindiano Rana Dasgupta, in un caustico articolo apparso originariamente sulle colonne del prestigioso quotidiano inglese The Guardian e adesso riproposto dal settimanale in parola, che ci presenta sistematicamente — come noto — il meglio della stampa internazionale, affronta il tema attualissimo della «fine degli Stati». L’assunto generale che «il sistema tradizionale basato sugli Stati-nazione è in crisi e il ritorno del nazionalismo in tutto il mondo è l’ultimo sintomo del suo inarrestabile declino». In estrema sintesi, le strutture politiche del Novecento stanno affogando in un mare magnum di deregolamentazione finanziaria, tecnologia sempre più autonoma e incalzante, militanza religiosa e crescente rivalità tra le grandi potenze. Il tutto mentre nel mondo ex-coloniale le «nazioni» stesse si spaccano, nascono le milizie tribali itineranti, sotto-stati e super-stati etnici e religiosi. Un contesto che mette dunque in crisi il concetto stesso di «comunità internazionale», quale si era affermata già con la Società delle Nazioni dopo la Grande Guerra, con l’affermazione del principio di autodeterminazione dei popoli, tanto che «il sistema degli Stati-nazione si è trasformato in un far west senza regole, che sta provocando la reazione nichilista dei paesi storicamente più deboli e sfruttati». E niente descrive la crisi del sistema degli stati-nazione meglio dei 65 milioni di profughi che ci sono oggi nel mondo! L’Autore ci ricorda come lo Stato-nazione sia stato «inventato» dall’Europa che, ponendo fine alla guerra dei Trent’anni con la pace di Vestfalia del 1648, con l’introduzione del principio di sovranità territoriale. «Dato che il trattato impediva di
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fatto conquiste su larga scala nel continente, le nazioni europee puntarono al resto del mondo. In patria, i dividendi del saccheggio coloniale si tradussero nella creazione di stati forti con solide burocrazie e sistemi politici democratici: in sintesi il modello della vita europea moderna. In ambito alla collettività veniva fatta una promessa: lo sviluppo spirituale e materiale dei cittadini e della nazione». E proprio il «tradimento» di questa promessa morale, a cui abbiamo assistito negli ultimi quarant’anni — sottolinea l’Autore — ha spinto i popoli dell’Occidente a guardarsi intorno in cerca di nuovi valori in cui credere, tanto più che la distruzione dell’autorità dello Stato a vantaggio del capitale e dei mercati internazionali ha finito per rappresentare la cifra di quella «rivoluzione finanziaria e tecnologica» che caratterizza la nostra epoca. Si verifica così anche in Occidente quello che i paesi più poveri del mondo avevano da sempre sperimentato: governi controllati da forze «esterne» e in grado di esercitare un’influenza solo parziale nelle questioni nazionali. «Ed è per questo che i governi occidentali tentano disperatamente di dimostrare quello che tutti ormai mettono in dubbio: cioè di avere ancora il controllo della situazione». Di qui la messa in campo di «sentimenti forti» con la narrativa del «sacro egoismo nazionale» dell’America First del presidente Trump, la xenofobia, la politica muscolare e bellicista alla Putin, con l’invasione della Crimea definita «illegittima e illegale» dalla comunità internazionale. In un tale contesto non certo fausto, per cercare di arginare, sia concretamente che simbolicamente, la crisi degli Stati-nazione, l’Autore, senza nessun piglio didascalico o soluzioni preconfezionate, ventila tre possibili «direzioni» di ricerca. La prima è quella della regolamentazione della finanza internazionale (atteso che i grandi motori della crescita sono organizzati in maniera da eludere i sistemi fiscali nazionali). La seconda è rappresentata dalla necessità di una «democrazia globale flessibile», in modo da far sì che le turbolenze a livello nazionale non portino inevitabilmente al collasso del sistema globale. E in merito il Nostro non esita a riconoscere come l’Unione europea possa essere
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Recensioni e segnalazioni Operation Sophia
Fighting the smugglers to protect human life Lupetti Editori Milano 2018, Pagg. 136, Euro S.I.P.
Raccontare per sole immagini ciò che è stato e continua a essere l’Operazione EUNAVFOR MED «SOPHIA» è senz’altro impresa non da poco. Immortalare attraverso le foto le più disparate situazioni vissute sul mare affinché diano, a chi le osserva, il senso di ciò che significa il notevole dispiegamento di mezzi e uomini apportatori di alta professionalità nella gestione dei flussi migratori è una sfida già vinta in partenza e il volume qui presentato ne è la riprova lampante. Il libro, dedicato alle donne e uomini che sono coinvolti nell’Operazione, si presenta con uno stile editoriale di pregio a partire dalla copertina su cui risalta la scritta «Fighting the smugglers to protect human life» ossia combattere i contrabbandieri per proteggere la vita umana, che riassume ciò che è il target e lo scopo della Task Force inter-europea. Inoltre, all’interno, le immagini a tutta pagina sono impreziosite da effetti grafici inusuali e accattivanti come la cosiddetta verniciatura «spot”», lucida od opaca che esalta i dettagli delle foto ed enfatizza il messaggio che le immagini vogliono trasmettere. Era il 20 aprile del 2015 quando il Consiglio Europeo, su proposta dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, definiva il forte impegno ad agire al fine di evitare tragedie umane derivanti dal traffico di esseri umani attraverso il Mediterraneo. Da qui l’Operazione denominata SOPHIA, dal nome di una bambina somala nata su una nave da guerra tedesca in missione di soccorso vicino alle coste libiche, che si prefiggeva lo scopo di adottare misure sistematiche per individuare, fermare e mettere fuori uso imbarcazioni e
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mezzi usati dai trafficanti di esseri umani nel pieno rispetto del diritto internazionale oltre a contribuire alla salvaguardia della vita umana in mare in coordinamento con altri dispositivi navali. Una Task Force cui oggi partecipano 27 su 28 Nazioni europee; unica rinunciataria la Danimarca, in accordo alla sua legislazione interna. Il Comando è stato affidato all’ammiraglio di divisione della Marina Militare italiana Enrico Credendino che dall’European Union Naval Force di Roma, il Quartier Generale, comanda e coordina appunto l’Operazione grazie all’opera di uno staff internazionale di 175 uomini suddiviso in diverse «cellule» specializzate, ognuna in un compito specifico. In mare invece il dispositivo aeronavale vede impegnati i diversi assetti aerei e navali che i singoli Paesi mettono a disposizione sotto un comando tattico anch’esso italiano che oggi alza l’insegna su Nave San Giusto, flagship dell’Operazione. Nel libro poi si menzionano due fasi sulle quattro in cui è suddiviso il programma dell’Operazione che è stata confermata fino al 31 dicembre 2018. In particolare la fase due, iniziata nell’ottobre 2015 è stata ulteriormente suddivisa in una fase in alto mare, attualmente in corso e che prevede i fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti di imbarcazioni sospette e un’altra fase in acque territoriali libiche che potrà però iniziare solo a seguito di una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell’invito del relativo Stato costiero. In previsione una terza fase volta a neutralizzare le imbarcazioni e le strutture logistiche usate dai trafficanti sia in mare che a terra e che necessita anch’essa di una Risoluzione dell’ONU e il consenso del corrispondente Stato costiero, infine una fase quattro di riassegnazione. I positivi risultati di questo sforzo immane dell’Unione Europea nel contrasto dell’illegalità in mare possono trovare conferma nelle dichiarazioni riportate all’interno del volume, partendo dai dati numerici menzionati dall’allora Presidente del Consiglio Gentiloni nel dicembre 2017: «Siamo davvero soddisfatti dei risultati ottenuti dalla missione SOPHIA, della capacità di identificare 130 trafficanti di esseri umani, di neutralizzare circa 600 imbar-
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Le capacità marittime nazionali nello scenario geopolitico. Il secolo della «Blue economy»