Rivista Marittima - Giugno 2019

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GIUGNO 2019

RIVISTA

MARITTIMA MENSILE DELLA MARINA MILITARE DAL 1868

SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. ART. 1 COMMA 1 N° 46 DEL 27/02/04) - PERIODICO MENSILE 6,00 €

* RIVISTA MARITTIMA *

GIUGNO 2019 - Anno CLII

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Cerimonia del passaggio di consegne del Ca.SMM La nascita dell’Istituto italo-cinese Oliviero Diliberto

Sistema del diritto romano comune in Cina Sandro Schipani

Case study: gli incidenti navali nel Golfo Persico Giancarlo Elia Valori


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Sommario PRIMO PIANO

5 Cerimonia del passaggio di consegne del Ca.SMM

PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE

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Mar Cinese Meridionale: una disputa senza tempo

Paola Giorgia Ascani

16 La nascita dell’Istituto italo-cinese Oliviero Diliberto

22 Sistema del diritto romano comune in Cina Sandro Schipani

36 La Santa Sede e la Cina: da «prove tecniche» di dialogo a un accordo mirante l’armonia

66 «L’altra» Marina cinese: 70 anni di evoluzione della Republic of China Navy (ROCN)

Danilo Ceccarelli Morolli

Giuliano Da Frè

STORIA E CULTURA MILITARE

76 Presenza Forze Navali italiane in Estremo Oriente Marco Sciarretta

80 La missione navale italiana in Cina (1935-1938) Fabio De Ninno

86 Casinò, corazzate e casseforti Claudio Rizza

RUBRICHE

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I rapporti tra Cina Popolare e Taiwan dal 1949 a

oggi Rodolfo Bastianelli

52 Case Study - Gli incidenti navali nel Golfo Persico Giancarlo Elia Valori

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Focus diplomatico Osservatorio internazionale Marine militari Che cosa scrivono gli altri

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RIVISTA

MARITTIMA MENSILE DELLA MARINA MILITARE DAL 1868

EDITORE

UFFICIO PUBBLICA INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE DIREZIONE E REDAZIONE Via Taormina, 4 - 00135 Roma Tel. +39 06 36807248-54 Fax +39 06 36807249 rivistamarittima@marina.difesa.it www.marina.difesa.it/media-cultura/editoria/marivista/Pagine/Rivista_Home.aspx

DIRETTORE RESPONSABILE Capitano di vascello Daniele Sapienza

CAPO REDATTORE Capitano di fregata Diego Serrani

REDAZIONE Danilo Ceccarelli Morolli Raffaella Angelino Gianlorenzo Pesola

IN COPERTINA: Palazzo Marina, 21 giugno 2019. Un momento della cerimonia di avvicendamento del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare (Ca.SMM).

SEGRETERIA DI REDAZIONE Massimo De Rosa Gaetano Lanzo

UFFICIO ABBONAMENTI E SERVIZIO CLIENTI

GIUGNO 2019 - anno CLII

Carmelo Sciortino Giovanni Bontade Tel. + 39 06 36807251/48 rivista.abbonamenti@marina.difesa.it

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CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ AUTORIZZATA

HANNO COLLABORATO: Professor Oliviero Diliberto Professor Sandro Schipani Professor Danilo Ceccarelli Morolli Dottor Rodolfo Bastianelli Professor Giancarlo Elia Valori Dottoressa Paola Giorgia Ascani Dottor Giuliano Da Frè Capitano di fregata Marco Sciarretta Professor Fabio De Ninno Capitano di fregata Claudio Rizza Ambasciatore Mario E. Maiolini, Circolo di Studi Diplomatici Dottor Enrico Magnani Contrammiraglio (ris) Michele Cosentino Contrammiraglio (ris) Ezio Ferrante

N&C Media Snc Via S. Antonio, 1 21013 Gallarate (VA) Tel. +39 0331 1783010 www.necmedia.eu Rivista Marittima Giugno 2019


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E ditoriale

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l 21 giugno 2019, nel piazzale interno di Palazzo Marina, sede dello Stato Maggiore della Marina Militare, ha avuto luogo la cerimonia di avvicendamento del Capo di Stato Maggiore tra l’Ammiraglio di Squadra Valter Girardelli e l’Ammiraglio di Squadra Giuseppe Cavo Dragone. Un evento sobrio e, per questo motivo, elegante e solenne basato su una consolidata tradizione che culmina nel «riconoscimento» davanti alla Bandiera di Guerra della Marina Militare e delle Forze Navali. La presenza del Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Enzo Vecciarelli e di numerose, alte autorità militari, civili ed ecclesiastiche conferma, al di là della solennità del caso, il prestigio di quello che è il massimo evento per la Marina Militare tutta, così come l’assunzione del comando di una nave, qualsiasi nave, rappresenta una tappa decisiva per la vita di quell’unità e della sua gente. I passaggi formali dettati dall’ordinamento, è bene ricordarlo, sono i seguenti: il Capo di Stato Maggiore della Marina (il quale, all’atto della nomina, riveste il grado di Ammiraglio di Squadra) è nominato con un Decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione da parte del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della Difesa sentito il Capo di Stato Maggiore della Difesa. Nell’ambito della Forza Armata il «Capo» ha rango gerarchico sovraordinato nei riguardi di tutti gli ufficiali ammiragli. Il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, oltre a proporre al Capo di Stato Maggiore della Difesa il programma relativo della Forza Armata ai fini della predisposizione della pianificazione generale interforze, è anche responsabile dell’organizzazione e dell’approntamento della Marina Militare ed esercita la funzione di comando adottando i provvedimenti organizzativi secondo i dettami previsti dalla legge. In sintesi, il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare è il comandante della Forza Armata. E proprio il Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, nel suo intervento di saluto ha sottolineato come l’Ammiraglio Girardelli sia stato «l’ottimo “Comandante” di questa nave» mettendo in luce «straordinarie capacità di gestione, elaborando politiche finanziarie volte a ottimizzare l’impiego delle risorse assegnate e consolidando una coerente visione unitaria e centrale delle esigenze della Forza Armata». Il Ministro ha inoltre rimarcato come «i risultati sono sotto i nostri occhi, li leggiamo nella gratitudine del Paese, dei cittadini verso la sua Marina e nell’apprezzamento della comunità internazionale verso l’Italia». Sono parole di riconoscimento e apprezzamento di peso in un periodo, come questo, particolare e che vede la Marina impegnata sui mari di quattro continenti per contribuire alla stabilità e alla sicurezza nazionale e internazionale e a tutela dei legittimi interessi nazionali per la prosperità, la crescita e il benessere del popolo. Il Ministro della Difesa ha poi voluto sottolineare il fatto che «la barra» sia passata «in buone, anzi in ottime mani, quelle dell’Ammiraglio Cavo Dragone». SEGUE A PAGINA 4

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Anche il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Enzo Vecciarelli, ha voluto salutare «l’Ammiraglio Valter Girardelli che cede all’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone il prestigioso comando della Marina Militare dopo tre anni di guida saggia, attenta e lungimirante», rappresentando un «sicuro e solido timone per una Marina Militare, oggi dinamicamente proiettata verso il futuro e fortemente impegnata, con le altre Forze Armate, nella difesa e sicurezza della Nazione». Il nuovo Capo di Stato Maggiore, l’Ammiraglio di Squadra Cavo Dragone, ha parlato «a braccio». Poche e fortemente sentite parole, salutando la propria famiglia in «una delle poche volte» in cui è riuscito, per motivi di servizio, a vederla riunita. Ha poi voluto dedicare questo importante momento ai trentotto compagni del corso «Invicti» dell’Accademia Navale, che persero la vita nel disastro aereo del Monte Serra, il 3 marzo del 1977. Un incidente che vide anche la perdita dell’Ufficiale accompagnatore dell’Accademia Navale, il Sottotenente di Vascello Emilio Attramini, e dei cinque componenti dell’equipaggio dell’Aeronautica Militare. Un momento sincero e profondo interrotto dall’applauso del pubblico, a conferma del fatto che si tratta di sentimenti profondi che caratterizzano l’anima della Forza Armata e, più in generale, della nostra cultura. Per concludere, come sottolineato dallo stesso Ammiraglio Cavo Dragone nel corso del suo sintetico intervento, lasciamo a questo punto la plancia della Rivista Marittima all’Ammiraglio Girardelli il quale, nel proprio intervento di commiato, qui di seguito riportato integralmente, ha tracciato il quadro completo di tre anni di prestigiosa e impegnativa navigazione della Marina Militare su tutti i mari del mondo. Sono parole che incominciano da Capo di Stato Maggiore della Marina Militare e che concludono da vecchio uomo di mare: «Ora il vecchio marinaio saluta la nave e il suo equipaggio e porta con sé i ricordi più belli. Grazie». «Buon vento e mari calmi» Ammiraglio Girardelli. DANIELE SAPIENZA Direttore della Rivista Marittima


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CERIMONIA DEL PASSAGGIO DI CONSEGNE DEL Ca.SMM L’intervento dell’Ammiraglio di Squadra Valter GIRARDELLI

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endo deferente omaggio, e mi inchino davanti alla bandiera di guerra della Marina Militare e delle Forze Navali, ricordando, con riverenza, tutti coloro che per essa hanno dato la propria vita o sofferto traversie personali e famigliari. Mi richiama l’osservanza che ad essa ho riservato in 45 anni di servizio attivo e che da sempre ci ispira. Signora Ministro della Difesa, Le rivolgo un saluto cordiale, riconoscente e, mi permetta, affettuoso, grati per aver voluto presiedere questa cerimonia, conferendo ad essa solennità, condivisione e partecipazione. Indirizzo, con ossequio, un doveroso cenno al Presidente della Repubblica, comandante supremo delle Forze Armate, per la fiducia che mi ha voluto riservare in occasione della mia nomina, tre anni fa, a Capo della Marina. Saluto gli onorevoli rappresentanti del Parlamento, le Autorità di governo, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, le autorità civili, religiose, delle magistrature, militari (in particolare i Capi di SM dell’Esercito e dell’Aeronautica, il Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, il Segretario generale della Difesa), i rappresentanti delle Marine amiche e alleate, le rappresentanze delle associazioni combattentistiche e d’arma, l’associazione nazionale marinai d’Italia, la Lega Navale Italiana, la rappresentanza militare e i rappresentanti sindacali del comparto, i rappresentanti della pubblica informazione, ma soprattutto, gli ufficiali, i sottufficiali, i graduati, i marinai, di ogni ordine e grado, in servizio e non, il personale civile, presenti oggi nel cortile di palazzo Marina o che ci seguono, a distanza attraverso i moderni sistemi di comunicazione in tempo reale, ma è come se fossero qui presenti. Riservo un cordiale saluto a tutti i gentili ospiti intervenuti numerosi nonostante le condimeteo non proprio maneggevoli… siamo marinai da sempre avvezzi a confrontarci con esse… Grazie. Il passaggio di consegne è un rito militare carico di significati, soprattutto per coloro che lo debbono svolgere.

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Accende in me una folla di pensieri, di immagini, di personaggi, che appartiene alla mia vita e che mi regala emozioni forti. La cerimonia di oggi non è, non deve essere un punto di arrivo, ma di partenza, sia per i protagonisti, sia, soprattutto per la Marina: i protagonisti, tutti passano, la Marina, con i suoi mezzi, le sue donne, i suoi uomini, rimangono e rappresentano il futuro delle Forze Armate, dell’Italia, di tutti noi cittadini. Ad essa, alla Marina, debbono essere riservate le migliori energie, fisiche e intellettuali: debbono essere riservate soprattutto ai 1.858 marinai che ora, in questo momento, e che saluto, come saluto l’intera Squadra Navale, si trovano in mare, sotto il mare, in cielo, su terra per svolgere con passione, determinazione, disponibilità, perseveranza il loro servizio all’Italia. Non esporrò, per rispetto e stima verso di loro, verso voi tutti, profili di consuntivo e il bilancio (il giudizio sull’operato non è mai del soggetto interessato ma degli altri), non narrerò quanto mi è successo, sì mi è successo, in 45 anni di servizio e professione, ma cercherò di ringraziare tutti coloro i quali hanno fatto sì che ciò avvenisse, … Sperando che coloro che involontariamente dimenticherò continuino a riservarmi la loro cordialità … Innanzitutto i miei compagni di corso, i componenti del Corso ELEUTHEROS, oggi qui numerosi, con i quali dal 1974 abbiamo insieme iniziato, sviluppato, consolidato, concluso una bellissima avventura, che comunque continuerà per tutta la vita. Poi, i superiori, i collaboratori, gli uomini e le donne, i militari della Marina, di bordo e di terra, ma sempre costituente quel grandissimo equipaggio a connotato operativo, logistico, formativo, delle capitanerie di porto/ guardia costiera, che ho incontrato e con cui sono entrato in relazione durante il mio servizio: loro mi hanno dato più di tutti, soprattutto quando, con spirito critico, mi hanno convinto che «solo chi non ha idee, non le cambia». A loro sono grato e riconoscente e li ringrazio. Ringrazio il personale civile, perla/nicchia di eccel-

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CERIMONIA DEL PASSAGGIO DI CONSEGNE DEL Ca.SMM lenza della Difesa e della Marina, di cui stimo il grande valore e le diversificate professionalità: senza di loro le navi non prenderebbero il mare e la struttura organizzativa non rileverebbe efficienza, efficacia, vicinanza a chi svolge compiti operativi. Ringrazio il personale delle altre Forze Armate e forze di polizia: nei 15 anni trascorsi in ambiente interforze ho scoperto, sì ho scoperto, che esistono metodi per affrontare e risolvere i problemi non solo con l’approccio «blue navy» ma con ragionamento e pensiero «esercito, aeronautico, carabinieri, dirigenti civili-centrico», altrettanto efficace e pragmatico: questo è il vero valore aggiunto dell’approccio interforze. Approccio interforze, e mi sia consentita, Signora Ministro, una riflessione, una ponderazione sincera e fraterna: approccio interforze non è mettere tutti assieme sic et simpliciter, certamente in buonafede, ma valorizzare, con fiducia e rispetto «chi sa fare meglio che cosa». Dopo tanti anni, sono ancora più convinto che le Forze Armate siano genuine portatrici di culture, collegate ma distinte. Tutto è interrelato, ancorché separato, lo spazio, il dominio, il tempo: la grande sfida di vincere, e sarà vinta, è coniugarli in positivo. Il tempo fa crescere nell’ambiente di ciascuna Forza Armata un patrimonio straordinariamente ricco. È una identità ulteriore che deve essere conservata, sostenuta, condivisa e proiettata nel futuro, evitando approcci antistorici e non identitari. Si devono integrare le identità, le specificità ci fanno più forti, mai ridurle sull’ara della omologazione, magari inconsapevole, di sovrastruttura. Significa, in sintesi, esaltare la militarità della nostra divisa, dei nostri colori così ben diversificati e rappresentati in tribuna, esaltare la nostra carta fondante, la costituzione. La Marina integra la condizione di militare con quella dell’homo navigante e non solo. La Marina è Forza Armata interforze per definizione, per vocazione, per missione, è sempre stata, è e sarà sempre pronta e disponibile a dare impulso all’approccio interforze, vero fattore sensibile di fiducia, rispetto, conoscenza e professionalità. Sono, pertanto, fiducioso e, anzi, certo che le future generazioni sapranno rendere merito all’impegno, alla dedizione, alla competenza del nostro personale, militare e civile, e costituire propulsione per ulteriori successi per la sicurezza della nostra nazione e dei suoi cittadini.

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Mi sento, inoltre, di ringraziare i Ministri della Difesa della Repubblica con i quali, in oltre 18 anni di destinazioni comunque interforze e interministeriali sono entrato in relazione. Cito, in ordine inverso temporale: — Lei, Sig.ra Ministro Elisabetta Trenta, con la quale intenso è stato lo scambio in questo complesso momento politicomilitare. Grazie per l’attenzione che da subito ha dedicato, dedica e sono certo vorrà dedicare alla Marina, riconoscenti dell’indirizzo per una coerente e pragmatica integrazione interforze della componente operativa (aero)marittima; — il Ministro Roberta Pinotti non solo per la straordinaria esperienza professionale e umana, come Capo di Gabinetto, ma soprattutto per l’inattesa designazione quale capo della Marina: sono momenti indelebili nella memoria e carichi di profondi significati; — i Ministri Mauro, Di Paola (che saluto), La Russa, Parisi (che saluto), Martino e Mattarella, con i quali ho avuto il privilegio di interagire per gli incarichi che ricoprivo e nei quali ho sempre trovato ascolto e considerazione istituzionale. Ampi e diversificati, proprio per i citati incarichi interforze, i rapporti con la dirigenza dei due rami del Parlamento, di palazzo Chigi, del MAECI, del MEF, del MISE, del MIUR e altri Dicasteri: in essi ho sempre trovato interlocutori attenti e compartecipi alle tematiche e alle esigenze della Difesa e della Marina. Li ringrazio per l’attenzione che hanno posto. Ritorno con il pensiero agli uomini e donne della Marina. Sono loro la Marina, sono loro che: — Armano le navi (le portaerei, i cacciatorpediniere, le fregate, i pattugliatori, le unità anfibie, i cacciamine, i sottomarini, le unità idrografiche, il naviglio ausiliario, i rimorchiatori portuali, il Vespucci, il Palinuro, le navi a vela minori e tanto altro …); — Sono loro che Formano gli equipaggi degli elicotteri, degli aerei, degli F-35B JSF STOVL, dei pattugliatori aerei a lungo raggio P72A; — Sono loro che Alimentano i fanti della Brigata Marina San Marco, i palombari, gli arditi incursori, gli ingegneri, gli Idrografi, i Medici, i Commissari, i Cappellani militari; — Sono loro che Lavorano: - Nelle basi navali, negli arsenali, negli stabilimenti di lavoro, nei depositi munizioni e combustibili, nei centri tecnici, nelle direzioni di intendenza amministrativa e del genio Marina;

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CERIMONIA DEL PASSAGGIO DI CONSEGNE DEL Ca.SMM - Nello SMM e negli enti centrali, negli istituti e nelle scuole di educazione, formazione e studio; - sulle unità e negli uffici delle capitanerie di porto/guardia costiera. Loro, voi tutti avete garantito da esperti e imperturbabili Marinai sul mare, sotto il mare, in cielo, su terra le missioni e i compiti che vi sono stati affidati, con costi, impegni, sacrifici, rinunce evidenti, ma con spirito di disponibilità e di servizio. La Marina di oggi, grande e stimata nel mondo, è una Marina di primissimo livello, di serie A, tra le più importanti, come la nostra Nazione, e lo sarà sempre di più proprio per merito vostro, è e sarà capace di operare in tutti i mari, gli oceani del mondo, artico compreso, rendendo sicuro il mare, influenzano dal mare gli accadimenti su terra. Quello che abbiamo oggi, in termini di assetti operativi, di linee operative, di sistemi all’avanguardia, per slancio tecnologico e innovativo, di riconosciuta leadership regionale con proiezione globale, deriva dalla lungimiranza, dalla saggezza e dalla perseveranza dei nostri avi (cito e ringrazio i CaSMM emeriti, presenti oggi numerosi: rappresentano i 50 Capi che mi hanno preceduto). Donne e uomini della Marina, sono certo che voi saprete mantenere e anzi conferire ulteriore impulso, incrementare queste nostre capacità, seguendo i piani e programmi già ben definiti, percorribili, sostenibili per il continuo rinnovo e ammodernamento delle linee operative, così come delle infrastrutture e del sostegno al personale. Lo richiede l’Italia, lo richiede il ruolo che vogliamo mantenere, lo richiede il vostro desiderio di fare sempre meglio, con nuovi mezzi, con nuove navi, con nuovi sistemi, con nuove infrastrutture, che, insieme alla nostra industria strategica di eccellenza, saprete, con fermezza, determinazione e tenacia, progettare, finanziare e realizzare, anche in cooperazione internazionale. In tale contesto, la designazione quale Capo della Marina dell’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone costituisce scelta strategica, abilitante, funzionale e prospettica. A lui mi lega ultraquarantennale stima, conoscenza, amicizia e reciproco rispetto. Le sue doti di comando (volutamente non uso il termine leadership in quanto riduttivo), di preparazione, di capacità a tutto tondo, di entusiasmo, direi di ardore, costituiscono

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la cifra distintiva del suo valore. Caro Pino, Ti auguro, di cuore e con fraterno slancio e condivisione, ogni bene e successo nella nobile, rinnovata, meravigliosa funzione che oggi assumi: i venti e i mari ti siano favorevoli, per proiettare la Marina verso traguardi sempre più ambiti e sfidanti, là oltre l’orizzonte che ci appartiene. Mi corre l’obbligo, prima di chiudere, approfittando comunque della vostra pazienza e comprensione, di completare i ringraziamenti con due specifici accenni. Il primo, ai frequentatori della 53ma sessione IASD del 2001/2002, oggi presenti. Ho trovato in loro la sintesi non solo dell’amicizia, magari maturata in «tarda età», ma il vero spirito internazionale, interforze, interministeriale e interagenzia, vista l’attivazione, proprio dal 2011 della 1a sessione speciale con la partecipazione di dirigenti civili, ministeriali e industriali ad ampio spettro. Le relazione, i rapporti, la mutua fiducia nata e consolidata durante la sessione hanno costituito, per oltre 18 anni, fattore qualificante e strategico per le scelte apicali e concrete in quello che costituisce vero esempio e migliore pratica dell’approccio olistico, onnicomprensivo e da «sistema paese». Il secondo, l’ultimo, il più importante, certamente quello che cancella e supera tutti i precedenti, perché strettamente personale. Desidero ringraziare mia moglie Giuliana con la quale da oltre 40 anni percorriamo insieme la stessa strada: la tua vicinanza, il tuo affetto, il tuo incitamento, la tua solidarietà, i tuoi sacrifici mi hanno, ci hanno reso forti. Grazie di aver servito insieme a me la Marina e la Patria. Infatti, tutti i marinai e le marinaie non potrebbero fare quello che fanno se vicino a loro non ci fossero familiari, parenti, amici che rendono più lievi e più leggeri i loro impegni e il loro servizio, la loro vita: ad essi va il nostro rispetto, la nostra stima, la nostra gratitudine e pubblico riconoscimento. E questo è il ringraziamento più alto da rivolgere alla gente di mare, alla gente della Marina, ai loro affetti perché così hanno fatto grande, fanno grande e faranno sempre più grande la Marina e l’Italia. Ora, il vecchio marinaio saluta la nave e il suo equipaggio e porta con se i ricordi più belli. Grazie. VIVA LA MARINA MILITARE ITALIANA VIVA L’ITALIA

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CERIMONIA DEL PASSAGGIO DI CONSEGNE DEL Ca.SMM L’intervento dell’Ammiraglio di Squadra Giuseppe CAVO DRAGONE

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ignora Ministro della Difesa, Signor Capo di Stato Maggiore della Difesa, Valter, Signori Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate, Comandanti Generali, autorità politiche, civili, militari e religiose, grazie per essere qui oggi. Il mio discorso sarà veramente molto breve, per due ragioni: la prima, la più importante, è perché credo che in queste occasioni il palco spetti al Capo di Stato Maggiore cedente, perché sia l’occasione per noi tutti, donne e uomini della Marina Militare, per dimostrare la nostra gratitudine, il nostro affetto per tutto quello ha fatto e per come l’ha fatto. In secondo luogo perché pensavo ci fosse molta più ombra, quindi più succinto sono, meglio è per tutti.

Ma vorrei in questa occasione soltanto soffermarmi su due cose strettamente correlate l’una con l’altra: per una delle poche volte in cui siamo riusciti, ho tutta la mia famiglia qua con me, ho 5/5 di Cavo Dragones, tutti quanti sotto questo tetto e non è molto frequente che accada questo ultimamente, onestamente, con i figli grandi, questo è un caso abbastanza raro, quindi sono particolarmente felice di averli qui con me oggi e che siano testimoni di questa tappa importante della mia vita. Proprio molto a chiare lettere: «se non ci fossero stati loro con la loro pazienza, tenacia, determinazione e saggezza, io probabilmente oggi non sarei su questo palcoscenico, quindi grazie!». E proprio questa loro saggezza mi ha suggerito

Ammiraglio di Squadra Giuseppe Cavo Dragone è nato ad Arquata Scrivia (AL) il 28 febbraio 1957. Dopo il conseguimento della maturità classica presso l’Istituto Andrea Doria di Novi Ligure è entrato in Accademia Navale nell’ottobre del 1976 per seguire il Corso Normale per Ufficiali di Stato Maggiore. Nel giugno 1980 ha Terminato il periodo accademico e, dopo un breve periodo a bordo della Fregata Orsa, è stato inviato presso le scuole di volo della US Navy in Florida e nel Texas dove, dopo circa un anno, ha conseguito il brevetto di pilota di velivoli ad ala fissa (multimotori a elica) e, dopo ulteriori sei mesi, quello di pilota di elicotteri. Rientrato in Italia nel settembre 1981, è stato imbarcato come pilota di elicotteri AB-212 sul Cacciatorpediniere Ardito in occasione dell’impiego delle Unità della MMI nelle acque del Libano. Al termine di questa attività è rimasto a bordo di fregate della classe «Maestrale» come pilota di elicottero ricoprendo l’incarico di Capo del Servizio Volo fino all’agosto del 1987, quando ha assunto il Comando, nel grado di Tenente di Vascello, del Cacciamine Milazzo con cui, dal settembre ‘87 al marzo ‘88, ha partecipato alla prima missione in Golfo Persico. Al termine del periodo di Comando è stato trasferito alla Stazione Elicotteri di Luni (SP) per la transizione sull’elicottero SH3D.Dopo breve tempo, all’approvazione della legge che permetteva alla Marina Militare di acquisire propri velivoli da combattimento da imbarcare sulla Portaeromobili Giuseppe Garibaldi, è stato inviato nuovamente negli Stati Uniti per conseguire il brevetto su caccia convenzionali imbarcati, effettuare la transizione sul velivolo a decollo e atterraggio verticale AV8-B (Harrier), conseguire la qualifica di «pronto al combattimento» presso gli squadroni operativi dell’US Marine Corps, comandare il primo nucleo di Piloti e Tecnici italiani in addestramento negli Stati Uniti per la neo-nata componente aviogetti della Marina Militare. Nell’ambito di questo periodo, egli ha conseguito l’abilitazione all’appontaggio con velivoli jet da portaerei nel gennaio 1990 in Florida e il brevetto di pilota di aviogetto in Mississippi nell’agosto 1990. Dopo la consegna dei primi due velivoli Harrier alla Marina, avvenuta nel maggio 1991 in Carolina del Nord (Stati Uniti), con il proprio team, ha preparato il rientro in Italia della componente che è stata prelevata da Nave Garibaldi nelle acque statunitensi nel settembre dello stesso anno. È stato il primo Comandante del Gruppo Aerei Imbarcati (settembre 1991-settembre 1993). Per un ulteriore anno è stato nuovamente inviato in Arizona per effettuare un addestramento specifico su un modello di Harrier per il combattimento notturno e sulla versione del velivolo con il radar da combattimento. Al rientro dagli Stati Uniti è stato destinato presso il Comando in Capo della Squadra Navale, dove ha ricoperto l’incarico di Addetto alle operazioni e all’addestramento della componente aerea imbarcata. Dopo circa un anno ha frequentato la Scuola di Guerra (Istituto di Guerra Marittima) a Livorno e l’Istituto di Stato Maggiore Interforze a Roma. Nel settembre 1996, con il grado di Capitano di Fregata, gli è stato assegnato il Comando della Fregata Euro, con sede a Taranto e dopo un anno, è tornato a comandare il Gruppo Aerei Imbarcati a Grottaglie (TA). Dal 27 settembre 2002 al 16 ottobre 2004 è stato il Comandante della Portaeromobili Giuseppe Garibaldi. Nel periodo compreso tra il 13 dicembre 2004 e il 24 giugno 2005 ha frequentato la 56a sessione dell’Istituto Alti Studi della Difesa. Ha conseguito la laurea in Scienze della Difesa e Sicurezza nel dicembre 2002 presso l’Università di Pisa e la laurea in Scienze Politiche nell’ottobre 2005 presso l’Università di Trieste. Dal 27 ottobre 2005 al 5 settembre 2008 ha ricoperto l’incarico di Comandante delle Forze Aeree della Marina Militare e di Capo del 6o Reparto Aeromobili dello Stato Maggiore Marina. Dall'11 settembre 2008 al 12 ottobre 2011 è stato il Comandante del Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina Militare. Dal 13 ottobre 2011 al 17 ottobre 2014 ha ricoperto l’incarico di Comandante dell’Accademia Navale. Il 24 gennaio 2012 il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Grosseto, Dottoressa Valeria Montesarchio, emetteva ordinanza di ammissione di incidente probatorio nell’ambito del Procedimento Penale con oggetto «Naufragio occorso alla motonave Costa Concordia in data 13 gennaio 2012 presso l'isola del Giglio» nominavando l’Ammiraglio Cavo Dragone «perito consulente del GIP» nonché Capo dello stesso Collegio Peritale. Il conferimento di tale incarico veniva confermato il 10 dicembre 2013 nella

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CERIMONIA DEL PASSAGGIO DI CONSEGNE DEL Ca.SMM e ho accolto con grande entusiasmo, poi lo ripeto, è un’idea che mi è stata data da loro, di dedicare questo capitolo importante della mia vita ai 38 miei compagni di corso, del corso Invicti, che il 3 marzo del 1977 sono caduti con l’ufficiale accompagnatore, insieme a 5 membri dell’equipaggio del VEGA 10, dell’aereo che li trasportava, sono caduti sul Monte Serra, sono andati via troppo presto ovviamente, però per loro, vorrei dedicare questa giornata, alle loro fami-

glie che hanno saputo sopravvivere e superare un evento che era ben al di là di qualsiasi più nero e oscuro incubo. E quindi a tutti loro io dedico questo mio momento particolare. Ci hanno lasciato troppo presto ovviamente; però le loro motivazioni e i loro ideali, abbiamo cercato di interpretarli al meglio, di portarli avanti. Io li ho sentiti vicino in tutta la mia carriera e sono sicuro che anche in questa mia nuova eccitante avventura mi indicheranno la via. Grazie, viva la Marina, viva le Forze Armate, viva l’Italia.

fase successiva del procedimento penale dal Collegio presieduto dal Dottor Giovanni Puliatti, fino al termine del dibattimento. Dal 3 novembre 2014 al 26 giugno 2016 ha ricoperto l’incarico di Comandante interforze per le operazioni delle Forze Speciali (COFS). Dal 1o luglio 2016 ha assunto l’incarico di Comandante Operativo di vertice Interforze (COI). Dal settembre del 2002, con una sola breve interruzione di sei mesi per la frequentazione della 56a sessione I.A.S.D., è al Comando di Enti operativi e di vertice della Marina Militare ed Interforze, vantando così un periodo continuativo di oltre tre lustri. Ha al suo attivo oltre 2.500 ore di volo tra elicotteri e aviogetti da combattimento. Anche se con un po’ di «ruggine», si pregia del titolo di cintura nera di 1o Dan di Karate stile Shotokan. Dal 21 giugno 2019 ricopre l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Marina. È sposato con la Signora Rosa, ha tre figli: Michele, Umberto e Ginevra Francesca. L’Ammiraglio Cavo Dragone è insignito delle seguenti onorificenze, decorazioni, distinzioni onorifiche e nastrini di merito: — Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; — Medaglia Mauriziana al Merito dei 10 lustri di carriera militare; — Medaglia Militare al Merito di lungo comando (20 anni); — Medaglia d’Onore di lunga navigazione marittima (10 anni); — Medaglia Militare Aeronautica di lunga navigazione aerea (20 anni); — Croce d’Oro per anzianità di servizio (40 anni); — Croce Commemorativa per la partecipazione alle operazioni di concorso al mantenimento della sicurezza internazionale nell’ambito delle operazioni militari in Afghanistan; — Medaglia commemorativa per il personale della Marina Militare impegnato nel Golfo Persico 1988; — Medaglia Commemorativa nazionale per le operazioni di antipirateria; — Croce commemorativa delle missioni di pace: - Servizio Militare di Pace Forza Multinazionale Libano; - Missione Militare di Pace in Kosovo; - Medaglia NATO Bosnia-Erzegovina; — «The Common Security and Defense Policy Service Medal» – EUNAVFORMED Sophia; — Nastrino di Merito per il servizio prestato presso lo Stato Maggiore Difesa; — Nastrino di Merito per il servizio prestato presso lo Stato Maggiore Marina con oltre 10 anni di servizio; — Distintivo sportivo tedesco (Deutscher Olympischer SportBund), oro. — Distintivi di merito e abilitazioni: - Pilota militare; - Brevetto Aviatore Navale US Navy; - Istituto Alti Studi per la Difesa; - Istituto Superiore Stato Maggiore Interforze; - Paracadutista militare; - Distintivo dorato per personale pilota e specialista dei Reparti aerei M.M.; - Distintivo tradizionale per il personale di COMSUBIN; - Abilitazione lavori subacquei e lavori in carena; - Brevetto subacqueo operatore servizio di sicurezza abilitato lavori in carena (OSSALC).

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CERIMONIA DEL PASSAGGIO DI CONSEGNE DEL Ca.SMM L’intervento del Ca.SMD Generale Enzo VECCIARELLI

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ignora Ministro della Difesa, Onorevoli Sottosegretari di Stato alla Difesa, ex Ministri della Difesa, ex Capi di Stato Maggiore, autorità, gentili ospiti, porgo a tutti il mio saluto e quello delle Forze Armate. La vostra presenza testimonia la vicinanza e l’affetto per le Forze Armate ed oggi, in particolare, per la nostra Marina, una componente fondamentale della difesa nazionale. Nel rendere omaggio alla gloriosa Bandiera di Guerra, rivolgo il mio pensiero ai marinai caduti nell’adempimento del dovere. Alle loro famiglie, in particolare, va il mio affetto e la mia profonda riconoscenza. Saluto calorosamente gli amministratori ed i rappresentanti delle aziende che operano nel settore della Difesa, rivolgo un cordiale benvenuto agli operatori dell’informazione, sempre attenti e vicini al nostro mondo e non da ultimo, conoscendo bene il valore della loro coesione, mi unisco alle parole dell’Ammiraglio Cavo Dragone nel salutare con l’affetto che ci lega fin dai tempi dell’Accademia, tutti gli ufficiali del corso Invicti che oggi, tutti qui con il loro entusiasmo, testimoniano la vicinanza al loro Pino e la passione e la forza morale della nostra scelta di vita. Oggi celebriamo un evento estremamente significativo: salutiamo l’Ammiraglio Valter Girardelli che cede all’Ammiraglio Giuseppe

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Cavo Dragone il prestigioso comando della Marina Militare dopo tre anni di guida saggia, attenta e lungimirante e dopo oltre 44 anni di fedele e incondizionato impegno al servizio delle istituzioni e del Paese. Caro Valter, abbiamo condiviso responsabilità ed impegni, oltre alle soddisfazioni, in incarichi che ci hanno visto collaborare fianco a fianco ai vertici delle Forze Armate italiane. Il tuo straordinario percorso professionale è stato costellato da incarichi che hanno spaziato dal settore operativo, formativo e finanziario a quello interforze, tra cui spiccano i ruoli di Vice Segretario Generale/Direttore Nazionale degli Armamenti e Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa. Di questa tua esperienza, della tua capacità professionale, ne ha beneficiato tutta la Difesa e, negli ultimi intensi anni, la tua Forza Armata che, sotto la tua attenta guida, ha raggiunto importanti e considerevoli traguardi. Hai sempre rappresentato il sicuro e solido timone per una Marina Militare, oggi dinamicamente proiettata verso il futuro e fortemente impegnata, con le altre Forze Armate, nella difesa e sicurezza della Nazione. L’impegno quotidiano dei nostri marinai ha risposto e risponde ad una domanda globale di sicurezza e stabilità, rappresentando nel mondo e nel modo più autentico la cultura italiana ed i su-

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CERIMONIA DEL PASSAGGIO DI CONSEGNE DEL Ca.SMM

premi valori racchiusi nella nostra Costituzione; in un momento in cui il Mediterraneo si conferma al centro della dimensione geopolitica globale, la Marina Militare ha assunto un ruolo di primo piano per la tutela degli interessi del Paese, in una serie di importanti e gravose operazioni nazionali ed internazionali. Che si tratti di sorvegliare ampi spazi marittimi, proteggere il traffico mercantile ed i nostri pescatori o di addestrarsi in scenari operativamente complessi, la Marina ha sempre dato prova di eccellenza, di essere proiettata verso il futuro, in un processo di costante trasformazione in sinergia con le altre Forze Armate. Oggi, tuttavia, è ferma mia convinzione, risulta indispensabile un’ancora più deciso passo in avanti in questa direzione, al fine di ottenere uno strumento militare economico efficiente ed efficace assolutamente integrato ed interoperabile pur nella salvaguardia delle specificità delle singole Forze Armate. È questo un processo che ritengo essenziale, di vitale coesione verso cui devono tendere tutte le componenti dello strumento militare nazionale quale unico modo per affrontare le attuali e le future sfide e valorizzare le risorse assegnate. Caro Valter, nel rinnovarti il mio plauso per l’encomiabile sforzo profuso quale Capo di Stato Maggiore

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della Marina, per il generoso e leale supporto che mi hai costantemente offerto nell’assolvimento dei miei compiti e per quanto realizzato dal tuo personale, ti esprimo la mia più sincera e profonda soddisfazione e riconoscenza. A te e Giuliana, i più sentiti auguri per un nuovo tempo insieme di serenità e rinnovata vitalità. All’Ammiraglio Cavo Dragone, all’amico Pino, di cui da sempre conosco le doti umane, morali ed intellettuali, ed ancor di più ho avuto modo di apprezzare le capacità professionali al Comando Operativo di Vertice Interforze, rivolgo l’auspicio di ogni successo per l’impegno che sta per assumere alla guida della Marina Militare con l’augurio di poter affrontare con determinazione ed efficacia, unitamente a tutto il personale, le sfide alla sicurezza che ci attendono, sia in Patria, sia all’estero. La Marina Militare rappresenta una ricchezza per l’Italia intera ed ancor di più preziosi sono i suoi marinai. Al personale tutto e ai loro familiari rinnovo ancora una volta il mio più sincero e convinto apprezzamento e ringraziamento per l’esempio di lealtà, dedizione e professionalità che trasmettono ogni giorno con il loro impegno ed il loro operato. Lasciatemi concludere con un convinto viva la Marina Militare, viva le Forze Armate e viva l’Italia!

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CERIMONIA DEL PASSAGGIO DI CONSEGNE DEL Ca.SMM L’intervento della Signora Ministro della Difesa Elisabetta TRENTA

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enerale Vecciarelli, autorità militari, civili e religiose, marinai, gentili ospiti, rivolgo a tutti Voi il mio saluto e quello della Difesa. Vi ringrazio per aver voluto presenziare all’odierna cerimonia di avvicendamento al vertice della Marina Militare, onorando tutti i nostri marinai con questa testimonianza di sentita vicinanza, affetto e stima. Questo evento cade a pochi giorni da alcune celebrazioni che hanno richiamato la nostra attenzione sulla realtà della Marina Militare, sulla sue tradizioni, il suo presente in evoluzione, il suo avvincente futuro. Oggi dobbiamo parlare di uomini di mare, di chi in questi anni è stato al timone della Marina e di chi ne prenderà il posto. Oggi siamo qui per assistere al passaggio di consegne al vertice della Marina Militare tra l’Ammiraglio Valter Girardelli e l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone: a entrambi rivolgo il mio più caloroso saluto. Quello al quale abbiamo appena assistito è un atto formale, un passaggio di testimone e di responsabilità che identifica nel continuum istituzionale il senso di rinnovamento e di crescita della nostra organizzazione. Questo è anche un momento di riflessione, di umana emozione e di consuntivi. Ammiraglio Girardelli, grazie per le sue sentite e commosse parole. Molto è già stato detto nel suo intervento. Ma non posso esimermi dal ricordare, seppur sinteticamente, alcune delle più significative attività condotte dalla Forza Armata sotto la Sua guida sicura e determinata. Lei ha speso un’intera vita al servizio dello Stato, senza soluzione di continuità, alla guida di un bastimento presente in tutti i mari del mondo, dal mar Mediterraneo agli oceani, dall’Artico all’Antartide, a tutela degli interessi nazionali. Ne sono esempi lampanti l’Operazione nazionale Mare Sicuro, il supporto all’Operazione dell’Unione Europea a guida italiana EUNAVFOR Med – Sophia, il contributo all’Operazione NATO Sea Guardian, le campagne di nave Alpino e Carabiniere che, sull’esempio di quanto già fatto oltre 20 fa con nave Scirocco, all’allora comando del Capitano di Fregata Girardelli, hanno sostenuto e proiettato l’eccellenza tecnologica e la competitività del Sistema Paese, l’impiego delle fregate Margottini e Martinengo nel mare Arabico e nell’Oceano Indiano EUNAVFOR – Atalanta, la campagna di nave Alliance fra i mari d’Islanda e Groenlandia,

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oltre il Circolo Polare Artico, per sostenere importanti attività di ricerca, l’impresa di nave Vespucci, la più bella nave del mondo, che per la prima volta nella sua storia ha raggiunto e superato il Circolo Polare artico. Sono degli esempi significativi, solo alcuni, per ricordare la presenza delle nostre unità militari e dei nostri marinai in contesti marittimi diversificati e in una vasta gamma di missioni. Presenza che ha assicurato, altresì, una proficua attività di promozione del Made in Italy in aree eterogenee, garantendo un efficace ritorno d’immagine per le Forze Armate italiane e per il Sistema Paese. Senza dimenticare quanto fatto dalla Marina all’insegna dell’impegno sociale, con una presenza a tutto tondo in grado di esprimere significative capacità complementari; le campagne di nave Italia a favore della Fondazione Tender To Nave Italia Onlus hanno regalato e continuano a regalare a persone con disagio sociale o disabilità psicofisiche un’esperienza di vita nuova e stimolante a bordo

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CERIMONIA DEL PASSAGGIO DI CONSEGNE DEL Ca.SMM del brigantino più grande del mondo, inquadrandole in specifici percorsi terapeutici. Come dicevo, sono soltanto degli esempi, ma se questa è la Marina su cui può contare il Paese, i nostri alleati, l’intera comunità internazionale, io credo che il merito vada a Lei, Ammiraglio Girardelli che in questi anni l’ha guidata con lungimiranza, competenza e passione. Oggi la Marina assolve con ineccepibile professionalità ed efficacia i suoi prioritari compiti istituzionali al servizio del Paese. Oggi circa 2.000 uomini e donne della Marina sono dislocati su quattro continenti: dall’Europa all’Africa, dagli Stati Uniti all’Asia, nei mari e nei cieli del mondo, impegnati nelle attività che il Governo e il Parlamento le assegnano, per contribuire alla stabilità e alla sicurezza nazionale. «I marinai sono un patrimonio prezioso di persone impegnate a tutelare libertà e sicurezza del nostro Paese, presenti nel momento del bisogno, anche a supporto della popolazione civile» ha detto il Presidente della Repubblica in occasione della Festa della

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Marina. Di questo, per questo, Ammiraglio Girardelli, siamo orgogliosi di tutti voi. Lei è stato l’ottimo «Comandante» di questa nave: ha saputo mettere in luce straordinarie capacità di gestione, elaborando politiche finanziarie volte a ottimizzare l’impiego delle risorse assegnate, consolidando una coerente visione unitaria e centrale delle esigenze della Forza Armata. Sappiamo bene l’impulso che è stato in grado di imprimere al generale processo di snellimento dell’azione amministrativa, con ricadute immediate nel campo della progettazione, gestione, manutenzione delle infrastrutture operative, logistiche, formative e di supporto al personale. Così come ben conosciamo la sua azione determinata nel sostenere il processo di ammodernamento dello strumento aeronavale nel suo complesso che dal 2018 ad oggi, ad esempio, ha portato al varo della modernissima unità logistica Vulcano, della fregata multiruolo Marceglia, dell’Unità Navale Polifunzionale Cabrini, di nave Trieste e, infine, del Pattugliatore Polivalente d’Altura Tahon di Revel. Unità che hanno confermato l’elevatissima professionalità della nostra industria nazionale intesa nel suo complesso, sia da parte dei maggiori gruppi imprenditoriali sia delle piccole e medie imprese che, con le loro peculiari capacità, contribuiscono alla realizzazione di sistemi complessi e di altissima tecnologia. Atti concreti che si sono materializzati sotto la sua leadership per proiettare la Marina in avanti, oltre l’orizzonte, contribuendo allo sviluppo, alla sicurezza e al progresso economico, finanziario e sociale del Paese. Ciò, ovviamente, è stato reso possibile grazie alla sua lungimirante azione svolta nel pieno rispetto delle sue prerogative ed attribuzioni istituzionali, nell’esclusivo interesse del Paese. Per ogni Forza Armata, per il Paese, le scelte che contano sono scelte di lunga durata, scelte che richiedono di essere sostenute nel tempo e che proprio per questo necessitano di una cultura della Difesa e sicurezza nazionale profondamente condivisa in tutte le componenti della classe politica e dell’opinione pubblica, capace di essere al di sopra di slogan approssimativi e strumentalizzazioni di parte, e fedele ai principi e ai valori che sono alla base della nostra comunità. Lei, Ammiraglio Girardelli, ha saputo sostenere e alimentare in maniera completa ed efficace questo processo virtuoso. I risultati sono sotto i nostri occhi, li leggiamo nella gratitudine del Paese,

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CERIMONIA DEL PASSAGGIO DI CONSEGNE DEL Ca.SMM dei cittadini verso la sua Marina e nell’apprezzamento della comunità internazionale verso l’Italia. Oggi, Ammiraglio Girardelli, lei lascia la «barra» di questa Forza Armata, che tanto ha significato per la sua vita professionale. Lei sa, come me, che la lasciamo in buone, anzi in ottime mani, quelle dell’Ammiraglio Cavo Dragone. Ammiraglio, oggi Lei assume il comando di un complesso di risorse umane e materiali in dinamica evoluzione e in piena attività, un capitale protagonista ogni giorno in uno spettro quanto mai ampio e diversificato di compiti e missioni, lungo le nostre coste o lontano da esse, sopra e sotto la superficie del mare, in cielo e persino sul terreno, come in Afghanistan e Libia. Per continuare a rendere possibile tutto ciò, confidi, Ammiraglio, sul nostro pieno sostegno, il mio personale, quello del Capo di Stato Maggiore della Difesa, così come sul sostegno di tutti gli altri Capi delle rispettive Forze Armate e del Segretario Generale della Difesa, in quella prospettiva sempre più ampia di Sistema Paese, senza la quale non potrebbero essere affrontate con successo tutte le sfide che ci attendono, ora e in futuro. Lei è ben consapevole che sarà alla guida di una Forza Armata fatta di donne e uomini che credono fortemente nella loro professione e nella loro mis-

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sione, pronti a dimostrare le loro capacità in ogni occasione, generosi e straordinari professionisti del mare. Donne e uomini di cui io stessa sono profondamente orgogliosa, come Ministro della Difesa, e dei quali ritengo tutti gli italiani debbano andare fieri. Concludo rinnovando all’Ammiraglio Girardelli l’apprezzamento e il ringraziamento del Governo per tutto quanto ha dato alla Marina e allo Stato nei suoi lunghi anni di esemplare vita militare: Bravo Zulu, ben fatto! Non esiste vento favorevole per un marinaio che non sappia dove andare. Ammiraglio Cavo Dragone, sono certa che Lei ha già bene in mente la rotta da percorrere, come orientare le vele di questo splendido bastimento. Oggi Le viene affidata la Marina Militare, i suoi uomini, le sue donne. A Lei il compito di unire i loro cuori, i loro petti di ferro in difesa delle care genti. Che le sue capacità morali, intellettuali e professionali possano raccogliere il valore, la generosità, il coraggio e la passione del Suo equipaggio e farne energia positiva per condurre la Marina lungo quegli oceani, aperti e sconfinati, che si presentano al di là dell’orizzonte. Ammiraglio Cavo Dragone a Lei la manovra! Viva la Marina Militare, viva le Forze Armate, viva l’Italia!

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PRIMO PIANO

La nascita dell’Istituto italo-cinese Oliviero Diliberto (*)

(*) Nato a Cagliari nel 1956. Professore ordinario di Istituzioni di Diritto Romano. Direttore della Scuola di Alta Formazione di Diritto Romano. Preside dellÊIstituto Universitario Italo-Cinese. Presidente onorario della della Società Bibliografica Toscana. Membro della Societé dÊHistoire du Droit della Repubblica francese. Membro della Società Italiana di Storia del Diritto nonché di numerose altre prestigiose istituzioni scientifiche (tra cui: Annali del Seminario Giuridico dellÊUniv. di Palermo, Bibliotheque Edoardo Volterra - Ecole Française de Rome, Ravenna Caput Occiedentis - Centro Internazionale di Studi sulla Tarda Antichità). Inoltre è stato membro fondatore del Comitato Nazionale per lÊedizione delle lettere di Theodor Mommsen agli italiani e fondatore dellÊAccademia fiorentina di papirologia e di studi sul mondo antico. Deputato presso il Parlamento italiano (dal 1994 al 2008). Ministro della Giustizia di due governi (DÊAlema I e II), 1998 - 2000.

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Wuhan (Cina) 26 aprile 2018, l’Università La Sapienza e la Zhongnan University of Economics and Law hanno fondato, congiuntamente, l’Istituto italo-cinese (Fonte: uniroma1.it).

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el ringraziare sentitamente la Direzione di questa prestigiosa Rivista per avermi offerto di collaborare, intendo onorare tale impegno — nella misura in cui sarò capace — con un contributo che per la prima volta in assoluto racconta un evento che giudico di grande rilievo per il nostro Paese: accademicamente e culturalmente, ma non solo. Intendo infatti sottoporre, in anteprima, all’attenzione dei lettori la vicenda recentissima della nascita dell’Istituto italo-cinese, la cui inaugurazione è avvenuta a Wuhan (Cina) il 26 aprile scorso. L’Istituto è

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stato fondato congiuntamente dalla Sapienza Università di Roma e dalla Zhongnan University of Economics and Law di Wuhan, alla presenza delle massime autorità accademiche dei due Atenei, a iniziare dai Magnifici Rettori Eugenio Gaudio e Yang Canming. Io, con mio grande orgoglio, sono stato nominato Preside del medesimo Istituto. L’inaugurazione si è aperta, peraltro, dal messaggio di augurio del Presidente del Consiglio italiano, il Prof. Giuseppe Conte: a testimonianza dell’importanza istituzionale dell’evento, per il nostro Paese.

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PRIMO PIANO

Sistema del diritto romano comune in Cina Sandro Schipani (*)

(*) Milano 11 aprile 1940. ˚ un giurista italiano. Professore di diritto romano allÊuniversità La Sapienza di Roma dal 2007 nonché direttore del centro di studi latinoamericani. Inoltre, ricopre lÊincarico di professore onorario presso lÊuniversità di giurisprudenza e scienze politiche di Pechino. ˚ promotore della traduzione italiana e cinese dei Digesta di Giustiniano. Si è laureato in giurisprudenza allÊuniversità di Torino, sotto la direzione del prof. Giuseppe Grosso. Dopo aver svolto degli studi ad Amburgo, con il prof. Max Kaser, è stato professore di diritto romano a Sassari dal 1971 al 1982, per poi trasferirsi a insegnare a Roma: prima allÊUniversità degli Studi di Roma ÿTor VergataŸ, poi allÊuniversità La Sapienza.

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Un dettaglio del lato nord dell’Ara Pacis Augustae.

È

stato scritto che, nei rapporti con la Cina, si potrebbe riconoscere un tempo degli ambasciatori, un tempo dei pellegrini, uno dei mercanti, uno dei missionari, uno dei navigatori; mi sono posto anni fa la domanda se non sia quello presente un «tempo dei giuristi», e se, oltre che riferirsi ai rapporti con la Cina, questa qualificazione non possa riferirsi allo sviluppo in Cina di un tale gruppo professionale. Credo, da tempo, che la risposta non possa che essere affermativa. La collaborazione, il dialogo sul diritto si sviluppa in entrambe le direzioni e si profila assai importante. Io, peraltro, non sono un sinologo. Sono uno studioso del diritto romano attento alla dinamica del sistema di cui la codificazione di Giustiniano e dei suoi giuristi è stata una tappa fondamentale che ha offerto il diritto romano comune ai secoli seguenti fino a noi. Nella mia esperienza, ciò a cui ho accennato è nato da un incontro da me avuto a Roma con un collega cinese, Huang Feng, che era venuto in Italia, a Milano nel 1988 dove aveva esposto una relazione su Cesare Beccaria, di cui aveva tradotto in cinese e pubblicato pochi anni prima l’opera Dei delitti e delle pene. Da Milano, Huang Feng era venuto a Roma e con lui abbiamo organizzato un incontro per l’inizio dell’anno

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successivo con il collega Jiang Ping, Rettore della Università della Cina di Scienze Politiche e Giurisprudenza (CUPL) di Pechino (Università creata nel 1952 dal Ministero della Giustizia cinese), e membro dell’Assemblea Nazionale del Popolo. In quell’incontro (1) stipulammo un accordo per la traduzione di fonti del diritto romano dal latino al cinese. La richiesta di fonti del diritto romano proveniva dal collega cinese che era convinto della necessità della traduzione di esse e a dicembre di quell’anno 1989 arrivò a Roma la prima giovane studiosa per iniziare. Mi portò in omaggio una traduzione in cinese delle Institutiones di Giustiniano compiuta a Pechino da Zhang Qitai (Pechino, 1989). Ricevere questo libro mi confermava del fatto che la domanda di fonti del diritto romano era condivisa nella cultura giuridica cinese. Io, che avevo in programma proprio di fare tradurre tale piccola opera, ho mutato il programma e ho iniziato a selezionare una raccolta: Corporis Iuris Civilis fragmenta selecta che fu realizzata nel primo decennio di collaborazione attraverso il succedersi di diversi giovani studiosi cinesi che venivano, perfezionavano il loro italiano, quindi studiavano elementi di latino e, con l’aiuto e la revisione di alcuni miei collaboratori, traducevano i testi dei giuristi che selezionavo (2).

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PRIMO PIANO

La Santa Sede e la Cina: da «prove tecniche» di dialogo a un accordo mirante l’armonia Danilo Ceccarelli Morolli (*)

Città del Vaticano, Santa Sede (Fonte: it.wikipedia.org/Livioandronico20 13, opera propria).

(*) Professore ordinario nel Pontificio Istituto Orientale (Diritto Romano, Diritto Bizantino e Geopolitica). Professore associato di Istituzioni di Diritto Romano e Storia del diritto romano presso la Facoltà di Giurisprudenza dellÊUniversità G. Marconi di Roma e ivi docente di Geopolitica. ˚ Membro (Corrispondente) del Pontificio Comitato di Scienze storiche e della Società Italiana per la Storia del Diritto. In qualità di docente universitario ha frequentato (a.a. 2014-2015 - Sessione speciale) lÊIstituto Alti Studi per la Difesa (CASD) ed è Ufficiale Superiore della Riserva selezionata della MM.

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el 2017 veniva pubblicato — a cura del gesuita Antonio Spadaro — un libro molto interessante sulla Cina (1). Il 22 settembre 2018 veniva comunicato l’accordo «provvisorio» tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese (RPC). Di tale accordo non è noto — fino a oggi — conoscerne il contenuto in dettaglio, che in buona sostanza resta inaccessibile alla pubblica opinione, risultando così de facto secretato. L’11 marzo 2018, il presidente Xi Jinping otteneva che la sua nomina fosse ad vitam. Ritengo che questi tre scarni dati vadano posti in relazione fra loro; ma prima di compiere tale collegamento stimo opportuno spendere qualche parola riguardo ai rapporti tra S. Sede e RPC nonché sull’importanza e il significato dell’accordo stesso. I rapporti tra S. Sede e RPC sono questione complessa e perfino intricata che riassumo volutamente per sommi capi come segue.

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PRIMO PIANO

I rapporti tra Cina Popolare e Taiwan dal 1949 a oggi

Rodolfo Bastianelli (*)

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a questione di Taiwan rimane una tra quelle potenzialmente in grado di porre a rischio la stabilità dell’Asia orientale e la sicurezza internazionale. Complesso sul piano giuridico dove si confrontano più opinioni riguardo allo status dell’isola, le quali per lo spazio a disposizione non possono essere trattate in quest’articolo, il problema taiwanese assume invece una connotazione squisitamente politica quando si passa a esaminare i vari piani di riunificazione e i rapporti tra Pechino e Taipei sviluppatisi negli ultimi settant’anni.

La linea seguita da Pechino dal 1949 al 1979 Dopo la conclusione della guerra civile che aveva sancito la divisione del Paese, con la «Repubblica Popolare Cinese» proclamata sulla parte continentale dai comunisti di Mao Zedong e la «Repubblica di Cina» sorta sull’isola di Taiwan per mano delle forze nazionaliste di Chiang Kai-shek, il regime di Pechino adottò nei confronti di Taipei una politica che può essere riassunta nella formula «un Paese, un sistema», ovvero una riunificazione con la Cina Popolare sulla base del modello politico-economico

(*) Nato a Roma il 5 Novembre 1969. Laureato in Giurisprudenza a Roma, ha effettuato un corso di specializzazione post-laurea presso lÊInstitut Français des Relations International (IFRI) a Parigi. Dopo avere lavorato presso le riviste Ideazione e Charta Minuta, dal 2011 segue la politica estera per LÊOccidentale. ˚ Professore a contratto di Storia delle Relazioni Internazionali e collabora inoltre con LiMes, Informazioni della Difesa, Rivista di Politica, Affari Esteri e il settimanale on-line dello IAI, Affari Internazionali. Collabora con la Rivista Marittima dal 2009.

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Le bandiere di Cina e Taiwan (Fonte: beltandroad.news).

socialista. Tuttavia, questa linea non seguì un andamento univoco, ma risentì profondamente delle vicende politiche interne cinesi e della situazione internazionale, oscillando così tra periodi in cui la questione della riunificazione assumeva un posto di primo piano ad altri in cui, al contrario, questa veniva invece relegata tra quelle di minore importanza. Così, se il tema della riunificazione fu messo in secondo piano durante il periodo della guerra di Corea (1950-53), in quanto per i dirigenti di Pechino il conflitto nella penisola coreana rivestiva un’importanza politica e strategica superiore rispetto alla questione taiwanese, questo tornò in seguito ad assumere un ruolo prioritario, tanto che negli editoriali apparsi sul Quotidiano del Popolo la liberazione di Taiwan e la sua riunificazione con la Cina Popolare venivano indicati come una «missione storica». Ma nonostante i toni intransigenti usati dalla stampa ufficiale del regime, i dirigenti di Pechino in alcuni momenti adottarono, nei confronti del tema della riunificazione, una linea più pragmatica, come avvenne subito dopo la conferenza di Bandung del 1955, quando Zhou Enlai affermò come il PCC desiderasse avviare dei negoziati con i nazionalisti del Kuomintang (KMT) a condizione però che gli Stati Uniti riducessero la loro ingerenza negli affari interni cinesi. Da parte loro gli Stati Uniti risposero a questi toni più moderati, da parte dei dirigenti comunisti cinesi, adottando, a loro volta, una linea più conciliante, come dimostrato dalla decisione presa da Eisenhower

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nel 1955 di aprire una linea di comunicazione con Pechino proprio allo scopo di ridurre le tensioni che avrebbero potuto emergere durante i momenti di crisi; una decisione che però venne fortemente criticata da Chiang Kai-shek e dal governo di Taipei. Questa linea della Casa Bianca era dettata anche dal mutato quadro politico internazionale che stava indebolendo la posizione di Taiwan, visto che l’accessione all’indipendenza di un gran numero di Stati africani, politicamente orientati più a favore della Repubblica Popolare Cinese che non della Repubblica di Cina, rendeva più difficile per Washington bloccare all’interno delle Nazioni Unite le risoluzioni per sostituire i delegati di Taipei con quelli di Pechino (1). Tuttavia, un nuovo mutamento nella linea politica cinese verso Taiwan si registrò poi all’inizio degli anni Sessanta, quando i toni tornarono a essere estremamente duri e intransigenti, e questo anche in ragione del deteriorarsi dei rapporti con l’Unione Sovietica, tanto che in numerosi editoriali del Quotidiano del Popolo veniva denunciata la «collusione» tra Washington e Mosca ai danni della Repubblica Popolare Cinese. In seguito però, negli anni tra il 1962 e il 1965 la linea cinese cambiò ancora, ritornando a essere più moderata, sia in ragione dei danni all’economia provocati dal «Grande Balzo in Avanti» e da alcuni disastri naturali che avevano colpito il Paese, i quali avevano spinto i dirigenti comunisti ad adottare una politica meno collettivista, nonché dall’ulteriore peggioramento delle relazioni

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CASE STUDY

Gli incidenti navali nel Golfo Persico Giancarlo Elia Valori (*)

Immagine satellitare dello Stretto di Hormuz, porta d’accesso al Golfo Persico (Fonte: wikipedia.it).

(*) ˚ uno dei più importanti manager italiani. Docente universitario e attento osservatore della situazione politica ed economica internazionale. ˚ stato consulente di qualificati organismi, tra i quali: il primo governo Moro e nella stesura dei primi documenti annuali di programmazione economica e dello statuto dei lavoratori. ˚ presidente della Centrale Finanziaria Generale, della Fondazione Laboratorio per la Pubblica Amministrazione, della Delegazione italiana della Fondazione Albertis e Membro dellÊAdvisory Board School of Business Administration College of Management di Israele. Honorable de lÊAcadémie des Sciences de lÊInstitut de France e Presidente di International World Group. Inoltre riveste le cariche di presidente onorario di Huawei Italia e di consigliere economico dei colossi cinesi, HNA Group e Lujiazui Financial Holding Group, nonché detentore di cattedre presso Yeshiva University.

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Gli incidenti navali nel Golfo Persico

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a Quinta Flotta degli Stati Uniti, che è di stanza a Manama (in Bahrein), il 13 giugno scorso ha ricevuto due diverse segnalazioni di pericolo, una alle 6.12 e l’altra alle 7.00, da due navi operanti nel Golfo di Oman. La prima nave, di proprietà giapponese e battente bandiera panamense, si chiama Kokuka Courageous, mentre la seconda nave, di proprietà norvegese ma battente bandiera delle isole Marshall, è denominata Frant Altair. Entrambe trasportavano beni, soprattutto petroliferi, verso l’Asia e, molto probabilmente, anche verso il Giappone; la Kokuka Courageous con 21 marinai ed era diretta primariamente a Singapore, mentre la Front Altair, con 23 marinai a bordo, stava facendo rotta a Taiwan. L’attacco alle unità sopra menzionate si è subito evidenziato con l’evacuazione completa del personale e forti esplosioni, con successivi incendi a bordo. Nessun operatore della Front Altair è stato ferito, ma solo un marinaio della Kokuka, ha subito danni fisici fortunatamente non mortali. Le navi colpite, si trovavano entrambe a circa 20 miglia (nautiche), dal porto iraniano di Jask, una base militare che è stata progettata, come dicono i decisori di Teheran, proprio per controllare il fianco Est dello Stretto di Hormuz. Precedentemente, aveva avuto luogo un altro incidente navale, il 12 maggio u.s., vicino al porto di Fujairah, negli Emirati Arabi Uniti; autorità dell’Emirato hanno subito attribuito l’incidente a una qualche «entità statuale», senza esplicitare ulteriormente la natura della stessa «entità». Gli Stati Uniti, dopo il proprio disimpegno del 2019 rispetto all’accordo sul nucleare iraniano, firmato nel 2015 a Vienna (1), hanno indicato i Pasdaran — ovvero le Guardie Rivoluzionarie Islamiche — come una «FTO» (cioè Foreign Terrorist Organization), oltre a 39 società commerciali legate alla Gulf Petrochemical Industries Company, una organizzazione legata ai Pasdaran (2). Washington ritiene, inoltre, che la Gulf Petrochemical Industries Company produca, oggi, il 40% di tutto il petrolchimico iraniano e ben il 50% di tutte le esportazioni di Teheran. Ovviamente, non ci sono prove evidenti del ruolo della Repubblica Islamica dell’Iran nelle operazioni di attacco marittimo alle navi commerciali, mentre gli

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Houthy yemeniti (notoriamente filo iraniani) attaccano sistematicamente, con artiglieria e missili, sia il territorio che le reti militari e civili dell’Arabia Saudita. Certo è che Teheran non può permettersi una vera e propria guerra, negli Stretti, né contro gli Stati Uniti né contro un loro alleato minore, poiché da tale conflitto l’Iran ne uscirebbe economicamente e militarmente distrutta. Ecco quindi la razionalità strategica della guerra asimmentrica degli Houthy contro Riyadh e, soprattutto, contro le reti di distribuzione petrolifera degli Al-Saud. Inoltre appare ovvio che, se gli operatori di questi attacchi rimarranno coperti, tali attacchi non potranno che continuare a espandersi. La lenta destabilizzazione dell’area sarà quindi inevitabile, soprattutto da parte dell’Iran, che vede la guerriglia Houthy come unico strumento possibile di delimitazione della espansione economica e militare saudita. Circa il 40% di tutto il petrolio che viene trasportato via mare passa, infatti, dallo stretto di Hormuz; quindi l’insicurezza costante della linea di Hormuz comporterà un aumento notevole del costo del trasporto e quindi del relativo costo del barile; da qui si comprende l’impiego di navi militari, almeno da parte dei Paesi più interessati alla libera navigazione nella zona e al mantenimento del «passaggio innocente». Ciò rappresenta un limite economico e militare che pochi pos-

La petroliera FRONT ALTAIR subito dopo l’attacco del 13 giugno (Fonte: wikipedia.it).

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PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE

Mar Cinese Meridionale: una disputa senza tempo Paola Giorgia Ascani (*)

(*) Avvocato del Foro di Roma dal 2006, esercita prevalentemente in campo penale e tutela dei Diritti Umani. Patrocinante dinanzi la Suprema Corte di Cassazione e giurisdizioni superiori. Membro della Commissione Diritto e Procedura Penale del Consiglio dellÊOrdine degli Avvocati di Roma, ha pubblicato con la casa editrice Giuffrè contributi sulla disciplina dei contratti, brevetti e marchi e proprietà intellettuale. ˚ stata Tutor e membro del direttivo della Camera Penale di Roma e del Centro Studi Alberto Pisani. Ha curato, sotto il profilo giuridico e legale, progetti foto-editoriali in materia umanitaria e internazionale.

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Veduta aerea di una delle Isole Spratly, presidiata dalle navi cinesi (Fonte: Reuters/US Navy).

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a disputa in atto nel Mar Cinese Meridionale, riporta la Comunità Internazionale, in punto di diritto, indietro nel tempo, niente meno che al 1648, anno della Pace di Vestfalia. A questo evento storico, epilogo della Guerra dei Trent’anni tra paesi cattolici e protestanti, la dottrina giuridica prevalente riconduce la nascita del nucleo originario di Stati che furono embrione del consorzio internazionale. La pace di Vestfalia sancì per la prima volta il principio della sovranità, secondo cui ciascun firmatario assumeva l’impegno a rispettare i reciproci diritti territoriali, astenendosi dall’intervenire nei loro affari in-

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terni. Soprattutto, si imponeva la regola cardine del diritto internazionale: il divieto di ingerenza. A partire dal XIX secolo, in cui il predominio era affidato al c.d. concerto Europeo, l’assetto del consesso internazionale si è ampliato col crescere e l’affermarsi degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. I cambiamenti più radicali sarebbero arrivati anni dopo, a seguito del processo di liberazione delle colonie e la nascita di Stati indipendenti, denominati in via di sviluppo, e col divenire del diritto internazionale pubblico, un ordinamento autonomo da quello interno dei singoli Stati. Con la globalizzazione, il panorama si è complicato per la necessità di omogeneizzare le norme consuetudinarie del blocco occidentale e di quello orientale emergente. Sebbene la maggior parte degli Stati con valori asiatici abbia ereditato le tradizioni normative degli Stati colonizzatori, non si è giunti a un esito fisiologico e compiuto del processo. Grandi Stati come Vietnam e Cina hanno, infatti, mantenuto l’impronta marxista tesa a conservare prerogative originarie per lo più contrastanti con la disciplina internazionale. Nelle dispute che coinvolgono Stati Asiatici, le tradizionali vie di negoziazione non danno sempre frutto, complice la mancata realizzazione dei principi ispiratori dell’ASEAN incapace di fronteggiare, al suo interno, un’anomalia non da poco per l’autonomia delle questioni giuridiche: la Cina, partner commerciale della quasi totalità dei Paesi firmatari, non è anch’essa firmataria. Le condotte siniche continuano a seguire l’antica regola strategica latina del divide et impera, trascurando e rigettando la pratica dei dialoghi multilaterali e, di fatto, le norme e consuetudini internazionali di soluzione pacifica delle controversie. Da questa politica, orientata più all’interesse egoistico cinese, deriva una costante crisi del divieto di ingerenza. La questione giuridica sorta nel MCM, tra Cina e Filippine, per la sovranità sul gruppo insulare delle Spratly e il suo allargamento a Occidente, ne è un esempio evidente.

Isole Spratly: da disputa locale a controversia internazionale Le aspettative di realizzare rapporti pacifici nell’area, affidate alla bozza preliminare d’intesa con la Cina, nota come «Codice di condotta nel Mar Cinese

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PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE

«L’altra» Marina cinese: 70 anni di evoluzione della Republic of China Navy Giuliano Da Frè (*)

La rifornitrice Wu Yi da 26.000 t., in servizio dal 1991 (Fonte: wikipedia.it).

(*) Giornalista classe 1969, dal 1996 collabora con varie testate specializzate nel settore militare tra cui RID · Rivista Italiana Difesa, Focus Wars e Rivista Marittima. Dal 2002 analista navale per i web magazine Analisi Difesa e Portale Difesa, ha scritto circa 300 articoli dedicati soprattutto alla storia militare, ai conflitti internazionali e allo sviluppo delle forze armate di tutto il mondo. Con Odoya ha pubblicato La marina tedesca 1939-45 (2013) e Storia delle Battaglie sul mare (2014), cui è seguito nel 2015, per la Newton Compton, Le grandi battaglie della Prima guerra mondiale e nel 2016 I grandi condottieri del mare.

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ono passati esattamente 70 anni, da quando le forze nazionaliste del generale Chiang Kaishek, sconfitte dai comunisti di Mao Zedong, passando lo stretto di Formosa si rifugiarono nell’isola omonima, impiantandovi un governo parallelo e autonomo, la Repubblica Cinese di Taiwan. Una realtà difesa anche sul mare, come testimoniano i numerosi scontri navali e anfibi combattuti tra il 1950 e il 1958, seguiti da numerosi altri incidenti negli anni Sessanta, e da alcune crisi senza scontri a fuoco, come quella gravissima detta «dei missili», nel 1996. Per fronteggiare questa situazione la ROCN si è evoluta in una delle flotte rampanti dell’Estremo Oriente, appoggiandosi prima a quanto restava del naviglio nazionalista scampato alle guerre contro il Giappone

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(1937-1945) e a quella civile scoppiata subito dopo, poi al materiale ceduto dagli Stati Uniti; e infine alle crescenti capacità tecnico-industriali nazionali, e all’acquisizione di pezzi pregiati sul mercato estero. L’aumentata capacità politico-economica della Cina continentale ha però dissuaso i potenziali partner di Taiwan, soprattutto in Europa e Asia, dal contribuire all’ammodernamento della sua flotta.

La Marina dei residuati e del surplus americano All’atto del trasferimento a Formosa, la Marina Nazionalista poteva contare su un pugno di unità di efficienza e provenienza disparate, come il cacciatorpediniere da 2.600 t Tan Yang, unità ex giapponese classe «Kagero», preda di guerra (ma parzialmente

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STORIA E CULTURA MILITARE

Presenza Forze Navali italiane in Estremo Oriente 1866 Corvetta Magenta (dal 27/4/1866) 1867 Corvetta Magenta (fino al 24/6/1867) 1868 Corvetta Principessa Clotilde (dal 22/9/1868) 1869 Corvetta Principessa Clotilde 1870 Corvetta Principessa Clotilde 1871 Corvette Principessa Clotilde (fino al 24/1/1871) e Vettor Pisani (dal 16/8/1871) 1872 Corvetta Vettor Pisani 1873 Corvette Vettor Pisani (fino al 3/4/1873) e Governolo (dal 22/2 al 12/12/1873), Fregata Garibaldi (dal 25/4 al 28/11/1873), Avviso Vedetta (dal 16/5 al 12/11/1873) 1874 Corvetta Vettor Pisani (dal 3/8/1874) 1875 Corvetta Vettor Pisani (fino al 1/11/1875) 1877 Incrociatore Cristoforo Colombo (dal 10/4/1877) 1878 Incrociatore Cristoforo Colombo (fino al 24/4/1878 1879 Corvetta Vettor Pisani (dal 28/6/1879) 1880 Corvetta Vettor Pisani, trasporto Europa (dal 29/7 al 3/11/1880) 1881 Corvetta Vettor Pisani (fino all’11/6/1881), Fregata Garibaldi (dal 7/10/1881) 1882 Fregata Garibaldi (fino al 30/3/1882), Incrociatore Cristoforo Colombo (dall’8/8 al 2/12/1882) 1883 Corvetta Francesco Caracciolo (dal 14/7/1883), Incrociatore Cristoforo Colombo (dal 24/12/1883) 1884 Incrociatore Cristoforo Colombo, Corvette Francesco Caracciolo (fino al 4/5/1884) e Vettor Pisani (dal 29/6/1884) 1885 Incrociatore Cristoforo Colombo (fino al 28/9/1885), Corvetta Vettor Pisani (fino al 9/2/1885) 1886 Avviso Rapido (dall’11/5/1886) 1887 Avviso Rapido (fino al 7/10/1887) 1890 Cannoniera Volturno (dal 3/10/1890) 1891 Cannoniera Volturno 1892 Cannoniere Volturno (fino al 24/4/1892) e Curtatone (dal 10/4/1892) 1893 Cannoniera Curtatone (fino al 10/9/1893) 1894 Incrociatore Protetto Umbria (dal 17/11/1894) 1895 Incrociatore Protetto Umbria (fino all’8/11/1895), Incrociatore Cristoforo Colombo (dal 28/2/1895) 1896 Incrociatore Cristoforo Colombo (fino al 13/1/1896) 1898 Incrociatore corazzato Marco Polo (dal 5/3/1898), Incrociatore protetto Etna (dal 27/12/1898) 1899 Incrociatori corazzati Marco Polo (fino al 14/9/1899) e Carlo Alberto (dal 24/10/1899), In76

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RIVISTA

MARITTIMA MENSILE DELLA MARINA MILITARE DAL 1868

SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. ART. 1 COMMA 1 N° 46 DEL 27/02/04) - PERIODICO MENSILE 6,00 €

* RIVISTA MARITTIMA *

GIUGNO 2019 - Anno CLII

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Cerimonia del passaggio di consegne del Ca.SMM La nascita dell’Istituto italo-cinese Oliviero Diliberto

Sistema del diritto romano comune in Cina Sandro Schipani

Case study: gli incidenti navali nel Golfo Persico Giancarlo Elia Valori


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STORIA E CULTURA MILITARE

La missione navale italiana in CINA (1935-1938) Fabio De Ninno (*)

(*) Professore a contratto e assegnista di ricerca presso lĂŠUniversitĂ di Siena, segretario di redazione di Italia contemporanea, coordinatore del progetto della bibliografia italiana di storia militare 2008-2017, del Centro interuniversitario di studi e ricerche storico militari. Collabora con il Second World War Research Group del KingĂŠs college di Londra. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Fascisti sul mare: la Marina e gli ammiragli di Mussolini (2017) e I sommergibili del fascismo (2014), oltre a numerosi capitoli e articoli in pubblicazioni scientifiche italiane e straniere.

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egli anni Venti, l’Italia fascista dimostrò un crescente interesse verso l’Estremo Oriente come possibile area di espansione per le esportazioni italiane, attuando una politica di sistematica presenza nella regione, attraverso l’esercizio del soft power tramite l’invio di missioni commerciali e di una presenza militare limitata, ma fortemente simbolica, attraverso il mantenimento della stazione navale dell’Estremo Oriente e di un nucleo del battaglione San Marco a presidio della concessione italiana di Tientsin. Agli inizi degli anni Trenta, la tensione nella regione crebbe in seguito all’accelerazione dell’espansionismo nipponico, diretto prevalente-

mente contro la Cina. Nel 1931, i Giapponesi occuparono la Manciuria, seguirono gli scontri di Shanghai (gennaio-marzo 1932) e, nel febbraio 1933, le truppe nipponiche occuparono la provincia di Jehol, evidenziando l’impreparazione militare cinese a un possibile confronto. Per il momento, la prospettiva di una guerra totale fu scongiurata, ma il generalissimo Chiang KaiShek, leader del Kuomintang, il movimento nazionalista che de facto controllava la maggior parte del paese, giunse alla conclusione che un conflitto aperto era solo questione di tempo e ai primi del 1934, stimando di avere a disposizione circa tre anni, lanciò un massiccio programma di modernizzazione militare.

Tientsin 1935, adunata di un Reparto del Battaglione San Marco in Piazza 4 novembre (Fonte: USMM).

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STORIA E CULTURA MILITARE

CASINÒ

corazzate e casseforti Claudio Rizza (*)

(*) Ufficiale di Marina del Corpo di Stato Maggiore e laureato in Scienze Marittime e Navali e in Scienze Politiche. Ha ricoperto vari incarichi, a bordo e a terra, tutti inerenti la propria specializzazione di ÿDirettore del TiroŸ e di Comando a bordo. Attualmente ricopre lÊincarico di Capo Sezione Archivi presso lÊUfficio Storico della Marina Militare. Collabora, oltre che con la Rivista Marittima, anche con il mensile Storia Militare.

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L’edificio di Zurigo che ospitò il «Secondo Dipartimento dell’I.R. Consolato Generale Austro-ungarico» tra l’autunno del 1916 e l’inverno del 1917 (Fonte: zuerich.com). In basso: locandina del film «Senza Bandiera» del 1951, ispirato ai fatti del «Colpo di Zurigo» (Fonte: ivid.it).

La più spregiudicata ed eclatante operazione segreta condotta della Regia Marina ai danni dell’Ufficio Informazioni dalla Marina austro-ungarica a Zurigo nel corso della Grande Guerra

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uella del cosiddetto «colpo di Zurigo» è una vicenda nota ormai da molti anni. Nonostante il comprensibile muro di silenzio, le prime indiscrezioni su quell’audace operazione segreta, basate principalmente sui racconti dei protagonisti, cominciarono a essere pubblicate fin dal primo dopo guerra. Si trattò, in effetti, di indiscrezioni fatte giungere ad arte ad alcuni giornali allo scopo di premere sul Ministero della Marina affinché le pretese di cospicui compensi avanzate da alcuni degli «scassinatori» fossero accolte senza dover ricorrere alle vie legali.

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RUBRICHE

F ocus diplomatico La crisi dell’ordine mondiale e la politica estera dell’Italia Il Presidente Trump ha indubbiamente scritto il suo nome fra coloro che stanno pregiudicando il quasi secolare ordine mondiale che ha dato alla comunità delle nazioni e alle nazioni europee in particolare (come non si stanca di ripetere il nostro Presidente della Repubblica) pace e stabilità — anche se relative — e, alle società occidentali, un livello di benessere senza precedenti (come dimostra diffusamente Thomas Piketty nel suo Il Capitale). Come però ricorda Richard Haass (Foreign Affairs, dicembre 2018) non tutto il danno è da attribuirsi al risorgente nazionalismo in America e nel mondo. Nazionalismo che alcuni analisti asseriscono essere il nerbo della storia delle nazioni. Haass ritiene però che il deterioramento non deve essere irreversibile e tale «da far desistere gli Stati Uniti dal cercare mezzi e modi per fermare la crisi in atto». «Gli Stati Uniti non devono desistere dal cercare di rendere Cina e Russia partecipi delle istituzioni regionali e globali dell’ordine esistente». E non solo questo incombe su Washington, ma anche «gli Stati Uniti devono dimostrare moderazione e riacquistare rispettabilità e prestigio di un tempo». Frase che suona a monito di molti attori della vita internazionale oltre che di Trump. E qui sta la difficoltà, perché le forze del cambiamento del vecchio non sono da ricercarsi solo all’interno degli Stati Uniti (vedi Jill Lepore «A new Americanism – Why a Nation needs a National Story» Foreign Affairs 201902-5), ma nelle «forze profonde» che si sono manifestate uscendo dalla lampada di Aladino dell’inventiva umana: globalizzazione, libero mercato, libera circolazione delle merci e delle persone, migrazioni su vasta scala e irrefrenabili, capacità cibernetica e robotizzazione, conoscenze mediatiche e impressionanti sviluppi scientifici. Aggiungiamo l’idea di nazione, rispolverata e messa a nuovo in molti Stati e tutti a modo loro. Molto pregiudizio lo arrecano Stati o — come si diceva in passato — potenze nuove o piccole o risorgenti, oppure grandi potenze revisioniste o che non si rassegnano a un ridimensionamento, oppure ancora potenze che stanno crescendo oltre ogni aspettativa, ancora impensabile mezzo se-

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colo fa. Abbiamo così entità statali emergenti come il Qatar, che da piccolo emirato nelle sabbie di un deserto rivendicato dal Regno saudita, è divenuto straricco per il gas e il petrolio e attivissimo protagonista in Libia e in Africa e nella inquieta area mediterranea. Oltre a essere importante base medio orientale degli Stati Uniti, è stato capace di sfidare impunito il Consiglio di Cooperazione del Golfo e la stessa Arabia Saudita, forte della alleanza militare della Turchia ed è in buoni rapporti con Teheran. Stati come le Filippine, del Presidente Duterte, non si sono peritate di offendere il Presidente Obama — creando un precedente ripetutamente imitato dal Presidente nord coreano durante il contrasto col Presidente Trump. Manila è ora rientrata, nei ranghi dell’influenza americana. Il Venezuela che, nonostante la debolezza della sua leadership politica e la drammatica crisi economica, non solo ha sfidato le minacce di intervento americano, ma ha cercato in Putin un alleato che fa ricordare i tempi di Castro e Kruscev. Fra le potenze risorgenti figura la Turchia, per la quale la sua appartenenza alla NATO poco conta se si tratta di appoggiarsi alla Russia, per acquistarne armamenti più sofisticati che non altri di provenienza occidentale o per combattere le popolazioni curde che la abitano all’interno o la circondano a sud, nord-est ed est. Ankara sta per ora favorendo l’arco sciita, vera spina nel fianco per Israele, Arabia Saudita ed Egitto: e di conseguenza per gli Stati Uniti che di questi Stati è il difensore. Con un gesto che non ha precedenti Erdogan non ha ricevuto nel 2018 il Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump, Bolton, per marcare il suo disappunto per la politica americana verso i Curdi. Mai pensabile qualche decennio fa. Fra le potenze risorgenti e capaci di pregiudicare l’«ordine mondiale» in crisi non si può non ricordare l’Arabia Saudita, che ha ingaggiato con l’Iran un duello senza esclusione di colpi e che ha abbandonato la sua tradizionale prudenza di Stato capace di influire col denaro e col fattore religioso, per tentare ora nuove vie di ingerenza politica nel Libano e militare diretta nello Yemen. Con risultati disastrosi e con azioni contrarie a ogni rispetto delle regole umanitarie e del diritto internazionale, come nel caso dell’uccisione del giornalista Khashoggy in pieno territorio turco. Un paese che sembra

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RUBRICHE

Osservatorio internazionale

NATO e Islanda: un buco nella rete?

nere un punto d’appoggio nell’Artico in quello che l’EUCOM (il Comando interforze statunitense per l’Europa) Nella prima settimana di giugno alcuni funzionari civili ha definito un «fascino economico offensivo». James della NATO hanno minimizzato le preoccupazioni sui poFoggo (un ammiraglio statunitense dalle lontane origini tenziali rischi di spaccatura tra l’Alleanza e l’Islanda, il norvegesi), capo delle Forze navali statunitensi Europacui leader ha espresso interesse a lasciare l’alleanza. Africa, ha detto il mese scorso che l’Artico presenta una «Nelle democrazie ci sono opinioni e posizioni diverse su nuova sfida per la libertà dei mari. Le Forze Armate russe molte cose», ha detto ai giornalisti il Segretario Generale hanno progressivamente riattivato sette basi abbandonate della NATO, il norvegese Jens Stoltenberg. «Quello che dopo il crollo politico-ecoso è che ci sono diversi punti nomico-militare dell’ex di vista in Islanda quando si Unione Sovietica e, inoltre, tratta della NATO». Stoltenhanno costruito altre instalberg, arrivato per i colloqui lazioni e riattivato unità artisulla sicurezza nell’estremo che di terra, praticamente Nord, ha fatto questa dichiasparite da una decina di anni. razione, pesantissima, per il Mosca ha rinnovato la sua felpato parlare del norvegese, capacità operativa nel Nord alla fine di un incontro con il Atlantico e sta estendendo Primo Ministro islandese Il Primo Ministro islandese Katrin Jakobsdottir assieme al Segretario aggressivamente la sua porKatrin Jakobsdottir, una so- Generale della NATO, Jens Stoltenberg (Fonte: nato.int). tata nell’Artico. La capacità cialista che ha detto che il rinnovata della Russia di proiettare forze nella regione, suo Paese dovrebbe ritirarsi dalla NATO. Per l’Alleanza, dalla rotta del Mare del Nord fino al famoso GIUK (Grel’Islanda è un alleato strategico chiave anche se non ha enland-Iceland-United Kingdom), gap della Guerra una sua propria Forza Armata (dispone solo di una polizia Fredda, è qualcosa su cui la NATO deve vigilare protege una guardia costiera molto efficienti). gendo questa vena giugulare dei trasporti marittimi tra Le Forze Alleate conducono abitualmente la sorvel’Europa e il Nord America. Nel caso dell’Islanda, la sua glianza aeromarittima da una base islandese, dove la posizione strategica è stata importante per la NATO sin NATO traccia i movimenti militari russi, in crescita verdalla Guerra Fredda, quando le forze statunitensi erano ticale negli ultimi tempi, nel Nord Atlantico e nell’Artico. basate lì. Il Paese ha anche svolto un ruolo importante nelLa posizione strategica dell’Islanda nell’Atlantico aiuta a l’ospitare le forze alleate nel 2018, quando la NATO ha legare insieme il Nord America e l’Europa, ha affermato tenuto una delle sue più grandi esercitazioni dal crollo delStoltenberg. L’Artico è emerso come un problema di sil’Unione Sovietica. Tuttavia, nonostante il sostegno della curezza di alto profilo per gli Stati Uniti e la NATO. Le maggioranza del parlamento islandese all’appartenenza preoccupazioni derivano dallo scioglimento dei ghiacci alla NATO, il primo ministro ha puntato su una posizione che alla fine aprirà vie marittime a lungo chiuse e, una rara come capo di governo della NATO contrario all’alpresenza militare russa accresciuta nella regione, potrebbe leanza (a titolo di esempio, lo stesso Generale/Presidente sfruttare la situazione, rappresentando una minaccia ancor De Gaulle, neppure nei momenti più duri del confronto più seria di quella attuale (e di quella che è stata durante politico con gli Stati Uniti, ha mai pensato nemmeno un la Guerra Fredda). Ma i problemi non vengono mai soli; attimo di lasciare l’Alleanza). Jakobsdottir ha detto a noinfatti, la Russia oramai non è l’unico competitor dell’Alvembre scorso, ad Arctic Today: «La mia posizione perleanza nella regione. Anche la Cina sta cercando di otte-

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RUBRICHE

Marine militari ABU DHABI Contratto per due corvette La società francese Naval Group ha firmato un contratto di 750 milioni di euro per la costruzione di due corvette tipo «Gowind» destinate alla Marina degli Emirati Arabi Uniti. Con un dislocamento di 2.700 tonnellate, le due corvette dovrebbero essere armate con missili antinave «Exocet» e missili superficie-aria «Evolved Sea Sparrow», mentre la propulsione farebbe affidamento su motori diesel MTU di fabbricazione tedesca. Il condizionale è d’obbligo perché Germania e Stati Uniti hanno imposto un embargo sulle forniture militari dirette ad Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti.

ARGENTINA Cessione di unità subacquee L’11 giugno, a seguito di un accordo politico al massimo livello, la Marina brasiliana ha dato il via libera per il trasferimento a quella argentina di due sottomarini classe «Tupi», realizzati secondo il progetto «Type 209/1400» di origine tedesca; l’accordo prevede anche la cessione di una secondo coppia di battelli. La prima coppia potrebbe essere trasferita già durante quest’anno, eseguire un ciclo d’interventi minori nel cantiere navale argentino di Tanador ed essere immessa in linea nel 2020. Le quattro unità della classe «Tupi» — il capoclasse, il Tamoio, il Timbira e il Tapajo — sono entrate in servizio fra il 1989 e il 1999 ed è previsto che vengano sostituite da altrettanti battelli «Tonelero» di progetto francese.

Assurance Program, AMCAP, finalizzato a migliorare sensibilmente i principali sistemi e sensori delle fregate «Anzac», nonché l’affidabilità e la manutenibilità complessiva della piattaforma. Una componente chiave del programma AMPAC ha riguardato la sostituzione del vecchio radar da sorveglianza aerea a lungo raggio con un nuovo sensore digitale ad antenne planari sviluppato dalla locale azienda CEAFAR, posizionato in cima all’albero principale e interfacciato con i principali sistemi di bordo.

BRASILE La portaelicotteri Atlantico, nuova ammiraglia della flotta La portaelicotteri Atlantico è diventata la nuova ammiraglia della flotta brasiliana nazionale, svolgendo anche importanti funzioni combattenti e umanitarie. Ceduta dalla Royal Navy un anno fa alla Marina brasiliana, l’Atlantico è stata sottoposta ad alcuni interventi migliorativi nell’arsenale britannico di Devonport, fra cui l’installazione di un nuovo sistema ESM e per comunicazioni, tre impianti «Phalanx Mk15 Block 1B», quattro mitragliatrici da 7,62 mm e un sonar rimorchiato. Prima di lasciare il Regno Unito per il Brasile, l’unità e l’equipaggio hanno svolto un intenso programma di addestramento e familiarizzazione della piattaforma e dei sistemi imbarcati.

AUSTRALIA In linea la fregata Arunta dopo un importante ammodernamento La fregata australiana Arunta, classe «Anzac», è ritornata nella sua base navale stanziale dopo aver completato un importante ammodernamento nei cantieri Henderson, in Australia occidentale; gli interventi rientrano sotto l’egida dello Anzac Midlife Capability

Rivista Marittima Giugno 2019

Vista dall’alto della portaelicotteri brasiliana ATLANTICO, con l’elevatore poppiero in posizione abbassata (Fonte: Marina brasiliana).

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RUBRICHE

C he cosa scrivono gli altri «Dialoghi Mediterranei» NODO DI GORDIO, A. VIII, N. 18, GENNAIO-APRILE 2019

«Il Mediterraneo, più che un mare interno è, come diceva Braudel, un Continente Liquido. Una realtà molteplice e complessa, sulla quale si affacciano e convergono tre Continenti Solidi, Europa, Asia, Africa … O, se preferiamo, le tre componenti dell’Isola del Mondo. Per questa sua natura il Mediterraneo ha sempre rivestito un ruolo centrale nella scena geopolitica mondiale, ruolo solo a tratti “dimenticato” o meglio “passato in secondo piano”, ma subito, poi, tornato di prepotente evidenza», scrive Andrea Marcigliano nel suo articolo «Da Mare Nostrum al Continente liquido. La proiezione mediterranea dell’Italia». Il Mediterraneo non può non diventare quindi il punto cruciale ove confluiscono, dai quattro punti cardinali, tutte le principali tensioni che attraversano l’Isola del Mondo e oggi è più che mai importante leggere le diverse crisi globali che travagliano l’Isola del Mondo, ovvero il blocco Eurasia + Africa, in un’ottica mediterranea, guardandole cioè non dal loro interno, nelle loro particolarità e nei loro specifici localismi, bensì dal Mare. Ai nostri giorni, ben sottolinea l’Autore, tutto il quadro politico e diplomatico del Mediterraneo va riconsiderato, atteso che i vecchi equilibri appaiono ormai sempre più usurati e sarebbero auspicabili nuove forme di mediazione per risolvere i problemi che vanno dal Kurdistan allo Yemen, dalla Siria alla Libia. Laddove, per contribuire alla ricerca di un nuovo equilibrio, i paesi del Mare Nostrum debbono voler e saper offrire un proprio contributo. In particolare l’Italia, di cui si ripercorrono le più recenti mosse diplomatiche con i paesi MENA (Middle East – North Africa) ha necessità di trovare nuovi interlocutori privilegiati in un mondo arabo che è stato stravolto, in meno di un decennio, da una serie di accadimenti e rivolu-

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zioni: la caduta di Mubarak in Egitto, quella di Gheddafi in Libia, il conflitto civile in Siria ci hanno fatto perdere quelli che, per lungo tempo, avevano rappresentato i punti di riferimento (e orientamento) della nostra politica «araba». Pertanto, trovare nuovi interlocutori stabili e autorevoli in quel mondo rappresenta una vera e propria urgenza, se non vogliamo restare tagliati fuori da uno scenario che ci riguarda molto da vicino e dove convergono molti nostri interessi, sia economici che geopolitici. E in considerazione che l’attuale strategia della Casa Bianca guarda più in direzione del Pacifico e del limitrofo Oceano Indiano che in quella del nostro Mediterraneo, diventa giocoforza rapportarsi alle altre potenze globali. In primo luogo la Russia di Putin, che controlla saldamente la costa siriana con le basi navali di Tartus e Latakia e che trova anche un notevole punto d’appoggio nell’Egitto di al-Sisi, i cui rapporti con il nostro Paese vengono analizzati da Alessio Marsili («Tra l’Atlantico e Mosca, l’Italia») e Fabio Grassi-A. Marcigliano («La Russia è vicina»). In seconda istanza la Cina, la cui presenza nell’Africa sub-sahariana e nel Corno d’Africa diventa di giorno in giorno più pervasiva e influente. Una Cina sempre a noi più vicina con il coinvolgimento dell’Italia nel grande progetto della Nuova Via della Seta Marittima, di cui ci parla in particolare l’Editoriale del Direttore responsabile Lazzeri («Le mille vie della seta») e gli specifici contributi di Franco e Ugo Cardini («Il Mediterraneo di nuovo protagonista nel continente euroasiaticoafricano» e «La Belt and Road Ini-

Immagine artistica di una nave portacontainer cinese in rotta verso il Mediterraneo (Fonte: nododigordio.org).

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Ultima pagina_Layout 1 18/07/2019 08:57 Pagina 128

RIVISTA

MARITTIMA MENSILE DELLA MARINA MILITARE DAL 1868

NEL PROSSIMO NUMERO FOCUS SULL’ARTICO E SULLA NORTHERN SEA ROUTE

LA COLLABORAZIONE ALLA RIVISTA È APERTA A TUTTI. IL PENSIERO E LE IDEE RIPORTATE NEGLI ARTICOLI SONO DI DIRETTA RESPONSABILITÀ DEGLI AUTORI E NON RIFLETTONO IL PENSIERO UFFICIALE DELLA FORZA ARMATA. RIMANIAMO A DISPOSIZIONE DEI TITOLARI DEI COPYRIGHT CHE NON SIAMO RIUSCITI A RAGGIUNGERE. GLI ELABORATI NON DOVRANNO SUPERARE LA LUNGHEZZA DI 12 CARTELLE E DOVRANNO PERVENIRE IN DUPLICE COPIA DATTILOSCRITTA E SU SUPPORTO INFORMATICO (QUALSIASI SISTEMA DI VIDEOSCRITTURA). GLI INTERESSATI POSSONO CHIEDERE ALLA DIREZIONE LE RELATIVE NORME DI DETTAGLIO OPPURE ACQUISIRLE DIRETTAMENTE DAL SITO MARINA ALL’INDIRIZZO HTTP://WWW.MARINA.DIFESA.IT/CONOSCIAMOCI/EDITORIA/MARIVISTA/PAGINE/NORMEPERLACOLLABORAZIONE.ASPX. È VIETATA LA RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE, SENZA AUTORIZZAZIONE, DEL CONTENUTO DELLA RIVISTA.

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