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Geopolitica dell’energia. La rilevanza strategica dei gasdotti Nord Stream 2 ed Eastmed, per l’UE
Geopolitica dell’energia
(*) Francesco Frasca
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Sono state più di 20, con 1.300 persone a bordo, le navi impegnate dal consorzio Nord Stream 2 Ag, operatore del progetto per la costruzione dell’omonimo gasdotto; mentre le due navi per il posiziona-
mento di tubi, SOLITARIE e PIONEERING SPIRIT
(nell’immagine), hanno proseguito i lavori all’interno della Zona Economica Esclusiva svedese (Gazprom).
La rilevanza strategica dei gasdotti Nord Stream2 ed EastMed, per l’UE
(*) Laureato in scienze politiche, con indirizzo politicoeconomico, presso l’Università di Padova, si è trasferito a Parigi dove, dopo aver svolto attività si ricerca sulla cooperazione europea in materie di produzione di sistemi d’arma, presso il Groupe de Sociologie de la Défense (GSD), una struttura de l’EHESS di cui il CIRPES era l’interfaccia associativa, ha conseguito il doctorat de troisème cycle en sociolgie, abilitante alle funzioni di maître de conférence nelle università francesi. Ha proseguito poi la sua attività di ricerca riguardante la coscrizione napoleonica nei dipartimenti italiani dell’Impero francese presso l’IRCOM dell’Université Paris-Sorbonne (Paris IV) dove ha conseguito il doctorat en histoire moderne. In seguito professore a contratto presso l’Università di Roma «La Sapienza» ha dato corsi di storia sociale degli eserciti europei e a livello internazionale ha svolto seminari di storia militare (professeur invité) alla Sorbona di Parigi (Paris IV e Paris I) e di storia marittima (Visiting Professor e Non-Visiting External Examiner) all’University of Malta. Nell’ambito del ministero della Difesa è stato analista di politica militare al Centro Militare di Studi Strategici e conferenziere all’Istituto di Guerra Marittima di Livorno. Attualmente è managing partner di International Corporate Services e di Global Intelligence International, in partenariato con la società estone Xolo Go OÜ, per la consulenza in analisi strategica d’intelligence competitiva, come metodologia fondamentale per identificare e gestire rischi e vulnerabilità, punti di forza e opportunità di imprese e/o istituzioni. Membro della Commission Française d’Histoire Militaire (CFHM), della Société Française d’Histoire Maritime (SFHM) e della International Intelligence History Association (IIHA).
Il panorama energetico mondiale registra profonde e rapide trasformazioni con prolungamenti geopolitici evidenti. Le attuali fortune del gas naturale sono dovute a fattori congiunturali legati alla transizione energetica e alla necessità di ridurre il consumo di carbone a livello mondiale (1).
La posta in gioco è enorme e riguarda la relazione di dipendenza strutturale che i paesi clienti intrattengono durevolmente con i rispettivi paesi fornitori di gas naturale. Tali relazioni sono motivo di forti inquietudini dal momento che i gasdotti stabiliscono legami fissi tra i produttori e gli utilizzatori (2).
Il progressivo deterioramento delle relazioni tra Russia e Ucraina — esacerbata dall’annessione della Crimea e dalla condizione di conflittualità nelle province ucraine orientali — teoricamente ripropone per l’ennesima volta la minaccia di un’interruzione del transito delle esportazioni russe verso i mercati europei, come accadde nelle cosiddette «guerre del gas» del 2006 e del 2009 (3).
Per far fronte a queste emergenze e garantire approvvigionamenti regolari e costanti ai tradizionali mercati europei di gas naturale, la Russia ha cercato di sviluppare delle rotte d’esportazione alternative nell’ambito della direttrice occidentale, in modo tale da ridurre il transito dei rifornimenti di gas in territorio ucraino, per mantenere inalterato il suo potenziale d’esportazione verso un mercato ritenuto di rilevanza strategica (4). L’elevata dipendenza russa dalle rendite derivanti dalle esportazioni di idrocarburi ha generato una condizione di vulnerabilità del settore energetico nazionale, ulteriormente inficiata dallo squilibrio dei volumi esportati attraverso le due direttrici d’esportazione Est-Ovest. Attualmente, la Russia si configura come un paese energy supplier globale, attore fondamentale nello scacchiere energetico internazionale. Seconda produttrice di petrolio al mondo dopo l’Arabia Saudita e seconda di gas naturale dopo gli Stati Uniti, dispone di illimitate riserve petrolifere in Siberia occidentale e Volga Urali, Siberia orientale, nell’isola di Sakhalin e nella sezione russa del Mare Artico (5). Inoltre, dispone delle seconde riserve di gas al mondo dietro all’Iran, concentrate in Siberia, ha quasi il 17% delle riserve mondiali «proved» di gas naturale, per circa 31,3 migliaia di miliardi di metri cubi (6).
Il gasdotto Nord Stream 2
Con l’inaugurazione del gasdotto Nord Stream 1 (NS1), nel 2011, la Russia ha parzialmente raggiunto il suo obiettivo. Aprendo una rotta d’esportazione alternativa che non attraversa l’Ucraina (7) è stata svincolata dalla dipendenza del transito in un paese terzo. Mettendo in diretto collegamento la produzione russa con i mercati di consumo della Germania e dell’Europa centrale, la Russia ha inoltre evitato dannose interruzioni degli approvvigionamenti capaci d’inficiare negativamente lo status di sicurezza energetica di entrambi i vettori.
L’irrigidimento europeo nei confronti della Russia a seguito della crisi ucraina e le successive sanzioni rappresentano soltanto la più recente dimostrazione del sostanziale mutamento del quadro di cooperazione energetica euro-russa. Le ambizioni europee, d’intraprendere una strategia di differenziazione energetica delle rotte e dei fornitori per ridurre la dipendenza dalle importazioni russe, ostacolano indubbiamente i piani di espansione energetica di Mosca, in particolar modo il raddoppio del gasdotto NS1 con il nuovo progetto Nord Stream 2 (NS2), che ha previsto la costruzione di due linee di gasdotti con una capacità totale di 55 miliardi di
metri cubi all’anno, dalla costa della Russia attraverso il mar Baltico fino alla Germania, per 1.290 km. Il suo costo è di circa 9 miliardi di euro. Il progetto è finanziato per metà da Gazprom (Russia) e l’altra metà da cinque società europee: OMV (Austria), Wintershall Dea e Uniper (Germania), Engie (Francia) e Shell (anglo-olandese). Il nuovo gasdotto raddoppia la capacità del gasdotto NS1 attualmente in funzione, seguendo in gran parte lo stesso percorso, come già detto, ma la sua costruzione è stata sospesa alla fine del 2019, quando la società svizzera Swiss-Dutch Allseas Company ha interrotto i lavori a causa delle sanzioni di Washington, che si oppone apertamente ed è impegnata in sforzi attivi per fermare il progetto. Visto che gli equilibri energetici nell’Europa dell’Est si basano su lotte d’influenza dirette e indirette fra Stati Uniti e Russia, il governo americano ha dichiarato che questo progetto andrebbe contro la sicurezza energetica dell’Europa, rendendo la Germania e altri alleati degli Stati Uniti eccessivamente dipendenti dalle forniture dei vettori energetici russi.
L’obiettivo americano è dare un duro colpo agli interessi di Mosca e fornire supporto all’Ucraina, come paese utilizzato per il transito del gas naturale russo verso l’Europa, che il gasdotto bypasserà privandola così delle tasse di passaggio, che il paese ottiene dal gas russo diretto verso altri paesi europei. L’Ucraina, grazie a questo ricava un reddito di 7 miliardi di euro all’anno. Se il NS2 dovesse sostituire i due gasdotti, Soyuz e Brotherhood, che riforniscono l’Europa attraverso il suo territorio, l’Ucraina, oltre a una perdita finanziaria, sarebbe esposta al rischio di un aumento di interruzioni energetiche da parte di Mosca.
Il percorso dei gasdotti in Germania con interconnessioni europee. In alto: i percorsi dei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 (Gazprom).
Come riportato dal portavoce del dipartimento di Stato americano Ned Price: «Il Nord Stream 2 e la seconda linea del TurkStream sono progettati per aumentare l’influenza della Russia sui nostri alleati e partner, e minano la sicurezza transatlantica». ll gasdotto TurkStream, chiamato precedentemente Turkish Stream, è un gasdotto che va dalla Russia alla Turchia. TurkStream ha sostituito il precedente progetto chiamato South Stream, che è stato annullato nel 2014. In seguito dell’abbattimento di un caccia russo da parte della Turchia nel novembre 2015, il progetto è stato temporaneamente sospeso. Tuttavia, le relazioni tra
Russia e Turchia sono migliorate nell’estate 2016 e l’accordo intergovernativo per la costruzione del TurkStream è stato firmato nell’ottobre 2016. La costruzione è iniziata a maggio 2017 e le prime forniture di gas in Bulgaria attraverso il gasdotto sono iniziate il 1º gennaio 2020. Gli Stati Uniti continueranno a controllare la costruzione del gasdotto che, come si ritiene, è terminato per il 95%. «Monitoreremo l’attività per completare o certificare la pipeline, e se tale attività avrà luogo prenderemo una decisione sull’applicabilità delle sanzioni », ha affermato Price (8).
Le sanzioni prendono di mira le compagnie di assicurazione (AXA), la società di certificazione (DNV GL), nonché i fornitori di navi (Pioneer Sprit della compagnia svizzero-olandese) e altre 120 entità legali e fisiche.
A Strasburgo, il 21 gennaio 2021, un gruppo di deputati del Parlamento europeo ha redatto una risoluzione che imporrebbe nuove sanzioni alla Russia e farebbe naufragare il nuovo gasdotto del mar Baltico sostenuto da Mosca. La mozione, avanzata dai rappresentanti di alcuni dei più grandi gruppi politici dell’assemblea, afferma che
le recenti discussioni con Mosca sull’accumulo di truppe al confine con l’Ucraina e l’incarcerazione del personaggio dell’opposizione russa Alexey Navalny mostrano la necessità di un’azione dura contro la Russia (9). La risoluzione chiede che vengano rivisti i progetti di cooperazione economica con la Russia, a partire dal progetto del Nord Stream 2, di cui viene chiesto «il blocco immediato del suo completamento». I deputati «insistono sul fatto che l’UE dovrebbe ridurre la sua dipendenza dall’energia russa», mentre esortano tutti gli Stati membri a «rivedere i progetti di cooperazione economica con la Russia, a partire dal progetto del Nord Stream 2, di cui viene chiesto il Il percorso del gasdotto Yamal. In alto: il percorso del gasdotto Nord Stream 2, i limiti delle frontiere marittime e delle EEZ (Economic Esclusive Zone) nel mar Baltico (Gazprom). blocco immediato del suo completamento» (10). Il progetto NS2 è stato completato il 4 giugno 2021, così come è stato annunciato dal presidente Putin. Sostenuto dal governo tedesco, nonostante gli Stati Uniti abbiano imposto sanzioni alle imprese coinvolte nella sua costruzione. In effetti, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha così commentato (11): «C’erano state discussioni e negoziati con l’America sulla questione Nord Stream 2» a margine del vertice UE del maggio scorso, sottolineando che Berlino ha accolto con favore il rifiuto di Washington di sanzioni contro l’operatore tedesco del progetto, il Nord Stream 2 AG. Il Cancelliere ha sottolineato che «Berlino si è sempre opposta alle sanzioni extraterritoriali» (12). In effetti, per la Germania il NS2 è la pietra angolare della politica energetica del cancelliere Merkel, che mira a tirare contemporaneamente la Germania fuori dal carbone e dall’energia nucleare. A questo proposito il vice primo ministro della Federazione Russa, Alexander Novak ha annunciato che Russia e Germania stanno lavorando a varie forme di cooperazione nel campo dell’energia da idrogeno. Gazprom ha creato una nuova
società appositamente per questo, con l’obiettivo di implementare progetti innovativi sull’idrogeno. Inoltre, Gazprom è pronta a pompare anidride carbonica in modalità inversa dall’Europa alla Russia per i fini del suo uso industriale o il suo smaltimento. Di riflesso Oliver Hermes, capo del Comitato orientale dell’economia tedesca, ha annunciato che, a differenza di altri gasdotti, l’idrogeno potrebbe anche essere trasportato tramite il gasdotto Nord Stream 2. Ciò è diventato possibile grazie all’uso di materiali speciali. Gazprom, ha già annunciato un’iniziativa per avviare un grande impianto per la produzione di idrogeno da metano in Germania. Potrebbe essere costruito in prossimità dell’approdo di entrambe le due tratte del gasdotto Nord Stream (1 e 2), come confermato da Alexander Ishkov, capo del Dipartimento di risparmio energetico ed ecologia di Gazprom, nell’ambito del forum russo-tedesco sulle materie prime (13). Non c’è dubbio che questo nuovo serio argomento giochi a favore del completamento e del lancio del gasdotto Nord Stream 2, dando forza alle argomentazioni dei suoi sostenitori russi ed europei (14).
Nonostante l’adozione da parte americana di una serie di atti legislativi che hanno aperto la strada a sanzioni unilaterali, anche nei confronti delle società coinvolte nel progetto. Va notato che queste sanzioni da Washington potenzialmente prendono di mira 120 aziende, principalmente europee, di una dozzina di paesi, che vanno da quelle direttamente partner del progetto, ai loro sub-appaltatori coinvolti nella pipeline, attraverso alcuni porti europei attivi nella sua costruzione, società di servizi, compagnie di navigazione o di assicurazione. E anche se Joe Biden ha sottolineato il desiderio di ricucire gli strappi, del suo predecessore, con gli alleati europei e pacificare le relazioni transatlantiche, in particolare con la Germania (15).
Gli Stati Uniti sono preoccupati dalla fine dei lavori del NS2, che hanno ripreso avvio con l’arrivo della nave pipelaying russa Akademik Chersky, il 30 marzo 2021, al largo della Danimarca, per la posa delle ultime condutture del gasdotto fino al suo definitivo compimento (16).
Per ritorsione, il 21 maggio, gli Stati Uniti hanno inserito nella lista nera 13 navi russe coinvolte nell’attuazione del progetto del gasdotto: Akademik Cherskiy, ArtemisOffshore, Bakhtemir, Baltic Explorer, Finval, Kapitan Beklemishev, Murman, Narval, Sivuch, Spasatel Karev, Umka, Vladislav Strizhov e Yury Topchev (17). Se l’azione di contrasto americana diventerà fatto compiuto ciò potrebbe, per conseguenza, dividere l’UE e far diventare gli Stati Uniti il protagonista chiave della difesa del fianco Est dell’Unione, con il pericolo di spingere la Russia a Oriente, alla ricerca di nuovi partner, in particolare la Cina (18).
Gli Stati Uniti e le esportazioni di gas di scisto
Occorre ricordare che, al momento della costruzione del NS1, la produzione del petrolio e del gas di scisto (shale gas) negli Stati Uniti era ancora nella fase iniziale, da qui l’assenza di alternativa (anche geopolitica) al gas attraverso l’Atlantico. Tuttavia, l’aumento negli ultimi anni della produzione di shale gas statunitense ha avuto come conseguenza il moltiplicarsi delle iniziative americane volte a limitare l’influenza russa in Europa orientale. Gli Stati Uniti mirano a trasformare questa regione in un nuovo sbocco per le sue esportazioni di gas di scisto (19) sotto forma di GNL (gas naturale liquefatto), sovrabbondante oltre atlantico, che però è molto più costoso del gas naturale che la Russia fornisce tramite i suoi gasdotti (20). In ogni caso, l’orientamento europeo favorevole verso le forniture di GNL collima con le ambizioni dell’UE d’intraprendere una strategia di differenziazione energetica delle rotte e dei fornitori, per ridurre la dipendenza dalle importazioni russe, e ciò ostacola indubbiamente i piani di espansione energetica di Mosca. La questione riguarda la relazione di dipendenza strutturale che i paesi clienti intrattengono durevolmente con i paesi fornitori, visto che la presenza di gasdotti sul territorio può creare indubbiamente un legame stretto tra le parti. Al contrario, la neutralità in teoria promessa dal GNL grazie alla sua flessibilità e alla sua fluidità, in realtà non sarebbe garantita (21).
In effetti, il GNL crea solo in apparenza un legame commerciale tra, da una parte le società produttrici e dall’altra gli Stati importatori, poiché se i flussi di GNL possono essere più innovativi del gas naturale, è anche vero che criteri economici e/o politici legati a futuri contesti di tensioni internazionali possono influire sulle forniture verso certi paesi, determinando che le stesse possano essere ridotte o interrotte, ovvero dirottate verso altre destinazioni (22).
In questo quadro, particolare valore politico assume-
rebbe il GNL proveniente dagli Stati Uniti alimentato dall’incremento della produzione gasifera legata allo sfruttamento del gas non convenzionale (shale gas). D’altra parte, gli atti degli ultimi 5 anni di politica statunitense sul progetto del NS2 mostrano l’impatto negativo dell’azione legislativa del Congresso verso la pipeline, e fanno comprendere il contesto in cui la nuova amministrazione statunitense stia riprendendo in mano questo dossier.
Stati Uniti e UE hanno sostenuto fortemente la proposta, volendo fare del gas americano la prima risorsa energetica dei paesi dell’Europa centrale, tagliando fuori i paesi direttamente dipendenti dalla Russia come la Bielorussia. Washington si adopererà per la messa in campo di misure di «soft e smart power» riguardanti il sostegno del progetto Baltic-Adriatic-Black Sea (BABS), e di sanzioni extraterritoriali, che rientrano nel quadro della legge americana CAATSA (Countering America’s Adversaries Though Sanction Act) del 2017 e della legge PEESA (Protecting Europe’s. Energy Security Act) del 2019.
Il Progetto BABS (Baltic-Adriatic-Black Sea)
È in questo quadro che è apparso un piano per l’Europa centrale sviluppato a Washington nel 2016: il progetto BABS (Baltic-Adriatic-Black Sea), nato da un’iniziativa congiunta di Polonia e Croazia che, il 25 e 26 agosto 2016, il Forum internazionale di Dubrovnik ha portato a compimento. È stato in questo forum, che ha riunito i rappresentanti 12 paesi dell’Europa centrale tutti membri dell’UE, che il progetto BABS, noto anche come «Three Seas Initiative», è stato enunciato al suo termine, con una dichiarazione congiunta sulla cooperazione per energia, trasporti, digitale ed economia, tra i dodici paesi della regione, con soddisfazione di Washington e dei paesi partecipanti (23). L’«Iniziativa dei Tre Mari» (24) mira alla creazione di un asse economico nord-sud in Europa centrale e orientale, principalmente volto a sviluppare la cooperazione in materia di energia, di trasporto terrestre e d’economia fra dodici paesi situati fra l’Adriatico, il mar Baltico e il Mar Nero; la maggior parte dei paesi interessati sono membri della NATO: Polonia, capofila del progetto, Austria, Ungheria, Bulgaria, Romania, Croazia, Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lituania, Lettonia ed Estonia.
L’opera di Donald Trump in politica estera ha trasformato ed energizzato il progetto BABS. Fedele al suo slogan «indipendenza energetica, dominio energetico», l’amministrazione Trump ha usato il progetto BABS per indebolire la Russia e aumentare le esportazioni statunitensi di GNL in Europa (25). Al fine di contrastare i flussi di gas della Russia est-ovest, il progetto BABS è diventato esclusivamente un corridoio strategico del gas nell’Europa centrale sull’asse nord-sud, provenienti dai tre mari (Adriatico, Baltico e Mar Nero) (26).
Cosciente dell’assenza di risposta europea alle inquietudini che si manifestavano nei paesi dell’ex blocco sovietico a riguardo della loro grande dipendenza dal petrolio e gas russo, nel 2006 il governo polacco ha proposto la creazione di una NATO dell’energia, non potendo le questioni energetiche essere scisse dalle questioni della sicurezza con particolare riferimento alla Russia. In questo quadro, la Polonia diventerebbe una piattaforma di ridistribuzione di gas naturale in Europa orientale, a partire dal gas di scisto importato dagli Stati Uniti e l’Ucraina perderebbe il suo ruolo di primo paese di transito di gas russo verso l’Europa occidentale. Stesso dicasi per la Bielorussia, e la Russia sarebbe tagliata dal suo mercato principale (27).
Inoltre, con tale iniziativa verrebbe a crearsi una solidarietà regionale di sicurezza indipendente dall’UE per meglio far fronte alla Russia, stabilendo un cordone sanitario di contenimento delle mire espansioniste russe in Crimea, Trasnistria, Ossezia del Sud, Abkhazia e Ucraina orientale (28).
Questo progetto ha potuto vedere la luce grazie alla mancanza da parte dell’UE di una politica energetica comune dotata di una visione strategica, destinata a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti (29).
I tentativi balcanici: il progetto South Stream
Il gasdotto South Stream è costituito dal progetto russo-italo-franco-tedesco per la costruzione di un gasdotto da posare sul fondo del Mar Nero da Anapa al porto bulgaro di Varna. In totale erano previste 4 condotte con una capacità complessiva di 63 gm3 di gas all’anno che doveva trasportare entro il 2020 il gas russo attraverso il Mar Nero, Bulgaria, Serbia, Ungheria, Slovenia, e due stringhe della pipeline dovevano collegare la penisola balcanica all’Italia e all’Austria. Questa realizza-
zione avrebbe permesso un’ulteriore marginalizzazione della scarsamente affidabile rotta ucraina, anche se quest’ultima risultava necessaria per trasportare almeno 50 gm3 di gas all’anno. Quando pienamente operativa, la capacità del gasdotto South Stream è stata calcolata in 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Nel giugno 2007 è stato firmato un memorandum d’intesa per il progetto tra ENI e Gazprom, delineando la collaborazione tra le aziende nello sviluppo del progetto.
Nel 2008 la società South Stream AG è stata costituita in Svizzera da Gazprom ed ENI 50-50, per la costruzione della sezione oleodotto offshore. Nel giugno 2010, ENI, Gazprom e la società francese EDF firmavano un memorandum trilaterale; ai sensi del memorandum EDF aderiva alla struttura azionaria South Stream AG.
Tuttavia questo progetto è stato abbandonato nel bel mezzo dei lavori da Mosca, con il pretesto delle sanzioni esercitate dall’UE sulla Russia durante i fatti in Crimea. Il suo abbandono è avvenuto in un contesto di vive tensioni diplomatiche con l’Unione europea. La Commissione UE ha rifiutato di concedere a Gazprom l’esenzione di cui avrebbe avuto bisogno per far funzionare il gasdotto a piena capacità, considerandolo un potenziale ulteriore strumento per il Cremlino per esercitare il controllo economico sull’Europa meridionale e orientale (30). Per la Russia il South Stream doveva eludere l’Ucraina e quindi contribuire a ridurre il rischio di interruzioni nella fornitura di gas russo all’Europa a causa delle controversie tra Mosca e Kiev, come è successo nel 2006 e nel 2009. Oltre alla mancanza di approvazione da Bruxelles, il progetto ha avuto dei problemi nella raccolta dei finanziamenti per la sezione offshore del gasdotto da 14 miliardi di euro a causa delle sanzioni occidentali alla Russia che hanno reso le banche europee caute sui prestiti a un consorzio guidato da Gazprom (31). Occorre evidenziare che questo progetto in origine era stato concepito per affossarne un altro, quello del gasdotto Nabucco, alternativo al South Stream e molto più vicino alle aspirazioni degli Stati Uniti, orientati a limitare l’influenza russa in Europa. Tuttavia il progetto del Nabucco, che doveva attraversare la Turchia, pompando il gas prima dal mar Caspio, sia dalla riva occidentale azerbaigiana che da quella orientale turkmena, è stato abbandonato anch’esso nel 2012.
Ciononostante, appena due mesi dopo il ritiro dal South Stream, la Russia ha iniziato a costruire il gasdotto TurkStream con Ankara, che non è un membro dell’UE, e non è interessata dagli accordi sul pacchetto energetico. TurkStream ha due linee parallele: la prima per fornire gas alla Turchia, la seconda per la successiva vendita in Europa (sebbene i mercati determineranno l’effettiva ripartizione del volume). La sezione offshore del gasdotto TurkStream, dalla Russia alla Turchia, è stata inaugurata il 19 novembre 2018. Il gasdotto ha una capacità totale di 31,5 miliardi di metri cubi. La brillante operazione ha tuttavia provocato l’ira del governo statunitense, infatti, la Turchia, il 20 dicembre 2019, ha denunciato la minaccia delle sanzioni americane, previste dalla legge PEESA, anche contro le società turche coinvolte nella costruzione del gasdotto TurkStream (32).
A seguito dei fatti illustrati, la Commissione UE ha deciso di scegliere un’altra via di approvvigionamento appoggiando l’idea di un corridoio sud, per trasportare 12 miliardi di metri cubi/anno di gas dal giacimento offshore di gas Shah Deniz in Azerbaigian, utilizzando il gasdotto SCP (Caucaso meridionale), passante per il territori dell’Azerbaigian e della Georgia, il gasdotto TANAP attraverso la Turchia e il gasdotto TAP (TransAdriatico) attraverso la Grecia e l’Albania e una sezione offshore verso il sud Italia, in Puglia, per connettersi infine alla rete di distribuzione italiana del gas.
Il gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline)
Il gasdotto TAP è un TSO (Transmission System Operator) e un ITO (Independent Transmission Operator), che fornisce capacità agli «shipper» interessati a un servizio di trasporto di gas naturale sicuro, affidabile ed efficiente (33). Uno dei principali obiettivi di TAP è quello di rafforzare la sicurezza energetica nell’area balcanica, particolarmente vulnerabile. Iniziata la costruzione nel 2016, attualmente, il gasdotto TAP, che attraversa Grecia, Albania, mar Adriatico e Italia per 878 km, avvia le operazioni commerciali, trasportando il primo gas proveniente dall’Azerbaigian via Grecia e, attraverso il punto di interconnessione con la rete di DESFA (operatore di sistemi di trasporto di gas naturale in Grecia. È stata fondata il 30 marzo 2007 come filiale della DEPA) a Nea Mesimvria, va anche in Bulgaria. In Italia, il gas viene
Il percorso del gasdotto TAP. Nella pagina accanto: la rete di distribuzione gas nel Sud-Est europeo; in basso, il Corridoio Sud, percorso dei gasdotti TAP+TANAP+SCP (TAP).
convogliato nella rete nazionale SNAM, passando dal terminale di Melendugno (34). Nel marzo 2021 TAP ha trasportato il primo miliardo di metri cubi di gas in Europa che, giunto al punto di interconnessione di Kipoi, in Grecia, si è connesso con il gasdotto TANAP (35). Elshad Nasirov, vice presidente della società petrolifera e del gas dell’Azerbaigian SOCAR, ha affermato che il corridoio meridionale del gas non è in concorrenza con nessun progetto esistente, ma fornirà all’Europa gas aggiuntivo. Kjetil Tungland, amministratore delegato di TAP, ha anche sottolineato l’importanza del progetto di un «corridoio verticale» verso la Bulgaria che si collegherebbe a TAP (36). Un’interessante opportunità potrebbe risiedere nelle sinergie tra TurkStream e il Trans Adriatic Pipeline (TAP), che così potrà essere raddoppiato in capacità, assorbendo gran parte del gas che scorre attraverso TurkStream, fornendo gas aggiuntivo a Grecia, Bulgaria, Albania, Italia e Balcani occidentali (37).
Il progetto EastMed
Una serie di interessi si intersecano nel Mediterraneo orientale, dove Turchia, Grecia, Cipro, Israele, Egitto e Stati Uniti si stanno tutti sforzando di aumentare la loro influenza e una nuova dimensione geopolitica potenzialmente esplosiva si aggiunge al complicato puzzle che è il Medio Oriente. La scoperta delle riserve di petrolio e gas naturale nel bacino del Levante ha, infatti, aggiunto un ulteriore livello di complessità all’attuale situazione. Le prime esplorazioni risalgono agli anni Settanta al largo della costa egiziana, ma si trattava di piccoli giacimenti di idrocarburi. Le ricerche offshore di Israele hanno portato alla scoperta di nuovi giacimenti di gas negli anni Novanta e nei primi anni Duemila. Le prospezioni sono continuate fino al 2009, quando sono state trovate grandi sacche di gas nel giacimento di gas offshore israeliano chiamato Tamar, seguite poi da molto più importanti: il campo di Afrodite vicino a Cipro; il Leviatano nelle acque israeliane; e nel 2015, un campo supergigante nelle acque egiziane chiamato Zohr. In tutta quest’area l’US Geological Survey ha stimato giacimenti fino a 122 trilioni di piedi cubi di gas e 1,7 miliardi di barili di petrolio. Quantità di gas equivalenti a circa 76 anni di consumo di gas nell’Unione europea (38). Finora sono stati scoperti oltre 60 trilioni di piedi cubi (tcf) di gas naturale in Israele, Egitto, Cipro e Libano, che già superano le riserve di gas della Libia, membro dell’OPEC.
Israele è sulla buona strada per iniziare la produzione dall’enorme giacimento Leviatano (Leviathan), che ha 22 tcf di riserve, ed è una delle più grandi scoperte di gas naturale al mondo negli ultimi decenni. Israele e Libano hanno aperto discussioni su questioni di sfruttamento delle risorse di gas naturale lungo il loro confine marittimo. Inoltre, Israele ha firmato un accordo storico per fornire 20 miliardi di dollari di gas naturale all’Egitto (39), che ha iniziato a produrre gas naturale, anch’esso, negli ultimi due o tre anni, da una serie di importanti giacimenti scoperti nel mar Mediterraneo orientale. La produzione di questo paese ha raggiunto i massimi di 7 miliardi di piedi cubi di gas (bcf), dopo che la produzione è stata avviata dai suoi giacimenti di gas di Zohr, North Alexandria e Nooros. L’Egitto è oramai divenuto un esportatore netto di gas naturale negli ultimi due anni.
Nell’area in questione, gli Stati Uniti stanno cercando di contrastare le mosse espansionistiche della Turchia, a sostegno di ExxonMobil e Noble Energy in operazioni di trivellazione nel Mediterraneo orientale. Per soste-
nere le compagnie energetiche americane che lavorano nelle acque del Mediterraneo, il Congresso degli Stati Uniti ha incluso disposizioni in un’imponente legge di spesa che include la revoca dell’embargo sulle armi a Cipro, istituito nel 1987 per allentare le tensioni sull’isola; incanalare aiuti militari a Cipro; costruire un centro energetico statunitense nella regione e sostenere il piano di costruzione di un gasdotto tra il Mediterraneo orientale e l’Italia attraverso Creta e la Grecia continentale: il gasdotto EastMed (40).
Il gasdotto EastMed è un progetto per il collegamento diretto per l’Europa alle nuove fonti gasifere del Mediterraneo orientale, scoperte negli ultimi vent’anni da almeno tre paesi: Egitto, Israele e Cipro. Tale gasdotto (offshore/onshore), collegherà direttamente le risorse del Mediterraneo orientale alla Grecia attraverso Cipro e Creta, e avrà anche la possibilità di aggiungere o prelevare gas lungo il percorso. In poche parole i suoi vantaggi sono di migliorare la sicurezza della fornitura di gas in Europa attraverso una diversificazione di controparti, rotte e fonti; di sviluppare risorse autoctone dell’UE come le riserve di gas offshore intorno a Cipro e in Grecia; e di promuovere lo sviluppo di un Gas Hub del Sud mediterraneo (41).
Il gasdotto, che parte dai nuovi giacimenti di gas naturale nella regione del Mediterraneo orientale, ha una lunghezza totale di circa 1.900 km, una profondità di 3 km e una capacità di 10 miliardi di metri cubi all’anno. L’attuale design del progetto EastMed prevede una condotta offshore di 1.300 km e una condotta onshore di 600 km, e comprende le seguenti sezioni: — una sezione di gasdotto offshore di 200 km con un diametro di 24 pollici che partirà dal giacimento di gas Leviathan in Israele e terminerà a Cipro, collegando il giacimento di gas Aphrodite. A Cipro sarà costruita una centrale di compressione da 100 MW; — una sezione del gasdotto offshore di 700 km con un diametro di 26 pollici collegherà il gasdotto da Cipro all’isola di Creta, dove sarà installata una stazione di compressione da 120 MW; — la sezione finale del gasdotto offshore sarà lunga 400 km e avrà un diametro di 26 pollici. Inizierà da Creta e finirà nella Grecia continentale nel sud del Peloponneso. La sezione del gasdotto onshore di 600 km avrà un diametro di 42 pollici e si estenderà dal Peloponneso alla Grecia occidentale (42).
Il gasdotto ha punti di uscita a Cipro, Creta e Grecia continentale, nonché punti di connessione con il gasdotto Poseidon Pipeline, che costituisce la spina dorsale di un più ampio sistema di interconnessioni nell’Europa sudorientale, progettato per collegare i mercati europei con nuove fonti di gas e rotte diversificate, un interconnettore di gas naturale multi fonte, che si estende dal confine turco-greco all’Italia. La nuova configurazione del progetto consente l’accesso al gas dal bacino del
CASTORO SEI, posa del tubo durante la fase di inserimento del
microtunnel. In alto: posa dei tubi nella zona costiera delle acque albanesi, marzo 2019 (TAP).
Caspio, dall’Asia centrale, dal Medio Oriente e dal bacino del Mediterraneo orientale (43).
EastMed ha una capacità iniziale di 10 bcm/a (miliardi di metri cubi di gas all’anno) per il trasporto dalle riserve di gas offshore nel bacino del Levante (Cipro e Israele) in Grecia, con i gasdotti Poseidon e IGB (44), in Italia e in altri paesi del Sud-Est Europa. La sua capacità sarà aumentata fino a un massimo di 20 miliardi di metri cubi/anno nella seconda fase (45). Sei paesi sono principalmente interessati da questo progetto, due paesi esportatori: Israele e Cipro, ai quali si aggiunge la Grecia come paese importatore, transito o eventualmente produttore a lungo termine e l’Italia come paese di destinazione finale e/o transito. Egitto e Turchia completano questo elenco (46). Nel 2015, il gasdotto EastMed è stato confermato come Progetto di Interesse Comune (PCI), essendo stato inserito dalla Commissione UE nella seconda lista PCI tra i progetti Southern Gas Corridor, e anche nell’ultimo Piano decennale di sviluppo (TYNDP), in linea con l’obiettivo dell’European Network Transportation System Operators of Gas (ENTSOG) di creare un mercato unico europeo del gas (47). Nel 2017 i ministri dell’Energia di Italia, Grecia, Cipro e Israele hanno firmato una Dichiarazione di joint venture per confermare il loro sostegno allo sviluppo del progetto. Nel novembre 2019 IGI Poseidon (48) ha firmato un Memorandum of Understanding (MoU) con Israel Natural Gas Lines (INGL), a favore di uno sviluppo coordinato dell’EastMed Oleodotto in Israele. L’accordo mira a collegare il progetto al sistema di trasmissione israeliano e facilitare il flusso di gas naturale da fonti dell’area del Mediterraneo orientale verso l’Italia e l’Europa via Cipro (49). Seguito questo da un altro MoU con TMNG, una sussidiaria della società di ingegneria petrolifera e del gas israeliana Tahal Group (50). Il sostegno al progetto da parte dell’Italia, paese di destinazione finale del gasdotto EastMed, attraverso un’estensione del gasdotto Poseidon (51), è stato variabile nel tempo, a volte a favore a volte contro, a seconda dell’orientamento politico dei governi in carica. Se nel 7 maggio 2019, il Primo ministro italiano Giuseppe Conte ha dichiarato, nel corso di un evento vicino a Roma, che l’Italia si opponeva alla sua costruzione; il 1° gennaio 2020, il ministro dello Sviluppo economico italiano Stefano Patuanelli ha inviato al suo omologo greco una lettera di sostegno al gasdotto EastMed, ripristinando così il sostegno dell’Italia al progetto, a seguito dell’accordo tripartito per la costruzione del gasdotto il 2 gennaio 2020, firmato ad Atene tra i leader greco, israeliano e cipriota. Tuttavia, per tutti i quattro paesi, sarà necessario attendere fino al 2022 e alla decisione finale di investimento (FID), che sarà presa dalle società responsabili della costruzione e del futuro funzionamento del gasdotto EastMed, prima che questo progetto possa essere completato come previsto nel 2025 (52).
Il percorso del gasdotto EastMed-Poseidon. Il 5 maggio 2020 il Parlamento greco ha adottato la legge 4685/A/7-5-202, che designa il progetto del gasotto EastMed-Poseidon come progetto di importanza nazionale e di interesse pubblico per la Grecia, compresa la sezione onshore di Poseidon dal confine turco-greco alla costa ionica-greca in Tesprozia (IGI Poseidon).
I conflitti nel bacino del Levantino
Negli ultimi anni, la scoperta delle risorse energetiche nel bacino del Levantino ha generato un altro punto di contesa, poiché Cipro (e, per estensione, la Grecia) e Cipro del Nord (e, per estensione, la Turchia) vogliono trivellare petrolio e gas naturale nella stessa zona (53). L’isola è al centro delle controversie marittime in corso nel mar Mediterraneo orientale sulle Zone Economiche Esclusive e sulle potenziali riserve di gas (54). Le tensioni tra Cipro e Turchia hanno frenato lo sviluppo di progetti di gas nella regione locale. Il governo greco-cipriota e l’Unione europea hanno accusato Ankara di aver violato la Zona Economica Esclusiva nel mare della Repubblica di Cipro. Denunce che la Turchia respinge sostenendo che sta trivellando in aree in cui i turcociprioti hanno i diritti di sfruttamento (55). Il quadro si è fatto ancor più complesso in quanto la prospettiva di grandi ritrovamenti di idrocarburi ha attirato anche l’interesse di una grande potenza esterna: gli Stati Uniti. La Casa Bianca sostiene gli attuali piani di Cipro di unire le forze con Israele ed Egitto per esplorare l’energia nella regione e sviluppare infrastrutture per fornire gas naturale all’Europa. Gli Stati Uniti hanno interessi economici (alcune delle sue società, come ExxonMobil, stanno conducendo esplorazioni al largo delle coste cipriote) e considerazioni geopolitiche nell’area, poiché la Casa Bianca vuole che l’Europa riduca la sua dipendenza dal gas naturale russo (56). Occorre ricordare che le rivendicazioni sulle acque territoriali di Grecia e Cipro sono sostenute dal diritto internazionale ai sensi della Convenzione delle Nazioni unite del 1982 sul Diritto del Mare. Ma la Turchia non è firmataria della Convenzione, quindi anche se le ultime azioni della Turchia fossero ritenute illegali da un tribunale marittimo internazionale, la Turchia probabilmente ignorerebbe le sentenze contro di essa. Per contro, le rivendicazioni turche sulle acque intorno alle grandi isole del Mediterraneo come Creta, Cipro e Rodi non hanno «fondamenti legali» perché quelle isole, a causa delle loro dimensioni, hanno ampi diritti di sfruttamento economico sulle acque offshore che le circondano, e anche se la Turchia non ha firmato la Convenzione sul Diritto del Mare, dovrebbe rispettare il trattato e le sue clausole che definiscono i confini marittimi perché è «diritto internazionale consuetudinario» e quindi in linea di principio vincolante per Ankara (57). Al riguardo occorre anche osservare come la Turchia sia in prima linea nell’opporsi al progetto EastMed. In ogni caso, secondo studi prospettici esistono molte perplessità sulla realizzazione del progetto EastMed, che si sviluppa su una zona strategica instabile caratterizzata da crescenti tensioni sul fondo di una ridefinizione di alleanze regionali proteiformi e incerte sulla durata (58). La Turchia sostiene inoltre che il progetto del gasdotto EastMed ignori i suoi pari diritti sulle risorse naturali nelle acque territoriali cipriote. Il problema è che nonostante le sua 5.000 miglia di costa mediterranea, la ZEE che la Turchia vorrebbe dichiarare è difficile da determinare poiché in essa vi sono, come enclavi, una miriade di isole greche. Anche Cipro, sospinge i confini marittimi turchi a 45 miglia al largo dalla costa. Ciò fa perdere potenzialmente alla Turchia circa la metà del suo spazio marittimo facendolo diventare un mare asfittico. Per porvi rimedio Turchia e Libia, nel dicembre 2019, hanno raggiunto un accordo per creare una Zona Economica Esclusiva dalla costa meridionale del Mediterraneo della Turchia alla costa nord-orientale della Libia. La mossa turca è stata vista come un tentativo illegale sia di aprire il Mediterraneo per le proprie operazioni di trivellazione e militari, sia un modo per bloccare la costruzione di un potenziale oleodotto tra Cipro e la Grecia, un progetto sostenuto da UE, Stati Uniti e Israele e noto come il gasdotto EastMed, come già detto, poiché il gasdotto dovrà passare attraverso la zona rivendicata. Ma questa include anche le acque al largo di Creta e appunto quelle delle numerose isole greche dove si trovano vere enclavi marittime di fronte alle coste turche (59). Non è un caso che il 10 agosto 2020 la Turchia abbia dispiegato la nave da ricerca Oruc Reis e unità da guerra nelle acque contese al largo di Kastellorizo, un’isola greca che si trova a sole 2 miglia dal sud della Turchia, e ha prolungato la sua missione due volte, fino a metà settembre 2020 aumentando di molto le tensioni con la Grecia e il resto dell’UE. Queste azioni della Turchia, che si manifestano nel bacino del Levante, appaiono come un’aggressiva diplomazia delle cannoniere, e a parere di molti, dovrebbero essere opportunamente contrastate. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha assunto una posizione molto netta, definendo «banditismo» i tentativi dell’UE di bloccare la Turchia e si è rifiutato di fare marcia indietro (60). In posizione di stallo, con la Turchia che tiene sotto controllo i flussi migratori diretti nei Balcani, è improbabile che l’UE possa applicare ad Ankara una qualsivoglia sanzione significativa, contro le sue ripetute violazioni (61). 8
NOTE
(1) Secondo la quarta edizione del Global Gas Report 2020 della SNAM «l’aumento dell’offerta e i prezzi accessibili hanno consentito una domanda record di gas nel 2019 in mercati in crescita chiave come la Cina. Anche le importazioni di GNL hanno raggiunto livelli record in Europa, supportate dall’aumento dei prezzi del carbone. Una parte significativa della crescita è stata derivata dal passaggio dal carbone al gas nei principali mercati come Stati Uniti e Cina. Nel 2019 sono state commissionate nuove importanti rotte di gasdotti dalla Russia alla Cina e all’Europa e una nuova capacità da trasporto è stata costruita nella regione di approvvigionamento critica del bacino del Permiano negli Stati Uniti. Lo scorso anno è stato approvato un numero record di progetti di esportazione di GNL. Una volta commissionati, questi forniranno quasi 97 miliardi di metri cubi all’anno di nuova fornitura di GNL al mercato. In questo quadro, particolare valore politico assumerebbe il GNL proveniente dagli Stati Uniti alimentato dall’incremento della produzione gasifera legata allo sfruttamento del gas non convenzionale». (2) Philippe Sebille-Lopez, Le gaz naturel en Europe: quels enjeux énergétiques et géopolitiques?, Premère partie, diploweb.com: la revue géopolitique, 25 octobre 2020. (3) Ibidem. (4) Il gas naturale e i liquidi associati rappresentano circa il 29% di tutti i combustibili fossili utilizzati complessivamente come materie prime nell’industria chimica. L’accresciuto interesse per il gas naturale è dovuto a fattori congiunturali legati alla transizione energetica e a ridurre il consumo di carbone a livello mondiale. La sua disponibilità è abbondante, le sue riserve al mondo sono di 50 anni, al ritmo attuale di produzione/consumo. (5) Le maggiori riserve sono concentrate in Siberia, dove solo i giacimenti di Yamburg, Urengoy, e Medvezh’ye rappresentano oltre il 40% del totale delle riserve nazionali. (6) Pari a 33.500 gmc, che rappresentano quasi un quinto del totale delle riserve mondiali di gas naturale (16,8%). (7) Il gasdotto NS2 è certamente il più controverso di tutti i gasdotti che forniscono l’UE. È anche l’unico gasdotto al mondo la cui costruzione è stata interrotta al 94% dalla conclusione. Altri oleodotti russi, come Yamal, attraverso la Bielorussia e la Polonia, Sojuz, attraverso l’Ucraina, sono stati costruiti durante la Guerra Fredda. (8) Blinken to discuss fate of Nord Stream 2 with Maas at G7 ministers meeting. 112.UA News Agency, 1o May 2021. (9) Il Parlamento UE vota una risoluzione per bloccare il gasdotto Nord Stream 2, Pipeline News,22/01/2021. (10) EU Parliament mulls block on Nord Stream 2 gas pipeline & banning Russia from SWIFT system, despite leaders’ calls for dialogue, RT TV Novosti, 28 aprile 2021. (11) US State Department states Nord Stream 2 disrupts Trans-Atlantic security. 112 Ukraine, 4 febbraio 2021. (12) La Germania continuerà a discutere di Nord Stream 2 con gli Stati Uniti, TASS, 25 maggio 2021. (13) Gazprom ha proposto di costruire un impianto per la produzione di idrogeno nel nord della Germania, TASS, 1o dicembre 2020. (14) Mikhail Khanov, L’idrogeno come nuovo argomento di Gazprom nella lotta per Nord Stream 2, TASS, 8 dicembre, 2020. (15) Sami Ramdani, 5 ans de politique américaine envers Nord Stream 2, diploweb.com: la revue géopolitique, 2 maggio 2021. (16) Blinken to discuss fate of Nord Stream 2 with Maas at G7 ministers meeting 112.UA News Agency, 1o May 2021. (17) La Germania continuerà a discutere di Nord Stream 2 con gli Stati Uniti, TASS, 25 maggio 2021. (18) «Si rinnova così una nuova versione contemporanea dell’affrontamento teorizzato da Halford John Mackinder nella sua analisi geopolitica della storia del mondo. In un suo articolo, pubblicato nell’aprile del 1904 e presentato alla Royal Geographical Society intitolato The Geographical Pivot of History, Mackinder opponeva l’Heartland, dominato dalla Russia, al Word Island dominato da Stati Uniti e potenze marittime alleate come Regno Unito, Australia e, in Estremo Oriente, il Giappone». Philippe Sebille-Lopez, Le gaz naturel en Europe: quels enjeux énergétiques et géopolitiques? Premère partie, diploweb.com: la revue géopolitique, 25 octobre 2020. (19) Il gas di scisto si estrae con la tecnica del fracking, fratturazione idraulica, spesso causa di terremoti e inquinamento delle acque, in quanto per favorire la risalita degli idrocarburi rimasti intrappolati nelle rocce viene effettuata un’iniezione ad alta pressione di miscele di acqua, sabbia e di altre sostanze chimiche che fratturano le rocce liberando il gas all’interno. Questa pratica consente di sfruttare giacimenti considerati esauriti per le tecniche convenzionali, e per questo è molto apprezzata dalle compagnie petrolifere. (20) Philippe Sebille-Lopez, Le gaz naturel en Europe: quels enjeux énergétiques et géopolitiques? Premère partie, diploweb.com: la revue géopolitique, 25 octobre 2020. (21) Ibidem. (22) Ibidem. (23) Ibidem. (24) Christophe-Alexandre Paillard, L’Initiative des trois mers, un nouveau terrain d’affrontement majeur russo-américain, Areion24 .news, site web d’information d’Areion Group, 9 Septembre 2018. (25) Ibidem. (26) Ibidem. (27) Ibidem. (28) Ibidem. (29) Ibidem. (30) Financial Times, Russia to abandon South Stream pipeline, says Putin, 1o dicembre, 2014. (31) Financial Times, Russia to abandon South Stream pipeline, says Putin, 1o dicembre, 2014. (32) Hélène Richard, Gazprom, le Kremlin et le marché South Stream, les raisons d’un abandon, Le Monde diplomatique, maggio 2015. (33) https://www.tap-ag.it. (34) https://www.tap-ag.it. (35) Financial Times, Russia to abandon South Stream pipeline, says Putin, 1o dicembre, 2014. (36) Georgi Gotev, Russia confirms decision to abandon South Stream Russia confirms decision to abandon South Stream, euractiv.com 10/12/2014 (updated 08/01/2015). (37) Nikos Tsafos, The TurkStream Opportunity, CSIS, 28 novembre 2018. (38) IGI Poseidon. (39) Philippe Sebille-Lopez, Le gaz naturel en Europe: quels enjeux énergétiques et géopolitiques? Deuxième partie, diploweb.com: la revue géopolitique, 15 novembre 2020. (40) Cain Burdeau, Eastern Mediterranean Turns Into Source of Gas and Conflict, Courthouse News Service, 20 agosto 2020. Cain Burdeau, Eastern Mediterranean Turns Into Source of Gas and Conflict, Courthouse News Service, 20 agosto 2020. (41) IGI Poseidon. (42) IGI Poseidon. (43) Ibidem. (44) «L’interconnettore di gas Grecia-Bulgaria (IGB Pipeline) è un’infrastruttura fondamentale per collegare le reti di gas greche e bulgare, migliorando la sicurezza dell’approvvigionamento dell’Europa sudorientale (SEE) e consentendo le importazioni da varie fonti. Il progetto IGB è in fase di sviluppo da parte di ICGB AD, una joint venture 50-50 tra IGI Poseidon SA e Bulgarian Energy Holding. L’IGB avrà una capacità di trasporto iniziale di 3 bcm/anno (miliardi di metri cubi all’anno) dalla Grecia alla Bulgaria che potrebbe essere aggiornata fino a 5 bcm/anno in una fase successiva, in risposta alla domanda del mercato. La pipeline IGB sarà inoltre attrezzata al fine di offrire un flusso inverso fisico e/o commerciale» (IGI Poseidon). (45) IGI Poseidon. (46) Ibidem. (47) Ibidem. (48) Edison promuove, tramite la società IGI Poseidon SA (50% Edison, 50% Depa) lo sviluppo del gasdotto EastMed-Poseidon. (49) IGI Poseidon.
(50) Ibidem. (51) Il Poseidon Pipeline integra i gasdotti IGB ed EastMed che, insieme alla sezione offshore di Poseidon sono Progetti di interesse comune dell’UE: il suo ruolo strategico e i suoi benefici sono stati riconosciuti da numerosi accordi e decisioni sia a livello nazionale (italiano e greco) sia europeo, inclusi i principali accordi intergovernativi tra, rispettivamente, Grecia e Italia, nonché Grecia, Italia e Turchia che sostengono la sua realizzazione. (52) Ibidem. (53) Turkey, Cyprus: The Eastern Mediterranean Heats Up Over Drilling, Stratfor, 7 maggio 2009. (54) Sean Mathews, Turkey looks to Cyprus to consolidate EastMed gains, AL-MONITOR, 18 February 2021, read more: https://www.almonitor.com/originals/2021/02/turkey-cyprus-eastmed-solution. (55) Benny, John, A new energy hub emerges among unlikely partners in the Mediterranean. Al Arabiya English, 12 November 2019. (56) Ibidem. (57) Alex G. Oude Elferink, direttore dell’Istituto olandese per il diritto del mare, in Cain Burdeau, Eastern Mediterranean Turns Into Source of Gas and Conflict, Courthouse News Service, 20 agosto 2020. (58) Philippe Sebille-Lopez, Le gaz naturel en Europe: quels enjeux énergétiques et géopolitiques? Deuxième partie, diploweb.com: la revue géopolitique, 15 novembre 2020. (59) Cain Burdeau, Eastern Mediterranean Turns Into Source of Gas and Conflict, Courthouse News Service, 20 agosto 2020. Turkey extends EastMed gas exploration mission despite international condemnation, Al Arabya News, 1o settembre 2020. (60) NS ENERGY, Eastern Mediterranean Pipeline Project. (61) Philippe Sebille-Lopez, Le gaz naturel en Europe: quels enjeux énergétiques et géopolitiques? Deuxième partie, diploweb.com: la revue géopolitique, 15 novembre 2020.
Nell’aprile 2010, è iniziata la costruzione di Nord Stream 1 nel mar Baltico. La prima serie di Nord Stream è stata messa in servizio nel novembre 2011 e la seconda nell’ottobre 2012 (Gazprom). In basso: nel settembre 2018 sono iniziate le operazioni di posa del gasdotto NS2, nel mar Baltico. Operazioni di posa delle tubature nelle acque territoriali tedesche, da parte di nave
AUDACIA (Foto Axel