Rivista Marittima - marzo 2021

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O SSERVATORIO Mediterraneo orientale: accordi veri per una pace finta La normalizzazione tra gli Stati del Golfo e il Qatar, al di là dell’apprezzamento dei paesi potenziali venditori di qualunque cosa a quegli Stati (e che li vedono come alleati solo se comprano), in realtà lascia fuori un elemento di peso. Si tratta della Turchia, che continua a oscillare seguendo le scelte e le indicazioni del presidente Erdogan, sempre alla ricerca di consenso interno e prestigio esterno, in funzione di sostenere il primo. Ovviamente anche Ankara si è congratulata per la ripresa dei contatti tra il Qatar (suo alleato, dove mantiene tuttora una base militare) e le altre monarchie del Golfo, ma le difficili relazioni nel Mediterraneo persistono e, mar Egeo, Cipro e Libia restano aree e temi di tensione con vecchi e consolidati nemici. Prova di questo difficile, e immutato, clima è stato l’accordo firmato a metà gennaio da Cipro ed EAU (Emirati Arabi Uniti), loro primo accordo di cooperazione militare, mentre la nazione insulare del Mediterraneo orientale, Cipro, ha già accordi militari con Egitto, Israele e Giordania, con cui le sue Forze armate effettuano regolari esercitazioni, e ha anche firmato un accordo per aiutare ad addestrare l’Esercito libanese. Il ministero della Difesa di Cipro ha affermato, in una dichiarazione, che l’accordo con gli EAU prevede lo svolgimento di manovre militari congiunte, programmi di formazione e consultazioni sull’espansione della cooperazione operativa. Il ministro della Difesa cipriota, Charalambos Petrides, lo ha firmato durante una teleconferenza e ha accettato di incontrare la sua controparte degli EAU una volta che le condizioni relative alla pandemia di coronavirus lo permetteranno. Petrides ha salutato l’accordo come l’inizio di una relazione lunga, forte e strategica tra i ministeri della Difesa dei due paesi e le loro Forze armate. Gli EAU hanno partecipato a un’esercitazione militare marittima e aerea su larga scala al largo dell’Egitto a novembre. Anche personale francese, greco ed egiziano è stato coinvolto nell’esercitazione, chiamata «Medusa». Petrides ha affermato che l’esercitazione ha dimostrato le prospettive di espansione della cooperazione militare tra gli EAU e Cipro. Il significato di quest’accordo, è chiaramente antiturco, anche perché gli EAU con questa intesa si aggiungono a diversi Stati che garantiscono aiuti e appoggi a Cipro, che li uti-

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INTERNAZIONALE lizza come deterrente contro le mire turche. Inoltre EAU è uno dei partner più importanti e attivi militarmente della coalizione internazionale che appoggia la fazione libica attorno al maresciallo Haftar, che si oppone al governo di Tripoli, fortemente sostenuto da Ankara. Ma la Turchia ha anche problemi con l’Egitto, una potenza militare del Nord Africa, che sta cercando di contrastare la crescente influenza della Turchia, non solo nel Maghreb (soprattutto in Libia, dove Ankara e il Cairo hanno minacciato di scontrarsi militarmente in diverse occasioni), ma anche nel Sahel. In quest’ottica, il governo del presidente al-Sisi ha deciso di rafforzare la sua presenza all’interno della missione di stabilizzazione integrata multidimensionale delle Nazioni unite in Mali (MINUSMA) e di rafforzare il suo supporto tecnico alla G-5 Sahel Joint Force (compresi Burkina Faso, Mauritania, Mali, Niger e Chad). Infatti, dal momento che il loro braccio di ferro per procura si è interposto in Libia (l’Egitto sostiene le truppe del maresciallo Haftar, che si oppongono al governo libico di unità nazionale - GNA, sostenuto da Ankara), l’Egitto ha deciso di fare del suo conflitto con la Turchia una priorità di politica estera, estendendola a tutti i potenziali teatri di crisi, come il Sahel. Si tratta quindi di contrastare l’influenza turca (che è già impegnata a sostenere economicamente i paesi della regione), in questa immensa regione di oltre 3 milioni di km2, alle prese, dal crollo della Libia di Gheddafi, con diversi movimenti terroristici e separatisti, particolarmente pericolosi. Tuttavia, alla luce delle sfide che ciò rappresenterebbero, il rischio di un conflitto aperto tra Il Cairo e Ankara rimane per il momento basso, anche se complica ulteriormente la situazione geopolitica in questa regione.

Nuovi modelli per l’impegno UE in Africa Nel 2021, l’UE introdurrà una nuova metodologia per finanziare la pace e la sicurezza africane. Sostituirà l’attuale fondo APF (African Peace Facilities), che ha sostenuto gli sforzi e le operazioni dell’Unione africana (UA) per prevenire e risolvere i conflitti, con strumenti che forniscono all’UE una maggiore flessibilità nella scelta di chi e cosa sostenere. I nuovi strumenti consentiranno di finanziare direttamente sia una gamma più ampia di operazioni e coalizioni di sostegno alla pace a

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