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«L’America nonostante tutto» e «Uno scenario mediterraneo “bizzarro”» ASPENIA, N.91, DICEMBRE 2020 - AFFARI&FINANZA GIORNALE, 18/1 E 12/2 2021
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«Il presidente Biden è in qualche modo diventato subito il “presidente degli europei”, ancora prima che dell’America. — leggiamo nell’editoriale del trimestrale in parola a firma di Marta Dassù che, dopo aver fatto il punto sul “difficile interregno” che stanno vivendo gli Stati Uniti dopo le elezioni più travagliate della loro storia (“Unificare” è stato il concetto trainante del discorso di insediamento di Biden lo scorso 20 gennaio, “perché senza unità non c’è una nazione ma uno stato di caos”), passa alla disamina della proiezione internazionale del paese stesso e dei suoi effetti immediati — La speranza, da questa parte dell’Atlantico, è di ricostruire rapporti normali dopo quattro anni difficili. È una speranza giustificata ma non priva di qualche illusione — si sottolinea con un pizzico di pessimismo, in quanto — tornare semplicemente al passato non sarà possibile». Al riguardo esistono, infatti, quattro punti da non trascurare. Innanzitutto «l’epoca in cui l’America funzionava da garante del mondo, nel bene e nel male, è comunque finita», visto che non esiste più un consenso interno per un ruolo di tipo «imperiale», con la reticenza domestica molto netta a nuovi impegni o interventi militari. Tanto più che Biden (che già come vice presidente aveva sconsigliato Obama dall’intervenire in Libia nel 2011) durante la campagna elettorale ha espresso forti riserve sulle «guerre senza fine» dell’America. Quindi, secondo quanto prospetta l’analisi di Aspenia, la presidenza Biden, nel caso di specie in linea con quelle di Obama e di Trump, chiederà agli europei di assumere maggiori responsabilità di difesa in una sorta di divisione del lavoro, per cui gli Stati Uniti resteranno impegnati nella deterrenza e difesa del vecchio continente (si prevede che Biden darà nuove garanzie sull’articolo 5 della
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NATO, relativo alla difesa collettiva), ma lascerà agli europei il compito di gestire le crisi ai confini meridionali dell’UE. In un’ottica in cui — e siamo al terzo punto — lo spostamento verso il Pacifico dell’asse di gravità della politica americana continuerà. Anche Biden, come Trump, vedrà nel confronto con la Cina «la sfida del secolo». Di conseguenza, chiederà agli europei di affrontare la sfida cinese in una logica strategica e non solo commerciale. Infine, «la politica estera di Biden avrà un’impronta valoriale — in parte retorica e in parte sostanziale. I consiglieri di Biden in politica estera confermano che la futura presidenza proporrà un “summit” delle democrazie, che vedrà insieme Stati Uniti, Europa e democrazie “indopacifiche”» (Giappone, Corea del Sud, Australia e forse India). In uno «schema» — si fa rilevare — su cui i paesi europei potrebbero nutrire forti dubbi nel timore che questo complichi i rapporti commerciali con le grandi economie autoritarie, trascinando l’Europa in una sorta di «Nuova Guerra Fredda». Quello che si pone in risalto nelle conclusioni è che «se l’Europa vorrà salvaguardare il legame con gli Stati Uniti e insieme difendere le proprie priorità, dovrà diventare nei fatti e non solo a parole un attore geopolitico: dovrà darsi una collocazione strategica chiara, evitando pulsioni da terza forza neutrale nel confronto Stati Uniti-Cina. Biden, dopo la prova di forza di Trump, sarà per l’Europa una prova di maturità. E converrà superarla: fra quattro anni le due Americhe si scontreranno di nuovo». E sul fronte mediterraneo qualcosa si sta muovendo in maniera inaspettata e, secondo alcuni commentatori, addirittura «bizzarra», come ci riferisce Andrea Bonanni sulle pagine di A&F, nell’articolo Il lupo Erdogan si traveste d’agnello sull’asse UE-Biden. La proposta in esame è quella recentemente lanciata dal premier turco Erdogan nel corso di un incontro ufficiale con gli ambasciatori europei. In sintesi, la Turchia potrebbe prendere nell’Unione europea il posto lasciato libero dal Regno Unito dopo la Brexit, confermando all’uopo di voler normalizzare le relazioni sinora assai tese sia con Atene, sia con Parigi! «Con una disinvolta piroetta, tipica di chi non deve rispondere a un’opinione pubblica o a un parlamento democratico (controlla entrambe),
Rivista Marittima Marzo 2021