Rivista Marittima novembre 2018

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NOVEMBRE 2018

RIVISTA

MARITTIMA MENSILE DELLA MARINA MILITARE DAL 1868

SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. ART. 1 COMMA 1 N° 46 DEL 27/02/04) - PERIODICO MENSILE 6,00 €

* RIVISTA MARITTIMA *

NOVEMBRE 2018 - Anno CLI

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SPECIALE GRANDE GUERRA Mariano Gabriele - Ferdinando Sanfelice di Monteforte - Enrico Cernuschi - Marco Sciarretta Angelo Savoretti - Claudio Boccalatte - Ciro Paoletti - Stéphan Jules Buchet-Franco Poggi Rodolfo Bastianelli 10


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Sommario Speciale Grande Guerra 5 Ordine del Giorno - S.M. il Re Vittorio Emanuele da Rivista Marittima, novembre 1918

6 Bollettino della Vittoria Navale - Comando in Capo delle Forze Navali Mobilitate 7 Bollettino di Gverra del IV novembre MCMXVIII 8 Viribus Unitis, l’ultima vittoria della guerra navale Mariano Gabriele

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68 L’attività della Regia Marina nel settore dell’ ingegneria navale durante la Grande Guerra Claudio Boccalatte

82 La Marina e la logistica nella Grande Guerra Ciro Paoletti

92 Servizi logistici della Regia Marina durante la Prima guerra mondiale Stéphan Jules Buchet-Franco Poggi

Alleate e rivali. Le Marine italiana e francese nel Mediterraneo Ferdinando Sanfelice di Monteforte

28 1918: la Vittoria Enrico Cernuschi

44 Le rotte della Vittoria Marco Sciarretta

57

La Regia Marina in trincea durante la Grande Guerra Angelo Savoretti

Rivista Marittima Novembre 2018

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La questione dell’Alto Adige dall’Unità alla Conferenza di Pace Rodolfo Bastianelli

RUBRICHE

sulla Grande Guerra

112 Osservatorio internazionale da Rivista Marittima, novembre 1918

123 Recensioni e segnalazioni 1


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RIVISTA

MARITTIMA

Mensile della Marina dal 1868

EDITORE

UFFICIO PUBBLICA INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE DELLA MARINA MILITARE DIREZIONE E REDAZIONE della Rivista Marittima Via Taormina, 4 - 00135 Roma Tel.: 06 3680 7248-54 Telefax: 06 3680 7249 Internet: www.marina.difesa.it/conosciamoci/ editoria/marivista/Pagine/default.aspx e-mail redazione: rivistamarittima@marina.difesa.it DIRETTORE RESPONSABILE

Rudolf Claudus, Resa della flotta austro-ungarica (particolare), olio su tela, 1919, 300x200 cm (Stato Maggiore Marina).

Capitano di vascello Daniele Sapienza CAPO REDATTORE

Capitano di fregata Diego Serrani

A questo numero hanno collaborato

REDAZIONE

Professor Mariano Gabriele

Gianlorenzo Pesola

Ammiraglio di squadra (aus) Ferdinando

SEGRETERIA DI REDAZIONE

Massimo De Rosa Gaetano Lanzo UFFICIO ABBONAMENTI E SERVIZIO CLIENTI

Carmelo Sciortino Giovanni Bontade

Sanfelice di Monteforte Dottor Enrico Cernuschi Capitano di fregata Marco Sciarretta Dottor Angelo Savoretti Ammiraglio Ispettore (aus) Claudio Boccalatte Dottor Ciro Paoletti

Tel.: 06 3680 7251-48 e-mail abbonamenti: rivista.abbonamenti@marina.difesa.it

Contrammiraglio (ris) Stéphan Jules Buchet

SEGRETERIA AMMINISTRATIVA

Dottor Rodolfo Bastianelli

Capitano di vascello Franco Poggi

Tel.: 06 3680 7254 Codice fiscale: 80234970582 Partita IVA: 02135411003

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E D I TO R IALE

E

venne l’ora della Vittoria terrestre e con essa la liberazione di Trento e Trieste. Era il 4 novembre 1918. L’ammiraglio Thaon di Revel, Capo di Stato Maggiore della Marina, annunziava: «Ieri reparti del Regio Esercito e un battaglione del “Reggimento Marina” giungevano per via di mare a Trieste. La Marina occupava Lissa». Vittorio Emanuele III giungeva a Trieste, il 10 novembre 1918, a bordo del cacciatorpediniere Audace. Si concludeva così la lunga stagione risorgimentale. Una rivoluzione nazionale secondo le linee dell’analoga evoluzione anglosassone, prima ancora che francese, in base al principio, tuttora valido, espresso dall’articolo 3 della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo, formulata a Parigi nel 1789 dall’Assemblea Costituente: «Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione». Quelle parole fondevano in un tutt’uno l’identità di appartenenza, che è poi la cultura di ogni popolo, con la sovranità e la democrazia. Un principio difeso e pagato col sangue di milioni di uomini e donne nel corso di due secoli prima di approdare a un’idea di Europa intesa come l’affermazione di un progetto di civile convivenza tra differenti popoli e nazioni — quale oggi la conosciamo e sempre più auspichiamo — pur nella legittima diversità di identità e tradizioni, tutte tra loro di pari dignità. La Prima guerra mondiale — una guerra che non voleva nessuno, ma combatterono tutti — fu anch’essa un conflitto espansionistico ed economico la cui durata e i costi in termini di sangue, materiali e di effetti psicologici stordirono la coscienza dell’Europa, che poco imparò dalla scomparsa di quattro Imperi — tedesco, asburgico, russo e ottomano — come pure dalla contemporanea esperienza americana che pure consegnò agli Stati Uniti (non a caso cobelligeranti dichiaratamente esterni all’Intesa) l’egemonia del mondo. Il «suicidio» del vecchio continente si sarebbe consumato del tutto nel corso di un nuovo, ancor più doloroso conflitto, sulle macerie del quale, finalmente, l’idea dell’unità e della collaborazione europea si sarebbe fatta strada alla luce della ragione in vista dell’obiettivo condiviso della pace e dell’equilibrio politico e sociale. Se, nell’ambito di questo scenario tragico e grandioso, puntiamo la luce dei riflettori sulla nostra Italia, la concentrazione degli studi è pressoché sempre focalizzata sul fronte nord-orientale nell’ambito di una lotta da giganti dalle Alpi all’Isonzo e sul Piave dove il Regio Esercito aveva dimostrato di possedere le virtù che portano alla Vittoria. La guerra era stata però combattuta anche sul mare. E gli obiettivi marittimi cui la Regia Marina aveva provveduto con successo erano stati tre: primo, assicurare l’interruzione delle linee di comunicazione marittime dell’impero austroungarico in modo da provocare l’esaurimento strategico del nemico; secondo, assicurare all’Intesa il libero uso del Mediterraneo allo scopo di garantire il trasporto e il trasferimento dove serve di ciò che fa vivere, prima ancora che un esercito, una Nazione; terzo, impedire al nemico di attaccare con effetti strategici le coste proteggendo, nel contempo, l’ala a mare dei fratelli in grigioverde, primo e massimo compito interforze. In particolar modo, dopo Caporetto, la Marina coprì l’ordinato

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ripiegamento della III Armata assicurando, inoltre, la difesa di Venezia — perno dell’ala destra dello schieramento di tutto il nostro Esercito, salvando per di più gli insostituibili materiali sparsi tra Monfalcone e Grado. È un fatto che a partire dal 1917, l’esito del conflitto mondiale dipendeva dai risultati della lotta nel Mediterraneo e sugli oceani. In altre parole, si giocava, da una parte e dall’altra, una guerra strategica marittima avente, come posta, il crollo economico dei trasporti dell’avversario da paralizzare, affamare e condurre, infine, alla resa. L’offesa dei sommergibili tedeschi partì in grande stile, in Atlantico, nel febbraio 1917, ma non aveva mai conosciuto pause nel Mediterraneo. 57 sommergibili operativi in Atlantico e 31 nel Mediterraneo. Solo in aprile furono affondate 875.000 tonnellate di stazza lorda di naviglio mercantile dell’Intesa o al suo servizio e, per la prima volta, il governo di Londra e l’Ammiragliato considerarono davvero l’ipotesi di un armistizio e di una pace generale da stipulare entro giugno. Non andò così. Le storie convenzionali parlano, a questo proposito, dell’improvvisa adozione dei convogli rispetto al sistema, assai poco navale, delle rotte pattugliate perseguito fino a quel momento dalla Royal Navy. Mentre, per tutta la primavera 1918, le armate tedesche facevano, in condizioni di superiorità strategica e di forze, il proprio supremo sforzo, tatticamente geniale e modernissimo, in direzione di Parigi, anche l’Austria-Ungheria tentava di assestare, in Italia, il colpo finale con la Battaglia del Solstizio combattuta tra il 10 e il 24 giugno 1918. Proprio il 10 giugno, però, la Marina asburgica, le cui principali forze da battaglia non avevano mai cercato d’influire attivamente sull’andamento della guerra, ma erano rimaste in potenza, dirigevano al completo verso il Canale d’Otranto. L’obiettivo era duplice: distruggere il dispositivo mobile dello sbarramento e le forze navali di copertura di base tra Brindisi e Valona e riportare un successo morale e politico di prima grandezza ai danni dell’«infido nemico del sud». Sulla carta il piano non faceva una grinza, ma gli andò male. Premuda non fu solo l’affondamento della corazzata SMS Szent István da parte del MAS 15 di Luigi Rizzo, ma la logica conclusione (oggi diremmo capitalizzazione), di una precisa strategia navale del rischio calcolato fortemente voluta sin dal principio del conflitto dall’Ammiraglio Thaon di Revel il quale, con pragmatica lucidità, aveva correttamente interpretato la guerra navale in Adriatico come una lunga campagna navale dove una diuturna «opera silenziosa, aspra, generosa» poteva conseguire risultati risolutivi, senza dover cercare a tutti i costi la mitica grande-battaglia-navale-decisiva di cui parlavano, da decenni, i manuali e i giornalisti sulla base di presunte lezioni impartite dalla storia che poco avevano a che fare, in realtà, con l’esperienza secolare e millenaria delle Grandi Marine. Il 12 novembre 1918, quale coerente conseguenza dell’Armistizio generale tra gli Alleati e gli Imperi centrali firmato a Compiègne il giorno prima, l’Ammiraglio Paolo Thaon di Revel, ultimo Capo delle FF.NN. mobilitate, diramò, non a caso da Brindisi, sentinella dell’Adriatico, il «Bollettino della Vittoria Navale». L’Italia comunicava a se stessa e al mondo che la vittoria navale superava i limiti dell’Armistizio del 3 novembre 1918 e che la coscienza marittima del Paese proiettava, automaticamente, la nostra economia, le nostre possibilità e le nostre speranze in tutto il Mediterraneo e oltre. La Grande Guerra aveva modificato il corso della storia mondiale. Una serie di processi e di trasformazioni tecnologiche aveva profondamente influenzato lo sviluppo economico e industriale delle nazioni. In questo nuovo scenario il ruolo delle Marine risultava, se possibile, ancora maggiore, sia in tempo di pace, sia in tempo di guerra. La Marina italiana, che da Fasana a Trieste, tra il 1915 e il 1918, aveva cercato un nemico sfuggente spingendosi, per attaccarlo, fin dentro i suoi porti, aveva applicato, durante la guerra, la strategia e la tattica giuste, confermandosi così degna del proprio passato e del proprio futuro. Perché esiste un elemento di continuità ideale attraverso la storia della Marina Militare, dalla nascita dello Stato unitario — quando i suoi uomini, e le sue navi mostravano il tricolore oltre Gibilterra, nel lontano Oriente, sul Rio della Plata e nel Pacifico — fino alle grandi alleanze del nostro tempo (che passano sempre tutte dal mare) e che esigono sempre e dovunque la disponibilità di unità navali moderne ed efficienti e di equipaggi addestrati e coesi. Questa continuità è il rapporto con i cittadini tutti, senza distinzione di parte, ed è immutabile nel tempo: un sentimento d’appartenenza e di legittimo orgoglio che è all’origine di tante azioni eroiche, tutte degne di memoria, e di uno sforzo silenzioso e tenace, giorno e notte per mare, che per noi marinai si traduce in dovere, servizio e successo. Daniele Sapienza


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Speciale Grande Guerra

ORDINE DEL GIORNO da Rivista Marittima, novembre 1918

S.M. il Re Vittorio Emanuele III Roma, 10 novembre. S.M. il Re ha indirizzato all’Esercito ed all’Armata il seguente ordine del giorno : Soldati, Marinai ! Mentre gli estremi lembi della Patria invasa accoglievano, dopo un anno di strazio, i fratelli liberatori, su Trieste e su Trento era innalzato il tricolore d’Italia. Così, in un medesimo giorno, si compiva il sogno dei nostri padri, il voto dei nostri cuori. Il ciclo delle guerre, iniziato dal mio Proavo, sempre contro lo stesso avversario, oggi si è chiuso. L’epopea svoltasi per tre quarti di secolo con memorabili eventi non poteva avere più fulgido coronamento di gloria. Soldati, Marinai ! È appena un anno che una immeritata avversità si abbatteva sulla Patria: oggi, a cosi breve distanza di tempo, tutte le città di una Patria più grande fremono nella esultanza del trionfo. Se così prodigioso rivolgimento è avvenuto, è opera vostra. Nei giorni che più parvero minacciosi una sola fu la vostra decisione: resistere per la salvezza della Patria, fino al sacrificio, fino alla morte ! E quando la resistenza fu rinsaldata, non vi infiammò che un volere solo: vincere, per la

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grandezza dell’Italia, per la liberazione di tutti i popoli oppressi pel trionfo della Giustizia su tutto il mondo. Voi raccogliete oggi il vostro premio. Le mille eroiche prove da voi superate per terra, per mare e per cielo, la disciplina osservata fino alla devozione, il dovere compiuto fino al sacrificio: tutte queste virtù di soldati e cittadini salvarono la Patria; e, dopo di averla salvata, ora la glorificano col trionfo. Soldati, Marinai ! L’Italia, ormai ricostituita nella sua infrangibile unità di Nazione, intende e vuole cooperare fervidamente per assicurare al mondo una Pace perenne, fondata sulla Giustizia. Perché questa nobile aspirazione si compia, bisogna che sia abbattuto quanto ancora resiste di prepotenza e di orgoglio ; mentre la Vittoria di tutti i Popoli liberi si avanza irresistibile e il nemico comune varrà a ritardarla. Ma, intanto, o Soldati e Marinai, già vi benedicono i Martiri antichi e recenti e i Commilitoni che caddero al vostro fianco, poiché per voi non fu sparso invano il Loro sangue; e la Patria intera vi esalta, poiché per voi fu raggiuntala sua mèta; e il Vostro re, con profonda emozione di affetto, vi esprime la parola di gratitudine che si eleva a voi dal cuore di tutto il popolo d’Italia. Dal Comando Supremo, 9 novembre 1918. VITTORIO EMANUELE

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Speciale Grande Guerra

12 novembre.

BOLLETTINO DELLA VITTORIA NAVALE COMANDO IN CAPO DELLE FORZE NAVALI MOBILITATE ORDINE DEL GIORNO N. 38 Marinai ! La guerra marittima condotta in Adriatico in unione a reparti degli Alleati e degli Stati Uniti col più sagace ardimento nella ricerca dell’avversario in mare aperto e dentro i muniti porti, è finita entro Pola con uno dei più luminosi esempi dell’eroismo italiano. Dal primo all’ultimo giorno voi avete perseverato in una lotta senza tregua, supplendo al difetto dei mezzi ed alla gravità dei molteplici compiti, con una vigoria, con una audacia sempre più pronte e ferme. Tutti gli Italiani conoscono i nomi dei singoli eroi e delle vittorie fulminee, ma non a tutti è nota l’opera silenziosa, aspra, generosa, compiuta in ogni ora, in ogni evento, in ogni fortuna, quando solamente una assoluta dedizione al dovere poteva superare l’imparità delle condizioni e la durezza degli ostacoli. Sappia oggi la Patria di quanti sforzi, apparentemente ingloriosi, è fatta questa sua immensa gloria. Consideri come due volte la Vittoria abbia preso il volo e l’augurio dal gorgo ove le più potenti navi nemiche scomparivano: da Premuda al Piave, da Pola a Trieste e Trento. La grande nave colata a picco nel porto di Pola fu più che un presagio. Nel suo nome stesso ostentava la vecchia menzogna delle forze, non unite, ma coatte. La duplice dissoluzione è avvenuta. Come più non esiste l’esercito, la flotta imperiale non esiste più. Onore sempre a voi, onesti e prodi marinai d’Italia ! BRINDISI, XII NOVEMBRE MCMXVIII

Il Comandante in Capo delle Forze Navali mobilitate THAON DI REVEL

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Speciale Grande Guerra

4 novembre.

BOLLETTINO DI GVERRA DEL IV NOVEMBRE MCMXVIII

La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re Duce supremo, l’Esercito italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse, ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia, ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte 51 divisioni italiane, 3 britanniche, 2 francesi, 1 czeco-slovacca ed 1 reggimento americano contro 73 divisioni austro-ungariche, è finita. La fulminea arditissima avanzata del 29o Corpo di armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle Armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII Armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale del fronte avversario dal Brenta al Torre. L’irresistibile slancio della XII, dell’VIII, della X Armata e delle divisioni di cavalleria ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III Armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già gloriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L’Esercito austro-ungarico è annientato: esso ha subìto perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni di lotta, e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale d’ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa 300 000 prigionieri con interi stati maggiori e non meno di 5000 cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.

ARMANDO DIAZ Rivista Marittima Novembre 2018

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VIRIBUS UNITIS l’ultima vittoria della guerra navale L’affondamento della corazzata austro-ungarica SMS VIRIBUS UNITIS (Fonte: difesaonline.it).

Mariano Gabriele (*)

È

nozione comune che lo «scontrazzo» di Lissa ebbe conseguenze assolutamente esagerate sulla coscienza della Regia Marina e che questa psicosi continuò fino alla Grande Guerra. Realisticamente, gli stessi responsabili politici e militari di Vienna, malgrado le opinioni di Tegetthoff, avevano valutato quell’episodio ininfluente ai fini del potere marittimo in Adriatico (1). Considerando infatti questo mare chiuso come un sacco, l’Italia, continuando a godere come prima di un’ipoteca strategica sul Canale di

Otranto, ne controllava l’imboccatura, e quando avesse avuto anche un punto d’appoggio corrispondente sulla costa orientale, come accadde nel 1914, tale controllo sarebbe stato notevolmente rafforzato. Ma nella Marina italiana l’episodio sfavorevole del 20 luglio 1866 fece nascere e crescere un complesso psicologico sproporzionato agli eventi, che imponeva l’idea fissa della rivincita come dovere e impegno storico (2). Di conseguenza, la prima strategia navale italiana dopo l’intervento del 1915 fu di cercare la battaglia, la

(*) Ha insegnato per 30 anni Storia Contemporanea e Storia e Politica Navale nellÊUniversità di Roma. Autore di 30 volumi e 120 saggi e pubblicazioni, ha ricevuto 5 premi scientifici in Italia e allÊestero e 2 giornalistici. Consulente storico dello Stato Maggiore della Marina, è attualmente copresidente della Commissione storica italo-tedesca e presidente onorario della Società Italiana di Storia Militare.

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Alleate e rivali. Le Marine italiana e francese nel Mediterraneo

Ferdinando Sanfelice di Monteforte (*)

(*) Ammiraglio di squadra della riserva, docente di Studi Strategici allÊUniversità di Trieste (Polo di Gorizia). ˚ membro dellÊAcadémie de Marine e della giuria del Premio di strategia Amiral Daveluy ed è consulente dellÊEuropean Defence Agency. Ha pubblicato i libri Strategy and Peace, I Savoia e il Mare, La Strategia, Guerra e mare e Due secoli di Stabilizzazione, oltre a numerosi saggi di storia e di strategia per riviste italiane, americane e francesi.

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La nave da battaglia della Regia Marina, DUILIO (Fonte: USMM) e la COURBET, nave da battaglia della Marine Nationale (Fonte: wikipedia.it).

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cernuschi 1918 la vittoria N.V._Layout 1 19/12/2018 16:56 Pagina 28

1918: la Vittoria Cinque leggende nere da affondare

Enrico Cernuschi (*) (*) Laureato in giurisprudenza, vive e lavora a Pavia. Studioso di storia navale ha dato alle stampe, nel corso di venticinque anni, altrettanti volumi e oltre 500 articoli pubblicati in Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia sulle più importanti riviste del settore. Tra i libri più recenti Gran pavese (Premio Marincovich 2012), ULTRA - La fine di un mito, Black Phoenix (con Vincent P. OÊHara), Navi e Quattrini (2013), Battaglie sconosciute (2014), Malta 1940-1943 (2015), Quando tuonano i grossi calibri. Gli italiani dellÊ Invincibile Armata (2016), Il Potere Marittimo nellÊambito mondiale e Sea Power the Italian Way, entrambi usciti nel 2017. 28

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cernuschi 1918 la vittoria N.V._Layout 1 19/12/2018 16:56 Pagina 29

Gli equipaggi italiani arrivano a Venezia, il 25 marzo 1919, a bordo delle delle corazzate TEGETTHOF ed ERZHERZOG FRANZ FERDINAND, oltre all’esploratore ADMIRAL SPAUN, a 2 cacciatorpediniere, 4 torpediniere e altrettanti sommergibili (Fonte:Storia illustrata).

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Sciarretta_Layout 1 19/12/2018 16:59 Pagina 44

Le rotte della Vittoria

Marco Sciarretta (*) (*) Capitano di Fregata (GN), oltre agli incarichi ricoperti a bordo ha prestato servizio come Capo Sezione presso il III Reparto di SGD - Direzione Nazionale Armamenti e presso lÊUfficio del Direttore di NAVARM - Direzione degli Armamenti Navali. Attualmente ricopre lÊincarico di Capo Sezione Musei presso lÊUfficio Storico M.M.

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Il vero Schwerpunkt. L’immagine di una formazione navale ripresa dal punto di vista di un velivolo antisommergibile in pattugliamento. Una prospettiva quasi scontata all’occhio di un lettore odierno, abituato ai filmati della Seconda guerra mondiale, ma realizzata in realtà da un pittore di Marina nato prima dell’Unità d’Italia, per rappresentare una situazione del tutto usuale già durante la Grande Guerra (Fonte: G.A. Sartorio, 1929. Navi, da P. Bembo, La storia della Marina attraverso i dipinti, USMM, 2014).

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La Regia Marina in trincea durante la Grande Guerra

I caimani del Piave all’attacco di una postazione austriaca nel 1917 (Fonte: La Tribuna Illustrata).

Angelo Savoretti (*) (*) Dopo una breve esperienza nella Marina Militare, nel 2007 si è laureato in lettere moderne a indirizzo storico contemporaneo presso lÊUniversità degli studi ÿTor VergataŸ di Roma, discutendo una tesi sul pensiero strategico navale con cui ha vinto, nel 2008, una borsa di studio nel concorso nazionale bandito dallo Stato Maggiore della Marina Militare. Successivamente ha collaborato con il Museo storico navale di Venezia, nel 2011, e con il Dott. Giorgio Giorgerini alla redazione di due libri: Il mio spazio è il mondo, pubblicato nel 2012, e Conversando di strategia navale e di potere marittimo, nel 2017. Nello stesso anno ha pubblicato I Grandi Ammiragli dellÊetà remica, con cui ha vinto il premio Marincovich ÿCultura del mareŸ, e nel 2018 I Grandi Ammiragli dellÊetà velica. Scrive sulla Rivista Marittima e sul Bollettino dÊArchivio.

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BOCCALATTE(CONTROLLARE LA REV1) regia marina e ingegneria_Layout 1 20/12/2018 11:04 Pagina 68

Giuseppe Rota nel periodo in cui ricoprì l’incarico di Direttore delle Costruzioni Navali dell’Arsenale della Spezia (Fonte: USMM).

L’attività della Regia Marina nel settore dell’ingegneria navale durante la Grande Guerra Claudio Boccalatte (*) (*) Contrammiraglio del Genio Navale, dopo aver ricoperto lÊincarico di Direttore del CISAM di Pisa è attualmente nella posizione di aspettativa per riduzione di quadri. Entra nellÊAccademia Navale di Livorno nel 1975 e consegue con lode la Laurea in Ingegneria Navale e Meccanica presso lÊUniversità degli Studi di Genova. Collabora con varie riviste, e in particolare con la Rivista Marittima dal 1992; dal 2006 cura la Rubrica Scienza e Tecnica. ˚ Fellow della Royal Institution of Naval Architects e Presidente della Sezione della Spezia dellÊATENA (Associazione di Tecnica Navale).

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paoletti logistica G.G._Layout 1 19/12/2018 18:39 Pagina 82

La Marina e la logistica nella GRANDE GUERRA Ciro Paoletti (*) (*) Classe 1962, Laureato in Scienze politiche a Roma, Phd a Parigi. Ëš membro di quattro associazioni e istituti storici italiani e altrettanti stranieri, siede nel consiglio scientifico di tre riviste estere, ha pubblicato oltre 400 lavori, fra cui 23 libri, in Italia e allĂŠestero; ha collaborato cogli Uffici Storici dĂŠEsercito, Marina e Aeronautica dal 1995 e con la Rivista Marittima ininterrottamente dal 1997 al 2013.

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Venezia, 1915 (Fonte: USMM).

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Servizi logistici della Regia Marina durante la Prima guerra mondiale Con particolare riferimento all’area adriatica

Canna di cannone da 381/40 in arrivo a Brindisi su un carro ferroviario della Regia Marina, destinato alla Difesa costiera della cittĂ (Fonte: USMM).

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Stéphan Jules Buchet (*) - Franco Poggi (**) (*) Contrammiraglio in riserva, ricercatore storico navale ed esperto di storia della marineria, collabora con Lega Navale, Marinai dÊItalia e la Rivista Marittima, per la quale dal 2002 cura la rubrica Nautica da Diporto, ha pubblicato oltre 200 articoli sullÊargomento, e i volumi ÿAndar per Mare – La disciplina della Nautica da diportoŸ (quattro edizioni, due insieme ad altro autore) e ÿNon cÊè secondo – Storia dellÊAmericaÊs CupŸ. Per lÊUfficio Storico della Marina Militare, insieme ad altro autore, ha inoltre curato la nuova edizione dellÊopera ÿLa Preghiera del MarinaioŸ e scritto il libro ÿIl contributo della Regia Marina nella guerra del 1911-1912 contro lÊImpero OttomanoŸ. (**) Ufficiale di Stato Maggiore in riserva. Per anni capo redattore della Rivista Marittima. Realizzatore e Curatore del Data Base della stessa. Collaboratore dellÊUfficio Storico e della Rivista Marittima dal 1998.

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Tirolo settentrionale e orientale (Austria), Alto Adige e Welschtirol (Italia) - (Fonte: wikipedia.org).

La questione dell’Alto Adige dall’Unità alla Conferenza di Pace Rodolfo Bastianelli (*) (*) Nato a Roma il 5 Novembre 1969. Laureato in Giurisprudenza a Roma, ha effettuato un corso di specializzazione post-laurea presso lÊInstitut Français des Relations International (IFRI) a Parigi. Dopo avere lavorato presso le riviste Ideazione e Charta Minuta, dal 2011 segue la politica estera per LÊOccidentale. ˚ Professore a contratto di Storia delle Relazioni Internazionali e collabora inoltre con LiMes, Informazioni della Difesa, Rivista di Politica, Affari Esteri e il settimanale on-line dello IAI, Affari Internazionali. Collabora con la Rivista Marittima dal 2009.

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Osservatorio internazionale N

ella rubrica Osservatorio internazionale di questo numero speciale sulla Grande Guerra ripubblichiamo alcuni comunicati ufficiali e dispacci relativi agli ultimi giorni di guerra apparsi sulla Rivista Marittima del Novembre 1918.

COMUNICATI UFFICIALI E DISPACCI DELLA GUERRA GUERRA NAVALE — OPERAZIONI COSTIERE. Roma, 18 ottobre. Le informazioni pervenute dopo l’occupazione di Durazzo hanno confermato la gravità dei danni prodotti a quella base dal bombardamento navale del 2 ottobre. I magazzini e le opere militari, dopo aver provato per lunghi mesi l’azione distruttrice dei nostri bombardamenti aerei, furono completamente rasi al suolo. I pontili di sbarco furono distrutti, i piroscafi affondati. Molti galleggianti, di cui non pochi sono abbandonati sulla spiaggia, potranno essere riutilizzati. Fu impedito così al nemico di usare quella delle sue basi navali che meglio sarebbe stata indicata per rifornire le sue truppe durante la nostra avanzata. La R. Marina, integrando l’opera delle valorose truppe del corpo di occupazione, ha fatto sì che, mentre la cavalleria, vinte le ultime resistenze nemiche, occupava l’antica città romana, un primo convoglio di navi, protette contro i sommergibili da motoscafi americani, eseguiva poco più a sud un ingente sbarco di materiali di guerra. Verso nord i nostri idrovolanti bombardarono intensamente un convoglio nemico in ritirata. Ancora una volta si riaffermava e si estendeva così fra le due rive adriatiche il nostro dominio. (Stefani). Roma, 22 ottobre. Nonostante avverse condizioni di tempo l’aviazione della R. Marina esercita rimarchevole attività sulla costa d’Albania. Frequenti esplorazioni aeree contribuiscono efficacemente alla protezione del traffico marittimo costiero, e forniscono utili notizie sulla dislocazione e sui movimenti del nemico in terra e in mare. Un sommergibile nemico è stato efficacemente bombardato a bassa quota, tanto da ritenersi affondato. Nella giornata di ieri una squadriglia di siluranti si è presentata alla bocca del porticciuolo di San Giovanni di Medua, controbattendo con efficacia il vivace fuoco delle batterie costiere e di gruppi di mitragliatrici. Una silurante della squadriglia, comandata dal tenente di vascello Roggeri, è arditamente entrata in porto, ha silurato l’unico piroscafo che vi si trovava, ed ha preso il largo senza danni di sorta. (Stefani). Roma, 26 ottobre. Nella decorsa settimana l’aviazione della R. Marina ha effettuato frequenti esplorazioni sulla costa albanese e sulle retrovie del nemico fino oltre Antivari. Il giorno 22 una squadriglia di idrovolanti ha bombardato gli « hangars » di Lagosta colpendoli in pieno, e 43 apparecchi, dei quali 13 americani, hanno rovesciato oltre 2000

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Rivista Marittima Novembre 2018


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Recensioni e segnalazioni Ferdinando Sanfelice di Monteforte

La lezione strategica della Grande Guerra. Sogni e realtà Mursia Milano 2018, Pagg. 416, Euro 20

A conclusione del centenario del Primo conflitto mondiale, l’ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte gratifica i suoi lettori di un pregevole testo che ha molti meriti, perché esamina i piani strategici che in terra, in mare e nell’aria contrassegnarono gli orientamenti degli Stati Maggiori da prima a dopo il conflitto 1914-1918, individuandone gli elementi significativi per ciascun belligerante e ciascun fronte. Il volume si articola in tre parti: la prima, intitolata «I sogni dorati», passa in rassegna il pensiero strategico prebellico e i piani con cui nei diversi Paesi si era pensato di affrontare il conflitto; la seconda parte illustra, per ciascun fronte e ciascuno dei 5 anni di guerra, «La dura realtà» delle esperienze reali; la terza tratta «Il pensiero strategico postbellico», frutto delle recenti esperienze trascorse. L’Autore spiega con chiarezza il senso degli eventi, così che il volume si legge d’un fiato come un romanzo avvincente. Nulla di meno, del resto, era lecito attendersi dall’ammiraglio Sanfelice, considerando le sue eccellenti carriere nella Marina Militare Italiana e nella NATO e di docente di Studi Strategici, di autore e di pubblicista richiesto e ascoltato. Stefan Zweig ha scritto che nel 1914 l’Europa viveva una «estate più bella che mai»: al mare, vicino a Ostenda, «regnava la spensieratezza. I bagnanti popolavano la spiaggia sotto le tende variegate, i bambini mandavano in aria gli aquiloni, davanti al caffè i giovani ballavano sulla diga». Erano i giovani della «generazione felice», figli di un continente che da mezzo

secolo non conosceva guerre. Ma quell’estate, l’ultima della belle époque, era anche l’ultima cui potesse riferirsi la nota quartina di Verlaine: «Ecoutez la chanson bien douce/qui ne pleure que pour vous plaire;/elle est discrète, elle est légère,/un frisson d’eau sur de la mousse». Brunello Vigezzi commenta che, benché non mancassero coloro che avvertivano il rischio di una conflagrazione improvvisa, l’Europa credeva di avere esorcizzato la guerra. I «sogni dorati» coltivati dagli Stati Maggiori erano orientati all’attacco e all’illusione del conflitto breve. Dal russo Dragomirov al francese Grandmaison, dal tedesco Schlieffen all’austriaco Conrad e all’italiano Cadorna, tutti si sentivano attratti dallo spirito offensivo, affidato per lo più all’assalto frontale. Tutti si rifacevano a Napoleone e alle sue manovre, trascurando la guerra civile americana, ma nel periodo napoleonico i fucili erano a canna liscia, sparavano a 100 m e presentavano problemi di mira, mentre a Gettysburg erano a canna rigata, sparavano a 1.200 m ed erano assai più precisi; in seguito poi a rafforzare ulteriormente la difesa erano comparsi mitragliatrici e cavalli di Frisia. Per superare il problema dei due fronti che assillava la Germania, il piano Schlieffen prevedeva di combattere un nemico per volta, annientando prima l’avversario occidentale per poi rivolgersi a est. Analogamente a Vienna si pensava di liquidare la Serbia e successivamente invadere la Polonia. I Russi avevano in mente di attaccare subito la Prussia orientale, sebbene rispetto ai Tedeschi fossero male armati e le loro divisioni fossero molto inferiori come potenza di fuoco. Invece i Francesi confidavano nella baionetta, mentre il turco Enver Pascià farneticava sulla riconquista delle terre perdute in Mar Nero. Cadorna immaginava di marciare su Vienna da Lubiana, come se superare il Carso fosse scontato per il suo impreparato Esercito; fortunatamente la linea difensiva del Grappa e del Piave, che Cosenz aveva definito nel 1885, continuò a far parte del patrimonio strategico italiano.

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RIVISTA

MARITTIMA MENSILE DELLA MARINA MILITARE DAL 1868

nel prossimo numero focus sulla «Difesa europea»

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