Rivista Marittima Settembre 2018

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SETTEMBRE 2018

RIVISTA

MARITTIMA MENSILE DELLA MARINA MILITARE DAL 1868

SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. ART. 1 COMMA 1 N° 46 DEL 27/02/04) - PERIODICO MENSILE 6,00 €

* RIVISTA MARITTIMA *

SETTEMBRE 2018 - Anno CLI

Copertina_completa_ stampa_ settembre_Layout 1 06/11/2018 08:22 Pagina 1

All’interno: PRIMO PIANO

Considerazioni di strategia marittima Francesco Zampieri

Il Sea Control nel contesto attuale

Pier Paolo Ramoino

L’Italia e gli spazi marittimi Fabio Caffio


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Sommario PRIMO PIANO

6 Considerazioni di strategia marittima Francesco Zampieri

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La strategia del Sea Control nel contesto attuale

Pier Paolo Ramoino

32 L’Italia e gli spazi marittimi Fabio Caffio

50 L’evoluzione marittima della Repubblica Popolare

Cinese e le contromosse degli Stati Uniti

SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE

82 Il futuro Papa Giovanni XXIII a bordo di una nave della Regia Marina Massimo de Leonardis

STORIA E CULTURA MILITARE

88 La corazzata di vetro Michele Maria Gaetani-Enrico Cernuschi

Michele Cosentino

62 La strategia della PLAN Mario Romeo

PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE

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La «fatica» in guerra e la guerra alla «fatica»

Enrico Manfredi

RUBRICHE

106 Focus diplomatico 110 Osservatorio internazionale 118 Marine militari 126 Recensioni e segnalazioni Rivista Marittima Settembre 2018

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RIVISTA

MARITTIMA

Mensile della Marina dal 1868

EDITORE

UFFICIO PUBBLICA INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE DELLA MARINA MILITARE DIREZIONE E REDAZIONE della Rivista Marittima Via Taormina, 4 - 00135 Roma Tel.: 06 3680 7248-54 Telefax: 06 3680 7249 Internet: www.marina.difesa.it/conosciamoci/ editoria/marivista/Pagine/default.aspx e-mail redazione: rivistamarittima@marina.difesa.it DIRETTORE RESPONSABILE

Formazione di Unità navali della Marina Militare in linea di fila durante l’Esercitazione Mare Aperto 2018. Capo formazione nave CAVOUR, a seguire le FREMM LUIGI RIZZO e VIRGINIO FASAN.

Capitano di vascello Daniele Sapienza CAPO REDATTORE

Capitano di fregata Diego Serrani

A questo numero hanno collaborato

Professor Francesco Zampieri Contrammiraglio (ris) Pier Paolo Ramoino

REDAZIONE

Ammiraglio Ispettore (ris) Fabio Caffio

Raffaella Angelino Gianlorenzo Pesola

Contrammiraglio (ris) Michele Cosentino

SEGRETERIA DI REDAZIONE

Massimo De Rosa Gaetano Lanzo UFFICIO ABBONAMENTI E SERVIZIO CLIENTI

Carmelo Sciortino Giovanni Bontade Tel.: 06 3680 7251-48 e-mail abbonamenti: rivista.abbonamenti@marina.difesa.it

Dottor Mario Romeo Professor Enrico Manfredi Professor Massimo de Leonardis Dottor Michele Maria Gaetani Dottor Enrico Cernuschi Ambasciatore Giuseppe Jacoangeli, Circolo di Studi Diplomatici Dottor Enrico Magnani

SEGRETERIA AMMINISTRATIVA

Tel.: 06 3680 7254 Codice fiscale: 80234970582 Partita IVA: 02135411003

Dottor Luca Peruzzi

Rivista Marittima Settembre 2018


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E D I TO R IALE

L’

approfondimento (ma sarebbe meglio dire lo studio tout court) della geopolitica è sempre più materia di interesse precipuo della Rivista Marittima. È impossibile, infatti, parlare di interessi nazionali e di strategia marittima senza l’analisi e lo studio a 360° di discipline diverse poste a sistema, quali: la politica internazionale e le relazioni tra gli Stati, le dinamiche in progresso socio culturali, la geografia economica, il ruolo dei traffici marittimi e il regime giuridico del mare «Law of the sea», gli utilizzi delle nuove tecnologie, le analisi delle capacità navali e marittime oltre allo studio degli interessi nazionali dei vari Stati, vicini e lontani. La strategia marittima è comunemente definita come il profilo di studio e d’impiego degli elementi costitutivi del Potere Marittimo (di concezione Mahaniana), allo scopo di consentire il pieno e libero uso del mare a beneficio degli interessi nazionali e della collettività in generale (intesa in senso più ampio), impedendo che esso possa essere utilizzato da un qualsivoglia ipotetico aggressore, attivo o in potenza, ovvero secondo modalità illecite (in violazione delle norme di diritto internazionale e umanitario), pericolose per l’ambiente, fraudolente. Allo stato attuale l’equilibrio geopolitico instabile, che caratterizza il quadro internazionale, è anche legato alla diversa interpretazione e applicazione dei principi della globalizzazione e del multilateralismo economico, che divengono sempre più i fattori permeanti ed elementi assertivi di un reale confronto egemonico, nonché oggetto alla base di frequenti tensioni politiche e potenziale causa di conflitti. A ciò si aggiunge la proliferazione di una moltitudine di sfide non convenzionali legate al riaffermarsi di politiche nazionali che si scontrano su questioni mai risolte, l’acuirsi del terrorismo internazionale, la polverizzazione e frammentazione della minaccia portata anche da realtà non statuali, i fenomeni destabilizzanti di una immigrazione di massa incontrollata, la corsa agli approvvigionamenti energetici, l’inquinamento e i mutamenti climatici, solo per fare alcuni esempi di una molteplicità di fattori che occorre studiare e tenere in considerazione, anche per riflettere e definire, scevri da qualsivoglia pregiudizio ideologico, quali siano gli interessi strategici nazionali per un Paese come l’Italia. Il mondo (coperto, non dimentichiamolo, per quattro quinti dalle acque marine) non ammette vuoti di potere davanti a queste rinnovate e spesso inedite sfide. Il venir meno del modello bipolare con la conseguente frammentazione in un sistema multipolare e la scarsa efficacia delle organizzazioni internazionali, hanno riportato a galla, automaticamente, il ruolo dei singoli Stati e, in particolare, delle loro politiche marittime. Ed è proprio questa la ragione che ha portato a introdurre il termine convenzionale di «talassopolitica» — politica del mare —, suggerito da qualche tempo sulla Rivista Marittima, allo scopo di trattare, attraverso diverse luci interpretative ed esplicative, i principi del Potere Marittimo secondo una logica moderna e contestualizzata.

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Proprio nel corso dell’intervista pubblicata su queste pagine lo scorso giugno, il Capo di Stato Maggiore della Marina ha così definito la «talassopolitica» nazionale: «… il rinascimento moderno e contestualizzato del potere marittimo nazionale», dove «il mare costituisce una vera risorsa strategica abilitante per il Paese» e «la Marina deve e può dare un contributo significativo per renderlo un elemento sicuro, pienamente fruibile e, in definitiva, meno costoso», allo scopo finale di «tutelare e sostenere gli interessi nazionali». Un quadro, inevitabilmente multidisciplinare e complesso, proprio mentre il Mediterraneo, il «mare nostrum» più vecchio e tormentato di tutti, cambia ancora una volta ponendo rinnovate sfide strategiche, economiche, finanziarie e, non ultime, militari. Un mare, come ha recentemente sottolineato sempre il Capo di Stato Maggiore della Marina: «geograficamente chiuso che diventa geopoliticamente aperto». E dunque, l’approfondimento della strategia marittima del «controllo del mare», quale elemento cardine di una compiuta talassopolitica nazionale a tutela degli interessi strategici nazionali risulta sempre più una ineludibile necessità e costituisce il focus di questo numero. L’articolo del professore Zampieri affronta, in particolare, le minacce all’ambiente marino e il valore della strategia marittima nazionale con «riferimento a tutti gli attori, militari, politici, diplomatici, economici che sono implicati nella tutela dell’universo marittimo», mentre l’Ammiraglio Ramoino analizza il significato moderno e contestuale della strategia marittima del «Sea Control», il quale «comprende oggi molti aspetti non tradizionali, che si aggiungono a quelli ben noti» e che corrisponde alla necessità di esercitare un’azione di controllo che non è «una strategia esclusivamente militare, ma spazia dalla diplomazia alla sicurezza pubblica e coinvolge quasi tutte le cosiddette “agenzie” che si occupano di cose marittime». Attualmente il quadro geopolitico internazionale, sempre più insicuro e frammentato, spinge gli addetti ai lavori e le opinioni pubbliche più avanzate a contestualizzare il tutto rispetto ai moderni scenari. E proprio per la necessità di maggiormente conoscere e approfondire l’evolvere dello scenario geopolitico, che inauguriamo in questo numero una nuova rubrica, che confidiamo troverà presso i lettori notevole interesse e apprezzamento: «Focus Diplomatico». Essa nasce grazie alla collaborazione instaurata con il Circolo Studi Diplomatici, un «think tank» di Ambasciatori nato per non disperdere le esperienze e le competenze dei protagonisti della carriera diplomatica italiana nell’ambito delle relazioni internazionali e della politica estera. «Focus Diplomatico» conterrà mensilmente una «Lettera Diplomatica», a sintesi e commento degli avvenimenti di maggior rilievo e interesse per l’Italia da un punto di vista geopolitico. Per concludere, trattando dell’affascinante evoluzione del potere marittimo nella storia, siamo lieti di presentare, inoltre, un interessantissimo supplemento dell’ammiraglio Ramoino dal titolo: «Una storia “Strategica” della Marina Militare Italiana», che i lettori abbonati potranno trovare allegato. Daniele Sapienza


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PRIMO PIANO

Considerazioni

di strategia marittima Le minacce all’ambiente marittimo e il valore della strategia marittima nazionale Esercitazione Mare Aperto 2018. Manovra in formazione di Unità della Marina Militare.

(*) DallÊanno accademico 2000-2001, è un collaboratore assiduo dellÊIstituto di Studi Militari Marittimi, in particolare nellÊambito dellÊinsegnamento della Storia Militare e Marittima e della Strategia. Nel 2013 ha iniziato a collaborare anche con Océanides, un gruppo di ricerca internazionale che ha pubblicato una storia dellÊinfluenza che il mare ha avuto sui destini dellÊEuropa, dallÊantichità ai giorni nostri. NellÊaprile 2016, è stato invitato allÊInternational Seapower and Security Symposium (SPS-2016), tenutosi presso il Turkish War College di Istanbul, dove ha presentato una relazione sul tema della Maritime Security e sulla vision italiana in tema di strategia marittima.

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L’ambiente marittimo La prima associazione che viene stabilita tra il mare e l’economia è sicuramente quella relativa ai commerci che esso rende possibili. Il commercio marittimo mondiale, rappresenta e «incarna» lo spirito della globalizzazione: l’80% (in termini di valore delle merci trasportate) o il 90% (in termini di volume) del commercio mondiale si svolge via mare. Il commercio marittimo può essere considerato come il perno dell’economia globale e del benessere collettivo. Le grandi risorse naturali delle terre emerse, i manufatti prodotti dalle industrie, i beni alimentari non varrebbero granché se non esistesse la capacità di trasferirli, via mare, in ogni punto del globo. La competitività commerciale dei Paesi sviluppati, di quelli in via di sviluppo o di quelli che non si affacciano direttamente sui mari dipende innanzitutto dalla loro effettiva capacità di accedere alla fitta rete dei

commerci marittimi mondiali. Il commercio marittimo è aumentato costantemente dal 1945 ad oggi: tra il 1970 e il 2014, è addirittura quadruplicato. L’introduzione dei container (1957) ha consentito non solo l’abbattimento dei tempi di sosta all’interno dei porti ma ha altresì semplificato la movimentazione e la gestione dei carichi (1) e ha permesso lo sviluppo dell’intermodalità. Queste innovazioni tecnologiche si sono tramutate anche in una sensibile riduzione dei costi del trasporto marittimo: tra il 1920 e il 1990, il costo del trasporto delle merci è passato da 95 a 29 dollari per tonnellata. Le maggiori linee di comunicazione marittima — soprattutto quelle che interessano il trasporto dei prodotti petroliferi — transitano attraverso sette importanti choke points: Stretto di Hormuz, Stretto di Malacca, Stretto di Bab el-Mandeb, Canale di Suez, Stretti Turchi, Stretto di Gibilterra, Canale di Panama. Se la sicurezza di

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PRIMO PIANO

La strategia del SEA CONTROL nel contesto attuale Considerazioni sul controllo del mare, aspetti teorici e mezzi necessari con particolare riferimento all’Italia Pier Paolo Ramoino (*)

Lo scopo del «controllo del mare» Da oltre vent’anni, le poche discussioni teoriche sulla «strategia marittima» si sono quasi esclusivamente dirette a problemi relativi ai «mezzi» da impiegare sul mare, quindi alle nuove navi, ai nuovi velivoli, alle nuove tecnologie e ai nuovi sistemi di intelligence, trascurando un dibattito indirizzato allo scopo vero delle operazioni navali. Questo senza dubbio rimane, come affermavano i nostri predecessori da Mahan a Bernotti, nella capacità di esercitare il Potere Marittimo, che in pratica vuol dire essere padroni di operare sul mare e dal mare, impedendone l’uso ai nostri avversari.In termini pratici quindi l’esercizio del Potere Marittimo è ancor oggi quell’insieme di azioni di costruttiva presenza sulle acque delle Marine Militari ed eventualmente delle altre Agenzie marittime degli Stati, mirante al corretto utilizzo dei mari per lo sviluppo dell’umanità. Ciò comporta la protezione costante di tutte le imprese marittime dalle più antiche e tradizionali, quali la pesca e il trasporto delle merci, a quelle più attuali e innovative, quali lo sfruttamento del fondo marino o le attività crocieristiche e turistiche. In termini strategicamente più precisi, questa costante presenza è di fatto un controllo continuo di ciò

che avviene sul mare. Anche quando questo controllo si riducesse solo a una affidabile e precisa ricognizione satellitare, con i controllori comodamente seduti davanti ai loro schermi a cristalli liquidi delle centrali

(*) Contrammiraglio in riserva, è Vice Presidente del Centro Universitario di Studi Strategici e Internazionali dellÊUniversità di Firenze, Docente di Studi Strategici presso lÊAccademia Navale di Livorno e cultore della materia presso la Cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali dellÊUniversità Cattolica del S. Cuore a Milano. Dal dicembre 1996 allÊagosto 1999 ha comandato, con il grado di contrammiraglio, lÊIstituto di Guerra Marittima.

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Nave BERGAMINI in operazione di sorveglianza marittima con elicottero.

operative, non si deve dimenticare che per dirimere controversie o difendere i propri interessi ci sarà sempre qualcuno che, affrontando le onde e i venti, opererà sull’elemento liquido con antica e tradizionale professionalità navale. La strategia marittima è troppo spesso considerata come un insieme di regole e di invarianti che fanno da base tradizionale alle politiche militari dei vari Stati.

Come tutte le attività intellettuali umane, questa invece può subire importanti cambiamenti anche teorici, dovuti al mutamento dei rapporti internazionali e alle esperienze accumulate in questi ultimi anni.

L’attualità del «controllo del mare» Se consideriamo le principali operazioni delle Marine dei nostri giorni, vediamo che gran parte di esse

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CAFFIO_Layout 1 07/11/2018 15:31 Pagina 32

PRIMO PIANO

L’Italia e gli spazi marittimi Risorse e dispute nel Mediterraneo: la posizione italiana

Fabio Caffio (*)

L

a terra domina il mare (land dominates the seas). L’antico brocardo, che è ancora uno dei pilastri del diritto marittimo, riveste un’intuitiva rilevanza per l’Italia. Con i suoi 7.551 km di linea di costa (3.702 km di coste continentali e 3.849 km di coste insulari di cui 1.500 della Sicilia e 1.849 della Sardegna), il nostro Paese ha una grande facciata marittima

all’incirca pari a quella di Croazia e Turchia ma inferiore a quella di Grecia (più di 13.000 km) e Regno Unito (quasi 12.000 Km). Questo ci ha consentito di creare un articolato sistema di linee di base dritte da cui si misurano le acque territoriali, la piattaforma continentale e le zone di giurisdizione funzionale come la Zona di protezione ecologica (ZPE).

(*) Ammiraglio ispettore, in riserva, presidente della Fondazione marittima Ammiraglio Michelagnoli ONLUS, esperto di Diritto internazionale marittimo, autore di numerosi articoli e pubblicazioni di settore, tra cui Il Glossario di Diritto del mare, la cui IV ed. 2016 è anche disponibile on line sul sito della Marina Militare nella sezione Editoria/Rivista Marittima. 32

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CAFFIO_Layout 1 07/11/2018 15:31 Pagina 33

(Fonte: exportiamo.it).

Il vantaggio che all’Italia viene dalla proiezione delle coste sui mari circostanti è tuttavia ridotto in parte dall’eccessiva prossimità degli Stati frontisti e dalla natura di mare semichiuso del Mediterraneo. Un tempo, quando erano in auge tramontati assiomi politico-nazionalistici, si diceva che l’Italia era «prigioniera del Mediterraneo». Oggi, sulla base di una realistica visione delle relazioni internazionali, può solo osservarsi che la geografia mediterranea penalizza i nostri interessi alla libertà di navigazione e alla connessa mobilità delle Forze navali. L’approccio italiano all’applicazione del regime internazionale dei mari codificato nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (CNUDM) è perciò duplice: da un lato, avvalersi dei diritti relativi alla proclamazione degli spazi marittimi di giurisdizione nazionale difendendoli, ove necessario, dalle pretese eccessive degli Stati frontisti; dall’altro, esercitare nelle acque internazionali la libertà di navigazione secondo i canoni della CNUDM. Tale dicotomia riflette del resto le contraddizioni del diritto del mare che, nella sua attuale fase di sviluppo, è caratterizzato dal contrasto tra i diritti degli Stati costieri a istituire aree di giurisdizione su larghe porzioni di acque internazionali e quelli di altri Stati a esercitare le libertà dell’alto mare sulle stesse zone.

Ma l’Italia appartiene davvero al novero delle Nazioni orientate al libero uso dei mari? L’Italia è un Paese con una forte connotazione marittima adeguata alla tradizione delle Repubbliche Marinare che nei secoli passati avevano tessuto una rete di influenza politico-commerciale nel Tirreno, in Adriatico e soprattutto nel Levante? Detto questo, è bene chiarire che non si vuole qui sollevare la questione delle cause storiche dell’asserita carente marittimità italiana che daterebbe alla creazione dello Stato unitario e all’imprinting continentale impressogli dal Regno Sabaudo portato a dare poco rilievo ai fattori marittimi tenuti invece in considerazione dalle Due Sicilie e dalla Toscana (1). In realtà, quandanche si ritenesse che l’Italia è priva di una chiara coscienza marittima (2), non potrebbe non convenirsi che è tuttavia, oggettivamente , un Paese che guarda al mare. Prova inconfutabile ne è il suo cluster marittimo (3) di rilevanza internazionale con le punte di eccellenza di flotta mercantile, cantieristica, portualità, Forze navali di Marina militare e Guardia costiera. Cui vanno aggiunti i distretti della pesca e i settori dell’offshore energetico, della protezione dell’ambiente marino e del patrimonio archeologico subacqueo. Nessun dubbio, quindi, sul fatto che l’Italia sia proiettata oltre i propri spazi di giurisdizione nazionale, anche se in essi consente la piena libertà la navigazione del naviglio di bandiera straniera, secondo i principi fissati dalla CNUDM. Se si vuole delineare con chiarezza il perimetro dell’interesse marittimo italiano nel Mediterraneo, è dunque da tali premesse che si deve partire approfondendo anzitutto la questione degli spazi marittimi nazionali, ma non tralasciando quelli di ricerca e soccorso (SAR), visto che essi, anche se non sono spazi di sovranità, hanno assunto una valenza geopolitica legata all’immigrazione irregolare via mare. Prendere coscienza dei diritti dell’Italia nei mari che la circondano è essenziale per rispondere adeguatamente all’assertività di alcuni Stati confinanti. Ma è anche una precondizione per svolgere al meglio le attività di sorveglianza a protezione degli spazi marittimi nazionali attribuite a Marina Militare (4), Corpo delle Capitanerie-Guardia Costiera (5) e Guardia di Finanza (6). La conoscenza delle questioni di delimitazioni ancora aperte tra l’Italia e i vicini rappresenta inoltre lo

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COSENTINO_Layout 1 15/10/2018 15:22 Pagina 50

La bandiera della Marina della Repubblica Popolare Cinese garrisce accanto a due marinai. Il leader Xi Jinping ha ribadito l’intenzione che la Cina diventi una grande potenza marittima (Fonte: Xinhua).

PRIMO PIANO

L’evoluzione marittima della Repubblica Popolare Cinese e le contromosse degli Stati Uniti 50

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COSENTINO_Layout 1 15/10/2018 15:22 Pagina 51

2000

SSBN SSN/SGN SSK Portaerei Unità maggiori Unità minori Totali

2016

2030

STATI UNITI

CINA

STATI UNITI

CINA

STATI UNITI

CINA

18 55 0 12 79 62 226

1 6 58 0 20 79 163

14 57 0 10 84 23 188

4 5 51 1 19 103 183

11 42 0 11 95 40 199

12 12 75 4 34 123 280

e militari cino-popolari, la Cina è impegnata in un’accelerazione senza precedenti per accrescere quantitativamente e qualitativamente il proprio strumento aeronavale. Nel giro di pochi anni, la Repubblica Popolare Cinese è salita alla ribalta come una delle principali Nazioni con capacità cantieristiche, facendo affidamento su una combinazione fra società e raggruppamenti statali e parastatali, nonché su mezzi spesso poco leciti, per sostenere tecnicamente e professionalmente una rapida modernizzazione navale militare. L’adozione di un complesso di misure audaci e diversificate appare congrua con gli obiettivi prefissati, consentendo alla Marina della Repubblica Popolare Cinese di occupare — sotto il profilo quantitativo — la seconda posizione in una graduatoria mondiale che vede al comando l’US Navy.

I numeri in gioco

Michele Cosentino (*)

L

a vertiginosa, e per certi versi sorprendente, crescita della Repubblica Popolare Cinese sta portando con sé la rivendicazione di una Marina commisurata sia al crescente prestigio nazionale, sia all’accresciuta espansione degli interessi strategici nazionali. Come noto, il leader cino-popolare Xi Jinping ha dichiarato quali sono le aspirazioni di Pechino nel contesto marittimo internazionale, come diretta discendenza delle linee guida della politica e della strategia nazionale, e secondo una programmazione temporale che tiene anche conto di importanti ricorrenze patriottiche (1). Nell’ambito di uno sforzo globale verso il raggiungimento di obiettivi chiaramente espressi dai leader politici

Rimandando a un prossimo studio l’analisi di come la Marina cinese sta attuando, anche in una prospettiva di lungo termine, la strategia marittima identificata dalla propria leadership, è comunque importante una breve comparazione quantitativa fra i primi due della classe, considerando sia una proiezione tendenziale complessiva, sia un’evoluzione in progressiva maturazione nel corso di un trentennio. Nel 2015, la Marina cinese aveva una consistenza stimata di 330 unità di superficie di tutte le categorie e di 66 unità subacquee; proseguendo con lo stesso ritmo di progresso oggi innegabile, nel 2030 il numero di unità di superficie salirà a circa 430, mentre la flotta subacquea si assesterà su 100 battelli. Considerando che la pianificazione strategica dell’US Navy tende, come noto, a una struttura della flotta complessivamente composta da 355 unità e secondo una crescita progressiva che si spinge a metà circa degli anni Trenta di questo secolo, è facile concludere che a quell’epoca — e se non inter-

(*) Contrammiraglio in ausiliaria, ha completato lÊAccademia Navale nel 1978 e si è laureato in Ingegneria Navale e Meccanica presso lÊUniversità di Napoli. Dal 1987 collabora con la Rivista Marittima e con diverse case editrici italiane e straniere ed è autore di numerosi libri, saggi e articoli.

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ROMEO_CINA(nuova versione)_Layout 1 15/10/2018 15:29 Pagina 62

PRIMO PIANO

La strategia della PLAN

Il ruolo della People’s Liberations Army Navy nel Mar della Cina Mario Romeo (*)

«L

a potenza che domina l’Eurasia controllerà due delle tre regioni più avanzate ed economicamente produttive del mondo… rendendo l’emisfero occidentale e l’Oceania geopoliticamente periferici» (1). In questi ultimi anni, Pechino, oltre a sviluppare una flotta militare in grado di esercitare la supremazia marittima nel Mar della Cina, sta ponendo le basi per dominare «l’Heartland» o «Isola Mondo»; il mega continente che il geografo britannico Halford Mackinder ha denominato Eurasia e che comprendente Europa, Asia e Africa (2). A tal fine sta investendo miliardi di dollari nell’intento di realizzare una rete infrastrutturale integrata che, ricalcando l’antica via della seta, si estenderà dalle coste dell’Atlantico a quelle del Pacifico (3). Le due linee d’azione, sia pure apparentemente di genere diverso, sono entrambe tese a spezzare l’attuale accerchiamento operato da Washington e dai suoi alleati e di cautelarsi contro ogni tentativo di condizionarne i commerci. Per secoli la politica di sicurezza della Cina «è stata caratterizzata non già dalla proiezione militare sui mari, bensì da un prevalente continentalismo» (4); un tipo di impostazione che ebbe ufficialmente termine nel 2012, quando il congresso del partito comunista cinese indicò nel potenziamento del dispositivo marittimo militare la soluzione per meglio tutelare gli interessi e la sicurezza del paese. Da allora i governanti di Pechino sono impegnati a realizzare una barriera avanzata di basi navali ed aeree negli arcipelaghi delle

(*) Nato a Bari nel 1950. Entra allÊAccademia Navale di Livorno e nel 1973 è nominato Ufficiale della Marina Militare. Congedatosi dalla FA, nel 1978, consegue la Laurea in Scienze Politiche, specializzandosi nel ramo economico internazionale. Collaboratore di diverse testate tra cui la Rivista Marittima nonché autore di saggi tra cui: 8 Settembre 1943 La Dignità Tradita, Laterza Bari, 2004; La guerra fredda sui mari, Gruppo Editoriale lÊEspresso SpA, 2015, nonché svariati articoli di storia e strategia navale.

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ROMEO_CINA(nuova versione)_Layout 1 15/10/2018 15:29 Pagina 63

Spratly e Paracel; un insieme di isolotti di incerta sovranità ricchi di riserve ittiche e petrolifere che, con raffinato eufemismo, amano definire «Filo di perle». Il 24 novembre 2013, nell’indire unilateralmente una zona d’identificazione per la difesa aerea (ADIZ) nel Mar Cinese Orientale, il portavoce del ministero degli esteri cinese Yang Yujun, così motivò la decisione: «ha lo scopo di proteggere una nazione marittima da potenziali minacce e non è rivolta contro nessun paese in particolare e non costituirà un ostacolo alla libertà di volo in quella zona». Nonostante le rassicurazioni di facciata, l’importanza strategica di quell’area fa presumere che la Cina sia determinata ad affermare il proprio peso in quella zona di mare (5). Nella stessa direzione va la pronta contestazione del Ministero della Difesa cinese conseguente il volo di un pattugliatore statunitense nel Mar Cinese Meridionale. A detta di Pechino la protesta è da considerare alla stregua di un tentativo per evitare il deterioramento del clima di fiducia esistente tra le due nazioni; una giustificazione che ha vieppiù acuito i sospetti circa le reali pretese della Cina in quell’area (6). Tutto ciò mentre i bilanci della Marina cinese (PLAN) erano in continua ascesa e il bilancio navale statunitense stava segnando il passo.

I problemi strategici della Cina Il problema costituito dalla fitta barriera di isole prospicienti le proprie coste, rappresenta una minaccia che, in caso di conflitto, sarebbe di grave pregiudizio all’operatività della PLAN. La sopravvivenza dei sottomarini nucleari, infatti, è connessa con la segretezza della loro posizione; un requisito impossibile da ottenere quando si naviga in specchi d’acqua limitati dove è facile individuarli e annientarli. Per lo stesso motivo, le portaerei cinesi sarebbero costrette a rimanere in porto pur di non esporsi agli attacchi missilistici provenienti dalle isole prospicenti. È questo il motivo per cui negli ultimi 15 anni la Cina, oltre a impegnarsi in un ambizioso piano di potenziamento e modernizzazione della flotta, ha espanso il limite delle acque territoriali indicendo la zona di identificazione nel Mar Cinese Orientale e si è impossessata di alcuni isolotti di dubbia sovranità nelle isole Paracel e Spratly.

La Popolar Liberation Army Navy (PLAN) Iniziato negli anni Novanta, il riarmo navale si è concretizzato nell’acquisizione di unità ex sovietiche e nella realiz-

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Manfredi Fatica in guerra_Layout 1 15/10/2018 15:33 Pagina 71

In foto: SMS MOLTKE (Fonte: wikipedia.it).

PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE

La fatica in guerra e la guerra alla fatica Enrico Manfredi (*)

N

ella sera del 23 aprile 2018 la Hochseeflotte prese il mare in quella che fu la sua ultima operazione bellica, destinata ad attaccare i convogli alleati e le loro scorte tra la Scandinavia e il Regno Unito. Gli incrociatori da battaglia costituivano il punto di forza del reparto

più avanzato. L’insegna dell’ammiraglio Hipper era issata sul nuovissimo Hindenburg. Tra gli incrociatori da battaglia che lo seguivano vi era il Moltke, un’unità che aveva navigato fino agli Stati Uniti nel tempo di pace e aveva partecipato a numerosi scontri navali nel corso di quella guerra.

(*) Ha iniziato la sua carriera come insegnante civile presso lÊAccademia Navale di Livorno e lÊha conclusa quale professore ordinario di Costruzione di macchine presso la Facoltà di Ingegneria dellÊUniversità di Pisa. ˚ autore di alcuni libri di testo e di svariate pubblicazioni relative a problemi di Ingegneria, tra cui la resistenza dei materiali, a cui si collega sia il tema del presente articolo che quello di un articolo precedente sulle fratture fragili nel naviglio della Seconda guerra mondiale, pubblicato sulla Rivista Marittima nel febbraio 2011. Tra i suoi altri interessi vi sono la storia militare e la simulazione operativa. Ha pubblicato ÿIl gioco di guerra navaleŸ sulla Rivista Marittima nel maggio 2008.

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Manfredi Fatica in guerra_Layout 1 15/10/2018 15:33 Pagina 72

La «fatica» in guerra e la guerra alla «fatica»

ALBERI

CORAZZATE

senza cricche sostituiti riparati con saldatura con cricche minori % alberi criccati

14 7 0 7 50

INCROCIATORI 45 1 28 8 45

Nella prima mattina del 24 si manifestò la rottura di uno dei suoi quattro alberi portaelica. La rottura provocò l’aumento incontrollato del numero di giri di una turbina e ciò causò ulteriori rotture e gravi danni alla sala macchine, tanto che l’unità si fermò e dovette infine essere presa a rimorchio da una delle corazzate appartenente al grosso delle forze, che seguiva gli incrociatori da battaglia a una certa distanza. I Tedeschi furono costretti a rompere il silenzio radio e ciò fornì al servizio di intercettazione dei Britannici la prima notizia sull’operazione tedesca (1). Mentre la Hochseeflotte si ritirava, senza avere avvistato alcun nemico (2), il Moltke ricominciò a navigare con i propri mezzi. In vicinanza della baia di Helgoland fu silurato, per sua ulteriore sfortuna, dal sommergibile britannico E42 ma riuscì comunque a rientrare in porto. Sembra che il termine fatigue fosse usato nella marineria inglese per definire la sollecitazione degli alberi e delle attrezzature dei velieri. Forse il primo studioso

Disegno della rottura, dovuta a fatica torsionale e flessionale, di un albero portaelica (da R. Michel, op. cit.).

72

CACCIATORPEDINIERE ALTRE UNITÀ 23 4 14 12 56,6

118 1 45 4 29,7

TOTALI 200 13 87 31

a usare questo termine fu Jean-Victor Poncelet, nel 1829. Una definizione della fatica comunemente accettata è: progressiva, permanente e sfavorevole modifica del materiale, in zone dove le tensioni e le deformazioni variano ciclicamente, la quale culmina con la comparsa di fessure. Una o più di queste fessure possono avanzare in profondità, ciclo dopo ciclo, fino a provocare la rottura finale «di schianto». L’aspetto delle superfici di rottura è caratteristico. Infatti l’avanzamento graduale di una o più fessure determina una superficie di rottura relativamente liscia, che reca tracce della storia della sollecitazione (fermate o variazioni del carico). La superficie della rottura «di schianto» è invece frastagliata, come avviene comunemente con l’acciaio e altri materiali duttili. Con l’avvento della costruzione metallica e delle macchine a vapore le rotture per fatica si moltiplicarono negli organi più frequentemente e maggiormente sollecitati delle navi. Tra questi vi erano gli alberi portaelica, la cui rottura costituisce — come si è visto — uno dei peggiori incidenti. Sul loro numero ci si può fare un’idea tramite la tabella, che si riferisce a quanto osser-

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roncalli nave Quarto_Layout 1 07/11/2018 15:47 Pagina 82

SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE

Il futuro Papa Giovanni XXIII a bordo di una nave della Regia Marina

Massimo de Leonardis (*)

Q

uesto articolo (1) è dedicato a un episodio minore ma significativo, che aiuta a comprendere meglio i rapporti tra Angelo Giuseppe Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII, e le Forze Armate, illustra il suo unico contatto diretto con la Regia Marina e documenta il ruolo della medesima nella diplomazia navale verso la Bulgaria.

Roncalli militare Giovanni XXIII è noto anche per la sua enciclica Pacem in Terris del 1963, ma sarebbe improprio attribuirgli una posizione di acritico pacifismo o peggio di ostilità alla vita militare, alla quale fu invece assai legato. Giustamente, l’allora Ordinario Militare Mons. Angelo Bagnasco ne propose la nomina a Patrono dell’Esercito

italiano, realizzata poi lo scorso settembre 2017, tra le proteste di qualche ecclesiastico ispirato da anti-militarismo e anche poco informato. Il seminarista Roncalli aveva svolto il servizio militare di leva nel Regio Esercito nel 1901-1902; ordinato sacerdote nel 1904, nella Grande Guerra fu arruolato prima come aiutante di sanità con il grado di sergente poi, dopo il ripristino dell’assistenza religiosa nelle Forze Armate, come tenente cappellano presso l’Ospedale militare di Bergamo. Il 23 maggio 1915 annotò queste riflessioni: «Domani parto per il servizio militare in sanità. Dove mi manderanno? Forse sul fronte nemico? Tornerò a Bergamo, oppure il Signore mi ha preparato la mia ultima ora sul campo di guerra? Nulla so; questo solamente voglio, la volontà di Dio in tutto e sempre, e la sua gloria nel sacrificio completo del mio essere. Così e solo così penso di mantenermi all’altezza della mia vocazione e di

(*) Professore Ordinario di Storia delle relazioni e delle istituzioni internazionali e Docente di Storia dei trattati e politica internazionale nellÊUniversità Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove dal 2005 al 2017 è stato Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche. Presidente della International Commission of Military History, 2015-2020. Consigliere Scientifico della Marina Militare per lÊarea umanistica e Membro Decano del Comitato Consultivo dellÊUfficio Storico della Forza Armata. Dal 1999 coordinatore delle discipline storiche al Master in Diplomacy dellÊIstituto per gli Studi di Politica Internazionale.

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Papa Giovanni XXIII (Fonte: esercito.difesa.it). A sinistra: la Regia nave QUARTO (Fonte: USMM).

mostrare a fatti il mio vero amore per la patria, e per le anime dei miei fratelli. Lo spirito è pronto e lieto». Vi sono poi riferimenti successivi al suo «vero amore per la patria», che «merita tutti» «i nostri sacrifici», perché «gli uomini passano e la patria resta», nonché la fiducia nel Signore che «farà vittoriose le nostre armi» (2). Chiarissime poi queste sue parole: «di tutto sono grato al Signore, ma particolarmente lo ringrazio perché a vent’anni ha voluto che facessi il mio bravo servizio militare e poi durante tutta la prima guerra mondiale lo rinnovassi da Sergente e da Cappellano» (3). Ricevendo in udienza l’11 giugno 1959 i membri della Associazione Nazionale Italiana dei Cappellani Militari in Congedo, Giovanni XXIII rievocò diffusamente la sua esperienza nel Regio Esercito, definendola «Epoca dunque di spirituale arricchimento, a cui si aggiunge l’opera costruttiva della disciplina militare, che forma i caratteri, plasma le volontà, educandole alla rinunzia, al dominio di sé, all’obbedienza. […] Indimenticabile fu il servizio che compimmo come Cappellano negli ospedali del tempo di guerra. […] Sentimmo quale

sia il desiderio di pace dell’uomo, specialmente di chi, come il soldato, confida di prepararne le basi per il futuro col suo personale sacrificio, e spesso con l’immolazione suprema della vita» (4). A riprova dei suoi sentimenti, Giovanni XXIII volle che ai suoi funerali fosse presente la bandiera di guerra del suo reparto, il 73o Reggimento Fanteria Lombardia (5).

I rapporti tra Regno d’Italia e Regno di Bulgaria Se la diretta esperienza militare del bergamasco Roncalli fu vissuta nel Regio Esercito, nel 1932 vi fu un episodio che lo collegò alla Regia Marina. La carriera ecclesiastica di Mons. Roncalli, che scorreva placidamente a Bergamo come Docente di Storia della Chiesa nel locale seminario, ebbe un primo decollo nel 1921 con la nomina a Presidente del Consiglio Nazionale Italiano dell’Opera della Propagazione della Fede e il trasferimento a Roma. Nel 1925 vi fu la svolta decisiva, con la consacrazione episcopale e la nomina a Visitatore Apostolico in Bulgaria, Paese in larga maggioranza ortodosso, ma con una significativa e antica minoranza

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CORAZZATA DI VETRO(agg. SETTEMBRE)_Layout 1 22/10/2018 15:25 Pagina 88

STORIA E CULTURA MILITARE

La corazzata

di vetro La cinematica segreta di Punta Stilo, 9 luglio 1940

Michele Maria Gaetani (*) Enrico Cernuschi (**)

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Punta Stilo - BOLZANO, bandiera di combattimento (Fonte: Museo navale di Spezia).

velazioni e le conclusioni di Quando tuonano…, ma permette altresì di elaborare una versione, diciamo così, plastica, delle rotte seguite, nel corso della fase principale dell’azione, dalle navi da battaglia delle contrapposte squadre britannica e italiana. Queste stesse novità evidenziano, inoltre, le sottostanti quantità psicologiche e culturali in gioco quel giorno.

Il quadro

N

el 2016 gli autori di quest’articolo, assieme ad Andrea Tirondola e con la collaborazione di Alessandro Gazzi e del comandante Claudio Rizza, hanno pubblicato, per i tipi dell’Ufficio Storico della Marina Militare: Quando tuonano i grossi calibri. Punta Stilo, 9 luglio 1940. Essendo la storia dinamica, e non statica, le ricerche (in atto, ormai, da oltre un quarto di secolo) circa quella «strana battaglia» (1), così difficile da ricostruire date le numerose contraddizioni che caratterizzano le versioni delle due parti, sono continuate dopo il 2016. Oggi, grazie anche a una compiuta analisi della Storia ufficiale della Marina australiana (2), è possibile sottoporre ai Lettori qualcosa di nuovo. Quest’ulteriore approfondimento non solo conferma le ricerche, le ri-

Volendo sintetizzare la situazione venutasi a creare tra la Gran Bretagna, l’Italia e le rispettive Marine prima di arrivare allo choc sanglant di Punta Stilo (per gli Inglesi Action off Calabria), basterà riportare, qui di seguito, le seguenti citazioni, tutte emerse dopo il 2016 grazie anche all’eco internazionale, riscossa dal libro pubblicato dall’Ufficio Storico. Dopo che il barometro delle relazioni anglo-italiane era passato, dal 1934 in poi, per tutta una serie di motivi economici, politici e culturali, sul brutto stabile, la reazione, pressoché automatica, del gabinetto conservatore di Sua Maestà fu quella di infliggere il prima possibile una secca sconfitta navale agli Italiani. Come osservò, il 13 settembre 1935, il Primo Lord del mare, ammiraglio Alfred Ernle Chatfield, «Era dubbio che la Marina italiana potesse dimostrarsi davvero efficiente in mare» («really prove efficient at sea») (3). Anche il comandante in capo della Home Fleet, l’ammiraglio Roger Backhouse, aggiunse, in quella stessa occasione, che «un inizio vigoroso contro la Regia Marina avrebbe spezzato il fragile morale di una razza latina» («… strong beginning against the R.(It.) N. would break the fragile morale present in a Latin race») (4). Avendo subito escluso la possibilità di sbarchi italiani a Malta, data la consistenza delle difese costiere di quell’isola (5) (da allora, per di più, costantemente rafforzate fino al 1942), tutto quello che restava da fare, a questo punto, secondo i vertici della Royal Navy, era arrivare il

(*) Avvocato milanese classe 1970, oltre ad articoli in ambito giuridico, ha pubblicato dal 1996 studi storico militari e realizzazioni cartografiche per RID, Rivista Marittima (Stive ed Egemonia, supplemento 2007), Storia Militare, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, Businaro-InEdibus, Ali Antiche. Ha inoltre contribuito a opere di altri Autori per Osprey e IBN. (**) Laureato in giurisprudenza, lavora come funzionario in una delle maggiori banche italiane. Studioso di storia navale ha dato alle stampe, nel corso di venticinque anni, altrettanti volumi e oltre 500 articoli pubblicati in Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia sulle più importanti riviste del settore. Tra i libri più recenti Gran pavese (Premio Marincovich 2012), ULTRA - La fine di un mito, Black Phoenix (con Vincent P. OÊHara), Navi e Quattrini (2013), Battaglie sconosciute (2014), Malta 1940-1943 (2015), Quando tuonano i grossi calibri. Gli italiani dellÊInvincibile Armata (2016), Il Potere Marittimo nellÊambito mondiale e Sea Power the Italian Way, entrambi usciti nel 2017. continua a leggere ...

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RUBRICHE

F ocus diplomatico

La Cina sul mare

«La Cina sta modificando il rapporto di forza nel Pacifico». È, questo, il titolo di un articolo pubblicato il 30 agosto scorso dal New York Times. Prima ancora di cominciare a leggerne il testo, mi ero messo a riflettere o, piuttosto, a fantasticare, su queste parole chiedendomi se, nel caso della sciagurata e deprecabile ipotesi di un futuro conflitto armato fra le due superpotenze, il mondo un giorno dovrà nuovamente assistere a una grande battaglia navale nell’Oceano Pacifico, sul tipo di quelle che le navi americane e quelle giapponesi avevano combattuto nel Mar dei Coralli, nelle acque al largo delle isole Midway e in altre latitudini di quella immensa distesa di mare, nel corso della Seconda guerra mondiale. E sono rapidamente giunto alla facile conclusione che l’eventualità di battaglie navali fra la Marina degli Stati Uniti d’America e quella del Celeste Impero nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico sia del tutto improbabile, sia anzi da escludere. In primo luogo, perché la Cina non ha alcun interesse e alcuna necessità di avventurarsi nell’Oceano Pacifico per affrontare gli Americani — i suoi interessi politici e geo-strategici sono, come sappiamo, altrove — in secondo luogo, perché gli ammiragli cinesi sono certamente ben consapevoli della situazione di inferiorità in cui la loro flotta verrebbe a trovarsi in un confronto aereo-navale in mare aperto con gli Americani. La Marina di Xi Jinping è, oggi, certamente la seconda del mondo: lo è per il numero delle unità, di superficie e subacquee che la compongono, per le

loro caratteristiche tecniche — sono dotate di apparecchiature moderne, tecnologicamente avanzate — e lo è anche, da quanto si apprende, per l’elevato livello di professionalità raggiunto dagli alti comandi e dagli ufficiali, per il buon grado di addestramento del personale. Ma gli Stati Uniti sono riusciti a mantenere finora a loro favore un distacco ancora sensibile nel campo delle tecnologie navali nei confronti della Marina cinese, un fattore che in una battaglia in mare aperto avrebbe un peso non trascurabile. Un secondo fattore, ancora più importante del primo, è il rapporto fra le rispettive portaerei che in un confronto in oceano giocherebbe un ruolo determinante: la Marina americana dispone di ben undici unità di questa categoria, tutte moderne, efficienti e operanti; la Cina ne ha solo due, e la loro efficienza resta ancora tutta da dimostrare: la prima di queste unità consiste nella ricostruzione di una obsoleta portaerei sovietica a suo tempo ceduta alla Cina; la seconda, di recentissima costruzione nazionale, è appena entrata in servizio e non sembra aver già raggiunto un soddisfacente livello di preparazione. Ma dalla successiva lettura dell’articolo si constata che l’autore, utilizzando l’espressione «Pacifico», intendeva riferirsi a quello che la Cina considera il proprio cortile di casa, vale a dire il Mar Cinese Meridionale e le acque che circondano l’isola di Taiwan. Il Mar Cinese Meridionale, la vasta distesa d’acqua che si allunga dallo Stretto di Malacca e dalle coste dell’Indonesia, fino allo Stretto di Formosa, è uno dei

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osservatorio_luglio-agosto RIDOTTO_Layout 1 15/10/2018 15:44 Pagina 110

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Osservatorio internazionale Luglio-Agosto 2018

Polonia: assicurazioni corazzate È notizia di questa caotica estate che la Polonia, sempre più preoccupata e nervosa per l’evoluzione delle relazioni tra NATO e Russia, abbia offerto a Washington di ospitare sul suo territorio una divisione corazzata dell’US Army. L’offerta, coincide con la minaccia del Pentagono di ritirare completamente le truppe statunitensi stanziate in Germania, in sintonia con le minacce di Trump per costringere i partner europei ad accrescere le loro spese per la Difesa. Il governo polacco si è anche offerto di farsi carico delle spese per le installazioni delle truppe degli Stati Uniti (piuttosto costose visti gli standard abitativi per personale e famiglie) e di mettere a disposizione anche le aree necessarie per condurre manovre di ampio respiro e portata. Al momento, non si conosce la risposta statunitense. Attualmente l’USAREUR è ridotta a poche brigate, di cui due blindate in Germania e una aviotrasportata, dislocata tra Italia (la maggior parte) e Germania, oltre che a gruppi tattici più o meno grandi impiegati in rotazioni addestrative/operative piuttosto intense in tutta l’area a ridosso della Russia, dai paesi baltici alla Bulgaria e che provengono dalle unità degli Stati Uniti. Lo schieramento di una divisione corazzata statunitense, di per sè rappresenterebbe visivamente il ritorno agli anni della Guerra Fredda, quando nell’allora Germania occidentale erano schierati oltre 200.000 militari statunitensi. La fine dell’Unione Sovietica e la riunificazione delle Germanie hanno fatto progressivamente rientrare queste truppe (unitamente a quelle britanniche, francesi, belghe, olandesi, canadesi schierate a fianco dei commilitoni degli Stati Uniti), portare quelle tedesche ai minimi termini e fare dimenticare questo periodo della nostra storia.

delle estati torride, ma quest’anno le temperature sono aumentate ulteriormente, accompagnandosi al collasso delle rete idrica ed elettrica portando la popolazione, l’agricoltura, gli allevamenti e tutte le attività produttive (poche, oramai, fatto salvo l’estrazione degli idrocarburi) a una condizione, se possibile ancora più difficile per un paese che dal 1980 è in stato di guerra più o meno grave e continuo. Migliaia di civili hanno protestato contro condizioni di vita sempre più difficili a Bassora, Samawa, Najaf e in vari centri dei governatorati di Maysan e Dhi Qar. I motivi sono sempre gli stessi: mancanza di posti di lavoro, servizi inefficienti a partire da quello sanitario e dall’erogazione dell’acqua e mancanza di elettricità. Si protesta anche per la corruzione endemica e per le ingerenze straniere nel Paese. A questo si aggiunge la difficile situazione politica, infatti, le elezioni politiche di luglio, avevano dato, al primo conteggio, la maggioranza relativa al movimento sciita di Moqtada Al-Sadr. Le elezioni avevano aperto un altro fronte di instabilità, che dopo molte trattative ha riportato al conteggio delle schede elettorali e ha visto Al-Sadr rafforzare la sua posizione; questo con grande scorno di tutti quelli che speravano nella sconfitta di questo duro oppositore delle truppe occidentali che hanno occupato l’Iraq dopo il 2003 e che abilmente si muove tra le sirene iraniane, le offerte russe e l’incapacità occidentale di porsi come controparte.

Medio Oriente: un’altra «NATO araba»?

Il presidente Trump, nel suo persistente attivismo volto a strenua protezione degli interessi americani e attento alla tutela della sua base elettorale, ha proposto un’alleanza politica e di sicurezza in Medio Oriente. Conosciuta formalmente come MESA (Middle East Strategic Alliance, Iraq: la lunga estate calda Alleanza strategica del Medio Oriente), includerebbe i sei Stati arabi del Golfo — Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Non è il titolo di un vecchio bel film poliziesco, ma è Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti — nonché l’Egitto il dramma che vive l’Iraq, dove i problemi sembrano non e la Giordania. La Casa Bianca ha confermato che sta laavere mai fine e si inanellano gli uni con gli altri in un vorando alle prospettive di un’alleanza con i suoi partner nodo gordiano. Il paese mediorientale ha normalmente continua a leggere ... 110

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Marine_militari_Ridotto50%_Layout 1 07/11/2018 15:36 Pagina 118

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Marine militari CINA Trentesima unità per le fregate «Tipo 054A» Il programma di costruzione delle fregate «Tipo 054A» («JiangKai» II secondo la denominazione NATO) ha raggiunto quota trenta unità con il varo della quindicesima fregata da parte dei cantieri Huangpu Wenchong di Guangzhou lo scorso 30 giugno. Nel riportare la notizia, il sito East Pendulum evidenzia che le rimanenti unità sono state costruite dai cantieri Hudong-Zhonghua e che ventisei risultano fino a ora in servizio.

Nuova versione per i caccia «Tipo 052D» Continua la produzione dei caccia lanciamissili classe «Kunming» («Luyang III») o «Tipo 052D». Secondo il sito East Pendulum, lo scorso inizio luglio è stata varata la quattordicesima unità della classe presso i cantieri Jiangnan-Chanxing, vicino Shanghai. Secondo le immagini da satellite e le ipotesi più accreditate della loro analisi, si tratterebbe di una versione migliorata e caratterizzata da un ponte di volo allungato. Secondo lo stesso sito, tale modifica potrebbe essere stata introdotta per accogliere in futuro l’elicottero del nuovo tipo «Z-20», che non era ancora disponibile quando l’attività di sviluppo e produzione della classe è stata lanciata. Praticamente una copia customizzata del modello dell’elicottero americano «Black Hawk», si tratta di una macchina più grande e pesante dei modelli «Z-9C/D» e «Ka-27/28» attualmente in servizio, il cui sviluppo e la certificazione nella versione da trasporto dovrebbe essersi completata, essendo i primi esemplari stati consegnati all’Esercito della Repubblica Popolare Cinese. Diverse fonti sono concordi nel ritenere che una versione da sorveglianza marittima e lotta antisom sia destinata a essere sviluppata per la Marina e quindi essere accolta anche a bordo dei caccia «Tipo 052D».

FRANCIA Consegnato il secondo BSAH … La Marina francese ha preso in carico la seconda unità del tipo BSAH (Bâtiment de Soutien et d’Assi-

stance Hauturier) lo scorso 13 luglio. Si tratta dell’unità polivalente per il supporto d’altura, l’assistenza, il salvataggio e l’antinquinamento Rhône (A 603), realizzata dal consorzio Kership di cui fanno parte la società Piriou e il gruppo Naval Group, in base a un contratto assegnato nell’agosto 2015 che ha visto il varo nel novembre 2017 seguito dalle prove di cantiere e d’accettazione ufficiale nelle acque fuori Brest.

… e la quinta FREMM L’organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (OCCAR) ha accettato lo scorso 18 luglio a nome e per conto della DGA francese e consegnato alla Marine Nationale, la fregata Bretagne (D 655), quinta unità della classe «Aquitaine» tipo FREMM. Le ultime tre unità della classe sono in corso di costruzione o allestimento presso i cantieri Lorient del gruppo Naval Group: varata nel febbraio 2018, la fregata ASW Normandie sarà consegnata nel 2019, mentre le due unità con potenziate capacità per la difesa aerea Alsace e Lorraine seguiranno rispettivamente nel 2021 e 2022.

L’organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (OCCAR) ha accettato lo scorso 18 luglio a nome e per conto della DGA francese e consegnato alla Marine Nationale, la fregata BRETAGNE (D 655), quinta unità della classe «Aquitaine» tipo FREMM (Fonte: Marina francese).

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Recensioni_settembre_Ridotto(solo TITANIC)_Layout 1 15/10/2018 16:00 Pagina 126

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Recensioni e segnalazioni Vittorio Emanuele Parsi

tazione del socialismo in tutte le salse alla magnificaTitanic. Il naufragio zione del liberismo più avido e sfrenato), ma che nesdellÊordine liberale suno sa, in realtà, identificare. Molto attento a non farsi prendere in castagna dai Edizioni Il Mulino Bologna 2018, luoghi comuni che costituiscono il ben noto armamenPagg. 224, tario (mandato a memoria e puntualmente servito auEuro 16 - ebook Euro 11,99 tomaticamente, magari premendo il tasto del «copia e incolla», non appena certi molossi di guardia e di taglia varia avvistano, all’orizzonte, qualche scritto o trasmissione non proprio allineati rispetto ai canoni della vulgata corrente) di quegli stessi mass media appena ricordati, l’Autore evita accuratamente di parlare di un’unica, onnipotente e occhiuta Spectre segreta, stile Questo non è un libro di economia politica, ma un James Bond, che cerca di dominare insidiosamente il portolano. Una recensione su questa testata è, pertanto, pianeta mediante la corruzione e la violenza; né fa proopportuna per due precisi ordini di motivi. Il primo è prie le categorie marxiane e marxiste della lotta di quello, scontato, della natura indispensabile di un testo classe preferendo citare, casomai, il più presentabile del genere per navigare in sicurezza attraverso le secAdam Smith, ma il succo, una volta aggirati questi scoche e gli scogli della politica internazionale. Il secondo gli a fior d’acqua, non cambia. Il mondo attuale non va consiste nella felice integrazione, così rara nel mondo e la rotta intrapresa o, meglio, imposta dall’armatore al accademico, tra argomenti di carattere di diritto interperplesso comandante della nave, è quella notturna, nazionale (l’Autore è Professore ordinario di Relazioni troppo rapida, veloce ed economica, che passa attrainternazionali alla Cattolica e, cosa che non guasta, verso gli iceberg. Al Titanic del titolo andò male; alla C.F. della riserva selezionata) ed economico con l’agnostra vita quotidiana (ovvero, in ultima analisi, al nogiunta, indispensabile, del Potere Marittimo. stro lavoro, ai nostri risparmi e, non ultimo, alla sicuIl libro oggetto di queste poche righe è molto denso rezza individuale e collettiva), può andare, se possibile, e, a una prima lettura, potrebbe sembrare una rievocaancora peggio. zione, con qualche nostalgia, del bel tempo andato. La metafora, in effetti, è chiarissima. Il Titanic è il Dall’«ordine internazionale liberale» del dopoguerra il pianeta, l’armatore poco scrupoloso (e diventato tale, pianeta è infatti passato all’«ordine globale neolibecome tanti padroni del vapore odierni, per mera discenrale». Sotto queste definizioni, in apparenza asettiche denza e non per meriti guadagnati sul campo attraverso e politically correct, si cela, e l’Autore non ne fa miil lavoro e il rischio personale) è l’opaca galassia autostero, un’involuzione bella e buona del sistema econoreferenziale del non meglio definito «mercato» di cui mico e internazionale mondiale, passato com’è da una sopra mentre il comandante (non incolpevole in quanto condizione, tutto sommato, equilibrata a un capitalismo la responsabilità è sempre e soltanto sua quando le cose selvaggio di stampo Ottocentesco o peggio. Lo squilivanno male) è lo Stato o, se si preferisce, quella troppo brio in parola è stato causato, in primo luogo, dallo spesso residua ombra di istituzioni prive di qualsiasi svuotamento dello Stato a favore di un impalpabile spessore culturale che ne occupano, attualmente, il «mercato», citato a ogni piè sospinto dai mass media posto sotto ogni latitudine. (a loro volta veri e propri chierici traditori passati con Sarebbe far torto al lettore elencare, in questa sede, frigida indifferenza, dopo la caduta del muro, dall’esalcontinua a leggere ... 126

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MARITTIMA MENSILE DELLA MARINA MILITARE DAL 1868

nel prossimo numero focus sulla Blue Economy

SETTEMBRE 2018 - anno CLI CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ AUTORIZZATA N&C MEDIA S.R.L. LARGO CAMUSSI, 5 21013 GALLARATE (VA) Tel. 0331 1783010 www.necmedia.eu

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La collaborazione alla Rivista è aperta a tutti. Il pensiero e le idee riportate negli articoli sono di diretta responsabilità degli Autori e non riflettono il pensiero ufficiale della Forza Armata. Rimaniamo a disposizione dei titolari dei copyright che non siamo riusciti a raggiungere. Gli elaborati non dovranno superare la lunghezza di 12 cartelle e dovranno pervenire in duplice copia dattiloscritta e su supporto informatico (qualsiasi sistema di videoscrittura). Gli interessati possono chiedere alla Direzione le relative norme di dettaglio oppure acquisirle direttamente dal sito Marina all’indirizzo http://www.marina.difesa.it/conosciamoci/editoria/marivista/Pagine/Normeperlacollaborazione.aspx. È vietata la riproduzione anche parziale, senza autorizzazione, del contenuto della Rivista. 128

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SETTEMBRE 2018 - Anno CLI

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MARITTIMA MENSILE DELLA MARINA MILITARE DAL 1868

SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. ART. 1 COMMA 1 N° 46 DEL 27/02/04) - PERIODICO MENSILE 6,00 €

* RIVISTA MARITTIMA * 8

SETTEMBRE 2018

All’interno: PRIMO PIANO

Considerazioni di strategia marittima Francesco Zampieri

Il Sea Control nel contesto attuale

Pier Paolo Ramoino

L’Italia e gli spazi marittimi Fabio Caffio


Pier Paolo Ramoino

Una storia «Strategica» della

Marina Militare Italiana

Supplemento alla Rivista Marittima di Settembre 2018

RIVISTA MARITTIMA 2018


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