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COVER DI LAURA LEPRI

REPORT TAVOLA ROTONDA AD ECOMONDO IL 27 OTTOBRE 2021, AD ECOMONDO, ASSOSISTEMA CONFINDUSTRIA HA ORGANIZZATO LA TAVOLA ROTONDA “LA FILIERA GREEN DELLE LAVANDERIE INDUSTRIALI. IL CONTRIBUTO AMBIENTALE DEI FORNITORI DI TESSILI, MACCHINARI E DETERGENTI”, CON LA COLLABORAZIONE DEGLI SPONSOR: KANNEGIESSER, JENSEN, GASTALDI, CHRISTEYNS CHE SONO INTERVENUTI COME RELATORI E DI MONTANARI E NUOVA FOLATI CHE HANNO COMUNQUE SUPPORTATO L’INIZIATIVA.

Egidio Paoletti, Presidente di Assosistema Confindustria ha aperto i lavori della tavola rotonda. “Torniamo quest’anno ad Ecomondo dopo l’ultima edizione del 2019 e dopo oltre un anno e mezzo in cui, a causa della pandemia del Covid-19, la nostra economia e le nostre vite hanno vissuto un periodo di grande difficoltà, così come il resto del mondo.

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Il Covid ha indubbiamente colpito duramente il nostro settore ma il nostro servizio non si è fermato, anzi, ha saputo gestire ed affiancare in primis la gestione dell’emergenza sanitaria ed è stato pronto poi al momento della ripartenza e della ripresa di un settore strategico per la nostra economia, quale quello turistico. Nel fare ciò, le aziende del settore hanno sempre puntato sulla sostenibilità ambientale dei propri prodotti e servizi e sulla garanzia della loro qualità e sicurezza igienica. Il settore di Assosistema Confindustria rappresenta l’applicazione pratica della transizione green e dell’attuazione delle linee d’indirizzo del PNRR come quella sul riutilizzabile del tessile, sulla sostenibilità ambientale per il turismo, sulla riduzione dei rifiuti e sull’incentivo all’economia circolare. Il nostro settore, con le aziende che svolgono il servizio di noleggio e sanificazione dei tessili per le strutture sanitarie, è stato tra i primi a rientrare nel provvedimento normativo dei CAM, Criteri ambientali minimi, che ha segnato un passaggio molto im-

portante in quanto consentirà una competizione sul mercato fondata sull’impatto ambientale dei processi industriali e sui requisiti virtuosi degli operatori interessati ad accedere agli appalti pubblici. Il nostro settore è stato, inoltre, tra i primi a ricevere il marchio Made Green in Italy, rilasciato dal Ministero della Transizione ecologica, ovvero il primo a far misurare l’impronta ambientale del servizio e non del prodotto. In questo modo, possiamo misurare e avere un quadro preciso della sostenibilità ambientale del servizio. Il settore di Assosistema Confindustria, quindi, ha fatto un notevole passo in avanti, entrando a pieno titolo tra le imprese più virtuose da un punto di vista ambientale e orientando sempre di più le proprie politiche industriali verso una competizione green. Oggi siamo qui ad Ecomondo, che rappresenta la più importante manifestazione italiana sul tema dell’ambiente, proprio per portare la testimonianza virtuosa non solo delle lavanderie industriali ma anche di tutta la sua filiera, da sempre attenta alla sostenibilità (sotto più punti di vista: non solo ambientale, ma anche tecnologica, occupazionale, sociale, economica) da considerarsi insieme un esempio di “industria del riutilizzabile” e di responsabilità d’impresa. I concetti di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale vanno, infatti, di pari passo. Le aziende per ritenere sostenibili i propri prodotti e servizi orientano le proprie scelte verso un monitoraggio dei fornitori etico, ambientale e sociale, condividendone i medesimi principi di sostenibilità. I benefici di questo tipo di approccio interessano tutte le aziende che fanno parte della filiera in quanto consentono loro di interagire economicamente con le altre aziende, ma consentono anche di essere in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibili prefissati dall’UE e con le aspettative dei clienti finali, sempre più orientati ed attenti al consumo responsabile. Prima di chiudere il mio saluto iniziale ritengo necessario evidenziare che oggi più che mai la transizione industriale ecologica andrà a sommarsi inevitabilmente con l’aumento dei prezzi di tutte le materie prime, in particolar modo dell’energia da fonte fossile e del gas passando per il cotone e per la chimica. Credo che anche al di fuori di Ecomondo sia necessario che la filiera risponda a questo im-

previsto e repentino cambiamento che stiamo riscontrando valutando anche l’arco temporale in cui presumibilmente questa bolla dei prezzi tornerà ai valori pre-Covid. Tutto ciò porta noi lavanderie industriali a prendere una strada che ritengo, almeno da questi primi segnali, ci spinga verso una revisione necessaria del prezzo”.

La tavola rotonda, moderata da Matteo Nevi, Segretario Generale di Assosistema Confindustria, ha ricordato l’impegno dell’Associazione in tema di sostenibilità ambientale con l’introduzione dei CAM tessili e lavanolo, della certificazione Made Green in Italy e l’importanza della filiera nella sfera degli acquisti verdi della pubblica amministrazione: “Auspichiamo che il sistema di acquisti delle stazioni appaltanti cambi. Abbiamo visto dall’Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente che il 50% delle asl intervistate ha riscontrato difficoltà nell’applicazione del CAM e il 60% non investe in formazione nel tema dei criteri ambientali minimi per il proprio personale. Per quanto riguarda il monouso, basti pensare che le 38.000 tonnellate di monouso entrato in Italia principalmente dalla Cina graveranno sulla gestione dei rifiuti e sulla spesa della collettività per il loro smaltimento. Una scelta alternativa c’è: quella di investire sull’industria del riutilizzabile, a maggior ragione se consideriamo che nel primo semestre del 2021 semestre abbiamo importato più prodotti monouso che nel primo semestre del 2020”.

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AZIONI SUL TEMA SOSTENIBILITÀ IN DUE FASI, INTERNE AL GRUPPO ED ESTERNE VERSO IL MERCATO

Marco Gastaldi, Industria Tessile Gastaldi Vi parlerò di un progetto legato al riciclo dei materiali che si pone come perfetto esempio di economia circolare e nasce dalla necessità di mettere in atto nuovi modelli di business in grado di far ripartire l’economia rendendola circolare, sostenibile e resiliente. Per questo Gastaldi ha dato vita a Mustang, un progetto dedicato al recupero e al riciclo dei materiali tessili. Abbiamo individuato i 3 drivers dell’economia circolare del nostro settore: il potenziamento degli impianti di raccolta, smaltimento e riciclaggio per farci rendere meno dipendenti dai mercati esteri; gli investimenti in ricerca e la strumentazione tecnologica più efficace; il design, realizzare prodotti pensati per essere riciclati facilmente. L’economia circolare ha indubbi vantaggi economici e ambientali. Può creare, infatti, nuovi posti di lavoro nelle strutture di raccolta, selezione e riciclaggio; una riduzione dei costi di gestione e smaltimento dei rifiuti tessili, una maggiore disponibilità di tessuti riciclati e l’abbassamento dei costi dei materiali per la tessitura. Per l’ambiente basti pensare al minor utilizzo delle risorse non rinnovabili necessarie per la produzione dei materiali vergini e la riduzione dell’inquinamento prodotto dal comparto tessile in fase di produzione e consegna. Nel settore tessile si parla molto di sostituire materiali vergini con le fibre riciclate, potrebbe essere un traino importante anche per il nostro settore ma ciò richiede investimenti importanti per poter affrontare questo tipo di transizione ecologica. La politica deve sostenere questi investimenti ed

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indirizzare le aziende. C’è ancora molto lavoro da fare. Basti pensare che l’87% dei prodotti tessili finisce in discarica, il 13% viene riciclato ma in usi di valore inferiore (ad esempio, in stracci per l’industria metalmeccanica) e solo l’1% al momento viene riciclato nel settore tessile. La coltivazione del cotone è un’attività molto impattante dal punto di vista ambientale e di consumo di risorse. L’emissione dei gas serra generata dalla produzione dei tessuti potrebbe essere ridotta applicando dei modelli di business circolare. L’infrastruttura tecnologica nel riciclo è fondamentale specialmente per migliorare lo smistamento e il riciclaggio dei prodotti. Due delle principali possibilità da sviluppare sono lo smistamento ottico automatizzato delle fibre e l’innovazione che permette la tracciabilità dei materiali, come la tecnologia RFID che nel nostro settore comincia ad essere sempre più presente. I rifiuti tessili nell’immediato futuro giocheranno un ruolo non marginale nella transizione verso l’economia circolare, grazie alla preparazione al riutilizzo si potrà prolungare la vita di molti articoli e quindi ridurre il volume dei rifiuti da smaltire. Mentre gli sviluppi tecnologici futuri potranno consentire di riciclare ciò che non può essere più riutilizzato recuperando le fibre tessili e dandogli una nuova vita. Il progetto Mustang parla appunto di un tessuto al 100 % riciclato e al 100% made in Italy che nasce dal passato ma che pensa ad un futuro sostenibile.

UN PROGETTO LEGATO AL RICICLO DEI MATERIALI CHE SI PONE COME PERFETTO ESEMPIO DI ECONOMIA CIRCOLARE

Matteo Gerosa, Jensen Italia Il Gruppo Jensen divide le sue azioni sul tema sostenibilità in due fasi, interne al gruppo ed esterne verso il mercato. Per quanto riguarda le azioni all’interno, abbiamo agito in questi anni verso una pianificazione delle necessità dei mercati che serviamo, audit energetici che indicano come migliorare i nostri processi e della gestione della supply chain e dei nostri fornitori. In un periodo come questo di scarso approvvigionamento di materie prime e di aumento dei costi ci siamo dimostrati pronti ad affrontare il momento. Siamo intervenuti sul sistema di raccolta delle polveri e di gestione degli scarti dei processi di verniciatura e degli scambiatori di calore all’interno degli ambienti produttivi. Abbiamo lavorato anche sulla mobilità come policy interna, che prevede da oltre 10 anni di limitare i viaggi e di utilizzare le ultime tecnologie di comunicazione da remoto. Entrando più nel tecnico, abbiamo investito sull’implementazione di scambiatori di calore sulle lavacontinue che recuperano le acque di scarico scambiando calore con le acque di ingresso. Questo può portare fino ad un risparmio del 30% del vapore necessario a portare a temperatura l’acqua ma non solo, anche alla riduzione della temperatura delle acque di scarico secondo i parametri richiesti. Altro esempio sono gli essicatoi di ultima generazione in grado di ridurre i consumi e le emissioni, attraverso l’introduzione di una serie di accessori e ottimizzazioni nella progettazione delle macchine. Gli scambiatori di calore possono essere integrati all’interno delle macchine con un risparmio del 15% di riduzione

dell’energia necessaria al riscaldamento e un abbattimento delle temperature di scarico fino a 60 gradi e un aiuto a rientrare nei parametri posti dal Legislatore. Vi porto l’esempio anche del nuovo mangano, Calor, nella versione a gas, con l’introduzione di nuovi accessori e modifiche, una nuova caldaia, una nuova conca, che porta rispetto al precedente modello ad una riduzione del 19% delle emissioni. Ulteriori innovazioni introdotte di recente, sono i nuovi motori su sollevatori di carico a sacchi per una maggior efficienza elettrica e un minor consumo allo stesso tempo e il robot per lo smistamento automatico della biancheria sporca che può portare al preservamento dei tessili e, in particolare per gli abiti da lavoro, a proteggere le macchine con sistemi a raggi X identificando i corpi estranei all’interno delle tasche. L’utilizzo della gravità, a zero impatto energetico per quanto riguarda la movimentazione dei nostri caricamenti a sacchi e sulle linee di lavaggio e di un sistema, attraverso l’utilizzo di lampade UV, va a rimuovere nelle contro camere di neutralizzazione i batteri, garantendo una maggiore sanificazione della macchina e del servizio conseguente. Tutto ciò va ovviamente gestito, controllato, misurato e valutato. Il nostro messaggio è quello di promuovere l’utilizzo di questo tipo di tecnologie per monitorare non solo i propri operatori ma anche gli articoli processati rispetto ai consumi energetici che ne derivano.

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Alessandro Rolli, Kannegiesser Italia

PERSONE PIANETA E PROFITTO PERSONE PIANETA E PROFITTO PERSONE PIANETA E PROFITTO PERSONE PIANETA E PROFITTO PERSONE PIANETA E PROFITTO PERSONE PIANETA E PROFITTO PPERSONE PIANETA E PROFITTO

Se parliamo di sostenibilità, dobbiamo considerare le famose 3 P: persone, pianeta e profitto. Un’azienda non può essere sostenibile, se non si muove in termini economici. Le persone e il pianeta rientrano nei nostri obiettivi. Se consideriamo che la comunità europea ha fissato al 2050 come target limite della neutralizzazione climatica, capiamo come mai oggi le aziende dimostrano che hanno un approccio verde. Il nostro settore da sempre è green e circolare. Le lavanderie industriali hanno fatto una grande evoluzione tecnologica negli ultimi anni, in chiave ambientale. Prima del profitto, credo che ci siano delle potenzialità importanti in questo settore. Kannegiesser negli anni ha modificato la produzione in funzione delle persone e si relaziona in modalità del tutto diversa rispetto a prima. Oggi l’operatore chiede delle garanzie e rassicurazioni. Il ruolo dei fornitori verso gli imprenditori è anche questo: sviluppare delle condizioni di lavoro efficienti. L’efficienza tiene conto del tempo e dei costi. L’ergonomia in questo è molto importante. Esiste un’ergonomia fisica, cognitiva e organizzativa. Oggi si costruisce una stazione di introduzione per lo stiro intorno alle esigenze dell’operatore. Abbiamo fatto uno studio e misurato quali sono i carichi posturali che un dipendente riceve durante le fasi di lavorazione per capire quali sono le condizioni che influenzano i numeri alla fine della giornata. Ciò ha un riflesso molto importante dal punto di vista qualitativo e produttivo dell’azienda. Vi parlerò dell’impatto dell’ambiente sul settore delle lavanderie industriali e la trasformazione che

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le attività dovranno avere per soddisfare i parametri che oggi l’Europa ci impone. E delle opportunità che offrono i fornitori. Il costo dell’energia e del gas è destinato a crescere, per chi deve ottimizzare i propri impianti si aprono degli scenari importanti. Ci sono degli interessanti progetti per la trasformazione ambientale ed energetica delle aziende. Venendo strettamente al nostro settore, mettendo a confronto un impianto di lavaggio di 15-20 anni fa e uno nuovo e la produzione di 2.000 kg di spugne all’ora può valere come risparmio dello 0.25 kwh per kg biancheria. Le macchine sono cambiate, con sistemi di recupero esterni isolati, pareti divisorie anche verticali, scambiatori di calore, un approccio totalmente diverso allo studio e al disegno delle macchine. Oggi una pressa di nuova concezione porta un saving a livello estrattivo del 37% di umidità residua, contro il 54% dei vecchi modelli. Arrivando al bilancio energetico, abbiamo un risparmio energetico di 0.69 kwh per kg di biancheria prodotta che, moltiplicato per 2000 kg al giorno per 2000 ore annuali e per 10 anni, vale 27 milioni e 600 mila kwh di risparmio che si trasforma attraverso il coefficiente di trasformazione della fonte energetica, nel potenziale di 300 mila euro. Se facciamo una politica di persone e di pianeta, probabilmente generemo un profitto di sostenibilità del nostro modello di business nei prossimi anni, considerato anche il costo delle materie prime.

UN PRODUTTORE DI DETERGENTI PUÒ DARE UN CONTRIBUTO FONDAMENTALE ALL’IMPATTO AMBIENTALE DEL SETTORE DELLE LAVANDERIE INDUSTRIALI.

Ruggero Sammarco, Christeyns Italia Un produttore di detergenti può dare un contributo fondamentale all’impatto ambientale del settore delle lavanderie industriali. Dobbiamo considerare che la ricerca ha investito molto nello sviluppo della chimica e dei processi e nelle certificazioni ecolabel o 14024 in grado di garantire all’interno dei prodotti la presenza di materie prime a basso impatto ambientale. Ciò significa aver privato i detergenti di componenti altamente inquinanti: di fosfati ad elevata intensità, di tensioattivi, la riduzione dell’uso di sequestranti non smaltibili nei corpi idrici. Tutta questa azione di ricerca e sviluppo ha portato alla nascita di prodotti, che, associati a nuove tecnologie di lavaggio, mirassero anche alla riduzione del consumo energetico, mantenendo ovviamente la capacità del sistema di garantire qualità. Le nuove generazioni di detergenti hanno impattato anche sui costi logistici: la razionalizzazione delle linee, formulando prodotti molto più concentrati, efficaci ed efficienti nell’uso, ha permesso di diminuire il numero di consegne in modo tale da ridurre anche l’impatto dello smaltimento delle plastiche associate al servizio di consegna dei detergenti. Lo sviluppo dei processi, parallelo e complementare a quello dei prodotti chimici, ha portato da lavaggi di tipo solo tradizionale ad una quota parte ormai maggioritaria di processi con una riduzione sensibile di temperature di lavaggio dagli 80 ai 60, potendosi spingere fino ai 50 gradi, senza venir meno alla qualità. Questi processi garantiscono anche minor stress del tessile, permettendo un aumento della sua vita media. I sistemi a 60 gradi presentano

ormai certificazioni ecolabel di prodotto e di sistema, non più quindi il singolo prodotto ma l’intero processo di lavaggio. Il primo sistema che ha portato un’innovazione importante per la riduzione del consumo di acqua e del consumo energetico è Puresan e viaggia su meno di 6 litri per biancheria e ha ridotto sensibilmente i kwh necessari per processare tutta la biancheria a macchina. Il sistema è composto da un detergente, un disinfettante e un neutralizzante che vanno utilizzati da esperti qualificati sul campo. Il prodotto attivo permane in tutta la lavacontinua e permette un utilizzo massimo dell’acqua. L’abbassamento delle temperature medie di lavaggio permette pure di raggiungere temperature allo scarico vicine ai 30 gradi. La frontiera dell’ozono si è rivelata vincente in alcune categorie di tessile. L’ozono è un gran booster di candeggio, igienizzazione, sanificazione, abbattimento odori e coadiuva la detergenza per ridurre drasticamente i tempi di contatto con i prodotti chimici anche con biancheria mediamente sporca. La tecnologia ozono ha garantito un tale aumento di produttività nei siti che hanno deciso di sperimentarla: si è passati da turni da dieci ore a otto, riduzione dei consumi delle acque su centrifughe che viaggiavano a 25-30 litri/kg a 12-15 litri/kg. Per quanto riguarda i dosaggi, è sempre meglio dotarsi di impianti automatizzati, con gestione oculata del prodotto chimico per evitare sprechi.

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TESSUTO RIUTILIZZABILE, 76 VITE DI VANTAGGI ECONOMICI E AMBIENTALI Il 91% dei materiali è avviato al recupero, resiste a 75 cicli di lavaggio, impatta sull’effetto serra il 48 % in meno del monouso. Sono questi i numeri vincenti del tessuto riutilizzabile per la ristorazione ottenuti dalle analisi comparative di LCA, Life Cycle Assessment, ed LCC, Life Cycle Costing, le metodologie che rilevano rispettivamente gli impatti ambientali ed economici nelle varie fasi di vita del prodotto, dalla “culla alla tomba”, tenendo conto del ruolo delle lavanderie industriali. I dati sono stati presentati ad Ecomondo a Rimini, la fiera divenuta punto di riferimento per nuovi modelli di economia, durante la conferenza stampa di EBLI, Ente Bilaterale Lavanderie Industriali. “Il lavoro dell’Ente Bilaterale si colloca a pieno nel rispetto del PNRR, in particolar modo nella parte ambientale relativa alla riduzione delle emissioni e dei rifiuti incentivando oltre che l’economia circolare anche l’economia legata al “riutilizzo” per più cicli di un prodotto, superando così la logica del monouso” ha detto Giuseppe Ferrante, presidente EBLI. “Il PNRR prevede, proprio sul tessile, il primo modello di studio di HUB circolare per recuperare gli scarti tessili. Il ciclo di vita presentato da EBLI centra il modello descritto dal Piano: il tessile in uscita dalle lavanderie industriali è riutilizzato in settori diversi sotto forma di stracci o di altri prodotti. Questo asset, dunque, si prefigge lo scopo di perseguire un duplice percorso verso una piena sostenibilità ambientale: da un lato si propone di migliorare la gestione dei rifiuti con modelli di economia circolare e dall’altro realizzare progetti innovativi per la filiera del tessile che riveste il vero e proprio core dell’economia circolare. Attraverso un investimento nel riutilizzabile si contribuisce alla crescita del PIL nazionale e all’occupazione lasciando in Italia un importante valore economico che altrimenti sarebbe indirizzato verso l’estero dove si produce

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il monouso”, ha concluso il presidente. Nella fase di smaltimento, il monouso finisce per il 55% in discarica, il 45% va all’inceneritore, mentre, a seguito dei 75 cicli di lavaggi industriali, del tovagliato in tessuto solo l’8% va in discarica e un 1% è destinato all’incenerimento, il resto viene avviato a riciclo. Sebbene la produzione di tessuto potrebbe far pensare a un maggior utilizzo di acqua, soprattutto nella fase di produzione del cotone, dal LCA risulta che dopo 57 lavaggi si ha un punto di pareggio, con il 18% in meno di consumi dopo 75 cicli di lavanderia. Rispetto al monouso, il tessuto produce il 59% in meno di eutrofizzazione e - 61% di acidificazione. “La valutazione degli impatti ambientali ed economici del tovagliato riutilizzabile e quello in carta nel settore della ristorazione derivano dall’utilizzo della metodologia dell’analisi del ciclo di vita (LCA), che, a partire da alcune assunzioni di base, permette di confrontare in modo affidabile due modi alternativi di soddisfare uno stesso servizio, fornire ai clienti una tovaglia e tovaglioli ai tavoli” ha spiegato Roberto Cariani, socio fondatore e project manager di Ambiente Italia. “A fronte di un risultato che dal punto di vista ambientale mostra i benefici del tovagliato riutilizzabile, è interessante il confronto economico. Non ci si è limitati a calcolare il costo diretto delle due soluzioni, ma sono stati valutati anche i costi ambientali nel ciclo di vita, considerando gli oneri maggiori che sosterrebbe la collettività per il monouso, sulla base della valorizzazione economica delle emissioni di gas serra.” Lo studio ipotizza due scenari di conversione al tovagliato riutilizzabile in cui si nota che nello scenario minimo si arriverebbe al 12% in meno di CO2 equivalente, mentre nello scenario massimo a - 20 %. Questo si traduce in risparmio economico,

rispettivamente, di 39 milioni di euro nello scenario minimo e di 71 milioni di euro in quello massimo, e in termini di costi che sostiene la collettività per riparare i danni ambientali, il 63 % in meno. Il costo del fine vita che ricade sulla società non è subito evidente: è il prezzo che noi tutti siamo tenuti a pagare nel medio o lungo periodo per porre rimedio agli effetti delle attività antropiche. In quest’ottica è stato calcolato che il costo della raccolta e dello smaltimento del tovagliato a fine vita è di circa 374 mila euro per il riutilizzabile a fronte dei quasi 28 milioni di euro del monouso. EBLI ha affidato a Giornalisti Nell’Erba, progetto che fa educazione allo sviluppo sostenibile, la traduzione in infografica animata dello studio. Per rappresentare i numeri del tovagliato in Italia in un anno, è stato calcolato che del monouso, sono 117 milioni le tovaglie utilizzate, quasi il doppio della popolazione italiana. I coprimacchia sono 369 milioni di pezzi, circa l’intera popolazione Europea. I tovaglioli monouso in un anno sono più di 4 miliardi, come se dovessero essere distribuiti alla metà della popolazione mondiale, a fronte di 1,3 miliardi di quelli in tessuto. “Parlare correttamente di tematiche ambientali con differenti interlocutori, risulta spesso difficile a causa dei numerosi termini tecnici e dati necessari, cosa che potrebbe non porre chi ascolta con atteggiamento di apertura. Ma capire gli effetti di scelte poco sostenibili è fondamentale” a dirlo è Giorgia Burzachechi vicedirettora di Giornalisti Nell’Erba “per questo il nostro progetto fa comunicazione ambientale in maniera seria ma non seriosa, comprensibile a tutti. Diffondiamo la cultura della sostenibilità, nella speranza di un futuro migliore per il nostro Pianeta e per chi lo abita”, conclude.

EBLI È L’ENTE BILATERALE DELLE LAVANDERIE INDUSTRIALI, LE IMPRESE CHE SANIFICANO IL TESSILE NELLE STRUTTURE SANITARIE E SOCIO ASSISTENZIALI, NEGLI ALBERGHI E NEI RISTORANTI. COSTITUITO NEL 1999 DALL’ASSOCIAZIONE DATORIALE ASSOSISTEMA CONFINDUSTRIA E DALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI DEI LAVORATORI MAGGIORMENTE RAPPRESENTATIVE DEL SETTORE FEMCA-CISL, FILCTEM-CGIL E UILTA-UIL, EBLI SI CARATTERIZZA COME UNA DELLE PRIME REALTÀ BILATERALI IN ITALIA IMPEGNATA NELLA DISAMINA DELLE COMPONENTI CHE INFLUENZANO IL MERCATO DI RIFERIMENTO E LA CONDIZIONE DEI LAVORATORI. IL COMPITO DI EBLI È QUELLO DI DELINEARE ATTRAVERSO I PROGETTI, LA RICERCA, LA CONOSCENZA, L’APPROFONDIMENTO E L’INNOVAZIONE IN CHE MODO GLI ATTORI DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI POSSONO CONTRIBUIRE ALL’INNALZAMENTO DEL TASSO DI COMPETITIVITÀ DEL SETTORE, ALLA CRESCITA DELL’OCCUPAZIONE E ALL’INCREMENTO DELLE COMPETENZE PROFESSIONALI DEI LAVORATORI.

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TESSUTO RIUTILIZZABILE

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