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LAVORO DI RUBEN SCHIAVO, RELAZIONI INDUSTRIALI DI ASSOSISTEMA CONFINDUSTRIA

È OPERATIVO L’ACCORDO DI PROGRAMMA SULLA CONCORRENZA SLEALE E IL DUMPING CONTRATTUALE NEL SETTORE DELLE LAVANDERIE INDUSTRIALI

L’Ente Bilaterale EBLI ha consegnato alle parti sociali - Assosistema Confindustria, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil - la prima relazione sulla concorrenza sleale e sul dumping contrattuale nel settore delle lavanderie industriali che operano in ambito sanitario e turistico-alberghiero

Il lavoro è stato frutto dell’Osservatorio Nazionale sulla Legalità, istituto presso EBLI, che, in collaborazione con un ente terzo, ha dato avvio alle relative fasi di attuazione del programma. In particolare, l’accordo era stato siglato in data 4 febbraio 2020 durante le fasi di trattativa del contratto nazionale, successivamente recepito nell’accordo di rinnovo del 5 gennaio 2021. Le parti

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avevano chiamato in supporto EBLI – organo già preposto a svolgere funzioni di analisi di settore – al fine di concretizzare una serie di azioni, tra cui la promozione di strumenti utili all’individuazione di possibili fenomeni di irregolarità. Alla luce di ciò, l’ente bilaterale ha concluso il primo documento di analisi, all’interno del quale sono evidenziate, e suddivise per territorio, alcune si-

I FENOMENI EVIDENZIATI NEL DOCUMENTO SONO MOLTEPLICI E DI DIVERSA NATURA. tuazioni aziendali fortemente al limite nella gestione del personale e del modello industriale. L’ausilio dell’ente terzo a cui si è affidato EBLI è servito a garantire la qualità e la terzietà dell’operazione, nonché per reperire quantitativamente informazioni di bilancio delle aziende operanti nel settore delle lavanderie industriali. Si tratta di fenomeni di irregolarità che nel settore della sanificazione del tessile e della sterilizzazione dello strumentario chirurgico, si stanno diffondendo sotto due diverse forme: da un lato, l’applicazione da parte di alcune aziende di contratti collettivi sottoscritti da organizzazioni sindacali e datoriali non rappresentative del settore, che hanno il solo scopo di definire trattamenti economici e normativi meno onerosi per le imprese; dall’altro, la diffusione di cooperative spurie, finalizzate alla mera acquisizione di appalti non genuini attraverso la riduzione del costo del lavoro. Il meccanismo messo in atto, in entrambi i casi, persegue in realtà la medesima finalità: ridurre il costo del lavoro e le tutele contrattuali, al fine di abbassare il prezzo e vincere la concorrenza con le aziende più virtuose, a scapito non solo delle condizioni di lavoro ma anche della qualità del servizio reso. Le azioni delle parti si traducono sotto diversi aspetti quali, tra i più importanti: la definizione di specifiche linee guida per l’individuazione dei fenomeni di concorrenza sleale, da distribuire a livello locale e presso le aziende del settore; la promozione di eventi e giornate formative, volte a sensibilizzare aziende e lavoratori sugli attuali adempimenti obbligatori, sia legislativi che contrattuali; la definizione di strumenti sintomatici di irregolarità da verificare in sede congiunta, con una successiva trasmissione dei dati rilevati agli organi ispettivi; la definizione di un rating di valore per misurare la qualità dei processi economici e sociali e premiare le aziende virtuose.

Riguardo la metodologia, sono stati presi in considerazione i bilanci delle imprese fino all’anno 2019. Stante la situazione di crisi pandemica, si è scelto di escludere l’anno 2020 dall’analisi dei dati di bilancio. Tutte le aziende del perimetro sono considerate operative (con partita IVA attiva o inattiva). Da una analisi qualitativa, sono emerse nel database un elenco di aziende che, nonostante fossero inquadrate sotto il codice Ateco delle lavanderie industriali, operano in altri settori: in alcuni casi, si tratta di attività affini, quali il noleggio del tessile, lavanderie a secco ed a gettoni, o lavaggio dei tappeti; in altri casi, si tratta di attività che non hanno alcun legame con quelle relative alle lavanderie industriali. Per le sole società di capitali è stato svolto un approfondimento in merito all’attività realmente esercitata al fine di individuare le aziende che non svolgono attività di lavanderia industriale ed escluderle dalla presente analisi. L’indagine è stata effettuata attraverso la lettura delle visure camerali, informazioni presenti sul web, canali social, ecc. Passando ai risultati, sono stati individuati degli «alert» che segnalano il rischio di un potenziale utilizzo improprio dell’istituto dell’appalto. Primo fra tutti è il rapporto tra costo del lavoro e fatturato, letto congiuntamente con il rapporto tra costo dei servizi e fatturato. Un rapporto tra costo del lavoro e fatturato significativamente più basso rispetto alla mediana del settore indica un basso utilizzo di manodopera interna. Allo stesso modo, un rapporto tra costo dei servizi e fatturato significativamente alto rispetto alla mediana del settore dimostra che l’azienda stia utilizzando in maniera preponderante personale esterno, che, quindi, con molta probabilità viene impiegato anche nelle fasi interne al processo di lavorazione (es. addetti alla cernita, lavaggio della biancheria, ecc.). Da una lettura congiunta dei due indici – costo del lavoro/fatturato basso e costo dei servizi/fatturato alto – si può ricavare chi utilizza molta manodopera

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esterna che, quindi, con molta probabilità viene impiegata anche nelle fasi interne al processo di lavorazione. Tuttavia, di per sé l’esternalizzazione di una fase produttiva non rappresenta un illecito. Esse rappresentano un rischio per il settore qualora diventino un mero strumento di riduzione del costo del lavoro alternativo ai costi della somministrazione. Come le parti hanno dichiarato nel comunicato stampa dello scorso 4 novembre, la relazione non ha avuto il fine di rilevare direttamente fattispecie di illecito, bensì quello di individuare alcuni campanelli di allarme utili a sensibilizzare, nonché facilitare, le operazioni di controllo da parte degli organi ispettivi.

INOLTRE, L’ANALISI DEI DATI DI BILANCIO HA FATTO EMERGERE ANCHE ALTRI FENOMENI CHE LE PARTI NON AVEVANO INDIVIDUATO INIZIALMENTE. L’OSSERVATORIO HA MESSO IN RISALTO ANCHE ALTRI PROFILI, GRAZIE ALL’UTILIZZO DEI DATI DI BILANCIO. Ad esempio, si nota una significativa presenza di aziende con dei dati riferiti ai costi interni – solo considerando il costo del lavoro e il costo dei servizi – inadeguati e sproporzionati rispetto al fatturato aziendale. Nello specifico, si nota un effetto inverso rispetto a quello sopradescritto, ovvero un livello di fatturato eccessivamente basso rispetto ai costi aziendali. In alcuni casi, i costi superano significativamente il valore dei ricavi, rendendo essi oggettivamente insostenibili nel garantire la sussistenza dell’impresa stessa. Allo stesso modo, verificando il numero di dipendenti rilevato dall’INPS, e calcolando il costo del lavoro sulla base delle tabelle ministeriali (settore lavanderie industriali), esso supera il totale del fatturato in altrettanti casi aziendali.

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INFINE, È STATO AFFRONTATO IL TEMA DELL’APPLICAZIONE DI CCNL ALTERNATIVI INCIDENTI NEL PERIMETRO CONTRATTUALE. Seppur il contratto leader del settore resti quello sottoscritto da Assosistema Confindustria, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, tuttavia, sono presenti altri CCNL che vengono di talvolta utilizzati dalle imprese operanti nel settore. Questo fattore incide negativamente sulla concorrenza leale tra imprese, dato ché l’applicazione di contratti diversi genera disomogeneità delle condizioni di lavoro (quindi anche in termini di costi e flessibilità) tra lavoratori operanti nello stesso settore e con medesime mansioni. A tal proposito, è stata effettuata una comparazione degli istituti contrattuali dei CCNL applicati nel settore al fine di far emergere differenze significative non solo tra gli istituti di carattere economico ma anche normativo (maggiorazioni, permessi, flessibilità, ecc.) tra i diversi contratti.

QUESTO LAVORO RAPPRESENTA UN PRIMO TASSELLO PER L’ATTUAZIONE DELLE PROSSIME AZIONI: SI DARÀ ORA AVVIO ALLE INTERLOCUZIONI CON LE ISTITUZIONI PUBBLICHE, attraverso le quali verranno esposti dalle parti sociali i risultati che sono emersi. Già da novembre, esse hanno dato inizio agli incontri a livello nazionale per definire le modalità di intervento, i tavoli di lavoro a livello territoriale e il coinvolgimento dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro competente per territorio.


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