Note sulla storia del movimento anarchico a Genova nel dopoguerra*
Premessa Fare la storia di questi ultimi sessant'anni, anche se in un ambito limitato come quello genovese e restringendo l'oggetto al movimento anarchico, è complesso per diversi ordini di motivi: in primo luogo per la scarsa distanza temporale (dal punto di vista storiografico, ovviamente) da quegli avvenimenti; in secondo luogo perché chi scrive - in parte - li ha vissuti e quindi c'è il rischio di confondere memorialistica (con il suo carico di parzialità ed emotività) con l'oggettività dei fatti; in terzo luogo, infine perché - particolarmente negli anni '70 - i ritmi erano diversi, frenetici rispetto ad oggi, e, guardando indietro ci si districa con difficoltà in quel turbinio di avvenimenti che sembrano oggi appiattiti gli uni sugli altri, mentre allora marcavano profonde trasformazioni. Fatta questa debita premessa passo a tentare di riassumere, molto a grandi linee, la storia del movimento anarchico genovese nel secondo dopoguerra.
1 - Antefatto: l'avvento del fascismo, la lotta antifascista, la resistenza Nei primi anni '20 l'opposizione anarchica alle squadre fasciste è costata al movimento anarchico la distruzioni di sedi e giornali, l'arresto, il ferimento e l'uccisione di molti militanti. Voglio solo ricordare a questo proposito l'assalto fascista alla Camera del Lavoro di Sestri Ponente (a forte maggioranza anarcosindacalista) che - benché questa fosse difesa strenuamente e a lungo dagli operai porta alla sua distruzione. Ricordo ancora l'uccisione da parte di squadre fasciste dei libertari Pierino Pesce e Primo Palmini e del sindacalista, Ardito del popolo, Cesare Rossi. Ricordo, in ultimo, l'arresto, l'imprigionamento e l'invio al confino di decine di militanti anarchici e anarcosindacalisti. L'opposizione al fascismo da parte degli anarchici è costante e decisa per tutto il ventennio. Decimati dal confino e dal Tribunale Speciale, essi continuano a combattere contro il fascismo in Italia, nell'emigrazione e in Spagna dal '36 al '39. Alla caduta del regime fascista nel 1943, gli anarchici genovesi sono tra i primi ad organizzare la resistenza armata contro nazisti e repubblichini (la brigata Malatesta si costituisce addirittura verso la metà di quello stesso settembre del '43) pagando un prezzo molto alto di morti e deportati nei lager nazisti. Le brigate
SAP anarchiche "Malatesta" (operante a Pegli e nel Ponente) e "Pisacane" (Cornigliano), i distaccamenti libertari "Pietro Gori" (Sestri Ponente), "Gastone Cianchi" (Genova centro), "Gaggero" (Voltri) e "Levante" (Nervi), i nuclei libertari nelle brigate SAP garibaldine, le squadre d'azione della Federazione Comunista Libertaria nei principali stabilimenti del ponente raccolgono, alla vigilia dell'insurrezione, oltre quattrocento uomini armati, che danno il loro contributo nei giorni dal 24 al 27 aprile 1945. Gli anarchici inoltre partecipano ai principali CLN di quartiere (Voltri, Prà, Pegli, Cornigliano, S.P.D'Arena, Pontedecimo, Genova Centro, Fegino e in provincia Rossiglione e Sestri Levante) e di azienda (Ansaldo Fossati, Cantieri Ansaldo, S.Giorgio, ILVA Campi, Allestimento Navi, SIAC Pontedecimo, Bagnara, Piaggio, ILVA Voltri, Ansaldo Cerusa, ecc.) dandovi il loro attivo contributo. Più volte viene richiesta la partecipazione al CLN Ligure durante la fase cospirativa. Richiesta, che potrebbe essere considerata discutibile sul piano politico, ma assolutamente legittima perché avrebbe sanzionato una presenza anarchica quantitativamente e qualitativamente superiore a quella di altre forze politiche del CLNL (come ad esempio liberali e repubblicani). Questa richiesta viene però ignorata dai sei partiti del CLN a causa,
presumibilmente, della risoluta posizione antimonarchica degli anarchici genovesi. Anche per quanto riguarda le armi, gli anarchici devono fare da sé, gli aiuti alleati passano per altre vie e allora si procede come si può, prendendole ai fascisti e ai tedeschi. Alla Liberazione sono ventitre i morti del movimento anarchico genovese nella lotta antinazifascista. Due di questi (Antonio Pittaluga e Gastone Cianchi) nei giorni dell'insurrezione. L'azione degli anarchici genovesi durante la Resistenza è di alto profilo e di pieno impegno. Lo stesso Ghibellini (allora alta carica del CLNL) ne prende atto in una pubblica lettera. 2 - L'immediato dopoguerra L'immediato dopoguerra è, per gli anarchici genovesi, denso di difficoltà, materiali e politiche. I C.L.N. territoriali che nei giorni immediatamente successivi al 25 aprile (con tutti i loro limiti) avevano esercitato una importante funzione di riorganizzazione della vita civile (sanità, trasporti, alloggi, distribuzione di generi di sussistenza) vengono immediatamente esautorati di tutte le funzioni politiche. Basti ricordare che il C.L.N.Ligure, ancora in fase cospirativa, aveva proceduto alla spartizione, non solo delle cariche istituzionali, ma anche di quelle sindacali e persino delle tipografie e delle risorse dei maggiori giornali cittadini La maggior parte dei partigiani vengono smobilitati quasi subito tranne per quei gruppi ai quali, ancora per qualche tempo, verranno assegnate funzioni di polizia “complementari” a quelle dei carabinieri e ovviamente subordinate a quelle dei militari alleati. I C.L.N. aziendali devono cedere subito il passo alla ripresa produttiva e le loro mansioni vengono limitate alle commissioni per l'epurazione. I comitati di agitazione sindacale cedono presto il passo alle vecchie commissioni interne mentre i rimasugli del controllo operaio realizzato nei giorni dell'insurrezione vengono fittiziamente trasferiti ai Consigli di Gestione (proprio su questi si apre un grosso dibattito anche all'interno del movimento anarchico genovese, che segna una prima spaccatura al suo interno. Giovanni Mariani, ad esempio, sarà uno dei sostenitori
della necessità di continuare ad operarvi pur riconoscendone la natura mistificatoria). Crolla insomma il simulacro di democrazia di base (diremmo con il linguaggio politico d'oggi) che bene o male si era realizzato negli organismi resistenziali immediatamente espressi dai lavoratori e dalla popolazione. Gli anarchici, più attrezzati politicamente di altri militanti operai di base davanti al camaleontismo della borghesia ed alle acrobazie delle dirigenze dei partiti di sinistra, traggono presto le conseguenze dello stato di cose a venire, denunciando la funzione dei C.L.N. e riprendendo il consueto lavoro politico di propaganda e quello sindacale all'interno dei Comitati di Difesa Sindacale. Su questo terreno viene operata una scelta gravida di conseguenze sulla la futura capacità d'incidere del movimento anarchico genovese sul terreno dell'organizzazione di massa. Viene sciolta l'U.S.I., ricostituita negli anni della cospirazione in funzione accessoria e complementare al Fronte Unico dei Lavoratori, e nella discutibile prospettiva della salvaguardia dell'unità, a tutti i costi, del movimento sindacale, si accetta la logica correntizia della C.G.I.L. Le difficoltà materiali frapposte alla loro attività da parte delle autorità alleate e la sostanziale indifferenza nelle nuove autorità civili (impossibilità di utilizzare una delle tipografie requisite dai partiti del C.L.N.L., impossibilità di accedere a forniture di carta, mancata o difficoltosa assegnazione di locali per le sedi politiche dei vari gruppi locali, condizionano le possibilità di una ripresa immediata ed efficace del movimento. La stessa possibilità di accedere alle trasmissioni radiofoniche, che i partiti ciellenisti utilizzeranno in chiave propagandistica in larga misura, viene concessa con il contagocce e soprattutto non in proporzione alla effettiva consistenza del movimento. Nonostante le difficoltà materiali e politiche (solo il 3 marzo 1946 potrà vedere la luce l'organo di stampa della F.C.L.L., L'Amico del Popolo, a meno di un mese dalla morte di Aladino Benetti che ne fu in pratica il fondatore; il primo direttore sarà Virgilio Mazzoni che di lì a poco dovrà dimettersi per l'intensificarsi degli altri impegni politici, gli
subentrerà Vincenzo Toccafondo che dirigerà il giornale fino alla cessazione delle pubblicazioni con l'ultimo numero del 30 maggio 1950) il movimento anarchico genovese conoscerà negli anni 45-47 una buona espansione, la cifra di 2000 aderenti alla federazione a livello provinciale fatta da un compagno genovese ad un esponente dell'Internazionale anarchica in una lettera privata non sembra molto lontano dalla realtà.
primis) tradizionalmente antiorganizzatori, la ricostituzione della Federazione Anarchica Italiana (con la necessaria convivenza con altre anime dell'anarchismo), le prime scissioni a partire da quella della Federazione Libertaria Italiana di Antonio Pietropaolo, Mario Perelli e Germinal Concordia (nel 1946) avranno una prima inevitabile ricaduta sul movimento genovese provocandone una parziale rottura dell'unità d'intenti.
Nell'agosto 1945 erano formalmente costituiti (con rappresentanza nel Comitato Direttivo della Federazione Ligure) i seguenti gruppi: Voltri, Prà, Pegli (Gruppo Anarchico E. Malatesta), Sestri Ponente (Gruppo Anarchico P.Gori), Cornigliano (che prenderà il nome Gruppo Anarchico E. Grassini dopo la sua scomparsa), S.P.D'Arena (Gruppo Anarchico E. Malatesta), Rivarolo (Gruppo Anarchico L. Galleani), Bolzaneto, Pontedecimo (che prenderà il nome di Gruppo A. Benetti), GeCentro S.Fruttuoso, Ge-Centro S.Teodoro, Nervi (Gruppo A. Pittaluga) e Rossiglione. Ad essi si aggiungeranno presto due altri gruppi a Genova Centro che così diventeranno tre (Gruppo Anarchico G. Lucetti, Gruppo Anarchico C. Berneri, Gruppo Anarchico Nè Dio né padrone) i gruppi di Sestri Ponente passeranno da uno a due (si aggiungerà al Gori, il gruppo dei giovani di Inquietudine, poi nucleo iniziale dei G.A.A.P.), verranno formati altri gruppi a Teglia, Sturla, Cogoleto, Lavagna e Sestri Levante; altri nuclei di compagni, non organizzati in gruppi, si raccoglieranno a Campi, Borzoli, Fegino, Marassi, Arenzano Il movimento anarchico genovese sarà, negli anni dell'immediato dopoguerra, unitario e fortemente strutturato e la scelta stessa della denominazione (Federazione Comunista Libertaria) indicherà una decisa propensione se non all'arscinovismo quantomeno all'anarchismo di classe, a base prevalentemente operaia industriale, ed alle forme organizzative più razionalmente coordinate che esso storicamente ha imposto al tradizionale federalismo libertario.
Altre lacerazioni, ben più gravi, si consumeranno sul fronte sindacale tra i fautori dell'unità d'azione nella CGIL e i sostenitori della necessità di ricostituire l'U.S.I., ma soprattutto sorgeranno dal mutato clima politico a livello nazionale con la estromissione, nel 1948, dei socialcomunisti dal governo e l'identificazione, da parte dei lavoratori ma anche di militanti e simpatizzanti anarchici, del PCI come unica forza in grado di garantire una valida opposizione al "governo delle destre". Le stesse scissioni sindacali che, a partire dal 1948, frantumano l'unità sindacale riducono la componente anarchica di Difesa Sindacale ad una minoranza ininfluente in una C.G.I.L. egemonizzata dai comunisti.
3 - Gli anni cinquanta Tutto ciò non durerà molto a lungo, il ritorno dall'esilio di anarchici (Armando Borghi in
Da questa situazione di difficoltà, arriva la crisi degli anni '50 con i fermenti che tra i militanti anarchici più giovani ed attivi si esprimono con la richiesta di un recupero delle radici classiste e organizzative dell'anarchismo in una sorta di esperienza piattaformista. Questa crisi matura con il Convegno, all'inizio degli anni '50, con la costituzione di gruppi d'iniziativa "Per un movimento orientato e federato" (in Liguria, Lombardia, Toscana e Lazio) ed esplode con il Convegno di Pontedecimo dove vengono costituiti i G.A.A.P. (Gruppi di Azione Anarchica Proletaria) che presto saranno esclusi dalla F.A.I. A Genova la diaspora dei gaappisti è particolarmente importante perché coinvolge giovani e preparati militanti come Aldo Vinazza e Lorenzo Parodi e vecchi militanti di prestigio come Lorenzo Gamba. Nonostante queste divisioni e la rottura d'unità d'intenti uscita dal primo congresso anarchico del dopoguerra (Carrara 1945), il movimento anarchico genovese, nel suo complesso, mantiene un suo peso ed una sua capacità di incidere nello scontro sociale e sindacale di
quegli anni. Anche se alcuni gruppi di quartiere e di delegazione scompaiono e altri si accorpano (i tre gruppi del centro città, il Lucetti, il Berneri e il Né Dio né padrone, si riuniscono nei G.A.R. - Gruppi Anarchici Riuniti), la presenza anarchica e l'attività rimangono vivaci. A «l'Amico del popolo», che cessa le pubblicazioni nel 1950, si sostituisce in qualche modo «Guerra di classe», l'organo di stampa della ricostituita U.S.I. (Unione Sindacale Italiana) stampato a Sestri Ponente, che esce con buona continuità fino almeno al 1954. Nelle fabbriche la presenza anarchica si esprime sia tramite la componente anarchica della C.G.I.L. con i Comitati di difesa sindacale (animati da Marcello Bianconi, Pietro Caviglia e Wanda Lizzari), sia tramite i Gruppi anarchici aziendali (organizzati dai gaappisti Aldo Vinazza e Lorenzo Parodi), sia, infine tramite l'attività della ricostituita U.S.I. (che a Genova vede tra gli elementi più attivi Libero Dall'Olio, vecchi sindacalisti antefascismo come Antonio Dettori, Francesco Rangone, Cristoforo Piana e figure prestigiose dell'anarchismo genovese come Carlo Stanchi). Non manca un costante apporto e sostegno alle grandi lotte sindacali del periodo, come quelle degli ansaldini e dei portuali, e l'attività di propaganda sui temi tradizionali (antielettoralismo, antimilitarismo, sostegno e solidarietà ai perseguitati politici spagnoli) è affidata a manifesti e conferenze e dibattiti pubblici molto affollati. 4 - Gli anni sessanta E' il decennio che, almeno nella sua prima parte, segna il culmine della crisi dell'anarchismo, genovese e nazionale. Nel 1965 c'è una profonda spaccatura nella F.A.I. che contrappone "organizzatori" e "antiorganizzatori" (si tratta, evidentemente, di una semplificazione, in realtà le questioni sono più complesse e rimandano anche alla precedente vicenda dei G.A.A.P. e alla simpatia che molti compagni, rimasti nella Federazione, avevano manifestato per l'esperimento gaappista, almeno nella sua prima fase) e produce la scissione dei G.I.A. (Gruppi di Iniziativa Anarchica).
Le conseguenze a livello cittadino sono molto pesanti. La maggioranza dei militanti dei G.A.R. di Piazza Embriaci (A. Chessa, A. Strinna, i fratelli Tolu) aderisce ai G.I.A. così come alcuni altri vecchi militanti di prestigio (cito per brevità solo Vincenzo Toccafondo e Giovanni Rolando) escludendo dalla gestione della sede i compagni rimasti nella F.A.I. Di converso il Gruppo Malatesta di Pegli (Carlo Stanchi, Giacomo Prigigallo, Lorenzo Gamba, Vero Grassini, Libero Dall'Olio, Cristoforo Piana tra gli altri) rimane nella Federazione così come altri noti compagni (come Nicola Turcinovich). Questa ulteriore spaccatura del movimento, unita all'età sempre più avanzata dei militanti (dovuta al mancato ricambio generazionale del decennio precedente, causato dalla fuoriuscita dei più giovani nei G.A.A.P.) riducono il movimento anarchico genovese ad una pura funzione di testimonianza. Anche la semplice propaganda si riduce sempre più e l'unica attività risulta essere una limitata diffusione della stampa («Umanità Nova», organo della F.A.I., «l'Internazionale», espressione dei G.I.A., e la rivista «Volontà»). Fa parziale eccezione l'attività della sede U.S.I. di Sestri Ponente (ora segreteria nazionale dell'organizzazione) dove un piccolo gruppo di anziani militanti (Dall'Olio e Piana, soprattutto) e qualche operaio di fabbrica (come Carlo Boccardo dell'Italcantieri, dove c'è ancora un piccolo, ma discreto, numero di iscritti), animano un bollettino sindacale che è sia di coordinamento nazionale, sia di intervento e analisi delle principali lotte operaie cittadine del periodo. Neppure il limitato ma significativo afflusso di giovani al movimento che caratterizza altre città (ricordo in particolare Milano con il gruppo di giovani che si raccoglie attorno alla rivista «Materialismo e libertà» di Corradini e Vincileone) ha riscontri significativi a livello cittadino. Si costituisce, è vero, un gruppo giovanile (la Gioventù Anarchica Genovese) in Piazza Embriaci (principalmente ad opera di Gino Agnese, recentemente scomparso) ma le sue attività non si discostano dal tradizionale e testimoniale propagandismo.
5 - Gli anni settanta Alla fine degli anni '60 irrompe sulla scena cittadina, come su palcoscenici ben più ampi, il maggio francese, le mobilitazioni studentesche e, infine l'autunno caldo. Anche il movimento anarchico cittadino subisce "l'irruzione" di molti giovani, studenti in prevalenza. Le riunioni della Gioventù Anarchica Genovese si affollano e presto viene una nuova sede (per tutto quello che riguarda le sedi anarchiche nel dopoguerra rimando al capitolo 7) per motivi logistici e di autonomia politica rispetto ai GAR. L'afflusso di molti giovani portatori di culture critiche nuove, il confronto con altre formazioni politiche di estrema sinistra, costituite sull'onda del '68, fanno apparire insufficente e parzialmente inadeguato il tradizionale anarchismo testimoniale e propagandista e spingono a forma di radicalizzazione teorica, politica e organizzativa. In breve, si costituisce presto il Gruppo Anarchico Kronstadt (sulle ceneri del Circolo A. Borghi che era succeduto alla GAG) come aggregazione della maggior parte dei giovani anarchici genovesi (anche se di lì a poco un nuovo circolo - il Pietro Gori - sorgerà a Rivarolo per vie autonome, raccogliendo giovani libertari della Valpolcevera) dove si delineano diverse tendenze sebbene quella prevalente sia indirizzata ancora confusamente - verso una maggiore aderenza dell'intervento politico alle questioni dell'attualità ed a una maggiore efficenza organizzativa. Da queste premesse è quasi inevitabile che di lì a poco si sviluppi quello che si potrebbe definire il secondo esperimento piattaformista (il primo è stato quello dei G.A.A.P. negli anni '50): il Kronstadt, o almeno la maggioranza di questo, e una parte dei giovani del Gori costituiscono, nel 1971, l'O.d.C.L. (Organizzazione dei Comunisti Libertari), collegandosi in seguito con compagni di Savona, Sanremo, Imperia e La Spezia nell'O.A.L. (Organizzazione Anarchica Ligure), che viene costituita nel 1972. L'O.d.C.L. si struttura territorialmente con i Circoli di Azione Proletaria (Sestri P., Sampierdarena e Oregina), "categorialmente" con i Collettivi Studenteschi Libertari (presenti nella maggior
parte delle scuole superiori di Genova) e la Commissione sindacale. L'organizzazione è fortemente strutturata, i militanti d'organizzazione sono vincolati al principio della responsabilità e per diventare tali è necessario un "apprendistato" come militanti di Circolo o di collettivo studentesco. Il progetto politico è ambizioso: reclutare militanti nelle scuole per intervenire nel sociale nei quartieri e nelle fabbriche. Solo il primo punto viene attuato completamente, l'intervento nel quartiere si sviluppa solo ad Oregina e quello nelle fabbriche non ci sarà. L'esperienza dell'O.d.C.L. (diventata sezione dell'O.A.L.) dura meno di tre anni, sviluppando però un'intensa attività di relazione e di coordinamento a livello nazionale, che culmina con la costituzione di un fronte piattaformista che si contrappone duramente alle tre componenti organizzate nazionali del movimento anarchico (F.A.I., G.I.A. e i neocostituiti G.A.F. - Gruppi Anarchici Federati). Una profonda spaccatura si delinea nella Federazione, dalla quale vengono estromessi sette gruppi allineati sulle posizioni piattaformiste. In ogni caso, l'esperienza dell'O.d.C.L. si chiude tra il 1974 e il 1975, prima con l'uscita dell'organizzazione genovese dall'O.A.L. e poi con il suo scioglimento. Una parte dei suoi militanti costituisce il Centro Studi Politici, che vivrà fino al 1977, un'altra si disperde in altre organizzazioni di sinistra (prevalentemente Autonomia Operaia). Poco dopo la fondazione dell'O.d.C.L. (precisamente nel 1973), un gruppo di ex militanti del Kronstadt e alcuni giovani del Gori, critici verso le posizioni piattaformiste, costituiscono, su linee più tradizionali, la F.A.G. (Federazione Anarchica Genovese) che aderisce alla F.A.I. Tuttavia, ben presto, la nuova formazione, spostatasi su posizioni classiste, verifica la resistenza del movimento anarchico tradizionale a ipotesi di rinnovamento e si incammina verso il terzo esperimento piattaformista. Nel triennio 19761979 la F.A.G. (che diventa F.A.L. Federazione Anarchica Ligure) è molto attiva sul piano locale, pubblica la rivista «Contro» (1977-1979), interviene sul piano delle lotte sindacali (sarà pubblicata, con redazione a
Genova la rivista sindacale nazionale «Solidarietà Operaia», di cui usciranno alcuni numeri tra il 1980 e il 1981) e da vita, insieme ad altri gruppi della Federazione, ad un nuovo fronte piattaformista. Nuovamente lo scontro all'interno della F.A.I. è aspro e si conclude (nuovamente) con l'estromissione della F.A.L. e di altri gruppi dalla Federazione (Congresso di Livorno del 1979). Nello stesso anno, la F.A.L. (o almeno una parte dei suoi militanti) diventa F.C.L. (Federazione Comunista Libertaria) e collegandosi un un Comitato nazionale con altri gruppi e organizzazioni regionali reduci dalla seconda esperienza piattaformista (O.R.A. Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica, P.A.I. - Partito Anarchico Italiano; F.d.C.A. Federazione dei Comunisti Anarchici) prosegue - sebbene in forma ridotta - la sua attività. Rilevante è nel 1980-81 il tentativo di ricostituire l'U.S.I. La F.C.L. si scioglie di fatto nel 1985. Nel 1976 intanto era partita un'esperienza importante e per certi versi singolare del movimento anarchico genovese. In quell'anno si costituisce (sotto l'impulso di Claudio Bonamici) il Circolo Anarchico Francisco Ferrer, che finisce per ospitare nei suoi locali tutte le componenti dell'anarchismo genovese. Nel triennio 1976-79 questa esperienza mostra tutti i suoi pregi e i suoi limiti; i primi sono la sua visibilità, la sua apertura a tutte le componenti dell'anarchismo e la sua attività (non ultima la costituzione della biblioteca). I secondi risiedono, appunto, nell'eterogeneità delle concezioni e delle attività. Sono proprio i limti a prevalere e nel 1978 inizia la diaspora con la fuoriuscita dei militanti della F.A.L. Nel 1984 un'altra parte dei membri del Ferrer (anche qui per iniziativa di Bonamici) ritorna in Piazza Embriaci costituendo il Centro di Documentazione Anarchica Genovese, che si esaurirà nel 1987. Il Circolo Ferrer conserva la biblioteca fino al 1986, quando questa viene trasferita a Embriaci e chiude definitivamente nel 1987. 6- Storia recente Si apre dunque una nuova fase per il movimento genovese. Negli anni '80 c'è una polarizzazione del movimento anarchico
genovese: gli "organizzatori" della F.C.L., come abbiamo visto, si riuniscono a Pegli; gli altri fanno capo a Piazza Embriaci, dove, per un certo periodo (a partire dal 1985 e almeno fino al 1993), è attivo il Gruppo Anarchico Rosa Nera. Nel 1993, chiusa l'esperienza del Rosa nera, un nuovo afflusso di studenti (reduci da un nuovo ciclo di lotte all'Università) rivitalizza l'anarchismo genovese. L'insieme degli accadimenti molto recenti, per definizione, non è storia. Può essere cronaca, vissuto o insieme di scelte da sottoporre a verifica o a critica, ma non è ancora storia, non c'è il necessario stacco temporale, né la necessaria lucidità per interpretarlo come tale. Questo vale, nello specifico, per quanto riguarda l'ultimo decennio del movimento anarchico genovese. Se ci fosse da parlarne lo si potrebbe fare in chiave di dibattito politico ancora aperto e non certo dal punto di vista storico. Quindi, qui questa piccola ricostruzione storica si ferma. 7 - Un po' di storia delle sedi anarchiche a Genova In maniera un po' eterodossa, la storia del movimento anarchico genovese può anche essere rivisitata con il susseguirsi dell'apertura di sedi di gurppi e circoli. Nell'immediato dopoguerra la sede centrale della F.C.L.L. è in via XX Settembre, 10/1, in locali lesionati dai bombardamenti occupati da nazifascisti e liberati militarmente, il 25 aprile 1945, da elementi della Brigata anarchica Pisacane e del Distaccamento Cianchi. Vari problemi invece nascono subito per le sedi decentrate, anche queste spesso occupate militarmente durante l'insurrezione, di cui viene richiesta la restituzione ai proprietari espropriati e sorge la necessità di sostituirli con altri locali di proprietà di privati, con regolare contratto d'affitto, ma spesso piccoli, fatiscenti ed inadeguati. Dopo ripetute insistenze di ottenere locali adeguati, la richiesta viene accolta - all'inizio deL 1947 - assegnando alla FCL non già quanto richiesto (locali, in via Maragliano - ex Casa Balilla). ma bensì alcuni locali nella Casa del Popolo di Via Saluzzo. Questa sistemazione, del tutto provvisoria, dura
lino al 1949, anno in cui sono assegnati alla FCL (diventata del frattempo FAL. Federazione Anarchica Ligure) locali - sempre di proprietà comunale - in Vico Agogliotti. La ristrutturazione di questo edificio comporta nel 1957 il trasferimento della FAL nel locale di Piazza Embriaci. Nel frattempo le numerose sedi periferiche dei vari gruppi (tra le più importanti e frequentate quella di Sestri Ponente, in via D'Andrade) chiudevano una ad una con la scomparsa di molti vecchi militanti e lo scarso afflusso di giovani al movimento. Il movimento anarchico genovese alla vigilia del maggio '68 è ristretto a due sedi, quella di Piazza Embriaci appunto che raccoglie i residui gruppi del centro (i GAR), del levante e della Val Bisagno e quella di Pegli (nella ex Casa del popolo di Piazza Ponchielli) del Circolo Malatesta che raccoglie i residui gruppi anarchici del ponente, oltre alla sede dell'Unione Sindacale Italiana di Via Vigna a Sestri Ponente, che dopo la chiusura della sede di Via D'Andrade è anche riferimento per gli anarchici sestresi. All'inizio degli anni '70 il cospicuo ingresso di giovani nel movimento anarchico provoca un proliferare di gruppi anarchici giovanili e l'apertura di nuove sedi, che però spesso durano solo pochi mesi. Senza pretesa di completezza si possono elencare: il locale di Vico Vegetti che, nel 1969, è sede della Gioventù Anarchica Genovese che abbandona Piazza Embriaci; sempre nel 1969, a Sampierdarena, la sede La Comune di via Daste in una palazzina semidiroccata, demolita di lì a poco, punto di ritrovo dei giovani libertari del quartiere; il locale di salita S. Matteo che, nel 1970, è sede del circolo anarchico A. Borghi che raccoglie la disciolta GAG, alcuni membri de La Comune e altri giovani studenti; il locale di via Orefici che, nel 1971, è sede del Gruppo Anarchico Kronstadt che raccoglie l'eredità del Borghi; il circolo anarchico P. Gori in via Jori, a Rivarolo, che nel 1971, raccoglie i giovani anarchici della bassa Valpolcevera e alcuni vecchi compagni della zona (chiuderà nel 1980); i locali di vico Stampa che, nel 1972, sono sede del Kronstadt dopo la chiusura della sede di via Orefici; nel 1973, il locale di via Cantore, a Sampierdarena, che è sede dell'OCL (Organizzazione dei Comunisti Libertari), costituitasi sulle ceneri del gruppo Kronstadt e con l'apporto di buona parte dei giovani
compagni del circolo P. Gori; sempre nel 1973, il circolo di Oregina che è sede dei compagni dell'OCL che intervengono in quel quartiere; nel 1974, i locali di via Tavani, sempre a Sampierdarena, che sono sede dell'OCL dopo lo sfratto dai locali precedenti di via Cantore; nel 1975, dopo lo scioglimento dell'OCL, la sede di vico Salvaghi, che raccoglie una parte dei suoi ex-membri nel nuovo Centro Studi Politici, che si scioglierà dopo un paio di anni. A Piazza Embriaci, per tutto questo periodo, continuano a far capo i compagni meno giovani raccolti nei GAR e aderenti ai GIA (Gruppi d'Iniziativa Anarchica), mentre a Pegli, nella ex Casa del popolo, il gruppo Malatesta è ridotto ormai ad alcuni anziani militanti e la sede USI, trasferita in un piccolo locale di via Vigna (dopo la chiusura di via D'Andrade) passa diverse volte di gestione: allo scioglimento della sezione USI genovese, nel 1972), diventa sede locale dell'OCL e, dopo lo scioglimento di quest'ultima, sede del circolo Stanchi - De Palo costituito da giovani militanti FAI del ponente cittadino. Nel 1976 la maggioranza dei giovani militanti anarchici genovesi (insieme ad alcuni anziani come i fratelli Bonamici) costituisce il Circolo Culturale Anarchico Francisco Ferrer che stabilisce la sua sede nel quartiere di Marassi nei locali di una fabbrica dismessa in Via del Chiappazzo 15r. Qui viene costituito l'embrione dell'attuale Biblioteca Ferrer. Per alcuni anni il Circolo Ferrer è il riferimento di tutti gli anarchici genovesi di tutte le tendenze, ma nel 1979 sopravvenute difficoltà politiche e materiali nel mantenimento della sede provocano lo scioglimento del circolo. Una parte dei suoi aderenti (già aderenti alla FAI, ora costituiti in FAG - Federazione Anarchica Genovese) si trasferisce a Pegli nella sede del vecchio gruppo Malatesta, ormai praticamente disciolto per la scomparsa dei suoi anziani militanti. Un'altra parte si trasferisce, portando con sé la biblioteca e il nome del circolo, in Piazza Embriaci. Per alcuni anni la situazione rimane stabile: la sede di Piazza Embriaci, scomparsi i vecchi militanti dei GAR, è riferimento di vari gruppi anarchici, prevalentemente giovanili, che si succedono nel tempo; la sede di Pegli, che rimane l'unica del ponente dopo l'abbandono del locale di via Vigna, raccoglie i militanti della FCL (Federazione Comunista Libertaria),
che è la nuova denominazione del gruppo che costituiva la FAG. Nel 1986 il Circolo Ferrer di Piazza Embriaci amplia i suoi spazi con l'acquisizione di due locali confinanti con la vecchia sede, mentre, più o meno nello stesso periodo, a Pegli la FCLL vede ridotti i suoi. Agli inizi degli anni '90 si scioglie la FCLL e nel locale di Pegli subentra il Circolo Culturale Ombre Rosse, costituito da ex militanti dell'OCL e della FCLL e poi, dopo qualche anno, allo scioglimento del circolo, l'Archivio Storico e Centro di Documentazione di Pegli (ora Archivio Storico e Centro di Documentazione "Mauro Guatelli"), che
gestisce attualmente il locale. Nella seconda metà degli anni '90, i locali di Piazza Embriaci diventano sede di un'altra esperienza unitaria dell'anarchismo genovese, si costituisce infatti il Coordinamento Anarchico Genovese che raccoglie pressoché tutti i compagni attivi della città. L'esperienza unitaria si chiude nel 2001 e, attualmente, i locali di Piazza Embriaci sono sede della Biblioteca Libertaria Francisco Ferrer e ospitano vari gruppi di iniziativa e di discussione.
* Si tratta di una ricostruzione del tutto provvisoria, che prelude ad una ricerca più ampia e documentata. Le inevitabili approssimazioni e/o inesattezze potrebbero dunque abbondare. Prego chi ne rilevasse di segnalarmele (barroero@fastwebnet.it), provvederò alle necessarie correzioni.
Per la storia del movimento anarchico nel dopoguerra. Un'esperienza dell'anarchismo di classe: I Gruppi Anarchici di Azione Proletaria - in «Comunismo Libertario», nn.32,33,34,35 del 1998 e nn.39,41,43 del 1999 - ora in opuscolo dallo stesso titolo, Ed. Comunismo Libertario - Livorno 2003
Un po' di bibliografia: Oltre al recente libro di Anna Marsilii, Il movimento anarchico a Genova (1943-1950), Annexia Edizioni, Genova 2004, e all'articolo di Augusta Molinari, Anarchici e Resistenza in Liguria: un contributo per una storia che non c'è in «Storia e memoria» n.2 del 1996, posso indicare
solo alcuni miei scritti apparsi in varie occasioni: Il mito del controllo operaio, anarchici e sindacalisti rivoluzionari di fronte ai Consigli di Gestione - in «Sindacalismo di Base» n.3 del 1997.
Genova, Giugno 2005 Guido Barroero
Gli anarchici nella resistenza in Liguria - in versione ridotta in «Rivista Storica dell'Anarchismo» n.2 del 1998 - in versione estesa in «AltraStoria» nn.1,2,3,4,5,6,7 - ora in opuscolo dallo stesso titolo, Ed. AltraStoria, Genova 2004. Sestri oh cara!: Una cittadella proletaria, anarchica e sovversiva. Parte prima - in «Umanità Nova» n. 21 del 9 giugno 2002 Sestri, oh cara!: Una cittadella proletaria, anarchica e sovversiva. Dall'avvento del fascismo alla resistenza - in «Umanità Nova» n. 37 del 10 novembre 2002.