Guido Barroero
ANARCHISMO E RESISTENZA IN LIGURIA
Edizioni AltraStoria - Genova 2004
Avvertenza Questo lavoro è stato scritto tra il 1996 e il 1998 e pubblicato in forma leggermente ridotta sulla «Rivista Storica dell Anarchismo», n.10 del Luglio-Dicembre 1998 e, integralmente, a puntate sui primi sette numeri di «AltraStoria» (dal gennaio 1996 all ottobre 2002). Si tratta dunque di una ricerca, per certi, versi datata, ma, direi, ancora sostanzialmente valida e alla quale, soprattutto, fino ad ora non è stato dato seguito. Se oggi dovessi rimettere mano a questo lavoro, non avrei modifiche rilevanti da apportare, né integrazioni significative da aggiungere. Potrei forse aggiungere qualche nome di antifascista e partigiano anarchico, rettificare qualche dettaglio, indicare qualche altra fonte, integrare leggermente la bibliografia. Tutte notizie che ho ricavato nelle ricerche che ho condotto per la recente stesura di circa 70 schede biografiche di anarchici liguri che appaiono nei due volumi del Dizionario biografico degli anarchici italiani (Ed. BFS, Pisa 2004) al quale rimando. Oppure, in chiave più generale, accentuare la rilevanza politica dell esperienza antifascista e resistenziale dell anarchismo ligure a fronte della sua ridotta rilevanza militare . Come dicevo, nulla di sostanziale. Pertanto, raccogliendo le sollecitazioni di alcuni (pochi) compagni, la ripubblico così come era. Sempre in attesa che qualcun altro riprenda le fila del discorso e della ricerca, prima che le residue fonti si inaridiscano completamente. Guido Barroero Genova, 15 aprile 2004
Foto di copertina: Distaccamento Libertario Gaggero di Genova-Voltri
Premessa Poche parole per introdurre questa ricerca. Innanzitutto il suo ambito temporale si estende molto prima e un po dopo il periodo della Resistenza. I motivi sono del tutto evidenti, si tratta di inquadrare storicamente quello che per gli anarchici è stato, tutto sommato, solo l episodio resistenziale della lotta antifascista, e poi, la lotta antifascista stessa, nel contesto più generale della battaglia internazionalista, anticapitalistica e antistatale che è l unico metro per valutare, non superficialmente e non riduttivamente, l impegno specifico anarchico. La metodologia di ricerca è stata ovviamente condizionata dalla disponibilità del materiale, come diremo più oltre, e quindi si è trattato di un lavoro basato quasi unicamente su fonti scritte. La scelta è stata invece quella di far parlare ampiamente le testimonianze scritte dei protagonisti e i documenti che essi elaborarono in quella fase - contestualizzandoli e commentandoli criticamente, ove necessario - piuttosto che sostituirsi a questi in un opera di riscrittura storica di quegli avvenimenti. In ultimo alcune cose che mancano a questo lavoro: dalla ricerca emerge un quadro troppo unitario ed omogeneo rispetto a scelte politiche ed elaborazioni programmatiche importanti e che dunque - proprio per le caratteristiche del movimento anarchico - avranno sicuramente provocato accese discussioni tra i compagni genovesi e liguri. Discussioni delle quali non vi sono più le coordinate nella documentazione rimasta, ma delle quali si può cogliere evidente traccia nelle testimonianze e un riflesso nella complessità e in alcune inevitabili incongruenze dell elaborazione teorica e programmatica nonché nelle scelte tattiche compiute. Inoltre tutto questo lavoro è fortemente squilibrato a favore degli avvenimenti del genovesato. Non mi voglio nascondere dietro l ovvia centralità dal punto di vista storico e geo-politico della situazione genovese. In realtà le difficoltà di ricerca già molto forti per l esperenza genovese per le ragioni che si diranno (e superate solo in parte con l ausilio di alcune fonti documentarie interne al movimento), si sono rivelate quasi insormontabili per le riviere e i grossi centri industriali di Spezia e Savona dove il movimento anarchico, a differenza di Genova, in lacuna di continuità nel dopoguerra ha disperso ogni sorta di documentazione interna. Quello che comunque pare emergere dalle scarne notizie raccolte è, per l imperiese e il savonese, la frammentazione delle esperienze di lotta antifascista e resistenziale e la mancanza di un reticolo clandestino autonomo, per lo spezzino e il sarzanese il sostanziale gravitare della cospirazione e della lotta sul carrarese e l alta Toscana. In nessun caso è possibile dare un quadro unitario dell antifascismo e della Resistenza anarchica ligure se non a prezzo di appiattire peculiarità e differenze che oltre del movimento, sono del tessuto economico e sociale della Liguria. In allegato a questo lavoro: alcuni importanti documenti più volte citati nel testo, l elenco dei partigiani delle brigate e dei distaccamenti anarchici, l elenco delle azioni documentate della brigata Malatesta. Null altro da aggiungere se non ringraziare tutti quelli che hanno aiutato questo lavoro.
1 - L altra resistenza a Genova Nell ambito della marginalizzazione di avvenimenti storici (movimenti, militanti, idee) un posto di tutto rispetto, purtroppo, spetta alla ricostruzione delle vicende dell antifascismo in generale e della Resistenza in particolare che hanno avuto protagonisti militanti e organizzazioni - né allora, né oggi - inquadrabili nel cosiddetto fronte istituzionale. La lotta antifascista nelle sue varie fasi (l opposizione al fascismo montante, la clandestinità e l esilio, la cospirazione, la lotta armata, la fase insurrezionale ) è stata omologata come lotta democratica tout court, tesa alla difesa e poi al ripristino delle libertà civili e politiche, e in seguito alla riconquista - in queste direttrici - dell indipendenza, dell unità nazionale e della pace. Tutte le deroghe che la storiografia di sinistra si è concessa rispetto a questo canone interpretativo si sono sempre affievolite nello sviluppo temporale degli eventi oggetto d indagine e si sono progressivamente smorzate negli anni dal dopoguerra ad oggi, confinate o all ambito accademico o al pressoché inesistente dibattito tra i cultori della lotta di classe primo mobile che oggi popolano, quasi esclusivamente, la sinistra non istituzionale. Quando poi oggi - pubblicamente e con una certa risonanza - si affrontano i temi del fascismo e dell antifascismo è solo per discettare - in termini di polemica politica attuale, dunque dicendo a Tizio perché Caio intenda - sull affidabilità democratica della destra odierna e i suoi legami con il fascismo storico o sulla necessaria rimozione collettiva di quegli eventi perché legati ad un contesto ormai definitivamente concluso. L impressione è comunque che passato il cinquantesimo della liberazione tutti tireranno un bel sospiro di sollievo e gli stessi celebratori riporranno, senza troppi rimpianti, memorie e commemorazioni. Prima che l antifascismo e la Resistenza siano consegnati ai manuali di storia, alle tesi dei laureandi o alle episodiche ma ricorrenti richiamate in servizio in funzione delle contingenze dello scontro politico (ricordiamo, ma per dimenticarlo in fretta, il 25 aprile anti-Berlusconi) mi sembra necessario ripristinare un minimo di obbiettività storica su parte di quegli eventi. Questo per rispetto verso noi stessi, verso le aspettative e gli intendimenti dei loro protagonisti e verso la pluralità delle culture politiche che sono state compresse nella qualifica generica di antifasciste. Il saggio di Peregalli sull altra Resistenza1 è, in primo luogo, la classica ma solitaria voce fuori dal coro che ingrigisce ancora di più la piattezza uniforme della storiografia resistenziale ufficiale. In secondo luogo è una trattazione pressoché completa delle manifestazioni ed espressioni antifasciste e resistenziali al di fuori dello spettro visibile nazional-popolare. Non dedica tuttavia spazio - per una serie di comprensibili ragioni alle manifestazioni della dissidenza (come lui la chiama) antifascista e partigiana in Liguria e a Genova. La comprensibilità delle sue ragioni (l estrema penuria delle manifestazioni esteriori dell altra resistenza in un panorama come quello genovese universalmente riconosciuto come il più unitario , l assenza pressoché totale di documentazione e di testimonianze inerenti e in ultimo, forse, l estraneità di Peregalli alla cultura politica anarchica e libertaria che egemonizzò nel genovese queste manifestazioni di non uniformità) tuttavia non lo avrebbe dovuto esimere dallo scavare un poco più a fondo. Sicuramente non esime chi, vivendo a Genova e condividendo in gran parte quella cultura politica, intenda contrastare la marginalizzazione di esperienze storiche del proletariato. Ci troveremo perciò a tentare di ricostruire un pezzo di memoria che è all intersezione tra la storia interna del movimento anarchico genovese, il suo radicamento di classe, la sua crisi e la storia esterna della lotta cospirativa e insurrezionale contro il nazi-fascismo e del ruolo che gli anarchici vi hanno giocato.
2 - L antifascismo degli anarchici Le dimensioni quantitative della partecipazione anarchica alla lotta partigiana a Genova sono sicuramente superiori a quelle che gli scarsi accenni degli storici della Resistenza ligure più accreditati (Gimelli, Miroglio, ecc.)2 fanno intendere. E sono probabilmente superiori a quelle ritenute plausibili immediatamente dopo la fine della guerra dagli anarchici stessi. Di per sé, tuttavia, questo non è un dato qualificante se non lo si colloca all interno della peculiare concezione (rivoluzionaria ed internazionalista) che gli anarchici ebbero della lotta antifascista come di una fase contingente - certo importante, ma non centrale - all interno di un progetto rivoluzionario, anticapitalista e antistatalista. Questa purezza di ideali, sommata alle note remore ad assumere forme organizzative centralizzate e fondate su vincoli disciplinari, condizionò certamente sia la possibilità di mantenere un minimo di efficiente struttura clandestina durante il ventennio, che quella di mantenere comunque un rapporto organico con la massa dei lavoratori (come tentarono e in parte riuscirono a fare i comunisti con l entrismo - osteggiato tuttavia da molti militanti di base - nelle organizzazioni di massa fasciste). Come si ricava dalle biografie di tanti anarchici attivi nel biennio rosso e poi di nuovo a partire dal 43 nella lotta partigiana, la scelta per molti fu tra l esilio e il silenzio come unica difesa della propria dignitosa intransigenza. Non vogliamo certo far torto ai tanti compagni liguri e genovesi che pagarono con lunghe condanne detentive o con il confino la propria aperta opposizione al regime, né a tutti quelli che dall esilio (o nella guerra di Spagna) continuarono nei fatti a propagandare sia l avversione al fascismo che la propria fede nella rivoluzione proletaria e internazionale (molti ne incontreremo fra i protagonisti della lotta partigiana), ma sentiamo la necessità di individuare tutti quei motivi storici e politici che possano gettar luce sulla profonda discrepanza tra le migliaia di iscritti anarchici, libertari e sindacalisti rivoluzionari alle Camere del Lavoro del ponente industriale negli anni 20 (la sola C.d.L. di Sestri Ponente a maggioranza anarcosindacalista contava circa 14.000 aderenti) e la cinquantina di vecchi militanti che a partire dal novembre del 43 riorganizzarono la presenza anarchica nelle manifatture e nei quartieri del ponente e dettero vita alle prime squadre d azione comuniste libertarie. Certo questo fenomeno riguardò tutti i vecchi partiti e forze di opposizione al fascismo (con la parziale eccezione del partito comunista che mantenne pur tra molte difficoltà una struttura clandestina abbastanza efficiente) che tuttavia riguadagnarono rapidamente consensi ed adesioni in virtù in pari misura divisa della contingenza delle proprie parole d ordine, delle capacità politiche e manovriere dei propri leader locali e nazionali, delle entrature di questi ultimi presso gli Alleati e infine di programmi politici democratico-borghesi che in larga misura predicavano il ritorno allo status ante e l obbiettivo della pace sociale. Come e quanto tutto questo possa riguardare i partiti della sinistra (comunisti, socialisti e frange del Partito d Azione) i cui militanti spesso si richiamavano a posizioni intransigenti e rivoluzionarie, non è ovviamente materia immediata di questa ricerca come non lo è il giudizio sulla natura della svolta togliattiana di Salerno, le sue implicazioni e i suoi effetti, anche se su questo torneremo trattando della politica del C.L.N. provinciale e sui rapporti che gli anarchici genovesi intrattennero con questo. Quello che ci premeva far rilevare è che le peculiarità (sia in termini di valori che di limiti) di una tradizione politica come quella anarchica e libertaria rendono inadeguate le valutazioni del puro dato quantitativo come quelle di successo o insuccesso di un ipotesi politica in base all efficienza delle sue prestazioni nell agone di potere e rappresentativo democratico-borghese. Tenteremo allora di misurare questo ipotetico peso alla luce dei seguenti fattori: a) la disarticolazione pressoché totale del vecchio movimento anarchico ante-fascismo; b) il residuo radicamento di classe del movimento nelle sue roccaforti; c) il cospicuo afflusso di giovani che poco o nulla potevano conoscere dell anarchismo nelle squadre d azione e nei distaccamenti e le brigate libertarie; d) il peso relativo nell apparato cospirativo e insurrezionale; e) l incidenza sulla politica dei C.L.N.; f) l influenza reale acquisita nella classe operaia genovese.
3 - Una storia che manca: perché? Mi sembra opportuno esporre preliminarmente le difficoltà che si incontrano nel tentare di ricostruire quello che abbiamo definito un pezzo di memoria, l intersezione di due storie: quella della lotta partigiana e quella del movimento anarchico. Incominciamo dalla prima. La storia della lotta di liberazione in Liguria è stata oggetto di una gran quantità di pubblicazioni che spaziano dalla memorialistica, ai saggi e agli articoli su aspetti specifici come quello notevole di Gibelli, Genova operaia nella resistenza3 , alla pubblicazione di carteggi e archivi privati come il Brizzolari4 per l archivio Taviani, ad opere di carattere più generale e sistematico (da segnalare Miroglio, Venti anni contro venti mesi5 e La Liberazione in Liguria6 e il classico Gimelli con Cronache militari della Resistenza in Liguria7 ). Purtuttavia in nessuna delle opere che ho potuto consultare ci sono notizie certe sulla consistenza della presenza anarchica nella lotta partigiana (anzi spesso queste notizie non ci sono proprio), ma vi si ritrovano qua e là brandelli di informazioni contraddittorie e a volte palesemente inesatte (come per la zona operativa della Brigata S.A.P. libertaria E.Malatesta di volta in volta localizzata a Cornigliano, Pegli o S.P.D Arena). L unico che si avventura sul terreno dei numeri è Gimelli che tuttavia attribuisce alla presenza anarchica nelle S.A.P. cittadine una dimensione evidentemente inferiore a quella effettiva e una presenza nei vari C.L.N. (cospirativi, aziendali, legali) che (seppur diligentemente percentualizzata con decimali, operazione che come si sa tende ad autocertificare l esattezza di quanto si afferma) in primo luogo non risponde all effettiva partecipazione degli anarchici ai C.L.N. e in secondo luogo - anche se rispondesse - sarebbe comunque frutto di operazione metodologicamente sbagliata (come vedremo più avanti) e sicuramente fuorviante rispetto alla consistenza dei nuclei aziendali e locali cospirativi ed insurrezionali anarchici. Le cose tuttavia non vanno meglio per quanto riguarda la storiografia anarchica, sufficiente per quanto riguarda la Toscana, scarsa per quanto riguarda l Emilia e la Lombardia essa è praticamente nulla per quanto riguarda la Liguria e Genova. Le uniche fonti del movimento anarchico che riguardino il ruolo degli anarchici nella lotta partigiana genovese mi risultano essere qualche articolo sparso sulle pubblicazioni del movimento o qualche accenno in saggi di argomento più generale che, sistematicamente, fanno riferimento all elenco dei caduti anarchici (per molti versi lacunoso ed impreciso) pubblicato sull Impulso8 organo dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria. La memorialistica anarchica è poi, nel caso genovese, inesistente in quanto a pubblicato e comunque esile e sparpagliata in archivi privati e nazionali. Ma su questo torneremo più avanti. Restano le fonti primarie ufficiali quali l archivio dell Istituto Storico della Resistenza, l Archivio di Stato di Genova attuale gestore del Fondo C.L.N., l Archivio di Stato di Roma, L A.N.P.I. Prescindendo dal fatto che l A.N.P.I. provinciale dichiara di non possedere non solo l elenco dei partigiani riconosciuti o quello dei caduti ma persino un elenco attendibile delle varie brigate partigiane e delle loro zone operative, resta da dire che per il resto del materiale esistono obbiettive difficoltà di consultazione e per la sua vastità e per i carenti criteri di catalogazione. Tutto questo, tuttavia, non giustifica l assenza di una purché minima relazione sull attività degli anarchici genovesi nella lotta antinazifascista. O meglio se è comprensibile che questa non sia venuta dalla ricerca storiografica ufficiale o accademica lo è un po di meno che nessun tentativo di ricostruzione sia avvenuto da parte degli anarchici stessi. A meno che non si voglia considerare il carattere di stretta necessità e di episodicità che essi hanno attribuito alla loro partecipazione alla resistenza. Un episodio limitato all interno di un percorso rivoluzionario. Un episodio comunque anche di fronte alla lotta degli anarchici contro il fascismo, iniziata negli anni 20 e combattuta in Spagna ancor prima che in Italia. Un episodio forse anche imbarazzante perché caratterizzato in senso patriottico e non certo internazionalista, perché combattuto a fianco dei partiti borghesi o di quel partito comunista allora organicamente stalinista e dunque corresponsabile dell assassinio di Camillo Berneri in Spagna e complice dello sterminio di tanti comunisti e anarchici nei gulag siberiani. Un insofferenza verso questo stato di necessità nemmeno troppo mascherata mi sembra di ritrovare nelle parole di Emilio Grassini in un intervento dai lui fatto in un convegno clandestino degli anarchici a Sestri P. nel giugno del 42: Essendo il fascismo il primo caposaldo da demolire e ogni colpo da chiunque tirato sarebbe sempre desiderato, in questa azione ci troveremo sempre gomito a gomito con l arma in pugno anche con quegli elementi le cui finalità sono in contrasto con le nostre o sono indefinite. Quali saranno in quel momento i nostri amici e quali i nostri nemici? Difficilmente ci sarà possibile distinguerli e tutti ci appariranno compagni di lotta. Ma caduto il primo caposaldo, cioè il fascismo, ogni corrente rivoluzionaria avanzerà le proprie rivendicazioni .... Perciò nostro preciso compito crediamo sia questo: lavorare contro il fascismo, sì, con chiunque: ma esigere da chiunque il diritto all affermazione dei nostri sacrosanti principi libertari 9 . Un episodio, uno stato di necessità, una costrizione della quale quando è terminata si parla mal volentieri. Nei prossimi capitoli vedremo, tra l altro, lo sviluppo di questa convivenza.
4 - L avvento del fascismo, la clandestinità Ci fa da filo conduttore la Relazione del lavoro svolto durante il periodo fascista, insurrezionale e dopo la liberazione 10 stesa da un compagno non identificato nell immediato dopoguerra: Dopo le battaglie sostenute contro i fascisti, culminante nell assalto alla Camera del Lavoro di Sestri Ponente nella quale i fascisti e le guardie regie ebbero la peggio, la situazione s inasprì sempre più contro gli anarchici . Nel biennio rosso i militanti e i gruppi anarchici erano una forza ragguardevole, attiva e sempre presente nelle lotte sociali e politiche nel Genovesato. I punti di forza del movimento erano la Valpolcevera e i comuni operai del ponente cittadino (Sestri Ponente, Cornigliano, S.P.D Arena, ecc.). Secondo la polizia alla fine del 1919 il numero dei militanti di questi gruppi era di oltre duecento e vengono citati, tra i più attivi ed influenti, tra gli altri, Gastone Cianchi, Emilio Grassini, Angelo Dettori. In campo sindacale la situazione era ancora più favorevole: consistenti nuclei libertari erano presenti nei vari stabilimenti del gruppo Ansaldo (Fonderia, Cantiere, Proiettificio, Vagonificio) e in varie altre importanti aziende metallurgiche e metalmeccaniche (Ferriere di Sestri P., Ferriera di Trasta, ecc.) dislocate nel ponente e nella Valpolcevera. Le lotte operaie di quegli anni culminate nell occupazione delle fabbriche avvenuta l uno e due settembre 1920 vedevano particolarmente attivi anarchici, libertari e sindacalisti rivoluzionari organizzati nell U.S.I. Tra questi Pietro Caviglia, Angelo Dettori, i fratelli Stanchi, Emilio e Natale Grassini, Cristoforo Piana, Antonio Negro, ecc.11 . Nel ponente ligure i punti di forza erano Savona e Vado Ligure (la Camera del Lavoro di Vado come già quella di Sestri era anarcosindacalista e fu diretta da Gino Bagni). Particolarmente importante la presenza anarchica allo stabilimento Westinghouse e nelle ferrovie. Altre Camere del Lavoro a maggioranza anarcosindacalista erano quella di Imperia (diretta dall anarchico Formica) e quella di Finalmarina ove il nucleo più consistente di associati è costituito dagli operai dei Cantieri Piaggio12 . Forte anche la presenza anarchica specifica con numerosi circoli e gruppi libertari. Del gruppo Pietro Gori di Savona faceva parte tra gli altri Lorenzo Gamba e in seguito vi svolgerà militanza anche Umberto Marzocchi13 . Nello spezzino e nel sarzanese sia sul terreno specifico politico, sia sul terreno sindacale la presenza degli anarchici era cospicua e battagliera. La Camera del lavoro aderente all U.S.I.14 raccoglieva forti nuclei operai della Vickers-Terni, della Cerpelli, dell Ansaldo S.Giorgio e dell Arsenale. Rilevante sul piano sindacale era l attività di Pasquale Binazzi, Vittorio Cantarelli, Attilio Faggioni e del giovanissimo Umberto Marzocchi a cui venne affidata la segreteria del sindacato metallurgico. Nel sarzanese Enrico Ponzanelli e Mansueto Luccherini erano segretari rispettivamente della Lega Minatori e della Lega Muratori15 . Sul piano dell agitazione politica rivoluzionaria era forte e incessante l azione de Il Libertario diretto da Pasquale Binazzi. Si può nel complesso valutare la consistenza del movimento anarchico nello spezzino in quegli anni intorno ai 400-500 militanti organizzati in oltre una trentina di gruppi16 . Questo breve panorama dell anarchismo ligure dell inizio degli anni 20 presenta un quadro abbastanza omogeneo - al di là delle specificità locali - di un movimento fortemente radicato nelle fabbriche e dunque orientato su posizioni sindacaliste e classiste, propenso per ciò - si riterrebbe - a dotarsi di strutture organizzative efficaci e funzionali. La stessa costituzione dell Unione Anarchica Italiana, avvenuta nell aprile del 1919, sembra dar conto di un processo - a livello nazionale e a livello locale - di stretta organizzativa. Nella realtà dei fatti le cose non erano proprio così. In primo luogo il patto associativo dell U.A.I. riportava i vincoli associativi all autonomia del gruppo federato e, in secondo luogo, nel movimento anarchico settori non trascurabili continuavano ad essere arroccati su posizioni antiorganizzative, se non individualiste. Citiamo ad esempio il gruppo raccolto intorno alla redazione pegliese del giornale Gli Scamiciati17 e quello che, nel sarzanese, faceva riferimento a Abel Rizieri Ferrari. In ogni caso quello che fosse l orientamento degli anarchici liguri, il ciclo di lotte che sfociò nell occupazione delle fabbriche li vide in egual misura partecipi e attivi nel dare uno sbocco rivoluzionario alla situazione. La storia racconta come si concluse l occupazione delle fabbriche e come svanì l ultima grande occasione per un attacco rivoluzionario offerta alla classe operaia: le esitazioni della C.G.L., l accettazione da parte del Partito socialista e della stessa C.G.L. del compromesso giolittiano, lo smantellamento del movimento. A Sestri Ponente la maggioranza degli operai organizzati nella locale Camera del Lavoro respinse quella che fu definita la beffa atroce del controllo operaio , ma ciò non servì a nulla come a nulla servì il tentativo dell U.S.I. di estendere il movimento alle ferrovie, ai porti, alle navi nel convegno regionale convocato a S.P.D Arena il 7
settembre. La risoluzione di palazzo Marino cancellò tutto e lasciò i lavoratori disarmati di fronte alle reazione fascista18 . La Camera del Lavoro di Sestri P. a forte maggioranza anarchica e sindacalista rivoluzionaria (venne diretta da sindacalisti e anarchici a partire dal 1905 e nel biennio rosso da Antonio Negro) e che contava quasi quattordicimila iscritti era tuttavia osso duro da rodere e ancora per qualche tempo mantenne intatte le sue capacità d organizzazione e di lotta. Tuttavia La sera del 4 luglio 1921 le squadre fasciste provenienti da Genova, dopo essersi abbandonate ad atti di violenza contro singoli lavoratori, mossero all assalto della sede della Camera del Lavoro, mentre reparti di carabinieri e poliziotti assistevano senza intervenire. Nella CdL si trovava un centinaio di operai ed ebbe inizio così una violenta battaglia che durò tutta la notte e nella quale carabinieri e poliziotti si affiancarono ai fascisti, facendo uso di moschetti e di bombe a mano; all alba i difensori, esaurita ogni possibilità di resistenza, riuscirono a lasciare l edificio e a mettersi in salvo mentre la Camera del Lavoro venne devastata dagli assalitori 19 . Uno sciopero dei lavoratori sestresi protrattosi dal 5 al 7 luglio non riusciva ad impedire la chiusura e l occupazione da parte dei carabinieri della sede della C.d.L. Solo il 31 luglio essa veniva restituita con l imposizione di un patto di pacificazione siglato per gli organizzatori sindacali da Angelo Dettori e Angelo Faggi20 . L accordo venne ben presto disatteso dai fascisti e la C.d.L. doveva essere chiusa definitivamente nel 1922. Anche nello spezzino l attacco fascista si faceva generalizzato. Già il 12 maggio erano state attaccate e devastate le due Camere del Lavoro (quella dell U.S.I. e quella confederale). Il 18 luglio un gran numero di fascisti preparò un incursione su Sarzana. Alla difesa della città parteciparono lavoratori, sindacalisti e un gran numero di militanti anarchici (che avevano già iniziato, insieme ai militanti degli altri partiti di sinistra, ad organizzarsi nelle squadre armate degli Arditi del Popolo). Tra questi ricordiamo Ugo e Bruno Boccardi, Marino Anelli, Rino Milanesi, Silvio Casella, Emilio Ferrari, Dino Ferrarini, Emilio Ginesi e Renato Olivieri. Li ritroveremo nella lotta clandestina al fascismo e nella lotta partigiana. Nel ponente ligure era ugualmente duro l attacco fascista e forte la resistenza operaia: per tutto il settembre del 21 devastazioni fasciste, conflitti e scioperi si susseguirono a Savona e in altre località21 . L attacco fascista divenuto generalizzato contribuì a scompaginare definitivamente le vecchie organizzazioni sindacali e politiche - intransigenti o tentennanti che fossero - in tutta la Liguria, come nel Genovesato e nel ponente cittadino. E tuttavia degno di rilevanza il fatto che l ultimo Congresso nazionale ufficiale dell U.S.I. si tenesse a Genova il 28 e 29 giugno 1925 e che vi fosse una discreta rappresentanza di delegati22 per la Liguria e per Genova in particolare a dimostrazione di legami non del tutti scissi con il proletariato delle grandi fabbriche23 . Uno dei delegati, il sestrese Attilio Caggero, infatti porta il saluto del proletariato ligure. Dice che il morale delle maestranze operaie metallurgiche è quanto mai alto; alcune agitazioni come quelle delle maestranze delle Ferriere Bagnara si son chiuse con risultati soddisfacenti. Si nota un risveglio in tutta la Liguria. L oratore porta a sostegno della sua affermazione dei dati precisi con risultati ottenuti dai sopralluoghi della Spezia, Novi Ligure, Savona, S.P.D Arena... 24 . Si chiudeva comunque - per gli anarchici come per gli altri - una fase della storia della lotta di classe e si apriva un nuovo capitolo contrassegnato da attività cospirative, lotte isolate, azioni anche individuali che in qualche modo avrebbero mantenuto una continuità tra il passato e la speranza di un futuro diverso. I nomi dei compagni che abbiamo citato e di molti altri protagonisti di quelle lotte, li ritroveremo nella lotta clandestina, vittime di persecuzioni politiche, in esilio, militanti in terra di Spagna, al confino, e finalmente nella lotta armata contro il fascismo.
5 - Clandestinità, esilio e repressione Con l accusa del fascismo al potere molti compagni dovettero riparare all estero. Coloro che non vollero varcare le frontiere furono quasi tutti bastonati, carcerati e inviati al confino 25 . In effetti sono molti i compagni che già dal 1921, in tutta la liguria subiscono duramente i colpi della reazione montante. Diversi sono uccisi in scontri con fascisti e carabinieri: Primo Palmini a Pegli, Cesare Rossi a Sestri Ponente, Pierino Pesce a Coronata26 , Uliviero (febbraio) a La Spezia, Dante Carnesecchi (marzo) ad Arcola, Fioravante Raspolini (luglio) a Sarzana, Abel Renzo Ferrari a Teglia (novembre). Nel 1923 Pietro Cestari a La Spezia. Molti saranno anche i feriti dalle squadre fasciste. Altri come Adelmo Sardini, Lorenzo Gamba, Pasquale Binazzi, Augusto Boccone, Costantino Sansebastiano, Francesco Rangone, Emilio Grassini - solo per citare alcuni nomi che ritroveremo nell arco di tutta la lotta di opposizione al fascismo - sono arrestati, processati, condannati27 , ammoniti, iscritti nelle liste di proscrizione già a partire dai primi anni 20. Lo stesso Gamba, Pietro Caviglia, Umberto Raspi, Renato Gori debbono riparare in Francia insieme a molti altri28 . All entrata in vigore delle leggi eccezionali e del tribunale speciale altri militanti anarchici sono colpiti: Carlo Benati è arrestato nel 25, Paquale Binazzi e Vincenzo Toccafondo nel 26, Virgilio Mazzoni, Umberto Seidenari, Aladino Benetti, Raffaele Benvenuti, Pasquale e Zelmira Binazzi inviati al confino nel 26, Guglielmo Foschi di La Spezia confinato nel 27, Gastone Cianchi ammonito e sottoposto a stretta vigilanza, Armando Bugatti arrestato nel 28 29 . Il movimento anarchico e sindacalista genovese (così come nel resto della Liguria e d Italia) è duramente colpito dalla repressione e forse più d altri, almeno agli inizi, patisce le proprie forme organizzative federative particolarmente vulnerabili alla perdita dei contatti. Un minuscolo gruppo rimase nella Liguria ammonito o negletto, il quale, sia pure sotto la vigilante osservanza dei poliziotti e delle spie fasciste, riuscì a passare ventitre anni nella cloaca fascista senza rinunzie pur pagando regolarmente regolari corsi di carcere preventivo, qual delizie del nuovo regime 30 . Gli anni bui del regime non intimidiscono più di tanto i compagni rimasti a Genova e scampati alla galera o al confino. Anzi è proprio a partire dagli anni 30 che si ristabiliscono i contatti, dapprima tra i militanti genovesi, a piccoli gruppi, e poi tra questi e quelli delle altre località (infaticabile è stata in questo senso l opera di Pasquale Binazzi che negli anni non passati tra galera e confino tessé instancabile una rete di collegamenti clandestini), infine con i compagni in esilio in Francia. Si passa cioè dalla ribellione e dalla resistenza individuale o dalla cospirazione armata di singoli o piccoli gruppi che progettano il gesto esemplare o il tirannicidio - come nel caso del gruppo di Faustino Sandi, Guido Marzocchi e Pietro Meloni condannati a 30 anni di carcere per aver in concorso tra loro e con altri costituito associazione tendente a provocare strage e preparato attentato al duce con sentenza del Tribunale Speciale del 15/6/193231 - alla ricostruzione di una rete organizzativa di lotta antifascista e di propaganda anarchica. Si deve appunto a questo piccolo gruppo sparpagliato nei vari paesi del genovesato se la fiaccola dell anarchismo continuò ad ardere luminosa in mezzo alle tenebre fasciste 32 . Chi fossero i compagni che hanno tenuta accesa la fiaccola in mezzo a mille difficoltà lo possiamo solamente supporre: sicuramente Emilio Grassini, testimone in seguito lucido e attento di quegli anni, certamente i fratelli Stanchi, probabilmente Toccafondo, Caviglia, Mazzoni, Sardini e gli altri rimasti, nei brevi periodi liberi tra arresti, carcere e confino. Dobbiamo aggiungere che a differenza di quanto avvenne in altri partiti, i superstiti dell anarchismo ligure non ebbero bisogno di coprirsi con l orpello ributtante del doppio gioco , di indossare cioè i simboli contrari all anarchia 33 . L intransigenza e il rigore dei principi, la fede cocciutamente rivendicata, la refrattarietà al conformarsi sono certo sempre state caratteristiche precipue degli anarchici (a volte così caparbiamente esibite da rischiare più che l estraneità, l antagonismo nei confronti dei duttili tatticismi sacrificati alla politica rivoluzionaria di classe), non c é dunque motivo di dubitare che tra le fila dei nostri compagni le defezioni siano state pochissime. Pochissime quelle dovute a calcoli di opportunità personale, alcune dovute ad una sorta di grande sonno che per molti finirà nel luglio del 43, sicuramente nessuna dovuta ad un doppio gioco programmato, all entrismo cioè nelle organizzazioni di massa del fascismo - che ad esempio i quadri comunisti spesso attuarono per mantenere comunque aperto un rapporto con le masse lavoratrici. Un limite o una coerenza totale? Probabilmente tutte due le cose insieme.
Un approfondimento non privo di suggestioni può essere quello dei percorsi individuali di molti militanti in quegli anni. Nell ostinata opposizione degli anarchici al fascismo - negli anni più bui della dittatura - si intrecciano spesso diverse forme di resistenza. All allacciarsi clandestino dei rapporti di cospirazione tra i vecchi militanti operai fa da contrappunto il fiorire di iniziative del tutto individuali. Queste spaziano dall atteggiamento individuale anticonformista e ribelle (il fiocco nero, i canti tradizionali anarchici, ecc.), all opera di microproselitismo, al salvataggio - sempre individuale - della memoria e delle tradizioni del movimento tramite la diligente compilazione di vere e proprie antologie del pensiero anarchico e libertario, risultato di pazienti copiature manuali di brani di libro e di articoli su quaderni destinati a circolare tra gruppi ristretti di compagni e simpatizzanti34 . Vincenzo Toccafondo - uno dei militanti più stimati del genovesato (prima, durante e dopo il fascismo), coltissimo autodidatta - per oltre dieci anni scrisse di suo pugno una sorta di rivista - L Antistato - in singola copia su quaderni scolastici facendola circolare fra compagni e colleghi35 . Bozzetti sociali, ritratti storici, momenti di storia dell anarchismo e della guerra di classe, lunghi articoli contro il fascismo e le guerre imperialiste, compongono questo singolare e straordinario giornale che è, a un tempo, testimonianza di un percorso di maturazione ed impegno personale e di una concezione della militanza rivoluzionaria che trascende le contingenze dei vincoli e dei rapporti d organizzazione. Ma seguiamo ancora la Relazione: [gli anarchici] Pagarono di persona rimanendo coerenti ai nostri ideali. Gli schedari polizieschi sono lì a confermare la nostra asserzione: L anarchico schedato (vi si legge) mantiene le sue idee, continua su di lui la sorveglianza , oppure seguendo gli ordini ecc. abbiamo arrestato l anarchico schedato X il giorno .... e lo abbiamo rilasciato il giorno .... Continua la sorveglianza . Di questi rapporti i dossier dei nostri compagni sono pieni e non ne troverete uno in cui vi sia una parola che faccia dire allo sbirro: l anarchico X si ricrede, si pente ecc. 36 . Le schede della polizia che abbiamo potuto consultare37 recano la stampigliatura Anarchico sovente seguita da pericoloso e dalle azioni da intraprendere: vigilare, mantenere sotto stretta sorveglianza oppure per i fuoriusciti iscritti nella Rubrica di frontiera: segnalare, perquisire, arrestare. Più della metà del campione di schede che è stato possibile visionare si riferisce a militanti espatriati all avvento del fascismo o negli anni immediatamente successivi. In una prima approssimazione è anche possibile stabilire quali furono i paesi meta dell emigrazione: la Francia innanzitutto (almeno il 20% vi si stabilirono), poi la Spagna, gli USA e l Argentina in maniera consistente, e poi ancora il Belgio, Tunisi, Londra, ecc. Dalle stesse schede siamo poi in grado di indurre le condizioni professionali prevalenti: operai dell industria in maggioranza, poi braccianti, muratori e artigiani; questo spaccato sostanzialmente coincide con quello che è possibile ricavare dalle schede del Casellario Politico Centrale e - come vedremo - dalle biografie dei compagni che abbiamo ricostruito: tanti lavoratori del braccio (provenienti infatti in prevalenza dalle zone ad altra concentrazione operaia del genovesato), pochissimi intellettuali di professione ma moltissimi generosi ed entusiasti autodidatti.
6 - Una prima ripresa Mentre la polizia e fascismo sorvegliavano l anarchismo per salvare l Italia i nostri compagni superstiti mantenevano i contatti di paese in paese e persino con l estero. Fu appunto verso il 1930-32 che in un Primo Maggio riuscirono ad avere dalla Francia una infinità di giornali e, in parte a diffonderli 38 . L attività di diffusione organizzata di stampa e opuscoli clandestini deve essere iniziata in forma organizzata un po prima di quanto ricordasse l estensore della Relazione. Questa è almeno l impressione che si ha scorrendo gli elenchi e le imputazioni dei rinviati al Tribunale Speciale. I contatti con l emigrazione anarchica all estero dei compagni genovesi sembrano risalire almeno al 1927. Infatti all inizio di quell anno viene arrestato a Genova Luigi Galleani perché trovato in possesso di giornali anarchici stampati a New York. Possiamo dunque supporre che già dal 27 fosse in via ricostruzione una rete clandestina di distribuzione di stampa anarchica proveniente dall estero (USA, Francia). La supposizione viene poi confermata dall arresto e dall invio al confino di altri militanti anarchici genovesi accusati di aver diffuso stampa anarchica negli anni immediatamente successivi39 . L episodio specifico a cui si riferisce Grassini è probabilmente la diffusione clandestina di una gran quantità di giornali e manifesti, arrivati dalla Francia, nel maggio-giugno del 31 e in seguito al quale un gran numero di compagni particolarmente a Sestri P. - furono indagati, arrestati, ammoniti o confinati. Nel giugno del 1931 un rapporto della capitaneria di Porto di Genova segnalava che nascosti nella nave Teresa Schiaffino erano stato rinvenuti almeno 500 manifesti anarchici. La polizia riteneva che fossero stati caricati a Marsiglia con la complicità di qualche scaricatore anarchico40 . Evidentemente non tutto il materiale fu individuato o altro ne giunse o prima o dopo. Tra i compagni che furono colpiti qualche mese dopo41 ricordiamo Pietro Caviglia (arrestato e poi rilasciato) e i fratelli Stanchi, Attilio e Carlo, inviati al confino e che probabilmente furono tra i principali organizzatori dell attività clandestina insieme allo stesso Grassini. Ce ne fornisce conferma Grassini stesso: ...una gran parte dei compagni hanno dovuto rifugiarsi all estero ed i pochi che sono rimasti hanno dovuto lavorare piano e con cautela, dopo lunghi sforzi hanno ottenuto un collegamento con i compagni all estero quando nel 1931 una spia in seno al movimento aggrava la situazione in modo che dopo pochi giorni questa essendo a conoscenza che a casa di un compagno vi è della stampa, provoca dopo poche ore l intervento della polizia nella sopraddetta casa, ma nulla riuscirono a trovare di ciò che cercavano causando perciò l arresto dei fratelli Stanchi Carlo e Attilio, di conseguenza malgrado che la polizia non avesse avuto prove condannò i sopradetti fratelli a 5 anni di confino. Perciò i compagni hanno dovuto lavorare ancora con più cautela per infiltrarsi nelle masse con qualche scritto. 42 . Nel novembre del 1932, probabilmente a repressione preventiva di una temuta ripresa anarchica, un rapporto della regia prefettura denunciava un attività anarchica in Valpolcevera dove era nato un gruppo denominato Alleanza anarchica e per questo finivano incarcerati Silvio Battistini, i fratelli Giacomo e Giovanni Gaggero, Giovanni Rolando e Attilia Pizzorno, quest ultima sospettata in quanto anarchica schedata e pericolosa di essere a capo del gruppo43 . Giovanni Rolando e Attilia Pizzorno erano stati negli anni 20 rispettivamente direttore e collaboratrice del già citato giornale anarchico Gli Scamiciati . Ci siamo dilungati su questi episodi non tanto per la loro importanza specifica quanto perché in primo luogo, segnano la rinascita di una rete organizzativa ancora fragile ma abbastanza ramificata, con collegamenti anche internazionali; in secondo luogo, perché l epicentro di questa struttura è Sestri Ponente, ricca in passato di tradizioni libertarie e di presenza anarchica e sindacalista preponderante; in terzo luogo, perché gli arrestati e gli inquisiti sono quasi tutti operai della grande industria genovese e ciò rimarca la natura di classe dell anarchismo genovese. Riprendiamo la Relazione: Purtroppo un lurida spia crediamo di oltre frontiera, informò la sbirraglia e molte case furono perquisite. Vi furono molti arrestati ma nulla cadde solo unghie poliziesche di modo che il tribunale speciale non lavorò. Lavorò invece per alcuni in confino e le nostre file si assottigliarono sempre più. La sorveglianza polifascista non dava tregua e bisognava [tenere] sempre più tutto il contrabbando delle nostre idee nel nostro cervello. Era sufficiente un indirizzo, un saluto, per provocare l arresto o l ammonizione, di modo che si può dire che fu una ben grande cosa se riuscirono a rimanere in collegamento in un ben ristretto numero di compagni 44 . La seconda metà degli anni 30 è il periodo del fascismo trionfante, dell impero, dei successi coloniali e dell illusione del benessere per tutti. La classe operaia per la verità non beneficia granché di questo presunto stato di cose, sottoposta più che mai alla pressione padronale e all immiserimento delle proprie condizioni di
vita. Ma la pubblica opinione , come sempre accade, da voce prevalentemente a quegli strati sociali che sono, relativamente, privilegiati dal regime per naturale consustanzialità oppure a quelli irretiti dalla propaganda fascista della nazione proletaria . Anche gli strati giovanili e studenteschi più vivaci intellettualmente, come ben racconta Zangrandi45 sono sostanzialmente conquistati dal mito della terza ondata , della riscoperta delle radici rivoluzionarie e anticapitaliste del fascismo e a questo piegano l entusiasmo per le imprese coloniali o per la prossima guerra di Spagna. Anche dal punto di vista culturale le aperture di alcuni dirigenti fascisti46 che fanno mostra di tiepida fronda all establishment, attraggono intellettuali antifascisti e comunisti ad una sorta di entrismo culturale in cui non è chiaro chi fa il gioco di chi. Per la classe operaia e la masse lavoratrici tutto è molto più chiaro, non c è un solo aspetto del fascismo che non sia organicamente connesso al dominio di classe del grande capitale e ciò si palesa in esperienza diretta di licenziamenti, perdita di potere d acquisto, aumento dei ritmi di lavoro e peggioramento delle condizioni in cui esso si svolge. La resistenza sindacale è ardua ormai quasi come quella politica, neppure il tentativo di militanti comunisti di infiltrarsi nelle organizzazioni sindacali fasciste produce dal primo punto di vista effetti di sorta, forse è più pagante, alla lunga, sul secondo terreno in quanto prelude alla ricostituzione di una rete di quadri operai e di un reticolo di rapporti all interno delle fabbriche. Per gli anarchici questi problemi neppure si pongono, l integrità rigida e la coerenza interna estrema del loro quadro teorico e strategico non permette derive sul piano tattico né oscillazioni sul piano delle alleanze: la lotta al fascismo è la lotta allo Stato e al Capitale e in questa lotta ci si accompagna a chi ne riconosce l unitarietà. La prospettiva è dunque quella di serrare le fila sotto i colpi della repressione, contarsi, riprendere con cautela i contatti con altri compagni, cercare canali sicuri per la diffusione della propria stampa, fare propaganda ad un tempo per l idea e contro il regime imperante. Le prospettive sono buie, ma questo è ciò che c è da fare. Mentre Pasquale Binazzi si prodiga in quest opera di paziente tessitura a livello di Norditalia, a Genova chi fa da punto di riferimento per i pochi compagni (concentrati a massima parte nel ponente cittadino ed in particolare a Sestri Ponente) è sicuramente Emilio Grassini, la sua officina di Cornigliano, nonostante la stretta sorveglianza a cui egli è sottoposto, è un po il centro ideale della rete che si va costituendo. Lo stesso accade nel resto della regione. Nello spezzino una rete organizzativa si ricostituisce - sempre per opera di Binazzi - attorno a Del Carpio, Buzzolino, Milanesi, Faggioni, Perini e altri. Nel ponente ligure ciò avviene probabilmente attorno a vecchi militanti (Giacomo Cerato nell imperiese, Giuseppe De Ceglie, Isidoro Parodi, Mario Adriani nel savonese). Eppure nonostante questi siano gli anni più bui è proprio nel 36 che si apre uno spiraglio che incrina l immagine del fascismo trionfante ed imbattibile: la guerra civile e poi rivoluzione spagnola, l accorrere di volontari da ogni parte del mondo, la difesa vittoriosa di Madrid, dimostrano che il fascismo e il nazismo non sono invincibili se i militanti rivoluzionari e le masse lavoratrici si riappropriano dell internazionalismo e dell iniziativa di classe. Gli anarchici affluiscono a Barcellona e Madrid da tutta Europa. Gli anarchici italiani sono in prima fila e dalla Francia o espatriando clandestinamente dall Italia accorrono in Spagna. Lo stesso vale per gli anarchici liguri e genovesi: Umberto Marzocchi (Colonna Rosselli, Commissario politico), Nicola Turcinovich (Colonna Ascaso), Marcello Bianconi (Colonna Ascaso), Guglielmo Bertini (combattente), Renato Gori (combattente), sono solo alcuni47 di coloro che da Genova, dalla Liguria o dall esilio accorrono in Spagna per difendere la libertà del popolo spagnolo. Insieme a molti altri che da Genova e dall Italia avevano organizzato il sostegno alle brigate rivoluzionarie48 , quelli che tornano, dopo l internamento in Francia e spesso il confino in Italia, si preparano a combattere la stessa lotta contro gli stessi nemici.
7 - Si rinserrano i ranghi Si avvicina la guerra: Si giunge così alla vigilia della guerra e (naturalmente) a nuovi arresti e nuovi rinvii al confino di polizia. Oramai i salvatisi alla furia fascista si contano sulle dita di una mano e data [l ]euforia, dovuta allo strombazzamento delle prime vittorie di guerra, la nostra propaganda non attecchiva granché. 49 . Dunque l entrata dell Italia in guerra accentua le difficoltà al lavoro clandestino degli anarchici genovesi: tra il 1939 e il 1941 gli arresti e gli invii al confino di numerosi compagni, oltre a quelli dei reduci dalla Spagna che provenivano dai campi d internamento della Francia di Vichy, assottigliano ulteriormente i ranghi delle già esigue fila del ricostituendo movimento anarchico genovese. Marcello Bianconi, Armando Bugatti, Gastone Cianchi, Lorenzo Gamba, Giuseppe Pasticcio, Rinaldo Ponte, Umberto Raspi, Ernesto Rocca, Umberto Seidenari, Carlo Stanchi, Vincenzo Toccafondo, Nicola Turcinovich, Renato Gori partono nuovamente per il confino e ritorneranno a Genova solo alla fine del 43. E il momento più difficile ma anche quello che prelude ad un inversione di tendenza. Furono poi le prime disillusioni e la ristrettezza della vita civile che prepararono il lievito ad una nostra ripresa più fortunosa. Sorse l idea del Fronte Unico fra tutti i lavoratori senza distinzione politica o religiosa, ma di fede anti-fascista e contrari ad ogni forma di coalizione e di sfruttamento dell uomo sull uomo, che cominciò a farsi strada 50 . E nel 1942, l anno di massima espansione delle armate hitleriane in Europa, che il fascismo italiano comincia a scricchiolare, oltreché sul piano della conduzione della guerra, dopo le prime pesanti sconfitte militari, anche e soprattutto sul piano del consenso dei suoi propri sostenitori e del sostegno di chi ne aveva permesso l ascesa. Le condizioni sempre più pesanti di sfruttamento intensivo delle masse lavoratrici e di immiserimento dei ceti popolari aprono spiragli, che ben presto diventeranno voragini, alla penetrazione della propaganda antifascista e anche di quella rivoluzionaria. E in questo clima che i compagni rimasti decidono di dare un deciso impulso a quell opera di penetrazione nelle masse che avevano con cautela sempre perseguito, formulando nei riguardi di tutti i lavoratori di sentimenti antifascisti e di idee anticapitaliste la proposta di costituire un fronte unitario di lotta. Seguiamo a questo proposito ancora Grassini: Ed ecco sopraggiungere la guerra tanto fratricida con i primi bombardamenti [e] provocare il processo della demoralizzazione delle masse e tra questo stato di cose si poté allargare la nostra propaganda e l inizio della disgregazione delle forze fasciste, cominciando ad essere avvicinati da quei compagni che quasi ci scansavano per tema di compromettersi; nella fine del 1942 si creò il fronte unico dei lavoratori ed attraverso la nostra propaganda seria quanto mai si affacciò l idea di affiancarsi al P.C.I. e con ciò scoprirsi nel possibile rischiando, per far vedere chi siamo e cosa vogliamo proseguendo questa lotta clandestina...con una riunione presente il defunto compagno Binazzi Pasquale si prende accordo con tutti gli antifascisti per l abbattimento del fascismo ostacolo principale 51 . Effettivamente nei primi di giugno del 42 si tenne a Sestri Ponente una riunione clandestina a resoconto della quale non resta che una relazione che vi tenne Emilio Grassini e dalla quale abbiamo estratto i brani che abbiamo citato all inizio di questo documento. In questa riunione giunsero ad una prima sintesi gli sforzi per ricostruire i collegamenti tra i nuclei anarchici dell alta Italia e quelli per ricostruire l organizzazione a Genova. Non sappiamo con certezza chi partecipò a quell incontro oltre a Grassini e Antonio Pittaluga. Probabilmente Pietro Pozzi, forse Pietro Caviglia, Antonio Dettori, Adelmo Sardini, Wanda Lizzari, sicuramente qualcuno tra i restanti quadri operai anarchici del ponente. Probabilmente parteciparono anche compagni del Piemonte e della Toscana52 . E però difficile pensare che già in quella riunione si tentasse un approccio con antifascisti di altra provenienza politica. E più plausibile che essa sia stata dedicata alle modalità della costruzione della F.C.L. e che in essa si siano gettate le basi della proposta del Fronte Unico dei Lavoratori. I contatti con gli altri antifascisti saranno venuti in seguito, a proposta definita. Vale la pena di citare più estesamente l intervento di Grassini53 . L intervento, steso sotto forma di relazione con il titolo Noi C.[omunisti] A.[narchici], i partiti autoritari e la massa amorfa , è un analisi di ampio respiro delle possibilità rivoluzionarie delle lotte che accompagneranno il prossimo crollo del fascismo, dei problemi connessi alla fase di ricostruzione in una strategia rivoluzionaria e del rapporto con le altre forze antifasciste, e in modo specifico con i comunisti, in queste due fasi. Vediamone alcuni passi: Quando parliamo di azione rivoluzionaria pratica, cioè di piazza, ben poco divide la nostra azione da quella di tutti gli altri rivoluzionari; e pur di arrivare ad abbattere il fascismo ci troveremo fianco a fianco, sebbene non cercate, anche quelle correnti rivoluzionarie che hanno per finalità la restaurazione democratica liberale tipo Italia Libera, e con tutti i partiti più o meno autoritari.
Infatti se scoppia un moto rivoluzionario, anche se questo fosse provocato dalla nostra azione, e se i partiti autoritari e le masse vi prendessero parte, nessuno di sognerebbe di domandar loro perché combattono, essendo il fascismo il primo caposaldo da demolire....Ma, caduto il primo caposaldo, cioè il fascismo, ogni corrente rivoluzionaria avanzerà le proprie rivendicazioni, ogni partito presenterà al popolo un proprio programma e sarà allora che la massa amorfa, la massa che si era gettata nella mischia senza ideali ben definiti - ma con l istintivo proposito di conquistare la libertà e l uguaglianza - sarà sfruttata dagli autoritari più abili. Caduto il fascismo può restare l impalcatura capitalistica e, naturalmente, occorre non disarmare. Tutti i mezzi di difesa e di offesa dovranno essere adottati... 54 . In questo sviluppo lineare si insinua tuttavia un elemento di consapevolezza della problematicità di adeguare il respiro strategico alla contingenza della lotta: Perciò fin qui nessuno scrupolo dovremo avere e, forse, cadremo, nostro malgrado, in incoerenze non dovute alla nostra volontà ma al periodo d incertezza, di febbre rivoluzionaria che non ammette indugi o disquisizioni teoriche... 55 . Ma poi: Che cosa faranno le correnti antifasciste gelose di salvare il capitale e di prendere nelle loro mani le redini dello Stato? Trameranno nell ombra per condurre le masse dalla loro parte e ci sarà molto da combattere per demolire questo secondo caposaldo. Qui verranno a galla i nostri nemici e i nemici del proletariato. Occorrerà perseverare nella lotta, associati ad elementi più affini a noi. 56 . E nella fase successiva, di transizione: Ma, ammesso che la rivoluzione giunga a rovesciare, col fascismo, anche tutta l impalcatura monarchica-borghese-capitalistica-statale, è possibile arrivare di colpo all Anarchia? Probabilmente no. Oggi mancano le basi psicologiche in mezzo alle masse proletarie e forse anche in alcuni di noi, ma queste basi vanno cercate fin da oggi in mezzo ai lavoratori, se vogliamo scendano in campo fianco a noi. 57 . Occorrerà dunque: ...presentare ai lavoratori un disegno d insieme per poi passare al disegno costruttivo. Il disegno d insieme consiste nello spiegare ai nostri ascoltatori in tutte le occasioni che ci si presentano quali sono le vere basi della libertà e dell uguaglianza che necessita raggiungere fra gli uomini se vogliamo la pace futura e duratura. Il disegno costruttivo poi lo creiamo scendendo ai particolari occupandoci, volta per volta, di far capire quali capisaldi è d uopo attaccare e demolire... Ma nella nostra propaganda non perdiamo mai di vista due cose importanti: la chiarezza e la coerenze dei nostri scopi anche quando, come nel Fronte Unico, non adottiamo la parola Anarchia. 58 . Se poi le cose prendessero la piega indesiderata e avvenisse che: ... le masse si lascino abbindolare dai partiti autoritari, come ci comporteremmo noi? Anzitutto dovremo esigere (...) che ci sia lasciata libertà di stampa e di propaganda affinché le masse arrivino a capire il nostro ideale ed adottarlo. Dove tutto ciò non si ottenesse non ci resterebbe altra via che riprendere la lotta contro i reazionari quanto il fascismo qualunque fosse la loro politica liberticida. 59 . Infine una questione scottante , i rapporti con i seguaci del bolscevismo e la questione russa: Vi sono dei compagni i quali guardando alla Russia e agli sforzi che fa per non essere sopraffatta dai reazionari del capitalismo, dicono che all infuori di essa non c è altro e per concludere, visto, secondo loro, l impossibilità di superare il comunismo autoritario, dovremmo sottometterci e collaborare con questo. Questo è un gravissimo errore. Noi ammiriamo il popolo russo per lo sforzo che compie contro i suoi oppressori esterni e crediamo sia cosa utile fin dove si può aiutarlo a vincere: Ma una volta schiacciato il nemico comune, il capitalismo, perché l armonia si affermi tra tutte le nazioni è necessario che queste siano autonome, sorelle e non vassalle. Qualche comunista, nega fin d ora questa autonomia ipotecando l avvenire a favore del suo partito e della dittatura che questo eserciterà, se ne avrà la possibilità, sul proletariato...Che la proprietà sia passata dalle mani dei capitalisti alla cassa dello stato-padrone-assoluto non vorrebbe dire né uguaglianza, né giustizia, sarebbe solo il cambio di padrone senza speranza di poterlo mutare. Perciò il nostro preciso compito crediamo sia questo: lavorare contro il fascismo sì, con chiunque; ma esigere da chiunque il diritto all affermazione dei nostri sacrosanti principi libertari. 60 . Abbiamo riportato estesamente passi di questo documento perché ci sembra estremamente importante. Innazittutto è evidente che non si tratta di un generico proclama rispetto all unità d azione delle forze antifasciste. E piuttosto quello che si potrebbe definire un programma di fase , una lucida analisi delle difficoltà e delle prospettive rivoluzionarie all interno di una particolare contingenza storica. Vale la pena di ricordare che questo documento risale al 1942 ad un epoca cioé nella quale non era neanche possibile immaginare le caratteristiche che avrebbe avuto la lotta anti-nazifascista dopo la caduta del regime mussoliniano. Rimane tuttavia la capacità
predittiva degli sviluppi e dei vicoli ciechi aperti da allora in poi ad una azione anarchica organizzata. Ritorniamo per ora a seguire lo sviluppo degli avvenimenti sul fronte interno genovese, come è testimoniato ancora dalla Relazione: Un primo manifestino con programma in tal senso venne lanciato ad iniziativa degli anarchici superstiti e firma il Fronte Unico dei Lavoratori. Questo primo appello trovò molte adesioni in molti strati di lavoratori e in alcuni uffici venne integralmente riprodotto, dattilografato, fatto circolare in mezzo agli impiegati e agli operai con esito favorevole per l idea di libertà. 61 . Non disponiamo di questo primo volantino, ma in base a documenti successivi, che più avanti esamineremo e che probabilmente ne ricalcano le linee, possiamo indurre che il nucleo della proposta non fosse limitato al richiamo all unità delle forze antifasciste ma contenesse una forte proposizione anticapitalista e antistatalista a favore di liberi consigli di produttori, di lavoratori del braccio e della mente. Lo stesso Grassini nel primo di una serie di cinque articoli comparsi sul L Amico del Popolo nell immediato dopoguerra e titolati: Per la storia del nostro movimento in Liguria , riporta il testo di un manifestino dattiloscritto che tuttavia per la sua impostazione, a carattere più disfattista e non programmatico, sembrerebbe risalire ad un periodo precedente, comunque più vicino all entrata in guerra dell Italia62 . Si presenterebbe a questo punto però il problema della data di costituzione del Fronte Unico che Grassini fa risalire invece al 1942. Prosegue la Relazione: I compagni tentarono un primo approccio con alcuni nuclei di operai e con tutte le cautele che l ora imponeva, si riunirono prima in 8 o 10 poi raddoppiarono o triplicarono il numero degli aderenti, spiegarono il loro punto di vista che più tardi culminò nel primo opuscoletto Il F.U. dei Lavor.[atori] . Gli anarchici in quelle riunioni eterogenee diffondevano l idea di libertà contro ogni forma di autorità e pertanto diffondevano l anarchia. 63 . Si estendeva, si intensificava il lavoro clandestino e si allargava la cerchia degli interlocutori: non solo vecchi compagni o simpatizzanti ma elementi non politicizzati o di altre correnti di pensiero. E si allargava probabilmente a molte della fabbriche che erano state negli anni 20 roccaforti dell U.S.I. Siamo in grado di ricostruire un elenco di una serie di stabilimenti e di aziende in cui gli anarchici avevano certamente riconquistato, o l avrebbero di lì a poco, una forte presenza: L Ansaldo Fossati di Sestri P., la SIAC di Campi, i Cantieri Ansaldo di Sestri P., la S.Giorgio ancora a Sestri P., l Ilva di Campi, l Ansaldo Allestimento Navi, l Ansaldo S.Giorgio, la SIAC di Pontedecimo, La Bagnara SAM e la Piaggio di Sestri P., l Ansaldo Carpenteria, l Ilva di Voltri, l Ilva di Sestri P., l Ansaldo Cerusa di Voltri64 . Si pone, in questa situazione il problema concreto del rapporto con i militanti o simpatizzanti delle altre forze politiche, particolarmente quelle di sinistra e in specifico il PCI che ugualmente si stavano organizzando e rafforzando all interno delle fabbriche: Ma se fossero usciti dalle correnti a noi vicine [i lavoratori] e ci avessero proposto di conciliare le n/s idee con le loro per intraprendere la lotta armata contro il fascismo anche a costo di qualche rinuncia, le avremmo accettate. 65 . Non c era dunque chiusura in nome di una difesa intransigente di principi, ma la disponibilità a mediare, di fronte all imminente precipitare degli eventi, sul terreno della lotta concreta e in vista di un azione comune, sempre e comunque salvaguardando le proprie prospettive strategiche. Ma: Vennero è vero più tardi i comunisti a proporre l unità ma richiesti quali erano le modalità dell accordo la risposta fu la seguente: Noi comunisti dirigeremo la lotta, voi anarchici vi associerete a noi e tutto è fatto . 66 . La chiusura intransigente dunque c è, ma da parte del PCI e al solito in nome di una concezione dirigista e monopolista delle lotte. La risposta allora non poteva che essere: No cari amici, abbiamo un cervello anche noi, delle idee anche noi da gettare in mezzo alle masse. Formiamo piuttosto un comitato del F.U.L. composto da comunisti, anarchici, socialisti ed antifascisti che abbiano per metodo di lotta la rivoluzione e per finalità l abbattimento del capitalismo e su queste basi troveremo l accordo, così agiremo con eguali doveri e eguali diritti per tutti gli aderenti e parità di condizioni senza intromissione di nessun partito, senza seguire gli ordini di nessun capo che sia al di fuori del n/s movimento. Questa proposta fallì... 67 . Non rimaneva allora che: ...noi lavorammo da soli andando settimanalmente sui monti o in case private a piccolo gruppi con gli operai che accettavano l idea del F.U.L. Intanto si era costituita la Federazione C.[omunista]A.[narchica]L.[igure] forte appena di pochi gruppi [a]i quali aderivano complessivamente poco più di 20 compagni. Venne inviata una circolare riservatissima ai vecchi se sapevamo rimasti in piedi ma completamente appartatisi. Questi nell apprendere che era risorta la F.C.A. si rianimarono e vennero a noi... 68 . Si lavora dunque su doppio binario: da un lato per rafforzare l organizzazione
a livello cittadino, dall altro per dar corpo alla proposta del F.U.L. a livello di massa. Il terzo livello, quello dei rapporti con compagni di altre città, sarà recuperato di lì a poco. La circolare riservatissima di cui fa cenno Grassini è un forte richiamo ai compagni dormienti alle loro responsabilità di fronte al proprio passato militante e alle necessità che il momento impone: Caro compagno....Ognuno che segua appena la cronaca dei fatti, vede facilmente che fascismo e capitalismo, legati da un patto di alleanza antisociale, gettano nella fornace della guerra il fiore della gioventù, tutte le risorse della vita civile pur di salvare la propria pelle ed i propri privilegi....Ma perché l impalcatura del sistema capitalistico,..., sia travolta vantaggiosamente per gli sfruttati, occorre che ogni lavoratore cosciente dei propri diritti vi prenda parte attiva, sia con idee e finalità chiare, sia impugnando le armi contro i suoi oppressori...Qual è il nostro compito d idealisti libertari in questo momento? Non certo quello di restare alla finestra ad aspettare passivi che gli eventi si maturino per fatalismo...Perciò tu caro compagno che un tempo ti ricordiamo fervente animatore del nostro ideale, svegliati dal letargo in cui ti gettò la sfiducia e ritorna, in segreto, attivo assertore della giustizia sociale. Ricordati: chi resta passivo mentre infuria la mischia si rende inconsapevolmente complice degli oppressori. Gli avvenimenti precipitano, nessuno di noi sia impreparato 69 . E nessuno, alla prova dei fatti, lo fu.
8 - La rete si allarga Alla fine dell estate di quell anno infatti l azione degli anarchici genovesi trova sponda nell azione di Pasquale Binazzi, infaticabile tessitore di contatti tra i gruppi anarchici delle varie città70 . Ne troviamo traccia nella Relazione: ...intanto il caro compagno Pasquale Binazzi, ora defunto, venne a Genova e ci aiutò molto a ricollegarci con le altre regioni. 71 . Oppure nei ricordi di Virgilio Mazzoni72 , oppure ancora in quelli di Grassini, in un altra testimonianza: ...un compagno spezzino ci annuncia: E venuto a trovarmi Pasquale Binazzi! . Oh! finalmente sappiamo che uno dei buoni è vivo. La notizia circola in un batter d occhio in mezzo ai piccoli gruppi del Genovesato e in brevissimo tempo il nostro Pasquale è circondato da uno stuolo di compagni convenuti alla spicciolata in un luogo sicuro . Pasquale Binazzi, curvato dalle persecuzioni e dagli anni, si presenta tuttavia sorridente e pieno di fede. Egli è entusiasta del folto gruppo in cui ha trovato e abbracciato vecchie conoscenze che non avevano piegato. Sono venuto a Genova - egli dice - con la speranza di ritrovare qualcuno e per sapere cosa fate di buono... . Un compagno gli spiega il lavoro svolto sin qui...Ognuno di noi è ansioso di sapere cosa pensa della situazione questo nostro vecchio, battagliero e caro compagno, ed egli non si lascia pregare, ci espone subito un suo piano d azione da iniziarsi subito. Anzitutto - egli dice - occorre ricollegarsi con i compagni e gli uomini di buona volontà affinché ci possiamo contare, almeno in quelle località dove sarà possibile arrivare... . I compagni del genovesato che a furia di privazioni avevano ammucchiato qualche migliaio di lire lo mettono subito a disposizione del vecchio agitatore il quale, ..., inizia un intenso lavoro di ricerche e d indagini che darà i suoi frutti. Questo riallacciamento che va dalla Liguria al Piemonte, alla Lombardia al Veneto, alla Romagna, Toscana e Lazio, è faticoso, costa rischi, denaro e mesi di tempo. 73 . Lo stesso episodio nella Relazione: [Binazzi] Pubblicò un primo appello a nome del F.U.L. (un bel manifestino) che trasportò (ultra settantenne) attraverso varie regioni settentrionali e centrali fino a Milano, Torino, Romagna, Toscana, Roma. 74 . Nel dicembre del 1942 Binazzi riparte da Genova con documenti da lui redatti insieme ai compagni genovesi e inizia il suo giro per l Italia. Ci siamo soffermati a lungo su quest episodio perché dimostra due cose: la prima è che, al di là dell opera imporante ed insostituibile di Binazzi, i gruppi anarchici si stavano riorganizzando un po in tutt Italia e cercavano collegamenti; la seconda è che in quest opera, così come nell elaborazione della linea e del programma di lotta, il gruppo genovese è all avanguardia. Questa centralità è riconosciuta anche da un altro importante testimone ed attore della ripresa anarchica, Alfonso Failla: Nell Alta Italia, durante il periodo clandestino, la federazione più attiva fu quella del genovesato. Oltre l organizzazione e la propaganda apertamente anarchiche, che da Genova si irradiavano nelle regioni settentrionali, quei compagni parteciparono alla lotta partigiana in montagna ed in città vincendo il settarismo di altri che ebbero sempre cura di ostacolare al massimo il risorgere del nostro movimento che ora ha in quella zona una delle federazioni migliori d Italia. 75 . Il primo risultato dell attività di Binazzi e delle capacità propositive della F.C.L. genovese è il convegno clandestino del 16 maggio 1943 a Firenze: Eravamo giunti verso l aprile del 1943, si decise di tentare un primo convegno interregionale a Firenze nel quale gettammo le basi della F.C.A.I. ... 76 . Quel convegno si tenne in casa di Augusto Boccone, genovese di Rossiglione trasferitosi in quella città fin dal 1931. Parteciparono a quell incontro che sancì la costituzione della Federazione Comunista Anarchica Italiana: Emilio Grassini e Pietro Pozzi per Genova; Giuseppe Sartini e Vindice Rabitti per Bologna; Atto Vannucci per Faenza; Pasquale Binazzi, Del Carpio e un altro compagno per La Spezia; Augusto Boccone, Ezio Puzzoli e altri due compagni per Firenze; due compagni romani; un compagno di Faenza (Silvio Corbari?)77 . Inoltre Bocconi e Binazzi che avevano mantenuti rapporti con altri gruppi di Toscana (Carrara e Pistoia sicuramente, dove le figure più rappresentative erano rispettivamente Ugo Mazzuchelli e Egisto Gori e Tito Eschini) erano delegati a presentare le loro istanze78 . Nel convegno ci si accordò per stabilire nuovi rapporti con gli elementi antifascisti più attivi (sulla linea dunque del programma genovese del Fronte Unico), si discusse dei problemi concreti di organizzazione della lotta antifascista79 e fu sancita la costituzione della Federazione Comunista Anarchica Italiana. Un manifestino80 a firma della F.C.A.I. fu steso in quell occasione e successivamente diffuso nelle città rappresentate al convegno e in altre ancora, probabilmente ancora ad opera di Pasquale Binazzi81 . Vediamo a questo proposito ancora la Relazione: ...uscimmo con un manifestino diretto ai partiti politici nel quale sostenevamo che.... [parte omessa nel testo originale]. Ma all infuori dei soliti complimenti d uso l idea non approdò a nulla, si deli-
neò una incomprensione veramente deplorevole. Pareva che un idea partita dagli anarchici, seppure buona e realizzabile, onesta non fosse di gradimento ai politicanti. Nel loro pensiero allignava più che l idea della libera associazione alla maniera della prima internazionale, l idea della nostra sottomissione alle loro mire. 82 . Ancora difficoltà e ripulse dunque, e questa volta su scala più vasta di quella genovese, alla proposta del Fronte Unico. A completare il quadro della riorganizzazione del movimento anarchico in quegli anni, ricordiamo che già nel 1931 per iniziativa di Bruno Misefari, Alfonso Failla e altri compagni confinati a Ponza si era costituita la Federazione Anarchica Italiana83 sul modello organizzativo della vecchia U.A.I. e che pochi anni dopo, a Parigi, tra gli anarchici italiani in esilio ugualmente si era posto il problema dell organizzazione, specialmente in relazione alla necessità di dar vita ad una lotta armata contro il fascismo. Il dibattito all interno del movimento era dunque ben vivo anche se frazionato per forza di cose in diversi filoni e implicante diversi giudizi sull unità delle forze antifasciste e sul tipo di organizzazione da darsi nella fase contingente. Tuttavia un primo confronto su queste questioni si apre già all inizio della guerra quando molti compagni dall esilio, attraverso l esperienza spagnola e l internamento in Francia (tra questi Bianconi e Turcinovich), raggiungono al confino i compagni che già vi erano. Un secondo momento di confronto si aprirà dopo l 8 settembre del 43 quando i circa 180 anarchici internati a Renicci e provenienti dalle isole riacquisteranno la libertà e potranno riunirsi ai compagni attivi in clandestinità nella lotta antifascista. Ma allora l aggravarsi della situazione spingerà a comporre le differenze sul piano della prassi, cioè su quello della lotta armata e partigiana contro i nazifascisti. Ritorniamo alla narrazione della Relazione: Più tardi nell estate 1943 gettammo le basi della nostra azione e dei rapporti con gli altri partiti. Convenimmo che era necessario distinguere la nostra azione e le nostre finalità libertarie dal guazzabuglio delle idee autoritarie. Distinguerci per non sommergerci dagli altri partiti. Si giunse così al 25 luglio 1943. La caduta del fascismo ci portò a fare una dichiarazione del F.U. per incitare alla rivolta in nome del F.U. ci parve più opportuna che in nome dell anarchia, perché col F.U. abbracciavamo larghi consensi nel campo dei lavoratori. Mentre questi anche se si dicevano comunisti, venivano a noi cominciò una larvata [campagna] di propaganda.... di boicottaggio da parte delle alte sfere. Gli ordini fioccavano perché la gioventù non venisse a noi... 84 . Si tratta della problematica che precedette, accompagnò e seguì il secondo convegno clandestino della F.C.A.I. che si tenne a Firenze il 5 settembre 1943. A questo convegno parteciparono delegati di Roma (Riccardo Sacconi), di Livorno (Atto Vannucci), di Piombino (Adriano Vanni), di Firenze (Augusto Boccone e Lato Latini), di Bologna (Giuseppe Sartini e Attilio Diolaiti), di Genova (Emilio Grassini e Antonio Dettori), di La Spezia (Pasquale Binazzi, Del Carpio e un altro compagno), di Pistoia (Tito Eschini e Silvano Fedi). Il convegno discuteva questa volta più in specifico dei problemi connessi all imminente lotta armata e della proposta di costituzione di una sorta di alleanza antifascista proletaria riassunta nel F.U.L., lasciando in subordine le questioni più specifiche del movimento85 . Fu in quell occasione che furono presi accordi per l uscita di Umanità Nova il cui primo numero fiorentino, datato 10 settembre 1943, fu stampato grazie alla disponibilità del tipografo anarchico individualista Lato Latini. Quindici saranno i numeri dell edizione fiorentina, l ultimo del 20 maggio 194586 . E evidente, almeno con il senno di poi, come fosse impraticabile l unità d azione, a pari dignità e diritti, con le altre forze antifasciste che già allora intendevano la lotta antifascista come monopolio dell esarchia partitica che avrà massima espressione nel C.L.N. Concezione emendata ma non certo disattesa dai comunisti all interno della strategia togliattiana del doppio binario e la logica sottesa della doppia verità . La proposta di una vasta alleanza proletaria antifascista che veniva dagli anarchici non poteva certo trovare consensi neppure nelle forze di sinistra meno monolitiche del P.C.I. (G.L., Socialisti, Repubblicani), i cui militanti probabilmente condividevano parte delle aspirazioni rinnovatrici della piattaforma del F.U.L. (e forse anche parte di quelle rivoluzionarie) ma i cui vertici soggiacevano opportunisticamente a l entente cordiale tra Partito Comunista e Democrazia Cristiana che a Genova come a livello nazionale informava i rapporti nel C.L.N.
9 - Il Fronte Unico dei Lavoratori ...l epoca badogliana passò presto e l 8 settembre trovò i nostri compagni molto rafforzati e numerosi. Le armi per una eventuale insurrezione si accumulavano. Si pubblicò il primo opuscoletto del F.U.L. e si seguitò a far propaganda in mezzo alle masse. 87 . Come già più volte accennato la strategia del Fronte Unico dei Lavoratori fu il tratto caratteristico - programmatico e concretamente propositivo nei confronti dei lavoratori e dei militanti di base delle altre forze antifasciste - dell attività degli anarchici genovesi. Strategia che s impose anche presso i ricostituendi gruppi anarchici di altre città, non sempre senza perplessità88 . Ma la storia del Fronte Unico si intreccia profondamente con quella dei rapporti che gli anarchici genovesi cercarono di stabilire con i lavoratori comunisti, il loro partito e in seguito gli aderenti alle varie organizzazioni antifasciste. E solo dunque per economia espositiva che tratteremo dapprima del F.U.L. e in seguito (nel prossimo capitolo) di questi rapporti. Un volantino a stampa rinvenuto affisso dai carabinieri a Cogoleto il 27 settembre 1943 è probabilmente una delle prime uscite del F.U.L. in cui vengono dichiarati esplicitamente i cardini del proprio programma89 : Il F.U. è una associazione libera a cui possono iscriversi tutti i lavoratori del braccio, del pensiero e della scienza, che lottano per la libertà e vogliono emancipare il lavoro dal capitale... Il F.U. vuole rinnovare la società affinché al produttore sia garantita un esistenza equa e dignitosa, anche se impotente al lavoro, e basa le sue rivendicazioni su i principi di uguaglianza, di solidarietà e di mutuo appoggio, con uguali doveri e diritti per tutti. Estende questi principi ai lavoratori di tutti i Paesi di oltre frontiera, perché li considera fratelli e non nemici; e perciò reclama la fine della guerra;.....reclama l immediato ritorno in libertà di tutti i confinati e carcerati politici, ed il ripristino della libertà di stampa, di parola, di associazione...Ove tutto ciò non si ottenga col diritto il F.U. lo otterrà con la forza... . La chiusura poi annuncia la prossima uscita di un programma che illustrerà meglio questi principi. Di primo acchito è curiosa l associazione tra le decise enunciazioni anticapitalista e internazionalista e la richiesta di ripristino delle dignità e delle libertà civili e del diritto. Fa tuttavia da mediazione tra queste il richiamo ai principi solidaristici e di mutuo appoggio propri della tradizione libertaria e sindacalista. Non si tratta propriamente del classico volantino d agitazione antinazifascista, ma nemmeno di un testo di propaganda anarchica o rivoluzionaria. L imminente scontro di classe non è esplicitamente né invocato, né richiamato; c é piuttosto il tentativo di definire - come dicevamo - un programma di fase, il riconoscimento implicito - non molto usuale nella tradizione anarchica - che la rivoluzione si articolerà come processo piuttosto che come atto. Non disponendo del programma preannunciato - probabilmente l opuscoletto90 a cui fa riferimento Grassini nella relazione - dobbiamo rifarci ad alcuni documenti posteriori per meglio definire le prospettive strategiche del F.U.L. Il primo, in ordine cronologico e diremmo anche come importanza, è un dattiloscritto91 di due pagine titolato Concordato del maggio giugno 1944 92 a firma F.C.L. - F.U.L. - U.S.I., evidentemente concepito come un appello ai partiti di sinistra dell arco antifascista. Una prima osservazione va fatta sui firmatari del patto: è quasi certo che l U.S.I. fu ricostituita in quel periodo in modo del tutto nominale93 ; i pochi militanti di fabbrica che si richiamavano al sindacalismo rivoluzionario94 avevano stretti e organici rapporti con la F.C.L. La compresenza come organizzazioni firmatarie di F.C.L. e F.U.L. è da vedere più come un tentativo di dare un respiro più ampio alla proposta di patto di solidarietà che non di ipotecarne la paternità, anche perché nel FUL in pratica i militanti anarchici erano in netta maggioranza. Per quanto riguarda i contenuti risalta la decisa enunciazione in senso anticapitalista e rivoluzionario che nel documento precedente era soltanto implicita, ma diversi sono i destinatari della proposta. L aspetto più interessante tuttavia risiede nello sforzo di articolare, sul terreno degli strumenti di lotta, una tripartizione di livelli organizzativi: il livello della normale contrattazione e difesa sindacale, le commissioni interne; il livello dell agitazione sindacale e antifascista, i comitati segreti d agitazione; il livello politico anticapitalista e rivoluzionario, i consigli di fabbrica (Soviet liberi). Il respiro della proposta vuole essere ampio e sfuggire al pericolo di comprimere, a causa delle difficoltà e delle necessità contingenti, la ripresa della lotta di classe in un clima di embrassons nous interclassista e, come diremmo oggi, nazional-popolare tipico dell ambiente ciellennista. Tuttavia l enunciazione più completa ed organica delle prospettive strategiche, del costrutto teorico e delle dichiarazioni programmatiche del Fronte Unico la troviamo in un opuscolo, non databile in quanto a stampa ma il cui contenuto fu sicuramente elaborato e diffuso in epoca cospirativa, titolato I lavoratori nella pratica rivoluzionaria - I consigli di fabbrica e la rivoluzione 95 . I due scritti, raccolti nell opuscolo, sono l uno il completamento
dell altro. Nel primo troviamo un analisi della situazione che si creerà alla fine della guerra e che, già come nel primo dopoguerra, produrrà le condizioni per una crisi rivoluzionaria. Il pericolo di un riassorbimento all interno della ricostruzione capitalistica sarà attenuato dalla consapevolezza raggiunta dai lavoratori del carattere distruttivo della riproduzione capitalistica e dello sviluppo delle oligarchie borghesi che essa presuppone. In questa maturata coscienza alla classe non si daranno mezze misure, ma solo il riconoscimento di un azione diretta e rivoluzionaria intransigente. Lo stesso mito della democrazia borghese nulla potrà, nella coscienza delle masse, contro l evidenza della capacità da parte dei lavoratori di autogoverno che essi stanno già sperimentando nelle fasi più dure della presente lotta. Lo stesso varrà per le teorie che delegano a pochi il compito della ricostruzione rivoluzionaria, perché queste presuppongono una massa amorfa mentre i lavoratori hanno l esperienza che sul posto stesso del lavoro comune la coesione rivoluzionaria costituisce il fattore omogeneizzante della ricostruzione su basi comuniste. Nel secondo scritto il respiro è più ampio: le strutture assembleari di base esprimono i Consigli che sono fondati sul libero accordo fra i produttori, fra i lavoratori del braccio e del pensiero e investono tutti i settori produttivi e sociali, determinando una struttura federativa il cui centro nevralgico è nei Liberi Consigli di Fabbrica. Da lì può essere riorganizzata la produzione sulla base delle reali necessità sociali, da lì, di concerto con le altre branche dell attività collettiva, può essere riorganizzato lo scambio sociale. Da lì promanerebbe l unico potere politico accettabile perché fondato sulla libera associazione dei lavoratori. L espropriazione del capitale andrebbe allora di pari passo con lo svuotamento del potere coercitivo dello Stato, le cui funzioni tecniche sarebbero assunte dalla federazione dei Consigli. Questo processo nelle difficoltà presenti e quelle del prossimo dopoguerra non sarebbe né facile, né lineare - contrastato dalla riorganizzazione borghese capitalista e dalle mene del rinnovato connubio partitocratico -, ma il dato essenziale è che i lavoratori bastano a se stessi in quanto a volontà rivoluzionaria ed anche in quanto a capacità gestionali-sociali, e dunque tecniche ed amministrative. Il ruolo, presente e futuro, dei Comunisti Libertari risiede appunto nel riconoscimento conseguente di questa autonomia e di questa indipendenza; nella partecipazione totale che essi danno al processo del loro sviluppo. A conclusione di questa disamina della piattaforma del F.U.L. qualche osservazione a margine su alcune critiche espresse a questa esperienza. Alcuni giudizi sull esperienza del F.U.L. espressi in sede di ricostruzione storica96 sembrano davvero troppo tranchant. Parlare di un esperienza sostanzialmente frontista, filociellenista, abdicante ogni prospettiva rivoluzionaria anarchica mi sembra non rendere affatto conto del tentativo - quantomeno degli anarchici genovesi - di coniugare originalmente (e non certo senza interne contraddizioni) l adempimento delle necessità del momento di realizzare la più vasta unità possibile tra i lavoratori rivoluzionari e una prospettiva insurrezionale costruita sul potere consiliare. Non è certo una generica unità antifascista - priva di determinazioni di classe che campeggia negli opuscoli e nelle elaborazioni del F.U.L. Siamo invece sul terreno di un articolata prospettiva di massa, antistatalista e anticapitalista, che nel prefigurare momenti di contropotere consiliare tiene in debita considerazione la natura largamente spontanea dei primi C.L.N. di quartiere e di fabbrica. Le critiche di Alfonso Failla riportate da Cerrito: I compagni sono ispirati da un rivoluzionarismo encomiabile ma non perfettamente conforme alla situazione. Sono generici, hanno pubblicato manifesti e proclami in cui propugnano un indefinibile Fronte Unico Antifascista e in cui non parlano chiaramente delle loro idee. 97 erano sicuramente fuori luogo se riferite all esperienza del F.U.L. (ma che ci fosse questo riferimento è tutto da dimostrare) mentre potevano essere accettabili se riferite ai proclami di fronti antifascisti che altri compagni, in altre regioni, nello stesso periodo propugnavano98 e infine comprensibili, ma non condividibili, se assimilavano l esperienza del F.U.L. con queste ultime. Anche la questione del sorgere di gruppi che abbandonavano l aggettivo anarchico a favore di quelli, meno qualificanti, come libertario o comunista libertario in funzione mimetica e frontista, - sollevata nello stesso testo99 - sembra mal posta. C è una confusione tra l utilizzo del termine libertario che storicamente ha coperto esperienze sincretiche su aree socialisteggianti (di poco posteriore alla fine della guerra sarà il tentativo, così connotato, della Federazione Libertaria Italiana) e quello dei termini comunista libertario o comunista anarchico 100 che hanno spesso definito posizioni con una precisa caratterizzazione teorica e progettuale, antistatalista e collettivista-consiliarista, a distinguo nei confronti di concezioni anarco-individualiste o anarcomutualiste. Così mi pare essere stato per la F.C.L. che si andava ricostituendo nell accresciuto impegno organizzativo dettato dall esigenza di elaborare una strategia coerente con la clandestinità, le lotte operaie e l approssimarsi della lotta armata. Ma questo fa parte di questioni che esulano l ambito strettamente storiografico.
10 - I rapporti con i lavoratori comunisti e con il P.C.I. La questione dei rapporti tra anarchici e comunisti è molto complessa e va divisa in diverse fasi. Nella prima che grosso modo copre il periodo clandestino (va cioè dall avvento del fascismo al luglio del 43) si tratta di rapporti che intercorrono - prevalentemente sui luoghi di lavoro - tra compagni che, in primo luogo sono oppositori al regime e comunque anche in quanto portatori di convinzioni politiche e teoriche differenti sono accumunati da un rivoluzionarismo d insieme che attenua le divergenze. I rapporti dei militanti comunisti di base con la direzione del partito sono per molti anni pressoché inesistenti (dopo la caduta del centro interno) e quelli degli anarchici con l emigrazione parigina, altrettanto tenui. Non può stupire quindi che per molti libertari la Russia continuasse ad essere la patria della rivoluzione o che, ancora nel 43, molti militanti comunisti accomunassero i nomi di Bordiga e Trotski a quelli di Stalin e Togliatti o che molti anarchici attendessero l Armata Rossa rivoluzionaria. L oppressione fascista poneva problemi molto immediati e dunque una collaborazione tra quadri operai e militanti politici e sindacali era del tutto naturale. Raffaele Paoletti - dirigente comunista - testimonia di un riavvicinamento tra comunisti e sindacalisti anarchici nelle grandi fabbriche del ponente genovese già a partire dalla prima metà degli anni 20 e di una serie di convegni clandestini a partire dal 26 fra comunisti, socialisti, massimalisti, riformisti e sindacalisti 101 . Il primo di questi convegni che fu chiamato Conferenza d officina fu tenuto, nel 1926, nell entroterra di Pra e vide la partecipazione di oltre un centinaio di delegati degli stabilimenti e del porto. Altre indicazioni che manifestano un clima di collaborazione si possono ricavare dalla testimonianza di Toccafondo sulla distribuzione congiunta di un volantino antifascista per un Primo Maggio o sull arresto e il processo ad Armando Bugatti collegato a militanti comunisti nell accusa di organizzazione sovversiva. E anche probabile che questa entente cordiale fosse favorita dalla presenza fra le fila comuniste di ex anarchici che avevano conservato un rapporto di stima e di fiducia nei confronti dei compagni d un tempo. Ritorniamo alla primavera del 1943. Un gruppo di lavoratori anarchici interpella i lavoratori comunisti: In caso di sommossa, avrebbero appoggiato in Fronte Unico ed in perfetta uguaglianza l idea di spingere la rivoluzione al massimo delle conseguenze (l abolizione di ogni forma di privilegio e di Stato)?102 La risposta non si fa attendere103 e nella sostanza, pur accettando il punto di vista libertario sul rovesciamento rivoluzionario del dominio di classe capitalistico e sulla funzione dei consigli operai quale strumento di estinzione dello Stato e di instaurazione della società comunista, pone una decisa pregiudiziale antianarchica in rapporto alla necessità della dittatura del proletariato in fase di transizione104 . La replica degli anarchici genovesi si snoda lungo le linee del tradizionale e storico dibattito tra le due correnti del movimento operaio: saranno proprio i consigli dei lavoratori che - nella transizione - in quanto produttori, garantiranno la ricostruzione sociale svuotando di fatto i presupposti economici del dominio capitalistico, e in quanto rivoluzionari, la vigilanza contro le mene reazionarie e revanchiste della borghesia105 . Riecheggiano gli echi del contrasto storico tra anarchismo e marxismo sul ruolo e la natura della lotta politica e della sua direzione, amplificato dall immediatezza un po naif del tono del dibattito (ed anche dalle rozzezza delle enunciazioni dei lavoratori comunisti). Il rapporto è, in questa fase, fra gruppi di lavoratori più che tra organizzazioni politiche; siamo infatti prima del luglio 43 ed i comunisti non hanno ancora ristabilito i contatti con la direzione del partito. Si spiega in questo modo la sostanziale convergenza su alcune posizioni decisamente classiste e rivoluzionarie. Tuttavia a onor del detto mai così vicini, mai così lontani si bruciano presto le illusioni di una potenziale unità d azione. Arriva il 25 luglio e sulla base della confusione della situazione e di direttive orecchiate dalla direzione e meccanicamente interpretate, uno dei nuclei clandestini comunisti esce con il famigerato volantino del 30 luglio106 . Il partito comunista non agisce .... come potrebbe agire un partito di minoranza, cioè con rivolte, sedizioni, ecc. Il partito comunista è un partito di governo e quindi un partito d ordine. Il partito comunista è nella legge e non domanda che di poter rimanere nella legge. . Sebbene caricaturalizzato107 questo sarà il taglio di fondo della politica comunista durante tutta la fase resistenziale e nei rapporti col governo di Roma, non c è quindi da stupirsi che Grassini e gli altri anarchici genovesi interpretassero questa presa di posizione come un ripulsa definitiva ai tentativi di dialogo e di costruzione di un fronte comune108 . Si chiude qui dunque la prima fase del dialogo tra anarchici e comunisti109 . La seconda si aprirà subito dopo ma riguarderà in modo specifico il rapporto tra organizzazioni politiche e non riguarderà più specificamente il rapporto fra comunisti ed anarchici ma fra questi ultimi e l insieme delle forze politiche di sinistra (Concordato del maggio giugno 1944, cit.) nell ambito della proposta del F.U.L. Anche
questa fase si chiuderà con un nulla di fatto, come si evince dal testo dell appello indirizzato ai lavoratori poco dopo110 : Questo nostro pensiero sulla necessità di un patto di libero accordo fra tutti i produttori fu a suo tempo sottoposto all esame dei vari partiti politici affinché esprimessero il loro pensiero e ci muovessero le loro osservazioni. Ma pur apprezzando i nostri punti di vista, molti dei suddetti partiti non hanno ancora preso una posizione netta per addivenire, come l ora richiede, ad un accordo di massima ed iniziare senza altri indugi un lavoro di difesa collettiva. . La terza ed ultima fase, come vedremo, si aprirà all interno del confronto fra anarchici e l esarchia del C.L.N.
11 - ...piacque così a molti giovani .... chiamarsi comunisti libertari Fallito il tentativo di alleanza riprende il lavoro cospirativo e di propaganda: Ma era necessario, come abbiamo detto, distinguersi. Visto che le correnti autoritarie non volevano saperne di lavorare con eguali diritti e doveri con noi, bisognava dire ai nostri amici che accettavano le linee di libertà (fuori dai partiti) che mentre gli autoritari perseguivano la scalata al potere noi differenziavamo da loro perché volevamo che si abbattesse ogni potere. Così pur dicendoci anche noi comunisti eravamo però comunisti libertari. Allora la gioventù ci invitò in piccoli convegni, per far loro sapere la differenza che passava tra il comunismo Autoritario e il comunismo libertario. In quel modo avevamo buon gioco per dimostrare la nostra superiorità, la nostra migliore organizzazione sociale basata sui principi di uguaglianza economica e politica, dove vi è libertà .... vi è l anarchia .... piacque così a molti giovani assetati di libertà chiamarsi comunisti libertari per distinguersi dai comunisti autoritari. 111 . Si riassume dunque piena libertà d azione e di iniziativa e: Intanto si cominciarono a svuotare le case di pena ed i confini di polizia. Riabbracciammo i nostri vecchi compagni e spiegammo loro il lavoro svolto, anche in dettaglio. Durante la loro assenza. Lungo sarebbe qui elencare tutte le circolari, manifesti, lettere polemiche con avversari. I compagni ex confinati trovarono buono il lavoro svolto e si misero subito in attività ingrossando le nostre file 112 . Si costituisce dunque il nucleo attorno al quale si dipaneranno le vicende della lotta partigiana nel 44- 45, di quella insurrezionale e dell immediato dopoguerra e che porteranno i gruppi genovesi della F.C.L.L. ad una discreta rilevanza quantitativa ed a un organico rapporto, fino almeno agli anni 50, con i problemi della classe e delle sue battaglie. Nucleo che possiamo considerare costituito da tre componenti fondamentali: il gruppetto di compagni rimasti ad alimentare la memoria storica del movimento negli anni bui del fascismo, organicamente collegati al rinascente movimento di classe ma necessariamente avulsi dal dibattito e dalle politiche della concentrazione antifascista; il gruppo di quelli ritornati dall esilio e dal confino, magari dopo aver partecipato alla guerra di Spagna, magari estranei ancora alla reale situazione di classe ma più consapevoli degli intrecci e degli snodi del dibattito tra le forze antifasciste; ed infine il gruppo più numeroso, ovvero quello dei giovani che si avvicinano per la prima volta in questa fase al movimento, inconsapevoli del retroterra specifico e delle implicazioni generali ma conquistati dal progetto ambizioso di portare avanti di pari passo lotta antifascista e lotta rivoluzionaria. Dal punto di vista metodologico la ricostruzione di questa fase pone almeno un problema di fondo: raccordare il lento ricostituirsi del movimento durante gli anni della clandestinità con la sua relativa fioritura nella fase insurrezionale e nell immediato dopoguerra. Il grande affluire di nuove leve negli anni 1944 e 1945 può più proficuamente essere letto all indietro che in avanti e cioè le dimensioni e le caratteristiche politiche del movimento anarchico genovese del dopoguerra illuminano di più sulla portata dell apporto anarchico all ultima fase della lotta antifascista di quanto non lo faccia la tradizionale ricostruzione affidata alle fonti documentarie tradizionali. Questo per almeno due motivi: la già citata reticenza delle fonti ufficiali resistenziali e le relativamente nuove caratteristiche del movimento (forte accentuazione classista e organizzativa del movimento specifico) rispetto a quelle del passato in cui questo era tradizionalmente monopolizzato dalle tendenze anarcosindacaliste a fronte delle quali l organizzazione specifica era debolmente strutturata e dedita alla propaganda dell Idea. Questa lettura all indietro ci può dare, ad esempio, una maggiore visibilità del radicamento e dell azione, in quegli anni, degli anarchici genovesi nelle fabbriche ed in generale nel mondo del lavoro utilizzando l elenco dei C.L.N. aziendali113 in cui c era rappresentanza comunista libertaria e l elenco delle aziende114 dove erano attivi Comitati di Difesa Sindacale all inizio del 1946. I due elenchi si sovrappongono parzialmente e si completano nel disegnare un quadro di estesa presenza degli anarchici nel proletariato genovese già dagli anni della lotta cospirativa. Una conferma del peso di questa presenza la ricaviamo anche da testimonianze non certo interessate e tantomeno benevole come ad esempio quella di Remo Scappini nelle sue memorie: ...non avevamo percepito che allo stabilimento Fossati lo stato di esasperazione aveva raggiunto un grado molto avanzato, [Si parla dei grandi scioperi dell inverno 44 iniziati appunto all Ansaldo Fossati] per opera di alcuni compagni influenzati dall anarco-sindacalismo... 115 e ancora, più avanti, nello sviluppo di un autocritica sulla politica del P.C.I. in quella fase: Lo scopo [dell esame fatto dal Comitato Federale del P.C.I. dopo l insuccesso dello sciopero del 1/3/1944] non era di mettere sotto accusa la classe operaia, bensì sottolinerare l influenza negativa che, nel corso del processo formativo e di sviluppo del movimento operaio, avevano avuto e ancora in parte
avevano il riformismo da un lato e l anarco-sindacalismo dall altro. 116 e infine: L influenza dell anarcosindacalismo si fa ancora sentire 117 . Nel valutare i dati che confermano la presenza anarchica tra i lavoratori bisogna altresì considerare che, ad esempio, nella composizione dei C.L.N. aziendali (come d altra parte di quelli rionali e di quartiere) vigeva - per gli anarchici e per ogni altra forza politica o sindacale non facente parte del C.L.N. per la Liguria - una sorta di criterio di maggior rappresentatività che legava la partecipazione ad una reale presenza organizzata nelle relative situazioni. Criterio che ovviamente non valeva per i partiti del C.L.N.L. e che anche con un solo aderente all interno di un azienda avevano il diritto di essere rappresentati nel C.L.N. Questo fatto, risaputo e arcinoto, toglie ogni interpretabilità alle tabelle con cui Miroglio118 quantifica la presenza anarchica nei C.L.N. aziendali e in quelli esterni, rispettivamente al 2 e al 3,2%. Che poi, tra l altro, questo criterio venisse, in diverse circostanze applicato con esasperato rigore nei confronti degli anarchici è dimostrato, oltrechè dalle vicende dei rapporti con il C.L.N. Provinciale che analizzeremo più avanti, dal caso di fabbriche come l Ansaldo Meccanico dove stante la riconosciuta presenza di un consistente gruppo di operai anarchici119 raccoltisi intorno a Vero Grassini e Lorenzo Parodi non fu riconosciuta ad essi rappresentanza alcuna all interno del C.L.N. Oppure, caso ancor più clamoroso, quando fu respinta la richiesta anarchica di partecipare al C.L.N. del gruppo Ansaldo nonostante vi fosse rappresentanza anarchica nella maggior parte dei C.L.N. delle fabbriche del gruppo stesso120 . A chiudere la questione tuttavia un ultimo dato di fatto: uno dei pochi organismi resistenziali in cui contava di più il rapporto reale con la classe operaia che l autoproclamatoria pariteticità dell esarchia partitica del C.L.N. - e cioè il Comitato d Agitazione Sindacale clandestino - e che rispecchiava dunque una presumibile rappresentatività reale, era composto, fin dall inverno 43, da un comunista, un democristiano e un anarcosindacalista, il compagno Giovanni Mariani121 . Questo stesso comitato, parzialmente pariteticizzato e integrato nella struttura del C.L.N. provinciale, sarà composto all inizio dell aprile 45, alla vigilia della conferenza operaia clandestina di S.P.D Arena, da due comunisti, un democristiano, un socialista e ancora da Mariani in rappresentanza degli anarchici122 . Il resoconto di questa conferenza riportato nel giornale clandestino Il Cantiere cita: Sono rappresentate tutte le tendenze politiche: Comunisti, Socialisti, Sindacalisti [sta per sindacalistirivoluzionari cioè per anarchici e anarcosindacalisti nel politichese dell epoca], Repubblicani e Demo-cristiani. 123 . Contribuisce a disegnare il quadro della presenza anarchica in città in quegli anni la partecipazione di esponenti del Partito Comunista Libertario (come allora veniva definito ufficialmente e curiosamente il movimento anarchico che si stava organizzando nella F.C.L.) a C.L.N. territoriali (di comuni, di delegazione, di rione e quartiere). Anche questa presenza viene disciplinata dagli editti del C.L.N. per la Liguria sulla base di una rappresentatività da dimostrare e non presunta come avviene per i sei partiti ufficiali 124 . Appare evidente, analizzando la lista dei C.L.N. con rappresentanti libertari125 , che il radicamento nelle zone proletarie ed industriali della città è molto più forte che nelle zone piccolo e medio borghesi e ciò è un ulteriore conferma delle forti e rinnovate radici operaie del movimento anarchico genovese.
12 - Rapporti con il C.L.N. provinciale e con le altre forze politiche Durante tutto il 1944 il fronte antifascista si istituzionalizza a tappe forzate. Finisce il periodo della risposta spontanea dei lavoratori all occupazione nazi-fascista. Si costituisce il C.L.N. per la Liguria, si moltiplicano i C.L.N. aziendali e territoriali che si modellano ad immagine e somiglianza del primo, si afferma la pariteticità tra i sei partiti del fronte a fronte di ogni rappresentatività reale dei primi organismi spontanei di resistenza, nelle fabbriche i comitati clandestini vengono sostituiti dai Comitati d Agitazione sindacale diretti dal C.L.N., si prefigura - tramite la spartizione delle cariche fra i tre partiti principali - la futura Camera del Lavoro; i G.A.P. - Gruppi d Azione Partigiana, primi organismi di difesa militare a cui partecipano anche numerosi anarchici126 - vengono sostituiti dalle S.A.P., organizzate nella maggior parte dei casi su base di affinità ideologica e di partito e presto militarizzate sotto un comando unificato alle dipendenze del C.L.N.L. I grandi scioperi dell inverno 43/ 44 segnano questa svolta, partiti, più o meno spontaneamente, come scioperi rivendicativi contro l aggravamento delle condizioni di vita dei lavoratori sotto l occupazione nazi-fascista stentano a prendere la fisionomia di scioperi politici i cui obbiettivi magari sono il licenziamento dei dipendenti delle industrie belliche a fronte di due-tre mensilità e una problematica riassunzione a fine guerra. Le difficoltà di questo passaggio saranno drammaticamente espresse dal fallimento del già citato sciopero del primo marzo 44 e del quale Scappini, come abbiamo visto, fa ricadere buona parte di responsabilità sull influenza degli anarco-sindacalisti nelle grandi fabbriche del ponente cittadino. Il problema, evidentemente, è un po più complesso di quanto mostrasse di ritenere l esponente comunista che, con questa banalità, dimostra la storica difficoltà della classe dirigente del P.C.I. in quegli anni a coniugare un postulato alto profilo di coscienza di classe ad una strategia politica rinunciataria di ogni sbocco rivoluzionario in favore della ricomposizione dell unità nazionale con le forze borghesi progressive. Chi invece non rinuncia a tentare di collegare lotta antinazifascista con le lotte operaie rivendicative all interno di una prospettiva rivoluzionaria che sul crescere delle seconde fonda il successo della prima e della conseguente e inevitabile fase rivoluzionaria che andrà ad aprirsi, sono proprio gli anarchici genovesi che dall originale tradizione anarcosindacalista traggono, non senza difficoltà, elementi di rinforzo alla strategia rivoluzionaria cui si orienta l anarchismo di classe nella forma del progetto comunista-libertario. Che questo tentativo non fosse scevro di grandi difficoltà lo si era capito già con il virtuale fallimento dell ipotesi del Fronte Unico dei Lavoratori che di fatto si era tradotto in un cospicuo ingrossamento delle fila del movimento, ma sostanzialmente solo con elementi ideologicamente affini o comunque propensi a diventarlo. Gli operai degli altri partiti avevano ceduto agli ukaze delle rispettive e ricostituite (su scala nazionale) direzioni politiche e serrato i ranghi, più o meno di buon grado, all interno delle proprie organizzazioni, propensi magari a collaborare nello specifico con gli anarchici ma restii ad ingaggiare un confronto politico sulle necessità e le prospettive della fase. Ulteriori difficoltà vengono dallo stretto collegamento che si stabilisce fra il C.L.N.A.I. e i comandi militari alleati: rifornimenti, armi, finanziamenti passano il filtro del gradimento politico degli angloamericani, del ceto imprenditoriale e della borghesia che sganciatisi dal fascismo tentavano di ricostituirsi benemerenze per il dopoguerra. Gli stessi partiti di sinistra e nella fattispecie i comunisti, non certo tra i maggiori beneficiari di questi meccanismi, godranno di aiuti finanziari cospicui da parte di vari industriali genovesi127 . La drammaticità, per gli anarchici genovesi, di questa disparità di trattamento risultano evidenti per quanto riguarda la possibilità di organizzare gruppi di combattenti in montagna. Seguiamo ancora la Relazione: Alla vigilia dell insurrezione i nostri gruppi erano numerosi e forti. I paesini climatici dove prima vi erano ritrovi di parassiti piovuti d oltremare e d oltre frontiera, erano sorti gruppi di ribelli pronti ad impugnare le armi. Erano sorti i CLN a mezzo dei quali si inviavano i partigiani ai monti. Noi non avevamo mezzi per mantenere i nostri compagni e simpatizzanti sui monti. 128 . Questa impossibilità è solo drammatica difficoltà per quanto riguarda l organizzazione dei nuclei clandestini e delle S.A.P. cittadine, i pochi soldi raccolti faticosamente tra i militanti quasi tutti operai - bastano appena per le spese di propaganda129 . Le uniche e poche armi a disposizione sono quelle strappate ai tedeschi ed ai fascisti. In questa situazione il problema dell ingresso nei C.L.N. è di pregnante concretezza. Per quanto riguarda i C.L.N. aziendali e territoriali è per così dire risolto automaticamente (fatte salve le vessatorie disposizioni che ne regolano l accesso) perché questi organismi, nella maggioranza dei casi, vanno a sostituire nuclei clandestini preesistenti e sorti spontaneamente alla caduta del fascismo. Per quanto riguarda
il C.L.N. per la Liguria il problema è più complesso: si tratta di un organismo artificiale ed istituzionale, una sorta di governo clandestino che ha tuttavia una sua ufficialità. Come entrarvi salvaguardando la propria autonomia e libertà d azione?130 . L unica fonte - per una ricostruzione comunque a posteriori - di cui disponiamo in merito a questa trattativa è la lettera al C.L.N. cittadino inviata l 11/6/1945 dal Comitato Direttivo della F.C.L.L. dove si dice testualmente: Mentre le pratiche da oltre un anno ad oggi ripetutamente esposte dalla Federazione Comunista Libertaria per abbinarsi con i sei partiti .... non fu mai presa in considerazione, rinnovano le loro richieste di entrare a far parte del C.L.N. della Liguria come fanno parte dei comitati periferici... 131 . Retrocedendo nel tempo un altro elemento significativo lo ricaviamo dall articolo Ruit hora! comparso in prima pagina sul numero clandestino di Umanità Nova stampato e diffuso a Genova il 22 aprile 1945: Il riconoscimento già reiteratamente da noi richiesto, forse, ipocrita e servile fin de non recévoire (finzione di non aver ricevuto) non ci è giunto e non ci giungerà neppure all ultima ora, ma ciò non deve preoccuparci, né disarmarci 132 e più significativamente ancora dall articolo Ai partiti del Comitato di Liberazione Nazionale dello stesso numero dove si dice: Alla vigilia dei più grandi avvenimenti negli annali della storia per l emancipazione degli oppressi dal giogo degli oppressori, la F.C.L. espone ai compagni di lotta dei partiti del C.L.N. il proprio pensiero già altre volte espresso a singoli esponenti dei vari partiti e da questi condiviso ed accettato senza per altro essere giunti, e non sappiamo perché, alla auspicata intesa. e ancora più avanti: Ora, perché anche il nostro movimento....possa assumersi la responsabilità che gli spetta, è necessario che sia affiancato ai partiti del C.L.N.; e pertanto chiede: 1) Di trattare da movimento a movimento la linea di condotta per la prossima azione comune con uguali diritti e doveri agli altri movimenti. 2) Informa che essendo le forze aderenti alla corrente Libertaria circa quattrocento iscritti in squadre d azione, abbisogna di mezzi e di armi adeguate, eppertanto chiede al C.L.N. di provvedere, così come provvedere per gli altri partiti. 133 . Oppure nella Relazione : Avevamo chiesto reiterate volte di far parte del C.L.N. per la Liguria per i mezzi adeguati alle nostre forze, ma trovarono sempre delle miserabili scuse per lasciarci fuori; una delle più cretine ci venne dal P.C. il quale dopo la presa di Roma ci fece sapere che avrebbe accettato la nostra adesione al C.L.N. regionale purché non si fosse toccata la questione monarchica....inutile dire il nostro disappunto 134 . L unica risposta ufficiale alle reiterate richieste risulta essere la lettera di Secondo Pessi alla F.C.L.Ligure datata il 19/6/1945 con la quale si comunica che esaminata la richiesta di entrare a far parte del C.L.N. di Genova si ritiene tuttavia che il Partito Comunista Libertario non abbia seguito tale da giustificare l inclusione nel C.L.N. stesso di un suo rappresentante135 . Non risulta dunque che la richiesta degli anarchici sia stata discussa ufficialmente in qualche riunione del C.L.N.L. E probabile dunque che essa sia stata insabbiata e presumibilmente da qualche forza politica della sinistra con la quale gli anarchici continuavano a mantenere rapporti e collegamenti e ad esponenti della quale potrebbero aver dato mandato di presentare la richiesta, anzi le richieste dato che esse furono reiterate . Le questioni inerenti la partecipazione anarchica al C.L.N.L. si intrecciano - secondo alcuni in maniera determinante - con il problema della partecipazione di un rappresentante anarchico al C.L.N.A.I. (Comitato di Liberazione Nazionale per l Alta Italia)136 . Secondo Cerrito, Alfonso Failla rientrato dal confino e diventato l elemento di collegamento tra i gruppi anarchici e le formazioni partigiane libertarie che si stavano costituendo della Toscana e dell Alta Italia, sarebbe stato invitato da alti esponenti dei partiti di sinistra del C.L.N.A.I. ad entrarvi, in qualità di rappresentante anarchico. L inclusione degli anarchici avrebbe avuto un duplice scopo: controbilanciare il peso dei partiti di centro-destra (democristiani e liberali) ed esercitare una forma di controllo sull attività delle formazioni anarchiche, potenzialmente ingovernabili in una possibile situazione di scontro sociale con prospettive rivoluzionarie. Entrambi questi moventi sembrano tuttavia inapplicabili ai comunisti (ed ai socialisti, spesso a loro subordinati) per alcune semplici ragioni: innanzitutto il P.C. stava conducendo l operazione politica di spostamento dell equilibrio dei C.L.N. tramite il Fronte della Gioventù e i Gruppi di Difesa della Donna (che controllava con i propri militanti), che avrebbero dovuto entrarvi con i propri rappresentanti, quali organismi di massa interpartito 137 . In secondo luogo per quanto riguarda il controllo delle formazioni
indisciplinate il P.C. poteva mettere in campo ben altri strumenti di persuasione, come dimostrano i casi degli eretici di Bandiera Rossa e di Stella Rossa138 . In ogni caso, quali che fossero i moventi (pressioni degli azionisti e dei repubblicani?) a Failla sarebbe stato chiesto di partecipare al C.L.N.A.I. con la condizione che ciò avvenisse anche nei maggiori C.L.N. provinciali e regionali. Failla avrebbe a questo punto consultato gli anarchici genovesi e quelli milanesi (quali realtà più avanzate ed organizzate) per il da farsi. I genovesi avrebbero accettato dopo un periodo di riflessione, i milanesi avrebbero rifiutato e la cosa sarebbe naufragata con i relativi riflessi sul piano genovese. Bianconi avanza una tesi similare anche se propende in un ruolo più attivo di Failla nel respingere l ingresso nel C.L.N.A.I. In ogni caso tutto ciò chiama in causa il rapporto degli anarchici con i partiti politici rappresentati nel C.L.N. Per quanto riguarda il Partito Comunista già abbiamo detto. Per quanto riguarda invece gli altri partiti della sinistra (certo non ci furono rapporti con liberali e democristiani) la parola ritorna ancora alla Relazione: Un nostro compagno curò il collegamento con le squadre partigiane e quando avevamo elementi che volevano andare sui monti li collegavamo a mezzo di elementi socialisti. Ci collegammo più tardi anche con il Partito d Azione e nella lotta sindacale con gli amici repubblicani. Ma quando ci accorgemmo che il Partito d Azione voleva approffittare della nostra forza numerica per fare il suo gioco ci ritirammo e riprendemmo la nostra libertà d azione. 139 . Per quanto riguarda il Partito d Azione evidentemente i rapporti preferenziali stabiliti ai tempi dell esilio e della guerra di Spagna non ressero, almeno a Genova, alla prova dei fatti e dei concreti interessi politici di partito. I buoni rapporti con i socialisti invece potrebbero essere testimoniati anche dall indicazione dalla presenza di elementi anarchici nel M.U.P.140 (che confluirà poi nel P.S.I. dando origine al P.S.I.U.P.), presenza peraltro non riscontrata da fonti interne al movimento genovese. I rapporti con il P.R.I. furono senz altro buoni e proprio dai repubblicani gli anarchici si fecero rappresentare all interno del Comando Unificato Regionale per le questioni di carattere militare.
13 - La lotta armata Francesco Ogno, Nicolò Turcinovich, Grassini Emilio, Pietro Pozzi, Giuseppe Verardo e altri compagni 141 del ponente cittadino, subito dopo l 8 settembre organizzano quello che sarà il nucleo della futura Brigata SAP Malatesta. Vittorio Barazzoni, Adelmo Sardini e Antonio Pittaluga142 fanno lo stesso per il levante cittadino143 , mentre in centro città Gastone Cianchi organizza il distaccamento libertario144 che prenderà il suo nome e Virgilio Mazzoni e Bruno Rigo gettano le basi di quella che sarà la futura Brigata mista Lattanzi145 ; in Valpolcevera sono attivi Marcello e Enzo Bianconi, attorno a quest ultimo si raccoglie un gruppo di giovani libertari146 ; Umberto Raspi e Antonio Dettori organizzano i primi nuclei nell estremo ponente (da Voltri fino a Cogoleto)147 ; di altri compagni148 attivi nei G.A.P. abbiamo già detto. Un ruolo estremamente importante nel coordinare questi vari nuclei lo ebbe Vincenzo Toccafondo149 , che insieme ad Emilio Grassini rappresentò il trait d union politico tra esperienze che spesso crescevano l una all insaputa dell altra. Questi primi nuclei - particolarmente quelli del ponente - crescono in fretta per l afflusso continuo di nuovi elementi, quasi esclusivamente operai, reclutati dall opera di proselitismo all interno delle fabbriche da parte dei vecchi compagni. Nei primi mesi del 44 si costituisce la Brigata S.A.P. Malatesta il cui comandante è Turcinovich, vicecomandante Francesco Ogno e commissario politico Grassini. I suoi quattro distaccamenti agiscono nella zona tra Pegli e Cornigliano. Verso l estate di quello stesso anno la Malatesta viene - per motivi logistici - divisa in due brigate: la Malatesta (con zona d operazione Pegli) e la Pisacane (con zona operativa Cornigliano). Turcinovich diventa comandante della Pisacane e Ogno della Malatesta150 . Il distaccamento sestrese 151 della Malatesta, diventato distaccamento libertario P.Gori , opera in relativa autonomia e in coordinamento con le altre brigate S.A.P. di Sestri Ponente, in particolare con la Brigata S.A.P. Longhi all interno della quale agiscono numerosi anarchici152 . Un altro distaccamento autonomo libertario (Distaccamento Gaggero) si costituisce a Voltri, dove opera coordinato alla Brigata S.A.P. Piva153 . A queste unità bisognerebbe aggiungere distaccamenti libertari che sicuramente operarono nell estremo ponente della provincia (Arenzano e Cogoleto) e a Prà della cui esistenza non è possibile dubitare visti gli accenni ripetuti nelle fonti interne di movimento154 , ma delle quali non siamo in grado di definire con precisione l organico155 . Per quanto riguarda gli anarchici che agirono in forma non organizzata all interno di brigate non libertarie (prevalentemente Garibaldi) già abbiamo detto delle brigate di Sestri P., ma è doveroso ricordare che molti altri ve ne furono156 . Per quanto riguarda le brigate di montagna il discorso - già ne abbiamo accennato - è più complicato dall apparente spoliticizzazione di queste formazioni e - per quanto riguarda gli anarchici - dall impossibilità di avviare alla montagna i militanti tramite la propria organizzazione clandestina. Tuttavia è testimoniabile, senza ombra di dubbio, una rilevante presenza anarchica all interno della famosa e indisciplinata Brigata garibaldina Coduri157 . Le Brigate Malatesta e Pisacane sono dunque il cuore della resistenza anarchica genovese, male armate (per i motivi che già abbiamo visto), formatesi attorno ad alcuni vecchi militanti con l afflusso di decine e decine di giovani (e questo è un tratto comune a tutte le formazioni partigiane), costituite quasi completamente da operai delle grandi fabbriche del ponente (tratto questo invece peculiare e caratteristico dell antifascismo anarchico genovese il cui tessuto di classe è molto più proletario di quello di ogni altro raggruppamento politico della sinistra, comunisti compresi), sono comunque tra le prime a gettarsi nella lotta. Il giornale della Brigata Malatesta158 riporta le azioni compiute in periodo pre-insurrezionale - autonomamente o in collaborazione con altre brigate S.A.P. della zona (Sordi, Longhi, Alprom) - a partire già dall otto settembre 1943. Vediamone alcune. Settembre 43: Sottrazione ed occultamento di armi all ex-esercito e a gruppi di militari tedeschi di stanza a Villa Rosa e Villa Igea (Pegli); neutralizzazione di spie fasciste. Aprile 44: interruzione comunicazioni telefoniche a Praglia. Giugno 44: Liberazione di operai rastrellati, interruzione ferrovia per Ovada e di linee elettriche (Prà). Novembre 44: Occupazione militare di Sestri P. (Giornata del Partigiano) insieme alle Brigate Sordi e Longhi. Dicembre 44: Numerosi disarmi di brigatisti neri e di soldati tedeschi. Aprile 45: Interruzione della linea ferroviaria per il ponente ligure (a Pegli). Niente di più del curriculum di tante altre brigate S.A.P., ma solo un evidente speditezza a mettersi in azione già dal giorno dell armistizio.
Il giornale della brigata Pisacane è più scarno, non fosse altro che per il fatto che essa si costituì a partire dal primo distaccamento della Malatesta e dunque una parte della sua storia è comune con questa. Attività propagandistica e raccolta di armi sone le attività principali documentate per la Pisacane159 . Non dissimile, anche se un po più corposo, il resoconto160 dell operato del distaccamento sestrese P.Gori: Disarmo di bersaglieri repubblichini, partecipazione ad uno scontro a fuoco contro le brigate nere, trasporto e occultamento armi, attività propagandistica, neutralizzazione di spie fasciste, ecc. Niente di specifico risulta invece per il distaccamento Gaggero, ma siccome esso operò all interno della brigata S.A.P. Piva è da ritenere che la sua attività sia documentata dal giornale di quella brigata. Questo è un po il quadro delle operazioni pre-insurrezionali delle Brigate e dei distaccamenti libertari del ponente. Purtroppo poco di specifico è stato possibile documentare per il distaccamento Cianchi e per quello del Levante. Tuttavia dato che essi operarono in congiunzione rispettivamente con le brigate Matteotti Valbisagno e Crosa, è alle loro attività - così come per la Lattanzi - che è necessario far riferimento. Resta ancora da rilevare la stretta collaborazione tra i raggruppamenti partigiani libertari e le altre formazioni cittadine e di montagna. Nel giornale della Malatesta si parla di stretta collaborazione con la brigata Lanfranconi della Val Fontanabuona e con l ex-brigata Liguria dello spezzino, oltrechè di contatti con le formazioni che operavano nella zona di Torriglia161 . Più difficile è ricostruire la consistenza e le modalità dell azione partigiana libertaria nelle due riviere. Nel Ponente (savonese e imperiese) non risultano aver operato formazioni libertarie né di montagna (per le note difficoltà) né a livello di S.A.P. cittadine. Gli anarchici militarono prevalentemente nelle brigate autonome di montagna ed anche nelle S.A.P. Garibaldi cittadine162 . Più complessa la situazione dell estremo levante. Nello spezzino, nel sarzanese, in Val di Magra operarono distaccamenti libertari di una certa consistenza. Bianconi cita la brigata Schirru (peraltro in massima parte agente nel confinante carrarese) e la formazione Elio operanti nel sarzanese. Altre fonti citano distaccamenti libertari comandati da Del Carpio e da Perini o distaccamenti, come le formazioni guidate da Alfredo Contri o da Tullio De Santo, costituiti in massima parte da anarchici163 . In generale tuttavia il quadro non è né chiaro, né definito e le stesse fonti interne al movimento sono contraddittorie in merito. Dello stesso Renato Olivieri - figura divenuta simbolo della Resistenza anarchica spezzina - non si sa con precisione in che formazione abbia combattuto164 . La ricostruzione più plausibile è che gli anarchici spezzini e sarzanesi operarono o in distaccamenti libertari o prevalentemente libertari nella I Divisione Liguria165 e in seguito, allo scioglimento di questa, nella divisione Garibaldi-Lunense oppure nelle brigate anarchiche del carrarese (Schirru, Macchiarini e Lucetti). Per quanto riguarda in specifico il sarzanese, il dato più rilevante sulla consistenza della partecipazione anarchica è sicuramente la presenza di Ugo Boccardi nel C.L.N. cittadino166 . Ancora due elementi che possono fornire indizi sulla natura e la portata del contributo anarchico alla Resistenza spezzina sono l elenco di partigiani anarchici che avrebbero combattuto nel battaglione Picelli della Brigata Lunense167 e l opera di gruppi operai (di cui è noto solo il nome di Oreste Buzzolino) nell organizzazione degli scioperi dell inverno 44 nelle maggiori fabbriche della zona.
14 - Ruit hora! E realistica la valutazione di quattrocento uomini in armi, organizzati in brigate e squadre d azione anarchiche, all immediata vigilia dell insurrezione così come è dichiarata nel numero clandestino168 di Umanità Nova che fu diffuso il 22 aprile 1945? La ricostruzione di un elenco di partigiani anarchici non può essere che incompleta e dunque quello che abbiamo ricostruito sulle fonti già citate169 non può che essere approssimato per difetto. I 193 nomi - corredati ove possibile da dati anagrafici - che abbiamo raccolto identificano solo una parte dei combattenti libertari. Ad essi tuttavia vanno aggiunti i nomi dei sette componenti identificati del distaccamento Cianchi, i venti non identificati del distaccamento del Levante e i circa 15/20 non identificati dello stesso distaccamento Cianchi per un totale intorno ai 240. Rimarrebbero i distaccamenti del ponente (Cogoleto, Arenzano, Pra) solo in parte identificabili tramite l eccedenza dell elenco de Il Partigiano rispetto agli elenchi delle formazioni consultati (circa 50 nomi). Presumendo un distaccamento formato da circa 25 elementi, il nostro totale generale si aggirerebbe sui 260-270 combattenti. Da questo conteggio rimangono fuori i compagni operanti nella zona di S.P.D Arena e in tutta la Valpolcevera. Se consideriamo che, nell immediato dopoguerra, a S.P.D Arena, Teglia, Rivarolo, Bolzaneto e Pontedecimo si costituirono forti gruppi anarchici non è azzardato supporre che già nella clandestinità e nella fase preinsurrezionale vi operassero nuclei di compagni. Se accettiamo l ipotesi che questi nuclei si costituisserro, nei giorni immediatamente precedenti l insurrezione in distaccamenti (le famose squadre d azione libertarie più volte citate dalle fonti interne al movimento) di combattenti non è improbabile allora che la cifra di 400 potesse essere raggiunta. Si tratta comunque di speculazioni che nulla aggiungono e nulla tolgono al contributo - che abbiamo cercato di delineare - degli anarchici genovesi alla lotta anti-nazifascista. Chiudiamo dunque l aspetto aridamente aritmetico e analizziamo quale fu il contributo, anche in termini militari, nei giorni dal 23 al 27 aprile, giorno in cui furono virtualmente chiuse le azioni contro le ultime sacche di resistenza tedesche. Il 22 aprile viene diffuso il numero speciale di Umanita Nova di cui abbiamo gà parlato, sulla cui prima pagina campeggia Ruit hora! (l ora precipita!). Circa 2000 copie di questo numero clandestino - faticosamente composto e stampato con mezzi di fortuna170 - verranno diffuse a chiamare la popolazione a regolare i conti con i nazi-fascisti. I compagni dell estrema falange Comunista Libertaria Ligure non ignorano il significato di questa parola d ordine: Ruit Hora! L ora dell azione, che trae seco l obbligo di prepararvisi, è imminente. Non più vane parole: alle armi! Questo nostro grido, più che un ordine è un ammonimento per tutti i nostri, che aderiscono al Fronte Unico dei Lavoratori . L impegno liberamente assunto di partecipare con tutte le forze e tutti i mezzi, dei quali potremo disporre, al movimento di liberazione del paese, ancora occupato dalle forze oscure del neurospasto nazi-fascista, insieme congiurate in forza di turpe mercato, acquista ora la forza ed il significato di un imperativo categorico 171 recita l articolo d apertura. Ma per rendersi conto che non si tratta del solito appello resistenziale all unità delle forze nazionali basta scorrere gli altri articoli del giornale. Nell articolo Quello che vogliamo noi c é la sintetica ma piena enunciazione di un programma rivoluzionario che trascende la fase: Noi vogliamo i componenti della società umana eguali tutti nei diritti e nei doveri... vogliamo perciò l abolizione del sistema capitalistico, il quale è la fonte prima di tutte le ingiustizie umane e sociali...e della conseguente dominazione politica ... perché esercita la forza coercitiva necessaria per mantenere soggetti al capitalismo gli sfruttati... vogliamo in conseguenza l abolizione dello Stato...che non esistano più classi... vogliamo in conseguenza che ogni essere umano valido... entri a far parte delle differenti e molteplici categorie di produttori, e che tutte in ugual modo e ad assoluta parità di condizioni partecipino all opera comune di produzione della ricchezza sociale in misura dei bisogni della comunità umana... ma sempre tutti in piena parità di diritti in materia di consumo e privi di qualsiasi privilegio materiale... 172 . E ancora, guardando al domani della liberazione, nell articolo Il pensiero della Federazione Comunista Anarchica Italiana troviamo scritto: Nel prossimo periodo di attività rivoluzionaria, che deve preparare la costruzione di una nuova vita sociale, che sorgerà faticosamente dalle rovine nelle quali il fascismo e il militarismo lasceranno il paese, ed affinché sia estirpato ogni residuo di fascismo, e non ne sia possibile la riproduzione, si dovrà lottare: 1) Contro ogni mascheramento del fascismo che cerchi si sopravvivere, ossia non si dovrà prestare nessuna fiducia od appoggio a nessun movimento di fascismo dissidente di destra o di sinistra; 2) Contro ogni forma sedicente transitoria di dittatura militare, che prelude all instaurazione di nuove dittature liberticide, e quindi anche contro ogni compromesso colla feroce ed inetta
monarchia... Si dovrà poi lottare contro la perpetuazione della proprietà privata, che essendo originata dal lavoro di tutti, deve ritornare a tutti, e contro la perpetuazione di frontiere nazionali, che comportano i pericoli di nuove guerre. 173 . Il taglio degli appelli è sempre alto nella preoccupazione di cedere sotto le necessità, vere o presunte, del momento alla retorica patriottarda che comprime i problemi della classe alla cacciata dello straniero. Tuttavia siccome è effettivamente l ora di combattere ed i primi nemici visibili sono i tedeschi ed i repubblichini ci si dispone a fare la propria parte nei giorni a venire. Ricostruiamo per quanto possibile gli episodi di quei giorni. La Brigata Pisacane partecipa il giorno 24 ai combattimenti intorno a Castello Raggio e all occupazione della Direzione Centrale Ansaldo; il 25 ai combattimenti a S.P.D Arena in località Occhetti; il 26 è di presidio a Borzoli per circondare le truppe tedesche asserragliate a Monte Croce; il giorno 27 in unione alle Brigate Rizzolio, Buranello e di Sestri occupa la postazione di Monte Croce174 . Il Distaccamento P.Gori partecipa il giorno 24 all occupazione e al disarmo della Batteria Timone e al rastrellamento a Borzoli; il 25 cattura elementi fascisti e instaura controlli e blocchi stradali; il giorno 26 collabora alle operazioni di assedio e ai combattimenti intorno alla batteria di Monte Croce; il 27 occupa la posizione assieme ad elementi di altri reparti175 . Il distaccamento Gaggero partecipa a tutte le operazioni della Brigata Piva nella zona di Voltri. La Brigata Malatesta partecipa ai combattimenti contro il forte presidio tedesco di Villa Chiesa (Multedo) e alla liberazione della delegazione con l occupazione dell attuale Casa del Popolo176 . Il Distaccamento Cianchi assalta la Casa del Fascio diventata caserma Tellini sede delle Brigate Nere nella zona di Tommaseo e ne occupa i locali. Cade in questa azione Gastone Cianchi177 . Il Distaccamento Libertario del Levante partecipa nei giorni 24, 25 e 26, insieme alle brigate Sciolla e Crosa al complesso di operazioni che porteranno alla liberazione di Nervi. Nell assalto all albergo Eden presidiato dai tedeschi cade in combattimento Antonio Pittaluga. Sempre in questi giorni il distaccamento occupa ed espropria il magazzino di rifornimenti della Monterosa e rifornisce di viveri e vestiario gli abitanti di Nervi, Quinto e Sant Ilario178 . Successivamente partecipa all assedio della temibile postazione di Monte Moro179 . A Pontedecimo un gruppo di giovani libertari raccoltisi intorno a Renzo Bianconi ed a un giovane comunista cattura numerosi tedeschi e occupa un loro presidio180 . Queste scarne note, incomplete per cause di forza maggiore, rendono solo in parte conto dell impegno degli anarchici genovesi nei giorni dell insurrezione. Impegno che non fu risparmiato al di là della quantità di operazioni militari, come riconosce Ghibellini in una comunicazione ufficiale del C.L.N.L.181 . E impegno che, come abbiamo visto, fu di molti altri anarchici, all interno dei C.L.N. aziendali e territoriali182 , delle squadre d azione di stabilimento, o singolarmente nelle brigate SAP non libertarie ed anche nelle brigate di montagna, in tutta la Liguria - nel ponente, come nello spezzino - che diedero il loro contributo alla lotta di liberazione nella cospitariva e in quella fase insurrezionale. Ricordiamo, infine, a ulteriore testimonianza dell impegno degli anarchici liguri nella lotta anti nazi-fascista i nomi dei 23 caduti genovesi accertati dal 8/9/1943 al 25/4/1945: Pietro Bigatti, Mario Bisio, Natalino Capecchi, Antonio Castello, Giacomo Catani, Emanuele Causa, Gastone Cianchi, Mario Colandro, Mario Daccomi, Domenico De Palo, Otello Gambelli, Attilio Parodi, Antonio Pittaluga, Rinaldo Ponte, Umberto Raspi, Bruno Raspino, Carlo Ravazzani, Ernesto Rocca, Emanuele Sciutto, Dario Stanchi, Walter Stanchi, Cipriano Turco, Rizzieri Vezzola. Nel ponente ligure ricordiamo Isidoro Parodi e Bixio Sorbi ucciso a Dachau. Nello spezzino Renato Olivieri fucilato, Oreste Buzzolino deportato a Mauthausen e assassinato, Renato Perini e i suoi due figli Emilio e Giocondo caduti in combattimento, ma anche Pasquale Binazzi e Vincenzo Capuana stroncati dalle fatiche della lotta e delle persecuzioni subite in tanti anni di militanza.
15 - L immediato dopoguerra L immediato dopoguerra è, per gli anarchici genovesi, altrettanto irto di difficoltà, materiali e politiche, della fase resistenziale appena conclusa. I C.L.N. territoriali che nei giorni immediatamente successivi al 25 aprile (con tutti i loro limiti) avevano esercitato una importante funzione di riorganizzazione della vita civile (sanità, trasporti, alloggi, distribuzione di generi di sussistenza) vengono immediatamente esautorati di tutte le funzioni politiche183 . La maggior parte dei partigiani vengono smobilitati quasi subito tranne per quei gruppi ai quali, ancora per qualche tempo, verranno assegnate funzioni di polizia complementari a quelle dei carabinieri e ovviamente subordinate a quelle dei militari alleati. I C.L.N. aziendali devono cedere subito il passo alla ripresa produttiva e le loro mansioni vengono limitate alle commissioni per l epurazione184 . I comitati di agitazione sindacale cederanno presto il passo alle vecchie commissioni interne mentre i rimasugli del controllo operaio realizzato nei giorni dell insurrezione vengono fittiziamente trasferiti ai Consigli di Gestione185 . Crolla insomma il simulacro di democrazia di base (diremmo con il linguaggio politico d oggi) che bene o male si era realizzato negli organismi resistenziali immediatamente espressi dai lavoratori e dalla popolazione. Gli anarchici più attrezzati politicamente di altri militanti operai di base davanti al camaleontismo della borghesia ed alle acrobazie delle dirigenze dei partiti di sinistra trarranno presto le conseguenze dello stato di cose a venire, denunciando la funzione dei C.L.N. e riprendendo il consueto lavoro politico di propaganda e quello sindacale all interno dei Comitati di Difesa Sindacale186 . Le difficoltà materiali frapposte alla loro attività da parte delle autorità alleate e la sostanziale indifferenza nelle nuove autorità civili (impossibilità di utilizzare una delle tipografie requisite dai partiti del C.L.N.L., impossibilità di accedere a forniture di carta, mancata o difficoltosa assegnazione di locali per le sedi politiche dei vari gruppi locali187 ) condizioneranno abbastanza fortemente le possibilità di una ripresa immediata ed efficace del movimento. La stessa possibilità di accedere alle trasmissioni radiofoniche, che i partiti ciellenisti utilizzeranno in chiave propagandistica in larga misura, viene concessa con il contagocce e soprattutto non in proporzione alla effettiva consistenza del movimento188 . Nonostante le difficoltà materiali e politiche189 il movimento anarchico genovese conoscerà negli anni 4547 una buona espansione, la cifra di 2000 aderenti alla federazione a livello provinciale fatta da un compagno genovese ad un esponente dell Internazionale anarchica in una lettera privata190 non sembra molto lontano dalla realtà191 . Il movimento anarchico genovese sarà, negli anni dell immediato dopoguerra, unitario e fortemente strutturato192 e la scelta stessa della denominazione (Federazione Comunista Libertaria) indicherà una decisa propensione se non all arscinovismo quantomeno all anarchismo di classe, a base prevalentemente operaia industriale, ed alle forme organizzative più razionalmente coordinate che esso storicamente ha imposto al tradizionale federalismo libertario193 . Tutto ciò non durerà molto a lungo, il ritorno dall esilio di anarchici (Armando Borghi in primis) tradizionalmente antiorganizzatori, la ricostituzione della F.A.I. (con la necessaria convivenza con altre anime dell anarchismo), le prime scissioni a partire da quella della Federazione Libertaria Italiana di Antonio Pietropaolo, Mario Perelli e Germinal Concordia194 avranno un inevitabile ricaduta sul movimento genovese provocandone la rottura dell unità d intenti. Altre lacerazioni si consumeranno sul fronte sindacale con i compagni sindacalisti puri e in ultimo, all inizio degli anni 50, il colpo di grazia della rottura con i gruppi d iniziativa Per un movimento orientato e federato (in seguito Gruppi di Azione Anarchica Proletaria) di Lorenzo Parodi, Cervetto e Masini ed infine la scissione dei Gruppi di Iniziativa Anarchica del 1965195 . Di qui il lento declino che porterà il movimento alla pura sopravvivenza fino alla rivitalizzazione contraddittoria del 68. Prima di affrontare in termini di bilancio l esperienza antifascista dell anarchismo genovese facciamo un piccolo passo indietro all immediato dopo 25 aprile. Ci fu per alcuni mesi il tentativo di trasformare la struttura militare delle Brigate e dei Distaccamenti anarchici in struttura politica, attrezzata ad affrontare l imminenza di esplosioni rivoluzionarie che si prevedevano ancora possibili196 , a similitudine di quanto stavano facendo gli anarchici milanesi delle Brigate Malatesta e Bruzzi197 . Questo progetto tuttavia si esaurì, con relativo decantarsi delle tensioni sociali e delle aspettative più radicali, dopo che in una riunione semiclandestina tenuta a Sestri Ponente il 16 novembre 1945 dagli esponenti più in vista del movimento genovese ne era stata valutata con attenzione la fattibilità198 .
16 - Un bilancio Che bilancio è possibile stendere della presenza attiva e del peso degli anarchici genovesi nella lotta antifascista e nella Resistenza? Abbiamo misurato - ovviamente con una certa approssimazione - il peso dei sei fattori che abbiamo dichiarato fondamentali all inizio di questo lavoro. La disarticolazione del vecchio movimento anarchico ante-fascismo fu, dal punto di vista materiale, quasi totale. Sedi, giornali, strutture organizzative politiche e sindacali, militanti, tutto venne spazzato via dalla reazione fascista. Rimase un pugno di compagni, tutti operai, e una rete di relazioni tra loro assai fragile. Tuttavia proprio perchè di operai si trattava ed eredi di una tradizione sindacale e politica profondamente radicata nel ponente genovese e nelle sue grandi fabbriche e poiché la maggior parte di loro non rinunciò al proprio ruolo di avanguardi politica e sindacale, il filo della continuità non si interruppe ma si alimentò, negli anni, a poco a poco di nuovi compagni, giovani e giovanissimi neofiti del movimento, e di vecchi che riprendevano fiducia. Si ricreò così nelle fabbriche e nei quartieri operai una rete di nuclei libertari che avrebbe costituito l ossatura della resistenza anarchica. Rete che si sarebbe rafforzata dal punto di vista politico e organizzativo con il ritorno dei compagni dal confino, molti dei quali avevano vissuto l esperienza della guerra di Spagna. La natura prettamente operaia del ricostituendo movimento anarchico genovese (d altra parte in perfetta coerenza con le sue tradizioni storiche cittadine) ne costituì sia un punto di forza che un punto di debolezza. La natura forte di questa caratteristica è del tutto evidente. La sua debolezza un po meno. L assenza pressoché completa di quadri intellettuali non limitò tanto il movimento sul piano dell elaborazione programmatica e della proposizione politica (che infatti risultarono dignitosamente composte nel progetto del Fronte Unico dei Lavoratori) quanto piuttosto nella capacità di proporsi come soggetto politico a pari dignità con le altre forze antifasciste (anzi con una rappresentatività e un incidenza ben superiore ad alcuni dei partiti del C.L.N.L.). Questa debolezza non risultò evidente quando trattare con i comunisti e i socialisti significava organizzare la difesa sindacale o la cospirazione o le prime azioni gappiste con i compagni di lavoro di quei partiti, ma fu decisiva nella fase di istituzionalizzazione degli organismi resistenziali, quando - reintruppati questi lavoratori nelle rispettive organizzazioni - divennero interlocutori esperti e disciplinati dirigenti d apparato o, appunto, intellettuali avezzi ad ogni cavillo. In questa situazione reinterpretare la proposta del F.U.L. in un patto d azione con gli altri partiti antifascisti non poteva che scontrarsi con il classico muro di gomma dei ma, dei se e dei forse, a mascheramento della ripulsa da parte delle forze di sinistra ciellenniste della impazienza rivoluzionaria degli anarchici. Miglior sorte non poteva avere - e infatti non l ebbe - la richiesta di entrare nel C.L.N.L. conservando integralmente la propria autonomia politica e, sostanzialmente, quella operativa. Ciò in definitiva condizionò il peso relativo dell anarchismo genovese nell apparato cospirativo ed insurrezionale e rese praticamente nulla la sua capacità di incidere sulla politica del C.L.N.L. Le difficoltà materiali poi connesse a questo isolamento, come abbiamo visto, fecero il resto, impedendo anche un attività militare adeguata al peso numerico dei combattenti libertari. In definitiva - e non è ovviamente un giudizio di merito ma la valutazione obbiettiva di un dato di fatto - il movimento anarchico genovese era costituzionalmente inadatto (per motivi storici e per motivi contingenti) ad un protagonismo resistenziale proiettato sul piano dei rapporti politici formali. L abusata definizione dell antifascismo anarchico come un antifascismo che viene da lontano è sostanzialmente corretta, ma incompleta. L antifascismo anarchico non fu mai semplice antifascismo perché cogniugò in continuazione lotta antifascista a lotta antistatalista e anticapitalista, perché denunciò le responsabilità della borghesia capitalistica nell avvento del fascismo sempre e testardamente, anche nel momento in cui gli altri partiti antifascisti di sinistra facevano tatticamente la corte agli industriali ed alla grande borghesia cittadina. Il giudizio di merito andrebbe riservato nella valutazione di un movimento o di un organizzazione radicalmente anticapitalista ed antistatalista, come lo fu la F.C.L., all influenza reale acquisita nella classe operaia, al successo delle parole d ordine rivoluzionarie, al depositato in termini di coscienza di classe tra i lavoratori che la seguivano ed infine alla sedimentazione, anche in termini organizzativi, di tutto ciò. Da questo punto di vista il bilancio in chiaro-scuro che emerge dalla sintesi che abbiamo tentato, tende a schiarirsi. Come abbiamo visto in precedenza il peso riconquistato dal movimento anarchico nelle roccaforti operaie cittadine era del tutto rispettabile, anche se estremamente ridotto rispetto agli anni 20. Molte cose erano cambiate, al riformismo e al verbalismo massimalista del vecchio partito socialista, si era sostituita la forza d apparato del P.C.I., la sua arroganza culturale, la sua spregiudicatezza nella politica delle cose reali, il suo monolitismo politico e, perché no, il fascino dei successi
dell Armata Rossa, le conquiste del socialismo reale, il prestigio dello Stato operaio . Nelle stesse fasi cospirative e resistenziale i comunisti sfruttarono abilmente il grande afflusso di giovani e di lavoratori spoliticizzati per trasformare le brigate in corsi d indottrinamento a tappe forzate e in centri di reclutamento al partito. Nessuno può scandalizzarsi di questo, fa parte di quella cultura politica che subordina totalmente la presa di coscienza del singolo, lo sviluppo della sua autonomia di giudizio all epifenomeno del movimento delle grandi masse. Gli anarchici genovesi non potevano certo scendere su questo terreno senza snaturare le caratteristiche costitutive del loro movimento. O meglio forse in parte lo avrebbero potuto fare se ci fosse stato il tempo e modo per una discussione critica sul ruolo dell organizzazione anarchica come avanguardia di classe. Tempo e modo che nelle ristrettezze della clandestinità - non ci furono, come, ovviamente, non ci fu il surrogato partitico di questa discussione: ovvero le direttive di una direzione politica all estero da interpretare. Allora, per concludere, il movimento anarchico genovese non poté che scontare in termini di ridotta efficienza le pastoie della propria condizione oggettiva, l essere cioè l espressione reale, non mediata da alchimie di sorta, delle difficoltà e delle crisi del movimento operaio come delle sue fiammate e delle sue spontanee avanzate. Un po più avanti per dare un esempio alla classe, un po più indietro per non coartarne le forme di radicale antagonismo (diremmo oggi). Questa ubiquità, pensabile sempre, ma possibile solo in momenti di deflagrazione rivoluzionaria, paga pegno all ideologizzarsi del dibattito e al cristallizzarsi della propaganda anche e soprattutto per gli anarchici - nei momenti di stabilizzazione o di riflusso delle lotte. Ma probabilmente è un prezzo che val la pena d essere pagato. Fascismo e stalinismo sono ormai consegnati alla storia, i contenuti dell anarchismo sono sempre presenti e rifioriscono ciclicamente nelle espressioni di antagonismo e di intransigente radicalità del movimento di classe.
Allegato 1 Proclama steso al Convegno clandestino di Firenze del 5 settembre 1943 La Federazione C.A.I. Riconoscendo che la propaganda d odio e di divisione tra i popoli ha origine nello spirito di dominio e di sopraffazione aumentati dal recente sviluppo di autoritarismo e dai privilegi della classe capitalistica, e che per questo la federazione si è sempre pronunciata contro ogni forma di Stati e di governi autoritari, con funzioni liberticide, accentratrici, burocratiche, dissanguatrici di prodotti e di uomini, come sempre anche oggi, dopo tanta dolorosa esperienza di fatti, sostiene la universale associazione di libere federazioni di comuni autonomi, composte da liberi produttori. Riconoscendo che la libertà di associazione, di stampa, di parola, di pensiero, è la condizione prima di sviluppo della civiltà e di progresso individuale e collettivo e costituisce il più efficace freno, la più sicura garanzia contro il sorgere di privilegi di classe e di governi dispotici, delibera di appoggiare in Italia ogni movimento tendente a liberarla dal fascismo e da qualunque sua altra ramificazione aperta o subdola per instaurare subito in modo decisivo le libertà sopra ricordate; inoltre riconoscendo che la pace sociale è strettamente congiunta al benessere di ciascuno e di tutti, benessere che è sempre stato insidiato dalle classi dominanti per i loro esclusivi interessi e per le loro cupidigie, sfociano sempre in guerre che, dati gli sviluppi della scienza applicati alle guerre stesse, queste diventano sempre più terribili, disastrose e vere stragi di popoli confermando, come per il passato, che soltanto l unione di tutti i lavoratori del mondo può impedire, riconosce necessaria la ricostituzione dell Internazionale dei lavoratori, basata sull uguaglianza e la solidarietà di tutti gli uomini e di tutti i popoli. Nel prossimo periodo di attività rivoluzionaria che deve preparare la costruzione di una nuova vita sociale, che sorgerà faticosamente dalle rovine nelle quali il fascismo e il militarismo lasceranno il paese, ed affinché sia estirpato ogni residuo di fascismo, e non ne sia possibile la riproduzione, si dovrà lottare: 1) Contro ogni mascheramento del fascismo che cerchi di sopravvivere, ossia si dovrà non prestare alcuna fiducia od appoggio a nessun movimento di fascismo dissidente di destra o di sinistra; 2) contro ogni forma sedicente transitoria di dittatura militare che prelude invece a nuove dittature liberticide, e quindi anche contro ogni compromesso con la feroce e inetta monarchia; la Federazione C.A.I. collaborerà con quei movimenti che abbiano questo minimo di programma rivoluzionario attuale. Si dovrà poi lottare contro la perpetuazione della proprietà privata, che essendo originata dal lavoro di tutti, deve ritornare a tutti, e contro la perpetuazione di frontiere nazionali che comportino il pericolo di nuove guerre. Per questo bisogna fare appello ai lavoratori degli altri paesi perché sventino ogni tentativo durante la guerra, durante le trattative di pace, e nel dopoguerra di alleanze nazionali ed internazionali capitalistiche e militari, le quali tendono ad impedire la creazione di quelle condizioni di uguaglianza, di libertà e solidarietà internazionale che solo permettono di giungere all emancipazione politica economica e sociale di tutti gli uomini e di tutti i popoli, per la quale hanno sempre combattuto tutti martiri della guerra sociale e tutti i veri rivoluzionari di elevate tendenze politiche. Bisogna pure mettere in guardia i lavoratori di tutto il mondo, affinché siano pronti a rispondere alle insidie, alle lusinghe, alle mistificazioni, alle violenze della classe borghese, ricostituendo su basi solide ed incrollabili l unione di tutte le forze per il trionfo dell Internazionale dei lavoratori e cioè per la completa emancipazione del lavoro dal capitale. E di grande vantaggio, per facilitare la soluzione del problema sociale, far risalire l enorme forza che si può sviluppare dall unione dei lavoratori del braccio, della tecnica, della scienza, del pensiero tutti spronati, in questa impellente azione rigeneratrice, dalla grande forza morale della solidarietà che insegna ad odiare la guerra e a distruggerla per sempre. Ed in questo campo non bisogna dimenticare di rivolgere i nostri pensieri affettuosi ai soldati ed ai marinai di ogni grado, per esortarli per il bene e la liberazione di tutti, ad unirsi a noi nell opera di pacificazione fra i popoli e per far trionfare, al di sopra degli odi della guerra, il grande sentimento della solidarietà umana. Concludendo: per vincere questa grande guerra del bene contro il male, della libertà contro la schiavitù, la Federazione C.A.I. è convinta che la vittoria non potrà mancare se tutti gli uomini di buona volontà sapranno con forza, audacia e fede compiere ad ogni costo e con ogni mezzo il loro dovere. L ora tragica incalza e non consente indugi. La Federazione C.A.I.
Allegato 2
Concordato del Maggio Giugno 1944 EGREGI AMICI DEL PARTITO............. Le organizzazioni sottoscritte di fronte al continuo aggravarsi della situazione Politica ed economica che miete migliaia di vittime in tutti i campi dello scibile umano e in particolare in mezzo ai lavoratori privi di mezzi di difesa, dopo avvenuti scambi di idee con elementi di vari partiti allo scopo di coordinare un lavoro di difesa collettivo, hanno deciso di formulare un PATTO DI SOLIDARIETA Per raggiungere i fini sotto enunciati: i quali fini pongono tutti gli uomini che li accettano su un piano di uguaglianza politica ed economica e avviano la classe dei produttori del braccio e del pensiero verso la tanto auspicata fratellanza che metterà fine alle tanto deprecate discordie. Per raggiungere i primi capisaldi che ci condurranno alla completa comune vittoria, abbiamo inserito il nostro Programma di Lavoro che ben volentieri sottoponiamo al vostro obbiettivo esame. QUALORA non foste in qualche punto d accordo con noi, gradiremo conoscere il vostro sincero pensiero. Le organizzazioni firmatarie confidano nella vostra gradita adesione e per tanto in attesa di una vostra sollecita risposta, vi inviamo cordiali saluti. FEDERAZIONE COMUNISTA LIBERTARIA FRONTE UNICO DEI LAVORATORI UNIONE SINDACALE ITALIANA ECCO IL NOSTRO PROGRAMMA I Rappresentanti delle organizzazioni sottoscritte; considerando che l emancipazione integrale dei lavoratori del braccio e della scienza dallo sfruttamento capitalista e dalla schiavitù statale - rappresentati da una minoranza di parassiti prepotenti e brutali - non potrà avverarsi fino a che saremo divisi da lotte settarie di partito; Considerando che la redenzione dei lavoratori potrà avvenire soltanto ad opera dei lavoratori stessi, uniti in un patto di solidarietà e di mutuo appoggio liberamente accettato: Convinti che la libertà di pensiero, di stampa, di associazione per tutti i produttori della ricchezza sociale, è un diritto sancito dalla rivoluzione che proclamò I DIRITTI DELL UOMO CONSIDERANDO: che soltanto chi compie un lavoro socialmente utile per l umanità ha diritto di assidersi al banchetto sociale in perfetta uguaglianza economica. CONSIDERANDO che i privilegi economici e politici usurpati dalle anzidette minoranze parassite condussero i produttori alla fame, alla schiavitù e alle guerre fra i popoli: DELIBERANO Di costituire un PATTO DI SOLIDARIETA RETTO DA LIBERO ACCORDO fra tutti i lavoratori che abbiano per bandiera la libertà reciproca e per fine l abbattimento del sistema capitalistico e statale. Pongano alla base dell accordo i seguenti capisaldi che non consentano dilazioni. 1°) Affrettare la fine del mostruoso stato di guerra, ricorrendo a qualsiasi mezzo, anche il più violento imponendo il BASTA A QUESTO SCANDALOSO modo di vivere. 2°) Esigere assoluto rispetto per la PERSONALITA UMANA e per conseguenza esigere il diritto alla vita libera e dignitosa: non riconoscendo a nessun padrone né a nessun capo di stato la facoltà di emanare ORDINI LEGGI E DECRETI in virtù dei quali l uomo cessa di essere libero, per divenire uno schiavo. 3°) Riorganizzare la SOCIETA NUOVA eliminando ogni forma di parassitismo passando ai lavoratori manuali e tecnici la gestione diretta dei mezzi di produzione e di scambio della ricchezza sociale al di fuori di ogni ingerenza di estranei alla produzione stessa. 4°) Avviare la vita sociale sempre verso più alte forme di uguaglianza economica e politica a cui tutti i
produttori hanno sacrosanto diritto. I NOSTRI METODI DI LOTTA Onde iniziare un lavoro proficuo per il raggiungimento dei postulati sopra accennati, le organizzazioni firmatarie approvano i seguenti metodi di lotta: A - Costituire un organizzazione sindacale rivoluzionaria unitaria liberamente accettata da tutti i produttori proclamando la propria indipendenza più completa da ingerenze statali e da oligarchie politiche presenti e future di qualsiasi specie. B - Costituzioni di COMMISSIONI INTERNE paritetiche libere - non asservite a nessun governo né a nessun partito - con l incarico di risolvere i problemi più urgenti per la vita dei lavoratori. C - Riorganizzare su vasta scala i COMITATI SEGRETI paritetici di fabbrica di Azienda, ecc, e di creare un ufficio di SEGRETERIA segreto con i quali i COMITATI di fabbrica si terranno in stretto collegamento al fine di respingere con tutti i mezzi le eventuali sopraffazioni reazionarie. La scelta dei membri della COMMISSIONE interna per i comitati segreti dovrà farsi su elementi di provata capacità sindacale.. D - Nomina dei consigli di Fabbrica, di uffici di Azienda, ecc, (SOVIET LIBERI) scelti nel campo dei lavoratori manuali ed intellettuali di provata capacità tecnica (indipendentemente dalla loro particolare idealità politiche e religiose) perché abbiamo per bandiera la libertà per tutti i produttori, e per fine l abbattimento del sistema capitalista. Scopo principale dei consigli è la preparazione spirituale per assumere nel dopo guerra la gestione diretta, da parte dei lavoratori della produzione e distribuzione della ricchezza sociale. E - Ogni categoria di produttori manuali ed intellettuali, professionisti, ecc; deve essere rappresentata in comitato paritetico con uguali diritti e uguali doveri per tutti. F - I deliberati presi dal COMITATO paritetico dovranno essere comunicati alle rispettive assemblee dei produttori le quali sono e resteranno sovrane. G - Dove un accordo di massima (che sarebbe sempre il più desiderato e il più armonico) non fosse possibile raggiungerlo all unanimità, in via subordinata si giungerà al voto proporzionale, in ogni caso per nessun motivo potrà essere sottratto il diritto alle minoranze sempre, bene inteso, che queste accettino il patto di Solidarietà. Poiché il lavoro non ha bandiere particolari al di fuori di quella della libertà e del benessere comune a tutti i lavoratori solidali nel principio di uguaglianza economica e politica, noi lo difenderemo contro tutti i soprusi da qualunque parte vengano. Per il raggiungimento degli scopi sopra annunciati le organizzazioni si impegnano a dedicarvi ogni loro sforzo e invitano i lavoratori a portarvi il loro valido aiuto.
Allegato 3 LIBERO ACCORDO FRA TUTTI I PRODUTTORI (AI LAVORATORI DEL BRACCIO E DELLA SCIENZA) Crediamo di compiere opera altamente utile portando a conoscenza dei lavoratori qual è il pensiero delle organizzazioni sottoscritte affinché ognuno prenda posizione nella lotta contro il comune nemico (Capitalismo e stato) e perché ognuno assuma la responsabilità del proprio operato. Questo nostro pensiero sulla necessità di un patto di libero accordo fra tutti i produttori fu a suo tempo sottoposto all esame dei vari partiti politici affinché esprimessero il loro pensiero e ci muovessero le loro osservazioni. Ma pur apprezzando i nostri punti di vista, molti dei suddetti partiti non hanno ancora preso una posizione netta per addivenire, come l ora richiede, ad un accordo di massima ed iniziare senza altri indugi un lavoro di difesa collettiva. Siamo ad una svolta della storia; tutta l impalcatura borghese, parassitaria e statale sta per crollare sotto i colpi di maglio della gioventù refrattaria alla disciplina militare e dal sabotaggio degli sfruttati che non vogliono più saperne di lavorare per i loro padroni. Sarebbe quindi un delitto se, a cagione di lotte intestine, si dovesse ritardare quella unità proletaria tanto interessante e tanto utile per affrettare il raggiungimento del benessere per tutti gli sfruttati. I lavoratori e gli intellettuali ai quali perviene questo nostro appello ci leggano e se il loro pensiero collima con il nostro ci aiutino a rovesciare questo scandaloso modo di vivere ed a riorganizzare su leggi di uguaglianza la società nuova. Dove non fossero d accordo con noi ci esprimano lealmente il loro pensiero e, da buoni amici, discutiamo. ECCO IL NOSTRO APPELLO [Segue la parte che nel documento dell allegato precedente va sotto il titolo Ecco il nostro programma ]
Allegato 4 Opuscolo del Fronte Unico dei Lavoratori: I lavoratori nella pratica rivoluzionaria - I consigli di fabbrica e la rivoluzione Un compagno, carissimo e di fede, ci ha passato queste brevi e concise note, stillate durante il periodo della cospirazione. Abbiamo ritenuto utile pubblicarle e diffonderle fra gli operai dato gli argomenti di attualità che esse trattano - in questo momento, specialmente - in cui il proletariato sta serrando le file per continuare quella marcia rivoluzionaria ascensionale già intrapresa, che lo porterà senza dubbio, evoluto ed emancipato nei diritti e nei doveri, alla grandiosa edificazione della Società del lavoro. LAVORATRICI, LAVORATORI, COMPAGNI, E con pensiero, sempre più rattristato, rivolto a tutte le vittime della esecrata guerra che ancora una volta, come sempre, ci rivolgiamo a voi acciocché esaminando nel vostro intimo la tragica situazione che attraversa l umanità con animo sereno e con la consapevolezza delle vostre meditazioni, possiate trarne profitto moltiplicando i vostri sforzi per cercare di por fine alla tormenta devastatrice che attrista e abbrutisce noi e le nostre famiglie. La guerra che da più anni devasta il prodotto delle nostre fatiche, che semina la morte, la miseria, il pianto delle nostre mamma, lo spavento dei bimbi, che ci rende la vita impossibile, causa la quasi completa mancanza dei generi di prima necessità, che priva la gioventù della spensieratezza utile all elevazione fisica e morale del genere umano, cha assassina nel nascere la prole innocente, che rende l uomo malvagio, assassino suo malgrado, codesta piovra di tutti i mali la quale avvinghia con i tentacoli rapaci ogni residuo della civilizzazione annietando l umanità dolorante, deve por fine alle sue malefatte, per far posto alla pace feconda che affratella l uomo rendendolo degno di sé stesso. Siamo noi che dobbiamo innalzare la voce possente a pro della pace, siamo noi che in omaggio all affetto che sentiamo per i figli nostri, le spose, i vecchi incapaci di difendersi contro le nefandezze in parte causate dalla nostra amorfa incapacità di uomini forti, dobbiamo insorgere in difesa della civilizzazione. Non attendiamo pacificamente la nostra liberazione dai liberatori, da qualsiasi parte si proclamino essi. Il capitalismo tirannico, egoista, assassino è sparso in tutto il mondo e da questo non dobbiamo attendere che ci liberi dalla schiavitù impostaci dal capitalismo italiano. Mentre le orde naziste si apprestano a rendere un cumulo di rovine le nostre città e predare la ricchezza nazionale accumulata con il sudore della nostra fronte, e prepararci così un dopo guerra privo di quella ricchezza necessaria alla vita della nuova Società comunista, è dovere nostro insorgere in difesa del patrimonio nazionale il quale la Grande Rivoluzione lo accomunerà ripartendolo a ciascuno dei propri bisogni. I visi scarni dei bimbi, delle mamme, delle spose delle quali gran parte vestono a bruno, sfiduciate, addolorate, si trascinano stentatamente nella oscurità della notte verso le umide gallerie-ricovero, e là, ammucchiate come merce trascurabile, avariata, tendendo l udito al tuonar del cannone, allo scoppio delle bombe micidiali, maledicono in cuor loro i responsabili di tanta iniquità e attendono da noi lo scatto della disperazione che con la scure vendicatrice le liberi dall incubo della morte I lavoratori nella pratica rivoluzionaria Se al termine della presente guerra la lotta tra capitale e lavoro dovesse limitarsi alla sola conquista graduale dei miglioramenti economici, non tenendo in debito conto la sostanza pratica e ideologica del Sindacalismo Rivoluzionario, i comunisti libertari, all unanimità sentirebbero il bisogno imperioso di limitare la loro azione alla sola propaganda ideale, senza curarsi gran che delle controversie dottrinarie dei vati partiti i quali traggono la loro forza dalla scaltrezza diplomatica dei loro dirigenti, intenti ad incanalare l acqua al loro mulino, a scapito dei loro rispettivi avversari e, quel che più conta, a detrimento della rivoluzione sociale. Siamo però lieti di constatare che i lavoratori, attraverso l esperienza acquisita dalla secolare schiavitù, passando
sopra agli intrighi di corridoio, si avviano fidenti verso la redenzione, consci dei loro diritti e doveri sanciti dalla legge naturale, la quale logicamente ammonisce: che, dopo le sofferenze fisiche e morali causate dalla presente guerra sterminatrice, il mondo in rovina deve ineluttabilmente avviarsi verso nuovi orizzonti, più consoni all evoluzione regolare della civilizzazione. nell analisi degli avvenimenti storici, registrati dopo la fine di quasi tutte le guerre, queste, indipendentemente dalla volontà degli accumulatori di vasti capitali, apportarono grandi sconvolgimenti politici ed economici, segnacoli di chiara ribellione della classe diseredata verso i tiranni della coalizione internazionale del parassitismo capitalista. Mentre in Germania ed in Ungheria, dopo la tormenta dal 1914 al 1918, le tentate rivoluzioni furono soffocate nel sangue, in Russia i lavoratori ebbero modo di consolidarsi nelle conquiste della rivoluzione, instaurando sulle rovine del decrepito regime zarista la Società Socialista, oggi in pieno sviluppo, e capace di fronteggiare vittoriosamente gli eserciti della reazione. E per questo che non crediamo utile associarsi a coloro che favoreggiano un determinato gruppo belligerante con la speranza che da codesto loro atteggiamento possa scaturire la rivoluzione sociale. Sappiamo per esperienza che la psiche rivoluzionaria non può crearsi dall assassinio collettivo, ma da fattori morali ed ideologici che dall evoluzione dei fatti primeggiano sullo spirito della moltitudine e rendono possibile lo slancio in avanti dell ardimento individuale. Adunque: terminata anche la presente guerra: la più atroce, la più devastatrice che la storia abbia registrato fino ai giorni nostri, quale sarà l atteggiamento dei lavoratori? Si lascieranno essi abbindolare ancora una volta dal capitalismo, oppure marceranno in massa graniticamente uniti verso la loro completa redenzione? Noi opiniamo per questa ultima ipotesi. Guai se ciò non fosse. La futura guerra che indubbiamente il regime capitalista ci procurerebbe, rappresenterebbe lo sterminio completo della civilizzazione; e l umanità dolorante, i superstiti, percorrerebbero stentatamente il cammino reso maggiormente spinoso dal progresso umano, nella delusione la più snervante, dopo aver atrocemente sofferto, delusi di aver lasciato sfuggire ancora una volta, il momento propizio di liberarsi completamente dalla schiavitù oligarchica del capitalismo internazionale. Il buon seme dà buoni frutti: i lavoratori del Belgio, due volte martiri, i francesi, i greci che ancora non hanno dimenticato il policantismo autoritario, negazione rivoluzionaria del movimento evoluzionista stanno lottando con le armi della liberazione, con lo scopo preciso di liberarsi da tutte le tirannidi palesi o larvate che da lungo tempo li opprimono. Consci del proprio diritto, con i nervi tesi dalle sofferenze causate dalla carneficina che dolorosamente ancora insanguina il mondo, i lavoratori marciano impavidi verso la meta comune. La rivoluzione è in marcia e i freni della cosidetta democrazia la quale teme l avvento del comunismo libertario, non hanno presa sulla volontà ferrea e decisa dei lavoratori bramosi di un cambiamento radicale della struttura politica ed economica della società. I lavoratori sdegnano le mezze misure e aborrono le combine ministeriali. Sono convinti che solo l azione diretta, intransigentemente rivoluzionaria, può condurli verso la libertà più completa. LIBERTA : Questa fiaccola luminosa che con la sua forza attraente rende l uomo conscio del proprio diritto, spiritualmente forte a agguerrito di volontà indomita, è la meta indisgiungibile da tutte le conquiste rivoluzionarie dell umanità. E errato il credere che la classe lavoratrice non sia all altezza del compito che le attuali circostanze le affidano. E sul posto stesso della comune fatica che la coesione rivoluzionaria crea l ossatura omogenea della ricostruzione su basi veramente comuniste. Allontanarsi da questa regola elementarissima ed affidare il compito della ricostruzione rivoluzionaria alla volontà, sia pure elevatissima di pochi, equivale a creare l apatia amorfa della grande massa lavoratrice oggi in fermento e disposta a tutto osare pur di redimersi dal peso opprimente della schiavitù. La borghesia oligarchica internazionale capitalista tenta di soffocare nel sangue lo spirito combattivo dei lavoratori che scatenatosi dalla dominazione militarista, marcia sicuro verso la società del lavoro. La logica è una e indivisibile. Le vittime della presente guerra, le devastazioni su vasta scala causate dai bombardamenti, il timore spaventevole che causò la morte prematura di migliaia e migliaia di bimbi innocenti, lo spavento delle donne, la fame, la miseria, le fucilazioni in massa della gioventù ribelle; tutto ciò che rappresenta sadismo sanguinario, opprimente insopportabile, rimane inesorabilmente impresso nella mente della moltitudine. E gli affamati di oggi, gli schiavi di tutti i tiranni, a guerra finita domanderanno conto ai responsabili di tanto
strazio del loro ignominoso operato e con la scure vendicatrice demoliranno tutte le Bastiglie della schiavitù riedificando sulle rovine del vecchio mondo la società del lavoro, nell armonia fraterna del genere umano. Non si dica che codesto modo di giudicare i fatti rappresenta un errore di valutazione degli avvenimenti storici dei quali noi siamo i testimoni inerti nostro malgrado. Ciò avviene in Grecia e in qualche altro paese, è il preludio dell istinto combattivo che anima i lavoratori di tutti i paesi. Credere e far credere, che tutto ciò è l ordinamento metodico rivoluzionario di un dato partito tende a svalutare l opera dei libertari; ma non corrisponde esattamente a la verità. La classe dei produttori consapevolmente agguerrita di volontà propria, sorpassa i metodi autoritari e negativi, perciò combatte per la libertà e per il benessere della comunità del lavoro. Noi non siamo dei sognatori. Non viviamo nell astratto, inconcludente, negativo. Valutiamo i fatti dal lato positivo, realistico, senza per questo aver la pretesa di dominare il torrente rivoluzionario per incanalarlo verso mete ottuse pur di raggiungere un dato fine non del tutto consone agli intendimenti di chi lavora e soffre. Perciò neghiamo il diritto a coloro che attraverso gli intrighi di corridoio si impossessano autoritariamente del governo della cosa pubblica a detrimento delle regole elementarissime della libertà. La rivoluzione è in marcia e i lavoratori sono maturi e perciò capaci di autogovernarsi come meglio credono. Non si tratta di guidarli con mezzi autoritari, coercitivi, verso il loro benessere; la logica dei fatti insegna che le rivoluzioni saranno sicuramente vittoriose se questi, nell applicazione della loro volontà, saranno lasciati liberi di agire e creare, con la forza della loro capacità ricostruttiva, quella struttura politica ed economica che meglio confaccia alle loro aspirazioni morali. I lavoratori seguino il loro istinto. Tutti i suggerimenti disinteressati tendono a moltiplicare il loro dinamismo rivoluzionario. Che la loro volontà sia di norma a coloro che per la conquista intellettuale sono in grado di rendere servizio meritorio verso la rivoluzione. I consigli di fabbrica e la rivoluzione Allorquando la guerra avrà posto termine all opera di distruzione del lavoro operoso che attraverso i secoli il genio della civilizzazione ha costruito con il sudore dei lavoratori, la ricostruzione della società su basi nuove, accettate da tutti e per il benessere della comunità del lavoro, s impone ai superstiti che dalla tormenta della guerra avranno tratto l esperienza dovuta per dirigere la loro opera di ricostruzione verso gli obbiettivi necessari alla infrangibilità armoniosa del genere umano. Perciò non più guerra causa di tanti lutti, di miseria, di fame, di odio, di distruzione. Non più un lavoro snervante nelle officine e nei campi a tutto profitto di una masnada di incoscienti che scandalosamente sfruttano il lavoro altrui, vivendo nell opulenza la più sfacciata tiranneggiando in modo inumano la classe dei produttori. Non più coercizione di una minoranza parassitaria che dalla posizione privilegiata ne approfitta periodicamente per scagliare i lavoratori gli uni contro gli altri, abbassando il genere umano al livello di una forza cannibalesca, brutale, assassina, per una causa che contrasta con il progresso armonioso della civilizzazione. Non più schiavi, non più sfruttati, non più servi, né padroni, non più tiranni, né tiranneggiati, non più odio di classe; ma l avvento fraterno d una società d uguali nei diritti e nei doveri. L eguaglianza, la fraternità, l affetto reciproco, rappresentano i capisaldi della nuova società del lavoro contrapponendosi alla oligarchia capitalista in pieno fallimento politico ed economico. Ecco in breve, i postulati sanciti dalla prima internazionale dei lavoratori per i quali innumerevoli martiri diedero la loro vita, in olocausto all ideale di libertà e di eguaglianza. Il capitalismo internazionale instaurò sulle rovine del mondo assolutista, il regime della produzione speculativa perciò, il dislivello economico della produzione, l instabilità degli scambi dei prodotti, causando guerre di distruzioni inenarrabili ha finito miseramente il suo ciclo ascendente e la presente guerra, fra tanti mali, rappresenta il tracollo definitivo di un regime di corruzione terroristica, inumana... Ricostruire su basi nuove accettate e vagliate da tutti nell armonia della libera discussione, equivale a dare alla Società un assetto stabile il quale si evolverà sempre più verso conquiste più vaste nell interesse dell Umanità tutta. La Rivoluzione è in marcia e guai a coloro che per vanità, per attaccamento e metodi blandi, per tornaconto personale, per vanagloria del dominio, tentassero di ostacolare il passo con intrighi da corridoio. I lavoratori ormai stanchi e delusi dalle controversie dottrinarie si avviano a grandi passi verso la creazione delle cellule
massime della rivoluzione. La comunità del lavoro crea sul posto della produzione i propri consigli i quali contraporranno la loro volontà al volere autoritario dei partiti autodominatori al governo futuro della cosa pubblica. Composizione e compito dei Consigli liberi Per il Sindacalismo Rivoluzionario i Consigli di Fabbrica rappresentano l asse della rivoluzione, la piattaforma rotativa della stabilizzazione progressiva del nuovo assetto politico ed economico della società. L organizzazione dei mezzi di produzione, dei trasporti, dello scambio dei prodotti verrebbe facilitata dalla libera intesa della varie branche dell attività produttiva. Occorre valorizzare il lavoro nei suoi veri termini di capacità costruttiva. I lavoratori di tutte le gradazioni sono maturi per autogovernarsi a modo loro senza l intervento di mezzi coercitivi, dittatoriali, dannosi al buon funzionamento della società. La libertà, la più completa, rappresenta il regolatore delle iniziative le più ardite, perché armonizza in modo concreto le varie correnti politiche in senso uniforme, attingendo dalle svariate ideologie la sostanza sana per renderla positiva nell applicazione pratica. I consigli di tutte le branche della attività produttiva trovano la propria forza di attuazione ricostruttiva, nell adempimento integrale della proprie funzioni positive non ostacolate da intromettenze dottrinarie delle varie correnti politiche che in definitiva si contendono il predominio della cosa pubblica a detrimento della rivoluzione. Quindi, non conquista dei pubblici poteri con l intendimento autoritario di governare ai fini e nell interesse di un dato partito, non imposizione di un sistema di vita voluto da uno stato, sia pure a tendenza proletaria. I Consigli liberi tendono a svuotare lo stato del proprio contenuto autoritario per dargli quella forma puramente tecnica amministrativa, capace di realizzare con l appoggio del popolo tutto, un regime comunista libertario che dia infine affidamento di evolversi verso le più alte vette della libertà, in armonia fraterna con lo stato psicologico dell individuo. Il lavoro e null altro che questo, conta nella vita politica amministrativa del domani, perciò i lavoratori tutti hanno il dovere, oltre il diritto, di interessarsi e prendere parte attivissima nella scelta dei loro rappresentanti in seno ai consigli di fabbrica, di rione, delle borgate, dei comuni, ecc. Assembleee periodiche saranno convocate all interno della fabbrica stessa per regolare il buon funzionamento della produzione. E logico che dalla discussione si trae l alito benefico delle innovazioni le più perfezionate, aumentando così il rendimento della produzione con meno fatica e meno spreco di tempo causato appunto dalla odierna burocrazia padronale. Dall ingegnere ai direttori tecnici di reparto, al più umile operaio, tutti volontariamente disciplinati elaboreranno un piano regolatore capace di intensificare la produzione a profitto della rivoluzione che modificando tecnicamente l ordinamento produttivo attuale, sburocratizzandolo il più possibile, avvantaggerà sicuramente la produzione. Per rendere più efficace possibile l interessamento continuo dei lavoratori al buon funzionamento dei Consigli di Fabbrica, il mandato rappresentativo dei Consiglieri dovrebbe essere di breve durata in modo che la conferma o la revoca della carica sia sanzionata dai lavoratori consci dei loro doveri e dei loro diritti sanciti dalla sovranità delle assemblee. Il Consiglio di fabbrica nomina il Direttore responsabile dello stabilimento e l elemento tecnico dei diversi reparti i quali saranno revocati se riconosciuti incapaci e sostituiti immediatamente con altri ritenuti più idonei nell adempimento delle mansioni affidategli. E chiaro che l assemblea è sovrana e nessuno può arrogarsi il diritto di fare a modo proprio senza la preventiva approvazione dei lavoratori. La Disciplina, la più rigida, perché la più liberamente accettata, rappresenta il fattore massimo del buon funzionamento della produzione. Il principio regolatore dello sviluppo delle iniziative collettive, per essere efficace ha estremamente bisogno di essere continuamente praticato da tutti gli interessati. Ne consegue che i lavoratori hanno il dovere di interessarsi continuamente del funzionamento regolare dei Consigli di Fabbrica partecipando alle discussioni con la consapevolezza dovuta ai doveri che loro incombono. Disinteressarsi, lasciando ad altri il compito di regolarizzare le funzioni della produzione, dello scambio dei prodotti, del funzionamento regolare dello Stabilimento, significa fare opera contro-rivoluzionaria, a detrimento della rivoluzione. Non con la critica si risolvono i problemi inerenti la società accomunata nei diritti e nei doveri, non con l avversare sornionamente gli incaricati al buon funzionamento della cosa pubblica: è con l attiva partecipazione alle assemblee opportunamente convocate che si crea
l armonia necessaria alla risoluzione dei vasti problemi che indubbiamente sorgeranno specie nei primi tempi della rivoluzione. La società comunista libertaria sarà un fatto compiuto solo quando i lavoratori comprenderanno la necessità di tutelare i loro interessi con le consapevolezze esatte del compito loro. Così dicasi per tutta l attività della vita pubblica, collettiva. I Consigli interni, di rione, delle borgate, dei comuni, delle provincie fino a raggiungere la vastità nazionale ed internazionale rappresentano il coronamento dell affratellamento dei popoli, l omogeneità infrangibile del mondo del lavoro. I lavoratori da troppo tempo calcolati macchinario umano e sfruttati continuamente dal capitalismo, privati della libertà di esprimere il loro parere, resi schiavi dalla insaziabile rapacità speculativa, domani, allorquando la società del lavoro getterà le prime fondamenta delle cellule costruttive edificando sul mondo in rovina un nuovo stato di cose e che da questo trarranno i benefici necessari ai loro bisogni, si sentiranno alleggeriti dal peso opprimente della secolare schiavitù, le loro forze fisiche, morali ed intellettuali, raddoppieranno d intensità aumentando così il loro benessere e la felicità redenta dei popoli tutti. Attraverso i Consigli di Fabbrica coadiuvati periodicamente dalle Assemblee dei Lavoratori, sul posto stesso della produzione, si crea la Società Comunista Libertaria. Questi rappresenterebbero l ossatura omogenea dell ordinamento politico ed economico della Società. I Consigli funzionanti con la libertà dovuta ai loro compiti non tendono minimamente a menomare la libertà del singolo. Non hanno funzioni autoritarie né tantomeno coercitive. Snelliscono nel modo più concreto l ordinamento della Società dando all individuo funzioni ed interessi armonizzati con i bisogni della comunità. E errato e dannoso alla rivoluzione creare uno stato psicologico tra i lavoratori il quale tenda a valorizzare la formula autoritaria del potere politico ed economico concentrato nelle mani dei produttori. Sussisterebbero le classi avverse le quali si contrasterebbero il potere in disaccordo continuo ed evidente con la Società Comunista Libertaria. I Sindacalisti Rivoluzionari che dalla loro lotta quotidiana e dalle loro ideologie finalistiche cercano di trarre vantaggi a beneficio di tutti, sono maggiormente inclini a realizzare un ordine sociale il quale per la sua struttura politica ed economica si identifichi con i diritti e doveri che ciascuno deve sentire profondamente verso il proprio simile, creando così un atmosfera fraterna che senta il valore pratico del nuovo stato di cose, che dalla sua attività quotidiana risalti maggiormente il senso della vita accomunata, senza intaccare la libertà del proprio simile. Non tutto il potere ai lavoratori come massa integrante che funzioni con criteri inaccettabili sia pure da una minoranza; ma tutta l attività della vita collettiva concentrata nell ordinamento dei Consigli di tutte la branche produttive e politiche le quali nel loro funzionamento intrinseco concentrino gli interessi individuali con la comunità del lavoro. Non potere di una classe a scapito di un altra, ma l armonia fraterna del genere umano. Ad ognuno la propria parte ben definita nella missione affidatagli dalle leggi naturali del proprio temperamento e delle proprie attitudini morali e materiali, in armonia con il proprio simile. Lo scambio dei prodotti, delle materie prime, dei generi alimentari, del combustibile, verrebbero facilitati dai Consigli di Fabbrica strettamente collegati con i Consigli delle altre branche dell attività collettiva. Ne consegue che il libero accordo, la libera iniziativa, la libertà di riunione, di parola, di organizzazione, tutto ciò che ha attinenza con il regime comunista libertario, non si disgiunge dall evoluzione continua dell ordinamento politico ed economico della società del lavoro. I Consigli liberi non potrebbero sussistere ed evolversi ordinatamente senza la libertà intesa nel senso più largo della parola. Perciò lo Stato che attraverso l attività dei Consigli verrebbe così svuotato del contenuto coercitivo, perde la propria fisionomia ultra minoritaria per far posto al sistema puramente tecnico amministrativo nella sintesi ideologica e pratica dei Consigli. Si rimprovera a torto ai Comunisti Libertari la mancanza di un coordinamento stabile nella loro concezione sulle funzioni della Società da questi idealmente propugnata, creando con questo, in seno ai lavoratori, una atmosfera interpretativa errata. Non esistono Libertari che non diano al movimento Rivoluzionario, e con il più profondo disinteresse, la loro attività per la creazione immediata dei Consigli di Fabbrica Liberi i quali, a parer nostro, rappresentano l ossatura omogenea dell ordinamento libertario della Società avvenire. Non individualismo facilone, ma frater-
na attività comunista con ampia e concreta attività individuale. I Comunisti Libertari sono dei convinti rivoluzionari. E indubitato che come sempre saranno al fianco dei Lavoratori nella lotta rivoluzionaria. Sono fermamente convinti che la loro presenza in seno ai Consigli rappresenti un aiuto non trascurabile per la creazione positiva ed in senso libertario dell organizzazione stabile della Società del Lavoro. La Rivoluzione ha estremamente bisogno del contributo leale di tutte quelle forze che accettino per principio indispensabile la buona riuscita della Rivoluzione, la espropriazione di tutti i mezzi di produzione e cioè del capitale. Quali siano queste forze, poco conta. Sono le finalità da raggiungere che maggiormente dovranno interessare la creazione del blocco omogeneo della rivoluzione. Preparare dunque i Consigli Liberi, con criteri ben definiti, equivale a creare in anticipo quella forza attraente, persuasiva, che indubbiamente guiderà la grande massa lavoratrice verso la sua completa redenzione. Noi crediamo fermamente che la rivoluzione sarà sempre più dinamica, positiva, quanto più si lasceranno liberi i lavoratori di instaurare sulle rovine del vecchio mondo borghese quella struttura politica ed economica che più si confaccia alle loro secolari aspirazioni. Più i Consigli godranno di libertà e più dimostreranno la loro efficacia rivoluzionaria ed evolutiva. La ricostruzione non sarà certamente di facile attuazione, tenuto conto dello sfacelo politico ed economico, nonché morale, causato dalla non mai tanto esecrata guerra. A superare i difficili e complessi problemi del dopoguerra, la forza dinamica, la volontà ferrea dei lavoratori basta a se stessa. Frenare questo slancio unanime, travolgente, con intrighi da corridoio equivale a fare opera controrivoluzionaria, imperdonabile. Ovunque pulsa il lavoro, i Consigli esplichino la loro attività con criteri sani, noncuranti delle diatribe dottrinarie. I lavoratori si preparino solidamente alla gestione diretta delle fabbriche, delle miniere, della terra, dei servizi pubblici, ecc. ecc. La loro volontà rivoluzionaria non ammette tergiversazioni. Noi siamo fermamente convinti che questi hanno raggiunto la capacità tecnica, amministrativa atta a far trionfare in senso positivo l evolversi della grande rivoluzione. Attraverso i Consigli liberi la struttura politica ed economica della Società troverà modo di consolidarsi fino a sradicare completamente lo sfruttamento dell uomo sull uomo, creando con l evolversi del tempo e delle cose, quella atmosfera veramente fraterna, la quale renderà l uomo armoniosamente accomunato nei diritti e nei doveri.
Allegato 5 Opuscolo del Fronte Unico dei Lavoratori L emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi Chi siamo e cosa vogliamo Siamo lavoratori ai quali la fatica non fa paura. Non intendiamo sottrarci alle leggi del lavoro che la natura ha imposto all uomo, ma vogliamo farla finita una volta per sempre con l obbligo di lavorare per arricchire un accozzaglia di parassiti. Se il lavoro è una necessità assoluta per lo sviluppo del benessere nella vita sociale, ogni uomo valido deve assumersi la sua parte di produttore, dare ad esso il proprio contributo secondo le proprie forze e da esso ritrarre i mezzi per vivere secondo i propri bisogni. Ma nessun parassita deve più pretendere, come è sempre avvenuto e come avviene tutt oggi, che altri lavorino per lui. Già dalla nostra infanzia, il lavoro fu sovente sostituito alla scuola e fino alla matura ed anche decrepita età il nostro posto fu e resta ancora nelle officine, nei campi, nelle miniere e sui mari, ove con costante diuturna fatica produciamo la ricchezza sociale. Tutto ciò che costituisce l alimento per lo stomaco e le soddisfazioni per lo spirito è prodotto dallo sforzo del lavoro manuale ed intellettuale associati, ma - ironia delle cose! - invece di procacciare il benessere nostro e dei nostri figli, la quasi totalità di esso viene accaparrato dallo sciame ingordo e tiranno dei capitalisti: proprietari, azionisti, amministratori, banchieri, latifondisti ed altri vari e diversi altolocati gaudenti e vagabondi d ogni risma. A noi lavoratori rimangono come patrimonio ed eredità la miseria, l ignoranza, l analfabetismo, le malattie e l umiliante sottomissione ai padroni, ai governanti ed ai loro mille satelliti e sostenitori. Questa geldra di succhioni che vive e gode lautamente in alto della scala sociale su su pei suoi gradini fino allo Stato, fino al trono, che fu in particolare padrino e complice del fascismo e di tutte le sue brutture e ignominie nonché dei suoi delitti orrendi, questa genìa di falsi patrioti che scatena impassibile guerre sterminatrici, imboscandosi e traendo da essa guerra benefici incalcolabili, che spadroneggia nella nazione con leggi inumane e a colpi di decreti vessatori, che impone anni di schiavitù in grigioverde alla gioventù proletaria, che s ingozza fino a scoppiare del nostro lavoro e del nostro sangue, deve andarsene dai posti di comando, deve, volente o nolente, lasciare che la direzione della vita sociale sia assunta dalle classi lavoratrici. Lo scandaloso sistema borghese di trattare i lavoratori a pedate, la mostruosa pretesa fascista che impone agli operai di lavorare e tacere devono essere cancellati in eterno dalla faccia della terra: è questo proponimento che deve conquistare le nostre coscienze, perché noi, lavoratori manuali ed intellettuali, essendo la forza motrice che anima la società, abbiamo il diritto, anzi il dovere incalzante di disporre noi in comune ed a vantaggio universale di tutto quello che costituisce il patrimonio sociale. Se noi infatti incrociassimo le braccia davanti alle macchine, al suolo fecondo e a tutti gli strumenti di produzione, tutta la vita mondiale si arresterebbe, tutto il corpo sociale piomberebbe nel caos, gli esseri umani tutti perirebbero d inanizione. Vi provereste voi, parassiti inetti, che vi autonominate «classe eletta» che considerate noi «classe inferiore», che vi arrogate il privilegio di promulgare leggi, di scatenare guerre, di regolare con il contagoccie la libertà di coscienza e di negarla quando vi fa comodo, di disporre del nostro avvenire e perfino della nostra esistenza; vi provereste a mettere voi in movimento l armamentario produttivo sociale quando noi vi negassimo il nostro concorso? E non vi giova neppure sostenere che il diritto alla dominazione ed allo sfruttamento ve lo dà la vostra forza; questo non è, anzitutto, un diritto: è una prepotenza, e il suo impiego è cosa antiumana; ma in ogni caso la forza siamo noi; la forza sta nelle mani del proletariato, nelle mani dei produttori. Gli stessi ordigni - armi, mezzi meccanici, unità navali, munizioni, aerei, siamo noi a produrli e sono della nostra classe i soldati; e i vostri sbirri, i vostri carabinieri e i vostri carcerieri sono figli di proletari che per bestiale incoscienza, per fannullaggine o per fame si arruolano al vostro servizio. Si provino i ministri, i generali, i magistrati, i quali appartengono ai vostri ceti, a sostituire la truppa e le sbirraglie quando queste disertassero la caserma e i servizi!
E questa nostra forza ora appena latente a cagione del deplorevole assenteismo di una ancor troppo grande parte delle masse popolari ed anche in buona misura per colpa delle nostre divisioni dottrinarie e settarie, noi vogliamo renderla effettiva col raggiungimento di un intesa generale da realizzare mediante la costruzione di un FRONTE UNICO DEI LAVORATORI da opporre all ignobile fronte borghese capitalistico; di un Fronte Unico i cui componenti forti, risoluti, dignitosi e sobrii, decisi a romperla coi loro oppressori e sfruttatori, irriducibili davanti ad ogni lusinga e ad ogni insidia facciano blocco contro codesti nemici che non si persuadono ma si abbattono, e che proclamino in faccia ad essi che il tempo delle classi e delle sottoclassi è finalmente terminato: per sempre. E così che i lavoratori arriveranno a elevarsi a dignità di uomini, a formarsi un educazione politica propria tale da rendersi consapevoli della grande missione che loro spetta nella vita sociale. Quando avranno acquistato questa, che è in sostanza la coscienza di classe, non saranno più ciò che con sfrontato cinismo era chiamato «carne da cannone» e «materiale umano». Una volta raggiunta questa fase della loro preparazione morale i lavoratori saranno in grado di rifiutarsi all osservanza di leggi e decreti emanati senza il loro consenso da chiedere interpellandoli, a mo d esempio, con un plebiscito libero o con un altro analogo mezzo improntato alla più assoluta sincerità. Che il grido di rivolta sia dunque in ogni lavoratore forte e deciso, questo che è in sintesi il programma del FRONTE UNICO PROLETARIO: Non obbedire alle pretese dei padroni e dei tiranni; Non mollare davanti alle loro minaccie: «Primo diritto, vivere; primo dovere, lavorare». Sì, lavorare; è giusto. Ma lavorare per noi, per i nostri figli, per i nostri fratelli inabili, sempre! Ma pei parassiti, per gli sfruttatori, pei tiranni, mai! Rinnovare la Società Dal giorno della caduta del fascismo tutti parlano di rinnovare la società. Ma in che modo? Nella stampa asservita al governo voi troverete invano l indicazione della via che renda l uomo libero dallo sfruttamento e dall oppressione capitalistico-statale. Vi si parla di Giustizia Sociale, ma condizionata e mutilata in modo da ammettere che i ricchi continuino a comandare ed i lavoratori ad obbedire agli ordini dei padroni, a lavorare nel silenzio della sottomissione, altrimenti lo Stato, questo carabiniere del possesso privilegiato, come lo definiva un nostro Maestro, minaccerà fucilate. Ecco la loro giustizia sociale! La stampa asservita al capitalismo provvede ad imbrogliare i lavoratori sul «plus-valore», sull economia politica di Carlo Marx e su cento altre fanfaluche. Ma bisogna che i lavoratori imparino a codesta accozzaglia di imbroglioni interessati con le stesse parole con cui William Morris rispose ad un pedante che lo interrogava appunto sull argomento: «Per me è economia politica il sapere che la classe oziosa è ricca e la classe lavoratrice è povera e che i ricchi sono ricchi perché derubano i poveri. Io so questo perché lo vedo coi miei occhi e non ho bisogno di leggerlo sui libri per esserne convinto». Noi siamo sicuri che anche i lavoratori sono convinti di questa verità e che sanno perciò che la società non si rinnova se non sarà cambiata nelle sue basi e se non si sopprimeranno due cose: il furto legale e il carabiniere-Stato che ne è l emanazione. La società, il FRONTE UNICO intende rinnovarla, ma non a parole, coi fatti. Così nella società rinnovata davvero, saranno i lavoratori del braccio e della scienza a doverla dirigere; e in essa l elemento parassitario che fino ad ora ha vissuto ed ora pretende di continuare a vivere come un vampiro sul corpo sociale dovrà anch esso mettersi al lavoro produttivo o perire. I lavoratori manuali e intellettuali, sebbene esplichino le loro attività in campi differenti ma pur egualmente utili per l opera produttiva, saranno felici di lavorare a parità di condizioni in comune, poiché nessuna divergenza sostanziale li separa. Con il crollo del sistema capitalistico e conseguente trapasso dalla proprietà privata alla proprietà comune, l uomo respirerà in un atmosfera di libertà integrale e la sue esistenza agiata e dignitosa sarà assicurata
dalla sua libera adesione al contratto sociale qui accennato, scevra da qualsiasi umiliazione, qualunque sia il suo stato fisico-morale. Le vie dell umano sapere saranno aperte alle attitudini e alle vocazioni di tutti, fuori cioè di ogni preferenza privilegiata, cosa che avviene oggidì pei figli dei signori, anche se di tardo intelletto, mentre quelli dei lavoratori, molti dei quali potrebbero adire alle vie della scienza, devono poi restare sottomessi e obbidienti a chi senza attitudini e capacità è stato in grado di vanamente scaldare i banche delle scuole superiori e ingombrare le aule universitarie. Gli scienziati, i tecnici, i professori saranno sempre validi insegnanti e consiglieri dei lavoratori del braccio, e gli artisti li faranno gioire dei guadii dell intelletto a distrazione delle fatiche muscolari. Ma poiché il suolo e tutte le derivanti industrie possono e devono procurare ad ognuno le soddisfazioni dovute alla materia ed all intelletto è ingiusto che l uomo colto si valga dei doni comuni a tutti per pretenderne l uso privilegiato col pretesto che, per natura e per studio, egli ha da usufruire di maggiori beni e di soddisfazioni più grandi, vale a dire un più ampio diritto al godimento accampando un più vasto uso di privilegi economici mediante l accumulazione di ricchezze a danno della massa dei lavoratori meno colti e meno intelligenti. Ai dotti dovrà essere bastevole privilegio morale la riconoscenza e l ammirazione dei lavoratori di medio e comune intelletto, e nessuno dovrà avere il potere d imporre a questi un tenore d esistenza inferiore pel gusto di vivere una vita lussuosa e di accumular ricchezze superflue e nocive sottratte all intoccabile patrimonio comune. D altra parte questa corsa verso l accumulazione della personale ricchezza a danno altrui sarà resa vana quando la società umana, sbarazzata di tutti gli oziosi e di tutti i gaudenti si dedicherà unicamente alla produzione di quanto è realmente utile al benessere generale, grazie a che ognuno avrà in qualunque caso e momento della sua vita - anche se infermo od impotente - le sicurezza che nulla gli verrà a mancare, né a lui né ai suoi congiunti, e ciò vita natural durante. Sicurezza che non avrà alcuna neppur lontana analogia con le umilianti beneficenza, elemosine, sussidi e anche pensioni varie e diverse oggi elargite come emollienti ed espedienti di carità pelosa atta ad ammansire la fiera; sicurezza che spetterà di naturale diritto ad ogni persona che abbia dato a suo tempo alla società il contributo del proprio lavoro, o per sua disgrazia sortito da natura con qualche infermità che lo abbia reso per sempre impotente. Una volta demolita la società capitalistica-statale, e ricostruita la società dei liberi e degli uguali, sarà compito dei lavoratori, attraverso i Consigli di fabbrica, di categoria e di professione, di designare i propri dirigenti. Questi dovranno avere mansioni tecnico-amministrative e non già coercitive; pertanto nessun privilegio economico sarà ad essi attribuito, qualunque sia il grado delle loro intelligenza e cultura. Se poi si renderanno necessari provvedimenti a carico di eventuali parassiti e sfruttatori irriducibili - cioè elementi antisociali di riconosciuto e provato emendamento impossibile - spetterà alle assemblee degli operai o professionisti alle quali il fedifrago appartiene, di decidere in merito, essendo codesti gli unici giudici veramente competenti in materia. D altronde, eliminate le cause delle possibili controversie di questo genere, anche gli effetti non tarderanno a scomparire; se in processo di tempo qualche caso tuttavia ancor si produrrà, l autore di esso sarebbe piuttosto un soggetto atavico da psichiatri piuttosto che un colpevole volontario e conscio di azioni antisociali. Nondimeno i lavoratori affratellati nella grande famiglia umana finalmente redenta faranno bene a rimanere con l arma al piede onde impedire un sempre possibile tentativo di ripresa del potere da parte dei loro antichi oppressori. Giacché anche questo è necessario prevedere, dato che il trionfo di un nuovo sistema sociale è per lungo tempo esposto alle insidie degli spodestati della vigilia, smaniosi di riprendere il sopravvento. Il FRONTE UNICO è dunque un Associazione libera alla quale possono iscriversi i lavoratori di tutte le branche produttive che abbiano per programma l abolizione dello sfruttamento e della coercizione dell uomo sull uomo. Ogni aderente al FRONTE UNICO ha pieno diritto di esprimere il proprio pensiero indipendentemente dalle sue particolari idee politico-religiose; e poiché nessuno si può vantare di possedere il dono dell infallibilità, nessuno potrà considerarsi superuomo e condottiero indispensabile di masse. Il FRONTE UNICO ritorna alle gloriose e perennemente vitali fonti della Prima Internazionale dei Lavoratori, i cui fondatori ed animatori lasciarono pagine meravigliose per chiarezza e per audacia, dalle quali i giovani e gli studiosi di oggi potranno attingere tesori di esperienze. Codesta pagine - veri fiori di libertà - saranno, appena possibile, ripubblicate e diffuse in mezzo ai lavoratori.
La nostra azione rivoluzionaria Per arrivare ad abbattere la tirannide capitalistica ed instaurare la società emancipata dagli sfruttatori occorre agire subito per la libertà e per l uguaglianza. «L emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi»; non si deve quindi attendere che altri agiscano per conquistarci la nostra libertà, o che questa ci sia elargita parcamente dall alto come una grazia. Questo sarebbe un errore. Abbiamo sentito dire spesso, anche da compagni operai d indiscussa dirittura morale ma di scarso spirito d iniziativa: «Bisogna che vengano dall est a liberarci». No, compagni cari, non è così. Non possiamo pretendere di giungere alla libertà VERA stando alla finestra ad aspettare che altri si sacrifichino per noi. Non nutritevi d illusioni; chiunque venisse a liberarci c imporrebbe le sue proprie volontà, le sue proprie leggi. La libertà si conquista con la lotta aperta o clandestina contro gli oppressori e ci può costare sacrifici. Ma se un compagno cade vittima del proprio ardimento, altri compagni devono colmare il vuoto aperto dalla di lui scomparsa. Inoltre, se è comodo schivare lo sforzo della lotta, non è affatto dignitoso plaudire all altrui sacrificio e goderne i frutti come fanno i signori del nostro lavoro. Ricordatevi piuttosto che nella guerra del 1914-18 furono i marinai di Kronstadt ed i soldati delle prime linee che assestarono il colpo di grazia allo zarismo e determinarono la fine della guerra per la Russia. Essi, stanchi di battersi e di farsi massacrare per lo zar, si ammutinarono, soldati e popolo fraternizzarono e tutta l impalcatura dell impero russo crollò, aprendo il passo alla libertà. Ora tocca a noi emulare e superare quei forti e quei bravi con la nostra azione rivoluzionaria. Il ricorso alle armi rivoluzionarie per conseguire pace, libertà e giustizia per tutti ci è imposto dalla caparbietà interessata dei tiranni, rimasti irriducibilmente insensibili alle nostre più umane richieste e che, piuttosto che cedere la minima parte di quello che ci hanno rubato, spingono la loro protervia fino all estrema provocazione. Ha scritto a tale proposito William Morris in un manifesto diretto ai lavoratori d Inghilterra: «In guardia, o lavoratori d Inghilterra! Voi forse non conoscete l odio amaro pel progresso e la libertà che è nel cuore d una quantità di uomini delle classi ricche del nostro paese. I loro giornali lo dissimulano con una specie di linguaggio educato, ma se li sentiste parlare fra di loro come li ho spesso sentiti parlare io, non so che cosa la vincerebbe in voi, se il disprezzo o la collera, allo spettacolo della loro fobia e della loro insolenza. Codesti uomini non possono parlare della vostra libertà, del vostro ideale, dei vostri dirigenti senza sarcasmi ed insulti; e se ne avessero il potere essi vi schiaccerebbero, a costo della rovina dell Inghilterra e distruggerebbero le vostre aspirazioni, vi ridurrebbero al silenzio e vi darebbero manie piedi legati e per sempre, in balia del capitalismo irresponsabile». Quello che dice Morris dei ricchi inglesi si può bene applicare, senza tema di errare, a tutti i ricchi del mondo. Perciò all implacabile odio dei ricchi, ove la voce del diritto non valga, risponda la rivolta proletaria. Primi capisaldi da conquistare In attesa dei prossimi eventi che non possono mancare e che ci chiameranno all azione, i lavoratori si affiatino; discutano con calma e serenità dei loro ideali per renderli consoni ai principii di eguaglianza per tutti e non trascurino di propagarli fra i soldati di tutte le armi, di tutti i gradi, affinché al momento della lotta rivoluzionaria armata essi si possano risolvere a fare causa comune con il popolo. Per questa preparazione ogni operaio, ogni sfruttato, ogni schiavo della tirannia borghese e militare si associ al FRONTE UNICO con ferrea volontà di combattere senza debolezze e senza mai tradire la propria causa. Dia ognuno il proprio colpo di piccone per scardinare questa società retta da criminali in veste di patrioti ed esiga da oggi, risolutamente che gli siano riconosciute le seguenti immediate rivendicazioni: 1. - Libertà incondizionata di pensiero, di parola, di stampa, di riunione e di associazione e ritorno all esercizio di ogni diritto civico senza esclusioni né restrizioni dipendenti da differenze di nazionalità e di razza; 2. - Libertà di costituire Sezioni Internazionali di Lavoratori affinché queste si possano consultare ed intendere intorno a tutte indistintamente le questioni concernenti i fatti politici, economici e ideali dell intero mondo lavoratore; 3. - Libertà di usufruire di apparecchi radio trasmittenti al fine di comunicare i proprii pensieri ai lavoratori di oltre frontiera; 4. - Istituzioni di Commissioni di operai e professionisti internazionali con pieni poteri di controllo per la loro partecipazione alla trattative di pace al fine d impedire intrighi diplomatici a danno dei lavoratori, sì delle
nazioni vinte che di quelle vincitrici; 5. - Mutuo appoggio e solidarietà fra i lavoratori di tutti i paesi con piena libertà di accesso oltre frontiera senza che questo sia impastoiato da restrittive formalità poliziesche; 6. - Introduzione nelle scuole di una lingua internazionale (per esempio l Esperanto) che contribuisca a traverso la reciproca comprensione all affratellamento di tutti i popoli civili della terra. Lavoratori! Questo in succinto è quanto avevamo da esporvi in questo momento; momento non propizio ad un ampliazione di frasi sonanti perché la retorica diventa cosa grottesca quando gli eventi realizzatori incalzano. Come constaterete, noi che non siamo politicanti in cerca di cadreghini e di prebende non vi facciamo alcuna promessa; la vostra redenzione non dovete attenderla da noi - ma non dovete attenderla neppure da altri. I tempi dei salvatori e dei messia son finiti da un pezzo; la vostra salvazione deve essere opera vostra. Noi saremo con voi, alla vostra testa se occorre, al posto dei rischi maggiori e più diretti, ma non sopra di voi. Quello che vi abbiamo detto è l esposizione di ciò che nel nostro intendimento ha da essere il nostro comune programma, diciamolo massimo nelle sue generiche linee pel prossimo futuro e minimo per le più urgenti e più pratiche realizzazioni immediate. E lavoreremo a tradurlo nei fatti insieme, senza separazioni in greggi e pastori; e se anche per ragioni pratiche qualcuno di noi avesse da essere investito dell incarico di guida codesto qualcuno non reclamerà altro privilegio di quello d essere lui, nella sua qualità di guida esperta e disinteressata, esposto quale bersaglio ai primi e maggiori pericoli. Noi, a premio della nostra iniziativa, attendiamo da voi un esame obiettivo e spassionato del presente schema programmatico, una riflessione diligente dei suoi postulati, e solo dopo ciò la vostra decisione. Che se questa sarà adesiva, noi saremo fieri di accogliere la vostra iscrizione nel FRONTE UNICO DEI LAVORATORI, il quale reclamando subito il riconoscimento dei diritti qui esposti e subito ponendosi ad agire per conseguirlo diventerà il più valido baluardo eretto contro ogni forma di tirannia perché vi porterà gradualmente alla realizzazione della società egualitaria. Non può essere che così, perché la sua finalità è semplice, chiara e positiva, oltre che umana per suo fondo di vera giustizia che è: La guerra senza quartiere ai parassiti, fino alla totale abolizione del salariato; l impossibilità di accumulare ricchezze personali a danno altrui, essiccando così la fonte unica di tutte le millenarie infamie che hanno sempre gravato sulle comunità umane; scaccierà dal consorzio degli uomini le cosidette classi agiate pullulanti nell attuale sistema capitalistico per rendere il benessere e l agiatezza retaggio comune universale, distruggendo finalmente la vera e principal causa di discordie, di guerre, di massacri, di odii e di miseria. Compagni lavoratori del braccio e del pensiero, i tempi per la nostra riscossa finale sono ormai maturi, gli avvenimenti precipitano verso la soluzione: rendiamoli atti ad essere decisivi e definitivi, ingaggiando l azione comune in nome della libertà, contro ogni forma di oppressione. Ricordiamo a questo proposito e a conclusione del nostro appello l insegnamento lasciatoci da uno dei nostri più lucidi teorici: «Solo una rivoluzione che non si separi dalla libertà raggiungerà gli scopi che la rivoluzione sociale si propone. La vostra sarà dunque quale voi la farete; la salute è in voi stessi, conquistatela col vostro miglioramento spirituale, col vostro sacrificio e col vostro rischio. Se vorrete vincerete, noi non possiamo essere nella lotta che una parte di voi». Viva il Fronte Unico dei Lavoratori Viva l Internazionale dei Lavoratori IL COMITATO DEL FRONTE UNICO
Allegato 6 Dall articolo di E.Grassini: Per la storia del nostro Movimento il Liguria (parte IV) in L Amico del Popolo, A.II, n.8, 2 ottobre 1947 - Risposta ai comunisti Ai Compagni comunisti Abbiamo preso in esame il vostro punto di vista su la collaborazione tra A. e C. nel corso dell odierna lotta contro lo stato oppressore, sia per la propaganda di preparazione, di armamento della masse, sia per la rivoluzione sociale. Il primo e secondo vostro punto ci trovano totalmente consenzienti: «rovesciare per mezzo della rivoluzione violenta qualunque forma di dominio capitalista e contro tutto il blocco conservatore, sopprimere lo sfruttamento dell uomo sull uomo attraverso l abbattimento del dominio capitalista...instaurare i consigli dei lavoratori, socializzare i mezzi di produzione e di distribuzione, realizzare la società senza classi, attuare la libertà attraverso la morte dello stato» sono affermazioni che non danno luogo a discrepanze tra voi e noi e le accettiamo senza riserve. Nel 3° punto noi non comprendiamo e ci occorre una delucidazione. Voi dite che gli anarchici non accettando la dittatura del proletariato portano un ostacolo alla collaborazione fra due correnti. Fermiamoci un momento qui. Se voi e noi riusciremo con l aiuto delle masse sfruttate a fare la rivoluzione sociale ed abbattere il capitalismo, è chiaro che sorgeranno fin d allora i consigli degli operai, o meglio dei produttori, i quali non saranno più sfruttati dai capitalisti, perché questi saranno stati abbattuti dalla rivoluzione, e con essi lo stato borghese che li proteggeva sarà morto, ma inizieremo la costruzione della nuova vita sociale che necessariamente sarà basata sul principio d uguaglianza per tutti. Questa l unica forma di giustizia in cui ci si affratella. Allora il pericolo del ritorno al potere delle piccole minoranze capitaliste e parassitarie non ci sarà più. Quindi la cosidetta dittatura (o dominio) del proletariato come voi dite su la borghesia non ha più ragione d essere in quanto che la borghesia, con lo stato borghese, saranno stati annietati dalla rivoluzione. Altrimenti la rivoluzione sarebbe fallita. E se la rivoluzione sociale abolirà senz altro la più grande fonte di corruzione che è la moneta, e instaurerà un mezzo di scambio fra uomo e uomo che non permetta più di arricchirsi, ma che garantisca la ricchezza a tutti in parti uguali, noi avremo creato le basi dell uguaglianza e della fratellanza tra gli uomini. Se poi vi saranno dei malcontenti che morderanno il freno, e questi non possono essere altro che degli ex-capitalisti salvatisi nel crollo della rivoluzione, e che aspireranno a ritornare al proprio dominio, allora tutti gli sfruttati di ieri, i lavoratori che hanno preso parte dell abbattimento del capitalismo e dello stato, rimasti vigili con l arma al piede, ritorneranno all azione e faranno completa piazza pulita degli incorreggibili oppressori. Ma questa non sarà la «dittatura del proletariato», che in pratica sarebbe la «dittatura di un partito sul proletariato» e su tutta la nazione, ma sarà la rivoluzione sociale che passerà al suo pieno sviluppo. I Consigli di fabbrica poi, eletti dai lavoratori in un sistema Federativo, potranno dirigere la nuova società, nel campo della produzione e degli scambi, senza arie di dominatori. Perciò si intenderanno con i loro compagni di lavoro, discuteranno sulla migliore attrezzatura, da dare alla produzione, ma sempre in piena uguaglianza, e per tanto non vi potranno essere né dominati né dominatori, ma ognuno avrà il diritto ad esprimere i propri concetti, le proprie idee e anche (perché no?) il diritto a fare esperimenti pratici, esperimenti che saranno accettati dalla collettività se riconosciuti utili per la società nuova, e saranno scartati se considerati frivoli o dannosi. Naturalmente quando l uomo sarà libero, cioè non avrà più nessun carabiniere e nessun carceriere alle calcagna, dovrà agire nella nuova e grande famiglia umana con correttezza e coscienza. Dovrà capire (e farà presto a capirlo) che, dal momento che il suo lavoro non è più sfruttato da nessuno egli ha il dovere di produrre quanto gli è necessario per vivere una vita felice e per concorrere al mantenimento degli impotenti: vecchi, malati, bambini. Giunti a questo punto non vediamo perché non ammettendo la dittatura noi potremmo commettere un errore a vantaggio dei capitalisti. Se questi sono stati abbattuti nessun vantaggio potranno trovare per un
eventuale rinascita dal momento che gli verranno a mancare i mezzi per risorgere. Infatti se la rivoluzione li avrà espropriati ed i beni che loro avevano rubati ritorneranno di proprietà dei lavoratori; se il denaro con cui si compravano gli uomini più incoscienti per farsi servire e difendere sarà abolito e distrutto, come risorgeranno? Resteremo, come si è detto, vigili e pronti a riprendere la lotta armata contro chiunque volesse tornare allo stato primitivo. Non vi persuade? provateci, cari amici Comunisti, a spogliarvi dell abito mentale autoritario che vi mette in contraddizione con voi stessi demolendo col 3° punto, le belle affermazioni contenute nel primo e nel secondo. Provate a crearvi una mentalità puramente Libertaria; venite, con tutte le cautele che l ora suggerisce, ad una franca e leale discussione con noi onde chiarire eventuali punti controversi che tutt ora rimanessero in voi, ed una volta chiariti siamo certi sapremo, fianco a fianco, combattere per demolire questa vecchia corrotta società borghese per costruire una nuova vita sociale senza classi e attuare la libertà attraverso la morte dello stato. Restiamo a vostra disposizione. Gli anarchici
Allegato 7 Partigiani delle Brigate Malatesta (Ma) e Pisacane (Pi) e dei Distaccamenti Libertari Gaggero (Ga), P.Gori (Go), Cianchi (Ci), del Levante (Le) e di altri Distaccamenti non precisati (Da): Albertini Agostino (Pi), Alloisio Elio (Ma), Amadei Auro (Ma), Ambrosio Carlo (Ci), Arecco Eugenio (Ma), Assirelli Francesco (Ma), Atzeni Nunzio (Go), Azzoni Renzo (Da), Baiardo Franco (Ga), Barabino Andrea (Ma), Barazzoni Vittorio (Le), Barchi Dino (Da), Baronti Fiorello (Da), Barzaghi Fedele (Pi), Bazzotti Luciano (Ma), Bellorio Mario (Ma), Benecchi Cino (Da), Berlingeri Armando (Go), Bertocchi Enzo (Da), Biscaldi Furio (Ma), Bixio Luigi (Ma), Boccone Giobatta (Ma), Boccone Pasquale (Ga), Boccone Pasquale (Ma), Bonassi Vincenzo (Ma), Bottaro Giuseppe (Ma), Bottino Giorgio (Da), Bracesco Edilio (Da), Brando Augusto (Da), Brignolo Carlo (Ma), Bruzzone Francesco (Pi), Bruzzone Francesco (Go), Bruzzone Giuseppe (Go), Bruzzone Michele (Pi), Camoirano Luigi (Ma), Campana Tullio (Pi), Canale Adriano (Pi), Canepa Giuseppe (Ma), Canepa Luigi (Da), Canepa Pietro (Da), Caneva Mario (Ga), Caresia Tomaso (Da), Carlevaro Davide (Da), Carli Vincenzo (Pi), Carlini Luigi (Ga), Carreri Attilio (Ma), Caruzzo Mario (Go), Cassino Domenico (Ma), Causa Giuseppe (Ma), Cavaletti Mario (Ma), Cavallaro Alfredo (Ma), Cerutti Aldo (Ma), Cestino Domenico (Ga), Cianchi Gastone (Ci), Cianchi Rinaldo (Ci), Ciuni Fausto (Ma), Crovetto G.B. (Le), Dagnino Sebastiano (Da), Daziani Ernesto (Ma), De Benedictis Alfredo (Go), De Benedictis Luciano(Go), Del Giudice Scipione (Da), Della Noce Giuliano (Ma), Donzelli Giuliano (Da), Eolo Vincenzo (Ma), Fabiano Luigi (Ga), Fava Primo (Da), Ferrando Costantino (Da), Ferrando Francesco (Ga), Ferrando Lorenzo (Ga), Ferrando Mario (Ga), Ferrando Nicolò (Ga), Ferrando Pietro (Da), Ferraris Franco (Da), Ferrero Luciano (Ma), Fioretto Elbano (Ma), Fontana Erasmo (Pi), Fracassa Vittorio (Ma), Fragomeni Alfredo (Ci), Fragomeni Francesco (Ci), Gaggero Lorenzo (Da), Gaggero Nicolò (Da), Gambino Francesco (Ma), Gatto Francesco (Da), Ghigliotti Francesco (Ga), Giovannoni Giovanni (Le), Giulietti Giulio (Ma), Gnudi Giorgio (Ma), Grassini Emilio (Ma), Grillo Guido (Ma), Ivaldi Camillo (Go), Lagomarsino Bartolomeo (Le), Lastrico Filippo (Da), Lucentini Lino (Da), Luxardo Nicolò (Ga), Macciò Duilio (Da), Macciò Francesco (Ma), Macciò Renato (Ma), Magnetto Dino (Da), Mantero Giovanni (Ma), Mantero Mario (Ma), Marcenaro Enrico (Ga), Marchelli Sergio (Go), Marino Sergio (Ma), Mascherino Pietro (Go), Meneghello Rodolfo (Pi), Merello Giacomo (Ma), Merlo Giovanni (Ma), Molinari Francesco (Ma), Montano Virgilio (Da), Mori Sergio (Go), Negri Armando (Ci), Nozza Paolo (Go), Ogno Francesco (Ma), Ottaggio Emanuele (Ma), Ottonello Andrea (Go), Paganin Valentino (Pi), Parodi Alberto (Ma), Parodi Carlo (Ga), Parodi Francesco (Ma), Parodi Francesco (Ga),Parodi Gerolamo (Ma), Parodi Lorenzo (Le), Parodi Luigi (Pi), Parodi Sergio (Ma), Parodi Vincenzo (Go), Passeggi Erasmo (Ga), Peretti Sergio (Da), Perotta Guglielmo (Go), Pesce Giuseppe (Pi), Piana Carlo (Ma), Pietra Enrico (Pi), Pittaluga Antonio (Le), Pittaluga Giuseppe (Ma), Pittaluga Giuseppe (Da), Pitzalis Adriano (Da), Pitzalis Raffaele (Da), Pizzorno Stefano (Ma), Poggio Pietro (Pi), Pozzi Pietro (Pi), Prando Augusto (Ma), Prilio Angelo (Go), Profumo Emanuele (Ma), Puppo Giovanni (Ga), Puppo Lorenzo (Ma), Quartini Renzo (Pi), Raffi Pietro (Ma), Rapallo Alberto (Ma), Rapallo Giovanni (Ma), Rapallo Michele (Ma), Ravera Stefano (Go), Ravetti Pasquale (Le), Reggio Carlo (Da), Repetto Nicola (Da), Rissotto Aldo (Ma), Robbiano Angelo (Da), Robello Mario (Da), Roccia Alfredo (Pi), Rollero Tullio (Da), Romanetto Mario, Roppetto Nicolò (Ga), Rossi Giuseppe (Da), Rossi Giuseppe (Ga), Rossini Angelo (Pi), Roveta Franco (Pi), Sacco Antonio (Ma), Sacco Giovanni Battista (Ma), Sacco Giovanni Battista (Ma), Sardini Adelmo (Le), Sartini Mario (Da), Scaccetti Franco (Pi), Scala Salvatore (Go), Seibessi Giordano (Da), Sessarego Agostino (Le), Starace Pietro (Ma), Tacchi Ermanno (Pi), Tacchi Roberto (Pi), Tassara Agostino (Ga), Testa Giovanni Battista (Ga), Tixi Michele (Da), Tocci Galloandro (Go), Torchio Pietro (Da), Tornato Edgardo (Ga), Torri Antonio (Ma), Traverso Angelo (Ma), Traverso Giuseppe (Ma), Traverso Luca (Ma), Turcinovich Nicolò (Pi), Uberti Virgilio (Le), Valle Raimondo(Ma),Vassallo Francesco (Ga), Vassallo Giuseppe (Ga), Ventuani Felice (Ma), Verardo Giuseppe (Da), Verdelli Sergio (Go), Vigo Luigi (Go), Vincenzi Eolo (Da), Viotti Franco (Ma), Vitali Giuseppe (Go), Zanella Emilio (Pi), Zunino Ennio (Go).
Allegato 8 Comando Brigata S.A.P. Errico Malatesta - Genova Elenco azioni effettuate e documentate dalla suddetta Brigata 8/9/10 Settembre 1943. Da nostri elementi vennero asportate e nascoste numerose armi e distrutte quelle impossibile asportare, in dotazione dell ex esercito e milizia ed anche gruppi tedeschi, nelle ville Rosa e Igea ed altre nella località di Pegli già sedi di tali comandi. Sempre nei stessi giorni vennero distrutte diverse postazioni di riflettori di Monte Penello, Monte Rotondo, Pani della Sardegna compreso le armi pesanti antiaeree di difesa alle suddette postazioni rendendole inservibili. Settembre 43. Elementi della nostra Brigata ebbero l incarico di sopprimere spie fasciste che danneggiavano il movimento partigiano adempiendo fedelmente detto incarico. 10/4/1944. Ore 21. 5 elementi si portavano armati nei pressi dei Piani di Praglia e con cariche di esplosivo sistemate alla base dei pali sostenitori dei fili telefonici ne interruppero le comunicazioni. 1/6/44. Nostri elementi eludendo la vigilanza di militari tedeschi armati fornivano materiale di scasso ad operai rastrellati e rinchiusi nei carri ferroviari per essere trasportati in Germania. 15/6/44. Ore 22. 4 elementi armati si portavano sulla ferrovia nell alta Varenna con una carica di esplosivo ponendola sotto un cambio e malgrado la stretta sorveglianza riuscivano a dileguarsi senza alcun incidente causando l interruzione. 27/6/44. Ore 21. Alcuni elementi malgrado la difficoltà del terreno e la poca visibilità e nonché la sorveglianza nei dintorni di militari tedeschi si portano nei pressi dell acqua solforica di Prà sistemando sotto ad alcuni pali per la tensione elettrica della cariche di esplosivo facendole esplodere. 25/8/44. Nostri elementi armati asportano da un bunker dello stabilimento SIAC bombe a mano e munizioni per moschetto. Settembre 44. Un intero distaccamento della brigata cooperò ad un sabotaggio alla batteria a Monte Croce tagliandone la linea telefonica. Settembre 44. Sono stati forniti documenti di esonero ed abiti civili a bersaglieri repubblichini disertori ricevendone in cambio il loro armamento. 5/11/44. Ore 23. Elementi della nostra brigata parteciparono insieme ad elementi della Sordi al blocco di tutte le strade che conducevano a Panigaro onde agevolare elementi di un altra brigata. 18/11/44. Ore 21.30. Nostri elementi disarmano un militare repubblichino in Via Della Chiesa a Cornigliano (Coronata) recuperandone un moschetto. 25/11/44. Due elementi disarmano un militare repubblichino (bersagliere) nei pressi di Varenna recuperando una pistola cal.12. 30/11/44. Dalle ore 20 alle 23 numerosi elementi della nostra Brigata in collaborazione con altri della Sordi e della Longhi presero parte all azione svoltasi a Sestri - blocco delle vie principali - fermo e relativo disarmo di tutti i militari- arresti e perquisizioni nei locali pubblici - sui tram - auto e camion. Catturati e fucilati sette individui colpevoli di gravi reati contro il movimento partigiano. Infine in uno scontro con le B.N. sul Ponte di S.Nicola queste furono messe in fuga lasciando sul terreno un morto e due feriti. 14/12/44. Due elementi della Brigata disarmano in Genova centro due militari della X° MAS ricuperando due rivoltelle Beretta cal. 6,5 e 9.
16/12/44. Tre elementi disarmano quattro bersaglieri nella strada di Borzoli ricuperando tre moschetti ed una pistola cal.7,65. 20/12/44. Ore 21. Due elementi disarmano una guardia di finanza al Lido di Pegli ricuperando un moschetto e relative munizioni. 8/1/45. Ore 21.30. Vengono disarmati due bersaglieri repubblichini su di un tram nel tratto Calcinara Castello Raggio ricuperando un moschetto e relative munizioni. 7/2/45. Ore 22. Nostri elementi armati di bombe a mano ed una carica di esplosivo mentre stanno collocando quest ultima nel motore di un camion per il trasporto delle B.N. di Pegli vengono sorpresi dalle B.N. sopraggiunte nel momento riuscendo a dileguarsi appena in tempo. 22/2/45. Ore 22. Due elementi disarmano un militare tedesco nella via che da Cornigliano va a Forte Erzelli ricuperando un fucile tedesco. 5/4/45. Ore 21. Un nostro elemento armato si portava alla postazione tedesca g.12 ed eludendo la sorveglianza della sentinella sottraeva una mitragliatrice leggera. 9/4/45. Ore 21.30. Numerosi elementi in parte armati si portano in due punti della linea ferroviaria in Pegli precisamente: un gruppo vicino allo scambio della stazione (Via Teodoro II di Monferrato) ponendo una forte carica di esplosivo sotto i congegni di scambio. Un altro gruppo si porta sopra il ponte del Varenna collocando una carica più potente sotto i binati in prossimità di un palo della tensione elettrica. Lo scoppio dei due ordigni è valso ad interrompere il traffico di tradotte militari per quasi due giorni. 15/4/45. Ore 4. Nostri elementi tutti armati dopo aver durante la notte lanciato manifestini, scritte murali, innalzata la bandiera inneggiante la libertà dalla statua di Garibaldi e murati numerosi cartelli a carattere anti nazi-fascista, si portano di fronte alla sede della B.N. in Pegli con una forte carica di esplosivo, facendola esplodere ottenendo ottimi risultati senza subire perdite malgrado il pronto intervento della difesa. 20/4/45. Nel tentativo di disarmare due repubblichini, due nostri elementi furono fatti segno a violenta reazione facendo uso della armi, sganciandosi senza subire perdite. N.B. La Brigata era a contatto con diverse formazioni di montagna tra le quali col comando Brigata Lanfranconi e dell ex Brigata Liguria. Inoltre la suddetta Brigata ha all attivo numerosi trasporti di armi, alcuni in montagna. Nel 44 al cimitero di S.Alberto di Sestri, il 13/2/45 da Sestri a Panigaro. Nel novembre del 44 nostri elementi data la scarsità di esplosivo estraevano le mine dalla loro ubicazione. Per tale ricupero altri elementi della Brigata occupati presso la ditta I.L.E.S. prelevavano materiale esplosivo, armi e munizioni. Organizzavano gruppi di bersaglieri che in seguito passavano al nostro comando. Altri uomini nel settembre del 43 indussero un gruppo di carabinieri a lasciare la caserma di S.Fruttuoso per essere portati tra i partigiani che operavano nella zona di Torriglia. Nel giugno del 44 un nostro elemento con l intesa di un questurino venne in possesso di cinque pistole Beretta cal.9. Un altro elemento nel dicembre del 44 venne in possesso, tramite un bersagliere che poi in seguito passò alle nostre file, di quattro pistole con relative munizioni. Non poche sono le azioni di propaganda, sia per mezzo di lanci, affissioni, passaggi di manifestini ed opuscoli. La Brigata è intervenuta al completo durante la Liberazione. Il Comando della Brigata
Bibliografia e fonti Libri, opuscoli: - AA.VV., Antifascismo e Resistenza alla Spezia (1922-1945), La Spezia - AA.VV., Campi e SIAC protagonisti della resistenza antifascista contro il nazismo invasore in difesa di libertà e democrazia, Genova 1985 - AA.VV., Campi mon amour 2, Genova 1996 - AA.VV., Convegno d intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa (Francia - Belgio - Svizzera) dell ottobre 1935, Ed. Archivio Famiglia Berneri, Pistoia 1980 - AA.VV., L antifascismo rivoluzionario, Ed. BFS, Pisa 1993 - AA.VV., La Spagna nel cuore 1936-1939, Roma 1996 - AA.VV. - La Resistenza nella toponomastica sampierdarenese, S.P.D Arena 1980 - AA.VV., La resistenza sconosciuta - Gli anarchici e la lotta contro il fascismo - I giornali clandestini 194345, Ed. Z.I.C., Milano 1995 - AA.VV., Quarantesimo anniversario della Repubblica, Genova 1986 - AA.VV., Un trentennio di attività anarchica, Ed. L Antistato, Cesena 1953 - Andreucci-Detti, Il movimento operaio italiano, Editori Riuniti, Roma 1971 - ANPPIA, Schede degli antifascisti nel Casellario Politico Centrale, in Quaderni ANPPIA, 19 vol., Roma - Berti-Tasso, Storia della divisione Garibaldina Coduri, Genova 1982 - Bettini Leonardo, Bibliografia dell anarchismo, Ed. C.P., Firenze 1972 - Bianconi Pietro, Gli anarchici italiani nella lotta contro il fascismo, Ed.Archivio Famiglia Berneri, Pistoia 1988 - Biga-Conti-Paoletti, I precursori della lotta per la libertà nella Liguria contemporanea - Dizionario biografico, Genova 1994 - Borghi Armando, Mezzo secolo d anarchia, Ed. Anarchismo, Catania - Brizzolari Carlo, Un archivio della resistenza in Liguria, Ed.Di Stefano, Genova 1974 - Calvo Maurizio, Eventi di libertà, Ed.I.S.R.Savona, Savona 1995. - Castagnino Paolo, Saetta - Immagini e avvenimenti della Resistenza in Liguria, Ed.Basile, 1979 - Cerrito Gino, Gli anarchici nella Resistenza apuana, Pacini-Fazzi Editore, Lucca 1984 - Cerrito Gino, Il ruolo dell organizzazione anarchica, Ed.RL, Catania 1973 - Corsentino Michele, Michele Schirru e l attentato anarchico, Ed. Anarchismo, Catania - Costanzi Nicola, I nostri 600 giorni, Ed. Demos, Genova-Sestri P. - Del Carria Renzo, Proletari senza rivoluzione, Ed.Oriente, Milano 1966 - Faina Gianfranco, Le lotte di classe in Liguria 1919-1921, Genova 1965 - Fantini Manlio, Due treni di storia, Genova - Fedeli Ugo (a cura di), Congressi e Convegni della FAI (1944-1962, Ed.Libreria della FAI, Genova 1963 - Feri Paola, Il movimento anarchico in Italia, in Quaderni della FIAP, n.8, Roma 1978 - Finzi Paolo (a cura di), Insuscettibile di ravvedimento. L anarchico Alfonso Failla (1906-1986), Ed. La Fiaccola, Ragusa - Gibelli Antonio, Genova operaia nella Resistenza, Genova 1968 - Gibelli Antonio (a cura di), La Resistenza in Liguria. Profilo e guida bibliografica, Genova 1985 - Gimelli Giorgio, Cronache militari della Resitenza in Liguria, 3 vol., Ed. CdR, Genova 1985 - Gremmo Roberto, L ultima Resistenza, ed.ELF, Biella 1995 - Gruppo di Studio (Ricerca) per la Raccolta generale di fonti e notizie e rappresentazione cartografica della storia d Italia dal 43 al 45", L Italia dei 45 giorni, Milano 1969 - Lalli O., Lotta partigiana intorno alle Alpi apuane e all Appennino Ligure-tosco-emiliano, Massa Carrara 1984 - Lampronti Maurizio, L altra Resistenza, l altra opposizione (comunisti dissidenti dal 1943 al 1951), Ed.Lalli, Poggibonsi 1984 - Manfredini Roberto, La componente anarchica della Confederazione Generale del Lavoro, Bologna
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- Perillo Gaetano, Il movimento operaio italiano, Roma 1977 - Ricci Giulivo, Avvento del fascismo, Resistenza e lotta di liberazione in Val di Magra, Lunigiana 1975 - Rossi Italino, La ripresa del Movimento Anarchico e la propaganda orale dal 1943 al 1950, Ed. RL, Pistoia 1981 - Rossi Marco, Avanti siam ribelli..., Pisa 1985 - Sacchetti Giorgio, Gli anarchici contro il fascismo, Ed. Sempre Avanti, Livorno - Scappini Remo, Da Empoli a Genova (1945), Ed. La Pietra, Milano 1981, pag.114. - Secchia Pietro, Il Partito Comunista Italiano e la Guerra di Liberazione, Ed.Feltrinelli, Milano 1975 - Simonelli Nicola, Raffaele Pieragostini (1899-1945), Genova 1974 - Silingardi Claudio, Rivoluzio Giglioli, Modena 1984 - Simonelli Nicola, Raffaele Pieragostini, Genova - Taviani Paolo Emilio, Breve storia dell insurrezione di Genova, Ed. Il Corriere, Genova 1945 - Tommasini Umberto (a cura di Claudio Venza), L anarchico triestino, Ed. Antistato, Torino - Zangrandi Ruggero, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Ed. Feltrinelli, Milano 1962
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- Grassini Emilio, Per la storia del nostro movimento in Liguria, serie di cinque articoli pubblicati su L Amico del Popolo, organo della FCLL, nn.4,5,6,8 e 12 del 1947 - Il Partigiano, quindicinale dell ANPI, Elenchi generali dei partigiani a cura della Commissione Accertamenti, Genova 1946-47 - L Impulso, organo dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria, articolo Così caddero compagni nostri, A.VII n.4 del 15/4/55 - Molinari Augusta, Anarchici e Resistenza in Liguria: un contributo per una storia che non c è, Relazione al Convegno di Milano del 8/4/1995 sul contributo degli anarchici alla Resistenza organizzato dalla Fondazione Anna Kuliscioff. - Rivista Storica dell anarchismo, n.3, Ed.BFS, Pisa 1995 - Rossi Italino, Le ragioni dell opposizione anarchica al fascismo, in U.N., A.LXVII N.16, 1987. - Silingardi Claudio, Gli anarchici nella Resistenza, in Il Martello, A.VI N.2, Modena 1983. Memorie, testimonianze: - Bertani Luigi, Ricordi, ISRL Genova. - Giovannini Ermete (Vincenzo Toccafondo), Bozzetti Sociali e Storico-Sociali, A.S.C.D., Genova-Pegli. - Mazzoni Virgilio, La riscossa del sestiere Lattanzi, ISRL, FB b.4. - Pasticcio Giuseppe, Memorie, 1981, Archivio Berneri. - Sofrà Luigi, Rimembranze di una vita errante, 1984 (ASCD in fotocopia). - Toccafondo Vincenzo, L Antistato, Rivista manoscritta, Originali conservati all Archivio Pinelli, Milano.
Note: 1 Arturo Peregalli, L altra Resistenza - Il PCI e le opposizioni di sinistra 1943-1945, Genova 1991. Un altro testo importante è quello di Maurizio Lampronti (L altra resistenza, l altra opposizione - Comunisti dissidenti dal 1943 al 1945, Poggibonsi 1984) che tratta con una certa profondità del movimento anarchico, ma soprattutto per gli anni dell immediato dopoguerra e in rapporto alle vicende della F.L.I. e dei rapporti di Andreoni con Perelli, Pietropaolo e Concordia. 2 Le valutazioni oscillano intorno ai 250 partigiani, inquadrati in due brigate libertarie. 3 Antonio Gibelli, Genova operaia nella Resistenza, Genova 1968. 4 Carlo Brizzolari, Un archivio della resistenza in Liguria, Genova 1974. 5 Augusto Miroglio, Venti mesi contro venti anni, Genova 1968. 6 Augusto Miroglio, La Liberazione in Liguria, Bologna 1970. 7 Giorgio Gimelli, Cronache militari della Resistenza in Liguria, 3 vol., Genova 1985. 8 L Impulso organo dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria, art. Così caddero compagni nostri, A.VII n.4 del 15/4/55 9 Intervento di Emilio Grassini al convegno clandestino di Genova del giugno 1942 - Originale presso Archivio Berneri di Pistoia; riportato integralmente in I.Rossi, La ripresa del Movimento Anarchico in Italia, Pistoia 1981. 10 Relazione del lavoro svolto durante il periodo fascista, insurrezionale e dopo la liberazione (nel seguito semplicemente Relazione), dattiloscritto conservato in originale alla Biblioteca Ferrer di Piazza Embriaci (Genova). L attribuzione più verosimile di questo scritto sembrerebbe quella a Pietro Caviglia perché la prima parte di questo scritto compare - con piccole variazioni - all interno dell articolo titolato La Resistenza anarchica nella grande Genova apparso sul numero 16 A.XLIV di Umanità Nova del 26 aprile 1964 a firma Caviglia - Marzocchi e dunque, escludendo Marzocchi per motivi stilistici, l ipotesi subordinata è che la relazione sia stata stesa proprio da Pietro Caviglia. 11 Gino Bianco, L attività degli anarchici nel biennio rosso (1919-1920), in Il movimento operaio e socialista in Liguria A.VII n.2 Aprile-Giugno 1961. 12 Ibidem. 13 Del gruppo Pietro Gori facevano parte tra gli altri - oltre a Lorenzo Gamba - Dino Paini, Carlo Betti, Giuseppe De Ceglie, Leonardo Zino, Silvio Casella, Arturo Poggioli, Gualtiero Mucci, Dino Manfredi, Ugo e Giuseppe Basso, Luigi Gagliardi, Giovanni Battista Ferri e Giulio Gaggero - Ibidem. 14 Tra gli altri militanti sindacali particolarmente attivi ricordiamo Mentore Giampaoli, Gino Mazzei, Umberto Cresci e Alfredo Del Carpio - Ibidem. 15 Ibidem. 16 Ibidem. 17 Gli Scamiciati che fu un po la voce degli anarchici individualisti, fu pubblicato dapprima a Novi Ligure da Giovanni Gavilli e poi a Multedo (Pegli). I gerenti furono dapprima Giovanni Rolando e in seguito Giovanni Zunino. I collaboratori più assidui Abel Ferrari (Renzo Novatore), F.Consoli, G.Feroci, E.Zoponetti e Attilia Pizzorno - Bettini L, Bibliografia dell anarchismo, Firenze 1972. 18 Gino Bianco, art.cit. 19 G. Perillo, Il movimento operaio italiano, Roma 1977. 20 ASG, Carte della Prefettura Gabinetto, pacco 21 - Il testo è riportato in G.Faina, Le lotte di classe in Liguria 19191921, Genova 1965. 21 Un trentennio di attività anarchica, Cesena 1953. 22 Resoconto del Convegno Nazionale dell Unione Sindacale Italiana, Genova 28 e 29 Giugno 1925. Conservato in originale presso la Biblioteca Max Nettlau di Bergamo e riportato integralmente in Autogestione n.6, Autunno-Inverno 1980 nell articolo U.S.I. ultimo atto - Il Convegno Nazionale di Genova 1925 di Maurizio Antonioli. 23 Un ulteriore testimonianza in merito è fornita dai delegati che parteciperanno il 5 e 6 settembre di quello stesso anno al Convegno U.S.I. in esilio di Parigi. La maggioranza sono liguri: Rocco e C.Piana per la C.d.L. di Sestri P., Angelo Dettori per i Sindacato Metallurgici di Bolzaneto, Vittorio Cantarelli per l Esecutivo USI di La Spezia, Gino Bagni e Bixio Sorbi per la C.d.L. di Vado Ligure. In La tempra n.3 - settembre 1925. Tra i delegati di Genova sicuramente Antonio Negro e Attilio Caggero. Riportiamo alcune parti del resoconto: Dopo il decreto di morte governativo del 7 gennaio [si fa cenno al decreto di scioglimento dell U.S.I. del pretore di Milano del 7 gennaio 1925], i sindacalisti rivoluzionari d Italia si sono riuniti nella capitale della Liguria ed hanno emanato un decreto di vita per la gloriosa ed eroica Unione Sindacale Italiana. Il Convegno tenutosi in secreto è riuscito imponente contrariamente ad ogni aspettativa. Erano rappresentate la Lombardia con 10 rappresentanti fra cui le città di Milano, Bergamo, ecc.; il Piemonte con 2 rappresentanti; la Liguria con 5 rappresentanti, fra cui principalmente la nostra Sestri Ponente, La Spezia, ecc.. . 24 Un ulteriore testimonianza in merito è fornita dai delegati che parteciperanno il 5 e 6 settembre di quello stesso anno al Convegno U.S.I. in esilio di Parigi. La maggioranza sono liguri: Rocco e C.Piana per la C.d.L. di Sestri P., Angelo Dettori per i Sindacato Metallurgici di Bolzaneto, Vittorio Cantarelli per l Esecutivo USI di La Spezia, Gino Bagni e Bixio Sorbi per la C.d.L. di Vado Ligure. In La tempra n.3 - settembre 1925. 25 Relazione citata. 26 Dall articolo di E.Grassini Per la storia del nostro movimento in Liguria (parte I) pubblicato su L Amico del
Popolo, A.II n.4 del 6/4/1947 traiamo la seguente testimonianza: Negli scontri con le forze reazionarie monarchicofasciste caddero: a Pegli il compagno Palmini Primo di La Spezia, a Sestri il sindacalista Rossi colpito a tradimento dai sicari della borghesia; e molti compagni feriti in azione più o meno gravemente, mentre a Coronata cadeva il ribelle Pierino Pesce, elemento insofferente di ogni disciplina e molto vicino a noi... incamerato poi, come il Palmini, fra i caduti del PCI allora appena nato. Su Pierino Pesce anche: AA.VV., Campi e SIAC protagonisti della resistenza antifascista contro il nazismo invasore in difesa di libertà e democrazia, Genova 1985. Al di là dell appartenenza politica di Palmini e Pesce - peraltro per quanto riguarda Pierino Pesce timidamente confermata dal libro curato dall A.N.P.I. di Cornigliano Quarantesimo anniversario della Repubblica, Genova 1986 - c è da rilevare che l oscuramento del ruolo degli anarchici nell antifascismo e nella Resistenza (da parte principalmente dei comunisti) è dovuto ad almeno due fattori: il primo è la pura e semplice mistificazione storica per ragion di partito (come probabilmente è in questi due casi); il secondo, ben più preoccupante, è la vera e propria rimozione collettiva che ad esempio porta alcuni anziani membri dell A.N.P.I. di Cornigliano ad affermare che nella delegazione non v erano anarchici attivi durante la lotta di liberazione e cancellando così di colpo l opera di compagni come Ogno e Quintili nel C.L.N. o quella di Grassini nella cospirazione antifascista o dell intera Brigata Pisacane e dei suoi membri. Che questa rimozione sia poi il risultato di processi orwelliani di riscrittura della storia proletaria in epoca stalinista o abbia altre cause poco importa: se la memoria è così facile da cancellare abbiamo a temere soprattutto per il futuro. 27 Tra i condannati a pesanti pene detentive ricordiamo gli spezzini e sarzanesi: Giuseppe De Luisi e Mentore Giampaoli (20 anni), Umberto Cresci (18 anni), Marino Anelli (6 anni, tre mesi), Rino Milanesi (16 anni, 8 mesi), Renato Olivieri (21 anni). 28 Particolarmente pesante è la repressione in provincia di La Spezia. I fascisti vogliono far pagare lo scotto subito a Sarzana. Moltissimi compagni sono costretti ad espatriare per sottrarsi alle persecuzioni, tra questi: Raffaele De Lucchi nel 22, Settimo Grassi e Godani Adelmo nel 23, Onorino e Siro Biso, Vincenzo Capuana nel 24, Marino Anelli e Pietro Montaresi nel 25, Ugo Boccardi nel 27, Aldo Fiamberti nel 28, Vittorio Cantarelli e Spartaco Rolla in data imprecisata. 29 Per un quadro più dettagliato vedere: Un trentennio di attività anarchica, cit.; Pensiero e Volontà, Rivista quindicinale diretta da E. Malatesta, Rubrica: Cronaca della quindicina, Annate 1924-25. 30 Relazione citata. 31 Da Biga-Conti-Paoletti, I precursori della lotta per la libertà nella Liguria contemporanea - Dizionario biografico, Genova 1994. 32 Relazione citata. 33 Ibidem. 34 Alcune di queste antologie sono conservate presso la Biblioteca Franco Serantini di Pisa e la Biblioteca Ferrer di Genova. 35 Archivio Pinelli, Milano. 36 Relazione citata. 37 ASG Fondo P.D.A., B.538,539 - Si tratta purtroppo solo di una parte limitata dello schedario che comunque rende bene l idea dell entità e della tipologia delle segnalazioni. 38 Relazione citata. 39 Armando Bugatti incarcerato nel 28, Giovanni Battista Repetto inviato al confino nello stesso anno, Delfino Podestà confinato nel 29, Romeo Gandino di Sestri L. diffidato e iscritto nell elenco delle persone da arrestare a scopo preventivo. 40 ACS, Sez.Prima busta 24, AA.GG. 1930/31 - citato in Pietro Bianconi, Gli anarchici italiani nella lotta contro il fascismo, Pistoia 1988. 41 Lorenzo Biselli (condannato al confino), Giovanni Cortese (ammonito), Antonio Grasso (arrestato e poi prosciolto), Augusto Guarducci (condannato al confino), Gaetano Mosti (condannato al confino), Giuseppe Pastorino (condannato al confino), Oreste Picco (condannato al confino), Beniamino Restori (condannato al confino), Giacomo Testani (condannato al confino). 42 Intervento di Emilio Grassini al Congresso regionale della F.C.L.L. del 30/12/1945 tenutosi a Sestri P. - Documento originale dattiloscritto conservato nella Biblioteca Ferrer di Piazza Embriaci (Genova). 43 ACS, Sez. Prima busta 25, Genova - in P.Bianconi, op. cit. 44 Relazione citata. 45 R. Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Milano 1962. 46 Per questo aspetto vedere Bottai e la sua rivista Primato. 47 I genovesi Adamo Agnoletto (Colonna Ascaso), Carlo Baccigalupo (varie missioni in Spagna nel 37), Antonio Casella (Divisione Ascaso, colonna Rosselli), Enrico Crespi (Colonna Rosselli), Giuseppe Nardi (combattente), Giacomo Repetti (Brigata Garibaldi, più volte ferito), Mario Traverso (Colonna Rosselli, caduto in Estremadura). L imperiese Natale Cicuta (colonna Rosselli). Gli spezzini Colombo Bertagna (battaglione Dimitrov, ferito gravemente), Virgilio Bertola (colonna Durruti, Madrid, fronte aragonese, ferito a Huesca), Onorio e Sirio Biso (Colonna Italiana), Raffaele De Lucchi (battaglione Dimitrov, più volte ferito), Aldo Fiamberti (Colonna Rosselli), Alvaro Ghiara (brigata Garibaldi), Adelmo Godani (combattente), Settimo Grassi (battaglione Garibaldi, ferito), Marina Mollo (combattente). I sarzanesi Silvio Casella (Colonna Italiana), Pietro Montaresi (colonna Durruti), Isopo Papirio (formazioni anarchiche aragonesi) - AICVAS, La Spagna nel cuore 1936-1939, Roma 1966.
48 Ricordiamo tra gli altri Wanda Lizzari e Giuseppe Lapi condannati al confino per l aiuto alle brigate rosse spagnole. 49 Relazione citata. 50 Ibidem. 51 E. Grassini, intervento citato al Congresso regionale della F.C.L.L. del 30/12/1945. 52 Vedi P.Bianconi, op. cit. 53 Intervento di E.Grassini al convegno clandestino di Sestri Ponente del giugno 1942, titolato Noi C.[omunisti] A.[narchici], i partiti autoritari e la massa amorfa . Totalmente riportato nel libro di I.Rossi La ripresa del Movimento Anarchico e la propaganda orale dal 1943 al 1950 , Pistoia 1981. L originale è conservato presso l archivio Berneri di Pistoia. 54 Ibidem. 55 Ibidem. 56 Ibidem. 57 Ibidem. 58 Ibidem. 59 Ibidem. 60 Ibidem. 61 Relazione citata. 62 Il testo del manifestino dattiloscritto riportato da E.Grassini nell articolo Per la storia del nostro movimento in Liguria (parte I) pubblicato su L Amico del Popolo, A.II n.4 del 6/4/1947 è il seguente: Il rinnegato Mussolini, dimenticando di aver fatto massacrare 700mila soldati nella guerra 1915-1918 scatenata per distruggere il militarismo tedesco, rimangiandosi tutte le sue promesse si è ora schierato a fianco della Germania alla quale - insultando i combattenti della prima guerra europea e distruggendo i loro monumenti - dona i loro figli perché la Germania trionfi e domini l Europa. Lavoratori! Non ubbidite al boia di Predappio! Soldati! Disertate! Firmanto: Il Fronte Unico dei Lavoratori La raccolta completa de L Amico del Popolo è conservata alla Biblioteca Franco Serantini di Pisa 63 Relazione citata. 64 ASG, Fondo CLN , composizione CLN aziendali e schede membri, b.78,79,200-202. 65 Relazione citata. 66 Ibidem. 67 Ibidem. 68 Ibidem. 69 Testo della circolare riservata inviata ai vecchi compagni e riportata nell articolo di Grassini citato: Caro compagno Non hai bisogno di dirti come e quando gli avvenimenti precipitano verso lo sfacelo della società borghese e capitalistica. Ognuno che segua appena la cronaca dei fatti, vede facilmente che fascismo e capitalismo, legati da un patto di alleanza antisociale, gettano nella fornace della guerra il fiore della gioventù, tutte le risorse della vita civile pur di salvare la propria pelle ed i propri privilegi. Vent anni di spoliazione dei diritti delle genti, a profitto dei gerarchi e dei capitalisti, hanno creato tanto malcontento, tanto spirito di rivolta nell animo degli sfruttati da far ritenere prossima la loro ribellione. Ognuno accoglie, con sempre più manifesto piacere, le sconfitte fasciste, perché in queste ravvisa la propria liberazione dalla schiavitù del servaggio. Ma perché l impalcatura del sistema capitalistico, fonte di oppressione e di miseria, sia travolta vantaggiosamente per gli sfruttati, occorre che ogni lavoratore cosciente dei propri diritti vi prenda parte attiva, sia con idee e finalità chiare, sia impugnando le armi contro i suoi oppressori. Ma non tutti i lavoratori hanno idee ben chiare e definite e perciò sono facile preda dei loro sfruttatori e, talvolta incoscientemente, ostacolano il progredire delle idee di libertà che vengono loro propagate dai militanti d avanguardia. Qual è il nostro compito d idealisti libertari in questo momento? Non certo quello di restare alla finestra ad aspettare passivi che gli eventi si maturino per fatalismo. Spetta soprattutto a noi C.A. il compito di indicare agli oppressi le vie dell avvenire ed indirizzarli verso i campi della libertà in cui ognuno ha diritto di vivere in piena uguaglianza con gli altri lavoratori. Perciò tu caro compagno che un tempo ti ricordiamo fervente animatore del nostro ideale, svegliati dal letargo in cui ti gettò la sfiducia e ritorna, in segreto, attivo assertore della giustizia sociale. Ricordati: chi resta passivo mentre infuria la mischia si rende inconsapevolmente complice degli oppressori. Gli avvenimenti precipitano, nessuno di noi sia impreparato. 70 ... la di Lui incessante attività, spesa in periodo cospirativo, per far rivivere le nostre Federazioni, dalla Toscana all Emilia, dalla Liguria al Piemonte, alla Lombardia, al Veneto, ove recavasi apertamente, come agente di commercio librario, o clandestinamente, riuscendo a ricollegare il nostro movimento, i nostri gruppi d azione. - V.Mazzoni, Pasquale Binazzi nei ricordi, in Il Libertario, n.u. del 1946, La Spezia.
71 Relazione citata. 72 V. Mazzoni, art. cit.: L ultima volta che lo vidi fu in quel fortilizio di opera e di fede anarchica, che è Sestri Ponente e tutta la zona dalla Valpolcevera al mare, ai Giovi e al Diamante... . 73 Articolo di E.Grassini: Per la storia del nostro Movimento il Liguria (parte III) in L Amico del Popolo, A.II, n.6, 10 giugno 1947. 74 Relazione citata. 75 Alfonso Failla, articolo: Dove erano gli anarchici?, Umanità Nova A.XXVI n.37, 15 settembre 1946. 76 Relazione citata. 77 vedi P.Bianconi, op. cit. 78 Ibidem. 79 Ibidem. 80 Il testo del manifestino (riportato integralmente tra gli allegati) fu riprodotto da E.Grassini nell articolo citato Per la storia del nostro movimento ... . 81 vedi P.Bianconi, op. cit. 82 Relazione citata. 83 Per la verità la ricostituzione della FAI tra i confinati di Ponza (tesi sostenuta fra gli altri da Pietro Bianconi, Gino Cerrito e Renzo Vanni) è stata discussa da altri (cfr. Luciano Farinelli su L Internazionale n.3 del 1990 nel commento redazionale all articolo di Renzo Vanni, Gli anarchici nella Resistenza) che non la ritengono sufficientemente documentata. 84 Relazione citata. 85 vedi P. Bianconi, op. cit. 86 Tutti riprodotti in La resistenza sconosciuta - Gli anarchici e la lotta contro il fascismo - I giornali clandestini 1943-45 , Milano 1995. 87 Relazione citata. 88 I rapporti da intrattenere con gli altri partiti dell arco antifascista furono oggetto di molte discussioni in ambito nazionale come lo erano stati nell ambito dell emigrazione - cfr. Bianconi P., op. cit. 89 ACS, Busta 55, Serie F1-rossa - Il testo integrale è riportato in M. Rossi, Avanti siam ribelli..., Pisa 1985. 90 Gino Cerrito - in Avvento del fascismo, Resistenza e lotta di Liberazione in Val di Magra, Lunigiana 1975 - da notizia di un opuscolo redatto da Domenico Zavattero nel settembre 43 (appena tornato dalla Francia) su incarico degli anarchici di Genova e Firenze e pubblicato in Romagna dal titolo: Fronte Unico dei Lavoratori. Preliminari del nostro programma in suo possesso. Si potrebbe forse trattare dell opuscolo citato da Grassini, anche perché le date coincidono, sebbene mal si collochi la figura di Zavattero in questa specifica fase. Purtroppo non è stato possibile visionarlo, così come altri importanti documenti, per la reticenza di alcuni. 91 Documento originale conservato presso la Biblioteca Ferrer di Piazza Embriaci (Genova). 92 Questo documento esiste in realtà in due stesure che riportano identica la seconda parte, ma che differiscono per la parte introduttiva. Riportiamo le due versioni rispettivamente negli allegati 2 e 3. Evidentemente la seconda versione (anche essa conservata in Piazza Embriaci) è posteriore alla prima e fu utilizzata per un appello diretto ai lavoratori dopo una prima ripulsa dei partiti destinatari del Patto di Solidarietà. 93 ...e l Unione Sindacale Italiana, che alcuni affezionati avevano ricostituito più per dare un indirizzo ed uno scopo all azione nelle fabbriche che per farne una organizzazione concorrente alle altre già in movimento nel mondo operaio italiano... - Tratto da Caviglia-Marzocchi, art. cit. 94 In effetti l unico riferimento che abbiamo trovato è quello di Carlo Quintili, membro del CLN di Cornigliano fin dalla sua fondazione in quanto rappresentante dei sindacalisti rivoluzionari. ASG, Fondo CLN, b.174. 95 Documento riportato integralmente in appendice (Allegato 4) - Originale conservato presso l A.S.C.D. di Pegli. Dell elaborazione del F.U.L. ricordiamo ancora l opuscolo L emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi - non datato ma probabilmente coevo (Originale presso la B.F.S. di Pisa), riportato anche questo in appendice (Allegato 5). La produzione clandestina degli anarchici genovesi ebbe anche un carattere più specifico e teorico anarchico. Ricordiamo gli opuscoli della collana Fioritura libertaria editi in clandestinità come F.C.L.L.: Il fallimento delle religioni - Genova s.d.; Saggio sul comunismo libertario - s.l.s.d.; Il comunismo libertario nelle sue finalità - s.l. marzo 1945; Libertà e uguaglianza - febbraio 1945 (Tutti conservati in originale presso la B.F.S. di Pisa). 96 Ad esempio G. Cerrito, op. cit., p.39. 97 Ibidem. 98 Vedere ad esempio: Fronte Unico della Liberazione, Palermo, 10/9/1943 e Palermo, s.d., La Diana del Fronte Unico della Liberazione, Palermo, 25/11/1943, tutti firmati da: Repubblicani federalisti, Socialisti, Comunisti, Libertari. Riprodotti in AA.VV., La Resistenza sconosciuta..., op.cit. 99 G. Cerrito, op.cit., p.40. 100 Spesso i due termini sono usati come sinonimi. Così nella Relazione e negli articoli di Grassini spesso la F.C.L. diventa F.C.A. (Federazione Comunista Anarchica). 101 R. Paoletti, Resistenza antifascista, Genova s.d. 102 Articolo di E. Grassini: Per la storia del nostro Movimento il Liguria (parte IV) in L Amico del Popolo, A.II, n.8,
2 ottobre 1947. 103 Ibidem. 104 Riportiamo integralmente il brano: Punto di vista dei comunisti per un accordo con gli anarchici. A vostra domanda, circa un accordo fra comunisti e anarchici noi comunisti fissiamo questi seguenti 3 punti: 1) Noi siamo d accordo con gli Anarchici sulla necessità di rovesciare come voi dite, per mezzo della rivoluzione violenta qualunque forma di dominio capitalistico e contro tutto il blocco conservatore. 2) Di sopprimere ogni forma di sfruttamento dell uomo sull uomo e, attraverso i consigli degli operai, realizzare la Società e la libertà con la morte dello Stato. 3) D altra parte i Comunisti ritengono sia di ostacolo a tale collaborazione, nel periodo successivo al capitalismo, il fatto che gli anarchici non riconoscono la necessità della dittatura proletaria e dello Stato proletario per impedire un ritorno al potere della borghesia per realizzare gli obbiettivi finali comuni. Per evitare equivoci i comunisti ricordano che per dittatura del proletariato intendono il dominio della grande maggioranza dei lavoratori su la piccola minoranza dei capitalisti parassiti. 105 Ibidem, vedere per il testo integrale, l allegato 5. 106 Riportato in Gibelli, Genova operaia ..., cit. e parzialmente in Brizzolari, Un archivio della Resistenza, cit. 107 Sarà giudicato dagli stessi dirigenti comunisti - più avezzi alle alchimie formali - un caso di deviazione in senso legalitario. 108 Il fatto che Grassini riporti nel suo articolo (Per la storia del nostro Movimento, cit.) il volantino comunista e gli attribuisca il valore di una risposta negativa alle profferte anarchiche, dovrebbe smentire una volta per tutte l ipotesi, fatta da alcuni (per attenuare responsabilità politiche?), che esso non fosse mai stato distribuito. 109 Qualche segnale che in questa nuova fase si guastassero in parte anche quegli stretti rapporti di collaborazione tra anarchici e militanti comunisti di base che si erano stabiliti, lo si può recepire dalla testimonianza di un operaio comunista, Ottonello, della S.Giorgio: Quando la situazione lo richiedeva si poteva mettere in moto un reparto nel più breve tempo possibile. Questo perché le maestranze seguivano le direttive del PCI. Gli altri partiti avevano poca influenza. In particolare il Partito Comunista Libertario ci procurava un sacco di fastidi perché non si trovava mai d accordo con noi e non potendo far altro, data la sua esigua forza, non trovava di meglio che cercare di gettare discredito su di noi in seno alle maestranze (V.Ottonello, Testimonianza, memoria inedita, s.d., ISRL, Fondo Gimelli 2 b.4; citato da A.. Molinari, Anarchici e Resistenza in Liguria: un contributo ad una storia che non c è). Singolare è poi nella memorialistica post-resistenziale la costruzione dello stereotipo folcloristico dell anarchico. Così in Paoletti (op.cit.) il fabbro bercione che canta inni anarchici e inventa marchingegni inutili per alleviare le fatiche del lavoro e complica la vita al suo apprendista. Così in M. Fantini (Due treni di storia) all annuncio della caduta del fascismo alla SIAC alla composta risolutezza della maggioranza degli operai fa da contrappunto lo scalmanarsi dell anarchico Passatelli l esagitato che durammo fatica a calmare . Al fenomeno della rimozione, a cui si faceva cenno, si accompagna quello della caricaturalizzazione. Vinta la battaglia politica contro l intransigenza rivoluzionaria e stabilita l ortodossia staliniana, nella logica di questa vengono meno i presupposti per una battaglia politica o per uno scontro di idee. Vengono allora o le critiche acide di Ottonello o le stereotipizzazioni di Paoletti e Fantini. Persino quando la stima personale, come quella nei confronti di Pietro Caviglia dei succitati, non può essere celata, se ne sfuma l appartenenza e la militanza politica o si relega il personaggio nell ambito dell eccezionalità. 110 Vedere nota 5 del capitolo 9. 111 Relazione citata. 112 Ibidem. 113 Riportiamo per esteso l elenco dei C.L.N. aziendali in cui vi era rappresentanza anarchica così come può essere desunto dall archivio del C.L.N. e, ove possibile, il nome dei compagni che vi fecero parte: SIAC Campi (Boccaccio S. Moscardini A.); Ansaldo Fossati Sestri P. (Rangone F., Bugatti A., Serena G.); Cantieri Ansaldo Sestri P. (Martinengo S.); S.Giorgio Sestri P. (Ferioli P.); ILVA Campi (Moscardini A.); Società Italiana Gas (Paolini L.); Ansaldo Allestimento Navi (Rigo B.); Ansaldo S.Giorgio (Turcinovich N.); Ansaldo Apprendisti Sestri P. (Corradini V.); Ceramica Vaccari Borzoli (Toso A.); Ansaldo Gestioni Industriali (Alverino F.); SIAC Pontedecimo (Trucco M., Repetto G., Bianconi M.); Bagnara SAM Sestri P. (Concas A.); Piaggio Sestri P. (Sansebastiano C.); INA (Mazzoni V.); Costruzioni Meccaniche e Navali (Toccafondo V.); ILVA Sestri P. (Marcenaro G.); Ansaldo Carpenteria (Lodi M.); Manifattura Tabacchi Sestri P. (Parodi O.); ILVA Voltri (Campanella A.); Ansaldo Cerusa Voltri (?); Sime (?); Biasioli (De Agostini A.); Fonderie e Acciaierie Liguri (Conti M.), C.L.N. Edili (?). Non rappresentati nei C.L.N. aziendali ma tuttavia teatro d azione di consistenti nuclei libertari aziendali l Ansaldo Meccanico, l Ansaldo Delta (G.Sorgoli) e l Allestimento Navi (A.Vinazza). Altri nuclei operarono nelle ferrovie, in porto e fra i tranvieri (testimonianza di L. Parodi). 114 Dalla mozione conclusiva del Convegno dei Comitati di Difesa Sindacale tenutosi a Sestri P. il 27/1/1946 ricaviamo la presenza di delegati delle seguenti aziende: Cantieri Navali Ansaldo, Ansaldo Fossati, Ansaldo S.Giorgio, Ligure Metallurgica, Bagnara, Scuola Apprendisti Ansaldo, ILVA Ferriere, ILVA Bolzaneto, Ferriere Bruzzo, Ansaldo Cerusa, ILVA Rossiglione, Ramo Industriale del Porto, Nuclei Artigiani, Nuclei Tranviari. 115 Remo Scappini, Da Empoli a Genova (1945), Milano 1981, pag.114. 116 Ibidem, pag.120. 117 Remo Scappini, Rapporto sulla situazione generale, in P. Secchia, Il Partito Comunista Italiano e la Guerra di
Liberazione, Milano 1975. Il brano così prosegue: Ultimamente vi è stata una collusione tra sindacalisti veri e propri e gli anarchici, è sorto il Fronte Unico . 118 Augusto Miroglio, La Liberazione in Liguria, op. cit., p.126. 119 Al Meccanico operarono costituendo nuclei di simpatizzanti anarchici, in vari reparti, Lorenzo Parodi, Albino Lovarino, Vero Grassini e G. Sorgoli. Testimonianze di Vero Grassini e Lorenzo Parodi. 120 Lettera di Ghibellini al C.L.N. Ansaldo in cui egli afferma non risultargli che il P.C.L. (Partito Comunista Libertario) abbia un seguito sufficiente a permettere l ingresso di un suo rappresentante nel C.L.N. aziendale - ASG, Fondo CLN, B.17. 121 Augusto Miroglio, Venti mesi contro venti anni, op. cit. 122 Remo Scappini, op. cit., p.202. 123 Citato in C.Brizzolari, op. cit., p.928. 124 Verbale seduta C.L.N. per la Liguria del 13 /9/1944: Nei CLN di delegazione e di comune, può esservi il rappresentante anche di partiti non rappresentati al CLN centrale (per esempio gli anarchici) . Riportato in C.Brizzolari, op. cit., pag.491 125 Riportiamo l elenco completo dei C.L.N. territoriali in cui erano presenti anarchici così come è stato possibile desumerlo da fonti diverse (Fondo CLN; Fondo A.P.; Verbali FCLL; N. Costanzi, I nostri 600 giorni, Genova-Sestri P.): S.P.D Arena (Vincenzo Toccafondo), Ge-Centro (Adelmo Sardini), Sestri P. (Pietro Caviglia poi Giacomo Marcenaro), Cornigliano (Carlo Quintili per i Sindacalisti-rivoluzionari e Francesco Ogno), Pegli (Armando Porcelli), Marassi (Armando Crisci poi Marchisio), Rossiglione (Giuseppe Brunetti), Fegino (Raffaele Tegami), Voltri (Angelo Campanella, Damonte Gerolamo e poi Tornato Edgardo), Pontedecimo (Marcello Bianconi e poi Giovanni Repetto), Pra (Aldo Puppo). Per quanto riguarda il C.L.N. di Sestri Levante esiste una lettera della F.C.L. a firma Turcino (Nicolò Turcinovich) - conservata in ASG, Fondo CLN, B.199 - nella quale si chiede l inclusione in detto C.L.N. di Giuseppe Pasticcio quale rappresentante anarchico. La questione viene demandata al C.L.N. Liguria con una comunicazione del C.L.N. di Sestri L. (ASG, Fondo CLN, B.158). Non è nota la risposta. 126 Ricordiamo tra questi Rinaldo Ponte, Bruno Raspino, Carlo Ravazzani, Emanuele Sciutto, Ernesto Rocca, Spartaco Graffioni e Carlo Stanchi, tutti, tranne gli ultimi due, caduti assassinati dai nazifascisti, a smentire ancora una volta la diceria che i G.A.P. fossero costituiti da soli comunisti (Fonti: ANPI Sestri P., Verbali FCLL, L Impulso). 127 Confronta in vari punti i verbali CLN riportati in C.Brizzolari, op. cit. 128 Relazione citata. 129 Il bilancio della F.C.L. dal primo gennaio al primo maggio del 1945 riporta entrate per 4.945 lire. La rimanenza cassa al 31 dicembre 1944 è di 7.007 lire. Solo ai primi di aprile del 1945 è possibile impiegare questi soldi per l acquisto di una macchina da scrivere nuova e di caratteri tipografici che saranno destinati alla stampa del numero clandestino di Umanità Nova diffuso all inizio dell insurrezione cittadina. Siamo ben lontani dalle centinaia e centinaia di migliaia lire maneggiate mensilmente dal C.L.N.L. e dai partiti che vi aderivano (Documento originale conservato alla Biblioteca Ferrer di Genova). 130 Per quanto riguarda l ingresso degli anarchici nei C.L.N. di alto profilo , C.L.N. regionali e C.L.N.A.I. e le discussioni che ciò provocò in campo anarchico nazionale vedere Bianconi P., op. cit., pp.169-181 131 Documento conservato in copia presso l AS.C.D. di Genova Pegli. 132 Umanità Nova, n.393, Genova 22/4/1945 - Copia originale conservata presso la Biblioteca Ferrer (Piazza Embriaci) - Riprodotto integralmente in Feri Paola, Il movimento anarchico in Italia, in Quaderni della FIAP, n.8, Roma 1978. 133 Ibidem. 134 Relazione citata. 135 A.S.G., Fondo CLN, B.17. 136 Per una trattazione più esauriente di questo problema vedere G. Cerrito, op. cit. e P. Bianconi, op. cit. 137 La manovra riuscì parzialmente; la D.C. genovese, ad esempio, si oppose con forza rivendicando l autonomia delle proprie organizzazioni femminili e giovanili - Vedere C. Brizzolari, Un archivio della Resistenza..., op.cit. 138 Vedere A. Peregalli, op.cit. 139 Relazione citata. 140 Gruppo di Studio (Ricerca) per la Raccolta generale di fonti e notizie e rappresentazione cartografica della storia d Italia dal 43 al 45", L Italia dei 45 giorni, Milano 1969. 141 Tomaso Caresia, Pietro Mascarino, Andrea Ottonello, Giuseppe Vitali, Franco Ferraris, Michele Tixi, Pietro Torchio, Paolo Nozza, Salvatore Scala, Mario Cavaletti, Francesco Bruzzone, Valentino Paganin, sono i nomi degli altri componenti di questo nucleo che si forma a partire dal 9 settembre 43 (Fonti: Libro della Brigata Malatesta, conservato da Vero Grassini). 142 La figura di Antonio Pittaluga della quale spesso sono state solo enfatizzate le circostanze della morte andrebbe rivalutata proprio per la sua opera attivissima di proselitismo e di raccordo tra i gruppi e le formazioni anarchiche delle varie parti della città. 143 Il Distaccamento autonomo Libertario del Levante potrebbe essere stato composto di una trentina di membri, tanti erano infatti gli elementi messisi a disposizione del Comando Militare della Zona levante (Fonte: ISRL Fondo A.M. b4 f5).
I nomi che risultano dagli elenchi parziali e incompleti pubblicati da Il Partigiano sono solo nove. A questi bisogna ovviamente aggiungere quello di Antonio Pittaluga. Vittorio Barazzoni fu il comandante del distaccamento che operò nei giorni dell insurrezione in collegamento con la brigata S.A.P. Crosa. 144 Poche sono le notizie che è stato possibile raccogliere intorno a questo distaccamento libertario costituitosi intorno a Cianchi e Fragomeni, nella cui bottega di calzolaio si riuniva un gruppo di anarchici durante la clandestinità, perché esso operò come distaccamento della Brigata SAP Matteotti Valbisagno. Dagli elenchi de Il Partigiano e da fonti interne al movimento ricostruiamo la seguente composizione (evidentemente parziale dato che il distaccamento doveva essere formato almeno da 20-25 partigiani): Carlo Ambrosio, Gastone Cianchi, Rinaldo Cianchi (figlio di Gastone), Alfredo e Francesco Fragomeni (figli del calzolaio Fragomeni), Armando Negri, Maurizio e Santo (nomi di battaglia rispettivamente del comandante di distaccamento che sostituì Gastone Cianchi dopo la sua morte e di un altro partigiano, dei quali non è stato possibile accertare l identità). 145 In L Amico del Popolo, articolo Ricordando il 25 Aprile 1945, n.5 Anno I del 1° Maggio 1946. Oltre ai citati Mazzoni e Rigo compaiono negli elenchi della brigata i nomi dei giovani libertari Andrea Gaggero e Carlo Borghesani figlio del noto militante e antifascista Ettore. 146 Ibidem. 147 Umberto Raspi fu uno dei primi organizzatori della squadre d azione libertarie del ponente, i primi nuclei organizzativi delle future brigate e distaccamenti autonomi libertari. 148 Vedere Cap.12 nota 1. 149 Testimonianza di Lorenzo Parodi. 150 La quantità e l individuazione di Brigate S.A.P. libertarie è controversa nella storiografia ufficiale, oggetto di valutazioni pressapochistiche, superficiali e, al solito, non verificate. Miroglio (La Liberazione in Liguria, op. cit.) parla genericamente di S.A.P. autonome (libertari e anarchici) che organizzavano 247 combattenti su circa 4000. Gimelli (op.cit.) scrive di due brigate libertarie nell estate del 44 su un totale di 36 (o 37) diventate poi quattro alla vigilia dell insurrezione. Brizzolari (op. cit.) parla, per l autunno del 1944, prima di due Brigate Libertarie senza indicarne il nome, poi di una Brigata Libertaria S.A.P. suddivisa in due distaccamenti: Malatesta e Pittaluga , la cui consistenza numerica non è data ma che secondo la composizione standard delle S.A.P. avrebbero dovuto essere composte da circa 250 partigiani. Altre fonti citano due brigate S.A.P.: Malatesta e Pisacane entrambe a Cornigliano e di una brigata libertaria comandata da Gastone Cianchi, mentre a Nervi i libertari avrebbero combattuto nella brigata Pittaluga (lo stesso Pittaluga, Gnecco, Barazzoni e Sardini). D altra parte le cose non vanno meglio per le fonti stesse interne al movimento: un articolo di U.N. (da M.Rossi, Avanti siam ribelli...) parla di quattro gruppi di combattimento anarchici e libertari: la brigata Pisacane , la formazione Malatesta , la SAP della FCL e le squadre d azione anarchica . Una lettera al CLN cittadino indirizzata dalla F.C.L.L. subito dopo la Liberazione si fa cenno alle brigate SAP libertarie in questo modo: Brigata E.Malatesta di Pegli, Brigata C.Pisacane di Cornigliano, Distaccamento anarchico della Brigata Piva di Voltri, Distaccamento Gastone Cianchi di Genova Centro. 151 L organico del distaccamento era di 24 elementi. Pietro Mascarino il comandante, Sergio Marchelli vicecomandante, Andrea Ottonello commissario politico e Paolo Nozza vice commissario (Fonte: Libro della Brigata Malatesta, cit.). 152 Alla brigata Longhi parteciparono numerosi anarchici. Ne citiamo solo alcuni: Luigi Chiappori, Giuseppe Perdomi, Sergio Ponte, Elio Scotto, Emanuele Traverso, Armando Bugatti e i caduti Pietro Bigatti, Mario Bisio, Natalino Capecchi, Giacomo Catani, Otello Gambelli (Fonti: L Impulso, art. cit., Il Partigiano). 153 L organico di questo distaccamento era costituito da 25 elementi. Francesco Ferrando era il comandante, Carlo Parodi il commissario politico e Francesco Parodi il vice comandante (Fonti: Registro del Distaccamento, conservato da Vero Grassini). 154 L Amico del Popolo, articolo cit.; Verbali FCLL. 155 Un ulteriore riprova si ottiene confrontando l elenco dei partigiani attribuiti alla Brigata Malatesta (unica riconosciuta dal C.L.N.L. e alla quale i partigiani anarchici del ponente dovettero iscriversi per aver riconosciuta la qualifica) pubblicato su Il Partigiano con i Libri delle brigate Malatesta e Pisacane e i registri dei distaccamenti Gaggero e P.Gori. La differenza (per la precisione 52 nominativi) a favore della lista A.N.P.I. può essere attribuita evidentemente solo ad altri distaccamenti libertari del ponente dei quali si è smarrita la documentazione specifica. 156 E documentabile, ad esempio, la presenza di nuclei anarchici nelle brigate S.A.P. Sciolla, Buranello e Guglielmetti (Fonti: Il Partigiano) e nelle Squadre d Azione di Stabilimento del Ponente (con rilevanza all Allestimento Navi) (Fonti: Verbali FCLL). Di altri militanti anarchici sappiamo con certezza che operarono nelle varie S.A.P. cittadine, senza però aver potuto accertare di che formazioni si trattasse. Ci sono poi casi importanti come quello di Mario Michelini che partecipa alla lotta antifascista come comandante di zona della III Brigata S.A.P. Liguria a S.P.D Arena (Fonti: Verbali FCLL). 157 La maggior parte dei militanti più attivi della sezione di Sestri Levante della F.C.L.L. nell immediato dopoguerra erano stati partigiani della Coduri: Pasticcio, Capineri, Vignali, Mora, ecc. (Fonti: Berti-Tasso, Storia della divisione Garibaldina Coduri, Genova 1982; Verbali FCLL). 158 Giornale della Brigata Malatesta conservato in originale da Vero Grassini. Riportato integralmente nell allegato 8. 159 Giornale della Brigata Pisacane conservato in originale da Vero Grassini. 160 Giornale del Distaccamento P.Gori conservato in originale da Vero Grassini. 161 Giornale della Brigata Malatesta, citato.
162 Oltre a Isidoro Parodi e Arrigo Cervetto, solo qualche altro nome può essere faticosamente desunto da necrologi e ricordi pubblicati sparsamente nella stampa anarchica del dopoguerra. Così è per i savonesi Luciano Longhi e Renzo Valentini e per i sanremesi Renato Guglielmi, Archimede e Lina Gioffredi e Oreste Crippa. 163 In uno di questi avrebbe combattuto una figura carismatica dell anarchismo spezzino come il vecchio Ugo Boccardi Ramella . 164 Nel volantino commemorativo con cui la FCL spezzina il 2/12/45 commemorava la sua figura si parla di Brigata Garibaldi, nel numero speciale del Libertario del 46 edito in memoria di Binazzi si parla della II Brigata Lunense della FAI, formazione su cui peraltro non ho reperito ulteriori notizie. 165 Il gruppo anarchico della Val di Magra nell immediato dopoguerra era costituito quasi interamente da partigiani di questa divisione tra cui Tullio (Primo Battistini) che era stato il comandante della Brigata Vanni 166 In G. Ricci, Avvento del fascismo, Resistenza e lotta di Liberazione in Val di Magra, Lunigiana 1975. 167 L elenco pubblicato dal citato numero de Il Libertario riporta i seguenti nomi (quasi tutti di caduti in azione) per i quali tuttavia - ad eccezione di Renato Olivieri - non è stato possibile effettuare riscontri in merito alla loro militanza anarchica: Pierino Ambrosiani, Cirio Azzarini, Giulio Bastelli, Aniello Fiondo, Luciano Gianello, Bruno Guagni, Leo Marafetti, Nello Olivieri, Renato Olivieri, Glicerio Pagani e Walter Tessieri. 168 Umanità Nova, n.393, Genova 22/4/1945 , cit 169 Il Partigiano, Elenco dei partigiani della Brigata Malatesta, cit. ed elenco dei partigiani del Distaccamento Libertario del Levante, cit.; Rubrica della Brigata Malatesta, cit.; Registro della Brigata Pisacane, cit.; Registro del Distaccamento P.Gori, cit.; Registro del Distaccamento Gaggero, cit. 170 Vedere nota 4 del capitolo 12. 171 Umanità Nova, n.393, Genova 22/4/1945 , cit. 172 Ibidem. 173 Ibidem. 174 Giornale Brigata Pisacane, cit. 175 Giornale Distaccamento P.Gori, cit. 176 Giornale Brigata Malatesta, cit. 177 L Amico del Popolo, articolo Ricordando il 25 Aprile 1945, cit. 178 Ibidem. 179 Verbale riunione F.C.L. sez. Nervi del 6/1/1946 - conservato in P.zza Embriaci. 180 L Amico del Popolo, articolo Ricordando il 25 Aprile 1945, cit. 181 Lettera di Ghibellini al Comando di Presidio del 10/11/1945 in cui si riconosce l impegno delle squadre insurrezionali del movimento comunista libertario (ASG, Fondo CLN, b.17). 182 Per il ruolo di diversi compagni nei C.L.N. di delegazione anche nell immediato post-liberazione (particolarmente rilevante quello di Toccafondo a S.P.D Arena e quello di Ogno e Quintili a Cornigliano) vedere ASG Fondo CLN bb.154,157,174,190,191,192. 183 Basti ricordare che il C.L.N.L. ancora in fase cospirativa aveva proceduto alla spartizione, non solo delle cariche istituzionali, ma anche di quelle sindacali e persino delle tipografie e delle risorse dei maggiori giornali cittadini (Fonti: C.Brizzolari, op. cit.). 184 Le commissioni aziendali per l epurazione (fortemente volute e ripetutamente richieste dal C.L.N.L.) si ridussero nella maggior parte dei casi alla cacciata di lavoratori di basse mansioni - più o meno compromessi con il regime repubblichino - dal posto di lavoro ma non toccò, se non in minima parte, i quadri superiori e i dirigenti delle aziende, molti dei quali ben più compromessi con il vecchio regime si erano comprati indulgenze a suon di finanziamenti al C.L.N.L. e ai suoi partiti. Questo capitolo poco noto del post-resistenza andrebbe analizzato e ricostruito, anche nelle sue miserie. I documenti ci sono tutti. Basta aver voglia di consultarli (Fonti: ASG, Fondo CLN bb). 185 Sui Consigli di Gestione si aprirà un grosso dibattito anche all interno del movimento anarchico genovese che segnerà una prima spaccatura al suo interno. Giovanni Mariani, ad esempio, sarà uno dei sostenitori della necessità di continuare ad operarvi pur riconoscendone la natura mistificatoria. Vedere G. Barroero, Il mito del controllo operaio: Anarchici e Sindacalisti Rivoluzionari di fronte ai Consigli di Gestione, in Sindacalismo di Base n.3 del 1997. 186 Su questo terreno viene operata una scelta gravida di conseguenze sulla la futura capacità d incidere del movimento anarchico genovese sul terreno dell organizzazione di massa. Viene sciolta l U.S.I., ricostituita negli anni della cospirazione in funzione accessoria e complementare al Fronte Unico dei Lavoratori, e nella discutibile prospettiva della salvaguardia dell unità, a tutti i costi, del movimento sindacale, si accetta la logica correntizia della C.G.I.L. (Fonti: Manfredini R., Difesa Sindacale: La componente anarchica della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (1944-1960), Bologna 1987). Diversi compagni compagni assumono importanti incarichi a livello confederale, categoriale nazionale e provinciale: Umberto Marzocchi entra nel direttivo nazionale confederale, Marcello Bianconi fa parte della Commissione esecutiva della C.d.L. di Bolzaneto (insieme a Silvio Testa) e poi è dirigente del Sindacato Facchini del Porto di Genova, Pietro Caviglia (insieme a Folco Landi) fa parte della Commissione esecutiva della C.d.L. di Sestri P. e in seguito viene eletto (insieme a Moscardini) nel Comitato direttivo provinciale F.I.O.M., Carlo Parodi fa parte della Commissione esecutiva della C.d.L. di Voltri, Carlo Quintili è vice segretario della Federazione provinciale metalmeccanici, Giuseppe Mannarini è nel comitato direttivo provinciale di quest ultima, Paolo Nozza fa parte del direttivo F.I.O.M. di S.P.D Arena, Cristoforo
Piana è tra i dirigenti del sindacato portuali, Bindo Pace e Antonio Balletto fanno parte del Consiglio direttivo della federazione provinciale edili, Wanda Lizzari è dirigente dell INCA di Genova, Aldo Vinazza è dirigente del sindacato edili di Sestri P., Giuseppe Vignale del sindacato Tessili di Lavagna (Fonti: R. Manfredini, op. cit., p.114-115 e l Unità, edizione genovese, anno 1945). 187 Verrà in pratica per breve tempo congelata la situazione di fatto: per la sede centrale della F.C.L.L. sono concessi temporaneamente i locali disastrati di via XX Settembre, 10/1, comunque occupati militarmente il 25 aprile da elementi della Brigata Pisacane e del Distaccamento Cianchi (Fonti: Verbali FCLL). Vari problemi invece nascono subito per le sedi decentrate (ad esempio Cornigliano) di cui viene richiesta la pronta restituzione ai proprietari espropriati (Fonti: Lettere della FCLL alle autorità comunali, conservate in Piazza Embriaci). 188 Si ha notizia di non più di tre o quattro radiotrasmissioni tenute da Mazzoni, Grassini e Susanna Cereseto che lesse un testo di Wanda Lizzari (Fonti: Verbali FCLL, citati.) 189 Solo il 3 marzo 1946 potrà vedere la luce l organo di stampa della F.C.L.L., L Amico del Popolo, a meno di un mese dalla morte di Aladino Benetti che ne fu in pratica il fondatore. Il primo direttore sarà Virgilio Mazzoni che di lì a poco dovrà dimettersi per l intensificarsi degli altri impegni politici (tenne moltissime conferenze). Gli subentrerà Vincenzo Toccafondo che dirigerà il giornale fino alla cessazione delle pubblicazioni con l ultimo numero del 30 maggio 1950. 190 Copia di lettera indirizzata al compagno Leonidas dal Servizio Relazioni Internazionali della FCL, non firmata e datata 7/2/1946. Conservata in Piazza Embriaci. 191 Nell agosto 1945 erano formalmente costituiti (con rappresentanza nel Comitato Direttivo della Federazione Comunista Libertaria Ligure i seguenti gruppi: Voltri, Prà, Pegli, Sestri Ponente, Cornigliano, S.P.D Arena, Rivarolo, Bolzaneto, Pontedecimo, Ge-Centro S.Fruttuoso, Ge-Centro S.Teodoro, Nervi e Rossiglione. Ad essi si aggiungerà presto un altro Gruppo a Genova Centro, i gruppi di Sestri Ponente passeranno da uno a due, verranno formati altri gruppi a Teglia, Sturla, Cogoleto, Lavagna e Sestri Levante; altri nuclei di compagni, non organizzati in gruppi, si raccoglieranno a Campi, Borzoli, Fegino, Marassi, Arenzano (Fonti: Verbali FCLL e L Amico del Popolo). Considerando che uno dei gruppi del centro dichiara circa 50 aderenti e che altri erano sicuramente più numerosi (Sestri P., Pegli, S.P.D Arena) la cifra di 1500/ 2000 iscritti alla F.C.L.L. nella Grande Genova è assolutamente probabile. Conferma questo dato un censimento parziale dei sottoscrittori, abbonati e diffusori del L Amico del Popolo, Umanità Nova e Il Libertario che raccoglie per ora circa 1.400 nominativi. 192 La F.C.L. in una primissima fase si dota di organismi di coordinamento politico e funzionale tra i gruppi (o sezioni come vennero chiamati questi nei primi anni) a livello provinciale: Il Comitato Direttivo, la Segreteria politica e la Commissione di Corrispondenza. Non appena i rapporti con gli altri gruppi liguri si intensificano si passa ad una organizzazione a due livelli, il primo quello delle federazioni di area geografica omogenea: Federazione del Ponente (Da Cogoleto a Cornigliano, comprendente Rossiglione); Federazione della Valpolcevera (da Pontedecimo a S.P.D Arena), Federazione di Genova Centro e Federazione del Levante (da Quarto fino a Sestri Levante) e per il resto della Liguria: Federazione di La Spezia, della Val di Magra e Sarzana, di Savona e di Imperia. Il secondo è quello regionale che prevede un Consiglio formato da sette membri, ciascuno con un incarico preciso (segretario, cassiere, coordinazione, propaganda, difesa sindacale, vittime politiche, relazioni internazionali) (Fonti: Verbali FCLL). 193 Sulle questioni attinenti l arscinovismo (detto anche piattaformismo) e in generale il modo di porre il problema dell organizzazione anarchica vedere: Cerrito G., Il ruolo dell organizzazione anarchica, ed. RL, Catania 1963. 194 La F.L.I. costituitasi sulla base di un alleanza con elementi comunisti dissidenti e fortemente possibilista sulla partecipazione elettorale avrà breve vita e una parte dei suoi componenti ritornerà in seno al movimento anarchico. Non è nota l entità della dissidenza genovese che seguì Pietropaolo, Perelli e Concordia ma a giudicare dalla veemenza con cui la F.C.L.L. condannò questa esperienza è possibile che qualche anarchico genovese si imbarcasse sul carro della F.L.I. A questo proposito un articolo di forte condanna della F.L.I. dal titolo Precisazioni degli anarchici circa una pretesa crisi viene fatto pubblicare dalla F.C.L.L. sulla stampa cittadina genovese nel febbraio del 46 (Dattiloscritto conservato in copia alla Biblioteca Ferrer). Per alcuni aspetti dell esperienza della F.L.I. vedere Gremmo R., L ultima Resistenza, Biella; oppure M. Lamproni, op.cit. 195 Vedere G. Cerrito G, op. cit. 196 Il Distaccamento Cianchi ad esempio si convertì in blocco in gruppo anarchico. Vedere lettera intestata Sezione Gastone Cianchi della F.C.L. con cui Armando Negri certifica che Carlo Ambrosio ha fatto parte del distaccamento (ASG, Fondo CLN, b.191). 197 Lettera delle Brigate Comuniste Libertarie Errico Malatesta e P.Bruzzi alla FCLL, senza firma e datata 24 maggio 1945 - Conservata in originale in Piazza Embriaci. 198 Resoconto della riunione del 16 novembre 1945. L O.d.G. era 1) Gr.D. [Gruppi di Difesa]; 2) Preparazione per dare la possibilità al n/mov. di poter funzionare nella cland. alla quale possiamo - forse - essere obbligati in breve; 3) Accordi per la prop. orale; 4) Situazione n/ stampa. Erano presenti: Marzocchi, Bianconi, Caviglia, Grassini, Muzzonigro, Panzieri, Turcinovich, Pozzi, Porcelli, Mazzoni, Testa, Nozza, Nannetti, Sorgoli, Rangone, Piana - Conservato in originale presso l A.S.C.D. di Genova Pegli.