REC 2018

Page 1

REC RELIGIONI E CINEMA N°1 / ANNO IX / OTTOBRE 2018 COPIA OMAGGIO RELIGION TODAY FILM FESTIVAL www.religionfilm.com

SOMMARIO

IL FESTIVAL 2018 Giovani creativi per Religion Today NUOVE GENERAZIONI Intervista a Vidur Bharatram, nipote di Gandhi pp. 4-5 COLLABORAZIONI Religion Today all’Università SPIGOLATURE Le nostre recensioni

pp. 2-3

PANORAMA Voci e sguardi di donna

SPECIAL GUEST Mario Girotti, in arte Terence Hill NON SOLO CINEMA Musica in primo piano p. 6

IN REDAZIONE Giurie e premi p. 12 p. 7

pp. 8-9

p. 11

p. 10


IL FESTIVAL 2018 L'ORA DEI GIOVANI di Antonella Carlin, ufficio stampa RTFF Mettersi in ascolto delle esperienze concrete dei giovani, con le loro attese e le loro disillusioni, con le loro risposte e le loro incertezze. Parte da qui il ‘viaggio nelle differenze’ della XXI edizione di Religion Today Film Festival. Dal confronto tra le generazioni, con uno sguardo attento, e non retorico, alle esigenze che contraddistinguono i Millennials: divisi tra rivoluzione digitale e crisi economico-lavorativa, in un contesto sociale fluido ed instabile, tanto più resilienti, flessibili e creativi. Dal 4 all'11 ottobre, a Trento come a Rovereto, Arco, Pergine Valsugana, Merano e Bolzano, i 62 film in concorso, provenienti da 28 paesi del mondo e selezionati tra 450 iscrizioni, apriranno spazi di riflessione e dibattito su credenze e valori delle nuove generazioni, ma anche su storie di migrazione e di dialogo, senza dimenticare lo sguardo femminile nelle religioni e il ruolo delle donne nella costruzione della pace. Le otto giornate del Festival, organizzato dall'Associazione BiancoNero sotto la guida artistica di Andrea Morghen, saranno inoltre "laboratorio di convivenza", di eventi speciali, di approfondimenti scientifici e di attività per le scuole. A misurarsi in questo cammino di ricerca in prima fila ci saranno giovani artisti, filmaker, studenti. Il Festival li accompagnerà in percorsi di formazione e lavoro, nella prospettiva di nuove frontiere da raggiungere e ponti da costruire. In tal senso è stato pensato il workshop di cinema e religione organizzato in collaborazione con Trentino Film Commission. E sempre ai giovani è dedicata la mattinata di apertura del Festival, ospitata il 4 ottobre al Teatro del Collegio Arcivescovile"Celestino Endrici" di Trento con due ospiti di eccezione: Vidur Bharatram, pronipote di Mahatma Gandhi, e don Luigi Verdi, fondatore della Fraternità di Romena in Toscana, luogo di incontro dove riscoprire se stessi e il valore della condivisione con gli altri. Novità dell'edizione è, inoltre, il Premio alla carriera assegnato a Terence Hill. L'eroe degli "Spaghetti western" e storico interprete di don Matteo concorrerà anche per il premio "Nello spirito della fede" e per il premio SIGNIS (World Catholic Association for Communication) con il suo ultimo film "Il mio nome è Thomas". Nelle giornate del Festival, il Centro Missionario Diocesano di Trento diventerà cuore pulsante delle attività, spazio aperto a conversazioni, a scambi multiculturali, al mondo del volontariato e dell'associazionismo. Alle proiezioni cinematografiche si alterneranno appuntamenti musicali, spettacoli, momenti letterari e l'incontro in preghiera tra rappresentanti di fedi diverse. Infine, i premi saranno annunciati nella rinomata località trentina di Madonna di Campiglio, il 10 ottobre presso l'Hotel Mirabel. Nel pomeriggio la cerimonia di premiazione allo Spazio archeologico sotterraneo del SAS a Trento, dove il pubblico potrà ritrovare i protagonisti del Festival per poi proseguire, in serata, con il concerto di Anansi al Teatro San Marco; prima che la parola torni al cinema con la proiezione, nella giornata di giovedì 11 ottobre, dei film premiati dalle giurie internazionali e speciali.

IL FESTIVAL 2018

2

IL POSTER DELL’ANNO LA “NATURA PERSONIFICATA” DI ASAF UD DAULA di Sofia Mezzi, Istituto Sacro Cuore Asaf Ud Daula è il giovane fotografo del Bangladesh autore della fotografia selezionata per il poster del Religion Today Film Festival 2018. Asaf l’ha scattata nel luglio 2017 nei pressi del suo paese natale, Akkelpur, Joypurhat. La composizione è spontanea, non costruita, ed è proprio per questo motivo che il fotografo la ritiene importante. Durante una passeggiata ha incontrato un gruppo di bambini e ragazzi che raccoglievano dei fiori sotto la pioggia. La sua intenzione inizialmente era quella di fotografare i fiori, ma il sorriso di un bambino ha attirato la sua attenzione: in quel momento ha capito che il sorriso umano, espressione di amore, aggiunge bellezza alla natura, ed è proprio questo il messaggio che la foto esprime. Non a caso Asaf l’ha intitolata “Nature personified”, trovando nella fusione tra il bambino e i fiori la perfetta sintesi della bellezza universale. La passione di Asaf per la fotografia nasce in famiglia: già suo padre era fotografo. Le sue prime composizioni, riprese con il suo Nokia 5300, risalgono al 2008. Oggi, il fatto che la sua foto sia diventata la locandina di Religion Today per Asaf è un sogno diventato realtà. Aver catturato degli elementi per lui ricchi di significato, riconosciuti e apprezzati anche in un contesto così diverso e così lontano dal suo Bangladesh, lo riempie di soddisfazione, e l’opportunità di mostrare a tutti il suo scatto lo rende ancora più orgoglioso. Una selezione delle sue opere migliori, a titolo “Spirit of Faith” sarà in mostra al Centro Missionario Diocesano di Trento, in via San Giovanni Bosco 9, per tutta la durata del Festival.


3

REC • RELIGIONI E CINEMA / N°1 / ANNO IX / OTTOBRE 2018 RELIGION TODAY FILM FESTIVAL www.religionfilm.com

CREATIVI PER RELIGION TODAY SGUARDI A CONFRONTO Come comunicano - e come comunicare con - le nuove generazioni? La sfida di interpretare visivamente i contenuti del 21° Religion Today Film Festival è stata raccolta anche da alcuni studenti del quinto anno dell’Istituto Tecnico Tecnologici Grafica e Comunicazione Sacro Cuore di Trento, guidati dalla professoressa Mila Margini, che si sono confrontati in particolare con la presentazione del denso programma della serata di sabato 6 ottobre, in equilibrio tra musica, dance e contributi di giovani filmaker. Con uno sguardo sensibile e attento ai linguaggi e ai mondi giovanili raccontati dall’interno.

ALBERTO RAFFAELLI

CHIARA MALACARNE

CHIARA TODESCHINI

GESSICA DE OLIVA

GIORGIA VALANDRO

ILARIA GIOFRÈ

JYOTI BUSETTA

LORIS BARONI

LUDOVICA LONER

MARIA SVALDI

MARTINO RAVANELLI

ROBERT DRAGUSIN

SAMUELE BOLOGNANI

SILVIA FEDRIZZI

SOFIA GIRARDELLI


4

L’EREDITÀ DELLA “GRANDE ANIMA” L’ATTUALITÀ DEL MESSAGGIO DI GANDHI NELLE PAROLE DEL NIPOTE VIDUR BHARATRAM di Nicola Maschio, responsabile social media RTFF “Sii il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo”. Con queste parole Mohandas Karamchand Gandhi, conosciuto più semplicemente con il nome di “Mahatma” (“Grande Anima”), trasmetteva al mondo il desiderio di essere migliori. Di fare qualcosa per gli altri, di mettersi in gioco e dar vita al cambiamento. E da dove può partire quest’ultimo se non dai corpi e dalle menti delle nuove generazioni? Ecco che, in un attimo, il ponte di collegamento con le “New Generations” del 21° Religion Today Film Festival prende sostanza. Ce ne parla il pronipote dello stesso Gandhi, Vidur Bharatram, che giovedì 4 ottobre sarà ospite d’eccezione della giornata di apertura del Festival, dalla matinée per le scuole in programma all’Arcivescovile di Trento agli appuntamenti del pomeriggio e della sera presso la Fondazione Bruno Kessler e la sala conferenze del MART a Rovereto, dove dialogherà con relatrici in prima linea nel contrastare le dinamiche della violenza e del conflitto. Vidur, il messaggio di nonviolenza del Mahatma è ancora attuale? Certamente. Basta guardarsi attorno per rendersi conto della scioccante e devastante violenza che in questo momento si sta espandendo nel mondo. Tuttavia, esistono ancora tante persone convinte che la nonviolenza sia la chiave per la nostra sopravvivenza, io compreso. Parlando del Festival, cosa pensa delle “nuove generazioni” di registi e attori? Il tema delle nuove generazioni è sicuramente entusiasmante. Basti pensare alle innumerevoli possibilità che stanno offrendo le nuove tecnologie e al crescente desiderio dei giovani di essere creativi. Siti web e piattaforme multimediali permettono loro di entrare in contatto con il mondo stando seduti nella loro stanza, un’opportunità enorme da cogliere e sfruttare. Il potenziale del Festival? Permettere a giovani registi di mostrare ciò che realizzano ad un pubblico ampio è fondamentale. Lei stesso è un giovane regista di successo. Quali consigli si sente di poter dare a chi vorrebbe intraprendere una carriera come la sua? Posso solo dire ai giovani di non scoraggiarsi alle prime delusioni. Ogni lavoro implica grandi sforzi, certo, ma la cosa importante è sentirsi orgogliosi di quanto fatto ed essere felici indipendentemente dal risultato finale. La fiducia in se stessi è fondamentale per continuare a lavorare con ispirazione.

NUOVE GENERAZIONI “PRAY COOL”. ORTODOSSIE RELIGIOSE, NUOVE GENERAZIONI E NUOVI SCHERMI CONTINUA LA COLLABORAZIONE CON FBK-ISR di Daniela Floris, redazione RTFF Tra gli ‘storici’ partner di Religion Today spicca il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler (FBK-ISR), a sua volta impegnato sul tema delle nuove generazioni, come attesta la ricerca coordinata da Valeria Fabretti (ISR): DICO DI NO, DIsCOrsi d’oDIo e culture giovaNili On line. Il progetto, in collaborazione con la Fondazione Intercultura di Trento, si rivolge agli studenti delle scuole secondarie superiori con l’obiettivo di promuovere una riflessione sugli stereotipi, i pregiudizi, le discriminazioni e la violenza verbale nei confronti delle minoranze religiose, con particolare attenzione all’analisi di hate speech (discorsi d’odio) diffusi attraverso il web, i social networks e i media in generale. Un percorso di ampio respiro, che si svolgerà oltre che a Trento e provincia anche a Roma, proponendo contro-narrazioni e approfondimenti su temi quali la diversità religiosa e le appartenenze alle varie confessioni; la secolarizzazione, le forme di spiritualità delle giovani generazioni e la loro ‘identità plurale’, legata anche alle appartenenze culturali e religiose; il dialogo come forma comunicativa non violenta; il rapporto con i social network; le risorse e i limiti del dialogo tra pari sui social. Tanti i temi cari anche al festival di cinema delle religioni, che nel 2018 si proietta tra l’altro verso il vasto fenomeno della nuova serialità in cerca di rappresentazioni originali del binomio giovani e appartenenze religiose. Da questo tessuto di interessi comuni nasce “Pray cool. Ortodossie religiose e culture giovanili su nuovi schermi”, il seminario in programma giovedì 4 ottobre, alle ore 17.30, presso l’Aula magna della Fondazione in via Santa Croce 77. L’appuntamento, che è anche parte del ciclo di workshop e conferenze 2018 "Religione e Innovazione" di FBK-ISR, proporrà la proiezione del primo episodio di “The New Black”, la brillante serie israeliana sui giovani ultraortodossi, con gli interventi della distributrice Hedva Goldschmidt (Go2Films, Gerusalemme) e di Lea Taragin-Zeller, ricercatrice presso il Woolfe Institute di Cambridge, e un saluto di apertura di Vidur Bharatram. L’incontro, introdotto da Valeria Fabretti e Boris Räme di FBK-ISR e moderato da Katia Malatesta, sarà l’occasione per aprire alla riflessione sul rapporto complesso e dinamico tra tradizioni religiose, identità e stili di vita, guardando da vicino alle forme ‘ibridate’ che questo può assumere oggi entro le culture e sub-culture giovanili.

NUOVE SERIE IL CASO THE NEW BLACK di Anna Girardi e Iris Lombardi, Istituto Sacro Cuore In questi anni la religione ha conquistato nuovi spazi nel panorama del cinema israeliano. Lo scorso luglio ha trionfato persino nel contesto tradizionalmente laico del Jerusalem Film Festival. Ma niente restituisce l’intensità di questa inedita alleanza quanto il successo della serie tv “The New Black”, diretta nel 2017 dal regista Eliran Malka. Il titolo è un biglietto da visita: nero è il colore dominante degli abiti degli ebrei ultraortodossi, presenza sempre più cospicua nelle strade di Gerusalemme. Nuove sono le forme di appartenenza religiosa che si moltiplicano all’interno di una comunità assai meno monolitica rispetto alle sue rappresentazioni tradizionali. L’episodio pilota, che sarà proiettato alla Fondazione Bruno Kessler nell’ambito del seminario del 4 ottobre, racconta la storia di quattro giovani Haredi che, nonostante il tradizionalismo dell’ambiente di appartenenza, sono in primo luogo ragazzi del 21° secolo. Tra Torah e Ipad, studio delle sacre scritture e musica pop, i protagonisti ci offrono una visione di questa parte della società ebraica del tutto diversa da quella che ci aspetteremmo. Caratterizzati dalla presenza di riferimenti modernissimi in rapporto complesso con le tradizioni religiose, questi primi trenta minuti, attraverso un linguaggio e un’ambientazione giovanili e frizzanti, invogliano lo spettatore a non fermarsi alla prima puntata.


5

REC • RELIGIONI E CINEMA / N°1 / ANNO IX / OTTOBRE 2018 RELIGION TODAY FILM FESTIVAL www.religionfilm.com

UNO SGUARDO DURO SULLE NOSTRE SOCIETÀ LA DISTOPIA POLITICA DI ZORN DEM VOLKE

ALLA RICERCA DEI NUOVI TALENTI IL ‘METODO’ WATERSPRITE NELLE PAROLE DI BERNADETTE SCHRAMM di Katia Malatesta, redazione RTFF

di Sara Molin, Istituto Sacro Cuore Come creare reali opportunità di crescita professionale per i giovani filmaker, e al tempo stesso valorizzare opere che ci portano dritti nell’immaginario delle nuove generazioni? Per dare risposta a questa domanda Religion Today, nel 2018, consolida la collaborazione con il Watersprite International Student Film Festival di Cambridge, da cui provengono alcuni dei cortometraggi sul tema delle migrazioni selezionati per la serata di sabato 6 ottobre al Teatro San Marco di Trento. Ce ne parla Bernadette Schramm, giovanissima consulente strategica e producer del Watersprite, che coordinerà il dibattito con i registi proposto in collaborazione con la “Settimana dell’accoglienza”. Quali sono i punti di forza e gli obiettivi del Watersprite? Ci avviciniamo alla decima edizione del festival, fondato da un gruppo di studenti che volevano creare una vetrina per la nuova generazione di talenti. Lavoriamo perché le loro voci possano essere ascoltate in tutto il mondo, sostenendoli nei loro primi passi nell’industria cinematografica, spesso molto elitaria; a volte anche talenti straordinari rimangono inespressi in mancanza di buone relazioni e connessioni. Per questo ogni anno proponiamo corsi e masterclass, anche su temi strategici come il fundraising, la produzione, la distribuzione, e creiamo occasioni di network per favorire la nascita di nuove collaborazioni. In sintesi la mission del festival è scoprire nuovi talenti, nutrirli e accompagnarli nel loro ingresso nell’industria. Ci sono temi o tratti ricorrenti nelle opere che vengono iscritte? Abbiamo appena chiuso le iscrizioni per il prossimo marzo; sono arrivati circa 1000 cortometraggi provenienti da quasi 100 paesi: numeri enormi, che selezioniamo attraverso un articolato sistema di valutazione per arrivare alla rosa finale di circa 30 finalisti. Il primo dato quindi è l’incredibile varietà delle proposte: commedie, drammi, storie di fantascienza. Dal 2016 abbiamo introdotto la categoria “Impact the world” per i filmaker che hanno l’ambizione di fare una differenza, affrontando questioni sociali, politiche, ambientali. Moltissimi tra i film pervenuti riguardano la crisi dei rifugiati, con soluzioni che spaziano dalle testimonianze impressionanti raccolte alle frontiere e all’interno dei campi profughi a cortometraggi di finzione che sollevano terribili dilemmi morali (come vedremo nei film in programma a Trento). È possibile parlare anche di sperimentazioni e possibilità aperte dalle nuove tecnologie? Molti giovani filmaker fanno un uso originale dell’animazione all’interno di documentari o cortometraggi a soggetto: ibridazioni che trascendono creativamente i confini tradizionali. Oggi i giovani registi con un click possono caricare i loro lavori su Vimeo e YouTube e così raggiungere un pubblico ampio; ma pensiamo anche a come i social media ci stiano abituando a comunicare contenuti in forme molto brevi. In termini più generali, la prossima edizione del Watersprite approfondirà anche i territori della realtà virtuale, dei nuovi media e delle nuove piattaforme, come Netflix, che stanno cambiando, nel bene e nel male, le regole del gioco. Le possibilità sono straordinarie: le nuove tecnologie

ci permettono per esempio di coinvolgere in tempo reale classi di studenti in paesi lontanissimi, per scoprire che non siamo poi così diversi, che ragazzi e ragazze in tutto il mondo hanno gli stessi sogni, a dispetto di geografie e circostanze differenti. Quali sono le qualità più importanti per riuscire in un settore difficile come quello del cinema e dell’audiovisivo? Soprattutto il coraggio. Ho un detto personale che guida le mie azioni: le opportunità non bussano alla porta, bisogna essere proattivi e andarsele a cercare. Un giorno un professore all’Università mi chiese cosa avrei voluto diventare di lì a tre anni, e la mia risposta fu: collaborare al Festival di Cannes. Sembrava impossibile. Dopo la laurea ho cominciato a lavorare come consulente alla gestione aziendale fra Londra, Parigi e Berlino, ma ho approfittato di una vacanza nel sud della Francia per una ricognizione sul web delle realtà più interessanti presenti sul territorio. Un giorno invece di andare in spiaggia mi sono presentata alla porta di un’azienda con un curriculum in mano. Mi hanno offerto uno stage non retribuito, che tutti mi sconsigliavano di accettare. Ma era proprio quello il lavoro che mi interessava. Per farla breve, ho letteralmente mangiato pane e cipolle per mesi, ma da cosa nasce cosa e ho finito per lavorare con IEFTA (The International Emerging Talent Film Association); questo mi ha portato in Bangladesh, in Etiopia, in Mongolia. Da tre anni collaboro con l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati portando il programma “Refugee Voices in Film” proprio al Festival di Cannes! Per questo dico che ci vuole coraggio: non è stato facile rinunciare a un lavoro sicuro, ma vale sempre la pena di credere nelle proprie passioni, anche se questo comporta un margine di rischio.

“Zorn dem Volke” (Germania 2017), tra i corti in programma nella serata di sabato 6 ottobre al Teatro San Marco, ci catapulta senza un attimo di respiro al centro del dibattito, affrontando uno dei temi più roventi della nostra attualità. Nella costruzione fantapolitica del regista Lorenz Pielh, a causa di una catastrofe ambientale, grandi numeri di cittadini nordeuropei sono stati costretti ad abbandonare le proprie case e cercare rifugio altrove. Nikolai, il protagonista del film, è un operatore di uno dei più grandi campi profughi d’Europa situato alle porte di Berlino. Nonostante la sofferenza, le violenze e ingiustizie di cui è testimone, non si adegua, ma, al contrario, tenta di preservare anche nelle condizioni più avverse i valori di umanità e civiltà. Il film risulta molto coinvolgente, grazie alle inquadrature che continuamente ricercano il volto di Nikolai mentre si aggira tormentato tra persone dolenti, lui stesso quasi uno spettatore impotente di tutto ciò che avviene nel campo. Partecipiamo così della sofferenza, delle emozioni, del dilemma morale del protagonista. Anche la musica gioca un ruolo importante, sottolineando le scene di maggior impatto. La narrazione ci porta quindi a riflettere e a rivolgere a noi stessi una domanda importante: “Ma se un giorno i profughi fossimo noi?”


RELIGION TODAY ALL’UNIVERSITÀ UN DOPPIO PERCORSO SULLA CRITICA CINEMATOGRAFICA E IL TEMA DEL VIAGGIO di Daniela Floris, redazione RTFF Nell’edizione che il Festival dedica alle nuove generazioni, al rapporto stretto con le scuole si aggiunge quello, altrettanto vivo, con l’Università degli Studi di Trento. L’occasione è un seminario organizzato dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale che intreccia due percorsi di studio, approfittando dell’esperienza ventennale e della presenza degli ospiti internazionali del Festival. Il primo verte sul tema del viaggio, esplorandone la relazione con le religioni e il cinema, con l’obiettivo di tracciare un primo bilancio del modo in cui il linguaggio cinematografico affronta in particolare il pellegrinaggio e il turismo religioso. In questo contesto agli studenti sarà offerta la possibilità di assistere alla proiezione del documentario belga “Walking for Genna”, che segue i pellegrini in cammino per le celebrazioni del Natale etiope, in concorso al Festival nella giornata di martedì 9 ottobre (ore 17 al Cinema Modena di Trento); nei giorni successivi seguiranno proiezioni speciali dei migliori film a tema rintracciati nell’archivio di Religion Today. Il secondo percorso prevede un approfondimento dedicato alla critica cinematografica tenuto da Gilli Mendel e Armando Lostaglio, membri della giuria internazionale del concorso. Giovanna Rech, curatrice degli incontri, chiarisce che “come altri prodotti culturali anche il cinema ha il suo sistema di produzione e di riproduzione. Proprio in questa prospettiva, alcune istituzioni e gruppi sociali ne assicurano diffusione e trasmissione all’interno delle diverse società e nel tempo. Fra questi la critica e la produzione di discorsi critici riguardanti il cinema impegna l’editoria e un gruppo di esperti che concorre a legittimare quel particolare linguaggio”. Fra vari aspetti oggetto di indagine sociologica emergono alcuni quesiti, quale il ruolo degli esperti, la costruzione di saperi specifici, i meccanismi attraverso i quali essi vengono legittimati. “Nella produzione cinematografica a tematica religiosa – continua Giovanna Rech – si viene a creare una tensione fra la forma, il gusto estetico e i contenuti veicolati. Come interagiscono i significati e i valori in un prodotto culturale che risponde anche a canoni estetici e formali precisi?” A queste complesse domande si proverà a dare risposte negli incontri che si terranno nel Palazzo della facoltà di Sociologia di Via Verdi, nell’Aula Magna dedicata a Bruno Kessler, promotore dell’originario Istituto Superiore di Scienze Sociali nel 1962. Una storica sede che costituisce uno dei luoghi di maggior interesse degli anni recenti della storia di Trento, e si inserisce in un percorso urbano che è un riferimento per la memoria storica della città.

La RECensione: LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA NEL LUNGOMETRAGGIO ISRAELIANO BENEATH THE SILENCE di Emanuele Cabboi, studente del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università degli studi di Trento 6 giugno 1967. È notte e le truppe israeliane sono al centro di un conflitto che le vede impegnate contro gli Stati arabi di Egitto, Siria e Giordania. È la cosiddetta Guerra dei sei giorni, che consegnerà diversi territori di confine allo stato ebraico, ancora oggi oggetto di dibattito internazionale e di continui scontri sociali, religiosi, culturali e non solo. Menashe è un comandante valoroso, premiato dalle forze di difesa israeliane (IDF) proprio per la sua determinazione, ma la visibilità è ridotta, il numero di uomini a disposizione insufficiente. Ciononostante, obbedisce al comando generale e ordina al battaglione di avanzare sul campo. Pochi secondi di silenzio e trepidazione, poi una bomba e diversi proiettili provenienti dal versante arabo colpiscono l’esercito israeliano; tra i feriti c’è Eyal, l’amico fraterno di Menashe, che un attimo prima aveva ubbidito con fiducia al suo ordine di prepararsi all’attacco. Comincia qui il ‘secondo atto’ del film israeliano “Beneath the Silence” (2016), in programma domenica 7 ottobre, ore 21.30, al Teatro San Marco di Trento, e lunedì 8 ottobre, ore 20.45, al Teatro Don Bosco di Pergine Valsugana, alla presenza dei due registi Erez Mizrahi e Sahar Shavit. La storia si apre alle conseguenze traumatiche della guerra e al senso di colpa che lacerano la vita di Menashe e della sua giovane famiglia. È il silenzio cupo della casa a connotare i rapporti con la moglie Daphna, donna forte che con tenacia, pazienza e soprattutto amore cerca di aiutare il marito e salvare il figlio Shlomi dalla malinconica quotidianità. Proprio Daphna si trova ad interpretare il ruolo cardine, ad essere l’ago della bilancia della situazione familiare. È lei ad assumere gran parte delle responsabilità, è lei a prendersi cura del

COLLABORAZIONI

6

piccolo Shlomi e del marito, è sempre lei ad occuparsi delle celebrazioni rituali fondamentali della fede ebraica. Ma per quanto Daphna e Shlomi conserveranno la fede? Quanto amore è necessario per compensare il trauma della guerra? E quand’è che tutte le sfaccettate istanze culturali e politiche, e la stessa credenza religiosa, troveranno un’unica via, “sotto il silenzio”, nel ripudio radicale della guerra? Esiste sicuramente una tradizione, nel cinema israeliano, nel raccontare i cruenti fatti di guerra che ancora oggi dividono il popolo ebraico tra spinte nazionalistiche e ricerca della pace. I due registi di “Beneath the Silence” non si discostano dalla serie di film di guerra che Samuel Maoz, Ari Folman e Amos Gitai ci hanno mostrato. Anche loro entrano nel dramma, enfatizzando chiaramente il concetto di nevrosi da guerra, definito da psichiatria e psicologia disturbo da stress post-traumatico. Un disturbo psicologico che in Israele venne riconosciuto dal dipartimento medico dell’IDF solo verso la fine degli anni ’70, e che ancora oggi costituisce un tabù, anche in Italia. Un merito importante va attribuito anche ad Amos Tamam (Menashe), ormai noto nel panorama televisivo e cinematografico israeliano, Adwa Bolle (Dafna) e Roy Fink (Shlomi), poiché caratteri così umani e capaci di resilienza non sarebbero emersi senza la loro buona prova interpretativa.


7

OLTRE LO SCONTRO DI CIVILTÀ L’ESPERIMENTO SOCIALE DI CLASH OF MORALITY

QUANDO LA TRASCENDENZA DIVENTA THRILLER PRODIGY E LA FINE DEL MONDO

LA PAURA CHE RENDE CIECHI L’APPELLO FORTE DI OPEN YOUR EYES

di Alessia Salvetti e Sofia Mezzi, Istituto Sacro Cuore

di Serena Mezzi e Giulia Capesan, Istituto Sacro Cuore

di Emma Valenti, Istituto Sacro Cuore

In 18 minuti, il cortometraggio “Clash of Morality” (USA 2017), diretto da Vinay Pujara, segue l’insolito confronto e il crescendo di emozioni tra due uomini di provenienze e religioni diverse che si ritrovano bloccati nell’ascensore di un palazzo, come due cavie in gabbia in un esperimento di laboratorio. È il caso ad incrociare le diverse traiettorie di un manager, chiaramente appartenente al gruppo etnico dei “bianchi non ispanici”, e di un anziano lavoratore musulmano; sullo sfondo l’incubo del terrorismo e l’islamofobia crescente in tanti strati della popolazione americana. Chiuso nella claustrofobica cabina dell’ascensore, infatti, il manager, sopraffatto dall’agitazione, subito accusa l’uomo musulmano di voler far esplodere il palazzo. “Clash of Morality” è un piccolo film degno di visione perché coinvolge e fa riflettere riguardo le differenze religiose e culturali che oggigiorno sono motivo di incomprensioni e disprezzo. Il linguaggio utilizzato nei dialoghi è volutamente semplice e lineare, così da raggiungere il pubblico più ampio. Gli attori interpretano il loro ruolo in modo convincente, mettendo a fuoco dinamiche diffuse anche nel nostro paese. Il film è in programma lunedì 8 ottobre, alle ore 21.00, presso il Cinema Modena di Trento.

La serata di lunedì 8 ottobre al Cinema Modena di Trento alle 21.30 prosegue con il lungometraggio del regista Nathan Leon, “Prodigy” (USA 2018). E il “prodigio” - ciò che travalica l’esperienza del quotidiano, l’invisibile, il trascendente – è da subito al centro della storia. Il film, infatti, racconta la storia di Caleb, un ragazzo di quattordici anni, che afferma di essere la voce di Dio e fa sogni premonitori. Quando due delle sue visioni da fine del mondo si avverano, il governo americano decide di tenerlo in osservazione, conducendo diversi esperimenti. Con l’aiuto del padre il giovane riesce a fuggire e ad avviarsi verso il luogo dove riceverà la terza premonizione. Scatta così la caccia all’uomo. Interessante è la figura del padre, non credente ed alcolista, nel suo rapporto difficile ma intenso con il figlio. La colonna sonora contribuisce a enfatizzare l’effetto di suspence e sorpresa che tiene lo spettatore incollato allo schermo. Tutti gli aspetti artistici del film si completano a vicenda rendendo la visione coinvolgente nonostante la complessità dell’intreccio. “Prodigy” è una produzione adatta ad un pubblico vasto perché supera la sfida di affrontare temi difficili, apparentemente di nicchia, attraverso il registro del film drammatico e d’azione.

Il cortometraggio “Open Your Eyes” (di Ilay Mevorach, Israele 2017), in programma domenica 7 ottobre, ore 17.15, al Teatro San Marco di Trento, ha per protagonista una donna israeliana di nome Ilana, che con suo figlio si reca alla clinica oculistica per la consueta terapia mensile. Ilana deve sottoporsi regolarmente a iniezioni che le permettono di continuare a vedere, perché la sua retina è in cattive condizioni. Questa volta, però, c’è qualcosa di diverso: il suo dottore è stato sostituito da un medico molto bravo e rassicurante… ma arabo. Arabo, ‘nemico’: ma potrebbe salvarla dalla cecità. Ecco che il male del mondo, il pregiudizio, prende il sopravvento su Ilana, e diventa più forte del suo stesso benessere, del suo stesso futuro. Ilana ha paura del medico, non del rischio che potrebbe evitare proprio ‘aprendo gli occhi’ e affidandosi a lui. Le inquadrature si soffermano spesso sugli occhi di Ilana, mentre la musica fa da eco al batticuore della donna. In quindici minuti, “Open Your Eyes” ci mette efficacemente davanti ai muri invisibili su cui da sempre si reggono le società, muri dietro ai quali le persone si sentono sicure, pensando che distruggendo quelle barriere rischierebbero di perdere sé stesse.

SPIGOLATURE

REC • RELIGIONI E CINEMA / N°1 / ANNO IX / OTTOBRE 2018 RELIGION TODAY FILM FESTIVAL www.religionfilm.com

RESISTENZE IT RAINS SLOWLY, LA LUNGA LOTTA PER LA LIBERTÀ di Sara Molin, Istituto Sacro Cuore Turchia, 1980, alla vigilia del colpo di Stato. Il cortometraggio “It Rains Slowly” del regista iraniano Saeid Nejati, in programma martedì 9 ottobre ore 15.15 al Cinema Modena di Trento, sceglie un altro tempo e un altro luogo per raccontare una storia che ha il carattere dell’esemplarità e ci riporta senza retorica al valore dell’educazione. Il protagonista, infatti, è un maestro di scuola elementare che sta per essere licenziato a causa delle sue idee innovative e libertarie. I ragazzi lo apprezzano e faranno tutto il possibile perché possa rimanere al suo posto, ma non è scontato che i loro sforzi possano essere premiati.

Attraverso la narrazione di semplici avvenimenti quotidiani, il corto mette in luce il significato che la libertà assume per l’insegnante e quanto sia fondamentale per lui trasmettere agli studenti la forza di resistere alle avversità, e non lasciarsi scoraggiare dalle ingiustizie anche a costo di mettere a rischio la propria carriera. La scelta stilistica di girare il corto in un elegante bianco e nero finisce anche per sottolineare ed enfatizzare in modo efficace l’ambiente in cui i bambini sono costretti a crescere, un mondo duro, fatto di regole e di comportamenti codificati, in contrasto con la voglia di libertà del maestro e le sue aspirazioni. rischierebbero di perdere sé stesse.


8

PANORAMA DOVE CADONO LE OMBRE, NUOVO CINEMA DELLA MEMORIA L’OLOCAUSTO DEI BAMBINI JENISH NEL FILM DELLA REGISTA VALENTINA PEDICINI di Katia Malatesta, redazione RTFF È possibile raccontare la realtà dell’orrore? Ed è lecito farlo attraverso un medium che, come il cinema, si colloca tra arte e comunicazione, industria e mercato? Nel dopoguerra la cultura europea si interrogò tormentosamente sulla rappresentazione della Shoah. In anni più recenti l’Olocausto è entrato, non senza polemiche, anche nel cinema di massa; tanto che oggi non si può fare a meno di riconoscere nel film uno dei grandi veicoli del ricordo e della trasmissione della memoria alle nuove generazioni. La questione si è spostata dunque non più sul se ma sul come portare sullo schermo quello che è diventato il fenomeno paradigmatico del ‘secolo crudele’. Viene spontaneo ripensare a questi sviluppi guardando il lungometraggio di Valentina Pedicini “Dove cadono le ombre” (Italia 2017), in programma martedì 9 ottobre al Teatro San Marco di Trento, alle ore 20.45, nell’ambito della consolidata collaborazione con il Cineforum. Perché la giovane regista, nel consegnare per la prima volta al cinema il progetto di sterminio genetico del popolo nomade degli Jenisch, si è evidentemente confrontata, con lucidità e senza scorciatoie, con interrogativi analoghi. E così non sorprende che, dopo le intense prove da documentarista, nel solco della formazione alla ZeLIG, il suo esordio nel cinema di finzione scelga la strada impervia ma onesta del rigore e della sottrazione. La freddezza e il controllo dello stile, del resto, ricalcano la pretesa scientificità del programma di eugenetica svizzero che ancora pochi decenni fa strappava sistematicamente i bambini jenish alle loro famiglie, per affidarli alle cure di istituti dove venivano sterilizzati e ‘rieducati’ attraverso atroci violenze fisiche e psicologiche. Si stima che le vittime siano state circa 2000. Una tragedia nascosta, emersa soltanto in anni recenti, di cui non esistono documenti visivi: un’ulteriore sfida che l’opera della Pedicini risolve grazie anche alle lunghe conversazioni con Mariella Mehr, poetessa e scrittrice jenisch, fra i pochi sopravvissuti al trattamento. La soluzione è una favola nera: un implacabile gioco di specchi che affonda nella distillata dinamica vittima-carnefice, qui riletta interamente al femminile. “Dove cadono le ombre” è la storia di Anna, infermiera nello stesso edificio che era stato prigione crudele per i bambini jenish, riconvertito in ospizio per anziani; è la storia della dottoressa aguzzina che riappare d’improvviso tra gli ospiti della clinica, e dello spietato gioco di ricordi e volontà che si dipana intorno al mistero irrisolto della scomparsa di una delle bambine, Franziska, amica del cuore della piccola Anna. Allo spettatore la regia non concede lacrime facili e facili catarsi; ma tanto più necessaria risulta la denuncia, con l’immagine di una femminilità irrequieta, resistente ai ruoli e ai clichè.

‘DENTRO’ LA COMUNITÀ ULTRAORTODOSSA DI GERUSALEMME CON THE YOUNGEST LA PROVA DI UNA GIOVANE PROMESSA DEL CINEMA ISRAELIANO di Iris Lombardi e Anna Girardi, Istituto Sacro Cuore Il cortometraggio della regista israeliana Rachel Elitzur, in programma nella serata di giovedì 4 ottobre all’Auditorium Melotti di Rovereto, si apre con le immagini degli interni di un negozio di preziosi oggetti usati nei rituali delle ricorrenze ebraiche. Lo gestiscono una donna, vedova di un rabbino, e la giovane figlia Leah, che guarda con pudore e timidezza ad un giovane del quartiere. La quotidianità viene interrotta dall’improvvisa comparsa di una donna della comunità che ha il ruolo di combinare i matrimoni. L’intervento incrina i rapporti familiari: la madre infatti ritiene che la figlia non sia ancora pronta per le nozze, e si oppone sia alle pressanti richieste della mediatrice, sia agli sguardi supplici della figlia. Il film getta con delicatezza uno sguardo alla condizione delle giovani donne in un settore della società ebraica profondamente tradizionalista, toccando anche i temi delle differenze di genere e dei complessi rapporti madre-figlia. La scena finale ci suggerisce come i sentimenti, l’amore e la comprensione tra donne possano avere spazio anche nel rigore di una comunità ultraortodossa. Non a caso il film è il frutto di uno sguardo dall’interno: Rachel Elitzur, giovane promessa del cinema israeliano, è infatti la direttrice del programma per le Ultra-ortodosse della scuola di cinema Maaleh di Gerusalemme.

CON OCCHI DI DONNA VIAGGIO NEL FEMMINILE DEL RELIGIOSO, DAVANTI E DIETRO LA MACCHINA DA PRESA di Katia Malatesta, redazione RTFF Da Hollywood a Bollywood, passando per Cinecittà, la parità di genere nel cinema appare ancora molto lontana. Registe, produttrici e direttrici della fotografia rimangono largamente sottorappresentate nei crediti delle produzioni blockbuster, soprattutto quando si sale verso i vertici della classifica. Il cinema mainstream continua inoltre, non di rado, a proporre immagini stereotipiche e deformanti dei rapporti tra uomo e donna. Eppure, un formidabile vivaio di nuove autrici, attrici e “personagge” – neologismo necessario ma dirompente introdotto dalla Società Italiana delle Letterate – tenta, tenacemente, di cambiare le regole del gioco. Anche raccontando l’esplosione di nuove voci femminili all’interno dei diversi gruppi religiosi. Per questo Religion Today ogni anno dedica almeno una sezione all’incrocio tra cinema, genere e religioni, indagando cosa significhi essere donna, e credente, davanti e dietro la macchina da presa. Un percorso che l’edizione 2018 rilancia fin dalla serata di apertura, attraverso l’incontro con le “Donne di fede per la pace” – il gruppo promosso da Lia Giovanazzi Beltrami, fondatrice di Religion Today e Leone d’Oro per la Pace 2017 – nell’ambito della campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne “Respect Woman” del Rotary Club (giovedì 4 ottobre, ore 20.30, all’Auditorium Melotti del Mart di Rovereto). Tanti inoltre i film a tema, che attraversano comunità e continenti, dall’Europa al Nord Africa, dal Medio Oriente alla Corea e all’Indonesia, proponendo un altro ‘viaggio nelle differenze’, rigorosamente ‘con occhi di donna’.


9

REC • RELIGIONI E CINEMA / N°1 / ANNO IX / OTTOBRE 2018 RELIGION TODAY FILM FESTIVAL www.religionfilm.com

DECOLONIZZARE L’IMMAGINARIO IL CINEMA NELL’ESPERIENZA DEL CENTRO PER LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE di Giulia Carpentari e Serena Mezzi, Istituto Sacro Cuore Movies that matter, film che contano. L’etichetta restituisce con immediatezza la capacità del cinema di incidere nella società e promuovere il cambiamento. Ce ne parlano Marco Oberosler e Elisa Rapetti del Centro per la Cooperazione Internazionale (CCI), associazione impegnata nell’analisi, l’informazione, la formazione e la promozione della conoscenza sui temi della cooperazione internazionale, degli affari europei, della pace e dei diritti umani, con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità e l’equità attraverso la collaborazione con le istituzioni, le organizzazioni della società civile, i media, la comunità scientifica e le imprese. Come si confronta il CCI con il mondo giovanile, al centro di questa edizione del Festival? Il CCI lavora con le nuove generazioni attraverso i percorsi proposti alle scuole, centrati sull’Educazione alla Cittadinanza Globale. Le nuove generazioni costruiscono le proprie speranze, paure e credenze in un mondo altamento interconnesso e interdipendente, quindi è importante che ne siano consapevoli. In ambito universitario, c’è il Percorso Talete, che propone un approfondimento relativo alla cooperazione internazionale e promuove lo sviluppo di competenze necessarie per svolgere la propria professione (qualsiasi essa sia) in una chiave internazionale e interculturale. C’è spazio anche per il cinema nei vostri programmi? Certo, già dal 2010 il CCI (ex Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale) propone cineforum e proiezioni nella convinzione che la conoscenza delle culture altre passi non solamente attraverso la formazione ma anche tramite varie forme di espressione artistica, come la fotografia e appunto il cinema. L’obiettivo che ci si pone è quello di sensibilizzare e stimolare l’approfondimento, la responsabilizzazione, la mobilitazione, così contribuendo a “decolonizzare l’immaginario”. Il target è la cittadinanza e il profilo di uscita è un cittadino curioso e attento a nuove visioni e ragionamenti. Negli ultimi anni, il cinema è diventato uno strumento formativo in diversi percorsi sviluppati dal CCI in partenariato con alcuni soggetti del territorio, tra cui Religion Today e il Trento Film Festival, che hanno coinvolto donne di diverse religioni, migranti di differenti provenienze, docenti e studenti di ogni ordine e grado. A quali aspetti è legata l’efficacia del linguaggio cinematografico in questo contesto? Il cinema è un potente strumento formativo perché consente di lavorare sia sul piano emotivo, sia su quello cognitivo; ci permette di guardare la realtà da altri punti di vista, di sviluppare empatia e di conoscere altri contesti ed esperienze. Questo è il nodo da cui partire per riflettere sui temi relativi alla solidarietà e la cooperazione, per stimolare quella partecipazione attiva che permette a ciascuno di noi di contribuire come cittadino e cittadina alla società; una base su cui costruire competenze per lo sviluppo del proprio percorso professionale in un mondo globalizzato, plurale e interculturale.

IL PROGETTO PRAYER “COME UNA PERSONA NUOVA” di Matia Rojas e Riccardo Santoni, Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani PRAYER. Un riferimento all’esperienza universale della preghiera, un acronimo che sta per “Promoting interReligious exchange Among Youth to Enchance mutual Respect” (promuovere lo scambio interreligioso tra giovani per rafforzare il mutuo rispetto). È questa l’ambizione del progetto che nei mesi scorsi ha visto coinvolti venti ragazzi provenienti da quattro paesi diversi (Italia, Germania, Francia e Israele), insieme a Trento per dialogare insieme di religione e cultura. Nell’arco di una settimana i partecipanti si sono confrontati sulle tradizioni culturali e religiose dei loro paesi, attraverso laboratori, incontri, conferenze e cene. Una di queste iniziative li ha visti partecipare alle Feste Vigiliane, intorno a un “muro” religioso che ha permesso loro di confrontarsi con la cittadinanza e di arricchire la loro esperienza di nuove prospettive e visioni. Lo scambio interculturale, finanziato dal programma Erasmus+ dell’Unione Europea e portato avanti dall’associazione InCo, si è arricchito della collaborazione del Forum Trentino per la Pace e Diritti Umani e del Religion Today Film Festival, che ai ragazzi ha chiesto di valutare otto cortometraggi realizzati in Europa, in America e in Medio Oriente, scambiando giudizi e punti di vista sul valore artistico e sulla capacità di ciascuna proposta di ‘parlare’ al pubblico più ampio, consegnando agli spettatori di ogni cultura un messaggio universale. In attesa del verdetto, la nota toccante di uno dei giovani giurati: «Questa settimana è stata ricca di esperienze. Ho incontrato gente meravigliosa e mi mancherete tutti. Torno a casa come una persona nuova, con un altro punto di vista sul mondo e sulla vita. Grazie a tutti, ricorderò sempre questo tempo passato insieme.»

A LEZIONE DI CINEMA E DIALOGO DAL WORKSHOP INTERNAZIONALE AI LAVORI DELLE GIURIE di Katia Malatesta, redazione RTFF Da sempre Religion Today è anche “laboratorio di convivenza”. Dietro le quinte, in un’atmosfera accogliente e protetta, autori provenienti da diversi paesi, non di rado divisi da conflitti o tensioni latenti, sperimentano, spesso per la prima volta, l’occasione di conoscersi direttamente, nelle ore rapide che affastellano proiezioni, eventi, incontri, brevi ma intensi momenti informali. Negli anni abbiamo visto nascere vere amicizie, capaci di bucare confini e preconcetti, e di sfidare le opposte censure e restrizioni; abbiamo visto i nostri ospiti farsi “moltiplicatori di opinione”, iniettando nelle loro opere nuove spinte al dialogo e all’accoglienza dell’altro. La nuova edizione del Festival conferma e rafforza quest’anima laboratoriale, attraverso uno scambio internazionale che, con il sostegno della Provincia autonoma di Trento, riunisce giovani trentini, nepalesi e bangladeshi, accomunati, nelle differenze,

dalla passione condivisa per il cinema e dal sogno di un mondo più giusto e inclusivo. Durante le giornate del concorso cinematografico al gruppo saranno proposte anche masterclass a cura di esperti e professionisti della distribuzione e della critica cinematografica, della regia e della fotografia, della composizione musicale per il cinema, del dialogo interreligioso. Su analoghi binari corre il lavoro delle giurie, chiamate a guardare, ascoltare, tenere conto delle preconoscenze e delle valutazioni degli altri. Per questo ogni edizione affianca giurie internazionali e locali, intese anche come occasione di partecipazione attiva alla riflessione del Festival; incrociando, talvolta, esperienze e percorsi che confermano la resistenza tenace di Trento e del suo territorio alle tentazioni di chiusura identitaria, costruendo ponti di umanità e di comprensione.


SPECIAL GUEST

10

IL PREMIO ALLA CARRIERA I TANTI VOLTI DI TERENCE HILL

la redazione Per i più giovani è tutt’uno con Don Matteo, il parroco con la passione delle indagini della celebre serie televisiva italiana, prodotta dalla Lux Vide in collaborazione con Rai Fiction. Chi ha qualche anno di più lo ricorda anche nei panni di Trinità e nelle altre memorabili interpretazioni a fianco dell’amico Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer. Terence Hill, pseudonimo di Mario Girotti, è l’atteso ospite speciale del 21° Religion Today Film Festival, che il 10 ottobre gli assegnerà il Premio alla Carriera per la sua “travolgente capacità di movimento tra i più disparati generi, caratterizzato sempre da maestria e abilità nell’emozionare e coinvolgere tutti i tipi di pubblico”. L’eroe degli spaghetti western concorrerà anche per il premio “Nello spirito della fede” e per il premio SIGNIS (World Catholic Association for Communication) con il suo ultimo film “Il mio nome è Thomas”, prodotto da Paloma 4 srl, da pochi mesi nelle sale. Terence Hill ne è regista e interprete nelle vesti di Thomas, “un uomo che con la sua Harley Davidson si dirige verso il deserto di Almeria in Spagna per trascorrere in solitudine un periodo di riflessione a lungo desiderato. Lungo la strada però salva una giovane donna di nome Lucia (Veronica Bitto) da due ladri e dal quel momento in poi, pur provando in tutti i modi a evitarla, non riesce al allontanarla. Nonostante il disagio e la distrazione della inaspettata situazione, immerso nella natura circostante, Thomas scopre che la saggezza che cercava non si trova nella solitudine ma nel forte spirito di Lucia”. Il film, che il comitato scientifico del Festival definisce “di ricerca interiore e di riflessione sulla fede on the road, con la capacità di attirare un pubblico giovane in questo momento storico deserto di valori”, sarà presentato al Cinema Modena di Trento nella serata di martedì 9 ottobre (ore 21). Molto amato dal pubblico, non solo italiano, l’artista non è nuovo a importanti riconoscimenti che lo rendono un testimone di pace e solidarietà in sintonia con i temi guida di Religion Today. Nel 2014 è stato infatti insignito della Cittadinanza Onoraria di Gubbio per l’impegno morale e civile dimostrati nel corso della lunga carriera; nel 2017 è “Pellegrino di Pace” ad Assisi per i valori della solidarietà, della giustizia e della gioia di vivere. A Trento l’abbraccio dei fan e il tributo della commissione del Festival: perché “il suo impegno in Don Matteo ha unito milioni di italiani accomunati dall’affetto per un personaggio spirituale e comprensivo, con uno sguardo colmo di speranza più che mai necessaria al giorno d’oggi”.


11

QUANDO LA MUSICA CHIAMA IL MONDO E L’IMPEGNO DI ANANSI di Emma Valenti, Istituto Sacro Cuore Protagonista della serata di chiusura del Festival al Teatro San Marco di Trento, mercoledì 10 ottobre, sarà il giovane musicista trentino Stefano Bannò, alias Anansi, che ci ha parlato della sua anima musicale, in un mondo che ci chiama alla responsabilità. Come hai cominciato a fare musica? Grazie ai miei genitori e in particolare a mia mamma, che quando ero ancora piccolo ha cominciato a spingermi verso la chitarra, passione di famiglia; a otto-nove anni ho cominciato a prendere lezioni, ma non ne volevo sapere di imparare la teoria, quindi il mio maestro mi ha indirizzato verso il blues. Verso i tredici anni ho cominciato ad ascoltare tanto reggae - il primo album che mi è stato regalato era Catch A Fire di Bob Marley - ma anche Ben Harper, e da lì è partito un viaggio attraverso tanti generi che in qualche modo fanno parte della mia anima musicale, soul, funk, R&B, un po’ di rock, black music in generale. Le tue canzoni hanno una dimensione spirituale? Credo proprio di sì. Mi interesso anche di storia delle religioni - la mia tesi triennale era sul giudeocristianesimo delle origini - e da qualche anno ho cominciato a studiare - con molta lentezza l’ebraico. Il mio approccio è storico; questo non vuole dire che non creda in qualcosa di più alto, però sono in continua ricerca, le etichette come agnostico, ateo, credente o non credente non mi appartengono, non saprei come definirmi quando si parla di Dio. Ma sulla spiritualità probabilmente si aprirebbe un’intervista a parte; quindi sì, nelle mie canzoni c’è una dimensione spirituale molto forte. Credi nel potere delle canzoni di cambiare qualcosa nel mondo grazie ai messaggi forti che veicolano? Decisamente, la storia lo prova. Come dicevo, vengo dal mondo della musica reggae, che è musica spirituale, ed è musica di rivolta, di ribellione, di protesta. Get Up, Stand Up di Bob Marley è diventata per anni l’inno di Amnesty International; ma possiamo pensare anche a Lennon, Dylan, e a tante canzoni italiane, come quelle di De André o di Guccini: canzoni che ispirano il cambiamento in positivo. Mi viene da dire che, dati i tempi che corrono, ce ne vorrebbe di più di questa musica: spesso tendiamo ad essere un po’ più individualisti, ma quando uno scrive, che abbia 25 lettori, per citare Manzoni, o ne abbia 25.000, deve avere comunque un ‘impegno’, non necessariamente in senso sociale e politico - ma se c’è, tanto meglio. Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere questa carriera? E’ una bella domanda, che suggerisce risposte importanti e banali al tempo stesso. Riadattando Gibran: quando la musica ti chiama, seguila. Poi è ovvio che non si può fare a meno di confrontarsi col mercato, ma questo è un passaggio successivo, la prima fase deve essere puro cuore, sudore, lacrime, sangue, questa roba qua. Come hai conosciuto Religion Today? Tramite mio padre, che come tipografo ha stampato alcuni cataloghi del Festival. Poi, una decina di anni fa, avevo forse 19 anni, ho tradotto i sottotitoli di tre film in concorso. E l’ho seguito negli anni: l’anno scorso sono stato al Teatro San Marco per lo spettacolo Stregoni di Johnny Mox e Above the Tree con i richiedenti asilo. Ed è stato veramente molto bello.

REC • RELIGIONI E CINEMA / N°1 / ANNO IX / OTTOBRE 2018 RELIGION TODAY FILM FESTIVAL www.religionfilm.com

NON SOLO CINEMA CORPI E NOTE Nel programma di Religion Today hanno ampio spazio anche la musica e la danza, com’è naturale all’interno di un’esplorazione ad ampio raggio della creatività e dei linguaggi giovanili. Al concerto di Anansi e alla rinnovata collaborazione con il Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento, che attribuirà il premio per la miglior colonna sonora tra i film in concorso, si aggiungono gli eventi speciali in programma fin dalla serata di sabato 6 ottobre al Teatro San Marco, a cominciare dal concerto dell’Orchesta Fuoritempo, la formazione nata nel 2009 sulla collina di Trento che riunisce decine di ragazzi e ragazze dai 12 ai 20 anni. Dopo il momento dedicato ai “New Generations Films”, sul palco del Festival si esibiranno Veronica Boniotti, Jasmine Bresciani, Ambra Calvia e Federica Danaj; con “Ri-Tratto Carnale”, le quattro ballerine della compagnia di danza contemporanea SeeSaw Dance Company, assieme a un compositorepianista, Sebastiano De Salvo, un music designer, Marco Ober, e una cantante lirica, Sabrina Schneider, partiranno da una poesia di Alda Merini, “Colori”, per riflettere sul senso di impotenza che spesso ci accompagna nella vita e sulla ‘fede’, qualsiasi essa sia, come veliero con cui navigarlo. A seguire, la notte di Religion Today continuerà con il DJ set di Alberto Beltrami. Da non perdere!

IL SALOTTO LETTERARIO AL FESTIVAL SPAZIO ANCHE PER LA PAROLA SCRITTA E LE NUOVE FRONTIERE NARRATIVE di Barbara Ciaghi, Edizioni del Faro Nell’edizione del 2018, Religion Today si arricchisce di una serie di appuntamenti letterari organizzati in collaborazione con Edizioni del Faro. L’intento è quello di aggiungere al Festival una serie di pennellate che ne possano valorizzare i contenuti attraverso la parola scritta promuovendo un dialogo interreligioso a tutto tondo. Gli aperitivi letterari, che si terranno sempre nel giardino vescovile di Trento alle 17:00, saranno momenti di riflessione e condivisione, di dialogo con gli autori e di confronto con il pubblico nell’intento di favorire una libera circolazione delle idee. La centralità dei giovani in questo percorso è determinante: “nuove generazioni” che in un mondo che va sempre più veloce dovranno trovare una dimensione reale di convivenza e di pace. Si parte venerdì 5 ottobre con “I muri di Erin” di Gianluca Cettineo (Edizioni Saecula), che affronta attraverso i murales la storia dell’Irlanda del Nord utilizzando immagini e simbologie per proporci una visione storica approfondita. Questo incontro vedrà anche la presenza di Padre Philip Mckinley, responsabile del dialogo interreligioso della DCU University di Dublino. Sabato 6 ottobre seguirà la presentazione, con Veronica Pacini e Luigi Filippelli, di “Comincia adesso. Fughe ed evasioni quotidiane” (Eris Edizioni), la raccolta a cura di Simone Scaffidi sull’amore per la libertà, che non si fa fermare da sbarre, mura, leggi, regole, imposizioni, forme mentali. L’aspetto delle nuove frontiere narrative è inoltre ben rappresentato dalla giovane graphic journalist Takoua Ben Mohamed, autrice del fumetto “Sotto il velo” (Beccogiallo editore); l’appuntamento, in programma domenica 7 ottobre, metterà in luce un approccio personale e attivo al tema dell’intercultura. “Libertà Incontro Avventura” di Lia Beltrami (Edizioni del Faro) sintetizza già nel titolo una dimensione di vita che trae linfa da valori indispensabili per la convivenza in una società plurale che deve trovare una sua identità cosmopolita; la conversazione con l’autrice, in programma lunedì 8 ottobre, testimonia la possibilità di dialogo nella valorizzazione delle singole personalità. L’esperienza dei giovani torna infine protagonista martedì 9 ottobre con la presentazione di “Oltre il muro – Beyond the Wall” a cura di Erica Mondini (Edizioni del Faro), che raccoglie più di settanta storie scritte da giovani israeliani e palestinesi tra i sei e i sedici anni. Gli studenti del Liceo Artistico di Trento-Rovereto le hanno lette e fatte proprie, raffigurandole con varie tecniche espressive.


12

MEET THE JURY! AND THE WINNER IS… di Katia Malatesta, redazione RTFF Idee, creatività, energie, talento e lavoro. Dietro ogni produzione cinematografica, piccola o grande, ci sono le fatiche, la perseveranza e le speranze degli autori e dei tanti professionisti che insieme danno vita a quel concerto di immagini, suoni e parole che chiamiamo film. Per questo il compito di premiare le opere in concorso richiede sempre rispetto e attenzione. Quest’anno la giuria internazionale del Festival affianca gli sguardi di Milyausha Aytucanova, direttrice esecutiva del Kazan International Film Festival in Tatarstan; Sadia Khalid (Bangladesh), giornalista specializzata e sceneggiatrice di film interpretati da attori del calibro di Keanu Reeves, Joaquin Phoenix e Jamie Foxx; Armando Lostaglio, critico, scrittore, organizzatore, autore di numerosi docufilm e fondatore nel 1994 del CineClub Vittorio De Sica – Cinit; Gilli Mendel, a lungo responsabile di progetti e iniziative educative presso la Cineteca di Gerusalemme, l’Israel Film Archive, l’Israel Film Fund e l’International Jerusalem Film Festival; e Linda Nelson (USA), fondatrice della compagnia di distribuzione Indie Rights Movies a sostegno del cinema indipendente. Insieme assegneranno i premi di categoria (miglior film, miglior documentario, miglior cortometraggio) e il caratteristico riconoscimento di Religion Today, “Nello spirito della fede”, ideato proprio da Gilli Mendel in qualità di consulente scientifica delle prime edizioni del Festival. Altri premi speciali saranno attribuiti, come di consueto, dalla giuria SIGNIS (l’Associazione Cattolica Mondiale per la Comunicazione), dal coordinamento dei film festival trentini CinemAMoRe e da enti e realtà partner che interpretano alcuni degli interessi e dei filoni tematici da sempre cari al Festival: nascono così i premi “Nello spirito della pace” del Forum trentino per la pace e i diritti umani, “Migrazioni e coesistenza” del Centro missionario diocesano pastorale migranti, “Religioni con gli occhi di donna” della giuria interreligiosa espressa dal Comune di Arco, a cui si aggiunge, quest’anno con particolare pregnanza, il premio “Nuovi sguardi” conferito dagli studenti della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale dell’Università Pontificia Salesiana. Torna inoltre la collaborazione con il Conservatorio “F.A. Bomporti” di Trento che premierà la “Miglior colonna sonora”; novità dell’edizione sono invece la giuria di ragazzi e ragazze dello scambio internazionale PRAYER e la giuria Dolomites, chiamata a conferire il premio “Nello spirito delle Dolomiti”. Tutti i giochi saranno svelati nella giornata di mercoledì 10 ottobre, che alle 17.00 vedrà il Re(d) ligion carpet: il momento dell’iconico tappeto rosso steso nel cuore di Trento, per guidare gli ospiti verso la cerimonia di premiazione in programma presso lo Spazio archeologico del Sass (ore 18, partecipazione su invito). A seguire, in serata e nella giornata di giovedì, al Teatro San Marco, la grande festa musicale e la proiezione dei film premiati. Buona visione!

IN REDAZIONE

Le ragazze della classe 5^ Liceo delle Scienze Umane, che hanno collaborato ai testi con il coordinamento della professoressa Fabiana Cosatto, e i compagni del quinto anno dell’Istituto Tecnico Tecnologici Grafica e Comunicazione. Grazie all’Istituto Sacro Cuore di Trento!

RINGRAZIAMENTI Promotori: Provincia autonoma di Trento, Regione Autonoma Trentino Alto Adige/ Südtirol, Comune di Trento. Con il contributo di: Fondazione Caritro Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Comune di Arco, Comunità Alta Valsugana, Comune di Rovereto, Rotary Club, Cassa Rurale Alta Valsugana, Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede. Main partner: Arcidiocesi di Trento, Dhaka International Film Festival, Watersprite International Student Film Festival, Religions for Peace.

REC • RELIGIONI E CINEMA / N°1 / ANNO IX / OTTOBRE 2018 RELIGION TODAY FILM FESTIVAL www.religionfilm.com

Collaborazioni: Associazione Cristianoculturale degli Ucraini in Trentino “RASOM”, Associazione Giovani Arco, Associazione Sulle Strade del Mondo Onlus, Aurora vision, CinemAMoRE, Cineforum San Marco, Cinit - Cineforum Italiano, Comune di Bolzano, Comune di Rovereto, Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento, Deina Trentino Alto Adige, FBK – Fondazione Bruno Kessler, Fondazione S. Ignazio Trento, Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, Gruppo editoriale Tangram, MalEdizioni, Noi Oratori Pergine, SIGNIS, Trentino Film Commission, Università Pontificia Salesiana – Roma, Università di Trento, UPAD Merano, Urania Meran. Sponsor: Ferrari, Fenz, Pisoni, Hotel Mirabel di Madonna di Campiglio. Media partner: SanbaRadio, La Nuova del Sud.

DIRETTORE — ANDREA CAGOL EDITO DA — ASSOCIAZIONE BIANCONERO / RELIGION TODAY FILM FESTIVAL DESIGN E IMPAGINAZIONE — LORENZO FANTETTI ILLUSTRAZIONE IN COPERTINA — CHIARA ABASTANOTTI + LUIGI FILIPPELLI STAMPATO DA — FLYERALARM.COM


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.