Magazine Marzo 2017

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Runners & Bikers Magazine Numero 3. Marzo 2017

Intervista a Claudio Lotti EDITORIALE DI CHRISTIAN ROSSANIGO

PERSONAL TRAINER PER BIKER LA FORZA NEL CICLISMO L'ANGOLO DELL'ORTOPEDICO INFORTUNI DA “OVERUSE” NEL CICLISMO L'ESPERTO DI CANICROSS CORRIAMO CON IL NOSTRO CANE: IL CANICROSS L'ANGOLO DEGLI ESPERTI DI TRAIL RUNNING CORRERE IN NATURA NON È UN GIOCO


ANCHE IL CORRE IN COMPAGNIA È UN TOCCASANA…

È la condivisione di un momento di fatica e di gioia che si trasforma in… amicizia


Editoriale

di Christian Rossanigo 1

Correre. Per chi non è uno sportivo questa parola e le sue derivate scatenano pensieri cupi normalmente associati alla frenesia della nostra società. “Devo correre, ho un appuntamento urgente”, ”Devo correre, ho la consegna di quel progetto”, ”Sono sempre di corsa non ne posso più!” Oppure scatena nel non sportivo ilarità e scherno: “Ma tu sei matto correre tutti quei chilometri!” “Per forza corri, fai un lavoro che non ti stanca!” “Menomale che corri, guarda che pancia che hai; chissà se non correvi!” Che vi devo dire!? Personalmente la parola Corsa mi porta subito alla mente momenti di sana fatica, il respiro si sincronizza con i passi e i sensi vengono stimolati e coccolati da una ripetitività tanto fantastica quanto naturale al punto che la ripetitività del gesto diventa una preghiera ipnotica. Correre senza musica, ascoltando e ascoltandosi, godere nel sentire i propri sensi che si fanno sempre più ricettivi; questo è il vero senso, il riuscire a non percepire la corsa come fatica ma come allenamento sensoriale e mentale. Chi ha la fortuna di correre in campagna o ancor meglio di praticare Trail sa bene di cosa sto parlando, i profumi del bosco, l’odore della terra umida dei campi arati, i suoni e il terreno che con le sue irregolarità stimola continuamente l’equilibrio, svegliano il corpo e ti fanno sentire parte di quell’immensità che noi chiamiamo natura.

La vita frenetica e il sempre minor tempo hanno rubato al nostro quotidiano quegli indispensabili momenti di introspezione di cui abbiamo tanto bisogno per un buon equilibrio mentale, il correre soli restituisce questi preziosi momenti regalandoti una volta finito quella leggerezza mentale che ti fa apprezzare anche le difficoltà quotidiane perché le modifica in traguardi e non più in ostacoli. Anche il corre in compagnia è un toccasana, è la condivisione di un momento di fatica e di gioia che si trasforma in quella parola tanto usata e abusata nei social ma che ritrova il suo Valore reale quando ci si mette a nudo scoprendo i propri limiti e debolezze di fronte ai tuoi compagni, Amicizia. Personalmente amo correre in compagnia, è quell’alternarsi di introspezione, condivisione e goliardia che mi rigenera e mi fa apprezzare il fatto di svegliarmi presto, uscire di casa quando è ancora buio e magari piove, farmi 40 minuti di macchina per avvicinarmi alle colline e tornare a casa tutto sudato e pieno di fango. Non so a livello medico cosa scatena la corsa ma qualunque cosa sia è fantastica! Rimpiango di non aver cominciato a correre da ragazzino, ma come si dice:”meglio tardi che mai!” e allora, CORREREEEEEEeeeeeeee Vi auguro Corse Serene

Christian Rossanigo


PERSONAL TRAINER PER BIKER LA FORZA NEL CICLISMO

Effettivamente rendere chiari, agli sportivi, dei concetti di fisica non banali non è semplice. Per introdurre il concetto possiamo pensare al gesto sportivo della pedalata in cui la gamba dello sportivo spinge sul pedale una forza che può essere espressa in Newton (N) oppure in chilogrammi (Kg). La forza espressa sul pedale può essere definita come Forza Dinamica di lieve entità, tenuto conto dei valori medi rilevati sul campo nella maggiorparte degli sportivi amatoriali e professionisti. Volontariamente cercheremo di non entrare nel merito di formule di fisica che richiederebbero conoscenze scientifiche, ma ci focalizzeremo sui risultati applicabili al ciclismo. La prima domanda che possiamo porci è capire l’entità della forza dinamica e come varia sulla base della tipologia di allenamento che svolgiamo. Esplicitiamo i valori di riferimento, descrivendo due condizioni di allenamento diverse: prove in pianura (velodromo) e prove in salita. Prendiamo in considerazione un atleta (1,70m x 65kg) che effettua un “Record dell’Ora” in velodromo con una prestazione finale di 300 watt (4,6 w/kg, Watt per Kg di Peso) ad un ritmo di pedalata di 105 rpm (Rotazioni per Minuto) con una prestazione velocistica di 45 km/h. Tale Atleta avrà sviluppato approssimativamente una Forza Applicata di 28,6Nm (Newton per Metro). Esprimiamo questi 28,6Nm (in modo piuttosto arbitrario e approssimativo) in 2,9 Kg di Forza Applicata, ovvero, ad ogni pedalata è come se spingessimo 2,9 kg sui pedali. Riassumendo, abbiamo:

Velocità = 45km/h Pendenza Strada = 0% Ritmo di Pedalata = 105 rpm Altezza e Peso = 170x65kg Potenza Sviluppata = 300w Potenza Sviluppata per ogni Kg di peso corporeo = 4,6w/kg Forza Sviluppata = 28,6nm (2,9kg) Se lo stesso Atleta effettuasse un Ipotetico Record dell’Ora su di una salita regolare al 7%, otterrebbe questi valori: Velocità = 17,3km/h Pendenza Strada = 7% Ritmo di Pedalata = 80 rpm Altezza e Peso = 170x65kg Potenza Sviluppata = 300w Potenza Sviluppata per ogni Kg di peso corporeo = 4,6w/kg Forza Sviluppata = 36,5nm (3,7kg) Come si nota, in salita per ottenere la stessa prestazione, è stato necessario usare una “Forza Applicata” superiore, per la precisione, superiore del 27,5%, da 2,9kg a 3,7kg. E’ evidente che si tratta di un carico “esiguo”, dai 3 a i 4 kg, ma che negli esempi sopra esposti, significa aver “spostato” dalle 15 alle 20 tonnellate. La forza dinamica viene ripetuta decine di migliaia di volte nel corso di un allenamento e pertanto è fondamentale capire come allenarla. Quale metodo è meglio allenare questa forza?

A rispondere a questa domanda, intervengono le varie scuole di pensiero, che sintetizzeremo nelle branche principali: La Scuola Classica, che basa tutto sul ritmo, ritenendo che lo sviluppo di forza ad alto ritmo permetta di spingere anche rapporti più “pesanti”, all’occorrenza. La Scuola “Sassi”, che punta ad un’interpretazione della forza, più indirizzata all’aumento della “Forza Aerobica” (le famose SFR, Salite Forza Resistenza), piuttosto intervenire direttamente e specificatamente sulla capacità di lavoro del muscolo. La Scuola “Indoor”, che costruisce la struttura di lavoro del muscolo con lavori di palestra, adattati alle necessità delle dinamiche del ciclismo, con adeguati transfert su cicloergometri e successivamente direttamente su strada. La Scuola “su Strada”, che interpreta il miglioramento delle capacità muscolari direttamente sul mezzo… su strada. Questa metodologia si basa sul concetto che il gesto specifico è il più produttivo per migliorare le caratteristiche dell’atleta.


3 Personalmente, ritengo: La Scuola Classica, troppo datata, non tanto come concetto, quanto come metodologia. Oggi con Misuratori di Potenza, Frequenzimetri e quant’altro, è possibile “monitorare” dettagliatamente l’allenamento e specializzarlo. La Scuola “Sassi”, come una delle più valide “intuizioni” di preparazione atletica, della storia del ciclismo, che pur non essendo specifica sull’aumento di forza, ottiene adattamenti significativi anche in quel settore.

La Scuola “Indoor”, poco specifica nel gesto, passando da attività muscolari di un determinato tipo… pesi, macchinari e movimenti che non identificano il gesto della pedalata, ad attività invece specifiche sulla bicicletta, che dovrebbero “transizionare” le capacità muscolari acquisite in palestra. A mia esperienza, il transfert raramente supera il 20-25% del lavoro effettuato indoor. E’, invece, un’ottima metodologia se vi sono squilibrii particolari nella struttura muscolare (spesso l’ho adottata con gli atleti che seguo).

La Scuola “su Strada”, la migliore, effettuando tutta l’attività direttamente sul mezzo e nelle condizioni effettive in cui poi si gareggerà. La metodologia da adottare varia da Preparatore a Preparatore, a seconda della sua origine, scuole, università, corsi specifici, background lavorativo. Analizzeremo nei prossimi articoli le metodologie di allenamento e, nel frattempo, buon allenamento.

Marco Locatelli


L'ANGOLO DELL'ORTOPEDICO INFORTUNI DA “OVERUSE” NEL CICLISMO

Il ciclismo sta aumentando in popolarità e si è trasformato da uno sport per pochi ad un fenomeno di massa globale. I benefici sono evidenti ma non bisogna dimenticare gli infortuni derivanti da una scorretta gestione dell’attività sportiva. Gli infortuni da overuse sono causati dal mantenimento di una statica postura per un lungo periodo. La percentuale degli infortuni da overuse rispetto a quelli traumatici è in esponenziale aumento, i dati mostrano come rappresentano il 60% del totale. Questo tipo di infortuni raramente precludono ai ciclisti di pedalare ma limitano fortemente la loro performance e il confort. Uno studio dimostra come il 67% di ciclisti amatoriali nonostante sentano un intenso dolore continuino a pedalare. I distretti che sono maggiormente colpiti, sono senza dubbio l’articolazione del ginocchio e la colonna lombo sacrale, in quanto associate ad una scorretta posizione in bici con il mantenimento prolungato della posizione in dorsiflessione della colonna e della rotazione interna del ginocchio. Gestione del carico di lavoro. Per i ciclisti è più facile sviluppare un infortunio quando c’è un incremento in breve tempo del carico di lavoro, come l’inizio degli allenamenti dopo la pausa invernale. La chiave per poter evitare traumi è la gestione del carico di lavoro e sia i medici, preparatori e i ciclisti stessi dovrebbero stabilire il volume, l’intensità e la frequenza che possono tollerare.

Dolore al ginocchio Nel ciclismo il ginocchio è l’articolazione più soggetta ad infortuni da overuse, la maggior parte dei disturbi vengono riferiti a carico dell’articolazione femoro-rotulea, quindi nella parte anteriore del ginocchio. Non si tratta di una singola patologia ma coesistono numerose affezioni che possono dar luogo a fastidi come: La Sindrome delle Benderella ileo-tibiale, Offite, irritazione della plica mediale, borsite pre-rotulea e stiramento del legamento alare mediale. Più rari ma presenti anche le entesiti come la tendinopatia quadricipitale. Molti sono i fattori biomeccanici che portano allo sviluppo del dolore anteriore di ginocchio, il principale responsabile è la forza di compressione sull’articolazione femoro-rotulea. Studi biomeccanici hanno evidenziato come la pressione di contatto articolare è inversamente proporzionale all’altezza della sella, è opinione comune credere tra i ciclisti che una sella bassa aumenta il rischio di sviluppare dolore al ginocchio, In ogni caso è consigliabile per chi ha problemi di aumentare l’altezza della sella senza mai superare i 30° di estensione nel punto morto inferiore.

La traslazione interna del ginocchio è un altro fattore di rischio che concorre allo sviluppo del dolore, questo è confermato da uno studio che dimostra, come i ciclisti con una pregressa storia di dolore al ginocchio, adottino una posizione più interna rispetto a chi dolore non lo ha. Non bisogna dimenticare inoltre che anche piccole modifiche come i cunei alle scarpe, possono influenzare negativamente la posizione del ginocchio. Sin da quando nel 1980 sono stati introdotti i moderni attacchi dei pedali, c’è stato un sostanziale incremento di patologie del ginocchio, in quando si pensava che la rotazione neutra dell’arto inferiore, durante la pedalata venisse contrastata dagli attacchi, dando origine a un aumento dello stress sull’articolazione. Ecco che dopo la modifica con gli attacchi flottanti, che permettono un minimo di grado di rotazione, c’è stata una sostanziale diminuzione dei disturbi.


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Bisogna anche dire che non c’è stata mai una evidenza diretta che ha dimostrato che i pedali flottanti riducono gli infortuni ma il loro design ormai è largamente accettato e rimangono i più utilizzati in campo ciclistico. Bisogna considerare anche che il movimento delle gambe sui pedali è influenzato dal controllo neuromotorio dei glutei e del quadricipite, che rappresentano l’unità motoria dell’arto inferiore sui pedali, mentre gli adduttori e i polpacci giocano un ruolo più coordinativo. Durante dei test di laboratorio basati sul “ciclo di fatica” si è visto che l’unità motoria si attiva e diventa dominante sotto alti livelli di sforzo, se i muscoli glutei sono deficitari il quadricipite deve compensare questa mancanza, aumentando lo sforzo e causando un aumento della forza di compressione sulla rotula stessa, dando origine a dolore. Questo è il motivo per cui i ciclisti professionisti alternano le uscite in bicicletta con sedute di palestra, che permettono, il miglioramento della muscolatura glutea che altrimenti in bici non lavorerebbe in ipertrofia.

Lombalgia Benché un dolore transitorio può essere considerato normale, il dolore lombare sia nei ciclisti amatoriali che professionisti influenza negativamente la performance sportiva.I ciclisti con lombalgia tipicamente presentano dei sintomi aspecifici, provocati dal mantenimento prolungato della posizione flessa della colonna lombosacrale. Van hoof et al. attraverso l’uso di un sistema posturale di monitoraggio remoto, hanno evidenziato che questi atleti adottano una posizione più flessa della colonna lombo sacrale rispetto ai ciclisti senza lombalgia. Questo può essere spiegato attraverso numerosi meccanismi, come la flessione/rilassamento o l’aumento dello stress sulla muscolatura erettrice della colonna. Incoraggiare una posizione pelvica più anteriore e rilassata, con una distribuzione della flessione lungo tutta la colonna è fondamentale nella gestione dei pazienti con lombalgia, una serie di modifiche alla bici possono ridurre il problema: come l’abbassamento della sella o l’aumento dell’altezza del manubrio. Una eccessiva flessione laterale e/o la rotazione della colonna può contribuire al dolore di schiena particolarmente se si hanno già problemi posturali di simmetria, quali possono essere: eterometrie degli arti ( gamba più corta), un’articolarità dell’anca ridotta (artrosi) o bilanciamento errato sui pedali.

Gestione degli infortuni In letteratura c’è molto poco a riguardo la gestione di questo tipo di problema, prima ho già enfatizzato l’importanza della “gestione del carico di lavoro” nella prevenzione dei traumi, cosi come il corretto posizionamento del corpo in bici, che rappresenta il punto di partenza essenziale nella risoluzione del problema. A questo riguardo c’è una maggior consapevolezza da parte dei ciclisti, nell’eseguire test biomeccanici prima di salire in bici, in modo tale da curare tutti gli aspetti che contribuiscono al cosiddetto “bike-fit”. Concludo dicendo che i traumi da overuse nel ciclismo sono stati da sempre ignorati enfatizzando più la performance sportiva che il confort, un’opportunità esiste nel ciclismo moderno, di seguire gli altri sport e nel costruire una struttura tra i team, squadre nazionali e i dirigenti delle federazioni, nell’incoraggiare la sorveglianza e promuovendo un protocollo di gestione dei traumi.

Dottor Francesco Chiazzolla


Intervista a Claudio Lotti Come ti descriveresti? E’ una domanda alla quale non ho mai pensato di dare una risposta, però così su due piedi direi che sono una persona abitudinaria, alla ricerca di qualcosa di straordinario Di Cosa ti occupi nella vita, a parte la corsa? Nella vita sono un educatore di comunità, seguo ragazzi minorenni con problemi di tossicodipendenza e disagi familiari. Un lavoro certamente impegnativo, ma che richiede di metterti in gioco in ogni momento, un po’ come nello sport. Quanto ha influito la tua famiglia nella passione per la corsa? Nessuno dei miei genitori ha mai praticato sport. Ho iniziato a correre per un’esigenza personale e la famiglia, essendo una grossa responsabilità, se non la più grossa che si ha, in principio ha avuto un ruolo di freno e limitazione. Questo inizialmente mi ha creato un po’ di frustrazioni, per il fatto che non riuscivo a dedicare il tempo che avrei voluto a questa attività. Poi nel tempo sono riuscito a trovare gli spazi giusti e i compromessi necessari per fare quanto potesse essere sufficiente per avere dei miglioramenti, nella consapevolezza che nell’ordine delle priorità la corsa non potrà mai essere al primo posto. Questo ovviamente non gioverà dal punto di vista dei risultati sportivi, ma non mi sento di cambiare l’ordine di queste priorità. Come hai iniziato a praticare il trail running e cosa rappresenta per te il trail ? Cosa provi quando corri in natura? Terminata la mia attività di cestista che ho praticato per una ventina d’anni, ho iniziato a correre per poter essere sufficientemente allenato per l’alpinismo che praticavo di tanto in tanto durante i week end. Quando ho scoperto che potevo abbinare il piacere della corsa al gusto del viversi la montagna sono rimasto folgorato e mi si è aperto un mondo che mi ha completamente rapito. Unire il gesto atavico della corsa all’ambiente della natura e l’emozione che questo ambiente sa regalarti è qualcosa di trascendentale, che mi trasporta ad un livello di coscienza superiore.

E’ in assoluto la cosa che più mi permette di scollegarmi dai problemi della quotidianità e ritagliarmi uno spazio tutto mio, dove il battito del cuore e il mio respiro si fondono con i rumori della natura e del mio passaggio in essa, dove spazio e tempo durante quel gesto si azzerano ed il sentiero si apre davanti a me e dietro di me va a richiudersi, come se esistessi solo io. Per questo amo partecipare a gare di “nicchia” dove i partecipanti sono pochi e dove dopo poco ci si trova a correre in solitaria. Hai appena affrontato l’ipertrail S1 a Trieste, com’è ci descriveresti il contesto? E’ stata dura? Sono solo due anni che partecipo a competizioni di trail running, quindi la mia esperienza in merito è molto limitata, ma per quello che ho potuto vedere l’Ipertrail è qualcosa di completamente differente, che si avvicina molto di più ad una spedizione che ad una classica competizione di endurance, dove la corsa non è l’unica abilità necessaria per arrivare in fondo, ma entrano in gioco molti più fattori e capacità. Sono completamente rimasto affascinato da questa gara, dalla formula che l’organizzazione ha scelto, dalla durezza del contesto ambientale. Sulla linea di partenza assieme a Peter Kienzl e Alexander Rebensteiner si ironizzava sulla faccia triste che aveva l’organizzatore Tommaso De Mottoni per le condizioni troppo buone del meteo. Mentre correvo ho ripensato a quelle battute e non riuscivo ad immaginarmi come sarebbe stato se le condizioni fossero state veramente proibitive come Tommaso avrebbe voluto. Quella del Carso è una terra veramente dura ed esigente, sentieri che richiedono una soglia d’attenzione sempre alta per l’asperità del terreno, temperature che scendono in maniera repentina e un vento gelido che ti colpisce in faccia con violenza e non ti da tregua.

Cosa fai per mantenerti? Io dall’età di otto anni ho sempre praticato sport, inizialmente calcio perché a quei tempi era l’unica attività presente nel paese dove abito. Per fortuna non avevo i piedi buoni e, conosciuto il basket sono migrato verso l’attività indoor. Nonostante giocassi a basket ho sempre praticato altri sport un po’ più adrenalinici come Kayak e free climbing, che mi vedevano impegnato nei week end. Tutta questa attività fisica mi ha permesso di mantenermi sempre in una discreta forma fisica che mi è servita come base dalla quale partire per la mia attività di trail runner. Oltre alla corsa cerco di andare almeno una volta a settimana in palestra per lavorare anche sulla parte alta del corpo e sui muscoli stabilizzatori. In realtà dovrei andarci almeno due volte, ma con famiglia e lavoro la cosa mi risulta troppo difficoltosa, tanto che a volte mi salta anche quell’unico appuntamento. A quali gare partecipi e Quali sono i tuoi obiettivi? La mia intenzione è quella di allungare le distanze, quindi l’obiettivo principe è di sicuro il Tor des Geants. L’idea è di arrivare a farlo nel 2018, oppure l’anno successivo se non dovessero sorteggiarmi. Quest’anno ho avuto la fortuna di essere sorteggiato all’Ultra Trail du Mont Blanc (UTMB) gara per la quale avevo raccolto i punti lo scorso anno, convinto di dover cominciare l’interminabile trafila dei sorteggi per almeno un paio d’anni e invece sono stato molto fortunato. Per arrivare preparato a questa gara ho scelto di partecipare all’Abbots Way a fine aprile, gara alla quale mi devo ancora iscrivere in verità, mentre nel mese di giugno parteciperò allo Scenic Trail 113km e alla Lavaredo Ultra Trail, due gare impegnative nello stesso mese per aumentare il carico di lavoro, ma soprattutto allenare la testa quando le gambe faticano a girare. Per il mese di luglio l’idea era quella di partecipare alla Sudtirol Ultra Skyrace da 121km, ma devo ancora capire quando la famiglia vuole andare in ferie e loro hanno la priorità in questo mese.


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Che significa per te partecipare a gare così impegnative? Le gare impegnative sono l’occasione per confrontarmi con me stesso e con i miei limiti, capire dove essi siano e cercare di spingermi oltre. Si parla spesso in queste gare non di resistenza, ma di “resilienza” e cioè di far fronte a situazioni difficoltose in maniera positiva, di sapersi adattare al cambiamento e alle circostanze stressanti. Partecipare a gare di endurance per me vuol dire proprio questo. Come ti alleni per poter partecipare a gare così impegnative? Gli allenamenti sono sempre abbastanza vincolati agli impegni familiari e lavorativi, quindi il tempo che mi ritaglio per potermi allenare non è precisamente quello che vorrei che fosse. Durante la settimana faccio dalle tre alle quattro uscite di collinare, purtroppo su asfalto perché non ho modo di avere sentieri vicino a casa. Cerco di lavorare sulla potenza e resistenza aerobica la maggior parte delle sedute, mentre nel mezzo della settimana faccio le sedute d’intensità, quindi interval training e fartlek. La domenica faccio trail con gli amici. Il carico grosso pregara lo faccio pianificando alcune gare che mi permettano di mettere su i km necessari uno o due mesi prima della gara principale per la quale mi sto preparando, gare che soprattutto mi permettano di allenare oltre che le gambe soprattutto la testa.

Come riesci a gestire gli impegni familiari con la passione per il trail running? Partendo dal presupposto che gli impegni familiari hanno la priorità, cerco di condividere in famiglia gli impegni che avrò durante l’anno, tenendo conto che non posso sempre andare a gravare sulle dinamiche familiari. Nello stesso tempo sto cercando di coinvolgere anche la famiglia in queste particolari avventure, in modo da viverci assieme una sorta di piccola vacanza, un po’ come è successo per l’Ipertrail, dove mia moglie e mio figlio mi hanno seguito a Sistiana. Quali sono i consigli che ti sentiresti di dare ad un runner che voglia passare al trail running? Per quale motivo dovrebbe passare al trail? Il consiglio che posso dare ad un runner che vuol passare al trail running è uno solo: Approcciare al trail running con l’idea che è uno sport totalmente differente da quello che si è abituati a praticare su strada, uno sport dove la corsa non è un fine ma il mezzo per vivere qualcosa di più avvolgente e intrigante. Io credo che il passaggio dal running al trail running sia molto soggettivo, ho amici che per quanto io mi sforzi ad invitarli a fare qualche corsa nei boschi non riescono a fare a meno del bitume, altri che dopo un paio d’uscite si sono totalmente innamorati di questo sport. Vale comunque la pena provare perché potrebbe nascere un amore grandissimo. Perché non provare?

Il trail running in Italia non è molto conosciuto, cosa il gruppo Runners & Bikers Italian Live sport potrebbe fare per agevolare l’avvicinamento a tali disciplina? Il trail running mi sembra un fenomeno in grande espansione e credo che questo stia avvenendo soprattutto grazie a chi, come voi, condivide notizie e video sul nostro sport sulle varie piattaforme social. Sicuramente le imprese di grandi atleti come Kiliam Jornet, Anton Kupricka e il nostro Marco De Gasperi favoriscono la diffusione di questa nostra passione. Quindi secondo me non resta che continuare a condividere notizie, storie ed esperienze come state facendo. Ci racconti un aneddoto? Quando assieme ad un amico alpinista provai a scalare il Cervino arrivai al bivacco Carrel a 3800 metri di quota così “cotto” che non riuscii a proseguire e decisi di ridiscendere il giorno seguente, facendo perdere la possibilità di compiere l’ascesa anche al mio compagno di cordata. Questa sconfitta fu pesante per il mio morale. Qualche giorno seguente mi capitò un articolo tra le mani dove Simone Moro raccontava che per allenarsi per affrontare le ascese sulle vette più alte del mondo faceva due maratone in montagna la settimana. A quel punto mi convinsi che per poter andare in montagna avrei dovuto cominciare a correre. Solo che la passione per il trail running è diventata così grande che ora che sono allenato per le ascese in montagna non ho più voglia di farle!


L'ESPERTO DI CANICROSS CORRIAMO CON IL NOSTRO CANE: IL CANICROSS

Quanti di voi si dilettano nel correre nel tempo libero o vorrebbero cominciare? Qualcuno di voi a volte già lo fa, con il proprio cane che vi scorrazza libero a fianco. Bene, esiste uno Sport molto divertente che vi permette di tenere in forma sia voi che il vostro amico a quattro zampe in totale sicurezza: il Canicross. Si corre su terreni naturali (ad es. sterrati, erbosi, innevati), in quanto l’asfalto è un terreno molto duro e abrasivo, che in estate può diventare rovente ed ustionare le zampe del cane. Come tutti gli sport che si rispettino ha delle regole, delle competizioni nazionali e internazionali ed è in grande espansione in tutta Italia. Ho stimolato la vostra curiosità? Benissimo, adesso cerchiamo di capire di che si tratta… Il canicross è uno sport che celebra l’unione con il proprio cane, infatti si corre uniti, insieme, utilizzando un’apposita attrezzatura composta da una cintura specifica a cui viene fissato un guinzaglio ammortizzato detta “linea” lunga al massimo 2m in completa estensione, che a sua volta viene agganciata all’imbrago del cane (una pettorina specificamente progettata per dare libertà di movimento al cane durante la corsa, derivata da quelle da slitta). Quindi l’unione tra Umano e Cane non è solo quel filo invisibile che vi lega indissolubilmente in quel rapporto speciale, ma anche una reale. Per questo infatti si parla di “Binomio” nella sua più letterale definizione: “Coppia di elementi o di valori che, uniti insieme, formano un tutto organico o ideale”. Durante la corsa sarete sempre in grado di “sentirvi” e di comunicare.

Foto Michal Mašek

Il cane dovrà ovviamente prima di tutto essere educato e sotto controllo del suo compagno di corse umano, dovrà imparare dei comandi base (ad esempio Destra, Sinistra, Vai, Stop) molto utili durante il percorso. Non vi piace correre, ma vorreste fare comunque sport col vostro cane? Nessun problema, esistono anche due altre discipline che potrete praticare col vostro cane: se siete appassionati di mountain bike potete provare il Bikejoring e se invece volete provare qualcosa di più originale c’è lo scooterjoring, dove si utilizza un monopattino speciale da sterrato. Anche qui il cane, dotato di imbrago e di linea ammortizzata, viene collegato alla bicicletta o allo scooter fissando al telaio un’”antenna”, un dispositivo che impedisce alla linea di fine impigliata nelle ruote. E poi via verso nuove avventure!!! Insomma non avete più scuse, dovete assolutamente provare una di queste discipline molto divertenti… Ci sono alcune domande che bisogna farsi prima di iniziare. Eccole qui: Il tuo cane è pronto per Canicross? Molto spesso l’umano è un runner e quindi ha già un allenamento specifico alle spalle, ma non è detto che il nostro cane sia già allenato o sia adatto alla corsa, anche se lo vedete sempre iperattivo.

È in salute e ha l’età giusta? Prima di iniziare l’attività fisica consulta sempre il tuo Veterinario per sapere se il tuo cane ha problemi di salute (ad Es. funzionalità polmonare e cardiaca, problemi muscolari o articolari) o se per conformazioni fisiche non è adatto alla corsa (ad Esempio cani con il muso corto solitamente non sono adatti). Non praticate il canicross con cani troppo giovani o troppo vecchi: il Vostro Veterinario sarà felice di aiutarvi e consigliarvi per non rischiare di condizionare la sua salute futura. È in forma? Per praticare il canicross il tuo cane deve essere allenato con gradualità, proprio come un atleta umano. Non esagerate mai. Ricordate che il vostro cane potrebbe, per farvi contenti, continuare anche quando è stanco, con rischi anche molto gravi per la sua salute. Ci sono cani molto iperattivi che non sono affatto in grado di controllarsi e di rallentare, soprattutto se eccitati o con grande motivazione. Siete voi responsabili di tutelarne la salute durante la corsa. Riscaldamento e Defaticamento Come è importante per noi umani lo è anche per i nostri cani. Far scendere un cane dal trasportino, correre per chilometri e poi rimetterlo subito in macchina è un ottimo modo per provocare infortuni.


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Foto Michal Mašek

Fattori ambientali Fate attenzione alle temperature e all’umidità. Fate in modo che il vostro cane possa bere, bagnarsi e raffreddarsi, soprattutto se si sta allenando in modo vigoroso, anche se fuori fa freddo. Chiedete al vostro Veterinario come riconoscere e intervenire in caso di segnali che il vostro cane vi manda in caso di principio di colpo di calore. Fermatevi subito, reidratatelo e raffreddatelo immediatamente. Controllate le zampe Per una corsa sicura controllate sempre le zampe del vostro cane prima e dopo l’attività, cercando eventuali irritazioni, tagli o abrasioni oppure corpi estranei infilati tra i polpastrelli da rimuovere (es. terra, ghiaia o spine). In caso di terreni ghiacciati valutate di utilizzare una crema apposita o vaselina per proteggere le zampe del vostro cane. In ogni caso, se avete dubbi, chiedete al vostro Veterinario. Ora che sapete tutto quello che serve per iniziare, non vi resta che procurarvi l’attrezzatura e cominciare a divertirvi con il vostro amico a quattro zampe. E se vi venisse voglia di provare o semplicemente di vedere dal vivo queste fantastiche discipline?

Facile, veniteci a trovare al Campionato Nazionale Canicross Csen 2017, o in una delle gare che si svolgono durante l’anno in tutta Italia. Campionato Nazionale Canicross CSEN 2017 Si terrà presso Lido delle Nazioni a Comacchio (Ferrara) il 25/26 marzo 2017 il prossimo Campionato Nazionale Csen che per la prima volta interesserà oltre alla categoria canicross (bikejoring e scootering inclusi) anche le discipline dello Sleddog su terra (kart, bikejoring e altre) legate al mondo dei cani nordici ma non solo. Correre immersi nel cuore del Parco del Delta, patrimonio mondiale dell’Unesco, il luogo ideale per chi ama fare sport a stretto contatto la natura: fauna, flora e verde gestiti nel rispetto dei più sani principi di turismo ecosostenibile. Saranno predisposti due Percorsi, uno da 5,5km e uno da 3,7km, in un panorama splendido. Sleddog Csen e Canicross Csen insieme in un unico grande evento organizzato su due giorni in cui atleti da tutta Italia potranno competere aggiudicandosi i titoli Nazionali Csen e dare del proprio meglio in vista dell'Europeo che l'Italia ospiterà ad ottobre 2017 e delle competizioni della World Sleddog Association (dedicata ai cani nordici) dello stesso periodo.

Come tradizione negli eventi Canicross Csen non mancherà la categoria non competitiva Happy Dog, dedicata a tutti coloro che vogliono partecipare ad un evento così importante senza la pressione della gara. Un tracciato più corto e non competitivo per consentire ai più giovani ed a chi vuole semplicemente godersi una corsa con il proprio cane di divertirsi e di partecipare a questo grande evento. Info www.csencinofilia.it Facebook https://www.facebook.com/CanicrossItalia-CSEN-963919800309369/ Buone Corse a tutti!!!

Simone Giordano


L'ANGOLO DEGLI ESPERTI DI TRAIL RUNNING CORRERE IN NATURA NON È UN GIOCO

Parafrasando una citazione di questo grande arrampicatore, potremmo onestamente riconoscere la bellezza e la maestosità della montagna e della Natura ed il senso di approcciarsi ad essa con la consapevolezza del pericolo a cui si va incontro. Così nella corsa in Natura, come nell’arrampicata, è necessario conoscere i pericoli che si possono incontrare e, soprattutto, sapere quali azioni mettere in atto per abbassare la soglia di rischio. Pensando a tragitti medio lunghi, che richiedono quindi 3 o 4 ore di corsa e che, in base anche al dislivello affrontato, superino i 20 chilometri, quali sono gli aspetti fondamentali da tenere in considerazione? Se dovessimo pensare a ciò che si ritiene necessario per affrontare una corsa in natura potremmo definirne due: 1. materiale tecnico 2. competenze necessarie Le seconde si costruiscono con l’esperienza e con i momenti formativi a cui si può partecipare. Oggi ci sono associazioni e istruttori di Trail Running che offrono la possibilità di scoprire la corsa i natura in tutta sicurezza. Il materiale tecnico non deve mancare e possiamo vedere nelle foto che seguono alcuni oggetti indispensabili nella corsa in natura. E’ necessario conoscerli ed essere preparati ad utilizzarli, ma al momento ci limitiamo a conoscerli:

1. scarpe da trail; non è semplice trovare il modello adatto al proprio piede. E spesso prima di trovarne un paio che ossa rispondere alle proprie caratteristiche è necessario sperimentarne più un paio. Altra caratteristica peculiare per la scelta delle scarpe è la tecnica di corsa: natural running, piuttosto che ‘classica’. Di certo si possono scegliere le scarpe adatte per il tipo di terreno che si andrà ad affrontare; una suola più o meno morbida può essere più adatta ad un terreno più o meno scivoloso, ma più morbida è e prima si consuma se si percorrono dei tratti di asfalto;

3. telo termico; in caso di necessità personale o di soccorso. il telo termico può servire sia per difendersi dal freddo che dal caldo: è piccolo, gestibile e molto utile, soprattutto nell’attesa dei soccorsi;

2. idrobag; caldo o freddo non importa. La necessità di avere una riserva idrica gioca un ruolo fondamentale. Non è corretto pensare che l’idratazione sia necessaria solo con il caldo; infatti, è di vitale importanza ricordare che la disidratazione del corpo aumenta la possibilità di ipotermia. Trovarsi in condizioni di cambiamenti climatici repentini, con abbassamenti di temperatura considerevoli e lontani da un punto vita può fare la differenza. Negli ultimi anni si è visto come questa situazione sia stata sottovalutata da molti neo-trail runner che hanno partecipato ad alcune competizioni con parecchio dislivello. Il fatto di partire dal livello del mare ed arrivare in quota, può stravolgere la situazione climatica. Più di una volta, trovarsi al freddo e completamente disidratati è stata una condizione pagata con la vita.

6. terzo strato; potrete partire con un bel sole, ma i cambiamenti climatici sono sempre repentini, sia nelle vallate che sulle zone montuose. Se il dislivello è considerevole la temperatura può variare di molti gradi, ma anche la conformazione stessa delle valli incide molto sulla temperatura.

4. guanti e cuffia; le estremità del corpo sono le parti che si raffreddano più velocemente ed è fondamentale non permettere loro di dissipare il calore corporeo. 5. Bastoncini; servono principalmente per permettere un’andatura che possa sgravare il peso del corpo dalle gambe.

7. Kit Pronto Soccorso: non deve mai mancare per fronteggiare piccole situazioni di emergenza. 8. Ramponcini; affrontare sentieri particolarmente fangosi o coperti di ghiaccio può risultare un’impresa titanica. Con questo strumento può divenire un’impresa superabile riducendo notevolmente il rischio di scivolamento.


9. Ghette; riparano dalla neve, ma anche dall’erba, dal sottobosco e dai sassi che, mossi dai nostri piedi, possono rimbalzare sulle nostre caviglie. Certo, potrebbe apparire che il trail runner sia un ‘fighetto’ che non vuole farsi male, ma riteniamo sia saggio preservare il più possibile la parte del corpo che si occupa del nostro movimento. Il materiale necessario aumenta con l’aumentare dei chilometri. Infatti è utile considerare che in caso di difficoltà, generate dal clima avverso, piuttosto che da un problema personale, il tempo necessario per il rientro può anche triplicarsi, rendendo così un tragitto comodo e piacevole di un’oretta in una lunga arrancata di tre ore. Pensando alle competizioni, non basta essere soltanto preparati fisicamente per affrontare una gara, bisogna valutare quindi i rischi che questo tipo di attività comporta. Bisogna non lasciare niente al caso, non pensare “vabbè tanto questo non mi serve”. In ogni manifestazione che si rispetti c’è sempre un lungo elenco di “materiale obbligatorio“ da riporre nel proprio camelback: materiale che in situazioni di pericolo può esserci d’aiuto e rendendo piacevole il nostro viaggio.

Esistono competizioni, come ad esempio l’ipertrail della Bora, che richiedono una particolare preparazione. In questi casi ai partecipanti viene ricordato quanto la montagna possa essere tremenda. Il trail richiedeva ai runner di correre per 100miglia sui monti carsici, di notte e con bora considerevole. Il termometro ha toccato anche punte di otto gradi sotto lo zero, ma il vento peggiorava drasticamente la percezione. Troppo spesso si sentono, durante le gare di Trail, le lamentele dei trail runner rivolte ad un’organizzazione troppo assente, al fatto che deve dare più supporto, che deve risolvere i ‘problemi’ dei concorrenti. Probabilmente, il giusto approccio nelle gare di trail, è quello di essere in grado di affrontare qualsiasi condizione e considerare l’organizzazione una presenza rassicurante. Questo tipo approccio competente e responsabile assume ancor più significato nei Trail Autogestiti, dove la macchina efficiente del Soccorso Nazionale, ma noi siamo i primi ad essere protagonisti in caso di emergenza. La corsa in Natura è meravigliosa, e probabilmente lo è anche perché richiede un approccio impegnativo e di rispetto.

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"L'alpinista più bravo è quello che può raccontare quello che ha fatto". B. Detassis

Maurizio Seneci Davide D'aiello Istruttori di Trail Running


CALENDARIO COMPETIZIONI MARZO 2017 Marzo 27 06 13 20 27 TIPO

MTB – CC MTB – GF MTB – GF MTB – CC MTB – GF MTB – GF MTB – CC MTB – CC MTB – GF MTB – GF MTB – GF MTB – CC MTB – GF MTB – GF BDC BDC BDC BDC BDC BDC BDC BDC BDC BDC BDC BDC BDC Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail Trail

NOME

Verona International Palamanova Bike Marathon Energy Marathon La Montagnetta Mtb Bardolino Bike Trofeo AB Energy SennaSuperBike La Mesa Bike Orvieto Wine Marathon Granfondo parco del sele South Garda Bike Trofeo Città di Gussago Granfondo Tre Valli Graffondo Muretto Alassio Fondo Molisana Granfondo Città di Scicli Granfondo Strade Bianche Granfondo del PO Granfondo della Ceramica Granfondo dei laghi Granfondo di Alassio Granfondo di Ancona Granfondo Davide cassani Granfondo GFNY Granfondo Sanremo Granfondo La Spezia Granfondo della Versilia Firenze Urban Trail by Night Trail del Marchesato Firenze Urban Trail by Night 3 Santi Trail L'Eremitica Trail al Pino Dolomiti Winter Short Trail Trail del Marganai Winter Ttrail dei Castelli Xtreme Winter Trail Trail Casola Valsenio China Francigena Il Nibbio La Posta Trail Ballando Sunset Running Race Ultrabericus Trail Trail delle vie Cave Beach Trail Positano Trail dei Monti Pisani Varigotti Run Trail Trail delle Valli Etrusche Trail dei 2 Monti Capraia Rock Trail Trail di Marmorassi Memorial Pertini Marina Trail Tarvisio Winter Trail

LUOGO

Verona Palmanova (UD) Carpenedolo (BS) Milano Bardolino (VR) Villachiara (BS) Senna Lodigiana (LO) Rivoli Veronese (VR) Orvieto (TR) Contursi Terme (SA) Medole (MN) Gussago (BS) Tregnago (VR) Alassio (SV) Termoli Scicli (RG) Siena Ferrara Santo Stefano di Camastra Bracciano Alassio (SV) Ancona Faenza Terracina Sanremo La Spezia Forte dei Marmi Firenze Finalborgo (SV) Firenze Nave (BS) Nave (BS) Pino Torinese (TO) Lavarone (TN) Domusnovas (CA) Langhirano (PR) Piancavallo (PN) Casola Valsenio (RA) San Martino al Cimino (VT) San Martino al Cimino (VT) San Martino al Cimino (VT) Rivergaro (PC) Prato Nevoso (CN) Vicenza (VI) Pitigliano (GR) Positano (SA) Calci (PI) Varigotti (SV) Castiglion Fiorentino (AR) Rivera di Almese (TO) Isola di Capraia (LI) Marmorassi (SV) Lavagna /GE) Tarvisio (UD)

28 07 14 21 28

01 08 15 22 29

02 09 16 23 30

DATA Kilometri 04/03 05/03 05/03 12/03 12/03 12/03 19/03 19/03 19/03 19/03 19/03 25/03 26/03 26/03 05/03 05/03 05/03 05/03 12/03 12/03 12/03 12/03 19/03 19/03 19/03 26/03 26/03 04/03 05/03 05/03 05/03 05/03 05/03 05/03 05/03 11/03 11/03 12/03 12/03 12/03 12/03 12/03 18/03 18/03 19/03 19/03 19/03 19/03 26/03 26/03 26/03 26/03 26/03 26/03

-

13 16 - 37 30 - 45 17 36 20 10 - 200 17 - 27 - 47 22 15 21 62 32 17 - 27 - 47 30 10 - 200 20 - 34 - 65 30 - 15 12 - 30 46 9 50 22 14 - 24 30 21 15

03 10 17 24 31

04 11 18 25 01

05 12 19 26 02

Dislivello

300 1000 - 2200 600 - 1200 1200 2400 800 400 - 900 900 - 1250 - 2200 1100 600 1100 2700 1450 740 1250 500 800 - 2500 - 2500 600 - 350 960 - 1980 2700 400 2700 1500 400 - 1000 1500 1100 790


TIPO Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada Strada

NOME

Mezza Maratona Citta di Fucecchio Treviso Marathon Strasimeno Marathon Malta Marathon and Half Marathon 14a Mezza Maratona della Concordia IV Mezza Maratona del Giudicato di Oristano 9a Lago Maggiore Half Marathon Brescia Marathon 33a Maratonina delle 4 Porte 11a Scarpa d'Oro Half Marathon Roma Ostia Half Marathon Ferrara Marathon StraMilano Maratonina della Vittoria XXIX Maratonina CittĂ di Pistoia Unesco Cities Marathon Piave Marathon 7a Seregno Half marathon 3a Santander Mezza Maratona di Torino L'Eco 21

LUOGO

Fucecchio (FI) Treviso Castiglione del Lago (PG) Malta Agrigento (AG) Oristano (OR) Verbania (VB) Brescia Pieve di Cento (BO) Vigevano (PV) Roma Ferrara Milano Vittorio Veneto (TV) Pistoia Cividale (UD) Belluno (BL) Seregno (MB) Torino Pietra Marazzi (AL)

DATA Kilometri 05/03 05/03 05/03 05/03 05/03 05/03 05/03 12-mar 12-mar 12-mar 12-mar 19-mar 19-mar 19-mar 19-mar 26-mar 26-mar 26-mar 26-mar 26-mar

STRADA MUD RUN MTB TRAIL BDC

Runners Competition calendar and Bikers

21 21 - 42 9,6 - 21 - 34 - 42 - 58 21 - 42 21 21 21 10 - 21 - 42 21 21 21 6,5 - 21 - 42 5 - 10 - 21 21 21 7 - 12 - 21 - 42 4 - 42 21 21 21

Dislivello

-

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Caporedattore Fabio Barnaba Redattori Maurizio Seneci Marco Lombardi Giuseppe Cucinotta Francesca Andina Luca Melli Giorgio Aprà Marco Novelli Davide Pagliarulo Marco Locatelli Davide D'Aiello Samuele Frassine Francesco Chiazzolla Federico Maria Sacchetti Visual Design Imma Rianna Il Magazine Runners & Bikers Italian Live Sport è proprietà del Gruppo Runners & Bikers Italian Live Sport. Ne sono vietate le copie e le traduzioni totali o parziali. GRUPPO RUNNERS & BIKERS ITALIAN LIVE SPORT Il gruppo Runners & Bikers Italian Live Sports è reperibile all’indirizzo email runnersbikers@gmail.com Seguici anche su


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