Runners & Bikers Magazine
. NUMERO 07. AGOSTO 2018. DISTRIBUZIONE GRATUITA .
ATTIVITA’ FISICA E ANTIOSSIDANTI SPORT IN ESTATE MA CON ATTENZIONE 7 CONSIGLI PER PEDALARE SUL BAGNATO
AMORE & PASSIONE
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NUMERO 07. AGOSTO 2018. DISTRIBUZIONE GRATUITA.
Invito tutti a coltivare con amore le proprie passioni DI BRUNO SALVATORE
EDITORIALE
AMORE &
PASSIONE Non sono molto bravo a scrivere, e quando mi è stato chiesto ,ho fatto un po’ di fatica a mettere insieme queste righe, anche se a molti puo’sembrare assurdo, trovo piu’ facile correre 44 km nei boschi che scrivere questo editoriale, pensando poi che sono in “famiglia” mi sono semplicemente aperto….ed ora mi ritrovo qui. In questo forum abbiamo runners and bikers di tutti i tipi , persone che al mattino si svegliano alle 5.00 per fare il proprio allenamento e andare subito dopo a lavoro, di matti che vanno per boschi sotto ogni tipo di condizione meteo, di persone che si allenano giusto per fare un po di moto e gente che va a fare gare tutte le settimane, insomma tante persone molto differenti tra loro, tanti figli di tante mamme diverse come direbbe mia nonna, tutte pero accomunate da un filo comune la passione. Passione che ti porta a superare i propri limiti, che ti insegna ad andare avanti nonostante tutto,
volta dopo volta regalandoti grandi soddisfazioni ; che ti permette di stare in piedi e correre per svariate ore senza “annoiarsi”, anzi, divertendoti, imprese che ti rendono piu forte quando si realizzano, e la gioia che scaturisce da questo connubio ti fa scordare la fatica e il sudore , quella che io chiamo :la soddisfazione vera , che va al di la delle medaglie e delle classifiche ,dei tempi e delle velocita. Ancora piu’ forte e sentita quando gioie e dolori vengono condivisi in gruppo, infatti la mia soddisfazione piu grande quest anno non è stata una gara ,anche se di gare ne ho fatte diverse, bensì un trail autogestito di 44 km che corre nei boschi delle colline livornesi, fatto con amore da amici che condividono la stessa passione, con tanto di terzo e tempo e punti ristoro mobili, un “viaggione” che abbiamo chiuso in due su 12 una passione che quando al mio compare gli si e’ rotto il sandalo non si è fermato o fatto venire a prendere , no si è tolto anche l altro
ed ha continuato scalzo per 6 km sui sassi, la soddisfazione al di la di tutto senza medaglie ne attestati ma con un gruppo di amici che condividono la stessa passione …. davanti a litri birra come finale . Mi capita spesso di pensare alla prima volta che mi hanno portato a correre 4 anni fa, stavo “morendo” mentre vedevo il gruppo guadagnare metri pensavo tra me e me:non ci vengo piu’ …… ho avuto qualcuno che mi ha assillato cosi tanto che alla fine dopo un mesetto e mezzo buono ero diventato un drogato di corsa, la costanza mi stava premiando trasformando la corsa in pura passione e soprattutto in divertimento. E con queste righe che invito tutti a coltivare con amore le proprie passioni perche ci regalino grandi soddisfazioni e soprattutto buon divertimento.
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RICORDI & SOGNI DI MAURIZIO SENECI
Luglio 2016 ed estate 2018. Due anni di distanza, due anni in cui tanti progetti sono cambiati, e tanti sono stati momentaneamente accantonati. Ma di certo ricordo e continuerò a ricordare perfettamente quei due giorni del lontano 2016.
23 e 24 luglio 2016 sono due date che resteranno sempre nella mia mente. Non tanto perché durante una delle due gare che ho corso in quei due giorni ho vinto una settimana bianca (e scusate se è poco), ma perché quando le Emozioni salgono dalla pancia, colpiscono il Cuore e mandano in pappa la Testa non c’è nulla da fare, ma quando le Emozioni salgono dalle Gambe, per far scoppiare il Cuore e gioire con la Testa, vuol dire che qualcosa è andato alla Grande. Quel “qualcosa”, nel mio caso, si chiama Trail! E che Viaggio Trail! Tutto è cominciato con una programmazione dettagliata. Mi fa un po’ sorridere, ora, quel ‘bellissimo’ biglietto su cui mi ero annotato ciò che avrei voluto fare e, non nego, che probabilmente peccavo un po’ di presunzione. Ricordo ancora che, con il passare dei giorni, la preoccupazione cresceva e l’idea di aver esagerato nella programmazione cominciava a farsi spazio nella mente. Fortunatamente, la Testa non si è lasciata sopraffare ed ha preso sicurezza e consapevolezza ed ha lavorato bene: ci proviamo, sono pronto e posso farcela, ma, in caso contrario, nessun problema: resta un bell’allenamento. Mi preoccupava soprattutto la 60km, dove venivano indicati 4000m di D+ ma, fortunatamente, le ore di tempo limite erano 15 e NON 10 come mi ero erroneamente segnato. Dettagli. Il giorno dopo avrei affrontato un ‘semplice’ trail di 25 km, tutto in salita ma con un dislivello contenuto. Alla fine la Cima Tauffi Trail e il Trail della Speranza, così si chiama il trail sul Monte Baldo e ad oggi penso proprio che l’ho scelto proprio per il nome. In ogni caso li ho portati a casa. Ricordo ancora che al Cima Tauffi sono arrivato pochi minuti prima del grande Marco Olmo. Sorrido ancora al pensiero che è arrivato con il mio stesso tempo ma con il doppio dei miei anni. Questo mi fa pensare quanta strada avevo, e ho, da fare.
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Tre giorni a viaggiare in auto, intervistare la mitica campionessa Sara Bottarelli (ricordate la vecchia intervista pubblicata sul magazine di …. ), dormire nel baule della c4 picasso, sveglia all’alba, colazioni assurde e cene saporite, ma tutto calcolato minuziosamente e tutto andato come previsto, a parte le emozioni. Quelle non si comandano e si assaporano. Mi piace solo ricordare quanto pensavo e scrivevo al tempo mentre provavo a narrare il trail della speranza, con il senno di poi: “Gambe: forse perché prese per il culo dall’inizio, forse perché effettivamente ne avevano ancora anche qui hanno saputo stupirmi e farmi gioire nel vedere che nel finale il ritmo si è abbassato nonostante la pendenza. Alle mie gambe piace la salita. Ed è così che torno alla quotidianità con più di una consapevolezza: La fatica di prendere a braccetto la paura per poter scoprire qualcosa che può donare soddisfazione, gioia e vita. La consapevolezza che altre “colonne” si presenteranno, ma in quei due giorni sono state letteralmente frantumate. Con la consapevolezza che tutte le prossime difficoltà dovrò, anzi Potrò, affrontarle.” Testa, Cuore e Gambe. Ho voluto ricordare le parole che ho speso per queste ultime: non vorrei tediarvi troppo. Ai posteri l’ardua sentenza, quindi dai Ricordi mi butto subito nei Sogni… Pensando a quei due giorni la mente viaggia e pensa subito a ciò che vorrei fare, ciò che mi piacerebbe mettere in saccoccia nel prossimo e, spero, breve futuro. Le gare mi piacciono tanto, ma mi piace molto fare lunghi viaggi in solitaria, in autosufficienza: io e la strada, o meglio, il sentiero. In realtà non in totale solitaria, perché nei miei viaggi mi accompagna sempre Ariel (anche se questa volta dovrò valutare quanto sia in grado di sostenere lo sforzo). Perciò ho pensato e sto progettando il “3V”, o meglio “il sentiero delle 3 Valli”. È un sentiero che permette di godere dei panorami che le tre valli bresciane ci offrono: Val Sabbia, Val Trompia e Val Camonica, tre valli, tre laghi, un sacco di vette. Alcune che richiamano gli scenari dolomitici, altri che solo le zone delle Prealpi regalano. L’itinerario del “sentiero 3V” ripercorre buona parte della storia geologica delle alpi meridionali bresciane. Dalle marne calcaree agli scisti con mia e quarzo che affiorano tra il Monte Maniva ed il Dasdana. Un sentiero che parte da Brescia, in Piazza Vittoria e, facendo un meraviglioso anello di poco meno di 140 km con 8000mt di D+ ritorna in Piazza Vittoria. Il sentiero è già stato percorso in tutte le salse: a tappe, in trail autogestiti (3V Rando Trail) e anche in totale solitari e nudità da mitico Emanuele Cinelli. Il 3V è dedicato a Silvano Cinelli, un uomo che ha fatto tanto per le ‘montagne’ di Brescia e che ha sempre promosso la creazione di questo lungo viaggio meraviglioso. Non faccio nulla di nuovo, nulla di epico e nulla di eroico. Lo faccio per me. Sono montagne su cui sono cresciuto, fisicamente e umanamente; è un sentiero che passa per la mia tanto amata p.ta Almana e, per quanto io sia definito e soprannominato ‘Vagabondo’, sono un uomo romantico e mi piace ripercorrere il passato e sfruttare i sentieri per continuare a crescere e ad evolvere. Un sentiero, però, che va preparato, programmato e valutato attentamente: ci sono diverse varianti che potrebbero rendere più semplice il percorso, ma trascurando tratti particolarmente panoramici. La mia scelta, dettata anche dall’esperienza personale, è quella di percorrerla per il suo tragitto originale con difficoltà interessanti e passaggi di alpinismo.
35h tempo limite. Come ogni competizione che si rispetti mi pongo un limite. Piuttosto lasco e dettato semplicemente da impegni lavorativi e famigliari. Tanto per rendere l’idea, ho impiegato mesi per avere la traccia GPS del sentiero e l’ho scaricata senza tempi e velocità , quindi spero di poter inviare ai bisognosi una traccia con tempi e passi medi. 3V. 3 valli, 3 laghi da ammirare, un unico sentiero. Un unico viaggio del sottoscritto? Lo spero. Lo provo.
Posso accettare la sconfitta, tutti falliscono in qualcosa. Ma non posso accettare di rinunciare a provarci M.M.J
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ATTIVITA
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FISICA
E ANTIOSSIDANTI DI DANIELE PELUSO
Pedalare senza fretta, come diceva un noto cantautore, potenzia la respirazione cellulare, con il conseguente miglioramento della circolazione ematica e degli scambi gassosi e quindi dell’ossigenazione generale che è in grado di contrastare la degenerazione della cellula stessa, colpita dal famigerato “stress ossidativo”.
Inoltre, l’attività sportiva, innesca una serie di effetti che sono mediati dal nostro sistema endocrino con un aumento della sensibilità insulinica e una modulazione delle secrezioni ormonali di testosterone e cortisolo, con beneficio di tutto il metabolismo.
E’ ormai chiaro, come un’attività fisica svolta con regolarità e senza eccessiva intensità rappresenti una vera e propria terapia, non solo una prevenzione, per molte patologie.
Ed allora, il nostro amico che si allena tutti i giorni, quasi pronto per la sua “6 ore di mountain bike”, mi viene a trovare per il controllo mensile, convinto che, da atleta vero, il suo metabolismo non conosca stress, se non quello pre-gara. Brutta notizia, è proprio quando cominciamo a spingere veramente, con allenamenti impegnativi, che l’effetto protettivo prima descritto entra in sofferenza ed il nostro amico biker potrebbe avere una diminuzione della sua performance (overreaching ed overtraining), con un aumentato rischio di infortuni. In effetti, allenamenti intensi comportano la produzione, da parte dei nostri muscoli, di una serie di molecole, molto famose e presenti in mille spot, chiamate radicali liberi, che aumentano in modo rapido con l’incremento della durata e dell’intensità dell’esercizio, tanto da non essere più controllati dai difensori dell’organismo, gli antiossidanti, enzimi come superossido dismutasi (SOD), catalasi (CTX) e glutatione perossidasi (GPX), ed è qui che l’intervento nutrizionale può rappresentare un valido supporto per limitare i danni sulla performance sportiva e sull’organismo in generale. C’è però da dire, che questi sistemi enzimatici di barriera sono stimolati ed equilibrati anche dall’allenamento; molti studi infatti hanno dimostrato come essi siano maggiormente efficienti nei soggetti allenati rispetto ai soggetti non allenati, quindi è inutile, forse dannoso, all’inizio della preparazione alla stagione agonistica consigliare al nostro triatleta dei cocktail vitaminici antiossidanti, in quanto potenzialmente potremmo inibire le sue difese antiossidanti, che invece, devono prima essere “allenate” e poi supportate, vediamo come.
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E’ chiaro che nei piani alimentari ben strutturati, per sportivi e non, deve essere presente molta frutta e moltissima verdura, tutto di stagione, possibilmente biologica, in quanto contiene la maggior parte dei polifenoli antiossidanti di cui abbiamo bisogno, senza necessità di integrare. Ed allora, bene a frutti di bosco, succo di melograno, di ciliegia, di mirtillo, d’uva, pompelmo a tutte le verdure a foglia verde, e alla regina degli antiossidanti, la vitamina C contenuta negli agrumi. Un buon consiglio, per l’atleta allenato, è un bicchiere di succo di barbabietole rosse, che con il loro elevato contenuto in nitrati, sono in grado di aumentare l’ossido nitrico cellulare e dunque l’ossigenazione muscolare. Dato che in effetti sono molto dolci, basta aggiungere della polvere di cacao amaro, al 90 %, ricchissimo di flavanoli, anch’essi con forte potere antiossidanti. Gli stessi flavanoli potrebbero essere assunti anche ad esempio con una miscela di maltodestrine e cacao, magari con un pochino di vitamina C, prima di una attività fisica di endurance. Altro trucco, aggiungere alla bevanda di recupero un succo di pompelmo, more, ciliege o amarene o mirtilli ad alto potere antiossidante, che oltre ad un potenziale effetto benefico ne migliorano il gusto, cosa che, dopo una miriade di vasche a dorso, non può che far piacere.
E poi, come Braccio di Ferro insegna, nella dieta di uno sportivo, non devono mai mancare gli spinaci, ricchissimi di betaina, una sostanza capace di intervenire sulla composizione corporea modulandola con un aumento della massa magra rispetto alla diminuzione della massa grassa, ma anche con una azione sui livelli di omocisteina e dunque una azione antinfiammatoria.
La stessa betaina può essere utilizzata come supplemento e numerosi studi ne segnalerebbero l’importanza della sua azione sia negli esercizi aerobici che di forza, ma avrebbe anche un’azione disintossicante a livello epatico, con azione anche sul sistema della adenosil-metionina e miglioramento del tono dell’umore, che va giù insieme alla stanchezza, provocando, nel nostro atleta mancanza di sonno e scarsa voglia di allenarsi. Tornando agli alimenti, troviamo tra i più ricchi di antiossidanti anche i peperoni, cavoletti di Bruxelles, il cavolo verde cotto, la patata dolce e le susine, i kiwi, le prugne, l’arancia, senza dimenticare il Tè verde. Importanti anche i cereali integrali, che come scientificamente dimostrato, sono ricchi di vitamina E, vitamine del complesso B, zinco, rame, selenio, carotenoidi, che sembrano intervenire sui radicali liberi, 50 volte di più delle vitamine C ed E. Benissimo l’olio d’oliva, se conservato bene, in bottiglie di vetro scuro, mantiene inalterati steroli e polifenoli. E poi zenzero, curcuma, salvia, rosmarino, timo ed origano, che oltre ad insaporire i nostri piatti sono dei veri e propri integratori naturai contro lo stress ossidativo. E’ anche vero che intervenire su un sistema così complesso non è affatto semplice ed a volte la stessa molecola si può comportare sia da “buona” che da “cattiva”, come la Vitamina C, che se assunta a dosi di 1 gr/die per un certo periodo potrebbe addirittura favorire i processi ossidativi, se invece ne diminuiamo a meno della metà la dose di assunzione, svolge un potere antiossidante. Allora torniamo alle regole base: alimentarsi sempre sotto il controllo di un professionista, e quando facciamo sport, si al vero integrale, benissimo le spezie, abbondare con la verdura e consumare la giusta dose di frutta, che se eccessiva, stimola la secrezione di insulina e dunque favorirebbe l’aumento della massa grassa. Ci si vede correndo.
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SPORT IN ESTATE
..VA BENE.. MA CON DI MARCO LOMBARDI
ATTENZIONE
Con l’arrivo dell’estate e quindi delle temperature più elevate, è importante in chi pratica sport seguire alcune regole generali di comportamento per affrontare gli allenamenti e/o le gare in sicurezza, evitando particolari disturbi e cali nelle prestazioni. Tutto parte con una corretta alimentazione, la quale deve essere leggera ma equilibrata, cioè contenente tutti i macronutrienti (proteine, grassi, zuccheri) e micronutrienti (vitamine, sali minerali) nelle giuste proporzioni in modo da non compromettere i meccanismi della digestione; a ciò si aggiunge la fondamentale importanza dell’idratazione. Nei mesi estivi infatti l’attività sportiva comporta notevoli perdite di acqua e sali minerali (soprattutto sodio, cloro, magnesio e potassio) attraverso la sudorazione, che devono essere assolutamente reintegrati per favorire il corretto funzionamento cellulare e metabolico dell’organismo. Il consiglio è quello di introdurre i classici due litri di acqua al giorno e in particolare di bere piccole quantità d’acqua durante ad esempio l’allenamento (ogni 15-20 minuti). In affiancamento a questo, in estate è da privilegiare il regolare consumo di frutta e verdura fresca di stagione, fonti alimentari ricche appunto di vitamine e sali minerali, oltre che di fibre, enzimi ed antiossidanti. Tra i minerali citati in precedenza, spiccano
il magnesio e il potassio, la cui perdita e carenza può determinare l’insorgenza precoce di crampi muscolari, alterazioni a livello idroelettrolitico e maggiore stress ossidativo dato dall’accumulo dei cosiddetti “radicali liberi” responsabili dell’invecchiamento di cellule e tessuti. Un’altra indicazione è quella di evitare di svolgere attività fisica durante le ore troppo calde della giornata (indicativamente dalle ore 11 alle ore 17) e ridurre così al minimo il rischio di complicanze come il cosiddetto “colpo di calore”, un repentino aumento della temperatura corporea che può manifestarsi con sintomi più o meno intensi (cefalea, nausea, vomito fino a disturbi della coscienza nei casi più seri).
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Altro aspetto sottovalutato e invece da non trascurare è quello della protezione dai raggi ultravioletti attraverso l’applicazione di creme protettive. Se da un lato l’esposizione ai raggi solari nei mesi estivi è importante per la sintesi cutanea di vitamina D, dall’altra parte un eccesso di esposizione non controllata può provocare fastidiose scottature. Quindi diventa opportuno proteggersi in modo adeguato, in particolare quando si prevedono sessioni sportive di una certa durata. Insieme ad una crema solare protettiva idonea, può essere utile indossare un cappellino ed occhiali da sole che fungono sempre da filtro. Per completare il discorso abbigliamento, è importante utilizzare capi comodi e leggeri che favoriscano la traspirazione cioè lo scambio di calore tra il corpo e l’ambiente. Ritornando all’idratazione, sono ovviamente da evitare bevande alcoliche, caffè e bibite gassate prima o durante la prestazione fisica perché in grado di portare ad uno squilibrio metabolico e funzionale corporeo.
la regolazione fisiologica che poi si verificherà. Quindi runners & bikers mi raccomando: GRADUALITA’ e ASCOLTATE IL VOSTRO CORPO. Dopo questa panoramica generale sulle regole da seguire per fare sport durante i mesi più caldi, vorrei approfondire il ruolo di una ghiandola endocrina che riveste un ruolo cruciale in innumerevoli aspetti della nostra salute: la tiroide. Quest’ultima si trova anatomicamente alla base del collo e attraverso i suoi ormoni (T3 o triiodotironina e T4 o tiroxina) controlla importanti funzioni del nostro organismo tra cui ad esempio il metabolismo, l’attività cardiaca, la riproduzione, l’umore ma anche le performance atletiche. Al giorno d’oggi sempre più persone (soprattutto donne) accusano sintomi riconducibili alle disfunzioni a carico
Molto spesso poi in estate ci si accorge di un calo nelle prestazioni fisiche rispetto alle altre stagioni; questo è assolutamente normale in quanto l’organismo necessita di un pochino di tempo per adattarsi alle nuove condizioni climatiche. Da ciò ne consegue che bisogna essere graduali con gli allenamenti non anticipando
della ghiandola tiroidea rappresentate fondamentalmente da: ipotiroidismo (diminuita funzione della tiroide) e ipertiroidismo (aumentata funzione della tiroide). Portando l’attenzione in specifico all’estate, con l’aumento della temperatura esterna che si verifica, i soggetti con problematiche tiroidee possono avere un peggioramento del loro stato di benessere.
Questo è legato al fatto che gli ormoni tiroidei sono tra i maggiori responsabili del mantenimento del sistema di termoregolazione dell’organismo e di conseguenza gli sbalzi termici possono influire sulle sensazioni soggettive del paziente. Nell’ipertiroidismo c’è un eccesso di ormoni tiroidei che causano un aumento del metabolismo basale: questo comporta un innalzamento della temperatura corporea e, di conseguenza, maggiore sudorazione ed un’aumentata sensazione di caldo. Nell’ipotiroidismo invece il soggetto tenderà ad accusare meno gli effetti del caldo, tuttavia la carenza degli ormoni tiroidei lo porterà ad avvertire maggiormente stanchezza ed affaticamento a causa degli effetti delle alte temperature sulla pressione arteriosa, la quale fisiologicamente con il caldo si abbassa. Per poter funzionare e produrre i suoi ormoni adeguatamente, la tiroide necessita di un microelemento che è lo iodio, rintracciabile principalmente nel pesce (in particolare crostacei e molluschi), nelle alghe e nel sale iodato. In estate, le persone con iperfunzione della tiroide (ipertirodismo) sono portate a non considerare il mare come meta di villeggiatura per il maggior contenuto di iodio presente nell’aria marina. In realtà si è riscontrato che la quantità di iodio che incide maggiormente sul nostro bilancio interno è quella che ingeriamo attraverso i cibi e non tanto quella che inaliamo. La vacanza al mare va bene a tutti quindi. Per concludere in tema vacanze, ricordiamoci di sfruttare le giornate oltre che per il meritato riposo, anche per inserire dell’attività fisica, magari adesso con un pensiero anche alla nostra tiroide. Non mi resta che augurare una buona estate di sport in salute a tutti! A presto
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COACH vs CIOFFA
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La Running School di Roma, con i suoi due gruppi di Gudonia e Terme di Caracalla, è ormai iniziata da circa un mese: dopo il primo approccio conoscitivo, spesso “sconvolgente”, che tendo ad avere con gli atleti esponendo subito le mie metodologie di allenamento “anticonvenzionali”, A partecipare sono pochi, forse anche per via della stagione di vacanze alle porte, ma direi buoni:
siamo ormai lanciati con gli allenamenti i più coraggiosi e determinati, che hanno superato il trauma del primo allenamento insieme, dove durante una corsa a ritmo piuttosto blando, che serve a testare la resistenza nervosa degli allievi ad andare molto lenti (si piano anche per chi pensa di andar pianissimo!), parlo senza sputare un attimo per circa 1h30’, tentando di destrutturare le costruzioni mentali dei malcapitati e di far capire i punti cardine e la logica del mio metodo. Mi sono dilettato, un po’ per gioco e un po’ per curiosità e desiderio di riscontro da parte dei ragazzi che alleno, ad intervistare Alessandra Ciuffa: ottima atleta, ragazza seria, educata e determinata, vittima fino a qualche mese fa di continui infortuni durante la preparazione delle sue gare. Anche lei in qualche modo doveva vendicarsi degli esercizi ed allenamenti “fuori le righe” che le sto proponendo: si è divertita così a farmi un po’ di domande, forse scomode. Veniamo alle domande che ho sottoposto ad Alessandra.
1.
Come hai iniziato a correre, e con quali obiettivi?
Ho iniziato grazie ad una mia amica con la quale prima mi allenavo in piscina e poi in bici; la corsa è entrata a far parte delle nostre uscite per variare gli allenamenti e per trovare anche dei piccoli stimoli con gare dai 5 ai 10 km. Di obiettivi non ne avevo, se non il puro divertimento, ma presto è diventata una passione, per me unica, tanto che ho lasciato gli altri sport ed ora non esiste altro.
2. Running School, correre in gruppo è diverso: quali sono le motivazioni, se ci sono, a correre in un gruppo come quello della Running School?
Correre in gruppo è diverso sicuramente: è prima di tutto piacevole, hai delle persone con le quali poter parlare e confrontarti, l’allenamento diventa meno faticoso a volte neanche ti rendi conto di averlo fatto. La Running school è una scelta per crescere nello sport che amo, per provare a capire dove sbaglio nel gesto della corsa ed impegnarmi a migliorare e correggere i miei errori, per prevenire gli infortuni, per conoscere persone che hanno la mia stessa passione.
3. Cosa ti ha spinto a dare fiducia al lungo soliloquio ed agli strani esercizi che ti ho proposto nel primo allenamento conoscitivo?
Credo che il Coach sia una persona preparata e professionale. La mia scelta di seguirlo è dovuta al modo in cui si è presentato a noi: con semplicità, ci ha raccontato quanto per me è stato sufficiente a capire che con il suo aiuto posso migliorare, posso scoprire ed imparare cose nuove che riguardano questo sport, che ignoravo completamente ma che invece sono fondamentali.
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4. Anche se sono poche settimane che corri nella Running School, seguendo i consigli del Coach e la sua metodologia, che sensazioni hai durante la corsa? Ti sembra di procedere nella giusta direzione?
Già dalla prima lezione ho avuto la consapevolezza di avere fatto la scelta giusta: ogni lezione scopro e imparo cose nuove e sento di muovermi verso la direzione che volevo. Le sensazioni sono di scoperta ed adattamento a nuovi metodi e soprattutto a velocità che non conoscevo: quindi sono assolutamente soddisfatta.
5. In che cosa sono differente rispetto ai precedenti coach/allenatori/preparatori con i quali ti sei confrontata (ovviamente sia in positivo che in negativo)? E i miei allenamenti?
Credo che essere seguiti così da vicino, allenandosi insieme al Coach, sia motivante e rassicurante; hai sempre la possibilità di confrontarti, chiedere e capire. In merito alle esperienze precedenti, ritengo che per ogni professione ci debba essere una preparazione ed una professionalità: purtroppo in passato non ho trovato questo; devo dire che la mia ricerca è stata lunga, ma per fortuna ora credo di aver trovato quello che cercavo.
6.
Com’è il Coach durante gli allenamenti?
7.
Descrivi il coach con tre parole.
E’ stimolante, professionale e mi sento seguita. Preparato, professionale, motivante.
8. Cosa diresti alle tue amiche per convincerle a frequentare la Running School?
“Hei amica, prova una lezione con il Coach!”. E’ sicuramente la scelta migliore per capire, e convincersi che è la strada giusta. Ed ecco invece l’intervista che la Ciuffa ha sottoposto al sottoscritto.
9.
Cosa ti piace della corsa?
10.
Perché fare “un corso di corsa”? Cosa ti ha portato a condurne uno?
La corsa è lo stesso gesto ripetuto milioni di volte, che mi lascia però una sensazione nuova dopo ogni passo. La corsa è qualcosa che mi fa sentire vivo, mi emoziona, mi aiuta e mi ha aiutato ad affrontare e superare momenti difficili. La corsa mi da un profonda sensazione di benessere, mi fa sentire padrone del mio corpo, mi potenzia a livello cerebrale e fisico, mi consente di affrontare i miei limiti e superarli ogni giorno: d’altronde, essendo una attività “innata” dell’essere umano, come potrebbe essere diversamente (se interpretata nel modo giusto)?! Un “corso di corsa” perchè nella società frenetica che viviamo ogni cosa va schedulata e gestita al meglio nei ritagli di tempo a disposizione; quindi, dal momento che ho deciso di fare un corso, doveva essere per forza di cose “di corsa”, altrimenti non avrebbe avuto nessuno il modo ed il tempo di partecipare! Nel mio corso di corsa ho deciso di trasmettere anni di passione, studio, test e sperimentazione a chiunque voglia e sia in grado di apprezzarlo: perchè le passioni e le esperienze, come il sapere, vanno condivisi per avere un senso. Sono convinto che per godere a pieno delle enormi potenzialità della corsa, sia a livello emotivo che fisico, e soprattutto a livello di performance, serva una consapevolezza che molto spesso (quasi sempre) non c’è. 11. E’ più difficile allenare la testa o le gambe di un runner? La testa va “impostata” ed allenata prima del fisico: una testa senza corpo può fare qualcosa di grande, un corpo senza testa nulla. Sicuramente sul lato fisico si riescono facilmente a far migliorare tutti: la cosa difficile è proiettare il runner nella dimensione giusta. Una volta “insegnato” al runner l’approccio, dal quale scaturisce la consapevolezza, la strada è spianata e basta percorrerla passo dopo passo, con i giusti mezzi, la giusta determinazione ed i giusti tempi.
12. Pianifichi attentamente gli allenamenti che proponi o improvvisi a secondo di come si presentano i tuoi “atleti”?
Ho pianificato tanto durante il mio percorso di formazione, ed alla fine ho estrapolato quel “poco ma buono” che risulta efficace. Ho chiare in testa le poche e semplici cose che sono indispensabili per allenare un runner, ed i loro modi e tempi di somministrazione. Al centro del mio coaching c’è sempre l’atleta, ma ancor prima l’essere umano: proprio per questo durante ogni allenamento devo “improvvisare” semplicemente lo strumento da utilizzare per ottenere l’obiettivo pianificato in maniera efficiente ed efficace, in base a chi ho di fronte, alla sua condizione fisica e mentale.
13. Oltre al fatto che le tue allieve sono molto coordinate (non per quel che riguarda il gesto atletico sia chiaro, ma dal punto di vista dell’abbinamento dei colori del vestiario) e sono profumatissime, quali soddisfazioni ti danno ? Ci sono più gratificazioni dal punto di vista umano o sportivo?
Le mie allieve sono profumate anche dopo ore di allenamento a 40 gradi e sudate epiche; non ci sono mezzi per destabilizzare il loro lato fashion! La gratificazione sicuramente è a livello umano: l’emozione più grande è vedere un allievo soddisfatto di aver raggiunto un suo obiettivo, di aver superato il suo limite, di aver acquisito fiducia in se stesso. La gratificazione a livello sportivo, nell’ambiente amatoriale/agonistico non professionistico, è esattamente la stessa cosa; dalle Olimpiadi in sù è un’altra storia!
14.
Quali progetti hai per la Running School ?
Sicuramente quello di portare tutti i ragazzi e ragazze della Running School alle Olimpiadi di Tokio 2020! A parte gli scherzi.. ..il progetto è fare del mio meglio per vedere i “miei” runner determinati, soddisfatti e motivati. La nostra aura positiva per forza di cose contagerà sempre più runner, che si uniranno alla Running School di Roma per condividere con noi il divertimento e la passione della corsa, attraverso un approccio consapevole.
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7 CONSIGLI UTILI
PER PEDALARE SUL BAGNATO DI DAVIDE PETUCCO
Una delle caratteristiche che rende il ciclismo uno degli sport più belli del mondo è che per praticarlo non serve un campo, una palestra, uno spogliatoio. Il nostro “campetto da gioco” è la strada, la natura, l’aria aperta. Questo da un lato regala un enorme senso di libertà, ma ha anche un aspetto negativo: siamo in balia degli eventi atmosferici : freddo, caldo, vento, pioggia. Oggi vorrei parlarti proprio della pioggia. Ci sono periodi dell’anno come la primavera, ma anche questo inizio di estate, in cui il meteo è piuttosto instabile. Sarà capitato anche a te di consultare il meteo in modo compulsivo e di stare con il naso all’insù, prima di partire per un giro per capire se rischiare o no di prendere la pioggia. Per quanto possiamo essere previdenti, è comunque inevitabile prima o poi, trovarci nel bel mezzo di un acquazzone.
Come bisogna comportarsi sotto alla pioggia, con l’asfalto bagnato ? Ho provato a buttare giù qualche regola, frutto del buon senso e della mia esperienza personale. Premessa importante : se proprio non sei costretto a farlo, evita di uscire in bici se le probabilità che piova sono elevate. Questo vale sia per le gare che per gli allenamenti o le uscite con gli amici. I professionisti, a differenza nostra, sono pagati per fare questo mestiere e possono anche permettersi di rischiare l’osso del collo. Inoltre loro corrono con le strade chiuse al traffico. Noi no.
1 – Riduci la velocità Questo può sembrare un consiglio banale ed invece la nostra tendenza se inizia a piovere qual’è ? Iniziare a tirare come dei dannati per arrivare a casa quanto prima possibile.
Niente di più sbagliato. Quando piove intensamente, bastano pochi minuti per inzupparti completamente, da quel momento in avanti poco cambia se arrivi a casa 10 minuti prima. Pedalare sotto la pioggia ad andature elevate aumenta in modo esponenziale tutti i rischi a cui se sottoposto. Hai minore tenuta di strada, minori tempi di reazione, minore visibilità. Insomma, accetta il fatto che oramai sei inzuppato e con calma torna verso casa.
2 – Evita di stare “troppo a ruota” Se sei in gruppo e ti trovi a ruota dei tuoi compagni, evita di stare esattamente in scia di chi ti precede o ti prenderai tutta l’acqua (compreso il fango) che la ruota posteriore del tuo compagno solleva da terra. Questo ti causerà minore visibilità e la perdita di concentrazione. Rimani quindi leggermente spostato di lato, preferibilmente non verso il ciglio della strada, ma verso sinistra per evitare di finire fuori strada. Inoltre evita di rimanere incollato alla scia del compagno davanti, ma lascia qualche decina di centimetri di spazio
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3 – Segnala ostacoli e spostamenti con largo anticipo. Quando piove, tutti i movimenti che compi in bici devono essere lenti e fluidi, evita scatti e cambi repentini di direzione. Ricordati di segnalare i tuoi cambi di direzione (per esempio nelle rotatorie) con largo anticipo, sia alle auto che ai tuoi compagni di gruppo. Lo stesso vale nel caso di ostacoli, buche o asfalto sporco : fai ampi gesti ai tuoi compagni in tempo per permettere loro di non avere problemi.
4 – Sgonfia un po’ le ruote. Uno pneumatico molto gonfio è ottimo su un asfalto liscio ed asciutto, ma la superficie di contatto tra il copertoncino e il terreno è ridotto a pochi millimetri. In caso di pioggia quindi, è buona regola sgonfiare un po’ le ruote per aumentare questa superficie di contatto e quindi migliorare il grip. Quanto sgonfiarle ? Non c’è una regola precisa, anche perché essendo fuori, difficilmente avrai con te un manometro per misurare la pressione delle gomme. Regolati a sensazione, sgonfiale quel tanto che basta per sentire una certa “morbidezza” sotto alla tua specialissima.
5 – Frena in anticipo e in modo fluido La frenata è un momento critico quando sotto di te l’asfalto è bagnato. Ancora una volta usa il buon senso, e in prossimità di una curva o di un semaforo o rotatoria, inizia a frenare con abbondante anticipo. La frenata deve essere sempre fatta con entrambi i freni contemporaneamente, in modo graduale e fluido. Non devi assolutamente pinzare troppo forte, se le ruote iniziano a scivolare finirai inevitabilmente per terra. Nel caso però sentissi che stai perdendo aderenza, il trucco è di mollare i freni, lasciare andare un po’ la bici e dare dei “colpetti” di freno per cercare di recuperare l’aderenza degli pneumatici.
6 – Affronta le curve con cautela Le curve rappresentano un altro momento critico, soprattutto se sei in discesa. Le regole da seguire in questo caso sono sempre di iniziare a frenare con largo anticipo rispetto all’inizio della curva, e scegliere delle traiettorie il più ampie possibile che ti permettano di piegare la bici di pochissimo per mantenere sempre la massima superficie di contatto tra copertone ed asfalto.
7 – Evita le linee segnaletiche Le linee bianche lungo la strada, i passaggi pedonali, gli stop e in generale tutti i segnali dipinti su strada con il bagnato diventano scivolosi come saponette. Evita il più possibile di attraversare questi segnali, ma dato che inevitabilmente dovrai attraversarne qualcuno, cerca di non frenare e soprattutto non cambiare rapidamente traiettoria quando sei sopra una di esse.
Conclusione: La strada è la nostra palestra naturale ed il meteo fa parte del gioco. Se impariamo alcune regole fondamentali, e usiamo soprattutto molto buon senso, possiamo pedalare sul bagnato in modo sicuro. Metti sempre al centro di tutto la tua sicurezza e quella degli altri, per cui se è necessario, fermati in un luogo riparato, aspetta che il tempo migliori e poi riparti. Chi ti aspetta a casa, preferisce che tu rientri con mezz’ora di ritardo, ma sano e salvo. Buone pedalate !
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BASTONCINI
DA FITWALKING
QUALI SI DOVREBBERO UTILIZZARE DI NICOLA FLORIS
Lungo le nostre camminate o allenamenti di Nordic Walking, mi capita di incontrare persone che utilizzano i bastoncini: osservo la tecnica, controllo la postura e infine il bastoncino, ma purtroppo la tecnica presenta qualche falla, la postura non è proprio perfetta e infine, i bastoncini non sono quelli da Nordic Walking. Ecco perché la tecnica non era corretta, idem per la postura.
Nel 90 % dei casi chi usa un bastoncino sbagliato non ha effettuato un corso presso una delle tante scuole disseminate per l’Italia, ma sono persone che hanno letto che l’utilizzo dei bastoncini porta dei benefici e allora ecco che scatta la molla: “ma io ho già un paio di bastoncini”.
Ma quindi, quali bastoncini si dovrebbero utilizzare?
E’ vero, però in questo caso si tratta di bastoncini da Trekking (Figura 1) che non permettono un corretto svolgimento della tecnica sia per la grossezza dell’impugnatura, sia perchè utilizzando la tecnica corretta con il lacciolo del bastoncino da trekking, il bastoncino cadrebbe (Figura 2).
La prima cosa che si deve controllare è il lacciolo del bastoncino, costituito da un guantino vestibile che si innesta all’impugnatura con un ispessimento in plastica (Figura 3). Il guantino facilita il movimento di apertura e chiusura della mano durante il movimento (è uno degli aspetti più importanti della tecnica di base del Nordic Walking). Solitamente il lacciolo viene realizzato con materiali che evitano irritazioni alla pelle e che facilitano l’evaporazione del sudore durante l’attività.
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Si possono utilizzare dei bastoncini telescopici composti da due parti oppure da tre parti, o anche optare per dei bastoncini a misura fissa (sempre che ci si sia consultati con un istruttore qualificato) che trasmettono meno vibrazioni agli arti superiori. Il materiale con i quali i bastoncini sono costruiti è vario, a partire dall’alluminio, al carbonio o in lega di titanio. Ogni materiale ha una sua leggerezza e da esso dipende anche il costo. Il peso varia partendo da circa 270 gr. Fino ai 500 gr. Ogni bastoncino viene corredato da un apposito gommino (pad) da inserire eventualmente sul puntale per attutire colpi e rumori nel caso di attività su terreni più duri. Un aspetto molto importante nella scelta del bastoncino consiste nel regolare la lunghezza giusta, infatti ogni persona dovrebbe acquistare un bastoncino che si adatti alla propria statura. Ma come si calcola la lunghezza corretta di un bastoncino? Le diverse associazioni utilizzano metodi differenti, il più noto tra questi si basa sul
calcolo che utilizza la formula “altezza corporea per 0,66”. La tecnica che viene insegnata dalla nostra associazione nazionale (Associazione Nordic Wellness Italiana) prevede che l’altezza del bastoncino sia regolata in base all’altezza dell’ombelico, partendo dall’innesto del guantino mettendo perpendicolare il bastoncino al terreno. Per evitare acquisti sbagliati consigliamo di rivolgervi sempre ad istruttori qualificati che vi sapranno orientare su un prodotto giusto per le vostre caratteristiche. Buon cammino a tutti.
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