Runners & Bikers Magazine
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NUMERO 03. APRILE 2018. DISTRIBUZIONE GRATUITA .
SAI GUIDARE LA TUA MOUNTAIN BIKE PARLIAMO DI FITWALKING QUASI QUASI DIVENTO GLUTIN FREE
A TUTTA
CORSA
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Torno dalla Mezza Maratona di Napoli, una gara che non scorderò mai. MANUELA BERNA
EDITORIALE
A
TUTTA
CORSA DI MANUELA BERNA
Napoli, una città meravigliosa, dai mille contrasti che mi ha regalato emozioni indescrivibili. Perchè la corsa ha un significato sentimentale per me. E’ un atto d’amore verso me stessa, che detto così potrebbe sembrare assurdo ma attraverso lo sforzo, il sudore e la fatica riesco a trovare il perfetto connubio tra corpo, mente e anima. Un magnifico equilibrio. Il fatto di ritrovarsi tutti, arrivando ognuno da una città diversa, pronti a faticare e gioire con soddisfazione arrivando al traguardo, ciascuno con le proprie forze e debolezze mi affascina. L’adrenalina che provo prima della gara è speciale, unica. Mi guardo intorno e vedo amici che si abbracciano, gruppi che si riscaldano, parenti e amici pronti a fare il tifo e nell’aria quella tensione mista ad euforia che ti fa pensare “ok ci sei, è il tuo momento, dai tutto quello che puoi”. Sono in compagnia di un bel gruppo di amici di Milano, ieri sera ci siamo divertiti moltissimo visitando la città e gustando le
prelibatezze di Napoli. Ma oggi sappiamo che dobbiamo dare il massimo, quindi abbracci, foto di rito, e poi via a riscaldarsi. Entro in griglia, mi guardo intorno e non riconosco nessuno, i miei amici sono mischiati tra i 6.000 partecipanti, ma va bene così, voglio solo pensare a godermi il viaggio. Chiudo gli occhi. Li riapro. Sono carica. Ci siamo. Lo sparo. Si parte. Il primo chilometro è sempre più lento, siamo in tanti e fatico a trovare lo spazio per correre al mio passo. Penso di non essere in forma, arrivo da quattro giorni di sci e ho avuto l’influenza, mi accontento di arrivare bene. Poi succede qualcosa, non so come ma le gambe iniziano a girare, nessuna fatica e quando arrivo sul lungomare Caracciolo il cuore mi esplode letteralmente in petto. Napoli è incantevole e ogni sua bellissima sfumatura mi avvolge e mi incanta al tempo stesso. E’ il momento che preferisco durante le gare, penso a mille cose
e non mi accorgo nemmeno che i chilometri scorrono veloci. Con gli occhi cerco di catturare ogni particolare, penso a quanto è bello correre in questa fresca mattina di febbraio e che la corsa è il gesto atletico più naturale del mondo. Arrivo alla Mostra d’Oltremare, c’è tantissima gente, la musica trionfale che subito mi emoziona e non trattengo le lacrime, taglio il traguardo in 1 ora e 40 minuti, è il mio personal best. Pazzesco, quasi non ci credo e piango, piango di felicità perché la corsa non ti regala nulla, tutto l’impegno e il sacrificio vengono sempre ripagati. Sempre. Una ragazza mi mette la medaglia al collo e si complimenta. E’ impagabile lo sguardo di soddisfazione e di complicità che ci si scambia tra i runner all’arrivo. Non ho vinto niente, ma ho vinto tutto per me stessa perché non ho mai smesso di crederci, non è solo corsa, non è solo sport, questa è magia. Grazie Napoli per avermi regalato queste bellissime emozioni a tutta corsa.
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TUTTO IL MONDO
SI FERMERA’ PER CORRERE WINGS FOR LIFE 6 MAGGIO 2018 ore 13
Una lesione del midollo spinale può capitare a chiunque, in ogni momento. Una scivolata, una caduta o un incidente d’auto e la vita può cambiare per sempre. La ricerca offre la speranza di poter migliorare la qualità della vita delle persone con lesioni al midollo spinale e aiutarle nel loro recupero.
Ecco come funziona: ogni anno la Wings for Life si svolge in varie location del pianeta. Tutti partono esattamente nello stesso momento, alle 11am UTC (le 13 ora italiana). Non importa che sia giorno o notte, che brilli il sole o piova a dirotto ad ogni modo correrai insieme al mondo intero condividendo una splendida esperienza.
Oltre a correre nelle vostre città come partecipanti singoli, correremo assieme nelle città: • • • • • • • • • • • •
Parma Bologna Roma Parco degli Acquedotti Cagliari Brescia Palermo Bari Taranto Lecce Treviglio Voghera Milano
La Wings for Life World Run è un evento globale di beneficenza con un format unico e divertente. E’ una corsa che si svolge in tutto il mondo dove tutti partono insieme e il traguardo ti insegue!
Il gruppo RUNNERS & BIKERS ITALIAN LIVE SPORT, anche quest’anno, vuole supportare la Wings for Life partecipando con una propria squadra. Ovunque siate, qualsiasi cosa stiate facendo, avviate la app ed iniziate a correre, correte più che potete assieme al team virtuale RUNNERS & BIKERS ITALIAN LIVE SPORTS. Come fare per unirti alla squadra? Semplicissimo.. • • • • • • • • • • •
Scaricate la app Wings for Life sul vostro smartphone, Per creare il vostro account, avviate la app e selezionate ‘crea il tuo account’ Dopo aver creato il tuo account, selezionate ‘il tuo profilo’ Selezionate ‘registrazione’ Selezionate ‘corri individualmente’ e completate i vostri dati Selezionate ‘completa le informazioni sull’account’ ed effettuate il pagamento (la tassa di iscrizione non va al gruppo, ma alla organizzazione wings for life) Selezionate nuovamente ‘Registrazione’ Selezionate ‘unisciti ad un running team’ Selezionate lente d’ingrandimento in alto a destra Scrivete nella barra di ricerca ‘italian’ e premete ‘cerca’ Selezionate la squadra Runners & Bikers italian live
Il gioco è fatto! Ed il 6 maggio 2018 alle ore 12.45 scendete per strada, riscaldatevi, avviate la app ed alle 13 la app vi darà lo START e correte, correte più che potete! Partecipate con noi alla causa e portiamo in Italia il titolo di Squadra Campione del Mondo. Per info, chiarimenti o proporvi come leader delle città potete scrivere una email all’indirizzo runnersbikers@gmail. com
Corriamo assieme e facciamo del bene al mondo!
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INFIAMMAZIONE CRONICA DI BASSO GRADO:
COSA SAPERE DI MARCO LOMBARDI
Negli ultimi anni la comunità medico scientifica sta sempre di più considerando il ruolo dell’infiammazione come processo in grado di favorire l’insorgenza e/o il mantenimento di molteplici condizioni patologiche. In particolare, l’attenzione è puntata sulla cosiddetta “infiammazione cronica di basso grado” (o low grade inflammation in inglese) in quanto ha delle caratteristiche peculiari che andremo di seguito a riassumere. Noi tutti conosciamo l’importanza dell’infiammazione acuta, la quale interviene ad esempio quando vi è da eliminare un’infezione o riparare una lesione. Il fatto di essere acuta, esprime un fenomeno di breve durata temporale e che serve per riportare l’organismo ad uno stato di salute e benessere. Discorso ovviamente diverso quando entriamo nel campo dell’infiammazione cronica. In questo caso i livelli infiammatori non si autolimitano nel tempo ma rimangono persistentemente elevati a bassi livelli, rendendo il quadro dei sintomi poco evidente solitamente per diverso tempo.
E quali sono le cause di questo? Sono sicuramente da ricercare nella nostra alimentazione e stili di vita. L’abitudine al consumo di zuccheri semplici, alimenti raffinati e prodotti industriali determina un sovraccarico a livello dell’apparato gastrointestinale che porta nel tempo a sollecitare oltre misura il sistema immunitario. Quest’ultimo a sua volta risponde producendo molecole ad azione infiammatoria in un circolo vizioso negativo. Quindi il primo messaggio è sicuramente quello di seguire una dieta che preveda la varietà e la stagionalità, privilegiando alimenti freschi e vegetali (frutta e verdura),
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grassi buoni come gli acidi grassi essenziali omega-3 del pesce azzurro (azione antinfiammatoria) e l’apporto di fibre contenute in cereali integrali e semi oleosi. Accanto a questo, è sempre importante non trascurare l’aspetto del timing nutrizionale cioè di quando assumere i vari alimenti nell’ottica del rispetto dei ritmi giornalieri di produzione ormonale. Parlando di ritmi ormonali, non si può non parlare di attività fisica e di come all’opposto la sedentarietà rappresenti un’altra causa di aumento dell’infiammazione cronica di basso grado. Non serve correre maratone ma bastano 30 minuti di attività fisica moderata al giorno per garantirci già uno stato di benessere su più fronti. Prendendo in esame altre cause di stimolo infiammatorio per l’organismo, è sempre opportuno ricordare di evitare fumo e alcol, responsabili della maggior formazione dei famosi radicali liberi. Questi ultimi sono atomi o molecole altamente reattive che si legano molto facilmente con altre molecole, dando origine a reazioni nocive e spesso dannose per le cellule. Più vi sono radicali liberi e più di conseguenza aumenta anche l’infiammazione. In un quadro completo vi è anche l’influenza del nostro stato mentale ed in
particolare dell’asse ormonale dello stress. Quando infatti siamo sottoposti a stress particolarmente intensi, il nostro organismo tende a liberare nel circolo sanguigno crescenti quantità di un ormone chiamato cortisolo (definito non a caso “ormone dello stress”) che ha tra gli effetti indesiderati quello di favorire la deposizione di grasso a livello addominale e in particolare viscerale cioè attorno agli organi. Proprio questo tipo di grasso è quello più pericoloso perché è in grado di produrre una serie di sostanze che alimentano il processo infiammatorio responsabile di specifiche alterazioni metaboliche, in primis quella che viene definita insulino-resistenza.
Quando introduciamo una quota di zuccheri, ecco che fisiologicamente interviene un ormone chiamato insulina per riportare nella norma la glicemia che si è appunto alzata a seguito dell’assunzione zuccherina. Nel lungo termine e a seguito di introduzioni massicce di zuccheri e carboidrati raffinati, questo meccanismo di azione si può però inceppare perché le cellule diventano resistenti all’azione dell’insulina, la quale non riesce più ad abbassare efficacemente la glicemia. La conseguenza di ciò è la trasformazione dello zucchero in eccesso in massa grassa principalmente di tipo viscerale, la quale favorisce a sua volta il mantenimento dell’insulinoresistenza e il rischio di sviluppare diabete. Lo stato infiammatorio cronico, come già accennato, non si rende evidente sul piano dei segni e sintomi ma è piuttosto sfumato con ad esempio accumulo di liquidi, difficoltà a perdere peso, fastidi e dolori alle articolazioni di interesse frequente tra gli sportivi.
Oltre a trattamenti diretti al sintomo, diventa quindi necessario non dimenticarsi di considerare tutti gli aspetti di correzione citati in precedenza. Recentemente diversi studi scientifici si stanno concentrando anche sull’equilibrio della flora batterica intestinale come fattore di regolazione infiammatoria generale tramite l’analisi delle popolazioni di microbi che albergano nell’intestino e dei collegamenti tra di loro. Per quanto concerne invece gli esami di laboratorio atti a valutare uno stato di infiammazione cronica di basso grado, attualmente sono in fase di studio alcuni parametri su sangue che possano andare ad integrare i comuni indici infiammatori utilizzati nella pratica medica (VES o velocità di eritrosedimentazione e PCR o proteina C reattiva). Da tutto quello che è stato detto, traspare ancora una volta l’importanza di seguire corretti stili di vita in termine di alimentazione, attività fisica e gestione dello stress per combattere un grande nemico silenzioso rappresentato dall’infiammazione.
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QUASI QUASI
DIVENTO
GLUTEN-FREE DI DANIELE PELUSO
Un paziente viene a studio, mi parla di stanchezza, gonfiori addominali e di qualche gara andata male, mi racconta di alcuni amici che gli hanno detto che di sicuro ha qualche problema con il glutine, basterà seguire una dieta gluten free e tornerà più forte di prima, in fondo lo fanno tutti.
<<quindi lei è celiaco>> è la mia obiezione, la sua risposta <<no no, io sto benissimo, sono sensibile >>. Confusione, forse doveva rivolgersi ad uno psicologo! Facciamo chiarezza. Il glutine (dal latino gluten, colla,) è l’elemento che si forma durante l’impasto di farine di alcuni cereali con acqua, fornendogli elasticità. E’ una grande molecola formata da
Il glutine non è nocivo per chi non ne è allergico, sembra addirittura che, per chi non è affetto da celiachia, l’esclusione del glutine non solo sia inutile, ma potrebbe essere perfino dannosa. due proteine e lo si trova in pane, pasta, dolci e in molti alimenti industriali in cui è usato per dare consistenza. L’un percento della popolazione non può assumerlo, perché affetta da celiachia, malattia con base genetica. Un celiaco è tale se presenta contemporaneamente alterazione dei villi intestinali, aumento dei linfociti intraepiteliali, positività ai test anticorpali e genetici specifici. Quindi per diagnosticare questa patologia si ricorre ad un medico, un gastroenterologo, che provvederà a prescrivere i test specifici, e dopo aver letto i risultati, se presente la celiachia, provvederà ad indicare una dieta priva di glutine. E fin qui siamo tutti d’accordo. Ma, accanto a chi soffre davvero di questa allergia, si infittisce la schiera di chi esclude il glutine dalla dieta perché pensa che sia nocivo, o perché ne è “sensibile”, avverte cioè disturbi simili a quelli di chi è celiaco, pur non essendolo. L’Associazione Italiana Celiachia, nel 2012, ha registrato che dei 240 milioni di euro incassati per acquisto di prodotti senza glutine, 80 milioni arrivano da cittadini che non hanno utilizzato l’esenzione che il sistema sanitario nazionale riconosce ai malati. Le spiegazioni possibili sono due. La prima riguarda l’acquisto di prodotti oltre la spesa massima rimborsata dallo Stato ai malati. La seconda spiegazione punta il dito sull’utilizzo di cibo gluten free da parte di cittadini non celiaci che seguono una moda. Una moda sbagliata, che non poteva non partire dagli Stati Uniti, dove ha ricevuto il sostegno di grandi nomi del jet set, provocando fobie tra le casalinghe appassionate di social network ed aumenti di fatturato impressionanti in aziende nate per soddisfare questa tendenza. Ritorniamo al nostro amato nemico glutine, che troviamo nei cereali come frumento, farro, kamut (altra grande vittoria commerciale), orzo, segale, così come nel malto dei cereali sopra elencati e nei loro derivati come il seitan, brutta notizia per gli amici vegani con idee libere da glutine. L’avena è spesso contaminata dal glutine, mentre non ce n’è nel riso e nel mais.
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Il glutine non è nocivo per chi non ne è allergico, anzi, per essere scientificamente corretti è giusto dire che ad oggi, nessuna ricerca ha dimostrato che il glutine sia in sé dannoso, anche se una serie di organi di “disinformazione” tendono a farci credere il contrario, con articoli allarmisti di fianco a pubblicità di prodotti, costosi e privi di questa demonizzata molecola. Sembra addirittura che, per chi non è affetto da celiachia, l’esclusione del glutine non solo sia inutile, ma potrebbe essere potenzialmente perfino dannosa. Uno studio su oltre 110.000 uomini e donne, seguiti per 26 anni, ha evidenziando che nei non celiaci l’esclusione del glutine non riduce il rischio cardiovascolare e che l’alimentazione gluten free nei non celiaci si associa spessissimo a una riduzione del consumo di cereali integrali, con risultati
opposti, cioè l’aumento del rischio di patologie cardiovascolari. Per chi invece, come il nostro amico runner, dice di avvertire disturbi simili a quelli di chi è celiaco, pur non essendolo, il discorso da fare è più complesso. Chi accusa disturbi digestivi, debolezza e malesseri vari, che spariscono con una dieta gluten free, deve procedere per esclusione: il paziente ha disturbi, non è celiaco, né allergico, perché i test sono negativi, e si conclude che è sensibile al glutine. I punti critici sono però numerosi. Alcune ricerche hanno documentato che, in una percentuale importante di pazienti, la sensibilità al glutine è frutto solo della suggestione, o effetto “placebo”, in particolare quando i potenziali effetti positivi sono largamente promossi dai mass media e da qualche VIP che ne decanta le lodi.
In altri casi, invece, i disturbi potrebbero sì essere legati al tipo di alimentazione, ma non al glutine, ed allora, una maggiore attenzione generale alla dieta ed agli ingredienti che si consumano, porta un evidente beneficio. In alcuni casi si fanno anche danni, infatti è frequente che chi ritiene di essere intollerante, lo pensa perché il suo intestino è irritabile, e si affida ad alimenti gluten free ricchi di mais, alimento che, purtroppo, irrita l’intestino. Quindi sulla sensibilità al glutine ci sono molte riserve, ma è corretto dire invece che la celiachia si può presentare con quadri clinici di diversa gravità e può interessare diversi organi o apparati, ma, come già detto, va diagnosticata da un medico. Allora si può serenamente affermare che la dieta senza glutine non ha alcun specifico effetto sul miglioramento delle condizioni di salute delle persone non celiache o non allergiche al grano. Anche le esaltate proprietà dimagranti sono una leggenda, infatti, una dieta senza glutine non ha effetti sulla diminuzione del peso. Basti pensare che i cosiddetti alimenti dietoterapeutici, non sono, come molti credono, ipocalorici, anzi, spesso per renderli più appetitosi, sono addizionati con oli vegetali polinsaturi, come olio di palma, di cocco e di colza. Basti pensare che il pane senza glutine, ha mediamente una concentrazione di grassi doppia rispetto a quello tradizionale e un contenuto di proteine da due a tre volte inferiore. Non a caso ai celiaci si consiglia di leggere le etichette per evitare gli alimenti con un contenuto di grassi troppo elevato. Ed allora al nostro amico propongo un piano alimentare corretto per il suo fabbisogno da sportivo, con tanto di glutine che ha potere saziante e fornisce il buon sapore e la fragranza giusta agli alimenti che da sempre fanno parte della nostra sana dieta mediterranea. Ci si vede correndo.
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PARLIAMO
DI TECNICA
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IL FITWALKING DI GIORGIO E MAURIZIO DAMILANO
Il fitwalking è una pratica sportiva di tipo non agonistico, nella quale però la componente competitiva non è esclusa. Come potremmo parlare di “sport” se dovessimo pensare che non vi è in fondo la voglia di competere con se stessi e con i miglioramenti che si possono fare? Pertanto dove serve migliorarsi è molto importante imparare al meglio la tecnica dello sport che si pratica. Quando parliamo di fitwalking non facciamo riferimento alla semplice attività di camminare, anche se il camminare dal punto di vista biomeccanico è la radice di questa disciplina.
LA TECNICA DEL FITWALKING Seppure ognuno impari a camminare in modo spontaneo e, terminato il ciclo di apprendimento del cosiddetto cammino adulto che si acquisisce in modo completo attorno ai 3/3,5 anni, continua a praticare il cammino per il resto della vita, non significa che ciò permetta di dare a questa spontaneità una veste sportiva senza adeguarne la tecnica. Partendo da questo presupposto è comprensibile l’importanza di apprendere correttamente la tecnica di fitwalking se si desidera dare al cammino una qualità maggiore e sportiva. Partiamo allora da alcuni concetti base e di semplice comprensione per poi parlare degli aspetti più specifici. L’azione è caratterizzata dal passo, che si sviluppa dall’appoggio di un piede (tacco) a terra e termina con l’appoggio dell’altro piede (tacco). Il passo può essere ampio o corto (lunghezza), lento o veloce (frequenza) ed è accompagnato da un equilibrato movimento delle braccia che sostengono e
aiutano la ritmicità stessa del passo. Questi rappresentano i movimenti principali in un’azione di fitwalking: movimento dei piedi, delle gambe e delle braccia. Tutte le altre azioni che formano il gesto completo del fitwalking sono catalogate come secondarie. I PIEDI L’azione dei piedi è caratterizzata da queste 4 fasi: • Attacco – appoggio del tacco a terra. • Rullata – il progressivo scendere del piede verso il terreno. • Appoggio singolo (o di pianta piena) quando tutta la pianta del piede tocca terra. • Spinta – quando il tacco inizia a staccarsi da terra e il peso si sposta progressivamente verso l’avampiede sino a concludere il movimento in punta all’alluce. Questi sono esattamente gli stessi movimenti che il piede compie nel nostro normale cammino, la differenza sta nella loro forma di esecuzione. Facendo fitwalking questi debbono essere più decisi, incisivi, evidenti.
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Nella fase di attacco l’appoggio è più vigoroso (non è necessario però picchiare, il tacco a terra); l’angolo tra il tacco che tocca terra e la punta del piede rivolta verso l’alto è ben accentuato in modo permettere tempi corretti nei successivi movimenti. La rullata deve accompagnare il piede ad appoggiare a terra evitando una discesa eccessivamente rapida. In altri termini potremmo dire che il piede non deve sbattere immediatamente al suolo. Una buona rullata facilita poi l’azione di spinta senza perdere continuità nel passo. L’appoggio a terra è sostanzialmente una fase di passaggio che lega la parte inziale del movimento a quella della spinta. La spinta deve essere percepita come vigorosa. Essa è il propulsore primo che proietta il fitwalker verso l’avanzamento. Deve essere decisa ma nello stesso tempo non violenta in modo da permettere di compiere un’azione naturale. LE GAMBE Come detto le gambe determinano la falcata. Ossia l’ampiezza del passo e poi la sua frequenza. Un passo troppo lungo non è sinonimo di velocità, in quanto spesso lo si ottiene a discapito di una buona frequenza. Del resto la stessa frequenza non obbligatoriamente, se elevata, garantisce velocità. In effetti essa dipende dal rapporto con la stessa ampiezza. Il lavoro delle gambe deve quindi essere ben equilibrato. Esso è sostenuto dal lavoro dei piedi ed è molto personale. Non vi è una regola diretta che permette di individuare la giusta lunghezza del passo.
LE BRACCIA Le braccia nel fitwalking possono essere utilizzate a piacere in due modi: distese lungo i fianchi o piegate al gomito. Questo utilizzo è legato anche alla velocità della camminata. In effetti più si incrementa la velocità è più in modo naturale si tende a piegare il braccio al gomito per accompagnare l’azione con un movimento oscillatorio delle braccia che possa essere ampio (per favorire l’accompagnamento degli arti inferiori che si distendono) e rapido (per accompagnare in modo sincrono la frequenza delle gambe). In ogni caso l’azione più “classica” delle braccia nel fitwalking è quella piegata al gomito.
GLI ALTRI MOVIMENTI Come detto si tratta di movimenti che vengono definiti secondari. Ciò non significa però che non debbano essere eseguiti in modo corretto. Diciamo che alcuni sono movimenti veri e propri, mentre altri sono posizioni. Risalendo dalle gambe verso l’alto ci troviamo nella zona del bacino. Questa è l’area di congiunzione che mette in collegamento la parte inferiore del corpo con quella superiore. Il bacino gioca un ruolo molto importante nella personale predisposizione ad una buona camminata rapida e alla tecnica di fitwalking. Il busto deve essere mantenuto ben eretto. Non si deve però irrigidirlo non permettendogli più di eseguire quei movimenti leggeri di compensazione che deve fare. Il busto si allinea con le gambe attraverso le diverse articolazioni e questa linea non deve mai spezzarsi. Le spalle devono essere mantenute decontratte così da permettere il miglior movimento della propria articolazione. Testa e collo. La loro posizione corretta è importante in quanto potrebbero sovraccaricare i muscoli dorsali se mantenuta eccessivamente spostata in avanti o, addirittura, spostata all’indietro. Lo sguardo ben posizionato in avanti aiuterà a trovare una corretta posizione di collo e testa.
SEMPLICE E NATURALE MA…….. Come vedete si tratta di gesti semplici perché naturali, legati al nostro modo di muoverci e alla postura tipica del cammino. Per meglio compredere la tecnica possono aiutare alcuni testi come il manuale ufficiale del fitwalking “Camminare Bene” (Fusta editore), ma gli occhi di un esperto e qualificato istruttore non possono essere sostituiti dalla semplice intuizione. Poter contare sul lavoro di un istruttore qualificato per muovere i primi passi nel fitwalking è molto importante. In Italia é oggi possibile trovare centinaia di istruttori, l’elenco dell’albo istruttori è reperibile sul sito www.fitwalking.it)
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VALTELLINA
WINE-TRAIL
A VOLTE I SOGNI SI REALIZZANO DI DAVIDE D’AIELLO
“Un viaggio nella terra dello Champagne, fra atleti e ristoratori della valle per assaporare il celebre vino francese. Galeotta fu quella lunga trasferta e la voglia di addentrarsi, nelle mattinate uggiose di novembre, correndo per svariati km in quei preziosi filari di Pinot e Chardonnay. Tante bevute, tanto divertimento e una scommessa fatta insieme nel viaggio di ritorno: proporre nella nostra valle una competizione di trail running che passasse nei filari vitivinicoli sui nostri impervi terrazzamenti attraversando le antiche cantine che producono l’ottimo Nebbiolo Valtellinese” Marco De Gasperi
Chi di noi Trail Runner non inserisce nel proprio calendario gare un evento a cui non vede l’ora di partecipare? Chi di noi appartenenti allo splendido mondo degli amatori non avrebbe piacere ed onore di confrontarsi e scambiare quattro chiacchiere con un campione del mondo, diverse volte sul gradino più alto del podio in tutte le competizioni di Skyrunner o corsa in montagna?
Valtellina Wine Trail è una festa continua che coinvolge un’ intera valle, una manifestazione voluta e riproposta annualmente da chi non solo vive di sport, ma da chi tiene a promuovere il territorio Ebbene si, io ci sono riuscito ed ho vissuto un fine anno sportivo coi botti. Avevo sentito parlare spesso del valtellina wine trail sia per l’ottima organizzazione ma soprattutto per gli scorci che quella valle riesce a regalare, bellezza e fascino che esplode in tutta la sua interezza con incantevoli borghi e splendidi panorami. Se poi aggiungiamo un emblema come Marco De Gasperi campione mondiale di skyrunner e corsa in montagna che fa gli onori di casa allora pensi veramente di aver scelto una gara tra le più importanti della stagione. Come d’abitudine arrivo a Sondrio qualche giorno prima per vivere i luoghi e soprattutto per iniziare a godere dell’aria di festa che si respira già dal momento dell’iscrizione al VWT. Non appena arrivato in albergo, dopo un lungo viaggio che mi vede attraversare l’Italia lasciando il tempore della mia Sicilia coi suoi 20 gradi a novembre ed arrivo a Sondrio dove di gradi ne trovo non più di 6, ho giusto il tempo di posare i bagagli, indossare qualcosa di pesante e mi dirigo a piazza Garibaldi, il vero cuore pulsante della manifestazione. Incontro Marco super indaffarato che sotto la sua egida coordina il tutto con la precisione di un orologio svizzero, riesco a stringergli la mano e scambiare giusto quattro chiacchiere e si entra già in tema gara. Ecco allora che mi viene consegnato il pettorale numero 175 di colore rosso, quello dedicato a chi corre la distanza più lunga della gara. Sono pronto … la notte vola in fretta, nemmeno il tempo di sognare come sarà la gara che mi ritrovo già sulla linea di partenza a Tirano. Ti accorgi sin da subito che i 44km da percorrere saranno una vera e propria festa, la piazza di Tirano che già alle 08:30 del mattino è addobbata e colma di persone pronte ad incitarti, una band rock che ti mette la carica, non si ha nemmeno il tempo di riflettere e concentrarsi sul “viaggio” da intraprendere che sei già di corsa tra i pittoreschi vicoli della piccola cittadina,
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gpersone in strada ed affacciate ai balconi delle caratteristiche case in pietra che incitano ogni singolo concorrente e che ti spingono a correre i primi km di gara a ritmi forsennati da vero centometrista, ma il bello del Valtellina trail è anche questo. Iniziano così le prime salite, le prime rampe di scale in pietra tra i vigneti, un percorso non troppo tecnico, ma molto corribile dove alterni ripidissime discese ad altrettanto ripide salite, di quelle corte, ma che ti spezzano le gambe. Correre tra due ali di folla per tutto il percorso, tra i terrazzamenti dei vigneti, tra le splendide cantine vinicole dove ti inebri con “l’aspro odor de i vini” come recitava Carducci e dove ad ogni passaggio all’interno delle stesse oltre al buon profumo di vino trovi sempre qualcuno che ti porge la mano come a volerti offrire un bel calice colmo di nettare , i bambini delle scuole dei vari borghi che attraversi tutti giù in strada coi campanacci e ponendoti il cinque : sono tutti ricordi che saranno veramente difficili da dimenticare. Percorso molto veloce, nervoso, con continui cambi di ritmo, spettacolare allo stesso tempo, scenari suggestivi, continui ed abbondanti ristori fino a giungere nuovamente a Sondrio dove corri veramente tra due ali di folla, tutti pronti ad incitarti, tutti li pronti a spingerti per gli ultimi metri, una marea di gente in piazza Garibaldi pronta
ad acclamarti a prescindere dal tempo e del risultato. Questo è stato il mio Valtellina Wine Trail, una gara che avevo programmato ad inizio anno anche perché riesce ad essere sold out dopo pochissimo tempo dell’apertura delle iscrizioni, una gara che sotto certi aspetti non è andata come avevo intenzione di correrla quando l’ho inserita in calendario , ma una gara che, a prescindere da ogni risultato, riesce a rimanere indelebile tra i miei ricordi anche a distanza di tempo per tutto quello che mi ha fatto vivere durante tutti i 44 lunghi e troppo brevi km. Ops…non si può non parlare della lunga notte di festa post gara organizzata in piazza dove tra pizzoccheri, bresaola e buon vino non ti accorgi nemmeno che inizia a piovere, che si sono fatte le due di notte e che tra qualche ora devi riprendere l’aereo per tornare a casa. Valtellina Wine Trail è una festa continua che coinvolge un’ intera valle, una manifestazione voluta e riproposta annualmente da chi non solo vive di sport, ma da chi tiene a promuovere il territorio, una tre giorni che ha visto una miriade di persone provenienti da molte nazioni fare festa tra i sentieri montani e tra le vie cittadine. Valtellina Wine Trail…una valle in festa !
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SEI SICURO
DI SAPER GUIDARE
LA TUA MOUNTAIN BIKE DI MAURIZIO CHERCHI
FEBBRAIO…..il mese piu’ difficile per uno sportivo! Ma siamo pronti tecnicamente? E si diciamolo non è facile superare l’inverno, dover trovare la forza di uscire la mattina presto con il freddo e quando è bello e piacevole stare sotto il piumone e quando dopo l’allenamento c’è da affrontare il lavoro, ufficio, cantiere o nel difficilissimo compito di fare la mamma! Lo sport è fatto di sogni da inseguire, limiti da superare e ci aiuta a sconfiggere e superare tantissime avversità e difficoltà che la vita ci pone nel corso del tempo: lo sappiamo bene. La forza, la passione, la voglia di farsi del bene, proprio in quei momenti ci forniscono l’input per superare quella fase difficile, ed allora indossiamo le scarpette ed il click della cricchetto della scarpa e l’aggancio al pedale sono dolci melodie per le nostre orecchie. Si parte per l’allenamento!
Gli allenamenti di Mountain Bike vanno alla grande, magari si improvvisa, magari si viene seguiti con zelo da un allenatore, magari qualche volta alterniamo allenamenti in MTB ad allenamenti in bici da corsa per finalizzare gli allenamenti, lavoriamo al lungo, al medio, ripetute di salita forza resistente… sempre li con la testa china a scrutare i battiti del cuore, o ad analizzare i valori del misuratore di potenza, il tutto per migliorare la performance. Metodologie di allenamento sempre piu’ scientifiche con uso di strumenti sempre piu’ sofisticati, che possiamo affermare senza paura di smentite, sono di grande aiuto al ciclismo e alla mtb…ma che non bastano a completare il quadro generale di un biker! Anzi dovrebbero venire dopo, non prima, di andare su per le montagne e buttarci giù per i sentieri. Quello che vorrei trasmettere è che prima di buttarci a capofitto in lunghe discese di un bosco, dovremmo imparare a conoscere la nostra Mountain Bike, conoscere come governala lungo i sentieri in discesa, tra salti curve e tratti dalle pendenze
talmente ripide che anche una capra si rifiuterebbe puntando i piedi! La stagione invernale è l’ideale per rinfrescare e migliorare i punti di tecnica su cui siamo carenti, lavorarci per farli diventare il nostro punto di forza. La filosofia alla base degli allenamenti, che vorrei proporvi come spunto di riflessione, è basato su quanto ho riscontrato nel corso della mia esperienza da mountain biker sfegatato oltre a quanto rilevato in anni di corsi di MTB. Quando inizio un corso di guida principianti cerco di intervistare i partecipanti al corso, con l’obiettivo di capire quali sono le difficoltà che gli amici rilevano. La stragrande maggiorparte delle volte mi sento dire: stare fermi in surplace sulla bici!
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NUMERO 03. APRILE 2018. DISTRIBUZIONE GRATUITA.
E si la prima cosa che si impara quando si levano le rotelle, quando i nostri genitori ci aiutano in quel gesto che ha tanti significati morali: benvenuto nella vita. ORA CAMMINA DA SOLO! La spiegazione degli esercizi di equilibrio statico inizia parlando di fisica, di baricentri e centri di massa della bici e del biker, come questi influenzino il comportamento da tenere durante la guida tra gli ostacoli! Quando ci troviamo davanti ad una discesa pendente, sarebbe bene rallentare scrutare la traiettoria ideale e questo lo facciamo restando in surplace per poi partire, il surplace lo usiamo tutti i giorni anche durante l’uso della bici in città, restando fermi in equilibrio per far passare il pedone o al rosso del semaforo. E’ li che cerchiamo di ascoltare la bici! Restare in surplace è una tecnica, infatti, che presuppone il fatto che si resti in su dalla sella (quindi non seduti) in modo da poter spostare la bici sotto di noi eliminando un punto di contatto (che sono sempre tre, manubrio-sella-pedali) e agevolando i movimenti.
Dovremo quindi cercare con lo sguardo un punto fisso davanti a noi sulla ruota, con le pedivelle orizzontali e il piede destro avanti, applicheremo una forza che verrà compensata spostando la ruota verso sinistra. Il che farà si che riusciremo a stare in equilibrio, a volte usando i freni quando siamo in discesa o in piano, a volte no quando ci troviamo su una pendenza. Altra tecnica di guida, importante da mettere a punto, all’inizio di un percorso di miglioramento è il superamento di un ostacolo come un gradino, una radice o un gradino. Molti biker trovano davanti ad un ostacolo un vero e proprio freno mentale, bloccandosi e irrigidendosi e quindi aumentando esponenzialmente le probabilità di caduta. Sicuramente quello che consiglio a chi ha paura nell’eseguire questa tecnica di guida, è quello di scomporre l’esercizio in diversi step, che provo a descrivere di seguito.
Primo step - Anticipazione: prepararsi all’ostacolo ad una velocità non troppo elevata, alzare il sedere dalla sella, posizionare centralmente ripetto alla mountain bike con le braccia e le ginocchia flesse, quindi osservare l’ostacolo calcolando il tempo corretto in relazione alla velocità di percorrenza in cui staccare Secondo step Sollevamento della ruota anteriore: piegarsi verso il manubrio e conseguentemente estendere le braccia insieme al capo e al busto verso la parte posteriore in modo da sollevare la ruota anteriore e portare Terzo step: Sollevamento della ruota posteriore: prima che questo impatti sul gradino piegando leggermente le ginocchia e le caviglie verso il basso, e subito dopo dare un piccolo colpo di reni in modo da aiutare la ruota posteriore nell’alleggerimento e il superamente dell’ostacolo Quarto step:ritorno in posizione: Tornare giu e riprendere l’assetto di guida centrale.
Questa è un sintesi di tutti i movimenti da eseguire della tecnica del salto Sicuramente dovrete esercitarvi in modo che la ruota anteriore non ricada sul gradino o sull’ostacolo, o che cada prima di questo. Il tempo e la sincronizzazione dei movimenti sono fondamentale! Spiegare tutte le tecniche in un articolo sarebbe impossibile, ma sicuramente frequentare un corso di tecnica con istruttori certificati è l’ideale. Altro fattore da tenere in considerazione è di utilizzare un approccio progressivo in cui si impara e mettono a punto tutte le tecniche in una maniera graduale, permettendo il consolidamento e la pratica di quanto appreso per poi procedere per gradi e migliorare se stessi. Ogni cosa al suo tempo, il consiglio che do a tutti è quello che un corso base fa bene a tutti, si ripassano le tecniche di guida base, si apprende l’umiltà e si migliora: SEMPRE!
Marco Lombardi Federico Maria Sacchetti Matteo Maria D’Anella Carolina Martinelli Daniele Peluso Alessio Franco Marco Nustrini Alessandro Mansueto Maurizio Cherchi Cristian Peterlin Davide D’Aiello Carlo Facheris Gianluca Perra Maurizio Seneci Nicola Floris Francesca Andina Giorgio Da Milano Maurizio Da Milano Jose BrBorich Oltre che Fabio Barnaba Visual Design Fausto Marzo Il Magazine Runners & Bikers Italian Live Sport è proprietà del Gruppo Runners & Bikers Italian Live Sport. Ne sono vietate le copie e le traduzioni totali o parziali. GRUPPO RUNNERS & BIKERS ITALIAN LIVE SPORT Il gruppo Runners & Bikers Italian Live Sports è reperibile all’indirizzo email runnersbikers@gmail.com Seguici anche su FACEBOOK: https://www.facebook.com/groups/1411880849130771/ LINKEDIN: https://www.linkedin.com/groups/Runners-Bikers-Italian-Live-Sports-7424730/about GARMIN CONNECT: https://connect.garmin.com/modern/group/1467670 STRAVA: https://www.strava.com/clubs/304622/