Running Evolution Magazine 04

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Memorandum FEBBRAIO MARATONA DI S.VALENTINO - Terni 42Km – 21Km 17-Feb-2013 www.maratonadisanvalentino.it Maratona: €30 entro il 31.12.2012 €35 entro il 09.02.2013 Mezzamaratona: €18 entro il 31.12.2012 €20 entro il 09.02.2013 ROMA-OSTIA (21Km) 24-Feb-2013 www.romaostia.it € 32 dal 19 Dic 2012 al 01 Feb 2013 MARZO TREVISO MARATHON (42Km) 03-Mar-2013 www.trevisomarathon.com € 42 dall’1 Gen. al 16 Feb. € 48 dal 17 al 24 Feb. Per gli atleti classificati in almeno una

delle ultime tre edizioni della Treviso Marathon (2010-2011-2012) è previsto uno sconto di 5 € sulla quota d’iscrizione MARATONA DI ROMA (42Km) 17-Mar-2013 www.maratonadiroma.it € 75 fino al 31 Gen 2013 € 80 fino al 04 Mar 2013 APRILE MILANO CITY MARATHON (42Km) 07-Apr-2013 milanocitymarathon.gazzetta.it €49 da 1001 a 3000 iscritti €54 da 3001 a 4000 iscritti €59 da 4001 a 5000 iscritti €65 da 5001 a 5500 iscritti €80 da 5501 iscritti. MARATONA DI SANT ANTONIO Padova 42Km / 21-Apr-2013 maratonasantantonio.it € 35,00 entro il 31/01/2013 € 40,00 dal 01/02/2013 al 31/03/2013 € 50,00 dal 01/04/2013 al 14/04/2013

Si ringrazia per il contributo fotografico www.mariomoretti.it www.romacorre.it (Roberto Dalmazi)

RUNNING EVOLUTION MAGAZINE Bimestrale sportivo a diffusione gratuita. Anno 1 numero 4 Registrazione n°1/2012 al Tribunale di Velletri Direttore Responsabile: Marco Caroni Proprietario ed Editore: Running Evolution a.s.d. Redazione: Via Piave, 1 - Frascati redazione@runningevolution.it Responsabile della Redazione: Giampiero Cacciato Hanno collaborato: M. Regina Bortolato, M. Teresa Cannuccia, Andrea Cardinali, Valeria Colonna, Andrea De Felici, Antonella De Nardo, Liliana Farronato, Alessandro Fasoli, Fausto Giuliani, Francesco Middei, Ivana Oldani, Salvatore Paolini . Non si riconoscono compensi o attestazioni per foto e articoli pubblicati anche se firmati. Progetto grafico: M.G.S. srl Via Piave, 1 00044 Frascati Stampa: Poligrafica Laziale Piazzale Sandro Pertini 4/6 Frascati Foto di copertina: Corsa dei Santi 2012 Chiuso in redazione il 10/12/2012

LA TERAPIA MANUALE DELLO SPORTIVO La Medicina e terapia Manuale fa parte delle cosiddette "medicine alternative", un ampio ed eterogeneo gruppo di pratiche diagnostiche e terapeutiche che generalmente non sono considerate dalla medicina ufficiale, basata fondamentalmente sulla terapia farmacologica o chirurgica. La situazione della Medicina e terapia Manuale è diversa, perché si tratta di una disciplina che, pur basandosi sulla terapia manipolativa già utilizzata prima in Osteopatia e poi in Chiropratica, si è sviluppata sotto un continuo controllo critico e in un contesto teorico accettabile anche dalla medicina tradizionale, grazie all'opera di studiosi come Maigne in Francia e Sell in Germania. Le indicazioni della Medicina e terapia Manuale sono le sindromi dolorose, localizzate alla colonna vertebrale e alle articolazioni degli arti, di natura benigna, cioè dovute a errata postura, artrosi sintomatica o esiti di traumi, patologie per le quali spesso non è soddisfacente il trattamento medico convenzionale e non è indicato il trattamento chirurgico. "La terapia manuale concentra la propria attenzione sulle relazioni tra struttura (principalmente la colonna vertebrale) e funzione (coordinata dal sistema nervoso) e sul modo in cui tale equilibrio influenza il recupero e il mantenimento della salute" La prassi comprende: • la formulazione della diagnosi dello specialista e la valutazione dell'operatore • l’intervento per il ripristino dell’integrità neurologica e biomeccanica attraverso il trattamento manuale (OSTEOPATICO O CHIROPRATICO) adatto al caso • terapie manuali con particolare rilievo attribuito alla manipolazione o mobilizzazione vertebrale • terapie fisiche, programmi d’esercizio, rieducazione del paziente • consulenza ai pazienti sullo stile di vita più salutare. Tra le patologie più diffuse in cui la terapia manuale risulta efficace nel 90-95% dei casi, ricordiamo: - Ernie del disco e discopatie - Scoliosi e cifosi giovanili e dell`adulto - Sindromi Posturali - Stenosi del canale vertebrale - Spondilolisi e Spondilolistesi - Artrosi del rachide - Esiti di traumi distorsivi di ginocchia e caviglia - Cefalee e Vertigini - Lesioni nervose periferiche (Deficit dello S.P.E., ecc) - Osteoporosi del rachide (anche con crolli vertebrali) - Esiti di interventi chirurgici sulla colonna vertebrale - Spalle dolenti, congelate anche con calcificazioni - Pubalgia e tendinite - Tunnel Carpale - Artrosi dell`Anca e delle ginocchia anche molto gravi - Lesioni muscolari (stiramenti, strappi) - Lesioni nervose centrali (ictus, scherosi multipla) La terapia Manuale (svolta da mani esperte) è un trattamento non rischioso. La terapia Manuale è il trattamento con la più alta percentuale di efficacia. è previsto in genere un ciclo di 6-7 sedute a frequenza settimanale o bisettimanale. A volte già dalle prime sedute ci può essere un effetto risolutore. A cura del dott.fkt Fabio Barigelli e del dott. Roberto Scaramella D.O

Lo studio professionale fisioterapico KINESIS in collaborazione con la RUNNING EVOLUTION propone agli iscritti della società un supporto professionale e competente per ogni esigenza e necessità!


EDITORIALE

LINEA DI PARTENZA

E

siamo arrivati alla fine di questo 2012 che ci ha visto nascere e già fortemente crescere. Il primo anno di questo Magazine è volato via ma ha già creato attenzione da parte di tutti i podisti del Lazio e, forse, si pone come una delle poche novità nel panorama editoriale riservato al podismo. Nel nostro piccolo riusciamo a raccontare, con un occhio e un taglio diverso, ciò che succede nel mondo della corsa. Abbiamo l’occasione di poter avvicinare personaggi importanti dell’Atletica italiana e di conoscere meglio sia atleti orange e sia società podistiche amiche. In tutto questo cerchiamo di mettere un po’ di leggerezza e simpatia, cerchiamo di non prenderci troppo sul serio e di far conoscere meglio l’attività del nostro gruppo. In questo numero faremo una bella chiacchierata con Andrea Barberi, atleta di valore europeo che detiene il Record italiano dei 400 metri. E’ stato nostro gradito ospite alla ultima CorriColonna e ci ha fatto piacere farci raccontare il suo rapporto con la corsa. Abbiamo poi due bei racconti di nostri inviati speciali a New York, Alessandro Fasoli e Francesco Middei, veramente particolare leggere la cronaca di una gara non svolta, un evento mancato che diventa comunque evento storico. Con il nostro Presidente Fausto Giuliani scopriamo il significato e l’origine del nostro Rito Maori; ed infine il racconto delle bellissime sensazioni vissute dalla nostra Teresa Cannuccia alla 100 km del Sahara. Non ci resta che augurarvi una allegra lettura e un Buon 2013 di cuore a tutti. Il momento del nostro paese non è dei migliori, ma con un paio di scarpette ai nostri piedi tutto diventa più leggero.

di Giampiero Cacciato

Gocce di diritto

Avv. Liliana Farronato

Sia per noi atleti impegnati nell’atletica leggera che per i nostri gruppi sportivi, Novembre e Dicembre sono i mesi dedicati al rinnovo dei rispettivi tesseramenti: come noto, infatti, nell’ordinamento sportivo italiano, la partecipazione ad una gara podistica ufficiale con diritto a risultati certificati presuppone per gli atleti il tesseramento con un gruppo sportivo il quale deve essere o affiliato al CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) tramite la FIDAL o almeno riconosciuto dal CONI tramite un EPS, Ente di Promozione Sportiva. Ma quale è la differenza tra il tesseramento FIDAL e il tesseramento con EPS? Dal punto di vista delle competizioni sportive, che è quello che maggiormente interessa noi atleti master, praticamente nessuna soprattutto perché la maggior parte delle gare competitive è aperte ai tesserati sia FIDAL che EPS e le competizioni riservate agli uni o agli altri ammettono la partecipazione anche degli “esterni” previo un specifico tesseramento giornaliero. La scelta tra i due tesseramenti, pertanto, ben potrebbe basarsi anche semplicemente su criteri economici legati ai costi d’iscrizione e ai servizi offerti quali le strutture sportive accessibili, le coperture assicurative etc etc. Per questa ragione di opportunità economica, molti gruppi sportivi aderiscono sia alla FIDAL che ad un EPS proprio per consentire ai propri iscritti di poter scegliere tra l’uno e l’altro tesseramento ovvero di aderire ad entrambi per usufruire di ogni possibile vantaggio (agli atleti infatti, è vietato solo il contemporaneo tesseramento con più società FIDAL ma non il doppio tesseramento FIDAL/EPS). La differenza tra i due tesseramenti è sul piano del valore giuridico dell’iscrizione e del suo riconoscimento anche a livello internazionale. L’atleta che ambisca alla partecipazione olimpica ovvero a portare i colori della nazionale italiana nei campionati europei o in quelli mondiali deve essere necessariamente tesserato FIDAL perché la FIDAL, oltre ad essere un’articolazione del CONI, che, infatti, per legge è definito Confederazione delle Federazioni Sportive Nazionali Italiane (art. 2 D.Lgs 242/1999 e succ.mod.) è componente ufficiale degli organismi internazionali dell’atletica (la IAAF, ovvero la Federazione mondiale, e l’EA, l’associazione europea) con il compito di curare la composizione delle squadre nazionali azzurre che prendono parte alle manifestazioni internazionali ad ogni livello (per i Giochi Olimpici, di concerto con il CONI). Infine è opportuno sapere anche che nel mese di novembre, si sono svolte le assemblee regionali della FIDAL per il rinnovo dei Consigli Regionali. Nella nostra regione, il Lazio, lo scorso 10 novembre 2012, il Presidente uscente Marco Pietrogiacomi è uscito vincitore dall’interessante confronto elettorale con l’altro candidato Roberto De Benedictis e, quindi, per il prossimo quadriennio olimpico, è impegnato nell’attuazione del suo programma elettorale che dovrebbe essere ancora scaricabile dal sito www.fidallazio.org.

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Dicembre 2012


INTERVISTA TRIPLA ADRIAN GHIDUC Età, professione e nazionalità

Dove abiti

41 anni, magazziniere, romena

Da 15 anni in Italia e vivo nei pressi di Torbellamonaca: il Campus di Tor Vergata è il mio regno, la mia palestra podistica

JAMES DICKSON

XAVIER LEFORT

Ho compiuto 44 anni, lavoro come capogruppo in un’azienda che si occupa di dati satellitari e sono di nazionalità britannica. Abito a Grottaferrata dal 1993. Cinque minuti dopo di essere uscito da casa sto correndo sul Tuscolo!

45 anni (ma ancora con quasi tutti i capelli), ingegnere in aeronautica, francese ma soprattutto europeo (corro sotto bandiera italiana). Grottaferrata da 6 mesi, ma in Italia da 7 anni, quando dico questo mi vergogno sempre del livello del mio italiano …

Da quanto tempo corri?

Da 3 anni, però in Romania ho fatto sempre attività sportiva, anche a livello professionistico. Facevo parte di una squadra di pallamano e qualche soddisfazione me la sono tolta...

Correvo in pista a scuola, poi da adulto non ho corso per anni, ed ho riscoperto lo sport nel 2000.

Corro dal 2009, l’anno della mia prima maratona che avevo previsto come un obiettivo, una fine, e non un inizio… poi la Famiglia Orange mi ha contaminato e assorbito nel 2010!

La gara più bella

Mi ricorderò sempre la prima gara: nel 2009 , a Colonna… Ero emozionato un sacco, sia perché era la mia “prima volta” sia nel vedere tutta quella gente in canotta e mutande ad attendere lo sparo dello starter.

Le gare più belle sono quelle in salita, per esempio la Salitredici sul monte Amiata, quella di Monte Cassino e la Speata.

Senza dubbio la maratona di Roma. Ho corso le ultime quattro edizioni, ed è sempre un luogo dove i simboli prendono senso e vita : vedere tutti questi “gladiatori dell’ asfalto” pronti allo sforzo supremo nello stesso ambiente di quelli di 2000 anni fa è proprio un emozione.

Il tuo gruppo in due parole, come sei stato accolto

Sono stato accolto benissimo soprattutto perché ho avuto la fortuna di incontrare Mario Bonanno che poi mi ha fatto conoscere anche i Bonanno Boy’s (Cusano, Pedone, Santelli etc.) con i quali spesso mi alleno.

Tribù Maori! Lo spirito del gruppo si vede nelle parole di incoraggiamento che si danno l’uno all’altra.

Il presidente mi ha accolto come se fossi già un vecchio amico (ero invece una timidissima pippa transalpina), affibbiandomi comunque (il furbo) pantaloni stampati “RE” che non erano della taglia giusta. Inoltre ho conosciuto tanta gente che non si da per nulla delle arie.

La maratona di Roma di quest’anno: il mio grande esordio sui 42 km! Tanta emozione e felicità infinita!

Tornare a correre dopo la temuta fascite plantare. Mi ha colpito da un giorno all’altro e ci sono voluti 6 mesi per guarirmi; nei giorni peggiori mi faceva male zoppicare da una stanza all’altra. Era molto frustrante. Poter finire una gara con soltanto i normali dolori muscolari è una bella soddisfazione.

Forse aver corso l’edizione 2011 della Mezza dei Castelli Romani con uno strappo alla coscia … una sfida diciamo … personale.

Il tuo Presidente in due parole

Un grande (hai detto 2 parole…)

Tanta energia!

Un tipo di Dio Greco dei tempi moderni, ma più alla portata...

Cosa vorresti chiedergli

Uno sconto sulla quota annuale ? anche se non lo farà mai, ma io ci provo lo stesso…

Una bussola. A volte mi perdo. Sarebbe meglio non iniziare mai a praticare la corsa ad orientamento.

Parlare meno romanesco, pantaloni meno ampi, ed una birra a persona al traguardo della Corricolonna, prego.

La gara che ricordi con più affetto

Il Trail dei 2 Laghi. A sentire sotto i piedi solo terra, acqua e fango è stato come tornare all’essenza della corsa. La mia mole abbastanza massiccia si è trovata a proprio agio…

La maratona di Roma del 2005: perché era la mia prima maratona e perché vedere tutti i bei monumenti di Roma uno dopo l’altro senza dover combattere con il traffico …

Probabilmente la “Marathon de l’Espace”, corsa a Kourou nel 2011 sotto il sole equatoriale nella compagnia del mio amico Ignasi che mi ha accompagnato in bici su tutto il percorso per rifornirmi di acqua e gridarmi continuamente “ce la fai, ci sei quasi, allez !” Grande ricordo ! E la birra, c’era !

La gara che vorresti cancellare dai tuoi ricordi

Corri nel Campus, 2011. Eppure giocavo in casa… ma quando si soffre, casa o non casa, tutto sembra brutto!

La gara di Monte Artemisio a Velletri. C’erano delle buche coperte di foglie e c’erano dei sassi cosparsi anche essi coperti di foglie e non sapevo dove mettere il piede. Ho sentito “crack!” come un ramo che si spezza, poi un dolore atroce, e nell’ arco di 10 secondi la caviglia si è gonfiata come se fosse un’arancia infilata sotto la pelle. Non sono stato l’unico quel giorno a finire la gara in ambulanza.

La Corricolonna 2011, dove mi sono ferito su per quelle maledette strette strade colonnesi! Scherzo ovviamente, caro Presidente… mai parlar male della nostra amata gara!

Uno slogan nella tua lingua che calzi per la RE

Portocalii de toate varstele,uniti-va! (se mi fai lo sconto sulla quota, ti faccio la traduzione…) ?

Orange marathoners never run out of juice!

Come vedi il tuo futuro in orange

Breve… vista la richiesta... A parte gli scherzi, spero di far parte di questo gruppo per tanto tempo ancora e di fare tanti chilometri insieme.

Corre è uno sport che si può praticare fino alla vecchiaia. Intendo fare cosi, se Dio vuole.

Nella mia lingua non mi viene, ma nella nostra lingua comune ne trovo due : “Ave Fauste, currituri te salutant” e “RE patria nostra” (motto in latino appena ritoccato della “légion étrangère”), che vedrei bene sulla mia maglietta orange. A 45 anni, per diversi motivi non voglio anticipare nulla, invece vedo bene i miei figli con la maglietta della RE, si stanno già allenando per il 18° anno. Io li osservo con calma, dando consigli, ma non troppi, devono imparare a conoscersi: la base dell’attività agonistica.

La più bella soddisfazione in orange?

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NEW YORK: CRONACA DI UN’’AVVENTURA

L

’estate è ormai passata, gli allenamenti sotto il sole a temperature da vigili del fuoco sono ormai alle spalle, tutto è pronto per il viaggio della mia vita , per la maratona sognata già da bambino quando un certo Orlando Pizzolato invadeva i tg e il mio interesse per la corsa cresceva nel mio animo. In quei giorni ho iniziato a pensare a New York, quello che aveva fatto quell’ italiano e bissato l’anno dopo è rimasto per molto in un angolo della mia mente e proprio ora sapevo di avere la possibilità e la preparazione adeguata per affrontare con un buon risultato questa esperienza . Deciso a portarmi anche i miei due figli e mia moglie per testimoniare l’evento, arriva il sabato della partenza; l’emozione è la stessa che precede ogni viaggio e le domande che mi ripeto sono quelle che affronto ogni volta che devo andare lontano: avrò dimenticato qualcosa da mettere nella valigia? Avrò portato maglie pesanti se farà freddo… E’ sabato e l’aria del mattino è frizzante, tutto procede per il meglio: stamattina ho avuto tempo anche per una corsetta per sgranchire le gambe e per salutare il mio amico barista della Garbatella; una bella doccia, ricontrollo la valigia e chiamo il taxi. Sulla strada i semafori ordinatamente si fanno verdi uno dopo l’altro e raggiungiamo l’aeroporto con grande anticipo. “Quanto devo” chiedo all’autista: 38 euro mi risponde, incredulo ne lascio anche due di mancia e dico a mia moglie che

Dicembre 2012

di Alessandro Fasoli la corsa fino a Fiumicino di solito costa di più e che il tassista ci ha trattato molto bene. Arriviamo al check in della Lufthansa e una signorina ci domanda “ avete fatto il check in on line?” La nostra risposta negativa non la sorprende, e prontamente, siccome siamo una famiglia al completo, ci fa passare prima di altri e il check in ce lo fa fare insieme alla consegna del bagaglio. Già, il bagaglio, avevo letto più volte sulle riviste specialistiche che nel bagaglio non vanno messe le scarpe della maratona, che è preferibile metterle ai piedi perché non si sa mai, ma oggi cosa vuoi che succeda, oggi è una bellissima giornata, tutto gira a meraviglia, cosa può succedere e poi in nessun viaggio abbiamo smarrito o aspettato le valige, le valige sono sempre arrivate prima di noi! Arrivano intanto i nostri amici di viaggio e andiamo subito


dentro il gate del nostro volo e iniziamo a parlare del tempo che ci aspetta a New York. Saranno piovosi solo martedì e mercoledì, il resto della settimana coperto ma poi esce il sole, sembrava tranquillizzarci uno schermo di fronte a noi. Nel mentre ci giunge la notizia che il nostro volo accusa un ritardo tecnico alla partenza. Vedrai, i tedeschi so’ forti mica come quelli dell’ Alitalia che fanno impicci… ora ci chiamano, aspetta un’ attimo… Partiamo con due ore di ritardo per Francoforte ed è questo il preludio dei nostri guai. Arrivati a Francoforte subito ci troviamo costretti a correre per salire sul jumbo che sta decollando dall’altra parte dell’aeroporto (1km)… arriviamo al gate e abbiamo anche dei problemi di intendimento con un operatore che parla solo tedesco e anche il pc non riconosce i nostri nomi . Finalmente ci imbarcano. Dietro di noi si chiudono le porte e i passeggeri già seduti e allacciati tirano un sospiro di sollievo, avranno pensato: ecco i soliti Italianidioti. Mentre il colosso dell’aria si sposta notiamo passare su un carrello a terra le nostre valige e allora mi iniziano a sorgere i primi dubbi: arriveranno ‘ste benedette valigie? Atterriamo al JFK di New York in perfetto orario ma i nostri bagagli arriveranno solo la sera del giorno dopo; dalla proprietaria della casa in cui siamo alloggiati sappiamo che martedì arriverà “the huricane Sandy” e in città sono tutti in allerta. E fu così che ci trovammo costretti ad attendere i nostri bagagli tappati in casa per quattro giorni perché fuori tutto era chiuso, i negozi, ma soprattutto le stazioni della metro ed imperversava un forte vento accompagnato da una pioggia fastidiosissima. I nostri bagagli arriveranno solo il 2 novembre, venerdì, e completamente bagnati di acqua di mare perché l’aeroporto si era allagato e le nostre valige erano custodite al suo interno. E per finire questo viaggio davvero complesso il 3 novembre

al telegiornale annunciano che la Maratona di New York, la più importante maratona del mondo che nonostante vento, pioggia , torri che cadono, non è mai stata annullata, dopo 25 anni viene sospesa per i danni provocati dall’uragano! Che sconfitta! Che faticate vane quelle preparate con tanta cura… però tutte quelle persone senza luce né acqua calda, quei morti… sì, è giusta questa decisione, forse data un po’ troppo tardi però giusta… e io mi sono reso conto che, dopo tutti i km fatti a piedi a New York per andare da un quartiere all’altro perché non funzionavano le metro e il traffico di superficie superava di dieci volte quello di Roma, non sarei mai riuscito a fare il mio tempo migliore in maratona (avrei senza dubbio alcuno fatto quello peggiore). Che cos’altro aggiungere… non ho altre parole da usare per dirvi la mia delusione ma anche stupore per questa città così nuova: per me… questa è stata la mia Maratona di New York, una maratona che ora considero un miraggio…

Alessandro Fasoli

2.59.11 Firenze 25 Novembre 2012 GIUSTIZIA È FATTA! (n.d.r.)

La famiglia Fasoli a Firenze


E

pensare che io ce l'avevo messa tutta, ma quando le cose partono male... finiscono peggio. Il 2012, l'anno delle tragedie.... i Maya hanno previsto la fine del mondo ed io compio 40 anni. Due ottimi motivi per regalarmi il sogno della Maratona con la M maiuscola, quella di New York, la Mecca di ogni runner. Mi informo, prenoto e pago e a metà gennaio ho già tutto: volo, albergo ed iscrizione....non devo fare altro che allenarmi. Decido quindi di anticipare le vacanze estive a luglio, in modo da poter iniziare la mia tabella senza la "scocciatura" delle ferie. Rientro in Italia il 22 ed il 25, bello e riposato, esco per il primo (PRIMO!!!) allenamento, 12km ad andatura lenta: 1km, 2km, 3km, crack... sento una fitta al polpaccio destro... no, vabbe' dai... è solo un crampo, al massimo una piccola contrattura...due minuti di stretching e passa tutto.... riprovo.... nulla da fare. Torno a casa con la coda tra le gambe e un nervo per capello... la diagnosi è inclemente: lesione di secondo grado al gemello mediale e cinque settimane di stop. "Dottore, ma io devo andare a New York, ho già pagato tutto!!!" e lui..."ma ancora non avete capito che la corsa fa male? Perché non cambia sport?". Mi rassegno a passare il mio primo mese di allenamento tra cure, dubbi e angosce e ricomincio a correre solo a settembre inoltrato...meno di due mesi per preparare una maratona, anzi, La Maratona, ma se quello che dicono i Maya è vero, questa è la mia ultima possibilità...ce la posso fare, ce la devo fare!!!

Dicembre 2012

di Francesco Middei Mi massacro nel vero senso della parola, pianifico gli impegni di lavoro in funzione degli allenamenti, rinuncio a vedere gli amici e vado a correre ogni volta che posso, corro anche per andare in bagno e riesco in qualche modo a recuperare quanto perso. Certo, il sogno del Personal Best è probabilmente svanito, ma perlomeno ho raggiunto una condizione che mi dovrebbe consentire di finirLa e comincio a mostrare un timido ottimismo. Peccato che poi è arrivata Sandy... strade allagate, aeroporti chiusi, devastazioni ovunque... ma stai a vede' che ‘sti Maya c'avevano ragione e hanno solo sbagliato giorno? “…Vabbe' dai, quelli sono americani e vedrai che in due giorni rimettono in piedi New York ....e poi La Maratona è un simbolo della città, si deve correre per forza, l'ha detto anche il Sindaco!!!".... mortacci sua!!! Lunedì 29 ottobre: aeroporti chiusi....vabbe' tanto io parto giovedì.... martedì 30 ottobre: aeroporti chiusi…tranquilli, io parto giovedì... mercoledì 31 ottobre: aeroporti ancora chiusi... Porca miseria, io devo partire domani!!! ... mi confermano il volo solamente mercoledì sera... ”Ormai è fatta!!! Si parte!!! Si corre!!!". Prendo la valigia (fino a quel momento tenuta in armadio per scaramanzia) e la preparo in pochi minuti, mando una mail agli amici per informali della bella notizia e volo a New York.


Venerdì mattina il tempo è splendido (stai a vede' che invece i Maya se so' sbagliati?) . Vado subito al centro Maratona per ritirare il pettorale.... oltre che per comprare qualsiasi cosa con su scritto "ING NYC Marathon 2012"...come fai a non spendere almeno 150 dollari in inutili gadget americani? Sono eccitato e non vedo l'ora di massacrarmi le gambe sui tremendi ponti Newyorkesi, devo solo stare attento a mangiare bene e a non stancarmi troppo dietro a mia moglie tra i negozi della Fifth Avenue. Quando mi è arrivato l'sms di un amico che si dispiaceva per l'annullamento della gara gli ho anche detto che era un rincoglionito e che aveva letto male..."No, no... sei tu il rincoglionito, il sindaco ha detto che non si può correre, è scritto su tutti i siti"... arilimortacci sua!!! Un paio di telefonate e purtroppo la tremenda conferma!! Fatiche, soldi e sogni buttati... non sarà la fine del mondo, ma è comunque colpa dei Maya... Ho passato gli ultimi giorni a NY ad imprecare ogni volta che vedevo un cartello con la pubblicità della Maratona, a prendermi gli "aimsorry" dei Newyorkesi ed a consolarmi a vicenda con gli altri runners, tutti facilmente riconoscibili dalle scarpe da corsa indossate sotto i jeans e soprattutto dai musi lunghi. Veniamo però a quel poco di bello che c'è stato... La NonMaratona del Central Park. Quello che abbiamo visto e vissuto domenica mattina, la mattina della Maratona, è stato qualcosa di unico e probabilmente irripetibile (Maya permettendo). Non ci sono stati appuntamenti ufficiali o comunicati sui Social Network stile flash mod, ma ero sicuro che quel giorno Central Park sarebbe stato il fulcro mondiale della corsa… e così è stato. In migliaia, colorati, incazzati e gioiosi, abbiamo occupato il parco e ce lo siamo corso in ogni direzione. Io non so dire in quanti fossimo, c'è chi parla di 40.000, chi addirittura di più, so solo che io una cosa del genere non l'ho mai vista: ho corso lungo l'anello esterno del parco per due volte, una in senso orario ed una antiorario, e per tutti i 23km ho faticato a trovare varchi per poter superare gli altri corridori, rischiando diversi frontali e calpestando diversi piedi. Abbiamo corso in un clima festoso e surreale, in mezzo a Newyorkesi scesi dalle loro case con improvvisati tavoli rifornimenti o semplicemente per venire ad incitarci.

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Mi rendevo conto che stavo correndo qualcosa di unico, magico e irripetibile, ma non riuscivo ad essere felice... passare poi sotto il cartello del 26mo miglio è stato il colpo finale! Ho corso insieme ad un amico per oltre due ore ed in tutto il tempo ci saremo scambiati si e no 4 parole...non le riporto perché sono un signore!! Ripensandoci adesso riconosco che questa esperienza mi ha lasciato ricordi se non belli, perlomeno unici ... e poi potrò sempre affermare che sono stato uno di quelli che hanno corso la prima edizione della Non Maratona di New York. Per concludere posso anche dire di aver imparato due cose. La prima è che con la forza di volontà si può ottenere quasi tutto: si possono superare le fatiche degli allenamenti, gli impegni familiari e di lavoro, le scuse più banali per non andare a correre e la sfiga degli infortuni, ma quello che ancora non si può battere è la forza della natura; la seconda è che possono continuare a prendersi i nostri soldi e forse i nostri sogni... ma non riusciranno mai a toglierci la voglia di correre. Inutile dire che ci vedremo a New York 2013...sempre che i Maya non abbiano ragione! FRANCESCO MIDDEI 3.34.32 Firenze 25 Novembre 2012: stavolta c’era il sole! (n.d.r.)


Quattro ch

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unning vuol dire corsa e corsa non vuol dire soltanto distanze lunghe, ma anche più brevi come ad esempio le discipline della pista tra le quali quella dei 400 metri. Dopo essere stato nostro gradito ospite alla Corricolonna 2012, in questo numero di RE Magazine, proviamo a conoscere meglio Andrea Barberi, primatista italiano sui 400 m, con 45"19, stabilito a Rieti nell’Agosto del 2006. Il vecchio primato stabilito da Mauro Zuliani durava da ben 25 anni. Andrea, parlaci un po’ di te, è vero che hai iniziato tardi con l'atletica? Si è vero, ho iniziato a 14 anni, quando a scuola mi hanno proposto di correre una gara di cento metri nelle selezioni locali dei Giochi della Gioventù. Ho vinto quella gara e quel giorno era presente Riccardo Pisani che mi ha notato e proposto di frequentare i centri giovanili delle Fiamme Gialle. Qual è stata la molla che ti ha fatto pensare che quello sarebbe stato il tuo sport? In precedenza avevo praticato il calcio, come molti bambini della mia età, ma anche li mi dicevano che ero molto veloce. Per me l’atletica leggera era uno sport nuovo, ma il fatto che con il passare del tempo arrivavano buoni risultati con facilità è stato un incentivo per continuare. Se avessi iniziato prima con l’atletica leggera, sarebbe cambiato qualcosa? No. Secondo me no. Magari avrei conseguito prima i risultati che poi ho avuto. Ricordi i tuoi idoli di allora?

Ovviamente Pietro Mennea che era l’idolo di tutti e che poi ho avuto il piacere di conoscere. Sei tu che hai scelto i 400 oppure i 400 hanno scelto te? Sono i quattrocento che hanno scelto me. Da bambino non conoscevo questo sport, conoscevo soltanto il nome di Pietro Mennea, quindi il mio sogno era di fare atletica e correre la velocità pura. Nella categoria allievi correvo soltanto i cento e i duecento metri arrivando terzo ai campionati italiani nei duecento. Fino a quando un giorno il mio ex tecnico mi ha proposto di correre una gara di quattrocento metri. La disciplina non mi piaceva molto, l’idea del giro di pista non mi entusiasmava. Alla fine della gara, corsa piano, dissi che non avrei più corso un quattrocento! Però il mio allenatore ha insistito e la settimana dopo corsi ancora e migliorai di un secondo e mezzo. Entro l’anno arrivai a correrli in 50”70, un tempo accettabile. L’anno successivo il gruppo sportivo giovanile delle Fiamme Gialle, mi chiese di coprire una gara della categoria superiore nei Campionati Italiani di Società. Vinsi la gara in 49”08. Da quel momento mi sono dedicato a questa specialità. Avresti qualche idea per far sì che i giovani si avvicinino alla corsa prima di quando è successo a te? Come atleta rappresentativo delle Fiamme Gialle vado spesso nelle scuole di Roma e Provincia e questa e’ una domanda che mi pongono frequentemente. Io credo che il problema parta già da lì, dalle scuole. Le ore di educazione fisica vengono sacrificate con facilità. Spesso le strutture non sono adeguate e non permettono l’insegnamento e la pratica dello sport che oltre a far bene insegna anche valori come la lealtà, il rispetto e il sacrificio. Tutti valori che si sono un po’ persi. Abbiamo letto che durante le competizioni hai una "curva" personale di tifosi…? I miei primi sostenitori sono i miei genitori e mio fratello. C’è poi un gruppo di amici che mi segue sempre, inoltre quando ho partecipato ai Campionati Italiani a Rieti sono stati organizzati due pullman dal mio paese (San Gregorio da Sassola a pochi chilometri da Tivoli); per un paesino di 1500 persone due pullman e’ un bel traguardo. Ti ricordi come è andata la gara in cui hai stabilito il record Italiano? In quel periodo stavo molto bene, avevo avuto dei buoni risultati agli europei, sentivo che il record era alla mia portata. Mi ricordo che il giorno della gara partii da casa che pioveva e le buone sensazioni che avevo avuto mi stavano abbandonando. Quando arrivai a Rieti però il tempo si era rimesso e quindi riacquistai fiducia, tutto andò per il meglio e feci il primato Italiano. Gli americani chiamano i 400 il giro della morte. Sei d’accordo?


hiacchiere con... ANDREA BARBERI di Andrea De Felici & Ivana Oldani

D’accordissimo. E’ la gara più dura dell’atletica. La sensazione e la stanchezza che si provano all’arrivo di un quattrocento non si possono spiegare. Quando poi però fai il risultato, la soddisfazione è doppia. Quali sono le immagini più belle che finora sono impresse nella tua carriera? Ce ne sono un paio fra tutte, la prima, quella positiva, il record italiano stabilito a Rieti. La seconda, negativa, i Campionati Europei di Göteborg dove , con una strategia di gara più audace avrei potuto vincere la medaglia di bronzo persa per un decimo e mezzo. Peccato, perché stavo bene. Hai dei rimpianti? Di rimpianti ne ho due, il primo è che sicuramente l’anno del record italiano avrei potuto correre i quattrocento in meno di 45”. Correre al di sotto di quel tempo vuol dire essere tra i migliori al mondo. Il secondo è il non aver partecipato alle Olimpiadi. Ho fatto 3 partecipazioni ai Mondiali, 5 agli Europei e nemmeno una alle Olimpiadi. Si, questo e’ un grosso rimpianto. Cosa vedi nel tuo futuro? Quali sono i tuoi progetti? Bella domanda! Non ho ancora deciso. Mi piacerebbe rimanere nell’ambiente, ma non è l’unica cosa che ho in mente. Ho ancora qualche anno per pensarci. Correre per un gruppo sportivo militare può portare alla lunga ad un appagamento? L’appartenenza a un gruppo sportivo militare ti dà la possibilità di dedicarti allo sport a tempo pieno e per questo ringrazio le Fiamme Gialle. Per molti atleti è stato un traguardo finale, per

me è stato sì un traguardo, ma soprattutto un punto di partenza. Tuttavia il giorno che mi renderò conto di non riuscire ad avere dei risultati sufficienti sarò io stesso ad andare dal comandante a dire, non ho più voglia di correre, non ho più voglia di fare figuracce in giro. Come gestisci lo stress pre-gara? In genere non subisco lo stress pre- gara. Bisogna essere sicuri di se stessi. In gara devi fare solamente quello che hai fatto bene tutti i giorni in allenamento. Come ci si allena per una distanza come i 400m? I quattrocento metri sono molto difficili da interpretare come gara, ma sono altrettanto difficili da preparare. Sono un misto tra forza, resistenza e velocità. Quindi non bisogna trascurare niente. La distribuzione delle sforzo e’ la cosa più problematica. Io per fortuna in quello sono sempre stato bravo. Come si svolge la vita di un atleta professionista? Ci alleniamo sia al mattino che di pomeriggio. La mattina ci svegliamo e andiamo in palestra, poi si pranza e nel pomeriggio si torna in pista. La sera non ce la fai a fare altro. Il sabato ci permettiamo qualche distrazione anche noi. Hai avuto modo di seguire la vicenda Schwazer e soprattutto l’ultima intervista rilasciata qualche giorno fa? Non siamo qui per giudicare, ma che idea te ne sei fatto? Mi dispiace perché era un atleta molto rappresentativo. Penso che ognuno nella vita faccia delle scelte a suo rischio e pericolo. Nello sport però non ci sono scappatoie, i risultati si costruiscono con fatica e con il lavoro duro. Ed è proprio con questi principi che Andrea Barberi si propone di affrontare la prossima stagione ed i prossimi impegni, cercando di ritrovare quelle sensazioni che nel 2006 lo hanno portato ad essere il più veloce italiano di sempre nella sua specialità.


Dicembre 2012


A L C E NT RO M E D I CO- F I S I OT E R A P I CO “ES P E R I A” DA OLT R E 15 A N N I AS S I ST I A MO G LI AT LET I AG ON I ST I E D A M ATOR I A LI : S COP R I A MO I N S I E M E COM E In questo numero del giornale vogliamo parlarvi di come vengono seguiti gli sportivi presso il nostro centro medico-fisioterapico e del perché siamo diventati un importante punto di riferimento per tutto quello che riguarda la medicina riabilitativa, la fisioterapia e la diagnostica strumentale. DALLA DIAGNOSI ALLA CURA L’atleta agonista o lo sportivo amatoriale viene guidato dal nostro staff a cominciare dalla delicata fase della diagnosi. Troppe volte abbiamo assistito a diagnosi errate con conseguente perdita di tempo e risultati mediocri; potremmo racchiudere questo particolare momento in una frase emblematica “incominciare bene per progredire meglio”. Insieme ai nostri medici specialisti e a fisioterapisti specializzati in riabilitazione sportiva, sarai guidato verso i migliori risultati. UN’ EQUIPE CHE RUOTA INTORNO A TE Facciamo del “gioco” di squadra una delle nostre componenti basilari e siamo fortemente convinti che è per questo motivo che abbiamo raggiunto risultati importanti. Il paziente viene messo al centro del programma fisioterapico- riabilitativo, durante il quale sarà supportato e seguito da professionisti che da oltre 15 anni affrontano con impegno e dedizione il complesso mondo della riabilitazione sportiva. METODOLOGIE E TECNOLOGIE INNOVATIVE Se ad una valida squadra di medici, fisioterapisti e tecnici gli si forniscono anche “armi” tecnologicamente evolute e metodologie di lavoro efficaci il mix vincente è presto fatto. Possiamo vantarci di avere a nostra disposizione strumenti estremamente efficaci, e, cosa ancora più importante, fisioterapisti altamente specializzati e formati nell’utilizzo di queste moderne apparecchiature. Per rendere meglio l’idea prendiamo ad esempio la ormai nota TECAR TERAPIA; non basta avere a disposizione la macchina TECAR ma bisogna avere un bravo “pilota” che sia capace di guidarla e saper sfruttare al meglio le notevoli potenzialità di questo strumento (il centro ESPERIA è uno dei primi centri HUMAN TECAR d’ Italia). LA NOSTRA FISIOTERAPIA, LE MIGLIORI “ARMI” AL NOSTRO FIANCO TECAR TERAPIA (CENTRO SPECIALIZZATO HUMAN TECAR) “HILT” TERAPIA (LASER AD ALTA POTENZA “HILT”) V.I.S.S. (VIBRATION SOUND SYSTEM) D.E.B. (DELOS EQUILIBRIUM BOARD) ULTRASUONI ELETTROTERAPIA TRADIZIONALE INFRAROSSI LA TERAPIA MANUALE E LE METODOLOGIE UTILIZZATE DAI MIGLIORI TERAPISTI AL MONDO MAITLAND CONCEPT • MCKENZIE • MULLIGAN METODO BIENFAIT • KABAT (FACILITAZIONE NEUROMUSCOLARE PROPRIOCETTIVA) SHIATSU • OSTEOPATIA • GINNASTICA POSTURALE (MET. SOUCHARD E MEZIERES) MASSAGGIO CRANIO-SACRALE • LINFODRENAGGIO (MET. LE DUC) MASSAGGIO (PRE E POST GARA) • PILATES • GINNASTICA DOLCE LA MEDICINA SPECIALISTICA ORTOPEDIA • FISIATRIA NEUROCHIRURGIA • DIETOLOGIA ENDOCRINOLOGIA MEDICINA DELLO SPORT ANGIOLOGIA • NEUROLOGIA LA DIAGNOSTICA STRUMENTALE Insieme ai nostri specialisti abbiamo dato vita a questa importante “DIVISIONE” nel rispetto dei più alti standard di qualità: ECOGRAFIE (MUSCOLO-SCHELETRICHE) ECOGRAFIE INTERNISTICHE (FEGATO, STOMACO, TIROIDE, ECC.) ECOCARDIOGRAMMI • ELETTROMIOGRAFIE ECOCOLORDOPPLER • TEST BAROPODOMETRICI • ELETTROCARDIOGRAMMI Vogliamo ricordarvi inoltre che presso il nostro centro potrete svolgere una VALUTAZIONE GRATUITA con uno dei nostri terapisti, che saprà consigliarvi, aiutandovi nello scegliere il percorso migliore per affrontare il vostro problema. Non ci resta che salutarvi, ricordandovi che per i lettori della rivista “RE MAGAZINE” sono previsti sconti ed offerte vantaggiose, e che sono attive molte convenzioni con associazioni sportive e gruppi podistici. Per ulteriori informazioni potrete rivolgervi presso la nostra segreteria o consultare il nostro sito internet:

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UN CERC HIO SEMP SEM

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a sua prima gara è stata il CorriRoma del settembre 2006, si partiva e si arrivava sotto l’Arco di Costantino, una gara di 11 km in notturna. Quel giorno ebbi il piacere e la fortuna di conoscere Mario Bonanno che si avvicinava in punta di piedi al mondo del podismo. La Running Evolution era nata da pochi mesi e lui oramai lo possiamo considerare uno dei Soci Fondatori – non per nulla ha già gareggiato più di 160 volte. Qualche settimana dopo, avendo oramai preso confidenza con il gruppo, mi si avvicina e mi propone una sorta di rito propiziatorio prima di ogni gara “sai Fausto, sono un grande appassionato di rugby e riuscire in qualche modo a ricreare l’atmosfera dei grandi All Blacks Neozelandesi per me sarebbe il massimo!”. Strabuzzo un po’ gli occhi… lo guardo fisso “che vorresti fare?” “un rito pregara come i grandi guerrieri Maori!”. “Ma tutti a me capitano” pensavo… però Mario aveva un entusiasmo tale che in quel momento mi stava già convincendo. E così ebbe inizio quello che impropriamente abbiamo ribattezzato “Rito Maori”, quel cerchio che gli Orange della Running Evolution formano una mezzoretta prima della partenza di quasi tutte le gare. Tutto iniziò con la distribuzione di semplici fotocopie con su riportato

lo slogan da urlare, anche a questo aveva pensato Mario… E da allora oramai è un appuntamento che anche tanti altri amici di altre squadre non si vogliono perdere; è semplicemente divertente osservare, soprattutto nei piccoli centri di provincia, tante persone restare di stucco mentre tutti abbracciati urliamo quel “rrrrrrrunning!” e poi “evolution, evolution, evolution” con il salto finale in aria.


PRE PIU’ MAGIC O di Fausto Giuliani Nel nostro cerchio oramai si festeggiano compleanni, si dà il benvenuto ai nuovi iscritti, ci si complimenta per il traguardo delle “100 gare in orange”… ma quello che abbiamo fatto proprio sotto Castel S. Angelo, in occasione della Corsa dei Santi, lo scorso primo novembre, credo che sia qualcosa di emozionante e altamente toccante. Abbiamo invitato nel nostro cerchio anche Pino Coccia, Presidente della Podistica Solidarietà, per ricordare Carlo, il fratello del nostro caro Andrea Tedeschi, nonché atleta Orange della Podistica. Ebbene, le parole di Marione e di Pino sono salite direttamente lassù dove Carlo continua a correre. Ci si scherza nel nostro cerchio, come è giusto che sia, c’è chi si vergogna e scappa per non “essere messo in mezzo”, si fa a gara a chi urla di più… ora lo possiamo dire “è un cerchio veramente magico!” e caro Mario credo sia merito tuo e del tuo spirito di atleta vero e leale.

Carlo e Andrea Tedeschi - Speata 2011


PARACORSA Quest’anno olimpico ci siamo infiammati ad applaudire le gesta dei nostri atleti ma forse mai come nel passato, abbiamo scoperto la grandezza dei nostri atleti diversamente abili. Il medagliere italiano delle paralimpiadi ha chiuso orgogliosamente con 28 medaglie, tante quante ne hanno vinte i nostri atleti normodotati. Abbiamo dunque scoperto che la disabilità non è necessariamente un ostacolo alla pratica dello sport, lo diventa se si viene lasciati soli a risolvere il problema. Qualcuno si è accorto di questo e forse così nascono i Maratonabili. Li si incontra in Toscana ma, chissà, forse non aspettano altro che di espandersi anche in altre regioni. Un piccolo gruppo di ultramaratoneti con la voglia di dimostrare che anche le persone con disabilità, sia fisica che cognitiva, possono essere membri attivi ed esempio della comunità. Un gruppo che è cresciuto nel tempo e che porta non vedenti e ragazzi su sedia a rotelle a correre perfino le maratone. Le sedie sono su misura e particolarmente adattate alla corsa. Purtroppo costano e devono essere fatte ad arte, pena il ribaltamento anche del malcapitato occupante. Gli atleti volontari di maratonabili si alternano alla guida della sedia, i più esperti sui percorsi più accidentati, e permettono al diversamente abile di vivere l’emozione di una maratona e di impegnarsi per raggiungere questo traguardo. Non è facilissimo ma si può imparare a guidare una sedia e percorrere con il disabile distanze sempre più grandi. Questo tipo di volontariato è impegnato anche nella raccolta fondi per poter avere più sedie attrezzate disponibili e poter, così, portare più amanti della corsa diversamente abili a vivere questa avventura. A volte invece sono i disabili stessi che si aiutano per ricercare soluzioni. E’ il caso dell’intraprendente Michele Pavan, non vedente, che ha creato il portale “disabilincorsa”. Un luogo virtuale, dunque su scala nazionale, dove possono mettersi in contatto persone disabili che vogliono fare sport e persone disponibili a dargli una mano per praticarlo. Attivo dal 2003, chi vuole accompagnare un non vedente a praticare sport all’aria aperta, non ha che da compilare una scheda on-line, specificando in quale sport è disponibile all’accompagno, dove e come vuole essere contattato. Sarà l’aspirante sportivo non vedente a contattarlo. Michele, come i Maratonabili, hanno aiutato molti ad avvicinarsi allo sport ed in alcuni casi anche all’agonismo. Spingere una sedia a rotelle costa un minimo di impegno in più,

di Valeria Colonna

infatti ci si alterna alla guida. Nel caso delle persone non vedenti basta una certa attenzione e un cordoncino per la corsa. Un tandem, posseduto dai non vedenti appassionati, per il ciclismo, uno zaino con maniglia per le escursioni in montagna. Forse bisogna solo andare oltre l’idea di correre necessariamente con chi ha il nostro stesso passo, forse si può trovare un’ora di tempo da dedicare ad allenare qualcun altro, semplicemente correndogli accanto e prestando i propri occhi, le proprie gambe o la propria energia. Se c’è qualcuno, dunque, che non corre per vincere, che non corre per migliorare ogni volta il suo personal best, che non corre per provare esperienze mistiche, che non sa più perché corre, ecco, questo qualcuno potrebbe correre in compagnia di un diversamente abile e fare una nuova, bellissima, esperienza di corsa insieme. Vincere è arrivare per primo alla linea del traguardo, a volte è semplicemente arrivare alla linea della partenza. Buona corsa A TUTTI! www.maratonabili.org www.disabilincorsa.com

L’Angolo di Paolini QUANDO LA MARATONA DÀ I NUMERI. Si pensa spesso solo alla preparazione atletica, ai tempi, all'attrezzatura Hi-Tech, ma cosa c'è dietro una maratona? Quest'anno per la prima volta dal 1970, la mitica maratona di NY non è stata corsa ma, se si fosse svolta, questi sarebbero stati più o meno i suoi numeri: oltre 43.000 maratoneti (nell'edizione del 2009), 6.000 volontari, 38 punti di soccorso (30 defibrillatori, oltre 400 barelle, oltre 186 Kg di ghiaccio e 400 tubetti di vasellina), 360.000 litri di liquidi (tra acqua e integratori), oltre 2 milioni di bicchieri (in materiale riciclabile), 1.700 toilette chimiche, oltre 40.000 tazze di caffè (in pasticche o tradizionali), 70 camion per il deposito borse, 50.000 sacchetti con alimenti per il post gara e altrettanti teli termici.

Dicembre 2012


Vellutata di zucca e carote di Maria Regina Bortolato Dopo aver ripetuto più volte che correre non è sufficiente per dimagrire ma che per correre veloci è “meglio” essere leggeri, vi ho promesso che avrei parlato della Dieta a Zona, la famosa 40-30-30. Va tenuto conto anche che io sono da sempre eternamente a dieta ed eternamente “grassottella” o “cicciottella “ a seconda della gentilezza di chi me lo fa notare. Ho innumerevoli volte discusso sulla “lentezza” del mio metabolismo e particolarmente con gli ingegneri più ottusi che solo perché hanno studiato anni fa un po’ di fisica mi ricordano un qualche cosa che ha a che fare con calorie bruciate ecc. ecc. Sostengono cioè che non è vero che ingrasso anche se non mangio. E’ anche vero che d’altra parte a certe cose non riesco a rinunciare e tra queste il vino, ora poi che sono diventata un sommelier…. La rivelazione per me è stata la moglie del presidente che esibendo una forma splendida mi ha parlato della dieta a zona e spiegandomi mi ha detto “Studia”; ho comprato il libro e ho visto che aveva ragione.

“Il metodo alimentare Zona, (in inglese Zone Diet) è una dieta ideata negli Stati Uniti dal biochimico Barry Sears. Consiste in un metodo per mantenere la produzione di insulina in una "zona" né troppo alta né troppo bassa ed è basata sui concetti di "equilibrio" e "moderazione" degli alimenti, assunti secondo una distribuzione di macronutrienti basati sulla formula 40-30-30 (40% carboidrati, 30% proteine, 30% grassi) nonché su una adeguata attività fisica e sul controllo quotidiano dello stress.” Ho imparato a mangiare cinque volte al giorno e permettermi anche il cioccolato, quello fondente, al quale è difficile resistere. All’inizio mi preparavo i vari pasti, come previsto nel libro, poi mi sono stufata e ho imparato a fare in modo che ogni pasto o spuntino non fosse solo di carboidrati, ma comprendesse sempre anche un po’ di grassi e proteine. Seguendo poi l’evoluzione delle varie diete e indicazioni, che anche per televisione i vari guru forniscono, ho potuto constare un nuova sensibilità verso l’indice glicemico; il mio amico Marco dice poi che aiuta anche a correre meglio e lui è uno che se ne intende. Quindi, ancora vino, pasta, ecc. ma anche yogurt, ricotta, bresaola e mandorle. Io sono sempre un po’ grassottella ma ho anche fatto un po’ pace con me stessa, coscia lunga nella prossima vita, in giro ci sono ancora quelli che sostengono che un po’ di ciccia al posto giusto…

VELLUTATA DI ZUCCA E CAROTE Ingredienti (per due persone): 300g di zucca già pulita della buccia (qualità violina, credo si chiami così) 1 grossa carota o due medie mezza cipolla rossa 5cm di porro salvia secca sale 2 cucchiaini di dado granulare di verdura (o brodo di verdura) 300g di acqua circa 1 cucchiaio circa di olio extravergine Aggiunta personale: timo, rosmarino, mirto e zenzero; tritate finemente il porro e la cipolla e metteteli in padella insieme alla zucca e alla carota fatte a dadini... Aggiungete l'olio e mezzo bicchiere d'acqua e fate cuocere, finché il tutto sarà ammorbidito. Aggiungete poi il dado e l'acqua e cuocete finché zucca e carota saranno morbidissimi. Aggiustate di sale, aggiungete la salvia e frullate il tutto con il minipimer... Fate poi restringere la vellutata a fuoco alto mescolando costantemente. Servite calda con dei crostini e abbondante parmigiano. Volendolo portare poi in “Zona”, basta aggiunger del formaggio cremoso (le proteine) e tutto sarà ancora più gustoso.



SAHARA L

di Maria Teresa Cannuccia

a 100 Km del Sahara è molto più di un’esperienza affascinante, è molto più di vivere mille emozioni, è molto più della fatica, del sudore, delle lacrime, è molto più di una gara. La 100 Km del Sahara è vedere una splendida luna piena che ti illumina e ti indica la strada da seguire, che ti guarda e veglia sulla tua persona. E’ senso di libertà, perché sei solo tu e decidi cosa fare. E’ silenzio che ti fa stare in pace con te stesso, perché siamo lontani da tutti e da tutto. E’ confrontarsi con le proprie paure e capire che tutto è possibile, basta volerlo. E’ conoscere luoghi sconosciuti, che forse mai avremmo visto se non avessimo fatto questo sport. E’ spensieratezza e tranquillità, così come il passo delle carovane di dromedari , perché, qualunque cosa succeda, già essere li è una vittoria. E’ sentirsi padrona del deserto per una notte, perché solo calpestarlo è un privilegio ed una conquista per pochi. E’ conoscere se stessi e sapere gestire le proprie forze, perché 100

Settembre - Ottobre 2012

km sono veramente tanti. E’ sete, perché arrivare ai ristori senza avere acqua, e trovare li persone e facce sorridenti pronte a mettersi al tuo servizio, perché capiscono lo sforzo che stiamo facendo, ti gratifica e ti “disseta” come l’acqua. E’ cambiamento, perché, una volta arrivati al traguardo, non si è più la stessa persona. E’ vento , quel vento che ti “ prosciuga “ e che ti accompagna per la maggior parte della gara, muovendo la sabbia e modificando le dune quasi volesse farci capire che era esso che conduce il gioco, cancellando le tracce di chi prima di te lo aveva calpestato. E’ fatica mentale, perché è più facile gettare la spugna che continuare a lottare. E’ solitudine, perché i tuoi occhi non vedono altro che sabbia e tu sei li solo, mentre la tua vita ti scorre davanti, come fosse un film. E’ felicità, perché appena oltrepassata la linea del traguardo si sa di avere compiuto l’impresa. E’ deserto, che con la sua alba ed il suo tramonto ti fanno sentire fuori dal mondo…


Running... und drang

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a fedele adepta del running, posso ripetere con Confucio che "Quando corro tutti i pensieri volano via. Superare gli altri è avere la forza, superare se stessi è essere forti". La Maratona è una disciplina interiore, che non ti fa dimenticare che il più grande avversario sei tu. Lo abbiamo appreso in molti frangenti della nostra vita, sin da quando abbiamo iniziato a camminare sulle nostre gambe: certamente ricordiamo le sensazioni del primo giorno di scuola, del primo esame universitario, del primo colloquio di lavoro, del primo amore, della nascita del primo figlio. Tanti e diversi i traguardi da raggiungere ma che in comune hanno la circostanza che in

Settembre - Ottobre 2012

di Antonella De Nardo

tutti il primo scoglio è stato proprio superare i nostri limiti presunti. Sì, perché correre è la più grande metafora della vita, perché ne tiri fuori quello che ci hai messo dentro e, in qualche modo, riesci ad abbattere i tuoi "schemi mentali". Noi cosiddetti "occidentali" abbiamo l'abitudine di procedere per preconcetti/pregiudizi in situazioni lavorative e sociali. Ad esempio, quando scegliamo i vestiti da mettere la mattina o quando dobbiamo cambiare modello di cellulare. Quando stiamo in gara, invece, c'è ben poco di superficiale e troviamo subito un piano comune, una solidarietà e una comunanza rara da trovare in altri sport. Come se quel credere in noi stessi e nelle nostre capacità lo vedessimo riflesso negli occhi dei nostri compagni di corsa e, finalmente, ci sentiamo parti di un unico puzzle: un sentimento ormai sparito nella attuale quotidianità. Abbiamo un assoluto bisogno di correre (da soli o insieme, nell'allenamento e nella gara, nella vita e per la Running Evolution) e "se la notte sogno, sogno di essere un maratoneta" (Eugenio Montale).


CAT SP ORT ROM A

C

hi siamo? Siamo quelli di Cat Sport. Ci riconoscete facilmente alle corse: maglie e canottiere azzurre, scritte gialle. Quanti siamo? Tanti. A fine 2012 abbiamo sfiorato quota 500 tesserati: uomini e molte (per fortuna!) donne, età comprese tra i 18 e gli oltre 80 anni (con moltissimi bambini che ci accompagnano ogni domenica), felici di rappresentare quindici nazioni di quattro diversi continenti. Tutte persone che hanno scelto di vivere, studiare e lavorare a Roma. Cosa facciamo? Corriamo, naturalmente! Tanto e dappertutto. Quest’anno non abbiamo trascurato nessun terreno: la strada, la pista, i cross, la montagna, le gare di velocità e le ultramaratone e gli sterrati del trail, che conquista sempre più spazio nei desideri dei nostri soci. Interpretiamo la corsa come puro divertimento: agonismo, ci mancherebbe, ma niente campioni, campioncini o top runner. Ognuno corre alla velocità che crede e tutti sono trattati nello stesso modo, con lo stesso garbo. Tutti sono compagni di corsa. Ma non ci limitiamo a correre, perché crediamo che questo mondo vada costruito assieme agli altri, oltre che frequentato come partecipanti. Organizziamo da quindici anni Corriamo al Tiburtino, prova storica del podismo romano. E siamo partner da dieci

anni anche della Corsa di Miguel, una prova che ha bisogno di poche presentazioni, dove aiutiamo a correre i grandi ma anche i ragazzini, nelle piste di tutto il Lazio. Poi organizziamo direttamente o diamo una mano a un’altra ventina di corse. Quest’anno eravamo un ristoro della Maratona di Roma, l’arrivo della Stracittadina della Roma-Ostia, il tè di Run for Autism e tante altre cose. Felici per qualche domenica di stare dietro le quinte invece che davanti. Adesso abbiamo anche una trasmissione televisiva, si chiama “Nati per Correre” (canale 86 del digitale terrestre) e vuole diventare un punto di riferimento per i runner dove poter parlare di gare, salute e cultura del podismo. Se cercate un posto dove condividere fisicamente la vostra passione, che siate debuttanti assoluti o runner esperti ci trovate su catsport.it oppure, tutti i giorni, in via Mozart 71, al Tiburtino. Siamo a due passi dal Parco Baden Powell, la “pista verde” dei Colli Aniene: la prima cosa che possiamo fare assieme è proprio una bella corsa.

www.catsport.it

runningevolution.it


Dicembre 2012


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