Itinerario Paesi Baltici

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tra i del

popoli

Baltico

Per sette secoli i territori baltici sono stati oggetto delle mire di danesi, tedeschi, svedesi, polacchi e russi. Hanno subÏto guerre, carestie e pestilenze, ma proprio per la continua necessità di resistere, hanno sviluppato orgoglio, attaccamento alla terra, e un universo armonico di tradizioni e di poesia, rifugio dell’anima nazionale.


itinerari

re piccoli paesi europei (tutti insieme fanno mezza Italia), collocati ai margini geografici e storici del Vecchio Continente, dai toponimi esotici come Curlandia, Livonia, Latgalia, che ricordano i prìncipi da operetta, mentre sono regioni ben reali, con una storia tutt’altro che fiabesca. Estonia, Lettonia e Lituania, benché non siano i soli paesi ad affacciarsi sul mar Baltico, sono diventati i «paesi baltici» per antonomasia; eppure sotto questo cappello comune si nasconde la realtà di tre paesi diversi per ceppo etnico (indoeuropei e ugro-finnici), carattere popolare, religione dominante, per cultura e vicende storiche. Dai tempi più remoti, in queste regioni dell’Europa settentrionale, pianeggianti e ricche d’acqua, lungo coste strategiche che mettevano in comunicazione le grandi pianure russe con la Scandinavia e oltre, popolazioni indoeuropee di «razza baltica» (jatvinghi, curoni, latgali, lettoni, lituani) si sono sovrapposte alle più antiche popolazioni finniche (estoni, livi, seti). Il primo fermento di civiltà, sin dall’epoca preistorica, era stata la «via dell’ambra», che iniziava qui e convogliava le merci dalle rive del Baltico a quelle del mar Nero; e tuttavia, la mancanza di documenti scritti in questa zona per tutto il primo millennio dopo Cristo, lascia supporre che le popolazioni baltiche, ancora pagane, fossero rimaste ai margini della civiltà. Le differenze fra i tre paesi emergono anche nel loro diverso rapporto col mare: la Lituania, con neanche 100 km di costa, è sempre stata un paese di terraferma, questo l’ha preservata a lungo dalle ingerenze esterne, permettendole di darsi per prima una stabile forma unitaria, mentre Lettonia ed Estonia che sono paesi più marittimi e quindi più aperti, hanno subito sin dall’antichità le incursioni via mare dei popoli scandinavi e tedeschi. Questa circostanza, unita al diverso carattere dei tre popoli, ha inciso sulle rispettive vicende storiche: mentre la Lituania aveva creato già dal XIII secolo un proprio Stato, la Lettonia è stata colonizzata, proprio a partire dalla costa e dalla foce del fiume Dvina, dai mercanti tedeschi, che ne hanno fatto un nodo commerciale molto attivo ma l’hanno rapidamente «germanizzata» nel ceto urbano dominante, mentre i lettoni erano servi della gleba. L’Estonia, a sua volta, è stata incessantemente travagliata da continue dominazioni straniere che le hanno impedito di diventare uno stato indipendente: conquistata dai tedeschi nel 1207, dai danesi nel 1219, quindi «venduta» dai danesi all’Ordine teutonico, nel 1346; nel 1582 dominazione polacca fino al 1629, quando è iniziata l’era svedese; infine nel 1721, al termine della Guerra del Nord, è passata al dominio russo fino al 1918. Anche la Riforma, accolta da estoni e lettoni e rifiutata dai lituani, ha contribuito a differenziare i tre paesi. Tuttavia, dal ‘700, la dominazione russa ha ricongiunto i loro destini storici: 1918 anno dell’indipendenza nazionale, 1940 inizio delle occupazioni, 1991 riconquista dell’indipendenza. ■

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Tra i popoli del Baltico Gli ultimi pagani d’Europa

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POPOLI BALTICI rimasero al di fuori dei flussi missionari cristiani per tutto il primo millennio. Fu solo all’epoca delle crociate, quando riprese vigore l’idea della difesa della cristianità e della sua espansione, che ci si accorse di quest’ultimo vestigio del mondo antico nel nord-est d’Europa. L’incontro col cristianesimo contribuì a formare e segnò in modo indelebile l’identità nazionale di ciascun paese. Il primo ingresso certo del cristianesimo si ebbe nel 1164, quando il monaco Meinhard sbarcò in Livonia (la regione lungo le coste lettoni attorno a Riga) al seguito di mercanti tedeschi

e nel 1186 ne divenne il primo vescovo. In seguito l’opera di cristianizzazione fu assunta da alcuni ordini cavallereschi, che si diedero a una violenta conquista militare: nel 1199 venne indetta la «crociata del nord» e iniziò la lunga lotta di resistenza da parte delle popolazioni autoctone contro i Cavalieri Portaspada e i Cavalieri Teutonici. Fino a tutto il XIV secolo questi ordini crociati proseguirono la loro avanzata, promuovendo ovunque l’insediamento di contadini e artigiani tedeschi. Nel movimento di conquista i crociati e i mercanti fondarono anche città, come Rı¯ ga (1201), Reval (Tallnin, 1219), Dorpat (Tartu, 1234). Le tribù estoni opposero fiera resistenza finché

nel 1224 vennero sottomesse. Verso sud, invece, i teutonici vennero fermati dagli eserciti lituani, grazie al fatto che il principe Mindaugas nel 1251 era riuscito ad unire in un unico regno le varie tribù. Dopo altri 100 anni di resistenza, la Lituania si convertì definitivamente nel 1387, con il granduca Jogaila. A quell’epoca il granducato lituano si era esteso fino alla Bielorussia e all’Ucraina, e dopo l’unione dinastica con la Polonia, il regno di Polonia-Lituania, divenne il più grande Stato europeo. Nell’estate del 1410 a Tannenberg, il granduca di Lituania Vytautas il Grande riuscì a sconfiggere i Cavalieri Teutonici, segnando il declino definitivo dell’Ordine nelle terre baltiche.

I Cavalieri conquistatori l cristianesimo nelle terre baltiche fu portato tardivamente, e sulla punta della spada, dai crociati di alcuni ordini cavallereschi settentrionali. L’Ordine dei Portaspada fu fondato nel 1202 dal vescovo di Livonia dopo che i primi missionari erano stati massacrati dai pagani. Nel 1206 i Portaspada sottomisero la Livonia, trasformandola in un proprio feudo. Ma nel 1236 l’Ordine venne sconfitto dai lituani a Bauska, e questo decretò la sua fine: i cavalieri rimanenti vennero conglobati nell’Ordine dei Cavalieri Teutonici. Questo era un ordine cavalleresco germanico nato in Terra Santa alla fine del XII secolo, prima come ordine ospedaliero, ma poi dedicatosi a un’ambigua evangelizzazione delle terre del nord-est d’Europa. Nel 1237 nacque infine l’Ordine dei Cavalieri di Livonia, come filiazione dell’Ordine Teutonico. I Cavalieri inquadravano i territori conquistati in un rigido apparato di governo, basato sul convento-castello, sede del potere politico. Con metodi spesso brutali riscuotevano le imposte, amministravano la giustizia, mantenevano l’ordine interno tramite le proprie forze armate. Lo Stato dell’Ordine Teutonico, con centro a Rı¯ga, suddivideva il potere tra i vescovi, l’Ordine e alcuni signori feudali; l’autorità suprema era il Maestro livonico dell’Ordine Teutonico. Tuttavia, un incontro tanto traumatico col cristianesimo non generò soltanto guerre di difesa e inimicizia, il Vangelo fu comunque un lievito che moltiplicava le energie e la creatività. Ricordando questa tormentata conversione, Giovanni Paolo II ha sottolineato che «là dove la parola di Dio, sia pure in mezzo ad ostacoli di ogni genere, penetra nella profondità della coscienza di un popolo, e da questa è accolta, determina per sempre la consapevolezza che questo popolo ha di se stesso e della sua storia. Nell’ascolto della parola di Dio il popolo riconosce la sua vera identità» (Discorso ai lettoni per l’VIII centenario della consacrazione del vescovo Meinhard, 26 giugno 1986). ■

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Superficie: 65.300 kmq Abitanti (2005): 3.425.000 Densità: 52 ab/kmq Etnie: lituani 83,5%, polacchi 6,5%, russi 6,5% Religione: cattolici 79% ortodossi 4%

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Vilnius Con oltre mezzo milione di abitanti in una nazione che ne conta 3 e mezzo, questa piccola città è il cuore del paese. Qui si misurano la voglia di rinascita dei lituani, il loro gusto per la bellezza e l’ordine. La città è tornata agli antichi splendori: sono risorte le antiche istituzioni, rinominate le

strade, recuperati gli edifici sfigurati dagli anni sovietici. E per non dimenticare il passato, è stato fondato, primo in tutto l’Est, un Museo della memoria e del genocidio (v. box). Questa città provinciale è da sempre cosmopolita e aperta alla cultura mondiale: fu Vytautas il Grande, vincitore dei Cavalieri Teutonici, a farne ai primi del XV secolo

La via del Castello (Pilies gatve) che attraversa il centro partendo dalla piazza della cattedrale.

una capitale europea, invitando mercanti stranieri e promuovendo la vita culturale. Del resto, questa vocazione per la cultura era stata

L’elegante chiesa universitaria di San Giovanni, nel cortile detto «di Skarga». Sopra, affreschi ottocenteschi nella biblioteca.

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Tra i popoli del Baltico La Porta dell’Aurora usˇros Vartai, la Porta dell’Aurora, è al tempo stesso un importante monumento storico di Vilnius e uno dei maggiori centri della vita della Chiesa lituana. Originariamente faceva parte dell’opera di fortificazione della città (1503-1522); le nuove mura resistettero fino all’occupazione russa (1795): la Porta dell’Aurora fu l’unica a non essere distrutta dagli invasori. Sopra la Porta, sul lato esterno alla città, era stata posta fin dalla costruzione un’icona della Madonna, che sopravvisse perfino all’incendio appiccato a Vilnius dai russi (1655); in seguito a quest’episodio miracoloso, i carmelitani costruirono una cappella sopra l’arco e vi trasferirono l’icona (1671), impreziosendola con una lamina d’argento. I miracoli ad essa attribuiti furono da subito numerosi, tanto che nel 1773 Clemente XIV istituì un’indulgenza per chi si recava a venerare questa Madonna, incoronata nel 1927 da Pio XI col titolo di Maria, Mater Misericordiae. I lituani le hanno sempre dimostrato grande devozione: ancor oggi è viva l’usanza, rispettata anche dai non credenti, di scoprirsi il capo attraversando la Porta; durante le funzioni religiose, inoltre, sia la cappella che la strada sottostante si riempiono di fedeli. Nemmeno il regime sovietico riuscì a soffocare questo culto popolare: nonostante il divieto, infatti, spesso accadeva che i passanti s’inginocchiassero a pregare sul marciapiede davanti all’arco. ■ FABRIZIO ROSSI

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molto precoce: le cronache parlano di studenti lituani iscritti all’Università di Praga sin dal 1380, e dal 1400 se ne trovavano a Cracovia, Bologna, Padova. Fu per questo che nel 1579 i Gesuiti aprirono un’Università che raccolse da subito 500 studenti. Nel 1753 vi fu aperto un osservatorio astronomico, il più antico dell’Europa orientale e il quarto nel mondo. Questa prestigiosa istituzione fu chiusa dai russi nel 1832, dopo i moti insurrezionali, e per

quasi un secolo la Lituania restò senza università. L’edificio, molto ben conservato, è di grande eleganza e suggestione, col succedersi delle varie corti interne, la splendida biblioteca affrescata, la chiesa di San Giovanni di impianto gotico (1387) ma con rifacimenti barocchi. Nei secoli Vilnius (Vilna, Wilno) ha parlato russo, lituano, polacco. E yiddish: infatti questa città aveva una comunità israelitica fra le maggiori d’Europa, famo-

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sa per le sue tradizioni e le istituzioni culturali. Gli ebrei erano stati invitati dai granduchi nel XIV secolo, e godevano di una speciale protezione. Nel 1940 a Vilnius erano 80.000. Oggi si può visitare l’antico ghetto con i suoi vicoli, le piazzette, le tipiche botteghe; il quartiere, compreso tra la Nella cattedrale, fondata già nel 1251, venivano incoronati i granduchi di Lituania. Il campanile sorge su una torre difensiva del XIII secolo.

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Il Museo delle Vittime del Genocidio l Museo (Genocido Auku¸ Muziejus) è stato fondato il 14 ottobre 1992 dal Ministero della Cultura e dell’Educazione e dall’Unione dei Prigionieri Politici e dei Deportati. Oltre a rappresentare uno dei più importanti musei di storia contemporanea della Lituania, il Museo del Genocidio può definirsi in un certo senso unico all’interno di tutta l’area ex-sovietica: l’edificio che lo ospita, infatti, è proprio l’ex quartier generale del KGB di Vilnius, conservato esattamente com’era al momento della caduta del regime comunista. L’intento principale del museo è preservare la memoria delle vittime del regime sovietico, testimoniando con documenti originali e materiale d’archivio il potere dell’ideologia e la resistenza del popolo lituano. Il percorso espositivo inizia dai sotterranei dell’edificio, dove si trovano le celle d’isolamento, le stanze destinate alla tortura e la sala dove venivano eseguite le condanne a morte; qui sono esposte fotografie di dirigenti del KGB, oltre che di gruppi partigiani protagonisti della sanguinosa resistenza armata antisovietica. Tutte le celle appaiono esattamente come le lasciarono i funzionari del KGB abbandonando l’edificio (agosto 1991). I locali dei due piani superiori ospitano tre mostre permanenti sulla lotta di resistenza al potere sovietico dal 15 giugno 1940, data dell’occupazione della Lituania al 1953. ■ FABRIZIO ROSSI

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In primo piano la chiesa di Sant’Anna. Dietro, la chiesa dei SS Francesco e Bernardino.

Un negozio del ghetto restaurato di recente.

via Tedesca, via dei Do menicani, via Mercato della Carne, durante l’occupazione nazista è stato teatro di molte atrocità, ricordate da Vasilij Grossman nel suo Libro nero, dedicato al genocidio nazista in territorio sovietico. La città vecchia, Senamiestis, è un misto affascinante di vari stili architettonici, dal medioevo al baroc co, al neo clas sico. È del XIII secolo il Castello

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del Granduca di cui rimangono i resti di un torrione, da cui si gode una splendida vista della città. Risale al 1503 l’imponente cinta muraria, lunga circa 3 km, un tempo contava numerose torri e nove porte, ma oggi resta solo la Porta del l’Aurora (v. box), carissima al cuore dei lituani e perenne meta di pellegrinaggi. L’imponente chiesa barocca del patrono nazionale, san Casimiro (1458-1484), costruita dai Gesuiti nel 1615 all’epoca della Controriforma, ha avuto un alterno destino: è stata caserma per i soldati di Napoleone, chiesa ortodossa sot-

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Il Monte delle Croci resso Sˇiauliai, è uno dei luoghi più cari ai lituani. Si tratta di una bassa collina che la pietà popolare ha ricoperto di croci grandi e piccole a partire dal 1831, quando i parenti delle vittime delle repressioni zariste dopo i moti indipendentisti compirono per primi questo gesto; altre croci si aggiunsero in memoria della rivolta contadina del 1863. Divenne così costume popolare piantare una croce sulla collina, e alla fine del XIX secolo era già un luogo di pellegrinaggio. Dopo il 1944 il governo sovietico proibì questa forma di devozione, e molti lituani furono imprigionati, mandati in Siberia e persino uccisi per avere organizzato pellegrinaggi a Sˇiauliai. Le autorità comuniste arrivarono a spianare il terreno coi bulldozer per ben tre volte, l’ultima fu nel 1975, ma da allora altre 50.000 croci sono state piantate ex novo. Giovanni Paolo II ha visitato la collina nel 1993. ■

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A sinistra: la croce commemorativa della visita papale. Sopra: via crucis (illegale) negli anni ’70.

drale in pinacoteca. Anche questa circostanza assurse a elemento simbolico nella resistenza lituana al comunismo. La chiesa è stata riconsacrata nel 1989. Le chiese di Sant’Anna e San Bernardino, del 1520; la prima, originariamente eretta (nel 1469) dai missionari francescani, nonostante i restauri mostra ancor oggi nella facciata di mattoni la caratteristica tipologia dell’ordine; è probabilmente il miglior esempio di gotico lituano.

to gli zar e museo dell’ateismo sotto i sovietici. La cattedrale edificata in onore dei santi Stanislao e Ladislao nel 1387 sui resti di un tempio pagano per celebrare il battesimo della nazione, è stata più volte ricostruita; l’edificio attuale è neoclassico (1785). Dal 1636 una cappella laterale aveva custodito le spoglie di san Casimiro fino a che, nel 1953, furono traslate in una chiesa dei sobborghi perché le autorità sovietiche avevano trasformato la catte-

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‫ ﱛﱣ‬IL CASTELLO DI TRAKAI‫ﱢﱛ‬ A circa 30 km dalla capitale, sorge in una posizione molto pittoresca all’incrocio di un sistema di laghi. Trakai era l’antica capitale del granducato e contava tre castelli, di cui oggi si conserva il più recente, fatto costruire dal granduca Vytautas agli inizi del ‘400 su un’isoletta nel lago Galve. In seguito il granduca Gediminas trasferì la capitale a Vilnius, dal 1600 il castello fu abbandonato e cadde in rovina. Oggi è completamente restaurato.

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apa Innocenzo III, nel XIII secolo, volle chiamare la Livonia (che comprendeva le attuali Estonia e Lettonia) Terra Beatæ Virginis. Questa vocazione mariana è andata persa in almeno due delle tre regioni storiche della Lettonia, la Curlandia e la Semgalia, passate alla Riforma quando nel 1561 Gotthard Kettler, capo dell’Ordine di Livonia, abbracciò il protestantesimo. Invece la zona più orientale e contadina, la Latgalia, rimase solidamente cattolica. L’impronta germanica e medievale lasciata dalla classe dominante tedesca si nota dovunque in Lettonia: nel paesaggio, nelle tradizioni, nei costumi sociali come nell’architettura.

numeri 17, 19 e 21-23 di via Pils, o la sede delle Gilde, o il Fortino. Dell’antica cinta delle mura, edificata nel XIII secolo dall’Ordine Teutonico e abbattuta dai russi nel XIX, restano oggi la Torre delle polveri, del 1330 (l’unica rimasta delle 18 esistenti una volta) e la Porta degli svedesi, del 1698. Sempre in questa parte della città sorge il Duomo, la chiesa più imponente della regione baltica; fondato nel 1211, conserva all’interno le spoglie del monaco Meinhard, evangelizzatore della

Superficie: 64.589 kmq Abitanti (2005): 2.319.000 Densità: 36 ab/kmq Etnie: lettoni 58,5%, russi 29% bielorussi 4%, ucraini 2,5%, polacchi 2,5%, lituani 1,5% Relig.: luterani 13%, cattolici 11%, ortodossi 5%, battisti 4%, agnostici 51,5%

benché abbia conosciuto anche le dominazioni svedese e russa. La città vecchia, o Vecriga, è tutto un intrecciarsi di stradine che offrono molti scorci interessanti, come le case del XV-XVI secolo dette «i tre fratelli» ai

Rı¯ga La capitale, col suo bel centro medievale, è la tipica città anseatica (entrò a far parte dell’Hansa nel 1282)

Nel centro della città i «tre fratelli», case d’abitazione rimaste praticamente intatte, la più antica è del XV secolo. Anche nel centro storico di Tallinn si possono ancor oggi vedere tre case medievali dette le «tre sorelle».

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Sulle orme Il Duomo, fondato dal vescovo Alberto nel 1211, sullo sfondo della Dvina. Nel riquadro, la Porta degli svedesi, faceva parte delle antiche mura.


La Alberta iela (dedicata al fondatore di Riga) è un museo all’aria aperta di arte liberty, edificato tra il 1901 e il 1908 da M. Ejzensˇtejn, N. Mandel’sˇtam e K. Pksˇens.

Livonia. Altre chiese molto antiche o gotiche sono riunite nei dintorni: la chiesa di San Pietro (1209), la chiesa di San Giorgio, del 1208, la chiesa di San Giovanni, del 1234. Nel breve periodo di indipendenza dopo il 1918, Rı¯ga fiorì come centro europeo del liberty (o Jugendstil): ci sono alcune vie, come la Alberta iela e la Valdemars iela che offrono un campionario di eleganti edifici floreali, in molti casi opera di

Michail Ejzensˇtejn, padre del famoso regista. Il Palazzo di Rundale Sorge a sud-est di Riga vicino alla frontiera lituana, ed è il monumento barocco più insigne del paese, costruito nel 1736-40 come residenza estiva del duca di Curlandia. Essendo il duca legato alle zarine russe (Anna Ioan novna e Caterina II), ottenne di affidare il progetto al grande Francesco Barto -

Le occupazioni e la memoria a vera scintilla della Seconda guerra mondiale è il Patto Molotov-Ribbentrop (1939), che copre le spalle a Hitler permettendogli di invadere la Polonia occidentale. Merce di scambio del patto sono la Polonia orientale e i paesi baltici, consegnati nelle mani di Stalin. Da quel momento inizia per i tre paesi una tragica alternanza di invasioni e di repressioni. • Giugno 1940 – invasione sovietica dei tre paesi, deportazioni di massa. • Giugno-luglio 1941 – invasione nazista dei tre paesi, massacro degli ebrei. • Luglio-ottobre 1944 – invasione sovietica dei tre paesi, deportazioni di massa. Il 23 agosto 1989, 50° anniversario del Patto Molotov-Ribbentrop, una catena umana ininterrotta di 2 milioni di persone collega le tre capitali, Tallinn, Rı¯ga e Vilnius, come monito a tutta l’Europa. Oggi i tre paesi maMuseo storico di Riga: la carta dei paesi baltici con nifestano la ferma vo- la firma di Ribbentrop, a sancire la conclusione del lontà di non dimenti- patto. care le proprie vittime: nel 1992 a Vilnius è aperto il Museo delle Vittime del Genocidio, nel 1993 a Rı¯ga e nel ‘99 a Tallinn si inaugurano i rispettivi Musei dedicati all’occupazione. Nel 2001 in Lituania nasce il Gruto Parkas, museo all’aperto dell’arte di regime sovietica. Il 1° maggio 2004 i tre paesi entrano a far parte dell’Unione Europea. ■

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lomeo Rastrelli, che aveva appena ultimato il Palazzo d’Inverno a San Pietro burgo. Anche le decorazioni interne degli eleganti saloni rococò appartengono a maestri italiani. Dopo l’annessione all’impero russo il palazzo appartenne a famiglie nobili, finché fu nazionalizzato nel 1920.

Sopra: tipiche facciate di abitazioni secentesche. Accanto, il monumento alla libertà. Sotto: scorcio del palazzo del duca di Curlandia, a Rundale, opera dell’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli, elegante riproduzione locale dell’Ermitage pietroburghese.

La statua della libertà uno dei simboli di Rı¯ga, punto di riferimento dell’identità nazionale. Rappresentata da una figura femminile su un’alta colonna di travertino, che regge tre stelle sopra il capo, è stata eretta nel periodo dell’indipendenza (1935). Le autorità sovietiche subentrate nel 1944 hanno fatto vari tentativi di abbatterla; fino a tutti gli anni '80 la zona attorno era chiusa ai pedoni e sorvegliata. Nel 1987 i dissidenti del Gruppo Helsinki hanno organizzato una dimostrazione non autorizzata sotto la statua, in onore delle vittime delle repressioni. Qui si davano convegno i dimostranti negli anni 1989-90, che inneggiavano all’indipendenza. ■

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l più settentrionale dei paesi baltici è quello più legato al mare, con i suoi 3500 km di costa. Il litorale è fronteggiato da moltissime isole (1500 circa). Saaremaa L’isola maggiore (2922 kmq, 40.000 abitanti) è un mondo a sé, magico e fuori dal tempo. La popolazione è concentrata sulle coste mentre l’interno è disabitato, questo rende ancora più suggestivo il paesaggio rurale quasi incontaminato, e la flora ricchissima, che alterna boschi di conifere a torbiere

Superficie: 45.227 kmq Abitanti (2005): 1.356.000 Densità: 30 ab/kmq Etnie: estoni 68,5%, russi 26%, ucraini 2%, bielorussi 1%, finlandesi 1% Religione: ortodossi 20%, luterani 14%

e dune di sabbia. Per la sua posizione strategica, che controlla le vie di navigazione, l’isola è stata molto contesa, ma è sempre stata l’ultimo lembo di terra estone a cadere sotto gli invasori. Il capoluogo, Kuressaare, fondato nel 1234, è l’antico borgo sorto attorno alla Fortezza del vescovo, conservatasi intatta. Nel XIX secolo l’isola divenne centro termale e luogo di villeggiatura. Ancor oggi la popolazione difende gelosamente la propria identità e le proprie tradizioni, come il dialetto, diverso da quelli dell’Estonia continentale.

Sopra: nella campagna estone si trovano ancora molti antichi mulini a vento. Sotto: uno scorcio di Saaremaa.

Tallinn Ci sono poche città come la capitale, dove si respira ancora l’atmosfera del medioevo nordico. Furono i danesi, nel 1219, a fondare la fortezza nella parte alta della città, Toompea, e a insediarvi un vescovo.


Tra i popoli del Baltico

Ancor oggi la città alta è pressoché intatta, dominata dal Castello, diviso nel Castrum minor (opera del l’Ordine dei Portaspada nel 1227), e il Castrum Maior. Caratteristica è la Torre detta Hermann il lungo, alta 45 metri, che ospitava la prigione dei condannati a morte. Di fronte al castello sorge la cattedrale ortodossa di Sant’Aleksandr Nevskij, segno tangibile dell’occupazione russa e per questo invisa agli estoni. Più caro al

loro cuore è il Duomo (Toom kirik), dedicato a Maria e anteriore al 1223, in stile tardo gotico, diventato poi protestante e ricostruito nel XVII secolo. Un’antica leggenda estone narra che nelle viscere della collina di Toompea riposa Kalev, l’antico re padre dell’eroe nazionale, Kalevipoeg. Nel 1857 il medico Friedrich R. Kreutzwald scrisse il poema sul Figlio di Kalev, prima opera letteraria in lingua estone, raccogliendo la messe delle leggende e poesie popolari. Secondo la stessa leggenda, nella città alta di Tallinn si trova anche la pietra sfuggita a Linda. La città bassa, collegata a Toompea dall’unica via detta Gamba lunga ma divisa da questa da mura con tanto di porte, era già nel XIII secolo il cuore della vita commerciale. Nel 1285 la città entrò a far parte della Lega delle città anseatiche e divenne il centro da cui le merci si avviavano verso i

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Sopra: la leggenda vuiole che la chiesa ortodossa di Sant’Alessandro sorga sopra il masso caduto a Linda. Sotto: la torre del Municipio.

mercati russi. Ovunque sorgevano le sedi delle varie Gilde, corporazioni di mercanti e artigiani, come il Palazzo della grande Gilda, del 1410, la Gilda degli artigia-

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La leggenda di Tallinn inda per sette giorni e senza notti, senza mai riposare, pianse lo sposo diletto. Con le lacrime lavò il suo corpo, gli ravviò i capelli con il pettine delle sirene, lo rivestì di una tunica di seta e di una veste di velluto stretta in vita da una cintura d'argento. Poi Linda scavò una fossa profonda dieci piedi e in fondo preparò l'ultimo giaciglio, ove il suo sposo avrebbe goduto la pace dell'eterno riposo. (…) E Linda, la vedova inconsolabile, si lamentò sulla tomba del marito scomparso per il corso di una luna, due lune, tre lune. Le lacrime addolcivano il suo immenso dolore. Il rivolo bruciante che le zampillava dagli occhi attenuava la sua immensa pena. Linda ammucchiò alcune pietre sulla fossa, innalzando un tumulo che indicasse alle future generazioni il posto dove riposava l'antenato Kalev. Ammucchiate che ebbe molte pietre, Linda cercò una pietra più grande delle altre per porla in cima al tumulo e terminare così la sua opera. Trovato un enorme blocco di granito, la donna se lo caricò faticosamente sulle spalle fiaccate dalla stanchezza e cominciò a trasportarlo su per la collina. Ma d'un tratto le forze le vennero a mancare. La vedova barcollò, cadde. La pietra rotolò giù per il declivio e Linda non riuscì più a caricarla sulle spalle. Così la tomba di Kalev rimase incompiuta e la grande pietra rimase per sempre lì dove era caduta, simbolo dell'amore e della devozione della povera dolce Linda per il suo sposo». ■

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Sopra: veduta notturna della piazza del Municipio. Sotto: Tallinn come appariva in una stampa del primo ‘800.

ni tedeschi, o quella della Confraternita dei Cappucci neri. Nella stessa zona si trova l’antica chiesa di Sant’Olaf, del 1267, con una torre gotica alta 124 metri; una scalinata detta Gamba corta porta alla chiesa gotica di San Nicola, del XIII secolo, dedicata non a caso al protettore di marinai e commercianti, che ha all’interno un prezioso altare ligneo. Ma il cuore della città bassa è l’antico Municipio, il più antico del nord Europa, dove confluivano tutte le strade cittadine. MARA QUADRI

(Dal poema Kalevipoeg, F.R. Kreutzwald)


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