“A Te cantiamo in eterno„ Antiche icone della Madre di Dio a Vladimir e Suzdal’
libro-calendario
2019 LA CASA DI MATRIONA
“A TE CANTIAMO IN ETERNO„ Antiche icone della Madre di Dio a Vladimir e Suzdal’
Libro-Calendario 2019 TESTI Marina Bykova A CURA DI Giovanna Parravicini (Fondazione Russia Cristiana)
REFERENZE FOTOGRAFICHE © Museo Comprensorio Statale di Vladimir e Suzdal’
GRAFICA Angelo Bonaguro
La Casa di Matriona © 2018 Fondazione Russia Cristiana, via Tasca 36, 24068 Seriate (BG) (Italia) Tel.: (+39) 035.294021 redazione@russiacristiana.org • www.russiacristiana.org Tutti i diritti di riproduzione, anche parziale, del testo e delle illustrazioni sono riservati in tutto il mondo. In copertina: Madre di Dio di Vladimir, Andrej Rublev (?), fine XIV-inizio XV sec., Museo-comprensorio di Vladimir e Suzdal’, proveniente dalla cattedrale della Dormizione a Vladimir Finito di stampare nel mese di luglio 2018 dalla Ghilardi soluzioni d’immagine via Annunciata, 24060 Entratico (BG)
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“A Te cantiamo in eterno„ Antiche icone della Madre di Dio a Vladimir e Suzdal’
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ELLE TERRE DI VLADIMIR E SUZDAL’
il tema della lode mariana assume una valenza particolarmente tenera e suggestiva, dettata in primo luogo dalla presenza secolare, nella capitale, del palladio della nazione russa – l’icona della «Madre di Dio della Tenerezza di Vladimir» – che insieme alla «Trinità» di Andrej Rublev costituisce uno dei segni distintivi della sua identità spirituale e culturale. Non stupisce che, di fronte a questa icona, intere generazioni di russi abbiano pregato e contemplato da vicino il Mistero che essa rappresenta. Come rileva la studiosa Ekaterina Gladyševa, gli stessi «procedimenti pittorici contrastanti contribuiscono a evidenziare la profonda mestizia della Madre di Dio e la luminosità del sembiante del Bambino. Sembra che lo sguardo della Madre, rivolto al proprio interno e contemporaneamente a quanti si trovano davanti all’icona, non si limiti a rispecchiare la sua visione delle future sofferenze del Figlio, ma indichi anche l’unica via possibile di salvezza dall’imperfezione del mondo terreno, “valle del pianto” e della tristezza (Sal 83,7). Questa via passa attraverso la sequela di Cristo, la preghiera, la trasfigurazione interiore e l’acquisizione della luce dell’amore divino, di cui l’abbraccio tra la Vergine e il Bambino diventa espressione. Proprio questa luce, già apparsa al mondo, ci indica il sembiante del Bambino Gesù sull’icona… L’artista costantinopolitano riesce a rendere il palpito vivente di questa carne». «Proprio la straordinaria percezione della presenza incarnata del divino – sottolinea ancora la Gladyševa – dovette almeno in parte determinare le sorti storiche dell’icona di Vladimir e le specificità del suo culto nella Rus’. Non è certo un caso che dalla fine del XV secolo in questo artista si cominciò a vedere non un uomo qualsiasi, ma lo stesso apostolo ed evangelista Luca, che pur non essendo stato un testimone diretto degli avvenimenti evangelici, secondo la tradizione avrebbe dipinto una propria icona della Madre di Dio “dal vivo”, cioè ritraendola dal vero, e poi l’avrebbe portata alla Madre di Dio affinché essa donasse all’icona l’energia di salvare quanti l’avessero venerata. Secondo testi liturgici successivi, guardando l’immagine, Maria inizialmente “intonò il cantico D’ora in poi tutte le generazioni mi diranno beata”, lo stesso che aveva cantato “quando un tempo aveva concepito Dio nel suo seno”. In tal modo, la benedizione dell’icona viene nel testo liturgico direttamente messa in relazione al misterioso evento dell’Incarnazione. Alla fine la Madre di Dio affermò: “Con quest’immagine sarà la mia grazia e la mia forza”. E queste parole vengono interpretate dagli autori del testo come una conferma della sua reale presenza nell’icona: “E noi in verità crediamo che così disse la Sovrana, ‘con quest’immagine io stessa sono con voi’”». La stessa percezione della presenza della grazia divina nell’icona di Vladimir è insita nelle parole di padre Pavel Florenskij: «Ecco, io guardo l’icona e dico tra me: «È Lei stessa», cioè non la Sua raffigurazione, ma Lei stessa, contemplata attraverso, mediante l’arte dell’icona. Come attraverso una finestra, io vedo la Madre di Dio, la stessa Madre di Dio, e prego Lei stessa, faccia a faccia, e non la sua raffigurazione… Indubbiamente è, si configura come un’opera del pennello; ma è incomprensibile come possa esserlo, e non si crede ai propri occhi, quando essi testimoniano questa vittoriosa trionfale bellezza». La presenza di Maria, la sua tenerezza, la sua protezione che si stende come un manto sulle terre di Vladimir e Suzdal’, si traducono nel corso dei secoli in iconografie che assumono questi stessi nomi, e che vedremo ben rappresentate nella presente pubblicazione. Simbolo, icona architettonica della «Protezione» della Madre di Dio è anche la splendida chiesetta dedicata a questa festa, che sorge nelle campagne intorno a Vladimir come un «candido cigno sulle rive del fiume Nerl’». I testi della pubblicazione, scritti da Marija Bykova, storica dell’arte e collaboratrice scientifica del Museo-comprensorio di Vladimir e Suzdal’, mettono ben in rilievo gli elementi storici, stilistici, iconografici e spirituali delle icone e della cultura da cui nascono. Ad essi abbiamo voluto affiancare alcune preghiere composte nei secoli dalla Chiesa russa, in momenti particolarmente drammatici della sua storia: ai tempi delle invasioni tataro-mongoliche e nel XX secolo, quando l’icona venne tolta dalla cattedrale della Dormizione che la ospitava e trasferita in un museo. Lo sguardo «afflitto, austero nel suo dolore» della Vergine, come scriveva in epoca sovietica lo storico dell’arte Nikolaj Tarabukin, ci indica che «nel mondo c’è il Calvario. Ma il Calvario è solo la via, e non la meta. Il calvario che attende ogni mortale è anche il crogiuolo destinato a purificare lo spirito e a elevarlo. La sofferenza è la via alla letizia. Un sorriso appena accennato, come l’aurora sul far del giorno, aleggia sulle sue labbra, rasserenando la mestizia. Prefigurando la futura resurrezione del Figlio, l’Eletta da Dio prevede anche la trasfigurazione di chiunque “prenda la sua croce e lo segua”». E allora – continua Tarabukin – «l’anima si inonda di tepore, lo spirito si colma di preghiera. In questi minuti si percepisce tutta la perfezione ultraterrena di questo Volto, che non ha avuto né mai avrà eguali per bellezza spirituale nell’arte di tutto il mondo. Questa trasfigurazione del volto dell’icona e dell’anima di chi prega è appunto il miracolo che avviene per ognuno di noi, quando ci avviciniamo in supplice contemplazione al volto della Madre di Dio: dapprima austero e dolente, ben presto riversa tepore spirituale nell’animo di chiunque “con fede vi ricorra”. È il miracolo della trasfigurazione, del rasserenarsi e dell’esultare dell’anima, che sulla fragile imbarcazione delle “cure quotidiane” si immerge finalmente nel mare della preghiera interiore». ◆
IL MONASTERO DI BOGOLJUBOVO La fondazione di questo monastero nei pressi di Vladimir è legata al principe Andrej Bogoljubskij, figlio di Jurij Dolgorukij. Secondo la tradizione, proprio in questo luogo nel 1155 al principe Andrej, che stava viaggiando da Kiev a Rostov, apparve la Madre di Dio, ordinandogli di lasciare a Vladimir la sua venerata icona e di costruire un tempio sul luogo dell’apparizione. Nel 1158-1165 qui venne costruita la residenza di Andrej Bogoljubskij, di cui facevano parte il palazzo principesco, la fortezza e una chiesa in pietra bianca dedicata alla Natività della Madre di Dio. Degli antichi edifici si sono conservate solo la torre a due piani con la scala, che serviva a collegare la chiesa e il palazzo, e la galleria ad essa adiacente. Proprio in questa torre fu ucciso il principe Andrea nel 1174, in seguito a una congiura. Fin dal XII secolo a Bogoljubovo sorse un monastero maschile, il cui complesso architettonico si ampliò nel XVII-XVIII secolo attraverso numerosi edifici in muratura. L’antica chiesa della Natività crollò e a metà del XVIII secolo fu sostituita da un nuovo edificio sacro. Nel XIX secolo il monastero si arricchì di una chiesa dedicata all’icona della Madre di Dio di Bogoljubovo, di un campanile che si innalzava sopra le porte di ingresso al monastero con la chiesa della Dormizione e di altri edifici ancora. Nel corso dei secoli nel monastero si venerò l’icona della «Madre di Dio di Bogoljubovo», dipinta nel XII secolo per ordine di Andrej Bogoljubskij.
Tavola I
MADRE DI DIO DI BOGOLJUBOVO Terzo quarto del XII sec. (1158-1160), cm 185x105x4,2 Museo-comprensorio di Vladimir e Suzdal’ Proveniente dal monastero di Bogoljubovo, a Vladimir
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el pannello centrale dell’icona è raffigurata la Madre di Dio, in piedi e con le braccia levate, rivolta a destra, dove da un lembo di cielo si affaccia Cristo benedicente. La Vergine ha in mano un cartiglio con una scritta parzialmente conservatasi: «A te cantiamo in eterno...». Sul bordo superiore dell’icona appare una Deesis a busto, con le figure di Cristo, della Madre di Dio, di Giovanni Battista e degli arcangeli. La pittura dell’icona presenta moltissime lacune e rifacimenti. La Deesis sul bordo superiore potrebbe essere stata dipinta alla fine del XII secolo. L’apparire della figura di Cristo nel segmento di cielo e del rotolo tra le mani della Vergine, come pure la sostituzione del fondo originario con un fondo argento sono databili, con tutta probabilità, al periodo tra il XIII e il XIV secolo, e sono legati all’operato del metropolita Massimo. Forse, in origine invece della raffigurazione di Cristo nel segmento c’era la destra di Dio benedicente. Le particolarità stilistiche dell’effigie, ad esempio le proporzioni classiche della figura della Madre di Dio, i delicati lineamenti del volto e l’intensità della sua espressione stanno a indicare la sua affinità con una delle correnti pittoriche bizantine della capitale del XII secolo. Autore dell’opera potrebbe essere un iconografo greco o russo che si ispirava all’arte di Costantinopoli, di cui era un esempio l’icona della Madre di Dio che il principe Andrej si era portato con sé da Kiev. L’icona appartiene a un tipo iconografico diffuso nell’arte bizantina del X-XII secolo e noto con il titolo di «Madre di Dio Agiosoritissa»; il sorgere di questa iconografia è posto in relazione al culto del manto e della cintura della Vergine, custoditi rispettivamente nella chiesa delle Blacherne e della Chalké a Costantinopoli. In entrambi i templi esisteva un particolare locale adibito a custodire le reliquie, che prendeva il nome di «Hagia Soros» (Santo reliquario), e si veneravano icone raffiguranti la Madre di Dio orante. Oltre al tema della venerazione delle reliquie, queste immagini sacre esprimevano l’idea della supplica della Vergine per il mondo intero. Il tema dell’interces-
sione trovò una viva eco in una delle varianti di questa iconografia, raffigurante la Madre di Dio in preghiera con un rotolo e accanto a lei Cristo, in atto di rispondere alla sua richiesta di perdono per il genere umano. Queste raffigurazioni sono note con il nome di «Madre di Dio Paraklesis», cioè «Avvocata». L’icona di Bogoljubovo divenne particolarmente simile a questa iconografia quando alla figura della Vergine fu aggiunto il cartiglio con l’implorazione di perdono per il genere umano. La tradizione collega l’esecuzione dell’opera al miracolo avvenuto nel 1155 durante il viaggio del principe Andrej verso Rostov, insieme all’icona mariana che aveva preso con sé da Vyšgorod. Al principe apparve la Madonna con una pergamena nella mano destra e gli ordinò di condurre la sua immagine non a Rostov ma a Vladimir. Dopo questo fatto Andrej ordinò agli iconografi di riprodurre la Vergine così come l’aveva vista nella visione. Secondo gli studiosi, questo racconto, riportato nelle Cronache del monastero di Bogoljubovo ma non confermato da fonti più antiche, è un caratteristico esempio di interpretazione a posteriori dell’iconografia dell’antica icona mariana e si collega al formarsi di un culto locale della «Madre di Dio di Bogoljubovo», che in seguito si sarebbe diffuso in tutta la Russia. Le prime repliche dell’icona, una delle quali è conservata nel museo di Vladimir e Suzdal’ e proviene verosimilmente anch’essa da Bogoljubovo, si dipingono già a metà del XVI secolo. Le particolarità iconografiche e le misure dell’icona testimoniano che doveva appartenere agli arredi sacri originari della cappella palatina della Natività a Bogoljubovo, e ne costituiva l’immagine patronale. Per secoli l’icona rimase nella chiesa della Natività della Vergine, e intorno al 1860 fu trasferita nella chiesa del monastero costruita in onore dell’icona della Madonna di Bogoljubovo. Quando negli anni ‘20 del XX secolo il monastero venne chiuso, la tavola passò nella chiesa dei santi Gioacchino e Anna nel villaggio di Bogoljubovo, e poi nella cattedrale della Dormizione a Vladimir. Dal 1946 l’icona si trova sotto la tutela del Museo-comprensorio di Vladimir e Suzdal’. La storia del suo restauro conta quasi cento anni. Venne restaurata la prima volta nel 1918 dagli esperti della Commissione per la conservazione e il restauro della pittura antica in Russia. Negli anni ‘40-50 venne più volte ritoccata, poi per oltre 20 anni rimase nel laboratorio di restauro del Centro Grabar’ di Mosca. L’ultimo restauro scientifico risale al 2009-2016.
«A TE CANTIAMO IN ETERNO» Antiche icone della Madre di Dio a Vladimir e Suzdal’
TAV. I
MADRE DI DIO DI BOGOLJUBOVO • Terzo quarto del XII sec. (1158-1160)
GENNAIO 17 18 19 20 21 22 23 24
GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ
25 26 27 28 29 30 31
VENERDÌ SABATO DOMENICA LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ
1 2 3 4 5 6 7 8
MARTEDÌ
Maria Madre di Dio
MERCOLEDÌ
Ss. Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno
GIOVEDÌ
S. Genoveffa
VENERDÌ
S. Ermete
SABATO
S. Amelia
DOMENICA
Epifania del Signore
LUNEDÌ
S. Luciano, s. Raimondo
MARTEDÌ
S. Massimo, s. Severino
9 10 11 12 13 14 15 16
MERCOLEDÌ
S. Giuliano
GIOVEDÌ
S. Aldo
VENERDÌ
S. Igino
SABATO
S. Modesto
DOMENICA
Battesimo del Signore
LUNEDÌ
S. Felice M., s. Bianca
MARTEDÌ
S. Mauro
MERCOLEDÌ
S. Marcello
LE ICONE MARIANE NEL MUSEO DI VLADIMIR E SUZDAL’ Marija Bykova
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a collezione di icone del Museo-comprensorio di Vladimir e Suzdal’ conta quasi duemila pezzi, tutti legati alle terre di Vladimir, perché provengono da chiese e monasteri locali. Alcune opere pervennero al museo già prima della rivoluzione, ma la maggior parte della collezione di icone venne acquisita negli anni ‘20 in seguito alla nazionalizzazione degli oggetti di culto. L’arco cronologico della collezione del museo va dalla metà del XII all’inizio del XX secolo, e negli ultimi tempi il museo acquisisce anche opere degli iconografi contemporanei di Vladimir. Nella collezione figurano opere un tempo esposte su iconostasi e leggii, oppure venerate in oratori domestici. È ampiamente rappresentata anche l’iconografia del Salvatore, dei santi universali e russi, e anche dei santi venerati localmente. Un terzo delle icone del museo è tuttavia dedicato al tema mariano: fra queste opere vi sono repliche di immagini sacre bizantine e nuove tipologie formatesi nella Rus’, illustrazioni di soggetti evangelici in cui figura la Vergine, complesse composizioni simboliche e innografiche. Questa peculiarità della nostra collezione è già stata osservata in precedenza dagli studiosi, che l’hanno motivata con l’ingente numero di monasteri e chiese dedicati alla Madre di Dio. I più celebri sono la cattedrale della Dormizione a Vladimir, la chiesa della Protezione sulla Nerl’, il monastero di Bogoljubovo, la cattedrale della ➤
Tavola II
MADRE DI DIO DI VLADIMIR Andrej Rublev (?) Fine XIV-inizio XV sec., cm 102,2x69,6x7,2 Museo-comprensorio di Vladimir e Suzdal’ Proveniente dalla cattedrale della Dormizione a Vladimir
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el pannello centrale dell’icona, circondato da ampi bordi, si inscrive liberamente una raffigurazione a busto della Vergine che reclina il capo a sinistra, verso il Bambino Gesù. Le mani della Vergine sono quasi alla stessa altezza, la destra sorregge il Bambino, la sinistra si leva in gesto di supplica. Cristo si stringe con la gota al volto della Madre di Dio, abbracciandole il collo con il braccio sinistro, mentre protende la mano destra verso la sua spalla. La veste del Bambino gli lascia scoperti solo i piedini, anch’essi allo stesso livello, e il sinistro è girato in modo tale da lasciar vedere la pianta. I volti sono modellati con ocra chiara su un incarnato base olivastro (sankir’), con lievi velature rosee. Il maphorion rosso-violaceo scuro della Vergine è decorato a stelle d’oro, con frangia e una bordura che presenta un disegno lineare. Le vesti di Cristo – una tunica ocra con cintura e clavo blu – sono decorate con profusione di assist dorato. Il fondo e i bordi sono color ocra chiara, e lasciano vedere numerosissime tracce di fissaggio di pezzi del rivestimento metallico. A tergo compare una raffigurazione della croce del Calvario con gli strumenti della Passione, di data posteriore. Raffigurazioni della Madre di Dio con il Bambino abbracciato al suo collo sono note nell’arte bizantina dal IX secolo, e si venerano in tutti i paesi del mondo ortodosso. Il diffondersi di icone della Tenerezza è collegabile alle dispute teologiche dell’XI-XII secolo sulla natura umana di Cristo. Questo tipo di immagini aveva epiteti del tipo «Glykophilousa» (Dolce bacio), «Eleousa» (Misericordiosa), e nella Rus’ assunsero quello di «Umilenie» (Tenerezza). Esistono più varianti di questo tipo iconografico, la più diffusa delle quali presenta il Bambino Gesù teneramente avvinto al collo della Madre, mentre si stringe alla sua gota. A questa variante iconografica appartiene la celebre icona della Madre di Dio (nota come «icona di Vladimir»), portata nella Rus’ da Bisanzio all’inizio del XII secolo (Galleria Tret’jakov, Mosca). La sua principale caratteristica, che non si riscontra nelle raffigurazioni della Tenerezza di questo periodo pervenuteci, è la pianta del piedino sinistro rivolta allo spettatore, che ha un profondo significato simbolico. Questo elemento iconografico ritorna in tutte le repliche russe dell’icona di Vladimir. L’icona della cattedrale di Vladimir è la più antica replica dell’icona miracolosa, che si trovava a Vladimir dal 1155. Nel 1395, durante l’incursione delle truppe di Tamerlano l’antica icona venne trasferita da Vladimir a Mosca, e tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo essa venne restaurata e adornata di un nuovo rivestimento in oro. Proprio a quest’epoca vennero eseguite le prime repliche «a misura e somiglianza» per-
venuteci, destinate alle cattedrali della Dormizione di Vladimir e di Mosca. La replica di Vladimir presenta alcune importanti differenze rispetto all’antico originale: la mano sinistra della Madonna è notevolmente abbassata, così che si trova più o meno allo stesso livello dell’altra, le teste sono ingrandite e in tal modo alla sagoma nel suo complesso viene conferita una forma piramidale. Le differenze fra la composizione dell’originale e della replica vengono spiegate dalla maggior parte degli studiosi come una scelta artistica dell’autore. Forse, la replica di Vladimir imitava la nuova forma acquisita dall’antica icona di Vladimir dopo le operazioni di ridipintura. I restauratori che hanno lavorato sull’icona hanno osservato che tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo lo strato pittorico originario e il gesso nell’area della mano sinistra della Vergine erano pesantemente danneggiati. Ritoccando l’antica icona, l’iconografo cambiò un po’ la posizione della mano sinistra della Madre di Dio, abbassandola e avvicinandola alla destra. Evidentemente, prima di ricoprire l’icona con il nuovo rivestimento dorato era stato preso un calco della figura, che venne certamente utilizzato per dipingere la replica di Vladimir. Confrontando l’originale, la replica di Vladimir, la replica proveniente dalla cattedrale della Dormizione di Mosca e le altre più antiche repliche della «Madre di Dio di Vladimir», si rileva che in tutte queste icone, ad eccezione della nostra, il piedino destro del Bambino è molto più basso rispetto al sinistro. Proprio il particolare dei piedini allo stesso livello conferisce al Bambino, nella replica di Vladimir, un senso di celestiale lievità che sottolinea la perfezione artistica dell’opera. La rara armonia e unitarietà ritmica della composizione, l’accordo delle morbide linee arrotondate, l’espressività dei contorni nitidi e puliti della sagoma piramidale si incontrano solo nelle opere di Andrej Rublev. Non è da escludersi che sia la ridipintura dell’icona miracolosa sia l’esecuzione di una sua replica fosse affidata al più celebre maestro del tempo, Andrej Rublev. In ogni caso, è evidente che l’autore dell’icona di Vladimir non cercasse semplicemente di ricopiare i sembianti dell’icona miracolosa, ma anche di rendere i nuovi elementi comparsi in seguito al suo restauro tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. Un’altra differenza tra la replica di Vladimir e l’originale consiste nella manica dorata del Bambino visibile nello spazio tra i volti: questa particolarità si sarebbe ripetuta in tutte le repliche della nostra «vicaria» nel XV-XVI secolo. Invece, la posizione dei piedini del Bambino sarebbe rimasta un elemento proprio unicamente della replica di Vladimir. Questa icona della Madre di Dio di Vladimir era venerata come miracolosa. Era esposta in un’edicola a sinistra delle porte regali. Era provvista di un rivestimento sfarzoso e preziosissimo, che non ci è pervenuto; in particolare, aveva una cornice d’argento con grandi placchette lavorate a niello con la raffigurazione delle feste e dei santi (sui bordi dell’icona si rinvengono tracce del fissaggio di tali placchette). Insieme alle altre due icone più antiche della terra di Vladimir, quest’opera venne restaurata nel 1918 dagli esperti della Commissione per la conservazione e il restauro della pittura antica in Russia.
«A TE CANTIAMO IN ETERNO» Antiche icone della Madre di Dio a Vladimir e Suzdal’
TAV. II
MADRE DI DIO DI VLADIMIR, Andrej Rublev (?) • Fine XIV – inizio XV sec.
GENNAIO 1 2 3 4 5 6 7 8
MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA LUNEDÌ MARTEDÌ
9 10 11 12 13 14 15 16
MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ
17 18 19 20 21 22 23 24
GIOVEDÌ
S. Antonio ab.
VENERDÌ
S. Liberata
SABATO
S. Mario
DOMENICA
S. Sebastiano
LUNEDÌ
S. Agnese
MARTEDÌ
S. Vincenzo
MERCOLEDÌ
S. Emerenziana
GIOVEDÌ
S. Francesco di Sales
25 26 27 28 29 30 31
VENERDÌ
Conversione di s. Paolo
SABATO
Ss. Tito e Timoteo, s. Paola
DOMENICA
S. Angela Merici
LUNEDÌ
S. Tommaso d’Aq., s. Valerio
MARTEDÌ
S. Costanzo, s. Cesario
MERCOLEDÌ
S. Martina, s. Savina
GIOVEDÌ
S. Giovanni B.
◆ Che grande parola, la parola Madre. La Madre Terra. La madre che mi ha generato. Il grembo materno. Le lacrime materne. La madre piange, le sue lacrime scorrono come un fiume. La preghiera di una madre smuove le montagne. Ave, dunque, o Tu che sei Madre della nostra vita. Bianca colomba, Genitrice del Misericordioso, ave. Ave, Stella che ci additi il Sole. Te a una sola voce lodano il cielo e la terra, te che hai donato al mondo la Sorgente della vita. Tu sciogli i vincoli ai prigionieri, trasformi le tenebre in luce, estingui il fuoco, uccidi ogni tarlo interiore, plachi lo stridor di denti; ed io, esultante, ti vedo spalancare le porte del paradiso. Inno Acathistos all’icona della Madre di Dio di Vladimir (anonimo del samizdat, 1925)
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Tavola xxI
MADRE DI DIO DI KAZAN’ Metà del XVII sec., cm 31x28x3,5 Museo-comprensorio di Vladimir e Suzdal’ Proveniente dal monastero del Salvatore di Evfimij a Suzdal’
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lementi caratteristici dell’iconografia della Madre di Dio di Kazan’ sono la raffigurazione a mezzo busto della Vergine e la posizione rigidamente frontale del Bambino, con la destra levata a benedire e la sinistra abbassata, celata dal mantello. Questa tipologia viene considerata una variante ridotta dell’Odigitria. Tuttavia, la Madre di Dio di Kazan’ costituisce un tipo iconografico autonomo, senza esatte analogie nell’arte russa del XVI secolo, per quanto sia simile alle raffigurazioni della Madre di Dio – diffuse in quest’epoca – che la ritraggono fino alle spalle. Molti studiosi collegano l’origine di questa tipologia all’arte italiana del XIV-XV secolo, ipotizzando che potrebbe trattarsi di una variante ridotta di Madre di Dio in trono con il Bambino ritto sulla sua gamba sinistra. L’icona miracolosa fu ritrovata a Kazan’ nel 1579. La sua ampia diffusione nel XVII secolo è legata ai Torbidi. Una replica dell’immagine miracolosa era fra le truppe del principe Dmitrij Požarskij durante la battaglia contro i polacchi per la conquista di Mosca nel 1612. in memoria della liberazione di Mosca lo zar Michail Fedorovič istituì il 22 ottobre una particolare festa dell’icona di Kazan’, che successivamente si diffuse
in tutta la Russia, e per la venerata icona a Mosca venne costruita la chiesa della Madre di Dio di Kazan’. Da questo momento l’icona divenne una delle immagini sacre più venerate nel paese e venne riprodotta in molteplici repliche. L’icona appartenente al monastero del Salvatore di sant’Evfimij è una delle repliche più antiche e probabilmente esatte dell’icona miracolosa. Lo attestano il tipo classico del volto della Vergine e il suo sguardo, rivolto non sugli oranti ma sul Bambino Gesù. La pittura dei volti è eseguita con morbide lumeggiature e lievi velature rosate. La gamma cromatica piuttosto fredda, il disegno e la maniera pittorica avvicinano l’icona alle opere dei pittori moscoviti del 1620-1630 circa, come ad esempio la «Dormizione della Madre di Dio» del monastero delle Solovki, dipinta da Nazarij Istomin nel 1621. L’icona conserva il prezioso rivestimento, composto da una lamina d’argento, nimbo, corona smerlata e pettorale, e decorato con un motivo floreale cesellato, fili di perline intrecciati, turchesi e pietre preziose incastonate. In precedenza l’icona aveva un «abito» di perline e monili al collo della Vergine, oltre ad essere inserita in un’edicola andata perduta, con antine chiudibili raffiguranti feste e santi. L’inventario del monastero riporta che l’icona fu «offerta dal nobile principe Dmitrij Michajlovič Požarskij» (1578-1642), originario di Suzdal’, che svolse un ruolo di primo piano nella lotta di liberazione contro i polacchi, capeggiando le milizie popolari moscovite. Fu sepolto nel monastero del Salvatore di sant’Evfimij a Suzdal’, nella sua cappella di famiglia. Con ogni probabilità, l’icona fu dipinta e provvista di un sontuoso rivestimento in memoria degli eventi del 1612; dopo la morte del principe Požarskij nel 1642 essa fu donata al monastero.
«A TE CANTIAMO IN ETERNO» Antiche icone della Madre di Dio a Vladimir e Suzdal’
TAV. xxi
MADRE DI DIO DI KAZAN’ • Metà del XVII sec.
NOVEMBRE 17 18 19 20 21 22 23 24
DOMENICA LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA
25 26 27 28 29 30
LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO
1 2 3 4 5 6 7 8
VENERDÌ
Tutti i Santi
SABATO
Commemoraz. defunti
DOMENICA
S. Martino, s. Silvia
LUNEDÌ
S. Carlo Borromeo
MARTEDÌ
S. Zaccaria
MERCOLEDÌ
S. Leonardo
GIOVEDÌ
S. Ernesto
VENERDÌ
S. Goffredo
9 10 11 12 13 14 15 16
SABATO
Dedicazione Basilica Later.
DOMENICA
S. Leone Magno
LUNEDÌ
S. Martino di Tours
MARTEDÌ
S. Giosafat
MERCOLEDÌ
S. Diego, s. Omobono
GIOVEDÌ
S. Giocondo
VENERDÌ
S. Alberto M., s. Arturo
SABATO
S. Margherita di S.