Libro-Calendario 2016

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«QUI DIO DIMORA CON GLI UOMINI» I mosaici della Rus’ di Kiev CALENDARIO

LA CASA DI MATRIONA


«QUI DIO DIMORA CON GLI UOMINI» I mosaici della Rus’ di Kiev

Libro-Calendario 2016 REALIZZATO A CURA DI Vladimir Sarab’janov Giovanna Parravicini (Fondazione Russia Cristiana) TESTI

Vladimir Sarab’janov REFERENZE FOTOGRAFICHE

Archivio Vladimir e Michail Sarab'janov GRAFICA

Aleksej Cˇekal e Angelo Bonaguro

La Casa di Matriona © 2015 Fondazione Russia Cristiana, via Tasca 36, 24068 Seriate (BG) (Italia) Tel.: (+39) 035.294021 rcediz@tin.it • www.russiacristiana.org Tutti i diritti di riproduzione, anche parziale, del testo e delle illustrazioni sono riservati in tutto il mondo. In copertina: Annunciazione (part. della Madre di Dio), mosaici di Santa Sofia a Kiev Finito di stampare nel mese di luglio 2015 dalla Ghilardi soluzioni d’immagine via Annunciata, 24060 Entratico (BG)

«QUI DIO DIMORA CON GLI UOMINI» può essere trasformato in un prezioso libro per la vostra biblioteca. È sufficiente tagliare la copertina e tutti i fogli lungo il tracciato indicato. AVVERTENZA: Finché il calendario è appeso alla parete non tagliare alcun foglio.


«QUI DIO DIMORA CON GLI UOMINI» I mosaici della Rus’ di Kiev

L’

arte della Rus’ di Kiev, in primo luogo la pittura, legata al battesimo e al diffondersi del cristianesimo, emerge dal silenzio del periodo pagano. La Rus’ costituiva un avamposto del paganesimo anche in un’epoca in cui quasi tutti gli stati dell’Europa orientale si erano convertiti al cristianesimo. La missione dei santi Cirillo e Metodio, intorno all’860, interessò i paesi slavi confinanti con la Rus’, la Moravia e la Bulgaria, e questo creò condizioni favorevoli a una graduale, lenta penetrazione del cristianesimo a Kiev, dove già intorno alla metà del X secolo esisteva una piccola comunità cristiana, e quindi alcune chiese, adornate di rare icone importate da Bisanzio. Nella seconda metà del secolo il cristianesimo cominciò a diffondersi anche negli ambienti della nobiltà variaga, come testimonia, in particolare, il battesimo della principessa Ol’ga a Costantinopoli nel 957. Ma l’impresa di battezzare la Rus’, iniziata dal principe Vladimir Svjatoslavovicˇ nel 988, mutò radicalmente la sua cultura. Il cristianesimo portava con sé la concezione di un Dio trinitario, dell’incarnazione e della redenzione di Cristo, della vita eterna e della salvezza, della virtù e del vizio. Insieme alla religione, da Bisanzio giunse anche una nuova concezione dell’arte, che divenne parte inscindibile della vita cristiana. Gli antichi mosaici di Kiev presentati in questa pubblicazione – ultimo lavoro di un grande storico dell’arte e restauratore prematuramente scomparso – riverberano lo splendore che fece esclamare ai messi del principe Vladimir, nella Sofia di Costantinopoli: «Non v’è sulla terra uno spettacolo di tale bellezza… Solo questo sappiamo: là Dio dimora con gli uomini» (dal Racconto dei tempi passati, cronaca del XII sec.). Questa stessa bellezza i principi di Kiev cercarono di far rivivere, attraverso la fede e la cultura cristiana, all’interno del loro paese, e così facendo gettarono le basi di un’originale e ricchissima civiltà, in cui si radicano i popoli russo e ucraino.


I MOSAICI BIZANTINI DI KIEV Vladimir Sarab’janov

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a cultura artistica del periodo iniziale del cristianesimo russo ci si presenta come un fenomeno di portata paragonabile alle culture nazionali del medioevo europeo, grazie ai saldi legami tra la Rus’ e Costantinopoli. Questi legami non interessavano solo la sfera politica, ecclesiastica e culturale, ma avevano anche un carattere dinastico. Il principe Vladimir, presa in moglie la principessa bizantina Anna, divenne cognato del potentissimo imperatore di Bisanzio Basilio II, imparentandosi così con la famiglia imperiale, cosa che non riusciva quasi mai ai governanti «barbari». Il cristianesimo, ricevuto per volontà del gran principe di Kiev Vladimir e con l’appoggio del suo numeroso casato e della sua cerchia più prossima, per alcuni decenni si propagò nella Rus’ prevalentemente come religione del ceto militare e aristocratico. La costruzione di nuove chiese e la loro ricca decorazione divennero per i principi russi un modo di esprimere il proprio ossequio alla nuova fede, in cui la Rus’ vedeva il proprio futuro. Ne conseguiva, naturalmente, il desiderio di ingaggiare i migliori artisti, facendoli venire possibilmente da Costantinopoli. L’alto livello delle opere d’arte costituiva un segno del potere e della ricchezza dei committenti, e l’attività edilizia dei principi, fissata dagli annali, è una testimonianza del loro prestigio e autorità. Le chiese fatte edificare da Vladimir e dai suoi figli avevano dimensioni imponenti, un aspetto monumentale all’esterno e sfarzose decorazioni all’interno, così da inculcare al popolo la grandezza e bellezza della nuova fede. È interessante notare che le chiese bizantine di questo periodo erano di dimensioni inferiori a quelle russe. Tutti questi fattori contribuirono all’arrivo nella Rus’ di vari artisti bizantini, molti dei quali si trasferirono stabilmente a Kiev e in altre città della Rus’, formando gradualmente l’ambiente artistico che nel successivo XII secolo avrebbe costituito la base della nuova cultura nazionale russa.

IL LINGUAGGIO DELL’ARTE SACRA A BISANZIO

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a Rus’ si convertì al cristianesimo nel periodo storico che può a diritto chiamarsi «epoca d’oro» della cultura bizantina, rinata dopo la crisi iconoclasta del 726-843. Uno dei meriti principali degli iconoduli fu la definitiva affermazione dei dogmi relativi alle immagini sacre, formulati e precisati, in polemica con i detrattori delle immagini, da Germano di Costantinopoli, Massimo il Confessore, Giovanni Damasceno, Teodoro Studita e altri teologi del tempo. I santi padri confutarono l’argomentazione principale degli iconoclasti sull’impossibilità di raffigurare Dio, svelandone il carattere eretico. Le immagini sacre, mostrando i sembianti di santi o riproducendo avvenimenti della storia sacra, non sostituiscono l’archetipo ma ne diventano similitudini, a cui si estende la venerazione dell’archetipo. L’immagine sacra creata dall’artista non esiste in sé, ma funge da intermediario tra il mondo celeste e lo spettatore. Per questa sua caratteristica la raffigurazione sacra si differenzia radicalmente dall’idolo pagano, e in questo contesto si comprende l’importanza per la cultura bizantina del linguaggio artistico: proprio in questo periodo nell’arte figurativa si forma un particolare linguaggio ieratico convenzionale, che avrebbe determinato la peculiarità dell’arte del mondo bizantino fino al tardo Medioevo.

TAVOLA 1

I MOSAICI ABSIDALI DI SANTA SOFIA

La decorazione musiva della Sofia kieviana nei suoi elementi nodali corrisponde allo schema pittorico classico del tempio bizantino di questo periodo e molto verosimilmente riproduce i principali temi programmatici della chiesa della Decima. A sua volta, l’orientamento della chiesa della Decima sulla Theotokos Pharos, che si esprimeva non solo nella sua dedicazione alla Madre di Dio, ma anche in una serie di peculiarità tipologiche dell’architettura, poteva essere dettato dal desiderio di Vladimir di assimilare la sua cappella di famiglia alla chiesa palatina imperiale e dall’influsso diretto della sposa porfirogenita del gran principe. È logico supporre che la decorazione del tempio kieviano riecheggiasse in molti elementi il celebre modello costantinopolitano. Sappiamo che nell’863 per ordine dell’imperatore Michele III la chiesa del Pharos venne ristrutturata e sontuosamente decorata.

Veduta della Sofia di Kiev. Le cupole sono state ricostruite in età barocca, mentre in alcuni tratti l'intonaco bianco lascia vedere la muratura originaria.


TAV. I

MOSAICI ABSIDALI (SANTA SOFIA)

17 18 19 20 21 22 23 24

DOMENICA LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

25 26 27 28 29 30 31

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

1  2  3  4  5  6  7  8

VENERDÌ

Madre di Dio Circoncisione di N.S. (biz.)

SABATO

Basilio, Gregorio

DOMENICA

Nome di Gesù, Genoveffa

LUNEDÌ

Benedetta

MARTEDÌ

Amelia

MERCOLEDÌ

Epifania Santa Teofania, Battesimo di N.S. (biz.)

GIOVEDÌ

Luciano, Raimondo

VENERDÌ

Massimo, Severino

9 10 11 12 13 14 15 16

SABATO

Giuliano

DOMENICA

Battesimo del Signore

LUNEDÌ

Igino

MARTEDÌ

Modesto

MERCOLEDÌ

Ilario

GIOVEDÌ

Felice da Nola, Bianca

VENERDÌ

Mauro, Romedio

SABATO

Marcello


TAVOLA 2

IL PANTOCRATORE (part. del volto)

Attraverso la decima omelia del patriarca Fozio, pronunciata in occasione della consacrazione della chiesa della Theotokos Pharos, siamo a conoscenza dell’aspetto esteriore e dell’architettura di questo tempio e dei suoi mosaici, forse la prima grande opera di pittura sacra dopo il ripristino del culto delle immagini. Nella cupola era raffigurato il Pantocratore, che, come dice Fozio, «scruta la terra e medita sul suo ordinamento e governo». Lo circondavano le creature celesti, «le schiere degli angeli, che sollevano il Sovrano di tutti». Nell’abside era situata la figura della Madre di Dio, «che stende le purissime braccia su di noi e dona all’imperatore salvezza e vittoria sui nemici»; da ciò consegue che la Madre di Dio era rappresentata nell’iconografia dell’Orante. Il resto della decorazione era composto di singole raffigurazioni di personaggi: «Il coro dei martiri e degli apostoli, come pure dei patriarchi e dei profeti riempie tutto il tempio, adornandolo con le proprie raffigurazioni». È molto probabile che il sistema di distribuzione dei principali elementi decorativi a mosaico della chiesa del Pharos, riprodotti nella chiesa della Decima, influisse in maniera decisiva sul programma dei successivi edifici di culto di Kiev, in primo luogo la cattedrale di Santa Sofia.

3 Cristo Pantocratore nella cupola del monastero di Dafni (Atene), fine dell'XI sec.

SAN VLADIMIR E IL BATTESIMO DELLA RUS’

iglio di Svjatoslav (ucciso dai Peceneghi nel 973), Vladimir nacque verso il 960, e fu educato probabilmente sotto la guida della nonna, la principessa Ol’ga, che nel 957 si era recata a Costantinopoli dove aveva ricevuto il battesimo, e al ritorno aveva portato con sé a Kiev alcuni sacerdoti cristiani, oltre a libri liturgici e suppellettili sacre. Nel 979, sconfitto il fratello Jaropolk, Vladimir divenne principe di Kiev. Zelante sostenitore del paganesimo, per suo ordine furono messi a morte i primi martiri russi (due cristiani variaghi, padre e figlio, che non avevano consentito a sacrificare agli idoli). La Cronaca di Nestor descrive Vladimir come un uomo barbaro e violento, e nella narrazione si susseguono episodi di rapina e crudeltà, fino al momento della conversione e del battesimo. Vladimir fu battezzato in forma privata a Kiev, e nel 989 celebrò fastosamente le nozze con Anna, sorella dell’imperatore Basilio II, a Cherson, in Crimea. Il battesimo della popolazione ebbe luogo nel 990 – esito, oltre che della volontà di Vladimir, di un lungo processo iniziato tra l’VIII e il IX secolo. Si è conservata una preghiera della principessa Ol’ga, che inutilmente aveva cercato di educare alla fede il figlio Svjatoslav, per la conversione del suo popolo: «Sia fatta la volontà divina; se Dio vorrà perdonare la stirpe mia e la terra russa, allora introdurrà nel loro cuore lo stesso desiderio di cui Dio a me fece dono, di rivolgersi a Dio». «E così dicendo – commenta l’antica cronaca – pregava per ilDida figlio e per dida dida.tutti gli uomini giorno e notte».

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La teologia dell’immagine sacra trova piena realizzazione nel nuovo sistema decorativo del tempio bizantino, elaborato e applicato dopo il Trionfo dell’Ortodossia nell’843 in una serie di chiese costantinopolitane, costruite da imperatori e patriarchi bizantini e dalla loro cerchia più prossima. Una delle prime chiese, la Theotokos Pharos, fu costruita e decorata con mosaici all’epoca di Michele III nell’864. Di fondamentale importanza nell’evoluzione del sistema pittorico fu la decorazione musiva della chiesa degli Apostoli, ristrutturata dopo le distruzioni iconoclaste dell’imperatore Basilio I (867-886), e a noi nota attraverso le descrizioni di Costantino Rodio (X sec.) e Nicola Mesarite (XII sec.). Significative integrazioni interessarono la cupola e il santuario della Sofia costantinopolitana dopo il terremoto dell’869, sebbene nel rimanente la cattedrale conservasse i mosaici non figurativi dell’epoca di Giustiniano. Inoltre, dai sermoni pronunciati dagli imperatori sappiamo di decorazioni musive esistenti in due chiese dell'epoca dell'imperatore Leone VI (886-912), una costruita dal suo principale consigliere e suocero, Stylianos Zaoutzes († 896) e l’altra appartenente al monastero costantinopolitano di Kauleas. Queste chiese andarono completamente distrutte nel corso dei travagliati eventi della storia bizantina, ma le fonti ci tramandano il sistema decorativo dei loro mosaici e l’effetto che producevano sui contemporanei.


TAV. II

IL PANTOCRATORE (PART. DEL VOLTO, MOSAICI DI SANTA SOFIA)

1 2 3 4 5 6 7 8

VENERDÌ SABATO DOMENICA LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ

9 10 11 12 13 14 15 16

SABATO DOMENICA LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO

17 18 19 20 21 22 23 24

DOMENICA

Antonio

LUNEDÌ

Beatrice

MARTEDÌ

Bassiano

MERCOLEDÌ

Sebastiano, Fabiano

GIOVEDÌ

Agnese

VENERDÌ

Vincenzo, Valerio

SABATO

Babila e tre fanciulli, Emerenziana

DOMENICA

Francesco di Sales Dom. del Figliol prodigo (biz.)

25 26 27 28 29 30 31

LUNEDÌ

Conversione di San Paolo

MARTEDÌ

Tito e Timoteo, Paola

MERCOLEDÌ

Angela Merici

GIOVEDÌ

Tommaso d’Aq., Valerio

VENERDÌ

Costanzo, Aquilino

SABATO

Martina, Savina

DOMENICA

Giovanni Bosco Dom. del Giudizio finale (biz.)


TEMPIO, SIMBOLO DEL COSMO

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a chiesa bizantina con cupola impostata su crociera nella sua laconica struttura architettonica rappresenta l’immagine ideale dell’universo, e di conseguenza la decorazione pittorica mostra una netta suddivisione tra il mondo celeste, nella parte superiore della chiesa, in primo luogo la cupola, la zona intermedia del «paradiso», di cui fanno parte le volte e la sommità delle pareti, e la zona inferiore, che simboleggia il mondo terreno. Il nuovo sistema pittorico, secondo questa gerarchia, comprende obbligatoriamente alcuni elementi. Nella cupola campeggia il busto del Pantocratore, personificazione dell’energia creatrice dell’Autore e Signore del

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TAVOLA 3

IL PANTOCRATORE (nella cupola) Nella Sofia di Kiev, come in una serie di analoghi monumenti dell’XI-XII secolo, la raffigurazione del Pantocratore risale a un modello circondato di venerazione che secondo molti studiosi era il mosaico nella cupola della chiesa degli Apostoli a Costantinopoli, costruita durante il regno di Basilio I (867-886) e nota in base a varie descrizioni. Nella dettagliata descrizione stilata da Nicola Mesarite alla fine del XII secolo si sottolinea che il Pantocratore non è raffigurato interamente ma fino alla cintura, perché l’autore voleva così indicare la limitatezza della nostra conoscenza di Dio e delle Sue vie. Secondo Mesarite lo sguardo del Pantocratore esprime gioia e benevolenza verso coloro che sono puri, ma nel contempo è carico d’ira e di condanna per i peccatori. Inoltre, Mesarite si sofferma sul gesto della mano destra, con cui Cristo benedice i giusti e al tempo stesso ammonisce gli altri indicando loro la retta via. Altrettanto dettagliatamente è descritta la posizione della mano sinistra che regge il Vangelo, e le cui dita secondo Mesarite sono «ben distinte». Il Pantocratore di Santa Sofia corrisponde perfettamente a questa descrizione, soprattutto nei gesti delle mani e nel volto, in cui l’espressione del severo Giudice si unisce alla fisionomia del Dio misericordioso. È importante anche che il Pantocratore sia rappresentato fino alla cintura, mentre in esempi successivi la Sua figura è tagliata alle spalle, così da conferirle maggior dinamismo. Questi elementi di somiglianza tra il Pantocratore di Kiev e la descrizione di Nicola Mesarite confermano il legame genetico tra il mosaico di Kiev e l’immagine venerata nella chiesa degli Apostoli, indicando la sua appartenenza a una tradizione iconografica più antica, che nei monumenti di fine XI-inizio XII secolo aveva già subito visibili trasformazioni.

a negazione della possibilità di raffigurare Cristo, dopo che si era incarnato, equivaleva a mettere in dubbio l’Incarnazione, e quindi la forza salvifica della Passione. Se Cristo non può essere raffigurato in sembianti umani, non si può riconoscere la compiutezza della sua Incarnazione, né l’autenticità della sua natura umana. Proprio la possibilità di raffigurare Cristo testimonia la realtà e pienezza della sua incarnazione. OTTO DEMUS

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Mosaici absidali di Osios Lukas (1040 circa): al Pantocratore si sostituisce la Pentecoste, con un chiaro accento apostolico ed ecclesiale.

mondo. Come Capo della Chiesa celeste, è attorniato da una schiera angelica, e appena sotto sono disposti profeti e apostoli, coloro che preannunciano e diffondono il Suo insegnamento. Nell’abside domina la figura della Madre di Dio, che impersona la Chiesa terrena, mentre lo spazio sottostante la cupola è occupato dagli avvenimenti della storia sacra, e la zona inferiore riporta le schiere dei santi i quali, come fondatori e ordinatori della Chiesa terrena, sono ravvicinati ai fedeli. A questo programma pittorico corrispondeva un particolare linguaggio figurativo, in cui si condensava la secolare esperienza della cultura artistica


TAV. III

IL PANTOCRATORE (CUPOLA, MOSAICI DI SANTA SOFIA)

17 18 19 20 21 22 23 24

MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ

25 26 27 28 29

GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA LUNEDÌ

1  2  3  4  5  6  7  8

LUNEDÌ

Verdiana

MARTEDÌ

Pres. del Signore

MERCOLEDÌ

Biagio, Oscar

GIOVEDÌ

Gilberto, Andrea Corsini

VENERDÌ

Agata

SABATO

Paolo Miki e compagni

DOMENICA

Riccardo, Teodoro Dom. del perdono (biz.)

LUNEDÌ

Girolamo Em.

9 10 11 12 13 14 15 16

MARTEDÌ

Apollonia

MERCOLEDÌ

Le Ceneri, Arnaldo, Scolastica

GIOVEDÌ

B.V. di Lourdes

VENERDÌ

Damiano, Eulalia

SABATO

Benigno di Todi, Maura

DOMENICA

I di Quaresima, Cirillo e Metodio Dom. dell'Ortodossia (biz.)

LUNEDÌ

Martiri Copti in Libia

MARTEDÌ

Giuliana


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