Sant'Ambrogio in Russia

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Sant’Ambrogio in Russia Francesco Braschi Con la presentazione ufficiale al pubblico, avvenuta a Mosca lo scorso 14 novembre nell’ambito delle celebrazioni dei venti anni di vita dell’Università Ortodossa Umanistica San Tichon, hanno visto la luce i primi due volumi dell’edizione latino-russa dell’Opera omnia di sant’Ambrogio, promossa congiuntamente dall’Università moscovita e dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, che nel secolo scorso si era fatta già promotrice di una edizione degli scritti del suo patrono in lingua italiana, con testo originale a fronte.

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NA NOTIZIA DI QUESTO GENERE sembra simile a molte altre, che rendono conto di eventi accademici ormai moltiplicatisi nel numero e nella frequenza, e che spesso sembrano interessare solo una ristretta cerchia di studiosi. Ma non è questo il nostro caso: la pubblicazione dei testi di sant’Ambrogio in lingua russa rappresenta, per chi segue Russia Cristiana e il suo impegno culturale, un motivo di grande soddisfazione e consolazione. Di più: un avvenimento che mostra con chiarezza un «riaccadere della speranza» da cui scaturisce la possibilità di sviluppi ancora non pienamente immaginabili. E questo sia guardando come è nata questa intrapresa, sia riflettendo sul suo significato per la cultura russa (credente e laica) di oggi. È interessante raccontare come si sia deciso di dare l’avvio a questa impresa. Tutto è iniziato nel mese di luglio del 2011. In relazione al mio lavoro presso la Biblioteca

Ambrosiana ero appena arrivato a Mosca per un periodo di studio della lingua. Oltre allo studio, era in programma un incontro con esponenti della Chiesa ortodossa, che aveva lo scopo di esplorare la fattibilità di una mostra di icone contemporanee russe a Milano. All’incontro partecipava anche Giovanna Parravicini, poiché vi era l’ipotesi di coinvolgere nel progetto la Scuola di Seriate. L’incontro si stava concludendo apparentemente con un nulla di fatto, poiché venivano in evidenza difficoltà di carattere organizzativo e finanziario; ma proprio a questo punto avvenne qualcosa cui al momento non demmo grande importanza, e che invece si sarebbe rivelato del tutto decisivo. Alla riunione, infatti, era stato invitato anche padre Aleksandr Saltykov, decano della Facoltà di Arte presso l’Università San Tichon, a me fino ad allora sconosciuto. Ci presentammo, e mi colpì – oltre alla sua profonda conoscenza della materia – il suo atteg-

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giamento attento e desideroso di andare in profondità nel cogliere il valore dell’incontro con una persona (il sottoscritto) a lui fino a quel momento del tutto sconosciuta. Nel corso della nostra conversazione, infatti, ci confrontammo relativamente al significato teologico e spirituale delle immagini, ed io ebbi la possibilità di raccontargli della Pinacoteca Ambrosiana e delle ragioni pastorali che avevano guidato la sua fondazione da parte del cardinale Federico Borromeo. Cogliemmo subito come due storie ormai separate – quella dell’icona in Russia e della pittura sacra rinascimentale italiana – avevano tuttavia degli interrogativi di fondo singolarmente vicini, e cercando di cogliere quali fossero le radici di ambedue arrivammo a parlare del rapporto tra estetica e teologia, tra la bellezza e Dio, nella concezione che di questi temi hanno i Padri della Chiesa, ovvero quei pastori, teologi, esegeti che vissero prima della divisione tra Oriente e Occidente e spesso sono riconosciuti come santi da ambedue le nostre Chiese. Gli citai un importante passo di sant’Ambrogio, nel quale si afferma che bellezza e piacevolezza sono realtà positive, che Dio stesso fu deliziato nel creare l’universo, e che solo l’inganno demoniaco ha fatto sì che nella nostra esperienza la piacevolezza e il piacere siano realtà legate quasi indissolubilmente al peccato. La mia citazione sorprese non poco padre Saltykov, che me ne chiese la fonte, e quando gli indicai il Commento a XII Salmi di sant’Ambrogio, mi disse che non conosceva un’edizione russa di quell’opera, ma che sarebbe stato assai importante poterne avere il testo in una forma accessibile. Mi colpì non poco la sua attenzione e il suo immediato interessamento per sant’Ambrogio, di cui pensavo – ingenuamente – che fossero già disponibili in russo tutte le opere. Mi resi poi conto – visitando la biblioteca dell’Accademia Teologica e parlando con diversi sacerdoti e professori – che

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di sant’Ambrogio esistevano in traduzione solo alcuni scritti e, sovente, unicamente in forma antologica. Molte settimane passarono dopo quell’incontro e quella della traduzione di sant’Ambrogio mi rimase in mente come un’ipotesi allettante e promettente, di cui però vedevo tutto l’onere e la difficoltà, al punto da collocarla tra i progetti futuri, quelli di cui non si sa se si realizzeranno o meno. Fu dunque grande la mia sorpresa quando, nell’autunno del 2011, venni contattato dall’Ufficio relazioni internazionali dell’Università San Tichon per fissare un incontro con il vicerettore, padre Georgij Orechanov, in arrivo a Milano, seriamente intenzionato a porre le basi per la realizzazione di questo progetto e per una collaborazione stabile con la Biblioteca Ambrosiana. Il resto è presto detto: con l’approvazione del Collegio dei Dottori e della Congregazione dei Conservatori della Biblioteca Am brosiana, non solo si arrivò in pochi mesi a firmare un accordo-quadro di collaborazione scientifico-culturale, ma anche a dare concretamente l’avvio al progetto editoriale.

Un valore per le Chiese di oggi Il progetto avviato prevede la pubblicazione di tutte le opere di Ambrogio (una quarantina di titoli di diversa ampiezza) in un’edizione che comprenderà circa venti volumi, la cui uscita si prevede di compiere nell’arco di dieci anni. Dei primi due volumi presentati, il primo comprende due scritti non ambrosiani di carattere introduttivo (la Vita Ambrosii di Paolino, segretario di sant’Ambrogio, e la cosiddetta Vita lunga paleoslava, editata per la prima volta da una studiosa bulgara appartenente all’Accademia Ambrosiana), cui si aggiungono le opere dedicate alla Liturgia

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(De Sacramentis, De Mysteriis, Explanatio Symboli, De Poenitentia); il secondo volume è invece dedicato alle opere che hanno per soggetto la verginità consacrata (De Virginibus, De Viduis, De Virginitate, De Institutione virginis et Sanctae Mariae virginitate perpetua, Exhortatio Virginitatis). Il primo volume ha avuto l’onore di comprendere, in apertura, due prefazioni: una di sua eminenza Ilarion, metropolita di Volokolamsk e presidente del Dipartimento per

le relazioni ecclesiali esterne del Patriarcato di Mosca, l’altra a firma di sua eminenza il cardinale Angelo Scola, arcivescovo metropolita di Milano e Gran Patrono della Biblioteca Ambrosiana. Si tratta di una circostanza il cui valore va ben oltre la formalità, come si può comprendere dalla lettura dei due testi che pubblichiamo in queste pagine. Il Metropolita Ilarion, infatti, mette in luce il mutamento avvenuto negli ultimi anni relativamente agli studi su sant’Ambrogio, che ha portato, partendo da posizioni di sostanziale sufficienza nel giudizio sulle sue opere, al riconoscimento del suo valore quale punto di contatto tra la tradizione teologica orientale e quella occidentale, come protagonista della nascente tradizione teologica occidentale e come maestro di Agostino, il cui influsso sulla teologia di quest’ultimo è fino ad ora stato largamente sottovalutato. Il cardinale Scola, invece, sottolinea in particolare l’eccezionalità della figura di ➣

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L’INTRODUZIONE DEL CARDINAL SCOLA Ornando di virtù il trono del governatorato, opportunamente hai ricevuto, per divina ispirazione, quello del pontificato. Essendo dunque stato in entrambi fedele economo della grazia, o Ambrogio, hai ereditato una duplice corona. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza: così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato; con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Ambrogio. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre. Come un tempo fece Natan con Davide, con franchezza rimproverasti il pio re, una volta che era caduto in peccato, o Ambrogio beatissimo; lo sottoponesti pubblicamente alla scomunica, e dopo averlo corretto con la penitenza, in modo degno di Dio lo hai riunito al tuo gregge. (Stichirà dall’akolouthìa del 7 dicembre) uesti tre frammenti dell’ufficiatura che ogni 7 dicembre risuona nelle Chiese ortodosse ben rispecchiano alcuni tratti della multiforme personalità del nostro «padre tra i santi Ambrogio, vescovo di Milano»1. Egli fu, infatti, un alto funzionario imperiale rispettato e amato per la sua probità nel governare; un asceta esemplare nella consacrazione verginale, nella totale dedizione al servizio di Dio e della Chiesa e nell’esercizio delle virtù della mitezza e della misericordia; un vescovo di salda ortodossia e grande magnanimità, il quale, ereditando un clero e un popolo la cui fede era stata profondamente e negativamente segnata da decenni di influenza dell’arianesimo, preferì alla repressione e all’uso pur legittimo dell’autorità un’attenta e diuturna azione educativa, attraverso la quale seppe proporre una dottrina ancorata nella Tradizione dei Padri greci e latini e capace di imporsi per l’eloquenza e la ragionevolezza con cui veniva trasmessa, conquistando anche intellettuali del calibro di Agostino. Ambrogio, nato in una famiglia di rango senatorio ma di consolidata fede cristiana, formato poi alle conoscenze e alle virtù umane della migliore tradizione romana in vista della sua carriera a servizio della res publica, si mostra a noi innanzitutto come una personalità completa e armonica. Come ebbe a dire quattro secoli fa il mio predecessore Federico Borromeo, tratto fondamentale della personalità di sant’Ambrogio fu la costanza nella «soprannaturale, e naturale sapienza», ovvero in una unità profonda tra fede e ragione, che ne informò tutta la vita e l’azione, così che egli «non fu mai non a se medesimo simigliante»2, ovvero costante nella sua attitudine nei confronti della realtà, pur nelle diverse circostanze da lui attraversate. Ma questa sapienza per Ambrogio aveva un nome ben preciso: Cristo Signore. Come egli stesso scrive in una sua celeberrima omelia3: «Parliamo dunque il Signore Gesù! Sia egli il nostro discorso, perché egli è la sapienza, egli è la parola e la Parola di Dio. È lui il respiro, è lui stesso a parlare in chi fa risuonare i suoi discorsi e medita le sue parole. Parliamo di lui, raccontiamo sempre lui! Quando parliamo di sapienza, è lui stesso che parla, quando parliamo di virtù, è lui che parla, quando parliamo di giustizia, è lui che parla, quando parliamo di pace, è lui che parla, quando parliamo di verità, di vita e di riscatto e liberazione, è lui che parla». Il costante riferimento a Cristo è dunque la vera radice dell’opera e della dottrina ambrosiana: è ciò che lo rese libero nell’interlocuzione con il potere politico, fino a ridefinire la figura dell’imperatore cristiano considerandone innanzitutto la condizione di uomo; che lo fece capace di indicare a innumerevoli giovani

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e fanciulle l’ideale della verginità consacrata; che gli fece spendere le migliori energie nella catechesi prebattesimale e mistagogica, indicando nei mysteria della sacra liturgia il luogo della rinascita dell’umano e nell’eucaristia la medicina di cui ogni giorno abbiamo bisogno per essere liberati dai peccati. E proprio Cristo – negli ultimi giorni della sua vita – «vide venirgli incontro sorridendo», mostrandosi così come il vicino e anelato compimento della sua vicenda terrena. Molte altre pagine sarebbero necessarie anche solo per abbozzare la ricchezza della figura di sant’Ambrogio, un dono sempre attuale per la Chiesa indivisa e universale. Ma di questa ricchezza potranno ora rendersi conto in modo diretto e personale i lettori di lingua russa, grazie alla collana di cui hanno tra le mani il primo volume. Frutto della collaborazione tra due prestigiose istituzioni culturali – l’Università Ortodossa Umanistica San Tichon di Mosca e la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano – la decisione di editare in traduzione russa moderna tutte le opere di sant’Ambrogio si configura in realtà come un vero scambio e una collaborazione fraterni tra la Chiesa cattolica e il Patriarcato di Mosca, attraverso i quali si rende gloria alla Santa Trinità che ha suscitato la santità del vescovo Ambrogio come un dono per tutti i cristiani. Tale dono si mostra poi particolarmente appropriato al tempo presente: un tempo carico di domande, di circostanze e di tensioni, e che per questo presenta non poche analogie con il quarto secolo, nel quale visse e operò Ambrogio. Il suo fu un tempo di mutamenti, di incontro e scontro tra popoli diversi, di tentativi egemonici da parte del potere imperiale e dell’affermarsi lento ma progressivo di una nuova idea di uomo, a partire dall’editto di Milano del 313 ma anche e in particolare dalla vittoria sull’arianesimo che – affermando la piena divinità di Cristo – elevò a una dignità fino ad allora impensabile la natura umana, considerando come il Logos stesso non avesse disdegnato di assumerla per amore dell’umanità perduta. Proprio di questa dignità fondata in Cristo vero Dio e vero uomo, Ambrogio fu stupito adoratore e convinto assertore. E per questo motivo i suoi insegnamenti possono ancora oggi esserci di guida e di nutrimento, nel cammino comune verso una sempre maggiore conformazione a Cristo, nello Spirito Santo, a gloria di Dio Padre. Angelo card. Scola Arcivescovo di Milano Milano, 31 agosto 2012

1. Questa è la titolatura di sant’Ambrogio nella tradizione ortodossa. Stichirà corrisponde grosso modo alla latina antifona, mentre l’akolouthìa è l’ufficiatura del santo in rito bizantino. 2. Cfr. F. Borromeo, I sacri ragionamenti di Federico Borromeo cardinale, ed arcivescovo di Milano… Volume Sesto, Settimo, Ottavo, Nono, e decimo, in Milano per Dionisio Gariboldi, 1646, pp. 62. 64 (passim): «…della sua anima grandemente risplendeva la stella della soprannaturale, e naturale sapienza; poiché egli, e parlando, e scrivendo, e operando, in ogni tempo, ed in ogni suo atto diede al Mondo tutto a divedere, che questa più dell’altre in lui scintillasse. E questa sapienza allhora in lui spetialmente dimostrossi scintillante, quando cambiando stato, e la religiosa vita abbracciando, subitamente gran sacerdote, e vescovo divenne, essendo prima stato del popolo gran giudice, e duce e maestro. […] Ma di Ambrosio, che dir possiamo? Egli non fù mai non a se medesimo simigliante. Giusto, prudente, magnanimo, grave, e severo fù sempre ne’ civili magistrati; e le medesime virtù, quelle havendo poi rendute più perfette, nell’ecclesiastico stato trasportò; in tanto, che infin nelle prime hore giusto, e prudente, e magnanimo si dimostrò; e per recar in una le parole tutte, egli fù sempre Ambrosio…». 3. Explanatio psalmi XXXVI, 65: «Loquamur ergo dominum Iesum, quia ipse est sapientia, ipse est uerbum et uerbum dei. nam et hoc scriptum est: aperi os tuum uerbo dei. ipsum spirat qui sermones eius resonat et uerba meditatur. ipsum semper loquamur. cum de sapientia loquimur, ipse est, cum de uirtute loquimur, ipse est, cum de iustitia loquimur, ipse est, cum de pace loquimur, ipse est, cum de ueritate et uita et redemptione loquimur, ipse est».

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Ambrogio quale credente profondamente radicato in Cristo e nella sua divinoumanità, e per questo motivo capace di portare una reale novità di pensiero – alla luce della fede nella presenza attuale del Salvatore – in un tempo, il quarto secolo, drammaticamente segnato da trasformazioni che si manifestavano come incertezze politiche, sociali, morali, e che proprio per questo richiedeva uomini capaci di dare risposte nuove, che sapessero attingere a uno sguardo diverso sull’umanità e sul suo significato. In questi due testi, diversi ma complementari, possiamo trovare i veri motivi che rendono questa edizione un evento ecclesiale di grande portata. In prima istanza, infatti, l’edizione delle opere di Ambrogio corrisponde a un desiderio di conoscenza e di confronto con le opere dei Padri latini – da parte della Chiesa ortodossa russa – che iniziando con sant’Ambrogio si trova davanti a una figura di santità pienamente accettata dalla Chiesa 16

d’Oriente; e se il patrono di Milano si rivela in molti campi – dalla liturgia alla disciplina ecclesiale, dall’esegesi alla teologia politica e al rapporto con il potere imperiale, per citarne solo alcuni – come uno dei fondatori della cristianità occidentale, allo stesso tempo la lettura dei suoi scritti mostra come la specificità del cristianesimo latino – che vede un momento di particolare sviluppo nel quarto secolo – sia radicata indissolubilmente nella tradizione della Chiesa dei primi tre secoli, ovvero in un «sentire cristiano» in maggioranza di lingua greca e ampiamente condiviso da tutto l’ecumene. In secondo luogo, la conoscenza degli scritti di Ambrogio non solo mostrerà sempre più chiaramente la sua capacità di essere «ponte» verso lo studio di Padri occidentali che per alcune loro peculiarità più faticano a farsi accettare in Oriente – primo fra tutti Agostino, – ma si rivelerà certamente feconda anche in relazione alla particolare attua-

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LA PREFAZIONE DEL METROPOLITA ILARION on grande gioia presento al lettore questa nuova e ponderosa edizione delle opere di sant’Ambrogio di Milano in lingua russa con testo latino a fronte, secondo i moderni criteri scientifici. Quanto più significativa e poliedrica è una personalità, tanto più utile risulta «prenderne le distanze» per raggiungere un giudizio più preciso ed equilibrato. Oggi, dalla distanza che ci separa dal tempo di sant’Ambrogio di Milano, è ben difficile sopravvalutare quest’uomo straordinario e i suoi meriti nel servizio colmo di abnegazione alla Chiesa di Cristo. Immediatamente dopo la morte del santo, la sua venerazione si sviluppò largamente sia nella parte occidentale che in quella orientale dell’impero cristiano, come ci testimoniano le sue vite, tanto greche quanto latine, che iniziarono ad apparire fin dal V secolo. La sua vita ascetica, coronata da eccelse virtù, la brillante eloquenza e il coraggio cristiano, e soprattutto i molti scritti apportarono ad Ambrogio una meritata gloria non solo in Italia e in Gallia, ma anche in Grecia, nell’Asia Minore, in Egitto e in altri paesi. A buon diritto sant’Ambrogio occupa un posto speciale nella tradizione della Chiesa indivisa. Per lungo tempo nella patristica è stata comune l’opinione che la teologia di sant’Ambrogio si distinguesse per il suo eclettismo e avesse un carattere morale pratico. Tuttavia, proprio grazie alle serie edizioni scientifiche fondamentali delle sue opere, come la presente, negli ultimi tempi si è manifestata la tendenza a rivedere la posizione di sant’Ambrogio di Milano nell’ambito della teologia dogmatica e della filosofia speculativa. Sant’Ambrogio si rivela un profondo teologo dogmatico e un acuto esegeta, e il suo apparente eclettismo deriva da un’ottima conoscenza della teologia a lui contemporanea, tanto occidentale quanto orientale. Gli scritti da lui lasciati contribuirono all’incontro del pensiero teologico d’Oriente con quello d’Occidente, e proprio grazie a ciò acquisirono una dimensione universale (ecumenica). Per la teologia occidentale sant’Ambrogio divenne uno dei più importanti maestri della dottrina ortodossa su Dio e la Santa Trinità, sulla persona e la sua salvezza. Il santo contribuì alla diffusione in Occidente dell’esegesi allegorica della Sacra Scrittura, elaborata nella scuola esegetica di Alessandria, innanzitutto da Origine e Didimo il Cieco. Inoltre, insieme con sant’Ilario di Poitiers, Ambrogio fu uno dei principali difensori della fede ortodossa di fronte all’eresia ariana e ai suoi potenti protettori in ambito imperiale. Per molti aspetti le sue opere contribuirono alla formazione della tradizione teologica occidentale, esercitando una considerevole influenza sul beato Agostino, il santo di Ippona. Nella vita di Ambrogio, uscita dalla penna del suo biografo, il diacono Paolino, si possono trovare le virtù tipiche del vescovo, quali la cordialità, una fede profonda e la semplicità nei rapporti. Per molti aspetti proprio queste qualità permisero a sant’Ambrogio di conquistare il cuore della gente e di assicurarsi l’amore del popolo. Sono giunte fino a noi più di trenta opere del santo, tra cui alcune di grande rilievo, come l’Esamerone, Sulla Fede, Sullo Spirito Santo, scritti in forma di dialogo di carattere catechetico ed esegetico, dieci libri di lettere ed altri; eppure finora solo una piccola parte di esse è stata tradotta in russo. Tutti i suoi scritti, redatti solitamente in forma epistolare od omiletica, rendono testimonianza al grande mistero del cristianesimo, Cristo, invitando tutti coloro che le leggono – laici o chierici, soldati o imperatori, contemporanei o posteri – a «parlare il Signore Gesù, perché egli è la Sapienza, egli è la Parola e la Parola di Dio... È Lui il respiro, è lui stesso a parlare in chi fa risuonare i suoi discorsi e medita le sue parole. Parliamo di Lui!».

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Ilarion, metropolita di Volokolamsk, Presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca Mosca, 3 settembre 2012

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lità dei temi da lui affrontati, in strettissima connessione con il contesto ecclesiale odierno. I temi del rapporto con il potere politico, della centralità della fede su Cristo e la sua duplice natura divina ed umana, la profonda fede di Ambrogio nella presenza contemporanea di Cristo nella Chiesa, la sua dottrina che vede ogni cristiano chiamato a «generare il Verbo» qui ed ora mediante la propria fede, sono chiaramente percepiti tanto in Russia quanto a Milano (e nella Chiesa italiana e occidentale) come dei «nodi» capitali per la vita della Chiesa del XXI secolo, a prescindere dalla sua collocazione geografica. E la voce dei Padri – la cui riscoperta per l’Occidente è tanto importante, quanto lo è la loro conoscenza sempre più diretta per l’Oriente cristiano – rappresenta una guida sicura, ben più feconda di arrischiati «esperimenti teologici» ai quali abbiamo spesso assistito soprattutto in Occidente, e che sovente non hanno prodotto se non un appiattimento della fede sulla debolezza di pensiero e culturale odierna.

Un’amicizia e uno scambio «a più voci» per il futuro Ma i motivi di interesse per l’impresa iniziata non si limitano a quanto abbiamo appena detto. L’edizione delle opere santambrosiane sta infatti già producendo effetti che possiamo definire «collaterali», ma che non per questo sono meno significativi. Uno di essi è stato ben messo in luce durante la presentazione moscovita, allorquando – da uno dei docenti presenti – è stato sottolineato come per questa traduzione si stia creando un gruppo di collaboratori che raccoglie studiosi di letteratura e di lingua latina provenienti da diverse università moscovite e afferenti a diverse cattedre, di ambito sia filologico, sia

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teologico, sia di storia del cristianesimo. E tale collaborazione sta portando a rivedere – è stato detto – un giudizio nei confronti della patristica latina che sovente la vedeva irrimediabilmente inferiore, per qualità e correttezza di pensiero, a quella di lingua greca. Anche questo è un effetto non programmato del lavoro intrapreso, e che non possiamo che guardare con grande interesse e stupita gratitudine. Ancora, la prosecuzione del lavoro e la possibilità di un suo ampliamento alle opere di Agostino fanno intravedere la concreta possibilità che si costruiscano gruppi di contatto e di studio italo-russi dai quali possiamo attenderci un reale progresso nella ricerca e nella comprensione del pensiero teologico ambrosiano e – più in generale – patristico: sono infatti convinto che per troppo tempo le prospettive metodologiche in base alle quali si è sviluppata la patristica in Occidente ed Oriente hanno mancato ciascuna di qualcosa, o per un prevalere dell’istanza criticoletteraria, o per una sottovalutazione del dato storico-critico. E quindi una possibilità di lavoro comune si presenta come un’obiettiva occasione di rinnovamento del metodo e della fruttuosità della ricerca. Si tratta comunque, come abbiamo visto, di un progetto a lungo termine: non solo perché ci vorranno anni per editare tutte le opere di sant’Ambrogio, ma anche perché i tempi di assimilazione dei suoi scritti e di «reazione» della sua dottrina con il pensiero teologico e spirituale russo saranno misurabili solo in termini di decenni. Sotto questo aspetto, mi sembra importante riportare quanto mi è stato più volte detto – e che è stato ribadito anche pubblicamente, durante la presentazione dei volumi a Mosca – dagli amici russi: e cioè che l’edizione delle opere di Ambrogio risponde non solo a un’esigenza di studio accademico e teologico, ma anche al desiderio di poterne offrire la dottrina spirituale

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come «cibo» e nutrimento sostanzioso per il cammino di fede dei credenti ortodossi. Questo è stato per me – patrologo per formazione, per molti anni insegnante in Seminario impegnato a far conoscere e amare gli scritti dei primi secoli cristiani – un insegnamento e un conforto grandi, perché mi ha mostrato il volto di una Chiesa nella quale la dottrina dei Padri è ancora oggi stimata e considerata come una reale fonte per la vita spirituale dei fedeli: un’attitudine che forse sarebbe davvero utile riscoprire e promuovere di più anche in Occidente. La lettura dei Padri, infatti, ha senso solo se inserita in una concezione di Chiesa che sappia collocare nel giusto posto – ovvero al centro! – il binomio Scrittura-Tradizione, da considerarsi come un nesso indissolubile, perché solo questo binomio ci permette di comprendere la Bibbia alla luce della concreta vicenda di fede di santi del calibro di Ambrogio, certi della presenza contemporanea di Cristo e di essa testimoni e maestri, il cui esempio e la cui limpidezza di vedute ce li fanno scorgere ancora oggi come maestri da seguire, per imparare da loro una reale sequela al Signore. E solo questo humus profondamente tradizionale ed ecclesiale – la tradizione russa direbbe: sinfonico e sobornico – permette anche una vera crescita di un cammino ecumenico non effimero o funzionale. Ma, lasciando per il momento le prospettive a lungo termine, già i prossimi mesi vedranno ulteriori sviluppi per il nostro progetto. In primo luogo, la diocesi di Milano – che attraverso la prefazione del cardinal Scola, la collaborazione scientifica della Biblioteca Ambrosiana e la disponibilità di quest’ultima a sostenere finanziariamente metà del costo del progetto – si è subito mostrata consapevole della portata dell’intrapresa, ospiterà una presentazione ufficiale in terra ambrosiana di questi volumi, collegandoli alle cele-

brazioni che vedono il 2013 come anno centenario dell’Editto di Milano. Anche in Italia, dunque, la riproposizione delle opere di Ambrogio offrirà un contributo non piccolo alla ripresa in chiave odierna delle tematiche relative alla libertà religiosa e al concetto di una vera e positiva laicità dello Stato. Infine, sono allo studio progetti di collaborazione che possano aprire le porte a scambi e stages per studenti e giovani ricercatori russi interessati a studiare la tradizione teologica ed ecclesiale ambrosiana, come complemento necessario alla disponibilità dei testi di Ambrogio. Infine – come non sottolinearlo? – il progetto al quale stiamo davanti mostra tutte le caratteristiche di un’opera suscitata da un’iniziativa che ci precede e ci supera, e che ha saputo riunire in modo inatteso e fecondo forze molto diverse, quali la neonata Classe di Slavistica della Biblioteca Ambrosiana – il cui prestigio accademico ha permesso la creazione di un rapporto istituzionale con l’Università San Tichon – e la Fondazione Russia Cristiana, senza il cui pluriennale e diuturno lavoro di creazione di relazioni e amicizie in ambito moscovita, mai si sarebbe potuto realizzare quell’incontro nel pomeriggio di un afoso luglio moscovita, da cui tutto prese inizio.

■ Don Francesco Braschi, dottore della Biblioteca Ambrosiana di Milano, direttore della Classe di Slavistica dell’omonima Accademia. Ha conseguito il Dottorato in Teologia e Scienze Patristiche con una tesi sui commenti ai Salmi di S. Ambrogio, autore di cui si occupa ormai da quasi due decenni. Collabora stabilmente con la Fondazione Russia Cristiana.

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