Con gli occhi del cuore L a p i t t u r a d i E l e n a Cˇ e r k a s o v a
Con gli occhi del cuore La p ittura d i Elena Cˇ erk asova
CON GLI OCCHI DEL CUORE ˇerkasova La pittura di Elena C A cura di Giovanna Parravicini
TESTI: Elena Cˇerkasova, Michail Kukin, Boris Levickij, Giovanna Parravicini GRAFICA: Angelo Bonaguro REFERENZE FOTOGRAFICHE: Boris Levickij REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DI: Associazione culturale L’Umana Avventura, Seregno
Centro di Cultura Europea Sant’Adalberto, Verona
CON IL PATROCINIO DELLA CITTÀ DI SERIATE ASSESSORATO ALLA CULTURA
Si ringraziano Marina Žurinskaja e Jakov Testelec, padre Dmitrij Ageev, Mariarosa Defrè, padre Andrej Jur’evicˇ, Nikolaj Filimonov, Valeria Pagani e Giuseppe Palmieri, la Fondazione Russia Cristiana, per aver messo a disposizione le opere delle proprie collezioni.
© Fondazione Russia Cristiana, 2017 www.russiacristiana.org
Gesù e la peccatrice, part.
A
l primo uomo, appena uscito dalle sue mani, Dio affidò il compito di dare un nome a tutte le cose. Così, in quel primo mattino della creazione, fece di lui il suo collaboratore e co-creatore, insegnandogli a guardare ogni creatura con i suoi stessi occhi di misericordia, capaci di penetrare la verità delle cose. Questo sguardo – lo sguardo del bambino, la verginità del cuore – è forse il segreto del fascino che la pittura di Elena Cˇerkasova esercita. A detta di alcuni critici la Cˇerkasova è l’«audace inventrice di un nuovo linguaggio artistico». C’è chi ne sottolinea «la contemplatività infantile, pura, profonda», chi ne mette in luce il «timbro monumentale, epico» e la particolare purezza e nitore di pensiero, il dono particolare della visione interiore. Chi ha definito le sue opere un «annuncio nel colore» o un «vangelo pittorico». Una cosa è certa: ogni suo quadro è una testimonianza, una meditazione, un inno di gioia per la misericordia che Dio non si stanca di riversare sul mondo. «Dipingo per poter vedere più da vicino ciò che amo – ripete spesso Elena. – Ad esempio, ho conosciuto il re Davide leggendo il Salterio, poi gli altri testi dell’Antico Testamento, e di lì sono nati “La giovinezza di Davide”, il “Salmo 50”… i quadri che hanno segnato l’inizio del mio cammino di artista, e che mi hanno permesso di esprimere a Davide il mio amore. Anche tutte le altre opere mi sono venute così».
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Gesù e Zaccheo, part.
Le sue opere vengono sovente paragonate a icone, con la precisazione che non siamo di fronte a un’imitazione formale, ma piuttosto a un «ritorno alle origini, verso la rinascita dell’icona», a un’iconografia ante litteram, in qualche modo «precedente il formarsi di un canone iconografico». In ogni caso, i suoi personaggi – volti umani che parlano senza avere le labbra, con lo sguardo, fisionomie di animali che guardano con occhi umani, pacificati – ci riportano all’istante in cui Dio, dopo aver creato il mondo, constatò che era «cosa buona». Di questa tenerezza, di questo struggimento, dello sguardo posato da Cristo su Zaccheo e sulla peccatrice – personaggi ricorrenti nell’arte di Elena Cˇerkasova – è intessuta la pittura che incontreremo in queste pagine. Giovanna Parravicini 4
Abitanti del cielo Michail Kukin
E
lena Cˇerkasova nasce nel 1959 in una famiglia dell’intelligencija moscovita. Suo padre era uno studioso, la madre un’insegnante di lingue straniere, il nonno era passato attraverso i lager staliniani, uno zio era morto giovanissimo in guerra. Durante gli ultimi anni di scuola la Cˇerkasova si iscrive a una scuola d’arte serale senza però terminarla. Il suo carattere indipendente, ribelle la spinge a rifiutare l’arte sovietica ufficiale, il «realismo socialista»; non vuole saperne di vivere «secondo le regole» e quindi di iscriversi al komsomol, fare una carriera ufficiale e così via. Dipinge per qualche tempo quadri che riscuotono un certo successo all’interno di una ristretta cerchia di amici, giovani esponenti della bohème moscovita, degli ambienti underground degli anni ’80. Il caos della bohème underground tuttavia non è ciò che risponde alle sue attese interiori, sembra quasi respingerla. Dopo una forte crisi interiore, legata alle ricerche del senso e dello scopo della vita, Elena approda alla fede cristiana, si battezza e subito dopo si immerge completamente nella 5
vita comunitaria, parrocchiale. Per anni interrompe ogni attività pittorica. Così ricorda quegli anni un suo vecchio amico, oggi sacerdote ortodosso, padre Aleksej Uminskij: «Quando ci siamo conosciuti eravamo intellettuali un po’ bohémien. Lena era pittrice, attrice, poetessa... Andavamo in giro vestiti come hippy... Ma poi Lena ha incontrato la Chiesa e vi ha condotto anche me. Ha lasciato la pittura, si è messa a confezionare paramenti sacri, a cantare nel coro parrocchiale. Si è anche dedicata a restaurare i libri liturgici, trascrivendo i testi delle pagine andate perdute (anche di qui, credo, nasce tutto lo spazio riservato alla parola, al testo, nei suoi quadri)». Il suo «ritorno all’arte» è tutt’altro che immediato: inizialmente non vede per sé alcuna prospettiva di lavoro artistico, non tenta neppure di continuare a disegnare. Sembrava una pagina voltata per sempre. Per qualche tempo pensa di mettersi a dipingere icone, ne studia attentamente la tradizione, ma non diventerà mai un’iconografa. Tuttavia nel 1996, dopo circa dodici anni, Elena Cˇerkasova ha un’improvvisa intuizione di nuove possibilità di parlare in metafore di Dio e della fede, senza ricorrere al linguaggio dell’icona né a quello della pittura realistica tradizionale. È come se nei lunghi anni di silenzio creativo la Cˇerkasova abbia maturato un proprio linguaggio artistico, che a un certo punto, inaspettatamente per la stessa artista, è affiorato alla superficie. La sua prima opera, «Il creato salvato» («Creazione degli animali»), di cui esistono più repliche e varianti, dà il tono a tutta la sua successiva creatività, uno sguardo misericordioso su tutto ciò che esiste, perché agli occhi di Dio, amoroso creatore, esso è «cosa buona». Nel 1999 sulla stampa nazionale appare il primo articolo su di lei (L. Lerner, «Ogonek», n. 6, 1999). Nel 2001 Elena Cˇerkasova incontra il gallerista Nikolaj Filimonov, e da questo momento si svolgono regolarmente sue mostre personali ed escono pubblicazioni a lei dedicate. Attualmente vive e lavora a Mosca, oppure nel villaggio di Teren’kino, nei pressi di Uglicˇ, dove trascorre ogni anno alcuni mesi. Varie sue opere sono state acquisite da collezioni private in Russia e all’estero.
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Il creato salvato, 90x50, 2000, olio su tela. Apocalisse. Angeli e creature celesti (simbolo dei Vangeli) pregano il Salvatore per quanti soffrono sulla terra, ed Egli li accoglie nella vita eterna. E.Cˇ.
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«I magi sentirono nostalgia, non volevano più le solite cose. Erano abituati, assuefatti e stanchi degli Erode del loro tempo. Ma lì, a Betlemme, c’era una promessa di novità, una promessa di gratuità. I magi poterono adorare perché ebbero il coraggio di camminare e prostrandosi davanti al piccolo, prostrandosi davanti al povero, prostrandosi davanti all’indifeso, prostrandosi davanti all’insolito e sconosciuto Bambino di Betlemme, lì scoprirono la Gloria di Dio» (Papa Francesco, 6 gennaio 2017). Lo stesso viaggio dei magi – il viaggio del cuore umano carico di nostalgia di Dio e proteso a ricercarlo ovunque – è il protagonista dell’opera pittorica di Elena Čerkasova, un’artista russa che nel 2017 per la prima volta espone in Italia le sue opere. In esse, attraverso uno sguardo carico di stupore e un linguaggio innovativo e tradizionale al tempo stesso, emerge la scoperta del «cuore» come nucleo centrale della persona, coscienza del reale nella profondità del mistero da cui ha origine, secondo una tradizione molto viva nell’Oriente cristiano. Una tradizione che appartiene in realtà alla Chiesa fin dalle sue origini, e che siamo stati aiutati a riscoprire anche noi, in Occidente, da testimoni come don Luigi Giussani («L’attrattiva che tutte le circostanze hanno è qualcosa di provvisorio che rimanda all’attrattiva definitiva e ultima della grande Presenza»); e padre Romano Scalfi («Il vero, il buono, la bellezza è incontrare Cristo in ogni situazione, per capire che veramente è Lui il fulcro della vita»). .
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