Occhio all'Arte (marzo 2019)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno XII N° 123 marzo 2019

Mensile d’informazione d’arte

www.artemediterranea.org

nDonne - Corpo e

immagine tra simbolo e rivoluzione

Teatro: Quando i sogni n diventano realtà

Primo Conti, “Siao Tai Tai (La cinese)”, 1924

nFestival: Occhio al Festival

Roma insolita: n lo sapevate che...?


Per sponsorizzare “Occhio all’Arte”

Telefona al 347.1748542

Associazione ARTE MEDITERRANEA Aprilia - PROGRAMMA CORSI 2018-2019 CORSO INTARSIO SU LEGNO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 18,00 - 20,00 CORSO DISEGNO PER BAMBINI LUNEDI’ - MERCOLEDI’ - VENERDI’ 18,30 - 20,00

CORSO DISEGNO 1° ANNO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 09,00 - 11,00 18,00 - 20,00 CORSO ACQUERELLO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 9,00 - 11,00 18,00 - 20,00 CORSO ACQUERELLO AVANZATO LUNEDI’ MERCOLEDI’ 18,00 - 20,00 CORSO OLIO LUNEDI’ - VENERDI’ 18,00 - 20,00 20,00 - 22,00 MARTEDI’ - GIOVEDI’ 09,00 - 11,00 18,00 - 20,00

CORSO DI FOTOGRAFIA ORGANIZZATO DA ASS.FOCUSFOTO MARTEDI’- MERCOLEDI’ GIOVEDI’ - VENERDI’ 20,30 - 22,30

Collaboratori Patrizia Vaccaro, Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Valerio Lucantonio, Nicola Fasciano, Giuseppe Chitarrini Francesca Senna Responsabile Marketing Cristina Simoncini

Fondatori Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti Cristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing Giuseppe Di Pasquale

Amministratore Antonio De Waure

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell’editore

Direttore responsabile Rossana Gabrieli Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

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CORSO DI ANATOMIA PER ARTISTI Ins. Antonio De Waure CORSO DI PROSPETTIVA Ins. Giuseppe Di Pasquale

CORSO DI DISEGNO - FUMETTO SCENEGGIATURA ORGANIZZATO DA SCHOOL COMIX APRILIA SABATO 10,30 - 18,45

Redazione Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Mensile culturale edito dalla Associazione Arte Mediterranea Via Muzio Clementi, 49 Aprilia Tel.347/1748542 occhioallarte@artemediterranea.org www.artemediterranea.org Aut. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

CORSI IN ORARIO DA DEFINIRE

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Sommario

Corso di acquerello Bisa Butler Quando i sogni diventano realtà Donne CHARON “Lettera al dottor Hyde” Addio a Livio Sossi OCCHIO AL FESTIVAL Lo sapevate che… sul filo di china World Press Photo 2019 a Roma al Palazzo delle Esposizioni, dal 25/4 al 26/5/19


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Corso di acquerello

Corso di acquerello

1a parte: materiali, colori, tavolozza di Antonio De Waure

Materiali Non sono necessari molti materiali per dipingere con gli acquerelli; possono essere sufficienti una tavolozza e pochi colori, pennelli e fogli di carta. Dopo avere trovato i materiali che preferite, potrebbe essere rassicurante continuare a usare gli stessi. Tuttavia, prendiamo in considerazione altre alternative perché a volte possono essere più stimolanti.

Colori Gli acquerelli sono a disposizione confezionati a godet (panetti) o in tubetti e di due tipi: extrafini per artisti e fini per principianti. Io preferisco i colori in tubetto perché sono pronti da usare, non devono essere bagnati e non consumano molto rapidamente i pennelli. Anche se i colori per esperti di qualità migliore sono più costosi, creano risultati più forti e intensi e sono più duraturi: valgono dunque il loro prezzo.

Tavolozza Esistono molte tavolozze diverse tra cui scegliere. Io utilizzo una tavolozza leggera di plastica a raggiera con un diametro di circa 30 cm. Fornisce ampio spazio per le stesure quando si lavora su ampie aree. Utilizzo anche una tavolozza più piccola di porcellana per il lavoro più dettagliato.

Tratto da: “Luci in Acquerello” di Jackie Barras, Ed.IL CASTELLO

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Bisa Butler

Trapunte colorate realizzate con tessuti africani formano ritratti sfumati di Cristina Simoncini

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“S

ono sempre stato attratta dai ritratti. Ero la bambina che si sedeva accanto a mia nonna e le chiedeva di vedere i suoi vecchi album di foto di famiglia. Ero quella che voleva sentire la storia dietro ogni immagine. Questa curiosità è rimasta con me fino ad oggi. Spesso inizio i miei pezzi con una foto in bianco e nero e mi permetto di raccontarne la storia. Le mie storie sono raccontate nei tessuti che scelgo, le trame che combino e i colori che creano una composizione completamente nuova. I miei ritratti raccontano storie che potrebbero essere state dimenticate nel tempo. Quando vedi pizzi vintage e satin invecchiato ti raccontano la storia della delicatezza e della raffinatezza dei tempi passati. Quando vedi tessuti in cotone e fango stampati in Africa, racconta la storia della mia patria ancestrale e culla della civiltà. Quando vedi organza multicolore e strati di rete ti viene raccontata una storia di qualcosa o qualcuno colorata e sfaccettata”. Bisa Butler è una rappresentante della “Fiber Art” e con i suoi tessuti decorati racconta le storie dimenticate degli afroamericani. Questa corrente artistica abbraccia una tecnica con una storia secolare, le cui origini risalgono alla tessitura degli arazzi che adornavano le corti europee. La “Fiber Art” ha vissuto una riscoperta nella seconda metà del secolo scorso, riuscendo a sopravvivere fino ai giorni nostri. Ogni piccolo pezzo di tessuto, dal pizzo al cotone, dalla lana alla seta, racchiude una storia, lunga anni o appena iniziata, una storia felice o drammatica,

curiosArt

ma in ogni caso che vale la pena essere raccontata. Bisa Butler, con i suoi tessuti e le sue trapunte decorate, fa proprio questo, dà voce a storie lunghe una vita e volti a persone dimenticate. Bisa vive a Brooklyn, ma non dimentica mai le sue origini africane, che l’hanno portata a rappresentare solo persone di colore. Attraverso texture diverse, filo e colori vibranti, Bisa riesce a creare dei ritratti talmente realistici da far dubitare che siano fatti di stoffa. Bisa Butler è nata a Orange, New Jersey e cresciuta a South Orange, la più giovane di quattro fratelli. Attualmente risiede a West Orange, nel New Jersey ed è un’insegnante di arte della Newark Public School. Butler si è laureata Cum Laude alla Howard University, con una laurea in Belle Arti. Mentre era in procinto di ottenere il suo Master e sulla strada per una carriera come insegnante, Butler ha seguito una lezione di Fiber Arts e ha finalmente capito come esprimere la sua arte. “Da bambina guardavo sempre mia madre e mia nonna cucire, e loro mi hanno insegnato: dopo quella lezione, ho fatto una trapunta per mia nonna sul letto di morte, e da allora ho continuato a farle”. Di recente, Butler ha avuto l’onore di mostrare le sue opere allo Smithsonian Museum of American History e al Walt Disney World’s Epcot Center. Fonti: www.thisiscolossal.com

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Quando i sogni diventano realtà Teatro Studio 8 – Nettuno

di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

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rotagonista assoluta una Compagnia teatrale, I liberi Teatranti, in cerca non di un autore, ma di una sede. 2018, l’estate rovente non demorde, a settembre il sole incombe implacabile, ma i nostri eroi non ne hanno sentore, vanno intrepidi verso la meta, la ricerca, appunto, di uno spazio da trasformare in un teatro. L’obiettivo è ambizioso e, soprattutto, oneroso per una Compagnia che in cassa non ha un euro! Tutti sono disposti a tassarsi; bisogna trovare un locale adeguato ed economico, cercare degli sponsor e … pregare! Il regista della volitiva Compagnia, Giampiero Bonomo, è all’opera; gli dà man forte il direttore artistico, Francesco Ruggiriello; in men che non si dica viene trovato ed affittato un ampio capannone in via Nettuno Velletri n.8, a pochi passi dal Cimitero americano. La posizione è ottima, il parcheggio capiente, ma all’interno c’è di tutto: tavoli, sedie, ceste, cestini, specchi e quant’altro. Soltanto delle fervide fantasie, quali solo gli artisti possono avere, potevano vedere, in quel marasma, il delizioso teatro che ne è scaturito! Confortati dall’impegno economico dei singoli e, soprattutto, sostenuti da sponsor generosi, sono iniziati i lavori di sgombero e quelli di costruzione di un vero e proprio “gioiellino”. E’ avvenuto, quindi, che cantanti, attori, attrici, suggeritrici, collaboratrici del backstage e del foyer, grafici che nella vita svolgono i lavori più vari, si sono trasformati in architetti, carpentieri, muratori, elettricisti, fonici, falegnami, pittori e

Tsuyoshi Tane - LIGHT is TIME, 2014

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sarti. L’uso del maschile è solo un retaggio grammaticale … nella Compagnia le donne sono la maggioranza, il loro impegno e il loro zelo, nella realizzazione di tale progetto, sono stati encomiabili! Ho dimenticato le< cuoche>! Quelle solerti signore che, con i loro manicaretti, hanno rifocillato chi, incurante della fatica, ritornava a casa solo … per il riposo notturno! A dispetto di un certo scetticismo, l’otto dicembre è stato inaugurato il< Teatro Studio 8 > che non è solo un teatro, ma un <Centro Policulturale>: taglio del nastro, ricco buffet e, soprattutto, presentazione di tanti progetti veramente qualificanti e di apertura al territorio. 9 dicembre primo spettacolo <Il Sogno 1>, uno show di arti varie, proprio a sottolineare lo spirito del teatro; il successo è stato tale che, a grande richiesta di pubblico, è stato replicato cinque volte! Il 28 gennaio, nella Sala Consiliare del Comune della città di Nettuno, è stato organizzato uno spettacolo di beneficenza <Il filo della Memoria> per non dimenticare e per ricordare le vittime della Shoah. In tale occasione, due attrici della Compagnia, Deborah Niscola e Maresa Minati hanno recitato un monologo sulla Shoah < Frei>, scritto da Francesca Chiara Ginelli, regia di Giampiero Bonomo, emozionando, con la loro bravura, un pubblico commosso e ammirato. Dal 13 febbraio è attivo un Laboratorio di formazione e studio teatrale per adulti e ragazzi condotto da Roberta Costantini (regista, attrice, teatro terapeuta) e Marco


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Teatro

Marino (regista, attore, light designer). Sempre nel mese di febbraio, nei giorni 16 e 17, all’ormai affezionato pubblico, è stata offerta la possibilità di trascorrere una serata all’insegna del buonumore e del divertimento, in compagnia di Luciana Frazzetto e Sandro Scapicchio. Il mese di marzo, nella sua prima metà, è stato ancora più ricco di spettacoli ed iniziative. Sono stati avviati due progetti che coinvolgono alcuni degli ospiti dell’Associazione <Centro Primavera ONLUS>, 20 adulti con disabilità motorie e cognitive, impegnati nella realizzazione di uno spettacolo che farà emergere le loro capacità, nella recitazione, nel ballo e nel canto. Il secondo progetto nasce dalla collaborazione tra l’Associazione dei Liberi teatranti e L’ ANDOS, finalizzata

sia a una raccolta fondi in favore di quest’ultima, sia al coinvolgimento di alcune donne, operate al seno, nella messa in scena della pièce di Stefania De Ruvo <Orario di visita>. Sono stati organizzati, inoltre, corsi di canto moderno, musical theatre, pop, lirico, burlesque, Hatha yoga. Visto il successo del <Il sogno 1>, rispettandone le caratteristiche, è stato ideato <Il sogno 2>, già replicato due volte. Il 10 marzo presso la Sala Consiliare del Comune Di Nettuno, due attori Maresa Minati e Roberto del Prete, hanno magistralmente recitato il monologo <Mi chiamo Serena e credo nell’amore> di Paola Cortellesi. Nel prossimo articolo, ad aprile, I Liberi Teatranti saranno di nuovo protagonisti assoluti, nella loro avventura attuale e nel loro breve, ma interessante passato.

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Donne

Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione di Maria Chiara Lorenti

Giuseppe Carosi, “Angelo dei crisantemi (L’Angelo del dolore)”

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l viso voltato all’indietro, la testa un po’ reclinata sulla spalla, un’occhiata maliziosa in bilico tra dubbio e sorpresa, osserva l’uomo che la sta ritraendo... lei è Elisa, lui Giacomo Balla, suo marito. Forse proprio per quella seducente complicità, insita nello sguardo che lega indivisibilmente il soggetto a colui che si trova alle sue spalle, il ritratto “il dubbio” è stato scelto come simbolo iconico per la mostra: Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione, in esposizione a Roma, presso La Galleria d’Arte moderna, fino al 13 ottobre. Una, nessuna, centomila, le sfaccettature che compongono una donna sono infinite e variano a seconda dell’umore, del contesto familiare, del posto occupato in società. Timida, virginale, sfacciata, maliarda, intelligente, sicura di sè, bella, brutta, interessante, tipo...eccetera, eccetera. Impossibile elencare tutte le peculiarità femminili, compito improbo che gli artisti di ogni epoca hanno cercato di eviscerare attraverso le loro opere. Questa mostra mette in evidenza lo sforzo creativo che, negli ultimi due secoli, ha caratterizzato il mondo dell’arte, rispetto alla crescita individuale e culturale della donna in seno alla comunità. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla crescita culturale-Sovrintendenza capitolina ai beni culturali, con la collaborazione di Luce Cinecittà e la Cineteca di Bologna, tra video, foto, grafiche, dipinti e sculture, questa esposizione pone l’accento sull’universo femminile. Dall’ottocento al novecento, sino ai giorni nostri, la donna subisce un’evoluzione crescente, un cambio d’immagine che la porta ad una emancipazione sempre più cosciente del proprio ruolo, che si trasforma da angelo del focolare ad una presenza sempre più attiva nell’ambito del lavoro che riscatta, attraverso un’indipendenza economica, una consapevolezza di sé, politica e sociale. Si passa così dalle “vergini savie e le vergini stolte” di Giulio Aristide Sartorio, una tela d’ispirazione preraffaellita che esalta la purezza casta delle fanciulle rette ed oneste in contrapposizione con quelle sciocche, una trasposizione moderna della parabola evangelica di Matteo, commissionata per le nozze del conte Gegè Primoli, rimasta incompiuta in quanto non ritirata dal committente per la mancata celebrazione del matrimonio, al modello più provocante e discinto delle donne ritratte dai pittori divisionisti come Camillo Innocenti con la sua “sultana” del 1913, un nudo sinuoso, ammiccante, che si offre allo sguardo con noncurante voluttà, sdraiata su un materasso ricoperto da drappi di seta damascata.


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Passando alla interpretazione di Amedeo Bocchi che “nel parco” raffigura una donna sicura di sé, appollaiata sul bracciolo di una poltrona da giardino, le gambe accavallate, una mano spavaldamente appoggiata su un fianco mentre l’altra si sorregge al secondo bracciolo, la gonna ed il cappello viola contrastano cromaticamente con la blusa gialla, rendendo il dipinto armonico. La fine della prima guerra mondiale segna l’inizio di una nuova vita per il genere femminile che si consolida con la conquista del voto nel 1946, ma solo alla fine degli anni sessanta, grazie anche alla rivoluzione sessuale, si conferma un profondo cambiamento che comporta l’uguaglianza tra i due sessi. Tutto il percorso espositivo è accompagnato da testimonianze documentarie fotografiche, da film e videoinstallazioni che coadiuveranno lo spettatore introducendolo ed accompagnandolo nell’iter della mostra, raccontando per immagini il lungo viaggio della donna nel ventesimo secolo. La fine della prima guerra mondiale segna l’inizio di una nuova vita per il genere femminile che si consolida con la conquista del voto nel 1946, ma solo alla fine degli anni sessanta, grazie anche alla rivoluzione sessuale, si conferma un profondo cambiamento che comporta l’uguaglianza tra i due sessi. Tutto il percorso espositivo è accompagnato da testimonianze documentarie fotografiche, da film e videoinstallazioni che coadiuveranno lo spettatore introducendolo ed accompagnandolo nell’iter della mostra, raccontando per immagini il lungo viaggio della donna nel ventesimo secolo.

Amedeo Bocchi, “Nel parco”

in mostra

Giacomo Balla, “Il dubbio”

Ferruccio Ferrazzi, “Frammento-di-composizione” 9


CHARON

Ferrymen’s Chronicles di Valerio Lucantonio

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fumetto

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siste una dimensione della realtà che sostiene e accomuna tutti i livelli dell’esistenza, un regno a metà tra il mondo dei vivi e quello dei morti, il limbo per il quale passano tutti gli esseri viventi. Charon non propone soltanto una rivisitazione di questo concetto/luogo metafisico, bensì ne eleva la funzione, rendendolo il fulcro di un universo narrativo potenzialmente infinito. Fabio Listrani – autore unico dell’opera – è un artista visivo proveniente dal campo dell’illustrazione (i suoi lavori comprendono mazzi di tarocchi editi da Lo Scarabeo e copertine per gli albi di Titan Comics, IDW Publishing e Marvel), che debutta nel mondo del fumetto con questa “graphic novel a episodi” dalla natura autoriale e atipica. La particolarità più evidente di questo prodotto è inevitabilmente il lato grafico: esso è realizzato con una tecnica che unisce la pittura digitale con tavoletta grafica alla scultura 3D, dalla quale nasce una dimensione visiva ibrida, di risonanza crossmediale. Le tavole di Charon presentano un’estetica da videogame, rendendolo simile alla trasposizione cartacea di un machinima (categoria di audiovisivi digitali realizzati tramite registrazione e montaggio di sessioni di gioco). Questa forma inusuale è veicolata dal linguaggio cinematografico, che regola l’impostazione della tavola, e influenzata dalla sinteticità e dalla semiotica dell’arte illustrativa, per quanto riguarda il character design e la messa in scena. Nonostante il fascino e l’eccentricità delle immagini, il carattere anomalo dell’opera è immediatamente riscontrabile anche a livello narrativo. Charon è un racconto fumettistico con tematiche e contenuti impegnativi, da “romanzo a fumetti”, ma assume una forma antologica che lo avvicina alle pubblicazioni seriali. I due volumi finora usciti (ce ne sono altrettanti in programma) contengono tre storie ciascuno, le quali sono accomunate dalla figura del traghettatore e dalle citazioni letterarie a fine episodio: il primo numero si ispira al Fedone di Platone e il secondo al Libro Tibetano dei Morti, eterogeneità di riferimenti che fa intuire l’approccio stilistico e l’ampio immaginario di riferimento dell’autore. In questo universo narrativo convergono cultura occidentale e orientale, mitologia e religione, filosofia e scienza, dando vita a una realtà stratificata in cui tutto è collegato e le molteplici declinazioni di concetti e fenomeni vengono ricondotte ad archetipi antichi e mistici. I tre protagonisti, unico elemento fisso, sono figure spirituali che agiscono come traghettatori (da qui il titolo), anche se il loro ruolo è ben più ampio: Styxo, Abhra e Ooze intervengono ogni volta che l’equilibrio tra le dimensioni viene messo a repentaglio, in qualsiasi luogo e tempo – conoscibili e non – del corso dell’esistenza. Questa premessa permette da una parte di attingere dalla totalità delle possibili ambientazioni narrative, che siano mitiche, storiche o ipotetiche, e dall’altra di sperimentare

continuamente, anche grazie all’autoconclusività degli episodi, con impostazioni narrative e generi sempre diversi. La prima storia, con funzione introduttiva, esplora il limbo e le simbologie centrali della diegesi attraverso il punto di vista di un essere umano semi-trapassato; la seconda, rimanendo nello stesso ambiente, utilizza un voice over come commento a uno scontro che ricorda una battaglia di mecha giapponesi; la terza, introdotta da didascalie di pensieri in prima persona, propone un retroscena sulla misteriosa vita di un personaggio storico russo, stravolgendo virtuosamente impaginazione e senso di lettura; la quarta si sposta nel Giappone feudale e racconta, facendo largo uso di tavole mute, una favola macabra e commovente in pieno stile nipponico; la quinta vira verso un futuro remoto, in cui il resoconto di un viaggio spaziale riporta la testimonianza di un fenomeno dalle tinte lovecraftiane; la sesta si ripiega in un racconto contemporaneo cupo e intimista dallo stile black metal. La varietà delle storie viene tenuta insieme dal tema ricorrente dell’equilibrio ambiguo e sfumato tra la vita e la morte, ma anche da una poetica che riflette pienamente l’influenza degli altri ambiti di lavoro di Listrani: l’uso dei colori, la fisicità dei corpi e la valorizzazione della fotografia per quanto riguarda il campo delle illustrazioni; la vicinanza ai tarocchi invece si fa sentire nella tematizzazione e nella combinazione degli archetipi. Da questo connubio visuale e concettuale emerge un fumetto che gioca a più livelli con la tensione tra l’iperrealismo della profondità e dell’illuminazione delle scene e la totale astrazione delle immagini, simulacri irrealistici che racchiudono una simbologia complessa, affascinante ed enigmatica.

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occhio al libro

“Lettera al dottor Hyde” di Robert Louis Stevenson di Francesca Senna

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obert Louis Stevenson visse gli ultimi anni dal 1889 al 1894, anno della sua morte, nelle isole dei Mari del Sud, soggiornando qualche mese nelle Hawaii, dove ebbe modo di incontrarsi con l’opera umanitaria di Padre Damiano. Il dottor Hyde (da non confondersi con il personaggio immaginario nato dalla penna dello stesso Stevenson) reverendo protestante delle Hawaii, aveva calunniato in un breve scritto la memoria del santo missionario Padre Damiano, conosciuto appunto dallo stesso autore durante una delle sue visite al lazzaretto degli isolani lebbrosi. Hyde, infangando un’anima grande, dava voce all’ipocrisia e superbia dei bianchi impegnati nella “civilizzazione” delle popolazioni isolane, dove si era diffuso il credo che la recente piaga della lebbra fosse l’effetto di una vita selvatica e dissoluta, pigra nell’assimilarsi alla sana civiltà dell’uomo bianco. La narrazione si svolge nel 1888, nell’ultimo periodo della vita di Stevenson, quando l’autore, per guarire dalla malattia che lo minava, decise di noleggiare un panfilo con cui viaggiare, il più a lungo possibile, nei Mari del Sud. L’aria balsamica delle isole del Pacifico si rivelò in effetti un toccasana: lo scrittore riuscì a vivere fino 1894, portando con sé la famiglia che gli rimase vicina per tutto il tempo. Durante questo periodo visse alcuni mesi alle Hawaii, dove scrisse molti dei suoi più bei racconti brevi, e volle andare a visitare l’isola lebbrosario di Molokai. Lo fece a suo rischio e pericolo convinto di dover vedere personalmente quel luogo di dolore, sinceramente colpito da quanti vi lavoravano per assistere gli sfortunati che vi erano confinati. Conobbe qui, assieme alle fantastiche meraviglie tipiche di questi posti esotici, il morbo che accompagnerà la lenta e inesorabile sottomissione degli isolani. Recandosi sul posto conobbe la storia del missionario, Padre Damiano, che aveva lasciato il segno nei cuori di tutti. Costui era riuscito, con metodi talvolta non ortodossi, a ottenere aiuti per i suoi assistiti e a costruire 12

ricoveri, a migliorarne le condizioni, condividendone la vita e poi morendo anche lui contagiato. Tuttavia, le invidie e le maldicenze, nate anche per il carattere poco accomodante che Padre Damiano manifestava nei confronti delle autorità, avevano dato vita a una campagna di discredito. A Stevenson capitò di leggere un articolo pieno di queste dicerie scritte dal dottor Charles McEwen Hyde, direttore di una scuola di teologia che istruiva i giovani hawaiani al ministero protestante. Era noto per i suoi sermoni severi e castigati nei quali accusava senza mezzi termini la promiscuità propria degli indigeni: esattamente il contrario dell’atteggiamento di Padre Damiano, con cui era entrato in conflitto, al punto da indire una crociata epistolare contro di lui. È dunque contro Hyde che Stevenson si scaglia nella sua lettera scritta in difesa di padre Damiano, argomentando punto per punto e smontando tutte le accuse. L’efficacia narrativa e descrittiva dello scrittore raggiunge in questa lettera il massimo splendore permettendo di far risaltare la sua enorme sensibilità e la sua fresca curiosità, attraverso uno stile fortemente caratterizzato dalla delicatezza dei ritmi e dalla limpidezza delle frasi. Se ne ricava l’impressione che l’autore, piuttosto che trasmettere al lettore un qualche senso della seduzione di quel mondo, si sia preoccupato di dare piuttosto una mano per arginare il disfacimento di questa cultura. Robert Louis Stevenson, uomo benevolo come pochi, per tale motivo spesso era accusato di mostrare nelle sue opere il male trionfante: in realtà, ciò che maggiormente lo interessava all’interno delle sue opere era dar voce a qualcosa di più profondo del bene e del male, qualcosa come l’innocenza: era questo il suo modo di consegnare ogni cosa al suo valore vero. Da qui il suo appartenere a quello che fu poi definito un verismo sui generis all’interno della letteratura di epoca vittoriana.


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illustrazione

Addio a Livio Sossi di Patrizia Vaccaro

sicuramente gli avrebbe fatto piacere. Ha sempre lavorato per avvicinare i ragazzi alla letteratura far si che incontrassero i libri giusti. Livio Sossi: «I ragazzi non amano leggere? Il problema è far scoprire loro libri belli» questo il suo motto.

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l 20 febbraio 2019 si diffondono, come un tam tam su facebook, scritte di cordoglio ed illustrazioni che ritraggono un personaggio. Chi è? Perche tanti del settore dell’illustrazione ricordano quest’ uomo? La curiosità è tanta, per cui appare il nome Livio Sossi e tutte le notizie che lo riguardano, nel frattempo si accavallano altre illustrazioni e si capisce che è un nome noto a chi si occupa di editoria per ragazzi. Livio Sossi nato a Trieste nel 1951, si laurea in lettere con indirizzo psicologico, subito dopo si dedica dagli anni ‘70 alla letteratura per l’infanzia, diviene professore di Storia e Letteratura per l’Infanzia all’Università di Udine e all’Università del Litorale di Capodistria (Slovenia), conduttore del programma radiofonico sulla letteratura per ragazzi Doroty & Alice in onda su radio Capodistria, ma anche direttore artistico del polo museale dello Spazio Brazzà a Moruzzo. Nel settore è molto conosciuto essendo stato presidente o componente di giuria di noti premi di letteratura e illustrazione per l’infanzia, come il Concorso Lucca Junior per Illustratori e Fumettisti, ma non solo, fa il curatore di numerose mostre di illustrazione, e poi ancora corsi di aggiornamento, seminari per docenti, bibliotecari, operatori culturali, genitori e ragazzi su: illustrazione, costruzione di un albo illustrato, letteratura ed editoria per ragazzi, intercultura, fiaba, linguaggio poetico e scrittura. E’ stato consulente editoriale per diverse case editrici (Falzea, Edicolors, Arianna Secop, Albalibri, Euno, Campanotto, Lupo e altri), a cui sottoponeva sia autori, che illustratori. Osservando e ascoltando i suoi interventi su internet, non si può fare a meno di pensare che sia egli stesso un personaggio da fiaba: alto, con le sopracciglia folte, ricorda un gigante buono, ma è soprattutto la sua voce grossa a colpire, quasi a ricordare quella di un orco. Gran parte degli illustratori hanno voluto omaggiarlo con una serie di disegni che lo ritraggono, un gesto gentile che

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OCCHIO AL FESTIVAL

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di Rossana Gabrieli

E’ giunto alla sua nona edizione lo Spiraglio Film Festival, promosso dalla ASL Roma 1, Dipartimento per la Salute Mentale, e dal MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo. Lo “spiraglio” è quello che gli ideatori e gli organizzatori intendono aprire sul tema del disagio mentale, ancora troppo spesso marginalizzato, sottovalutato o, peggio, ignorato, salvo nei casi in cui diventa cronaca e suscita, al più, curiosità morbose o interrogativi abbastanza retorici. Questo festival, invece, è una di quelle occasioni in cui i protagonisti danno voce e spazio alle loro storie e mostrano quanto sia possibile cercare e trovare soluzioni e risposte, non necessariamente facili e scontate. A questo scopo è stato predisposto un bando, che è aperto sia ai centri di produzione integrata (centri che lavorano sul disagio psichico) che ai videomaker, ed è diviso in una sezione dedicata ai cortometraggi (durata sino a 30’), ed una riservata ai lungometraggi (oltre i 30’). L’evento finale si terrà a Roma nei giorni 5-6-7 Aprile 2019 presso

Lo sapevate che…

Festival

il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo. Durante le tre giornate verranno proiettati i lavori giunti alla fase finale della selezione. Nella serata finale verranno assegnati il premio al miglior cortometraggio e al miglior lungometraggio della 9° edizione di “Lo Spiraglio” FilmFestival della salute mentale, da una giuria composta da addetti ai lavori appartenenti all’ambito sociale, psichiatrico e cinematografico. Inoltre è prevista l’assegnazione di un premio speciale assegnato dalla giuria, all’opera considerata particolarmente significativa per il tema e per la modalità con cui è stato trattato l’argomento. Il programma dell’evento sarà pubblicato sul sito del festival (www. lospiragliofilmfestival.org) PREMIO “LO SPIRAGLIO Fondazione Roma Solidale Onlus” Nella cerimonia serale verrà assegnato un premio ad un personaggio particolarmente significativo del mondo cinematografico che abbia raccontato vita, sentimenti ed emozioni di persone e gruppi legati al mondo della salute mentale.

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La Roma insolita

di Nicola Fasciano

….quando nel Palazzo Colonna di fronte alla chiesa dei ss. Apostoli si svolgevano serate di gala, c’era una curiosa e bizzarra usanza: tutti gli invitati, fossero loro principi, prelati o cardinali, una volta entrati nel giardino, prima di salire lo scalone d’onore avevano l’obbligo, per antica consuetudine, di voltarsi verso un muro dove erano sistemati vasi elegantissimi “guarniti di mirto e aranci” entro i quali dovevano “fare la pipì”. Benchè nel tempo ci furono diversi tentativi di eliminare questo sconcissimo rito, andò avanti fino al 1870, ovvero fino alla fine dello Stato Pontificio. E sempre nello stesso palazzo Colonna, in uno degli scalini presenti nella prestigiosa pinacoteca di famiglia, si può “ammirare” una palla di cannone lì incastrata e mai rimossa da quando fu sparata nel 1948 dal Gianicolo durante la Repubblica romana. Certo questa non è l’unica palla di cannone ancora visibile dopo tanti anni. Se ne possono contare almeno altre quattro: la prima può essere sicuramente ricordata come la “palla del miracolo”, presente sull’isola tiberina nella chiesa di San Bartolomeo all’isola, poiché benchè fosse stata sparata dai francesi con la chiesa piena di fedeli, non procurò nessuna vittima. Le altre si possono ancora vedere nella chiesa di san Pietro in Montorio, a sinistra del cancello d’ingresso di Villa

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Pamphili, a Villa Medici e lungo le mura aureliane in corso d’Italia. E continuando a parlare di nobili e gradini, ci viene in mente ciò che successe sulla scalinata dell’Aracoeli verso la fine del VII secolo. Di fronte la scalinata viveva il principe Pietro Caffarelli, che infastidito dai contadini che di notte nel periodo estivo bivaccavano proprio sui gradini della scalinata, dopo aver più volte inutilmente tentato, con vari metodi, di dissuaderli dal pernottare lì, alla fine escogitò un brutale stratagemma. Fece trasportare di nascosto dai suoi servi sull’alto della scalinata alcune botti piena di sassi che, al momento opportuno, furono fatte rotolare travolgendo tutti coloro che non riuscirono a mettersi in salvo, provocando morti e feriti. A seguito di questo gravissimo episodio la scalinata venne chiusa con grandi cancelli che restarono fino alla fine dell’800.


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Aprilia

“What a wonderful world” mostra personale di Rosa Fucale Sala Manzù, dal 27 aprile al 5 maggio

Roma

“You Got to Burn to Shine” Galleria Nazionale, fino al 7 aprile “Manifesto di Julian Rosefeldt” Palazzo delle Esposizioni, fino al 21 aprile “Dream” Chiostro del Bramante, fino al 5 maggio “Andy Warhol” Complesso del Vittoriano, fino al 5 maggio “Pollock e la scuola di New York” Complesso del Vittoriano, fino al 5 maggio “Ragione e Sentimento” GNAM, fino al 5 maggio “World Press Photo 2019” Palazzo delle Esposizioni, fino al 26 maggio “Joint is out of time” GNAM, fino al 2 giugno “La casa delle farfalle” Via Appia Pignatelli, fino al 9 giugno “La ferita della bellezza. Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina” Museo Carlo Bilotti, fino al 9 giugno “Il trionfo dei sensi. Nuova luce su Mattia e Gregorio Preti” Palazzo Barberini, fino al 16 giugno “Giacomo Balla. Dal Futurismo astratto al Futurismo iconico” Palazzo Merulana, fino al 17 giugno “Leonardo da Vinci. La scienza prima della scienza” Scuderie del Quirinale, fino al 30 giugno “Natura in tutti i sensi” Palazzo delle Esposizioni, fino al 14 luglio “Roma nella camera oscura. Fotografie della città dall’ottocento a oggi” Palazzo Braschi, fino al 22 settembre “Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione” (articolo a pagg. 8-9) Galleria d’arte moderna, fino al 13 ottobre “Mortali Immortali. Tesori del Sichuan nell’antica Cina” Museo dei Fori Imperiali, fino al 18 ottobre “Claudio Imperatore. Messalina. Agrippina e le ombre di una dinastia” Museo dell’Ara Pacis, fino al 27 ottobre

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Aosta

“Il mondo di Jacovitti” Centro Saint Benin, fino al 28 aprile

Ferrara

“Boldini e la moda” Palazzo dei Diamanti, fino al 2 giugno

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Firenze

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Eventi

“Antony Gormley. Essere” Gallerie degli Uffizi, fino al 26 maggio “Verrocchio. Il maestro di Leonardo” Palazzo Strozzi e museo nazionale del Bargello, fino al 14 luglio

Forlì

“Ottocento. L’arte dell’Italia da Hayez a Segantini” Museo di San Domenico, fino al 26 giugno

Milano

“The Art of Banksy a Visual Protest” MUDEC, fino al 14 aprile “Antonello da Messina. Dentro la pittura” Palazzo reale, fino al 2 giugno “Jean Auguste Dominique Ingres e la vita artistica al tempo di Napoleone” Palazzo reale, fino al 23 giugno “Giorgio Andreotta Calò. CittàdiMilano” Pirelli HangarBicocca, fino al 21 luglio

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Napoli

“Rubens, Van Dyck, Ribera. La collezione di un principe” Gallerie d’Italia, fino al 7 aprile “Escher” PAN, fino al 22 aprile “Chagall. Sogno d’amore” Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, fino al 30 giugno

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Pompei

“Pompei e gli etruschi” Parco archeologico, fino al 2 maggio

Pontedera

“Orizzonti d’acqua tra pittura e arti decorative. Galileo Chini e altri protagonisti del primo novecento” Palp Palazzo Pretorio Pontedera, fino al 28 aprile

Venezia

“Canaletto a Venezia” Palazzo Ducale, fino al 9 giugno


Foto di Brent Stirton

World Press Photo 2019 a Roma al Palazzo delle Esposizioni, dal 25/4 al 26/5/19 16


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