Occhio all'Arte web, ottobre 2021

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno XV N° 148 ottobre 2021

Mensile d’informazione d’arte

www.artemediterranea.org

nDedicato a:

il mondo incantato di Bruno Murialdo In mostra: fantasia di Arte Mediterranea: incontro con n n viaggi l’arte

Roma insolita: il n Muntador


Per sponsorizzare “Occhio all’Arte”

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dall’Associazione

Telefona al 347.1748542

Associazione ARTE MEDITERRANEA Aprilia - PROGRAMMA CORSI 2021-2022

Le attività didattiche, aperte dal primo di settembre, comprendono vari corsi suddivisi nei giorni della settimana: Lunedì e Venerdì Martedì e Giovedì Martedì e Giovedì Lunedì e mercoledì Mercoledì Sabato

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corso corso corso corso corso corso

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pittura ad olio pittura ad olio disegno e olio acquarello pastello fumetto

dalle dalle dalle dalle dalle dalle

18 alle 20 e dalle 20 alle 22 9 alle 11 18 alle 20 18 alle 20 20 alle 22,30 9 alle 15

Oltre alle lezioni, l’associazione, guidata dal suo presidente Antonio De Waure, supporterà gli allievi che vorranno fare delle esposizioni, organizzerà gite culturali e mostre estemporanee. Chi vorrà iscriversi potrà farlo negli orari di apertura della scuola.

Redazione Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Collaboratori Mensile culturale edito dalla Patrizia Vaccaro, Valerio Lucantonio, Associazione Arte Mediterranea Nicola Fasciano, Giuseppe Chitarrini Via Muzio Clementi, 49 Aprilia Francesca Senna Tel.347/1748542 occhioallarte@artemediterranea.org Responsabile Marketing www.artemediterranea.org Cristina Simoncini Aut. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007 Composizione e Desktop Publishing Fondatori Giuseppe Di Pasquale Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti Cristina Simoncini Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche Amministratore parziale Antonio De Waure senza il consenso dell’editore Direttore responsabile Rossana Gabrieli Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

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Sommario

Ottobrata al Castello di Balthus Incontro con l’Arte Hiroki Takeda Fantasia di viaggi Il mondo incantato di Bruno Murialdo Outcast Il Mundator – l’addetto alle pitture della Cappella Sistina Sul filo di china Eventi


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Artour

Ottobrata al Castello di Balthus Inviaggio per la Tuscia di Giuseppe Chitarrini

Dopo una accurata visita del quartiere S. Pellegrino di Viterbo: il meglio conservato e più antico centro storico d’Europa, con le sue torri, le chiese, le mura i percorsi del sottosuolo…si prende la S.S. Ortana, e, passato il santuario di S. Maria della Quercia, si raggiunge l’incantevole centro storico di Bagnaia, la torre, i vicoli e il giardini all’italiana; poi i centri di Bomarzo con il suo ‘parco dei mostri’ e il centro ormai in rovina della piccola frazione di Chia, con la sobria e slanciata ‘Torre Pasolini’, che ha costituito, dalla seconda metà degli anni 60 fino alla sua morte, il ‘buon ritiro’ dello scrittore e regista. Poco prima, sempre sull’Ortana, si devia a sx per fare tappa a Vitorchiano: uno dei borghi più belli d’Italia, con le sue mura, i campanili, le torri, uno sperone di peperino ultima propaggine dei collinosi Monti Cimini, proteso verso le balze della vallata Teverina e l’Umbria. Prima di varcare la porta d’entrata delle mura di Vitorchiano, si volta a sx verso il B.go ‘fantasma’ di Celleno e Grotte S. Stefano. Qui si arriva dopo aver visitato il complesso medioevale semidisabitato di Sipicciano e si segue l’indicazione per la frazione di Montecalvello, oppure prendere per Montefiascone, città dei Papi con la sua cupola e scendere sulle sponde del lago di Bolsena. Dopo 3 o 4 km si giunge appunto alla minuscola frazione di Montecalvello e le sue poche case, sulle quali domina incontrastato il profilo del cosiddetto castello di Balthus. A pochi chilometri

in linea d’aria, fra gli scoscesi calanchi, lo stupore di Civita di Bagnoregio: la città che muore. Quale sdegno, quale spleen, quale ispirazione ha portato questo pittore cosmopolita e giramondo a stabilirsi in questo angolo della Tuscia viterbese? Forse la sua bellezza solitaria, rurale e antica capace di concedere raccoglimento, silenzio ispirazione. Forse il fatto che il pittore fosse un cultore del Rinascimento italiano, e il castello è di ispirazione appunto rinascimentale, edificato probabilmente su una base medioevale, la quale, a sua volta, doveva sorgere su una delle tante necropoli Etrusche che pullulano in quella zona. O, più semplicemente il castello evocava una delle suggestioni surrealistiche alle quali, molti decenni prima, il pittore – negli anni trentapoco più che ventenne, si ispirava. Forse ancora, il castello rappresentava il contesto più adatto al realismo magico della sua piena maturità, all’incantamento sospeso, misterioso a tratti inquietante, delle sue figure femminili: quell’ “erotismo intimista” espresso dalle forme classicheggianti (rinascimentali?) di fanciulle, in interni rarefatti, intente alla toilette o alla lettura. Quest’anno l’interno del castello non era visitabile, non so se perché erano in atto alcune riprese di una fiction sulla vita di Dante, oppure se per disposizione dell’attuale proprietario del castello, che, se non vado errato, è il figlio di Balthus. 3


Incontro con l’Arte

Il successo di una serata culturale nella piazzetta delle Erbe di Maria Chiara Lorenti

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nche quest’anno ad Aprilia, nell’ambito della festa per il santo patrono non sono mancati spunti per gli amanti dell’arte. Per l’organizzazione degli eventi culturali si sono rivolti ad una figura molto nota nell’ambiente, il maestro Antonio De Waure, presidente dell’Associazione Arte Mediterranea, che tante volte in passato ha promosso ed aderito ad iniziative volte ad abbellire il volto della nostra città. Solo per citarne alcune, ha, con i suoi allievi, decorato le sale d’aspetto della Asl locale, ha dipinto murales per ingentilire le cabine Enel agli angoli delle strade cittadine ed anche le degradate pensiline degli autobus...etc. etc. Ma tornando alla festa di san Michele, sabato 25 settembre, ha coordinato un mix tra teatro, musica, ballo e mostre, con interviste agli artisti partecipanti. Prima della manifestazione l’assessore alla cultura Gianluca Fanucci ha premiato la fumettista Elena Casagrande, che tanto lustro ha dato alla sua città natale, approdando ad una delle più grandi case dei fumetti a livello mondiale, la Marvel americana. Ogni artista, col suo spazio predisposto, mostrava le proprie opere a favore dei visitatori, prima di essere protagonista di una propria intima esposizione al pubblico sul palco, rispondendo alle domande della conduttrice Barbara Calandro. In una corretta alternanza si sono esibiti, dopo 4

l’emozionante canto della soprano Silvia LoGiudice che ha eseguito il brano inedito Memory, le chiacchierate informali della presentatrice con Ivana Barscigliè, ceramista raku di indubbia bravura e fama. Dopo è stato il turno del monologo teatrale su Frida Kahlo, della compagnia Loro di Napoli. Un ulteriore intermezzo con le domande mirate di Barbara Calandro per conoscere più a fondo la pittrice ad olio Nadia Pace. Di nuovo il teatro con l’emozionante monologo di Vincent van Gogh diretto al fratello Theo, a cui raccontava le proprie sensazioni, accompagnato dalla visione dei suoi quadri proiettati sul telone. Rosa Fucale, valente acquarellista, è stata la terza artista a mettersi a nudo di fronte al pubblico, raccontando la sua avventura come pittrice. Suggestivo, evocativo e coinvolgente il tango di Roxane, sensuale e scabroso interpretato dalla ballerina Simona Retrosi, tratto dal film Mouline Rouge, scandito dalla possente voce del tenore Michele Elia. E’ stata poi la volta dell’intarsiatore Alessandro Valenza di salire sul palco, dove ha raccontato il suo iter artistico che è passato attraverso varie discipline prima di approdare alla pirografia. Artemisia Gentileschi è stata la sofferta protagonista del penultimo monologo dedicato all’arte dal Loro di Napoli. A seguire il mondo della fotografia visto da Paola Bordi, reso più fruibile


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Arte mediterranea

dalle delucidazioni della sua autrice. La soprano Silvia Lo Giudice accompagnata nel canto dal bass baritono Cristian Alderete ha intonato “Once upon a time in the west” musicato da Ennio Moricone per il film Nuovo cinema Paradiso. Simpaticissimo e reso ancor più spiritoso dal cameo di Antonio De Waure, nei panni del custode del museo, più erudito dei visitatori, lo sketch di Edoardo De Crescenzo, eseguito con scanzonata spigliatezza da Loro di Napoli. Ancora ceramica, un artista, Vignapiano si racconta, guidato dalle incisive domande della presentatrice Calandro. Chiude in bellezza il concerto del Coro Laeta Corda, con brani di G.P. da Palestrina, di Gioacchino Rossini , Weiss Peretti e Creatore, Henry Mancini e George David Weiss. Brani famosissimi e coinvolgenti, esternati con passione da tutti i componenti del coro, tra cui figurava anche una delle artiste intervistate, Rosa Fucale. Lo spettacolo godibilissimo ha coinvolto in fine non solo i cantori del coro, che hanno allietato gli animi dei partecipanti con arie classiche e moderne, ma anche il pubblico, inchiodato ai propri posti fino alla fine, che ha apprezzato moltissimo con numerosi e scroscianti applausi. 5


Hiroki Takeda

L’acquarellista che dipinge gli animali con i fiori di Cristina Simoncini

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curiosArt

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gni artista ha un proprio stile nel creare la sua arte ed è questo che lo rende unico. Per i pittori o gli illustratori, è molto importante sapere quali materiali e colori useranno che possano corrispondere al loro gusto estetico. Questo artista giapponese, Hiroki Takeda, è noto per i suoi coloratissimi acquerelli, spesso raffiguranti vari simpatici animali composti da motivi floreali. Il suo modo di dipingere è davvero particolare e facilmente riconoscibile, una bellissima fusione di flora e fauna. Egli racconta: “Sapevo di voler disegnare immagini con fiori e piante come motivi quando ero alla ricerca di opere d’arte originali. Quando guardavo le immagini degli animali, il flusso dei loro peli sembrava foglie e le squame delle iguane sembravano una collezione di fiori. A quel tempo, ho sentito che poteva esserci un’espressione unica che potevo applicare ai miei dipinti”. Fonti: www.boredpanda.com

Si possono ammirare altre creazioni di Hiroki Takeda nel suo spazio Instagram: h t t p s : / / w w w. i n s t a g r a m . c o m / h i r o k i _ takeda1223 7


Fantasia di viaggi

Acquarelli di Rosa Fucale & Giuseppe Ciccarello di Maria Chiara Lorenti

Rosa Fucale, “Guardando il futuro”

Già il titolo della mostra ci introduce nel tema trattato dai due artisti. I viaggi che un uomo ed una donna, con la stessa tecnica pittorica, ma con uno stile prettamente personale, interpretano diversamente, a seconda dei loro gusti e della loro sensibilità. In Rosa Fucale ciò che colpisce maggiormente è la leggerezza della pennellata, la trasparenza acquosa del colore, le velature sovrapposte delle molte tonalità. In lei si percepisce 8

la voglia di scoprire il mondo attraverso il velo lieve dell’acquarello. Nelle sue opere traspare la narrazione di una storia che i suoi personaggi raccontano attraverso uno sguardo, un’esistenza vissuta rivelata da un gesto, un futuro ipotizzato dal contesto in cui si muovono i suoi soggetti. I suoi viaggi immaginari sono stralci di vita immortalati dal pennello, cartoline virtuali di peripli immaginari, come a Marrakech, dove la sabbia del deserto, seppur non presente, tinge le case, le strade e pur i caftani dei suoi abitanti. Deserto che ritroviamo anche come sfondo di una particolare corsa dei sacchi. Quattro ragazzini africani levitano nell’aria infuocata, più che impegnati in una corsa sembrano danzare, i sacchi di juta a mo’ di vesti li elevano a giovani guerrieri Masai. In “Guardando il futuro” ciò che unisce i due soggetti è la stessa aspettativa nel tempo che verrà, con un certo rimpianto per la persona anziana che nel suo avvenire vede la fine di una lunga permanenza, l’accettazione di tale eventualità inevitabile, ma sembra suggerire al piccolo nipotino, che con sguardo limpido ed innocente contempla l’incognita strada piena

Rosa Fucale, “Corsa nei sacchi”


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in mostra

di promesse, di affrontarla con fiducia e curiosità, senza aver paura del fato, in quanto ineluttabile. Completamente differenti sono le opere di Giuseppe Ciccarello. I suoi quadri hanno un taglio meno romantico e più realistico, un reportage fotografico nella società odierna. Luci ed ombre evidenziano i soggetti, avvolgendoli nel pathos dell’azione. La passione per il ballo si evince in maniera scatenata nella coppia che volteggia lasciandosi travolgere Giuseppe Ciccarello, “Danzando con te” dalla musica incalzante, lei “Vestita di rosso” incatenata al partner scuote del ballo argentino, che tanto scandalo suscitò al la testa, la bionda chioma segue roteando i suo debutto. I suoi personaggi sono dinamici, colti movimenti della torsione del corpo, mentre lui nell’attimo dell’azione, padroni della scena e dello la guida tenendole le mani. Nell’altra versione, spazio che occupano totalmente, perché ciò che “Danzando con te”, i passi del tango sono più l’artista vuole trasmettere è il movimento come sensuali, le due coppie di tangheri si allacciano in ponte e passaggio tra il prima ed il dopo. Proprio un rituale arcaico e prestabilito, scandito dal ritmo per questo la tecnica adottata da questo pittore non è quella consueta per gli acquarellisti, egli si distacca dalle morbide sfumature cromatiche, per raffigurare la scena timbricamente, ovvero con forti contrasti, netti e decisi, tra colori primari stesi principalmente puri, cioè senza mescolanze con altre tinte, per dare ancor di più l’illusione del moto dei corpi. La mostra sarà visitabile presso la sala Manzù della biblioteca comunale di Aprilia, dal 30 ottobre all’8 novembre. Giuseppe Ciccarello, “Vestita di rosso” 9


Il mondo incantato di Bruno Murialdo di Rossana Gabrieli

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runo Murialdo ha collaborato come fotografo free lance per diverse testate giornalistiche nazionali e internazionali. Il suo archivio personale comprende l’America latina, in particolare Cuba, Argentina, Cile, e diversi paesi dell’Europa. Ha raccontato la Langa degli anni Settanta e la sua metamorfosi fino ad oggi. Molti reportage hanno riguardato la Sicilia degli anni Ottanta e Novanta. Diversi sono i lavori realizzati su scrittori o registi, da Nuto Revelli in “L’anello forte” a Rigoni Stern. Ha collaborato con Sandro 10

Bolchi nei primissimi sceneggiati televisivi anni 70 e con Mario Soldati nei “Racconti del maresciallo”. Collabora ancora oggi con il quotidiano La Stampa e la Repubblica. Ha pubblicato ben diciotto libri, alcuni dei quali hanno regalato al mondo le bellezze della sua terra adottiva, le Langhe. Molte delle sue fotografie sono diventate delle icone sparse per il mondo attraverso i molti collezionisti che lo apprezzano e lo vanno a trovare nella sua galleria di Alba. In questi giorni, alcuni suoi disegni sono esposti al Monviso Coffee Factory di Alba e sono un trionfo di colori e forme. “ I miei disegni – racconta Bruno Murialdo - hanno avuto una lenta evoluzione, hanno preso tempo alla fotografia, si sono evoluti con lentezza, sono stati capiti più all’estero che in casa; negli ultimi anni molti disegni sono diventati etichette per vini famosi (Barolo Clerico o Chardonnay del Pfaltz in Germania) altri sono andati a collezioni private. Il più fortunato è andato al direttore del Metropolitan Museum a N.Y. Amo giocare con i miei paesaggi, colline che volano o paesi che


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vivono dentro a una bottiglia di vino, cieli stellati che spuntano dagli abissi, forme umane che si disintegrano. Un gioco nel quale si può fare tutto e il contrario di tutto. Amo disperatamente i pittori del Novecento, tra i tanti Modigliani, Matisse, Franco Fortunato, De Chirico, Picasso. Ho realizzato un reportage e un racconto su Van Gogh, i luoghi e la sinfonia che ha accompagnato la sua vita. Una tela è composta da molte situazioni: il tempo, la storia, gli ambienti, gli amori di un pittore e il museo che la ospita custodisce lo scrigno di molti sogni. Amo i colori sgargianti che molti pittori hanno usato, mentre altri si sono affossati nel grigio della vita ”. La sua passione per l’arte nasce da giovane: all’età di diciassette anni comprava quadri a rate da un gallerista di Alba (Angelo Galeasso), non avendo la possibilità di pagare subito certe cifre, ma poco per volta arriva ad avere dei Balansino, dei Paulucci e dei Treccani ai quali è anche molto affezionato. “ I miei disegni – prosegue Murialdo hanno una loro vita autonoma, sono delle pitto-poesie che non si ispirano a nessuno. I miei paesaggi e i miei personaggi vivono in una realtà fantastica fuori da ogni forma

dedicato a...

convenzionale, un po’ cartoni animati e un po’ farfalle. Attraverso essi voglio trasmettere ottimismo in un mondo grigio, una sorta di cartoni animati per un mondo più buono dove sotto il sole ci possa essere felicità e luce. Provo amore e passione per gli artisti silenziosi, quelli che lavorano senza le luci dei riflettori addosso, che non cercano la popolarità a tutti i costi. L’arte deve avere molte sfaccettature. L’artista è un amante del bello che non disdegna la solitudine e non ha paura di essere dimenticato. La forza sta in quello che produce, felicità e voglia di vivere ”. 11


Outcast

Un’altra faccia dell’horror dal creatore di The Walking Dead di Valerio Lucantonio

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i è conclusa da circa sei mesi in Italia, a distanza di poche settimane rispetto agli Stati Uniti, la serie horror a fumetti Outcast, creata e sceneggiata da Robert Kirkman per i disegni di Paul Azaceta. Mentre in America la serie è stata pubblicata a partire dal 2014 in 48 episodi da 20 pagine l’uno, in Italia è stata presentata nel 2015 in un’edizione da edicola da 40 pagine, con la colorazione convertita appositamente in scala di grigi a cura dello stesso Azaceta, e poi è stata ristampata nella versione originale a colori in 8 volumi da libreria. 12

Con questa storia Kirkman, a undici anni dall’uscita di The Walking Dead, si confronta con un altro dei sottogeneri horror di maggior successo degli ultimi decenni, presente sia al cinema che in televisione almeno quanto quello delle apocalissi zombie, ossia il filone esorcistico. Il racconto segue le vicende di Kyle Barnes, che fin dalla nascita sembra destinato a condannare tutte le persone a lui vicine a essere possedute da entità maligne e misteriose. Dopo essere stato allontanato dalla moglie Allison per proteggere la figlia, Kyle si isola dalla società rinchiudendosi nella vecchia casa nella quale, da bambino, veniva maltrattato da sua madre fino a quando, istintivamente, non la liberò dalla possessione, lasciandola in coma. La sua condizione di solitudine e rassegnazione subisce una svolta quando il reverendo Anderson, uomo di chiesa sui generis, gli chiede di aiutarlo a esorcizzare gli abitanti della loro piccola cittadina del West Virginia, la fittizia Rome, in cui i casi di possessione stanno aumentando sensibilmente. Pur partendo da una premessa simile a quella del celeberrimo The Exorcist di William Friedkin, che negli anni Settanta diede forma a un immaginario orrorifico tutt’ora in voga (in Italia è stato ripreso in maniera intrigante anche dalla recente serie a fumetti Samuel Stern), Kirkman si distanzia immediatamente dalla prospettiva religiosa ed esoterica che caratterizzava il seminale cult statunitense. L’operazione compiuta nei confronti del sottogenere di riferimento è simile a quella che decretò l’originalità e il successo di The Walking Dead; se in quest’ultima si partiva dai presupposti


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più classici dello zombie movie per poi distanziarsene, focalizzandosi sui rapporti umani al limite e sui dilemmi etici alla base della riformulazione di una nuova società, in Outcast invece si sfruttano i topoi legati al tema della possessione per riflettere sui risvolti psicologici e politici della fede e della discriminazione. La materia horror è trattata con un approccio realistico, dal piglio quasi sociologico: nella prima parte la narrazione è incentrata su un’indagine tanto interiore quanto esteriore che Kyle intraprende per comprendere le cause delle possessioni e l’origine dei propri poteri, mentre nella seconda si delinea uno scontro di proporzioni apocalittiche che però viene racchiuso e circoscritto nell’inaspettato microcosmo del

fumetto

piccolo centro rurale. Questa progressione è contraddistinta da un ritmo incalzante, sia sul piano narrativo che su quello estetico. La caratterizzazione dei personaggi è minimale e incisiva, poiché il racconto tende a farceli conoscere già calati in scelte estremamente difficili e provanti, con continue svolte che risultano tanto repentine quanto coerenti, in linea con la lunghezza contenuta dei singoli episodi. La storia procede spedita verso la conclusione, tanto che essa arriva con un’escalation forse troppo affrettata nella parte finale, anche se si deve riconoscere che lo svolgimento asciutto e conciso contribuisce a stupire e coinvolgere il lettore. I disegni e la gestione della composizione delle tavole da parte di Azaceta sostengono questo ritmo incalzante eppure essenziale, quasi laconico nelle scelte di regia di Kirkman, ricorrendo all’utilizzo costante di piccoli inserti che si sovrappongono alle vignette principali con la funzione di connettere due inquadrature o di scandire il tempo del racconto. Tali inserti, simili a primi piani o dettagli cinematografici, impongono infatti cambi di velocità alla narrazione, determinando pause, indugi oppure scatti inaspettati dei corpi in scena, soffermandosi su punti di vista particolari senza penalizzare la fluidità della narrazione. Outcast si presenta dunque come una lettura scorrevole e coinvolgente la quale, seppur risultando un’operazione più modesta e meno spettacolare rispetto ad altre creazioni di Kirkman, merita di essere scoperta per la sua capacità di rileggere il genere e di colpire il lettore con scene essenziali, crude e sempre d’impatto. 13


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la Roma insolita

Il Mundator – l’addetto alle pitture della Cappella Sistina di Nicola Fasciano

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n quella che è una delle meraviglie assolute, visitata da 6 milioni di turisti all’anno, esistono dei privilegiati che possono ammirare da vicino continuamente la sorprendente arte di Michelangelo e non solo. Originariamente era chiamato il “Mundator” ed era l’addetto a provvedere alla cura degli affreschi della Cappella Sistina e delle adiacenti Cappella Paolina e Sala Regia. Questa figura fu istituita da Paolo III Farnese nel 1543, appena due anni dopo la conclusione del Giudizio Universale realizzato dal grande Maestro tra il 1536 e il 1541 su commissione di Papa Clemente VII, per decorare la parete dietro l’altare della Cappella Sistina. Il primo incarico di “Mundador” venne assegnato a Francesco Amadori detto l’Urbino, aiutante di Michelangelo, aveva il compito di rimuovere la polvere e il nerofumo prodotto da bracieri e candele, adempienza assolta per diverso tempo utilizzando mollica di pane inumidita o spugne imbevute di vino greco. La cura della manutenzione delle opere, garantita dal “Mundador”, era solo una delle tante costanti attenzioni dello Stato Pontificio al suo immenso patrimonio artistico; ricordiamo inoltre anche i Sampietrini, squadre di artigiani e operai addetti alla cura di antichi manufatti e superfici architettoniche difficilmente raggiungibili. La pratica di una manutenzione costante scomparve nei primi del Novecento e solo l’istituzione del Laboratorio di Restauro delle Pitture, creata nel 1923 da Biagio Biagetti, allora Direttore delle Pitture delle Gallerie Pontificie, consentì l’inaugurazione di una nuova stagione di attenzione costante ai temi della conservazione preventiva e alla programmazione di regolari campagne di spolveratura di tutte le opere pittoriche delle collezioni vaticane. Erede diretto del “Mundator” è oggi l’“Ufficio del Conservatore”, che ha il compito di curare il sistematico monitoraggio 14

ambientale-climatologico degli spazi espositivi e la manutenzione ordinaria delle opere in mostra o in deposito. In particolare, ogni anno in periodi di minore afflusso di visitatori, la direzione dei Musei Vaticani, in accordo con i vertici del Governatorato, la Prefettura della Casa Pontificia e il Maestro delle Cerimonie, mette in opera un programma di revisione delle pitture e degli impianti della Cappella Sistina. I restauratori vaticani, avendo a disposizione moderne tecnologie per monitorare l’ambiente e scongiurare il degrado dei dipinti sensibili agli sbalzi di temperatura e umidità arrecati dai flussi di visitatori, così come faceva l’antico “mundator”, rimuovono innanzitutto la polvere, le cui particelle potrebbero altrimenti causare il degrado della superficie muraria. Quindi controllano la pellicola pittorica, gli intonaci, l’eventuale presenza di distacchi o l’affioramento di sali che vengono asportati con fogli di carta giapponese e acqua distillata applicata con un pennello. Insomma grande lavoro di squadra e un gran numero di persone specializzate in diversi settori che da anni lavorano per mantenere nel migliore dei modi i capolavori quattrocenteschi che affollano le sale vaticane.


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Aprilia

“Fantasia di Viaggi” collettiva di Rosa Fucale e Giuseppe ciccarello. Art. pag 8-9 Sala Manzù, dal 30 0ttobre al 8 novembre

Roma

“Damien Hirst. Archeology Now” Galleria Borghese, fino al 7 novembre “Casa Balla. Dalla casa all’universo e ritorno” MAXXI, fino al 21 novembre “Giulia Spernazza. Vulnerabile” Galleria Faber, fino al 4 dicembre “America on screen” Centro studi americani, fino al 21 dicembre “L’eredità di Cesare e la conquista del tempo” Musei Capitolini- Palazzo dei Conservatori, fino al 31 dicembre “Art makes you travel again” Rosso20sette arte contemporanea, fino al 23 dicembre “Mario Giacomelli. Il tempo di vivere” Galleria Gilda Lavia, fino al 31 dicembre “Raffaello nella Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche” Domus Aurea, fino al 7 gennaio 2022 “All about Banksy” nuova mostra Chiostro del Bramante, fino al 9 gennaio 2022 “Napoleone ultimo atto. l’esilio, la morte, la memoria” Museo napoleonico, fino al 9 gennaio 2022 “Sebastiao Salgado. Amazonia” MAXXI, fino al 16 febbraio 2022 “Prima, donna. Margaret Bourke-White” Museo di Roma in Trastevere, fino al 27 febbraio 2022 “Klimt. La secessione e l’Italia” Museo di Roma Palazzo Braschi, fino al 27 marzo 2022

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Mamiano di Traversetolo (Parma)

Mirò.Il colore dei sogni Villa dei capolavorim, fino al 12 dicembre

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Firenze

“Solo. Arturo Martini e Firenze” Museo Novecento, fino al 14 novembre

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Gallarate (Varese)

“Impressionisti. Alle origini della modernità” Museo MA*GA, fino al 6 gennaio 2022

Genova

“Escher” Palazzo Ducale, fino al 20 febbraio 2022

Milano

“TinaModotti. Donne, Messico e libertà” Mudec, fino al 7 novembre “Maurizio Cattelan. Breath Ghosts Blind” Pirelli Hangar Bicocca, fino al 20 febbraio 2022

Napoli

“Peter Lindberg. Untold stories” MADRE, fino a data da definire “Gladiatori” MANN, Museo archeologico Nazionale di Napoli, fino al 6 gennaio 2022 “Frida Khalo. Il caos dentro” Palazzo Fondi, fino al 9 gennaio 2022

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Piacenza

“Klimt e i maestri “segreti” della Ricci Oddi” Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, fino al 9 gennaio 2022

Prato

“Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba” Museo del Tessuto, fino al 21 novembre

Ravenna

“Dante. Gli occhi e la mente” Mar, fino al 9 gennaio 2022

Venezia

“Biennale Architettura 2020: How will we live together?” Giardini della Biennale e sedi varie, fino al 21 novembre “Bruce Nauman: contrapposto studies” Punta della Dogana, fino al 9 gennaio 2022

Eventi


“Gandhi”

“Prima, donna, Margaret Bourke-White” Museo di Roma in trastevere, fino al 27/2/2022

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