Occhio all'Arte (settembre 2011)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno V N° 46 settembre 2011

Mensile d’informazione d’arte

nDedicato a…

E’ morto Lucian Freud. L’ultimo grande del ‘900 curiosART: Pablo Picasso n ndall’associazione: Sette curiosità sul celebre artista spagnolo

La creatività

Lucian Freud, “Francis Bacon”, 1956-57

Archeologia: n Matera: la città dei Sassi


Auguri a: • Caspar David Friedrich (5 settembre 1776) • Giovanni Fattori (6 settembre 1825) • Dennis Oppenheim (6 settembre 1938) • Christian Boltanski (6 settembre 1944) • Sol LeWitt (9 settembre 1928) • Milo Manara (12 settembre 1945) • Robert Indiana ( 13 settembre 1928)

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Redazione Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Giuseppe Grasso, Mensile culturale edito dalla Collaboratori Associazione Arte Mediterranea Alba Giulia Casciotta, Luigia via Dei Peri, 45 Aprilia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Tel.347/1748542 Vaccaro, Nicola Fasciano, Valeria occhioallarte@artemediterranea.org Nicoletta, Luca Deias www.artemediterranea.org Aut. del Tribunale di Latina Responsabile Marketing N.1056/06, del 13/02/2007 Cristina Simoncini Fondatori Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti Cristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing Giuseppe Di Pasquale

Amministratore Antonio De Waure

Stampa Associazione Arte Mediterranea via Dei Peri, 45 Aprilia

Direttore responsabile Rossana Gabrieli Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

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Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell’editore

• Vincenzo Agnetti (14 settembre 1926) • Hans Arp (16 settembre 1887) • Carl Andre (16 settembre 1935) • Julio González (21 settembre 1876) • Hans Hartung (21 settembre 1904) • Mark Rothko (25 settembre 1903) • 14. Théodore Géricault (26 settembre 1791)

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Sommario

Auguri a: La creatività L’Arte Mediterranea riparte con i corsi Daikichi Amano Andrea Simoncini Gibson Tanti auguri a Hans Hartung Rimedi naturali per ridurre la CO2 e ripulire falde acquifere inquinate Paco de Lucia, l’anima del flamenco suona a Roma sul filo di china Matera: la città dei Sassi E’ morto Lucian Freud. L’ultimo grande del ‘900 On the indian road La “shadow art” di Larry Kagan Pablo Picasso Esther Stocker “Nessuno si salva da solo” Madame Bovary Tomas Saraceno, “Cloudy Dunes”, Foto altrospazio, Roma


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dall’associazione

La creatività di Antonio De Waure

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criveva Winston Churchill nelle sue memorie ( Painting as a Pastime, 1950) “ Il dipingere è un passatempo completo. Non conosco altra attività che assorba la mente, senza stancare il corpo, in maniera così completa. Una volta che il dipinto ha cominciato a fluire, tutte le preoccupazioni del presente e del futuro si dileguano quali che esse siano, esse non trovano spazio e svaniscono sullo schermo della mente nell’ombra, nel buio. La luce mentale, nella sua totalità, si concentra sul lavoro. Il tempo se ne sta rispettosamente in disparte” Ho voluto iniziare questa breve chiacchierata, con le parole dello statista ed artista Churchill, perché mi sembrano veramente indicate per quello che vorrei trasmettere. La pittura, come mezzo espressivo, rappresenta oggi, non solo quella parte materiale fatta di confronto e di mercato ma soprattutto la liberazione personale dello spirito. Il toccasana mentale per tutte quelle manifestazioni psicologiche che oggi ci affliggono in tutti i campi della nostra vita. Naturalmente, questo vale anche per la poesia, la scrittura e tutte quelle attività creative che possono mettere l’uomo al centro delle proprie scelte senza alcuna costrizione esterna. Come scrive Churchill, nella pittura riesci a dimenticare il tempo, esso rimane rispettosamente in disparte e vi assicuro che tutto ciò corrisponde a verità. Voglio dire che, in questo mondo fatto esclusivamente di meccanizzazione computerizzata, si sta perdendo progressivamente la facoltà di decisioni soggettive e la capacità di ragionare con la mente. Stiamo perdendo in modo

inesorabile la cultura del pensiero libero, senza considerare il valore inesauribile e ancora misterioso del nostro cervello di elaborare la creatività. Ecco perché sono in pieno accordo con chi cerca, con fatica, di far capire che l’arte in generale debba rientrare in quel ambito tanto importante per la formazione futura che é la scuola. Dobbiamo batterci affinché le future generazioni possano sfruttare a pieno tutte le capacità sia creative che scientifiche che la nostra generazione ha elaborato. Solo in questo modo potremo essere sicuri che il nostro mondo possa continuare nella giusta direzione. Ma per fare questo, bisogna continuare a divulgare la bellezza di ciò che si è costruito nel tempo e valorizzare la nostra capacità fatta di creatività. Scriveva George Kneller nel suo “The Art and Science of creativity”: “La creatività, è stato detto, consiste soprattutto nel risistemare le nostre conoscenze, così da poter scoprire ciò che non sappiamo . Quindi, per pensare in maniera creativa, dobbiamo essere in grado di guardare con occhio nuovo ciò che abitualmente diamo per scontato”. Con queste parole molto significative ed importanti, voglio terminare, non prima però ricordando alla città di Aprilia e noi tutti operatori del settore che la nostra Associazione, con tanta fatica ma con grande entusiasmo, festeggerà il prossimo anno i suoi 20 anni di attività. Tanta longevità è il sintomo, (lasciatemelo dire!) che quello che abbiamo fatto e che faremo nel futuro va nella direzione giusta! Pertanto tanti auguri a tutti noi e a chi ci è vicino!

Un invito alla pittura dall’Arte Mediterranea

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’L’associazione Arte Mediterranea, come di consuetudine, anche quest’anno riapre le sue attività culturali. Per tutti coloro che vogliono intraprendere, in perfetta armonia, il percorso della pittura e del disegno è possibile iscriversi, dal mese di settembre. Insegnanti preparati e corsi alla portata di tutti sono il perfetto connubio che contraddistingue questa associazione. L’Arte Mediterranea poi l’anno prossimo raggiungerà un traguardo molto importante, il ventennale di attività sul territorio. Tanta longevità è il segno tangibile della serietà e dell’entusiasmo di tale organizzazione. Quest’anno continueranno i corsi ormai canonici che hanno costituito il fulcro del successo della scuola, apportando una considerevole adesione di persone. L’attività didattica si suddivide nei seguenti corsi: • pittura ad acquerello, perfezionamento e teoria del colore; • pittura ad olio; • disegno del I° e II° anno; • intarsio su legno; • disegno per bambini; • illustrazione di favole. Altri corsi correlati: • composizione; • prospettiva; La ghiandaia

• anatomia per artisti. Ci saranno molte novità nell’ambito dell’attività formativa, come un seminario di fotografia, in fase di organizzazione, con stage mirati al completamento del bagaglio tecnico per gli appassionati che lo desiderano. Ma l’Associazione non si ferma solo allo svolgimento delle lezioni, come completamento culturale, bensì continuerà con l’uscita mensile del magazine “Occhio all’Arte”, rivisitato per avere una maggior fruibilità delle informazioni tematiche ed essere più attento alle esigenze del lettore. Inoltre gli iscritti potranno partecipare, durante l’anno scolastico, a tutte le iniziative artistico-culturali dell’Associazione, comprendenti visite guidate presso musei e gallerie d’arte, mostre ed estemporanee di pittura, gite presso le più belle città d’Arte. Infine, l’Arte Mediterranea, come sempre, sarà presente ai più significativi avvenimenti della città, cooperando con le altre Associazioni ed Enti locali e nazionali, per nuove manifestazioni ed eventi culturali. Pertanto, chi si volesse avvicinare a questo mondo così creativo e distensivo, può rivolgersi per l’iscrizione presso la segreteria della scuola, sita in Via dei Peri 45, tutti i giorni feriali dalle ore 18.00 alle 20.00, dove si potranno richiedere ulteriori informazioni e chiarimenti, oppure può telefonare al n° 347/1748542 o contattare il sito internet www.artemediterranea.org 3 Il Colosseo


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in mostra

Daikichi Amano

I nuovi lavori del fotografo giapponese a Roma di Eleonora Spataro

Daikichi Amano

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ra il 10 settembre e il 5 ottobre Mondo Bizzarro Gallery presenta una nuova mostra di Daikichi Amano. La galleria romana mette in campo una nuova serie di mostre ad ingresso gratuito dedicate alla fotografia e ai suoi protagonisti contemporanei. Il fotografo giapponese Amano propone una selezione di nuovi lavori compresi quelli scelti dallo storico marchio Givenchy che è possibile osservare in anteprima visitando il sito web della galleria. “Erotismo, vita e morte, mondo umano e mondo animale, macabro e sublime sono le dicotomie presenti nelle sue opere, in un’estasi che vede fondersi in maniera inesplicabile l’attrazione e la repulsione. “ Mentre sesso e vita, nella cultura giapponese si sovrappongono linguisticamente, tanto da venire espresse dalla stessa parola, il lavoro del fotografo indaga un altro aspetto dell’eros quello che lo vede dialogante con la morte. Nei lavori di Amano è rintracciabile il legame con la tradizione della stampa erotica giapponese di Hokusai, di cui si considera erede nell’attenzione dedicata alla realizzazione dei set fotografici brulicati di creature, al make-up e gli effetti speciali.

Andrea Simoncini Gibson Heaven can’t wait

Andrea Simoncini Gibson

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ltra proposta ad ingresso gratuito della galleria Mondo Bizzarro di Roma, dal 24 settembre al 5 ottobre 2011, è Haven can’t wait, la mostra dell’italo-inglese Andrea Simoncini. “ Sospesa tra

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l’annunciazione di un futuro prossimo e la lezione dei grandi del passato, la fotopittura di Andrea Simoncini Gibson propone agli occhi di chi guarda un vero e proprio viaggio in una miniera di emozioni e di suggestioni .” Echi di una beatitudine estatica si sovrappongono ad un forte senso di inquietudine tendenti a indicare o suggerire la possibilità di “ un mondo altro, inaspettato, da vivere qui e ora” . Per questo secondo i curatori della mostra l’arte di Simoncini Gibson afferma che Il paradiso non può attendere: “ la bellezza, lo stupore, la sensualità, lo struggimento e persino la paura sono elementi dotati di una propria autonomia, di una visionarietà che è necessario cogliere sul nascere se si vuole essere attraversati da simili emozioni. Ed è così che il lavoro di Simoncini Gibson – potremmo dire la radice stessa della sua ricerca erotica – risulta essere agli antipodi di ogni sentimento di indifferenza: un concentrato di assoluta qualità formale reso caldo e struggente grazie alla capacità dell’artista di infondere alle sue creazioni il senso di ciò che è disposto a sfidare ogni pericolo pur di affermare che si è vissuto. ” Visitando il sito web dell’artista è possibile osservare in anteprima alcuni dei suoi lavori e sulle prossime mostre previste. http://www.andreasimoncini.com/


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auguri a

Tanti auguri a Hans Hartung

Un cocktail di vitesse ed improvisation di Stefania Servillo

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ompie questo mese 107 anni uno dei maggiori capofila di quella branca dell’Informale che viene definito segnico. Hartung è stato uno degli artisti più coerenti del movimento, e può essere annoverato tra coloro che risposero con convinzione all’America, proponendo una valida alternativa all’action painting. Tralasciando quasi completamente le problematiche inerenti la tache e la materia, l’artista studia senza sosta le problematiche e le possibilità del segno, che si traduce nella sua poetica col gesto. Il binomio segno – gesto è indissolubile, porta alla creazione di opere il cui punto cardine sta nel rapporto tra forma e forza che trasforma la tela in un vero e proprio campo di battaglia. Un “gestualismo” che non consente ripensamenti o distrazioni e che viene spesso paragonato a quello di Pollock. I suoi esordi sono stati negli anni ’22-’23 con gli inchiostri, le chine e gli acquerelli che ricordano le bolt di memoria cozensiana e che dal ’27 si evolvono in guizzi scuri e filamenti che vorticano. Negli anni ’30 avranno luogo incontri che modificheranno il suo percorso artistico: Kandinsky, Mondrian e soprattutto Mirò la cui influenza sarà rintracciabile in alcune opere in cui sono ravvisabili forme ovoidali. Sin dagli esordi e fin alla fine della sua vita sarà sempre coerente, egli non giungerà all’ “astratto” per gradi, ma al contrario fin all’inizio rifiuterà la figuratività.

Hans Hartung, T1958-3, 1958

È possibile godere delle opere dell’artista anche in Italia alla GAM di Torino cui si rimanda per comprendere appieno la potenza espressiva di Hartung.

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Occhio all’ambiente

Rimedi naturali per ridurre la CO2 e ripulire falde acquifere inquinate di Nicola Fasciano otremmo quasi parlare di “rimedi della nonna” evoluti se non ci stessimo occupando di problemi ambientali molto impegnativi. Uno studio dell’Università di Manchester ha suggerito che colture con radici lunghe potrebbero ridurre l’inquinamento grazie alla capacità di assorbire un quantitativo maggiore di anidride carbonica, aiutando maggiormente a ridurre il surriscaldamento globale. Lo studio pubblicato sulla rivista Annals of Botany, sostiene che raddoppiando la lunghezza delle radici fino a far raggiungere alle colture i due metri, oltre ad assorbire più CO2 le farebbe diventare molto più resistenti alla siccità migliorando contemporaneamente la struttura del terreno e del territorio e limitando il fenomeno dell’erosione. Infatti sono numerose le colture le cui radici sono inferiori al metro di lunghezza, il che limita loro l’accesso all’acqua e il raddoppio della biomassa delle radici per circa due metri diventa un fattore fondamentale per la quantità di carbonio che secernono e sequestrano sotto-terra. Dai calcoli effettuati si evince infatti che anche un incremento del 2% dello stoccaggio del carbonio con radici di due metri potrebbe portare ad una sottrazione extra di 100 tonnellate di carbonio per ettaro, che rimarrebbe imprigionato nel terreno almeno 2 anni. Un’altra

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soluzione sempre fornita da Madre Natura, arriva da uno studio di ricercatori australiani che ha dimostrato che i batteri potrebbero svolgere un ruolo di “spazzini” dei siti inquinati a livello terrestre, risanando le aree contaminate con efficienza, velocità e in perfetta sicurezza. La sperimentazione batterica è stata condotta dalla Università del New South Wales e ha coinvolto i processi di pulizia dei solventi clorurati che fuoriuscirono molti anni fa da un ex stabilimento chimico dell’Imperial Chemical Industries (ICI) nella falda acquifera Botanica Sands in Australia, contaminando le acque sotterranee. I ricercatori hanno raccolto i batteri naturalmente presenti nella falda e isolato tre ceppi in grado di degradare gli inquinanti, tra cui un microorganismo che processa il cloroformio. Usando la tecnologia attuale ci sarebbero voluti decenni, o forse secoli, prima che questi solventi tossici venissero rimossi dalla falda acquifera, mentre i test hanno dimostrato che questi batteri “inspirano” in modo efficace questi inquinanti così come noi umani respiriamo ossigeno e fa si che queste culture rappresentano lo strumento più verde ed economico da usare per ripulire alcuni dei siti contaminati. Appunto: rimedi naturali contro l’aggressione umana all’ambiente. 5


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musica

Paco de Lucia, l’anima del flamenco suona a Roma Oltre cinquanta anni di musica concentrati in una sola serata di Luca Deias

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iparte all’età di 64 anni per dettare il suo ritmo ai cuori di tutti i continenti, il chitarrista spagnolo più famoso del mondo è in tour e suonerà per la città eterna mercoledì 28 settembre, all’Auditorium della Musica. Ovviamente stiamo parlando di Paco de Lucia, uno dei migliori chitarristi del mondo reso tanto grande anche dal totale distacco nei confronti della commercializzazione, che invece è andata ad intaccare altri ottimi chitarristi ispanici allontanandoli da quella che è la vera essenza della musica. Forse proprio per questo motivo quando si comincia a parlare di flamenco con chi se ne intende il suo nome è già nell’aria, la sua musica già impregna l’atmosfera di sentimento e passione, euforica come un toro prima, dolce come la carezza di una caliente spagnola poi. La sua carriera musicale inizia all’età di 5 anni, instradato dal padre, anch’esso chitarrista di flamenco, nella via della musica, ad 11 anni farà di essa la sua unica ragione di vita, lasciando la scuola per dedicarsi solo a lei. Sviluppa un’incredibile precisione e velocità nel pizzicare le corde della sua chitarra solo con le dita (ruolo solitamente ricoperto da un plettro quando sono richiesti virtuosismi di una certa complessità) e rende di fatto la chitarra una parte di se, necessaria per esprimere quell’irrequieta voglia di emozionare uomini e donne che gli prestano orecchio, mentre si lasciano travolgere dai loro vorticosi passi di flamenco. Nel ’68 segna un passo importante, non solo per se stesso, ma per tutti gli amanti di questo ballo: è il primo musicista della storia che porta il flamenco al Teatro Real di Madrid. Continua a suonare per anni senza mai deludere, senza mai perdere un colpo, e negli anni ’90, come se il suo amore per la musica fosse qualcosa che il passare degli anni non può nemmeno scalfire, il

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suo successo aumenta ancora, portandolo ad esibirsi in tutto il mondo, compresi quei paesi dove la cultura del flamenco era poca o inesistente, almeno prima del suo arrivo. Eloquenti, infatti, sono alcune date del suo ultimo tour: a luglio ha suonato in Canada, il 16 novembre suonerà a Ginevra (Svizzera), il 27 novembre a Breslavia (Polonia), come a voler dire che il tempo non spegne il fuoco della sua passione e che la sua fiamma è talmente forte da poter sciogliere il gelo e i cuori più freddi anche allontanandosi tanto dalla calda patria Andalusia.


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archeologia

Matera: la città dei Sassi

Alla scoperta di una città da “presepe” di Luigia Piacentini

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mpossibile immaginare questa città senza aver posato gli occhi su di lei e averla contemplata all’ora del tramonto. Quel tramonto che investe i due quartieri dei Sassi (Sasso Barisano a nord e Sasso Caveoso a sud) e che fa rivivere la vita in quei luoghi, oggi destinati ai turisti ma fino agli anni’50 ai contadini e ai più disagiati abitanti di Matera. I Sassi, dichiarati nel 1993 Patrimonio Mondiale dell’Unesco (il 1° sito nel meridione), sono un intricato insieme di vicoli,scale, grotte, archi e ballatoi, terrazze da cui sbucano comignoli e campanili di chiese rupestri (oltre 150). Un paese intero scavato nel tufo, più precisamente nella calcarinite, la pietra locale, dove si intrecciano storie di individui, famiglie e abitati. Di sera tutto si trasforma in un presepe a misura d’uomo e passeggiando tra i vicoli si scorgono le luci delle case e dei moderni ristoranti che riportano la mente ad un tempo lontano. Già abitata nella Preistoria, le grotte naturali diedero ospitalità ai primi insediamenti umani, è con il dominio romano (che le diede il nome di Mateola) che assunse un ruolo essenziale nell’economia del tempo. Passò poi nelle mani dei Longobardi e nel IX secolo in quelle dei bizantini e nel 1061 conquistata dai Normanni. Nel secolo XV entrò a far parte dei possedimenti degli aragonesi e quindi

nel Regno di Napoli, fino all’unità d’Italia. La storia dell’uomo nel territorio materano è racchiusa nel Museo Archeologico Nazionale “Domenico Ridola”, il più antico della Basilicata, istituito nel 1911 in seguito alla donazione allo Stato delle collezioni del senatore Ridola. Nella sezione protostoria sono esposti reperti provenienti dai villaggi neolitici della Murgia che testimoniano dal VI millennio a.C. l’agricoltura e lo strutturarsi di insediamenti stabili. Una collezione di eccezionali vasi protolucani e apuli a figure rosse di V e IV a.C. attribuiti ai maggiori pittori dell’epoca, testimonia l’evoluzione della ceramografia magno greca. L’ultima sala è dedicata al fondatore del museo con gli arredi del primo novecento e i documenti che testimoniano la sua attività di medico, parlamentare e archeologo. Non da meno è il Museo della Scultura Contemporanea (MUSMA) che ospita sculture in suggestivi ambienti scolpiti nella roccia. 400 opere donate da artisti internazionali che comprendono sculture in bronzo, tufo, legno, ferro, marmo e ceramica. Questa è parte della Basilicata, una terra di contrasti e forti armonie, gelosa della propria identità dove davanti agli occhi dei visitatori mostra in mille volti diversi un passato ricco di testimonianze e di scenari inaspettati. 7


E’ morto Lucian Freud. L’ultimo grande del ‘900 Il mondo ha perso lo psichiatra del pennello, l’indagatore dell’umano dolore di Maria Chiara Lorenti

Lucian Freud “Girl with a White Dog”, 1950-1951

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n cognome, un destino, nipote di Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, Lucian, come il suo celeberrimo nonno, scandaglia la natura umana attraverso i suoi ritratti. “ E’ quello che c’è nella testa delle persone che è importante per me. Voglio veramente ricavare qualcosa da questo perché altrimenti sarebbe spaventoso ”. Così l’artista si ritrova a dialogare attraverso quei corpi sfatti, sbracati scompostamente sul lettino dello studio, paradossalmente così simile a quello che suo nonno usava per sondare le menti dei suoi alienati. Quindi i soggetti divengono pazienti, la malinconia strutturata nei corpi, intrisi, impregnati e stillanti infelicità, si palesa con forza esplosiva. La sua pittura, il suo universo artistico è tutto racchiuso lì,

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in quella stanzetta con quel letto di ferro che si intravede tra le lenzuola aggrovigliate ed i corpi non meno stropicciati, cornice ideale per esaltare quel male di vivere che muto grida la sua angoscia mediante le pose, i volti e l’abbandono delle membra, arrese, senza nerbo, al dolore dell’esistenza. “ Tutto è autobiografico e tutto è un ritratto ”. L’incontro con Francis Bacon fu determinante per lui, la personalità dell’amico lo travolgeva, le sue opere lo impressionavano, con lui si rese conto di quanto potere avesse un solo colpo di pennello dove fare entrare tante cose diverse, una concezione pittorica totalmente aliena dalla sua. Parlava di “ aprire le valvole della sensazione ” incoraggiandolo a scegliere ad eliminare quanto è insignificante o superfluo. Ma a differenza di Bacon, il cui espressionismo era


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Dedicato a

“Guerriero”, scultura in bronzo Lucian Freud “Benefit Supervisor Sleeping”, 1995 incentrato su componenti distruttive, violente e sadiche, lo stile di Freud non si allontanò mai da un realismo fragile e sofferente, ove in ogni uomo ritratto c’era la ricerca spasmodica del proprio io. Altri pittori lo influenzarono negli anni ’40, da Giacometti a Picasso, però lui rimase sempre fedele a sé stesso, scarnificando sempre di più il suo modo di ritrarre, sacrificando l’estetica a favore della psiche. Scabri, spogli, per nulla accattivanti, i volti, i corpi delle persone effigiate sono completamente avulsi da ogni leziosità. La connessione cromatica dei suoi soggetti è principalmente neutra, le tinte non predominano a discapito del personaggio, ma ne accentuano l’astrazione fisica, il

distacco dalla realtà, il periplo della mente impegnata in elucubrazioni intime e personali, i colori terziari, smorti lo aiutano a spogliare i modelli da ogni distinzione sociale, rendendoli nudi, pronti ad essere sottoposti all’indagine spietata del suo pennello. “ L’ossessione per il soggetto è l’unico impulso necessario al pittore per mettersi al lavoro ”, è una droga indispensabile per poter scavare nell’individuo e dipingerne il disfacimento delle carni. Per chi ama l’arte, la sua morte è una perdita, un lutto non familiare ma dell’animo, una ferita inferta a quella corazza culturale che ognuno di noi costruisce tessendo la propria sensibilità con l’interesse e la curiosità ed il bisogno di conoscere per appagare il proprio essere.

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in mostra

On the indian road

Una panoramica dell’arte contemporanea indiana di Stefania Servillo

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ai come negli ultimi decenni il significato profondo dell’idea dell’esser cittadini del mondo è stata pregnante. Ci si è guardati intorno comprendendo quanto fosse sbagliato concentrarsi su se stessi, ignorando che esistono culture, storie, tradizioni ed arti diverse, fin dalle radici, da quelle cui siamo abituati (la canonica storia occidentale). Moltissime discipline hanno varcato i loro limiti avvicinandosi, inizialmente piene di preconcetti, verso la “diversità”. L’arte, di cui fanno parte ad esempio i critici, i curatori di mostre, i committenti e i galleristi oltre che gli artisti, è una delle discipline che ha dovuto modificare più profondamente la propria impostazione. L’interesse è stato crescente per l’Oriente, l’Africa e il sud America; non soltanto per il passato dell’arte locale ma anche per l’arte contemporanea che si sta sviluppando in maniera totalmente innovativa. L’esposizione “Indian Highway” è una importantissima opportunità per tutti coloro che sono effettivamente interessati a comprendere, in senso ampio, il panorama artistico contemporaneo; verranno in essa presentate un gran numero di opere d’autori indiani. Tema guida della mostra è l’iconografia della strada, mezzo per mostrare la realtà di un Paese che ci è in gran parte sconosciuto, e che negli anni ’90, come un elettroshock, è stato scosso dal boom economico; è metafora di una migrazione tanto interna quanto esterna che è ormai realtà quotidiana. Le opere evidenziano temi come la sessualità, la globalizzazione ed i problemi di classe, che preoccupano (o hanno interessato in passato) anche artisti nostrani dimostrando un’impostazione internazionale anche tra le fila artistiche indiane. La mostra ha in realtà una valenza ancor più importante se si pensa che è stata progettata come itinerante: il suo lungo percorso è iniziato nel 2008 alla Serpentine Gallery di Londra, si è poi trasferita al Astrup Fearnley Museum of Modern Art di Oslo in Norvegia nel

Skilpa Gupta “Subodh”

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Shilpa Gupta, “untitled”, video installation, 2005 2009, all’Herning Art Museum in Danimarca nel 2010, al Museo d’Arte Contemporanea di Lione nel 2011, sarà finalmente visitabile in Italia a partire dal 22 settembre e sino al 29 gennaio 2012 al Maxxi di Roma; proseguirà poi a Mosca nel 2012 e nello stesso anno a Hong Kong, prima dell’ultima tappa prevista a New Delhi nel 2013. Proprio perché itinerante è stata intesa come working in progress e dà l’opportunità ai curatori delle diverse sedi di dare un’impronta maggiormente soggettiva al progetto; nella tappa italiana verranno privilegiati ad esempio i temi legati all’identità, alla memoria e alla storia grazie all’ausilio di opere degli artisti: Shilpa Gupta, Subodh Gupta, Amar Kanwar, Tejal Shah, Abraham Ayisha, Abhishek Hazra.


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arte nel mondo

La “shadow art” di Larry Kagan Istallazioni di acciaio e luce di Giuseppe Di Pasquale

Larry Kagan ”Bald eagle” , 2005

Larry Kogan ”Box” , 2000, solo la struttura

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olta dell’arte che è sopravissuta nel tempo è stata vista come complessa e concettualmente misteriosa. Si pensi alla grande opera di Diego Velasquez “Las Meninas”, che continua ad affascinare e coinvolgerci svelando i suoi misteri spaziali. Potremmo considerare anche i dipinti di Cézanne che sembrano non rivelare mai la magia visiva che il maestro moderno ha impiegato. Le opere di Larry Kagan presentano non meno di un mistero. Sono opere che invitano a farsi coinvolgere su più livelli. L’aspetto fisico del lavoro, con i suoi elementi molto complessi lineari e contorti di metallo, ricorda le composizioni dei disegni di Jackson Pollock. E come Pollock, le linee sono propositive, ma a differenza di qualsiasi artista nella storia, le linee di Kagan rendono possibile una immagine ombreggiata di totale shock e sorpresa. Questo immaginario che esiste in forma d’ombra appare solo come alchimia. Come è possibile che una composizione lineare fisica totalmente astratta possa generare una immagine perfettamente e chiaramente riconoscibile? In un certo senso, il lavoro di Larry Kagan non è solo arte formale, ma è anche sulla fenomenologia visiva. Guardiamo, mettiamo in discussione, e poi guardiamo di nuovo. E mentre questo sarebbe un adeguato processo per il godimento e il più profondo apprezzamento di tutta l’arte, per questa arte è un requisito essenziale. ” Louis A. Zona direttore del The Butler Institute of American Art The Beecher Center Fonti: http://larrykagansculpture.com “Giappone”

Larry Kagan ”Box” , 2000, struttura e ombra portata

“I soldi”

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curiosART

Pablo Picasso

Sette curiosità sul celebre artista spagnolo di Cristina Simoncini

Pablo Picasso, ”Le picador”, 1890 1. Il nome completo di Picasso ha 23 parole Picasso fu battezzato come Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Martyr Patricio Clito Ruíz y Picasso. Prese il nome da vari santi e parenti. Picasso deriva in realtà dalla madre, Maria Picasso y Lopez. Suo padre si chiamava Jose Ruiz Blasco. 2. Alla nascita la levatrice pensò che fosse nato morto Dopo il parto la levatrice pensando fosse morto lo lasciò su un tavolo mentre soccorreva la madre. Fu suo zio, il dottore Don lo salvò: MarcSalvador, Chagall, che “Violinista verde”, 1920 “I dottori a quel tempo” raccontò a Antonina Vallentin, “usavano fumare grossi sigari, e mio zio non faceva eccezione. Quando mi vide là sdraiato mi soffiò il fumo sul viso. A ciò io reagii subito con una smorfia ed un pianto infuriato” 3. La prima parola di Picasso: Matita Sembra proprio che Picasso nacque artista: la sua prima parola fu “piz,” diminutivo di lápiz la parola spagnola per “matita”. Suo padre Ruiz, artista ed insegnate d’arte, gli diede un’educazione formale nell’arte a partire dai sette anni. A tredici, Ruiz decise di abbandonare la pittura constatando che Pablo lo aveva superato. 4. La sua prima opera d’arte Alla tenera età di nove anni, Picasso eseguì il suo primo

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Pablo Picasso, ”Le Rêve”, 1932 dipindo ”Le picador”, un uomo che cavalca un cavallo in una corrida. Il suo primo dipinto importante, un lavoro “accademico” è “La prima comunione”, raffigurante i ritratti del padre della madre e della sorella inginocchiata davanti all’altare: Picasso lo finì a quindici anni. 5. Picasso rubò la “Monna Lisa”? In realtà no, ma nel 1911, quando la “Monna Lisa” fu rubata dal Louvre, la polizia arrestò l’amico di Picasso, il poeta Guillaume Apollinaire. Apollinaire additò Picasso come sospetto, così che la polizia lo fermò per interrogarlo. Entrambi vennero in seguito rilasciati. 6. Cubismo: “Pieno di piccoli cubi” Nel 1909, Picasso e l’artista francese Georges Braque cofondarono un movimento artistico noto come “cubismo” . In realtà fu il critico d’arte francese Louis Vauxcelles che per primo parlò di “bizarre cubiques” o cubismo, dopo aver notato che i dipinti di Picasso e di Braque erano “pieni di piccoli cubi” 7. Un Picasso veramente sfortunato Nel 2006, il magnate dei casinò Steve Wynn si accordò per vendere il dipinto “Le Rêve” per 139 milioni di dollari, ma accidentalmente sfondò la tela col gomito il giorno prima della vendita definitiva! Fonti: http://www.neatorama.com


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donne nell’Arte

Esther Stocker

Universo alternativo di Cristina Simoncini di dare un senso. Un’anima meno avventurosa potrebbe essersi fermata lì, ma Stocker ha un amore per la fantasia e la fantascienza, in cui i confini tra ciò che è reale e ciò che non lo è sono sottilmente cancellati. E così ha cominciato a fare le installazioni immersive 3-D progettate per confondere la prospettiva in un modo che invita alla reale esplorazione fisica, arrivando fino all’integrazione semi-funzionale degli oggetti, come le luci e le tabelle con appendici extra o proporzioni inaspettate. Le installazioni di Esther Stocker iniziano al punto in cui si fermano i suoi dipinti. I suoi quadri sono pezzi astratti monocromatici in 2-D, fortemente incentrati su entrambi l’astratto e l’obliquità. Le installazioni di Esther sono questi stessi dipinti che escono fuori dalle pareti, interagendo con il nostro spazio fisico. La nostra percezione è messa in discussione così come lo è nei suoi dipinti. Come questi sono costellati di illusioni ottiche, così lo è lo spazio che ha installato, dando l’illusione, a volte, di essere in un universo alternativo.

Esther Stocker , “Senza titolo”, acrilico su tela, 2010

Esther Stocker espone una sua installazione, “Destino Comune”, a Macro di Roma, visitabile fino al 31 ottobre.

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sther Stocker, artista di origine italiana, vive e lavora a Vienna mettendo in campo un complesso repertorio visivo di segni geometrici e sistemi di griglie che esplorano le condizioni generali della percezione e, in senso più ampio, gli effetti delle tecnologie dell’immagine digitale. Il suo lavoro si riferisce deliberatamente ai costruttivisti e alla Op Art degli anni 1960. L’artista a volte estende questo spazio dalla struttura della tela in veri e propri spazi costruiti. “ Un paradosso che mi ha interessato per molto tempo è la contraddizione per cui insiemi di precise forme geometriche possono produrre ‘vaghi’ eventi percettivi visivi [...] Questo può essere causato da interventi minimi o cambiamenti all’interno di una struttura regolare, come ad esempio omettendo un quadrato, introducendo gradazioni o un leggero spostamento di alcune delle forme “. All’inizio dei suoi studi artistici la Stocker si è specializzata in ritratti, ma è diventata poi così interessata al rapporto tra lo spettatore e il dipinto scoprire che tutto quanto le era necessario per esprimersi erano semplici righe nere e bianche. La sua prima opera caratterizzata dalle griglie geometriche fu realizzata per ottenere il diploma al Center College del Pasadena Art of Design nel 1999, e immediatamente si rivelò la sua capacità magica di attirare la gente. “ Quando si lavora in modo molto minimale ad elevato contrasto, forse è solo bidimensionale, ma lo vedi come a tre dimensioni perché cerchi di sapere qual è la figura, qual è il primo piano e qual’è lo sfondo “, spiega. Lo spettatore passa il tempo a “vagare” nella pittura, cercando

Esther Stocker , “Senza titolo”, Londra, 2009

Esther Stocker , “Abstract thought is a warm puppy”, Brussels, 2008

Fonti: http://www.sightunseen.com - http://www.brwnpaperbag.com - http://www.designboom.com 13


“Nessuno si salva da solo” di Margaret Mazzantini di Rossana Gabrieli

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occhio al libro

elia e Gaetano sono una coppia come tante: una giovinezza neanche tanto remota alle spalle, sogni da ragazzi bruciati troppo in fretta. Professionisti di successo, hanno due bambini che non riescono ad essere una giustificazione sufficiente ad innescare il desiderio di impedire al loro matrimonio di naufragare. Eppure quel matrimonio l’hanno voluto fortemente entrambi, tanto da non riuscire a spiegarsi, essi stessi, quale forza cattiva e misteriosa bruci così in fretta le speranze della vita. La storia di Delia e Gaetano ci racconta tutti: racconta la solita storia, sempre diversa e sempre uguale, della rinuncia a credere che valga la pena tentare di salvare una storia, convinti che dietro l’angolo ci aspetti qualcosa di meglio. Ma sarà davvero così? La risposta nelle pagine di questo nuovo romanzo della Mazzantini, un’autrice capace di raccontare storie a volte comuni, ma sempre con una forza linguistica efficace e vibrante. Questo lo sanno bene i lettori più affezionati di quest’autrice italo-irlandese, che ha già regalato al grande pubblico autentici capolavori, come “Non ti muovere”, vincitore di un meritatissimo Premio Strega e portato sul grande schermo da Sergio Castellitto, regista, attore e marito di Margaret Mazzantini, “Zorro”, drammaticamente attuale nella sua descrizione di un uomo travolto dalla vita che finisce per diventare un clochard, e “Venuti al mondo”, straordinaria narrazione della guerra di Bosnia. Edizioni Mondadori, prezzo di copertina 19 euro.

Madame Bovary

Uno dei pilastri della letteratura Francese di Valeria Nicoletta

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adame Bovary è un libro di Gustave Flaubert simbolo della letteratura ottocentesca francese. Ambientato nella campagna francese, racconta la storia di Emma Bovary, seconda moglie dell’ispettore sanitario Charles Bovary, e di quanto i desideri e le ambizioni del singolo possano condurre alla distruzione dell’individuo stesso e influenzare le persone che lo circondano. L’autore attraverso le parti descrittive lunghe ed esaurienti o i dialoghi brevi e piuttosto rari, riesce a far comprendere tutte le emozioni e i pensieri della protagonista. Dall’apparenza banale e noioso, si riscopre un testo d’avanguardia se considerato in base al contesto storico in cui è stato pubblicato la prima volta. Il romanzo è incentrato sulle passioni, bugie e tradimenti della protagonista, tema non affrontato da altri autori con la stessa leggerezza di Flaubert, che lo rende un autore innovativo rispetto ai suoi contemporanei. Il libro parla dell’ispettore sanitario Charles Bovary che diventato vedovo si risposa con la figlia, Emma, di un suo paziente. Da quel momento il libro cambia protagonista con centrandosi sulla moglie di Charles, Emma Bovary, la ragazza figlia di un ricco contadino, si trasferisce nella città dove vive il marito, invitati a un ballo Emma si accorge che tutti i suoi sogni di una vita lussuosa e vivace non coincidono con quella che lei conduce, così inizia la depressione che la condurrà a cambiare città, chiudersi in un amore platonico, buttarsi tra le braccia di altri due uomini, riempirsi di debiti e nemmeno la felicità per la nascita della loro bambina Berthe riuscirà a salvarla dalla sua tragica fine. Ispirato da una storia vera accaduta nel 1851.

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Aprilia

Gianfranco Callegaro, Carmelo Randazzo, “Il segno dei riflessi” Sala Manzù, dal 8 al 17 ottobre 2011 Franco Massei - Esposizione permanente opere ad intarsio Trattoria - Pizzeria Sorgente di Carano, via Rosselli 5

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Roma

Il Senso della Biodiversità. Viaggio nella Foresta Amazzonica Museo civico di Zoologia, fino al 26 dicembre Il confine evanescente. Arte italiana 1960-2010 MaXXI, dal 1 febbraio al 30 settembre 2011 Alle radici dell’identità nazionale. Italia Nazione Culturale Complesso del Vittoriano, fino al 20 novembre

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Eventi

Esther Stocker. Destino Comune Macro, fino al 30 ottobre 1900-1959. I luoghi dell’arte «contemporanea» a Roma dalle collezioni del CRDAV. Una selezione Macro, fino al 30 ottobre Flavio Favelli. L’imperatrice Teodora Macro, fino al 30 ottobre Riccardo De Marchi. Fori Romani Macro, fino al 30 ottobre Giuseppe Stampone. Saluti da L’Aquila Macro, fino al 30 ottobre Carlo Bernardini. La rivincita dell’angolo Macro, fino al 30 ottobre She Devil Macro, fino al 30 ottobre CUBA una storia anche italiana Museo di Roma in Trastevere, fino al 2 ottobre

Ritratti. Le tante facce del potere Musei Capitolini, fino al 25 settembre

Unicità d’Italia. Made in Italy e identità nazionale Palazzo delle Esposizioni 31 maggio 25 settembre 2011

Opere mai esposte Museo di Roma – Palazzo Braschi, fino al 2 ottobre

AleKsandr Rodcenko Palazzo delle Esposizioni 11 ottobre 8 gennaio 2012

L’imprevedibile leggerezza della materia. L’arte della ghisa tra Realismi Socialisti. Grande pittura sovietica 1920-1970 Palazzo delle Esposizioni 11 ottobre 8 gennaio 2012 800 e 900 Museo di Villa Torlonia – Casina delle Civette, fino al 25 settembre Daikichi Amano Mondo Bizzarro Gallery 10 settembre 5 ottobre Acquarelli d’interno: 1810-1860 Museo Mario Praz, fino al 25 settembre Andrea Simoncini Gibson Mondo Bizzarro Gallery 24 settembre 5 ottobre Ercole Drei Museo Pietro Canonica, fino al 25 settembre Cities of New York Centrale Montemartini 11 settembre 9 ottobre La via Appia. Laboratorio di mondi possibili Capo di Bove, fino all’11 dicembre Lungo i Fiumi di Babilonia Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco fino al 9 ottobre Christian Boltanski. SANS FIN Fondazione Volume!, fino al 30 settembre Cina 1981 Sala Santa Rita 16 settembre 4 ottobre Georg Baselitz. Fatto in Italia Galleria Borghese, fino al 9 ottobre Forattini. Viva l’Itaglia Museo Carlo Bilotti fino al 25 settembre Giacinto Cerone GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna, fino al 23 ottobre Milton Gendel: una vita surreale. Fotografie e opere tra New York, Shangai e Roma Le storie dell’arte. Grandi Nuclei d’Arte Moderna II Museo Carlo Bilotti 5 ottobre 8 gennaio 2012 GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna, fino al 23 ottobre MACROwall. EIGHTIES ARE BACK! Vittorio Messina Macro, fino al 30 ottobre

Fotografia. Festival Internazionale di Roma Macro Testaccio, La Pelanda 23 settembre 23 ottobre

Pietro Fortuna. Glory II. Le lacrime dell’angelo Macro, fino al 30 ottobre

Meet Design Mercati di Traiano 16 settembre 14 ottobre

Tomas Saraceno. Cloudy Dunes. When Friedman meets Bucky on Alessandro Sanna. Fa Re (Do) Air-Port-City Casina di Raffaello, Villa Borghese dal 6 ottobre 2011 al 8 gennaio 2012 Macro, fino al 30 ottobre Roommates/coinquilini. Guendalina Salini/Marianella Senatore Macro, fino al 30 ottobre

Lower Dek. Sotto Coperta Museo Civico di Zoologia 23 settembre 23 ottobre

MACROradici del contemporaneo. Bice Lazzari. L’equilibrio dello Annamaria Pierangeli. Il fascino italiano conquista Hollywood spazio Casa del Cinema 21 settembre 21 ottobre Macro, fino al 30 ottobre My Mother’s Clothes di Jeannette Montgomery Barron Adrian Tranquilli. All is violent. All is bright Dozoo Art Gallery 27 settembre 13 novembre Macro, fino al 30 ottobre Laboratorio Schifano La Collezione e i nuovi arrivi Macro fino al 30 ottobre Macro, fino al 30 ottobre


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Tomas Saraceno, “Cloudy Dunes”, Foto altrospazio, Roma

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