Boards
2012
WAVE BOARDS (70/90 l)
RRD Wave Cult 75 CONTEST Quad V4
1999 € range di utilizzo, leggerezza, confort, accesibilità (perdona molto), precisione nei bottom, surfata al top in tutte le condizioni, carving, buona velocità PREZZO
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
+ -
230 cm 56 cm 75 l t.b.d CONTEST full carbons
US box MFC QUAD SET QS 300 CNC G10 3,7/5,3
«... le principali novità sono rappresentate dall’introduzione di una nuova tecnologia di costruzione full carbon chiamata CONTEST per le gamme Quad e Twin fin, ovvero Wave Cult, Hardcore Wave e Wave Twin. Questa tecnologia unita alle scasse custom in carbonio e alle scasse slot box per le pinnette dei quad, ha permesso di ridurre notevolmente il peso e di “pompare” altrettanto notevolmente le prestazioni di queste tavole. Provare per credere.» Detto, fatto! Così affermava sullo scorso numero l’Insider presentando le novità di casa RRD e l’abbiamo preso in parola! In effetti non aveva torto: il Wave Cult 75 Quad Contest edition pesa 6/7 etti in meno della versione LTD che avevamo provato nel novembre scorso per il test “Wave Cult 75: single contro quad”. La costruzione Contest elimina così quasi totalmente il gap di peso che separa la versione single fin del Wave Cult LTD (7,3 kg) da quella multifins (8,1 kg, tantino per un 75 litri)... e di questo ci si rende conto immediatamente se la provate con la sua vela “grande”, la 5,3 ed il vento deboluccio, con cui la versione Quad LTD rimaneva parecchio piantata rispetto al single fin LTD... il Contest Quand invece regala una partenza in planata adeguata. A questo punto, a parte il prezzo, salatissimo, la scelta tra il tradizionale monopinna ed il “modaiolo” quad, si basa solo sul vostro modo di surfare. Andare sul sicuro, con il single una tavola super versatile adatta in un po’ tutte le condizioni o puntare su il quad che in surfata ha una marcia in più?! Dopo averla provata per bene tra le onde, con tutte le vele del suo range, dalla 4,2 impiccata alla 5,3... non ho dubbi, discorso prezzo esagerato a parte. Questo Wave Cult 75 Quad Contest è uno spettacolo... facile, a suo agio con qualsiasi tipo di onda, precisissima in surfata sia con la 4,7 giusta, giusta, che con il ventone più da 3,5 che da 4,2, divertentissima da portare anche perchè a differenza di altre tavole simili, le slashate nei cut back sono molto più controllabili. Per capirci: ci sono tavole che, anche surfando in “punta di piedi” appena toccano le onde e la schiuma nei cut back tendono a perdere aderenza, forse per facilitare i nuovi stili di surfata che prevedono taka, contro taka e compagnia bella. Con questo tipo di tavola l’abilità del “pilota” sta nel controllare e sfruttare questa caratteristica, con il Wave Cult 75 Quad, è il contrario... se volete slashare, dovete forzare maggiormente i vostri cut back con la pressione dei piedi e a quel punto potete sbizzarrirvi a tentare manovre alla Victor in reverse giù dall’onda. Ma se non forzate, la tavola surfa come fa la maggioranza delle tavola “umane” e si comporta come un single fin, con una direzionalità precisa, senza lo “scarroccio” in andatura tipico dei multi fin... cosa che permette di scattare veloci e di saltare con grande facilità. Possiamo reputate questo Wave CUlt 75 Quad Contest, tra le scelte migliori per progredire nel wave ed in surfata, senza perdere d’occhio quel minino di versatilità che una tavola deve avere per adattarsi ad ogni condizione.
peso rilevato con straps e pinna
rider and test smink - sidi kaouki (marocco) - luglio ‘011 - photo © max
1999 € radicalità nelle manovre, relativa facilità di surfata, confort nelle onde, leggerezza, velocità di punta, controllo con vento forte e nei salti, sorprendente nel risalire il vento PREZZO, adatta a surfisti esperti, non perdona indecisioni
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
+ -
WAVE BOARDS (70/90 l)
RRD Hardcore Wave 76 CONTEST Quad V4
229 cm 54 cm 76 l t.b.d CONTEST full carbon
US box MFC QUAD SET QS 300CNC G-10 3,7/5,3
peso rilevato con straps e pinna
rider and test max - sidi kaouki (marocco) - luglio ‘011 - photo © smink
Credo che sette giorni in Marocco in condizioni di wave estremo, soprattutto per quanto riguarda l’intensità del vento, siano stati sufficienti per farmi un’idea precisa su questo quad RRD Hardcore Wave 76 nella nuova versione CONTEST (tipo di costruzione più leggera e rigida). Oggi giorno sembrerebbe che se non hai 3, 4 pinne non sei un vero waver e così tanti surfisti alle prime armi vengono condizionati dalla moda dell’ultimo momento senza valutare le tavole nel loro complesso e senza considerare tutte le caratteristiche. Il quad Hardcore Wave 76, visto da sopra, senza sapere il numero di pinne, non lascia comunque dubbi sull’utilizzatore finale a cui è indirizzato: verso poppa le dimensioni si rimpiccioliscono bruscamente e la larghezza in prossimità dell’ultima strap è tale che si capisce che bisogna avere il “piede” giusto su questa tavola! Veniamo alla prova in acqua: sei giorni di prova con la 4.7, 4.2 e 4.2, ma solo perché non avevo la 3.7! Onde da 1 fino a 3 metri abbondanti... il test è stato molto impegnativo ma divertente. Il feeling con la tavola è stato immediato: la tavola parte presto in planata, è molto manovrabile e si riesce subito a trovare il giusto assetto in andatura e in aria. Ma il punto di forza è chiaramente la surfata: la figata di questa tavola è che si riesce a impostare il bottom con estrema facilità e a mantenerlo nonostante il chop fastidioso dovuto alle condizioni “radicali” per il vento da 3.7. In fase di cut back , la tavola “morde” sempre il lip e si riesce sempre a controllare il rientro per impostare il nuovo bottom! Ecco, secondo me, la differenza sostanziale tra una tavola quad come questa ed il mio vecchio single fin è proprio evidenziata in queste fasi: con il mono pinna, in condizioni estreme come quelle trovate, il controllo della traiettoria avviene con una discreta difficoltà e ci si deve concentrare sul punto di attacco del lip per non perdere il giusto timing, con il quad si ha un range maggiore e la tavola riesce a mantenere le traiettorie desiderate in maniera più fluida e meno problematica. Personalmente ho trovato la tavola veramente divertente e performante, ma credo che per apprezzarla al meglio si debba avere un po’ di esperienza nelle onde e vento forte. La tavola come dicevo è un wave di razza, le curve devono essere impostate al massimo della velocità e bisogna mantenere la surfata sempre attiva per poter apprezzarla in pieno. Per i più “timidi” ed inesperti consiglierei il più accessibile quad Wave Cult 75 che, pur mantenendo i vantaggi delle 4 pinne, è decisamente più accessibile e flessibile ai vari tipi di surfata... Per quanto riguarda i salti: nessun problema, controllo assoluto e atterraggi abbastanza morbidi nonostante dei pads non proprio spessi: nel giorno di bufera (sono 85 kg, ma la 3.7 mi avrebbe fatto proprio comodo, caro il mio smink…) non ho avuto problemi di controllo e nonostante fossi soprainvelato sono riuscito a godermi le surfate ed i salti radicali. Ultima considerazione, ma vale per quasi tutti i quad di ultima generazione... ma che pinne montano queste tavole?! Sono dei veri rasoi! Abituato alla mia monopinna consumata, arrotondata e stravissuta... avere ‘ste quattro “lamette” sotto la tavola mi ha un po’ intimorito... Giudizio complessivo sulla tavola: ottimo! Max totally approved... a parte il il prezzo, veramente impressionante!
WAVE BOARDS (70/100 l)
RRD Wave Cult 100 CONTEST Quad V4
2120 € wave board ideale per surfisti pesanti, range di utilizzo, accessibilità, leggerezza, confort, buona accelerazione, approccio alla surfata PREZZO, meno duttile di un freewave
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
+ -
233 cm 62 cm 100 l 7,2 kg CONTEST full carbons
US + slot box MFC QUAD SET QS 350 CNC G10 4,9/6,6
Novità 2012, il Wave Cult Contest 100 Quad nasce per garantire un supporto adeguato a surfisti di peso “importante” tra le onde, nelle mareggiate con il vento leggero o nelle condizioni nostrane on shore con vento irregolare e onda incasinata. Non consideratela come una tavola freewave, tutto fare per surfisti di peso medio (con la configurazione quad la vedo molto dura ad interpretare questo ruolo!), perchè non è stata realizzata per questo. È un vero e proprio “waveone” che necessita di un piede e di un pilota “bello spesso” (80 chili a salire...) per spremere al massimo le sue potenzialità. Il peso contenuto, grazie alla costruzione più leggera e rigida Contest è una delle caratteristiche di una tavola che segue la “filosofia ” del corto e largo (ben 63 cm). Un bel look, la solita sontuosa dotazione di serie per quanto riguarda straps e pinne, il ricordo delle super prestazione del WaveCult 75 Contest in Marocco, hanno fatto venire un po’ a tutti, qui in redazione, la voglia e la curiosità di provare questo mezzo. Ma, alla prova dei fatti, con un team che raggiunge a malapena gli 83 chili nel suo esponente più “grosso”, abbiamo dovuto cercare un tester più pesantuccio per capire meglio questa tavola. In acqua, in un paio di uscite con un poco d’onda abbinata alla 5,3 e alla 5,7, ci siamo schiariti le idee anche se le impressioni emerse sono rimaste abbastanza contrastanti a secondo del peso del “pilota”! Panda, ad esempio, che pesa 60 chili con la muta, non è riuscito ad apprezzare il WC Contest 10, anche perchè nello stesso frangente utilizzava, pienamente a suo agio, un twinzer da 85 litri, nettamente più stretto. Persino Max (83 chili) ed il sottoscritto (78 chili) si trovavano più a loro agio con il loro freewave 95, ma Bebbe (over 90), a parte un primo momento di adattamento all’andatura “scarrocciante” tipica dei quad, invece, alla fine, tesseva lodi di questo WC 100. Tra le onde, ne basta mezzo metro, vento leggero da 5,3/5,7 perchè il WC 100 si trasformi in un giocattolino da onda sotti i piedi di un surfista pesante. Accessibile come i tutti i WaveCult, nonostante la lunghezza veramente ridotta, si rivela facile da portare e da lanciare, anche in condizioni marginali... cosa non semplicissima se si pesa più di 90 chili. La tavola accelera in pochi metri e, pur non essendo velocissima, permette una guida “aggressiva” in approccio ai salti. In surfata bisogna essere incisi ed attivi nei cambi di direzione, perchè questo 100 è meno da “guidare in punta di piede” rispetto ai fratellini più piccoli, ma, una volta capito il trucchetto, permette bottom e cut back con i contro fiocchi. Una tavola pienamente a suo agio tra le onde, che surfa bene e che può diventare la tavola wave unica per i surfisti over 85 kg nelle condizioni nostrane, ma con un range di utilizzo espressamente indicato alle onde e ai surfisti pesanti... dimenticativi la duttilità dei freewave convenzionale: i rider leggeri, l’acqua piatta o il ciop, nonostante si apprezzi accelerazione e la spiccata manovrabilità, non sono pane per i suoi denti!
peso rilevato con straps e pinna
rider max - test smink - andora (sv) - settembre ‘011 - photo © smink
1499 € relativa accessibilità, duttilità in ogni condizione, peso, rigidità, spunto, velocità finale, eco bag di serie meno “stiloso” in surfata
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
+ -
WAVE BOARDS (70/90 l)
NAISH SAILS Koncept 80
234 cm 58 cm 80 l t.b.d PVC/WOOD sandwich
US box Wave 23 cm 3,4/5,7
peso rilevato con straps e pinna
rider and test fausto - maui (hawaii) - agosto ‘011 - photo © stefania
Grazie all’interessamento del nostrano importatore Naish e alla complicità in quel di Maui del buon Michael Schweiger, non potevo farmi scappare l'occasione di provare le primizie 2012 dello zio Robby. E così dopo un bel voletto a Maui (pagatomi interamente dal nostro caporedattore di fiducia... ci credete?!) ho avuto a disposizione per due settimane un bel po’ di materiale 2012, bello fresco di fabbrica. Cominciamo con il Koncept 80... visto che le condizioni del vento sono state belle generose e mi hanno permesso di provare il nuovo giocattolo sia con la 4,2 overpowered che con la 4,7 loffia, mi sono fatto un’idea abbastanza precisa di questa tavola. Purtroppo le onde sono state meno generose, ma i reef esterni di Sprecksville e Kahana beach mi hanno permesso un assaggio delle potenzialità di surfata del Koncept 80 in condizioni di onda, tutto sommato simili a quelle che si incontrano molto spesso qui in Italia. Il Koncept 80 012 è veramente una bella tavola. Grazie al suo shape orientato non al wave estremo (per quello ci sono i 5 modelli con assetto thruster della linea Wave) mi ha permesso di apprezzare tutte le condizioni incontrate. Rispetto al modello 2011 la costruzione è stata leggermente modificata, ora si parla di PVC/wood sandwich 3D deck with wood sandwich bottom... ma le caratteristiche di leggerezza e rigidità che avevano apprezzato nel test del Koncept 90 (WN novembre 2010) sono confermate in pieno. Nuova grafica, bella cattiva, nuova dotazione di serie con una pinna, la wave 23 cm con attacco US Box, finalmente all’altezza della situazione, sia come costruzione G10 CNC, che come prestazioni. Nuovo anche, purtroppo il prezzo,1499 euro, giusto, giusto duecento in più del modello 2011, parzialmente giustificati dalla pinna “seria” e dalla eco bag di serie. In acqua la prima sensazione sotto i piedi è stata di una tavola facilissima, aperta ad un ventaglio di surfisti molto ampio. Il Koncept 80 parte subito in planata senza esitazioni, anche se sotto invelati, togliendoti da ogni impiccio sotto riva e raggiunge una velocità di punta elevata grazie alle sezioni piatte generose di poppa, mantenendo una stabilità in conduzione eccezionale, anche nel ciop fastidioso. Resta comunque una tavola orientata al wave e al freewave: quando la si spinge in surfata, rimane piacevole e stabile grazie all'assetto monofin tradizionale. In strambata è veramente come avere "l'autopilota inserito" e perdona qualsiasi errore rimanendo “rotonda” nella conduzione, grazie ai suoi rails classici che ne fanno una tavola veramente polivalente. In aria il Koncept è perfettamente gestibile e stabile e anche sotto raffica permette al surfer un controllo ottimale. Pur essendo un 80 litri, direi ben distribuiti sulla tavola, permette veramente di surfare in ogni condizione e di passare i buchi di vento senza esitazioni. Se andiamo alla ricerca di un limite, bisogna solo non voler esagerare troppo nelle surfate estreme, quelle dove lo stile moderno “dice” che la tavola deve scivolare quasi senza controllo... rispetto ad un quad o anche al twinzer 85 che uso solitamente, tanto per capirci, il Koncept 80 tende all'ultimo a impuntarsi un po’, ma a questo punto, se si vuole esagerare tra le onde, forse è più indicata la sorellina WAVE 80! Il Koncept 80 è infatti un vero freewave, adatto alle molteplici condizione di un programma wave europeo e bumb and jump... da Hookipa tranquilla ad Andora con le onde, da Sprecksville agitato a Noli incazzato, da Kahana beach all’Almanarre... il Koncept 80 è in grado di regalare sensazioni che non possono che farci dire: APPROVED!
WAVE BOARDS (70/100 l)
FANATIC Quad TE 81
1999 € finizione, peso, planata, reattività, radicalità, salti
For this text, grazie per la collaborazione ad Alberto e Chiara di Surfplanet di Torbole(www.surfplanet.it)
PREZZO (c’è la versione GDS che costa meno: 1699 euro), straps
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
+ -
227 cm 56,5 cm 81 l 6,3 kg Carbon Kevlar Light TE
slot box Choco Fins G10 2 × 9.5/2 × 14.5 4,0/5,8
peso rilevato con straps e pinna
rider and test “spaga” - la coudouliere (france) - ottobre 011 - photo © mela
Il buon Sebastien Wenzel ha realizzato 5 nuove tavole Quad, ad un solo anno dal lancio di questa linea da parte di Fanatic. Vediamo cosa ne è uscito fuori: la tavola che ci si presenta tra le mani appare ben curata nei minimi dettagli, come del resto la sorella 011, con un look ancora più aggressivo e una verniciatura del deck più soft! Sparisce lo Squash Tail e si presenta una poppa più normale e sicuramente molto più filante. Anche la zona del piedino sembra più centrale, sulla 2011 era un po’ troppo avanzata, forse dovuto al quel tipo di poppa. Ricordiamo anche il modello 2011 non spiccava per la leggerezza, cosa che invece colpisce appena si prende in mano il Quad 2012. Questo è dovuto al fatto che su tutta la linea dei Quad Fanatic sono state montate le nuove scasse Slot Box ed il risparmio di peso è notevole! Anche le pinne sembrano migliorate: la forma è simile, ma lo spessore e il flex sono decisamente diversi! I Quad Fanatic quest’anno sono disponibili nella più leggera Team Edition o nella più robusta GDS (vedi news pag. 10). Noi abbiamo provato la Team Edition 81 litri... per lo più a La Coudouliere, quindi in condizioni on shore parecchio simili a quelle che troveremo nei nostri spots italiani. Già dai primi due bordi, mi accorgo che oltre lo shape, radicalmente diverso, è cambiato molto sulla nuova tavola: la partenza in planata mi sorprende subito, la sento leggera tra i piedi e filante tra il choppone di centro baia. Il volume è 81 litri esatti... io ne peso 80 e ci sto sopra giusto, giusto! La uso tutto il giorno sia con la 4.7 che con la 4.2, arretro solo un pochino il piedino quando passo alla vela più piccola per avere più reattività nel surfare le onde. Il mio sorriso comincia a crescere con il passare delle ore quando le potenzialità del nuovo Quad escono fuori a raffica! La tavola sembra ora assomigliare molto alle cugine rivali Tabou e Quatro. Il Quad Fanatic si rivela molto planante, in tutte le condizioni di mare, il nuovo outline lo aiuta molto, ma anche il rocker è decisamente diverso e questo si fa sentire nettamente. Nella surfate, accelera nei bottom, stando bella stabile e non dando mai l'impressione di lasciarmi a metà "curva". Ma è anche bella radicale nel cut back permettendomi di andare a colpire il lip perpendicolare e aggressivo con una buona velocità, senza mai piantarmi. Parliamo di salti, perchè la cosa si fa interessante... il peso minore fa si che la tavola riesca ad uscire dall'onda con una buona velocità per poter andare il più alto possibile, ma che resti neutra nei piedi durante le manovre aeree. Il pad della tavola è confortevole e mi sembra duraturo, non ha i bumper integrati e per questo trasmette tutto direttamente a nostri piedi e viceversa. Le straps invece, molto comode, sono però tendenti a diventare un pochino molli con il passare delle uscite. L’81, sulla carta, ha un range di vele che va dalla 4.0 alla 5.8, io direi che il range ideale va dalla 3.7 alla 5.3. Con queste vele la tavola darà sempre il massimo senza bisogno che cambiate le pinne (Choco Fins 9,5 le piccole e 14,5 le grandi). Concludendo, rivedere una tavola da zero e azzeccarla non è facile, ma devo dire che lo shaper ci è riuscito alla grande. Consiglio il Quad 81 ai surfisti di buon livello, ma soprattutto ai quelli belli radicali che desiderano una tavola che sia planante, ma allo stesso tempo rapida e reattiva. Si comporta bene negli spot europei, ma la vedo bene anche in quelli più tosti di tutto il mondo... la porterò con me in Sud Africa a Natale, poi vi dirò meglio. Può essere la tavola unica per i surfisti di peso medio (74/86kg), o tavola piccola per quelli più pesantini, ma anche come wave da vento leggero per i più leggeri e minuti!
1999 € spettacolare in surfata, confort nelle onde, leggerezza e finizione, controllo con vento forte e nei salti, versatile con opzione quad/truster PREZZO, adatta a waver di buon livello, meno sfruttabile con vele sopra 5,0/5,3
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
+ -
WAVE BOARDS (70/90 l)
Tabou Da Curve Quadster 79
228 cm 56 cm 79 l 6,4 kg Carbon Kevlar
slot box Zinger G10 2 × 9./2 × 15 + 1 × 17 3,7/5,7
peso rilevato con straps e pinna
rider antony - test smink - la coudouliere (france) - ottobre 011 - photo © smink
I nuovi Da Curve Quadster li avevo visti in foto sui giornali e sui web site in tutte le salse e mi avevano lasciato indifferente; li ho visti dal vivo a La Coudoù tra le mani e sotto i piedi dei ragazzini locali ed ho cominciato a lanciare loro delle occhiate concupiscenti! Come si dice, non è bello ciò che bello, ma che bello, che bello....il look, nero e “fanaticheggiante” a qualcuno piace a qualcuno no, ma le linee, la poppina fina, fina non lasciano spazio a dubbi... belle! Cosiccome bella è anche la dotazione di serie: straps, le cinque slot box e le quattro pinne che permettono di soddisfare i due assetti che danno il nome a questa tavola... quad + thruster uguale Quadster! Quando poi prendete la tavola tra le mani... beh tutti d’accordo: è un vero peso piuma, che da quasi un chilo al mio “vecchio” Quad 79. Ma non è solo quello... ho avuto la fortuna in un week-end di ottobre ben ventilato nel noto spot francese, di poter fare un paio di bordi con il Da Curve Quadster 74 grazie alla cortesia di un amico locale e... le occhiate sono diventate amore a prima vista! Unico dubbio, il 74, che sembra piccolissimo a vederlo, andava benissimo con la 3,7/4.2 a palla di quel frangente, ma in uso più “umano” con vele un po’ più grandi 4,7/5,3 non poteva soddisfare le esigenze del mio peso attuale (77 kg). Questo fatto mi ha convinto a scegliere per questo test il modello da 79 litri, anche se pure questo, mi è sembrato leggermente più piccolo del mio Quad 79 Fanatic. Questo avrebbe potuto complicare le prestazioni ai bassi regimi, ma sin dai primi bordi con la 4,7, la costruzione carbon/kevlar ed il peso piuma sotto i 7 kg (pochissimi per una tavola dotata di ben 5 slot box) permettono al Quadster di districarsi al meglio. Forse non sarà il più veloce a partire delle tavole della sua categoria con identico volume, ma rispetto al mio vecchio Quad, è un fulmine di guerra e le sue doti “sufere” sono imparagonabili. Mi aspettavo una tavola molto tecnica, come Tabou ci ha abituato, da waver con le contro palle per intenderci, ma tutto sommato mi è apparsa invece come una tavola relativamente facile. Certo non adatta a surfisti alle prime armi tra le onde, ma sfruttabilissima da qualunque waver con un po’ di esperienza. Surfare con il Quadster, perchè è questo la marcia in più delle tavole multi pinne (se vi interessa solo saltare... meglio un single fin!), è però una vera goduria... veloce al punto giusto, super reattivo e radicale, tanto che quando vi sparare bottom, rapidi e precisi, i cut back vengono da soli... cavolo, che tavola in surfata! E pensate che l’ho provata in condizioni nostrane quindi molto “scabercie”... in condizioni di onda seria, verticale e vento ottimale side shore, l’assetto Quad dovrebbe essere ancora più incisivo. A proposito di assetti, ho provato anche il Thruster, non perchè il Quad non mi soddisfacesse, ma solo perchè... ho perso una pinna. A furia di sentire storie sulla possibilità di sfilettare le sedi delle viti delle slot box, ho stretto poco le pinne ed ho perso una Zinger da 15! Non mi è rimasto che montare la Zinger 17 centrale e mettere i tappi in plastica per chiudere le scasse non utilizzate. L’assetto Thruster non è assolutamente malaccio, soprattutto nelle condizioni nostrane, la tavola perde un pelo di incisività nei cut back, ma ne guadagna in partenza in planata e si rivela così ancora più duttile. Gli unici limiti di una super wave board come questa sono rappresentati dal prezzo alto e dal fatto della minore sfuttabilità con le vele, più grandicelle, tipo da 5,0/5,3 a salire.
Gli ultimi test wave 2012?! Dopo aver provato il Tabou Da Curve Quaster 79 del nostro caporedattore, ho deciso di fare la “pazzia”... e cioè di mettere mano al portafoglio e mandare finalmente in casa di riposo, dopo quasi 10 anni di onorato servizio, il mio vecchio Fanatic Goya 73 Pro Model del 2003, sostituendolo con un attrezzo più evoluto... appunto un Tabou Da Curve Quadster 74! Non c’è che dire che l’acquisto sia stato molto meditato! Per la parte tecnica vi rimando al test del Quadster 79 (numero di dic/gennaio 2012) e vi rimarco solo che anche questa tavola è dotata 5 slot box per le pinne, che sono appunto 5 (tutte stratificate in vetro) per le varie configurazioni possibili: 2 x 8 cm per le scasse esterne (usate sia in thruster che in quad), 2 x 15 cm per il quad, 1 x 17 cm x il thruster. Completano la dotazione 2 tappi per chiudere gli slot non utilizzati e ridurre le turbolenze in navigazione. Per chiudere con l’esame “a secco”, la bilancia conferma la Da Curve Quadster 2012 come una delle più leggere waveboard in circolazione, solo 7.1 kg completa di accessori e pronta all’uso. Per potermi far fare degnamente il test, Smink ha dato fondo a tutte le sue preghiere e mi ha organizzato una settimana di libecciate consecutive, preceduto da un antipasto gustosissimo circa una settimana prima! Per la cronaca faccio windsurf da 25 anni… mai viste condizioni così nel mar Ligure… quando si dice la potenza del Capo! Day 1: onda piccola sideon / chop, 4.2 (da ok a overpowered). Come consigliato da Tabou, scelgo l’assetto thruster. La partenza in planata è rapidissima, direi la migliore dei multifin da me provati (anche se ormai tutti i costruttori si sono dati da fare per migliorare le doti di navigazione dei multifin, vero punto debole dei primi modelli), seguita da un’accelerazione che sembra non finire mai. In effetti forse anche troppo: la velocità è elevata e rende non molto semplice il controllo. Sempre per lo stesso motivo, saltare richiede una certa concentrazione per non perdere la tavola durante la rincorsa verso il picco, anche se poi staccare e prendere quota è ovviamente facile e il controllo in aria molto semplice grazie a massa e dimensioni ridotte. Nonostante le pinne piuttosto piccoline, nessun problema in bolina, ma attenzione a non esagerare con la pressione del piede posteriore e a regolare bene le cimette del trapezio per non caricare troppo la tavola. Al lasco credo di non essere riuscito a trovare il limite di velocità della tavola... un missile, non molto semplice da domare peraltro. In surfata, l’elevata velocità e il buon grip mi consentono di chiudere tantissimo i bottom e di andarmi a prendere senza problemi i picchetti che si alzano disordinati qua e la. Nel cutback è facilissimo far derapare la tavola (anche troppo per me che sono poco abituato a una simile scioltezza). Day 2: onda ben formata sideon, 4.7 Riprovo ancora l’assetto thruster. Le condizioni sono perfette e mi fanno apprezzare pienamente il DaCurve. Grazie all’accelerazione fulminante, in pochissimi metri la velocità è già molto alta e i salti sono davvero senza problemi, anche se ancora ho qualche problemino di controllo in andatura. Bordo dopo bordo la confidenza aumenta e le sensazioni
+ -
velocità: +++ thruster / ++ quad accelerazione: +++ thruster / ++ quad bolina: + thruster / ++ quad galleggiamento: + grip in bottom: ++ thruster / +++ quad looseness in cut back: +++ thruster / ++ quad non accessibilissima (in particolare in thruster), prezzo sui 2000 euro “orbitale” anche se allineato con la concorrenza, grafica eccessiva e poco originale
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
226 cm 54,5 cm 74 l 6,1 kg Carbon Kevlar
slot box Zinger 2x 8 + 2x 15 + 1x 17 3,5/5,2
TABOU Da Curve Quadster 74 rider and test andrea - andora (sv) - aprile 012 - photo © smink
che il Quadster mi regala sono sempre più forti. Nota di merito alle straps e ai pads, che dopo qualche iniziale perplessità (alla prima uscita mi erano parsi entrambi scivolosi e duri) si sono ammorbiditi e ben adattati ai miei piedi e danno veramente la sensazione di controllo totale, quel che serve per un wave di razza. Day 3: onda media sideon, 4.7 molto rafficato poi underpowered Il vento oggi fa i dispetti, va e viene, ottimo per capire come se la cava in queste condizioni antipatiche. La partenza in planata si conferma molto precoce, migliore di molti single fin, anche nei buchi si mantiene facilmente la planata e si risale il vento senza troppi patemi. Gli schiumoni si passano con relativa facilità anche senza vento, il volume è ben distribuito e da un’ottima galleggiabilità. La tavola è agilissima in ogni situazione e persino fare le snap jibe sulle ondine che frangono diventa un gran divertimento. Visto che la giornata non è proprio il massimo e si può anche perdere un po’ di tempo, provo l’assetto quad: la tavola sembra davvero diventare un’altra, sembra strano, ma molto più facile! La velocità resta molto buona (anche se più “umana”), ma il controllo in planata diventa enormemente più semplice, ancora più appoggio e grip in bottom, più facili e progressive le derapate, insomma molto più accessibile. Alla fine della giornata mi domando quanto pesino nel giudizio, piuttosto diverso dai giorni precedenti, il vento più leggero e le onde più formate: mah, vedremo all’uscita successiva (cioè il giorno dopo!) Day 4: onda media sideon e ventone Nonostante Tabou in queste condizioni consiglierebbe le 3 pinne, riprovo in quad e le impressioni positive si riconfermano, l’assetto a 4 pinne è
davvero più facile, la tavola resta ben attaccata all’acqua anche nelle raffiche più rabbiose e sul chop. Finalmente mi posso andare a cercare i picchi più ripidi per saltare, senza paura di volar via ad ogni chop. Se l’obiettivo di una tavola wave è di essere la più facile possibile, lasciando il surfer libero di concentrarsi sulle onde e sulle manovre, direi che il Quadster a quattro pinne lo centra pienamente! Day 5 e 6: onda piccola / media sideon, 4.7 Riprovo alternativamente i due assetti e, almeno per me, è tutto confermato: tavola molto facile e intuitiva in quad, più veloce e “loose” in thruster, ma piuttosto ballerina e molto più incline a derapare. CONCLUSIONI: difficile non rimanere impressionati da questa tavola. Il 74 in assetto thruster e con il ventone è veramente un missile, tanto che mi domando se questa ipervelocità sia intenzionale su un wave destinato comunque ad essere usato non solo da pro. Usandola in quad, tutto si semplifica e di molto, anche se la tavola resta assolutamente superperformante. La sorella maggiore 79 provata qualche tempo prima per gentile concessione di Smink mi aveva impressionato meno nelle prestazioni di navigazione, ma mi era sembrata più accessibile, restando mai impegnativa neppure con il vento forte anche per un peso medio come me (74 kg). In sintesi dal mio punto di vista: - la 79 e la 74 sembrano piuttosto vicine come range di utilizzo per surfer tra i 70 e gli 80 kg e livello medio come il mio - per chi cerca un po’ più di pepe accettando un pizzico di difficoltà in più, le prestazioni extra del 74 daranno sicuramente forti emozioni - chi viceversa preferisce maggiore sensazione di controllo, senza comunque scendere a compromessi sulle caratteristiche in surfata, può rivolgersi al 79.
1699 € freewave puro, duttilità e controllo spunto in partenza, accelerazione, range di utilizzo, manovrabilità “rigidino” nel ciop
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
+ -
FREEWAVE BOARDS (80/110 l)
Fanatic Freewave 95/105 CWS
240 cm 61 cm 95 l 6,4 kg Custom Wood Sandwich Light
power box FreeWave 27 G 10 4,5/6,7
peso rilevato con straps e pinna
rider and test smink - noli (sv) - gennaio 012 - photo © max
Test doppio questo mese, grazie alla cortesia di Alberto che in quel di Sal mi ha permesso di usare per qualche uscita anche il suo nuovissimo Fanatic Freewave 105 (242 cm X 63,5 cm x 105 litri), a cui ho potuto aggiungere le impressioni del 95 nelle acque nostrane. L’idea che mi sono fatto è che le due tavole siano molto simili e che la scelta tra i due sia legata solo al peso del pilota: i più robusti (over 80 kg) sceglieranno il 105, i più leggeri, sotto gli 80 chili, ne avranno a sufficienza con il 95! Le due tavole si comportano in pratica allo stesso modo e in questi due litraggi, vanno scelti come tavola “grande” da abbinare ad un wave piccolo (75 litri per i leggeri ed 85 litri per i pesanti). Che poi alla fine il 95, con suo enorme range di utilizzo, possa fare anche da tavola unica... beh è un altro discorso! Prima di partire con le impressioni in acqua, anche perchè dei due shape si sa tutto, sono pluri collaudati ed in catalogo da un paio d’anni, una parola va spesa per le varie costruzioni: i Freewave Fanatic sono infatti disponibili in tre versioni, la CWS (Custom Wood Sandwich Light: il 95 pesa “nudo” 7,2 kg e costa 1699 euro) una sorta di linea base che vanta però dall’anno scorso pesi in grado di giocarsela con le versioni light di quasi ogni altra factory, la famosa TE (Carbon Kevlar Light TE: il 95 pesa “nudo” 6,8 kg e costa 1999 euro) versione più leggera e naturalmente più costosa e solo i modelli 85, 95 e 105 sono anche disponibili nella versione da gioielleria CK/TXTR (TeXtreme Carbon Kevlar light: il 95 pesa “nudo” 5,9 kg, ma costa ben 2299 euro). Fatti due rapidi calcoli, visto il periodo di “magra” e tenuto conto che il FW 95 base di quest’anno pesa in pratica uguale al mio TE 2010 ed è secondo me persino più rigido, la scelta direi che è quasi obbligata. La dotazione di serie tra l’altro, a parte la pinna, non è molto dissimile tra le tre versioni ed, anche sulla versione base, di alto livello. In acqua e parlo anche per il 105 provato tra le onde di Shark bay a Sal, il Freewave Fanatic è il best seller di sempre... parte subito in planata anche con il vento mollo e si rivela confortevole e divertente, offrendo la solita velocità fuori dal comune per una tavola freewave. Facilissimo da spingere al massimo, rimane duttile come al solito offrendo il maxi controllo in ogni frangente, anche se la costruzione bella rigida si fa un po sentire in condizioni di ciop pronunciato, tipo quello di Noli. È sicuramente una tavola facile da sfruttare al massimo delle sue doti. Che non sono assolutamente poche... la rigidità che si faceva un po’ sentire nel ciop regala invece un più di reattività tra le onde, dove basta che vi attrezziate con una wave 24 cm, tipo la Elix della Gas Fin che abbiamo utilizzato noi, per poterla sfruttare alla grande. Pur non avendo in surfata il raggio di curva di un quad, non avete idea di quante volte il FW 95 (ed il 105 per i pesanti) possa salvare la giornata tra le onde in tutte quello condizioni marginali che spesso si incontrano nei nostri spot. Non surfa come un quad dicevamo, ma la pinna di serie da 27 cm power box in G10, rimane validissima compagna con le vele da 5,3/6,2 e strambare è sempre puro e semplice divertimento in tutte le condizioni. Con un po’ d’onda, grazie al volume e alle doti di planata, si riesce facilmente ad avere la velocità giusta per saltare come dei grilli... che vi devo dire di più?! Personalmente il mio FW 95 del 2010, che ha lo stesso shape, me lo tengo ancora ben stretto... rimane la tavola quasi unica per ogni evenienza!
FREEWAVE BOARDS (80/110 l)
RRD Freestylewave 96 LTD
1740 € duttilità ed accessibilità, range di utilizzo, controllo sul ciop con vento forte, attitudine alla surfata, carving meno nervoso di altri FW
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
+ -
234 cm 63 cm 96 l 6,7 kg Custom full sandwich/Biaxial Glass
power box MFC Freewave 28 CNC G-10 4,7/6,4
peso rilevato con straps e pinna
rider and test smink - noli (sv) - gennaio 012 - photo © max
Tutta la gamma Freestyle Wave RRD è stata completamente rinnovata per la stagione 2012. L’esperienza maturata con il lancio, qualche mese fa, dei FireMove, ha, in parte, influenzato anche i sette nuovi shape di questa linea (78, 84, 90, 96, 102, 108, 116) che da sempre rappresenta il vero DNA della factory grossetana. In effetti guardando le misure del nuovo FreestyleWave 96, balza subito agli occhi che la shape è stato “compattato” a dovere come per i FireMove... meno cinque cm di lunghezza e ben tre cm in più di larghezza. Migliorare una tavola, “rodata” e vincente, non è certo cosa facile, ma i nuovi shape ci provano.... i FreestyleWave 2012 si avvicinano, ancora più che in passato, alle forme di una tavola wave, pur vantando un miglioramento nella velocità di punta e nell’anticipo di planata. Disponibile anche per il 2012 sia nella versione X-Tech (più pesante di circa mezzo chilo, più robusta ed economica, 1508 euro per il 96) che Ltd (quest’anno con un peso meno tirato) il Freestyle Wave 96 continua a svolgere il ruolo di di tavola tutto fare, in grado di coprire agevolmente le varie discipline dal wave al freestyle ed al bump & jump. Anche in questo caso come per il FW 95 Fanatic e forse anche di più, viste le dimensioni generose, rimane il perfetto abbinamento, per surfisti di peso medio, ad una tavola wave piccola intorno ai 75 litri. Riguardo alle dotazioni, ancora più confortevoli sono i pads, abbinati alle tradizionali straps Da Kine e alla solita bella pinna freewave Maui Fin Company 28 G10, forse un po’ troppo sovra dimensionata per le vele più piccole del range. Il nuovo FreestyleWave 96 appare più voluminosa del precedente modello soprattutto nella zona del piede d’albero, cosa che gli permette in acqua di rivelarsi ancora più duttile e più facile degli anni scorsi. Meno nervoso rispetto ad altri freewave, si guida quasi con il pilota automatico... risponde sempre come ci si aspetta e mette a disposizione, sin dai primi bordi, le sue doti migliori: una partenza in planata rapida ed efficace, un buon spunto velocistico, una facilità ed una precisione in manovra fuori dal comune. Super soddisfacente come freeride e bump and jump in condizioni di acqua piatta o ciop, può anche essere utilizzata per avvicinarsi al freestyle, ma le sue doti migliori le rivela tra le onde. Nonostante si sia rivelata un po’ troppo “grande” per essere utilizzata con la 4,2, nelle mareggiate iper ventilate di fine anno, il FreestyleWave 96 si destreggia alla grande tra le onde, avendo l’accortezza di dotarla di una pinna più piccola da 24 cm, non appena gli si abbinano vele da 4.7, 5.3 a salire. Il buon volume permette di giocare con le onde in tutte quelle condizioni in cui con il wave tradizionale sareste irrimediabilmente “piantati”. E non crediate di avere sotto i piedi un mezzo “bolso”... magari non sarà la tavola più aggressiva del mondo, ma è precisa in surfata, grazie forse alla sua poppina fine e, cosa importante, accelera nei bottom mantenendo la linea impostata. Dire dove l’ho trovata migliore del già ottimo modello dello scorso anno non è cosa facile: tra le onde, soprattutto in condizioni marginali, si riconferma una gran compagna di uscita... forse è migliorata la duttilità generale che la renda ancora più accessibile al grande pubblico. Una tavola facile ed intuitiva che è diventata ancora più semplice da gestire, planante ed ha aggiunto qualcosa verso le vele più grandicelle nel suo gia ampio range di utilizzo, ma, la cosa importante è che questa “operazione” non ha snaturato le doti di quest’ottimo freewave.
WAVE BOARDS (75/94 l)
Parliamo ancora di onde...
Anche di questo Fanatic Quad TE è gia uscito un dettagliato test (numero di dic/gennaio 2012 di WN)... in quel frangente il nostro amico Spaga, il flash tester della situazione, aveva provato in lungo ed in largo l’81. Questo mese invece parliano di questo Quad TE 87 dalle misure impressionanti (228x58,5x87 litri) che possono, a prima vista, instillare nell'utente il dubbi: ma non ingavonerà in surfata?! Niente di più sbagliato ! Grazie alla linea scoop-rocker armoniosa e piuttosto accentuata, le surfate sono un gioco da ragazzi: in particolar modo i passaggi repentini dalla surfata backside a quella frontside avvengono in pieno controllo e senza minimo rischio d'ingavonamento, anche scendendo verticali dall'onda. Ho testato ben bene questo Quad sulle onde di Marina di Modica, Punta Formiche e Lido di Noto (oltre che nelle condizioni mostruose di Giardini Naxos illustratevi sul numero di aprile di WN) con vele dalla 4.0 alla 5.3 e onda da 1 a 5 metri ed il range di utilizzo è stato sempre ottimale con queste vele (per la cronaca peso 85 kg). Impressionante la facilità di planata, grazie al biconcavo accentuato in carena, l’accelerazione e il mantenimento della planata nei buchi di vento durante la surfata. Al proposito, provato a Marina di Modica col levante ballerino da 5.3/5.7 accoppiato però a onde perfette, anche con 12 nodi bastano due pompate e la tavola parte a razzo in planata e la mantiene anche con il solo vento apparente, consentendo di pennellare le onde senza interruzioni. In effetti è stato proprio sul miglioramento del comportamento con poco vento che ha lavorato lo shaper Fanatic rispetto al modello 2011.
FANATIC QUAD 87 TE rider and test luigi acerra - marina di modica - aprile 012 - photo © saverina
Con vento nucleare da 3.5, la tavola continua ad avere un'aderenza impressionante sul'onda, consentendo anche ai neofiti del wave di eseguire cut back stretti e radicali, senza la minima sbavatura e con precisione certosina. Il limite è solo il rider. L'assetto migliore per le surfate è, a mio avviso, quello con le due pinne anteriori tutte indietro e le due posteriori tutte avanti, che consente raggi di curvatura strettissimi sempre incollati al face Reattivo e radicale, equilibrato in surfata, dotato di ottima attitudine alla planata e di una grande accelerazione, risale il vento bene, controllo sempre agevole, grafica e dotazione di serie, peso. Grafiche in carena un po' delicate (specie la grande F di Fanatic ) e ovviamente il prezzo (questa versione Team Edition costa intorno ai 2000 euro) dell'onda. Anche in aria la tavola è molto equilibrata e salterina, anche se lo stacco è, a mio avviso, inferiore a quello di un monopinna equivalente. Bolina sempre superlativa, come da tradizione per un Quad.
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
228 cm 58,5 cm 8,7 l 6,6 kg Carbon Kevlar Light TE
slot box Choco Fins G10 2 × 10/2 × 14.5 4,2/6,2
+ -
FREESTYLE BOARDS (85/110 l)
FANATIC SKATE 99 BGS
1699 € freestyle di razza, spunto, manovrabilità confort in andatura, strambata, rapporto peso contenuto/robustezza più tecnica con un piano d’acqua incasinato
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
+ -
228 cm 63,5 cm 99 l 6,5 kg BGS (Biax Glass Sandwich LightTechnology)
power box Fanatic Skate 22 Prepreg 4,5/7,0
peso rilevato con straps e pinna
test smink - rider gigi madeddu - sardegna - febbraio 012 - photo salemi
La linea Skate presenta per questa stagione tre nuovi shape (89/99/109) che si prefiggono sulla carta di migliorare le ottime doti delle tavole dell’anno passato. L’obiettivo è quello di aggiungere radicalità e maggiore spunto in planata a scafi che rimangano alla portata anche dei rider normali. Dopo aver visto gli amici sardi svolazzare in lungo ed in largo con lo Skate 99 (il video di Gigi Madeddu che trovate anche sul nostro sito vi dà un’idea precisa delle potenzialità di questa tavola per quanto riguarda il freestyle puro), abbiamo voluto verificare proprio l’aspetto dedicato ai rider di livello medio: una tavola più specifica per il freestyle rispetto agli anni scorsi è rimasta alla portata di un surfista “comune”?! Tanto per cominciare abbiamo scelto per la nostra verifica il Fanatic 99 nella versione BGS (Biax Glass Sandwich Light Technology) meno sofisticata anche se si parla sempre di una costruzione al top. Gli Skate 99 ed 109 vengono infatti proposti oltre che nella leggera versione Team Edition (Carbon Kevlar light Te) che annovera tra le sue fila anche l’89, anche nella versione base Biax Glass Sandwich Light Technology. La scelta non è casuale, come nel caso del Freewave 95 CWS provato lo scorso mese, la differenza di peso tra le due proposte è minino (4 etti) e con il BGS si risparmiano quasi 300 euro. Il nuovo shape con un piatto con V in carena migliora indubbiamente lo spunto in planata, ma mantiene la tavola gestibile anche da windsurfisti di medio livello che lo vogliono sfruttare come bump and jump o freeride. Se da una parte però lo Skate 99, largo ed ultra compatto, garantisce partenze a razzo e, grazie alla generosa larghezza della prua, il supporto ideale per le innumerevoli manovre dei freestylers, dall’altra, su un piano d’acqua particolarmente incasinato, si rivela meno duttile del previsto perche i rider normali potrebbero cominciare ad avvertire una sensazione di ingavonamento. Si può ovviare a questo piccolo difetto, spostando le straps anteriori più esterne per ottenere un assetto maggiormente freeride. La bella pinna di serie permette alla tavola di essere utilizzata con soddisfazione anche come freeride/bump & jump con vele da 4,2 alla 5.6. E grazie al double deck che parte dalle strap di prua, accentuandosi verso poppa, lo Skate garantisce oltre ad un buon confort in andatura, anche una buona attitudine nel risalire il vento persino con questa pinna di soli 22 cm. Il vero unico limite per il surfista normale si fa sentire in un utilizzo tra le onde, dove ci si rende subito conto che si ha sotto i piedi pur sempre un freestyle di 100 litri. Freestyle di razza, è forse meno duttile ad esempio in un utilizzo freewave, ma rimane un ottimo compromesso, come freestyle/freeride bump&jump, indicato soprattutto per chi si vuole avvicinare e progredire nelle discipline “acrobatiche”, con una tavola leggera, performante, ma allo stesso tempo relativamente più robusta.
1809 € Planata, velocità, range di utilizzo, rigidità, leggerezza, confort, controllo, equipaggiamento di serie prezzo
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
+ -
FREEMOVE BOARDS (100/120 l)
RRD FIREMOVE 110 LTD
236 cm 75 cm 110 l 7,6 kg LTD power box MFC Liquid 36 CNC G 10 6,0/8,0
rider rebellik - test smink - arma di taggia (im) - marzo 012 - photo © smink
Questo test è stato fortemente voluto dal vostro caporedattore di fiducia, perchè al dire il vero, i test dei Firemove 100 e 120 dello scorso anno, complice anche una campagna di lancio, che all’epoca lasciava aperta la porta a molte interpretazioni (sul sito RRD c’era un video con un rider che con un Firemove scendeva onde di dimensioni hawaiane), ci avevano un po’ “depistato”. In effetti ne’ il Firemove 100 Xtech, ne’ il 120 Ltd, provati in quella occasione, si avvicinavano al nostro concetto di freewave. In quel frangente avevamo fatto molta fatica a “capire” quelle due tavole e sinceramente mi era rimasto il dubbio che avessimo preso qualche cantonata... succede nelle migliori famiglie, figuratevi nella nostra! Nei mesi successivi al nostro test ho continuato a sentire e leggere commenti e giudizi super positivi sui Firemove da parte di negozianti e importatori RRD delle varie nazioni, tanto che, lo scorso febbraio, ho deciso di farci spedire in prova il Firemove 110, misura che non avevamo ancora testato, per cercare di trovare il bandolo della matassa. Azzerati tutti gli input che avevamo ricevuto, abbiamo provato il mezzo in questione, nella versione da “ricchi” LTD, abbinandola ai “motori” secondo noi più indicati per questa tavola. Meglio sbagliare di testa propria che rimanere nella confusione. Abbondonata l’idea di usare questo Firemove 110 come un grosso freewave, cosa che non è, lo abbiamo messo alla prova con una Challenger Aereo + 6,3 a Noli, una Gun Rapid 6,7 ad Arma e Andora ed una Gun Cannonball 8,0 alle Fornaci. Coprendo quasi tutto il range di vele utilizzabili (da 6,0 a 8,0) abbiamo finalmente “capito” la tavola ed anche perchè ha suscitato così tanti consensi. É bastata la prima uscita nel cioppo cubico di Noli, abbinata alla 6,3 camberata per “accorgersi” delle reali doti di questo Firemove 110. Tanto per cominciare la grandissima facilità con cui si riesce a gestire in condizioni difficilotte, rende tutto più chiaro. Soprattutto in termini di confort in andatura questa tavola ha pochi rivali e vi dirò di più... ho l’impressione che moltissimi surfisti, me compreso, in queste condizioni ventilate riuscirebbero ad andare più veloci con questo scafo che non con uno slalom vero e proprio. Anche se ora sono molto facili da gestire, gli slalom sono sicuramente più tecnici da condurre, soprattutto con il vento forte ed il piano d’acqua agitato. Il surfista di livello medio riuscira a spremere molto più facilmente il top da questo Firemove che non ad esempio dall’X-Fire. In più i top di questa tavola non sono mica pochi: tanto per cominciare parte subito in planata, del super confort vi ho già detto e raggiunge con facilità una velocità di punta veramente notevole. Complice la semplicità di gestione, nonostante la larghezza “importante”, anche le strambate, che non saranno quelle di un freewave, sono precise e permettono di uscire veloci dalla curva. Le ottime doti di questa tavolina sono state confermate sia con la 6,7, bella soprainvelata, che con la 8,0 con i camber che è la misura più grande del suo range, ma con cui, a parte la pinna di serie troppo piccola (ottima con 6,3 e 6,7) non dà l’idea di essere al limite del suo utilizzo. Un bel mezzo per togliersi soddisfazioni dal punto velocistico, grazie ad una semplicità di conduzione inusuale per una tavola di queste dimensioni, che amplia sensibilmente il suo range di utilizzo. Aggiungeteci che stramba meglio di qualunque freeride in circolazione ed avrete un’idea precisa... finalmente!
FREECARVE BOARDS (100/135 l)
FANATIC Hawk 120 WS
1439 € strambata, performances al traverso/ lasco, accelerazione, corsaiola leggermente tecnica e meno performante ai bassi regimi
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
+ -
245 cm 68 cm 120 l 7,8 kg Wood sandwich light
power box Fanatic Hawk 39 cm GFK 5,5/8,5
peso rilevato con straps e pinna
rider and test smink - fornaci (sv) - maggio 012 - photo © betta
L’offerta Fanatic per quanto riguarda la collezione destinata alle discipline “freeridistiche” è anche quest’anno bella ampia: il freecarve è interpretato dai quattro Hawk (100, 110, 120, 135), il freeride puro dai sei Shark (105, 120, 135, 150 e 165), il freerace dai quattro Ray (100, 115, 130, 145) ai quali si affiancano i cinque alfieri della gamma Falcon Slalom (89, 99, 113, 125 e 140). L’ordine di “apparizione” nel catalogo Fanatic vede subito dopo i freestyle, i freecarve Hawk... questo lascia qualche dubbio sulla definizione freecarve. Ad un lettore poco attento potrebbe essere considerato una sorta di "scalino inferiore" rispetto alle tavole freeride, freerace o slalom pure. Ed invece, pur essendo una tavola destinata a surfisti che non hanno l’obiettivo di partecipare a gare, basta dare un occhiata alle misure dell’Hawk 120 rispetto a quella dei fratelli più corsaioli con più o meno lo stesso volume per capire che non siamo davanti ad una bella “addormentata”. Anzi dal vivo l’Hawk 120 appare “tiratello” e neanche troppo pesante nonostante la nostra prova abbia preso in considerazione la versione Wood Sandwich Light che paga in chilo di peso in più (ma anche ben 450 euro in meno) rispetto alla LTD. La dotazione di serie è tutto sommato di buon livello: straps confortevoli cossiccome i pads, pinna in GFK (in parole povere: vetroresina) da 39 cm che svolge dignitosamente il suo lavoro... certo una pinna in G 10 esalterebbe le doti di questa tavola. Doti che non sono poi così poche... prima di parlarvene vi premetto che ho usato come temine di paragone il mio Tabou Manta 79 (125 litri non troppo distanti dai 120 dell’Hawk). Lo shape relativamente lungo e dritto, rende l’Hawk 120 un pelo più tecnico di quello che ti aspetteresti: la tavola sembra persino avere qualche litro in meno, ma la partenza in planata, con un minino di tecnica, è rapidissima. Lusinghiere si rivelano subito le prestazione in fatto di accelerazione, passaggio dei buchi di vento e velocità di punta al traverso/lasco: l’Hawk va veramente veloce e dimostra di avere “carattere” da vendere. Se il piano d’acqua è parecchio “ciopposo” il controllo è leggermente più tecnico rispetto ad altre tavole della sua categoria, tendendo un po’ a “svolazzare”. Soprattutto se l’ha usate con una 8,0, bisogna essere attenti alla guida per spremere il meglio delle sue performances. Con questo abbinamento, rispetto al Manta 79, l’Hawk 120 risale decisamente meno il vento e paga pegno in fatto di velocità pura, al lasco e al traverso. Le differenze sfumano alquanto se si passa ad utilizzare una 6,5/7,0, vela sui l’Hawk appare centrato per dare il meglio di sè. Sia con la 8,0 che con la 6,5, questa tavola però ripaga senza nessun dubbio della scelta in strambata... se con il Manta 79 sembra di far girare una portaerei, l’Hawk scivola via veloce in entrata e veloce in uscita nonostante le curve molto più strette rispetto a tavole di questo litraggio. Tutto sommato una tavola divertente, “nervosetta” al punto giusto, corsaiola, che dà il meglio di sè con il vento medio/forte, destinata ai quei surfisti che vogliono planare a stecca, senza troppi pensieri e senza pagare pegno in strambata.
2031 € Performance generali, controllo con il vento forte, velocità finale prezzo, più tecnica, anche in strambata, rispetto al 112 che l’ha preceduto
peso rilevato con sole straps
-
RRD X-Fire LTD V4 112
235 cm 70 cm 114 l 6,3 kg EPS / Full PVC 3mm - bottom/Biaxial carbon
tuttle box non fornita 6,5/8,5 N.B. La pinna di serie NON è inclusa
Le due pinne usate per il test
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
+
SLALOM BOARDS (90/129 l)
rider luca - test luca and smink - albenga (sv) - maggio 012 - photo © vittoria nikon
Dopo aver usato tutti i modelli slalom top di gamma negli ultimi anni, in ordine RRD, Starboard, Jp, quest'anno ho deciso di ricominciare il giro con RRD e precisamente con il nuovo X-Fire 114. Diciamo che il ricordo del X-Fire 112 era talmente valido e rimaneva sempre costante come termine di paragone con tutto quello che avrei usato in seguito, che il ritorno all' X-Fire è stato come il richiamo del “Mio Tessoro” per chi conosce la saga del Signore degli Anelli. Il test è stato fatto con abbinamenti mirati più all'utilizzo super performante di un surfista del week-end, vela 7.1 e pinna da 40. Il che ha fatto storcere naso, sopracciglia, sguardo e tutto il resto ai “puristi” dello slalom. D’altra parte però se state leggendo i test di WInd News neppure voi lo siete... l’utilizzo ideale del 114 infatti sarebbe dalla 7,8 alla 8,6, ma io non sono regatante e penso che il windsurfista medio che vuole il massimo delle prestazioni non si avvicini a veloni troppo grandi e a tavole troppo estreme nel volume. Comunque, divagazioni a parte, dalle prime uscite direi che la scelta è stata più che azzeccata. La primissima sensazione che ho provato è stata l'estrema rigidità della costruzione. Specialmente nel piede posteriore, ogni piccola variazione è immediata e viene trasmessa a tutto il corpo. Questo costringe una navigazione più attenta e concentrata, ma se si vuole spingere non si può fare windsurf guardando il... panorama! Inutile dire che l'inizio planata e l'accelerazione sono impressionanti, il primo bordo di bolina non mi lascia delle grandi sensazioni, la tavola è veloce, ma l'angolo non è strettissimo, immagino principalmente per colpa della vela e della pinna. Risalito un po' il vento, lancio la tavola al lasco, andatura per cui è stata progettato l'X-Fire 114 e qui devo dire che rimango allibito. La tavola inizia a correre con una stabilità e un controllo incredibile. Tutte le tavole che avevo usato in precedenza raggiungevano un limite tecnico, più di tanto non andavano, giusto per capirci. Questa tavola mi ha fatto capire che il limite è mio, lei avrebbe voluto andare ancora piu forte ma io non ci riuscivo. E comunque il principale pregio, oltre all'estrema velocità, è il controllo: la tavola rimane sempre piatta sull'acqua e se tende a scomporsi non è mai improvviso e senza rimedio. In una tavola da slalom le due cose fondamentali da ricercare, secondo me, sono velocità e manovrabilità, puoi andare forte quanto vuoi, ma se la tavola non stramba sei fregato. E la strambata con questa tavola è valida, ma solo se la si effettua perfettamente. Rispetto all’X-Fire 112, infatti è decisamente più tecnica e bisogna schiacciare molto con i piedi, assumere una posizione molto avanzata sulla coperta per sfruttarne la larghezza, rimanere sempre concentrati ed allora, entrata e uscita in planata saranno sempre veloci. In conclusione l'RRD X-Fire 114 è una tavola molto tecnica, rispetto al modello che l’ha preceduta, è un po' meno comoda in andatura e un po' meno facile, ma sicuramente più performante in velocità e adatta per chi vuole spingere e spostare in alto i propri limiti.
2107 € Performance con il vento medio/leggero, velocità finale, strambata, duttilità prezzo, tecnica con il vento medio/forte
peso rilevato con sole straps
-
RRD X-Fire LTD V4 122
228 cm 81 cm 122 l 6,7 kg EPS / Full PVC 3mm - bottom/Biaxial carbon
deep tuttle box non fornita 8,5/9,5 N.B. La pinna di serie NON è fornita!
Un particolare della poppa del X-Fire 122
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
+
SLALOM BOARDS (90/129 l)
rider luca - test smink/luca/roberto - giugno 012 - photo actis © john carter
Ultimo test 2012 (anche se è probabile che gli attuali X-Fire non verrano rimpiazzati fino a gennaio 2013) “dedicato” al 122, modello, a detta di molti team riders RRD, più duttile di tutta la linea. Ed in effetti basta fare una strambata con questa tavola per capire che, rispetto al “fratellino” 114, questa tavola ha un altro passo in entrata ed uscita dalla curva. Facile e precisa... quello che impressiona positivamente è che non bisogna essere dei “regatanti” per fare girare bene l’X-Fire Ltd V4 122, che proprio per questa dote si è ritagliato una bella fetta di “aficionados” tra i regatanti nostrani e non. Come sapete i nostri test sono destinati ai surfisti normali... e allora possiamo dire che questa tavola che viene “raccomandata” da Rrd per un range agonistico abbastanza stretto, con vele da 8,5 a 9,5, può essere tranquillamente utilizzata da un pubblico amatoriale come tavola unica da vento medio/leggero. Con questa gamma di vento, se alla guida c’è un rider medio/leggero (intorno ai 75/80 chili) entra in planata molto presto anche con il minimo sbuffo d’aria e la mantiene non richiedendo particolare impegno per raggiungere un ottima velocità di punta. Discorso un pelo diverso, nei buchi di vento, dove bisogna essere molto più attivi ed attenti, per non perdere la planata soprattutto se in quel momento si sta bolinando. Diciamo che un surfista normale può “godersi” l’X-Fire Ltd V4 122, abbinandolo a vele da 7,5/7,8 anche se sarebbero già fuori dal suo strettissimo range. Provato con una pinna Select da 43 cm deep tuttle (la pinna non viene data di serie e i regatanti consigliano di munirla di due pinne: 42 per il vento moderato e 46/47 per il vento leggero) esibisce una conduzione confortevole e prestazioni tali, da renderla appettibile a tutti quelli che cercano... velocità. La tavola accelera gradualmente e rimane bassa sull'acqua, cosa che, in assenza di ciop, regala la sensazione che la velocità di punta diventi elevatissima (consiglio: con le vele grandi, il piede d'albero va posto abbastanza indietro per alzare un po’ la prua). Il confort e in andatura è notevole, ma occhio... se il vento diventa forte ed il chop si fa insidioso, nonostante continui a rimanere piuttosto bassa sull'acqua, la tavola comincia a diventare più fisica da gestire soprattutto se alla guida c’è un surfista leggero. D’altra parte i 122 litri ci sono tutti e con un po’ di abilità e mestiere si riesce a mantenere una buona velocità di punta. Delle prestazioni spettacolari in strambata abbiamo già accennato: la tavola gira facilmente e rimane veloce, filando come su un binario, durante tutta la traiettoria. Con le sue ottime prestazioni nel vento medio/leggero è un'ottima scelta, sia per i freerider che vogliono fare il salto di qualità con una tavola relativamente accessibile, sia per chi fa slalom seriamente.
IL PIÙ FACILE! FANATIC ALL WAVE 9’6” 9’6” (290 cm) x 32” (81,3 cm) x 174 l Fins: AllWave 5 7/8", 2 × Pro Wave 5"- US Center Box Avevo scelto accuratamente il sup da provare della gamma Fanatic All Wave. Scartati i sei modelli Pro Wave che ritenevo troppo “tirati” per le mie attuali capacità, metro alla mano, la mia scelta era caduta sul 9’2” della linea All Wave che con i suoi 279 cm di lunghezza entrava giusto, giusto nel mio mitico furgone VW del ‘64. Che scelta oculata direte... ma ragazzi bisogna guardare anche queste cose! Comunque niente paura... i mie calcoli sono andati a farsi benedire perchè da White Reef è arrivato il 9’6” e... tutto sommato non è stato un gran male. Tanto per cominciare questo All Wave è il più duttile dei tre provati... tanto duttile che utilizzato per fare crusing non mi ha fatto rimpiangere più di tanto l’undici che uso solitamente. Anche tra le onde, è il più facile da gestire: nonostante il volume di 174 l rimane stabile, docile e permette di mettersi in posizione per partire senza dover fare l’equilibrista. La prima uscita con onde veramente piccole, mi ha dato l‘impressione che in surfata si comportasse non molto diversamente da tavole più grandi... per capirci più un longboard che una tavoletta. Mi sono dovuto ricredere alla prova con onde un pelo più... onde! In queste condizioni lo All Wave si lascia guidare bene con i piedi e, tutto sommato, surfa bello fluido... è da riprovare con le onde grandi per trovare il suo limite che per ora si intravede soltanto...
LO STILOSO! RRD WASSUP WOOD V2 9’0”x31”x41/2”- volume 155 l Fins: 1 x9,5 Dolphinpolyester US base +G-5 smoke asymmetrical FCS box Lo stiloso lo abbiamo chiamato ed in effetti la costruzione Wood ci offre una tavola molto curata e con un look che andrebbe bene per fare... arredamento, appeso ad una parete, dalla parte della coperta. Veramente bella, ma bando alle amenità... tanto più che se del look non ve ne frega nulla e volte risparmiare qualche bel soldone, i modelli della linea WASSUP sono disponibili anche nelle versioni Epx, Classic e persino Softskin V2. Rispetto allo scorso anno gli shape sono stati rivisti: il Wassup 8’5” provato nel 2011, tanto per dire, aveva la poppa a coda di rondine abbandonata nel 2012. A proposito lo sapevate che il nome Wassup significa “windsurf as sup”, perchè tutte le tavole sono equipaggiate con inserto del piede d'albero?! Sinceramente non ci avevo mai pensato... belin che caporedattore! Comunque... il Wassup 9’0” è caratterizzato da misure e volume che permettono di poterlo utilizzare anche per fare un minimo di cruising, soprattutto se non si pesa troppo. La pinna centrale più lunga garantisce persino più direzionalità che non il più gradicello All Wave 9’6”. Naturalmente anche in questo caso l’indirizzo ideale sono le onde. In surfata le sensazioni sono... stilose! Il 9’0” parte agevolmente e si lascia guidare come una tavoletta... delle tre provate è quella che mi ha permesso di provare un cut back stile surf da onda... questione di fortuna perchè probabilmente ho preso l’onda più grossa di questa session di test, ma non vedo l’ora di provarla con delle onde serie e soprattutto con una vela attaccata!
Giugno 2012: smink surficchia, ma Fornaci e Panda... santi subito! In un modo o nell’altro se non fosse per loro... no test questo mese!
all wave
9’6”
1199 €
” wood wassup 9’0
1241 €
Test slalom and test comparativo freestyle board 2010 contro 2012
la versione 2010 dello Skate 110 TE e quella 109 TE di quest’anno. In alto: particolari della parte poppiera del 109.
rider and test luigi acerra - sicilia - photo © severina
Ve lo credevate.... e soprattutto me lo credevo io alla grande di aver finito con i test 2012, dato che questo numero è già pieno di novità 2013... ed invece eccoci ancora qui con un freetest... addirittura comparativo e la prova di uno slalom 2012. Il freetest opera del nostro “collabo” siciliano Luigi si occupa del freestyle di casa Fanatic e può essere utile per orientarsi nell’acquisto di un modello anche di un paio di anni fa. Il test dello slalom è stato invece fortemente voluto dal nostro Insider, dopo che il suo pupillo ha centrato il secondo posto in Costa Brava. Infatti è proprio con questa tavola che Julien ha colto questo risultato... oltre naturalmente alla sua indiscussa bravura! "Ma dai... hai la possibilità di avere gli slalom sottomano e non fai il test del 122, che è una tavola vincente?!" E così ho fatto buon viso a cattivo gioco... andiamo di X-Fire 122. Naturalmente dato che si tratta di uno slalom, questa volta mi sono fatto aiutare dai miei vecchi amici regatanti, Ghiglione ed Actis... quest’ultimo giusto appunto, gestisce un centro RRD/Gun ad Andora.
FREETEST... comparativo! Da felice possessore di entrambi i modelli, era da un bel pezzo che avevo in mente di scrivere questo test comparativo tra lo Skate 110 del 2010 ed il nuovo Skate 109 del 2012. Fanatic ci ha ormai abituati a non lasciar nulla al caso in fatto di shape. Proprio per questo mantiene gli shape invariati mediamente per due anni, cambiando solo le grafiche (almeno nel freestyle ), allo scopo di testare un numero enorme di prototipi, per mettere definitivamente in produzione solo il migliore. Infatti mentre gli shape 2010/2011 sono assolutamente identici, il 2012 si presenta radicalmente diverso, con nuovi shape “dedicati” al 4 volte campione del mondo Gollito Estredo. Difficile trovare difetti allo Skate 109. La versione 2012 risulta più corta di ben 10 cm rispetto al modello precedente quindi super facile da far ruotare nelle manovre aeree anche con il vento leggero, con un'enorme facilità di partenza in planata. Ricordo ancora il mio primo bordo con questa tavola, quando nell'impostare una normalissima Flaka come facevo con il modello 2010... ho ruotato senza volerlo un'air Flaka da manuale! La comodità in andatura è stata migliorata grazie al double deck che parte dalle strap di prua e va, via via, accen-
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lo Skate 110 TE costava nel 2010 1799 € freestyle di razza, spunto, manovrabilità confort, attitudine allo stacco, peso, robustezza
9 ‘012 skate TE 10
1999 €
Luigi in azione con lo Skate 110 TE 2010
meno duttile tra le onde della versione più “tutto fare” 2010
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
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227 cm 66,5 cm 109 l 6,3 kg CK/LF TE (carbon kevlar light TE)
power box Fanatic Skate 24 Prepreg 5,0/7,5
... e con lo Skate 109 TE 2012!
Fanatic Skate 109 TE 012 contro Skate 110 TE 010 tuandosi verso poppa, il che dà al rider più reattività e allo stesso tempo comodità in andatura e facilità nel risalire di bolina pur utilizzando una pinna corta. La prua è stata accorciata ed allargata e ha perso un po’ di scoop, per avere una tavola stabile nello slide e nelle rotazioni, con un ottimo appoggio sull’acqua che aiuta molto in tutte le manovre con partenza in duck e consente accelerazioni fulminee, oltre che un'ottimo controllo con il chop incrociato. Proprio il minor scoop però l'ha resa molto meno adatta alle uscite con mareggiatine di scaduta e vento da 6.0, cosa che invece facevo con soddisfazione con la versione 2010... in questo senso la tavola è meno duttile e meno “tutto fare“. Questo è l'unico "difetto" (se così si può chiamare ) che sono riuscito a trovarle. Ma si sa, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.... La versione Team Edition provata si presenta con il consueto Carbon Kevlar in coperta per maggiore rigidità e resistenza, grafica molto accattivante ed un peso molto contenuto.
La resistenza è quella mostruosa a cui mi ha ormai abituato (da circa 5 anni) questo tipo di versione. Le uniche cose un po’ delicate sono le grafiche in carena, mentre straps e pads sono di prima scelta, come sempre. Per quanto riguarda la pinna, personalmente l'avrei dotata di “un’appendice” più piccola (24 cm sono un po’ troppi per far freestyle), ma per un uso bump and jump va benissimo. A pensarci bene il vero neo di questa tavola è rappresentato, dal prezzo decisamente alto per la versione TE, ma considerato che è più o meno nella media di quanto propongono a questo livello le altre case produttrici, visti i materiale di prima scelta, veramente a prova di bomba, visto che lo sviluppo tecnico dello shape è affidata ad un certo Gollito, che facilità e allo stesso tempo prestazioni premiano in acqua questa tavola... volete il massimo?! In tal caso bisogna essere pronti a pagare il massimo... oppure orientare la scelta sulla versione BGS (Biax Glass Sandwich Light) che paga solo mezzo chilo di peso in più, ma un risparmio di ben trecento euro!