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NO STRESS TRIP non solo windsurf, surf, kite... y - Silvia text: Luca DJ - photo: Valentina - Debb

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Ve lo credevate che anche questo mese vi avrei “tediato” con i miei soliti entusiastici report di viaggio?! Eh no... della “mia” Sal, vi ho già raccontato l’anno scorso, più o meno di questi tempi e vi basti sapere che anche quest’anno è stato un vero piacere ritornare in terra capoverdiana. Per quanto riguarda le condizioni che abbiamo trovato a capodanno, le foto di Silvia, parlano da sole, ma è stata l’atmosfera del Surfactivity Guest House, la squisita accoglienza di Fra e Debby e soprattutto quel non so che che tutte le volte che ritorno in quell’arida “spelonca” di Sal riassaporo... a rendere, ancora una volta, la vacanza magica! Eh si, a Sal sto proprio bene e prima o poi... ma questa volta lascio al buon Luca DJ, l’onore (o l’onere?!) di raccontarvi che alla fine basta molto poco per essere felici... smink

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smink al “lavoro” ad inizio anno - photo © Silvia Berretta


L’altra sal

Partire per Cabo Verde con la propria ragazza,

dopo che al lavoro aveva annunciato di passare le sue ferie “là“ ed essersi beccata tutte le prese in giro del caso (ma dove vai?! È brutta, c’è sempre vento, è un posto solo da surfisti….), poteva sembrare un’impresa ardua, ma dato che sapeva del forte legame di amicizia che mi lega a Francesco Massa (ex Surfactivity) e della promessa fattagli in tempi

non sospetti che sarei andato a trovarlo -dopo tanti e forse più o meno motivati rinvii- un po’ incuriosita ed un po’ rassegnata ha fatto su una borsa (stranamente piccola per una donna che va in vacanza…) e ci siamo imbarcati sull’aereo per Sal. Volo molto buono, confortevole quello della NEOS, meglio di Alitalia, ahimè, ma i ritardi restano gli stessi…. Se guardi Sal su GoggleEarth a tutto schermo ti sembra grande, più grande dell’Elba (invece è più piccola) e la strada che collega l’aereoporto di Espargos a S.Maria do Sal, pensi che ti ci voglia ancora un bel po’ di tempo prima di arrivare alla tanto agognata stanza da letto (è vero che il volo dura poco più di 5 ore, ma se non abiti a Malpensa, da


La Surfactivity Guest House... esterno/interno! - photo © DJ

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quando lasci casa a quando vai a dormire passano anche più di 12 ore); invece, dopo 10 minuti di comoda superstrada (a 4 corsie... come in Italia) eccoci arrivare alla Surfactivity Guest House. Prima ancora di abbracciare Fra dopo mesi di contatti via mail, veniamo accolti da un casinosissimo (vista l’ora, dopo la mezzanotte locale) comitato di ricevimento formato dai “tre cani tre” di Fra e Debby. Alla fine, tra i latrati dei “DogsActivity” e gli urli di Fra per zittirli, tutta S.Maria ha avuto conferma del nostro arrivo. Vedere Fra nel ruolo di sereno “recptionist” della sua S. A. GuestHouse, fa un certo effetto e la sua voglia di illustrarti tutto il suo lavoro sin qui svolto al buio della notte mentre macina parole, misure, tempi, materiali di costruzione e litigi vari con operai ed autorità locali, ti fa scordare la stanchezza e le scale che devi in ultimo affrontare per salire fino allo splendido “super attico” di una delle due palazzine a noi riservato. Grande Fra, una realizzazione coi fiocchi e contro fiocchi! Tanto che tra una storia e l’altra, non o stante stanchezza ed orario ormai avanzato, non resistiamo a sbragarci per un’altra oretta sul terrazzo con birra fresca, cielo stellato, brezza tiepida, profumo e rumore del mare. La signora, approva, ed a pensare che 12 ore fa eravamo sotto un cielo grigio con freddo pungente, le fa apprezzare questa latitudine appena sotto al topico del cancro. Dal tropico in giù la tempistica cambia, alle 6 il sole è già alto ed orde di operai già al lavoro alzano mattoni su mattoni (forse il vero neo di questo posto). Fra, già in fermento al solo pensiero di un ospite oltre che fraterno anche surfero, alle 9 tenta di but2009 WindNews FEB

tarci giù dal letto, ma resistiamo e lui desiste; ci riprova alle 11 con successo. Dal terrazzo della siesta della notte prima, la vista del mare bello increspato è la conferma di quanto avevo provato ad immaginare al buio ore prima: la posizione molto strategica della costruzione ti fa vedere il mare a 360 gradi da qualsiasi finestra ti sporgi. Primo giorno (metà ormai andato, ma siamo in vacanza ed i ritmi diventano molto blandi) all’insegna del kazzeggio in giro per il paese, tra vie principali (tre!), viuzze di collegamento (una miriade), quantità industriali di cani (randagi ma simpatici e così indolenti che è festa grande se alzano solo un po’ l’orecchio quando passi), per vedere un po’ cosa offre il posto. I profumi, gli odori ed i colori, mi ricordano immediatamente l’Africa, che con molta fortuna ho vissuto per anni da piccolo. Almeno in questo non è cambiata. Fra e Debby ci fanno volentieri da ciceroni e dopo


La pesca rimane una delle risorse di Cabo Verde, nonostante l’accordo tra il governo locale e gli “spadari” giapponesi - photo © DJ

uno splendido “spuntone” a base di tonno, barracuda e birra (locale) al Cafè Creol (in centro paese e consigliato!!), la spesa dei necessari generi alimentari (caffè soprattutto, birra e frutta, latte condensato ecc.), finiamo giustamente al molo (quello nuovo, quello vecchio delle leggende non c’è più) dove l’arrivo della barca dei pescatori è sempre una festa e la stesa e le riparazioni alle reti multicolore uno spettacolo per tutti. Purtroppo il vento non pare molto favorevole e soprattutto bisogna andare a prenderlo in orario un po’ mattutino, perché poi verso il mezzogiorno cala. Premesso che io non ho più, da un po’ di tempo, quella scimmia che ti prende appena senti un’ondina di 2 cm riversarsi sulla battigia e soprattutto sono in vacanza con la fidanza con la quale non ho voglia di litigare, spiego a Fra di non darsi troppa pena, se c’è, quando c’è e quel che c’è, il vento e le onde le prenderemo, le prenderò, quando si potrà. È vero che gli spot, tra famosi e “secret”, sono tutti ad un tiro di schioppo, ma non ho proprio la testa predisposta a pensare che anche qui debba correre da una parte all’altra dell’isola a caccia del vento. Lo faccio a malapena in Corsica per una settimana, ma a Cabo Verde, stavolta no. A bordo della SurfActivityMobile, opportunamente rosso-zebrata, assolutamente riconoscibile per tutto l’arcipelago e di cui, giustamente, Fra va orgogliosamente fiero ed in compagnia anche del “canile”, prima che faccia buio si torna verso casa non prima di aver fatto un tour sulle zone limitrofe (orrendi formicai in costruzione) a S.Maria. Doveroso relax prima di incamminarsi per la cena alle 19…(erano anni che non cenavo ad un orario

simile!). Questa volta si va a piedi e ci si rende conto così che poi le distanze sono veramente ridotte. E soprattutto si può curiosare meglio in certe vie, tra la quantità di costruzioni più o meno adeguate al paesaggio e sentire da Debby e Fra raccontare numerosi aneddoti su di esse... pare proprio che qui in 5 anni ne siano successe di tutti i colori. Così scopriamo che il mercato immobiliare qui è ambiguo e fiorente quanto e forse più che in Italia e che i prezzi per un monolocale sono sulla via di avvicinarsi ad uno analogo a Genova o a Milano... ancora per poco perchè la crisi si fa sentire anche qui e ci sono già un sacco di cantieri con progetti iniziati ed ora abbandonate per mancanza di fondi. Tra un “carrugio” e l’altro arriviamo al ristorante della serata (che poi lo sarà per tutte le altre cene a venire) l’Ojo d’Agua, direi praticamente nell’acqua, con classica “piscina dei pesci” in bella vista dove puoi sceglierti quello che preferisci mangiare, ma lasciamo giustamente che a guidarci nella scelta del menù siano i nostri cari locals accompagnatori. Sui prezzi delle cene, pasti e vita in genere, si può ancora dire che siano veramente miti se consideriamo il servizio, la qualità e la quantità del pesce offerte (anche se già un discreto aumento c’è stato). Ora però senza voler fare un torto alla popolazione locale, ci vorrebbe anche che qualche pirla di italiano la smettesse al momento del conto di andare a dire che in Italia una cena così costa anche più di 5 volte che qui, perché altrimenti finiamo per comprare il pesce a casa nostra e portarcelo giù senza neanche andare a prenderselo freschissimo al molo, dai pescatori appena sbarcati…. E finalmente il secondo giorno arriva e, con esso, la 2009 WindNews FEB

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La parte bella di Santa Maria... tutto intorno il paese è un enorme cantiere, a volte abbandonato! - photo © DJ

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sveglia ad urli di Fra, il vento ed anche il momento di dire alla fidanza che vado a surfare un po’, tanto poi resta in compagnia di Debby… qualche mugugno, ma parto; carichiamo il pick-up con Fra ed andiamo, non è presto, ma ripeto sono in vacanza non ho voglia di alzarmi all’alba… Usciamo da S. Maria e dalla strada principale, passati dei container a bordo carreggiata che sembrano avere la funzione di armadi ad 8 stagioni condominiali, seguiamo delle molteplici tracce sulla sabbia, attraversiamo una spianata ed eccoci a SHARK BAY (o per alcuni kite bay). Ci riceve il simpaticissimo e fresco Campione del Mondo kyte-wave “Mitu” che ci avvisa che oggi in mare è pieno di “fagiani”... così li chiama lui i kiter italici, arrivati la sera prima col nostro volo, chissà perché… Comunque con Fra armiamo le nostre attrezzature e ci portiamo sulla sinistra della baia, dove non abbiamo alcun intralcio. Dopo essermi fatto spiegare eventuali “tranelli” in acqua, individuo sia gli scogli affioranti, che qualche secca. La corrente anche se non si vede da terra c’è e si fa sentire, ci vuole un po’ di attenzione. Fra si scusa per il “poco” vento che soffia da NordEst (che in questa posizione porta anche quei 4 gradi in più alla temperatura sia dell’aria che del mare che proprio non guastano), certo non c’è una grande onda, ma se penso che sto surfando con la 5.8 ed un 100lt, con i soli board short (mentre voi che leggete state seccando dal freddo) non so di cosa mi potrei lamentare. Il vento, data l’ora come preannunciato dal mio “fido scudiero”, inizia a rafficare. Non molla del tutto, per cui effetto ottico o no che sembra increspare le ondine poco più su, a piedi o bolinando in mare, ci spostiamo poco più a nord ed effettivamente sembra una scelta giusta perché ritroviamo un po’ più di aria 2009 WindNews FEB

per un’altra mezz’oretta e quindi, qualche pompata robusta alla 5.8 e via di nuovo con i piedi nelle straps. In spiaggia i “DogsActivity” tra un’abbaiata ed un buco nella sabbia ci seguono attenti da ore (ma quanto fiato hanno…). Dopo un po’ di “pompaggio”, surfate, pause a chiacchiera con qualche local, la finiamo lì: sono passate 4 ore, eppure non mi pareva di esser stato via così tanto, sarà la mancanza di freddo! Rientriamo in paese ed andiamo diretti alla spiaggia di Punta Leme, dove le nostre fidanze ci stanno aspettando ben rosolate davanti al centro di Josh Angulo. Una veloce occhiata alla struttura (giusto per trovare qualche nuovo spunto per il mio WR) ed alle attrezzature disponibili, i soliti convenevoli con Josh ottimo padrone di casa ed eccoci tutti insieme a tavola nel nuovo spazio che proprio Josh ha creato sotto una grande veranda per permettere ai suoi avventori di pranzare “vista mare”. Tra pollo grigliato in spiaggia e tonno, come al solito, per me la scelta ricade sul pesce. Punta Leme, in queste condizioni, a dispetto di quanto mi ha fatto vedere Fra da certe foto e video, sembra una baia ideale anche per chi vuole provare i primi rudimenti del windsurf, non a caso oltre al centro Angulo, qui sorgono altri due centri (perfettamente attrezzati per tutte le condizioni e dotati di moto d’acqua per il recupero dei “naufraghi”) ed infatti Debby è la fuori che col suo bel 150 lt e la 4.0 si diverte a surfare “anda e rianda” fino ad una battigia cristallina e Vale sta pensando, magari domani, di provare seriamente a mettere i piedi per la prima volta su un windsurf. Il vento si rialza un po’ e decido di riprendere l’attrezzatura della mattina e mi rifaccio un giretto fuori;


Dj in azione a Shark bay: non c’è più la “scimmia” di un tempo, ma il divertimento non manca! - photo © DJ

certo acqua piatta ma chi se ne frega, siamo in vacanza... No Stress! Pur allontanandomi di parecchio dalla costa e sempre con un po’ di timore di “imprevisti incontri”, mi accorgo che il fondale non scende direttamente a picco ma è ottimamente visibile, quindi non particolarmente profondo. Quando si doppia Punta Leme, la corrente da Nord Est, dal canale Africano fa la differenza e si sente; l’acqua torna calda come a Shark Bay. Alle16, altro rientro a piedi, 4 passi in giro per i negozi di monili e articoli locali, una birra in tutto relax e via per un’ altra cena con i piedi nel mare. A voler vedere, di vita nelle sue più svariate forme in paese alla sera ce n’è da vendere e da scegliere. Pub inglesi, bar locali, ristoranti italiani, disco-pub, locali per russi, tedeschi ecc. ed anche posti o locali per sesso, droga e rock’n’roll, come si suol dire…. Dispiace sapere che alcuni tour operator, sconsigliano vivamente ai propri clienti di lasciare il villaggio turistico, vicino, per venire a fare un giro in centro, perché i locals sono pericolosi e violenti.ru-

bano... e rischi di non tornare indietro! Certo i balordi ci sono un po’ dappertutto... però c’è stata gente che per 8 giorni veramente non ha mai varcato i confini di “residenza” neanche per vedere il mare di fronte, ma ha passato tutta la vacanza a bordo piscina... tanto valeva farsi due lampade e starsene a casa. Quello che poi mi colpisce, girando il paese è lo spropositato numero di SUV che circolano, in mano spesso e volentieri a locals, che magari hanno venduto il loro pezzo di terra all’immobiliare di turno e si sputtanano tutto o quasi nel macchinone di lusso del momento ed alcool. Con tutto il salmastro e sabbia che gira vi lascio immaginare quanto questi mezzi, seppur accurati ed avanzati tecnologicamente, possano resistere e qualora dovessero anche farcela, le puntuali ubriacature dei proprietari possono comunque provvedere a dare il colpo di grazia al resto dell’auto. Terzo giorno e terza chiamata “alle armi” da parte di Fra. Questa volta Vale si lamenta in modo più autorita-

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Chi non ha perso la “scimmia” di un tempo è Fra! Insieme a Smink hanno iniziato l’anno con il botto a Rife - photo © Debby

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rio, difficile darle torto, ma prometto di rientrare dopo massimo 2 ore. Appuntamento dal centro Angulo. Pick up pronto e via di nuovo a Shark Bay. Però il vento sembra girare e calare repentinamente. Aspettiamo un po’, facciamo due chiacchiere coi locals, ma la situazione non cambia. Sembra però che proprio per la leggera rotazione del vento, ci sia condizione di nuovo a Punta Leme. Si riparte e rientriamo: Fra più che dispiacersi si dispera perché non trovo le condizioni ottimali. Lo capisco, surfare dopo tanto tempo assieme agli amici in condizioni un po’ più toste è sicuramente molto bello, ma non ne faccio un dramma. Cabo Verde mi sta piacendo sempre più, si confà alle mie abitudini, ai miei tempi, sicuramente ci tornerò a posta per prendere le condizioni giuste magari portandomi la mia roba, anche se devo dire che qui Fra è ben equipaggiato, con attrezzature da coppa del mondo, visti i personaggi stellari che capitano spesso qui. Arriviamo, le fidanze sono state “adottate” dai DogsActivity che praticamente gli dormono addosso senza problema e Punta Leme è la replica di ieri, con forse 3-4 nodi in più e qualche raffica. Ma ne vale la pena, Vale è contenta della mia promessa mantenuta, io riprendo la 5,8, cazzeggio per un’altra ora abbondante sempre al caldo e l’unità famigliare è salva…. Arrivare al tramonto e salire più che in casa, sul terrazzo è sinonimo di un’ altra ora di relax all’ultimo sole prima di cena. Stasera ci sta anche un “pisolo” dalle 6 alle 7. Tolto il pesce, di mangiari locali Cabo Verde offre poco (anche se a me non pare poco…), per cui stasera si cena a base di carne Argentina. Ma questi filetti di manzo cucinati per l’occasione dal cuoco “cisco” sono eccellenti e, l’ananas frutto che do2009 WindNews FEB

vrebbe essere tipico da queste parti, mi arriva dal Costa Rica... ma dai! La serata finisce così con la speranza di un sonno riparatore, se non fosse che... La casa che stanno costruendo di fronte, ha le pareti ultimate, quindi si parte col tetto, ovvio... meno ovvio che si parta già dalle 6,30! Questa volta ci vediamo costretti ad alzarci prima. Nel frattempo, i nostri dirimpettai Debby e Fra hanno un’idea che risulta ottima per tutti. Si va a Punta Sino, davanti al Farol. L’ActivityMobile opportunamente caricata alla bisogna, DogsActivity annessi, attraversa tranquillamente la distesa di sabbia che ci separa da quel che resta del relitto del peschereccio naufragato in prossimità della Punta. Tutti contenti quindi, il vento non è fastidioso, ma alza un po’ d’onda, le fidanze si “accampano” al sole, io e Fra ci prepariamo la 5,8 ed il 90lt. Il vento oggi è un po’ più sostenuto ma l’acqua resta cristallina. Qui a ridosso della punta la corrente sulla secca è un po’ balorda, almeno per me, e per riuscire a prendere il largo ci metto un po’ più del dovuto. A riva le onde, per rifrangenza, ti arrivano un po’ da tutti i lati, in più devi superare dei set di tre-cinque onde di fronte che finchè non riesci a prendere il vento buono, se non sei abile, ti rimandano indietro (anche con un po’ di centrifuga…). Una volta fuori, sempre il solito spettacolo d’acqua cristallina ed al rientro, si surfa sulle onde e sulle relative schiume all’interno della secca. Certo, in queste condizioni è facile e gestibile, ben altra cosa dovrebbe essere quando le onde si alzano di un paio di metri ed il vento aumenta a dovere. Un’ora ed il vento cala, solo Fra resta fuori a giocherellare tra le schiume sulla secca, io rientro. Va bene così, No Stress. Vale scopre le onde, che viste da riva hanno una di-


mensione tranquilla, viste da “sotto” sulla battigia ne hanno un’altra, un poco più grande…. Si prende la sua bella serie di frullate, ma si diverte, niente a che vedere con l’acqua delle nostre spiagge abituali. Anche questo è un No Stress. Finale di giornata con ulteriore passeggiata sul pezzo di spiaggia che non avevamo terminato il primo giorno, ci si incammina tra un tuffo e l’altro direzione Punta Preta, ma è ancora lunga e non ci arriviamo. Al ritorno, con Fra decidiamo di fare una sorpresa domani (anche perché passando in paese i locals ci dicono di andare tranquilli perché domani non farà nulla), si va al vulcano. Quindi stasera, cena tipicamente Italica a Casa Activity. Nel frattempo, spaciugando col Mac in terrazzo, durante la siesta, scopriamo che c’è una connessione wifi….. “Fra, ma lo sapevi?” No! Cioè, in pratica come non sapevi (dagli attributi) che la gatta “Tartaruga” è il gatto “Tartar-Ugo e tu tutti questi anni sei sempre andato all’internet cafè per rispondere alle mie mail?! Va beh dài, nella disgrazia, a qualcosa ti son servito, tecnologicamente parlando. Una birretta in terrazzo e si chiude la giornata. A dormire presto, perché anche domattina l’impastatrice ci sveglierà all’alba. Vedere come costruiscono le case qui è una spettacolo; il lavoro sembra quasi un peccato, per cui per costruire una casa per la quale in Italia potrebbero essere necessarie 5 persone, qui ne vedi 15… Perché si danno il cambio, lavorano un po’ tutti, si riposano un po’ tutti e quando tutti hanno racimolato i soldi giusti per andare avanti, sempre a turno si dileguano; va bene così. Per andare a Pedra Lume, al vulcano, si ripercorre

la superstrada (a 4 corsie) per l’aereoporto Amilcar per Espargos (in pratica il capoluogo del’isola). Passato il paese, si scende ad est verso il mare, si costeggia l’ennesimo prossimo formicaio (made in Italy) di loculi a schiera pseudo vista mare fino ad arrivare ad un piccolo porticciolo di pescatori, dove sorgono i resti di una “stazione del sale” tutta in legno, che sembrano lasciati lì a posta ad uso set cinematografico. Da lì, una teleferica stile skilift, risale fino al vulcano ormai spento da millenni. Questo, in pratica, è il centro dell’isola. Qui l’opera umana, in passato ha fatto una vera furbata. Sal, l’isola del sale così chiamata, fino alla fine dell’800 basava la sua attività economica sulla produzione e trasformazione del sale marino. Ex colonia portoghese, agli inizi della storia era un porto di passaggio per le navi di schiavi verso le coste americane (una parte della popolazione “creola” con i suoi bei tipici tratti somatici è ancora lì a dimostrarlo oggi), dagli anni 40 in poi è diventato una “stazione di rifornimento” degli aerei italiani che portavano i nostri emigranti in argentina, tanto che su consenso dei portoghesi (che qui non hanno mai fatto nulla e pare non siano neppure ben visti) le “regie” imprese italiane di allora poterono costruirvi, a loro spese, il primo aereoporto dell’arcipelago. La possibilità di diventare una nuova patria del windsurf, invece, arriva verso la metà degli anni ’80 per merito di un francese (uff... sempre loro). Per produrre il sale marino tranquillamente, però sopra ad uno scoglio ci voleva un punto piano, riparato e vicino al mare; quindi quale migliore ubicazione del fondo di un ampio cratere vulcanico spento a meno di un km dal mare e, soprattutto con pochissimo dislivello?

Prodotti che dovrebbero essere locali, ma invece importati dal Sud America. Sotto relax alla ricerca della connessione... - photo © DJ

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In alto le famose saline di Sal. Sotto cementificazione selvaggia: a sinistra già fatta a destra in fase di realizzazione - photo © DJ

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Ed ecco qua che l’ingegno umano si attiva. Oggi resta solo un’attrazione turistica, ma vale la pena di andarci. Prima l’ingresso era libero, ma come al solito lo scempio umano non aveva limiti nel degrado. Così grazie all’intervento di un’impresa italiana, viene posto un minimo prezzo d’ingresso al cratere, scavato un tunnel che permettesse di accedere al suo interno facilmente e soprattutto ripulito di tutte le “porcherie turistiche”. Attraversato il suggestivo tunnel ci si trova davanti ad uno scenario spettacolare. L’acqua opportunamente pompata dal mare finisce dentro a delle vasche modellate a posta sul fondo del vulcano, dove a forza di travasi l’ acqua multicolore, finisce per lasciare solo delle grandi croste, taglienti, di blocchi di sale in grani molto grossi. La particolarità è che si può girare intorno a tutte queste vasche ed in alcune di esse, dove la profondità dell’acqua raggiunge circa il metro, ci si può anche immergere (parzialmente, perché data la salinità elevata la linea di galleggiamento resta molto alta, quindi attenti a non ribaltarvi) a patto di indossare le ciabatte, non cadere e non farsi andare l’acqua negli occhi (sempre per via dell’elavata salinità). Non so se sia per il basso fondale, per il sole che ci batte tutto il giorno o perché il vulcano un po’ di calore ancora lo emana, ma la temperatura dell’acqua è veramente calda. A fine giornata questi “bagni termali” risultano un vero toccasana e la pelle, se non avete scottature solari esagerate, risulterà levigatrici. Finale al baretto prima dell’uscito con doccia pulente e bibita fresca compresa nel biglietto. Un consiglio, se riuscite, aspettate fin verso l’ora di chiusura prima di andarvene, il calare del sole, aumenta i giochi di colore sul rosso dell’acqua interna. 2009 WindNews FEB

Sulla strada del ritorno dopo il consueto spuntone ad Espargos, passiamo per Caleta Funsa e ci dirigiamo infine verso Ponta Preta. Il periodo certamente calmo, presenta questo spot nela falsa veste di spiaggia turistica con una parte della battigia sabbiosa e quasi caraibico che finisce in una molto sassosa, che poi è la parte dove non ti aspetteresti mai di vedere delle hit wave di coppa del mondo, con dei muri d’acqua che quando frangono oltre a far tremare la terra circostante fanno sentire il loro boato fin dall’altra parte dell’isola. Tutto bello, se non fosse che proprio qui, ci si accorge che c’è in atto una forte e spropositata cementificazione: non sono qui a fare l’ambientalista, anche perché non mi ritengo tale, ma vedere che al di fuori del mare antistante, alla destra della baia abbiamo uno sfondo segnato da una decina di gru, mentre alla sinistra stanno per completarsi formicai da 2500 appartamenti (avete letto bene, non posti letto), dove è più facile contemplare l’accatastato del vicino che il tramonto sul mare... proprio non lo capisco: va bene che è un paese povero e di soldi (secondo me un po’ incerti…) ne hanno bisogno ma qui diventeranno le prossime isole Canarie del Sud. Gli ultimi due giorni, ce li concediamo allo sbrago totale anche perché di vento nemmeno l’ombra, anzi si è pure alzato un po’ di mare, impedendoci di fare una gita in catamarano a Boavista (costosissima!), l’isola a sud di Sal (che in giornate prive di foschia si vede bene di fronte a Punta Leme). Ci si piazza come di consueto davanti al Centro Angulo e si prosegue quella dormita che la costruzione del tetto dei nostri vicini ci impedisce di terminare ad orario in casa. L’ora del pranzo arriva puntuale e ci piazziamo comodi sotto la veranda Angulo e qui si assiste a ciò


che potrebbe sembrare o “balla” o “leggenda” a seconda di come la volete intendere, ma le foto scattate al volo non ci fanno perdere l’esclusiva scena di un campione mondiale quale è Josh servire a tavola un campione di tranquillità quale è diventato Fra. Occasione irripetibile, ma fermata da uno scatto azzeccato. Anche gran campione di semplicità e simpatia, Josh, che finito il suo lavoro in cucina, dopo aver preparato e servitoci i “dovuti” espressi si siede al tavolo e si parte di chiacchiera generica in un misto di inglese, portoghese ed italiano, meno male che Vale non ha abbozzato qualcosa in russo altrimenti addio digestione…. Passeggiata d’obbligo a fine pomeriggio, ma questa volta verso nord alla “punta” di Leme, dove c’è (per la gioia dei cacciatori di souvenir aggratisse) un cimitero di conchiglie in buona parte perfettamente integre (le trovate poi lucidate in vendita sul molo per qualche euro), del quale nessuno ha saputo dare spiegazione e che guardando anche sott’acqua, tra la scogliera, non dà assolutamente alcun indizio: però con e senza mare grosso queste miriadi di conchiglie spiaggiano proprio qui. La consueta cena “in mare”, viene corredata di un evento realmente marino... un’ondina neanche tanto differente da tutte le altre della serata posa direttamente sullo scoglio di fronte ai tavoli un totano (direi gigante) di circa un metro che il cameriere afferra come se fosse un pezzo di pane e lo fa sparire prontamente in cucina; chissà a quale tavolo sarà infine approdato. Domenica, ultimo giorno di permanenza; l’aereo parte a notte fonda, quindi c’è ancora tutto il giorno da passare in giro. Buona parte del paese, in mattinata sembra vuoto, in realtà, sono tutti nel piazzale della chiesa a celebrare ed assistere alla messa. In chiesa non ci starebbero tutti e poi fa caldo, così fuori, assume anche i contorni di un piccolo spettacolo. I Caboverdiani sono per la maggioranza cristiani e molto religiosi, la messa celebrata con canti locali in stile gospel ci trattiene per un po’; l’atmosfera pittoresca, sembra appartenere ad altri tempi. Finiti gli ultimi giri per le “spese superflue”, fatti gli ultimi tuffi, si sale a casa a preparare le borse. I convenevoli di saluto con Debby, Fra ed i DogsActivity, sono all’insegna del “ci si vede”, un po’ come se fossi appena uscito dal suo negozio dopo un campionario a Genova…. Che dirvi di altro ancora (se già non avete smesso di leggere); indiscussa l’ospitalità e l’accoglienza dei ragazzi è degna di nota, la disponibilità per risolvere il pur minimo problema (se mai ce n’è stato uno) pure, Fra ci ha visto giusto ed ha fatto un bel lavoro. Strano, in tutto questo che la sua clientela sia più straniera che italiana: i prezzi secondo me sono modici e quello che offre è sicuramente al pari se non superiore a certi hotel anche a 4 presunte stelle, con più, fin quando non gli costruiranno intorno, una vista mare dalle finestre e terrazzi di qualsiasi stanza od appartamento (a seconda della palazzina dove siete alloggiati). I locali sono dotati veramente di tutti i comfort (manca solo l’aria condizionata, ma credetemi non vi mancherà, visto il clima molto secco); la

E quando vi capita più?! Josh Angulo che vi serve la colazione... il ragazzo terribile ha messo la testa a posto - photo © DJ

posizione è strategica e soprattutto tranquilla. L’estro, lo stile degli arredi e della casa in generale sono tipicamente SurfActivity al 1000% ed il sapiente tocco femminile di Debby fa bella mostra di sé ovunque. Ed è giusto che sia così. Fa la differenza! Il volo, se non andate necessariamente nei canonici periodi delle feste comandate, ha dei prezzi molto abbordabili, si può rischiare di andare dai 180 dei periodi di bassa ai 500 (nota di smink. Magari! A capodanno ho pagato più del doppio!) dei periodi un po’ più pieni, visto di ingresso incluso e si recuperano facilmente via internet. Certo a parte ci sono i pasti; e, soprattutto se si pensa che ci sono tour operator che ti offrono pacchetti all-inclusive anche a meno di 500 euro per una settimana, potrebbe sembrare non conveniente fare così come noi. Ma la libertà di andare e fare ciò che ci pare, mangiare come, dove e quando ci pare e soprattutto non vivere in un ambiente asettico e standard privo di scelta, ma in S. Maria do Sal in modo più local, non ha pari neanche nei confronti del più allettante allinclusive. Sicuramente, per noi, è motivo di ritornarci, forse anche in più di un’occasione, sia per surfare che per rilassarci. In più e soprattutto, come dicevo prima, l’onore della Famiglia è salvo... la fidanza s’è divertita, ha trovato un posto diverso da quello descritto, che offre comunque anche a chi pensa di annoiarsi qualcosa sempre da fare. E poi in un posto dove gli abitanti, del ”No Stress” hanno fatto il proprio motto, cosa volete scervellarvi di provare a fare… dovete rilassarvi e godervi quello che Sal vi offre, fidanza compresa, soprattutto. Dj 2009 WindNews FEB

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