SAILS TEST
2011 14LE
E E T V VA O R P
WAVE SAILS (4,0/ 5,4) North Sails Ice 4.7
+ -
ice 4,7
629 €
duttile, polivalente, neutrale, veloce, precisa ed efficace nel surf anche in condizioni difficili prezzo
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
rider and test smink - la coudouliere (francia) settembre 010 - photo © silvia
Con un look completamente nuovo, la Ice viene riproposta da North Sails a fianco della Ego, come la migliore soluzione per il wave. Se la Ego 011, appare ancora più compatta dello scorso anno e perde anche tre misure grandi, fermandosi a nove misure dalla 3.0 alla 5,3, la Ice 011 è stata migliorata per essere più leggera sulle braccia grazie ad un accurata “rivisitazione” del giro d’albero e della tensione di caricabasso. Tanto per cominciare dal... look, la Ice è proposta quest’anno in due abbinamenti di colore, giallina/verde e marrone/viola più un Code.Mat limited più aggressivo. È disponibile anche quest’anno la versione HD che si differenzia dalla normale per l’assenza di monofilm. In effetti appena srotolata, l’unico dubbio su questa Ice 4,7 “base” appare proprio legato alla finestra in monofilm che appare, a terra, un po’ “delicatina” per resistere alle macinate più devastanti. A parte il nuovo “design” dettato dai rinforzi sui ferzi, che dà origine alla caratteristica X che parte dal rinforzo di bugna a salire, molto curati appaiono i particolari adottati per allungare la vita alla vela: si parte dalla protezioni della base della vela per passare ai proteggi stecche che permettono di preservare la vela dagli antisdruccioli troppo “abrasivi” e dall’asfalto in fase di trimmaggio, alla carrucola a tre rimandi in ottone che oltre a ridurre lo sforzo quest’anno è stata anche dotata di una specie di protezione che impedisce alle corde di saltare e sovrapporsi, quando si cazza il caricabasso. Dopo un anno di Ego, surfare con le Ice è una bella sorpresa... mi spiego: continuo a pensare alla Ego come una super vela in condizioni di vento forte, meno quando il vento è più “umano” e rafficato, anche perchè mancando la stecca di base non si riesce a chiudere perfettamente la base della vela sulla tavola e si perde un po’ di spinta. Vicerversa la Ice da questo punto di vista eroga un ottimo spunto che la rende polivalente in tutte le condizioni, anche le più rognose. Ad una maggiore spinta, non corrisponde il solito rovescio della medaglia... la vela è potente al punto giusto e rimane stabile, super controllabile, nervosa quando deve, diretta e precisa in surfata. Difficile sentire tirare sul braccio dietro anche in condizioni di soprainvelatura, forse il tiro è un pelo avanzato (più sensibile sulla 5,3 che ho provato a Noli con il ciop), ma tutto sommato è una di quelle vele, dotate di un feeling morbido, che si esalta in surfata grazie anche alla sua neutralità. Qui sembra nata per farsi dimenticare dal surfista che devo solo concentrarsi su cosa far fare alla sua tavola. Anche in condizioni difficili, quello che impressiona della Ice è la leggerezza sulle braccia e la spiccata attitudine ad adattarsi con facilità ad ogni condizione, mantenendosi diretta e reattiva. Che dire?! Gran bella vela wave... con l’unico vero neo di costare un bel botto, ma forse, visto che è disegnata per dare il meglio sia con i moderni alberi SDM che l’RDM ed addotta anche quest’anno il “minimum mast concept” che in teoria permette di armare tutte le metrature con il 400/19... forse risparmiando su un albero, varrebbe la pena di farsene un set... 4.2, 4.7 e 5.3!
3,4/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,2 411 cm 166 cm North Platinum rdm 400/19 carbon rdm e sdm 400/19 5 + 2 mini battens fisso
WAVE SAILS (4,0/ 5,4) + -
potenza, partenza in planata, accelerazione, reattività, vivacità in surfata, leggerezza
Naish Sails Boxer 5,4
meno controllo e confort con il vento molto forte, prezzo
boxer 5,4
mis. disp. : 3,6/4,0/4,4/4,7/5,0/5,4/5,8/6,2 mis. albero : 418 cm mis. boma : 175 cm mast ideale: Naish rdm 90 400/19 mast comp.: rdm carbon mast 400/19 stecche : 4 + 2 mini battens top : vario
667 €
test and rider smink - andora (sv) ottobre ‘010 - photo © panda
Ve la devo dire tutta?! L’anno scorso, dopo essermi comprato la Boxer 5,8. sono stato tentato a comprarmi anche le misure più piccole! La leggerezza impressionante della 5.8, la sua attitudine “giocosa” ed il suo look “piratesco” mi avevano quasi convinto, anche perchè seppure la ritenessi una vela potente, un po’ da “orco” per intenderci, l’avevo vista spesso ritratta in foto ed in video, tra le mani di Kai Lenni, che è si un giovane fuoriclasse, ma è anche bello leggerino... se ce la fa uno “scricciolo” come lui a controllarla in surfata tra le onde di Maui, un surfista poco sotto gli 80 chili, come me, non dovrebbe avere troppe difficoltà. Nella realtà degli “umani” la Boxer, messa tra le mani di un surfista leggero come il Panda (più o meno 65 chili con la muta), abituato al “tiro” e alla precisione di una vela come la Session, non riscuoterà invece tutto il successo riscontrato nel mio test della Boxer 5,8 2010. Il perchè è presto detto... al cospetto di una vela bella potente, le impressioni generate dalla 5,8, utilizzata in un gamma di vento da moderato a forte, ma non fortissimo, non possono che essere super positive: “una vela molto morbida, relativamente tollerante e super leggera sulle braccia: nelle raffiche più forti si sente tirare sul braccio dietro, ma se non si è dei surfisti leggeri o come si suol dire delle “seghe”, è difficile scomporsi e questo non riduce di molto il suo ampissimo range di utilizzo. La sovrainvelatura potrebbe essere l’unica pecca...” Impressioni confermate in pieno anche dalla prova della Boxer 5,4 011 ed ancora più esaltate in manovra e tra le onde, dove la vela è ancora più a suo agio della sorellina 2010.Tutte queste doti si “amplificano” finchè il vento si mantiene medio/forte, quando invece l’uscita diventa veramente impegnativa con il “coltello tra i denti” a causa dell’aumentare del vento, viene fuori l’unica pecca di una vela potente, planante, leggera, super reattiva e vivace in surfata... la tenuta in condizioni di soprainvelatura estrema. Se con la 5,8 con un po’ di abilità si riusciva a gestire senza troppa fatica anche il vento da 5,0, con la Boxer 5,4 il range verso il vento forte diminuisce sensibilmente. In queste condizioni personalmente sentivo la vela più instabile e faticosa de gestire con il braccio dietro, ma non così tanto da convincermi ad andare a riva a cambiare vela. Sono state le impressioni del Panda, e qui ritorniamo al discorso dei surfisti leggeri, al quale avevo affidato la Boxer 5,4 per scattargli qualche foto, a farmi capire che forse per i leggerini siano molto meglio le Force e sicuramente le Session. In effetti Panda, “sceso” dalla sua Session 4,7 è stato messo in difficoltà dalla potenza e dal relativo tiro della Boxer 5,4, confermando le sue doti di “mezza pippa”, ma facendomi anche rendere conto che la Boxer, con il suo shape ultra compatto a quattro stecche può essere la vela wave ideale per surfisti medio/pesanti, dotati di quel pizzico di abilità in più che gli permetta di gestire, con un po’ di esperienza, il tiro della vela in condizioni difficili. Detto ciò non possiamo che riconfermare che l’adozione del Xply più leggero nei pannelli superiori alleggerisce sensibilmente questa Boxer 5,4, tutta tramata, ben costruita, ben rinforzata nei punti più soggetti a stress e che nelle sue condizioni ideali, rimane una delle migliori “risposte” possibili per divertirsi tra le onde. Wind News NOVEMBRE 2010
pag. 37
WAVE SAILS (4,0/ 5,4) Challenger Konda 5,3
+ -
konda 5,3
512 €
duttile, polivalente, neutrale, veloce, precisa ed efficace nel surf anche in condizioni difficili peso a “secco”, carrucola di base
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
rider and test smink - andora (sv) novembre ‘010 - photo © panda
Nuovo look più aggressivo, nuove finiture, costruzione bella “spessa”… la Konda 2011 si presenta con tutti gli ingredienti giusti per essere una gran bella vela wave! Il “pensionamento” della sorella Bash ha fatto si che Challenger affinasse le caratteristiche della Konda, aumentandone tra l’altro la potenza, in modo da poterla presentarla come unica vela wave della linea 201! Il sail designer Badiali, grazie anche agli input dei vari tester, non ultimi quelli povenienti da Tenerife da Valter Scotto, ha sviluppato un nuovo profilo "S Shape" che ha donato alla nuova vela un centro velico stabile in surfata, in manovra e soprattutto nei salti (e qui c’è sicuramente lo zampino del buon Water e dei suoi altissimo salti esitati...). In più la Konda 2011 appare già dalla fase di trimmaggio, molto meno “legata” al discorso del suo albero “dedicato”, che piace molto ai sail designers, meno a chi si deve comprare anche l’albero per fare rendere al meglio la vela. Con i suoi soli 419 cm di albero, la Konda 5,3 si arma infatti perfettamente sia sul Naish RDM 90 sia sul nostro “fidato” (visto che è sempre lo stesso da tre anni a questa parte...) Reptile Python 400/19. La vela va cazzata bene di caricabasso, cosa che si ottiene senza troppa fatica e si può giocare con un paio di centimetri di regolazione di bugna per avere una vela più o meno potente... solo in caso di vento nucleare, se non volete cambiare vela, intervenite sul caricabasso, cazzandolo a morte e ritensionare anche la bugna. Diciamo comunque che, a differenza del passato, la regolazione iniziale va benissimo in un ampio range di vento. In acqua l’erede della “vecchia” Kalama è apparsa subito a suo agio anche in condizioni “rognose” con la parte alta che lavora bene tanto che difficilmente mi è capitato di dover pensare alla vela. L’ho apprezzata soprattutto nell’unica uscita dell’ultimo periodo con le onde grosse, ma purtroppo con vento rafficatissimo sotto riva. Mentre al largo avrei planato tranquillamente con una 4,7, sotto riva nella zona dove si formavano le onde, neanche con una 5,8 sarei riuscito ad avere la potenza adeguata... eppure la Konda 5,3, si è ben comportata, dimostrandosi duttile in tutte le circostanze, anche quando scendendo le onde, entravano delle raffiche “assassine” strappa braccia. In questa uscita la Konda si è rivelata stabile, leggera sulle braccia in surfata (nonostante a secco non sia un peso piuma...), neutra al punto giusto, ma senza far mancare mai la spinta adeguata per aggredire le onde e sotto raffica non ha ostentato quella tipica pressione sul braccio posteriore dovuta all’arretramento del centro velico. Insomma tutto sommato la promuoverei a pieni voti, anche a livello di spunto visto che supera agevolmente i buchi di vento, senza far mai mancare la spinta adeguata: non più quindi una vela wave side, ma una wave universale, a suo agio in tutte le condizioni, anche quelle più on shore. Del look piacevole abbiamo parlato, della costruzione robusta anche, un occhio alla dotazione di serie di buon livello: ottimo il sistema di tensionamento delle stecche, cossicome l’ampio antibreack di base, funzionale la carrucola di base in inox anche se la sua posizione troppo vicina alla fettuccia che la unisce alla base della vela, rende difficoltoso il passaggio dell cimette più spesse.
3,3/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,2 419 cm 175 cm Challenger FSW99 Ultra 400/19 carbon rdm 400/19 5 + 3 mini battens vario
WAVE SAILS (4,0/ 5,4) + -
leggerezza, potenza, partenza in planata, accelerazione, reattività in surfata, neutra e maneggevole
Naish Sails Force 5,3
misure errate, meno adatta ai leggeri
force 5,3
mis. disp. : 3,0/3,4/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,2 mis. albero : 435 cm mis. boma : 170 cm mast ideale: Naish RDM 90 430/21 mast comp.: rdm carbon mast 430/21 stecche : 5 + 3 mini battens top : vario
639 €
test and rider max - andora (sv) novembre ‘010 - photo © smink
Naish Force 5.3, la vela del king! Gialla... smink se l’è fatta dare gialla invece che rossa... ma pur sempre la vela di sua maestà Naish! Sarò un romantico e sentimentale, forse (ndr. forse?!) sto proprio invecchiando, ma tutte le volte che mi capita tra le mani il giocattolo preferito del mito del windsurf mondiale, provo sempre un’emozione diversa. Già srotolando la vela si capisce che il livello qualitativo dei materiali, la cura nei dettagli, rendono la vela al top della gamma ed il teschione, l’anno scorso “stampato” solo sulla Boxer, la fa diventare proprio speciale. Dopo anni di test della Session, la vela più amata dai “fighetti” Smink e Panda, finalmente il test di una vela da... uomini! Mi ricordo bene l’espressione del caporedattore, qualche anno fa durante una vacanza a Mui, quando “sceso” da una Force 4,7 ebbe l’opportunità di usare per un paio di orette la Session 4,7 di Michi Schweiger, team manager Naish, che già gli aveva messo a disposizione due Force nuove di pacca per la vacanza: era tornato a riva, piagnuccolando... “perchè non posso usare anche io la Session?! La Force è “brutale” al confronto...” sembrava un po’ Gilberto, in quel frangente! Nel frattempo il nostro caporedattore ha messo su qualche chilo ed anche lui ha cominciato ad apprezzare le vele “vive”... per questo test mi ha anche fornito l’albero Naish, un Rdm 60% 430/21, con cui la Force si arma molto facilmente: il profilo è sicuramente bello pieno nella zona inferiore della vela e non cazzando troppo la bugna (il caricabasso si regola con facilità vista la “morbidezza” del suo albero) si ha tra le mani una delle vele wave più potenti tra il mercato. Nelle fasi di trimmaggio si evidenzia l’unico neo... ma chi prende le misure in casa Naish?! Sulla vela c’è scritto albero 430 +5 , ma a mio parere siamo tranquillamente sotto i 430 con la vela cazzata a manetta. Il boma invece è dato per 170, ma con 170 non cazzate la bugna neanche di 1 mm... vabbè, poco male, allo Zio questo si può perdonare! Se le condizioni del vento sono rafficate, visto che ultimamente anche il libeccio-ponente, si mette a diventare rafficato... vi consiglio di lasciare la bugna meno tirata. Alla prima raffica la vela dà un’accelerazione bella decisa che forse per i meno pesanti e meno abituati spiazza un po’, però dopo lo strattone iniziale, si ha poi la sensazione di controllo totale con la vela che subito scarica bene e tutta la potenza si trasforma in velocità. A mio parere il confort è eccezionale, la vela spinge, spinge molto, ma si riesce a controllare con facilità ed il divertimento è assicurato. Devo dire che sono rimasto veramente entusiasta: la vela permette veramente di partire in planata velocemente, offrendo quella potenza in più che risulta molto utile per passare le schiume in situazioni difficili e saltare anche con poca “rampa di lancio”. In condizioni di soprainvelatura, la gestibilità di questa vela per me rimane ottimale, anche se capisco che possa “spaventare” molti surfisti che preferiscono vele più graduali nella spinta. Probabilmente in condizioni veramente difficili i più leggeri potrebbero subire un po’ in surfata quel surplus di morbidezza ed elasticità della Force 5,3 che la rendono un pelo meno stabile. Concludo dicendo che la Force 5.3 ha tutte le caratteristiche che piacciono a me: spinta iniziale, potenza, controllo ed una “abilità” in surfata per i pesanti, neutra e reattiva allo stesso tempo, fuori dal comune. Wind News DIC/GENNAIO 2011
pag. 39
WAVE SAILS (4,0/ 5,4) RRD SuperStyle 5,3
+ -
5,3 super style
556 €
range di utilizzo, manovrabile, wave/freestyle/freeride oriented, neutra in surfata Trim accurato, un po’ meno potente della scorsa edizione
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
rider panda - test smink - andora (sv) novembre ‘010 - photo © smink
A poca distanza, a livello temporale, dal test della Super Style 2010 (marzo), vi proponiamo la prova della nuova vela 2011. Nuova perchè John Skye che dall’anno scorso è impegnato nello sviluppo delle vele wave RRD, ha messo mano sia sulla Wave Vogue MK III, resa più duttile e leggera sulle braccia senza intaccarne la robustezza offerta dalla costruzione realizzato in pannelli di X-Ply e Tri-ply nella finestra, sia sulla Super Style MK III (da 3,7 a 6,8) che usufruisce di un nuovo shape che ne accentua l’indirizzo wave on shore nelle misure più piccole. A differenza della Wave Vogue, interamente super tramata, la Super Style mantiene l’ampia finestra in monofilm, che permette di ridurre il peso soprattutto nelle misure più grandi destinate al freestyle/wave. Era proprio infatti il leggero surplus in fatto di peso e di potenza, l’unico “neo” che avevamo riscontrato nel test della Super Style 2010... già a livello di peso vi segnaliamo che la nostra bilancia ha evidenziato un “risparmio” di tre etti rispetto alla “vecchia” versione che avvicina la vela RRD alle più leggere del mercato. La Super Style 5,3 non sembra però averne risentito in fatto di robustezza, visto che il corpo vela continua ad essere realizzato in robusto X-Ply, mentre gli altri materiali utilizzati, insieme rinforzi e la cura del particolare, continuano ad essere un suo punto di forza. La Super Style 5,3 si “accompagna” benissimo con quasi tutti gli alberi rdm 400/19 in circolazione, ma necessita di una regolazione attenta del caricabasso per essere sfruttata al meglio. Mi spiego... se volete una vela con caratteristiche “power wave” dovete farla sventare adeguatamente, ma non cazzare a morte il caricabasso (cosa da fare in condizioni di vento molto forte), perchè vi ritrovereste tra le mani una vela poco potente. In acqua, anche in condizioni particolarmente rognose in fatto di vento, la spinta e l’accelerazione si riconfermano qualità di una vela che si fa apprezzare per la sua duttilità, ma mentre l’entrata in planata e l’accelerazione sono sempre generose, lo spunto è meno evidente rispetto alla versione 2010. Con il caricabasso cazzato a morte persino un peso leggero come il Panda, che l’ha provata in condizioni non proprio facili, non si è trovato in difficoltà ad usare una vela sulla carta più potente della sua amata Session. Queste caratteristiche la rendono una wave/freewave sail particolarmente a proprio agio nelle condizioni on shore, anche con il vento irregolare. Con l’onda trovata nel test, difficile da chiamare tale visto il mezzo metro moscio, la Super Style 5,3 tutto sommato si è ben destreggiata... rimanendo neutra in surfata anche sotto le raffiche più forti, ma evidenziando una piccola mancanza di spunto nei bottom. Utilizzata come bump and jump sail e cioè nell’indegno ciop di... Noli, la Super Style rimane duttile, polivalente, relativamente morbida sulle braccia e tollerante, tanto da poter controllare senza difficoltà le famose raffiche del nostro “amato” ex home spot. Che dire?! Si riconferma nelle misure piccole una bella vela wave/freewave, forse più duttile nel vento forte ed un po’ meno potente della precendente edizione.
3,7/4,1/4,5/4,9/5,3/5,8/6,3/6,8 429 cm 173 cm RRD Wave Vogue 400/19 C75 carbon rdm 400/19 5 + 2 mini battens fixed
WAVE SAILS (4,0/ 5,4) Ezzy Sails Wave Phanter 5,2
+ -
Phanter 5,2
581 €
Potente, reattiva, manovrabile sia in surfata che nei salti, range di utilizzo, performances generali prezzo
mis. disp. : 2,9/3,3/3,5/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,2/5,5/5,8/6,0/6,3/6,9 mis. albero : 427 cm mis. boma : 169/174 cm mast ideale: Ezzy 415 (top 430/bottom 400) mast comp.: carbon rdm 430/21 - 400/19 stecche : 5 + 3 mini battens top : vario
rider and test max - diano marina (im) gennaio 011 - photo © smink
Le vele Ezzy sono sempre state sinonimo di qualità, robustezza e durabilità. Possono anche non piacere esteticamente, hanno un profilo che tutto sommato non è molto cambiato negli anni, ma in fatto di qualità e prestazioni hanno sempre occupato i piani alti della gamma delle vele wave. Come avrete visto in qualche foto di report su Wind News Web, fino all’anno scorso ho sempre usato una Ezzy wave 5.2 del 98! La vela lasciatami in eredità dal mio buon amico Andrea, in arte “marble head”, testa di marmo per dirla all’italiana, perché duro come lui nelle onde... ne ho visti pochi e se le attrezzature erano a prova di testa di marmo, allora erano veramente al top! Ditemi voi quale vela wave vi è durata 12 anni?! E ovviamente non parlo di quelle che avete lasciato in cantina! Detto questo, dal momento che le Ezzy fanno parte della mia storia windsurfistica, ero proprio curioso di provare in acqua il nuovo gioiellino “panterizzato”. Appena srotolata, si vede subito che si è di fronte ad un prodotto che è frutto di anni e anni di esperienza, dove ogni dettaglio è stato curato e migliorato nel tempo e dove la qualità dei materiali non è stata certamente risparmiata. La vela è un concentrato di tecnica e qualità e tra le chicche segnalo l’anti break alla base con triplo velcro di chiusura che permette una protezione totale dell’albero, quindi della tavola e dal piede d’albero, schema incorporato (in tessuto, dentro il para albero!) del corretto passaggio delle scotte di caricabasso, utile per i più tanardi come me, che tutte le volte si confondono con i vari tipi di carrucole, doppia fettuccia in dotazione (una corta e una lunga) per rendere la vela vario top o lasciarla con la regolazione solo da caricabasso... come i pro! Per finire, ma sicuramente più importante, il materiale che parte da sopra la finestra, il Tri -Lite che sommato al Techonora Warp Scrim in balumina rende la vela leggera nonostante tutta una serie di rinforzi che sono caratteristici del marchio. Armarla è un gioco da ragazzi, anche se la casa consiglierebbe per questa metratura di usare un mix di alberi Ezzy, top del 430/21 e bottom del 400/19 in modo da ottenere un albero lungo 415 cm + 12 cm di prolunga. Io l’ho armata più semplicemente con il mio fido Reptile Cobra 430/21 che si inserisce molto facilmente e, grazie al sistema visivo tra le ultime due stecche per vedere la corretta tensione di caricabasso, è semplicissimo trovare la giusta regolazione in funzione delle solite tre condizioni di vento (mollo, giusto e forte). Il boma a questo punto si regola, a seconda del vento, con una misura tra 169 e 174 cm ed il gioco è fatto. La prova in acqua mi ha confermato tutto quello di positivo che si poteva immaginare da terra: vela potente, stabile, leggera... semplicemente perfetta. Vi devo stare a dire come surfa una tra le “regine” delle vele wave?! La foto di Graham Ezzy in back loop senza mani è la giusta immagine riassuntiva di quello che rappresenta questa vela: 100 % controllo! Che cosa volete di più?! La solita gran vela wave, duttile, ma reattiva al punto giusto. Nelle tre uscite in cui mi ha accompagnato (una con il ciop e vento nucleare, le altre due con onda piccola e vento loffio e rafficato), non ho riscontrato nessun difetto evidente... ma non ho chiesto il prezzo però!
WAVE SAILS (4,0/ 5,4) +
Duttile, potente, gran feeling, agile ed efficace, veloce, manovrabile, prezzo
-
leggermemte meno confort con il vento molto forte
Gun Sails Transwave 5,3
mis. disp. : 3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,1 mis. albero : 432 cm mis. boma : 178 cm mast ideale: Expert Wave / Select RDM 430/21 mast comp.: rdm carbon mast 430/21 stecche : 5 + 2 mini battens top : vario
e 5,3 transwav
389 € test and rider smink - noli (sv) gennaio ‘011 - photo © panda
La Transwave, è sempre stata sin dal suo arrivo sulla scena un paio di anni fa, la vela wave più bilanciata e più duttile della gamma Gun Sails, la giusta alternativa, per condizioni europee, da affiancare alla wave radicale Steel! Utilizzabile con soddisfazione, indifferentemente tra le onde o in condizione rognose di vento rafficato, quest’anno la Transwave ha aggiunto qualcosa... un gran feeling. La Transwave 5,3 2011, sin dalle fasi del trimmaggio risulta meno rigida delle due già convincenti edizioni precedenti, le cui prove potete andare a rileggere sul nostro sito (www.windnews.it), cliccando nella sezione Test. La casa tedesca segnala i suoi alberi Expert Wave o Select RDM 430 come abbinamento ideale, ma con il mio fido e direi anche ormai valoroso, visto il numero di uscite che ha sulla schiena, Reptile Pythpm 430/21, le operazioni di trim sono velocissime e la giusta tensione di caricabasso si ottiene con estrema facilità. La vela, che nelle prime foto che avevo intravisto non mi era piaciuta troppo per gli abbinamenti di colore, dal vero è meno “teutonica” come look e appare, a secco, veramente ben realizzata: le finizioni sono anche quest’anno di prim’ordine e la costruzione 75 % X-Ply rinforzata nelle zone più soggette a stress, fa si che, come gli anni passati, questa Gun sia un esempio di longevità... se fate un caso alle vele in giro per i vari spot, dopo uno o più anni di uso, le Steel e le TW sembrano infatti, quasi nuove. Tra l’altro il peso maggiore a “secco” rispetto ad altre vele, dovuto alla costruzione” robusta”, in acqua si fa sentire ancora meno del solito. Il lavoro del sail designer Morlotti che a secco, si lascia intuire dal fatto che la vela appaia meno rigida della TW 2010, in acqua si “sente” maggiormente... la vela è potente, ma senza intaccare il buon controllo emerso nelle prove degli anni scorsi. A questa caratteristica corrisponde una più immediata partenza di planata, mentre in navigazione il confort rimane un punto di forza. Il feelling, come dicevo prima, è immediato: la vela è più morbida, ma rimane diretta nella sua risposta. Soprattutto in surfata risultano evidenti queste doti: la Transwave passa da una reattività e da una potenza adeguata per impostare i bottoms in piena velocità ad una neutralità evidente, che permette di concentrarsi esclusivamente su cosa si vuol fare con la tavola. Stabile e manovrabile... sembrano sempre le stesse cose, ma la TW 5,3 rende bene l’idea di questo binomio, tanto più al cospetto di una vela in grado di erogare una spinta generosa, che permette di raggiungere, con facilità, delle ottime velocità di punta e, in un utilizzo tra le onde, di aver lo spunto giusto per porter saltare sotto riva. C’è un retro della medaglia, in questo quadro?! Sinceramente non riesco a trovarlo... forse un po’ di tiro sul braccio dietro con il ventone, ma tutte le uscite che ho fatto con la Transwave 5,3 hanno confermato le sensazioni, super positive, di questo test. Mai come quest’anno, risulta una delle vele wave che più ci sono piaciute tra quelle fino a qui provate... con un prezzo che la rende sicuramente la migliore! Wind News FEB/MARZO ‘011
pag. 51
WAVE SAILS (4,0/ 5,4) Gun Sails Steel 4,2
+ -
Steel 4,2
369 €
Qualita/prezzo imbattibile, agile ed efficace in surfata, manovrabile, feeling morbido, costruzione poco o niente da segnalare
mis. disp. : 3,3/3,5/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7 mis. albero : 394 cm mis. boma : 154 cm mast ideale: Expert wave/Select rdm 370/17 mast comp.: carbon rdm e sdm 370/17 stecche : 5 + 2 mini battens top : vario
rider and test smink - carrò (francia) marzo 011 - photo © silvia
Dopo la Transwave 5,3, di cui avete trovato il test sullo scorso numero, è la volta della “wave machine” 2011 di Gun Sails. Questo mese andiamo di Steel, quasi un hard core wave... viste le condizioni in cui l’abbiamo provata, tra Sal e Carrò. Abbiamo scelta la misura 4,2 perchè è quella che abbiamo più sfruttato e perchè le Steel 4,7/5,3, provate a Cabo Verde, lo scorso gennaio, erano le vele personali di Josh ed erano probabilmente dei prototipi realizzati proprio per lui. Meglio aspettare e provare la vela di serie, tanto più che anche questa ha confermato le buone impressioni, derivate dalle uscite caboverdiane. In effetti la Steel 2011, non ha subito a livello di shape dei profondi rivoluzionamenti rispetto alla vela 2010, a parte il look, secondo me azzeccato (molto più bello dal vivo in acqua che non nelle foto del catalogo), ma è stata rivista in quel paio di punti che potevano essere ancora migliorati. Il primo riguardava il feeling di questa vela che poteva apparire un po’ “rigidello” rispetto ad altre vele wave come ad esempio la Session di Naish o la Ice di North... beh, questa Steel 4,2 011 ora è più “morbida” rispetto l’anno scorso. Lo si vede immediatamente già mentre la si arma, con il Reptile Python 100 370/17: non c’è bisogno di troppa tensione di caricabasso per trovare il trim ottimale in un attimo ed in acqua la sensazione è di una vela leggera sulle braccia e morbida anche in condizioni particolarmente rognose. Ah dimenticavo... ricordatevi di fare un “nodo” alla cima del vario top, una volta trovata la regolazione ottimale, se no al primo atterraggio brusco, tende a scivolare.. Il secondo punto migliorato è la duttilità: la Steel ed ancora prima la Hammer, mancavano di un pelo di nervo nelle condizioni imperfette... tanto per capirci, ottime vele wave in condizioni ottimali di vento, con qualche limite nel vento rafficato. Beh anche in questo caso, cosa molto più avvertibile sulla 4,2 che non sulle metrature “assaggiate” a Sal, la Steel è migliorata molto. Non è certo la vela wave più potente in circolazione, non aspettatevi che so il comportamento di una Force, ma ora si destreggia soddisfacentemente anche tra i buchi di vento più insidiosi e fornisce una potenza adeguata per affrontare tutte le situazione. Non sarà polivalente come la Transwave, per rimanere in casa Gun Sails, ma quest’anno ci si avvicina molto. In più però eccelle in surfata, frangente in cui sembra più leggera sulla braccia... cosa importante per una vela che appare morbida e confortevole, e allo stesso tempo neutra e manovrabile. Che dire di altro di una vela wave che già ci era piaciuta molto gli scorsi anni?! Che la qualità/prezzo rimane imbattibile, che la costruzione 100% tramata preverva la vela dai macinamenti più cattivi e l’adozione di diversi tipi di tramato, più largo ad esempio nella zona dela finestra, permette una buona visibilità abbinata a robustezza. Potremmo ancora dire che rinforzi e cura del particolare a cominciare dalla protezione d’albero alle carrucole, dallo Sleeve Guard al Fred, ecc. è al livello delle migliori vele in commercio e che la Steel è stata realizzata per poter essere montata sia su alberi rdm che sdm, ma che, e questo è un mio consiglio personale, con quel che risparmiate sul costo della vela, munitela di un bell’albero rdm della rigidità giusta... l’albero è l’anima della vela e non ve ne pentirete!
FREEWAVE SAILS (5,3/ 6,7) +
Leggera, manovrabile, neutrale, nervosa, comportamento in wave e bump & jump
-
prezzo
Naish Session 6,1
mis. disp. : 3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,1/6,7 mis. albero : 452 cm mis. boma : 183 cm mast ideale: Naish RDM 90 430/21 mast comp.: rdm carbon mast 430/21 stecche : 5 + 3 mini battens top : fisso
,1 Session 6
708 € rider and test smink - noli (sv) marzo 011 - photo © panda
Di nuovo la Session in test?! E qui vi “frego”, questa è una vera novità 2011 in quanto la Session quest’anno aggiunge due misure grandi, 6,1 e 6,7, e manda in “pensione” la linea All Terrain del 2010. Giusto per non perdere troppo tempo a cercare nuove parole “diverse” per dire sempre le stesse cose quando si parla della Session, anche perchè vi anticipo già che questa 6,1 conferma tutto quando di buono si può dire di questa vela, soffermiamoci un attimo sul lavoro di “ridimensionamento” delle linee fatte quest’anno da Naish. Lavoro intelligente, in un momento in cui il “vecchio” windsurf non gode della migliore della salute. A parte il discorso delle vele dai bambini, che passano da tre a due, le nove vele 2010 di casa Naish sono ora raggruppate in solo sei linee principali. Molte vele escono di scene sostituite da new entry o inglobate nelle linee esistenti. Global Freeride e Sprint, vele no cam, sono state sostituite ad esempio dalla nuova Rally che vanta undici misure fino alla 7,9, le camberate Boxer SL, Grand Prix e Stealth sono state raggruppate in due sole, nuove linee, Indy, 2 cam slalom e Grand Prix Ltd 3 cam Slalom e, per arrivare a noi, la All Terrain, una tutto fare freewave è stata “mangiata” da una “maggiorata” Session! Una delle migliori vele wave per leggeri, diventa un’allround wave nelle misure più grandi. Un lavoro non facilissimo quello di non snaturare le doti della Session, leggerezza, feeling morbido, precisione in surfata in misure veramente “grandi” per il wave come 6,1 e 6,7. Nel caso della 6,1 l’obiettivo è stato raggiunto, perchè la vela sin dal primo bordo, regala lo stesso feeling delle misure piccole abbinata ad un tiro sensibilmente più generoso che non sfocia però nei problemi di gestibilità delle vele power wave utilizzate in condizioni di vento forte. Il profilo della Session infatti non si sposta e la vela rimane confortevole da condurre in condizioni ben ventilate. Quello che si apprezza maggiormente è proprio il bilanciamento azzeccato di questa vela sia che la si usi con una bava di vento termico, sia al cospetto delle forti raffiche di tramontana. In sintesi una vela che pur diventando più duttile, rimane ben orientata al wave. Il rapporto potenza/manovrabilità è infatti uno dei suoi punti di forza, non soltanto per i leggeri, ma anche per surfisti di peso medio. E in surfata la Session 6,1 continua a farsi apprezzare per la sua leggerezza e la sua neutralità. Riassumo il tutto... una vela leggera, manovrabile, relativamente potente e nervosa che può rivelarsi la compagna giusta per regalare soddisfazioni tra le onde come sull’acqua piatta o il ciop come bump and jump sail. La costruzione Ultralight Surf, valida e robusta grazie ai nuovi materiali già apprezzati nei test della Boxer 2010 e della Force 2011, anche se il tramato della finestra sembra un po’ largo per una 6,1 da “brutalizzare” tra le onde, esalta la leggerezza della Session... e gli unici dubbi sono legati al prezzo, veramente salato. Wind News FEB/MARZO ‘011
pag. 51
FREEWAVE SAILS (5,3/ 6,7) Challenger FreeG 6,3
+ -
FreeG 6,3
575 €
Potenza, partenza in planata, manovrabilità, vivacità, comportamento con il vento ideale trim molto accurato, “fisica” con il vento forte
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
rider and test smink - diano marina(sv) febbraio 011 - photo © panda
Lo storico nome FREE-G era tornato alla ribalta nella linea Challenger 2010 con un'idea ed un feeling totalmente innovativo. L’idea sviluppata da Federico Radicioni in Australia e da Valter Scotto alle Canarie, era quella di realizzare con la FreeG, una vela compatta nelle dimensioni, leggera, potente, reattiva e maneggevole. Lo scorso anno l’avevamo già provata nella misura 5,2 e quest’anno abbiamo voluto rimetterla alla prova nella misura più grande disponibile e cioè proprio questa 6,3. Rispetto allo scorso anno infatti sono cambiate un po’ di cose all’interno di questa linea: la nuova Free G ha infatti uno shape a quattro stecche in tutte le misure e non più cinque come nel caso della 6,2 e 6,7 della serie 2010. Le nuove 5,7 e 6,3 risultano inoltre più potenti, leggere (di quasi un chilo) del modello precedente. La ricerca della massima leggerezza, soprattutto in queste due misure più grandi, è stata ottenuto cercando di non intaccare la qualità e durabilità della vela, che appare comunque bella robusta. Il nuovo look, piacevole e disponibile in tonalità rosso o giallo, lascia trasparire lo sviluppo di origine australiana, visto che il disegno proposto sulla vela è ispirato da un boomerang appartenuto agli antichi aborigeni. A livello di trim è una vela che necessita quasi obbligatoriamente un albero rdm di buon livello, in questo caso 430/21. Vi dico questo perchè abbiamo provato l’abbinamento anche con un albero sdm 430/21, ma alla prova dei fatti, si snaturano molto le qualità della vela, che perde persino in potenza. La FreeG 6,3 necessita, per rendere al meglio di un trim molto accurato a seconda delle condizioni di vento in cui si esce: deve essere sempre cazzata di caricabasso in modo che la parte alta della vela sventi bene, ma all’aumentare del vento bisogna intervenire ulteriormente sulla tensione del caricabasso facendola sventare anche tra la seconda e la terza stecca. Occhio alla carrucola del caricabasso, funzionale, ma la sua posizione troppo vicina alla fettuccia che la unisce alla base della vela, rende difficoltoso il passaggio dell cimette più spesse. La bugna va sempre cazzata, per far si che la stecca che incrocia non appoggi sul boma: è molto importante che la tensione di bugna non venga lasciata lenta perchè la vela lavorerebbe male. Con il giusto trim, la vela è divertente, super manovrabile, potente e reattiva, anche se il particolare taglio della base fa perdere in velocità un poco dell’ottimo spunto iniziale. La partenza in planata è però migliorata rispetto al modello del 2010 e se il vento è quello giusto, la FreeG 6,3 sfodera le sue armi migliori: leggera sulle braccia ed intuitiva in manovra, reattiva, persino precisa in surfata, dove appare sempre neutra. Essendo però alla fine una vela indirizzata al freestyle/wave, soprattutto in questa misura, il rovescio della medaglia è rappresentato dal vento molto forte, frangente in cui la vela diventa più instabile facendosi sentire sul braccio dietro e limitando il confort. Una buona vela freestyle/wave, che fa di manovrabilità, potenza e leggerezza i suoi punti di forza, ma che necessita di un trim molto accurato per essere sfruttata al top.
3,7/4,2/4,7/5,0/5,3/5,7/6,3 452 cm 181 cm Challenger FSW99/FSW99 Ultra 430/21 carbon rdm 430/21 4 + 3 mini battens fixed
FREERIDE SAILS (5,5/ 8,0) Gun Sails Escape 6,5
+ -
escape 6,5
379 €
Qualita/prezzo, costruzione robusta, confort e stabilità di profilo, accessibilità, prestazioni “oneste” spunto ai bassi regimi, tasca stretta
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
rider and test cassik - stintino (sardegna) - aprile 011 - photo © silvia
Se scegliessimo i nostri motori solo basandoci sul rapporto qualità/prezzo troveremmo nei nostri spot tante più Gun di quelle che invece troviamo. E non è un caso se invece tedeschi e francesi, notoriamente meno schizzinosi, le preferiscono spesso a nomi più blasonati. Personalmente ho usato le Gun Sails dal 2001 al 2006, ma da quell'anno non mi era più capitato di usarne una. Lo stage Freerace Slowriders in Sardegna di Marzo si è rivelato un'ottima occasione per riprovare, "rubandone" una ai test del nostro capo redattore e portando a casa un bella prova di questa interessante freeride camberata che comunque non disdegna l'accostamento alle tavole slalom. Il velaio Renato Morlotti inserisce la linea Escape tra le freeride. Non c'è dubbio che sia così, visto che la vera vela FreeRace è la Cannonbal, che ha anche una tasca d'albero un po' più larga, oltre ad un camber e una stecca in più. Però i due camber e la misura "piccola" (in fatto di vele per lo slalom) rendono la Escape, a mio parere, un'ottima scelta almeno per le regate amatoriali come Free12 in abbinamento ad una vela più grande slalom o freerace, oltre che per tutte le uscite in cui si vuole rivaleggiare con gli amici in acqua e si vuole un po' di controllo e potenza in più di una freeride no-cam. Il profilo a 6 stecche e i camber non la rendono troppo pesante: non è un super fuscello in termini assoluti, ma questo è anche dovuto alla presenza di tanti rinforzi e, cosa da non sottovalutare, da un monofilm molto più spesso di altre marche più blasonate. Se da una parte quindi ci portiamo circa 300 grammi in più di vela (che comunque in acqua non si sentono... con questa vela non ci sono particolari problemi a partire dall'acqua), dall'altra ci troviamo una vela che non si riempirà di piccole pieghette sul monofilm come avviene su altre vele, già ai primi utilizzi. La sensazione è infatti che il materiale sia molto resistente e negli utilizzi che ne ho fatto fino ad oggi il monofilm ha conservato la sua piena integrità, tanto da sembrare sempre nuova. Armarla è molto semplice: si infila l'albero sopra ai camber, si cazza di caricabasso fino a 7-8 cm e poi tutto di bugna (dove troviamo 2 occhielli per un assetto freeride o freerace). A questo punto i camber entrano nella loro sede con una leggera pressione. Cazziamo per bene il caricabasso, facendoci aiutare da "Fred", il disegnino in penna che ci permette di trovare la tensione giusta, regoliamo la bugna e siamo pronti per entrare in acqua. Per disarmare si traffica un po' di più perchè la tasca d'albero è veramente piccola e non ci sono le cerniere che permettono un accesso comodo al camber per farlo uscire dall'albero. Comunque mollando pian piano il caricabasso ad un certo punto si riesce. Le sensazioni in acqua sono state ottime ed in accoppiata ad uno slalom ha mostrato un carattere più sportivo e corsaiolo di quanto pensassi dai deplaint pubblicitari GUN. L’Escape, pur rivelandosi stabile e confortevole e quindi facile da condurre, è in grado di erogare un discreto spunto di potenza soprattutto se il vento non è proprio leggerissimo, spunto che la fa accelerare senza indugi e raggiungere buone prestazione verticistiche. Non è probabilmente il massimo della reattività e magari non soddisferà chi apprezza vele più nervose e fisiche, ma regala una buona manovrabilità in strambata e rimane, tutto sommato, un’ottima soluzione per freerider avanzati: facile, ma con performance di tutto rispetto e con il fattore prezzo che da solo fa aggiungere tanti punti.
6,0/6,5/7,0/7,5/8,0/8,6 465 cm 197 cm Gun Expert/Select 460/25 sdm carbon mast 460/25 6 + 2 cambers fisso
FREERACE SAILS (6,5/ 8,5) + -
Partenza in planata, spunto, prestazioni con i venti medio/leggeri e/o rafficati, super rapporto qualità/prezzo
Gun Sails Cannonball 8,0
“fisica” con il ventone
mis. disp. : 6,0/6,5/7,0/7,5/8,0/8,6/9,6 mis. albero : 486 cm mis. boma : 222 cm mast ideale: Gun Expert/Select 460 mast comp.: sdm carbon mast 460/25 stecche : 7 + 3 camber top : fisso
ll 8,0 cannonba
459 € rider and test smink - fornaci (sv) aprile 011 - photo © max
Questo test nasce dalla nostra “esperienza” maturata negli ultimi tre anni di test di vele “grandicelle” della Gun Sails. Negli anni passati, abbiamo infatti provato due edizione della Cannonball, sempre nella misura 7,5, ed una Mega XS 8,1. Quest’anno, al momento di decidere che metrature testare, con un occhio alle misure sul catalogo e con un orecchio alle indiscrezione, di chi aveva già avuto la possibilità di provarle ad inizio anno a Tarifa, ho optato per la Cannoball 8,0 e per la “sorella” slalomara Mega XS 7,9 2011. L’occhio al catalogo perchè volevo provare delle vele relativamente grandi senza dover utilizzare boma giganteschi ed alberi più lunghi dei due 460/25 in nostro possesso; l’orecchio alle indiscrezioni perchè si parlava un gran bene della Cannonball 8,0 in grado di rivaleggiare con il vento medio/leggero con la più blasonata sorella da slalom. La Cannonball 8,0 2011 ha subito notevoli cambiamenti rispetto allo scorso anno, attingendo molto dalla vela slalom Mega XS. Tanto per cominciare la vela ha un nuovo giro d’albero, leggermente più largo, è decisamente più compatta, caratteristica che ha permesso una riduzione della misura dell’albero, mediamente di 15/20 cm senza andare ad incrementare la misura del boma. Il nuovo shape ha permesso alla 8,0 di quest’anno di passare da 502 cm di albero dell’edizione 2010 a 486 cm, mantenendo i 222 cm di boma... fatti due calcoli l’ideale per essere montata con il “suo” sdm dedicato Gun Espert C70 e con il mio boma Dynafiber Mono Alu 200/250 (boma che sostituisce dallo scorso anno i boma Side One alu...) che anche con 20/22 cm di escursione, continua a sorprendermi, confermandosi più rigido del mio vecchio carbon boom 170/230. Sempre dotata di tre camber la vela conferma la sua facilità di trimmaggio accentuata dal fatto che la tasca ora dispone in prossimità dei camber, di tre tasche con cerniera che rendono più facile l’inserimento degli stessi... tra l’altro il caricabasso necessità meno tensione per raggiungere la regolazione ottimale. Immediatamente a suo agio in condizioni di vento leggero, la Cannonball 8,0 garantisce un gran spunto ai bassi regimi che le permette di partire in planata immediatamente e di passare, grazie alla spinta generosa, qualsiasi buco di vento senza perdere la planata. La vela pur eccellendo in spunto e potenza rimane leggera sulle braccia e duttile come la 7,5 dello scorso anno: basta appoggiare la base della vela sulla coperta della tavola ed assettarsi per raggiungere velocità da slalom. In questo frangente e nei lasconi più veloci si apprezza il controllo con cui la vela si lascia condurre a pieno regime. Lo spirito Freerace della Cannonball viene fuori, quando si comincia ad impostare qualche bolina, dove la vela garantisce un angolo di risalita notevole. Spunto in planata, accellerazione e velocità elevate, una duttilità che le permette di essere spremuta al massimo facilmente da chiunque, manovrabilità invariata rispetto alla 7,5 dello scorso anno, una rotazione dei camber soffice, che la rende semplice da far strambare e virare... insomma il motore ideale per togliersi delle gran soddisfazioni con il vento medio/leggero. Con il vento più sostenuto, la gestione rimane “a portata di freerider”, ma la vela comincia a farsi sentire sul braccio dietro... niente di che, ma essendo una 8,0, sotto le raffiche più forti, risulta un po’ più ingombrante. Forse sta proprio qui la differenza con la sorella Mega XS 7,9, che in condizioni di vento medio leggero, subisce notevolmente la Cannonball, salvo rivelarsi più confortevole e performante con il ventone... ma tra le due, da buon freerider, freeracer o amatore che dir si voglia... scelgo ad occhi chiusi la Cannoball 8,0 e lascio la Mega XS 7.9 a chi vuol fare le regate e deve usare un velone anche quando si uscirebbe tranquillamente con vento da 6,0/6,5. In sintesi... una gran vela, migliorata ulteriormente rispetto alle edizioni passate, proposta ad un prezzo... shock per una 8,0 camberata. Wind News MAGGIO 2011
pag. 49
FREESLALOOM SAILS (5,5/ 8,0) Naish Sails Indy 7,0
+ -
indy 7,0
732 €
Leggerezza, accessibilità, semplicità di trimming, partenza in planata, spunto ai bassi regimi, manovrabilità meno performances con il ventone, prezzo
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
rider maurizio - test smink - vado (sv) maggio 011 - photo © smink
Per la stagione 2011 la gamma freeride/slalom si “contiene” in tre sole linee: Gran Prix Ltd (3 cam slalom), Indy (2 cam slalom) e Rally (pura freeride). Delle varie All Terrain, Global Freeride, Sprint, Boxer SL e Stealth non c’è più traccia nel catalogo di quest’anno... solo la Grand Prix riesce a scampare a questa epurazione. Tutto sommato però se la semplicità rimane anche per noi un cavallo di battaglia, non possiamo che approvare questa scelta, forse solo un po’ troppo radicale nella totale mancanza di una vela da regata o da Formula. Se analizzate bene però il mercato di questo tipo di attrezzature così limitato, non solo a livello italiano, possiamo capire le motivazioni del caro vecchio zio Robby. La nuova Indy prende così l’eredità della Sprint e soprattutto della Boxer SL dello scorso anno: dalla prima adotta versatilità e duttilità, dalla seconda la potenza e la stabilità di un profilo sorretto da due cambers. Profilo che se lo guardate bene, fa della compattezza, il suo biglietto da visita... sulla carta solo 458 cm di albero e 198 cm di boma per la 7,0, in pratica anche qualche cm in meno di quello dichiarato sia di albero che di bugna. Altra caratteristica interessante di questa nuova vela, è il fatto che nelle misure dalla 5,8 alla 7,0, si possa montare e sfruttare pienamente, sia con alberi sdm che rdm 430/21, senza pagare nessun tipo di scotto, il che la rende appetibile a tutti quei surfisti che hanno come albero più grande appunto il 430 e sono alla ricerca di un motore per le brezze estive. L’unica accortezza è quella di adottare dei carbon mast decenti, o per lo meno morbidi come l’albero di serie consigliato, Naish RDM 90 430/21. Questo per una volta non è un appunto alla veleria, ricordate come siamo contrari al discorso alberi “dedicati”, ma dalla constatazione che c’è... albero ed albero! Abbiamo montato la Indy con i seguenti mast: 430/21 Reptile Python (carbon 100), il suo albero Naish RDM (carbon 90), l’sdm Gun Expert (carbon 70) e non abbiamo avuto nessun tipo di problema... la vela, una volta facilmente trimmata, si presentava con il suo bel profilo profondo e la parte alta sventata come si deve. L’abbiamo poi montata, per puro caso, grazie all’ordine e all’organizzazione (!) del vostro caporedattore di fiducia, con un albero sdm di recente produzione, reperito presso il circolo Nautico di Vado... senza fare “pubblicità” negativa alla marca, una volta trimmata, la vela appariva “strana” e lavorava veramente male forse perchè il mast era rigido come... un pale della luce. Con gli alberi giusti, in acqua la Indy si rivela una goduria: per essere una 7,0 è veramente leggera, grazie ai materiali Ultra Light Slalom con cui è costruita, ed adattissima ai surfisti medio/leggeri. Nonostante le dimensioni ridotte del boma, la bella “pancia” della base della vela, permette a chiunque di partire a razzo, due pompate e via, la Indy accelera, anche con il vento deboluccio e passa, senza incertezze, ogni buco di vento. I cambers lavorano bene e lo spunto permette di avere un’accellerazione veramente notevole, che sommata al confort di guida fa di questa vela una vera chicca per tutti i freerider avanzati che vogliono fare il salto di qualità... verso lo slalom amatoriale. All’aumentare del vento, la Indy, non diventa, troppo “fisica” da portare sotto le raffiche più forti, ma perde qualcosina in prestazioni top speed. Aggiungeteci però una manovrabilità eccellente in strambata, esaltata dalla leggerezza di una vela, che ha un solo punto debole... il prezzo.
5,8/6,4/7,0/7,6/8,2 458 cm 195 cm Naish sails Rdm 90 430/21 rdm/sdm carbon mast 430/21 6 + 2 cambers fisso
SLALOM SAILS (6,5/ 9,5) + -
prestazioni con i venti medio/forti, stabilità di profilo, confort di guida soprainvelati, rapporto qualità/prezzo
Gun Sails Mega XS 7.9
spunto ai bassi regimi, peso
mis. disp. : 5,0/5,6/6,3/7,1/7,9/8,7/9,5 mis. albero : 481 cm mis. boma : 215 cm mast ideale: Gun Select 460/25 mast comp.: sdm carbon mast 460/25 stecche : 8 + 4 camber top : fisso
7,9 mega xs
569 € rider maurizio - test smink - fornaci (sv) maggio 011 - photo © max
Mega XS e Mega XR sono le vele più performanti in fatto di slalom e Formula della Gun Sails... sono anche le più costose, se così si può dire per i prodotti di una veleria che ha fatto del rapporto qualità/prezzo uno dei suo cavalli di battaglia. Se guardate il listino però, tra una Cannoball 8,0 (459 euro al pubblico) e una Mega XS 7,9 (569 euro) ci sono più di cento euro di differenza e un po’ di peso in più a sfavore della vela da slalom. In pratica, avendo avuto la possibilità di fare una quindicina di uscite con le due vele, scambiandoci via, via, le stesse tavole da slalom sotto i piedi, abbiamo realizzato una sorta di test comparativo... so già che all’amico Morlotti, sail designer Gun, non piacerà molto, visto il diverso indirizzo delle vele, ma amen. In effetti appena srotolata, la Mega XS 7,9 si rivela imponente: la sua tascona d’albero, larga in maniera impressionante (... agli occhi di un freerider naturalmente), la cerniera che chiude l’inserto di neoprene che sigilla la “feritoia” del boma per rendere il profilo della vela più pulito possibile, i quattro cambers, le otto stecche di cui cinque dotate di tubolare... tutto deporrebbe, sulla carta, ad una scarsa semplicità di trim e di utilizzo. In pratica invece non è che le operazioni di trimmaggio siano così differenti dalla mia “preferita” Cannonball 8,0... certo c’è un camber in più da inserire e bisogna “picchiarsi” maggiormente per posizionare il boma, ma tutto sommato con un po’ di pratica il tempo di trimmaggio è pressoché lo stesso, tenuto conto che anche questa vela adotta il 460/25 come albero ideale. Il caricabasso necessita di una tensione, tutto sommato, umana e in breve la Mega XS 7,9 è pronta ad andare in acqua. Il profilo è simile a quello della sorella freerace, ma si vede subito che la vela da slalom ha un profilo più “piatto” nella parte bassa e all’altezza del boma. Bisogna ricordarsi quando si provano vele da regata, che sono appunto... motori da gara e come tali sono sono da trattare. Traduco... se ve ne stati inermi ad aspettare di partire in planata con il vento leggero come potreste fare con la Cannoball 8,0, con la Mega XS 7,9 andrete... al pascolo. Bisogna essere attivi, quasi aggressivi... pompare e partire volgendo la tavola al lasco, lo spunto della Mega XS ai bassi regimi è inferiore alla sorella freerace, anche se una volta partiti e trovata la posizione ottimale, si cominca a ragionare. Anche in andatura con i venti termici bisogna essere un po’ più attivi e pronti a supportare la vela, con qualche pompatina, nei buchi di vento. Il quadro non del tutto idilliaco cambia quando si affrontano venti un po’ più seri, venti per cui questa vela è stata realizzata... negli slalom gli atleti utilizzano queste metrature, quando i comuni mortali userebbero, come minino, due metri di vela in meno. Con i venti medio/forti, le incertezze da light wind della Mega XS scompaiono: quando la Cannonball 8,0 comincia a dare segno di “fatica”, quando diventa fisica da portare, il tiro sul braccio dietro evidente ed il confort in navigazione comincia a diminuire, la Mega XS 7,9 tira fuori gli artigli. La conduzione diventa addirittura più facile, perchè la vela rimane confortevole da portare... una volta assettati non vi smuove nulla, la vela sta ferma sulla tavola e lavora solo la parte alta che sventa a dovere. Se la Maga XS pagava pegno con i termici un po’ in tutte le andature dalla sorella Cannonball, è ora quest’ultima a subire su tutto il fronte. La scelta è ora nelle vostre mani... al di là dei 100 euro di differenza a sfavore della Mega XS, dato che il comportamento in strambata tra le due vele è pressoché simile, dovete scegliere in base alle condizioni in cui pensate di sfruttare al massimo questo tipo di motore. Personalmente visto che volevo una vela “grande” da ponente termico, la Cannonball 8,0 va più che bene... certo che se pensassi di fare le regate (aaargh...) e volessi una vela da sfruttare anche con il vento forte, vedi la nostra tramontana, mi dovrei “buttare” sulla Mega XS 7,9. Wind News GIUGNO 2011
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