TEST BOARDS 09
JP Twinser Wave 76 Pro edition TW 76 pro
1799 €
FWS Edition 1.599
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peso, relativa facilità, polivalenza partenza in planata, salti e surfate meno vivace in codizioni side
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
rider and test smink - lanzarote agosto 08 - photo © silvia
Il Jp Twiser wave 76 Pro, veramente leggerissimo e super accessoriato sia a livello di pinne che di straps e pads, è stato la prima delle tavola con assetto a due pinne a finire sotto i nostri piedi. Dopo aver provato il Fanatic New Wave Twin Fin TE e l’RRD Wave Twin 74 Ltd, possiamo tranquillamente dire che è sicuramente la più accessibile delle tavole 09 provate. I waver più “hard”che si aspettavano una tavola super radicale, visto anche il battage mediatico che ha accompagnato la sua uscita, potrebbero rimanere delusi, ma tutti gli altri non potranno che apprezzare questa tavolina veramente polivalente. Caratterizzata da una larghezza generosa per tutta la sua lunghezza (anche a 30 cm da poppa dova arriva quasi a 34 cm), si rivela sin dal primo bordo veramente accessibile. E dire che guardandola bene, sembra anche più piccola dei suoi 76 litri, ma che ci si attacchi la 4,2 o la 5,3, esibisce una facilità di planata degna del suo fratello per “umani” Real World Wave che fa di accellerazione e partenza precoce uno di sui punti di forza. Tanto planante e divertente che in tutta la vacanza, nonostante i miei 76 chili, ho preferito usare questa tavola che non scafi più voluminosi. Il feeling del JP è in pratica immediato: chi come me ha provato i twinzer di una volta, non ha neanche bisogno del consueto bordo di acclimatamento, per trovare il giusto assetto. Il twinser parte rapido e deciso e risale il vento con estrema facilità grazie alle due pinne G10 da 16,5 cm e mantiene una buona velocità di punta anche nelle condizioni rognose, cosa che le regala un approccio ai salti sontuoso. In surfata, ci siamo trovati bene sin dal prima onda: il Twiser surfa bene le onde sia in front che in back e si trova a suo agio sia in condizioni on shore che side shore. In queste ultime probabilmente i waver di razza troveranno il punto debole e cioè una mancanza di vivacità surfata e un controllo più “fisico” nei bottom più veloci. Ma i surfisti di livello medio/buono che vogliono cimentarsi tra le onde troveranno pane per i loro denti con questa tavolina accessibile e polivalente in tutte le condizioni.
232 cm 55 cm 76 l 5,8 kg Carbon Kevlar - Biax Carbon
us box Twinser Wave 2x6.5'' 4,2/5,4
peso rilevato con straps e pinna
WAVE BOARDS (70/90 l)
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WAVE BOARDS (70/90 l) range di utilizzo, confort, controllo nel vento forte, surfata pads troppo spessi
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
peso rilevato con straps e pinna
Naish Wave 80
237 cm 56 cm 80 l 6,6 kg
wave 80
1639 €
Carbon Kevlar - Biax Glass
us box Wave 8.5 (21,5 cm) G 10+ 4,0/5,5
rider panda - test smink - lanzarote agosto 08 - photo © betta
Robby Naish non ha ritenuto opportuno opportuno cavalcare, almeno per questa stagione, la “moda” twinzer ed ha preferito sfoderare la nuova gamma Wave (Core) che manda in pensione i Wave Pro US1111 delle scorse stagioni. Quattro tavole 62, 72, 80 ed 85 che, almeno per l’80 provata, segnano un cambio di tendenza rispetto ai modelli relativamente “tecnici” degli scorsi anni. Anzi una delle caratteristiche del Wave 80 provato è che si avvicina sensibilmente alla duttilità finora appannaggio dei Global wave. Infatti oltre ad essere relativamente accessibile, questo scafo si rivela super controllabile anche nelle condizioni più difficili, tanto che il Panda che pesa intorno ai 60 chili, l’ha usata e testata con soddisfazione per una quindicina di uscite dalla 5,3 fino a scendere alla 4,0 “impazzita”. Questa la dice lunga sul suo controllo e confort! Dotata di un partenza in planata rapidissima e di un’accelerazione che stacca tutti i twinzer della nuova generazione, si fa apprezzare nell’approccio ai salti e nel mega controllo anche in condizioni di vento molto forte e piano d’acqua perticolarmente incasinato. Eppure la costruzione Carbon Kevlar sandwich offre uno scafo molto rigido che dai primi bordi lascerebbe intendere un comportamento ottimo in partenza di planata, ma magari un po’ “spigoloso” in manovra. Ed invece il Wave 80 si rivela duttile e “morbido” nelle manovre nonostante sia concepito sulla maniera di surfare molto “fisica” dello zio Robby. In condizioni di onda formata e vento di media intensità esibisce una grande attitudine in surfata trovandosi a suo agio sia in condizioni on shore che side shore. Quando il vento aumenta (4,0/4,2) e le condizioni si fanno più dure, perde leggermente di reattività (non di controllo sempre ottimale) nelle surfate più veloci, ma se in questo frangente non è tra le tavole più reattive, ripaga alla grande in duttilità e range di utilizzo. Unico neo i pads eccessivamente spessi che fanno perdere un minimo di sensibilità, mentre straps e pinne si rivelano ottime. Un grosso più alla sacca “ecologica” consegnata di serie con la tavola al posto del solito mille bolle di plastica.
WAVE BOARDS (70/90 l)
-
5 Twin Te 8
1699 €
potenziale di surfata con onde grosse, reattività e polivalenza, leggerezza nulla da segnalare
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
rider max - test smink la cudù - settembre 08 - photo © smink
Ed anche per questo Fanatic Twin Fin 84 Team Edition chi si aspetta una tavola super tecnica... è fuori strada. L’ho provata una prima volta tra le onde delle Fornaci con la 5,7 e la 5,3, non appena il vento è aumentato, rimanendo impressionato per la sua accessibilità, per planata ed accelerazione e soprattutto per la reattività in surfata. “Va bene come il mio WaveCult 85 (che reputo una gran tavola) forse meglio...” anzi mi sembrava impossibile che reggesse con così tanta semplicità la 5,7, lasciandosi condurre nelle onde con una pulizia di traiettorie in surfata a dir poco “stellare”. Con la 5,3 si era esaltata sia in surfata che nei salti, anche in virtù del peso veramente contenuto per un 84 litri, che gli permette una partenza immediata, lasciandomi l’idea di aver provata una gran tavola wave. La controprova l’hanno registrata Max e Fausto nelle due seguenti uscite “toste”, una alla Cudù con onda grossa e vento più da 3,7 che da 4,2 e l’altra ad Andora con vento da 4,2 ed onda piccola ed incasinata. Max (peso intorno agli 85 chili) con la 4,2 l’ha apprezzata, nonostante le condizioni francesi veramente difficili, per il suo potenziale di radicalità in surfata mentre Fausto (peso ridotto intorno ai 65 chili) si è entusiasmato per la sua polivalenza ed il suo controllo/confort, nonostante la 4,7 fosse “leggermente” grossa per la spazzolata beccata recentemente ad Andora, Se tutti e tre i tester, di diversa tipologia sia di surfata che di peso, se ne sono usciti, dopo averla provata con un... “ma che figata questa tavola!”, forse qualcosa vorrà dire! Eppure lo shape dei New Wave Twin è persino più “tirato” di quello dei New Wave, ma sinceramente, tutto si può dire tranne che questo 84 litri sia difficile. I test della stampa internazionale, parlano nel caso dei modelli più piccoli 72 e 78, di una surfata più tecnica, ma con l’84, sinceramente, non abbiamo mai registrato questa caratteristica, anzi dobbiamo rimarcare il perfetto bilanciamento tra radicalità e polivalenza. Costruzione (Carbon Kevlar light finish) ed accessoristica, pads, straps e pinne Us Box G 10 da 16 cm sono di altissimo livello.
234 cm 57,5 cm 84 l 5,9 kg Carbon Kevlar Sandwich Light Finish
us box NW G10 Fins 2x16,5cm, 4,2/6,2
peso rilevato con straps e pinna
FANATIC New Wave Twin Fin TE 84 +
+
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WAVE BOARDS (70/90 l) leggera ed accessibile - reattiva - surf con onde medio/piccole - partenza in planata - ottima manovrabilità straps rigide
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
peso rilevato con straps e pinna
Tabou Pocket Wave 85 HD
233 cm 58 cm 85 l HD 6,6 kg- TE 6,3 kg double sandwich carbon/kevlar
us box Tabou Pritchard Wave 24 cm 4,2/6,0
85 HD pocket wave
1499 €
rider max - test smink - andora (sv) - dicembre 08 - photo © smink
Cominciamo con il fare un po’ di chiarezza perchè ve lo vedo negli occhi che non avete ancora ben capito cosa vogliono dire le sigle HD e TE delle nuove tavole wave Tabou. Ecco un minimo di spiegazione... quest’anno Volleinweider ha realizzato le linee Da Curve e Pocket in due versioni: la versione classica ”standard Tabou quality” detta HEAVY DUTY e la versione più leggera di tre etti detta TEAM EDITION. Stesso shape, ma diverso peso. Tutto sarebbe chiaro e per il Pocket Wave lo è, se ci fermassimo qui, ma nel caso dei Da Curve stesso shape, diverso peso e la versione TE con assetto Twinzer, mentre la versione HD con assetto single fin. Capito?! E allora torniamo ai nostri Pocket che per la stagione 2009 sono stati completamente ridisegnati e vantano caratteristiche tali da rivoluzionare il loro range. Detta così sembrerebbe la solita operazione di marketing... ma avendo tra le mani il Pocket 85 del Panda del 2007 ed avendo provato il Pocket 78 del 2008, vi possiamo tranquillamente dire che le tavole non sembrano neanche... sorelle! Gia soppesando i due Pocket 85, quello del 2009 e quello del Panda, si sente immediatamente una sensibile riduzione di peso del nuovo modello, nonostante siano entrambi versioni base. E poi balza all’occhio il disegno della poppa completamente diverso: quella del vecchio Pocket sembra larghissima e tozzissima al confronto con questa “poppina” wave con i bordi finissimi di cui è dotata la nuova tavola. La conferma che si tratti di una tavola completamente diversa anche da quella dello scorso anno è nettissima sin dal primo bordo: l’incertezza in partenza in planata riscontrata sul Pocket ‘08 è un lontano ricordo. Anche con il vento leggero la tavola parte in planata senza incertezze e senza incertezza accelera. A suo agio nelle condizioni “ballerine” anche come freewave, il nuovo Pocket 85 si esalta tra le onde: surfa con una facilità impressionante anche quelle molle, tiene bene la linea nei bottom e poi curva bella radicale quasi come una tavola wave di razza. Anche in condizioni tipicamente on shore si surfa belli “tonici”, riuscendo con facilità ad arrivare verticali nei cut back. L’unica cosa che patisce un po’, in virtù della sua rigidità, è il ciop incasinato se molto soprainvelati, ma per il resto mi sento di paragonarlo ad un best seller tra i wave per umani e cioè al mio WaveCult 85... e ad essere sincero è la prima volta che accade! Forse perchè alle ottime doti sopra elencate, il Pocket 85 abbina accessibilità, facilità di conduzione e la possibilità di essere felicemente abbinata per un uso “freestyle/wave” a vele relativamente più grandi (5.7/6,1). Una gran tavola indubbiamente. Concludo con un più alla parte accessoria, per quanto riguarda l’ottima la pinna in G10 da 24 cm, i ben lavorati i pads; un piccolo meno invece mi sento di darlo alle straps un po’ troppo rigide anche se probabilmente con l’uso si ammorbidiranno..
Mistral Twinzer 76 RD 76 twinzer rd
1599 €
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leggero - duttile - reattivo nel surf con onde medio/piccole - buona partenza in planata - buona attitudine salti un po’ fisico nel ventone per i leggeri
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
rider and test max - andora (sv) ottobre 08 - photo © smink
Finalmente siamo riusciti a testare questa tavola twin fin di cui si parla ormai da quasi un anno. In effetti i Twinzer della Mistral sono state le prime tavole andate in produzione in Cobra ed anche le prime a circolare sotto i piedi dei migliori tester dei vari windsurf magazine europei. In Italia, il cambio della guardia nella distribuzione ha un po’ rallentato queste operazioni, dato che per un paio di mesi c’è stata una specie di black out legato al fatto che non si sapeva bene da chi sarebbe stato distribuito il marchio Mistral. Passato l’empasse eccoci alla prova di questo Mistral Twinzer 76 RD... leggero e ben accessoriato, sia come pinne che come pads/straps, ad una prima occhiata mi è parso compatto... si, ma anche ben, ben largo. Come dice il mio boss, ormai sono un surfista della vecchia generazione dalla testa di coccio che continua a volere tavole wave strette (52-53 cm di larghezza per tavole dai 70 ai 76 litri: oltre i 54,5 cm normalmente mi rifiuto di salire sopra!). Questo tipo di tavola ad una prima analisi a terra mi sembrava adatta a tutto tranne che al vento nucleare e all’onda incasinata! Mi sono invece dovuto ricredere (azz, devo dare ragione al boss smink... patisco un po’!): il twinzer 76 si è comportato egregiamente anche in quelle giornate dove se hai la tavola sbagliata finisci male. Le condizioni ad esempio trovate giovedì 30 ottobre ad Andora in Liguria, non sono state sicuramente delle più semplici: vento nucleare costantemente sopra i 35-40 nodi, onda di tutto rispetto, porti chiusi, navi in difficoltà, passanti increduli, insomma quasi tutti gli ingredienti necessari... beh, vi dirò che non ho mai avuto problemi di controllo in andatura, nessun spin out ed in aria e nelle surfate quei cm in più di larghezza non si sentono minimamente. Nonostante non abbia probabilmente la sensibilità per potervi definire il vantaggio della doppia pinnetta in surfata, rimane semplicemente il fatto che questa tavola surfa le onde in maniera semplicemente intuitiva, tanto che qualunque waver di buon livello non ha bisogno di tempo per adattarsi al suo modo di navigare. Il Twinzer 76, radicale nelle surfate, non è assolutamente difficile e si adatta alla grande alle condizione nostrane, in più con le due pinne corte si può surfare e strambare a palla a 10 cm da riva passando indenni in molti spots, cimiteri di pinne (vedi anche la Cudù!) In sintesi una ottima tavola wave che plana facilmente, salta come un grillo, ma anche reattiva, nervosa al punto giusto e veramente vivace sotto i piedi.
223 cm 56 cm 76 l 5,8 kg Custom full sandwich/carbon
us box CNC foiled G10 twin fins 15,5 cm 4,0/5,3
peso rilevato con straps e pinna
WAVE BOARDS (70/90 l)
+
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WAVE BOARDS (70/90 l) accessibile e confortevole - duttile con ampio range di utilizzo - radicale in surfata anche on shore - manovrabile poco nervoso
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
peso rilevato con straps e pinna
RRD WaveTwin 74 ltd
233 cm 55 cm 80 l 6,0 kg
wavetwin
74
1769 €
Carbon Kevlar - Biax Glass
us box MFC TP 15,5 cm G-10 CNC 4,0/5,5
rider and test smink - andora (sv) ottobre 08 - photo © max
Accompagnati da un buon battage mediatico, i Wave Twin RRD hanno fatto parlare molto di sè in questi mesi. Questa linea ha solleticato la mia “interessata” curiosità dato che sono in procinto di cambiare il mio “vecchio WaveCult 68, ed ho quindi “pilotato” la scelta della tavola per questo test. Scartato il 66, il “troppo” piccolo della linea, ho optato per il Wave Twin 74 ltd, ma quando me lo sono ritrovato davanti, dal vivo... sono rimasto sconcertato dalle sue dimensioni generose, soprattutto per quando riguarda la prua, tanto da pensare che dalla Ricci mi avessero spedito per sbaglio il modello più grande da 82 litri. Ed invece ho dovuto ricredermi: ho provato questa tavola per due volte con la 4.2 a paletta e le onde più incasinate che regolari e... me sono innamorato! Tanto per cominciare, in acqua, anche nelle condizioni più rognose le dimensioni “enormi”, se paragonate a quelle del mio WaveCult 68, non si fanno minimamente sentire. Non ho avuto particolari problemi nei salti e nei controlli, anzi non so per quale ragione, ma mi trovo meglio nei miei rari back loop. Avevo paura che la tavola saltellasse sul ciop, ma nonostante il mare incazzato e le mazzate di vento più da 3,7 che da 4,2, mi sono sempre trovato a mio agio. Il Wave Twin è sicuramente più “grosso” dei twinzer provati, ma è anche sicuramente più accessibile, più confortevole, più planante e quindi più facile da fare saltare e meno veloce, cosa che per un wave non è poi un male e dulcis in fundo... surfa in maniera divina. Gira su due binari in maniera molto più rapida rispetto ad un monopinna ed ha raggi decisamente più stretti: sulla stessa onda, dove una volta ci sarebbe scappato un solo bottom, il Wave Twin ti dà il tempo di sparartene almeno due, senza forzare e con una grande dolcezza. Nelle onde un po' più grandi, con il vento veramente forte, la mia sensazione è che nelle surfate, anche in condizioni on shore, il Wave Twin 74 acceleri nel bottom e sia più vivo delle altre tavole. Il primo bordo va capita, vista la poppa finissima e la leggera tendenza a slashare, ma un bordo di adattamento e mi sono ritrovato sotto i piedi a tavola con cui mi sono divertito di più a surfare in front in condizioni tipicamente nostrane... anzi vi dirò di più, delle tavole a due pinne provate è quella che mi è sembrata avere l'attitudine... più twinzer e nel senso buono! Tenuto conto che il volume in più rispetto al mio “vecchio” 68 non si fa sentire e ne ho guadagnato non poco in surfata, in duttilità ed in range di utilizzo, penso proprio che sarà la mia nuova tavola wave... piccola!
WAVE BOARDS (70/90 l) polivalenza side on off - attitudine ai salti - accelerazione - controllo - surfata on shore meno precisa con onde grosse
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lunghezza : 234 cm larghezza : 55,5 cm volume : 75 l peso dich. : 6,5 kg tecnology : X•Tech™ Wood/Biax Glass scassa pinna : us box pinna di serie : 2K MFC wave 21,5 G-10 CNC gamma vele : 3,8/5,4
RRD WaveCult 75/WaveTwin 74 ltd wavecult
75
1499 €
wavetwin
74
1769 €
rider and test smink and max - andora (sv) novembre/dicembre 08 - photo © panda
Avendo la fortuna di avere tra le mani, nello stesso periodo, due RRD wave, più o meno dello stesso litraggio, uno con assetto single fin e l’altro twinzer, abbiamo colto la palla al balzo per cercare di capire le differenze tra queste due concezione di wave board. Dato che la prova del RRD Wave Twin 74 ltd ve l’abbiamo proposta sul numero scorso (a proposito nella scheda tecnica del test di novembre c’è un errore: i litri sono 74 e non 80!) di seguito ci sono le impressioni sul WaveCult 75, mentre alle fine trovate le nostre “illuminate deduzioni” sui due diversi assetti. Ricci offre quest’anno ben tre tavole wave con più o meno lo stesso volume: il Wave Twin 74 ltd, il “tirato”WaveCult 75 HC che sta per Hard Core ed appunto il WaveCult 75... un nome, una garanzia. Al proposito mi permetto un’osservazione sul catalogo RRD 09: stessi nomi più sigle come HC... uguale un bel po’ di confusione tra più di un surfista! Ma torniamo al WaveCult 75 versione “umana”... siamo al cospetto di una tavola wave che consigliamo a tutti quelli che vogliono progredire in fretta in wave con una tavola divertente, facile, leggera, che perdona qualche errore e che non delude le aspettative. Da sempre le WaveCult sono tavole meno “tirate” rispetto alla versione Hard Core, che sul catalogo 09 risulta più stretta di un cm, ma francamente possiamo dire che per le nostre condizioni italiane, la versione normale soddisfa gran parte dei windsurfisti, sia esperti che meno.
La costruzione X-Tech TM (coperta e carena realizzate in EPS/Glass/SX 42 hi density sandwich foam impiallacciate in legno e laminate con processo Custom Made in Biaxial Glass) garantisce alla tavola un peso di tutto rispetto e la parte accessoristica, compresa la pinna MFC da 21,5 cm, compromesso migliore per il range di vele utilizzabili, è come al solito di altissimo livello. Avendo provato la tavola con 5.3 e 4.7, (e per nostra fortuna in una delle giornate forse con onda più grossa di tutto il 2008) possiamo dire che siamo rimasti molto soddisfatti. Per surfisti di peso sopra i 75 chili può rappresentare benissimo la tavola più piccola per le grandi occasioni, ma anche la compagna giusta per le giornate non proprio perfette, visto che permette di uscire tranquillamente in condizioni on shore e vento non nucleare, frangente in cui serve un po' più di galleggiabilità e di performance per superare gli schiumoni. Grazie all'ottima distribuzione del volume condurre il WaveCult 75 è intuitivo e non richiede alcuno sforzo, per cui bisogna solo concentrarsi sulle onde e pensare a divertirsi. Max scherzosamente afferma che è così facile che è proprio la tavola giusta per Gilberto, praticamente surfa da sola, anzi sicuramente surfa molto meglio da sola che con lui sopra! Ed ora le “illuminate deduzioni... a parte il prezzo nettamente a favore del primo, le differenze tra WaveCult 75 e Wave Twin 74 non sono così abissali. Se volete un wave duttilissimo, molto propenso ai salti, utilizzabile nelle più svariate condizioni, più veloce e più stabile sul bordo... andate sicuri di WaveCult, che tra l’altro vi aiuterà ad imparare a surfare le onde soprattuto medio/piccole (in condizione di onda veramente grossa comincia a salticchiare nei bottom). Se viceversa volete fare di ogni surfata virtù, anche a scapito di un minino di velocità e vivacità sul bordo, beh il Wave Twin 74 fa per voi: non surfa... dipinge le onde!
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WAVE BOARDS (70/90 l) accessibile e confortevole - duttile con ampio range di utilizzo - radicale in surfata anche on shore - manovrabile
Naish GW 83
poco nervoso
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scasse pinne : pinne di serie : gamma vele :
233 cm 55 cm 74 l 6,0 kg
+
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controllabilissimo nel ventone confortevole - polivalente - buon rendimento in surfata poco rapido e pinna fragile
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
Carbon Kevlar - Biax Glass
us box MFC TP 15,5 cm G-10 CNC 4,0/5,5
234 cm 58 cm 83 l 6,7 kg carbon kevlar/wood/Biax Glass
us box Glass Wave 23 cm 4,0/6,0
Wavetwin
Wave cult
1379 €
rider max - test smink - la cudù - dicembre 08 - photo © smink
Uno delle tavole Naish più apprezzate nel 2008 viene ripresentato con lo stesso shape, ma con alcuni miglioramenti in fatto di accessori. A dire il vero la linea Global 09 presenta anche una tavola in più oltre le quattro confermate: c’è infatti un 70 litri da “battaglia” che completa la gamma. Stesso shape dicevamo, ma realizzato con una nuova tecnologia Biax Glass construction che migliora la robustezza generale della tavola. A livello accessori, a parte il grosso più la “eco sacca” fornita di serie, sono migliorati sensibilmente i pads, ampi e spessi e le straps decisamente più morbide e confortevoli rispetto alle precedenti. Non è cambiata invece la pinna che rimane un neo di questa tavola: non è che vada male per intenderci, ma non è a top in fatto di costruzione e risulta un po’ troppo fragile. Abbiamo provato il Global Wave 83 in condizioni veramente difficili e super ventilate. Nonostante le sue dimensioni non proprio “fliformi”, gli 83 litri e i 234x58 cm non si fanno troppo sentire in condizioni di vento veramente forte e piano d’acqua incasinato... anzi il Global si fa apprezzare per il grand confort e per la facilità di conduzione. Facilità, controllo e buon feeling che si esaltano in condizioni di onda e vento un po’ più regolari. Allora vengono fuori le doti di questa tavola, che non è un fulmine di guerra in fatto di planata, ma che salta bene, carva ancora meglio, surfa con discreta facilità e perdona anche qualche errore... Non è un freewave, tutto planata e velocità, ma un wave alla Naish da guidare molto con il piede davanti, che può essere, in virtù del suo mega controllo, la tavola unica per i waver più pesantucci.
peso rilevato con straps e pinna
surfata
peso rilevato con straps e pinna
ve 83 global wa
Drops Freewave 95 5 freewave 9
1050 €
+
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partenza in planata, accessibilità, orientamento freeride/bump & jump, manovrabilità, prezzo “fisico” tra le onde
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
rider and test Gilbe - brutal beach - marzo 09 - photo © smink
Vi ricordate la prova,apparsa sul numero di dicembre/gennaio,del Drops Freewave 105, che come prima impressione sembrava enorme, ma allo stesso tempo leggerissimo?! Beh la sensazione si è ripetuta quando è arrivato in redazione il “fratellino” più piccolo da 95 litri: è bastato metterlo vicino al Fanatic FW 95, provato in questa session di test, per rendersi conto che sia lo shape che lo spessore lungo tutta la lunghezza di questo freewave Drops, sono così “abbondanti” da regalare un volume ben più “sostanzioso” di quello dichiarato. In effetti 10 litri di volume in meno rispetto al 105, ma stessa lunghezza e due soli cm in meno, 64 per la precisione, di larghezza non potevano portare ad una tavola troppo diversa dal “fratellone”. Però anche se più grande e voluminoso del Fanatic, che era tra l’altro nella versione da “ricchi” Team edition, solo due etti di peso dividono le due tavole, a conferma del buon lavoro fatto quest’anno dalla Drops, costruttivamente parlando. Abbiamo provato il Freewave 95 in condizioni abbastanza difficili sia in Francia che in Italia. Questa premessa è doverosa, perchè la prima parte del test si è svolta a Brutal Beach, con onda formata, 30/35 nodi e, non ultimo, un freddo polare. In queste condizioni il Drops ha sofferto un po', ma meno di quanto immaginavamo. Superare le schiume è stato abbastanza facile e dopo l'ovvia partenza in planata fulminea non è stato troppo complicato controllarlo. Certo che abbiamo dovuto mettere un po' più attenzione nei salti: la tavola è molto controllabile, ma non certo come un 75 litri wave. Rimane molto facile da portare, molto manovrabile, ma essendo un freewave da 95 litri e forse più, questo Freewave è stato progettato per dare il meglio di sè con vele anche superiori ai 5,0/5,5. Sotto la 5,0, se l'onda è formata e supera il metro, la tavola "mostra il fianco", magari non per lo shape, più probabilmente per il suo volume. I 95 litri dichiarati sembrano ben di più e possono diventare una vera "manna dal cielo" per planare e divertirsi in condizioni particolarmente rognose. Ed allora come non parlare di Noli, che con il solito “bagaglio” di buchi e raffiche, ha messo alla prova la duttilità di questa tavola che si è difesa egregiamente, esibendo una manovrabiltà ed un carving preciso sommato ad un buon controllo anche nel ciop disordinato. Alla fine non si può pretendere da questa tavola, così voluminosa, ottime prestazioni in wave, anche se riteniamo, sia stato utile provarla sopra i 30 nodi perchè si è comportata molto meglio di quanto pensassimo, ma la riteniamo la tavola giusta per chi vuole usare il freewave nel maggiore range di condizioni possibile che i nostri mari e laghi offrono ed ha bisogno di un po' più di volume per maggior sicurezza. Molto leggera, è dotata di straps confortevoli, pads un po’ troppo sottili per non sentire la rigidità della tavola e di una pinna, che a guardarla, sembra antiquata, ma che alla fine dei conti non si comporta poi così malaccio.
236 cm 64 cm 95 l 6,3 kg monoscocca sandwich carbon/glass
power box Select Freestyle wave 27
4,5/6,5
peso rilevato con straps e pinna
FREEWAVE BOARDS (90/120 l)
+
-
WAVE BOARDS (70/90 l) un vero freewave da onda, spunto in partenza, accelerazione, range di utilizzo, manovrabiltà, controllo prezzo
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
peso rilevato con straps e pinna
Fanatic Freewave 95 Team Edition freewave
241 cm 61 cm 95 l 5,9 kg
95 TE
1689 €
carbon kevlar sandwich light finish
power box FW G10 fin 27 4,5/6,7
MAX APPROVED rider and test max - la coudouliere - marzo 09 - photo © smink
Nonostante lo shape sia rimasto invariato rispetto al modello dello scorso anno, questo Freewave 95 è destinato a consevare il ruolo di best seller delle tavole della sua categoria. Ancora di più in questa versione Team edition, leggera e “lussuosa” che ci regala una tavola molto ben rifinita in ogni dettaglio, come nello standard Fanatic, pads e straps molto confortevoli, pinna di serie da 27 cm che si comporta bene anche in condizioni di vento forte senza compromettere la notevole sensazione di confort in andatura. Abbiamo avuto modo di testare la tavola in condizioni “dure” nell spot de La Coudeliere, con la 4,7 e onda fino a 2 metri e devo dire che personalmente, sono rimasto molto soddisfatto dal comportamento sia in surfata che nel bordo in uscita, nonostante le raffiche ed il ciop formato. Tenendo conto delle mie caratteristiche fisiche (con la muta ormai il mio peso si aggira sui 85/90 kg... sigh !), penso che questo Freewave sia la tavola giusta per surfisti pesanti che possono benissimo utilizzarla dalla 4.5 alla 5.8 senza problemi e con grande divertimento. A volere essere perfezionisti con la 4.7 e onda “spessa”, consiglierei di mettere una pinna da 22/23 cm in modo da migliorare ulteriormente il confort in fase di surfata a scapito magari di qualche grado di bolina in meno. La tavola comunque si è rilevata molto precisa nel bottom e veramente reattiva nel cut back, regalandomi quasi le stesse sensazioni di una wave di razza di volume inferiore. In sintesi non potrei che dire che le doti migliori di questa tavola sono controllo totale e confort elevato. Per i surfisti leggeri può veramente essere la tavola “grande” per poter surfare tutto quello che il buon Nettuno ci vuole regalare anche quando Eolo non lo accompagna degnamente... ma occhio all’aumentare del vento chiaramente, sotto i 70 kg di peso, avrete qualche problema di controllo soprattutto nei bottom più stretti. Vi consiglierei di fermarvi alle vele intorno alla 5.0, per passare ad una tavola di volume inferiore (beati voi!) quando il vento diventa veramente forte. Concludendo, gran tavola... lots of fun!
FREEWAVE BOARDS (90/120 l) mited FSW 120 Li
1629 €
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accessibilità, tolleranza, controllo partenza in planata, manovrabilità dotazione di serie e finizioni sontuose poco nervoso e troppo grande per “andare per onde”
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
rider max - test smink - brutal beach - marzo 09 - photo © smink
Che freestylewave faccia più “figo” che freeride è ormai una cosa appurata e quasi tutte le factory si sono adeguate di conseguenza, allargando al massimo le gamma FSW, cercando di dare nuovo “ossigeno” al mercato, soprattutto quello “latitante” dei freeride piccoli, settore che, ultimamente, non se la passa troppo bene. È nata cosi una nuova generazione di FSW, con linee come quella RRD, che vantano ben dieci tavole di questo genere dai 75 ai 120 litri, disponibili tra l’altro in due tecnologie costruttive, la nuova X-Tech e la più “lussuosa” e leggera Limited Edition. One board, any conditions... è il motto ed aggiungendo due nuovi shape, quest’anno RRD vanta la più ampia e più “custom made” linea di tavole FSW in circolazione. Una di queste due novità 09 è appunto il FSW 120 che abbiamo voluto testare nella versione Limited. Che ci sia sempre un buon interesse per questo tipo di tavole è testimoniato dalla richiesta del nostro collaboratore “lacustre”, il buon Cassik che, saputo che ci accingevamo alla prova, ci ha subito contattato via mail... “C'è qualche possibilità che possa provarlo anch’io o è proprio impossibile?! Sono proprio curioso di capire come va un FSW di 120 litri con una 7.O rispetto ad un freeride 120 con una 7.8.... cavolo e dai... prestamelo!” Ed in effetti questa tavola si trova sicuramente più a suo agio con una 7,0 al lago che non con una 6,0, che è proprio il caso di dire, durante il nostro test, scalpitava come una... Torro imbufalita, in mezzo alle onde di Brutal Beach e a 30 nodi di maestrale. Tavola duttile certo, grazie all’outline arrotondato, con poppa e prua più strette, ma non abbastanza per poter surfare le onde con vento più da 5,0 che da 6,0. D’altra parte la carena con design Full Double Concave su una configurazione rail-to-rail a V singola, assicura curve fluide sia per surfate in front e back foot, ma le sue dimensioni sono così “generose”che il range viene dato con vele da 5,8 a 8,0. Tornati a casa dalla tre giorni francese, a base di mazzate da 30/35 nodi quotidiane, abbiamo fatto il vero test in condizioni un po’ più umane, sia di vento che di onde, e la sensazione è stata quella di utilizzare una tavola più corta e compatta di quanto si potrebbe immaginare guardando le dimensioni, in grado di avere una marcia in più in fatto di accessibilità e carving. In effetti quest’ultima dote l’avevamo apprezzato anche con i 30 nodi di maestrale: il 120 gira veloce e preciso, con grande facilità di impostazione della strambata e senza mai perdere il “filo” della curva. É sicuramente una tavola che permette di evolvere il proprio stile e le proprie capacità in modo molto rapido e veloce e tutto sommato, la partenza in planata, soprattuto in questa versione Limited è nettamente dalla sua parte, mentre la velocità di punta non è così distante rispetto a quella di un comune freeride... in più si può contare su una manovrabilità fuori dal comune per una tavola di queste dimensioni. Se poi si sceglie questa versione limited edition, la dotazione dal punto di vista, finiture ed accessori (pinna, straps e pads) è a dir poco da... top class!
250 cm 68 cm 120 l LE 7,5 kg- XT 8,5 kg Custom made full herex 100 sandwich
power box Freewave MFC 34 G-10 CNC 5.8/8.0
peso rilevato con straps e pinna
Il modello FSW 120 X-TECH costa 1469 euro
RRD FreestyleWave 120 Limited Edition +
+
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FREEWAVE BOARDS (90/120 l) confort, duttilità, controllo, vivacità, manovrabilità, dotazione (sacca)
Naish All Terrain 104
prestazioni con vele grandi
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
244 cm 64 cm 104 l 6,7 kg wood carbon composite TT
power box glass composite AT 32+ 25 4,5/7,5
peso rilevato con straps e pinna
all terrain
104
1379 €
rider and test smink - brutal beach - marzo 09 - photo © panda
In che categoria posizionare questo All Terrain 104?! Pur essendo presentato come un tutto fare, con un indirizzo più spiccato verso il freeride, questa tavola non è una bomba di velocità, da cui spremere, avanti ed indietro bordi “brucia pinna”... anzi l’approccio con questa tavola Naish è molto simile a quella di un divertente bump and Jump, con doti di eccellente manovrabilità. A suo agio anche con vele relativamente piccole, vedi la 4,7 o la 5.3 del test, offre una sensazione di controllo totale, forse in virtu dell’assetto delle straps molto centrale. In effetti questo 104, non ha un range di utilizzo elevatissimo soprattutto verso le vele più grandicelle: se abbinata d una 6,5/7,0, parte rapidamente in planata, ma non risulta un “fulmine di guerra” in fatto di velocità finale, offrendo un comportamento, tutto sommato onesto, ma mai al top della categoria. Questa mancanza di performance, per quanto riguarda velocità finale, viene in parte “celato” dallo spirito giocoso di questa tavola. Vi dirò di più, se siete dei surfisti trickettari della vecchia guardia.. beh lo zio Robby, vi ha confezionato la tavola su misura per giocare e per tornare a riva con il sorriso stampato sulla faccia. Attaccateci infatti una 5.5/6.0 e quello che perdete in velocità, lo ritrovate con gli interessi in fatto di accessibilità, anche nei salti, manovrabilità e precisione nel carving e persino in surfata. Questa tavola, soprattutto se si usa la seconda pinna in dotazione, la wave da 24 cm, si comporta, anche su e giù dalle onde, come un freewave più piccolo dei suoi 104 litri: controllo sontuoso, traiettorie precise e un bel confort anche in situazioni, tutto sommato, difficili. Dal punto di vista accessori... questa volta non c’è storia: buone le straps, validi i pads, che a differenza di quanto emerso nel test del Wave 80 (numero di Ottobre) non si fanno sentire troppo spessi, un grosso più alla sacca “ecologica” Packing Sistem Naish consegnata di serie con la tavola al posto del solito mille bolle di plastica e, per finire, un altro punto a favore è costituito dalle due pinne di serie, una AT freeride da 32 cm e una AT wave da 25 cm che pur non essendo costruttivamente parlando al top, svolgono egregiamente il loro compito. Alla fine, pensandoci bene, All Terrain è il nome giusto per una tavola, che si trova a suo agio, per quanto riguarda controllo, confort e manovrabilità nelle condizioni ventilate ed impegnative.
FREEWAVE BOARDS (85/120 l) DROPS Freewave 105 freewave
105
1050 €
+
-
manovrabile - leggera - super spunto in planata - accessibile controllo - confort poco adatta ai leggeri
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
rider gilbe - test smink - fornaci (sv) - dicembre 08 - photo © smink
Primo test di un freewave 2009 e subito abbiamo esagerato... al momento della nostra richiesta di un freewave da provare, in Drops era disponibile solo un 105. Ci siamo “adeguati” alla disponibilità e ci siamo ritrovati tra le mani, dopo una paio di giorni, questo Freewave che come prima impressione sembra enorme, ma allo stesso tempo leggerissimo. Ad esaltare il peso veramente light è la sensazione che in barba alle misure più o meno “normali” 236x66 cm, lo spessore lungo tutta la lunghezza di questa tavola, sia così “importante” da regalare un volume ben più “sostanzioso” di quello dichiarato. L’impressione a terra è di essere al cospetto almeno di un 115 litri e di tavole di queste dimensioni, con un peso “vestite” di pinna e straps, intorno ai sette chili, non se ne trovano tantissime. Ma andiamo per gradi... il look di questo Freewave è decisamente più gradevole e stiloso di quello delle tavole Drops 08 e la parte accessoristica è valida: buone le straps, buoni i pads, un po’ datata la forma della pinna che però in acqua non fa sentire la sua “età”. Entrambe le tavole della linea sono contraddistinte dal caratteristico disegno a poppa denominato “back head tail design” che offre planate immediate ed una spiccata manovrabilità. Appena si esce in acqua si capisce subito cosa ha voluto fare lo shaper Mario Vinti con questa linea Freewave: in pratica, invece di offrire tantissime tavole che “stordiscono” il surfista, ha voluto limitare la scelta su due soli modelli (anche se forse manca un 85 litri per le giornate più ventose) e proprio per questa ragione, il Freewave 105 è consigliato ai surfisti più robusti per un utilizzo con vele superiori alla 6.0. Noi siamo riusciti a provarlo dapprima con una 6,3 e la tramontana. In questo caso lo spunto in planata ci ha fatto subito partire a razzo, nonostante il vento alquanto irregolare. In andatura le dimensioni generose non si fanno sentire più di tanto, la tavola non sbatte sul ciop ed il controllo rimane tutto sommato agevole. Si passano i buchi di vento senza neanche accorgersene ed il 105 scivola via veloce, bordo dopo bordo. In strambata il “tavolone” si esalta perchè è molto, ma molto più manovrabile di quanto ci si potrebbe aspettare. E la controprova l’abbiamo avuta abbinandola alla 5,3 ed utilizzandolo tra le onde: un po’ titubanti per le condizioni, viste le dimensioni della tavola, ci siamo dovuti ricredere. Il Freewave ci ha continuato a stupire, svolgendo bene il suo compito e confermando una manovrabilità, anche sulle onde, degna di una tavola di dimensioni molto più ridotte. Un ottimo “all terrain” super manovrabile (proposto tra l’altro ad un prezzo interessantissimo, scontato del 30% dal listino grazie alla nuova strategia di vendita diretta Drops), espressamente realizzata per dare il meglio su tutti i piani d’acqua, in condizioni di vento medio/leggero, sotto i piedi di surfisti over 80 chili.
236 cm 66 cm 105 l 6,9 kg monoscocca sandwich carbon/glass
power box Select freestyle wave 29 cm 4,5/7,0
+
-
FREERIDE BOARDS (110/160 l) buon controllo, buon confort con il ventone, facilità nel carving ed in strambata, prezzo, board bag inclusa
Naish Global Freeride 115
prestazioni in ritardo con il vento leggero, pinna migliorabile
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
246 cm 67 cm 115 l 7,9 kg carbon wood sandwich
power box Composite Global 40 cm 4,7/8,0
peso rilevato con straps e pinna
global 115 (con bo
ard bag)
1149 € rider and test smink - fornaci (sv) - maggio 09 - photo © flemma
Con i quattro alfieri della linea Global Freeride (85, 95, 104, 115), zio Robby conferma il concetto di freeride, basato soprattutto su confort, manovrabilità e carving. Meno planante rispetto ad esempio agli All Terrain o ai Freewide, giusto per rimanere in casa Naish, il Global 115 si presenta con un one foot di poppa (ndr. misura della larghezza della tavola, presa a 30 cm dalla prua o dalla poppa...) relativamente stretto, rispetto a quanto ci siamo abituati a vedere nell’ultimo periodo ed uno shape realizzato per esaltare le qualità di controllo e di manovra. Dotata di una parte accessoristica di tutto rispetto, a parte la pinna leggermente ad di sotto dello standard di altre ditte, il Global fa infatti del mega confort in tutte le situazione, uno dei suoi punti di forza. Usata in condizioni di vento sostenuto e piano d’acqua molto incasinato, tipico dello scirocco dalle nostre parti, il Global permette di saltare in tutta tranquillità e anche di surfare le ondine che si formano a riva. Se volete sfruttarla al massimo, in queste condizioni, anche con le onde più grandi, dovete munirla di una pinna sui 30/32 cm al posto della 40 cm freeride che accompagna la tavola. In condizioni più consone ad un vero freeride, ciop e vento forte, la tavola conferma le stesse sensazioni positive di super controllo e confort in andatura, mentre in strambata continua a regalare fluidità e agilità di manovra. Decisamente più facile da condurre, in condizioni difficili, rispetto ad altre tavole più “volatili” sotto i piedi, il Global trova i suoi limiti se il vento cala: allora la planata risulta ritardata soprattutto se si pensa ai 115 litri di volume e la velocità di punta non è così bruciante come ti potresti aspettare da un freeride di questo tipo. Se siete alla ricerca di una tavola che faccia di confort, controllo e carving, in ogni condizione d’uso, la sua arma migliore... beh il Global Freeride 115 può fare per voi.
Naish Freewide 140
freewide 140 (con
board bag)
1159 €
+
-
buon controllo, buon confort anche sul ciop, facilità di impostare le jibe, prezzo, board bag inclusa partenza in planata in ritardo, pinna migliorabile
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
rider and test smink - fornaci (sv) - aprile 09 - photo © flemma
Tutti gli anni quando arriviamo alle prove dei freeridoni per i venti estivi... beh, se posso dirlo ci viene il cosidetto “latte alle ginocchia” perchè non sappiamo mai cosa inventarci per scrivere qualcosa di diverso dai test degli anni precedenti. Quest’anno abbiamo provato ad aumentare il volume delle tavole provate, in modo da avere qualche input diverso. E se devo dirla tutta l’abbiamo avuto: con i venti sostenuti dobbiamo ammettere che gli slalom provati lo scorso mese sono molto più divertenti e offrono sensazioni molto più “forti” dei due freeride di questo mese. D’altra parte hanno volumi ed indirizzi diversi, ma quello che ci preme rimarcare è che ormai in presenza di tavole slalom moderne, il confort in navigazione e la relativa facilità, non sono così distanti da quelle di questi freeridoni. Premesso ciò parliamo un po’ di questo 140 della linea Naish Freewide che conferma per il 2009 i suoi quattro alfieri 120, 130, 140 e 160. Rispetto all’anno scorso è cambiata la costruzione AST Technology che abbina la tradizionale resistenza e durata dell’ASA con la rigidità ed il carattere delle tavole sandwich, anche se il peso non è tra i più leggeri della categoria. La dotazione di serie è completamente incentrata alla ricerca del massimo confort del “pilota”: straps e pads sono al top, mentre la pinna Freeride Glass Composite da 44 cm svolge onestamente il suo lavoro, anche se una pinna in G10 un po’ più performante, probabilmente esalterebbe le doti di planata e bolina della tavola, che viene consegnata con la sua apposita eco board bag. Abbiamo provato il Freewide 140 abbinandolo alla Challenger TC 8,5 e alle Gun Future 6,4, vele che “centrano” il range di utilizzo reale di questa tavola, anche se si può scendere, fino ad una 5,5 per il vento più forte. La partenza con i venti deboli non è così immediata come ti aspetteresti, ma una volta entrata in planata, le sue dimensioni abbondanti premiano la velocità di crociera che non è niente male per una tavola così voluminosa. Il confort ed il feeling molto compatto premiano il controllo, anche in condizioni più intricate di ciop e vento più sostenuto, anzi è in questi frangenti che il Freewide 140 sembra offrire il meglio di sè. La strambata si rivela abbordabile anche se non si è dotati di una grande tecnica: la tavola risponde subito alla pressione dei piedi ed al cambio di direzione, tanto che non c’è bisogno di un pilota particolarmente abile per uscire veloci dalla curva. Confortevole e controllabile e più a suo agio con il vento sostenuto, questo 140 si è rivelato un buon freeride, forse un pelo meno accessibile per surfisti alla ricerca di una tavola tutta planata, ma in grado di ripagare con un comportamento vivace ed un carving preciso e relativamente semplice.
254 cm 77 cm 140 l 9,3 kg AST composite power box Freeride Glass Composite 44 5,5/8,8
peso rilevato con straps e pinna
FREERIDE BOARDS (120/160 l)
+
-
FREERIDE BOARDS (120/160 l) accessibile e stabile, prestazioni omogenee con vele grandi, strambata poco reattivo
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
peso rilevato con straps e pinna
RRD X-Ride 155
258 cm 76 cm 155 l 9,5 kg Wtech EPS/HD Glass/ Wood sandwich
power box MFC CNC G 10 46 cm 7,0/9,3
5 X ride 11
1279 €
rider and test smink - fornaci (sv) - aprile 09 - photo © flemma
Una delle tavole più voluminose che abbiamo provato quest’anno... questo 155 fa parte delle linea Xride che rimpiazza la gloriosa Zride dello scorso anno. Rispetto ai “vecchi” modelli, i sei nuovi Xride (110, 120, 135, 145, 115 e 165) vantano poppe più strette e l’outline a metà tavola più larga per incrementare il potenziale di strambata, la velocità di punta ed il controllo. La carena è un Full Double Concave su una configurazione rail-to-rail a V. Realizzata in EPS/HD Glass/Wood sandwich skin, con un processo di laminazione con Glass Crossed Fibers con processo in stampo Single Shot, l’X-Ride 155 non è il top della leggerezza, ma si piazza nella media della sua categoria. Al top invece è la parte accessoristica: ampio e confortevole il mega pads, il meglio in circolazione in fatto di straps e una pinna di serie, MFC CNC G10 46 cm tra le migliori in commercio. La prima sensazione in acqua è quella di una grandissima stabilità, grazie anche al volume che la rende accessibile anche ai freeriders meno smaliziati. Con la 8,5 la partenza in planata è onesta, ma la tavola accellera di buon grado raggiungendo facilmente la velocità di punta massima. A volere essere pignolo l’Xride 155 manca di un pò di vivacità, ma ripaga con una facilità e un controllo notevoli. Le migliori caratteristiche di questa tavola sono infatti la sua accessibilità e la semplicità con cui permette di essere “spremuta” a fondo, abbinata a vele di “abbondanti” dimensioni. Anche risalire il vento con un buon angolo è cosa alla portata di tutti, aiutati dalla forma della poppa e dall’ottimo supporto della pinna. Al traverso e lasco la tavola accelera, passa i buchi di vento senza nessun problema, esaltandosi soprattutto sull’acqua piatta, mentre, pur rimanendo facilmente controllabile, se il ciop è “pronunciato”, si fa sentire sotto i piedi. In strambata nonostante le dimensioni, si trova facilmente il bandolo della matassa: basta schiacciare decisi con il piede per fare alla tavola curve armoniose ed uscire in planata: un approccio alla strambata “sano” che non ti aspetti da una tavola di 155 litri. Meno “accessibile” all’aumentare del vento, con vele sotto la 7,0 ed in presenza di ciop disordinato, questo X ride 155 fa per voi se volete planare con vele grandi e soprattutto imparare velocemente i “segreti” del freeride, compresa la strambata, con una tavola stabile ed accessibile, dotata di buone prestazioni generali.
SLALOM BOARDS (110/130 l) Naish SP 128
+
-
polivalenza, controllo ottimale, confort, super rapporto accessibilità/ performance prezzo alto anche con la board bag inclusa
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
Carbon sandwich/technora
tuttle box CNC G10 Slalom 44 cm 6,4/8,8
ard bag)
1890 € rider and test smink - fornaci (sv) - marzo 09 - photo © flemma
Se non ci fosse arrivato all’ultimo momento sotto i piedi, il nuovo X-Fire 112 RRD, il Naish SP 128 questo mese si sarebbe fregiato del titolo del più veloce e del più facile di questa session di test. Tuttavia il volume maggiore, il range di utilizzo più ampio, “conditi” dalla stessa facilità di raggiungere il top di prestazioni, sono caratteristiche che non fanno finire in secondo piano la “bontà” di questa tavola. Anzi le sue caratteristiche la premiano se si è alla ricerca di una “compagna” con cui cimentarsi in qualche garetta slalom o long distance. Personalmente la vedo come la tavola “grande”, performante al punto giusto per poter “giocare” allo “slalomaro”, quando non si può uscire con tavole da 85/90 litri e vele sotto la 6,0. In questo caso il Naish SP 128 sorprende per la sua duttilità perchè non ci sono molte tavole con cui ci siamo trovati così a nostro agio sia che l’abbinassimo alla 6,5 freeride no cam che alla 8,1 slalom con quattro camber. Cambia il peso delle vele, il nostro assetto sulla tavola, ma non quello del SP 128 che fila via veloce e sempre facile, come se non si fosse “accorta” del cambio di motore. A dirla tutta, anche con l’assetto delle straps tutto esterno, il confort di questa tavola esalta sia il controllo che il veloce raggiungimento del massimo delle prestazioni: non c’è bisogno di essere il più forte degli “slalomari”, basta assettarsi, chiudere la vela sulla coperta per spremere, bordo dopo bordo, nodi di velocità in più. In più se il vento rinforza ed il piano d’acqua diventa insidioso... niente paura, non c’è bisogno di essere “orchi” per continuare a surfare in pieno controllo. Dotato di una pinna di alto livello, costruita in G 10, questo 128 litri, parte a razzo in planata, persino se la vela è più piccola del necessario e mantiene la planata a pieno ritmo su tutto il bordo. Stringe adeguatamente il vento anche se non con prestazioni da Formula, ma al traverso viaggia veramente velocissimo e rivela una buona propensione alla strambata, manovra in cui si comporta meglio di altre tavole della sua categoria.
peso rilevato con straps e pinna
bo SP 128 (con
245 cm 76 cm 128 l 7,7 kg
+
-
SLALOM/FREERACE BOARDS (110/130 l) partenza in planata, prestazioni ottime con vele grandi, controllo nel ciop, prezzo
FANATIC Ray 125
tecnico nel vento forte
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinna di serie : gamma vele :
245 cm 70 cm 125 l 7,5 kg wood sandwich light finish
deep tuttle box Ray G10 fin 43 cm 6,5/9,0
peso rilevato con straps e pinna
ray 125
1349 € rider and test smink - noli (sv) - marzo 09 - photo © max
Il Ray, si ripresenta sulla scena come un moderno freerace, anche se il fatto che il suo shape, sia stato sviluppato insieme al Falcon, con un occhio di riguardo alla ricerca di una maggiore duttilità, gli permette di mantenere un buon spunto velocistico. Lo shaper Sebastian Wenzel, ha infatti ricercato confort e controllo, senza troppo compromettere le doti velocistiche di questo Ray che appare adatta ai freeriders, alla ricerca di una tavola più “corsaiola”. Compatto, ma più stretto rispetto alle altre due tavole provate questo mese, il Ray 125 hai esibito un comportamento eccellente soprattutto con la vela più grande a cui è stato abbinato. Mi spiego... abbiamo provato la tavola con una Future 6,4 ed una Mega XS 8,1, ritenendole le vele quasi all’estremo del range di utilizzo ed è con la vela più grande che abbiamo avuto le maggiori soddisfazioni. Soprainvelati con la 6,4 il Ray è infatti risultato un po’ più tecnico da portare rispetto alla concorrenza, tendendo a “volare” un po’ troppo sotto i piedi, nelle condizioni più difficili. Viceversa le dimensioni abbondanti, anche se un poco penalizzate dal peso, non proprio piuma, si abbinano benissimo alla portanza delle vele più grandi, anche e soprattutto camberate. La partenza in planata è fulminea avendo la sola accortezza di buttare il Ray 125 al lasco e pinna e tavola svolgono bene il loro lavoro stringendo un buon angolo di bolina, senza apparenti difficoltà. L’accelerazione è pronta visto che le straps, grazie al loro assetto più centrale, si infilano con estrema facilità e la tavola fila via veloce. Allora il Ray 125 continua ad accelerare in modo progressivo e grazie al confort e all’assetto ottimale che si riesce a mantenere su questa tavola anche in presenza di ciop incasinato, esibisce una velocità di punta al traverso veramente sostenuta. La strambata è una bella sorpresa: facile ed istintiva anche se si è abituati a tavole più piccole, si riesce a chiudere la manovre in velocità anche con vele dalla metratura “generosa”. Il Ray 125 si conferma un freerace con spiccate doti velocistiche, leggermente più tecnico da condurre della concorrenza con il ventone, ma in grado di interpretare alla grande il ruolo di tavola slalom per i freerider avvanzati che vogliono “spremere” il meglio delle sue prestazione con vele dalla 7,0 a salire.
SLALOM BOARDS (110/130 l)
RRD X-Fire 112 limited edition +
-
Performance generali al top, facilità di controllo, super velocità, strambata costicchia...
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
235 cm 69,5 cm 112 l 6,5 kg Custom made full herex 75 sandwich/carbon
tuttle box G 10 CNC MFC SL2 40 cm 5,5/8,0
1749 € rider and test smink - noli (sv) - marzo 09 - photo © max
Così “nuovo” da non essere neppure inserito nella brochure RRD 2009, questo X-Fire 112, appena arrivato si è subito ritagliato il suo momento di gloria, fregiandosi del titolo di Test Winner tra gli slalom della sua categoria provati da Surf Tedesco di marzo 09. In effetti l’X-Fire 112 LTD, sviluppato nei mesi scorsi espressamente da Finian Maynard per poterlo utilizzare come modello intermedio con il nuovo regolamento PWA, si presenta benissimo sin da subito: curato nei minimi particolari (dovreste vedere dal vivo gli Ergonomic Pad con il rialzo sotto le dita dei piedi realizzato perchè il piede mantenga il miglior controllo possibile anche in condizioni “fast and furious”), con le solite ottime straps DaKine, una bellissima pinna pienamente azzeccata e, tanto per gradire, un peso da... favola. Coperta e carena sono realizzate in Custom made full herex 75 sandwich, con la coperta laminata a mano in Carbonio Biassiale... non si può riassumere tutte queste cose nel nome di una tecnologia costruttiva ben definita, ma il risultato è una tavola con un peso piuma (forse anche meno dei 6,5 kg dichiarati per la tavola “nuda”) per la sua categoria. Ed in acqua ragazzi... questo X-Fire ci ha addirittura... strabiliato. Certo è abbastanza piccolo, ma farlo sfrecciare in pieno controllo, alla velocità della luce sotto i piedi, abbinato ad una 6,4 in condizione di vento... inumano, è stato facilissimo. Max, per una volta in veste di fotografo (è “allergico” a questi materiali), vedendomi bordeggiare e strambare, velocissimo sue giù nello stesso spot dove il Panda, surfava con la 4,7 piena ed il freewave da 85 litri, ha esclamato: “qui le cose sono due: o sei diventato bravo sul serio o quella tavola lì è veramente facile da controllare!”. Propendo in pieno per la seconda ipotesi... l’XFire 112 è pienamente a suo agio con il ventone, si guida molto sulla pinna, stramba sui binari e vanta una velocità di punta al top. In più a parte l’assetto un po’ esterno delle straps posteriori ha veramente poche controindicazioni anche per il surfista non regatante. Tanto facile da gestire che sembra un freeride, grazie alla facilità di controllo, può essere sfruttata fino in fondo anche dal surfista medio. Difetti di una tavola pienamente riuscita?! Difficili da trovare: questo X-Fire 112 può essere usata per tirarsi bordi slalom in piena velocità con il ventone, ma non disdegna neppure le boline con un angolo bello stretto, anche se si utilizzano vele un po’ più grandicelle. Non ha neppure il difetto del suo fratello minore 105, che in condizioni di vento leggero, “fatica” un po’ in planata... con la 7,5 camberata ed il vento leggero il 112 parte e tiene la planata come una tavola più voluminosa. Bisognerebbe andare a ricercare il limite di questo X-Fire... ed allora nei prossimi giorni la proveremo anche con la 8.1 che è una vela, in teoria fuori range, e vi sapremo dire!
peso rilevato con straps e pinna
x-fire 112
+
-
SLALOM BOARDS (110/130 l) Performance generali al top, super velocità, controllo, strambata
pads sottili e duri
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
peso rilevato con straps e pinna
Tabou Manta 69
233 cm 69 cm 110 l 6,4 kg sandwich biaxial carbon tuttle box no fin 6,7/8,4
(no fin) manta 69
1549 €
rider and test smink - fornaci (sv) - giugno 09 - photo © panda
Questo Manta 69 (233 cm di lunghezza, 69 di larghezza e 110 litri di volume, vanta come i “fratelli” 64, 79 ed 85, un nuovo shape per la stagione 2009, mentre i tre piccoli 59, 54 e 49 rimangono immutati. Come quasi tutte le tavole slalom per vento forte, la prima cosa che si nota è il peso piuma, confermato anche da questo Manta. L’outline è corto e compatto: la prua è bella larga, mentre i bordi sono spessi e smussati. Lo shape è caratterizzato da un doppio concavo fino quasi a centro tavola per poi lasciare gradualmente spazio ad una sezione a V abbastanza pronunciata. Dopo aver deciso che avremmo provato il Manta 69 con vele tra la 6,0 e la 7,8, l’abbiamo dotata su consiglio dell’importatore di una pinna tuttle Select RS7 da 41 cm. In acqua l’abbiamo abbinata a 6,4 e 7,5 ed è con la vela più grande che ci ha sorpreso di più. Infatti che uno slalom da vento forte vada bene con la 6,0 è abbastanza normale, ma la facilità con cui il Manta 69 si adatta ad una 7,5 camberata lascia di stucco. Personalmente sono sceso dal Naish SP 128, ho attaccato la 7,5 al Manta e mi sono ritrovato a planare quasi con la stessa prontezza, ma con un spunto velocistico decisamente più spiccato. Il vento chiaramente era bello steso, ma la capacità di entrare in planata velocemente e mantenerla anche nei buchi di vento è una caratteristica che non ti aspetti da una tavola così “piccola” (se il vento latita ve ne accorgete subito da come affonda sotto i piedi anche con “piloti” sui 75 chili). Molto facile, intuitiva e all’inizio confortevole da condurre raggiunge in un attimo velocità “esplosive” che si riescono a mantenere per tutto il bordo in virtù del controllo super che questa tavola offre. La velocità è veramente notevole grazie al fatto che la tavola rimane bassa sull'acqua e facile da gestire, anche se la costruzione (sandwich biaxial carbon) che la rende molto rigida e i pads veramente sottili, soprattutto se paragonati ai mega pad del SP da cui ero appena sceso, affaticano alla lunga un po’ le gambe. Ma lo slalom si sa non sport da ragazzine (... o da vecchietti?!). In strambata non vi dico che gira come un wave, ma quasi: carva che è un piacere, stabile e veloce in tutta la curva che impostate. Un'ottima tavola, dalla velocità esplosiva, con una facilità di controllo alla portata di qualsiasi i freerider, che offre prestazioni generali al top, persino nel risalire il vento. Dotazione di serie buona, senza troppi fronzoli con pads abbastanza sottili (che sono l’unico neo di questo tavola), straps leggere, ma confortevoli. Viene consegnata senza pinna, in modo che lo “slalomaro” professionista possa dotarla della migliore appendice possibile.