WindNews Test Sails 2009

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TEST SAILS 09


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) NAISH Session 5,0 ,0 session 5

561 €

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manovrabilità, leggerezza, duttilità, rendimento side/on shore nulla da segnalare

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7 422 cm 162 cm Naish Firestisck 85 400/19 carbon rdm 400/19 5 + 2 mini battens vario

rider smink - test smink - lanzarote agosto 08 - photo © silvia

Se avete la “raccolta” dei vecchi Wind News arretrati (magari “archiviati” come noi nella camera del trono...) e prendete i test degli ultimi anni, riguardanti la Session... beh basterebbe leggere quelli e lasciare perdere questo test: ci sarebbe da ripetersi perchè questa splendida vela wave continua a confermare le sue ottime doti. Il lavoro del velaio Naish è stato soltanto, anno dopo anno, di affinamento per limare gli eventuali piccolissimi nei segnalati, magari proprio nei vari test. Da un paio di stagioni ad esempio il team Naish è intervenuto aumentando la robustezza e la durata della vela nel tempo senza intaccarne la proverbiale leggerezza, grazie all’adozione di nuovi materiali costruttivi. Lo scorso anno l’unico punto “incerto” della Session poteva essere un tiro poco potente, ideale per i surfisti leggeri, ma magari non così ottimale per quelli pesanti... bene, una delle caratteristiche dell Session 09 è una spinta appena più generosa, che ne supporta la partenza in planata, tanto che il suo range di utilizzo ne esce ulteriormente migliorato nelle condizioni di vento ballerino. Armata con grande facilità (e forse anche con leggermente meno tensione di caricabasso), con il nostro Reptile Phyton 400/19, la nostra 5,0 si presenta con il solito feeling immediato ed ancora più “morbido” delle precedenti edizioni. Nel vento forte il proverbiale equilibrio “session Style” ne esce confermato e rafforzato con una vela che non vi tirerà mai troppo sul braccio dietro permettendo di concentrarvi sulle surfate in pieno confort e controllo, persino nelle “mazzate” più forti. L’incremento di potenza ai bassi regimi non intacca le doti di una vela sempre neutra e leggerissima sulle braccia in surfata.... ah, ad averne di vele così! Che altro dirvi di una wave sail quasi senza difetti?! Che probabilmente è stata anche decrementata la tensione interna della vela, utilizzando un singolo pannello di dacron nel luff pannel, accorgimento che provvede a neutralizzare lo shape della vela nelle varie transizioni. Un best seller confermato e forse più polivalente delle scorse edizioni... difficilmente troverete mai un surfista di buon livello tornare scontento della Session dopo una surfata, anche la più rognosa.

Operazioni di trim della nuova session 5,0 utilizzata al posto dell’inquinante 1000


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WAVE SAILS (4,0/ 5,4) spunto di potenza, manovrabilità, duttilità, partenza in planata

NAISH Force 5,3

appena fisica nel vento forte

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

3,0/3,43,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,2 432 cm 168 cm Naish Firestisck 85 430/21 carbon rdm 430/21 5 + 2 mini battens vario

force 5,3

599 €

rider and test smink - lanzarote agosto 08 - photo © betta

seduti sulla sacca Packing System Naish bolle di plastica, per imballare le tavole 09.

Per il test della Force 5,3 2009 il discorso è molto simile a quello appena affrontato nel caso della Session. Qui ci troviamo al cospetto delle vela wave, una volta considerata degli “orchi”, anno dopo anno, diventata sempre più tollerante ed equilibrata. Anche in questo caso, dato che proviamo la Force da qualche annetto, abbiamo assistito al naturale susseguirsi di affinamento delle caratteristiche salienti di questa vela. La più pronunciata di queste è sempre stata la potenza che anche ai bassi regimi la Force ha sempre garantito. Nelle prime edizioni questo surplus di tiro si pagava con una conduzione più fisica e “faticosa” soprattutto sulla mano dietro che si faceva sentire nelle condizioni più ventilate. Mi ricordo ad esempio a Maui nel 2004 la sensazione di leggerezza e di confort spettacolare, assaporato nel passaggio dalla Force 4.7 alla Session 4,7 che mi aveva imprestato il buon Michi Schweiger per i test. A dire la verità questa sostanziale differenza, negli ultimi due o tre anni è andata così assottigliandosi, che, pur usando spesso sia un modello che l’altro, non “avverto” più troppa differenza tra le due vele. Solo in condizioni di vento più forte la Force si fa sentire un po sul braccio dietro, ma la versione 2009 è ancora più duttile, nonostante la misura del boma leggermente ridotta rispetto al passato e forse grazie ai sofisticati materiali costruttivi (anche in questo caso l’adozione di un singolo pezzo di dacron nel luff pannel “neutralizza” il corpo vela). Sta di fatto che la Force non ha perso di potenza, ma ha guadagnato di tolleranza. Ora se fossimo in un test di quelli seri, vi parlerei di bottom, cut back e surfate front side... mi limiterò invece a dirvi che potenza, duttilità e manovrabilità sono il binomio vincente di questa vela! Per i più pesantucci è una manna per approcciare ai salti, vista la spinta generosa, ed in surfata, soprattutto nei bottom front side a vela aperta, dove pur rimanendo neutra, la Force offre un buon spunto per aggredire il lip. Per i più leggeri, c’è sicuramente da considerare la conduzione più fisica, ma comunque facilmente gestibile ed è anche vero che vi ritroverete tra le mani, soprattutto nelle misure grandicelle tipo 5,3 e 5,7, una vela all terrain da usare in ogni condizione e su ogni piano d’acqua. Se la Session è un best seller tra le vele wave, la Force si candida all’Oscar delle power wave di questa stagione.


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) Challenger Konda 4,2 konda 4,2

470 €

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leggera - equilibrata - neutrale manovrabile - ottimo compromesso nel surf side/on potenza ai bassi regimi

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

rider and test gilbe - andora (sv) ottobre 08 - photo © smink

La K Onda si presenta per il 2009 con nuovi colori, addirittura cinque le combinazioni, tra cui l’accattivante Brasil, ma anche il bel blu della vela di questo test. Come ormai ci ha abituato Challenger, costruzione a prova di bomba con materiali robusti ed allo stesso tempo leggeri, massima cura nei particolari (bello ad esempio il nuovo antibreak integrato) e veramente pochi difetti... un errore nelle misure stampigliate sulla vela (il caricabasso necessita di circa 5 cm di prolunga in più) ed un vario top non proprio semplicissimo da usare, almeno all’inizio. Per il resto, una volta montata, la solita gran vela! Il test si è svolto il 30 ottobre 2008, giorno da ricordare in Liguria, per il vento fortissimo e l’onda cattivella. In queste condizioni, specialmente se nessuno è ancora entrato in acqua, si arma con calma per non sbagliare il trim, che è invece semplicissimo forse perché sono già abituato a Challenger. C’è da premettere che con punte di 45 nodi provare una 4.2 è difficile, ma è anche vero che se la vela permette di uscire a divertirsi in queste condizioni, vuol dire che siamo di fronte ad un bel “attrezzo”. E così è stato: nonostante il ventone, il mare incasinato e la corrente che spingeva contro il molo, la KOnda ha fatto più del suo dovere. Nonostante fosse la prima volta che la utilizzavo, mi sono trovato a mio agio fin da subito con questa 4,2: leggerissima e molto facile da usare, ha una spinta progressiva e molto ben gestibile. Dal punto di vista dinamico è perfetta: non richiede variazioni di assetto in andatura e sopporta anche le raffiche più violente, ben oltre i 40 nodi, e nonostante l’utilizzo di un 400/19, ben più rigido del 370, albero ideale secondo Challenger. Quello che mi ha veramente stupito è stato il controllo in aria, sempre sicuro, anche in condizioni “infernali”. E dopo aver saltato senza paura, al ritorno ho provato qualche surfata in front side, rendendomi presto conto che la vela è perfetta per il riding anche se l’onda non è proprio liscia e perfetta, grazie a neutralità e morbidezza, qualità che esaltano la capacità di manovra. In conclusione, dopo tanto anni e tante vele provate, posso dire che la K Onda non solo è all’altezza della migliore concorrenza, ma è a mio parere superiore alle vele wave, sia in termini di performance che in termini di qualità costruttiva e di durata nel tempo.

3,3/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7 383 cm 155 cm 370/17 400/19 Short 65% /Short + 100% carbon rdm 370/17 - 400/19 5 + 3 mini battens vario


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WAVE SAILS (4,0/ 5,4) efficace in tutte le condizione duttile - ampio range di utilizzo neutrale - manovrabile - prezzo shock

Gun Sails Steel 4,2

appena un po’ rigida

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

3,3/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7 394 cm 154 cm Expert Wave / Select RDM 370 carbon rdm 370/17 - 400/19 5 + 2 mini battens vario

steel 4,2

359 €

rider and test smink - andora (sv) ottobre 08 - photo © max

I tester di Wind Francese la elogiano definendola la “buona sorpresa dei test wave”, i tester di Wind News confermano! La nuova Steel della Gun Sails, non è una Hammer “travestita”, ma una nuova, gran vela wave. Le condizioni rimediate in questo ottobre, ci hanno permesso di metterla a “ferro e fuoco” tra le onde. Niente di meglio infatti che provare una vela wave nelle “cannonate” di vento, per capire bene come va... e se l’Hammer 4,2 08 mi aveva gia soddisfatto, questa Steel 4,2 è su un altro pianeta. Costruttivamente, anche se continua a fare della robustezza uno dei suoi cavalli di battaglia, è nettamente più leggera e allo stesso tempo più curata nei particolari, tipo tendistecca, antibreak e doppio occhiello di bugna. Il look è bello ed aggressivo mentre il trim necessita, con lo stesso albero Reptile Viper Cross Carbon 65% 370/16, usato per la Hammer 08, meno tensione di caricabasso. In acqua è... una sciccheria! Vi faccio un piccolo esempio tanto per capirci... esistono una sacco di vele wave sicuramente neutre in surfata che però non spingono nulla nei bottom soprattutto quando si surfa front side in condizioni on shore: queste vele non mi piacciono proprio! Al contrario mi piacciono molto le vele che non schiacciano sulla mano di bugna, ma che non diventano “morte” tra le mani... bene, la Steel 4,2 è una di queste vele. In acqua è bella da vedere quando lavora in fase di scarico nelle parte alta, garantendo un controllo sempre confortevole. È infatti molto più bilanciata sulle braccia della Hammer che l’ha preceduta: non tira mai troppo sulla mano posteriore neppure con 45 nodi tonanti, ma in surfata, proprio agendo con la mano di bugna si ottiene quel mix tra potenza e neutralità, doveroso bagaglio di ogni buona vela wave di razza. Se in surfata ed in manovra, anche in virtù della una rotazione delle stecche morbidissima, la Steel si esalta, in andatura si rivela una vela “attiva” che garantisce un buono spunto in partenza in planata che la Hammer non aveva e si difende anche in condizioni di vento, come nel caso del test, rafficato. Nei buchi di vento si apprezza lo spunto di potenza che permette di togliersi d’impaccio sotto riva, dove il vento è meno forte e conseguentemente di approcciare ai salti con una spinta adeguata. Il mio termine di paragone tra le vele wave, come ormai sapete è la Naish Session, che reputo tra le migliori... beh vi dirò soltanto il margine di differenza tra queste due vele, a parte un feeling leggermente più morbido a favore della Naish, è così sottile che quasi non si sente!


WAVE SAILS (4,0/ 5,4)

+

Hot Sails Smack 4,8

-

potenza, manovrabilità, performance, qualità costruttiva utilizzo in condizioni side

mis. disp. : 2,8/3,3/3,8/4,0/4,3/4,5/4,8/5,0/5,3/5,5/5,8/6,3 mis. albero : 412 cm mis. boma : 164 cm mast ideale: Hot Rod rdm Freewave 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 3 mini battens top : fisso

smack 4,8

490 €

rider and test gilbe - la coudouliere - marzo 09 - photo © smink

Quando Eric, titolare della Side On, factory francese che da qualche anno ci dà una grossa mano nei nostri test fornendoci gli omonimi boma a prova di bomba, ci ha chiesto se volevano provare qualche Hot Sails che distribuisce sul mercato d’oltralpe, abbiamo accettato di buon grado. La Smack 4,7 è stata una bella sorpresa, uscita anch’essa direttamente dal bagagliaio del monovolume di Eric. Eravamo come al solito a La Coudeliere e mentre Panda e Max hanno optato per le Fire, le “control Wave” di Hot Sails Maui, io ho voluto provare la Smack, la power wave del marchio. Un grosso più, anzitutto, al colore: un rosa “fastidioso-ignorante”, che unito al look veramente accattivante, fanno una vela veramente bella da vedere... almeno per me! Rifiniture al top e materiali di prim'ordine danno l'impressione di essere davanti ad una vela solida, fatta per durare nel tempo. Armare è stato abbastanza semplice, nel senso che il trim giusto della vela è facile da trovare e,quando la vela sembra armata bene, lo è veramente. Vado in acqua dubbioso, partendo dalla solita spiaggietta (con simpatici pietroni) con un piccolo 75 litri: il vento non è ancora forte, ma riesco ad apprezzare le condizioni perchè la Smack è bella potente, sincera ed intuitiva sin dal primo bordo ed è un piacere vederla “lavorare” in acqua. In andatura è la vela è facile da gestire e permette, a chi lo sa fare, qualsiasi tipo di andatura; in manovra è molto docile e morbida, mai nervosa, molto progressiva e sempre controllabile. Nei salti la vela si comporta bene e contribuisce a mantenere un gran controllo in ogni situazione. In surfata mi aspettavo un eccesso di potenza nei bottoms... ed invece mi sono divertito a surfare le onde, nonostante tra le onde non sia un “capo”. La potenza in più, utilissima in condizioni onshore (leggi mareggiate nostrane) non è mai un impiccio in surfata con questa vela. Solo i surfisti più esigenti e che escono solo in condizioni side potranno sentire la necessità di una vela meno potente. La mia impressione è stata quella di aver testato una vela azzeccata, molto interessante a livello costruttivo, che mi ha convinto tra le onde e che, per capirci, è molto simile alla Challenger Bash, ossia ad una wave non esageratamente potente, divertente anche nelle surfate ed in grado di offrire grosse soddisfazioni in tutte quelle condizioni (assai frequenti) di vento e onda non perfette.


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WAVE SAILS (4,0/ 5,4) Manovrabilità, polivalenza, leggerezza, ottimo compromesso potenza/neutralità

Hot Sails Fire 4,7/4,2

protezione piede d’albero corta

mis. disp. : 3,0/3,5/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,8/6,0/6,3 mis. albero : 417 cm mis. boma : 166 cm mast ideale: Hot Rod rdm Big Wave 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 3 mini battens top : fisso

fire 4,7

500 €

rider and test max and panda - la coudouliere - marzo 09 - photo © smink

Di questo test ricordo benissimo soprattutto le facce estasiate di tutti i surfer del parcheggio della Coudù. Estasiati per due motivi: il primo perché queste vele ci sono state portate direttamente sullo spot da Eric, che distribuisce Hot sails in Francia che si è presentato con sei sacche nuove di pacco: sembrava di essere a Natale quando scende dal camino... proprio Babbo Natale! In questo caso è sceso da un monovolume, ma l’entusiasmo era lo stesso... secondo motivo perché una volta aperte e srotolate, le vele sono veramente belle solo che a vedersi grazie a colori sgargianti e linee accattivanti. Subito c’è scappata un’uscita con la Fire, anzi con le Fire: io che esco sempre sotto invelato per poter surfare con più tranquillità, ho scelto la 4,2 e Max la 4,7. Vi posso assicurare che è stata una grande rivelazione questa FIRE. Mai brusca e mai strattoni nelle braccia, morbida e reattiva nelle stesso tempo. Quel giorno inizialmente l’ho cazzata poco di carica basso in modo da usarla fra virgolette da 4.5 e non è mai stata scorbutica... quando il vento è rinforzato e l’ho trimmata a regola d’arte, è stata ancora più precisa. Questo grazie anche al doppio anello di bugna che ci permette di giocare con piccole regolazioni veloci sulla battigia. L’ottanta per cento della vela è tramata e visto che non siamo dei fenomeni questo ci aiuta nell’azzardare di più in surfata senza rischiare di fare dei danni alla vela. A parte la protezione del piede d’albero che risulta leggermente corto e lascia intravedere la prolunga... per il resto non sono riuscito a trovare difetti e ve la consiglio a tutti una vela del genere nel vostro set... Adesso vi lascio al commento di Max che ha provato stessa vela con 50 cm di metratura in più! Premesso che tutto quello che arriva dalle Hawaii mi emoziona sempre un po’, questa vela wave è stata una bellissima rivelazione. A me personalmente è piaciuta molto esteticamente, sia rossa che gialla. La vela si presenta robusta, ben rifinita e leggera nello stesso tempo. Anch’io ho notato a protezione dal caricabasso, leggermente più corta di quello che potrebbe servire, ma comunque la cosa è accettabile e soprattutto la vela è molto ben costruita. E veniamo alla prova in acqua... Coudù, NW classico, onde sui due metri: prova superata a pieni voti! La vela è maneggevole, neutra in surfata (non “strappa” mai) e sventa molto bene sotto raffica rendendo la navigazione confortevole. Non è sicuramente una vela molto potente, ma con la giusta regolazione della scotta di bugna, permette di continuare a navigare e divertirsi anche nei momenti un po’ più mosci... senza dover cambiare vela. E’ la mia prima Hot tra le mani e devo dire che sono rimasto entusiasta: una delle vele wave più belle che ho provato, veramente facile e divertente per surfare. A questo punto direi che la mia curiosità per questo marchio sale maggiormente e non vedo l’ora di provare le Super Freak che il buon Cammar ci consiglia da mo’! Cammar sei troppo avanti, l’ho sempre saputo!


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) Challenger Bash 4,5/5,3 bash 5,3

507 €

+

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meno potente dello scorso anno

mis. disp. : 4,1/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7 mis. albero : 5,3 421 cm/4,5 390 cm mis. boma : 5,3 173 cm/4,5 160 cm mast ideale: 400/19 Short + 100% - Short 65% mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 3 mini battens top : vario

rider and test gilbe/Robi Da Costa photo Gilbe © smink - photo Robi © A. Getuli and A.Ragazzi

Questo mese super “lavoro” per il team di Wind News, addirittura un test doppio ad opera di due dei nostri tester che, all’insaputa uno dell’altro, hanno realizzato il test della Challenger Bash in due misure diverse: 4,5 Roberto e 5,3 Gilberto. Per completezza di infomazione ve li proponiamo tutti e due, cominciando dalla prova di Roberto Da Costa. Challenger Bash 4.5 2009 by Roby Le vele della collezione ‘09 prodotte dalla veleria di Senigallia, sono state ridisegnate totalmente da Cesare Cantagalli, il quale le ha rese esteticamente ancora più belle. A seguito dei test invernali dei vari ragazzi del team sono state apportate delle importanti variazioni a livello strutturale e funzionale su tutti i modelli presenti in catalogo. Le modifiche più evidenti sono queste: le prime due stecche partendo dalla base della vela rispetto al modello 08, sono più morbide e di conseguenza ora la vela è meno rigida e meno fisica con vento leggero. E’ stato aumentato il twist della vela,

leggera - equilibrata - neutrale manovrabile - ottimo compromesso nel surf side/on

per far si che in condizioni di forte in velatura, le già ottime doti di controllo venissero ulteriormente ottimizzate. Armando la vele ci si rende conto che, applicando una modesta tensione di caricabasso, la balumina apre molto di più rispetto al modello 08, ma il velaio ha lasciato nella parte bassa della vela un minimo di grasso per favorire lo spunto in planata, caratteristica tipica delle vele on shore. Nuovo anche il monofilm, che non è più colorato su tutta la vela: la porzione di x-ply colorato è stata ridotta e mantenuta solo nella zona esterna e bassa, donando un piacevole effetto grafico. Nella zona della finestra è stato utilizzato un tipo di x-ply con tramatura più larga e trasparente, questo per favorire la visibilità in manovra. Anche l’anti break “sempre in termoform” ha subito qualche miglioria gazie ad una modifica nel sistema di chiusura. Per testare questa vela ho dovuto macinare qualche chilometro, ma alla fine credo di essere sicuro di questo test al 99%. Lo spot wave prescelto è stato Termoli,


che si sa, quando la tramontana soffia bella decisa, regala ottime condizioni side off... ma qui viene il bello!! Arrivato sullo spot mi sono reso conto che le condizioni non erano proprio side off, il vento era bello deciso, ma la direzione era on shore, e quindi la scelta è caduta proprio sulla Bash 4.5 vela on shore! Per il test ho utilizzato lo Short 370 100% Carbon, albero consigliato dalla veleria che garantisce le massime prestazioni della vela, ma anche usando un 65% carbon, sempre Short, le prestazioni sono più che ottime. Su questa vela ho provato anche altri alberi di marche diverse. Challenger ha fatto quest’anno un bel lavoro facendo si che le proprie vele possano funzionare anche con alberi di marche diverse, a patto che abbiano la stessa curvatura. Armare la Bash 09 è un gioco da ragazzi. L’albero scivola nella tasca d’albero senza fare troppo attrito; ciò è possibile grazie alla fettuccia in dacron posizionata internamente alla tasca. Questo piccolo accorgimento preserva la tasca d’albero da strappi causati dal continuo inserimento del l’albero. Ora due consigli per il trim: una volta finito di cazzare il caricabasso, montate il boma e regolatelo provvisoriamente, ora cazzate completamente di caricabasso fino a che le due stecche sulla penna non si allentano. Utilizzate questa configurazione in giornate di vento medio. Ora tocca al boma: regolate la bugna cazzandola in modo che la vela non arrivi a toccare il terminale del boma. È bene lasciare un pochino di grasso alla vela solo cosi potrà sventare in modo coretto, ma senza esagerare con la tensione. In questo modo le vela potrà twistare liberamente mantenendo sempre il centro velico nella sua posizione ottimale. La prima sensazione che ho avuto in acqua è stata di avere fra le mani una vela bella potente, la mia sensazione è stata confermata dal fatto che i miei amici più magrolini usano vele comprese fra 4.7 e le 5.0. Continuo a surfare incurante delle raf-

fiche che fuori dal porto sono ben oltre i 30 nodi. Viro e cerco di surfare qualche onda, convinto che tutta quella potenza non sia proprio il massimo in surfata, ma dopo un paio di bottom turn mi devo ricredere, la vela, nonostante sia potente, mantiene una grande stabilità sia in andatura che in surfata. Il vento dal mare mi ha permesso anche grazie al volume della mia tavola wave “un Ab plus 90 litri Tidal “ di apprezzare tutte le caratteristiche di questa vela on shore. Surfare in back side con la Bash è un gioco da ragazzi, le riserva di potenza che la vela ha è di grande aiuto soprattuto in queste condizioni, dove spesso l’onda, se grande, attenua l’intensità del vento stesso, rendendo il surf in back side un po’ difficoltoso. Con questa vela on shore ci si spinge sino al lip dell’onda, chiudendo con facilità anche degli aerial back side degni di nota. Nei salti la Bash è sempre ben bilanciata ed una volta impostata la manovra si lascia condurre per tutta la rotazione in maniera naturale e senza troppi sforzi. Anche usandola come vela da acqua piatta e vento forte non delude. Il taglio della base ed il boma corto le conferiscono un ottima manovrabilità, unita alla buona velocità che riesce a sprigionare, renderà felici i più smaliziati freeride, mentre i freestyle la potranno usare senza limitazioni per le loro evoluzioni più radicali. Challenger Bash 5,3 2009 by Gilbe Nata come vela wave potente, adatta quindi alle condizioni on-shore, è stata utilizzata con soddisfazione anche nel freeride nelle misure più grandi ed è capitato molto spesso di vederla usare, al lago, nel freestyle, grazie alle sue caratteristiche di potenza e maneggevolezza. Negli scorsi anni, tuttavia, la vela mostrava anche qualche difetto (ad esempio nel modello 2007) in termini di eccessiva potenza in condizioni di soprainvelatura, che si traducevano in una perdita di maneggevolezza e ad

un peggioramento delle prestazioni in generale. Memore di tutto ciò, avendo avuto la Bash sia nel 2007 che nel 2008, ho deciso di testare il modello 2009 per vedere cosa è cambiato. Ho provato la vela in condizioni on shore, con circa 20 nodi di vento (rafficati) ed onda abbastanza grossa. Successivamente ho surfato con tramontana e chop disordinato, e decisamente soprainvelato. Mi sono fatto un’idea abbastanza chiara della vela, che ha mantenuto la potenza del modello 2008 (forse leggermente inferiore), ma ha guadagnato molto sotto tutti i punti di vista. Come lo scorso anno mi sono comprato la KOnda 4,7 e la Bash 5,3: nel 2008 la differenza tra queste vele era più evidente rispetto a quest’anno. La Bash si avvicina molto alla KOnda come comportamento in manovra, ma è potente quanto basta in andatura ed in condizioni di vento rafficato. Surfando, mantiene un’attitudine alla surfata molto simile (anche se non uguale) alla KOnda, soffrendo molto meno le condizioni di vento irregolare. Le già buone doti dinamiche dello scorso anno sono state affinate, ed in andatura si ha una vela docile tra le mani e (seppur potente) ben gestibile. In manovra la Bash è molto intuitiva e si comporta da wave di razza, grazie alla base non troppo esposta. Il trim è molto semplice, anche se ho aottato per il caricabasso un trim diverso dalle misure stampigliate sulla vela. Una bella vela wave, adatta praticamente ad ogni condizione wave o freestyle-wave, che sa abbinare la potenza alla manovrabilità, offrendo ai surfisti pesanti un “attrezzo” molto divertente, ed ai surfisti leggeri la possibilità di planare prima e saltare più in alto. Già con il modello 2008 Challenger ha dimostrato di aver fatto un bel passo in avanti: quest’anno la Bash se la gioca tranquillamente con le migliori power wave sul mercato, ma è un vero made in Italy, che non guasta e costa meno. E poi volete mettere il colore Brasil…


WAVE SAILS (4,0/ 5,4)

+ Gun Sails Transwave 5,3

e 5,3 Transwav

369 €

+

-

potente e nervosa - spunto in partenza - duttile - ampio range di utilizzo neutrale - manovrabile - prezzo shock costruzione in monofilm nella parte alta

mis. disp. : 3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,1 mis. albero : 429 cm mis. boma : 178 cm mast ideale: Expert Wave / Select RDM 30 mast comp.: carbon rdm 430/21 - 400/19 stecche : 5 + 2 mini battens top : vario

rider and test smink - andora (sv) novembre 08 - photo © max

La foto di questo mese, “pacifica” non rende grazie alle virtù della Transwave, la nuova vela Gun che rimpiazza la Wave MC degli scorsi anni. Non abbiamo foto “cattive” perchè siamo dei tanardi come logistica (ndr. tranquilli le faremo tra le onde di Sal nella “mission” natalizia!) , ma abbiamo “strausato” la Transwave sia tra le onde che con la nostra rognosa tramontana, banco di prova non da poco per valutare la tolleranza di una vela. Dopo una decina di uscite, diverse delle quali con il vento da terra rafficato e di intensità variabile da 0 a... 30 nodi, vi possiamo tranquillamente dire che Morlotti, sail designer Gun Sails ha messo a segno un altro gran colpo. Chi possiede o ha avuto occasione di provate la MC degli anni scorsi, metta le sue impressione nella valigia dei ricordi: pur essendo un buona vela, pur migliorando di anno in anno, la MC non raggiunge il valore di questa nuova veletta, quasi una fuoriclasse, nettamente più leggera sulle braccia (e non solo!) e decisamente più tollerante. E dire che la nuova “nata” non ha perso niente della spinta generosa della sua “antenata”, ma ha guadagnato in quel feeling “morbido”, di cui spesso parlo nei test, e che uso per elogiare il comportamento delle vele wave Naish nelle nostre prove. Anche in questo caso un accostamento alla Force non è azzardato... persino i tester di Wind francesi hanno messo la Transwave, come prestazioni, tra la Gaastra Poison e la Naish Force, vele di alta categoria e ben altra fascia di prezzo. Detto questo, secondo noi quest’anno, con Steel e Transwave è ben difficile trovare delle differenze solstiziali di prestazione rispetto alle vele da “gioielleria”. Prendiamo proprio la Transwave 5,3: negli anni scorsi la MC, svolgeva bene il ruolo di vela cosidetta “all terrain”, ma, rispetto ad altre vele, risultava un po’ più pesante sulle braccia, più rigida e all’aumentare del vento si sentiva molto il “tiro” sul braccio posteriore. Anche sulla Transam, con il vento forte può accadere che iI profilo rinculi ancora leggermente, ma per accorgersene bisogna essere dei surfisti veramente leggerini. In surfata invece dimenticatevi, il senso di “ingombro” delle vecchie MC, si surfa senza più pensare alle vela, con un ottima neutralità e manovrabilità che vi aiuteranno a “gustarvi” le vostre surfate. Utilizzabile in quasi tutte le condizioni dall’acqua piatta all’onda tosta... la Transwave è potente e nervosa al punto giusto e rispetto allo sorellina Steel garantisce quello spunto in più che la rende ancora più adatta alle condizioni delle nostre mareggiate. L’anno scorso avessi dovuto scegliere, sarei andato sicuro sulla Hammer (ora rimpiazzata dalla Steel) per avere una vela più neutra e leggera in surfata, quest’anno sarei veramente indeciso. L’unica controindicazione che “intravedo” nella scelta della Transwave è la costruzione un po’ leggerina nei due ferzi in alto, realizzati in monofilm, ma la vela è più duttile della sorellina che vanta una costruzione più “hard core” e più adatta per surfare con onde belle grosse. La scelta va fatta probabilmente in base all’utilizzo che se ne vuole fare ed anche al proprio peso corporeo: leggeri con la Steel e robusti con la Transwave, ma il risultato non cambia... due gran vele!


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WAVE SAILS (4,0/ 5,4) potente ai bassi regimi, ampio range di utilizzo, manovrabilità, buon compromesso condizioni on shore

Simmer Iron 5,3

“fisica” con il ventone

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,2/6,7 426 cm 175 cm Simmer RDM9 400/19 carbon rdm 400/19 5 + 2 mini battens fixed

iron 5,3

589 €

rider and test gilbe - tenerife - dicembre 08 - photo © cristina

La Simmer Iron è una novità 2009: è una power wave molto adatta alle manovre e ad un utilizzo Freestyle Wave e si pone tra la Icon (adatta ad un utilizzo wave specifico) e la Xd, la vela freestyle del marchio. Ho potuto provarla grazie a Walter Scotto che me l’ha imprestata durante la mia vacanza natalizia a Tenerife. Appena srotolata la vela salta subito all'occhio la qualità costruttiva e la cura nei particolari, anche estetici. Armare la vela non è un gioco da bambina come dice il buon Water, facendola cazzare dalla figlioletta... ma è abbastanza semplice: solo chi non è abituato a Simmer come me avrà bisogno di un po' di tempo per trovare il giusto trim: le regolazioni (anche di diversi centimetri) cambiano ovviamente le reazioni della vela, ma non sono così evidenti visivamente, come ad esempio su Challenger o su North. In ogni caso, un volta “capita”, la Simmer è semplice da armare e da regolare. Presentata da Simmer come vela molto potente, adatta alle condizioni on shore ed i rider pesanti, l'ho provata nella misura 5,3, che presenta un outline moderno e compatto (albero corto, si arma con il 4 metri, e boma abbastanza lungo, caratteristico delle power wave). In acqua offre una sensazione di potenza e solidità e garantisce una spinta sincera e vigorosa, anche in condizioni di vento rafficato, con un comportamento tutto sommato prevedibile, tranne sotto le raffiche più forti, durante le quali il centro velico tende leggermente a spostarsi. Probabilmente questo caratteristica è in parte dovuto ad un errore di trim del sottoscritto nel regolare il boma, operazione non così intuitiva a mio avviso (forse era meglio che la lasciassi armare dalla figlia di Walter...). In manovra la vela è molto facile e progressiva, perdona errori e offre reazioni sincere e prevedibili, conservando una buona riserva di potenza sia all'uscita della manovra che superando le schiume. Nei salti poi è ben controllabile e premette di staccare senza fatica. Complessivamente una bella vela, adatta sicuramente ai surfer pesanti, al mare ed anche al lago: la riserva di potenza è senz'altro un aspetto positivo, anche se (opinione del tutto personale), a volte la vela tende a “stancare” il rider, non solo fisicamente, ma anche per il fatto di doversi concentrare sull'assetto, trascurando magari le condizioni e le onde da surfare. Probabilmente chi supera i 75 chili, o vuole una vela super planante, apprezzerà la Iron perchè è un'ottima power wave: chi invece vuole una vela wave con un po' meno potenza, da usare solo quando serve e più performante in surfata, dovrà rivolgere la sua attenzione sulla Icon, per restare in casa Simmer. Per chiarire ancora di più, posso dirvi che la Iron mi ha ricordato la Challenger Bash “vecchia maniera”, e la ritengo molto più adatta al freestyle wave che al wave on shore. Prezzo salatuccio che si pone nella media delle vele di alta gamma e ottima qualità costruttiva completano il quadro della Simmer Iron 5,3.


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) Hot sails SuperFreak 5,3 UL

+

-

leggerezza, manovrabilità, surfata, feeling morbido, look originale utilizzo in condizioni dure albero dedicato flex top

mis.disp.:2,9/3,2/3,5/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,5/5,8/6,3/6,7/7,0/8,0/9,0 mis. albero : 425 cm mis. boma : 175 cm mast ideale: Hot Rod 400/19 flex top mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 3 mini battens top : fisso super freaK

5,3 UL

485 € rider cinghiale - test smink- noli - aprile 09 - photo © smink

La linea Superfreak vanta ben 17 misure dalla 2,9 alla 9,0, quasi 700 abbinamenti di colori disponibili più la possibilità di customizzarsi il look della vela da soli tramite apposito programmino sul sito Hot ed ancora... due tipi di costruzione, base e UL (Ultra Light). In più ci sono le vele con grafiche particolari come quella ad esempio del Che Guevara o Bob Marley... cliccate http://hotsailsmaui.com/2009/sfcolors.php per farvi un’idea. I costi variano, ma non di molto: la Superfreak 5,3 base costa 420 euro, mentre ad esempio la SUPERFREAK CHE costa 75 euro in più, ma in generale tenete conto che se il surfista vuole una grafica o un abbinamento di colori un po’ diversi, i costi ulteriori variano dai 50 ai 150 euro a patto che non si abbia urgenza. Nel caso di consegna in sei settimane si paga solo la spedizione, nel caso si ordini e si voglia aspettare il normale approvvigionamento della distribuzione (due/tre volte all'anno) non ci sono costi aggiuntivi. Detto questo parliamo un po’ di questa linea, catalogata come “semi-soft endure wave”, ma in pratica a seconda della metrature le vele possono essere considerate cross over wave, chop bump and jump, freeride flat water... insomma un bel mix! Di certo c’è che la speciale costruzione in dacron dona quella “soft power” che ha fatto diventare la Superfreak un... cult per molti surfisti! Ad aggiungere “pepe” alla questione è arrivata nella stagione ‘09 la versione UL, costruita con una mescola di tessuto (dacron/kevlar ecc.) 50% più leggero del dacron normale. Eric, titolare della Side On, che ora è anche distributore per l’Italia del marchio Hot Sails (almeno a leggere cosa dice il sito http://www.hotsailsmaui.com/2009/distribution.php) ci ha messo a disposizione due SF UL 5,3 e 5,8, che abbiamo “triturato” per un paio di mesi. Tanto per iniziare, con le Ultra Light si ha la sensazione di srotolare un... kite! Non ci sono “inserti” da gonfiare, ma il materiale è lo stesso: la vela appena tirata fuori dalla sua sacca sembra infatti un po’ uno “straccietto” irrigidito solo dalla stecche. Una volta montata (per rendere al meglio necessita purtroppo di un rdm 400/19 flex top al posto dei soliti constant curve...), con estrema facilità, visto che necessita di poca tensione di caricabasso, ma di un’attenta regolazione della bugna... la vela prende forma. Ed in acqua, soprattutto tra le onde in condizioni di vento medio/leggero, è formidabile: tutto quello di buono diceva il Cammar nei numeri scorsi, riguardo leggerezza e feeling di questa vela, è confermato in pieno. Con la UL viene consigliato di uscire con mezzo metro di vela in più del solito ed infatti il tiro non è così potente, ma in surfata vi ritrovate tra le mani una veletta che non pesa veramente nulla e che vi permette di giocare su e giù dalle onde.Viceversa in un utilizzo bump and jump, con vento forte e rafficato, la parte alta della vela “respira” poco, sembra un po’ “chiusa” di balumina, diventa un po’ troppo “inerte” sotto raffica senza erogare potenza, soprattutto se non si utilizza il suo albero dedicato. Se uscite spesso tra le onde in condizioni di vento medio/leggero può essere il vostro “cult”, meno se uscite in condizioni rognose e cattivelle: l’impressione è che la UL sia un po’ fragilina se si va spesso a roccie e ricordate che necessita del suo albero flex top per dare il meglio.


+

-

WAVE SAILS (4,0/ 5,4) buono tiro, ampio range di utilizzo, manovrabile, neutra, vivace, tollerante, ideale abbinamento per wave twinzer

North Sails Ego 5,3

costruzione leggerina nelle misure grandi

mis. disp. : 3,0/3,4/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,6/5,9/6,3 mis. albero : 423 cm mis. boma : 175 cm mast ideale: Gold rdm / Platinum rdm 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 2 mini battens top : fisso

Ego 5,3

681€

SMINK APPROVED

rider and test smink - brutal beach - marzo 09 - photo © panda

North Sails con questa Ego si è buttata in un bella avventura... in un colpo solo ha realizzato una vela completamente nuova, una compact wave, che ha il difficile compito di sostituire la classica Voodoo, che “imperversava” ormai da un decennio e che ha accumulato, in tutti questi anni, un gran numero di estimatori. Soprattutto la seconda “missione”, non è sicuramente tra le più semplici dato che gli “aficionados” della Voodoo sono un po’ come gli amanti delle Ezzy Wave... difficili da accontentare perchè abituati a dei best sellers in fatto di wave sails e “restii” al cambiamento. Una scommessa azzardata, un salto nel buio... come volete chiamarla?! Sta di fatto che dopo aver provato la Ego 5,3, sono convinto che North Sails abbia vinto su tutti i fronti... vi posso dire, senza tanti giri di parole, che questa è la vela wave che mi è piaciuta di più di quelle provate quest’anno. E dire che ho provato questa vela “rdm only” con uno dei suoi alberelli consigliati, quel North Silver rdm3 (il famoso albero in tre pezzi), che è carbon 55 e non il solito albero da... gioielleria. Sta di fatto che una delle sensazioni più marcata di questa Ego 5,3 è l’estrema leggerezza sull braccia e la sua tolleranza abbinata ad un ottimo spunto di potenza. Ma andiamo per gradi... la Ego vanta nelle misure piccole una costruzione “hard core” 100% tramata (Heavy Duty Xply) fino alla nostra 5,3 ed in quelle a salire 5,6, 5,9 e 6,3, dove per ragioni di peso è stato adottato la finestra in monofilm. Lo shape a 5 stecche è stato sviluppato da Kai Hopf “giocando” sull’equilibrio tra la lunghezza dell’albero (ridotta) e quella del boma, alla ricerca di una compact sail, che avesse un ampio range di utilizzo, un buon twist generale ed un manovrabilità radicale. Obiettivi che mi sono sembrati, tutto sommato, raggiunti. La Ego 5,3 ha un range di utilizzo molto ampio: eroga un tiro interessante in condizioni di vento leggero, grazie al quale si parte rapidamente in planata e si riesce subito ad approcciare ai salti con una buona velocità e viceversa con il ventone, anche da 4,5, non ci si accorge di avere tra le mani una 5,3. Su questo punto ci sarebbe da sottolineare che l’uso dell’albero in tre pezzi (più morbido grazie alla sua curva armoniosa) forse stempera un po’ il tiro sul braccio posteriore, riscontrato in condizioni di soprainvelatura da tester di altri magazine (mi riprometto al proposito di provare la Ego con rdm normali in due pezzi e verificare la cosa). Sta di fatto che con l’abbinamento utilizzato nel test, la vela rimane sempre leggera sulle braccia, precisa e vivace in manovra... tanto che mi è subito sembrata la compagna ideale del mio twinzer Wave Twin 74. Sempre neutra e piacevolissima in surfata, più tollerante e “morbida”(nonostante non ci sia più nella finestra il pannello in PVC che caratterizzava la “vecchia” Woodoo) persino della Session che uso solitamente come termine di paragone o della sorprendente Steel di quest’anno, la Ego 5,3 si candida per uno posto nelle nomination per l’oscar delle migliori wave sails 2009! Attaccateci un twinzer o una tavole wave, moderna e compatta e... vedrete! Chiudo segnalando che esiste di questa vela, già cara di suo, anche la versione Code Orange Limited più leggera e destinata agli atleti.


FREERIDE SAILS (6,0/ 7,5) Gun Sails Future 6,4 future 6,4

355 €

+

-

range di utilizzo, spunto in partenza in planata, performances generali, duttilità, prezzo un po’ “ingombrante” in manovra

mis. disp. : 4,7/5,5/6,0/6,4/6,9/7,5/8,1 mis. albero : 455 cm mis. boma : 196 cm mast ideale: 430/21 Expert Wave/Cross mast comp.: carbon rdm/sdm 430/21 stecche : 6 + 3 tubes + 3 mini battens top : fisso

rider and test smink - noli (sv) - marzo 09 - photo © max

F come Future o come Facilità! Così c’è scritto sul catalogo Gun e la prima cosa che ho pensato... “sarà una vela di quelle tutte monofilm e planata anticipata!” Ed invece, come al solito, facendo di testa mia, mi sono presentato in spiaggia in una giornata di tramontana più da 5,0 che da 6,0, per “assaggiare” le doti delle moderne tavole slalom, pensando“mi faccio un paio di bordi bello soprainvelato, come fanno i veri slalomari!”. Ho preso il mio fedele Reptile Python 430/21 ed ho cominciato ad armare la Future 6,4, che rimpiazza la Flash nella gamma delle veleria tedesca. La prima sorpresa è stata la facilita con cui la vela si è lasciata trimmare: non c’è bisogno di cazzare come dei matti il caricabasso per trovare il trim adeguato alla mazzata di vento. Minina fatica e con un occhio all’indicatore “Fred” che segnala la ottimale apertura della balumina... sono andato in acqua! Seconda sorpresa: non è solo una vela tutta planata! Con delle raffiche sempre più forti, ho potuto apprezzare quanto lavora bene la parte alta di questa Future, che rimane tollerante anche con delle “bombarde da paura” di tramontana. In queste condizioni si sente tirare la vela sul braccio dietro, ma ad essere sinceri, mi è sembrata più tollerante della “vecchia” Flash. Sono tornato a riva e poi in redazione ho srotolato la Future 6,4: le ho così dato un’occhiata un po’ più attenta. Costruita quasi tutta in monofilm, la Future adotta alcune soluzioni intelligenti derivate dalla “vecchia” Flash come l’inserto in X-Ply tramato, inserito nella parte anteriore della vela (parte dalla prima stecca sotto il boma per arrivare fino all’ultima), per sorreggere il profilo e stabilizzarla nella raffiche più forti. Di nuovo c’è il concetto di una vela a cinque o sei stecche a seconda delle metrature: la 6,4 adotta sei stecche supportare da tre tubolari più tre minibattens che rendono il twist della balumina più progressivo.Queste caratteristiche sono quelle che probabilmente rendono “morbida” e tollerante la Future anche nelle condizioni di vento più difficili. A questo punto ho voluto riprovarla con i termici decisamente più leggeri per rendermi conto del suo range di utilizzo. Anche in light wind, conferma di essere una vela equilibrata, ma dotata di un grande spunto propulsivo che la fa planare subito e la rende adattissima a districarsi in condizioni di vento “ballerino”. Anche a livello manovrabilità siamo messi bene: la rotazione delle stecche molto morbida agevola la strambata anche se la Future si rivela leggermente “ingombrante” in manovra. A suo agio nelle più svariate condizioni di vento la Future 6,4 è adatta a rider che vogliono una vela dalle prestazione omogenee, senza avere “l’impaccio” dei camber, senza dover perdere troppo tempo in trim troppo tecnici e... senza doversi svenare a livello economico!


+

-

FREERIDE/FREESTYLE SAILS (6,0/7,5) costruzione, performance generali, polivalenza freeride/freestyle, potenza

Naish All Terrain 6,5

rigida nel vento forte

mis. disp. : 4,0/4,5/5,0/5,5/6,0/6,5 mis. albero : 463 cm mis. boma : 190 cm mast ideale: Naish Firestick 100 460/25 mast comp.: carbon mast 460/25 stecche : 5 + 2 mini battens top : vario

all terrain

6,5

653 €

rider and test smink - fornaci (sv) - marzo 09 - photo © flemma

Che i test siano soggettivi è risaputo... quando Gilbe è uscito dall’acqua dicendo“bella questa vela dello zio Naish, ma tira un po’ poco...”, stavo pensando l’esatto contrario. Certo Gilberto era sceso da una 8,1, in fin dei conti non ha un’esperienza ventennale di tester e più probabilmente, in questo momento ha cose ben più importanti a cui pensare, che non a quanto “tiri” questa All Terrain 6,5, ma dopo averla provata in diversi frangenti e con diverse tavole (tipo lo slalom ‘09 SP 128 ed un vecchio e “rappezzato” freestyle Playmate 115...), mi sento invece di considerare questa vela come una delle più duttili di quelle prodotte da Naish negli ultimi anni. Bisogna trimmarla bene di caricabasso, che necessita di una buona dose di forza per raggiungere la tensione giusta, abbinata un buon 460 SDM che ne esalti le prestazioni e poi giocare quel minimo che basta con la regolazione di bugna per avere una vela che ben si adatta ad un ampio range di vento. Volete una vela da vento leggero, che vi faccia fare un po’ di freestyle o magari preferite planare a stecca con lo slalom con il vento loffio... allentate un po’ la regolazione della bugna e vi troverete tra le mani una vela potente, viva e reattiva, che schizza in partenza in planata, elargendo spunto ai bassi regimi e velocità finale soprattutto se ci si attacca una tavola bella “rapida”. La cosa interessante è che a queste caratteristiche sono state abbinate delle prestazioni in soprainvelatura migliori dello scorso anno, che permettono, nonostante la vela risulti in questo frangente leggermente più “rigida,” di surfare tranquilli anche se il vento rinforza e non si vuole cambiare vela. Basta tensionare appena la bugna e via, bordo dopo bordo, anche con il vento forte. La costruzione bella rinforzata, la rende un pelo meno leggera sulle braccia rispetto ad una vela “dedicata” al freestyle, ma tutto sommato la All Terrain 6,5 mostra un bel feeling anche in manovra, soprattutto nel carving dove ci vuole un attimo per trovare l’imput per “sparare” stilose duck jibe. Anche in questo caso come per l’All Terrain 104, testato il mese scorso, nome azzeccato per una vela tutto fare, che cala le sue carte migliori, se usata come bump and jump o moderna freeride sails.


FREERACE SAILS (7,0/ 8,5) GUN sails Cannonball 7.5 SMINK APPROVED

+

-

accessibilità, spunto, potenza, velocità , stabilità profilo, duttilità, rapporto qualità/prezzo per una volta... nulla!

mis. disp. : 6,0/6,5/7,0/7,5/8,0/8,6, 9,6/10,4 mis. albero : 488 cm mis. boma : 211 cm mast ideale: Gun Select 100 460/25 mast comp.: carbon mast 460/25 stecche : 8 + 3 mini battens camber : 3

7,5 cannoball

445 € rider and test smink - fornaci (sv) - giugno 09 - photo © panda

Non sarò mica diventato “pazzo”?! Eppure ho fatto quattro uscite con l’SP 128 o il Manta 110 e la Gun Cannonball 7,5 e sono sempre tornato a riva contento come una pasqua! Merito dell’attrezzatura performante?! Sinceramente non saprei dirvelo... l’unica cosa di cui sono sicuro è di come mi sono trovato bene con questa Cannonball 7,5: sarà l’abbinamento particolarmente riuscito con il Reptile Python 460/25 rdm, sarà che è una vela meno tecnica da trimmare e da condurre delle vele slalom provate il mese scorso, ma sta di fatto che era dal test della Gaastra Plasma 7.5 dello scorso, che non mi divertivo tanto con una vela cosiddetta “grande”! La Cannonball è un freerace dotata di tre camber che fa della accessibilità, soprattutto ottica del facile raggiungimento di prestazioni molto elevate, i suo punti di forza. Non è troppo tecnica da trimmare: addirittura con l’albero 460 rdm, ci ho messo a montarla quasi lo stesso tempo di una vela wave, nonostante i tre camber e la mole non proprio “minima”. Si procede velocemente infilando l’albero, leggera cazzatina di caricabasso, si mette il boma tesando bene la bugna, leggera pressione con le mani sui camber per posizionarli correttamente e via... una energica tirata al caricabasso e siamo già pronti per andare in acqua. Anche la Cannonball come altre freerace sails moderne, ha dalla sua il fatto di poter essere armata con il 460/25, dato che la misura dell’albero si ferma a 488 cm ed anche di poter montare un boma relativamente “corto” (211 cm), grazie all ‘accorgimento del Reduce Boom lenght. La scelta dell’albero “piccolo” nel senso di diametro e lunghezza, premia infatti di leggerezza finale cosa per cui le Gun Sails di metratura più generosa non hanno mai eccelso. Non è il caso di questa vela, che si rivela immediatamente leggera sulle braccia e facilissima da gestire anche all’aumentare del vento. Non voglio togliere nulla a vele tecniche come, per restare in casa Gun Sails , la Mega XIX 8,1 provata il mese scorso, ma se non si pensa di affrontare “l’avventura” gare, il freerider di livello medio con questa vela si ritrova tra le mani l’arma giusta per raggiungere facilmente grandi prestazioni. Con un termicone, bello sostenuto (il panda planava agilmente con la 6,4 ed il Manta 110) armato di Naish SP 128 e Cannonball, ho risalito di bolina di un paio di chilometri, apprezzando subito il notevole spunto ai bassi regimi della vela. L’abbinamento SP/Cannonball funziona alla grande, cosa che in un paio di bordi mi ha permesso di ritrovarmi ben, ben sopravento. Partenza in planata fulminea, ottimo angolo di risalita, un evidente facilità ad essere gestita dato che non ho mai avuto l’impressione che la vela diventasse “ingombrante”, sensazione che ho spesso con le metrature grandi, soprattutto in strambata (al proposito un + per la rotazione dei camber) e in virata. Se queste caratteristiche tutto sommato me le aspettavo da una vela del genere, quello che me l’ha fatta apprezzare ancor di più è il fatto che, anche con il vento forte, si sia sempre rivelata leggera sulle braccia e gestibilissima in tutte le condizioni. Quando poi ci ho abbinato il Manta 110... bene, sarà un’impressione, ma così veloce era tanto che non andavo! Un grosso più alla Cannonball 7,5 per duttilità, accessibilità e prestazioni... ho trovato la vela “grande” che fa per me!


+

-

RACE SAILS (7,0/ 8,5) planata, accelerazione, performance generali soprattutto ai bassi regimi, facile da trimmare e da sfruttare

CHALLENGER Techno Fluido 8,5

meno performante con i venti sostenuti

mis. disp. : 5,5/6,2/6,8/7,8/8,5/10,0 mis. albero : 492 cm mis. boma : 223 cm mast ideale: Challenger SDS Plus 85% 490/29 mast comp.: carbon mast 460/25 stecche : 7 mini battens top : fix

ido 8,5 techno flu

524 €

rider and test smink - fornaci (sv) - marzo 09 - photo © flemma

La Techno Fluido ora chiamata TC Race, concepita all’inizio in due sole misure 6,8 e 7,8 per poter regatare nella classe Techno, con il passare del tempo ha affinato le sue caratteristiche fino a diventare una freerace che vanta caratteristiche da regata, non estreme come per le vele da Formula, ma che la rendono facilmente abbinabile a tavole dal volume generoso, slalom race e freeride di ultima generazione. Premessa: questo non vuole essere una ripetizione del “freetest” apparso sul numero di febbraio quando abbiamo provato la TC 7,8, ma il giusto compendio di quella prova. Abbiamo voluto “spremere” per un paio di mesi la 8,5 e capire gli eventuali limiti sfuggiti nel freetest di un solo giorno. Dotata di sette stecche twin-cam, cinque delle quali tubolari in carbonio, due mini camber, uno sopra ed uno sotto al boma, la 8,5 fa della realativa leggerezza e della facilità di planata le sue armi migliori. Semplice da trimmare, rispetto a vele camberate, si abbina bene anche al 460/25 (con 32 cm di prolunga) e persino ad un albero rdm come il Reptile Python 100% 460/25 con cui abbiamo provato un paio di uscite. Challenger consiglia di usare gli alberi “dedicati” SDS carbon 85% per la massima resa della vela, ma mai come in questo caso, provandola con ben tre alberi diversi (490/29, 460/25 e 460/25 rdm) dotati sempre di una buona percentuale di carbonio, ci siamo resi conto di avere tra le mani una vela che non ha bisogno del suo mast “ideale” per dare il meglio di sè. Con i termici la TC 8,5 va a nozze: sembra nata per essere abbinata a tavole molto voluminose, tipo l’RRD X-Ride 155 che abbiamo provato per i test di questo mese. Con tavole di questo genere non c’è neanche bisogno di pompare energicamente per partire a bomba: basta aprire e chiudere il braccio posteriore, rimanendo attaccati al trapezio per schizzare via. La vela eroga una spinta notevole e si arriva subito al massimo della velocità di crociera.Adattissima per divertirsi senza troppi pensieri con le brezze estive, visto anche i due camber che garantiscono una surplus di stabilità, la TC 8,5, offre delle ottime prestazioni generali: potenza ai bassi regimi ed accelerazioni brucianti, che fanno si che si riesca ad impostare un buon angolo di bolina senza apparenti difficoltà, soprattutto se supportati da tavole e pinna all’altezza della situazione. Il tutto condito da una notevole accessibilità (se paragonata ad altre vele camberate) e da un confort inusuale per una misura così grande, tenuto anche conto della ottima rotazione dei camber in strambata e virata. Il rovescio della medaglia è rappresentato dal fatto che in condizioni di vento più sostenuto, pur rimanendo stabile ed accessibile, la TC 8,5 non riesce ad offrire quelle performances di punta che possono garantire vele più indirizzate allo slalom. Tutto sommato però una delle vele camberate più accessibili sul mercato (ndr. anche in fatto di prezzo) con delle prestazioni più che onorevoli soprattutto ai bassi regimi.


SLALOM SAILS (7,0/ 8,5) GUN sails Mega XS 8,1

+

-

Rapporto qualità/prezzo, costruzione, velocità di punta, stabilità profilo peso

mis. disp. : 4,7/52/5,7/6,2/6,8/7,4/8,1 mis. albero : 510 cm mis. boma : 223 cm mast ideale: Gun Select 100 490/29 mast comp.: carbon mast 490/29 stecche : 9 + 4 mini battens top : fix

,1 mega XS 8

569 € rider and test smink - fornaci (sv) - aprile 09 - photo © gilbe

Ad essere sincero non ci ho messo poco a trimmarla la prima volta, forse perchè non sono mai stato un “uomo slalom” da metrature grandi, ma una volta montata, a secco, la vela é perfetta e sembra anche parecchio potente. Ma anche un po’ più pesante di quanto ci si aspetti, forse perchè lo shape della vela è sorretto da ben nove stecche, se si conta anche l’ultima più corta in testa alla vela, cinque delle quali dotate di tubulare e 4 dei nuovi rool cams, che rendono perfetta la rotazione in strambata. Anche per questo la Mega XS 8,1 pesa circa sette chili a secco, ma appare ben rinforzata e costruita con materiali solidi e duraturi, compreso anche il Lektra con cui realizzata la tasca a doppio profilo, materiale semitrasparente, che necessita però di una piegatura accurata della vela, finito di surfare, per non ritrovarsi con delle inestetiche pieghe. La 8,1 necessita di un 490/29 per essere armata adeguatamente e noi l’abbiamo provata sia con il suo albero dedicato Gun Select 490/29 sia con il nostro Reptile Green Mamba sdm: essendo entrambi alberi carbon 100% non ci siamo accorti di particolari differenza di prestazioni. Per nostra fortuna la lunghezza del boma non è così “abbondante” come la metratura lascerebbe intuire: il “reduced boom Lenght” accorgimento che vedete qui a fianco permette di contenere a 223 cm la lunghezza, cosa “interessante” per chi come noi, non vuole acquistare anche un boma grande “dedicato”. In acqua la vela che non ti aspetti... mi aspettavo una potenza devastante ed invece la Mega XS in condizioni marginali eroga una spinta “onesta” in partenza in planata, che aumenta man mano che si trova l’assetto ottimale. Se c’è un minimo di brezza non c’è bisogno di pompare, basta volgere la tavola al lasco e si comincia a planare con la vela che eroga una spinta progressiva che si tramuta in accellerazione. In condizioni ottimali o di vento sostenuto la Mega Xs esprime il massimo del suo potenziale: passa alla grande i buchi di vento e le raffiche improvvise, lasciandovi padroni della situazione alla guida e permettendovi di spingere al massimo della velocità la vostra tavola, che, se volete spremere il top da questa vela deve essere un moderno slalom. In queste condizioni non si può non dare diversi più alla Mega XS, in fatto di accelerazione, stabilità di profilo e velocità di punta. Se si esce parecchio soprainvelati e con un piano d’acqua disordinato, il profilo rimane sempre stabile e solo i più leggeri la troveranno più “ingombrante” e più fisica da portare. Se alla guida c’è un surfista esperto (già in fase di trim) può continuare a spremere il meglio delle prestazioni di questa vela... Costa poco più della metà delle vele della sua categoria che vanno per la maggiore, pesa un pochino di più, ma questo non giustifica questa differenza di prezzo... un minimo di esperienza e si lima il gap!


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