La regina dei mari mail

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Alexandra Lapierre

La regina dei mari Romanzo Traduzione di Lorenzo Vetta


Sito & eStore – www.ilsaggiatore.com Twitter – twitter.com/ilSaggiatoreEd Facebook – www.facebook.com/ilSaggiatore © Flammarion 2013 © il Saggiatore S.r.l., Milano 2014 Titolo originale: Je te vois reine des quatre parties du monde


La regina dei mari A Dominique Lapierre, il mio amatissimo padre



La libertà, Sancho, è uno dei doni più preziosi che Dio abbia dato agli uomini, né possono paragonarsi ad essa i tesori che racchiude la terra o ricopre il mare: per la libertà come per l’onore, si può e si deve arrischiare la vita. miguel de cervantes,

Don Chisciotte della Mancia



Nota al lettore

Isabel Barreto, che nacque a Lima intorno al 1568 e morì nel settembre del 1612 sulle Ande peruviane, è esistita realmente. I suoi due mariti – il grande navigatore spagnolo Álvaro de Mendaña e Hernando de Castro, che l’amarono entrambi con ardore – sono anch’essi esistiti. Così come il suo avversario portoghese, il capo pilota Pedro Fernandes de Queirós, che la detestò con lo stesso trasporto; e tutti i personaggi secondari di questo libro. Per raccontare la loro ricerca, un’epopea che supera qualsivoglia invenzione, mi sono presa la libertà di immaginare l’evolvere delle loro emozioni nel contesto storico che li circonda. E di modernizzare la lingua del Secolo d’oro. Ho comunque voluto attenermi alle date, così come ho rispettato i fatti di mia conoscenza. All’inizio di ogni parte, il lettore troverà le mappe del viaggio di Isabel Barreto nel Mare del Sud. Se desidera saperne di più, potrà consultare il piccolo glossario in fondo al libro che include i termini del Nuovo Mondo, così come le fonti inedite riguardanti i quattro eroi di questa avventura e una piccola bibliografia relativa alla conquista del Pacifico e alla ricerca del Quinto Continente, in seguito alle scoperte di Cristoforo Colombo. A.L.   9



prologo



1595 Dio è in cielo. Il re è lontano. E qui, adesso, sono io che comando!

In una notte di eclissi, sulla sabbia nera di un’isola sconosciuta nel cuore del Pacifico, il navigatore Álvaro de Mendaña sta morendo. Abbandona la sua sposa tra i complici dei ribelli che ha fatto giustiziare. Lei sta in piedi al suo capezzale. Ha ventisette anni. Lo ama. Lo perde. Sopra di loro, sorretta da cavalletti, si erge la grande statua della Vergine scaricata dalla nave: una Madonna con le braccia aperte che protegge, tra le pieghe del mantello, l’immagine dipinta in trompe-l’œil dei quattro vascelli della spedizione. Tre di questi beccheggiano sopra le proprie ancore a qualche centinaio di metri di distanza, nella baia completamente oscura. Al chiarore di una torcia, sotto le palme di una capanna improvvisata, il comandante in capo della flotta, l’uomo che qui tutti chiamano l’adelantado – colui che sta davanti – soffoca mentre impartisce le ultime volontà. Seduto di fianco al suo giaciglio, stretto a lui, il suo cancelliere prende nota di ogni parola. Un atto notarile, ufficiale, che tenta di rendere inattaccabile. Tra due crisi di soffocamento, davanti alla cerchia dei suoi avidi marinai e dei suoi folli conquistadores, detta: «Io, Álvaro de Mendaña, Governatore e Capitano generale di tutte le isole del Mare del Sud, per grazia di Sua Maestà Filippo ii, re di Spagna, nel pieno delle mie facoltà, libero nella mia volontà, libero nel mio giudizio e libero nelle mie scelte, divulgo qui il mio testamento, nei modi e nelle forme seguenti:   13


«Rendo la mia legittima sposa, Doña Isabel Barreto, unica proprietaria e padrona assoluta di tutti i beni portati con me su queste rive. Così come di tutti gli altri beni che a tutt’oggi mi appartengono o che potrebbero risultare tali in futuro. «Lascio a Doña Isabel Barreto il marchesato ereditario ricevuto dal mio sovrano il re di Spagna, così come gli altri titoli e tutte le altre onorificenze di cui Sua Maestà ha voluto omaggiarmi. «La nomino Capo delle forze armate attualmente sotto il mio comando, con il titolo di capitano generale della mia armada e adelantada di questa spedizione. «Le conferisco pieni poteri sui miei uomini – marinai, soldati o coloni – e su tutte le mie navi, affinché assicuri l’applicazione delle mie volontà e persegua la scoperta, la conquista, l’evangelizzazione e la colonizzazione della Terra della mia Ipotesi. «In nome di Sua Maestà, faccio di Doña Isabel Barreto, mia legittima sposa, l’incarnazione della persona del re nell’Oceano Pacifico. «La rappresentante di Dio Onnipotente, sulla terra e in mare. «Per mezzo di questo testamento revoco tutti gli altri, dichiarando nulli e senza effetto miei testamenti o codicilli precedenti. «Queste sono le mie irrevocabili e ultime volontà. «Redatto sull’isola che ho battezzato Santa Cruz, nella baia che ho battezzato Graziosa, il 18 ottobre 1595, alla presenza dei miei capitani». Cinque uomini si staccano dal gruppo e si avvicinano per firmare. Doña Isabel li precede. Sotto lo sguardo dei testimoni mormora qualche frase all’orecchio del marito. Lui riprende con difficoltà: «Dichiaro…». Il cancelliere esita. Con le ultime forze l’adelantado si spazientisce: «Scrivete!» ordina con un ultimo sussulto. «… che se la suddetta Doña Isabel Barreto, la mia legittima sposa, desiderasse risposarsi dopo la mia morte, potrà godere liberamente di tutti i miei beni. E che il marito che sceglierà potrà ugualmente godere di tutti i miei beni, dei titoli e delle onorificenze che è piaciuto a Sua Maestà concedermi.» Il cancelliere gli porge la penna d’oca. 14


Il suo paraffo, di solito così elegante, è diventato, come il resto della sua persona, malfermo e fiacco. La giovane donna congeda i testimoni. Ha preso il testamento per riporlo nel baule del marito, che richiude con le tre chiavi appese alla sua cintura. Assolto questo compito, crolla in ginocchio. Le lacrime le scorrono sul viso, che nasconde abbassando la testa. Resta china sulla sabbia, cerca di pregare ma non riesce più a trattenere la pena e singhiozza in silenzio. Lui la chiama. Lei si precipita. Cerca per un’ultima volta di fissare su di lei lo sguardo, che gli si offusca: «Isabel, la Conquista», le confonde entrambe nella stessa domanda. «Che cosa ne sarà delle isole? Che cosa ne sarà di te?» «Non ti tormentare per me.» «Le isole d’oro esistono. Le ho viste!» «Certo che le hai viste.» «Non lasciare che gli altri desistano… Non rinunciare.» Isabel si sforza di rassicurarlo. «Rinunciare, io?» Gli ha preso la mano, che stringe energicamente. Cerca inconsapevolmente di comunicargli la sua forza e il suo ardore. «… Andrò avanti, mi conosci.» Lui serra le palpebre. Mantiene gli occhi chiusi. Al di là della sua passione per questa sposa troppo giovane, troppo bella, troppo ricca, troppo vigorosa, una donna che incarna il trionfo della vita in tutte le sue forme, Álvaro de Mendaña la rispetta e la conosce per quello che è. Il pari di un uomo. Se qualcuno qui può governare, se c’è qualcuno che può sopravvivere, questa è lei. «Ti vedo regina delle quattro parti del mondo.» Questa frase, lui l’aveva pronunciata durante la sua prima dichiarazione d’amore. L’aveva ripetuta quando l’aveva chiesta in sposa. L’aveva sussurrata il mattino della loro prima notte di nozze. «Ti vedo regina delle quattro parti del mondo» ripete durante la sua agonia.   15


Quando la notte finirà, quando il 18 ottobre 1595 il sole si troverà allo zenit, Don Álvaro de Mendaña renderà la sua anima a Dio con le stesse parole. * E adesso? «Dio è in cielo. Il re è lontano… E qui, adesso, sono io che comando!»


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