segno Spedizione in abbonamento postale Poste Italiane S.p.A. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 ROC · Registro degli operatori di comunicazione n. 18524 - ISSN 0391-3910 00 in libreria
€ 7.
Anno XXXVII
ESTATE 2012
241
segno Attualità Internazionali d’Arte Contemporanea
# 241 - Estate 2012
Attualità Internazionali d’Arte Contemporanea
JEFF KOONS Fondation Beyeler, Basilea
GILBERT&GEORGE Alfonso Artiaco, Napoli Segno 241 copertina.indd 1
ANTONY GORMLEY Galleria Continua, San Gimignano 04/06/12 09:34
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13 maggio – 31 luglio 2012 giovedì–domenica via fratelli cervi 66 – reggio emilia tel: 0522 382484 info@collezionemaramotti.org www.collezionemaramotti.org
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UNO SGUARDO ITALIANO
Simone Schiesari Ritratti di giovani uomini e giovani donne #1, 2009. Inkjet print, 50 x 40 cm
a cura di Elio Grazioli
26 maggio - 28 luglio 2012
Frittelli
ARTE CONTEMPORANEA
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Marina Ballo Charmet • Carlo Fei • Nunzio Battaglia • Paola Di Bello • Marco Signorini Alessandra Spranzi • Fabio Sandri • Armin Linke • Giorgio Barrera Davide Bramante • Stefano Graziani • Simone Schiesari • Moira Ricci
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#241 sommario
estate 2012
in copertina
Yayoi Kusama [24]
Jeff Koons
Michael Jackson and Bubbles, 1988 Fondazione Beyeler Basel (anteprima pag.14)
Antony Gormley
Breathing Room, 2012 Galleria Continua, San Gimignano (pag.26)
Gilbert & George
Fury, 2011 (A London pictures) Galleria Alfonso Artiaco, Napoli (pag.34)
8/21 Anteprima / News
Mostre & Musei, gallerie e Istituzioni in Italia Massimo Antonaci [38]
(a cura di Lisa D’Emidio e Paolo Spadano)
22/59 attività espositive / recensioni / interviste Arte Torna Arte, Galleria dell’Accademia Firenze (a cura di Lucia Spadano); Yayoi Kusama, Tate Modern Londra (Roberta Minnucci); Antony Gormley & Nikhil Copra, Galleria Continua San Gimignano (Rita Olivieri); Gianluigi Colin, Fondazione Marconi, Milano (Elena Re); Francesco Gennari, Paolo Mussat Sartor, Giovanni Anselmo, Studio Tucci Russo, Torre Pellice (Gabriella Serusi); Jimmie Durham, Edicola Notte, Roma (Viviana Guadagno); Gilbert & George, Withe Cube Londra, Galleria Artiaco, Napoli, (Roberta Minnucci); Pro/Memoria Nella memoria dell’acqua, RAM Radioartemobile, Roma (dal testo di Maura Favero); Massimo Antonaci, Collezione Maramotti, Reggio Emilia (a cura di Lucia Spadano); Arte programmata e cinetica, GNAM, Roma (Cinzia Folcarelli); Francesco Guerrieri, Museo d’Arte Contemporanea, Acri (Cinzia Folcarelli); Cinque atti teatrali nell’opera d’arte, conversazione/intervista con Giancarlo Cauteruccio (a cura di Rita Olivieri); L’attualità contemporanea a Roma - Intervista a Bartolomeo Pietromarchi (a cura di Ilaria Piccioni); Marco Tirelli, MACRO Testaccio, Roma (Paolo Balmas); Marie Cool e Fabio Balducci, Rosa Barba, Joseph Kosuth, Ettore Spalletti, Galleria Vistamare, Pescara (Maria Letizia Paiato); Nicolantonio Mucciaccia, Galleria Nove, Berlino, (Paolo Balmas); Uno sguardo italiano, Frittelli Arte, Firenze (dal testo di Elio Grazioli); Evan Penny, MARCA, Catanzaro (Simona Caramia); Anna Maria Pugliese, Museo Archeologico, Napoli, (Stefano Taccone); Daniel Milhaud, Galleria Peccolo, Livorno, (Cristina Olivieri); Antonio Paradiso, Parco Scultura, Matera (Maria Vinella); Un certain regard, galleria Cart, Monza (Lucia Nica); Jannis Kounellis, Arsenal Nizhny Novgorod (Paolo Aita); Ann Veronica Janssens, Alfonso Artiaco Napoli (Raffaella Barbato); Nunzio, galleria Bonomo, Bari (Maria Vinella); Arte nel Sociale, Fondaz Rocco Spani, Taranto (Petruzza Doria); Hermann Pitz, Franzpaludetto, Roma-Torino (Lucia Spadano); Silvio Vigliaturo, Museo Scienze Naturali, Torino (Andrea Rodi); Laura Paperina, Studio Raffaelli, Trento (Veronica Caciolli); Lucilla Catania, Vertigo Cosenza (Paolo Aita); Dall’Arte nel sociale al Teatro d’artista, Fondaz. Studio Carrieri Noesi, Martina Franca (Maria Vinella); Claudia Peill, Mara Coccia Arte, Roma (Paolo Aita); Premio Zingarelli, Rocca delle Macie,(Maria Letizia Tega).
Jannis Kounellis [54]
news e tematiche espositive su www.rivistasegno.eu
Le mostre nei Musei, Istituzioni, Fondazioni e Gallerie
60/63 Memorie d’Arte
Hermann Pitz [57]
Il mondo salvato dagli artisti: Alberto Burri (Valentina Ricciuti)
64/74 attività espositive / Documentazione dal web al cartaceo Le mostre in Italia e all’estero
a cura di Paolo Spadano e collaboratori
segno
periodico internazionale di arte contemporanea
Direzione e redazione Corso Manthonè, 57 65127 Pescara Telefono 085/61712 Fax 085/9430467 www.rivistasegno.eu redazione@rivistasegno.eu
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Soci Collaboratori e Corrispondenti: Paolo Aita, Raffaella Barbato, Silvia Bottani, Veronica Caciolli, Simona Caramia, Dalia Della Morgia, Lia De Venere, Anna Saba Didonato, Marilena Di Tursi, Matteo Galbiati, Andrea Mammarella, Antonella Marino, Luciano Marucci, Roberta Minnucci, Francesca Nicoli, Cristina Olivieri, Rita Olivieri, Maria Letizia Paiato, Ilaria Piccioni, Gabriele Perretta, Chiara Pirozzi, Valentina Ricciuti, Gabriella Serusi, Stefano Taccone, Antonello Tolve, Piero Tomassoni, Alessandro Trabucco, Paola Ugolini, Stefano Verri, Maria Vinella.
ABBONAMENTO SPECIALE PER SOSTENITORI E SOCI da E 300 a E 500 L’importo può essere versato sul c/c postale n. 15521651 Rivista Segno - Pescara
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Anteprima/News
BASILEA
Art 43 14-17 giugno/june 2012
rt 43 Basel, la Mostra internazionale d’arte A moderna e contemporanea presenta una selezione di gallerie tra le più autorevoli e d’avanguardia di tutto
il mondo. Espongono opere di oltre 2500 artisti spaziando dall’arte dei grandi maestri del Moderno a quella degli artisti emergenti di ultima generazione. La mostra accoglie nelle diverse sezioni un ampio ventaglio di proposte che vanno dai dipinti alla scultura, ai disegni, alle stampe, per arrivare alle installazioni, alla fotografia, video arte e arte digitale. Selezionate tra le quasi 1000 candidature, da una Giuria internazionale composta da rinomati galleristi, le sezioni comprendono 73 gallerie provenienti dagli Stati Uniti; 55 dalla Germania; 31 dalla Svizzera; 30 dalla Gran Bretagna; 27 dalla Francia; 9 dal Belgio; 7 dall’Austria; 6 dal Giappone e dalla Spagna; 4 dal Brasile, dalla Cina e dai Paesi Bassi; 3 dal Messico, dalla Norvegia e dalla Polonia; 2 dal Canada, dalla Danimarca, dal Dubai, dall’India e dal Sudafrica; e 1 rispettivamente dall’Argentina, dalla Repubblica Ceca, dalla Finlandia, dalla Grecia, dall’Islanda, dall’Irlanda, da Israele, dal Libano, dalla Nuova Zelanda, dal Portogallo, dalla Romania, dalla Russia, dalla Slovacchia, dalla Corea del Sud e dalla Svezia. 15 sono le gallerie italiane tra le quali Alfonso Artiaco, Napoli; A arte Studio Invernizzi, Milano che presenta l’artista Alan Charlton, con un progetto che dialoga e interagisce con le opere anni Cinquanta di Mario Nigro, ponendo a confronto la modularità dei suoi pannelli grigi con l’elemento rettangolare dei “pannelli a scacchi” di Nigro; Galleria Massimo Minini, Brescia; Galleria dello Scudo, Verona con opere di Balla, Boccioni, Capogrossi, Marini, Modigliani ed Emilio Vedova; Galleria Raucci / Santamaria, Napoli; Galleria Tega, Milano; Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice (Torino); Galleria Christian Stein Milano, con opere di Luciano Fabro, Merz, Paladino, Paolini, Pistoletto; Galleria Continua, San Gimignano (Siena) con tra gli altri l’artista Chen Zhen e la sua vasca da bagno Six Roots – Enfance/Childhood, 2000 contenente bambole Barbie e soldatini di metallo; Massimo De Carlo, Milano che propone tra gli altri opere di Dan Colen, Carsten Höller, Rob Pruitt; Magazzino, Roma con i lavori di Jan Fabre; Gió Marconi Gallery, Milano; Franco Noero, Torino con tra gli altri Neil Campbell, Lara Favaretto, Gabriel Kuri, Jim Lambie, Francesco Vezzoli; Zero..., Milano; Galleria Fonti, Napoli. Quest’anno per il settore Art Galleries la cerchia delle gallerie è ampliata da una gamma internazionale di nuovi espositori: espongono per la prima volta la Miguel Abreu Gallery (New York), Chemould Prescott Road (Mumbai), Galerie Mehdi Chouakri (Berlino), Thomas
VOLTA8 Basel -- June 11 - 16, 2012
Dreispitzhalle, Basilea
VOLTA8 11-16 giugno/june 2012
er la sua ottava edizione VOLTA si conferma traP dizionale piattaforma per talenti internazionali emergenti, e accoglie 81 gallerie da tutto il mondo, 64
delle quali provenienti dall’Europa, 12 dall’America e le restanti da Asia, Medio Oriente, Africa e Australia. La maggior parte delle gallerie propone la formula del solo show, o interessanti dialoghi tra due o più artisti. Molti artisti selezionati espongono in contemporanea la propria arte a Kassel per dOCUMENTA13. I curatori di VOLTA8 – Amanda Coulson (Direttore Artistico di VOLTA); Christoph Doswald; Ulrich Voges (co-fondatore di VOLTA) e David Risley (fondatore di Zoo Art Fair, Londra) – hanno selezionato le 81 gallerie che propongono per le mostre personali gli artisti Alexandra Makhlouf (Fred [London] Ltd), Adam Jeppesen (presentato dalla Peter Lav Gallery, Copenhagen); i pittori Nick Fox (con Vane, Newcastle upon Tyne) e Max Frintrop (CHAPLINI, Colonia). Molte gallerie hanno scelto di proporre i lavori di due o tre artisti a confronto: Martin Asbæk Gallery (Copenhagen), compara la pittrice collagista Sofie Bird Møller con il fotografo Nicolai Howalt; TEAPOT (Colonia) pone in contrasto i grandi lavori su carta di Thomas Palme con le sculture di Christian Eisenberger; l’italiana Paolo Maria Deanesi Gallery (Rovereto) accosta la fotografia di Armano Lulaj alla video/performance di Dacia Manto; espaivisor – Visor Gallery’s (Valencia) contrappone l’artista
a cura di Lisa D’Emidio e Paolo Spadano
Dane Gallery (Londra), David Kordansky Gallery (Los Angeles), Long March Space (Pechino), maccarone (New York) e ProjecteSD (Barcellona). In linea con la sua sperimentata tradizione di luogo di scoperta di nuovi artisti, Art Statements porta alla ribalta 27 gallerie internazionali, che presentano le mostre personali di altrettanti artisti emergenti provenienti da 20 paesi diversi (Angola, l’Argentina, l’Austria, il Canada, il Cile, la Francia, la Germania, l’Iran, Israele, il Giappone, il Messico, la Nigeria, la Norvegia, la Nuova Zelanda, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Svizzera, la Turchia e gli USA), tra i quali l’artista Kiluanji Kia Henda che presenta l’opera ‘Homem Novo’ per la Galleria Fonti di Napoli; Gitte Schäfer per Lullin + Ferrari (Zurigo) con l’installazione Blumenmauer e i suoi vasi provenienti da mercatini delle pulci e eBay; Zin Taylor, per la Galeria Vidal Cuglietta (Bruxelles) presenta un’installazione con più di 100 oggetti in legno, plastica e argilla realizzati manualmente. La sezione Art Unlimited, piattaforma sperimentale di Art Basel, accoglie nei suoi 17.000 metri quadri di spazio espositivo i 62 progetti di artisti, selezionati dal curatore Gianni Jetzer, quali video proiezioni, murales, installazioni large-scale, grandi sculture e performance dal vivo che trascendono le misure degli stand tradizionali. In mostra quest’anno opere di artisti quali Jeremy Deller, Philip-Lorca diCorcia, Hamish Fulton, Gilbert & George, con la Galleria Lehmann Maupin, New York e White Cube, Londra; Douglas Gordon, Roni Horn, Bruce Nauman, Mike Nelson, con 303 Gallery, New York e la Galleria Franco Noero di Torino; Olaf Nicolai, Walid Raad, Ugo Rondinone, Sterling Ruby e Franz West, Shimabuku con Air de Paris, Parigi e ZERO..., Milano, Pier Paolo Calzolari con Bernier/Eliades, Atene, Marianne Boesky Gallery New York e Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea Torre Pellice (Torino). Il settore Art Feature si concentra su progetti curatoriali presentati da gallerie provenienti dal Brasile, la Cina, l’Europa, il Sudafrica e gli Stati Uniti e artisti che rappresentano origini culturali, generazioni e approcci artistici diversi, tra cui Cady Noland, Nick Relph, Rodrigo Torres con le sue banconote di diversi paesi incollate tra di loro a creare un mix di culture ed economie e la bandiera europea fatta di euro di Lourival Cuquinha, per A Gentil Carioca, Rio de Janeiro; Galerie Andrea Caratsch Zurigo, con una selezione di autoritratti di Giorgio de Chirico; Meschac Gaba con una serie di 15 parrucche scolpite, create per In Situ Fabienne Leclerc, Parigi. Il programma Art Film presenta una rassegna variegata di film proiettati allo Stadtkino Basel di artisti – tra i quali figurano Luke Fowler, Pierre Huyghe, Bruce McLean e Dieter Meier – e su artisti, con la proiezione del documentario ‘Ai Weiwei: Never Sorry’, (2012), di Alison Klayman e ‘Marina Abramović: The Artist Is Present’, (2011), di Matthew Akers seguita da una tavola rotonda con l’artista. colombiano Alberto Baraya, la pioniera del cross-media Sanja Iveković e l’artista concettuale “in movimento” con il fotografo Hamish Fulton. Tra le presenze italiane la galleria Federico Bianchi Contemporary Art, Milano presenta i lavori degli artisti Giuseppe Armenia, Tony Just, Domenico Piccolo, Jacopo Mazzonelli, Magda Tóthová e MAGROROCCA Milano presenta la personale dell’artista Jill Sylvia. VOLTA, Basel’s platform for cutting-edge art and emerging international talent, mounts its eighth year. The invitational solo-artist fair culminates in a showcase of 81 exhibitors, with 64 galleries from Europe and 12 from the Americas, plus exhibitors from Asia, the Middle East, Africa, and Australia. Promoting deep artistic discovery, the majority of exhibitors this year feature solo presentations or two- or three-artist dialogues. Several Union Gallery. Charles Mason, Rocker, 2011
Massimo De Carlo, Milano. Dan Colen, OHHHH!, 2011
Un ampio ventaglio di mostre affianca il programma ufficiale di Art 43 Basel: Jeff Koons e Philippe Parreno alla Fondation Beyeler; Renoir. Between Bohemia and Bourgeoisie al Kunstmuseum Basel; Hilary Lloyd al Museum für Gegenwartskunst; Vladimir Tatlin New art for a new world al Tinguely Museum; Carlos Garaicoa, La ciudad vista desde la mesa de casa/ a city view from the table of my house al Kunsthaus Baselland; Craigie Horsfield Slow Time and the Present al Kunsthalle Basel; Gerrit Rietveld The Revolution of Space al Vitra Design Museum. Oltre a ciò, il Teatro di Basilea presenta ‘The Life and Death of Marina Abramovic’, una produzione del Manchester International Festival e del Teatro Real Madrid con il Teatro di Basilea e l’Holland Festival.
Galleria Lo Scudo. Emilio Vedova, Berliner ‘64 – Plurimo, 1964
Galeria Enrique Guerrero. Ricardo Rendón, Patrones de Trabajo (estados de transformación), 2010
VOLTA8 artists are co-featured in dOCUMENTA, while others will debut bodies of work or special projects at the fair. The VOLTA8 Curatorial Board – Amanda Coulson (Artistic Director of VOLTA); Christoph Doswald; Ulrich Voges (cofounder of VOLTA); and David Risley (founder of Zoo Art Fair, London) – selected one of VOLTA’s assets, the Solo artist presentations, including the young printmaker Alexandra Makhlouf (showing with Fred [London] Ltd), Adam Jeppesen (represented by Peter Lav Gallery, Copenhagen); painter Nick Fox (with Vane, Newcastle upon Tyne), and painter Max Frintrop (CHAPLINI, Cologne). Many galleries engaged in two-or-three artist dialogues, including: Martin Asbæk Gallery (Copenhagen), pairing collagist-painter Sofie Bird Møller with photographer Nicolai Howalt; TEAPOT (Cologne) contrasts Thomas Palme’s large works on paper with Christian Eisenberger’s sculpture; Paolo Maria Deanesi Gallery (Rovereto) follows photographer Armano Lulaj with video/performance artist Dacia Manto; and espaivisor – Visor Gallery’s (Valencia) eclectic program of Columbian artist Alberto Baraya, Croatian cross-media pioneer Sanja Iveković and British conceptual “walking artist” and photographer Hamish Fulton. Among the italian galleries MAGROROCCA Milano presents the solo show of Jill Sylvia and Federico Bianchi Contemporary Art, Milano features artists Giuseppe Armenia, Tony Just, Domenico Piccolo, Jacopo Mazzonelli, Magda Tóthová.
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>anteprima e news gallerie e istituzioni su www.rivistasegno.eu<
Invernizzi, Milano. Alan Charlton, Diamond Grid Painting, 2011
Art 43 Basel the world’s international art show for Modern and contemporary works, features nearly 300 leading galleries from North America, Latin America, Europe, Asia and Africa. More than 2,500 artists, ranging from the great masters of Modern art to the latest generation of emerging stars, are represented in the show’s multiple sections. The exhibition includes the highest-quality paintings, sculptures, drawings, installations, photographs, video and editioned works. Art 43 Basel presents a premier selection of influential and cutting-edge galleries from across the world. Selected from nearly 1,000 applications by the Art Basel Committee, an international jury of renowned gallerists, the galleries include 73 from the United States; 55 from Germany; 31 from Switzerland; 30 from Great Britain; 27 from France; 15 from Italy (Alfonso Artiaco, Napoli; A arte Studio Invernizzi, Milano with works by Alan Charlton compared to Mario Nigro; Galleria Massimo Minini, Brescia; Galleria dello Scudo, Verona; Galleria Raucci / Santamaria, Napoli; Galleria Tega, Milan; Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice (Turin); Galleria Continua, San Gimignano (Siena); Massimo De Carlo, Milan; Magazzino, Rome; Gió Marconi Gallery, Milan; Franco Noero, Turin; Zero..., Milan; Galleria Fonti Naples; Christian Stein Milan); 9 from Belgium; 7 from Austria; 6 each from Japan and Spain; 4 each from Brazil, China and the Netherlands; 3 each from Mexico, Norway and Poland; 2 each from Canada, Denmark, Dubai, India and South Africa; and 1 each from Argentina, Czech Republic, Finland, Greece, Iceland, Ireland, Israel, Lebanon, New Zealand, Portugal, Romania, Russia, Slovakia, South Korea and Sweden. This year’s strong roster of returning galleries will be enhanced by an international range of new exhibitors. Showing for the first time in the Art Galleries sector are Miguel Abreu Gallery (New York), Chemould Prescott Road (Mumbai), Galerie Mehdi Chouakri (Berlin), Thomas Dane Gallery (London), David Kordansky Gallery (Los Angeles), Long March Space (Beijing), maccarone (New York) and ProjectA Gentil Carioca, Rodrigo Torres, Uns trocados (Some change), 2009. Courtesy of the artist and A Gentil Carioca
Federico Bianchi Contemporary Art, Milano. Domenico Piccolo. VOLTA8 Gallerie: 401contemporary Berlino; galerieKleindienst Leipzig; ADN Galeria Barcellona; Kudlek van der Grinten Galerie Colonia; AKINCI Amsterdam; LARMgalleri Copenhagen; ASPN Lipsia; Peter Lav Gallery Copenhagen; ALARCÓN CRIADO GALERIA Siviglia; Lawrie Shabibi Dubai; Martin Asbæk Gallery Copenhagen; Galerie Christian; Lethert Colonia; BACKSLASH GALLERY Parigi; France LOOCK Galerie Berlino; galerie baer Dresden Germany MA2Gallery Tokyo; balzerARTprojects Basilea; MAGROROCCA Milano; Galerie Anita Beckers Francoforte/ Main; Galerie Ron Mandos Amsterdam; Federico Bianchi Contemporary Art, Milano; Marine Contemporary Venice, Sebastian Brandl Colonia; Galerie Mario Mazzoli Berlino; Brotkunsthalle Vienna; Galerie Metro Berlino; Brundyn + Gonsalves Cape Town; Nusser & Baumgart Monaco; Brunnhofer Galerie Linz; ph-projects Berlino; CHAPLINI Colonia; Post Box Gallery Londra; Conner Contemporary Art Washington DC;
eSD (Barcelona). Continuing its proven track-record as a place to discover young artists, Art Statements spotlights 27 international rising galleries presenting solo projects by young artists. The selected participating artists come from 19 different countries including Angola, Argentina, Austria, Canada, Chile, Czech Republic, France, Germany, Iran, Israel, Japan, Mexico, New Zealand, Nigeria, Norway, Poland, Switzerland, Turkey and the United States of America. Galleria Fonti, Naples displays ‘Homem Novo’ (New Man) by Angolan emerging artist Kiluanji Kia Henda; Lullin + Ferrari (Zurig) presents Gitte Schäfer‘s installation “Blumenmauer” and her vases bought at flea markets and eBay auctions; Galeria Vidal Cuglietta (Bruxelles) presents an installation by artist Zin Taylor, featuring between 100 and 150 handcrafted objects made from wood, plaster, clay and plastic. Art Unlimited is Art Basel’s pioneering exhibition platform for 62 projects that transcend the classical art-show stand - including video projections, large-scale installations, massive sculptures and live performances. Selected by the Art Basel Committee, Art Unlimited is curated by New York based curator Gianni Jetzer. Artists displayed includes Jeremy Deller, Philip-Lorca diCorcia, Hamish Fulton, Gilbert & George, with Lehmann Maupin, New York e White Cube, Londra; Douglas Gordon, Roni Horn, Bruce Nauman, Mike Nelson with 303 Gallery, New York and Galleria Franco Noero Torino; Olaf Nicolai, Walid Raad, Ugo Rondinone, Sterling Ruby e Franz West, Shimabuku with Air de Paris, Parigi e ZERO..., Milano, Pier Paolo Calzolari with Bernier/Eliades, Atene, Marianne Boesky Gallery New York and Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea
Torre Pellice (Torino). The Art Feature sector spotlights 20 projects including solo presentations, juxtapositions and thematic exhibits from artists representing a wide range of cultures, generations, and artistic approaches such as Cady Noland, Nick Relph, Rodrigo Torres displaying banknotes from different countries glued together creating a mix of their economies and cultures and Lourival Cuquinha’s recreating the European flag, made out of Euro notes for A Gentil Carioca, Rio de Janeiro; a selection of self-portraits by Giorgio de Chirico, Meschac Gaba with a series of 15 sculptural wigs created for In Situ Fabienne Leclerc (Paris). The Art Film program features a varied program of films screened at the Stadtkino Basel. The program presents films by artists including Luke Fowler, Pierre Huyghe, Bruce McLean and Dieter Meier, and about artists: ‘Ai Weiwei: Never Sorry’ (2012) by Alison Klayman and ‘Marina Abramović: The Artist Is Present’ (2011) by Matthew Akers. The exceptional line-up of Museum shows during Art 43 Basel will include: Jeff Koons and Philippe Parreno at Fondation Beyeler; Renoir ‘Between Bohemia and Bourgeoisie’ at Kunstmuseum Basel; Hilary Lloyd at the Museum für Gegenwartskunst, Vladimir Tatlin ‘New art for a new world’ at Tinguely Museum; Carlos Garaicoa, ‘La ciudad vista desde la mesa de casa/ a city view from the table of my house’ at Kunsthaus Baselland; Craigie Horsfield ‘Slow Time and the Present’ at Kunsthalle Basel; Gerrit Rietveld ‘The Revolution of Space’ at Vitra Design Museum. Additionally, Theater Basel presents ‘The Life and Death of Marina Abramovic’, a Manchester International Festival and Teatro Real Madrid production with Theater Basel and the Holland Festival.
Art 43 Basel | Art Parcours 13 - 17 giugno Il settore Art Parcours propone una passeggiata nel quartiere storico St. Johann di Basilea tra opere d’arte e performance site-specific: tredici luoghi – la Druckerei Ackermannshof, ex tipografia medievale, l’ex atelier di Dieter Roth, una stazione di pompaggio nascosta, la Predigerkirche (Chiesa dei predicatori, una delle prime chiese gotice nella regione dell’Alto Reno), le sale da pranzo rinascimentali opulentemente arredate del Philosophicum, il Ristorante Zur Mägd, nonché vari siti pubblici nella zona – verranno trasformati da artisti internazionali affermati ed emergenti, tra i quali Pawel Althamer, Abraham Cruzvillegas, Rodney Graham, Aleksandra Mir, Maria Nordman, Pedro Reyes e Dieter Roth. Art Parcours Night presenta il 13 giugno una serata di performance ideate dall’artista Kathryn Andrews. Durante “Voix de Ville”, le performance eseguite da clown, acrobati, musicisti, giocolieri e diverse esibizioni vaudevilliane invaderanno le sponde del Reno. Art Parcours, official sector of Art Basel, presents site-specific artworks and performances by renowned artists and emerging talents in historical quarters of Basel. Art Parcours Night features a special evening extravaganza conceived by Kathryn Andrews including including creepy clowns, elastic acrobats, thundering musicians, clumsy jugglers, mysterious magicians and extended opening hours for all Art Parcours sites. Pawel Althamer, Bruno, 1998 – 2012 Foksal Gallery Foundation, Varsavia; neugerriemschneider, Berlin Skulpturhalle Werkstatt; Eduardo Basualdo, L’Innombrable, 2012 Ruth Benzacar Galería de Arte, Buenos Aires St. Johanns-Rheinweg 71; Los Carpinteros, A Hundred and Fifty People, 2012 Fortes Vilaça, San Paolo; Sean Kelly Gallery, New York Predigerkirche; Abraham Cruzvillegas, Autoconstrucción, 2009 kurimanzutto, Messico City Tipografia Ackermannshof; Simon Dybbroe Møller, Animate V, 2012 Laura Bartlett Gallery, Londra; Galerie Kamm, Berlin St. Johanns-Rheinweg 55; Rodney Graham, Small Modernist Paintings, 2005-present 303 Gallery New York; Hauser & Wirth Zurich; Johnen Galerie, Berlino; Lisson Gallery Londra, Donald Young, Chicago Ristorante Zur Mägd; Henrik Håkansson, Monarch – The Eternal, 2008 Galleria Franco Noero, Torino; Meyer Riegger, Karlsruhe; The Modern Institute, Glasgow stazione di pompaggio; Allan Kaprow, Push and Pull: A Furniture Comedy for Hans Hofmann, 1963/2012, reinvention by Mateo Tannatt Hauser & Wirth, Zurigo Ristorante Zur Mägd, Festsaal; Claude Lévêque, Ring of Fire, 2011 kamel mennour, Parigi Totentanzpark; Aleksandra Mir, La 600, 2012 Magazzino, Roma St. Johanns-Vorstadt; Maria Nordman, Actions in Real Time With Any Person(s) Arriving, 2012 Marian Goodman Gallery, New York St. Johanns-Vorstadt/Spitalstrasse; Pedro Reyes, Baby Marx, 2008-present Galeria Luisa Strina, San Paolo - in collaboration with Alumnos 47 Ackermannshof, Philosophicum; Dieter Roth, The Studio of Dieter and Björn Roth, 1995 – 2008 Hauser & Wirth, Zurigo Ackermannshof, ex Atelier Dieter Roth. Foundation for Promoting Contemporary Art Program Gallery Varsavia, Ana Cristea Gallery New York; David Risley Gallery Copenhagen; ERIKA DEÁK GALLERY Budapest; Tyler Rollins Fine Art New York; PAOLO MARIA DEANESI GALLERY Rovereto; Galerie Stefan Röpke Colonia; EB&Flow Londra; Sue Scott Gallery New York; GALLERI CHRISTOFFER EGELUND Copenhagen; Poppy Sebire Londra; Galerie Julia Garnatz Colonia; Galerija Skuc Lubiana; GALERIA ENRIQUE GUERRERO Mexico City; SPECTA Copenhagen; espaivisor – Visor Gallery Valencia; Stene Projects Stoccolma; Jonathan Ferrara Gallery New Orleans; Galerie Heike Strelow Francoforte/Meno; FORMATOCOMODO Madrid; Sullivan+Strumpf Zetland, Sydney; Fred [London] Limited Londra; Jiri Svestka Gallery Praga / Berlino; frosch&portmann New York; TEAPOT Colonia; Galerie Mathias Güntner Amburgo; TinT Salonicco; H’art gallery Bucharest; Steve Turner Contemporary Los Angeles; Patrick Heide Contemporary Art Londra; Union Gallery Londra; Galleria Heino Helsinki; V1 Gallery Copenhagen; Henningsen Gallery Copenhagen; Valenzuela Klenner Galeria Bogotà; Henrique Faria Fine Art New York; Valle Ortí Valencia; Jarmuschek + Partner Berlino; Vane Newcastle upon Tyne; Luis De Jesus Los Angeles; Vernon Gallery Praga; KATZ CONTEMPORARY Zurigo; WHATIFTHEWORLD / GALLERY Città del Capo; Gallery Kalhama & Piippo Contemporary Helsinki; WIDMER+THEODOR IDIS Zurigo; Kevin Kavanagh Dublino; Galerie Zimmermann Kratochwill Graz.
June 12–17, 2012
BUrGWEG BASILEA
LIStE 17 12-17 giugno/june 2012
er la sua 17ima edizione LISTE – The Young Art p Fair in Basel presenta una selezione di 64 gallerie provenienti da 22 paesi: 11 dalla Germania, 7 dagli Stati Uniti, 7 dalla Gran Bretagna, 4 dalla Francia, 4
dall’Italia, 4 dall’Olanda e 4 dalla Svizzera, 3 dal Belgio, 2 dall’Austria, Cina, Messico, Romania, Spagna, Svezia, e 1 dalla Danimarca, Grecia, Irlanda, Nuova Zelanda, Polonia, Turchia ed Emirati Arabi Uniti/Pakistan. Tra le gallerie italiane Fluxia, Milano; Kaufmann Repetto, Milano; Francesca Minini, Milano e Monitor, Roma. Molte delle giovani gallerie selezionate presentano opere che spaziano tra i vari media: dal dipinto a olio classico (TM Davy of Exile, Berlin), al figurativo (Benjamin Senior, BolteLang e Mathew Cerletty, Office Baroque, Jonathan Binet, Gaudel de Stampa); ai collages fotografici e di materiali, con un’attenzione particolare al collage digitale (Daniel Gordon, Wallspace); a film e video arte (Rebecca Digne, Jeanine Hofland) e scultura (Marianne Vitale of IBID). Quest’anno LISTE presenta 11 nuove gallerie e ben 26 solo presentations: Gallery Labor di Città del Messico presenta l’artista Pedro Reyes, che partecipa anche a documenta 13; Neue Alte Brücke di Francoforte il giovane artista americano Will Benedict; Michael E. Smith, artista multimediale presente alla Whitney Biennial 2012, è presentato da KOW Berlino, mentre Ciara Philipps presenta la sua eloquente pittura alla Kendall Koppe di Glasgow. Il Programma delle Performance accoglie otto giovani performer internazionali: in apertura la dance performance di Elena Bajo, seguita dalla performance musicale di Quynh Dong e i lavori di Rebecca Stephany, Christian Ratti, Matteo Rubbi, Jasiek Mischke, Rubén Grilo e Filip Gilissen. LISTE – The Young Art Fair in Basel, takes place for the 17th time, once again to be the place to discover young, contemporary art. The concept of introducing galleries in general no more than 5 years old and artists under 40 has been at the heart of its being a discoverer fair. 64 galleries were selected by a jury composed of curators from 22 countries: 11 are from Germany, 7 from the US, 7 ESTATE 2012 | 241 segno - 9
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June 12–17, 2012 64 GALLERIES fROm 22 COUNTRIES new at LISTE* Austria: Andreas Huber, Vienna. Emanuel Layr, Vienna Belgium: Dépendance, Brussels. Office Baroque, Antwerp. Elisa Platteau, Brussels China: *2P, Hong Kong. Platform China, Beijing Denmark: *Christian Andersen, Copenhagen france: Bugada & Cargnel, Paris. Gaudel de Stampa, Paris. Marcelle Alix, Paris. Schleicher + Lange, Paris/Berlin Germany: Chert, Berlin. Circus, Berlin. Croy Nielsen, Berlin. Exile, Berlin. *Cinzia Friedlaender, Berlin. Kadel Willborn, Karlsruhe. KOW, Berlin. Lüttgenmeijer, Berlin. Neue Alte Brücke, Frankfurt a.M. Sommer & Kohl, Berlin. Supportico Lopez, Berlin Great Britain: Ancient & Modern, London. Hollybush Gardens, London. IBID, London. *Kendall Koppe, Glasgow. Limoncello, London. Mary Mary, Glasgow. Rob Tufnell, London. Jonathan Viner, London Greece: The Breeder, Athens Ireland: Mother‘s Tankstation, Dublin Italy: Fluxia, Milan. Kaufmann Repetto, Milan. Francesca Minini, Milan. Monitor, Rome mexico: *Gaga, Mexico City. Labor, Mexico City The Netherlands: Ellen de Bruijne, Amsterdam. *Jeanine Hofland, Amsterdam. Wilfried Lentz, Rotterdam. Martin van Zomeren, Amsterdam New Zealand: Hopkinson Cundy, Auckland Poland: Stereo, Poznan Romania: Andreiana Mihail, Bucharest. *Sabot, Cluj-Napoca Spain: *Maisterravalbuena, Madrid. NoguerasBlanchard, Barcelona Sweden: Johan Berggren, Malmö. Elastic, Malmö Switzerland: BolteLang, Zurich. Freymond-Guth, Zurich. Karma International, Zurich. *Gregor Staiger, Zurich Turkey: Rodeo, Istanbul United Arab Emirates/Pakistan: *Grey Noise, Dubai/Lahore USA: Altman Siegel, San Francisco. Bureau, New York. Laurel Gitlen, New York. Overduin and Kite, Los Angeles. Renwick, New York. *Simone Subal, New York. Wallspace, New York
Graphic Design: Ute Drewes, Basel; Picture: HJ.F.Walter, Zurich
Opening Reception: Monday June 11, 6 p.m. to 10 p.m. Open Hours: Tuesday to Saturday 1 p.m. to 9 p.m., Sunday 1 p.m. to 7 p.m. Burgweg 15, CH 4058 Basel, T +41 61 692 20 21, info@liste.ch, www.liste.ch, a project in the workshop community Warteck pp
Main Sponsor since 1997: E. GUTZWILLER & CIE, BANQUIERS, Basel
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>anteprima e news gallerie e istituzioni su www.rivistasegno.eu< from Great Britain, 4 each from France, Italy, Holland and Switzerland, 3 from Belgio, 2 from Austria, China, Mexico, Romania, Spain, Sweden, and 1 each from Denmark, Greece, Ireland, New Zealand, Poland, Turkey and the United Arab Emirates/Pakistan. The Italian participating galleries are Fluxia, Milan; Kaufmann Repetto, Milan; Francesca Minini, Milan and Monitor, Rome. Many of the young galleries selected are presenting paintings: from classical oil paintings (TM Davy of Exile, Berlin), to figurative painting (Benjamin Senior, BolteLang and Mathew Cerletty, Office Baroque), to works seeking to expand the concept of painting itself (Jonathan Binet, Gaudel de Stampa). Photo- and material collages are a preferred medium of young artists – with a focus on digital collage (Daniel Gordon, Wallspace). Film- and video art (Rebecca Digne, Jeanine Hofland) as well as sculptural works (Marianne Vitale of IBID) are again taking up their place at LISTE. This year’s LISTE presents 11 new galleries and one of this edition’s highlights is the high number of 26 solo presentations: one is from the gallery Labor, Mexico City, the Mexican artist Pedro Reyes, who is also taking part in documenta 13; the young American artist Will Benedict is presented by Neue Alte Brücke of Frankfurt am Main; Michael E. Smith, a multimedia artist who presented at the Whitney Biennial 2012, is presented by KOW Berlin, while the Canadian-Irish artist Ciara Philipps shows her powerfully eloquent pictures at Kendall Koppe of Glasgow. This year’s Performance Program presents eight young international performers dealing with issues involving economic and symbolic exchange by negotiating the aesthetics of transfer. Program opens with a dance performance by Elena Bajo (*1976), followed by a musical performance by Quynh Dong. Other performance artists are Rebecca Stephany, Christian Ratti, Matteo Rubbi, Jasiek Mischke, Rubén Grilo and Filip Gilissen.
For the sixth year the contemporary art show SCOPE returns to Basel, in historic Kaserne location. Renowned for curating cutting edge contemporary art from around the world, SCOPE’s 5,000 m2 pavilion in the heart of Basel provides a wide view of the contemporary art market, featuring 80 international galleries – between them six are italian: Fabbrica Eos Milano, Gagliardi Art System Torino, with sculptures by Fabio Viale Officine dell’Immagine Milano, OltreDimore Bologna, featuring video-installations by Ivana Spinelli The Flat - Massimo Carasi Milano, with photografs by Michael Johansson and drawings by Ward Shelley PRIMO MARELLA GALLERY Milano/Pechino with collages by Vitshois Mwilambwe Bondo – upholding its tradition of solo and thematic group shows presented alongside museum-quality programming, collector tours and special events in partnership with Kaserne’s cultural organizations, featuring film, music, theatre and performance.
Elenco espositori: AB GALLERY Lucerna | Zurigo; ALP GALLERIES Francoforte; Amstel Gallery Amsterdam; Analix Forever Ginevra; ARANAPOVEDA Galeria Madrid; Art Lexing Miami; ASYMMETRIK New York I Taipei; AUREUS Contemporary Providence / Basilea; c.wichtendahl.galerie Berlino; Camara Oscura Madrid; CANVAS INTERNATIONAL ART Amsterdam; De Buck Gallery New York; Dubner Moderne Losanna; ETHAN COHEN FINE ARTS New York; European Art Project - Galerie Hrobsky | Galerie Chelsea Vienna; EXPO Gallery Seoul; Fabbrica Eos Milano; Fabian and Claude Walter Galerie Zurigo; Frans Jacobs Fine Art Amsterdam; Gagliardi Art System Torino; Galería Astarté Madrid; Galeria Contrast Barcellona; Galerie Alex Schlesinger Zurigo; Galerie ARTABAN Parigi; Galerie Brockstedt OHG Berlino; Galerie Deschler Berlin Berlino; GALERIE FRANK PAGES Crans-Montana | Baden-Baden; Galerie Hirshmann Berlino; Galerie Judy Straten Horst; Galerie Karin Sutter Basilea; Galerie Kashya Hildebrand Zurigo; Galerie Maurits Van De Laar Den Haag; Galerie Villa Köppe Berlino; Galerie von Braunbehrens Monaco; Gallery H.A.N. Seoul; Gallery LiNART Istanbul; Hania Bailly Contemporary Ginevra; Harlan Levy Projects; Hohenthal und Bergen Berlino; janinebeangallery Berlino; JanKossen Contemporary Basilea; Jonathan Levine Gallery New York; Kaikai Kiki Gallery New York; Kit Schulte Contemporary Art Berlino; KunstBüroBerlin Berlino; La Lanta Fine Art, Bangkok; LICHT FELD Basilea; LVBG - Berlin Lounge Kaserne, Basilea Berlino; MARIO MAURONER CONTEMPORARY ART Vienna; Mindy Solomon Gallery St. Petersburg; Muriel Guépin Gallery Brooklyn; N2 Galleria Barcellona; NOMAD Brussels; Officine dell’Immagine Milano; OltreDimore orna per la sua sesta edizione a Basilea, Bologna; Polka Galerie Parigi; PRIMO nella storica e suggestiva location MARELLA GALLERY Milano | Pechino; di Kaserne, SCOPE la fiera d’arte Robert Fontaine Gallery Miami; contemporanea dedicata ai solo STANDING PINE Nagoya; Steinmetz show e group show tematici. Contemporary | Kunst Klub San Nel cuore di Basilea un padiJose / Frick; The Cross Dublino; 2 glione di 5000 m accoglie 80 The Flat - Massimo Carasi Milano; The Invisible Heroes gallerie internazionali tra Basilea; The Mcloughlin le quali sei italiane: FabbriGallery, San Francisco; ca Eos Milano, Gagliardi Art Wanrooij Gallery Arnhem; System Torino, che propone Waterhouse & Dodd Londra | le sculture di Fabio Viale; OffiNew York; WAXY PITH Brussels; cine dell’Immagine Milano, Willem Kerseboom Gallery OltreDimore Bologna con le Amsterdam; Witzenhausen Gallery Amsterdam | New York; x-ist Istanbul. video-installazioni di Ivana Spinelli; Galerie Mauroner Carlos Aires, La Vie En Rose The Flat - Massimo Carasi Milano, con
Julien Salaud, Les trois temps de la constellation du Chevreuil, 2011. Courtesy Galerie Suzanne Tarasieve, Parigi
Rasche Ripken. Hein Spellmann, Eingang 13, 2011
SCOPE 12-17 giugno/june 2012
T
le fotografie di Michael Johansson e i disegni di Ward Shelley; PRIMO MARELLA GALLERY Milano/Pechino con i collage di Vitshois Mwilambwe Bondo. L’ampio programma prevede eventi speciali, in collaborazione con l’organizzazione culturale di Kaserne, che propone proiezioni di film, musica, teatro e performance.
solo the
project
St. Jakobshalle Basilea
the-solo-project 2012 13 -17 giugno/june 2012
er la sua quinta edizione the-solo-project presenta P un’ampia selezione di gallerie internazionali che propongono, attraverso la formula del Solo Show, un approfon-
Gagliardi. Fabio Viale, SUV, 2012
Graphic Design: Ute Drewes, Basel; Picture: HJ.F.Walter, Zurich
The Flat-Massimo Carasi, Milano. Michael Johansson, Tetris witte de with, 2011
dimento sul lavoro degli artisti presentati, grazie agli ampi spazi che permettono un’esposizione esaustiva delle opere. Tra le gallerie espositrici la GALLERIA BONGIOVANNI di Bologna presenta i lavori di Grelo; VOSS di Düsseldorf accoglie gli sguardi e i volti delle tele dell’artista brasiliano Harding Meyer; MARUANI & NOIRHOMME GALLERY di Brussel il lavoro di David LaChapelle “Earth Laughs in Flowers”che combina la tradizione delle nature morte della pittura barocca con la qualità scultorea delle sue fotografie, che ritraggono spiazzanti oggetti simbolici quali teschi, palloncini, maschere, cicche di sigaretta. For the fifth year running the-solo-project showcases work by leading artists, presented by a carefully selected group of international galleries. Set up by Paul Kusseneers Gallery in Antwerp, this clearly defined fair features presentations of ‘Solo Shows by Selected Galleries’ on invitation. This Project is presenting a in depth view of individual artists work giving exhibited works more ‘room to breathe’, the artists more room to make a clear presentation and the visitors an environment in which the works can be considered as a body of work rather than on the basis of individual pieces. Elenco Gallerie : A&B GALLERY – Seoul (Hyo Rim, Jeong-Min Suh); GALERIE ALBRECHT – Berlino (Maike Gräf, Eric Cruikshank); A.L.I.C.E. GALLERY – Brussels (Antoinne Bouillot) ARTHOBLER – Porto (Rómulo Celdrán, Jacub Nepras) ART & PUBLIC - CABINET P.H. – Geneva (Jörg Immendorff, Maoyan) ATHR GALLERY – Jeddah
Maruani & Noirhomme Gallery, Brussels. David Lachapelle, Springtime, Los Angeles, CA, 2008-2011
Galerie Voss, Düsseldorf. Harding Meyer, o.T. (039), 2011 (Maha Al-Malluh, Jowhara Al Saud) ALBERT BENAMOU’S GALLERY – Parigi (Pierrick Sorin, Fabien Chalon) BERLIN ART PROJECTS – Berlino (Ulrich Riedel, Yasam Sasmazer) BODSON-EMELINCKX – Brussels (Simon Nicaise) BONGIOVANNI GALLERIA – Bologna (Grelo) CAĞLA CABAOĞLU GALLERY – Istanbul (Günes Çinar, Seydi Murat Koc) C.A.M. GALLERY – Istanbul (Murat Germen, Emir Uras) CÀNEM - Castello de la Plana (Deva Sand) CAROLINE SMULDERS - I LOVE MY JOB – Parigi (Kimiko Yoshida, Veronika Veit) BERNARD CEYSSON – Lusseemburgo (Claude Viallat) [DAM] BERLINCOLOGNE – Berlino (Aram Bartholl) MIRTA DEMARE – Rotterdam (Diego Bruno) GALERIE ROBERT DREES – Hannover (Julia Mangold, Pertti Kekarainen) DR JULIUS AP – Berlino (Stephan Ehrenhofer, Wolfgang Berndt) FELIX RINGEL GALERIE – Düsseldorf (Franz Baumgartner) KAI HILGEMANN – Berlino (Liv Mette Larsen, Ewerdt Hilgemann) GERHARD HOFLAND – Amsterdam (Jochen Mühlenbrink, Michael Kirkham) GALERIE HOLLENBACH – Stoccarda (Chiara Dynys, Alexis Harding) GALERIE DES 20. JAHRHUNDERTS – Basilea (Daniel Lahaii) KUSSENEERS GALLERY – Anversa (Pascal Danz, Stanislas Lahaut, Greet Van Autgaerden) JARI LAGER GALLERY – Londra (Christoph Schmitberger) PATRICIA LOW CONTEMPORARY – Gstaad (David LaChapelle) PROJECT MADONNA – Berna (Gian Paolo Minelli) MARUANI & NOIRHOMME GALLERY – Brussels (David LaChapelle) MARTIN MERTENS – Berlino (Santiago Ydáñez, Miriam Vlaming) NOSBAUM & REDING – Luxembourg (The Plug) OLSCHEWSKI & BEHM – Francoforte (Stephen Bambury, Carles Valverde) OVRA ARCHIVES – Berna (Renée Magaña) PEITHNER-LICHTENFELS CONTEMPORARY – Vienna (Stefan Waibel, Christian Stock) GVQ - GALERIE VANESSA QUANG – Parigi (Marina De Caro, Kate Mc Dowell) RASCHE RIPKEN – Berlino (Hein Spellmann) (Revital Rettig) KARIN SACHS – Monaco (Ben Kruisdijk, Chantal Michel) DOROTHEA SCHLUETER GALERIE – Amburgo (Simon Logan) GALERIE MICHAEL STURM – Stoccarda (Wolfram Ullrich, Jo Schöpfer) GALERIE SUZANNE TARASIEVE – Parigi (Julien Salaud) TEMNIKOVA & KASELA – Tallin (Kaido Ole) TRIANGLE BLEU – Stavelot (Bernard Gilbert) GALERIE VAN DER PLANKEN – Anversa (Bernar Venet) HIDDE VAN SEGGELEN – London (Damian Taylor) VIDAL - SAINT PHALLE – Parigi (Per Kirkeby, Toni Bevan) GALERIE VOSS – Düsseldorf (Harding Meyer) VOUS ETES ICI – Amsterdam (Lieven Hendriks, David Scher) WHITECONCEPTS – Berlino (André Wagner).
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Anteprima/News BASILEA
Jeff Koons
La Fondation Beyeler propone, fino al 2 settembre, la prima esposizione di opere di Jeff Koons mai realizzata in Svizzera. L’atteso evento, curato da Sam Keller e Theodora Vischer, rispettivamente Direttore e Senior curator della Fondazione, presenta in modo esaustivo tre serie di opere che costituiscono tappe centrali ed emblematiche nel suo percorso artistico: The New (realizzata tra il 1980 e il 1987), Banality (1988) e Celebration (dal 1994), mentre nel Berower Park è possibile ammirare due sculture. Nell’incessante ricerca di una via per coniugare la cultura pop a quella elevata, Koons non ha mai cessato di suscitare scalpore, seguendo il dibattito sull’oggetto che già fu di Duchamp e mettendo in questione le nozioni di arte e di kitsch. Gli oggetti d’uso quotidiano in stile readymade della serie The New, mutano in Banality in manufatti artigianali, provocatorie sculture i cui motivi attingono tanto alla storia dell’arte quanto dalla cultura popolare. Con Celebration, serie alla quale l’artista lavora da oltre venti anni, la scultura diventa monumentale e fa il suo ingresso la pittura, con quadri di grande formato con una minuziosa attenzione al dettaglio, che celebrano l’essere bambino, sviluppando motivi che richiamano la “festa” e ricorrendo a una stilizzazione che dà vita a figure iconiche. The Fondation Beyeler is presenting the first exhibition ever devoted by a Swiss museum to the American artist Jeff Koons. Likely the best-known living artist, Koons has for decades been causing a furore with the combination of popular and high culture that informs his art. Our extensive presentation focuses on three central series of works: The New, Banality and Celebration, which represent crucial stages in his development and lead to the nu-
Jeff Koons, New Shelton Wet/Drys Tripledecker, 1981 Three vacuum cleaners, acrylic, and fluorescent lights, 316.2 x 71.1 x 71.1 cm. Des Moines Art Center Permanent Collections, purchased with funds from Roy Halston Frowick by exchange, 1991. © Jeff Koons. Photo: Jeff Koons Studio, New York
cleus of his thinking and creative activity. While The New comprises the ready-made-like cleaning appliances of his early period, Banality includes those traditionally crafted sculptures in porcelain and wood which have since become post-modern icons. Finally, in the Celebration series, appear high-gloss steel sculptures of unique material perfection, and large-format paintings in which the artist celebrates childhood in a veritably baroque way.
Jeff Koons, Balloon Dog (Red), 1994–2000 High chromium stainless steel with transparent color coating, 307.3 x 363.2 x 114.3 cm. European private collection © Jeff Koons. Photo: Jeff Koons Studio, New York
Jeff Koons, Ushering in Banality, 1988, legno policromo, cm.96,5x157,5x76, collezione privata © Jeff Koons. Photo: © TASCHEN GmbH / Schaub/Höffner, Cologne
Jeff Koons, Michael Jackson and Bubbles, 1988. Ceramica e porcellana, cm.106,7x179,1x82,5, courtesy l’artista e The Broad Art Foundation, Santa Monica © Jeff Koons. Photo: Jeff Koons Studio / Douglas M. Parker Studio, Los Angeles
Jeff Koons, Winter Bears, 1988, legno policromo, cm.122x112x39, courtesy The Rachel and Jean-Pierre Lehmann Collection © Jeff Koons. Photo: Jeff Koons Studio, New York
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>anteprima e news gallerie e istituzioni su www.rivistasegno.eu< ARLES
Rencontres 2012
Rencontres d‘Arles, festival fotografico estivo fondato nel 1970 da Lucien Clergue, Michel Tournier e JeanMaurice Rouquette, lancia l’edizione 2012 (2 luglio - 23 settembre) annunciando un articolato programma di esposizioni, in molti casi co-prodotte da musei e istituzioni francesi e internazionali, inserite in contesti storici adattati a sede espositiva solo per l’occasione (tra questi una splendida cappella gotica del XII secolo). Da evidenziare anche le proiezioni serali al Théâtre Antique e l’evento speciale Night of the Year, in cui fotografi che lavorano per le agenzie di stampa o appartenenti a collettivi presentano il loro lavoro. The Rencontres Internationales de la Photographie d’Arles, summer photography festival founded in 1970 presents exhibitions given on various heritage sites, suitably stage-designed for the purpose. Among the more memorable events we find the Evening screenings in the Théâtre Antique and Night of the Year, promenade exhibition in which various artists from the press, the agencies or photography collectives display their year’s work.
BERLIN
Alfredo Jaar
Promossa dalla Neue Gesellschaft für Bildende Kunst, la mostra monografica An Aesthetics of Resistance dell’artista cileno Alfredo Jaar offre un’analisi dell’attualità politica di lavori prodotti nell’arco di circa quarant’anni e si svolge in contemporanea in tre istituzioni berlinesi, la Berlinische Galerie, la Alte Nationalgalerie e la già citata NGBK. L’artista, formatosi come architetto e filmaker lavora con gli spazi urbani e con quelli espositivi dissezionando superfici e strutture, con un particolare focus sull’osservazione e sulla decostruzione del linguaggio e dell’immagine. Dal 15 giugno al 19 agosto. The Neue Gesellschaft für Bildende Kunst presents An Aesthetics of Resistance, exhibition by Chilean artist Alfredo Jaar, simultaneously at three Berlin institutions: NGBK, Berlinische Galerie and Alte Nationalgalerie. The monographic show offers a retrospective survey of an artistic production spanning close to four decades. It gives insights into the political topicality of the works by the two-time documenta participant and elucidates the critical methods of archiving, research and intervention employed by the artist.
David Hockney, A Closer Winter Tunnel, February-March, 2006, olio su sei tele, cm.91,4x122 ognuna, courtesy Art Gallery of New South Wales, Sydney, foto Richard Schmidt
BILBAO
David Hockney
Il Guggenheim Museum Bilbao, in collaborazione con la Royal Academy of Arts e il Museum Ludwig di Colonia propone David Hockney, A Bigger Picture, a cura di Edith Devaney e Marco Livingstone. La mostra analizza il ruolo cruciale giocato dalla pittura paesaggistica nella ricerca del pittore britannico. Attraverso un corpus di 190 oli su tela, abbiamo una visione completa del mondo creativo di Hockney, della sua capacità di rappresentare la natura attraverso una varietà di tecniche e del suo grande attaccamento ai paesaggi della sua infanzia. Organized by the Royal Academy of Arts in collaboration with the Guggenheim Museum Bilbao and the Museum Ludwig, Cologne, David Hockney: A Bigger Picture is the first major exhibition held in Spain to celebrate the crucial role landscape plays in the career of this artist, considered the most important living British painter. This exhibition offers a unique vision into Hockney’s creative world and demonstrates his enormous capacity to represent nature using different techniques, as well as revealing his attachment to the landscape of his youth.
BUCAREST Biennale
La quinta edizione della Biennale di Bucarest, curata da Anne Barlow, si propone come collegamento tra la pratica creativa e lo sviluppo sociale, promuovendo lo scambio di idee tra artisti e mettendo insieme una
Ahmet Öğüt, Stones to throw, 2010, installazione fotografica, courtesy l’artista, foto Askin Ercan, Bruno Lopes, Ahmet Ögüt
Alfredo Jaar, A New World, 1990, courtesy l’artista
visione internazionale e cross-culturale, con un coinvolgimento volto all’arricchimento delle risorse culturali della capitale romena. Il tutto si svolge in spazi pubblici sparsi in tutta la città. Gli artisti coinvolti nel progetto sono: Abbas Akhavan (IR/CA), Marina Albu (RO), Haris Epaminonda (CY/DE), Klas Eriksson (SW), Ruth Ewan (UK), Aurelien Froment (IE/FR), Ciprian Homorodean (RO/B), Iman Issa (EG/USA), Janice Kerbel (CA/UK), Jill Magid (USA), David Maljkovic (HR), Marina Naprushkina (BY/DE), Ahmet Öğüt (TR/NL), Vesna Pavlović (Serbia), Anahita Razmi (DE), Wael Shawky (EG/FR), Alexandre Singh (FR/ USA), Mounira Al Solh & Bassam Ramlawi (LB), Rinus van der Velde (B). Fino al 22 luglio. Bucharest Biennale promotes awareness and dissemination of the culture, particularly in the fields of the arts, by means of exchanges and cultural cooperation within Europe and beyond and is looking for strategies that would develop mutual understanding and offer insights from different perspectives. The Biennale is building a strong partnership between Bucharest - which is more than a city, it is a symbol of how political can be reflected in every aspect of life - and the Western Europe.
CHIASSO
Fluxus / Beuys
Per celebrare il cinquantenario della nascita di Fluxus, movimento neo-dadaista dei primi anni Sessanta, il Museo di Wiesbaden, città in cui si è sviluppato il movimento, e il m.a.x. museo di Chiasso realizzano una unica grande mostra dal titolo Una rivoluzione creativa: 1962-2012. Al m.a.x., fino al 22 luglio troviamo, a cura di Antonio d’Avossa e Nicoletta Ossanna Cavadini, una selezione delle opere grafiche prodotte dal movimento Fluxus, con particolare risalto al ruolo di George Maciunas, arricchita da una personale (nello Spazio Officina fino al 21 giugno) sull’opera grafica di Joseph Beuys. L’arte grafica è un settore a cui il movimento diede grande importanza, realizzando studi ed elaborati che costituiscono le basi della comunicazione visiva contemporanea. The exhibition A creative revolution 1962-2012 celebrates the fiftieth anniversary of the launch of Fluxus, the neo Dadaist movement of the early sixties. The exhibition at the m.a.x.museo is devoted to graphic art, a field on which the movement laid great stress, producing studies and works that are the foundations of contemporary visual communication.
George Brecht, Valoche / A Flux Travel Aid, 1970, scatola di legno, materiali vari, cm.27,5x27,5x13, courtesy Archivio Bonotto
KASSEL
Kassel, Il Museo Federiciano, edizione numero 12, 2007
dOCUMENTA (13) 9 giugno -16 settembre
P
er la tredicesima edizione di Documenta, uno dei più attesi appuntamenti mondiali dell’arte contemporanea, la curatrice Carolyn ChristovBakargiev propone un complesso percorso che vedrà protagonisti nell’arco di 100 giorni, oltre 150 artisti da 55 paesi e altri partecipanti da tutto il mondo, con i propri progetti e le proprie conoscenze in campi che spazieranno dalla scultura alla performance, alla installazione, dalla ricerca a progetti curatoriali, dalla pittura alla fotografia, a film, video, a opere testuali e audio, fino alla sperimentazione nell’ambito della politica, letteratura, filosofia e scienza. Nelle intenzioni della curatrice la kermesse sarà “dedicata alla ricerca artistica e alle forme dell’immaginazione che esplorano l’impegno, la materia, l’incarnazione e il vivere attivamente in connessione con le teorie e le conclusioni epistemologiche”, che vede come terreni in cui le politiche sono inseparabili da una alleanza “sensuale” tra l’attuale ricerca nei campi della scienza e dell’arte e altri generi di saperi, sia antichi che contemporanei. L’elenco dei partecipanti (che sarà definitivo dal 6 giugno) è fittissimo e non include solo artisti (Etel Adnan, Vyacheslav Akhunov, Ayreen Anastas, Ida Applebroog, Doug Ashford, Julie Ault, Nanni Balestrini, Massimo Bartolini, Mariana Castillo Deball, Critical Art Ensemble, Abraham Cruzvillegas, Salvador Dalí, Jimmie Durham, Faivovich & Goldberg, Matias Faldbakken, Rene Gabri, Mario Garcia Torres, Fernando García-Dory, Mariam Ghani, Horst Hoheisel, Pierre Huyghe, Emily Jacir, William Kentridge, Erkki Kurenniemi, David Link, Mark Lombardi, Nalini Malani, Giuseppe Penone,
Claire Pentecost, Ana Prvacki, Paul Ryan, Hannah Ryggen, Natascha Sadr Haghighian, Song Dong, Jalal Toufic, Rosemarie Trockel, Ian Wallace, Lawrence Weiner). Ad essi si affianca una vasta e prestigiosa squadra di co-curatori, definiti agenti (dal latino “agere”), composta da Leeza Ahmady, Ayreen Anastas & Rene Gabri, Sofía Hernández Chong Cuy, Sunjung Kim, Adam Kleinman, Koyo Kouoh, Joasia Krysa, Marta Kuzma, Raimundas Malasauskas, Chus Martínez, Lívia Páldi, Hetti Perkins, Sarah Rifky, Eva Scharrer, Kitty Scott, Nicola Setari e Andrea Viliani; attivisti, consulenti, critici, tra i quali Lars Bang Larsen, Hrach Bayadyan, Michael Eskin, Boris Groys, Péter György, Sofía Hernández Chong Cuy, Brian Holmes, Pamela M. Lee, Hans Ulrich Obrist, Suely Rolnik, Annemarie Sauzeau, ecologisti, scienziati agronomi, antropologi, archeologi, storici dell’arte, biologi, coreografi, ambientalisti, teorici culturali, curatori, ballerini, designer, economisti, direttori editoriali, ingegneri, femministe, tra le quali Vandana Shiva, registi, storici, ipnoterapeuti, iconologi, filosofi, fotografi, fisici, poeti, tra i quali Etel Adnan, Nanni Balestrini, Kenneth Goldsmith, Durs Grünbein, Romaine Moreton, politologi, psicoanalisti, ricercatori, letterati, scienziati, traduttori, scrittori, zoologi. I cento giorni di Documenta(13) saranno costellati di eventi – congressi, seminari, lezioni pubbliche, residenze per scrittori, tour guidati, proiezioni di film, e progetti speciali – che si svolgeranno nei luoghi canonici del Fridericianum Museum, documenta-Halle e Neue Galerie – in location caratteristiche della città quali l’Ottoneum, l’Orangerie e il parco Baroque Karlsaue, gli spazi industriali della ex stazione ferroviaria e in luoghi ESTATE 2012 | 241 segno - 15
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Anteprima/News GéNEVE
Out of Focus, the first major photography exhibition at the Saatchi Gallery since the highly acclaimed and controversial 2001 show I Am a Camera, presents 38 artists who offer an international perspective on current trends in photography, working with the medium in diverse, innovative and arresting ways. This exhibition comes at a time when the world of photography is going through one of its richest and also most complicated moments.
L’Éternel Détour
Il Mamco-Musée d’art moderne et contemporain propone per l’estate 2012 L’Éternel Détour, sequenza di cinque esposizioni monografiche dedicate ad artisti i cui dipinti, sculture e installazioni esplorano mondi brulicanti di vita: Sylvie Auvray, Vidya Gastaldon, Bruno Gironcoli, Alex Hanimann e Anton Henning. The Éternel Détour, the Summer 2012 sequence at Mamco includes five monographic exhibitions by artists whose paintings, sculptures and installations explore worlds teeming with life: Sylvie Auvray, Vidya Gastaldon, Bruno Gironcoli, Alex Hanimann and Anton Henning.
LUGANO
Tony Cragg
LONDON
Julian Opie
La Lisson Gallery propone, dall’11 luglio al 25 agosto, la più ampia esposizione di lavori di Julian Opie fino a oggi. L’artista impiega il linguaggio diretto e conciso dei media contemporanei, riproducendo soggetti con mezzi finora inesplorati e sviluppando autoreferenzialmente idee tratte dalla propria produzione passata. Significativo è il lavoro di reinterpretazione della quotidianità, dialogo aperto tra l’asciutto linguaggio moderno e l’iconografia storica, com’è evidente nella serie di figure che camminano, tanto semplificate da assurgere al ruolo di “loghi” umani, ma richiamo al contempo alla postura della tradizione egizia. Lisson Gallery is proud to announce an exhibition of new work by Julian Opie, artist who employs the concise vernacular of modern media, depicting new subjects in Julian Opie, Woman with shopping bag and scarf, 2012 vinile su legno, courtesy l’artista e Lisson Gallery, Londra
Tony Cragg, Minster, 1992, oggetti vari industriali, cm.285x250x250, courtesy BSI Art Collection, Lugano
previously unexplored mediums. The exhibition includes a striking series of walking figures, which have increasingly become an important part of the artist’s practice. Simplified to the point of becoming human “logos”, walkers in vinyl are displayed in an extended line, recalling Egyptian friezes.
Out of Focus
La Saatchi Gallery presenta Out of Focus: Photography, collettiva che raccoglie fino al 22 luglio 38 artisti che usano la fotografia in modo eclettico e innovativo, offrendo un ampio panorama sulle attuali tendenze internazionali nel campo dell’arte fotografica. Opere di Michele Abeles, Leonce Raphael Agbodjélou, Adam Broomberg & Oliver Chanarin, Olaf Breuning, Jonny Briggs, Elina Brotherus, Anders Clausen, Mat Collishaw, J H Engström, Mitch Epstein, Andreas Gefeller, Daniel Gordon, Noémie Goudal, Katy Grannan, Luis Gispert, Matthew Day Jackson, Chris Levine, Matt Lipps, Ryan McGinley, Mohau Modisakeng, Laurel Nakadate, Sohei Nishino, David Noonan, Marlo Pascual, Mariah Robertson, Hannah Sawtell, David Benjamin Sherry, Meredyth Sparks, Hannah Starkey, John Stezaker, A L Steiner, Mikhael Subotzky, Yumiko Utsu, Sara VanDerBeek, Nicole Wermers, Jennifer West e Pinar Yolaçan. Katy Grannan, Anonymous, Los Angeles, Boulevard 11, 2009, stampata 2011, stampa a pigmenti su carta cotone montata su plexiglas, cm.139,7x104,1, courtesy Saatchi Gallery, Londra
atipici quali la Ständehaus, l’Hotel Grand City Hessenland e il Gloria Cinema. Inoltre, grazie all’innovativo sistema dell’Art Academies Network che ha sostenuto il coinvolgimento di studenti delle maggiori accademie artistiche del mondo in una serie di progetti d’artista, dOCUMENTA (13) sarà in grado di “generare” una parte vitale delle esposizioni e dei programmi pubblici. Carolyn Christov-Bakargiev e Jimmie Durham piantano un albero di mele nel Karlsaue park, Kassel, October 2011, photo: Nils Klinger © dOCUMENTA (13)
dOCUMENTA (13) opens to the public in Kassel on June 9, 2012. For 100 days, over 150 artists from 55 countries and other participants from around the world will gather and present artworks, as well as other objects and experiments in the fields of art, politics, literature, philosophy and science. Artistic Director Carolyn Christov-Bakargiev stated: “dOCUMENTA (13) is dedicated to artistic research and forms of imagination that explore commitment, matter, things, embodiment, and active living in connection with, yet not subordinated to, theory and epistemological closures. These are terrains where politics are inseparable from a sensual, energetic, and worldly alliance between current research in various scientific and artistic fields and other knowledges both ancient and contemporary.”. A list of dOCUMENTA (13) participants (to be completed on June 6) is not only composed by artists, but also by activists, advisors, agents, agroecologists, agroscientists, anthropologists, archeologists, architects, art historians, biologists, choreographers, conservationists, critics, cultural theorists, curators, dancers, designers, economists, editors, engineers, feminists, film directors, filmmakers, historians, hypnotherapists, iconologists, philosophers, photographers, physicists, poets, political scientists, psychoanalysts, researchers, scholars, scientists, translators, writers, zoologists. In Kassel, dOCUMENTA (13) takes place in some of the traditional main exhibition venues of the city, such as the Fridericianum, the documenta-Halle, and the Neue Galerie. But also takes place in a variety of other spaces devoted to natural and technical science, such as the Ottoneum and the Orangerie, and the green Baroque Karlsaue park, the industrial spaces behind the former Hauptbahnhof, in “bourgeois” spaces off the main venues like the Ständehaus and the Grand City Hotel Hessenland, or the 1950s Gloria cinema. A variety of events will enrich the exhibition, including an extensive 100-day public program made up of congresses, seminars, lectures, activated projects, a writers’ residency, and a film program that will run for the duration of the exhibition.
Il Museo d’Arte di Lugano propone a Villa Ciani un’esposizione dello scultore britannico Tony Cragg, unanimemente considerato uno dei più importanti artisti viventi. In mostra opere che ripercorrono la carriera dell’artista dalla fine degli anni Settanta fino ai nostri giorni, attraverso assemblaggi e sculture – alcune delle quali di dimensioni monumentali esposte nel parco della villa – e cento fra disegni e incisioni. A cura di Marco Franciolli e Guido Comis. Fino al 12 agosto. The Lugano Museo d’Arte presents at Villa Ciani an exhibition of the work of British sculptor Tony Cragg, universally considered as one of the most important living artists today. Cragg has created revolutionary sculptural forms which have nonetheless evolved over the years with all the consistency and method belonging to the great tradition. The exhibition traces the artist’s career from the end of the Seventies right up to the most recent works.
Alex Katz, Magnolia, 2002, olio su tela, cm.91,5x122 courtesy Galerie Klüser, Monaco
Münich
Alex Katz
Alla Galerie Klüser, articolata su entrambi gli spazi espositivi cittadini, la mostra Alex Katz: Paintings and Works on Paper rende omaggio a una vera icona dell’arte statunitense. In esposizione 11 dipinti di grandi dimensioni, 14 studi a olio più piccoli e una selezione di lavori su carta, tutti creati tra il 1989, anno di una prima collaborazione con la galleria, e il 2012. The exhibition Alex Katz: Paintings and Works on Paper, which takes place at both Galerie Klüser spaces, pays tribute to the now 84 year old icon of American painting. On this occasion we will show 11 large-sized paintings (partly loans from private collections), 14 smaller oil studies and a selection of works on paper, all created in the time span from 1989 up to 2012.
Alighiero Boetti, Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969, 1969. 101 pietre di calcestruzzo, collezione privata, Torino, courtesy Artists Rights Society (ARS), New York e SIAE, Roma
NEW YORK
Alighiero Boetti Lara Favaretto
Il MoMA propone Alighiero Boetti: Game Plan, la più grande retrospettiva statunitense del lavoro dell’artista italiano. Tra luglio e ottobre è possibile ammirare 100 lavori che ne coprono l’intera parabola artistica, celebrandone la varietà dei media e la complessità concettuale e visiva. Al sesto piano del Museo troviamo opere dei primi 15 anni di carriera, mentre i lavori dell’ultimo periodo sono nell’atrio del secondo piano. Particolare attenzione è posta al disegno, aspetto costante della sua ricerca. Allo spazio MoMA PS1, fino al 10 settembre, una ricognizione sul lavoro di Lara Favaretto dal titolo Just Knocked Out. L’esposizione, curata da Peter Eleey comprende lavori prodotti negli ultimi 15 anni, ma anche nuove opere create per l’occasione e l’enorme archivio di immagini che l’artista trevigiana ha accumulato come fonte materiale d’ispirazione.
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>anteprima e news gallerie e istituzioni su www.rivistasegno.eu<
Lara Favaretto, 3272 C (dettaglio), 2010, vernice trovata, lana, cm.80x128, collezione privata, Torino, courtesy l’artist e Galleria Franco Noero, Torino
Alighiero Boetti: Game Plan marks the largest presentation of works by Alighiero Boetti (Italian, 1940–1994) in the United States to date. A full retrospective spanning the artist’s entire career, the exhibition will be on view in two locations in the Museum. Celebrating the material diversity, conceptual complexity, and visual beauty of Boetti’s work, the exhibition brings together approximately 100 works across many mediums that address Boetti’s ideas about order and disorder, non-invention, and the way in which the work is concerned with the whole world, travel, and time. MoMA PS1 presents the first survey of Lara Favaretto, comprising a dozen works from the past fifteen years, as well as new pieces created specifically for the exhibition. Organized by MoMA PS1 Curator Peter Eleey, the show will also feature the first presentation of the extensive archive of images that the artist has collected as source material and inspiration.
PARIGI
Molto ricca e variegata l’offerta espositiva parigina nel prossimo periodo. Nell’area tra Beaubourg, Marais e la Bastille troviamo, ad esempio, alla Galerie Yvon Lambert The Status of the Shooter di Jill Magid e una personale di Claude Parent, alla Galerie Area la collettiva L’esprit des plumes con opere di Christine Jean, Vladimir Velickovic, Tony Soulié, Emmanuel Fillot e Jephan De Villiers; da Christian Berst, Albert Moser presenta Life as a panoramic; da Dorothy’s Gallery la collettiva Roumanie, les Artistes Contemporains à Paris, con Aurel Tar, Dragos Burlacu, Flavia Pitis, Francisc Chiuariu e Radu Belcin; Lucio Fontana è da Karsten Greve con Io sono uno scultore e non un ceramista; Richard Laillier è alla Galerie Guigon con la mostra Étude; alla Galerie Jacques Lévy si avvicendano i dipinti di Soo Kyoung Lee e i lavori di Jocelyne Clémente; Fidia Falaschetti espone alla Galerie Lazarew, mentre alla Fondation A. de Galbert troviamo Le Tremblement de la modernité di Louis Soutter; alla Galerie Placido troviamo Maddalena D’Ambrosio con Time; da Claude Samuel le mostre fotografiche Paysages entre réalité et fiction di Rosa Muñoz e Reboard di Laurent Dequick; la collettiva Caractères da Sophie Scheidecker ospita Lina Bertolucci, Suzanne Lafont, Yasumasa Morimura, Cindy Sherman e Sam Taylor-Wood, mentre da Daniel Templon si avvicendano Valerio Adami e Ulrich Lamsfuss. Molto offre anche la rive droite della Senna, nell’area tra Matignon e Louvre dove troviamo i pastelli di François Barbâtre da Jacques Elbaz; Eva Besnyö con l’image sensible, Laurent Grasso con Uraniborg e Rosa Barba con Vu de la porte du fond da Jeu de Paume; Kiki Smith che lascia il passo ad Antoni Tàpies alla Galerie Lelong e Pascal Dombis con Extra_Vague alla Galerie RX. Tra Saint-Germain Marcello Cinque, courtesy e Invalides ricca collettiva Galerie Piece Unique, Parigi da Pierre Brullé; Marc Vellay con La mémoire de l’ombre da Brun Léglise; Daniel Pommereulle alla Galerie Di Meo; Gaetano Pesce e (a seguire) Aldo Mondino alla Galerie Downtown; Apparitions di Gérard CastelloLopes alla Fondation
Calouste Gulbenkian; Stéphane Dauthuille da Insula, Brad Howe da Janos, Tom Wesselmann da Pascal Lansberg, H. Craig Hanna da Laurence Esnol, Maria Bonomi alla Maison de l’Amérique Latine, Robert Blanc da Lélia Mordoch, Canogar alla Galerie Protée, Aquarelle di Barbara Thaden da Samantha Sellem, Serge Sangan da Théo de Seine e Frank Schramm con Concorde - Paris – New York da Esther Woerdehoff. Da segnalare, inoltre, una personale di Marcello Cinque alla Galerie Piece Unique, mostra in cui l’artista si è ispirato ai fondali subacquei, dando vita a sculture di grande e medio formato in cui l’elemento marino è declinato in maniera più o meno astratta.
SANTORINI
Biennale
Al via l’edizione inaugurale della Biennale di Santorini (1 luglio - 30 settembre), da un’idea del prof. Kikos Papadopoulos e forte di un nutrito team curatoriale. Scopo dell’esperimento è lo scambio di esperienze artistiche all’interno di un programma di collaborazione culturale che sia, allo stesso tempo, di respiro locale e internazionale. Il tema prescelto sul quale i partecipanti si confronteranno è “Il Passato. Storia, Tempo, Memoria e Nostalgia”. Come definisci il tuo rapporto col passato? In che misura le persone incontrate nel passato, le esperienze e i ricordi influenzano il tuo presente? È possibile che inconsciamente (o anche in maniera esplicita) influenzino il tuo futuro? The Santorini Biennale of Arts, an idea of artist, designer and economist Kikos Papadopoulos, aims to support the exchange of arts and experiences, whilst pursuing both a regional and international programme of cultural collaboration. Determined by a fundamental need to cultivate a spirit of research, experimentation and excellence, the Biennale will act as a catalyst for cultural growth reflecting on the theme: The Past. History, Time, Memory and Nostalgia.
ZURIGO
Alighiero Boetti
Galerie Andrea Caratsch presenta Tutto, esposizione dedicata ad Alighiero Boetti che segue Lavoro Postale e Poesie con il Sufi Berang (2004) e Cieli ad alta quota (2006). In questa occasione sono in mostra, fino al 27 luglio, Alighiero Boetti, Alternando opere create tra il 1967 e da uno a cento e viceversa, 1977, courtesy Galerie Andrea Caratsch, il 1994, a sottolineare tutti gli aspetti della sua ricerca Zurigo creativa, con particolare attenzione alla fascinazione per il gioco, i numeri, le parole e i sistemi di classificazione, ma anche per il forte impegno nella causa del popolo afgano. Galerie Andrea Caratsch is presenting Tutto, an exhibition dedicated to the Italian artist Alighiero Boetti. This is yet the third show after the presentation of two monumental works in 2004 and Cieli ad alta quota in 2006. This year, important works from 1967 to 1994 will be shown, highlighting all aspects of his prolific oeuvre. In particular, his fascination with games, numbers, words, language and classification systems will be exemplified, but also his strong engagement with the cause of the Afghan people.
VENEZIA
Biennale Architettura
Apre al pubblico ai Giardini della Biennale e all’Arsenale Common Ground la 13. Mostra Internazionale di Architettura diretta da David Chipperfield e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta. La vernice avrà luogo nei giorni 27 e 28 agosto mentre la cerimonia di premiazione e di inaugurazione si svolgerà il 29 agosto ai Giardini, con la consegna dei
premi ufficiali assegnati dalla giuria internazionale. Common Ground forma un unico percorso espositivo dal Padiglione Centrale ai Giardini all’Arsenale, che accoglie 58 progetti realizzati da architetti, fotografi, artisti, critici e studiosi che presentano proposte originali e installazioni create espressamente per questa Biennale, coinvolgendo nel proprio progetto altri colleghi con i quali condividono un Common Ground. I nominativi presenti sono in totale 103, tra i quali Peter Fischli David Weiss FISCHLI WEISS Zurigo; Norman Foster FOSTER + PARTNERS Londra, con lavori di Marisa Gonzales and Andreas Gursky; Kenneth Frampton New York ospita: Steven Holl STEVEN HOLL ARCHITECTS New York; Zaha Hadid ZAHA HADID ARCHITECTS Londra; Jacques Herzog Pierre de Meuron HERZOG & DE MEURON Basilea, Svizzera; Kazuyo Sejima Ryue Nishizawa KAZUYO SEJIMA + RYUE NISHIZAWA / SANAA Tokyo, Giappone il raggruppamento: Álvaro Siza Vieira Porto Eduardo Souto de Moura SOUTO MOURA ARQUITECTOS Porto; Thomas Struth Berlino. La Mostra è affiancata, come di consueto, negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia, da 55 Partecipazioni nazionali. Sono cinque le nazioni presenti per la prima volta: Angola, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Perù e Turchia. Il Padiglione Italia all’Arsenale è affidato all’architetto Luca Zevi, che ha scelto di prendere ad esempio il modello di pensiero di Adriano Olivetti, il suo modo di fare impresa e di coniugare la cultura con il business; e di rendere il padiglione stesso un prototipo della ecosostenibilità, energeticamente autosufficiente e all’insegna del riuso, secondo i dettami del progetto “Nutrire il pianeta” presentato per l’Expo 2015 di Milano. Ai Giardini il Commissario del Padiglione del Giappone Toyo Ito presenta Architecture in the Wake of Disaster con Naoya Hatakeyama; Kumiko Inui; Sou Fujimoto; Akihisa Hirata Commissari Aggiunti: Atsuko Sato, Tae Mori; la Francia presenta Grands & Ensembles con tra gli altri il lavoro di Benedetta Tagliabue Commissario: Yves Lion; l’Olanda Re-set Inside Outside / Petra Blaisse, curatore: Ole Bouman.
WAKEFIELD
Joan Mirò
Allo Yorkshire Sculpture Park di Wakefield, prima grande esposizione nel Regno Unito dell’opera scultorea di Joan Mirò. L’artista catalano, da sempre celebrato come pittore, produsse ben 300 sculture e altrettanti lavori in ceramica, dedicandosi intensamente a questo filone di ricerca artistica, anche spezzando sempre più la bidimensionalità delle sue tele. L’esposizione, in corso fino al gennaio 2013, intende far avverare il desiderio espresso da Mirò: “Possano le mie sculture confondersi con gli elementi della natura”, mentre nella Undergroud Gallery troviamo le tracce dell’evoluzione della pratica plastica dell’artista dal 1946 al 1982. Yorkshire Sculpture Park stages the first major UK survey of sculpture by Joan Miró (1893-1983) in collaboration with the artist’s foundations and family. With key works set against the backdrop of the Yorkshire landscape, the exhibition fulfils the artist’s belief that “sculpture must stand in the open air, in the middle of nature”, as well as providing a rare opportunity to experience the repertoire of this iconic Catalan artist, demonstrating his continued relevance to sculpture.
Joan Mirò, Projet pour un Monument, 1979, courtesy Fundaciò Miró, ADAGP, Parigi, DACS, Londra, foto Gabriel Ramon
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Anteprima/News ROMA
Luciano Giaccari, Luigi Ontani, Art/Tapes/22 e, infine, Gli anni Settanta nella Videoteca GAM. All’Accademia di Francia - Villa Medici Tapis Volants, mostra curata da Philippe-Alain Michaud (Centre Pompidou), analisi del Tappeto Volante dalla sua dimensione mitica e favolistica, alla natura cangiante di un’opera dell’artigianato che nelle sue migliori espressioni diventa progetto artistico intellettuale. Emmeotto apre le porte del suo nuovo spazio espositivo all’interno di Palazzo Taverna, Emmeotto Living Gallery, con una mostra che raccoglie i lavori digitali di Matteo Basilè, una installazione site-specific di Marco Brandizzi, una grande stampa fotografica di Giacomo Costa, la leggerezza delle opere di Elvio Chiricozzi e lo sguardo volto all’architettura della luce di Serafino Maiorano.
MILANO
Claudio Cintoli, Autoritratto con Acuto, 1972 courtesy MACRO, Roma
La proposta estiva del MACRO parte da una ricognizione sulla luce dal titolo NEON. La materia luminosa dell’arte, collettiva ideata e curata da David Rosenberg per La Maison Rouge di Parigi (dove chiude a fine maggio), e co-curata da Bartolomeo Pietromarchi, con opere di Kosice, Calzolari, Morellet, Nannucci, Varisco, Flavin, Kosuth, Mario Merz, Nauman, Emin, Fontaine, Golia, Rhoades, Tayou, Vedovamazzei. Si prosegue con la mostra Rifugi di Gregorio Botta, L’immagine è un bisogno di confine di Claudio Cintoli e Re-Generation, progetto espositivo che intende fare il punto sull’evoluzione del panorama artistico e culturale della città di Roma negli ultimi dieci anni con lavori (tra gli altri) di Zarka, Orlando, Pecoraro, De Luca, Nasini, Rä di Martino, Bonfili, Squillacciotti, Ruffo, Maggi e goldiechiari. Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna Warhol: Headlines, prima grande mostra dedicata al rapporto di Andy Warhol con l’informazione giornalistica (la produzione di Headline Works attraversa tutta la carriera dell’artista), a cura di Molly Donovan (National Museum, Washington), mentre commissario della mostra a Roma è Angelandreina Rorro anche curatrice, insieme a Pier Paolo Pancotto, della mostra Realtà Parallele di Alberto Di Fabio, artista alla sua prima personale in una istituzione pubblica italiana. Il pittore abruzzese, la cui ricerca da sempre spazia tra accenti ora realistici ora astratti, ora ottico/cinetici ora spirituali, presenta un progetto specifico calibrato sugli spazi di raccordo tra il nucleo più antico e quello più moderno del museo. La Fondazione Quadriennale – Villa Carpegna presenta L’arte negli anni ’70 le parole e le immagini, ciclo di dieci appuntamenti a cura di Daniela Lancioni con l’intento di gettare un nuovo sguardo sull’eredità della cultura visiva italiana di un decennio particolarmente fecondo. Apre la rassegna I videogiornali della mostra, a cura di Filiberto Menna, per proseguire via via fino al 21 novembre con Sandro Chia, Jannis Kounellis, Michele Zaza, Carlo Maria Mariani, Maurizio Mochetti, MUeL – La videoteca di
Andy Warhol in posa davanti a Fate Presto, 1981 foto Michele Bonuomo
Alberto Di Fabio, Realtà Parallele, courtesy Gnam, Roma Emmeotto Living Gallery, un momento dell’inaugurazione
L’estate del PAC Padiglione d’Arte Contemporanea viene animata dalla prima mostra monografica che un’istituzione museale italiana dedica al lavoro dell’artista israeliano Elad Lassry, a cura di Alessandro Rabottini. A Palazzo Reale, con la curatela di Francesca Alfano Miglietti, abbiamo The End di Fabio Mauri, mostra che si dipana in tre percorsi: un primo per l’esposizione di una raccolta inedita di disegni, un secondo per le più importanti installazioni, un ultimo che raccoglie una ricca selezione di “Schermi”. A Villa Clerici Immagine della Luce, esposizione realizzata in collaborazione con A arte Studio Invernizzi, a cura di Paolo Bolpagni e Francesca Pola, con opere che seguono il filo conduttore dell’interpretazione della dimensione luminosa da parte della creatività visiva. Lavori di Aricò, Candeloro, Carrino, Charlton, Ciussi, Colombo, Dadamaino, De Marchi, Foxcroft, Legnaghi, Nigro, Morellet, Pinelli, Querci, Sonego, Staccioli, Toroni, Tremlett, Umberg, Varisco, Vary, Verjux, Wach. All’Hangar Bicocca Equilibrando la curva, mostra dell’artista cubano Wilfredo Prieto a cura di Andrea Lissoni.
Stefano Arienti, Copertine, 2012 fotocopie traforate e argilla, cm.42x29,7, particolare recto/verso Custodie vuote (London calling Romagna mia), 2012 carta stampata e plastica courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia
VENEZIA
Elad Lassry, senza titolo (Ghost), 2011 pellicola a colori 35 mm, 17’47”, courtesy PAC, Milano
TORINO
Il Castello di Rivoli presenta al pubblico la prima rassegna museale italiana dedicata all’artista tedesco Thomas Schütte. La mostra, dal titolo Frauen, è curata da Andrea Bellini e Dieter Schwarz e prende in considerazione una serie di figure di donne in bronzo o alluminio, i cui corpi vengono sottoposti a deformazioni spaziali e organiche. Alla GAM, a cura di Danilo Eccher e Fan Di’an, Il precipizio sopra le nuvole, personale dell’artista cinese Fang Lijun coi suoi immensi cieli vorticanti tempestati di insetti, uccelli, topi, farfalle e spesso volti umani. La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta Sotto la strada, la spiaggia, mostra a cura di Benoit Antille, Michele Fiedler, Andrey Parshikov che sottolinea l’importanza del compiere gesti e occupare posizioni che ridefiniscano le relazioni degli spettatori con la realtà. Opere di Ancarani, Arena, Carbotta, Castucci, Correale, De Leva, De Luca, Delvè, Fiorentino, Hladilova, Leotta, Marchi, Moro, Pecchioli, Quaranta, Romano, Smerdel, Vascellari, Vetturi. La Fondazione 107 propone, a cura di Federico Piccari, …e bellezza sia! Modigliani, Warhol, Mapplethorpe, la Dolce Vita, Oggi, viaggio nel concetto di bellezza attraverso il XX secolo.
Thomas Schütte, Frauen Castello di Rivoli
A Cà Zenobio collettiva undici allunaggi possibili, undici artisti che abitano altrettante stanze nello splendido Collegio Armeno: AuroraMeccanica, Bergonzoni, Bocchini, Ghiglione, Gligorov, Moretti, Negretti, Sabatini Odoardi, Panikanova, Repetto, Winarto. A cura di Martina Cavallarin. La Fondazione Bevilacqua La Masa presenta due iniziative, entrambi con Stefano Arienti come protagonista: Fenix, progetto di contaminazione tra arte visiva e coreografia, in collaborazione con il Teatro La Fenice, e Custodie Vuote (London Calling Romagna Mia), mostra a Palazzetto Tito a cura di Francesca Pasini incentrata su custodie di cd di vario genere e varia provenienza che l’artista colleziona da anni.
BOLZANO
Saliamo a Bolzano, dove il Museion ospita l’artista polacco Pawel Althamer con la personale Polyethylene, a cura di Letizia Ragaglia, e il progetto performativo curato da Andrea Viliani Common Task, Bolzano (2012). Qui Stefano Cagol ha aperto il ciclo di proiezioni della facciata mediale del Museo, per tutta l’estate seguiranno proiezioni di Christian Niccoli, Ingrid Hora, Sonia Leimer, Hilario Isola e Matteo Norzi.
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Pawel Althamer, Polyethylene, 2011 dettaglio dell’allestimento, courtesy Museion, Bolzano Stefano Cagol, Evoke Provoke (the border), 2011 proiezione sulla facciata mediale del Museo
Fang Lijun, 2005-2007, 2009 cm.400X704, courtesy GAM, Torino
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Foto Lorenzo Ceretta
Foto Bruno Bani
ARTE CONTEMPORANEA A VILLA PISANI COORDINATORE DEL PROGETTO LUCA MASSIMO BARBERO
ARTHUR DUFF NIELE TORONI A CURA DI FRANCESCA POLA 24 GIUGNO - 10 NOVEMBRE 2012
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A D R C ’ T E M E A N R T C R H O E
Marche Centro D’Arte 2^ Edizione Selezione Nazionale Luglio — Agosto 2012
Inaugurazione 8 Luglio 2012 h. 18:00 —
PalaRiviera Piazzale Aldo Moro, 1 San Benedetto del Tronto Ascoli Piceno
expo arte contemporanea
MARCHE CENTRO ARTE 2° edizione palariviera san benedetto del tronto
Curatrice Gloria Gradassi
Curatore Luca Panaro
Curatore Stefano Verri
Artisti Mattia Biagi Roberto Cicchinè Davide Coltro Vanni Cuoghi Alberto Di Fabio Matteo Negri Niba Giovanni Manunta Pastorello Rita Soccio Davide Zucco
Artisti Karin Andersen Silvia Camporesi Matteo Girola maicol&mirco Sabrina Muzi Maria Lucrezia Schiavarelli Matilde Soligno Carlo Alberto Treccani Rita Vitali Rosati Patrizia Zelano
Artisti Cristiano Berti Luigi Carboni M. Mercuri — M. Bernacchia Gigi Cifali Giuseppe Restano Filippo Minelli Lidia Tropea Rocco Dubbini Paolo Consorti Giovanni Termini
Marche Centro D’Arte presenta:
Inaugurazione 15 Luglio 2012 h. 18:00
Artisti Rebecca Agnes Filippo Berta Silvia Camporesi Diego Cibelli Tiziana Contino Daniela De Paulis Armando Fanelli Alessandro Fonte Antonio Guiotto
PIXEL
La nuova generazione della videoarte italiana. a cura di Giovanni Viceconte.
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PalaRiviera Piazzale Aldo Moro, 1 San Benedetto del Tronto Ascoli Piceno
Un’iniziativa voluta da:
Pala Riviera
Luca Matti Matteo Mezzadri Sabrina Muzi Laurina Paperina Maria Pecchioli Christian Rainer Cosimo Terlizzi Devis Venturelli Diego Zuelli
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Arthur Duff, Sing about the past but feel in in the present, 2012 proiettore laser, dimensioni variabili. (foto Lorenzo Ceretta)
VICENZA
Dal 23 giugno quinta edizione di Arte Contemporanea a Villa Pisani, progetto che da quest’anno assume cadenza biennale: Niele Toroni e Arthur Duff sono gli artisti invitati a ideare e realizzare opere inedite per la Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo nel vicentino (capolavoro giovanile dell’architettura di Andrea Palladio). Il progetto, avviato nel 2007 da Manuela Bedeschi e Carlo Bonetti, collezionisti d’arte contemporanea e attuali proprietari della Villa, è coordinato da Luca Massimo Barbero e curato da Francesca Pola. Le opere realizzate dai due artisti sono pensate per dialogare con il luogo e gli spazi di una dimora abitata, in una dimensione privata e vissuta che non è soltanto uno spazio espositivo. Niele Toroni (Locarno, 1937) ha individuato come fulcro del proprio progetto il grande salone centrale, scegliendo di intervenire sulla controfacciata della loggia verso il fiume, segnata dalla grande finestra termale cieca nella parte superiore. L’artista si concentra in questo spazio, che è nel medesimo tempo soglia chiusa e luminosa apertura, secondo coordinate operative che sono caratteristiche del suo linguaggio dagli anni Sessanta: traccia una serie di impronte di pennello n. 50, a intervalli di 30 cm l’una dall’altra. Luce e movimento sono elementi fondanti anche dell’intervento di Arthur Duff (Wiesbaden, 1973). L’artista crea un ambiente buio ed immersivo, nel quale una proiezione laser di scritte a scorrimento, modifica continuamente le coordinate spaziali e fisiche di esperienza del luogo. Questi interventi si integrano con i lavori nati negli anni precedenti dal dialogo stabilito con questi spazi da altri otto artisti, quali Nelio Sonego e Michel Verjux (2007), Igino Legnaghi e François Morellet (2008), Alan Charlton e Riccardo De Marchi (2009), David Tremlett e Bruno Querci (2010). Alcune delle opere esposte sono ad oggi ancora parte della Villa e del parco, concepite per essa e inserite armoniosamente nell’intero complesso.
A La Spezia, la CAMeC da vita a una ricca offerta espositiva con appuntamenti come [pUR nUR], personale dell’artista svizzera Beatriz Millar, lavoro concettuale che prende forma attraverso pittura, scultura, fotografia, video e performance; troviamo poi due progetti sulla natura dell’opera d’arte, due mostre distinte, ma tenute insieme da un sottile gioco intellettuale: Cornice cieca di Concetto Pozzati e Superfici sensibili. Dialoghi con il supporto, con opere di Alviani, Bartolozzi, Biasi, Bonalumi, Burri, Cacciola, Campus, Castellani, Cavalieri, Costa, Fontana, Griffa, Grigorescu, Manzoni, Mari, Marchegiani, Morales, Pinelli, Scaccabarozzi, Scheggi, Simeti, Verna, Zappettini.
LUCCA
L’Associazione Culturale Dello Scompiglio ha annunciato i dieci finalisti che si contenderanno il Premio Portali Dello Scompiglio dando vita all’esposizione conclusiva. Gli artisti selezionati: F. Banchelli, A. Bellobono, C. Camoni, E. Favini/A. Rovaldi, S. Galegati Shines, M. Laplante, V. Lapolla, F. Marques Penteado, Ja. Miliani, R. Velasco.
GENOVA
La Fondazione Zappettini propone Astratta Due, nuova collettiva sulla situazione dell’astrazione italiana oggi. Astratta è una serie di quattro esposizioni curate da Riccardo Zelatore e ospita in questa occasione lavori di Bevilacqua, Colombo, Grillo, Sartorio, Siragusa, Traina.
Beatriz Millar, Tatto Tree Concetto Pozzati, Cornice cieca, 2010, acrilico, cm.80x100, courtesy CAMeC, La Spezia
BARI
La Fondazione Museo Pino Pascali inaugura la sua nuova sede in via Parco del Lauro 119, a Polignano a Mare, ubicata nell’ex-Mattatoio Comunale nella zona prospiciente l’Isola dell’Eremita. Le opere dell’Archivio e Fondo Pino Pascali e della collezione trovano, così, collocazione permanente in due apposite sale. Il nuovo suggestivo spazio apre le porte con La Festa dell’Arte, mostra a carattere plurilinguistico che vede la partecipazione di artisti pugliesi giovani, emergenti e storicizzati, ciascuno dei quali segnalato da critici, curatori, gallerie e associazioni regionali. Evento coordinato da Roberto Lacarbonara, Antonio Frugis e Nicola Zito.
COSENZA
Premio Portali Dello Scompiglio, locandina
PRATO
Il Centro Luigi Pecci propone, in collaborazione con il Minsheng Art Museum di Shanghai, Moving Image in China 1988 - 2011, prima grande mostra sulla storia della video arte cinese dal primo video realizzato da Zhang Peili a fine anni Ottanta, fino a una delle ultime grandi produzioni della star internazionale Yang Fudong.
Al MACA-Museo Arte Contemporanea Acri troviamo un’importante retrospettiva dedicata ad Hans Richter dal titolo Esperimenti Dada. La mostra, a cura di Marisa Vescovo, raccoglie una settantina di opere tra Hans Richter, Cartolina Dada oli, collage, carboncini, indirizzata ad Arturo Bottello, disegni, serigrafie, ac- 1964. courtesy MACA, Acri (cs) queforti, lettere e cartoline Dada.
MESSINA
BRESCIA
La Fondazione Berardelli di Brescia dedica la mostra Sprintpoem a una figura chiave della Poesia visiva italiana, Lucia Marcucci, con una selezione di collage, tele emulsionate, libri d’artista e sculture realizzati dal 1965 ad oggi. A cura di Melania Gazzotti, con la collaborazione di Maddalena Carnaghi.
network, a cura di Luca Beatrice. In mostra opere di alcuni interpreti della Pop Art italiana, insieme a giovani artisti che per linguaggio, temi affrontati e scelte poetiche offrono una interessante visione della sua evoluzione a oltre cinquant’anni dalla nascita. Artisti: Nespolo, Lodola, Salvo, Gilardi, Adami, Kostabi, Hassoun, Arruzzo, Martino, Kaufmann, Bolla, Paperina, Gilberti, Veneziano, De Molfetta, Rotondi, Pappalettera, Cingolani, Savini, Badelita, Arcidiacono, Baronciani, Bertocchi, Galtarossa, Gilmour, Gonzalez, Bertozzi&Casoni, Monzo, Montesano, Fato, Stefanoni, Cuoghi, Hirsch, Di Piazza, Ozmo, Gligorov, Pivi, Kirchhoff, Damioli, De Paris, Gioiello, Giardino, Di Carlo, Zaccagnini, Zeni, Berlingieri, Bowes, Tamburro, Siciliano, The Bounty Killart, Cumia, Chiodi, T. Cascella, Ghinato, Galo, Bo130, Microbo, Fiore, Castelli.
Yang Fudong, Yejiang-The nightman cometh, 2011 still da video, courtesy Centro Luigi Pecci, Prato
TERAMO
Un borgo medievale, oggi luogo di incontro e conoscenza delle arti, e una Fortezza Borbonica, tra i luoghi storici più significativi e suggestivi della Regione, diventano tappe di un percorso che unisce arte contemporanea a un territorio ricco di storia e bellezza, grazie al sodalizio tra due realtà attive nella promozione culturale: la Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture e l‘Associazione Culturale Naca Arte. A Castelbasso la Fondazione Menegaz presenta, nell’ambito del più ampio programma culturale di Castelbasso 2012, il calendario espositivo estivo forte di due eventi di grande richiamo: la personale Carla Accardi. Smarrire i fili della voce, a cura di Laura Cherubini e la mostra Radici. Memoria, Identità e Cambiamento nell’arte di oggi, a cura di Eugenio Viola. Alla Fortezza di Civitella del Tronto, con la curatela di Giacinto Di Pietrantonio e Umberto Palestini, Naca Arte propone Visioni. La fortezza plurale dell’arte, mostra organizzata da Sistema Museo il cui programma si estende, con una ricca offerta di appuntamenti, dalle arti visive e dal cinema, alla letteratura, alla musica, e all’enogastronomia.
Il MACA ha anche offerto la sua partnership a Taormina Arte per Glass Mixtures, esposizione che, nella cornice della Chiesa del Carmine a Taormina, compendia la produzione più recente dell’artista e maestro del vetro Silvio Vigliaturo.
Mito Contemporaneo in Sicilia
Il Mito Contemporaneo, rassegna alla sua seconda edizione, rende tutta la Sicilia una sorta Silvio Vigliaturo, Amazzone, di museo diffuso, un Inseminazione Artificiale (dettaglio), atelier a cielo aperto tra 2012, vetro, cm.244x57, courtesy Taormina, Palermo, Li- MACA, Acri (cs) pari e Trapani/Segesta grazie alla produzione figurativa di Giò Pomodoro, Jiménez Deredia, Gian Marco Montesano e Pino Pinelli. Il filo conduttore del Mito è visitato nelle sue declinazioni più diverse e originali, da Hermes ai grandi protagonisti della storia recente.
CHIETI
Con l’esposizione permanente della collezione Nel segno dell’Immagine, donata alla Fondazione Carichieti da Alfredo e Teresita Paglione, apre al pubblico il Museo Palazzo de’ Mayo. La raccolta di 130 opere di 90 artisti italiani del XX secolo occupa 14 sale del nuovo polo espositivo e si caratte- POPism, Fondazione Michetti, rizza nel solco dell’arte locandina squisitamente figurativa. A Palazzo San Domenico, sede della Fondazione Michetti a Francavilla al mare, per la 63° edizione del Premio Michetti, apre la mostra POPism. L’arte in Italia dalla teoria dei mass media ai social
Giò Pomodoro, Grandi Contatti, spirale poliestere nero, cm.225x500x108, Teatro Greco Romano, Taormina Jimènez Deredia, Armonia, marmo bianco, cm.90x220x100, Segesta, Trapani
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Galleria dell’Accademia, Firenze
Arte Torna Arte a Galleria dell’Accademia di Firenze L accoglie, negli spazi dedicati alle mostre temporanee, nelle sale della col-
s Yves Klein, L’esclave de Michel-Ange, S20, 1962 [collezione privata. ©Yves Klein, ADAGP, Paris]
lezione permanente e nella gipsoteca, 32 opere d’arte contemporanea, che costituiscono il corpus della rassegna “Arte torna Arte”, evidenziando e sottolineando il rapporto tra presente e passato. Il titolo della mostra, curata da Bruno Corà, Franca Falletti e Daria Filardo, è quello che Luciano Fabro aveva scelto per una raccolta di suoi testi e che sottolinea la condivisione di un pensiero rivolto all’arte come un continuum che si rinnova e si rigenera attraverso le esemplarità di artisti che guardano alla Storia, ai capolavori del passato, facendosi carico di una responsabilità che non ha confini. “I lavori dei 32 artisti - assicurano i curatori - sono stati scelti per i riverberi, le assonanze visive col passato come,
ad esempio, Arch of Hysteria di Louise Bourgeois, posto davanti alla Venere del Pontormo, oppure i tronchi d’albero scavati da Giuseppe Penone, che sembrano alludere alla fatica di Michelangelo nel tirar fuori la forma dall’interno della materia bruta, come anche riecxheggia nelle forma ricavate nel cemento da Antony Gormley. Al tema del rispecchiamento e della riproducibilità s’ispirano L’altra figura di Giulio Paolini, il video Surrender di Bill Viola e soprattutto nel pavimento specchiante fratturato di Alfredo Pirri, nel Of the Artist as a Weeping Narcissus di Olaf Nicolai e nella Sacra conversazione di Michelangelo Pistoletto. Lo sguardo del visitatore entra concettualmente a far parte del processo creativo nella video installazione di Rineke Dijkstra, che narra di una lenta osservazione e riproduzione di un quadro di Picasso, nella foto di Thomas Struth davanti all’autoritratto di Durer e nella performance di atleti che percorrono velocemente gli spazi della Galleria di Martin Creed. La riproducibilità, la ripeti-
▼ Olaf Nicolai, Portrait of the Artist as a Weeping Narcissus, 2000, scultura in resina, courtesy Galerie Eigen + Art, Leipzig/Berlin ©Uwe Walter, Berlin/courtesy Galerie EIGEN + ART Leipzig/ Berlin - ©Nicolai Olaf, by SIAE 2012, opera in Arte torna arte, Galleria dell’Accademia, Firenze, 2012
▼ Luciano Fabro, Il giudizio di Paride, 1979, Eindhoven, Collection Van Abbemuseum, inv. 960 Creditline: Collection Van Abbemuseum, Eindhoven, The Netherlands Photograph: Peter Cox, Eindhoven, The Netherlands
▼ Giulio Paolini, L’altra Figura, 1980, P. a., proprietà dell’artista, ©Paolo Mussat Sartor, Torino
▼ Giuseppe Penone, Nel Legno, 2008, Torino, collezione privata. ©Giuseppe Penone, by SIAE 2012, opera in Arte torna arte, Galleria dell’Accademia, Firenze, 2012
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s Louise Bourgeois, Arch of Hysteria, 1993. Courtesy Cheim & Read and Hauser & Wirth. Photo: Allan Finkelman - © Louise Bourgeois Trust- Louise Bourgeois Trust/VAGA, New York, by SIAE 2012 ▼ Sol Le Witt, Study After Piero, 1958 ©LeWitt Collection, Chester, CT, USA Photography: R.J. Phil- ©Sol LeWitt, by SIAE 2012
7 zione e la circolazione delle immagini nella storia dell’arte è affrontata con sguardo critico nelle opere di Marcel Duchamp, Andy Warhol, Luigi Ghirri, Hans Peter Feldmann, Ketty La Rocca, mentre Jannis Kounellis richiama il senso del tragico della Crocefissione, tema ripreso anche da Alberto Burri e Renato Ranaldi. I monocromi oro e blu oltremare di Yves Klein si rapportano ai fondi oro delle pale d’altare. I calchi degli occhi del David nell’opera di Claudio Parmiggiani pongono il problema del frammento, mentre i San Sebastiano di Leoncillo e di Luigi Ontani offrono differenti visioni della iconologia sacra. Lo sguardo sul passato appare nelle opere di Alberto Savinio, Gino de Dominicis, Francis Bacon, Pablo Picasso, dai disegni di Sol LeWitt e nei volumi ovoidali di Luciano Fabro e nella grande scultura in ferro di Eliseo Mattiacci. La memoria come riconoscimento delle origini è il cardine della riflessioine filmica di Fiona Tan e gli elementi classici dell’architettura museale sono la forma delle opere di Antonio Catelani.”. L’esposizione (dall’8 maggio al 4 novembre 2012) è accompagnata da un catalogo di Giunti Editore di Firenze, con i testi dei curatori Bruno Corà, Franca Falletti, Daria Filardo e quelli di Marcella Anglani, Hal Foster, Daniele Lombardi, Silvia Lucchesi e Mariella Utili g
▼ Martin Creed, Work no. 850. Runners, 2012, Performance, Firenze, Galleria dell’Accademia
▼ s Bill Viola, Surrender, 2001 Photo: Kira Perov. Color video diptych on two plasma displays mounted vertically on wall 80 2/5 x 24 x 3 1/2 in (204.2 cm x 61 cm x 8.9 cm). Performers, John Fleck, Weba Garretson 18:00 minutes
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Tate Modern, Londra
Yayoi Kusama uando arrivai a New York per la Q prima volta salii in cima all’Empire State Building. Vedendo questa grande
città, promisi a me stessa che un giorno l’avrei conquistata e sarei diventata famosa nel mondo grazie alla mia passione per l’arte e alle montagne di energia creativa custodite dentro di me”. Lo racconta la stessa Yayoi Kusama nel video che introduce il visitatore alla grande mostra, completa e ben curata, che la Tate Modern di Londra dedica all’artista giapponese e, a giudicare dai risultati, si può dire che sia riuscita nel suo intento: il grande evento infatti la consacra come uno dei più importanti artisti viventi. Nata nel 1929 in una famiglia dell’alta borghesia, Kusama cominciò a disegnare a dieci anni, studiando successivamente a Kyoto. Stanca degli insegnamenti tradizionali, cominciò ad interessarsi autonomamente all’avanguardia Europea ed Americana, e alla fine degli anni ’50 decise di trasferirsi a New York dove fu tra i protagonisti del rinnovamento artistico tra la nascente Pop Art e la cultura hippie. Nel 1973 tornò in Giappone, dove continuò a lavorare come artista e parallelamente come scrittrice, e nel 1977 decise volontariamente di risiedere in un ospedale psichiatrico, dove vive ancora oggi a due passi dal proprio studio. Il video che apre la mostra è il trailer del documentario in lavorazione “Kusama: Princess of Polka Dots”, dal soprannome che i paparazzi le diedero nella New York degli anni ’60 quando soltanto Andy Warhol poteva competere con l’attenzione mediatica a lei dedicata. La mostra ripercorre cronologicamente la vastissima produzione di Kusama dagli anni ‘40 ad oggi sottolineandone le costanti e i punti di svolta attraverso l’utilizzo di diversi media: pittura, collage, scultura, video ed installazione. Aprono la mostra le prime tele e lavori su carta e gli Infinity Net Paintings, tele monocrome di grandi dimensioni inva-
s Yayoi Kusama, Yayoi Kusama 1965 [Courtesy of Victoria Miro Gallery, London and Ota Fine Arts, Tokyo © Yayoi Kusama, courtesy Yayoi Kusama studio inc. Photo: Eikoh Hosoe]
se da una rete di pois, cifra distintiva dell’artista. L’indagine sulla pittura continua con i dipinti degli anni ’80 e ’90, dove il pattern si fa protagonista insieme
al colore e culmina nei lavori realizzati negli ultimi tre anni ed esposti qui per la prima volta. In scultura l’accumulazione si rivela un elemento costante. Nelle Ac-
▼ Yayoi Kusama, Infinity Mirror Room 2011 © Yayoi Kusama and © Yayoi Kusama Studios Inc.
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s Yayoi Kusama, Kusama posing in Aggregation: One Thousand Boats Show 1963 installation view, Gertrude Stein Gallery, New York 1963 © Yayoi Kusama and © Yayoi Kusama Studios Inc.
7 cumulation sculptures oggetti ordinari vengono assaliti da grovigli di forme che sembrano fuoriuscire dal loro interno: nella serie Sex Obsession falli di stoffa ricoprono selvaggiamente divani, poltrone, scarpe, fino a nasconderne l’ordinaria natura, mentre in Food Obsession pasta color oro e argento si incolla a valigie ed indumenti. Ripetizione ed accumulo ipertrofico sono le parole chiave, insieme ad una patologica ossessione, come ammette la stessa artista: “Le ossessioni, le ossessioni falliche, le ossessioni di paura sono i temi principali della mia arte”. Nel 1967 Kusama aderisce al movimento hippie e dà il via ad una fase sperimentale di performances e happenings che convergono nel film Kusama’s Self-Obliteration, una visione allucinata di scene sconnesse in cui piante, uomini ed animali vengono ricoperti di pois dall’artista. Le installazioni che l’hanno resa famosa costituiscono i momenti più suggestivi della mostra: il visitatore si trova immerso fisicamente nel mondo interiore dell’artista, ne percepisce le ossessioni e le angosce. Nella sua prima installazione Aggregation: One Thousand Boats Show (1963) una barca a remi si presenta completamente ricoperta di falli di stoffa bianca, al centro di una stanza; la stessa immagine, vista dall’alto, è riportata sulla carta da parati che copre pavimento, pareti e soffitto. L’ossessione della ripetizione ritorna in tutta la produzione di Kusama, famosa per i suoi pois reiterati all’infinito nello spazio. Le installazioni nascono da un’allucinazione ricorrente: il pattern che fuoriesce dalla tela ed invade l’intera stanza, un pattern che circonda ed opprime l’artista, non lasciandole spazio per una visione diversa. In I’m Here, but Nothing un tranquillo soggiorno borghese si trasforma in un interno inquietante. Nella quasi totale oscurità, pois fluorescenti si posano su sedie, posate, mobili, rendendoli irriconoscibili e disorientando l’osservatore. Ma l’installazione più suggestiva è quella che conclude la mostra, Infinity Mirrored Room – Filled with the Brilliance of Life. Creata appositamente per l’occasione, è anche la più grande istallazione mai realizzata dall’artista.
s Yayoi Kusama, I’m Here, but Nothing 2000 © Yayoi Kusama and © Yayoi Kusama Studios Inc.
Un gioco di specchi in un’oscurità totale interrotta soltanto da un’infinita serie di piccole luci colorate. Il visitatore che si trova ad attraversare la stanza comincia a dubitare dei suoi sensi, diventa parte dell’ambiente circostante, quasi della
stessa materia di ombra e luce di pois. Uno spazio infinito, una visione allucinatoria, un viaggio immaginario nelle galassie, un viaggio reale nelle ossessioni dell’artista. Roberta Minnucci
▼ Yayoi Kusama, Self-Obliteration No.2 1967 © Yayoi Kusama and © Yayoi Kusama Studios Inc.
YAYOI KUSAMA, Tate Modern London he Tate housed the first retrospective to take place in Britain by the Japanese artist T Yayoi Kusama. The exhibition examines her entire oeuvre from the developmental stages to present, including all of the turning points linked with the use of different media such as drawing, painting, collage, sculpture, video and installation. Voluntarily admitting herself in a psychiatric institution since 1977, Kusama has turned her obsessions and fears into an imaginative world made of polka dots which, through their pattern and colour, try to exorcise her disturbing visions. From the Infinity Net Paintings, Accumulation sculptures, to the experimental video Self-obliteration and large scale installations, the visitor is completely immersed in the artist’s world, and physically able to experience her fears and obsessions. The installations seem to be the materialisation of her inner self, and the exhibition contains key works such as Aggregation: One Thousand Boats Show (1963), her first room installation, and I’m Here, but Nothing (2000-2012), a dark middle-class living room invaded by coloured polka-dots. The most suggestive work is the final one, the largest mirrored room ever made by the artist and especially designed for the Tate show: Infinity Mirrored Room – Filled with the Brilliance of Life (2011). Completely plunged into the darkness and illuminated by an endless series of tiny lights, the room makes possible an imaginative journey in the galaxies as well as in the artist’s hallucinations g ESTATE 2012 | 241 segno - 25
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Galleria Continua, San Gimignano
Antony Gormley & Nikhil Copra el palcoscenico allargato e muteN vole, dallo spazio gallerico a quello urbano, nella cornice del paesaggio, il
richiamo è forte per i due eventi che la Galleria Continua di San Gimignano ha inaugurato di recente, dedicati all’opera di Antony Gormley, uno fra i maggiori scultori inglesi, e alla performance di novantanove ore ininterrotte con installazione dell’artista indiano Nikhil Copra. Nel progetto, come è consuetudine dell’ Associazione Continua e della Galleria, pubblico e privato si incontrano sinergicamente, territorio e arte contemporanea interagiscono come binomio inscindibile nel rifondare, in tempi di globalizzazione, un’ idea di nuova arte e dei suoi alfabeti. Un’ arte che, secondo quanto si coglie nelle parole dello stesso Gormley al simposio “Re-imagining the city” conclusivo della due giorni inaugurale, possa essere catalizzatore silenzioso e aggiunga il contributo individuale dell’artista alla collettività; generatrice, inoltre, di un nuovo spazio immaginativo, sviluppatosi nel rapporto con lo spettatore in presenza dell’opera, sia quando questa è collocata in luoghi con radicato senso di appartenenza sia nelle spersonalizzanti città di oggi. Un’arte con la quale si possa immaginare una differente idea di metropoli o di piccolo centro, in cui l’opera, e particolarmente quella scultorea, rifugga totalmente dalla classica monumentalità, ma, quasi muta, esca dallo spazio chiuso della galleria per la dimensione urbana, laddove “fa spazio e prende posto” - ricordando il titolo del progetto realizzato dall’artista a Poggibonsi nel 2004 – diventando così, con le sue forme provocatorie e destabilizzanti, strumento di
conoscenza e veicolo di emozione. L’uomo, cui si rivolge l’interesse e l’indagine di entrambi gli artisti presentati, assume in Antony Gormley le sembianze fisiche di corpo metallico, fulcro di espe-
rienza diretta per l’osservatore, sia che lo si incontri nelle vie di San Gimignano, o che lo si veda stagliato nel vuoto, come dalla cima di una delle torri civiche, in amplificazione verticale.
▼ s Antony Gormley, Another Time XV - 2011 / Ghisa | Cast iron [191 x 59 x 36 cm] Courtesy © the artist GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Le Moulin - Photo Ela Bialkowska, Okno Studio
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s Antony Gormley, Vessel - 2012 Cor-Ten in acciaio, viti in acciaio M16 svasata | Cor-Ten steel, M16 countersunk steel screws [370 x 2200 x 480 cm] Courtesy © the artist GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Le Moulin - Photo Ela Bialkowska, Okno Studio
7 Al chiuso la carica espressiva dell’opera dell’artista è ancor più potente per lo spettatore, calamitato e colpito dalla sua forza invasiva, in un’esperienza densa di visioni e pensieri.
“VESSEL” è l’ installazione ideata appositamente per la platea dell’ex cinema della Galleria Continua ed è il titolo della personale di Gormley: l’impatto è forte di fronte all’imponente struttura assembla-
▼ Antony Gormley, Vessel - 2012 - Cor-Ten in acciaio, viti in acciaio M16 svasata | Cor-Ten steel, M16 countersunk steel screws [370 x 2200 x 480 cm]. Courtesy © the artist GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Le Moulin - Photo Ela Bialkowska, Okno Studio
ta a terra, in trentanove parallelepipedi di acciaio sovrapposti, un accumulo di parti razionalmente connesse come negli spazi di una città. L’ambiente è saturo quasi dell’ingombrante presenza, ogni parvenza umana è dissolta, il corpo è espanso in rigorose geometrie, ha un’intrinseca pesantezza per il materiale utilizzato e dal suo interno all’esterno, e viceversa, sembrano originarsi moti dinamici in un susseguirsi di pieni e di cavità. Esiste ancora qualche possibilità per l’uomo singolo - viene da domandarsioppure il suo agire si confonde nell’organizzazione dello spazio esteriore e urbano? Esiste ancora uno spazio interiore nel quale egli possa raccogliersi e ritrovarsi? Con “Breathing Room”, realizzata nella torre della Galleria, un’ opera dalla struttura architettonica definita da esili linee luminose che si intersecano e diventano contenitore spaziale, il luogo della meditazione sembra ricondurre all’interiorità e all’essenza, oltre la forma fisica, del corpo uomo. Ma l’uomo di Gormley non ha più l’armonia umanistico-rinascimentale, non è microcosmo né misura dell’universo, anche quando nel marmo di Carrara, materia nobile, diventa figura perfetta, bianca presenza in una coppia di esemplari installati nel giardino della Galleria. È un corpo meccanico quello realizzato dall’artista, evocante disarmonie e rotture, disarticolato nelle sue componenti, spesso sezionato come in laboratorio e frammentato al suolo come nell’opera “Sum”, o disorientante rispetto al contesto se completamente intero, come nel lavoro “Edge”. Un corpo che si ripete in modo anonimo e seriale, come nell’opera all’ingresso della Galleria, in apertura o in chiusura del percorso, prima della città: una nuvola di fili sottili e inafferrabili che si intrecciano e sembrano rigenerarsi all’infinito, precari nel loro essere ed esplosione di fragile equilibrio, matrice in evoluzione rimandante alla materia in
▼ Antony Gormley, Breathing Room - 2012 - Tubo di alluminio 25 x 25 mm, fosforo H15 e perni di plastica | Aluminium tube 25 x 25 mm, Phosphor H15 and plastic spigots [670 x 296 x 320 cm]. Courtesy © the artist GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Le Moulin Photo Ela Bialkowska, Okno Studio
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s Antony Gormley, Drift 1 - 2012 - Filo di acciaio inossidabile di 3mm | 3mm square stainless steel bar [362 x 507 x 445 cm] Courtesy © the artist GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Le Moulin - Photo Ela Bialkowska, Okno Studio
7 natura, che si scompone nelle sue cellule ad originare – forse - un uomo nuovo. L’ineffabile astrazione del costruito e la sua pesantezza sono elementi dicotomici sempre presenti nel lavoro di Gormley e in dialogo tra loro, che inducono a pensare alla condizione umana in questo tempo e al senso del lessico artistico contemporaneo. Anche la personale di Nikhil Chopra, la prima in Italia, si sofferma su questi temi, sul vivere in un luogo e sul rapporto che l’arte può ancora stabilire con la cultura, con un patrimonio comune di memorie e di emozioni. L’artista indiano nel lungo tempo della sua performance vive e fa scorrere
come in una moviola gli atti più normali dell’esistenza, ne presenta le azioni apparentemente usuali e dimesse nello spazio dell’Arco Dei Becci, adibito a nuova casa, e all’esterno della città e nei dintorni, tra dentro e fuori, mescolandosi agli altri, artista e uomo comune che si trasforma costantemente, complici gli abiti ideati da Sabine Pfisterer e le differenti soggettività impersonate. La performance conserva traccia di ogni atto, di ogni incontro, di ogni visione nella città e dello scorrere del tempo. Non manca la poesia di un’immagine di San Gimignano realizzata dall’ artista, assieme ai disegni fatti in questo lunghissimo e ininterrotto vivere alla ribalta, ope-
re esposte poi nel contesto ospitante, diventato luogo di vita e di memoria dell’agire. Una sorta di arte-spettacolo è questa vissuta da Nikhil Chopra, in cui l’artista primo attore e corpo vivo interpreta se stesso e gli altri, ne racconta la storia e sceglie la collettività come sua testimone. Il mondo con Chopra, infine, è uno scenario dalle mille sorprese e dalle molteplici interazioni ed in cui la vita umana centrale, in tutta la sua complessità di ambienti e di culture, è il copione primario, il soggetto e l’oggetto dell’azione. Rita Olivieri
▼ Antony Gormley, Vessel - 2012 Cor-Ten in acciaio, viti in acciaio M16 svasata | Cor-Ten steel, M16 countersunk steel screws [370 x 2200 x 480 cm] Courtesy © the artist GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Le Moulin - Photo Ela Bialkowska, Okno Studio
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s Nikhil Chopra, Inside out 2012 - 99 ore site specific performance (25 - 29 Aprile) | site specific performance 99 hours (25 - 29 April) Galleria Continua, San Gimignano - costumi di | costumes of Sabine Pfisterer - Courtesy GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Le Moulin - Photo by Shivani Gupta
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Fondazione Marconi, Milano
Gianluigi Colin eguendo le tracce di quelle espresS sioni dell’arte che indagano nel profondo la sfera del pensiero e il senso del proprio tempo, è interessante soffermarsi ad analizzare le Mitografie di Gianluigi Colin. A partire da una riflessione sulle immagini che in vario modo fanno parte dell’iconografia collettiva, ecco dunque la ricerca di un
autore che arriva a sviluppaporaneità – li ricerca, li attrare un discorso tanto corale versa, li rielabora – mediante quanto intimista sul tema una visione critica assolutadell’identità. Venere, Marte, mente personale. E come si Gianluigi Colin, Mercurio e Saturno sono i foto di Danilo De Marco trattasse di una performance miti che egli va a scandagliache mette in scena la condire con questo nuovo ciclo di zione di un individuo che scava lavori, da interpretare proprio alla luce nella propria verità, le pagine prescelte del processo realizzativo su cui sono in sono da lui drammaticamente accartocsostanza basati. ciate e poi fotografate in questa loro toColin sfoglia infatti i quotidiani, ne tale alterazione. Le immagini risultanti estrapola alcune pagine, trasformando- vengono dunque stampate su fogli della le da oggetto di lettura a materia viva stessa carta di giornale, non potendo di per la sua stessa opera. Un’opera che certo abbandonare il naturale legame indaga appunto sui miti della contem- con il loro supporto d’origine. Fogli che
▼ Gianluigi Colin, Venere/Ancora tu, Sherazade, 2010-2011 [stampa con pigmenti naturali su carta da quotidiano, 186 x 264 cm - Courtesy Fondazione Marconi]
▼ Gianluigi Colin, Saturno/New Face In North Korea, 2011 [stampa con pigmenti naturali su carta da quotidiano, 170 x 240 cm - Courtesy Fondazione Marconi]
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RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE 7 vengono quindi sovrapposti, incollati ad altri fogli e ancora una volta manipolati dall’artista, per enfatizzarne il singolare passaggio dalla bidimensionalità alla terza e poi alla quarta dimensione. Per rivelare così il tempo dell’uomo, la sua condizione esistenziale. Lavorando sull’idea del mito e operando sulla natura stratificata delle immagini, Colin elabora dunque una forma di autoanalisi che al tempo stesso è continua riscrittura della realtà esterna e del presente, proponendo una visione multiforme e in costante divenire in cui il vissuto personale si sovrappone e si
confonde con altri innumerevoli racconti. Un vissuto che di fatto rappresenta la parte più sottile della sua opera, la sua vera natura. E complessivamente un sentire etico essenziale, che non dà nulla per scontato ma si apre alle infinite possibilità dello sguardo. All’interno di una simile ricerca – perfettamente collocata nel contesto della cultura postmoderna – appaiono evidenti alcune affinità e alcuni rimandi che costituiscono il terreno più fertile con cui Colin è impegnato a misurarsi. Fra i vari, basti pensare a un concetto, quello della molteplicità espresso da
Italo Calvino nelle Lezioni americane, tale per cui: «chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili». Tant’è che, prendendo a prestito le parole di Fernando Pessoa in Una sola moltitudine, anche per Colin sembra valere un monito: «Sii plurale come l’universo!» Elena Re
▼ Gianluigi Colin, Marte/Tra le onde del mare, 2011 [stampa con pigmenti naturali su carta da quotidiano, 160 x 287 cm - Courtesy Fondazione Marconi]
▼ Gianluigi Colin, Mercurio/In God We Trust, 2008-2011 [stampa con pigmenti naturali su carta da quotidiano, 175 x 290 cm - Courtesy Fondazione Marconi]
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< Francesco Gennari, Il corpo torna alla terra, l’anima torna al cielo (con una macchia di amarena nel cuore), 2011 terracotta, gin, scioppo di amarena, cielo stellato - cm. 19x67x110 (dimensioni variabili in relazione al cielo) Courtesy Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice - Foto: archivio grafico Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea ▼ Paolo Mussat Sartor, Tra me e il caldo, 2011 [stampa fotografica baritata al bromuro d’argento; cm. 77x77] Courtesy Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice
Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice
Francesco Gennari, Paolo Mussat Sartor, Giovanni Anselmo ino alla fine dell’estate, la galleria F Tucci Russo ospita nelle grandi sale del piano superiore tre mostre persona-
li caratterizzate da una forte impronta introspettiva e autobiografica. Francesco Gennari affronta il tema della “creazione” artistica tout court, meditando sul rapporto esistente fra pensiero e azione, fra idea e realizzazione di un’idea attraverso il processo del fare. Due sculture e un folto numero di disegni astratti realizzati con tratto rapido e incerto, intitolati Quando io non sono io, afferiscono proprio alla condizione psichica di sospensione dello stato di coscienza da cui ha origine l’opera. Affascinante e poetico è il percorso visivo
proposto da Paolo Mussat Sartor che qui, scandito da immagini fotografiche in bianco e nero che hanno per oggetto elementi naturali o architettonici e oggetti quotidiani, riflette sulla relazione fra artista e mondo esterno. Tra me e la luce, Tra me e gli altri, Tra me e il cielo sono i titoli di questi raggruppamenti fotografici sospesi in una dimensione atemporale e dotati di un’energia dinamica notevole, visivamente tradotta in un gioco di luci ed ombre che aggiunge alle immagini un alone di mistero. Paolo Mussat Sartor, fotografo di fama internazionale conosciuto per i numerosi ritratti agli artisti e compagni di strada dell’Arte Povera, mette a
fuoco qui una visione decisamente più intima e autobiografica, attraverso la rappresentazione di un universo fatto di cose semplici e vicine riconducibili alle scelte fatte nei primi anni del suo operare. In un’altra sala della galleria, disposte in ordine sparso, le rigorose sculture di Giovanni Anselmo non tradiscono lo spirito originario della sua ricerca. Natura e cultura, materia prima e manufatto artificiale, vita organica e inorganica, confluiscono in un unicum per sviluppare un’energia cosmica che tutto ingloba in un eterno flusso circolare da cui vita e arte parrebbero avere origine. Gabriella Serusi
▼ Giovanni Anselmo, Mentre l’ago megnetico si orienta e oltremare verso mezzanotte e verso mezzogiorno appare, [Courtesy Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice] Foto: archivio grafico Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea
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RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE Edicola Notte, Roma
Jimmie Durham o scorso 7 maggio il project space roL mano di Edicola Notte di H.H. Lim, ha inaugurato l'opera di Jimmie Durham, uno
s ▼ Jimmie Durham, installation view, 2012 [Edicola Notte, Roma]
dei protagonisti indiscussi nel panorama artistico contemporaneo, dal titolo Underground and cloud connections. Grande esponente di quella ricerca artistica incentrata sulla riflessione sul vivere contemporaneo e sulle costruzioni culturali che si pongono in contrasto con i sistemi politici e sociali, Jimmie Durham ha da sempre lavorato con tutta la serietà di quegli intellettuali il cui operato porta con se un messaggio di dimensione sociale e di estrema coerenza. Americano e di origine Cherokee, osserva e riproduce il mondo occidentale facendo spesso venire fuori le stridenti contraddizioni che caratterizzano gli aspetti del vivere moderno. L'origine indiana dell'artista trapela nello sguardo che egli ha nei confronti del mondo. E' un'origine culturale prima di tutto che si affaccia nei suoi lavori con quella componente “animista” capace di conferire ad oggetti inanimati uno “spirito vitale”. E questa considerazione la si può sperimentare vedendo l'opera che Jimmie Durham ha realizzato appositamente per Edicola Notte. Come un omaggio al territorio romano, l'artista propone un lavoro originato da un'esperienza vissuta in prima persona durante una passeggiata sulla via Appia Antica: un complesso e progettuale “scheletro” di tubi metallici e in pvc animano lo spazio trasteverino assieme agli scarti di pelle di serpente e a dei frammenti della corteccia di un albero, elementi quest'ultimi prelevati dall'artista direttamente lungo l'antica via romana. In quest'opera c'è tutta la vitalità delle metamorfosi e delle trasformazioni che rendono la natura viva e in movimento, tubi industriali ed elementi naturali si integrano per assonanza di forma e presenza paesaggistica. Ed ecco che Edicola Notte si è trasformata in una finestra su un paesaggio romano che sarà possibile guardare come di consueto dalle 20:00 alle 3:00, orario in cui si accendono le luci della vetrina. Non aggiungiamo altro perché le opere di Jimmie Durham sono come delle "mine intellettuali", che colpiscono l'osservatore introducendolo nella riflessione, spesso sarcastica, sugli aspetti della società occidentale. Spetterà al pubblico trovarsi faccia a faccia con l'opera di Jimmie Durham in uno spazio (Edicola Notte) che l'artista ha definito "un continuo dono alla città di Roma", dove chi crea arte può lavorare senza alcuna aspettativa commerciale o di giudizio critico. E' una partita che si gioca direttamente con la strada, con il pubblico. Viviana Guadagno
> Jimmie Durham, Jesus. Es geht um die Wurst, 1992 [Collection MuHKA - photo Jochen Verghote]
Al MuHKA, fino a novembre, ricca retrospettiva del lavoro di Jimmie Durham dal titolo A Matter of Life and Death and Singing. La mostra, curata da Anders Kreuger, rende omaggio ai vari aspetti dell’attività dello scultore, performer, poeta, saggista e attivista statunitense, sottolineandone la serietà e il gusto, l’impegno estetico e politico, nonché la volontà di resistere all’architettura e a tutti i simboli del potere statale. MuHKA presents a comprehensive exhibition of Jimmie Durham’s work from all periods of his life. Jimmie Durham. A Matter of Life and Death and Singing looks exhaustively at his activities as an activist, essayist, poet, performance artist and sculptor. A Matter of Life and Death and Singing reflects his seriousness and wit, his aesthetic and political engagement, his inventive resistance to architecture and other symbols of the state. ESTATE 2012 | 241 segno - 33
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White Cube, Londra - Galleria Artiaco, Napoli
Gilbert & George opo la preview ad Hong Kong, per D la prima volta la White Cube consacra i suoi tre spazi espositivi londinesi ad
un’unica, grande mostra: London Pictures di Gilbert and George. La monumentalità dei lavori si combina con una visione drammatica che emerge già nell’uso dei colori: un prevalente bianco e nero interrotto soltanto dal rosso e da un pallido colorito carne. Avvicinandosi a leggere le scritte, la visione diventa ancora più inquietante: un bombardamento di cronaca nera a caratteri cubitali. Per realizzare questi lavori i due artisti hanno raccolto, rubandole regolarmente dall’edicola vicino casa di Liverpool Street, 3712 locandine di giornali. Dopo averle classificate per soggetto, ognuna è andata ad occupare una tessera di quella sorta di mosaico fotografico che è diventata la
s Gilbert & George ‘London Pictures’ White Cube Mason’s Yard and Bermondsey, 9 March - 12 May Hoxton Square, 9 March - 14 April, 2012 © the artist / Photo: Prudence Cuming Associates Ltd / Courtesy White Cube
tecnica per eccellenza del duo. La parola chiave in rosso, l’effigie della regina sulla tessera finale, quasi a garanzia d’autenticità, e i volti dei due artisti sullo sfondo, evanescenti. Una sovrapposizione che suggerisce diversi livelli di lettura. Per prima cosa la volontà di raccontare la società contemporanea attraverso le sue stesse parole, come afferma Michael Bracewell, autore dell’intervista agli artisti che apre il catalogo. Ma anche la volontà di salvare dall’oblio e fissare per sempre notizie che, come le locandine che le raccontano, sono valide un giorno, ma svaniscono quello dopo. Sono fatti che riguardano Londra ma che coinvolgono l’intera società contemporanea. Basta dare un’occhiata ad alcune delle parole chiave: Arresto, Bomba, Crimine, Morte, Droga, Stupro, Pistola, Islam, Soldi, Killer. E se possiamo imma-
▼ Gilbert & George Kids, 2011 118 7/8 x 200 in. (302 x 508 cm) © the artist / Courtesy White Cube
or the first time White Cube dedicates all of their London F spaces to a single impressive exhibition: London Pictures by Gilbert and George. To make these monumental works the artists stole 3712 newspaper headline posters, classified them by subjects, retaining their brightly coloured graphicstyle photo-based artworks. The key word, which also gives the title to the work, is red and recurs in every single panel but the last one, taken up by the profile of HM Queen Elizabeth, the same present on coins. Just like a Dickensian novel, they investigate the tragedy within contemporary society. The pictures are not only about London, but about
ginare quali titoli siano collegati a queste parole, è invece spiazzante realizzare come la stessa carica tragica sia legata ad altre quali Mamma, Bambini, Scuola, Parco. Come a dire, il dramma è ovunque, e gli artisti ne indagano il fascino disturbante come dei Dickens contemporanei. Tuttavia, in queste notizie che così spesso si prestano alla retorica più fastidiosa, Gilbert e George non inseriscono né una critica né un giudizio. La loro è una narrazione per parole di ciò che ci circonda, una narrazione sintetica ma rivelatrice che rimane distaccata grazie all’oggettività e alla freddezza del linguaggio giornalistico. I due artisti non giudicano, ma tradiscono comunque il loro coinvolgimento: lo dimostra la loro presenza sullo sfondo di queste opere, in una dimensione urbana di macchine, strade e palazzi, o casalinga di ten-
▼ Gilbert & George Jail, 2011 59 7/16 x 100 in. (151 x 254 cm) © the artist / Courtesy White Cube
the whole world with its daily spiral of violence. Key words like Bomb, Crime, Dead, Rape, Gun, Islam, Money and Killer and others such as Mum, Kids, School and Park, reveal so much about our everyday lives. The artists, with pale faces and anguished looks, appear in the background as if spirits of London, while at the same time impotent witnesses and complicit, as all of us, of this absurd cruelty. The exhibition, investigating daily fears and aggressions, is an extremely dramatic visual novel in which money play a particularly important role, both as the closing panel of work and as the cause of many of the crimes g
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RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE
s Gilbert & George ‘London Pictures’ White Cube Mason’s Yard and Bermondsey, 9 March - 12 May - Hoxton Square, 9 March - 14 April, 2012 © the artist / Photo: Prudence Cuming Associates Ltd / Courtesy White Cube
7 de alle finestre. I due emergono dietro le scritte dei giornali, il loro pallore ne rivela l’essenza umana mettendola nello stesso tempo in dubbio. Come essi stessi ammettono nell’intervista, sono spiriti della città, dei fantasmi che ricordano all’osservatore che tutti siamo complici di ciò che abbiamo fatto del mondo. Ma ne sono anche testimoni sofferenti, come rivelano i loro sguardi angosciati. Le grandi dimensioni accrescono la carica tragica dei titoli di uova mostra anche negli spazi di N Piazza dei Martiri a Napoli, fino al 28 luglio, con 13 lavori tratti dal nuovo
giornale, che aggrediscono quasi l’osservatore, e la successione martellante di queste notizie manifesta le inquietudini della società contemporanea, dalla morte al terrorismo, dal lavoro ai soldi. Il denaro svolge una funzione particolare: presente come parola chiave e in cifre in alcuni lavori, è un tema che percorre tutta la serie. Sia come causa ricorrente dei tanti crimini elencati, sia come chiusura dell’opera. Nell’ultimo pannello di ognuna infatti,
compare il profilo numismatico della regina, che invecchia e cambia come nelle monete a seconda dell’usura. Gli artisti ne fanno un colophon ufficiale, un timbro di stato che sottolinea l’inevitabile coinvolgimento delle istituzioni negli eventi descritti, ma il suo ruolo è anche quello di denunciare l’onnipresenza del denaro e la sua responsabilità nei drammi della società contemporanea. Roberta Minnucci
▼ Gilbert & George Fury Courtesy Galleria Alfonso Artiaco
ciclo delle nuove 292 LONDON PICTURES . Ordinati e classificati in base al soggetto, rivelano ciò che potrebbe essere definito come il sistema nervoso del quotidiano nella società contemporanea: gli impulsi, le esplosioni, i dolori, le speranze, l’umore e i desideri della vita urbana giornaliera. All’interno del paesaggio urbano di questa revisione morale, gli artisti sembrano passare come fantasmi o veggenti, alternativamente vigili e inerti, come se i loro spiriti si aggirassero effettivamente per le strade e gli edifici che queste immagini descrivono. In diverse interviste Gilbert & George hanno descritto come Londra sia stata per quasi cinque decenni una grande fonte di ispirazione per la loro arte, decisamente provocatoria e ricca di atmosfera. In questo ultimo decennio Gilbert & George hanno tratteggiato gli stati d’animo di Londra individuando all’interno delle insonni vie della città tutti i disordinati, preziosi, innegabili aspetti della condizione umana moderna. Come conclude in catalogo Michael Bracewell - nella loro portata epica e inesorabile, allo stesso tempo dickensiane e ultra-moderne, le LONDON PICTURES compongono un grande romanzo visivo, rivelando senza giudizi di valore, l’incessante corsa del dramma urbano, in tutte le sue gradazioni di speranza e di sofferenza, una porta su un fantastico mondo di miseria, infelicità e vergogna g ESTATE 2012 | 241 segno - 35
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RAM radioartemobile, Roma
Pro / Memoria
Nella memoria dell’acqua l nuovo progetto proposto da RAM Ialterità nasce dalla volontà di innescare una nell'attesa. Esporre oggi opere
mostrate in occasioni specifiche e distanti nel tempo ha il senso di creare una opportunità per chi non ha visto, per chi non era presente, per chi era rivolto ad altro. Con Promemoria RAM propone dunque una nuova possibilità di misurazione: quella dell'attenzione. Le cose corrono sempre il rischio di scivolare via, sommerse da voci grosse, da luci accecanti, e anche il passato più recente si dimentica. La storia, tra l'altro, è il residuo di amnesie. La scelta è quella di attivare, al contrario, una riflessione ed una cura nei confronti della fruizione e dei meccanismi messi in atto dalla comunicazione. Tre opere realizzate in momenti diversi, ovvero nel 1983, nel 1985 e nel 2005, sono accolte nelle Camere: moduli spaziali ed espositivi, dialogici e al contempo individuali, che come dispositivi, ne amplificano le risonanze e le sollecitazioni. Promemoria non è solo la scelta di mostrare opere già esposte, ma è un atto di decodifica, è la scelta di recuperare immaginari, nella consapevolezza che conoscere, riconsiderare, osservare ancora ed avvicinare ricerche artistiche differenti permetta di costruire un linguaggio complesso, aperto, strumento di vera comunicazione. La prima Camera ospita La Stanza delle Tazze di Remo Salvadori, un’opera del 1985, esposta nella Galleria Pieroni nel 1986. La composizione delle otto ciotole di tela su rame si svolge sulle pareti in un fluire intenso e calmo, che scivola sul volume delle superfici piatte, tra il pieno e il vuoto, tra la semplicità delle forme e il loro dissolvimento nello spazio. Le Tazze sono figure che cercano e otterranno una accoglienza. Si sosta in silenzio ne La Stanza delle Tazze. Per percepire il bianco, il nero, il verde, il rosa, il giallo, il rosso, il blu e l’oro. Per odorare la cera e la tela. Per seguire i movimenti lenti delle semisfere che, prima o poi, si incontreranno. Le Tazze invitano ad una percorrenza, ad un attraversamento che poi si fa percezione di profondità, ricerca di luoghi. Il tempo è quello del processo, per avvicinamenti e allontanamenti. E in un tale ritmo ti scopri osservatore dell’odore del rosso, dell’oro, o del nero... Ogni colore pretende un rapporto di vicinanza, un diverso entrare in relazione con esso e la Stanza, che ha con sé la memoria della pittura quattrocentesca, è l'occasione di un esercizio per lo sguardo che può trovare la sua possibilità. Osservatori osservati desideriamo infine immergerci nella profonda pienezza delle Tazze. Nell’energia emersa nel momento dell’interazione tra luogo e sguardo dello spettatore, le Tazze di Salvadori sono la possibilità di una attenzione divisa. L'arte è possibilità del sentire, del fare, del trasformare: esercizio di conoscenza e ascolto che si acquisisce mediante un processo interno che solo l'incontro può rivelare. L’opera di Marco Bagnoli, nella seconda Camera, ripropone parte dell’allestimento de La macchina stanca. Tre tentativi di fermare il tempo, ospitato nel 1983 nella Galleria Pieroni. L’opera nasce con una precisa scansione e progettualità temporale nell'aprile del 1983, quando, in uno stanzino della Galleria Pieroni, un carillon, che suonava
s Bruna Esposito, Mobile? 2005 [“Promemoria” - RAM radioartemobile, Roma - 2012]
musica di Mozart, toccava il vetro di una ampolla, e la scarica luminosa di una luce stroboscopica illuminava per tre minuti il progetto: sedici linee, come profili canonici della scultura, tracciate su rotoli di carta appesi al muro. Le linee, incrociandosi fra loro, compongono sessantaquattro possibilità, fissate dall'artista nelle sessantaquattro sagome lignee. L'evento annunciava l'attesa di un secondo momento: l'esposizione che si sarebbe inaugurata il 16 ottobre. In questa data le sculture, una selezione di dieci, sono dislocate casualmente negli spazi della galleria, come spettatori che sostano, si incontrano, si lasciano. Nella loro conformazione, le sagome moltiplicano e potenziano le possibilità visive dello spettatore. Un testo, in inglese, recita una sorta di menù di cibi italiani, combinatoria matematica di parole il cui senso singhiozza e si interrompe a causa di un procedere per intermittenti ripetizioni, unico possibile linguaggio per una macchina stanca. Che tace recitando (BASTA!) (PANCIA PIENA). L'anno successivo, con Matrice e Mantrica, nella Cappella Bardi di Firenze, le sessantaquattro sagome saranno disposte a formare una scacchiera. Prodotto di un processo di combinazioni, le sculture si compattano per costituire la base di un gioco. I tre momenti espositivi necessari per l'opera di Bagnoli scorrono dalla dichiarazione di una idea, percorrendo un attraversamento, che sempre è campo di possibilità, fino all'esposizione complessiva dell'opera nella sua composta configurazione. Del 2005 è invece l'opera di Bruna Esposito, accolta nella terza Camera. Realizzata in occasione della mostra Accumulazioni, a cura di Zerynthia, a Palazzo Lantieri di Gorizia, Mobile? è una postazione per la diretta di RAM radioartemobile. L’installazione occupa lo spazio come una articolazione che trova consonanza con il dilatamento comunicativo della radio. Oggetto d’arredo, funzionale poiché composto da tavolini, sedute e treppiedi, Mobile? è anche unità componibile, oggetto di possibili e molteplici trasformazioni. Mobile ovvero in movimento, in costruzione. I nove tavoli esagonali compongono la base di un lavoro che cresce e si forma nell'azione comune e collaborativa, struttura geometrica di alveare, che si sviluppa organica nello spazio. Anche i materiali con cui è realizzato Mobile? sono memoria del fare: il vetro, il legno, l’ardesia, il ferro, la terracotta. Nell’allestimento realizzato per Promemoria Bruna Esposito ha aggiunto sulla parete una com-
posizione di post-it, biglietti mobili per aggiornare la memoria. A Gorizia l’opera si snodava in una sala, dialogando tra gli affreschi di secoli passati ed i cumuli di ghiaia sparsi a terra. Ma alcuni piccoli sassi sono anche sui tavolini e qui diventano cantori. Un campanello spunta dalla pancia della pietra e vibra agli smottamenti. Anche nel brano musicale di Danilo Cherni è presente la ghiaia, evocata dal rumore di passi che vi camminano sopra. Mobile? è cassa di risonanza che si scuote nella vibrazione di ogni Sasso cantore, che si estende nella verticalità dei treppiedi, accresciuti in rami sonanti, che si fa processualità nell’accoglienza di ogni interazione. Non dello spettatore, ma di chi voglia mettersi in ascolto. Percorrendo le tre Camere si avverte la natura delle diverse sostanze, le loro qualità, le loro forme, e come le loro corrispondenze producono trasformazioni di cui l’opera è traccia. Una riflessione sulla dimensione e l’esperienza dello spazio accomuna i tre lavori: la stanza
RAM radioartemobile, Roma
Memorandum
In the memory of water he new project proposed by RAM T is born from the wish to spark off an otherness in anticipation. Exhibiting
today works shown in specific occasions and distant in time has the sense of creating an opportunity for those who have not seen them, for those who were not present, for those whose attention was turned elsewhere. With Promemoria (Memorandum) RAM proposes thus a new possibility of measurement: that of attention. Things always run the risk of slipping away, submerged by big voices, by blinding lights, and even the most recent past is forgotten. History, for that matter, is the residue of amnesia. The choice is that of activating, on the contrary, a reflection and care for the fruition and mechanisms put in motion by communication. Three works created in different moments, precisely 1983, 1985 and 2005, are gathered in the rooms of Camere: spatial modules that are exhibitive, dialogical and at the same time individual, that like devices amplify the resonances and solicitations. Promemoria is not only
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RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE
s Remo Salvadori, La stanza delle tazze 1985/86 [“Promemoria” - RAM radioartemobile, Roma - 2012]
▼ Marco Bagnoli, La macchina stanca 1983 [“Promemoria” - RAM radioartemobile, Roma - 2012]
the choice of showing previously exhibited works, but also the act of decoding, it is the choice of recuperating imagination, in the knowledge that knowing, reconsidering, observing once more and approaching different artistic investigations allows us to construct a complex, open language, an instrument of true communication. The first room hosts La Stanza delle Tazze (The Room of Cups) by Remo Salvadori, a work from 1985, exhibited in the Pieroni Gallery in 1986. The composition of the eight bowls of cloth on copper is unfolded on the walls, in an intense, calm flow, slipping onto the volume of the flat surfaces, halfway between full and empty, between the simplicity of the forms and their dissolution into the space. The piece by Marco Bagnoli, in the second room, re-proposes part of the installation of La macchina stanca. Tre tentativi di fermare il tempo (The Tired Machine. Three Attempts to Stop Time) held in the Pieroni Gallery in 1983. The piece was born from a precise temporal scansion and planning in April 1983, when, in a tiny room in the Pieroni Gallery, a music box playing the music of Mozart hit against the glass of a vial and the luminous discharge of a strobe light illuminated the project for three minutes: sixteen lines, like the canonical profiles of the sculpture,
traced onto rolls of paper hung from the wall. The lines, crossing each other, make up sixty-four possibilities, fixed by the artist in the sixty-four wooden figures. From 2005 instead comes the piece by Bruna Esposito, accommodated in the third room. Created on the on the occasion of Accumulazioni (Accumulations), a project curated by Zerynthia, at Palazzo Lantieri in Gorizia, Mobile? is a station for the live broadcast of RAM radioartemobile. The installation occupies its space like an articulation that finds consonance with the communicative dilatation of radio. An ornament, functional as it is composed of tables, seats and tripods, Mobile? is also a modular unit, an object of possible and multiple transformations. Mobile as in movement, in construction. The nine hexagonal tables make up the base of a piece that grows and is formed by common and collaborative action, a geometric beehive shape that develops organically within the space. Even the materials with which Mobile? has been made are a memory of doing: glass, wood, slate, iron, terracotta. In the installation for Promemoria (Memorandum) Bruna Esposito has added on the wall a composition of post-its, mobile notes to jog the memory. Moving through the three rooms of Camere one
come unità di misura del pensiero per l’opera di Salvadori; come passaggio, attraversamento attivo e differito per La Macchina Stanca; come funzione che può nascere dai sensi e dalle emozioni per Mobile?. Le tre opere possono dunque essere lette come spazi, interstizi in cui il tempo, gli elementi materiali ed immateriali, la presenza umana e le possibilità di azione e di movimento evocano attraversamenti di limiti, processi del divenire, trasformazioni nomadi, nella pienezza degli affetti. Nelle tre Camere si attiva una attenzione per l’atto dell’osservare, del partecipare che si trasforma in una processualità aperta che produce consapevolezza della pluralità dei significati. Lo spettatore viene invitato ad avere una visione, una percezione dello spazio ed una viva esperienza con il luogo ed ogni sua singola parte. È lo stesso concetto da cui nasce Promemoria, che intende ampliare criticamente lo sguardo ed il pensiero, in una ricerca che predilige le direzioni multiple ad una unica direttrice lineare. Promemoria contiene l’idea propositiva di attivare il passato, anche quello di ieri, affinché sia recuperato e azionato nel presente. Nell’attuale composizione espositiva, l’allestimento delle opere acquista altro valore, creando scarti di visioni ed occasioni per nuovi incontri. L’osservazione dell’opera chiede sempre una attivazione di memorie. Ancora di più, aggiunge Remo Salvadori, se guardiamo opere di qualche anno fa. “Siamo tutti nella memoria dell’acqua”, mi ha detto. Secondo lo scrittore giapponese Masaru Emoto l’acqua, se esposta alle vibrazioni della musica, dei pensieri e delle parole, che siano esse pronunciate o scritte sul contenitore, modifica la struttura dei propri cristalli. Noi, come immersi in questo liquido, assimiliamo e conserviamo le tracce di ogni incontro. Moltiplicare i significati, differenziare il linguaggio, affondare lo sguardo. Questo è Promemoria (per la memoria). Maura Favero
senses the nature of the different substances, their qualities, their forms, and how their correspondences produce transformations from which the work is traced. A reflection on the dimension and the experience of space is common to all three works: the room as a unit of measurement of thought for Salvadori’s piece; as a passage, an active and deferred crossing for La Macchina Stanca (The Tired Machine); as a function that can come from the senses and from emotions for Mobile?. The three works of art can therefore be read as spaces, interstices in which time, material and immaterial elements, human presence and the possibility of action and of movement evoke the crossing of limits, processes of becoming, nomadic transformations, in the fullness of affections. In the three rooms an attention is activated for the act of observing, of participating, that is transformed into an open processuality that produces an awareness of the plurality of meanings. The viewer is invited to have a vision, a perception of the space and a living experience with the place and each and every one of its parts. It is the same concept from which Promemoria is born, which intends to critically broaden views and thoughts in a search that favours multiple directions to a sole linear director. Maura Favero ESTATE 2012 | 241 segno - 37
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s Massimo Antonaci, Cammino dentro un corpo solo. Da est a ovest 33 stazioni in terra straniera / A Solitary Journey across a Single Body. From East to West 33 Stations in an Unknown Land [veduta della mostra / exhibition view] - Collezione Maramotti, Reggio Emilia - Ph. C. Dario Lasagni
Collezione Maramotti, Reggio Emilia
Massimo Antonaci
n focus sulla ricerca di Massimo U Antonaci, artista italiano trasferitosi a New York negli anni Novanta, viene proposto dalla Collezione Maramotti. Il progetto Ipotenusa, consta di tre mostre presentate in differenti spazi espositivi
della Collezione, di cui uno mai aperto al pubblico. Dal Nero alla Trasparenza è un primo sguardo retrospettivo sulla realizzazione di lavori di vetro e catrame che hanno contrassegnato la sua ricerca dalla metà degli anni Ottanta. Nelle opere il vetro e il catrame seguono un ritmo compositivo in moduli di 60 x 60 cm: i moduli creano una superficie su cui l’immagine prende forma; questa griglia virtuale costituisce una sorta di “pagina bianca”, un luogo dove l’immagine prende forma e i segni formali
incontrano lo spazio. La seconda mostra, Cammino dentro un corpo solo. Da est a ovest 33 stazioni in terra straniera, è costituita da polaroid accostate e composte all’interno di formelle di vetro sul pellegrinaggio di Antonaci a Santiago di Compostela. Le polaroid che compongono l’opera, scattate lungo il percorso, non sono fotografie documentative dei luoghi, ma proiezioni di immagini interiori che emergono anche grazie alla “fatica fisica patita lungo il percorso che, allentando la ragione, ha consentito di av-
▼ Massimo Antonaci, Dal Nero alla Trasparenza / From Black to Transparency [veduta della mostra / exhibition view] - Collezione Maramotti, Reggio Emilia - Ph. C. Dario Lasagni
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attività espositive
RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE
s Massimo Antonaci, Principi, 2000 [vetro, catrame, colore acrilico, 245 x 245 cm]
vicinarsi ad una coscienza universale”. Il lavoro si compone di 33 stazioni che corrispondono alle fermate compiute lungo il pellegrinaggio. Ogni stazione corrisponde ad una formella di 60 x 60 cm, fermata da chiodi penetranti nel muro e composta di due vetri sovrapposti tra i quali sono inserite composizioni di polaroid che successivamente sono state ordinate seguendo particolari criteri formali e simbolici. Opus è infine il progetto realizzato specificamente per la Collezione Maramotti, con quattro trittici (Serpente, Cerchio, Porte alchemiche, Stone) realizzati su papiro vergine fermentato, segnati da interventi con colore ad olio. I quattro trittici su papiro di Opus sono lavori che l’artista sviluppa in parallelo alla produzione delle opere in vetro dell’ultimo periodo in cui compare la completa trasparenza. Entrambi trattano di pura astrazione. “Quando lavoro sul papiro, - afferma l’artista - sono sorpreso dall’unità che si crea tra la mente e le mani nel gesto di srotolarlo, svolgerlo sul muro per segnarlo e infine riarrotolarlo e riporlo nella sua custodia. Un atto più che un gesto, fermo, senza movimento, che ogni volta mi sorprende come una profonda intuizione”. Il gesto di arrotolarlo e srotolarlo corrisponde ai due movimenti
d’involuzione e di evoluzione, un’alternanza tra segreto e rivelazione della conoscenza. Il pensiero, la tensione mentale si trasformano in oggetto attraverso l’uso delle mani e l’arte è uno dei modi del pensiero di darsi nella realtà, manifestazione sensibile di un livello della coscienza. Nel lavoro di Antonaci il segno geometrico non è pura invenzione, ma trasposizione di Idee, ricreazione di un Ordine che, tramite un processo di intuizione, è già perfettamente delineato al suo interno. I segni generano un gioco di forze ponendo vetro e catrame in interazione tra loro. Proiettano confini e chiusure che resistono alla luce e aprono spazi in cui la luce stessa può infiltrarsi consentendo la percezione della sua profondità. Antonaci definisce i suoi lavori scultorei: questi infatti tessono uno stretto rapporto con la luce e con il muro e creano ombre che costituiscono la terza dimensione dell’opera. Il muro è una pelle che separa l’interno dall’esterno e chiodi sono elemento di relazione tra le varie parti dell’opera. Il progetto si completa della pubblicazione Odos (Danilo Montanari Editore) che accoglie un libro d’artista, sintesi di un percorso di immagini e parole tracciato in
s Massimo Antonaci, Uomo Universale, 2000 [vetro e pigmento nero, 185 x 185 cm]
vent’anni di ricerca. I frammenti di testo pubblicati sono Sutra di Raphael, le immagini riassumono e riconducono al viaggio di rimandi iconografici che hanno accompagnato il suo lavoro. Il libro d’artista si avvale di un testo di Marco Belpoliti e di una conversazione sull’alchimia fra Massimo Antonaci e Mario Diacono g
▼ Massimo Antonaci, Serpente, 2011 [colore ad olio su papiro vergine fermentato, trittico, overall 200 x 300 cm]
▼ Massimo Antonaci, Opus [veduta di mostra / exhibition view] - Collezione Maramotti, Reggio Emilia - Ph. C. Dario Lasagni
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GNAM, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma
Arte programmata e cinetica l vasto panorama dell’arte Programmata Iesposizione e Cinetica è protagonista in una ampia allestita alla GNAM, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. La mostra è curata da Giovanni Granzotto e Mariastella Margozzi, con la collaborazione di Paolo Martore, autori degli esaustivi e puntuali testi pubblicati nel prezioso catalogo edito da Il Cigno GG Edizioni, ricco di apparati fotografici e documenti d’epoca. La mostra segue altre due esposizioni allestite in precedenza alla GNAM, Gli Am-
bienti del Gruppo T, e Opere cinevisuali. Restauri recenti, proponendo un confronto - dialogo tra le opere di proprietà della stessa Galleria e il vasto panorama internazionale che caratterizzò il movimento cinetico – visuale, che si contraddistinse anche per l’importanza delle esposizioni allestite e l’attenzione rivolta da parte di eminenti critici ed esponenti della cultura come Umberto Eco, Frank Popper, Giulio Carlo Argan, Umbro Apollonio. E fu proprio Eco a coniare il termine di Arte Programmata, nel testo pubblicato nel catalogo della mostra del Gruppo T, allestita nel
▼ Jesus Rafael Soto, 1966, Gran muro panoramico vibrante [legno, metallo, serigrafia, carta adesiva, cm 252x1370x53] Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, inv. 5262)
Museo di Arte Contemporanea, Acri (Cosenza)
Francesco Guerrieri
suggestivi spazi del MACA di Acri Iretrospettiva (Cosenza), hanno ospitato un’ampia di Francesco Guerrieri, artista tra i maggiori esponenti contemporanei della ricerca strutturalista. Dal polimaterico all’essenza della struttura, a cura di Teodolinda Coltellaro, intende illustrare alcune tappe fondamentali dal 1959 a oggi del lungo e articolato percorso dell’artista con l’esposizione di oltre cinquanta opere criticamente selezionate. Le opere polimateriche, realizzate dalla fine degli anni Cinquanta all’inizio degli anni Sessanta, fondamentali per le successive ricerche, sono caratterizzate dalla forza della materia che affiora dalle tele. Sono lavori realizzati con materiali naturali come la sabbia e materiali di riuso come il fil di ferro e objets trouvés vari, preferibilmente metallici, che vengono fusi all’interno della composizioni. “Il nostro mondo, si dice, ebbe origine
▼ Francesco Guerrieri, Immagine II,1960 [polimaterico, cm. 90 x 130]
da un magma ribollente. In un secondo tempo la materia si raffreddò e si organizzò in ordinate stratificazioni.”, scrive lo stesso Guerrieri, “Il paragone potrà sembrare eccessivo, ma, allo stesso modo, potrei dire che, come pittore, per costruire l’ordine visivo dovevo conoscere prima il caos primordiale”. Dapprima intensamente cromatiche e successivamente essenzializzate in una configurazione neo-dada, queste opere portano alla realizzazione della serie Strutture continue della prima metà del 1962, caratterizzate da sequenze di attaccaglie per i quadri e puntine per cucitrice alternate a strisce colorate verticali e al fondo bianco della tela che creano quelle scansioni ritmiche che ritroviamo poi nelle opere degli anni successivi, in cui fili di nylon e bande verticali rosse e nere, alternate sempre su fondo bianco, e che caratterizzano le composizioni, intitolate Continuità, segmenti di una possibile continuità universale infinita. Questo concetto impronta tutta l’arte di Guerrieri ed è sempre presente nelle sue ricerche artistiche, fino alle sublimazioni cromatiche del 2011 e alle recentissime opere del 2012 in una aspirazione mistica Verso la Luce. Ampio spazio viene dato alle opere degli anni Sessanta, periodo molto importante per Guerrieri, che nel 1963 fonda, insieme alla compagna della sua vita Lia Drei e a Lucia Di Luciano e Giovanni Pizzo, il Gruppo 63 e poi, sul finire dello stesso anno, in seguito alla scissione dello stesso gruppo, il binomio Sperimentale p. insieme a Lia Drei. Sono anni di fervente ricerca, apprezzata dai maggiori critici dell’epoca come Giulio Carlo Argan, Rosario Assunto, Germano Celant, Luigi Paolo Finizio, Corrado Maltese, Laravinca Masini, Filiberto Menna, Sandra Orienti, Claudio Popovich. Al
negozio Olivetti di Milano nel 1962. Nell’Arte Programmata e Cinetica, nata come superamento dell’Informale guardando al Futurismo e seguendo la scia lasciata dal Dadaismo e dal Concretismo, il creatore e il fruitore divengono entrambi parte attiva nel fenomeno della percezione dell’opera, che viene anche definita “aperta”, ovvero, sempre citando Eco, “Forma costituita da una “costellazione” di elementi in modo che l’osservatore possa individuarvi, con una scelta interpretativa, vari collegamenti possibili, e quindi varie possibilità di configurazioni diverse; al limite intervenendo di fatto per modificare la posizione reciproca degli elementi.” Furono Victor Vasarely e la sua Op Art, Bruno Munari e François Morellet, ben rappresentati in mostra alla GNAM come anche i precursori Agam, Albers e Bill, che negli anni Cinquanta gettarono il seme per quello che sarebbe diventato un autentico movimento denominato anche “ultima avanguardia”. Certo è che tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Sessanta l’Arte Programmata e Cinetica si pose come fucina di ingegni a livello internazionale, ponendo le basi per la nascita di un’arte non più individualistica ed elitaria ma “popolare”, caratterizzata dal dialogo con il design industriale e gli sviluppi tecnico – scientifici della società contemporanea. E “se Parigi può essere considerata il quartier generale e il centro di irradiazione e diffusione del verbo programmatico e cinetico”, scrive Granzotto, “l’Italia ne fu il vero laboratorio, l’officina inesausta e brulicante di operatori affamati di tecnologia, modernità, e di progettualità al confine fra utopia, sogno e scienza.” MACA sono state esposte alcune delle Ritmostrutture degli anni Sessanta, che l’artista realizza alternando campiture verticali rosse e nere nella luminosità abbagliante del bianco assoluto, e che si pongono come punto di fusione tra ricerca matematicamente ritmicamente programmata (l’artista parla di pura musica senza suono) e tradizionale tecnica pittorica, intesa come specifico linguaggio visivo, mai abbandonata da Guerrieri nell’arco di tutta la sua vita artistica. Proseguendo nella sua incessante sperimentazione, l’artista, dalla fine degli anni Sessanta, inizia a realizzare lavori in cui stavolta è il colore giallo ad essere protagonista assoluto, utilizzato in due toni alternati (medio e chiaro). Il giallo viene usato per dipingere strutture con effetto di irradiazione su uno splendente fondo bianco. Negli anni Settanta poi i segni gialli si organizzano lasciando emergere bianche scritture indecifrabili e allusive forme bianche in una continua alternanza visiva fondo-figura (“positivo - negativo”). Successivamente gli spazi bianchi divengono sempre più ampi e i segni gialli vengono sospinti ai margini della tela e sui lati del telaio, ad irradiare la parete dell’ambiente lasciando dominante assoluto al centro della tela la luce del bianco puro, dando vita a quello che sarà in seguito definito Il Quadro luce. “Ora la pittura è nello spazio, invece che lo spazio nella pittura”, dice lo stesso artista. Negli anni successivi il tema della rappresentatività dell’arte contemporanea diviene centrale per l’artista che, a partire dal 1979, realizza il primo ciclo di Interno d’Artista, dove, all’interno del telaio–cornice, appaiono dipinti gli stessi telai vuoti oppure altri dipinti realizzati dall’artista nel passato, in una immaginaria sala espositiva. Guerrieri, sul finire degli anni Novanta,
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RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE
s Alberto Biasi, 1961 [proiezione di luci e ombre, lamiera forata, legno, lampada, phon, cm 60x60x60]
Milano, Padova e Roma furono i centri di irradiazione italiani. Per il milanese Gruppo T di Colombo, Anceschi, Boriani, De Vecchi e Grazia Varisco, la ricerca verteva sui diversi modi di percepire lo spazio e il tempo. Ampio spazio viene dato in mostra alle opere di Colombo, capofila del gruppo, del quale viene esposta, tra l’altro, la suggestiva e imprevedibile Strutturazione pulsante del 1963. Del padovano Gruppo N di Biasi, Chiggio, Costa, Landi e Massironi, fautore di una visione totalizzante della realtà legata ad una vera e propria filosofia di vita legata anche ad una ideologia politica anarcoide, viene dato ampio spazio alle opere di Biasi e ai suoi oggetti ottico- dinamici e ai Light Prism della metà degli anni Sessanta. Nel 1963 nasce a Roma il Gruppo 63 di Lia Drei, Lucia Di Luciano, Francesco inizia un nuovo ciclo di Interno d’Artista che “tende alla rappresentazione sincronica e spiazzante di ogni possibile esperienza pittorica, sia iconica che aniconica, in una dimensione metafìsica, dove possono convivere potenzialmente all’infinito spazi con orizzonti diversi e dove ogni tempo può divenire presente”, come scrive lo stesso artista. Al MACA si è scelto di poter confrontare gli interni d’artista degli anni Settanta e quelli più recenti, avendone così una panoramica completa. Dal 2000, Guerrieri realizza opere in cui le bande rosse e nere o bianche e gialle diventano di nuovo protagoniste, fuse con la scrittura, a volte misteriosamente indecifrabile. L’artista riesce così a fondere le Continuità dello Sperimentale p. e i sinuosi e arcani linguaggi delle opere degli anni Settanta. Nelle opere del 2011, Guerrieri compie una grande sintesi formale incentrata sempre su quel continuum che caratterizza il suo impegno. La pittura si pone ora come ricerca poetica che vuole comunicare visivamente sentimenti e pensieri profondi e sublimi proprio in una continuità universale infinita. L’infinito finito o Un divino sorriso sono “geometrie colorate di segni che si stagliano nel bianco intenso e abbagliante della tela; dalle sue trame luminose si originano forme, prendono consistenza giochi compositivi, tessiture armoniche di suoni che “rubano” scintille di luce alle profondità generative della memoria, in un continuo fluire di idee, segni, pensieri affrancati da riferimenti linguistici ottico-percettivi.”, come scrive Teodolinda Coltellaro nel testo critico per il catalogo della mostra. Cinzia Folcarelli
Guerrieri e Giovanni Pizzo, incentrato sullo studio della percezione ottica e retinica e della Gestalt, verso un definitivo superamento dell’Informale. Ciò che caratterizza le opere dei quattro artisti, anche dopo la scissione del gruppo e la nascita del binomio Sperimentale P. (p = puro) di Drei e Guerrieri e dell’Operativo “R” di Pizzo e Di Luciano, è la componente artigianale della pittura sul supporto della tela, dando vita, come scrive Mariastella Margozzi nel catalogo della mostra, a “le più ortodosse interpretazioni delle teorie gestaltiche della percezione visiva” e ristabilendo “la centralità del quadro nella fruizione estetica, con un rigore operativo che esclude ogni altro tipo di intervento che non sia quello pittorico.” A Roma, sempre nel solco del superamento dell’Informale nasce anche il Gruppo Uno, rappresentato in mostra dalle opere di Gastone Biggi, Nicola Carrino, Nato Frascà e Giuseppe Uncini. Del Gruppo MID (Mutamento Immagine Dimensione) vengono esposte le opere di Antonio Barrese, Alfonso Grassi, Gianfranco Laminarca e Alberto Marangoni. Tra gli artisti italiani non operanti in gruppo ampio spazio viene dato alle opere di Getulio Alviani, Enzo Mari e Bruno Munari. Per quanto riguarda i gruppi internazionali, grande risalto viene dato al parigino GRAV (Groupe de Recherche d’Art Visuelle) di Demarco, Le Parc, Morellet, Stein, Garcia Rossi, Sobrino e Yvaral. Nel GRAV, nato nel 1960 e scioltosi nel 1968, viene rigettato l’individualismo a favore di una pratica artistica condivisa. Del Gruppo Zero di Düsseldorf vengono esposte le opere di Mack, Piene e Uecker, fautori di un’arte indirizzata sempre verso nuove possibilità.
s Lia Drei, Operazione modulare spaziocromatica, 1963 [acrilico su tela, cm.130 x 150]
Tra gli artisti stranieri non operanti in gruppo sono presenti i lavori di Asis, Boto, Calos, Cruz – Dìez, Malina, Picelj, Schöffer, Tomasello, Tornquist, Vardanega, e Soto, del quale viene proposto, completamente restaurato, il Gran muro panoramico vibrante, acquistato da Palma Bucarelli. Una sezione è dedicata agli artisti che si sono mossi “nel segno” dell’arte programmata e cinetica, Agostini, Apollonio, Arena, Brook, Campesan, Costalonga, Costantini, Dadamaino, Finzi, Fogliati, Gard, Glattfelder, Grignani, Magnoni, Marchegiani, Morandini, Ormenese, Rotta Loria, Scirpa, Vigo e Zen. Una mostra vasta ed esauriente quella allestita alla GNAM, che non sarebbe stata possibile senza la collaborazione e i prestiti degli artisti e delle gallerie che hanno fattivamente partecipato a questo ambizioso progetto. Cinzia Folcarelli
s Francesco Guerrieri , Ritmostruttura B.N.R.1, 1964 [acrilico su tela, cm. 100 x 150]
> Francesco Guerrieri Direzione Infinito, 2011 [acrilico su tela e legno, cm. 80 x 100 x 4]
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Conversazione / intervista con Giancarlo Cauteruccio
Cinque atti teatrali nell’opera d’arte a cura di Rita Olivieri
on Giancarlo Cauteruccio, regista, C scenografo, attore e protagonista fra i più significativi della seconda avan-
guardia teatrale, fondatore con Pina Izzi della compagnia Krypton e direttore artistico del Teatro Studio di Scandicci, parliamo dello straordinario progetto: “OA cinque atti teatrali sull’opera d’arte”. Il suo teatro caratterizzato da tensione creativa e filosofica, sintesi delle arti e dei linguaggi multimediali, potente motore di espansione percettiva e di emozione, con impianti scenici come organismi viventi, è stato in O/A scena di umanità autentiche e di contemporaneità. Il progetto, segno di una ricerca viva e capace di aprire straordinari territori per il teatro e per l’arte contemporanea e prima esperienza in Europa, ha avuto un’enorme risonanza nella stampa nazionale. OA, acronimo di opera e azione, in cinque atti, ha coinvolto cinque artisti contemporanei, Alfredo Pirri, Enrico Castellani, Jannis Kounellis, Loris Cecchini, Cristina Volpi. Ogni atto, a cadenza mensile,da gennaio a maggio, si è incontrato con altrettante espressioni del teatro: parola, danza, canto, luce e musica.
> La sua opera con OA è stata unafra le massime espressioni di “teatro” di questa stagione: teatro è il termineche userò sempre in questo testo per riferirmi al suo lavoro.Può andar bene? Assolutamente si, perché il teatro è il luogo nel quale tutte le discipline si incontrano, diversamente non avrebbe senso, sarebbe un’altra cosa. Nel rapporto, per esempio, tra architettura e natura come nella tragedia greca. Ma principalmentenegli spazi al chiuso dei teatri costruiti, il palcoscenico è una macchina all’interno della quale nasce il dialogo traparola- poesia, tra corpo-danza, tra luce - pittura evoce- suono. > Come è nato OA? Con OA ho voluto affrontare la crisi della narrazione dell’era contemporanea. Oggi moltoteatro, aggredito dalla violenza degli altri media, specialmente da quelli televisivi e in molti casi anche da quelli cinematografici, tende ad abbassare i suoi livelli narrativi per spostarsi verso le distruttive scelte dimercato. Insomma questo mio progetto è un tentativo di bloccare la negazione della fondamen-
▼ Primo atto, La Parola con l’opera Gas di Alfredo Pirri [ph. Stefano Ridolfi]
tale interrelazione tra le discipline che è la vita stessa del teatro.In questo caso non è più la drammaturgia tradizionale, bensì l’opera d’arte che diviene motore drammaturgico, vera e propria scrittura per la creazione dell’azione teatrale. Così facendo la stessa opera svela le sue componenti, le sue problematiche, le energie ma soprattutto i suoi segreti. > Ad Alfredo Pirriha dedicato il I atto. L’installazione “Gas” del 1989 dialoga con la parola, una parolastoria,quella del carteggio fra T.W. Adorno e Paul Celan, con una pagina dodecafonica di Schönberg e con sette performer. Quale il segreto? Ho voluto indagaresul sistema della parola, come svelamento-rivelazione,e della scrittura perché Pirri è un artista molto legato ad entrambe. Ho deciso con lui di inserire l’epistolario e il dibattito intorno alla dichiarazione del filosofo che “dopo Auschwitz non è più possibile scrivere poesie”. Con“Gas”, nata proprio in omaggio alle problematiche dell’Olocausto, l’intenzione era di dare un segno molto forte, scardinando il sistema della scena, con gli spettatori non seduti in platea ma che si muovevano liberamente nello spazio. > Com’era strutturato il luogo teatrale? Le platee del teatro erano lasciate all’azione, mentre lo spazio scenico veniva occupato dall’opera, dai sette elementi che la costituiscono, e dagli spettatori, protagonisti, probabilmente vittime e carnefici, di una condizione evocata. Il pubblico prima vedeva l’opera dall’alto e poi entrava direttamente nello spazio dellascena. >Il testo era “detto” da lei, caratteristicaquesta che si è ripetuta in ogni atto di OA. Perché questa scelta? Ho deciso di non utilizzare soltanto gli attori in questo progetto, ma di essere, in qualche modo, io stesso testimone diretto, assumendomi la responsabilità in prima persona nella relazione con gli artisti.
▼ Secondo atto, La Danza con Il muro del tempo di Enrico Castellani [ph. Stefano Ridolfi]
> Nel II atto“Il muro del tempo”,1968 di Enrico Castellanisi incontra con la danza. Quale la problematica? Con Castellani il problema era di affrontarel’interazione percettiva tra l’opera e lo spettatore, una terza dimensione e il rapporto tra il pieno e il vuoto, tra la luce e l’ombra. “Il muro del tempo” permetteva di leggere, reinterpretare e segnare il tempo. I sette metronomi che lo scandiscono inesorabilmente, a differente velocità, mi hannosuggerito il corpo della danza,come elemento di lettura minimale da mettere in relazione. L’opera sembra esser rinata potentemente attraverso questo atto, anche grazie al testo originale di Adriano Sofri. > Atto centrale fra i cinque è il III con l’installazione in situ di Jannis Kounellis, appositamente realizzata per esso.Come è stato l’incontro con l’artista? Kounellis ha lavorato molto con il teatro e considerala sua arte come drammaturgica, lui è un riferimento per me, fonte di grande stimolo, come lo è Castellani per il suo lavoro sulla superficie che reagisce a se stessa.In Kounellis forte è l’evocazione del teatro classico, del mito, non solo per appartenenza geografica, ma proprio perché lui, come me, si porta dietro l’origine della sua esistenza.
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RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE > Perchéla scelta dell’idioma calabrese per i testi, tratti soprattutto da Sofocle? Avevo già scritto dei testi nella mia lingua, interessato ai suoi caratteri di arcaicità. Qui ho lavorato nel mio dialetto originario che io sento molto vicino a quello di Kounellis, ho lavorato da straniero. Io e lui siamo stranieri, ogni artista deve farsi straniero, perché se avesse un luogo, il suo lavoro, il suo pensiero non avrebbero senso: l’arte è leggibile al di là di ogni lingua, al di là di ogni cultura. > In questo attola sua voce è veicolo di grande emozione assieme al canto. Effetti voluti? Si, non m’interessava esprimere parole e concetti, comecon l’opera di Pirri, ma esprimere forza nel tradurre la poesia classica della tragedia nell’idioma calabrese. Questa lingua, la mia lingua, ha una forza sconvolgente! > La forza tragica e la bellezza si avvertivano fin dall’opera muta di Kounellis, tra morte e vita, con, tra l’altro, i tre grandi sacchi e il cavallo, presenza viva, il tutto in un’orchestrazione potente e poi, via via, con il canto e la sua voce, in uncrescendo di inesorabile fatalità. Una costruzione pensata, dall’opera allo sviluppo in scena, attimo per attimo? Si, questo è il teatro, tracce e segni,ma di grande potenza espressiva. Con Kounellis l’impatto è stato più semplice mentre più complessa la strutturazione; l’idea di dedicargli la disciplina del canto era inevitabile, pensando al coro greco, utilizzando anche composizioni di musicisti contemporanei, da John Cage a Sylvano Bussotti. > IlIV atto è dedicato alla luce, con l’opera “Cloudless”di Loris Cecchini e la musica da vivodi A.M. Finaz / Bandabardò. Quali le energie in moto? Il pubblico, cambiando radicalmente l’assetto del luogo scenico, si specchiava sulle due platee che dividevano ma che, in realtà, erano riunificate dall’opera di Cecchini e dal rumore contemporaneo, rappresentato dalla chitarra elettrica. Qui si trattava di mettere ingioco la luce perché l’opera di Cecchini si fa luce in origine: è la luce che la rivela nella sua trasparenza, per l’utilizzo nel suo lavorodi materialiplastici e di consumo. > C’era anche un rigore architettonico. Ha voluto lavorare anche su questo? Esattamente, perchélui ha questa idea della relazione con la scienza. In fondo le scale, parti della costruzionedi “Clou▼ Penelope è Ulisse opera di Cristina Volpi [ph. Cristina Volpi]
s Terzo atto, Il Canto con un’opera site specific di Jannis Kounellis [ph.C.Cantini]
s Quarto atto, La Luce con un'opera site specific di Loris Cecchini [ph. C.Cantini]
dless”, sono un “compasso” che crea forma e le sue “nuvole” sono risultanze di un conflitto geometrico. È stato molto interessante aver potuto lavorare su una materia anche letteraria che gli è vicina, con autori come Baudrillard, Kroker , fino ad alcune sue considerazioni teoriche,per inserirel’ultimo verso del “Paradiso” di Dante, perché la luce è un elemento fortemente ironico e caratterizzante. > Con ilV atto l’opera di Cristina Volpiinteragisce con la musica. Quali le motivazioni e il tema della scelta? Cristina Volpi è l’artista più giovane. Già con Cecchini c’eravamo spostati verso la quotidianità, la realtà della scienza, la realtà della natura. Volpi ci porta in un’altra dimensione che è quella della moda, del vestito e del corpo sovrastrutturato, realizzando un abito da sposa con tessuti militari e una mappa del mondo ricamata proprio su tela: la forma attraverso la manualità del cucito. > Un omaggio al femminilee alla musica classica, nell’esecuzione dal vivo di un quintetto d’archi? Cristina Volpi disegna questa femminilità, la musica diviene la lingua portante della performance, è l’elemento armonico e tragico a un tempo. L’universo femminile significa armonia, bellezza nel mito, ma anche tragedia, dolore, schiavitù, violenza, elementi questi che convergono nell’opera della Volpi. > Anche qui un testo? Si un testo di Meneguzzo, ma più che un testo una sequenza di parole chiave. Credo siaimportante che il critico, il curatore d’arte sveli dell’opera dell’artista qualco-
sa che possa diventare parola, letteratura e quindi poesia. > Il suo teatro, anche in OA, è teatro di luce:la luce è un elemento sempre fondante la sua opera. Il mio ultimo libro si chiama “Teatri di Luce” perché credo che la luce, in termini proprio metafisici, sia l’elemento fondamentale della rivelazione, svelamento: del verbo teatrale, delle psicologie e delle emozioni che scaturiscono anche dal lavoro dell’attore. Essa insegna come possiamo relazionarci con la realtà e spostare la nostra percezione dal reale all’immaginario, dal reale al possibile: una luce chesi fa architettura, si fa carne e materia viva. Nel mio lavoro, la luce in tutte le sue variabili diventa unostrumento di scrittura. Nei nostri tempi, noi possiamo dipingere con la luce! > Una battuta finale sul suo lavoro e sul teatro? Ho reinterpretato con il mio lavoro alcuni di quelli che erano stati gli elementi portanti dell’arte, ma anche delle teorie dell’arte declinandoli nella forma complessa delteatro. Il teatro è l’unica arte viva, dove il qui e ora è ineludibile perché ha bisogno del rapporto tra l’opera e il suo fruitore, in un tempo prestabilito ed in presenza di una stessa condizione di sentimento, di disagio, di paura, di criticità. Oggi la televisione falsifica tutto, il teatro deve mantenere una sua identità proprio nella verità del corpo e dello spazio: questo è fondamentale tanto che ancora oggi continuo a cercare strade nuove da percorrere g ESTATE 2012 | 241 segno - 43
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Musei, Istituzioni e Gallerie d’Arte
L’attualità contemporanea a Roma in un auspicabile rilancio ella riflessione sulla caduta di immaN gine subita, nell’odierna attualità, dal sistema dell’arte contemporanea roma-
na e italiana, avanza in forte progressione, uno stato di difficoltà acuto e ingombrante giunto alla soglia dell’insostenibilità. Roma e il “contemporaneo” vivono momenti di evidente disagio nei giorni in cui il direttore della Fondazione MAXXI Pio Baldi rimette il proprio mandato, a seguito dell’avvio da parte del MiBAC delle procedure di commissariamento del Museo, per un sospetto deficit. I tagli e la scarsa attenzione che il governo italiano dedica alla cultura contemporanea, l’idea di fondo che propone alla gestione museale per il reperimento di fondi privati attraverso i soci della fondazione, parlano chiaro. Stessa difficile situazione per la Quadriennale di Roma che vede probabilmente posticipato il regolare appuntamento fissato in autunno. Sono venuti a mancare i fondi della società Arcus, per cui l’esposizione è spostata a data da definire; in sostituzione ci sono varie iniziative nella sede di Villa Carpegna. Oltre la condizione delicata approntiamo un breve riepilogo delle attività espositive offerte dalle istituzioni fino ad arrivare alle proposte delle gallerie private e delle fondazioni (peraltro già documentate nelle rubriche di questo stesso numero). Nonostante la buriana, si continua a lavorare per tenere in piedi il sistema MAXXI: partendo dalla intensa installazione di Doris Salcedo, Plegaria Muda, si percorre la visione delle opere di Maurizio Mochetti, Juan Muñoz, Remo Salvadori, Thomas Schütte e Franz West in MAXXI Arte Collezione Tridimensionale, e la nuova istallazione di Lucy+Jorge Orta, Fabulae Romana, realizzata con il sostegno di Ermenegildo Zegna; nel quadro di lavori complessi si inserisce l’opera di Kaarina Kaikkonen realizzata per l’esterno, Towards TOMORROW: l’artista finlandese interviene sopra l’ingresso principale in una vela morbida e aperta, composta da vestiti di bambini usati, raccolti dal museo nel mese precedente. Il Macro invece apre il primo appuntamento dedicato al collezionismo, pubblico e privato, con Going Around the Corner.i Percorsi dalle collezioni Berlingieri. Sono in visione opere di Bruce Nauman, Andy Warhol, Felix Gonzalez-Torres, Vanessa Beecroft e Candice Breitz. Nella Sala Enel il lavoro di Marcello Maloberti, Blitz ha portato al pubblico romano una performance che ha fatto discutere; a seguire,
sul soffitto dell’auditorium, il progetto MACROeo(electronicOrphanage) di Miltos Manetas prevede un programma di interazione con il pubblico in vista di un osservatorio critico. Poi Mircea Cantor con Sic Transit Gloria Mundi. Fino all’omaggio a Vettor Pisani che affronta una analisi del percorso artistico intrapreso nel decennio ‘60-’70, che ha visto anche una stretta collaborazione di Pisani con Michelangelo Pistoletto. In concomitante risposta di memoria Pio Monti ha riproposto - negli spazi della sua galleria romana - la personale di Vettor Pisani, German love sinfonietta inaugurata per la prima volta nell’ottobre del 1989, in una serata inaugurale ricca di contributi di memoria di coloro che hanno condiviso con l’artista anni di ricerca e di amicizia. Con la mostra FOTOGRAFIA in collezione, a cura di Marco Delogu, il museo ha aperto il primo nucleo della collezione fotografica in un insieme organico di immagini della capitale, raccolto dalla sezione del 2003 di FOTOGRAFIA Festival Internazionale di Roma. Foto di Olivo Barbieri, Gregory Crewdson, Matthew Monteith, Tod Papageorge, Anders Petersen, Alec Soth, David Spero, Guy Tillim, Paolo Ventura, Jeff Wall, e all’interno del nucleo di lavori anche il polittico della serie Ombre. Di segni altrove di Rodolfo Fiorenza, recentemente scomparso. Per i giovani artisti inizia quest’anno, a chiamata diretta (solo per questa prima edizione, dalla prossima si avvieranno le normali procedure di selezione) il programma Artisti in residenza, dando al museo il ruolo di centro di produzione. Due artisti italiani (Carola Bonfili e Luigi Presicce) e due stranieri (Graham Hudson e Ishmael Randall Weeks) sono ospitati negli studi della struttura originaria di via Reggio Emilia per un progetto work in progress. Inaugurato ad aprile, il ciclo di cinque incontri a cura di Luca Lo Pinto - Una Storia - rivisita il classico format del talk d’artista: iniziato da Marcello Maloberti, continua con John Stezaker, Olaf Nicolai, Mario Garcia Torres, fino ad arrivare a novembre con Natalia Pica. In quanto ad iniziative private, Roma si dimostra sempre abbastanza attiva; le fondazioni si distinguono per attività tematiche e partecipazione con le istituzioni museali. Molte le iniziative di riguardo proposte da Nomas Foundation (a cura di Cecilia Canziani e Ilaria Gianni) che ha da poco terminato il ciclo di incontri sulla pittura contempora-
nea con il lavoro di Luca Bertolo. La serie A Painting Cycle è un ciclo che affronta la pittura in una analisi approfondita con cadenza bisettimanale. Nomas ha aperto al pubblico incontri, workshop conversazioni e una biblioteca tematica. La Fondazione Giuliani per l’arte contemporanea, (fondata nel 2010 dai collezionisti d’arte contemporanea Giovanni e Valeria Giuliani, diretta da Adrienne Drake) mantiene una programmazione costante di 3 mostre l’anno con progetti che vedono il coinvolgimento di artisti alla prima esperienza espositiva romana e che mantengono il fil rouge con la collezione. La rete di gallerie romane annovera negli appuntamenti l’inaugurazione della nuova sede della Galleria Giacomo Guidi, aperta con la personale di Alfredo Pirri, Crocefissioni e altri paesaggi primaverili, a cura di Ludovico Pratesi. La Galleria Lorcan O’Neill ha proposto la terza esposizione romana dell’artista americano Jeff Wall con una nuova serie di ritratti fotografici e lavori recenti eseguiti in Sicilia. Gigantografie di immagini e persone “ricostruite” in istantanea. The Gallery Apart, impegnata nel sostegno dei giovani artisti, ha presentato la prima personale romana di Alice Schivardi, Equazione uno, racconto di una porzione di privato inciso su nastro magnetico: sei soggetti in cerca di intimità declamati nel riverbero del suono sotteso tramite altoparlanti, per richiamare all’ascolto profondo. E il “dire” si aggancia ad altri suoni emessi da un computer, ad incastro con le parole sussurrate; nelle vibrazioni sonore sortite in un’eco intima d’esistenza, nella trama ricamata nelle carte acetate. La Galleria Monitor ha proposto invece una nuova mostra di Francesco Arena, con due opere emblematiche sul tema dell’immigrazione clandestina nell’isola di Lampedusa. Il lavoro vive inoltre, su un percorso performativo quotidiano, dilatato nell’arco di due mesi, attorno a un blocco di sale di 34 kg, residuo dell’evaporazione di un metro cubo di acqua di mare. Il solido salino viene leccato nei giorni della mostra, da sei performer alla volta, tre giorni a settimana, un’ora al giorno, per due mesi. Questa è la Riduzione di mare, la storia dell’uomo scomodo trascritta attraverso i colpi di lingua in un testo tradotto in codice morse, che riporta l’elenco di 16136 emigranti morti nel tentativo di raggiungere l’Europa. Infine le gallerie delle sorelle Bonomo, Alessandra e Valentina, parlano il linguaggio proprio di Nunzio. Il legno combusto e le lastre di piombo sostanziano le opere specificamente pensate per gli spazi di via del Gesù e del Portico d’Ottavia (coinvolta anche la sede di Bari di Marilena Bonomo), in una complementarità speculare di tematiche. Ilaria Piccioni
Intervista a Bartolomeo Pietromarchi, direttore del MACRO di Roma a cura di Ilaria Piccioni
> Il sistema dell’arte contemporanea a Roma vive un momento delicato e complesso – lo vediamo nell’attualità di questi giorni con il MAXXI e la Quadriennale di Roma - come rispondono le istituzioni museali a questa fase di stasi forzata del processo di aggiornamento e ricerca? - Come è stato più volte sottolineato, questa situazione è ormai in atto da qualche anno ma lo sviluppo del sistema dell’arte contemporanea a Roma è sotto gli occhi di tutti. In questi ultimi anni sono nate gallerie, fondazioni, realtà museali, spazi noprofit, programmi di residenze, insomma il sistema dell’arte si è radicato in modo importante, non sporadico, né disconnesso. Un ampio tessuto di progetti è andato a costituire quella famosa rete di cui tanto
si parla nell’ambito del sistema dell’arte locale e, come ho spesso dichiarato, il MACRO tiene presente questa rete, per collaborarci e valorizzarla. È proprio questa una delle linee fondanti della politica culturale del museo. In risposta alla crisi il MACRO ha messo in campo la grande strategia di collaborazione con la città e con le realtà più interessanti nell’ambito dell’arte contemporanea mantenendo però un ruolo specifico e indipendente rispetto ai musei statali come il MAXXI e la GNAM che, avendo una diversa prospettiva istituzionale, seguono una mission assolutamente altra rispetto al museo comunale. Ma non c’è competizione, perché si è parte del grande sistema nato in città e che funziona molto bene. I problemi che vivono in questo periodo la Quadriennale
s Bartolomeo Pietromarchi, Direttore Macro Roma [foto Valentina Larussa]
di Roma e il MAXXI sono, secondo me, superabili. Sono causati da un momento storico particolare e molto difficile, che non potrà però cancellare istituzioni forti dalle radici così importanti e solide. Si deve immaginare il museo non più come una entità a sé stante, che produce mostre per riempire gli spazi espositivi, ma come punto di riferimento culturale e artistico per il sistema contemporaneo.
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RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE
s Roma Contemporary. Bartolomeo Pietromarchi e H.H.Lim nello stand di RAM, Radio Arte Mobile ▼ Matti Braun, Untitled 2011 (Galleria Sales, Roma)
s Roma Contemporary. Allestimento interno al Macro-Testaccio (photo Giulia Corsi) > Gehard Demetz, “My Shadow Can Walk on Water”, 2012 legno di tiglio e colore acrilico, cm.168 x 52 x 32 (Galleria Rubin, Milano) ▼ Luca Pozzi, Dragon Wings (Galleria Luger, Milano)
Al MAXXI Architettura (Sala Carlo Scarpa) TO FACE. Landscape along austrian and italian front of the First World War è un racconto fotografico di Paola De Pietri in un percorso, nel tempo, nella memoria e nello spazio, che si snoda lungo il fronte italo-austriaco del primo conflitto mondiale soffermandosi sulle tracce ormai labili che vi ha lasciato. In mostra le 21 fotografie di grande formato che fanno parte del progetto realizzato tra il 2009 e il 2011, vincitore del prestigioso premio europeo “Albert Renger-Patzsch” conferito dalla Dietrich Oppenberg Stiftung per la prima volta ad una fotografa italiana. “Paola De Pietri – sottolinea Francesca Fabiani curatrice della mostra - è un’artista attenta a tutte quelle manifestazioni che riguardano l’accadere dell’esistenza. La sua ricerca, lontana da un approccio di tipo reportagistico, segue il filo delle transizioni lievi, dei passaggi lenti, di quella dimensione esistenziale in cui le cose - anche se apparentemente immobili – si modificano” ▼ Adelita Husni-Bey, Roma Fields Free-Exchange, 2008 (Galleria Laveronica, Modica)
> Per il MACRO come si possono superare alcune particolari difficoltà proprie dello stato attuale dell’arte, costituendo la Fondazione? - La Fondazione è semplicemente uno strumento giuridico che agevola i processi e la possibilità di gestire il museo in modo più autonomo, snello e flessibile rispetto alla burocrazia statale; inoltre facilita il rapporto con i privati, partner e sponsor, ma di fatto non è la soluzione a tutti i mali; comunque rimane tutto da costruire. E’ importante vedere il museo che si trasforma in funzione di questa prospettiva, diventando un centro di produzione artistica, in cui gli spazi e le politiche culturali si diversificano a seconda delle reali esigenze del momento. > Per quanto riguarda le altre realtà private - gallerie, fondazioni e collezionismo - cosa si dovrebbe migliorare a livello cittadino, anche in rappor-
MACRO Mattatoio, Roma
Roma Contemporary l sistema dell’arte romano ha vissuto anItemporary, che una bella occasione in Roma Conuna mostra-mercato giunta alla quinta edizione, al Macro Mattatoio, grazie alla tenacia organizzativa di Roberto Casiraghi, coadiuvato da una equipe di consulenti. Specchietto dello stato del contemporaneo, la rinnovata struttura espositiva ha visto la partecipazione di alcune importanti gallerie italiane (tra le quali Apart, Astuni, CA’diFRA’ Collica/Greggi, Colombo Arte, Di Caro, Di Marino, Fabbrica Eos, Forni, Fluxia, Gentili, La Veronica, Lorcan O’Neill, Luger, Jarach, Mazzoleni, Milleeventi, Dino Morra, Oredaria, Paci, Peola, PioMonti, Poggiali/Forconi, Ronchini, Rubin, Sales, Schiavo, SpazioA, Tedeschi, Tiboni, Tornabuoni, Toselli, Vistamare), e straniere ( tra le quali Amt Project, Mazzoli, Quadrado Azul, Saks, Sprovieri, Suppan, Voss), tutte con singolari proposte storiche o con particolari attenzioni alle nuove generazioni, nella convinzione che l’attuale momento di crisi economica possa essere superato anche con la forza delle idee e proposte culturali di qualità. Da evidenziare il successo del piccolo padiglione temporaneo allestito nel cortile del MACRO Testaccio, per una Arena di appuntamenti con dibattiti, incontri, interviste e performance che ha visto coinvolti curatori, collezionisti, direttori di museo e molti artisti. I Premi conferiti nell’ambito della Fiera sono stati quattro: Premio MACROAMICI asse-
to alle prospettive internazionali? - La maggior parte di queste realtà è nata in modo del tutto spontaneo, senza una particolare strategia politica o culturale, se non ad esempio per l’apertura in questi ultimi anni dei due nuovi musei romani, che sicuramente hanno avuto una parte rilevante nella spinta alla loro realizzazione. L’idea di un miglioramento, a livello generale, porta discorsi ampi: l’amministrazione pubblica ad esempio dovrebbe individuare dinamiche per facilitare la permanenza di artisti in città attraverso gli studi, perché attualmente sono veramente pochi gli artisti che riescono a vivere a Roma a causa degli affitti inavvicinabili. Questa sarebbe un’iniziativa molto importante e si potrebbe individuare una zona della città - anche da riqualificare in termini di spazi urbani - concessa a questo scopo dal Comune, a prezzi agevolati. Ad esempio, vicino al MAXXI ci sono ancora molti spazi dismessi delle ex caserme - migliaia di metri quadrati di superfici libe-
▼ Anna Franceschini, Let’s fuuuck! 2011 (Galleria Vistamare, Pescara)
gnato all’opera dell’artista croato Nemanja Cvijanovic (Rijeka, 1972) Il Piedistallo della Patria, 2009 della galleria romana Furini Arte Contemporanea e all’artista Anna Franceschini (Pavia, 1979), con l’opera Let’s fuuuck! I’ll fuck anything that mooooves!, 2011, della galleria Vistamare di Pescara. Le opere entreranno nella collezione permamente del Museo MACRO. Il Premio Giovani Collezionisti all’opera di Adelita Husni-Bey, Roma Fields Free-Exchange, 2008, della galleria siciliana Laveronica Arte Contemporanea, Modica. Come nelle precedenti edizioni del Premio, l’opera vincitrice sarà donata al Museo MAXXI. Il Premio Ettore Fico assegnato all’opera Dragon’s Wings, 2010 dell’artista Luca Pozzi (Galleria Federico Luger, Milano). Il Premio Fondazione Roma Arte Musei assegnato per la prima volta ad una galleria estera della sezione Start Up, alla Galleria Jennifer Chert di Berlino. Ilaria Piccioni
re - e nella zona di Ostiense alcuni luoghi potrebbero ben prestarsi a questi usi. > A livello internazionale quale esempio dovremmo seguire per consentire una politica di sostegno delle attività artistiche-culturali? - Da questo punto di vista senz’altro Berlino ha fatto da caposcuola e rappresenta quasi un caso limite! La capitale tedesca ha attuato una vera e propria politica cittadina a sostegno della creatività, tanto che molti studi sono stati dati agli artisti a prezzi molto convenienti e sono state predisposte per loro anche strutture di sostegno e agevolazioni. Berlino oggi rappresenta in Europa la più grande comunità artistica dei nostri tempi ed è l’esempio di come dovrebbe operare un’amministrazione pubblica. Per Roma un livello del genere non è forse auspicabile perché sarebbe quasi fuori controllo, ma gioverebbe molto avvicinarsi in parte a questa direzione ESTATE 2012 | 241 segno - 45
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MACRO Testaccio, Roma
Marco Tirelli e venticinque grandi tele realizzate, L fra il 2011 e il 2012, da Marco Tirelli per il MACRO -Testaccio a Roma hanno
un’ambizione forse inusuale, ma di certo stringente e coraggiosa: quella di coniugare tra loro una riflessione aperta su oltre trent’anni di ricerca ed una dichiarazione di poetica il più possibile essenziale ed esplicita. Il tutto in occasione della prima grande mostra monografica dedicata all’artista dalla sua città natale, una mostra che, per quanto costruita in diretta relazione con i locali che la accolgono, è anche stata concepita come una serrata selezione di opere emblematiche pronta per essere ospitata nel 2013 dal Musée d’Art Moderne de Sain-Etienne Métropole, l’attivissima e innovativa istituzione francese, diretta da Lorand Hegyi, che ha contribuito all’organizzazione dell’intero evento. Va da sé che se un simile intento è apparso perseguibile allo stesso Tirelli e al curatore – nonché attuale direttore del MACRO - Bartolomeo Pietromarchi ciò è anche dovuto alla particolare natura del lavoro dell’artista il quale ha sviluppato ed esplorato nel tempo una serie di interessi estetici e conoscitivi le cui coordinate sono rimaste costanti non perché prefissate, come un astratto assunto metodico, ma al contrario, perché vissute quale esperienza culturale inverata da una progressiva, inesauribile messa a fuoco. La strategia espositiva adottata è, in qualche modo, basata sulla dicotomia, ma solo allo scopo di meglio raggiungere l’obbiettivo unificatore di cui si è detto. Da una parte nel padiglione B (a sinistra dell’ingresso ) una serie di dipinti di grandi dimensioni appesi tutti alla stessa altezza e aventi tutti la medesima dimensione verticale, (circa 3 metri) ci aggiornano, all’insegna di una tecnica di dosaggio e stesura del colore quanto mai sapiente, sugli approdi più recenti e suntuosi della pittura di Tirelli, dall’altra nel padiglione A ( a destra dell’ingresso) una vera e propria installazione pittorica istituisce un percor-
s Marco Tirelli, Veduta delle installazioni / Installation view [MACRO Testaccio, Roma 2012]
so circolare che nel passaggio dal bianco assoluto al nero assoluto ci rende partecipi di una delle idee di fondo che guidano il procedere del nostro artista: l’idea che in pittura non esista uno spazio contenitore in cui inscrivere immagini ricavate dalla realtà, ma più semplicemente uno spazio di soglia generato dalla luce stessa che crea e disvela forme e colori in una medesima operazione. Uno spazio che viene dunque a definirsi come potenziale contenitore di tutto ciò che la nostra mente saprà estrarne attenendosi alle leggi empiriche del vedere riguardate non più come insieme di vincoli, ma come motore della creazione stessa. Se si riflette sul fatto che la scelta della circolarità allude alle infinite possibili variazioni dello “spazio-soglia” della pittura, di cui, nello specifico, il visitatore sperimenta concretamente alcuni capisaldi ricavati dalla geometria elementare del piano e della retta, diviene più facile spiegarsi la straordinario effetto di convinta compenetrazione da cui siamo investiti quando passiamo ad ammirare i dipinti contenuti nel Padiglione B. Che si tratti, a prima vista, di una ciotola ingrandita a dismisura, di una gabbia aperta verso l’alto, di un alambicco privo di trasparenza, o di un’asta sottile poggiata su di un solido supporto squadrato, comprendiamo subito come tali configurazioni
non siano la rappresentazione di qualcosa di esistente, ma il punto di arrivo possibile di un processo di costruzione-distillazione che alla mala infinità dell’elenco preferisce la mistica della classificazione, all’astrazione dell’agoritmo la magia della nominazione, alla disumanità della griglia l’armonia dell’identità. Per chi poi ha seguito il lavoro di Tirelli sin dai suoi esordi, la persuasività delle immagini in questione diviene qualcosa di ancora più denso e gratificante in quanto anche i grandi quadri degli esordi in cui il frammento oggettuale, così caro a tutti i protagonisti della Scuola di San Lorenzo, sembrava saturare la superficie del quadro alla ricerca di una sintassi non più prescrittiva, ma contestuale e rivelatrice, si palesano ancor più esplicitamente come il punto di avvio di un percorso di scrematura e solidificazione che ha saputo scavalcare con coerenza e fermezza le presunte, e spesso pretestuose, opposizioni tra astrazione e figurazione, emozione e concetto, internazionalità e localismo, per dare impulso ad una poetica superidividuale che, come ha giustamente osservato a suo tempo Bruno Toscano, al rigor mortis di una riduzione troppo drastica e raggelata ha saputo opporre un rigor vitae che è sì “sospensione ed elementarità, ma del battito e del respiro che non si arrestano.” Paolo Balmas
▼ Marco Tirelli, Veduta delle installazioni / Installation view [MACRO Testaccio, Roma 2012]
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RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE Vistamare, Pescara
Marie Cool e Fabio Balducci, Rosa Barba, Joseph Kosuth, Ettore Spalletti i sono mostre organizzate attorno C a un tema e mostre che nascono, semplicemente a partire da certi valori
più sottili come ad esempio l’affinità tra gli artisti presenti”…è la premessa entro cui si inscrive il progetto espositivo che vede riunite le opere di Marie Cool e Fabio Balducci, Rosa Barba, Joseph Kosuth ed Ettore Spalletti. Tre differenti generazioni di artisti a dialogo fra loro, che danno corpo, tra gli
eleganti spazi della galleria Vistamare di Pescara, a un insieme di relazioni visive, percettive, conoscitive ed emozionali, che si declinano in una sintassi equilibrata e raffinata. Come prima sensazione affiora quella di ritrovarsi immersi nella storia dell’arte contemporanea, quella che, dagli anni settanta in poi, la cambia in maniera radicale. Aperta la strada alla riflessione intorno al tema del “cosa sia o non sia
▼ Ettore Spalletti, Così com’è - 2000
▼ Rosa Barba, A private tableaux - 2010
▼ Joseph Kosuth, Il pensiero (G.D.’A. & E.S.) - 2009 [neon bianco montato direttamente a muro]
arte”, gli artisti sperimentano diverse e nuove possibilità del fare e interpretare l’arte stessa. L’attenzione è rivolta in modo diversificato alla presenza dell’oggetto nello spazio, piuttosto che alla sua assenza, e ad operazioni mentali, ovvero di concetto entro cui lo spettatore è chiaramente chiamato a meditare. Una sensazione che è sostenuta, ovviamente, dalla presenza stessa di questi artisti noti e apprezzatissimi al pubblico internazionale, ognuno a suo modo e secondo la propria singolare poetica e importante in questo percorso sinteticamente riassunto. Un pensiero che mi porta inevitabilmente ad affermare quanto questo genere di arte sia estremamente attuale e comunicativa, nonché usuale oramai a chiunque all’arte intenda avvicinarsi. La più giovane a mostrare il suo lavoro è Rosa Barba, artista di origini siciliane ma berlinese di adozione, la quale sviluppa una raffinata ricerca intorno alle componenti fondanti il linguaggio cinematografico. E’ il caso ad esempio di Invisible Act, opera del 2010, dove gli elementi visivi e sonori sono interpretati in maniera separata, sicché ne risulta importante non tanto ciò che si osserva ma quanto come essi si presentino nella loro nuova e rinnovata combinazione. In tal senso siamo di fronte ad una vera e propria scultura, dove la meccanica dell’apparecchio non è distinta dalla proiezione stessa e/o semplicemente funzionale a essa. La coppia franco - italiana Marie Cool e Fabio Balducci, dichiaratamente si ispira alla tradizione di pittori e coreografi degli anni sessanta e settanta, con il preciso intento di riattualizzarne il linguaggio. A migliore comprensione del progetto artistico è valsa la pena quindi essere stati presenti all’inaugurazione, momento in cui gli artisti hanno eseguito la performance. Incantevole e indimenticabile l’elegantissimo, raffinato e composto gesto della Cool, che eterea seduta a un tavolo fa scorrere tra le sue mani dello scotch trasparente come lo stesse modellando. Effimera per sua stessa natura la performance, così la presenza degli artisti, nulla resta di quell’istante, se non il ricordo e la quasi impercettibile traccia dello scotch sul tavolo. In una dimensione idealmente simile, ma formalmente molto diversa, si colloca l’esperienza artistica di Ettore Spalletti, artista pescarese che intorno ai concetti di effimero, fugace, fragile e precario ha costruito i dettami della sua poetica. In quest’ottica vanno osservati i delicatissimi disegni a grafite su veline, esemplificativi delle ricerche condotte negli ultimi vent’anni. Essenziali e rigorosi segni che traspaiono all’occhio in lontananza lasciando spazio a quasi impercettibili riflessi argentei della grafite stessa. Composizioni squisitamente geometriche s’incontrano così entro un terreno sospeso tra realtà, astrazione e rarefazione formale. All’esperienza scultorea appartiene invece Pietra di Smeraldo, opera del 1989 posta davanti alla suggestiva scritta al neon bianco di Joseph Kosuth, Il Pensiero (G.D.’A. & E.S.), che riprende una farse di Gabriele D’Annunzio: “ Il verso è di tutti e di nessuno, come lo spazio, come la luce”, modificata nell’icipit da verso in pensiero. Come s’intuisce dalla sigla del titolo, con quest’opera site-specific, Kosuth, indiscusso padre dell’arte concettuale, nel citare liberamente il poeta- vate, rende omaggio alla città di Pescara e simultaneamente dialoga con il collega e amico Spalletti, dando corpo a quella collaborazione visiva vera prerogativa di questo evento espositivo. Paiato M.Letizia ESTATE 2012 | 241 segno - 47
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Galleria Nove, Berlino
Nicolantonio Mucciaccia
Good Luck world ell’attuale panorama degli artisti N emergenti italiani Nicolantonio Mucciaccia sta da qualche tempo attiran-
do l’attenzione della critica e del pubblico per la singolarità del suo lavoro animato da una poetica ad un tempo schiva e dirompente, introversa e aggressiva, aperta all’incontro con la fruizione mass-mediale e tuttavia, per molti versi, reticente sulle proprie radici esistenziali. L’occasione di una sua mostra da poco inauguratasi presso la Galleria Nove di Berlino ci offre lo spunto per cominciare ad indagare più da vicino il personaggio e la sua ricerca. Un approfondimento cui ci introduce il titolo stesso dell’esposizione “Good Luck world”. Augurare buona fortuna al mondo può significare, infatti, cose molto diverse, ma nel caso del nostro artista si tinge indubbiamente di una qualche, sia pur sorridente, ironia quasi a voler ammonire chi è deciso a vivere intensamente la propria esperienza della contemporaneità di non sottovalutare gli avvertimenti che provengono dall’universo della creazione estetica. L’arte, infatti, per Mucciaccia non è e non può essere mero abbellimento della vita, un “di più” che tuttosommato, serve solo a corroborare la propria adesione a nuovi canoni di gusto e modelli di comportamento. L’arte ti assale e ti lavora dentro e, se non fa “tremare le vene e i polsi” , comunque richiede un atteggiamento deciso nell’andargli incontro e nel misurarne la forza. E non è certo a caso che lucidità ed energia, infinita attenzione ad ogni stimolo e disponibilità a spendersi fino allo sfinimento sono i caratteri salienti dell’atteggiamento di questo giovane artista la cui produzione ha una vastità e complessità che hanno del prodigioso, e soprattutto una capacità di crescere su se stessa su cui varrebbe la pena di riflettere in termini non tanto di analisi linguistica quanto di modellizzazione sistemica.
s Nicolantonio Mucciaccia, Brindiamo insieme Selene, 2010 [primo piano]
s Nicolantonio Mucciaccia, Anelli del segreto, 2008 [doppio negativo]
“Io non progetto le mie opere”, ama dire Mucciaccia, “le eseguo e basta, e le considero concluse solo quando constato che esse hanno raggiunto un loro equilibrio”. Non bisogna, però, farsi ingannare e archiviare troppo frettolosamente la pratica, equilibrio per Mucciaccia non
vuol dire stasi, finitudine o immobilità, significa piuttosto densità, profondità, potere di seduzione, ed anche, in qualche modo, autonomia e autorevolezza che sfuggono alle intenzioni stesse dell’artista mettendolo di fronte ad un territorio da esplorare con nuovo slancio e rinno-
▼ Nicolantonio Mucciaccia, La mia bicicletta, 2009 [scultura dinamica]
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RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE
s Nicolantonio Mucciaccia, Aurora boreale giusta - 2005 [particolare]
▼ Nicolantonio Mucciaccia, Brindiamo insieme Selene, 2010 [acrilico e smalto su tela]
s Nicolantonio Mucciaccia, Altorilievo dal futuro [particolare]
vata curiosità. E non è certo un caso se per saggiare queste forze, questa sorta di fissione pronta ad irradiarsi, il nostro ha sperimentato e va sperimentando, con inarrestabile inventiva, un’infinità di tecniche, da quelle computerizzate che, facendo leva sulla sovrapposizione di riproduzioni a scale diverse di un “disegno matrice”, ne rivelano, una volta montate su “light box”, la sorprendente produttività, a quelle più empiriche, ma non meno affascinanti, che consistono nell’accogliere dalla materia e dagli eventi quotidiani ogni possibile suggerimento per realizzare tele e sculture plasticamente e cromaticamente esaltate fino all’inverosimile tramite vernici fluorescenti, colle, reazioni chimiche, variazioni nell’illuminazione, incorporazione di oggetti e persino forme di intervento artigianale nate in tutt’altri ambiti e per tutt’altre circostanze. Un modo di procedere questo che, ovviamente, non avrebbe il valore che ha
se non albergasse nel nostro artista una visione del mondo e dell’esistenza che lo porta a tenersi lontano da ogni forma di progettualità settaria ed eteronoma legata a tutto ciò che è altro dall’arte, ma lo porta anche a rivalutare l’idea di arte come rivelazione o visione non salvifica o trascendente, ma comunque neppure riducibile alla sola logica del messaggio che concentra la sua attenzione sulla propria stessa forma. L’esperienza che Mucciaccia vuole condividere con noi attraverso le sue tipologie operative in continua evoluzione è quella del mistero concreto che fa si che sculture, disegni, dipinti o installazioni, contengano assai più di ciò che vi abbiamo intenzionalmente introdotto, che siano qui, oggi in questo mondo distratto e agitato, a proporci l’evidenza inquietante ed inoppugnabile della loro inesauribilità in primo grado semantica e in ultima istanza simbolica. Paolo Balmas
▼ Nicolantonio Mucciaccia, Cocifissione [particolare] ▼ Nicolantonio Mucciaccia, Ascensione, 2009 [tecnica mista]
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Frittelli Arte Contemporanea, Firenze
Uno sguardo italiano
a mostra “Uno sguardo italiano” è il L risultato di una selezione di artisti che usano il mezzo fotografico proposta
da Elio Grazioli. Da un suo testo (Elio Grazioli ©, pubblicato su «Cartaditalia», rivista di cultura italiana contemporanea, Istituto Italiano di Cultura “Carlo Maurilio Lerici” di Stoccolma, anno III, n. 6, novembre 2011) estrapoliamo alcuni passaggi utili a comprendere l’itinerario della rassegna e la poetica dei singoli artisti. “La fotografia oggi a noi pare posta in un punto di snodo molto particolare. Non più affannata ad affinare una tecnica o a inseguire un’estetica derivata da altre forme espressive e neppure più a convincere di averne una propria, anzi al crocevia di una possibile “rivoluzione”, quella digitalevirtuale, essa si interroga su scala molto più ampia, più generale e più dettagliata al tempo stesso: più generale perché si chiede che cosa sia una “immagine” in quest’epoca in cui non si parla d’altro, domanda del resto iniziata proprio con la sua invenzione, avendole dato una funzione e un potere, ma anche un corpo e un tempo nuovi (...) Per noi l’identità di un eventuale “sguardo italiano” trapela così, trasversalmente, mentre il gioco dei rimandi, del montaggio, degli accostamenti, svolge la complessità degli argomenti. D’altro canto abbiamo voluto attenerci ad autori già molto noti in Italia in modo da raccontare anche l’atmosfera effettiva che vi si respira, a parte un paio di proposte, come si suol dire, dei più giovani, perché funzionali all’insieme e al nostro discorso. L’ordine cronologico permetterà inoltre di avere uno spaccato anche temporale delle scelte stilistiche, dei modi e degli argomenti. Cominciamo da due artisti davvero speciali nel panorama italiano, (...) Marina Ballo Charmet deve la sua originalità all’idea di uno sguardo periferico, “con la coda dell’occhio”, come l’ha chiamato, quindi non centrato bensì laterale. Uno sguardo singolare per la fotografia, in cui la macchina fotografica
s Giorgio Barrera, Finestra #4
asseconda l’occhio che guarda di lato, e guarda ciò che sta a lato, in tutti i sensi dell’espressione, sui bordi, negli angoli, nelle periferie, sia dello sguardo che del paesaggio, dell’ambiente, della società, della condizione umana. (...) Carlo Fei, da parte sua, mette tutto al centro e su un fondo nero assoluto, ma non è pop, bensì, all’opposto, meditativo e diretto – concentrato, potremmo dire –, nutrito di quell’esoterismo tutto italiano che consiste nel dire che le cose sono come stanno, ma bisogna osservarle bene, occorre caricarle del senso che possiedono e vederle come depositi di energia. (...) Anche il filone nuovo della fotografia di paesaggio e di architettura – al seguito dell’inaugurale mostra Viaggio in Italia del 1984 – aveva costituito una riposta alle stesse impasse. Nunzio Battaglia viene da qui ma il proseguo del suo percorso personale l’ha però portato in una direzione diversa da quella degli altri. La ricerca di un valore simbolico nel suo soggetto l’ha condotto a indebolire il potere descrittivo del mezzo fotografico, a sfocarlo sempre di più, come una sorta di “perdita” della messa a fuoco, a favore di una carica affettiva e visiva di altro tipo. Ora l’oggetto, paesag-
gio o architettura, diventa del tutto intimo e universale insieme, e l’immagine diventa una composizione dove la gamma e la sfumatura acquistano tutto il loro significato, come si dice della varietà e della gradazione del reale e del sentire umano. (...) Sempre nell’ambito del paesaggio, ma con intenzioni e esiti molto diversi, lavorano anche Marco Signorini e Armin Linke. Signorini cerca un paesaggio e una luce sospesi nell’indecidibilità se sia alba o imbrunire così come origine o fine, farsi o disfarsi del mondo. Siamo lontani dal mondo urbano e popolato, pieno di gesti e di presenze; qui tutto è come in attesa che qualcosa avvenga, il formarsi stesso delle cose o il loro consumarsi fino alla sparizione. Poche persone, una donna e due bambini, osservano o sembrano cercare qualche cosa o qualche segno. Intanto a dominare, come è giusto per un medium che si chiama letteralmente “scrittura di luce”, è appunto la luce. Il risultato è un’atmosfera davvero speciale e poetica. Linke invece sposa la chiarezza, il tutto a fuoco, il reportage classico, cioè la ricerca di luoghi, manufatti e eventi umani da portare a chi non è sul posto o sul momento, e più sono straordinari e non alla portata di tut-
▼ Marina Ballo Charmet, Il Parco [Palermo, La Favorita 2008]
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RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE 7 ti, più sono efficaci. Ma sorprendente è soprattutto il fatto che Linke riesca sempre a farceli vedere in un modo nuovo e diverso, benché senza artifici né manipolazioni. (...) Segue un gruppetto di autori che usano la fotografia come medium più decisamente artistico, quasi strumento di un’operazione più che tecnica specifica, benché sempre a partire da suoi caratteri peculiari. (...) Due di loro arrivano addirittura dalla scultura e hanno accostato la tecnica fotografica come modo di “scolpire” la luce, come indagine sullo spazio e sui corpi non tanto rappresentati quanto restituiti attraverso l’uso della luce. Così Fabio Sandri recupera il metodo del fotogramma, impronta diretta dell’oggetto sulla carta emulsionata, per catturare lo spazio per mezzo della luce. Ha realizzato e realizza impronte di intere stanze, dalla sua abitazione agli spazi delle gallerie, comprese le persone che di volta in volta vi si trovano o vi passano. Ma ciò che più sorprende e rivela è che la carta emulsionata finché non è fissata resta “viva”, cioè continua, per quanto lentamente e impercettibilmente, a catturare la traccia di ciò che la luce vi proietta. (...) Paola Di Bello e Alessandra Spranzi sono altre due facce diverse della fotografia. Entrambe puntano all’enigma – un classico italiano, dalla Metafisica di De Chirico in qua – ma con modi del tutto opposti. Spranzi dunque mette in scena piccoli eventi, davvero minimi, fino al puro accostamento di oggetti incongrui, il cui non senso apre un varco che scatena pensieri, tentativi di giustificazione o di racconto, rimanda cioè a ciò che propriamente non si vede, al prima o al dopo, all’al di là o al di qua. (...) Quelli di Di Bello sono enigmi del tutto differenti, ma altrettanto intrinsecamente fotografici. Solo la fotografia infatti permette di fare le operazioni che Di Bello mette in atto, operazioni a loro volta essenzialmente fotografiche. (...) Chi ha fatto della sovrapposizione il suo modus operandi è Davide Bramante. Tecnica frequentata subito alle origini della fotografia, poi dalle avanguardie, ma in seguito trascurata, ora torna di grande attualità perché rispecchia perfettamente la condizione odierna di apparente intreccio di caso e caos, in realtà di aumentata attenzione agli accostamenti e alle coincidenze, alla complessità e alla serendipità. (...) Giorgio Barrera fotografa da una finestra in quella del vicino: la scena che si presenta è tutta da interpretare, è già una “fotografia”, con tanto di cornice e tutto il resto. Che cosa vediamo dunque? L’immagine dentro la finestra, certo, ma anche, in un certo modo soprattutto, lo spazio che ce ne separa, in tutti i sensi, quel vuoto, quella distanza, quello scarto. (...) Stefano Graziani “viaggia” in un altro modo, nel tempo e nello spazio, senza mostrarli, senza illustrarli, ma facendoli lavorare “tra” le immagini. Scatta o si appropria di immagini già esistenti e le accosta, le mette in sequenza, per lo più in un libro, e con esse costruisce, o meglio lascia intendere, un racconto che è tutto visivo, immaginifico, mentale, fantasioso, eppure che rivela la forma stessa della realtà, la sua molteplicità, la sua apertura al senso. (...) Simone Schiesari, per esempio, se con la sua prima serie, inquadrature serrate di ambigui volti di soldatini di piombo, affrontava di petto l’ambiguità tra realtà e finzione al centro delle tematiche postmoderne, con le serie seguenti (...) sembra cambiare registro, ma solo di quel tanto che illumina di luce nuova anche le serie precedenti: ora si tratta di volti dipinti – ritratti rinascimentali –, opposti per fattezze e atmosfera ai precedenti; ora sono dei gio-
s Moira Ricci, Ballerina
▼ Marco Signorini, Ra
vani dalla pelle vellutata e dall’espressione ammiccante. (...) Moira Ricci infine usa l’elaborazione digitale, la manipolazione delle immagini, come ormai è uso comune e diffuso, ma non per proiettare il reale nell’immaginario, nella finzione compensatoria, ma per toccare diversamente il fondo di verità che sta in ogni invenzione. (...) Molti altri fotografi e artisti interessanti e di valore sono necessariamente rimasti fuori dalla nostra sele-
zione, ma il panorama che abbiamo cercato di restituire a noi pare rispecchiare alcune questioni fondamentali e insieme la varietà della situazione italiana, senza sacrificare al disegno generale la singolarità di ogni autore.” Testo a cura di Elio Grazioli ©, pubblicato su «Cartaditalia», rivista di cultura italiana contemporanea, Istituto Italiano di Cultura “Carlo Maurilio Lerici” di Stoccolma, anno III, n. 6, novembre 2011.
▼ Davide Bramante, Last New York [Occhi + Sky Line 2010]
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MARCA, Catanzaro
Evan Penny s Daniel Milhaud, Tète a tète [Courtesy Gall. Peccolo]
e Figured, mostra personale dell’artiR sta canadese Evan Penny al MARCA di Catanzaro (e già presentata in altre tre
istituzioni dell’arte, a Tubinga, Salisburgo e Toronto) è il consacramento di una ricerca artistica iniziata nel 1998, una mediazione tra potenza e tridimensionalità della scultura e autenticità e bidimensionalità della fotografia. Le opere in mostra, accuratamente selezionate da Daniel J. Schreiber e Alberto Fiz, sono corpi umani ibridi, immagini deformate che derivano da espedienti mentali dell’artista canadese. Difatti, «Che cosa succederebbe - si interroga sardonicamente Penny - se prendessi una “normale” immagine distorta del corpo umano, che si suppone esista esclusivamente nel mondo dell’immaginazione, e la facessi comparire all’interno dello spazio fisico?». La risposta è mediata dai circa quaranta lavori visibili nel museo calabrese, le cui anomalie (fisiche) suscitano inquietudine e fascinazione, evidenziando quella morbosa attenzione al dettaglio - tra realtà ed illusione - che ha mosso l’artista. Le sue sculture monumentali, in silicone, resina sintetica e bronzo, apparentemente figlie dell’iperrealismo, celano un inganno; cosicché «al di là della facciata, l’artista innesca un’azione di sabotaggio - afferma Fiz - che mette in discussione la componente percettiva secondo una metodologia tesa ad evacuare lo sguardo impedendogli di rimanere fisso nella sua sede. Ciò significa, fondamentalmente, una visione che diventa luogo intorno a cui costruire le nuove immagini». Le serie delle sue opere, in cui lo stato di alienazione è espresso da distorsioni ed allungamenti, realizzano una trasposizione da un piano s Evan Penny, Stretch [2003] ideale e da un processo tecnologico alla materia nello spazio. In “L.Faux” la dicotomia verità-menzogna è espressa a livello nominale e rimarcata da una non-conformità di colori e sfocature; “No One - In Particular” è una chiara contestazione della società mass mediatica che è solita alterare la percezione di eventi ed individui; i “Backs” sono ritratti riferiti a persone reali, tra cui anche lo stesso artista, lavori in cui è maggiormente evidente il connubio di scultura e fotografia. A questo connubio si riallacciano “Stretch” e “Anamorph”, in cui bidimensionalità e tridimensionalità si integrano e si alternano in giochi prospettici, che modificano la percezione a seconda della posizione del possibile fruitore. Sebbene Penny non ami particolarmente la tecnologia, proprio i programmi elettronici gli permettono di inserirsi nella quotidianità, stigmatizzando con le sue sculture stranianti i vari tentativi di manipolazione psico-fisica a cui è costantemente soggetto l’uomo contemporaneo. Simona Caramia ▼ Evan Penny, N.88 Panagionata conversation #2 [2008]
Galleria Peccolo, Livorno
Daniel Milhaud s Anna Maria Pugliese [Museo Archeologico Naz.le Napoli]
Museo Archeologico Nazionale, Napoli
Anna Maria Pugliese
’impressione che si trae ponendosi L a considerare il percorso, quasi trentennale, dell’artista – e poeta – napole-
tana Anna Maria Pugliese è quella di una grande multimediale ma unica opera in progress, più che di una successione di opere singole, che si snoda attraverso il dialogo quando non la compenetrazione – mai attraverso il conflitto e la disarmonia – tra motivi differenti, ma – ed il suo precipuo impegno sembra risolversi proprio nel dimostrare ciò – non antitetici se non in apparenza: le forme della natura ed il linguaggio verbale; le mitologie arcaiche ed i codici dell’era informatica; la poesia e la filosofia; la scrittura e l’immagine; l’identità individuale e quella collettiva. Tale impressione di continuità risulta peraltro amplificata dal suo tendere al libero travaso di segni e figure già concepiti ed adoperati nell’ambito di opere precedenti, come avviene appunto in occasione della sua mostra personale all’archeologico, La memoria come strumento di coscienza creativa, allorché recupera la ricerca sull’origine dell’alfabeto già sinteticamente delineata in un’installazione esposta dal 2005 nella Hall dell’Aula Consiliare del Consiglio Regionale della Campania. Muovendosi sulla scorta della rivisitazione che del poema gallese Cad Goddeu (La battaglia degli alberi), contenuto nel Libro di Talesin, fornisce il poeta ed antropologo Robert Graves, la Pugliese articola così un excursus sulla comunicazione: dall’alfabeto mnemonico della mano ai linguaggi telematici ed in costante interscambio tra mitologia e tecnologia, tra pensiero umanistico e scientifico. Emblematico a tal proposito è il video Do You Know Parthenope?, che, visibile attraverso l’uso del Qrcode, rimanda - chiarisce l’artista stessa - alla «confluenza di valori umanistici nell’era della comunicazione globale, non ultimo quello di una riconversione dall’io al noi», dinamica sulla quale si fonda la Scultura a più voci - derivante dai componimenti poetici sulla “memoria come strumento di coscienza creativa” che i poeti invitati settimanalmente recitano e quindi depongono in un’urna trasparente – che ha concepito in omaggio alla sua profonda convinzione che «non si crea il nuovo da soli». Se durante il vernissage l’attore Renato Carpentieri recita Graves e la Pugliese stessa legge un suo testo, L’alfabeto degli alberi, il finissage vede, oltre alla memorabile partecipazione di Tomaso Binga, la presenza di Carmine Gambardella, preside della Facoltà di Architettura della Seconda Università di Napoli, ed Ornella Zerlenga, Presidente del Corso di Studio aggregato in Design della comunicazione. In collaborazione con tali istituzioni accademiche l’artista sta conducendo un progetto basato sulla reinterpretazione grafica dei testi poetici della Scultura a più voci e sulla loro comunicazione multimediale in termini di movie design, ricerche che confluiranno in una nuova futura personale che chiuderà il percorso intrapreso all’Archeologico. Stefano Taccone
n volo fantasioso e ironico sui mille U linguaggi e le infinite contraddizioni del tempo attuale, dove tutto è dirompen-
te ed allo stesso tempo fugace. Sotto la spinta dell’immaginazione e le inflessioni del desiderio, le forme si snodano serpeggiando, ruotano, si girano e rigirano in un disordine sapientemente costruito. Milhaud rappresenta il presente descrivendone, attraverso le sue opere, ogni suo movimento. La linea prende corpo o diventa lettera, s’illumina o si traduce in simboli e messaggi. A Daniel Milhaud la galleria Peccolo ha dedicato una mostra presentando alcuni recenti “relief” parietali di plexiglass e le gouache su carta della serie “Tète à Tète”. Nella sua espressione artistica Milhaud si avvale dei più disparati materiali: carta, cartone, poliestere, resina, neon, gesso, filo di ferro. Costante è il dialogo tra la pittura ed il volume, in un gioco che guarda sempre all’esito tridimensionale. Il carattere peculiare sta nella mobilità, una vivacità quasi impaziente. Le forme assemblate cercano un’animazione. Malgrado la minuzia dell’investigazione alla quale la sua opera obbliga lo spettatore, la percezione è immediata. Solo ad un secondo sguardo la struttura si rivela nel dettaglio consentendo di cogliere le opposizioni ed i paradossi che la compongono. La leggerezza dei materiali si ritrova nel carattere frizzante dell’opera, spontanea, fresca come un motto di spirito. In occasione della mostra le edizioni Peccolo hanno realizzato un catalogo bilingue con la riproduzione delle opere, un saggio introduttivo una intervista all’autore di Yan Ciret. La galleria Peccolo ha organizzato presso l’Auditorium Cesare Chiti nella sede dell’ lstituto Musicale Pietro Mascagni a Livorno, un concerto omaggio con musiche del compositore Darius Milhaud il padre dell’artista. Daniel Milhaud e’ nato in Francia nel 1930. Compie gli studi negli Stati Uniti dove la sua famiglia si e’ rifugiata durante la guerra, poi in Austria e in Francia dove torna a risiedere e lavora da oltre cinquant’anni. A partire dagli anni Ottanta si reca frequentemente in Italia, a Pietrasanta, per lavorare il marmo. Vi soggiorna piu’ e piu’ volte e oggi divide il suo tempo tra Parigi e Pietrasanta. La sua opera e’ varia e multiforme, si avvale di materiali diversi che vanno dal marmo al gesso, dal neon alla carta, al legno. Daniel Milhaud ha esposto le sue sculture e i suoi disegni in numerose gallerie e centri d’arte, in Francia e all’estero. Di grande successo la recente personale ospitata a Montbe’liard, a l’Hotel de Sponeck. Sue opere fanno parte di prestigiose collezioni internazionali. Cristina Olivieri ▼ Daniel Milhaud, Entre croises [Courtesy Gall. Peccolo]
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attività espositive
RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE Parco Scultura La Palomba, Matera
Antonio Paradiso ntonio Paradiso è l’unico artista A italiano – accanto a numerosi artisti stranieri – ad essersi aggiudicato
l’onore e l’onere di poter lavorare con i resti metallici (conservati nell’Hangar 17 dell’Aeroporto JFK di NY) del tragico incidente newyorkese delle Twin Towers del settembre 2001. Utilizzando le putrelle deformate dal calore, l’artista ha realizzato due cicli scultorei, uno dedicato alla memoria del passato, di metaforica proiezione della tragedia del tremendo crollo di Ground Zero, e l’altro di augurale previsione per il futuro. Tra 2010 e 2011, recuperando la forza catartica delle venti tonnellate di metallo rugginoso, realizza il primo ciclo di opere intitolato Global Last Supper, Ultima Cena Globalizzata. L’opera conserva nell’iconografia tipica dell’Ultima Cena lo schema del desco – simbolo di condivisione – attorno al quale si raccolgono tredici personaggi astrattamente deformi, lacerati e contorti nel proprio dolore,testimonianze mute dell’aggressione del fuoco e della violenza dell’uomo, eppure allegoria del dialogo e dell’incontro tra le molteplicità dei popoli del mondo (le figure rappresentano diverse etnie e popoli della Terra). Il secondo ciclo di opere intitolate Ascension for Our Time, Ascensioni,è dedicato al futuro, auspicio di speranza. Qui, Paradiso utilizza parti di dimensioni più piccole delle putrelle di metallo del World Trade Center. Ancora una volta, il tema del volo ad ali aperte dei piccioni – questa volta non scolpito nella pietra ma intagliato con la fiamma-laser nell’acciaio corten dalle ossidate cromie brunorossastre – è predominante nelle sagome in positivo/negativo delle forme che
s Alberto Scodro, Oceano [Courtesy Gall. Cart, Monza] ▼ Sabrina Mezzaqui, [Courtesy Gall. Cart, Monza]
Galleria Cart, Monza
Un certain regard a il sapore della leggerezza, di una H rarefatta e diafana consistenza che aleggia tra le opere come sospesa, la
mostra "Un certain regard" in corso alla Galleria Cart di Monza. Una levitas non solo nella essenziale concretezza dei materiali utilizzati, un linguaggio definito da elementi spesso senza peso e forme, una inconsistenza
sembrano scompaginarsi l’una all’interno dell’altra. La conquista di lievità, l’aspirazione all’Assoluto e la forza di attrazione verso l’alto dei “Voli”, come dice lo stesso artista, “Porta al mistero del futuro, alla speranza di toccare l’infinito”. Significativa documentazione dei due importanti cicli scultorei è la pubblicazione (edita da Mudima) con testi di Arturo Schwarz e Dominique Stella, e con ricco apparato fotografico, presentata nello scenario stupefacente del Parco Sculture la Palomba. In occasione dell’uscita del volume, lo scultore pugliese espone la dei volumi esibiti come sospesi, quasi fluttuanti e testimoni di una presenza instabile e precaria. Essenziale l'eleganza del risultato nella ricercata delicatezza delle opere di ogni singolo artista, con una mirata sintesi dei lavori proposti e di un allestimento in cui i differenti esiti talvolta interagiscono e in altre occasioni sono isolati in un asettico contesto. Si coglie la narrazione di un processo in cui agiscono elementi sottili e impercettibili e una descrizione che comporta un alto grado di astrazione : due opposte vocazioni si contendono il campo; l'una tende a fare del linguaggio una componente senza peso, che aleggia sopra l'opera come una nuvola, l'altra mira a trasmettere al linguaggio medesimo la concretezza delle sensazioni, lo spessore impalpabile e il peso etereo dei corpi : espressioni artistiche in cui il concetto cerca di tradursi in progetto e da qui in oggetto che possa parlare ad una più vasta platea. Si riscontra inoltre il tentativo del recupero e della riproposizione di materiali comuni, usati, quotidiani (carta, legno, ferro, stoffa, creta, gesso) accostati a elementi naturali (acqua, ramo d'albero) o più sofisticati e innovativi: un tentativo di parlare tutte le lingue continuando ognuno a pensare nella propria. Una mescolanza di linguaggi frutto del nostro tempo e della mancanza di punti certi di riferimento e di guida. Si esprimono con la carta Stefano Arienti e Sabrina Mezzaqui, ferro e
serie di opere del 2012 “Pentagramma” dedicate alla musica di Niccolò Paganini, il Violinista del Diavolo (in particolare: Capricci per Violino solo No.5 e Capricci per Violino Solo No.17). Nelle grandi sculture in acciaio corten a forma cubica oppure a forma di rigo musicale dove le note si fondono e confondono magicamente ai voli ad ali dispiegate dei colombi, Antonio Paradiso rinnova l’idea di un Infinito raggiungibile solo con il volo verso il cielo, volo simbolico-mentale favorito dalla forza dell’arte, musicale o visiva che sia. Maria Vinella
s Eva Marisaldi [Courtesy Gall. Peccolo]
stoffa incorniciano il lavoro di Eva Marisaldi, ancora carta e legno nell'opera di Alessandro Biggio; si avvale del silicone Luisa Rabbia, mentre acqua e terracotta materializzano "l'oceano" di Alberto Scodro e creta, gesso concretizzano i lavori di Francesco Fossati e Patrick Tuttofuoco. Lucia Nica ESTATE 2012 | 241 segno - 53
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Arsenal, Nizhny Novgorod
Jannis Kounellis cielo che tace, è morto./ Da un camItoltolpanile velato di nebbia/ qualcuno ha le campane.” Questi versi di Man-
delst’am, grande poeta e perseguitato politico, sono del 1911, e sono tratti dalla raccolta intitolata Kamen’, Pietra. L’opposizione del poeta va all’idea di una società che pensi di poter soddisfare tutti i bisogni, sia quelli spirituali che quelli materiali, con una rivoluzione che tocca solo la parte superficiale dell’uomo. La pietra del titolo e dell’opera di Kounellis testimonia la testardaggine di un destino tragico, e ribelle rispetto qualsiasi ottimismo politico e tecnico. Ma ci sono anche altri riferimenti alla cultura russa. Ovviamente c’è Gogol’, l’autore de Il cappotto, capolavoro satirico, ma anche capolavoro tragico, poiché nel freddo della Siberia solo l’adeguata protezione offerta da questo capo di abbigliamento riusciva a rendere possibile la sopravvivenza, e nei tempi di totale miseria conosciuti dal popolo russo, a volte un cappotto valeva più dell’uomo che c’era dentro. Da sempre in Kounellis rappresenta le difficoltà e la traccia dell’uomo che c’è stato dentro, e lo ha deformato usandolo, in tante vicende di corpi, di tatto, di viaggi, di storia e dolore. Altro riferimento, più esplicito questo, va a Eijzenstein, alla carrozzina che scende le scale durante un’insurrezione popolare, una delle scene più conosciute della cinematografia mondiale. Ma al posto del bambino c’è un’invariabile pietra, che diventa il simbolo di una malvagia trasmutazione. Qua gli uomini sono cappotti (fermati da una pietra), e i bambini sono pietre, con una metamorfosi di organico in minerale fortemente indicativa. Siamo di fronte al solito ottimo Kounellis. La tragedia è anch’essa cristallizzata, catafratta, impietrita, e di fronte questo teatro della catastrofe si possono fare tutte le congetture o nessuna. Innanzi tutto ad aver finito il suo corso è la speranza. Questa opera allude a un destino tragico, poiché non conoscendo la formula della nostra mente, è impossibile lavorare per
s ▼ Jannis Kounellis, S.t., Atto unico Arsenal, Nizhny Novgorod, Russia, 2012 - Promosso e organizzato dal Centro Nazionale d’ Arte Contemporanea/Mosca, Nizhny Novgorod / RAM radioartemobile, a cura di Mario Pieroni - Courtesy: RAM radioartemobile/NCCA
la felicità, e la rivoluzione è fallita. Il binario presente nell’opera non porta a nulla, anzi è bloccato mediante un braccio di croce orizzontale, che sbarra l’ipotesi illusoria di un futuro possibile. Siamo dunque di fronte a un grande autore tragico, che ci dà però, con questa installazione, un’altra chiave di lettura della sua opera. Forse questo “impero della pietra”, che resiste a tutto l’ottimismo da Gazprom di questi spettacolari tempi putiniani, è
anticipato da tutta l’opera di Kounellis, infatti da anni usa i cappotti. Forse le sue macchie, i suoi agglomerati materici non sono altro che un’anticipazione di queste pietre, di questa disillusione. In questo modo anche le opere a due dimensioni diventano il preannuncio dello spessore di questo teatro della catastrofe, che di giorno in giorno mostra la sua ampiezza e le sue implicazioni. Paolo Aita
Galleria Alfonso Artiaco, Napoli
Ann Veronica Janssens
o spettatore che entrando negli storici L spazi della Galleria Artiaco, si trova difronte l'austerità espositiva ed il mini-
malismo delle installazioni di Ann Veronica Janssens (Folkesone GB, 1956) non può sottrarsi alla complessa interrogazione generata dal fenomeno di straniamento percettivo in cui hanno parte scientificità e tecnicismo, materia e non materia, fisica e metafisica. Un tappeto di ben 122 mattoni glitterati (Kinshara, 2012) accoglie il visitatore, producendo in lui la sensazione di affacciarsi su un cantiere edile, in cui sono disseminati materiali di costruzione - dall'impronta hi-tech - pronti per l'uso: un architrave di plexiglas gialla (Untitle-anla glass bar, 2011) adagiata in diagonale sul pavimento; un parallelepipedo di vetro specchiato (Orange, 2011) al centro della stanza; una spessa lastra di plexiglas opalescente (Magic Mirros 2012) appoggiata alla parete e, ancora, dischi di metallo lucido (Brass disc, 2010) sono i corpi/scultura attraverso i quali si dispiega il personale elogio dell'artista alle geometrie pure, alla bellezza e alla
s Ann Veronica Janssens, Installation view [courtesy Galleria Alfonso Artiaco, Napoli 2012]
sublimazione della materia e dello spazio, un'indagine complessa che rinvia alla relazione dialettica tra cosità ed entità dei corpi, nella propria mutevolezza. Attraverso un atteggiamento analitico e razionalista e al contempo emotivo ed utopico
Ann Verionica Janssens, dagli anni ottanta ad oggi, ha costituito un percorso di ricerca e sperimentazione che problematizza la natura della materia, sottratta alla sua oggettualità ed alla dimensione estetica -estrinsecata con l'intervento dell'artista
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attività espositive
RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE Galleria Bonomo, Bari
Nunzio
ensibile e acuto innovatore del linS guaggio scultoreo, Nunzio progetta da alcuni decenni opere basate sulla
relazione estetico-sensibile con la materia. Materia che diviene, nei suoi lavori, mutevolmente, metamorfica, vibrante di energia fisica/concreta, quasi carnale, sia nei legni combusti, che nei piombi, nei bronzi, nei gessi, nelle stratificazioni complesse degli interventi su carta. Tra i principali protagonisti della Nuova Scuola Romana, scultore tra i più significativi del panorama artistico contemporaneo, Nunzio – che, ricordiamo, è stato di recente vincitore del “Premio Segno d’Oro 2012” attribuitogli dalla Rivista Segno – ha sempre privilegiato il rapporto emozionale e al contempo concettuale con i materiali, accolti da forme compositivamente essenziali e percettivamente leggere, che per certi versi riconducono mentalmente ad aspetti della natura (come ebbe a dire Giuliano Briganti negli anni ottanta). Anche in occasione di questa personale alla Galleria Marilena Bonomo di Bari (con cui Nunzio collabora dal lontano 1978) – mostra inserita in un progetto espositivo di ampio respiro che propone, pressoché in contemporanea, altre due personali negli spazi romani della Galleria Valentina Bonomo e della Galleria Alessandra Bonomo – l’artista propone opere in legno combusto di grandi dimensioni, specificatamente realizzate per il luogo. Ancora una volta, con questi ultimi lavori, Nunzio trasforma la materia in forma, forma scultorea. E il legno della scultura in architettura dello spazio. Anzi, il legno diviene esso stesso spazio pieno che abita lo spazio vuoto, diviene superficie o volume, angolo o curva, vuoto concavo o pieno convesso, texture che assorbe la luce radente o lucida pelle che la rispecchia. Diviene architettura. Paesaggio. Essenza pregnante destinata ad alterare la percezione spaziale. Luogo consapevole della materia-origine di tutte le cose, capace di assumere sia le vesti dell’unicità dell’essere che le vesti dell’universalità del pensiero. Maria Vinella
7 - ponendo attenzione alle dinamiche di controllo e potere in cui l'oggetto/opera è sottoposto ed alle relazioni tra materia e spazio. Spazio inteso sia come luogo di un’esperienza sensoriale ed illusoria, sia come teatro della tangibilità, in cui ha un ruolo anche la non spazialità o la spazialità altra, cioè il vuoto. Per l'artista - scelta nel '99 a rappresentare il Belgio con l'installazione Horror Vacui alla Biennale di Venezia - la materia è dunque sostrato di ogni mutamento, di ogni movimento di forma, principio costitutivo della corporeità, pura indeterminatezza. Letta e indagata come potenza, nella sua assenza e presenza, nella sua dimensione effimera e refrattaria, ogni qualità intrinseca alla materia perde e sconfessa se stessa, divenendo per l’artista campo di riflessione e rivelazione. La forma, il colore, lo spazio, la consistenza sono agenti che incidono sul processo periodico di acquisizione, perdita o rinnovo di esseitas – identità - in relazione al contesto. «In effetti», afferma la scultrice, «indago la permeabilità dei contesti […] propongo una forma di decostruzione che frammenta la nostra percezione di questi contesti [...]», generando un'azione che la stessa definisce “politica” e descrivendo le sue opere come “proposte di scultura”; studi ed esperimen-
s Nunzio, Senza titolo, 2012 [piombo su legno - cm. 64x 80] ▼ Nunzio, Senza titolo, 2011 [combustione su legno - cm. 225 x 115 x 60]
Fondazione Rocco Spani, Taranto
Arte nel sociale a Fondazione Rocco Spani di Taranto, L da quasi venticinque anni, si occupa di promuovere e realizzare momenti di aggre-
ti basati su fatti tecnici o scientifici, in cui cambia di volta in volta solo la scelta dei materiale ed il medium con il quale manifestarli, rimanendo immutato il modus operandi e l'indole dello sguardo. Se nel suo esordio napoletano con Artiaco, datato al 2007, l’artista, ci offriva suggestioni con sculture fatte di luce, giocando sull'equivoco percettivo di corpi impalpabili dal forte impatto emozionale, sculture che scomparivano e riapparivano con il semplice clic di un interruttore. In questa - come nella precedente mostra del 2010 - la Janssens, sceglie un nuovo registro, quello logico e sperimentale, mantenendo invariato il nodo focale del suo lavoro: “la percezione individuale”, che genera di volta in volta inedite prospettive di lettura e questioni. Apparente negazione, ma sostanziale continuità di questo nodo focale è anche l'istallazione video che completa la personale, visibile nella Project, dove è linguaggio mediatico, con le sue suggestioni, a parlarci della materia lieve ed evanescente, offerta all'occhio dello spettatore, nel suo sgretolarsi e consequenziale acquisizione di un nuovo status; i corpi diventano nebulose, pulviscoli leggeri che si dilatano nello spazio secondo dinamiche proprie ed indipendenti, fondendosi con esso e con i suoi vuoti. Raffaella Barbato
gazione e di socializzazione, all’insegna del metodo munariano di educare e “giocare con l’arte”. E proprio attraverso l’arte, cerca di intessere un dialogo costruttivo, una reale possibilità di incontro e confronto con le nuove generazioni, maggiormente esposte alle incertezze del futuro. L’obiettivo è ri-creare “la luce” nei nuovi valori sociali e culturali - afferma Giovanna Tagliaferro, direttore della Fondazione - favorendo la qualità della vita all’insegna di una rivoluzionaria Verità. Così la luce si sposa con la verità, dando avvio - negli spazi della Biblioteca civica Pietro Acclavio di Taranto - alla rassegna intitolata “La Verità è Luce”, che presenta i lavori di artisti emergenti (J.S. Alessio, M. Bagliato, B. Basile, A.M. Battista, B. Bonfilio, K. Cardone, M. Cariati, M.G. Carriero, M. Costa, F. Cotognini, M.R. Cozza, D. De Mitri, M.E. Diaco Mayer, G. Duro, Ellepluselle, A. Fonte, C. Giannuli, E. Laraia, S. Lazzarini, M. Mantegazza, S. Manzi, D.M. Mirabella, M. Palumbo, S. Pellegrini, S. Piccinini, S. Poe, M. Puleo, M. Ravenna, R. Soccio, F. Speranza, L. Vadalà, M. Vitturini, D. Zambò), animati da un grande impegno etico, volto a rifondare la problematica società in cui viviamo. Se si scorge “Tutt’attorno l’infuriare del presente” - per citare le parole del poeta Antonello Cassano, che omaggia con i suoi versi le opere in mostra - tali opere mantengono alta la speranza, esprimendo una personale propositività, attraverso una visionarietà fresca e atipica. Ulteriori quesiti sono aperti - restando insoluti - dal nutrito carnet di intellettuali invitati a donare il proprio contributo (Paolo Aita, Antonio Basile, Andrea Romoli Barberini, Giorgio Bonomi, Simona Caramia, Antonio d’Avossa, Luigi Paolo Finizio, Janus, Silvano Trevisani), i cui pensieri profondi provano ad enucleare l’intricato rapporto tra arte, verità e menzogna. Altre suggestioni sono evocate dai lavori dei bambini di cui si occupa la Fondazione: i loro elaborati danno vita ad una mostra didattica, in cui fantasia, immaginazione e creatività sono protagoniste. Ultimo momento di riflessione: l’operavideo “Codice Bianco, limite di zona” di Giulio De Mitri, che racconta «Una storia millenaria...una favola vera», un viaggio che interseca le immagini della Taranto attuale (e della Fondazione Rocco Spani) tra illusioni e realtà. Guida spirituale di tale viaggio è una bambina-angelo, che osserva e opera, che pacifica con il suo sguardo puro e innocente, stringendo a sé una colomba bianca. Petruzza Doria ESTATE 2012 | 241 segno - 55
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Museo di Scienze Naturali, Torino
Silvio Vigliaturo, Amazzone inseminazione artificiale, scultura
’arte di Silvio Vigliaturo ha una granL de peculiarità: anche quando affronta delle tematiche di disperata attualità,
forma di installazioni (Help! e La lunga marcia), di personaggi (Adamo ed Eva), busti e volti di vetro e dipinti di grandi dimensioni (Il grande nido e Festa sui prati). L importante è non fermarsi al primo suggerimento, ma proseguire fino al termine del discorso e fare una sintesi di tutto ciò che si è visto, delle esperienze che l artista è stato capace di regalare. L intera mostra è una presa di posizione contro i nichilismi, i relativismi e i frammentarismi assiologici. Solo se presi nel complesso della mostra che li raccoglie, i singoli suggerimenti artistici si profilano come una soluzione effettiva ai drammi del XXI secolo, una raccolta di valori fondamentali che hanno accompagnato l’uomo sin dalla sua comparsa sulla terra. La famiglia, nell’esempio ancestrale di Sarah e Abramo, come suggerisce l’installazione di quattro sculture Matrimonio bifronte, la natura, rappresentata dal maestoso fico d’india di Mediterraneo, e ancora, la bellezza, ideale che immancabilmente muove il fare artistico di Vigliaturo e che egli restituisce negli incanti cromatici delle sue opere, sono le basi primordiali su cui cominciare a costruire una nuova umanità. Andrea Rodi
Studio d’Arte Raffaelli, Trento
a piccoli passi, a spostamenti minimi, carichi però di una consapevolezza e di uno spessore decisamente fuori moda di questi tempi, in cui la ricerca dell’evento inoltra verso una spettacolarità effimera tanti autori. La ricerca di Lucilla Catania è silenziosa e senza tempo, intrattenendo un dialogo essenziale con gli elementi basici del nostro mondo. L’orizzonte, la luce, la gravità, l’erosione sembrano essere più che i componenti, addirittura gli attori, di un processo che genera opere come se fossero minerali o vegetali. Il volume si pone come una presenza, e noi intratteniamo un dialogo con queste opere con la stessa ispirazione che ci pervade scalando una montagna, o esplorando una grotta. Qui il tempo non esiste, e l’accadere personale è continuamente confrontato con ciò che da millenni accade allo stesso modo. Nonostante questo ambito di ricerca sia non dialettico, esistono però delle fasi nel processo creativo di Lucilla Catania. Nel suo primo periodo l’entità materiale della scultura era caricata di valenze politiche di opposizione, quasi che i poveri materiali utilizzati volessero svelare l’inconscio delle architetture che abitiamo. Nel successivo invece si configura compiutamente il suo sereno e rigoroso naturalismo. Nell’esposizione cosentina si possono apprezzare opere la cui complessità sembra mimare l’articolazione del comporre architettonico, e la linearità, tipica di questa scultrice, si ritrova solo nella leggibilità dei volumi. Queste opere documentano una stagione che termina nel 2001. Completano l’esposizione di Cosenza un nutrito gruppo di disegni. Questi sono tipici della mano di una scultrice, ma hanno una loro puntuale identità, ponendosi a metà tra il disegno preparatorio, o di progetto, e una realizzazione segnica autonoma. A modo loro sono il racconto di un modo di essere e di proporsi della scultura, infatti si leggono anche i segni del peso sulla superficie che ospita questi volumi disegnati. Il risultato espositivo è di grande godibilità, merito di un ricercato equilibrio tra la presenza e l’entità dell’opera e la dimensione dei locali. Paolo Aita
Silvio Vigliaturo come in questa mostra, Help! che trova nella Crisi il suo principale tema, lo fa con una leggerezza di spirito di cui grandi filosofi del calibro di Voltaire e Nietzsche sarebbero andati estremamente fieri. Essa riverbera tanto nello stile, in quel segno sinuoso e inconfondibile che dai dipinti si specchia nelle sculture in vetro, che nel dipanarsi del discorso affrontato in mostra. Ognuna delle 25 opere che compongono questa personale (dal 25 maggio al 1 luglio), è il singolo capitolo di un racconto che trova nella redenzione, in una risurrezione tutta umana, il suo motore immobile. Sin dai primi episodi, segnati dall angoscia necessariamente provata da chiunque affronti la realtà quotidiana con spirito di verità, la voce di Vigliaturo è stentorea, non trema di costernazione di fronte alle difficoltà, forte di chi nutre una sincera speranza nella possibilità di uscire vivi da questo impasse globale. Le soluzioni non mancano, dunque, e l’artista le raccoglie e le dissemina all’interno del percorso espositivo, ideato da Vigliaturo insieme ai curatori Cinzia Folcarelli e Andrea Rodi, sotto
Laura Paperina ono tutti del 2012 i lavori realizzati S da Laurina Paperina per la sua prima personale allo Studio Raffaelli. La
mostra si apre con una grande capanna ispirata alla tenda Everybody I ever slept with di Tracey Emin, tappezzata all’esterno da personaggi amati e odiati dell’arte, della musica e dei cartoni animati su cui troneggia la scritta al neon (altro riferimento a Bruce Naumann) “Zio Pork”. Ecco il nuovo motto della Paperina, direttamente dal gergo da bar, che riassume la resa, l’insofferenza (e sarcastica invidia) verso le stars iconoclaste della società dello spettacolo. Se spesso si crede che il suo lavoro banalizzi eccessivamente la produzione culturale è forse perché non vi si riconosce una forma di citazionismo colto (dadaista) e la testimonianza della ricorsività dell’arte nel riflettere su se stessa. All’interno della capanna si palesa Shitman (tutte le arti hanno rilasciato esempi illustri, fino a South Park): colpevole della fine del mondo e spontaneamente contro, nato in un bagno pubblico e per caso contaminato da scorie nucleari, si aggira per il pianeta affogando di se stesso bambini, carroarmati, città, per propagarsi poi nell’universo. È questo un nuovo tipo di inquinamento? Lo è senza dubbio, ma dietro di lui non si cela forse la sovrastruttura di tutto il sistema? O la Paperina stessa? Di certo questa è una posizione troppo “impegnata” che l’artista deve assolutamente dissimulare. Nella sala a fianco, affissi su un grosso mostro con tre occhi alla Keith Haring, Laurina presenta un’altra giostra di critiche su Frida Kahlo, McCarthy, Beuys, Warhol-Basquiat, Cattelan, Kippenberg, Duchamp, Fischi&Weiss, AbramovichUlai, Baechler (rappresentato dalla stessa Galleria). Altra novità sono gli interventi su copertine di vecchi vinili (colonne sonore di film anni settantaottanta, tra gli altri E.T., Highlander,
s Laura Paperina, Joseph Beuys, 2012 [mixed media on cardboard - cm. 20 x20]
s Laura Paperina, Clockwork orange, 2012 [mixed media on LP cover - cm. 31,5 x 31,5]
Arancia meccanica,Manhattan, che la Paperina “imbratta” e ridicolizza come farebbe un adolescente alla fermata del tram. Ha lo stesso “Riso cinico” del suo conterraneo Fortunato Depero, quello ambiguo del pagliaccio. Veronica Caciolli Vertigo, Cosenza
Lucilla Catania ell’opera di Lucilla Catania l’orgaN nico e il lineare trovano una sintesi perfetta. Il dialogo con le forme naturali di questa grande scultrice trova ogni giorno motivi di ampliamento e di approfondimento. La sua linea di ricerca procede
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RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE franzpaludetto, Roma - Torino
Hermann Pitz li spazi di Franz Paludetto a ToriG no e Roma ospitano, a partire dal 25 maggio, due personali di Hermann
Pitz, in contemporanea con un’altra sua mostra allestita negli splendidi ma più impegnativi saloni del Castello di Rivara. Tre sedi per un unico progetto che vuole fare il punto sulle tematiche e le linee di sviluppo della produzione dell’artista tedesco (Monaco 1956) avvalendosi sia di lavori degli anni Novanta che di opere più recenti. Il filo rosso che unisce le tre mostre e ci consente di leggerle in una dimensione di sicura continuità è quello di una costante esplorazione del rapporto arte/architettura portata avanti assieme ad una penetrante riflessione sullo statuto dell’immagine nell’era della riproduzione fotografica. Pitz nell allestire le sue mostre sente il bisogno di relazionarsi con lo spirito dei luoghi secondo un doppio registro di considerazioni, per così dire, inverse e complementari: da una parte egli assume l’opera come azione dall altra concepisce l’ambiente come parte integrante dell opera stessa, che verrà così ad essere caratterizzata da una sua qualità intrinseca anche se legata ad una preesistenza. Ne consegue che alle diverse problematiche che nascono dall’interrogarsi sul rapporto riproduzione-rappresentazione egli sia portato a cercare le sue risposte misurandosi sia con spazi esterni (si pensi all’occupazione di luoghi urbani con gli interventi site-specific del Buro Berlin) che con spazi interni, ( come nel caso del progetto per la sala di Documenta IX a Kassel ) o anche con spazi di soglia ( come nel caso della Finestra a Rivara, che è un diaframma pur continuando ad essere architettura). Dall’indagine sulle modalità percettive applicata alla dialettica contenitore/contenuto nasce poi, inevitabilmente, anche una visualizzazione dello spazio alterata da illusioni ottiche, lenti d’ingrandimento, fenomeni di rifrazione e distorsione, ed una tensione tra spazio reale e spazio descritto, innescata sapientemente tramite modelli di oggetti o attrezzature fotografiche che suggeriscono dimensioni spazio-temporali “altre”. Quanto all’installazione presentata a Roma, intitolata Image Generator, 2000, essa è composta da 24 stampe fotografiche su laminato plastico tutte della stessa misura, realizzate durante un primo sopralluogo ai depositi dell’Istituto de Història da Ciencia e da Técnica, del Museo Nacional de la Ciencia y la Técnica di Coimbra, sopralluogo effettuato in vista della progettazione di una esposizione (realizzata, più tardi, nel 2000) nella quale avrebbe dovuto essere presentata per la prima volta la collezione del Museo. In quella occasione sono nate le prime composizioni di oggetti relativi delle tecniche del passato, lavori attraverso i quali Pitz ha cercato e cerca di trovare un punto di congiunzione tra la qualità specifica ed irriducibile del suo mondo di riferimento e la possibilità di una significazione più ampia. Naturalmente il termine composizione non va inteso qui come assemblaggio decorativo estetizzante, ma come il prodotto di uno sguardo attivo che si posa su manufatti specialistici strappati all’oblio ed alle ingiurie del tempo con l’occhio prensile di chi è abituato a
Hermann Pitz, Installation view in sequenza: galleria Paludetto e Castello di Rivara [courtesy franzpaludetto & castello di Rivara]
ritrovare la bellezza laddove essa sembra essere sparita, la dignità tra le macerie della sopraffazione, il sentimento nel deserto della routine. Non è dunque un caso se le foto in questione sono ancorate con catenelle di varia misura a due barre di metallo attaccate alla parete in modo tale da consentire di spostarle e ricombinarle secondo una vasta gamma di possibilità. L’artista le definisce “nuvole” di immagini proprio perchè ogni singolo pezzo può essere spostato da un punto all’altro, orizzontalmente o verticalmente, esattamente come le “nuvole” che
vagano nel cielo. Presentate per la prima volta nell’Haus Lange del Museo di Kriefeld nel 2001. le nuvole di Piz hanno ora ritrovato a Roma, nello spazio di Franz Paludetto un ulteriore luogo a loro congeniale, situato nel quartiere San Lorenzo, vicino al dismesso Pastificio Cerere (divenuto sede di Studi di artisti e di gallerie d’arte). Un luogo che, tenendo conto del suo passato “industriale” ha suggerito all’autore l’idea di reintitolare la mostra Analogia di Coimbra. Lucia Spadano ESTATE 2012 | 241 segno - 57
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Dall’Arte nel sociale al Teatro d’artista
a stagione dell’arte sociale basata L sull’operatività estetico-processuale agita nel territorio, teorizzata in Italia
Mara Coccia Arte Contemporanea Roma
Rocca delle Macie
Fondazione Studio Carrieri Noesi, Martina Franca
Claudia Peill
Premio Zingarelli
la mostra di Claudia Peill Itesa,mponente presso lo spazio romano, molto atdopo un silenzio abbastanza
lungo, che testimonia una riflessione ponderosa. E del silenzio queste opere portano le stigmate: si tratta di tersi lavori, ognuno realizzato in un lussuoso monocromatismo pittorico e fotografico, ed hanno fondamento nell’arte classica della città. Sono infatti prelievi fotografici dall’architettura e dalla scultura. In seguito sono virati, e lo stesso colore si può leggere “in purezza” in uno dei due distici che compongono l’opera. E’ una riflessione sui concetti di composizione e attrazione, infatti lo spettatore è indotto a cercare la legge che sottostà alla scelta del colore che vira i frammenti prelevati, e riflette su quale tipo di comunicazione articolino le due parti dell’opera, molto differenti tra loro. Il risultato è solo apparentemente sereno, per l’evocazione della autorevolezza dei frammenti usati, e che solo per una citazione può appartenere alla contemporaneità. A prevalere infatti è la dissociazione, che parla del nostro dissidio anche in queste opere solo apparentemente pacate, ben presentate dal saggio di Alberto Dambruoso. Paolo Aita
negli anni Settanta da Enrico Crispolti, alimentò gli “Incontri di Martina Franca” organizzati per tre anni consecutivi dallo Studio Carrieri nei mesi di settembre del 1979-1980-1981. Gli Incontri si svolgevano – nel segno dell’incrocio arte e vita – tra le corti e i vicoli del borgo antico cittadino con azioni performative, interventi socio-politici, teatro d’artista e teatroimmagine, esperienze varie documentate mediante la fotografia (strumento d’analisi sociologica ma anche strumento creativo) e furono frutto del rapporto privilegiato dell’arte con il dato antropologico e con la relazione plurisensoriale (nel contesto primario della natura e in quello urbano). Organizzate con la cura e il coordinamento di Crispolti, affiancato nelle ultime due edizioni da Vittorio Fagone, le sperimentazioni martinesi si collocavano, accanto ad altre eccezionali esperienze italiane degli stessi anni, sulla scia dell’estetica degli anni Settanta, che intendeva scardinare e superare le convenzioni di un sistema artistico esclusivo. La rottura dei paradigmi connessi all’opera ‘chiusa’ tra le mura del museo/galleria condusse – mediante il salto nel vuoto della riflessione concettuale – ad una operatività ‘aperta’, alla disseminazione dell’opera stessa nel quotidiano e all’assunzione alternativa di nuovi media linguistici potenziati dalla sensorialità del corpo, del suono, dell’immagine, della parola ecc. Come affermava Fagone in uno dei seminari del settembre 1980: “L’artista (…) viene invitato [ancora] ad intervenire sul museo, dimenticando che la realtà culturale della nostra civiltà è più complessa”. Così facendo, non c’è incidenza dell’arte nel sociale. O meglio l’incidenza è marginale. Invece, come già dimostrò il lavoro dello Studio Carrieri trent’anni fa, sempre più ineludibile si fa nel presente la necessità della
a scenografia è quella della maL gica e prestigiosa Rocca delle Macìe, azienda vitivinicola e luogo
s Claudia Peill, Scirocco d’estate 2011 [tecnica mista su tela e base fotografica - cm. 120x120] courtesy Mara Coccia, Roma ▼ Claudia Peill, Linea d’ombra courtesy Mara Coccia Arte Contemporanea, Roma
senza tempo, lo spettacolo andato in scena è quello del Premio di Pittura Zingarelli Rocca delle Macìe arrivato alla sua seconda edizione. Nato da un’idea di Raimondo Galeano, a cura di Simona Gavioli, il concorso si conferma come un evento di punta per le giovani promesse della pittura italiana e internazionale. Il Premio Zingarelli Rocca delle Macìe nasce nel 2010 grazie alla passione della famiglia Zingarelli per l’arte e vede le ragioni della sua esistenza nella storia dell’azienda: Italo Zingarelli, alla cui memoria è dedicato il premio, ha dedicato tutta alla sua vita all’arte e al vino. Il noto produttore cinematografico è riuscito a realizzare i suoi desideri partendo soltanto dai suoi sogni, diventando una figura chiave del cinema italiano con la sua casa di produzione e di distribuzione e fondando un’azienda che oggi è sinonimo di Chianti Classico in tutto il mondo.
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attività espositive
RECENSIONI E DOCUMENTAZIONE
< Pietro Coletta, “Phanein” Intervento nello spazio urbano, 1979
s Orlan, Incontro di Martina Franca, 1981
▼ Orlan, Ètude documentaire nr. 30 - Mise en scene pur une Saintè, 1979
7 contaminazione e dello sconfinamento, della trasgressione ma anche dell’inclusione e della mobilità delle frontiere (linguistiche e non solo). Proprio questa delicata fase di passaggio dell’arte contemporanea è documentata nella significativa mostra “Dall’Arte nel Sociale al Teatro d’Artista” dedicata agli “Incontri di Martina 7 Proprio dalla tenacia di Italo Zingarelli nasce il desiderio della sua famiglia di ricordarlo attraverso un premio che, da una parte valorizzi i giovani e li incoraggi a credere nel proprio talento, così come ha sempre fatto il self made man scopritore della coppia cinematografica formata da Bud Spencer e Terence Hill, e dall’altra, confermi come l’arte sia legata alla terra, al vino, all’olio e di conseguenza alla vita dell’uomo. Oggi l’azienda è nelle mani dei figli Sergio, attuale presidente, Sandra e Fabio e la nuova generazione, con i nipoti Andrea e Giulia, pronti a pren▼ Chiara Sorgato, Le radici [olio su tela; cm. 60x70]
s Mauro Staccioli, Triangolo, 1979 [laterizi, ferro e cemento]
▼ Christina Kubisch - Fabrizio Plessi, Tam Tam, 1980
Franca”, a cura di Lidia Carrieri e Anna D’Elia, con la collaborazione di Stefano Taccone. La mostra raccoglie opere, video, fotografie e preziose testimonianze scrittografiche di Mirella Bentivoglio, Enrico Cattaneo, Pietro Coletta, Mimmo Conenna, Mario Costa, Mario Cresci, Giuseppe Desiato, Fabio Donato, Gruppo
s Marta Mancini, Senza titolo, 2011
derne il testimone. Il progetto culturale targato Rocca delle Macìe, patrocinato dalla Provincia di Siena e dal Comune di Castellina in Chianti, ha portato sotto i riflettori diciannove giovani promesse della pittura italiana ed internazionale (Mirko Canesi, Maria Grazia Carriero, Luna Corà, Luca Cruz Salvati, Laura De Barba, Ilaria Del Monte, Raffaele Fiorella, Pierluigi Lanzillotta, Marta Mancini, Ignazio Mortellaro, Luca Moscariello, Martine Parise, Sergio Picciaredda, Vittoria Ramondelli, Riccardo Ruberti, Renato Rubini, Mattia Scappini, Chiara Sorgato, Enatalem D. Zeleke, segnalati da qualificate gallerie e accademie e da prestigiosi critici
Salerno’75, Christina Kubisch, Laboratorio 3, Leonardo Mosso, Orlan, Antonio Paradiso, Fabrizio Plessi, Franco Summa, Mauro Staccioli, Giovanni Tariello, Antonio Tateo, Giuliano Zosi (in catalogo testo critico di Anna D’Elia, intervista a Enrico Crispolti di Stefano Taccone, testimonianza di Vittorio Fagone). Maria Vinella d’arte e curatori) che hanno sviluppato con le loro opere il tema “Il giardino dei Getsemani”, elaborando ognuno la propria interpretazione con differenti tecniche pittoriche. Olio, acrilico, matita, china ma anche contaminazioni materiche come vinile, feltro, piombo fuso e licheni tracciano ed esaltano il lungo e appassionato cammino che unisce olio e arte. La storia dell’ulivo infatti è profondamente legata a quella dell’uomo in un vortice in cui si alternano sacro e profano, riuscendo a convivere in quello che è diventato l’alimento base della cucina mediterranea e il simbolo per antonomasia della vita. Peculiarità del concorso è la giuria popolare: il Premio istituzionale Zingarelli Rocca delle Macìe 2012 verrà assegnato infatti all’opera maggiormente votata dal pubblico che, visitando la mostra nei prossimi mesi, potrà lasciare il proprio voto in un’urna apposita sigillata da un notaio. Oltre al premio istituzionale la famiglia Zingarelli consegnerà il Premio Speciale Famiglia Zingarelli all’opera che sentiranno più vicina e in sintonia con la loro storia. Il catalogo, edito da Damiani, offre la visione di tutte le opere in mostra con schede critiche. Maria Letizia Tega ESTATE 2012 | 241 segno - 59
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Il mondo salvato dagli artisti: Alberto Burri on è infrequente, nell’ambito del N sistema dell’arte e della cultura in senso più esteso, constatare quante
figure, quanti critici, più o meno autorevoli, amino autoattibuirsi, a volte ‘forzatamente’, frequentazioni illustri o rapporti di conoscenza, quando non di amicizia, con grandi artisti di fama internazionale. E’ per questa ragione che chi scrive ha preferito riportare, nell’incipit di questo ripercorso dedicato all’opera di Alberto Burri, una testimonianza diretta di Francesco Moschini, che con il maestro ha costruito nel tempo una relazione fatta di incontri, di occasioni espositive dedicate, di riflessioni critiche. Ricorda Moschini in una nostra recente conversazione [cit.] «Ho conosciuto personalmente Alberto Burri nei primi anni Settanta. Erano gli anni in cui alla GNAM Galleria Nazionale d’Arte Moderna, dove ero stato selezionato come giovane collaboratore in formazione, grazie ai buoni uffici con lettere di presentazione di Bruno Zevi e Giulio Carlo Argan, avevo cominciato, con Ida Panicelli, ad occuparmi di didattica per le scuole, di video-documentazione per la saletta predisposta per le proiezioni didattiche voluta da Palma Bucarelli, e di piccole mostre, ospitate nelle stesse sale espositive del museo, dedicate a rotazione a “l’Opera del giorno” da me iniziata con il mio saggio dedicato a Egon Schiele, pionieristico in quegli anni, dato che non esisteva fino ad allora nessun testo italiano sul grande artista viennese. Dai primi esiti pubblici di questo mio impegno è derivato il mio rapporto iniziale con un personaggio straordinario come Libero Bizzarri, regista televisivo di grande finezza culturale cui per altro ora è dedicata l’omonima Fondazione a San Benedetto del Tronto. Fu lui a propormi di realizzare, sotto la sua regia, documentari d’arte di cui io sarei stato il consulente scientifico e culturale nonché l’autore dei testi. L’occasione era per me una svolta vitale per le frequentazioni che mi permetteva e per le piccole somme che cominciavo a ricevere grazie al supporto finanziario per realizzare questi documentari di un gigante buono come Italo Zingarelli, il produttore che ci auguravamo sempre continuasse a fare “buoni incassi” con i suoi film con Bud Spencer e Terence Hill. Fu proprio per uno di questi documentari che chiamai Alberto Burri e che cominciai il mio rapporto con lui. Andai a trovarlo per la prima volta, con Giovanna De Feo nel suo eremo, tra le montagne, vicino a Città di Castello. La sua grande disponibilità e generosità si andava traducendo in sempre più reiterati incontri che prevedevano comunque sempre piacevoli mangiate da “Primetto”, al Castello dei Sorci, o alla “Carabiniera”. Ma fu anche una delle rare volte, preceduta, mi pare di ricordare, solo da un’altra occasione con Giovanni Carandente, che Burri acconsentì a farsi riprendere a lungo nel suo “deposito” situato sotto casa sua. Per sdebitarmi della sua generosità volevo ricompensarlo con un documentario “interminabile”, per cui chiesi a Libero Bizzarri di continuare le riprese, a distanza di mesi e poi di anni, in occasione delle mostre di grande respiro che Burri andava ormai facendo, lavorando
Invito della mostra ‘Alberto Burri. Le opere e i giorni / Lo spazio / La scena / Le opere 1969-1985’, tenutasi presso la A.A.M. Architettura Arte Moderna nel 1985. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
ad interi cicli volta per volta progettati e dedicati agli spazzi nei quali sarebbe stata ospitata la mostra: da “Viaggio” per gli ex Seccatoi del tabacco di Città di Castello, a “Orti” per Orsanmichele a Firenze, a “Sestante” per l’Arsenale di Venezia. Libero Bizzarri si stancò presto dei miei estenuanti rinvii a chiudere il documentario, rinunciò alla regia che lasciò a me medesimo e mi ritrovai pertanto da solo nelle diverse tappe di continuazione del documentario, solo con il nuovo produttore, il curioso Agostino Di Ciaula, e un “improbabile”, nella sua “terribilità” ma bravissimo operatore e
fotografo Gianfranco Sfondrini. Di tutto ciò ho perso poi le tracce, ma non la memoria». La conclusione di questa straordinaria esperienza, di cui ci si rammarica non poter apprezzare l’esito ma che è importante per aver dato l’avvio ad un ventennio punteggiato da occasioni di interferenza, di sovrapposizione tra il percorso artistico di Burri e le attività culturali dell’A.A.M. Architettura Arte Moderna, coincide proprio con la fondazione della stessa Galleria. Prima tra tutte le iniziative dedicate dall’A.A.M. al maestro di Città di Castello andrebbe qui ricordata la mostra
Due immagini dell’allestimento della mostra ‘Alberto Burri. Le opere e i giorni / Lo spazio / La scena / Le opere 1969-1985’, tenutasi presso la A.A.M. Architettura Arte Moderna nel 1985. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
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memorie d’arte DOCUMENTAZIONE
personale ‘Le opere e i giorni’, del 1985, con cui si proponevano una serie di lavori, selezionati in relazione agli spazi per i quali gli stessi erano stati pensati, intendendo stabilire una continuità tematica tra la spazialità in cui le opere andavano a collocarsi e quelle delle opere stesse. Il presupposto di tale impostazione curatoriale si identificava con la constatazione, nell’ambito di un ripercorso critico di un quindicennio di lavoro dell’artista, dai primi anni Settanta alla metà degli Ottanta, della presenza nella sua produzione pittorica e in quella scultorea di continui rimandi tra la complessità spaziale della pittura, quella più consueta ma declinata in maniera inusuale della scultura e quella, infine, più enigmatica, della visione scenica, che Burri aveva avuto modo di sperimentare in diverse occasioni. Venivano presentati, in un allestimento che nello spazio della galleria di via del Vantaggio appariva volutamente ‘denso’, compresso, proprio a sottolineare le influenze, le relazioni e reciproci rimandi tra le opere, i bozzetti originali dell’artista per i cicli pittorici di quegli anni. Riconoscendo negli interventi per il chiostro di S. Francesco ad Assisi o la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma i primi segnali di un atteggiamento incline alla costruzione di un rapporto tra lo spazio e l’opera, che avrebbe progressivamente aggiunto all’individualità, alla ‘completezza’ dei lavori degli anni Cinquanta e Sessanta un plusvalore derivante da una precisa collocazione nello spazio dei lavori, all’A.A.M. veniva proposta una lettura visiva che procedesse non per singole opere ma per cicli unitari. Tra questi si ricordano quello per gli essiccatoi del tabacco di Città 7 di Castello, oggi parte integrante della
Un’immagine dell’allestimento della mostra ‘Percorsi nel moderno e nel contemporaneo’, curata dall’ A.A.M. Architettura Arte Moderna, tenutasi presso La Terrazza Frau di Spoleto nel 1991. Fotografia di Roberto Bossaglia. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
Collezione Fondazione Palazzo Albizzini, quello per Orsanmichele, di cui veniva esposto anche il modello ligneo, quello per i cantieri navali della Giudecca a Venezia. Altri cicli venivano invece raccontati attraverso fotografie e bozzetti, come nel caso delle sculture per Kassel e S. Paolo del Brasile, delle scenografie teatrali o del grande cretto di Gibellina. Ed è a proposito di questi ultimi lavori, da quello fiorentino a quello di Città di Castello, a quello siciliano, che è opportuno rievocare due testi di Francesco Moschini pubblicati sulla rivista Gran Bazaar, importanti per aver sottolineato il ritorno dal Burri impegnato nella spe-
rimentazione materica, concentrato sui cambiamenti di stato delle sostanze sollecitate dal calore o dalla reazione chimica, all’artista che riscopre una predilezione, riscontrabile nelle prime opere, per l’impaginazione del campo visivo ottenuta attraverso il ricorso all’intervento manuale, la cui impercettibilità si traduce, sul piano figurativo, nella predisposizione di asettiche, inossidabili scansioni del campo pittorico, determinate da piccoli scostamenti di lamiere o velature di colore stratificate. Ricompaiono, in questi cicli, tecniche e materiali che sembravano abbandonati. Vi si ritrova quindi il polivinile, che ha rinunciato agli effetti
Due immagini dell’allestimento della mostra ‘Alberto Burri. Le opere e i giorni / Lo spazio / La scena / Le opere 1969-1985’, tenutasi presso la A.A.M. Architettura Arte Moderna nel 1985. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
Un’immagine dell’inaugurazione della mostra ‘Alberto Burri. Le opere e i giorni / Lo spazio / La scena / Le opere 1969-1985’, tenutasi presso la A.A.M. Architettura Arte Moderna nel 1985. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
Un’immagine dell’allestimento della mostra ‘Progetti d’opera. Dalla riflessione teorica al progetto realizzato’, in corso presso lo spazio mostre del FG Tecnopolo. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
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dirompenti o di lacerazione fisica della materia per restituire, della stessa, una ‘preziosità’ diversamente inafferrabile: un filo d’acciaio che increspa appena la già mossa superficie concentra l’attenzione su un grande vuoto centrale, che come una visione si apre di fronte ai nostri occhi per poi richiudersi in un ermetico silenzio. Vi si riscopre, ancora, il legno pressato dei cellotex, che nel suo autonomo darsi appena solcato da leggere incisioni tracciate con sicuro ed ampio gesto a costruire campi e poli visivi che costringano alla stessa ampiezza di sguardo, con una precisa spinta verso la comprensione totale dell’opera, tende a farsi supporto di una complessa operazione di costruzione visiva. Su di esso, l’acrilico si impone con le proprie impronte ossessive facendosi elemento di misurazione, a stemperare la preziosità dell’oro, o si distende fino a ricostruire un repertorio di immagini affioranti che, quali gigantesche, monolitiche costruzioni, diventano strumento di riferimento per un’attività volutamente ricondotta ad un proprio ‘grado zero’. Non diversamente dai due cicli appena menzionati, anche il grande cretto per la valle del Belìce sottende l’intento di una lucida operazione progettuale, che trova nel calcolo soppesato di ogni possibile risultato, nel non concedersi alcun esito imprevisto, la propria regola fondamentale. Concepito come un polittico suddiviso in tre fasce verticali, il cretto gibellinese rappresenta una sorta di revisione concettuale di tutti i precedenti, per almeno tre ragioni. In primo luogo per il suo presentarsi non come elemento unitario ma quale composizione seriale. Secondariamente per la scomparsa di ‘sommovimenti’ al suo interno, per l’assenza di quel naturalistico infittirsi di alcune zone, più o meno essiccate, che aveva contraddistinto i primi cretti. Infine, per il rigore nel controllo del ‘ritrarsi’ della materia, guidata, nella definizione delle proprie scissioni, da un disegno perentorio e metricamente prestabilito dei limiti fisici dell’opera. Nei primi anni Novanta, immediatamente successivi all’interruzione dei lavori
Un’immagine del ‘Grande Ferro R’, realizzato da Burri a Ravenna nell’ambito dell’iniziativa ‘Progetti d’opera. Dalla riflessione teorica al progetto realizzato’, curata dall’A.A. M. Architettura Arte Moderna. Fotografia di Aurelio Amendola. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
per il Grande Cretto, la A.A.M. torna a lavorare con Alberto Burri, curando due grandi interventi dell’artista a Ravenna. Il primo e più conosciuto tra questi, probabilmente perché il solo dei due realizzato, è una grande scultura in ferro da collocarsi nel piazzale antistante il pa-
lazzo della arti e dello sport ‘Mauro De Andrè’. Richiamandosi alla tematica del teatro cara all’artista già a partire dalle esperienze dei primi anni Ottanta, tra cui si ricordano il ‘Teatro continuo’ e il ‘Teatro scultura’, il ‘Grande Ferro’ ravennate chiarisce il senso della costruzione
Un’immagine dell’allestimento della mostra ‘Progetti d’opera. Dalla riflessione teorica al progetto realizzato’, in corso presso lo spazio mostre del FG Tecnopolo. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
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memorie d’arte DOCUMENTAZIONE
Due immagini del ‘Grande Ferro R’, realizzato da Burri a Ravenna nell’ambito dell’iniziativa ‘Progetti d’opera. Dalla riflessione teorica al progetto realizzato’, curata dall’A.A. M. Architettura Arte Moderna. Fotografia di Aurelio Amendola. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
Il testo di Francesco Moschini sul Grande Cretto di Gibellina, pubblicato nel 1981 dalla rivista Gran Bazaar. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
di una scena il cui oggetto è costituito dall’ideale visione, oltre la pineta, del lido di Classe. Esso, tuttavia, rompe la continuità enunciata nella scultura del 1984, pur riproponendone lo schema planimetrico circolare, trasformandosi 7 da un lato nella rievocazione figurativa
Alberto Burri con Francesco Moschini, Gian Paolo Tocchio e Carlo Maria Sadich durante un sopralluogo a Ravenna. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
di una carena navale stilizzata, rovesciata ed emblematicamente aperta verso i lidi, dall’altro diviene la rappresentazione di un processo nel tempo che si sostanzia nella metafora del rudere. Elementi quali la linea spezzata o il ponte interrotto sottolineano ed esaltano
la tensione dell’artista verso un’azione che non giungerà mai a compimento. Il secondo intervento per Ravenna, di cui l’archivio dell’A.A.M. conserva il modello architettonico e i bozzetti originali, riguardava la sistemazione del porticato della sede Ferruzzi finanziaria, prevedendo l’installazione di un corpus unitario di opere realizzate in acrilico e oro, disposte in sequenza visiva secondo un criterio non dissimile da quello, spasmodicamente controllato, utilizzato per il ciclo ‘Il viaggio’ agli essiccatoi di Città di Castello. La più recente riflessione teorica dedicata da Francesco Moschini all’opera di Alberto Burri riguarda la sua attività di incisore, peraltro scarsamente documentata e tuttora non abbastanza approfondita dalla critica. Risale probabilmente al 1950 la prima litografia dell’artista, elaborata a soli tre anni di distanza dalla sua personale romana alla galleria ‘La Margherita’. Il soggetto è un piccolo uomo, contenuto in un campo grafico limitato approssimabile nelle proporzioni ad un quadrato, che si fonde con un altro essere umano innescando un processo di trasformazione che induce il corpo, nella sua forma chiara e riconoscibile, a tornare elemento primitivo. Un tema, questo, alla base di quel procedimento di scarnificazione della materia che avrà, successivamente, un ruolo centrale nell’opera del maestro. Come un’assiomatica dimostrazione, questa piccola litografia, nel rivelare il sottile legame che lega le tecniche calcografiche, litografiche, tipografiche e la tattilità dei materiali, assicura la capacità della riproduzione di sintetizzare nelle due dimensioni della carta una ricerca espressiva, quella di Alberto Burri, portata avanti attraverso una tridimensionalità incisiva, innescando e al tempo stesso concludendo quel percorso più ampio e complesso che l’artista avrebbe compiuto, in tutta la sua produzione successiva, alla ricerca di una corrispondenza tra l’estetica della materia e quella della forma, intesa come astrazione grafica della materia stessa. Valentina Ricciuti
Due immagini del modello architettonico del progetto di Alberto Burri per il porticato del Palazzo Mauro De Andrè di Ravenna. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
Alberto Burri, Tempera, 1977. Tempera su carta, 13,4x20 cm. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
Locandina della mostra ‘Progetti d’opera. Dalla riflessione teorica al progetto realizzato’, in corso presso lo spazio mostre del FG Tecnopolo. Image courtesy A.A.M. Architettura Arte Moderna
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Tiferet, equilibri armonici opere di
Tobia Ravà
Viggiù (VA) - Museo Butti 3 giugno - 7 luglio 2012 Apertura: da martedì a domenica 14.00 - 17.30 Info: 0332 486510 - 0332 486106 Galleria d’Arte l’Occhio
di Elisabetta Donaggio - Dorsoduro 181 - 30123 Venezia, Italia t. +39.348.6045541 - t./f. +39.041.5226550 galleria.locchio@tin.it - www.gallerialocchio.net
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attività espositive
dal web al cartaceo a cura di Paolo Spadano
ASCOLI
ogni nazionalità. Primo partecipante, l’olandese Remco Torenbosch, selezionato poiché per ricerca, pratica e poetica il suo lavoro può catalizzare interessi e generare stimoli e interazioni con il territorio.
Rita Soccio
La Galleria Marconi di Cupra Marittima e Marche Centro d’Arte hanno presentato Warning!, personale di Rita Soccio a cura di Elisa Mori, anche autrice del testo critico. La mostra che ha ospitato installazioni, video e fotografia, è il terzo appuntamento della rassegna Traditeci pure, ma non lasciateci soli.
BOLOGNA
Pierpaolo Curti
BARI
Teo De Palma
Alla CoArt Gallery personale di Teo De Palma a cura di Giuliana Schiavone. Il gesto dell’artista pugliese solleva il pulviscolo di sacralità latente nel mondo, sciogliendo il velo di quella che chiamiamo casualità, non a caso Aion, titolo scelto per la mostra, è il termine con cui gli antichi greci identificavano il tempo assoluto, da cui derivano e a cui tornano tutti i momenti dell’esistenza finita.
Omar Galliani, Il rosso a parte, 2012, cm.50x50 courtesy Studio Vigato, Bergamo Pierpaolo Curti, Gimkhana, still da video courtesy Studio G7, Bologna
La Galleria Studio G7 ha proposto una personale di Pierpaolo Curti dal titolo Playground, a cura di Angela Madesani. La mostra si è divisa in due momenti, una prima parte in cui sono state presentate opere su tela e su carta, una seconda in cui è subentrata la produzione video di Curti. Dai suoi lavori traspare una profonda riflessione sull’uomo e la sua condizione esistenziale, con particolare attenzione alle condizioni di solitudine e isolamento, che non assumono carattere negativo, ma sono indicate come opportunità di crescita individuale e autoconoscenza.
Peter Dreher
Giovanni Ozzola
BERGAMO
Prima personale italiana per l’artista tedesco Peter Dreher alla galleria P420. La serie di tele Tag um Tag ist guter Tag - Day by day good day presentate in mostra sono frutto di una ricerca nata nel 1974, tentativo di dipingere un quadro il più semplice possibile, con soggetto riconoscibile e familiare, ritratto decine di volte all’anno, sempre a olio su tela e nelle sue reali dimensioni. L’ossessione della ripetizione porta per questa via ad accorgersi che, in fondo, ogni ripetizione è unica in sé stessa.
Lo Studio Vigato ha proposto una mostra di Omar Galliani dal titolo Il rosso a parte, mostra introdotta da un poetico testo dell’artista stesso.
Teo De Palma, Aion, courtesy CoArt Gallery, Corato (ba)
Constant Dullaart
Remco Torenbosch
Peter Dreher, Tag um Tag ist guter Tag N.2040, 1974/2012, olio su tela, cm.25x20, courtesy P420, Bologna, foto Dario Lasagni
La galleria Doppelgaenger ha aperto i suoi spazi al pubblico con la mostra personale del giovane artista fiorentino Giovanni Ozzola dal titolo Castaway Depot 41° 7’ 31’’ N 16° 52’ 0’’ E - in a sentimental mood. Percorso espositivo di un lavoro fotografico che rappresenta l’orizzonte, frutto dell’ultima permanenza dell’artista in terra di Puglia.
Omar Galliani
L’associazione culturale The Blank Contemporary Art ha attivato il programma residenze The Blank Residency. Obiettivo del programma, a cura di Stefano Raimondi, Paola Tognon, Elisabetta Brignoli e coordinato da Cristina Rota, quello di creare un network internazionale di residenze che favorisca la circolazione degli artisti di
BRESCIA
Constant Dullaart. Japan earthquake courtesy Fabio Paris, Brescia
Remco Torenbosch, Documento di protesta, 2011 materiali vari, courtesy The Blank, Bergamo
ANVERSA
Atelier Van Lieshout
La Tim Van Laere gallery ha presentato Industrie, personale dell’Atelier Van Lieshout che costituisce parte dell’ampio progetto New Tribal Labyrinth series, sulle tematiche dell’organizzazione del lavoro, delle strutture di potere e sul ritorno a una nuova organizzazione tribale.
Aaron Johnson, I Dreamed I Painted Flowers All Over Your Naked Body, and in that Dream I Awoke from Dreaming, My Eyes Opened to See the Flowers Rot, Turning First Putrid, then Burst Your Flesh into Flame, 2010, courtesy Galería MiTO, Barcelona
nel settembre 2011. L’edizione ha consolidato le collaborazioni internazionali di Swab, da quella storica con Preview Berlin, che ha portato 5 gallerie tedesche a Barcellona, a quella nuova con Sao Paulo Arte, senza dimenticare le importanti presenze di curatori italiani, statunitensi e cinesi ad animare alcune delle sezioni della fiera.
BERLINO
Wang Shugang
Atelier Van Lieshout, Industrie, particolare dell’allestimento, courtesy Tim Van Laere gallery, Anversa
La galleria Alexander Ochs ha proposto la mostra Wei Guan dell’artista cinese Wang Shugang. Cuore tematico dei lavori proposti (installazioni neon e sculture in bronzo) è il rapporto tra individuo e società, rimarcato significativamente dal titolo stesso che significa “accerchiare”, ma anche “osservare”.
BARCELLONA
Masbedo
Swab 2012
La fiera internazionale d’arte Swab Barcelona ha presentato la sua quinta edizione, nella nuova e più spaziosa location del padiglione 2 della Fira de Barcelona. 70 le gallerie partecipanti da 18 paesi diversi, a indicare delle tendenze che animano la scena emergente dell’arte, con una preponderanza, tra i presenti, di artisti nati a partire dagli anni ‘70. Cinque le sezioni principali, a cui si è aggiunto lo Swab Off Program, con attività, performance ed esposizioni collaterali alla fiera, partito addirittura
Da Fabio Paris Art Gallery, Healing, prima personale italiana dell’artista olandese Constant Dullaart, a cura di Domenico Quaranta, mostra concentrata su un unico gesto, minimale nella pratica e massimalista negli esiti, ripetuto con pazienza in tutte le opere esposte: la correzione di alcuni fatti di cronaca del recente passato attraverso l’utilizzo di un unico filtro di Photoshop.
Si è svolta all’Ambasciata d’Italia
Jota Castro, London Calling, 2012, bamdiera, spille da balia, cm.200x290, courtesy Barbara Thumm, Berlino
Jota Castro
Wang Shugang, Listening I, 2011 courtesy Alexander Ochs, Berlino
Alla Galerie Barbara Thumm, Austerity über alles!, personale dell’artista franco-peruviano Jota Castro, la cui cifra stilistica è fortemente connotata da un appassionato attivismo politico.
Paul Graham
La carlier | gebauer gallery ha proposto un’esposizione di fotografie di grande formato di Paul Graham, capitolo conclusivo di una ricerca strutturata su tre momenti: American Night (1998/2002), a shimmer of possibility (2004/’06) e ora appunto The Present, mostra accompagnata dalla dichiarazione che “il miglior momento è sempre adesso”.
Davide Balliano
Delloro Contemporary Art ha ospitato Dogbite, personale dell’artista Davide Balliano. Il morso del cane Masbedo, I Have Not A Dream #4, locandina
la performance audiovisiva I Have Not A Dream #4 dei Masbedo. L’evento è la quarta tappa di una serie partita dal MAXXI di Roma nel 2011. Il duo ha proiettato una sequenza di immagini generate al momento e musicate live da Borgar Magnason, performance divenuta genesi di un’opera video.
Davide Balliano, courtesy Delloro Contemporary Art, Berlino Paul Graham, The Present, panoramica dell’allestimento, carlier | gebauer, Berlino
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documentazione FERRARA
Biennale Donna
Danilo De Mitri, Simboli e ombre courtesy Vertigo Arte, Cosenza
COSENZA
Danilo De Mitri
Il Centro Vertigo Arte ha presentato una personale del giovane artista pugliese Danilo De Mitri intitolata Simboli e ombre, mostra curata dal critico e storico dell’arte Paolo Aita. Oggetti, citazioni e ombre aleggiano in una costruzione fotografica simmetrica e formalmente ineccepibile, dove tutto si ammanta di un bianco abbacinante, che anziché condurci verso rassicuranti risposte, ci trasporta in sempre nuove dimensioni dell’interrogazione.
Per la XV edizione della Biennale Donna, il Padiglione d’Arte Contemporanea ha ospitato la collettiva Violence. L’arte interpreta la violenza, organizzata dall’UDI e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, a cura di Lola Bonora e Silvia Cirelli. In esposizione opere di sette artiste la cui ricerca è da tempo incentrata sul tema della violenza: Valie Export, Regina José Galindo, Loredana Longo, Naiza H. Khan, Yoko Ono, Lydia Schouten e Nancy Spero, sette esperienze molto diverse, che indagano la pratica della violenza nelle sue accezioni più ampie attraverso una molteplicità di linguaggi espressivi e alcune opere appositamente realizzate per la Biennale.
Matteo Basilé, Landing, courtesy Guidi&Schoen, Genova
Costa. Questo ciclo rappresenta un ulteriore capitolo in una ricerca che pone al centro di tutto il rapporto tra l’uomo, nel suo agire, e la natura. La galleria ha proposto poi Landing, nuova personale di Matteo Basilé. Le opere in mostra tentano di ricostruire il sogno, il momento di sospensione e stallo. L’artista si fa viaggiatore in territori sconosciuti a bordo del mezzo di trasporto più evoluto e veloce: la mente umana.
L’AQUILA
Monticelli & Pagone
Il Mu.Sp.A.C. ha presentato una mostra di Monticelli & Pagone dal titolo Terrae Motus. Shut out – Chiusi fuori, a cura di Martina Sconci. Rifacendosi alle macchie di Rorschach, gli artisti seguono una ricerca sul tema del doppio, della coppia, dell’io e il suo alter ego, per testimoniare un’importante caratteristica della sensibilità contemporanea circa la percezione del sé.
CUNEO
Pinot Gallizio
La città di Alba ha reso omaggio a Pinot GalliOmar Ronda, courtesy l’artista zio con una serie di eventi, tra allestimenti inediti, un dialogo con artisti contempoFIRENZE ranei, moda, musica e appuntamenti Porcasi / Balducci teatrali, ripercorrendo le molteplici Ronda / Gilardi sfaccettature della sua ricerca artistica Palazzo Medici Riccardi ha ospitato tre e culturale. Di particolare interesse la interessanti esposizioni in contempomostra curata da Liliana Dematteis ranea. Lungo il percorso museale si e dall’Archivio Gallizio nella chiesa di è snodata la mostra Dai Gattopardi a San Domenico, ricca di lavori legati Globalmafia, con quadri di Gaetano all’Internazionale Situazionista, ma che Porcasi, testimonianza di una singolare ha anche offerto la possibilità di vedere, Piero Gilardi, pop-art di impegno civile, sorretta da una per la prima volta nella sua interezza, il courtesy l’artista densa simbologia e da un crudo realismo di rotolo di pittura industriale lungo 74 metri immagini provocatorie e colori esplosivi. realizzato nel 1958. Proprio con quest’ultima opera hanno “dialogato” Anna Scalfi e Cesare Pietroiusti i Nella Galleria delle Carrozze, I luoghi di Ernesto Balducci, quali, secondo nuove prospettive, hanno riflettuto sui mostra di quadri dei diplomati dell’Accademia di Belle Arti fiorentina, ispirati dall’opera di Balducci, nel venconcetti di valore, produzione, unicità e serialità. tennale della morte. Nell’area del Museo Mediceo e della Limonaia, Omar Nancy Spero, Vulture goddess/Gestapo victim, 1994 Ronda e Piero Gilardi hanno dato vita a Super Natustampa a mano e collage su carta, cm.48,9x123,2 ra, esposizione in cui da prospettive diverse (Cracking courtesy Galleria Franco Soffiantino, Torino Art e Arte Povera) hanno dato la loro interpretazione dell’ambiente naturale.
LECCE
Maria Grazia Carriero
Il foyer dei Cantieri Koreja di Lecce ha ospitato ARCHIcode, nuovo lavoro di Maria Grazia Carriero presentato nell’ambito di Senso Plurimo#3, rassegna di arti visive curata da Marinilde Giannandrea, che per il terzo anno consecutivo ha proposto uno spaccato della giovane arte pugliese attraverso una pluralità di suggestioni e linguaggi. L’opera della Carriero si muove in un complesso universo semantico, lungo un percorso di riflessione e ricerca sulla virtualità.
Urban Life
Da Primo Piano LivinGallery, a cura di Dores Sacquegna, Urban Life: Cultures-Transition-Identities. L’evento sulla tematica della vita della città, snodando una riflessione sull’uso delle tecnologie e la loro irruzione nella vita quotidiana, il modo di pensare e di relazionarsi. Artisti Maria Grazia Carriero, ARCHIcode, 2011, courtesy l’artista
GENOVA
Costa / Basilé
Da Guidi&Schoen Arte Contemporanea, Landscapes, ultima serie di lavori dell’artista fiorentino Giacomo è un evento che sorprende, colpisce come una rottura di fiducia, poiché spesso ne dimentichiamo l’aspetto originariamente selvaggio. I lavori presentati, in un allestimento site-specific che combina sculture tele e disegni, sono metafora di un’analoga sensazione di sorpresa applicata alla nostra anima e alla nostra identità, una riflessione sulla ferita che può infliggerci qualcosa di intimo e familiare nel momento in cui appunto ci “morde” e ci ferisce.
Martin Eder
Alla Galerie EIGEN + ART si è svolta Asymmetry, esposizione dei più recenti lavori di Martin Eder, in particolare sculture astratte in alluminio, dieci tele e alcuni lavori su carta, ruotanti attorno alla percezione dell’asimmetria come generatrice di caos, Martin Eder, Asimmetry, ma anche di mutazione, 2012, olio su tela, cm.187x141, evoluzione.
Florian Japp, 055, 2011, C-print digitale, cm.60x90 courtesy galerie OPEN, Berlino
Japp/Stillwell/Truschner
Nell’esposizone Detail, proposta da galerie OPEN, Florian Japp, Madeline Stillwell e Peter Truschner hanno mostrato quali momenti percettivi influenzano la loro pratica artistica. Le installazioni, i collage e le fotografie in mostra hanno sottolineato come la frammentarietà e la fuggevolezza rispecchino una realtà molto più vasta.
courtesy EIGEN + ART, Berlino
Gerhard Richter
Klaus Liebig
Galerie Michael Janssen ha presentato Paintings from 1971 to 1980, esposizione di opere di Klaus Liebig che ne testimoniano il processo di allontanamento dalla lezione cubista per dar vita al proprio immaginario poetico. Klaus Liebig, Die Geigerin, 1973, olio su tela, cm.140x140, courtesy Galerie Michael Janssen, Berlino
Gerhard Richter, Betty, 1991 courtesy Collection Friedrich Rosenstiel, Colonia
Matthieu Ronsse, senza titolo, 2010-2011 olio multiplex, cm.68x121x25
Ronsse / Rogado
Due interessanti eventi negli spazi espositivi della Galerie Luis Campaña: lo spazio Campaña I propone una personale dell’artista belga Matthieu Ronsse dal titolo Alles wechselt, mentre in Campaña II troviamo lo svizzero Giacomo Santiago Rogado con la prima parte di progetto in più appuntamenti dal titolo Tangential Thoughts.
Nella me Collectors Room Berlin, la Olbricht Foundation ha dedicato l’esposizione Gerhard Richter – Editions 1965–2011 a un aspetto troppo poco celebrato della ricerca del grande artista tedesco. Molto noto per i suoi dipinti, Richter nel corso degli anni ha lavorato molto sulle stampe, come testimoniato dagli oltre 200 pezzi esposti in questa occasione berlinese.
Giacomo Santiago Rogado, Tangent 2, 2012, materiali vari su cotone, cm.220x150 courtesy Galerie Luis Campaña, Berlino
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attività espositive MILANO
A scena aperta
Bartus Bartolomes, courtesy Primo Piano LivinGallery, Lecce
Cervino, Campa, Carriero, Bartolomes, R.B. Sanchez, Haiyuan, Kwan Yukko, Pfau, Wilcox, Sudo.
Ouverture 2012
L’E-lite Studio Gallery ha avviato l’attività espositiva presentando la collettiva Ouverture duemiladodici, esposizione a cura di Marina Pizzarelli con opere pittoriche di Carlo Cofano, Lucio Diodati, Valentino Marra, Massimo Quarta.
Otto giovani artisti hanno presentato negli spazi della galleria Allegra Ravizza Art Project A scena aperta, suggestiva selezione di opere sul costante rapporto tra la figura umana e il mondo che la ospita. L’uomo appare e scompare nella natura, lasciando il suo segno come attore protagonista o mera comparsa, ma quando il sipario si chiude la natura, con lo scorrere del tempo, lentamente cancella i segni di questo passaggio, nell’incessante ricerca di un ritorno al suo aspetto primario. Hanno partecipato: Barichello, Capetti, Cardone, Ferrari, Mari, Orgasmo, Riboli, Vescio.
Giulio Orgasmo, Dead Inside,2009 courtesy Allegra Ravizza, Milano
Massimo Giacon
Antonio Colombo ha inaugurato per Little Massimo Giacon Circus, spazio interno alla galleria dedicato Batman, 2012 a progetti speciali, una personale di Mas- courtesy Colombo, Milano simo Giacon dal titolo At Work, At Home, At Play con una serie di disegni sull mondo dei frequentatori in costume delle fiere del fumetto, i “cosplay”, e il loro doppio cartaceo, rivisitato dall’autore in maniera originale e sorprendente. 20 lavori inediti realizzati appositamente per la mostra con tecniche miste su carta.
Gianluca Sgherri, senza titolo, 2012 acrilico e olio su tela, cm.120x160 courtesy Studio Cannaviello, Milano
Gianluca Sgherri
Massimo Quarta, Farboline, 2009, acrilico su tela courtesy E-lite Studio Gallery, Lecce
MANTOVA
Zanini Contemporary
La famiglia Zanini, dopo anni di esperienza nell’arte antica e moderna ha dato vita a Zanini Contemporary Gallery, sguardo aperto verso un orizzonte più ampio. La mostra inaugurale ha raccolto opere di Amadori, Arrighi, Artini, Bassetti, Bedeschi, Bellini, Bini, Bolin, Bruni, Cano, T. Cascella, Cecilliato, Chelli, Dikinson, Arena, Evans, Floreani, Fontanesi, O. Galliani, Gottarelli, Grasselli, Manfredini, Mariano, Martani, Mottinelli, Noto, Rizzoli, Rossella Western, Rossi, Ruggeri, Santoli, Savignano, Sevini, Tardia e Zanotti.
Allo Studio d’arte Cannaviello, personale di Gianluca Sgherri che ha presentato 25 opere, un ciclo di lavori che, attraverso l’inserimento di elementi semplici ed essenziali, si caratterizza mediante una forte connessione fra animato e inanimato. Da un dipinto all’altro, si inseguono piccoli oggetti del quotidiano, analizzati minuziosamente nei minimi particolari.
Carmengloria Morales
Fabbri Contemporary Art ha presentato Pittura 2000_2012, mostra a cura di Federico Sardella dedicata alla produzione più recente dell’artista cilena Carmengloria Morales, tra dittici e tondi di grandi dimensioni, ma anche dittici su carta, piccoli tondi e ovali. Alcune delle tele esposte sono state realizzate per l’occasione.
Carmengloria Morales, Dittico S 00-7-1, 2000/’01 cm.(100x2)x200, courtesy Fabbri.c.a., Milano Franklin Evans, flatbedfactum02, panoramica dell’allestimento, courtesy Federico Luger, Milano
Franklin Evans
Alla Federico Luger Gallery interessante personale di Franklin Evans dal titolo flatbedfactum02. L’artista invita lo spettatore a riflettere sulle possibilità concettuali del fare arte attraverso la ripetizione di immagini,
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documentazione
Andrea Chiesi, Perpetuum 18, 2011 Luca Reffo, Stroke of Luck, 2012 courtesy Galleria Rubin, Milano Andreas Angelidakis, Domesticated Mountain courtesy Gloria Maria Gallery, Roma
idee, forme e… mostre. Questa volta, infatti, anziché doppiare ogni elemento esposto, Evans ha doppiato la mostra stessa: l’esposizione gemella ha infatti avuto luogo a New York, alla Sue Scott Gallery.
di lavori eseguiti per l’occasione: tre grandi sculture e diverse opere di medie e grandi dimensioni che rappresentano e sintetizzano il percorso artistico di Maraniello attraverso i diversi linguaggi che ha sperimentato.
Alik Cavaliere
Pina Inferrera
Berlino come New York Luca Reffo
Letizia Cariello
La Galleria Milano ha presentato Racconto, personale di Alik Cavaliere che ha esaudito un forte desiderio di compartecipazione, di coralità. La ricerca di Cavaliere, a partire dalle sculture realistiche degli anni cinquanta, è una indagine sul divenire, sulla storia e il destino degli uomini, sulla loro sofferenza e l’energia.
La Galleria Rubin ha proposto la mostra Berlino come New York, omaggio alla straordinaria vitalità della scena artistica berlinese, città che non appena tornata capitale è stata eletta da moltissimi artisti come nuovo luogo di residenza. L’esposizione ha riunito tre pittori immigrati a Berlino, di passaggio o in permanenza, per raccontarne il paesaggio: Stefan Hoenerloh, Andrea Chiesi e Roman Lipski. In galleria anche una personale di Luca Reffo, a cura di Marco Meneguzzo, dal titolo Close to Me. Viaggio pittorico intorno all’Anima e alle forme attraverso cui si manifesta, conferma della vocazione di Reffo a un’arte introspettiva e incantatoria.
Andreas Angelidakis
Pina Inferrera, Rerum Natura, 2012, stampa a getto d’inchiostro su carta baritata, courtesy Maria Cilena, Milano Winfred Gaul, senza titolo, 1971, acrilico su tela, cm.50x50, courtesy Fondazione Zappettini, Milano
Giuseppe Maraniello, Il gambo dei fiori, 2010, bronzo, cm.135x35x31, courtesy Lorenzelli Arte, Milano
BILBAO
The Inverted Mirror
Al Guggenheim Museum Bilbao la mostra The Inverted Mirror: Art from the Collections of “la Caixa” Foundation and MACBA, straordinaria selezione di opere che tracciano tendenze e movimenti lungo la seconda metà del ‘900 e l’ultimo decennio. Protagonisti come Dau al Set, l’El Paso group, la scuola di Vancouver e quella di Dusseldorf. Il curatore Álvaro Rodríguez Fominaya ha selezionato lavori di nomi tra i quali Tàpies, Polke, Schnabel, Wall, Rosler, Pistoletto, Ruff, Wearing, Nauman, Gursky, Chirino e Saura.
CHARLEROI
Gianni Motti
La galleria B.P.S.22 ha ospitato una personale di Gianni Motti dal titolo swap, critica forte e diretta verso chi ha causato l’attuale crisi finanziaria. I 1500 metri quadrati dello spazio espositivo sono “riempiti” solo da una ricevuta di acquisto di Buoni del Tesoro (BTP) e da una cornice nera con la scritta “swap”. La sobrietà dell’allestimento fa risaltare l’intensità del messaggio.
DANZICA
Stefano Cagol
Con la curatela di Maria Cristina Didero, da Gloria Maria Gallery, Domesticated Mountain, nuovo progetto di Andreas Angelidakis. Intersezione tra arte e architettura, tra virtuale e reale, tra artificiale e naturale, tra ciò che è costruito e ciò che è distrutto. La mostra narra la storia di cittadini cresciuti in un sobborgo e avviluppati in una spirale di acquisti. Prima ancora di rendersene conto, iniziano ad appartenere all’”architettura della logistica”, alla crisi post capitalistica da superconsumo, creando una “montagna addomesticata” di beni di consumo e desideri.
Giuseppe Maraniello
Lorenzelli Arte ha dedicato un’importante mostra a Giuseppe Maraniello, In-Es, titolo che evoca termini in contrapposizione, ma allo stesso tempo complementari e appartenenti all’idea della vita. Testimonianza della costante dialettica dell’esistere e simbolico riassunto del lavoro dell’artista nel suo incessante assorbire la realtà che lo circonda per riversarla al di fuori di sé, restituendola, metabolizzata, nell’opera. In mostra una selezione
INNSBRUCK
Bohatsch / Damisch Siegfried Anzinger
La Galerie Klaus & Elisabeth Thoman ha proposto nei suoi spazi di Innsbruck due importanti personali: Erwin Bohatsch in Beisteiner Bilder ha presentato le sue “verità pittoriche”, tele che non sono ne’ descrittive ne’ astratte metafore di sensazioni o umori, sono un nuovo livello di astrazione puramente sensuale; Paintings 1982−2012 racchiude esempi tratti da alcune delle serie più significative di lavori di Gunter Damisch, come Felder (1985) o i più recenti Weltwegdichte (2004) o Wegverschränkungsnetz (2005). Lo spazio espositivo viennese della galleria ha ospitato New Pictures di Siegfried Anzinger, occasione per immergersi in un mondo pittorico unico in cui la propria conoscenza della pittura è continuamente messa alla prova. In questi recenti lavori, Anzinger ha ampliato a dismisura il repertorio di motivi aggiungendo a Madonne, crocifisisoni, animali e autoritratti, anche faraoni, indiani a cavallo, canoe e donne in ciclomotore.
La Galleria Maria Cilena ha preso parte al Milano Photofestival con la mostra Atmosfere di Pina Inferrera, a cura di Roberto Mutti. L’artista, avvalendosi della fotografia digitale, ha elaborato e composto immagini di boschi, laghi e lande ghiacciate, il tutto immerso in un’atmosfera fantastica e volutamente irreale. La Galleria Riccardo Crespi ha presentato Zio Albert, personale dell’artista Letizia Cariello, il cui titolo prende spunto da un personaggio del celebre film Mary Poppins, Zio Albert appunto, che costituisce uno degli episodi chiave Letizia Cariello, della trasposizione disne- Cappotto calendario, yana del romanzo. Proprio courtesy Riccardo Crespi, Milano come nel film, nell’installazione in galleria, i mobili prendono vita e “levitano” come fossero, per usare le parole dell’artista, “una sola cosa con gli esseri umani con cui condividono lo spazio”.
Winfred Gaul
La Fondazione Zappettini ha proposto, a cura di Alberto Rigoni, una personale di Winfred Gaul, tra i fondatori negli anni Settanta della Pittura analitica. In esposizione una selezione di lavori già presenti in mostre dell’epoca e provenienti da diverse collezioni italiane. In primo piano le celebri Markierungen, minimali tracciature che il Maestro di Düsseldorf realizzò come passo decisivo verso il “grado zero” del linguaggio pittorico.
Salvo
Alla galleria Zonca & Zonca nuova personale di Salvo dal titolo Fiori di maggio. In esposizione quindici opere di piccolo e medio formato, tutte incentrate sul tema della natura morta: fiori e frutti scandiscono le stagioni. Rose, gigli, garofani, dalie, orchidee, mele, pere, susine sono tutti soggetti che nella loro semplicità diventano simboli di esperienze vissute e di ricordi. Salvo, Natura Morta, 2012 courtesy Zonca & Zonca, Milano Erwin Bohatsch, senza titolo, 2011, acrilico su tela, cm.105x70 Gunter Damisch, Rotwegschlieren, 2005/’06, olio su tela, cm.110x130 Siegfried Anziger, Falke, 2011, tempera su tela, cm.200x170 Tutte courtesy Galerie Elisabeth & Klaus Thoman, Innsbruck/Vienna
Maria Friberg, The Painting Series courtesy Galerie Voss, Düsseldorf
Il Łaźnia Centre for Contemporary Art ha presentato Flower Fear – Sleep Terror, prima personale polacca dell’artista trentino Stefano Cagol. L’installazione sulla scalinata principale che collega i piani della galleria è il riflesso di paure intime e psicosi collettive prodotte da media, politici, economisti, il tutto alimentato dai pregiudizi personali.
DÜSSELDORF
Maria Friberg
Alla Galerie Voss The Painting Series, lavoro fotografico della svedese Maria Friberg. L’artista, che ha sempre considerato i prorpi scatti e video una forma pittorica, espone immagini che possono essere descritte come la documentazione di una performance in cui gli individui partecipano al processo produttivo. ESTATE 2012 | 241 segno - 69
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attività espositive NAPOLI
Moio&Sivelli
La Galleria Dino Morra Arte Contemporanea ha presentato Panta Rei, personale di Moio&Sivelli a cura di Chiara Pirozzi. Progetto espositivo pensato appositamente per gli spazi della galleria, composto da una videoinstallazione e da una proiezione nelle quali il duo ha messo in scena la cronaca di un viaggio e i suoi ricordi. Attraverso diaframmi materici, concettuali e tecnici, gli artisti conducono alla scoperta di sensazioni, stati d’animo e visioni proprie della dimensione distensiva della “vacanza”. Moio&Sivelli, Panta Rei, 2012, still da video courtesy Dino Morra, Napoli
a cura di Jack Fisher. L’artista unisce, nel suo progetto, tempo, memoria e parola in un unico gesto; installazione e azione riproducono un luogo del se, una camera intima che non rievochi sterilmente il passato, ma esorti alla vita. Nell’ambito della tavola rotonda dal titolo L’arte nelle mani. Residenze creative e sistemi territoriali per la promozione dell’arte contemporanea, incontro al quale hanno partecipato come relatori Pier Luigi Sacco, Pascal Yonet, Olivier Léric, Roberta Fiorito, Nico Murri, Fabio Biondi, si è svolto uno speciale intervento performativo di Xena Zupanic che ha proposto un estratto del suo nuovo progetto Carro Bene, pensato e creato in occasione della ricorrenza del decennale dalla morte del grande artista Carmelo Bene. Tiziana Cera Rosco, Esercizi di luogo, locandina Xena Zupanic, Carro Bene, courtesy l’artista
Luciano Romano, Scala#1931, Venezia S.Elena, 2012, stampa gliclèe su carta fine art Hahnemülhe Baryta su alluminio, cm.80x100, ed.1/10, courtesy Studio Trisorio, Napoli
Luciano Romano
Allo Studio Trisorio, mostra di Luciano Romano dal titolo Lo sguardo obliquo. Esposta la sua più recente serie fotografica che ha per tema le scale, metafora del costante desiderio dell’uomo di tendere all’assoluto e al trascendente, partendo dalla pesantezza e dall’opacità della pietra per mirare alla luminosità del cielo.
PALERMO
Alfredo Romano
Sette opere della misericordia è il titolo della nuova personale di Alfredo Romano, mostra allestita all’interno del suggestivo Palazzo Sant’Elia e curata da Francesco Gallo. L’artista presenta, in questa occasione, un corpus imponente di opere prodotte tra gli anni Settanta e oggi, lavori fortemente significativi come Metamorfosi, il ciclo Lacerazione, ma anche Feritoie, Feritoie Rammendi e Codici Siciliani per giungere a Sonno, Una generazione meno, Icone.
PESARO
Alfredo Romano, Sette opere della misericordia,
Tiziana courtesy l’artista Cera Rosco Xena Zupanic
Allo Sponge Living Space (Casa Sponge) di Pergola, Esercizi di luogo di Tiziana Cera Rosco, esposizione
L’AVANA
Havana Biennial
Evento principale dell’XI biennale dell’Avana è senz’altro 135. Aktion di Hermann Nitsch, estratto della durata di tre ore del celebre O. M. Theater, svoltosi stavolta all’ISA (Istituto Superiore dell’Arte) con la partecipazione dell’Orchestra dell’Istituto Superiore dell’Arte dell’ Havana, composta da 85 elementi, oltre a 2 bande popolari e 10 musicisti dell’”Orchestra dei rumori”. Imprescindibile il supporto del Museo Hermann Nitsch di Napoli, dell’Atelier Hermann Nitsch, dell’Ambasciata d’Austria a Cuba e del Centro Wilfredo Lam. Altra occasione di particolare interesse, l’esposizione Havana Cultura che ha raggruppato, a cura di Flora Fairbairn (UK) e Sachie Hernández (Cuba), il lavoro di diversi artisti cubani tra cui il fotografo Alejandro González con la serie Cuba, año cero e Reinier Nande con la video installazione Anatomía del tiempo.
Corpo - Festival delle arti performative
Il Museo di Arte Contemporanea-Castello di Nocciano (Pe), il Florian Teatro Stabile d’Innovazione di Pescara e il Piccolo Teatro dello Scalo di Chieti hanno ospitato la seconda edizione di CORPO: Festival delle Arti Performative, rassegna a cura di Ivan D’Alberto, direttore del Museo e Archivio degli Artisti Abruzzesi Contemporanei e Sibilla Panerai, storico dell’arte. Il tema affrontato quest’anno è stato tra Spiritualità ed Ascesi, occasione per approfondire da un punto di vista scientifico, sociale, antropologico e culturale il mondo della Body Art, degli Happening e dell’Azionismo che ha animato il sistema artistico degli anni ‘60 e ‘70 e che, ancora oggi, influenza il linguaggio creativo. Tra gli eventi di maggiore interesse la proiezione della video-performance Un Cuore Rosso sul Gran Sasso (1975) dell’artista abruzzese Sandro Visca, la video-performance Diagramma Terremoto, realizzata nel 1981 da Joseph Beuys, con Lucio Amelio e la regia di Mario Franco, ma anche le performance dei giovani autori Marco Casolino, Liuba, Francesca Fini, Angela Belmondo, Mandra Cerrone. Di notevole interesse la performance di Veniero De Giorgi che, a distanza di 44 anni, ha riproposto un’azione realizzata alle piscine Le Naiadi. Il nuovo intervento (con lo scoglimento gra-
LONDRA
Dan Holdsworth
La galleria Brancolini Grimaldi ha presentato nuovi lavori di Dan Holdsworth in una mostra dal titolo New Remote Earth Views, a cura di Sebastien Montabonel. Il dato topografico serve qui a documentare gli spazi ideologicamente e politicamente sovraccarichi del West americano in una maniera del tutto nuova in cui il Grand Canyon, lo Yosemite, il Mount Shasta o Salt Lake City non sono sé stessi, ma modelli utilizzati per misurare cambiamenti climatici o geologici; ciò che in esse è assente pesa quanto (e forse più) di ciò che mostrano.
LOCARNO
Ciuccio / Vicentini
La galleria Ammann ha ospitato nei suoi spazi una doppia personale con opere di Pasquale Ciuccio e Giorgio Vicentini, artisti con in comune una duratura e proficua ricerca coloristica che ha reso l’esposizione momento di confronto e analisi. Giorgio Vicentini, senza titolo Pasquale Ciuccio, courtesy galleria Ammann, Locarno
PESCARA
Pescarart 2012
Il Museo Vittoria Colonna ha ospitato una mostra dal titolo Pescarart 2012, curata da Gian Ruggero Manzoni, rassegna di ottantasei artisti contemporanei abruzzesi, tra maestri affermati e giovani di sicuro avvenire, racconto tecnologico e filosofico che ha previsto al suo interno un sentito Omaggio a Elio Di Blasio, a cura di Raffaella Cordisco. Ettore Spalletti, Nunzio, Claudio Verna, Luigi Di Fabrizio, Mario Ceroli, Duccio Gammelli, Giulia Napoleone, mentre tra i giovani da segnalare Matteo Basilè, Lucio Rosato, Bruno Di Pietro.
PIACENZA
Massimo Pianese
La Galleria Placentia Arte ha proposto You are not a salmon, progetto cross-mediale di Massimo Pianese che si muove nell’orbita del concetto di “in- Massimo Pianese, Enjoy your life, versione di flusso”, courtesy Placentia Arte, Piacenza dinamica naturale che solo in apparenza sovverte l’ordine costituito ed evidenzia una innata vocazione della natura a contestare sé stessa. duale del totem di ghiaccio) ha coinvolto festosamente alcuni giovani artisti. Parte integrande della kermesse, la mostra Aprire il CORPO per cercare lo Spirito, con lavori di Ialongo, Flamminio, Toppeta, Di Santo, Pancaldi, C. Anelli, Carratta e D’Eugenio. Veniero De Giorgi, Azione con il
ghiaccio, Piscine Le Naiadi, Pe, 1968
Francesca Fini, Blind, 2011, performance, courtesy l’artista
Milan Jam
In mostra alla Collyer Bristow Gallery una collettiva che raggruppa sette artisti italiani, attivi in particolare sulla scena milanese. A cura di Stark Projects e Day+ Gluckman, Milan Jam testimonia una pluralità di approcci, media e linee guida, ma senz’altro un vivo fermento. Presenti Manuel Felisi, Andrea Francolino, Luca Gastaldo, Enzo Guaricci, Matteo Negri, Francesco de Molfetta, Marco Querin.
No One Lives Forever
La Natalia Vodianova Yellowistic Chamber (NVYC) ha presentato la prima europea di No One Lives Forever (NOLF), terza esposizione del “yellowism”, evento attesissimo perché racchiude lavori di Damien Hirst, Miroslaw Balka e Neville Brody. Si familiarizza subito con le caratteristiche di questo “giallismo”, in particolare come spiegano i curatori Marcin Łodyga e Vladimir Umanets, la mancanza di elementi creativi, il trattare sempre del giallo, quindi identità di contenuto e differenze solo nella forma. Dicono: “Se tutte le opere d’arte di tutti i musei, gallerie e atelier del mondo fossero trasferiti in una ‘yellowistic chamber’, ognuna di esse, senza eccezioni, tratterebbe del giallo, esprimerebbe solo il giallo e nient’altro, ogni profondità e diversità di visione si assottiglierebbe e si appiattirebbe nel giallo”.
Paulina Olowska Matteo Negri, Mondrian, cm.55x55 courtesy Collyer Bristow Gallery, Londra Dan Holdsworth, Yosemite, 2012, installazione (dettaglio), courtesy Brancolini Grimaldi, Londra
Personale alla Simon Lee Gallery per Paulina Olowska dal titolo Mother 200, esposizione in cui l’artista polacca ha presentato un nuovo gruppo di dipinti in cui prosegue la sua esplorazione delle tematiche sociali di slittamento culturale tra Est e Ovest europeo nel rapporto con la figura femminile come archetipo. Paulina Olowska, Mother 200, panoramica dell’allestimento
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documentazione A occupare lo spazio espositivo, due video e due installazioni site specific, tra cui W.E.L.T.O.K. Light, enorme pila basata su celle ad elettrolita naturale che alimenta una scritta a led, forse lo strumento di produzione energetica dai più alti costi di esercizio della storia e col più basso rendimento, vera ombra gettata sulle contraddizioni della green economy.
PORDENONE
Flavio Val
La Sala Esposizioni della Biblioteca Civica ha fatto da cornice a Vibrazioni, personale di Flavio Val, artista proveniente dal mondo della graffiti art, un writer, la cui rabbia dei primi quadri, come scrive Enzo Di Grazia. “si è lentamente attenuata, per cedere il passo ad una più serena liricità che fa del graffito un semplice strumento di espressione, […] è rimasto intatto il gusto per la vibrazione dei colori (anche un tantino fauve) che lo porta a sfiorare il gusto della pittura in sé”.
POTENZA
Mapping
Al Cecilia - Centro per la Creatività di Tito si è svolta la manifestazione Mapping, progetto dedicato alla videoarte, curato da Giovanni Viceconte e articolato su sei appuntamenti. Coinvolte le curatrici Cecilia Guida e Mariacristina Ferraioli; tre artisti-curatori: Venturel-
li, Niccoli, Zuelli; diciotto videoartisti: G. Accorsi, Tibaldo, Ciceri, Berta, Caia, Camporesi, Patrizio, Insana, Caparros, Copelli, Schiavarelli, Ascari, Tarzia, Muzi, Maniello, Manto, Scheda e Gotilla & Harbach.
RAGUSA
Marianna Christofides
La Galleria La Veronica di Modica ha proposto la mostra Reluctantly Real, prima prima personale italiana dell’artista cipriota Marianna Christofides. L’esposizione, curata da Marco Scotini, è lo sviluppo di alcuni progetti presentati all’ultima edizione della Biennale di Venezia. Stereografie, teche, stereoscopi, episcopi, antiche mappe, dagherrotipi: tutto in questo lavoro rimanda all’archeologia fotografica.
REGGIO EMILIA
Cattedrale nel III Millennio
La Cattedrale di Santa Maria Assunta ha ospitato La Cattedrale nel terzo Millennio: l’arte contemporanea al servizio del mistero celebrato, evento che ha come main sponsor la Galleria Niccoli di Parma e che ha permesso alla Cattedrale di arricchirsi di nuove opere realizzate appositamente da artisti contemporanei che mai prima avevano lavorato per la Chiesa: Claudio Parmiggiani, Hidetoshi Nagasawa, Jannis Kounellis, Ettore Spalletti, Graziano Pompili.
ROMA
Gino Marotta
Filippo Berta, courtesy l’artista Marianna Christofides, Reluctantly Real, particolare dell’allestimento, courtesy Galleria La Veronica, Modica (Rg)
Alla Galleria Anna D’Ascanio, Gino Marotta presenta Artificiale Virtuale, personale in cui propone un mix di opere storiche e di recenti creazioni come Luci colorate, metacrilato e luce in dialogo serrato Marotta, tra realtà e apparenza. Gino Scatola temporale, 2011, L’artificio e il virtuale co- courtesy Anna D’Ascanio, Roma ordinati all’unisono, ma anche tecnologie digitali, i led e il laser.
Gianni Asdrubali
La Galleria Consorti ha proposto Animala, mostra di opere recenti di Gianni Asdrubali da cui emerge Gianni Asdrubali, Animala, la forza dirompente e allo courtesy Galleria Consorti, Roma stesso tempo trattenuta di una nuova spazialità. Una ricerca contrapposta alle regole espressive del clima narrativo e transavanguar-
MADRID
Maurizio Taioli
L’artista veronese Maurizio Taioli ha proposto il progetto Reality Fiction in contemporanea in due spazi romani: il Nuovo Cinema Palazzo e la vetrina franzpaludetto. Suggestioni provenienti Maurizio Taioli, da scene reali, dal cinema, Reality Fiction, dal web, creano otto sago- particolare dell’allestimento, me in lamiera, riflessione courtesy Franz Paludetto, Roma sull’aggressività e sulla labilità del confine tra realtà e finzione, tra immaginario e vita quotidiana.
Gregorio Botta
La galleria Il Segno ha inaugurato il suo rinnovato spazio con una personale di Gregorio Botta dal titolo L’aria non ha dimora, a cura di Guglielmo Gigliotti. Presentati lavori dell’ultimo biennio, in cui Gregorio Botta, la ricerca di Botta si è fatta senza titolo, 2011, cera, acqua, ferro, vetro, sempre più sottile e aerea, cm.34x40x9, fino a creare uno spazio courtesy Il Segno, Roma con pochissimi mezzi e geometrie essenziali: vetro, acqua che scorre, rifrazioni di luce, nerofumo a inseguire il fluire del tempo e il fluttuare del mondo.
Ceccotti / Verrelli
Maniero Associazione Culturale ha presentato la mostra Chiaroveggenti a Roma, a cura di Guglielmo Gigliotti, con una selezione di opere di Sergio Ceccotti e Marco Verrelli. I due artisti, di diversa generazione e formazione, hanno dipinto squarci di Roma e hanno dato vita a un fruttuoso dialogo pittorico.
Sergio Ceccotti, Canzone d’estate, olio su tela, cm.65x80, courtesy Maniero Ass. Cult., Roma
NEW YORK
Jürgen Klauke
Lucio Fontana Picasso / Gilot
Alla Galería Helga de Alvear, Schlachtfelder, personale dell’artista tedesco Jürgen Klauke il cui lavoro (in questa occasione, installazioni fotografiche) fluttua tra gli estremi della fascinazione e della repulsione, ruotando attorno agli elementi fondanti della comunicazione umana e alle minacce nei confronti dell’identità.
MALAGA
Jürgen Klauke, Phantomempfindung, 1990/’92, installazione di 5 foto in b/n, cm.180x90, courtesy l’artista Galería Helga de Alvear, Madrid
Il CAC Málaga ha presentato Con razón o sin ella, personale di Marcel Dzama che prende il titolo da una stampa di Francisco Goya della serie Los desastres de la guerra, riflettendo sia le convinzioni antibelliche dell’artista canadese, che il suo interesse nei confronti della cultura spagnola.
Davide Benati, Oasi dell’acqua amara, 2011, acquerello su carta fissato su tela, cm.180x140, courtesy
Marcel Dzama
distico dominante negli anni ‘80, l’opera è un corpo di spazio che sostiene lo spazio, che ci fronteggia e che rifiuta tutto ciò che è nascosto.
Marcel Dzama, Con razón o sin ella, courtesy CAC, Malaga
Le sedi newyorkesi di Gagosian Gallery hanno ospitato due eventi di grande importanza: sulla 24a strada Ambienti Spaziali, a cura di Germano Celant, ricognizione sul lavoro di Lucio Fontana attraverso la ricostruzione fedele di sei “ambienti spaziali” circondati da 100 opere tra le più importanti, a formare una ricca retrospettiva che sottolinea la fascinazione di Fontana per l’avanzamento tecnologico, che traspare nelle sperimentazioni con media come pietre, metalli, ceramica e neon. In Madison Avenue, Picasso and Françoise Gilot: Paris– Vallauris 1943–1953, quarta esposizione promossa da Gagosian su Pablo Picasso, concepita come un dialogo tra l’arte del maestro e quella della sua giovane musa Françoise Gilot. Lucio Fontana alla Galerie Iris Clert, Parigi, 1964, foto ShunkKender, courtesy Roy Lichtenstein Foundation, New York Pablo Picasso, La femme-fleur (Françoise Gilot), 1946, olio su tela, cm.174x66, collezione privata, courtesy Artists Rights Society (ARS), New York
MONACO
Davide Benati
Alla galleria Marlborough Monaco Ouvres Recentes, personale di Davide Benati, artista le cui tele seducono per grazia e leggerezza delle tonalità. In mostra venti oli su tela e acquerelli, tutti realizzati tra il 2006 e il 2009, in cui le forme della natura, semplici e neutre, si fondono con le fibre vegetali della carta di riso, realizzata a mano.
Whitney Biennial
Si è svolta al Whitney Museum of American Art l’edizione 2012 della Whitney Biennial, programma ricco di esposizioni ed eventi tra i quali, in particolare, le performance Bleed, di Alicia Hall Moran e Jason Moran, Working The No Work di Georgia Sagri, ma anche altre di K8 Hardy, Lucy Raven, Mike Kelley, proiezioni di Wu Tsang e l’installazione pittorica di Tom Thayer. ESTATE 2012 | 241 segno - 71
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attività espositive Mastrangelo & Fieldsa / Schoterman
Per la rassegna di pittura Un Dipinto Uno, a LaPortaBlu Gallery si sono avvincendate l’opera Mshkiki del duo italo-statunitense Daniela Mastrangelo & Dyer Fieldsa, Più vicino a me di me stesso (closer to me than myself) della pittrice olandese Annie Schoterman e Ma belle fenêtre della spagnola Pilar Cossio.
Daniela Mastrangelo & Dyer Fieldsa, Mshkiki, cm.200x300 Annie Schoterman, Più vicino a me di me stesso (closer to me than myself), cm.200x300, courtesy LaPortaBlu Gallery, Roma
Unconventional Twins
Franco Fiorillo, courtesy Pino Casagrande, Roma
Lo Studio d’arte Pino Casagrande ha ospitato il secondo appuntamento espositivo del progetto Unconventional Twins – doppio personale, ideato e curato da Flavia Montecchi, che col titolo Soliloqui ha presentato opere di claudioadami in dialogo con i lavori della giovane artista Giorgia Fincato. A seguire, fino al 20 luglio, il terzo appuntamento dal titolo One enemy of mine con opere di Franco Fiorillo e Mattia Ammirati.
Pedriali / Prini
Alla Galleria Pio Monti A fuoco e fuori forma, esposizione dell’insolita coppia Emilio Prini e Dino Pedriali, dialogo nato da una serie di fotografie che Pedriali ha fatto a Pierpaolo Pasolini nel ’75 nella sua casa di Chia.
SALERNO
Emanuela Fiorelli
Tensione Aurea è il titolo della personale dell’artista romana Emanuela Fiorelli presentata dalla Galleria Paola Verrengia. L’artista ha costruito un percorso espositivo, pensato per gli spazi della galleria con una selezione di opere fra cui Sistema Emergente, Leggio e Allucinazione Speculare, alcune fotoinstallazioni come Installativo 8 e l’installazione site-specific che da titolo e chiave di lettura alla mostra Tensione aurea. Evento speciale la performance In-tensioni reciproche, progetto nato dall’incontro con Massimo Cappellani e Katia Di Rienzo e dalla volontà di amplificare e arricchire il linguaggio reciproco della tensione, attraverso l’installazione, la fotografia e la danza.
TORINO
Jason Dodge
La Galleria Franco Noero ha presentato un progetto espositivo di Jason Dodge, all’interno della Casa Scaccabarozzi, tradizionalmente chiamata “Fetta di Polenta”, e nei due spazi situati nella vicina Piazza Santa Giulia. L’artista, che usualmente isola e de-contestualizza quelle storie perse o difficilmente tracciabili legate agli oggetti di cui si appropria, ha dislocato nei vari spazi installazioni come The Ornithologists are Sleeping, The Crippled are Sleeping, Anyone e North.
Alber / Martelli
Prima esposizione alla galleria franzpaludetto per l’artista altoatesino Stefan Alber, con From A to B, mostra che affronta il tema del cambiamento in relazione ai concetti di spazio, tempo e percezione e il processo di trasformazione, materiale o mentale, come connettore che determina il passaggio da uno stato a un altro. Con Cattivi soggetti 1972-2012, Plinio Martelli torna a distanza di 40 anni su uno dei temi a lui più cari: il ritratto del Freak, l’essere mostruoso escluso (o autoesclusosi) dalla società. Se nel ’72 si trattava di maghi, domatori, circensi, galeotti, nel 2012 significativamente troviamo un gallerista e un critico.
Robert Morris, Untitled (Pine Portal with Mirrors), 1961 Richard Artschwager, Piano, 1965, Formica, cm.81x122x48, courtesy Leo Castelli, New York
Guido Costa Projects ha proposto 26, mostra di Cuoghi&Corsello che festeggia il ventiseiesimo compleanno del sodalizio, mettendo assieme i frammenti sparsi lungo il loro percorso, distillata in un’unica grande opera, una sorta di duchampiana boite en valise, nella quale trovino posto tutte, o quasi tutte, le loro anime.
Manuela Cirino
La Galleria Martano ha proposto L’immagine negata, esposizione di Manuela Cirino a cura di Olga Gambari. Cinque opere (scatole) chiuse, osservabili e prenotabili in altra data quando si avranno a disposizione per scoprirne il contenuto trasformandole in opere “aperte”. Il progetto nega l’immagine liberandone la potenzialità e ponendo l’attenzione sul contenuto, che richiede tempo e attenzione per rivelarsi.
Dubravka Vidović
Alla galleria Alberto Peola Dubravka Vidović ha presentato Exil, esposizione a cura di Gigliola Foschi. In mostra, accanto alle opere fotografiche della serie The Shikumen’s walls (2010), l’artista ha proposto il video Waterhouses (2011) in cui, disegnate con un pennello intinto nell’acqua, appaiono per poi evaporare, i tratti di vecchie e nuove abitazioni di Shanghai.
Plinio Martelli, Franz Paludetto, 2012, stampa ai pigmenti con intervento in oro, cm.90x90, courtesy Franz Paludetto, Torino
The Gallery Apart ha presentato Equazione Uno, l’ultimo complesso progetto di Alice Schivardi, alla sua prima personale romana. L’evento è nato da un percorso di incontri e un processo di fiducia e di affidamento che ha convinto sei persone diverse, per età, sesso e storia individuale, ad aprire porte rimaste a lungo chiuse, per raccontare e donare all’artista sei storie di vita vera, incise su nastro magnetico.
Artschwager / Morris
Cuoghi&Corsello
Dubravka Vidović, The Shikumen’s walls series #4, 2010, lambda print, cm.50x75, courtesy Alberto Peola, Torino
Alice Schivardi
La Leo Castelli Gallery ha proposto Richard Artschwager, Early Works from the 1960, esposizione di una selezione di lavori seminali dell’artista statunitense, tra i quali alcune “Formica sculptures” e dipinti su Celotex. A seguire, Ten Works Five Decades, dieci grandi lavori a simboleggiare i cinquant’anni di ricerca artistica di Robert Morris, tra sculture, dipinti e lavori su carta che rivelano un filo comune in relazione alla fisicità, alla mortalità e alla memoria.
Emanuela Fiorelli, Io, 2012, plexiglass e filo argentato su vinile, cm.55x80x12 In-tensioni reciproche, courtesy Paola Verrengia, Salerno
PARIGI
Daniel Buren
Si è tenuto al Grand Palais l’opening della quinta edizione di Monumenta, evento del quale è stato protagonista l’artista Daniel Buren con il lavoro in situ dal titolo Excentrique(s), opera che ha fatto riscoprire la grande e luminosa struttura in una prospettiva totalmente inedita, rendendo il visitatore partecipe alla creazione del nuovo spazio e quindi dell’opera stessa, scoprendo attraverso la lente dell’outil visuel il suo potenziale invisibile, il suo passato e il suo presente.
rindelli, Biaghetti, Biagini, Buratti, Campailla, Carretta, Caruso, Casa, Cassaglia, Cattaneo, Corsitto, Cortese, De Luca, Ferretti, Formenti, Gatto, Gesmundo, Levo-Rosenberg, Maggi, Mazzarello, Mezzadri, Monaco, Monteverde, Morandi, Negri, Noli, Pellegrino, Pereda, Ponte, Repetto, Sanchez, Scarfó, Zampini, Ziveri, Zizzo.
SAINT-PAUL de VENCE
Arcadia in Celle
La Fondation Maeght ha aperto i suoi spazi al collezionista Giuliano Gori che nella mostra Arcadia in Celle ha presentato un centinaio di opere, esposte per la prima volta in Francia: dipinti, sculture, installazioni, disegni, maquette, foto, video e testi con anteprime tra cui nuove opere di Robert Morris, Luigi Mainolfi e Alessandro Mendini, commissionate da Gori per il trentesimo anniversario della Collezione, che viene celebrato alla Fattoria di Celle, Pistoia, nel mese di giugno.
SAN PAOLO
Giovane Videoarte italiana Daniel Buren, Excentrique(s), particolare dell’allestimento, courtesy l’artista
SAARIJARVI
Saluti dall’Italia
In collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura Finlandia e l’Ambasciata d’Italia a Helsinkj, il Museo di Saarijarvi ha ospitato la mostra Saluti dall’Italia, collettiva a cura di Alberto Ferretti che ha tracciato un quadro delle tendenze e degli stili della scena del nostro paese. Opere di Ba-
Il muBA - Museu Belas Artes de São Paulo ha proposto, in collaborazione con il CARMA - Centro d’Arti e Ricerche Multimediali Applicate di Roma, Giovane Videoarte italiana d’oggi, selezione che raggruppa alcuni tra i più interessanti autori under 40 italiani o operanti nel nostro paese: Rebecca Agnes, Guglielmo Emmolo, Igor Imhoff, Sami Rahal, Lino Strangis, Danilo Torre. Igor Imhoff, Small white dots, 2011, still da video, 4’20’’, courtesy CARMA, Roma
Margherita Levo Rosenberg, Zapping n°2, 2006, courtesy l’artista
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documentazione TREVISO
Venezia, il suo mistero, la sua poesia, la sua passione. Il suo modo d’esprimersi è moderno, la sua comprensione vecchia quanto la città stessa. Egli [...] fonde questa visione in un sogno così fantastico e bello che i suoi dipinti lasciano senza respiro”.
Fluxus Jubileum
Palazzo Giacomelli ha ospitato, in occasione del 50° anniversario della nascita del Movimento Fluxus, la mostra Fluxus Jubileum. L’ultima avanguardia del Novecento nelle collezioni venete, a cura di Valerio Dehò. In esposizione cinquanta opere dei principali esponenti del movimento, provenienti da collezioni venete, a sottolineare l’importanza che ha avuto di questo per la regione, grazie soprattutto all’attività di collezionisti lungimiranti come Francesco Conz e Luigi Bonotto.
Atemporal
TRIESTE
Carloni / Franceschetti
Allo Studio Tommaseo, Lingua Madre, installazione site specific di Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti. Il vuoto nero di una lavagna è supporto su cui la lingua si consuma in errori e correzioni, diventando polvere di gesso. Nel buio della sala espositiva questa memoria di scrittura, negazione e cancellazione si accompagna a visioni luminose che rimandano a materie come rocce o ragnatele.
Enrico Franzolini, Superficie marrone, 2012, quarzo su pannello, cm.140x115, courtesy Galleria Plurima, Udine
VICENZA
Territori di dialogo
UDINE
Enrico Franzolini
La Galleria Plurima ha presentato una ricca personale di Enrico Franzolini. In mostra una serie di opere recenti che riprendono e rielaborano le esperienze dei lavori degli anni ‘70. I graffiti e le incisioni sulla materia di allora diventano superfici ancor più scabre e ruvide, talvolta attraversate da impercettibili linee di tensione ottenute da sovrapposizioni di superfici materiche.
Diego Tonus, Residenti, 2011, still da video, 108’, courtesy Fondazione Spinola Banna per l’Arte, Poirino (To)
VENEZIA
Workshop 2010-2011 Doppio gioco
La Fondazione Bevilacqua La Masa ha proposto, a cura di Stefano Coletto, l’esposizione dei lavori di quattro artisti selezionati tra i partecipanti ai workshop della Fondazione Spinola Banna per l’Arte nel 2010 e nel 2011. Workshop 2010-2011 ha raggruppato, così, Giorgio Guidi, Alessandro Laita, Marco Strappato e Diego Tonus, premiati come i più innovativi dal punto di vista della ricerca e della realizzazione formale. Altra interessante proposta della Fondazione è la mostra Doppio gioco. L’ambiguità dell’immagine fotografica, realizzata in collaborazione con Fondazione Fotografia e curata da Filippo Maggia. Selezione di opere di artisti internazionali dalla collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Fotografie, video e installazioni che colpiscono tanto per l’immediatezza quanto per l’efficacia con cui riescono ad aprire, con finta leggerezza, interrogativi spesso scomodi e irrisolti sulla realtà contemporanea e sulla nostra esistenza. Lavori di Chişa & Tkáčová, Kwame Apagya, Atay, Cao Fei,
Mirko Smerdel, Mille antenne ripetono “Addio...”, courtesy Jarach Gallery, Venezia
Hoi Cheong, Dasgupta, Fosso, Hung-Chih Peng, Király, Koller, Leye, Libera, Morimura, Moudov, Pando, Stilinović, Tabaimo, Zhenzhong, Zink Yi.
William Congdon
Le sale di Ca’ Foscari fanno da cornice alla mostra William Congdon a Venezia (1948-1960): uno sguardo americano. L’esposizione, curata da Giuseppe Barbieri e Silvia Burini, raccoglie gli esiti più significativi (di soggetto veneziano) della produzione di William Congdon, pittore particolarmente caro a Peggy Guggenheim che così scriveva: “è l’unico pittore, dopo Turner, che ha capito
ZAGABRIA
Donald Baechler
VIENNA
Op de Beeck / Angela de la Cruz
Galerie Krinzinger ha proposto Small Constructions, esposizione del belga Hans Op de Beeck divisa in due “capitoli”, il primo consistente in una serie di pezzi tridimensionali grigi e morbidi, il secondo composto da dipinti su tela in bianco e nero ispirati agli archetipi Hans Op De Beeck, Dancer, 2012, acquerello e olio su tela, cm.80x60x3,5. courtesy Krinzinger, Vienna
Da Valmore studio d’arte la mostra Territori di dialogo: uno sguardo sull’arte latino-americana contemporanea dal 1960 ad oggi, panoramica su un gruppo di artisti di formazione sudamericana, successivamente trasferiti in Europa dove hanno mantenuto l’orgoglio di appartenere a una cultura distinta e consapevole della propria alterità. Opere di Antonio Asis, Ary Brizzi, Federico Brook, Marta Botho, Hugo Demarco, Lucio Fontana, Horacio Garcia Rossi, Julio Le Parc, Eduardo Mc Entyre, Juan Melè, Rogelio Polesello, Salvador Presta, Francisco Sobrino, Luis Tomasello, Gregorio Vardanega (Argentina), Enrique Careaga (Paraguay), Carmelo Arden Quin, Bolivar (Uruguay), Carlos Cruz Diez, Jesus Raphael Soto (Venezuela). Julio Le Parc, Serie 58-1, 1974, acrilico su tela, cm.100x100, courtesy Valmore studio d’arte, Vicenza
visivi della tradizione cinematografica. In seguito, gli spazi della galleria hanno ospitato Wet, personale di Angela de la Cruz, artista spagnola la cui produzione è, possiamo dire, inclassificabile: lo stile è formalmente classico, ma le soluzioni materiali son una personalissima ibridazione di pittura, scultura e installazione.
Angela De La Cruz, Flood, 2012, sedia, cemento, cm.55x70x110, courtesy Krinzinger, Vienna
Jarach Gallery ha presentato Atemporal, esposizione di opere dei giovani artisti Yamada Hanako, Kensuke Koike e Mirko Smerdel, accompagnata da un testo critico di Andrea Bruciati. Fine ultimo è l’analisi della possibilità che il tempo proceda anche a ritroso, rendendo alcuni eventi reversibili, cercando di spiegare come mai mentre nella fisica quando due oggetti condividono le medesime proprietà, risultano identici e indiscernibili, nell’arte due opere completamente uguali, ma realizzate in epoche distanti, differiscono comunque fra loro.
Filippi dal titolo Arbor Solis. Esposti 56 disegni di grande formato realizzati con inchiostri di china su carta di riso, nei quali è affrontato il tema dell’albero nei suoi significati più reconditi, nei suoi richiami al senso e alle responsabilità dell’arte. Fernando De Filippi, Arbor Solis, china su carta, cm.100x70, courtesy l’artista
L’Umjetnicki Paviljon, in collaborazione con lo Studio d’Arte Raffaelli di Trento, ha organizzato una personale di Donald Baechler dal titolo Some of My Subjects 2012. In mostra un esauriente compendio della sua arte: fiori, figure maschili e femminili, coni gelato, teschi e animali di varie misure, soggetti delineati in delicati collage su carta e su dropcloth (coperture utilizzate in studio per proteggere il pavimento dalle gocciolature di colore), un mondo semplice e spontaneo, privo di virtuosismi tecnici e iconografici.
ZHENGZHOU
Fernando De Filippi
Il Museo d’Arte Contemporanea di Zhengzhou (Cina) ha presentato una mostra dedicata a Fernando De Donald Baechler, Some of My Subjects 2012, particolare dell’allestimento, courtesy Umjetnicki Paviljon, Zagabria
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€ 7.
Anno XXXVII
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segno Attualità Internazionali d’Arte Contemporanea
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Attualità Internazionali d’Arte Contemporanea
JEFF KOONS Fondation Beyeler, Basilea
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