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Angolo dei Lettori Gentile redazione di Salutare, sono mamma di due splendidi bambini di 10 e 7 anni: entrambi sono molto golosi di merendine, soprattutto al cioccolato e non amano particolarmente consumare frutta e verdura. Tuttavia, mentre il maggiore ha una forte passione per il nuoto e lo pratica regolarmente fin dal primo anno di elementari, il più piccolo è pigro e pare non essere interessato a nessun tipo di attività sportiva, perciò sta iniziando a diventare molto di più di un bimbo “paffuto” e non riesco in alcun modo a fargli cambiare abitudini alimentari, complice mia madre che mi sostituisce nelle veci di cuoca all’ora di pranzo (in quanto il mio lavoro non mi consente di essere a casa durante la settimana) e che da brava donna meridionale all’antica crede ancora nella convinzione che “mangiare molto e ingrassare è segno di salute”. Come farle capire che ormai è l’esatto contrario? Potete far trattare l’argomento dal vostro esperto in alimentazione? Emma R. Cara lettrice, il Ministero della Salute ha da poco emesso un comunicato stampa proprio sull’allarme obesità nei bambini, può trovarlo nelle news di questo mese. Inoltre crediamo che troverà molto interessante leggere a pag.8 dei risultati della ricerca condotta dal CNR sulle cattive abitudini alimentari dei ragazzi. Faccia avere il giornale anche alla nonna e inizi a preparare una sorta di menu settimanale programmato da farle seguire, chiedendole di non sgarrare, per tenere meglio sotto controllo cosa mangiano i suoi figli. Spett.le redazione di Salutare, scrivo per chiedervi conferma di una notizia: è vero che dal 1° di novembre i laboratori di analisi convenzionati faranno comunque pagare le prestazioni all'utenza? Bruno R. Caro Bruno, ad oggi (28/10/2008) la direzione generale dell'ASL AV2 non ha emanato alcun comunicato stampa in risposta a quello della Federbiologi del 19/10/2008 nel quale si accenna all'informazione da lei richiesta ma non si fa riferimento alcuno alla precisa data del 1° novembre per la sospensione del servizio. L'ASL, in ogni caso, non ha smentito né confermato la notizia. Per maggiori informazioni può rivolgersi all'Ufficio Stampa dell'ASL AV2 al numero 0825/292122 oppure alla Federbiologi al numero 0825/37393. Tramite un passaparola sono venuta a sapere, in ritardo, che il 24 ottobre 2008 una roulotte chiamata OSTEOLAB ha stazionato nei pressi dell'ASL AV2 per effettuare screening gratuito di prevenzione delle osteoporosi e MOC gratuite. Chi mi ha riferito la notizia ne è venuta a conoscenza per caso, presso il consultorio. Soltanto alcuni dei presenti, mi hanno detto, erano stati avvisati dal medico di famiglia. Perché non avete menzionato l'evento sulle pagine di Salutare? Gabriella R. OSTEO-CHE??? Cara Gabriella, non abbiamo parlato della notizia perché rintracciare i contatti di chi si occupa dell'iniziativa è stata un'impresa e in ben due occasioni alla nostra diretta richiesta di inviarci materiale informativo non abbiamo ricevuto alcun tipo di comunicato. Persino l'ASL non ne sa nulla. Probabilmente chi si occupa della cosa non ha interesse a far circolare la notizia perché non sa o non vuole gestire un elevato numero di utenti. Ribadiamo che la segnalazione degli eventi utili alla cittadinanza può essere effettuata oltre che dalle segreterie organizzative, anche da tutti i cittadini che ne siano a conoscenza. ERRATA CORRIGE - Salutare 46 La dr.ssa Marinella Pericolo ha contratto la malattia della sclerosi multipla 25 anni fa, e non 8 come abbiamo erroneamente riportato nell’articolo del numero 46 a pag. 12 “Consulta diversamente abili”. Ci scusiamo dell’errore.
Questo spazio è pensato per voi Comunicate le vostre opinioni, esigenze, proposte, esperienze vissute oppure un parere sulle strutture e i servizi di cui avete usufruito. Non possiamo fornire risposte personali, ma le vostre segnalazioni sono preziose per orientare gli articoli e le inchieste che pubblicheremo sulla rivista. 4
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Scrivete a Associazione Culturale Salutare Via Due Principati, 210 83100 Avellino info: tel. 0825 74603 e-mail: info@salutare.info www.salutare.info
Pubblicazione mensile Anno V n° 47 Novembre 2008 Distribuzione gratuita Reg. Tribunale Av in data 15/01/2004 N° 419 Tiratura: 20.000 copie Editore: Ass. Culturale Salutare Direttore Responsabile: Mario Barbarisi Redazione: Maria Rosaria Carifano, Valentina Mattiello Segreteria: Angela Romano Progetto grafico: Promova Coop. Soc. Onlus Area web: Carmine Serino Collaborazioni: dr. B. Baldi, A. Baldi, dr.ssa E. Boldrin, Prof. V. Cicalese, dr.ssa M. Picardi, dr. G. Postiglione, dr. F. S. Ruggiero, dr. A. Sabato, dr.ssa R. Santoro, dr.ssa M. Porcaro, Prof. A. Suelzu, dr. F. Bellucci, dr. A. del Sorbo, dr.ssa L. De Varti, dr.ssa T. Zungri, D. de Bartolomeis, D. De Martino, R. Monetta, dr.ssa N. Anghelache, dr.ssa G. Fiore, dr. G Cammarota. sito: www.salutare.info e-mail: info@salutare.info
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partecipare Salutare è la rivista gratuita con diversi argomenti nell’ambito della salute e benessere: medicina, psicologia, farmacia, alimentazione, ambiente e tanti altri. Si avvale della collaborazione di professionisti del settore che mettono a disposizione le proprie conoscenze al servizio di tutti i cittadini. Partecipare a SALUTARE significa sostenere un’iniziativa culturale intrapresa per sensibilizzare alla salvaguardia del benessere comune e di fornire ai lettori oltre ai servizi, il supporto da consultare per essere sempre aggiornati. Un’Azienda che usufruisce di uno spazio su Salutare ha la possibilità di comunicare ai lettori le strutture, i servizi, le iniziative e sulla SALUTE e il BENESSERE. Per ricevere informazioni per una presenza sul mensile contattaci al numero Tel.: 0825.74603 e-mail: info@salutare.info Il materiale grafico e redazionale deve pervenire entro il giorno 10 del mese precedente alla pubblicazione.
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Okkio alla Salute: la mappa dell’obesità infantile in Italia In Italia, ogni cento bambini della classe terza elementare 24 sono in sovrappeso e 12 obesi. Complessivamente si stimano oltre un milione di bambini tra i sei e gli undici anni con problemi di obesità e sovrappeso: più di un bambino su tre. Dati e stime sono il frutto del progetto “Okkio alla SALUTE”, un’indagine condotta nelle scuole italiane dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali – CCM - e coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il Ministero della Istruzione, dell’Università e della Ricerca, 18 Regioni italiane e con la partecipazione dell’Istituto Nazionale di Ricerca e Nutrizione. "Sono dati allarmanti - ha affermato il Sottosegretario alla Salute Francesca Martini - che mostrano come il problema obesità sia non solo un problema sanitario, ma soprattutto educativo e sociale e che serve un approccio intersettoriale che, a partire dalla tutela della salute futura, coivolga tutti gli attori in gioco, in primis la famiglia, poi la scuola, le istituzioni fino alle aziede produttrici"; e ancora: va assolutamente rivalutata l'attività fisica ha proseguito il Sottosegretario - oggi carente nella scuola italiana: auspico il ritorno ai giochi della gioventù che tengano impegnati i bambini in una fascia di età importante per il loro futuro. Insomma bisogna cominciare a pensare e trattare l'obesità e il sovrappeso come una patologia seria che produce malattie invalidanti nell'età adulta. L'indagine rappresenta il primo monitoraggio sulla popolazione in età evolutiva condotto con strumenti e parametri uniformi, in accordo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in grado di fornire l’esatto quadro del fenomeno in Italia e dati omogenei e confrontabili utili per la programmazione e la valutazione degli interventi di prevenzione delle malattie croniche. L’indagine ha permesso anche una raccolta di dati sulle abitudini alimentari, sull’attività fisica e sulla percezione del problema da parte dei genitori. Tra le cattive abitudine alimentari, un’assente o scorretta prima colazione. Infatti, l’11% dei bimbi salta la colazione e il 28% non la fa in maniera adeguata. Troppe calorie (più di cento), invece, alla merenda e quasi
News un bambino su quattro non consuma né frutta né verdura. Anche l’attività fisica, nel nostro Paese, dai risultati dell’indagine, sembra non avere la sua giusta collocazione. Molta televisione e videogiochi e poca attività fisica sia a scuola che a casa. La percezione del problema da parte dei genitori sembra inversamente proporzionale alla frequenza statistica del peso in eccesso: quattro mamme su dieci di bimbi in sovrappeso non ritengono che il proprio figlio abbia un peso eccessivo rispetto all’altezza. Anche la quantità di attività fisica sembra non avere la giusta valutazione.
Seno: vince la prevenzione Studio su tremila casi: con lo screening mortalità ridotta del 25% Battere sul tempo il tumore del seno è possibile: la mortalità, infatti, si dimezza nelle donne che effettuano almeno una mammografia come controllo preventivo. Il direttore Socio-sanitario dell'associazione House Hospital onlus Emiliana Gemellini sottolinea: "I ricercatori dell'associazione hanno preso in considerazione 3 mila casi di donne decedute per tumore del seno. Le loro storie di screening sono state confrontate con quelle di 10 mila donne sane della stessa età e residenti nelle stesse città. I risultati dello studio dimostrano che, in seguito all'attivazione di un programma di screening mammografico, la mortalità per tumore del seno si riduce del 25 per cento nelle donne residenti in quell'area. I benefici, comunque, non si registrano solo a livello di comunità, ma anche della singola paziente. La riduzione di mortalità osservata nelle donne che hanno effettuato almeno una mammografia di screening, infatti, è nell'ordine del 50 per cento. Nonostante sempre più studi indichino nella prevenzione la via migliore per combattere il tumore, molte donne, soprattutto al Sud, continuano ad ignorarlo. Dallo studio, infatti, è emerso come nelle Regioni meridionali due donne su tre non partecipino a programmi organizzati di screening e non senza conseguenze. Se al Centro-Nord in una paziente su due il tumore è scoperto ad uno stadio precoce, al Sud per due donne su tre il tumore è diagnosticato in una fase già avanzata."
Data la sua crescita, Salutare richiede l’impiego di maggiori risorse. Naturalmente il servizio che noi offriamo ha dei costi, tuttavia, abbiamo comunque deciso di mantenerlo gratuito.
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News
Tumore alla prostata, italiani scoprono la cura è stata scoperta in Italia l’invisibile alterazione del Dna che conduce le cellule tumorali della prostata a diventare invincibili e non attaccabili dalle terapie attualmente disponibili. Ci sono impercettibili “freni” all’avanzata delle cellule tumorali che vengono alterati dalla progressione della lesione, e proprio agendo su questi e favorendo la loro azione, potenziandone l’efficacia e l’attività, in un futuro non lontano si potrebbe arrivare a trattamenti mirati per i malati più gravi. Come? Semplicemente reintroducendo questi elementi protettivi, cioè i microRna15 e 16, e quindi riattivando l’invisibile sistema di controllo cellulare. A far sperare i circa 44.000 italiani che ogni anno si ammalano
di questa neoplasia è una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), coordinata da Ruggero De Maria, e pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature. I ricercatori italiani hanno individuato il meccanismo attraverso cui il tumore alla prostata diventa sempre più aggressivo e maligno tanto da divenire refrattario alla terapia: questo fenomeno, porta col tempo il tumore a divenire “inattaccabile” e a propagarsi nell’organismo. Lo studio italiano, realizzato in collaborazione con l’equipe degli urologi dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, con l’Istituto oncologico del Mediterraneo di Catania, e finanziata con i fondi dell’accordo Italia-Usa e dall’Associazione Italiana per la Ricerca
sul Cancro, ha identificato nel patrimonio genetico delle cellule tumorali di quaranta pazienti con malattia avanzata un’alterazione che spiega come il cancro diventi refrattario alle cure. La terapia, quando diverrà disponibile, sarà indicata solo per coloro che hanno malattia più avanzata, cioè dopo l’intervento chirugico, spesso necessario, la radio e l’ormonoterapia. Ed è importante perché il tumore prostatico avanzato provoca ancora la morte di circa un malato su cinque, specie quando la diagnosi non è precoce. Nell’attesa, gli studiosi ricordano quanto sia importante la diagnosi precoce, che può essere ottenuta con esami mirati da eseguire quando viene rilevato un aumento patologico dell’antigene prostato-specifico, cioè il Psa, nel sangue.
Progetto Autismo della ASL AV2 Al centro Australia parte il “Parent Training” Nell’ambito del Progetto Autismo 2007-2008, attivo presso l’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Asl Avellino 2, diretta dal professor Camillo Vittozzi, si dà il via ad una nuova fase, innovativa e sperimentale, rivolta ai genitori di bambini che hanno ricevuto una diagnosi di Disturbo Pervasivo dello Sviluppo o di Disturbo Multisistemico dello Sviluppo. La sperimentazione riguarda il cosiddetto “parent training”-“formazione genitori”, secondo il modello cognitivo-comportamentale, che ha la finalità di sostenere, informare e formare i genitori di questi bambini “speciali”, al fine di rispondere ad esigenze educative “speciali”. Per ulteriori informazioni, gli interessati possono recarsi presso il Centro di Riabilitazione Australia o telefonare ai numeri 0825292716 e 0825292720.
Il premio nobel 2008 per la chimica
Il S.A.V è un’associazione che sostiene le mamme in attesa che, trovandosi in difficoltà, sono tentate ad interrompere la gravidanza. Offrire aiuto concreto e vicinanza affettuosa è il modo migliore per difendere la vita. Punto di ascolto presso: Centro diocesano per la famiglia, via Pianodardine 39/41 83100 Avellino - tel: 0825-628069
Il S.A.V. riesce ad operare grazie alla grande generosità di molti. Per sostenere il sevizio puoi fare un versamento sul C/C postale n° 91486324 intestato a: Servizi di Accoglienza alla vita di Summonte “M. Teresa”.
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Il riconoscimento è stato assegnato a Osamu Shimomura, Martin Chalfie e Roger Y. Tsien per la scoperta e il successivo sviluppo della GFP, la proteina fluorescente verde, uno strumento essenziale per le ricerche biologiche e molecolari. L’ INFMCNR (l'Istituto Italiano per la Fisica della materia) è all'avanguardia nello studio di questa molecola, con numerosi brevetti e il suo uso nelle nanoscienze presso il laboratorio NEST di Pisa. Scoperta per la prima volta oltre 30 anni fa da Osamu Shimomura, la proteina GFP (Green Fluorescent Protein) è stata isolata in una particolare famiglia di meduse, quella delle Acquoree. Considerata poco più che una curiosità al momento della scoperta, dal 1992 si è trasformata in uno straordinario e insostituibile strumento a supporto della ricerca biologica e molecolare. La GFP diviene fluorescente quando viene stimolata da una luce di una precisa lunghezza d'onda. Questa sua proprietà l'ha resa un marcatore biologico ideale quando viene inserita in cellule o tessuti. Essa è infatti facilmente rilevabile, nonché biocompatibile, ed essendo un materiale biologico non causa alcun disturbo o mutazione negli organismi in cui viene introdotta. Inoltre viene usata anche come marcatore per seguire l'evoluzione e la posizione delle cellule tumorali nel corpo umano.
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contatto skype: salutare.info stampare agevolmente l’articolo che più interessa: si clicca sulla copertina in home-page per visualizzare a tutto schermo l’ultimo numero del mensile. Per consultarlo è possibile scegliere la modalità che si preferisce: sfogliarlo poco alla volta oppure selezionare direttamente la pagina desiderata tramite un comodo preview. Nella sezione “Ricevi gratis” sono previste due aree separate, privati e professionisti: basta compilare il form e la rivista arriverà direttamente presso il proprio domicilio o studio in modo facile, veloce e gratuito. Per gli Enti o le Aziende che desiderino contribuire è possibile accedere ai servizi di comunicazione e di marketing sociale offerti da Salutare più adatti alle proprie esigenze. Cosa ne pensi del nuovo Salutare? Visita www.salutare.info e invia un commento, un messaggio, una critica. Ti ascolteremo. alutare 7
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Riabilitazione a cura di Rino Monetta - Fisioterapista www.riabilitazioneparalisicerebraleinfantile.it
Paralisi cerebrale infantile Come sciogliere la spasticità con "Crosystem"e recuperare il movimento.
Negli ultimi decenni numerose sono state le tecniche rieducative che si sono succedute nel recupero motorio della paralisi cerebrale infantile. Solo per citare le più conosciute, si è passati da Vojta a Doman Delacato, da Bobath a Puccini – Perfetti, tutti approcci metodologici aventi come obiettivo terapeutico quello di evitare o, molto più spesso, di contenere la rigidità muscolare. Ovvero la cosiddetta spasticità, che attanaglia come in una morsa i muscoli e che blocca notevolmente le articolazioni. Da qui il bambino-ragazzo cerebroleso è “ingabbiato” in schemi di movimento che si realizzano grazie all’intervento di altri muscoli che, però, non sono deputati a svolgere una determinata azione muscolare. Questi movimenti di “compenso” di fatto non risolvono il problema principale che è e rimane quello di far lavorare i muscoli colpiti dalla paralisi.
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Così, a parte la frustrazione con la conseguente depressione, il bambino-ragazzo cerebroleso si muove sempre con un equilibrio precario (spesso cade), in modo difficoltoso, con grande fatica, con movenze goffe. Inoltre, gli interventi chirurgici di allungamento tendineo non sono stati sempre risolutivi. Spesso si è assistito ad un ritorno, se non totale ma significativo, alla situazione muscoloarticolare di partenza. Risultati non duraturi nel tempo si sono registrati anche con le infiltrazioni di tossina botulinica, (oggi così di moda nell’estetica) che a distanza di appena 2 mesi circa fanno ricomparire la rigidità muscolare. Senza tener conto che questo potente medicinale, con i richiami periodici, crea nel tempo una reazione anticorpale per la quale i muscoli non si rilassano più. Il Crosystem Oggi una valida alternativa è rappresentata dal Crosystem, una macchina assolutamente indolore, e che senza farmaco
produce piacevoli vibrazioni meccaniche a bassa intensità. Da decenni è nota la capacità delle vibrazioni di sciogliere la spasticità ma nessuno prima di Guido Filippi, neurofisiologo Prof. Associato all’Università Cattolica di Roma, è riuscito a identificare una sequenza di stimolazioni a 100 Hz. capace di interagire con particolari recettori situati sulla pelle. Queste stazioni nervose periferiche portano queste informazioni al cervello il quale le processa e le invia alle reti nervose che controllano l’attività di un muscolo, ottimizzando la sua funzionalità. Grazie al Crosystem il muscolo perde di molto la sua spasticità ed emerge finalmente la forza oltre che la consistenza, la forma. Il risultato così ottenuto consente al muscolo di riavere un tono ottimale e, di conseguenza, un allungamento tendineo che, a sua volta, determina anche uno sblocco articolare. Il bambino-ragazzo percepisce questi risultati in quanto immediatamente riesce a compiere il movimento richiesto e lo realizza con una maggiore escursione articolare. Questa nuova abilità è ben visibile anche dall’esterno dai genitori stessi, i quali anche solo palpando la muscolatura possono chiaramente rendersi conto dell’avvenuto rilassamento. Come avviene in altre patologie come l’Ictus e la Sclerosi, dove pure si hanno sensibili riduzioni della spasticità, anche nella Paralisi cerebrale infantile è possibile ottenere il successo terapeutico
solo, però, se esistono ancora reti nervose sfruttabili anche a distanza di diversi anni dalla lesione. A questo proposito è da dire che è realisticamente possibile ottenere riduzioni della spasticità anche, per esempio, su pazienti ventenni con paralisi cerebrale infantile sin dalla nascita e che da anni sono sulla sedia a rotelle. Si sottolinea che i dati clinici su scala nazionale evidenziano maggiori risultati del Crosystem proprio nella fascia d’età tipica di questa patologia e cioè dai 5 ai 25 anni. Ciò sembra spiegabile con un a maggiore plasticità del cervello, tipica di questa età, con una creazione ottimale di circuiti neuronali collaterali alla lesione. Affinchè il Crosystem possa avere effetti quanto più duraturi possibili è indispensabile che si integri con la riabilitazione specialistica. In quanto il lavoro manuale del fisioterapista in termini, per esempio, di stiramento muscolare non fa che ottimizzare il rilassamento ottenuto con la macchina. Per di più il bambino-ragazzo accetterà più volentieri il trattamento perché non ha più dolore e d'altronde lo stesso operatore non fa più fatica a mobilizzare gli arti grazie ad una diversa disponibilità tonica. E soprattutto, per la soddisfazione di entrambi, i risultati in termini di controllo e di attivazione motoria questa volta si vedono.
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Eventi a cura di Donatella De Bartolomeis
Il dolore. Perché? Aldo di Mauro: Socrate dei nostri giorni. Il 15 ottobre nella sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (Palazzo Serra di Cassano) Via Monte di Dio 14, Graus editore e l’associazione “Amici di Napoli” hanno presentato il nuovo saggio di Aldo Di Mauro “Il dolore. Perché?”. Di Mauro, definito il Socrate dei nostri giorni, affronta il problema del dolore dal punto di vista della medicina, della psicologia, della filosofia e della teologia. Alla luce di queste interpretazioni, egli cerca di dare una risposta all'angosciante tema del dolore, della sofferenza e del male e della loro compatibilità con l'esistenza di Dio, che è Amore. Ancora una volta, lo scrittore che con Elogio della Filosofia ci ha spiegato come e perché il Filosofo può aiutare chi ha problemi esistenziali, restituire la fiducia in se stessi e indicare la strada per una vita migliore, pungola, pone domande, insinua dubbi per provocare riflessioni su argomenti che, in un mondo dove l'uomo è
sempre di più quello che produce e sempre meno quello che è, vengono trascurati e mai approfonditi. La lettura di questo saggio evoca una serie di pensieri e pone domande cui forse non è possibile dare risposte definitive, ma l'autore delinea il senso di una apparente inconciliabilità tra il concetto di Dio quale sommo bene, somma potenza e somma bontà, con il dolore ed il male del mondo. Egli cerca di dare al lettore una possibile interpretazione del dolore, che “se non lo aiuterà a rintracciarne la ragione, possa almeno aiutarlo a farsene una ragione”. Alla lettura del saggio di Aldo di Mauro, il Prof. Mario Coltorti, Professore Emerito di Clinica Medica dell'Università di Napoli e grande scienziato cui si deve, insieme al Prof. Giusti, la scoperta delle transaminasi, così si è espresso: “Pochi avrebbero potuto affrontare punti di vista e riferimenti culturali multidisciplinari diversi (antropologici, medici, filosofici, teologici...) e stabilire connessioni transdisciplinari su un tema così complesso.”
I punti particolarmente toccanti di questo saggio a) il dolore non va visto come l’esperienza del singolo ma come un episodio di un progetto universale; b) il dolore non va vissuto in maniera egoistica. Se si vive amando il prossimo, la domanda che inevitabilmente ci si pone quando questo ci tocca (Perché a me?) si trasforma in quella più solidale (Perché non a me?); c) il dolore dà a chi lo patisce una marcia in più perché modifica la scaletta della vita, posponendo valori effimeri a quelli più significativi per la propria esistenza; d) una vita che non abbia un momento di sofferenza porta a banalizzarci e a non apprezzare quanto di positivo ci è stato concesso.
Con il saggio “Il dolore. Perché?”, lo scrittore Aldo di Mauro completa una sorta di trilogia, iniziata con il romanzo “Ma tu chi sei” e proseguita con “Elogio della filosofia”. Tre stili narrativi diversi che alternano al romanzo, per l'esattezza un giallo, l'elogio e il saggio breve, ma in tutti persiste l'antica domanda, umana ed umanissima, sul perché del dolore e della sofferenza nell'esistenza terrena. La stabilità del punto interrogativo, ovvero del Perché tipico dei filosofi, accompagna tutte le pagine di questo affabulatore ed artista, riproponendoci la rilevanza dei linguaggi “alternativi” ed “allusivi” come modalità forse maggiormente idonee per accostarsi in maniera sensata a ciò che tanti saggi teologici, filosofici e, nell'era della bioetica e delle biotecnologie, tanti saggi medici, giuridici e scientifici, vanno ampiamente discutendo con risultati disuguali. Del resto, nel suo Elogio, di Mauro ci aveva avvertiti: “Il giudizio del filosofo è sempre interrogativo, perché il giudizio del filosofo non è mai una risposta ma ancora e sempre una domanda”. Prof. Pasquale Giustiniani, Docente di Filosofia Teoretica, di Filosofia della Religione e Docente di Bioetica SUN.
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Ricerca a cura del dr. Giancarlo Cammarota - Unità di Analisi Sensoriale e Consumer Science - Istituto di Scienze del’Alimentazione, CNR, Avellino
Cosa mangiano i nostri bambini? Ecco i risultati di un’indagine del CNR. Scegliere un alimento è un processo complesso influenzato da molteplici aspetti sia socio-culturali che riguardanti l’alimento in se stesso, come la sua apparenza o il suo sapore. In ogni caso il processo di scelta porta alla assunzione di alimenti che possono essere più o meno calorici, più o meno salutistici incidendo sullo stato di salute presente e, in particolare nel caso dei bambini, futuro. L’Istituto di Scienze dell’Alimentazione ha condotto uno studio sulle scelte alimentari di un campione di studenti frequentanti la scuola media in quattro aree urbane di Milano, Roma, Napoli e della provincia di Avellino. Diversi sono gli aspetti che sono stati considerati ma una particolare attenzione è stata rivolta alla differenza nella scelta
e nel comportamento alimentare tra i due sessi, mediante l’analisi dei dati rilevati con un questionario. Come è noto, la colazione è un pasto importante perché segue un periodo di riposo notturno durante il quale non vengono assunti alimenti e un buon pasto mattutino migliora la performance scolastica: la nostra indagine ha rivelato che c’è una maggiore percentuale di bambini obesi e sovrappeso che salta il pasto rispetto ai normopeso. ciò è probabilmente da ascriversi al tentativo di perdere peso o ad un comportamento alimentare generalmente più scorretto. Gli spuntini mattutini e pomeridiani sono particolarmente interessanti per studiare la scelta alimentare perché gli alimenti sono più frequentemente scelti dai bambini stessi. Quasi sempre, invece, i pasti principali sono scelti da chi prepara, o quantomeno la scelta del bambino è più limitata. Guardando complessivamente le scelte effettuate in questi tre momenti della giornata (colazione e spuntini), i maschi scelgono più frequentemente merendine confezionate, patatine, bevande gasate
che sono generalmente anche zuccherate (questo è il motivo per cui sono state talvolta definite caramella liquida), mentre le femmine scelgono più frequentemente fette biscottate, yogurt, succhi di frutta e frutta anche se il consumo di quest’ultima risulta complessivamente molto basso per entrambi i sessi. Un altro rilevamento è stato effettuato sull’utilizzo dei distributori automatici, ciò è un arricchimento delle osservazioni fatte per gli spuntini, i distributori vengono infatti utilizzati proprio nei momenti di intermezzo tra i pasti principali. Anche se essi possono fornire talvolta la possibilità di approvvigionarsi di alimenti sicuri dal punto di vista igienico, risulta che la scelta ricade per lo più su pochi alimenti, non molto salutistici. Il nostro studio si è anche interessato di cercare le motivazioni per le quali i bambini utilizzano il distributore, ed è emerso che le motivazioni più frequenti sono “perché è conveniente, per fare una pausa, per i prezzi” rivelando la maggiore tendenza ad un comportamento pragmatico piuttosto che ludico. Una percentuale discreta, circa il 14% di bambini, rivela una dinamica comportamentale di introversione scegliendo tra le opzioni
proposte ”per non incontrare il negoziante”: il distributore permette di eliminare una interazione diretta, anche se semplice. Una notevole differenza comportamentale tra i sessi emerge scelta dalla opzione “per nessun motivo”, una percentuale relativamente molto alta delle bambine sceglie questa opzione, il 39%, quasi il doppio dei bambini maschi. É probabile che utilizzare il distributore sia un momento di trasgressione nel contesto di un comportamento che mostra un maggiore autocontrollo. Questa probabilità è rafforzata dalla minore attenzione delle bambine ai prezzi dei prodotti offerti al distributore. Poiché l’utilizzo dei distributori fa parte ormai dello stile di vita di molti bambini e adolescenti, come risulta anche dalla nostra indagine, uno sforzo dovrebbe essere fatto per migliorare la qualità degli alimenti offerti, per esempio proponendo frutta porzionata e confezionata. Questo può presentare difficoltà tecniche, difficoltà che la ricerca può aiutare a superare, ma difficilmente soluzioni in questa direzione riusciranno ad affermarsi se non saranno anche economicamente vantaggiose, indipendentemente dal fatto che ciò possa essere giusto o sbagliato.
A scelte alimentari meno accorte da parte dei maschi fa riscontro la percentuale di bambini maschi obesi e sovrappeso che è significativamente maggiore rispetto a quella delle femmine.
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Logopedia a cura della dr.ssa Rossella Santoro - Logopedista
Scarabocchi e ghirigori I segni che svelano il nostro inconscio. Bastano un pezzetto di carta e una penna, una telefonata che si protrae qualche minuto in più, una conferenza, una lezione e la nostra mano parte inconsapevolmente a tracciare linee, quadratini, cuoricini, paesaggi, volti e quant'altro. Questo gesto inconscio ed automatico non indica, come frequentemente si crede, distrazione o scarso interesse per ciò che si sta ascoltando, ma piuttosto è un modo per scaricare le tensioni o addirittura, affermano alcuni, per concentrarsi meglio, e può svelare caratteristiche del nostro carattere o del nostro stato d'animo. Quale che sia la nostra opinione sull'influenza che lo scarabbocchiare abbia sulla nostra concentrazione questa abitudine proviene da lontano, basti pensare ai segni che i nostri antenati hanno lasciato sulle pareti delle grotte preistoriche. Interpretare questi segni è compito della grafologia e si tratta di un procedimento piuttosto complesso che si inserisce in un contesto più ampio: credere che basti osservare un disegnino
per capire cosa ci passi per la testa sarebbe semplicistico o addirittura ingenuo. Il nostro intento è unicamente quello di proporre alcune indicazioni per soddisfare qualche curiosità verso questo affascinante argomento che per alcuni aspetti può essere paragonato ai sogni che, correttamente interpretati possono svelarci aspetti di noi che non conosciamo o che semplicemente non vediamo. In via preliminare si osserva se vi è la tendenza a ripetere sempre lo stesso disegno o si cambia spesso soggetto. Nel primo caso rappresenta un gesto rassicurante per chi lo compie, nel secondo ci troviamo dinanzi a persone più aperte alle novità. Si passa poi ad osservare il tratto: marcato indica vitalità ed esuberanza, debole e delicato sensibilità. Anche l'orientamento del disegno sul foglio è un indice da prendere in considerazione: verso destra segnala un atteggiamento positivo e ottimista verso il nuovo, il non conosciuto, un animo da esploratore insomma, se tendiamo a ripiegare verso sinistra siamo più introversi, abitudinari, timidi e indecisi. Le linee rette e gli angoli sono proprie di personalità decise che, portate all'eccesso, possono dimostrarsi poco disponibili ed intransigenti, le linee curve segnalano, al contrario, disponibilità ed apertura verso le novità. Ci sono poi alcuni segni che ritroviamo più frequentemente di altri. Disegnare il profilo delle montagne
con il sole al tramonto può essere indice di forte attaccamento alla madre, mentre le palme ci svelano la ricerca di evadere in un mondo paradisiaco, un' oasi di tranquillità. I labirinti denotano la necessità di venir fuori da una situazione ingarbugliata, o semplicemente troppo statica, che ci sta stretta. E ancora: la casa segnala bisogno di sicurezza, il sole bisogno di affetto, la luna e le stelle ottimismo e ambizione, i cerchi sincerità, il cuore romanticismo, le forme geometriche, i reticolati e le grate una mente razionale e logica che lascia poco spazio alla fantasia, mentre al contrario le farfalle, le barchette e le figure evanescenti e delicate indicano
fantasia, immaginazione. I mezzi di trasporto voglia di partire o di allontanarsi da una situazione poco piacevole, le spirali stress, stanchezza mentale mentre la tendenza ad annerire gli occhielli ansia, insicurezza. Scrivere continuamente la propria firma? É il segnale della necessità di auto affermarsi, di ricordare agli altri "io ci sono!" Infine c'è anche chi questi disegni, ghirigori non li fa mai. Sintomo di aridità, scarsa fantasia? Sicuramente no, si tratta solo di individui che scaricano diversamente le loro tensioni, che diversamente manifestano il proprio inconscio o che, più semplicemente, non si trovano mai nella condizione di essere fermi.
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Fitoterapia a cura della dr.ssa Grazia Fiore - Farmacista
La grande zucca Le qualità terapeutiche della protagonista di Halloween. La zucca appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee insieme al melone al cocomero ed al cetriolo. Vediamo più da vicino questo ortaggio così voluminoso e colorato cercando di individuarne le proprietà nutrizionali e curative. Il suo nome latino è Cucurbita pepo o Maxima, viene coltivata in tutte le regioni del mondo a clima caldo o temperato. In Italia giganteggia in tutti gli orti ma le grandi coltivazioni sono localizzate soprattutto nel Veneto, nell’Emilia e nella campagna del napoletano e del foggiano. La forma ed i colori di questi frutti sono estremamente variabili: si passa dalla foggia clavata di colore terracotta della Zucca violina (cottura ideale al forno) a quella variamente cilindrica della “Piena di Napoli” di colore bronzeo o verdastro (zuppe e minestroni) che possono raggiungere anche il metro di lunghezza e i 20 Kg di peso. Vi è poi la curiosa “Zucca pasticcina”, “la Zucca del pellegrino” a forma di fiasco, usata un tempo per confezionare borracce o fiasche per la polvere da sparo. Tra le zucche americane sovrasta la “zucca balena “che può raggiungere i 50-60 kg di peso ma ha un sapore poco gradevole e consistenza molto acquosa, per cui viene destinata alla zootecnia. Poco nutrienti, ricche di acqua, di fibre peptiche, di alcuni 12 www.salutare.info
minerali- tra cui sovrasta il potassio (351mg in 100 mg di parte edibile) - e di vitamine, le zucche sono per certi versi, un alimento dietetico, in quanto poco caloriche, povere di zuccheri con tracce di lipidi e proteine. Sono quindi utili quando si ricerca un senso di sazietà senza il pericolo di ingrassare, anzi prevenendo gravi patologie gastroenteriche e metaboliche. è un ortaggio modulatore dell’organismo, e come tale molto utile in caso di distonie neurovegetative, insonnia, ipereccitabilità nervosa, cardiaca e digestiva. Particolare è l’effetto emolliente: lenisce le infiammazioni del tubo digerente (gastriti, enteriti, coliti), riducendo le secrezioni catarrali della mucosa digestiva. Allevia le difficoltà digestive legate alle flogosi gastroenteriche, la stipsi, le emorroidi e alcune infezioni urinarie. è utile coadiuvante terapeutico nel diabete senile, nei quadri di ritenzione di liquidi (oliguria, edemi)nell’ipercolesterolemia e nel soprappeso con cellulite. Da recenti studi si è evidenziato che la zucca gialla, data la ricchezza di carotene, possiede
buona azione preventiva in caso di patologie reumatiche, di neoplasie, e in genere di processi ossidativo-degenerativi. I semi di zucca che un tempo più di ora venivano allegramente masticati da giovani e vecchi, forse erano senza saperlo, un passatempo curativo; costituivano infatti un noto e importante presidio terapeutico in caso di infestazioni da parassiti intestinali (tenia in particolare). I semi vanno raccolti in agostoottobre da frutti completamente maturi, sbucciati ed essiccati al sole o in forni adatti. Si conservano in vasi di vetro o porcellana. In caso di elmintiasi si decorticano e triturano 20-80 g. di semi, a seconda dell’età e del peso del paziente, si mescolano con poco miele e si consumano come colazione la mattina a digiuno. Non bisogna mangiare altro per almeno 4 ore. Si ripete il trattamento per sette giorni consecutivi. I parassiti intestinali, attirati dal miele, lo assorbono insieme ai semi di zucca che per essi hanno un effetto paralizzante e ne determinano il distacco dalla parete intestinale. Dal quinto giorno si consiglia
un purgante salino tre ore dopo la zucca (un cucchiaino di solfato di magnesio). Questa terapia non è efficace come altri vermifughi, anche se spesso funziona assai meglio, ma ha il pregio di essere del tutto innocua e quindi particolarmente adatta ai bambini e ai casi in cui vanno assolutamente evitate sostanze tossiche. Il succo freschissimo della polpa è un buon lassativo bevuto la mattina a digiuno. Per uso esterno è sempre il succo fresco ad essere utilizzato ed ha un’azione emolliente, vellutante ed idratante per la pelle. Applicata localmente per impacchi la polpa di zucca può contribuire a riparare lesioni da scottature ed anche a risolvere infiammazioni ed ascessi cutanei. Originale, piacevole e curativa è anche la marmellata . Volendo approfondire, vi ricordo che la zucca si può mangiare cotta al vapore, stufata, gratinata, col latte, col timo con la menta il rosmarino , il miele, in minestra o in altre varie preparazioni gastronomiche ed è una vera leccornia.
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Tecnologia a cura di Maria Rosaria Carifano
I pro e i contro delle pedane vibranti Il parere del professor Claudio Manfredi (ricercatore).
L'introduzione sul mercato della home fitness (l'allenamento domestico) della pedana vibrante ha suscitato negli ultimi tempi un grande interesse da parte del pubblico, ma anche degli esperti, verso questo attrezzo. Molti sono stati i commenti a favore e molte, però, anche le perplessità. Proprio per questo, DKN Technology Italia, leader sul mercato delle pedane vibranti, ha finanziato una ricerca condotta dall'Università Federico II di Napoli che si differenzia da altri studi, perché è stata realizzata su pedane per l'home fitness, e non su quelle ad alta prestazione di uso professionale e, quindi, più “aggressive” di quelle di uso domestico. La ricerca è stata condotta dal professor Claudio Manfredi, ricercatore del dipartimento di Scienze odontostomatologiche
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e maxillo-facciali, polo delle Scienze e delle tecnologie per la vita, e ha dato conferma delle potenzialità della pedana sia sul piano della forma fisica sia sui risultati per il benessere e la salute. Il professor Manfredi è recentemente intervenuto sul settimanale “Viversani e belli” per chiarire alcuni dubbi sull'argomento. Ad esempio, Manfredi ha escluso la possibilità che il training con la vibrazione possa essere dannoso a lungo termine. Osservando determinate norme precauzionali non si corrono rischi per la salute. Il nostro apparato muscolo-scheletrico è capace di adattarsi alle condizioni esterne che mutano: se l'ambiente gli procura un attacco, esso lo registra in memoria, lo analizza e subito trova una soluzione biologica per riparare il danno subito. Mantenendo lo stimolo vibratorio della pedana entro precisi limiti di riparazione biologica, un eventuale micro-danno occasionale non porta ad alcuna conseguenza negativa, anche se la persona si espone a lungo alle vibrazioni.
I processi riparativi funzionano allo stesso modo, anche se più lentamente negli anziani. I rischi che possono essere causati dalle vibrazioni che raggiungono la testa con troppa intensità dipendono da tantissime variabili: il tipo di pedana, l'età della persona, l'abilità a sostenere posture corrette, il programma di allenamento prescelto. Da sole o tutte insieme possono essere determinanti per generare il rischio di danni. La cosa migliore è un corretto addestramento di chi intende usare la pedana, soprattutto a casa, offrendo un'attenta spiegazione didattica al momento della consegna del prodotto. Alcune aziende indicano protocolli di allenamento con intensità molto elevate, producendo solo oscillazione nella zona solo delle gambe e dei glutei. Manfredi condivide il pensiero di molti ricercatori che danno giudizi negativi su questa pratica, che può causare stress muscolare e articolare e, a lungo andare, persino scollamento dei tessuti. Un allenamento ad alta intensità è concesso solo a
pochissimi “eletti” e comunque non per lungo tempo. Per finire, la pedana vibrante può contribuire a limitare, se non invertire, la perdita di densità ossea. Quest'ultimo aspetto è proprio uno degli obiettivi della ricerca in campo clinico-medico. La perdita di osso si verifica non solo negli anziani, soprattutto donne, in presenza di osteoporosi, ma anche in altre condizioni presenti in età giovanile, come nel disuso meccanico a causa di paralisi post traumatiche negli arti o nei neurolesi congeniti (traumi da parto, mielomeningocene, ecc.) oppure in chi è costretto a letto da anni a causa di altre malattie. Inoltre in campo ortopedico tutti i processi riparativi di fratture e contusioni a carico delle ossa potranno certamente accelerare, giovandosi di più corretti trattamenti vibratori. Quindi per le pedane vibranti di qualità si prevede sicuramente un grande futuro, non solo nel campo della medicina, ma anche dello sport, della riabilitazione, del fitness e persino della tecnologia aerospaziale.
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Ortopedia a cura della dr.ssa Tiziana Zungri
Hybrid assistive limb L'esoscheletro intelligente che aiuta la deambulazione.
è stato messo a punto un esoscheletro, HAL, per aiutare le persone affette da disabilità motoria a compiere movimenti con i propri arti. Questo vestito bionico è in grado di amplificare la forza degli arti. HAL-3 è un esoscheletro intelligente, è una struttura meccanica che si lega a gambe, bacino e schiena di chi lo usa...
Le sue articolazioni riproducono esattamente quelle umane e sono collegate a motori che ricevono informazioni da vari sensori: alcuni rilevano la direzione del movimento e la distanza dal suolo; altri, più importanti, rilevano la tensione elettrica di pelle e muscoli in modo da suggerire al computer che governa HAL l'intenzione di effettuare il movimento prima ancora che il corpo sia in grado di provarci; in questo modo l'esoscheletro si muove anticipando di un trilionesimo di secondo i muscoli e guidando di fatto il corpo debilitato. Il centro del sistema è uno zaino che contiene un computer con un collegamento di rete senza fili, wireless. Vi sono inoltre attuatori, ossia motori elettrici che forniscono movimento assistito agli arti; su una cinghia vi sono le batterie.
Quando una persona prova a compiere un movimento, il cervello invia impulsi elettrici ai muscoli. É su questo concetto che si basa il sistema: 1 - Il sensore bioelettrico applicato al muscolo capta gli impulsi elettrici inviati dal cervello ai muscoli e li invia al computer; 2 - Il computer codifica gli input e calcola l'adeguata potenza da inviare all'unità di potenza; 3 - Le unità di potenza generano una catena e mettono in funzionamento l'esoscheletro. Mentre il sistema bio-cibernetico sposta i diversi elementi dell'esoscheletro, un sistema controlla in modo autonomo i motori per coordinare i movimenti. Il sistema si attiva automaticamente quando l'utente comincia a muoversi. Questo processo è completato in una frazione di secondo tanto che lo stesso Sankai sostiene che "i motori di HAL reagiscono più velocemente dei muscoli umani". La prima volta che si cammina, i suoi sensori angolari registrano la posizione e il modello del movimento. Queste informazioni sono memorizzate su un database in modo che la prossima volta che l'utente cammina, i sensori avvisano il calcolatore che riconosce il movimento e rigenera il modello registrato la volta precedente per fornire un aiuto nel movimento.
Si potrà inoltre programmare per compiti definiti. Questo esoscheletro di 24 kg è attualmente presente sul mercato. Il prof. Sankai non si è limitato a questo traguardo ed ha sviluppato un nuovo modello: HAL-5. Questo ha un supporto superiore per le braccia che potrà aiutare una persona a sollevare fino a 40 kg in più rispetto alla propria forza; inoltre si può aumentare la pressione delle gambe fino a 180 kg. HAL-5 non necessita dello zaino poiché il calcolatore è ristretto in un sacchetto fissato alla cinta dell'esoscheletro e naturalmente, avendo motori ridotti, è meno ingombrante intorno ad anche e ginocchia. Utilizza batterie auto da AC 1000 V della durata di 2h40’ in modo da consentire attività quotidiane sia in casa che all’esterno. è un sistema a controllo ibrido alto 1,60m e pesante 23 kg, ma questo è ben compensato dall’aiuto che da’ al paziente che riuscirà a raggiungere la velocità di 4 km/h con poco sforzo fisico. Naturalmente questo esoscheletro ha i suoi lati positivi, ma ne ha anche altri negativi. Se da una parte in Giappone stanno già lavorando per un “vestito bionico” più leggero, dall’altra resta il fatto che gli ingombri, l’estetica e le movenze sono in perfetto stile robocop. Molto probabilmente può essere una soluzione per superare la
disabilità, un’alternativa a cure genetiche a base di paraplegina o terapie basate sull’utilizzo di cellule gliali basali prelevate da feti abortiti di circa 16 settimane e coltivate in laboratorio. Restano comunque le convinzioni espresse dal direttore amministrativo del “Network center for human service association”, Naori Tanaka, che afferma: “ci sono persone che preferiscono essere aiutate da un robot piuttosto che dover far affidamento sull’aiuto di un’altra persona”. Forse un domani i problemi tecnici e sociali, i pregiudizi, saranno superati e ci troveremo a vivere in una società dove a tutti è concesso di camminare e muoversi come un uomo pur avendo qualche disabilità, d’altronde: “la speranza è l’ultima a morire!”.
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Posturologia a cura del dr. Giovanni Postiglione Dottore in Fisioterapia, Chinesiologo, perfezionato in Posturologia e Osteopatia
Mal di schiena? Forse hai una gamba più corta. Il 30% circa delle persone presenta una gamba più corta rispetto all’altra: è quanto emerso da recenti studi scientifici. Spesso la persona interessata è inconsapevole del problema che gli causa un mal di schiena difficile da risolvere e diagnosticare. È fondamentale differenziare la gamba corta vera (ipometria), con ridotta lunghezza scheletrica, dalla gamba corta apparente, che può essere la conseguenza di uno squilibrio posturale del bacino, di una scoliosi idiopatica o di una disfunzione della mandibola. La gamba scheletricamente più corta è dovuta, oltre a cause traumatiche, ad una differenza di crescita che si manifesta nel corso dello sviluppo per motivi ancora poco chiari. La differenza di lunghezza in genere oscilla, nei diversi casi, tra i 4 e i 12 millimetri. Le conseguenze biomeccaniche di una gamba corta sono
diverse: mal di schiena, protrusioni discali, discopatie, dolore al pube o al ginocchio. Spesso la diagnosi di gamba corta viene fatta solo sulla base di una radiografia del bacino e del terzo superiore del femore, senza considerare gli eventuali squilibri posturali a carico del bacino e degli arti inferiori. Questo approccio superficiale può comportare errori di valutazione e conseguenti approcci terapeutici inadeguati. Il fisioterapista, esperto in posturologia, valuta la lunghezza degli arti inferiori attraverso: test posturali (in posizione eretta e disteso), radiografie degli arti inferiori per intero su lastra quadrettata, esame su pedana elettronica baropodometrica. Questa valutazione funzionale approfondita è in grado di evidenziare la presenza di una eventuale gamba corta e stabilire se si tratta di gamba corta vera (ipometria) oppure di uno squilibrio della funzionalità posturale, che determina una gamba corta apparente, ma in realtà le due gambe hanno la stessa lunghezza. La terapia posturale è completamente differente, a seconda del problema riscontrato. In caso di gamba scheletricamente più corta (ipometria) bisogna inserire un rialzo nella
scarpa di uno spessore preciso, da stabilire e verificare attraverso accurati test clinico - posturali. Invece, nel caso di una gamba corta apparente il riequilibrio posturale si ottiene attraverso tecniche di terapia manuale (osteopatia) oppure in caso di disfunzione occlusale in sinergia con l’odontoiatra e non bisogna usare alcun rialzo che potrebbe solo causare dolori posturali. Questo approccio terapeutico globale e personalizzato è in grado di ridare armonia, equilibrio e benessere al nostro corpo.
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Psicoterapia a cura della dr.ssa Leopoldina De Varti, Psicologa, Psicoterapeuta, Specializzata in DanzaMovimentoTerapia presso l’Ist. RIZA di Med. Psicosomatica di Milano
Chiedere aiuto allo specialista Chi ci riesce è già sulla via della guarigione.
Chiedere aiuto è molto difficile. Spesso passano anni di angoscia, di dolore, di alti e bassi, sperando che qualcosa cambi nella nostra vita esteriore per poter star bene, e quando questa Illusione viene meno c’è la possibilità di cambiare punto di vista ed ecco che può affiorare l’idea di chiedere aiuto ad uno specialista. Quando e perché A volte, però, la decisione è accompagnata anche da un sentimento di sconfitta e pensiamo: “da solo non ce l’ho fatta” o “come faccio a fidarmi?”. In realtà è proprio questo il primo grande passo verso se stessi: accettare che da soli a volte non ce la facciamo e soprattutto che non siamo tenuti a farcela. Possiamo cedere alla realtà che abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti, senza per questo perdere la stima di noi stessi accettare i nostri limiti. A volte il nostro modo di agire, di relazionarsi sembra che non funzioni più, altre volte ci troviamo di fronte a cambiamenti di lavoro, di città o a imprevisti (un lutto, una separazione,…); oppure sembra che non ci manchi proprio niente, ma siamo sempre insoddisfatti e incapaci di godere di ciò che abbiamo. Altre volte ci sentiamo pieni di idee però restiamo 18 www.salutare.info
bloccati, oppure ci troviamo di fronte a decisioni importanti della nostra vita che ci confondono o ci riempiono di dubbi. Spesso, il disagio si manifesta attraverso sintomi fisici e si pensa “il problema riguarda il corpo” e l’aspetto emotivo e psicologico viene negato per molto tempo, rincorrendo medici ed esami clinici e usando farmaci che non risolvono. Perché una psicoterapia se ho la gastrite o se soffro di ipertensione? O se ho sempre mal di testa? Nei casi in cui a soffrire è innanzitutto il corpo, è una buona regola all’inizio, rivolgersi al proprio medico di base e fare tutti gli esami di routine, ma se il quadro clinico non evidenzia problematiche organiche di grave entità, è utile rivolgersi ad uno psicoterapeuta, meglio se specializzato in
problemi psicosomatici, non perché il dolore fisico venga sottovalutato (“non è niente, è un fatto psicologico”), ma perché quel dolore può essere il campanello di allarme di una situazione più ampia che coinvolge il corpo, ma riguarda soprattutto la sfera emotiva, affettiva, relazionale. Come chiedere aiuto Una volta scelto lo psicoterapeuta è bene comunicargli il proprio disagio e chiedere se è adatto per specializzazione alla problematica presentata. Il primo appuntamento, oltre a servire per esporre il proprio disagio, è utile per chiedere informazioni su elementi importanti e, per chiarirsi qualsiasi dubbio: la terapia, la metodologia e la formazione del terapeuta, la durata della cura, la frequenza e il costo
delle sedute. Una corretta informazione è un diritto del paziente, ma è anche un aspetto necessario per instaurare tra terapeuta e paziente un rapporto di fiducia, indispensabile in ogni cura. Lo psicoterapeuta utilizza strumenti e modalità di diagnosi molto diverse da ciò a cui siamo abituati in una normale visita medica. Dopo il primo colloquio, in genere, vengono effettuate tre sedute che hanno lo scopo di approfondire l’indagine sul paziente, perfezionare la diagnosi e delineare la proposta di cura. La durata di una psicoterapia dipende da molti fattori, alcuni imprevedibili all’inizio, perchè si scoprono durante il trattamento stesso, però non esiste un trattamento serio con vantaggi stabili che non raggiunga 50-70 sedute, le quali devono svolgersi con continuità, una volta a settimana, tranne accordi diversi tra terapeuta e paziente. É importante che la fine della psicoterapia sia concordata e coordinata dal terapeuta insieme con il paziente e deve, sempre, essere effettuata gradualmente; il trattamento non può interrompersi bruscamente.
Lo psicologo e lo psicoterapeuta: chi sono? Lo psicologo è laureato in psicologia e a secondo dell’indirizzo di studi può fornire consulenza psicologica in un determinato campo per es. scolastico, familiare, formativo, ecc. Lo psicoterapeuta è uno psicologo o un medico che si è specializzato in psicoterapia, quindi, a differenza dello psicologo è qualificato a fare diagnosi e a curare. Si è sottoposto ad un’analisi personale e a volte anche di gruppo, sia per sperimentare in prima persona su di sé l’applicazione della psicoterapia, sia per risolvere le proprie difficoltà; per tutta la durata della sua vita professionale, svolge attività di studio e di crescita personale.
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Dermatologia a cura del dr. Antonio Del Sorbo - Specialista in Dermatologia e Venereologia
Le micosi in dermatologia Come riconoscerle, prevenirle e curarle.
Quattro secoli prima della nascita di Cristo, Ippocrate, l'uomo che ha dato origine alla medicina attuale, lavorava per individuare le proprietà curative delle piante. Nel I secolo d.C., Discoride, medico e botanico greco, scrisse il “De materia medica”, il più completo trattato dell'epoca classica sulle medicine erboristiche, basato sulle osservazioni di quasi 600 piante.
macule a coccarda, a bordi netti e ad evoluzione centrifuga (tigna). Alcuni di questi possono infettare il cuoio capelluto (tinea capitis), il viso (tinea faciei), il tronco (tinea corporis), le mani (tinea manum), i piedi (tinea pedis o piede d'atleta), le pieghe inguinali (tinea cruris) e le unghie (tinea unguium).
Nei casi dubbi, il dermatologo può prelevare del materiale biologico dalle zone sospette, per osservarlo successivamente al microscopio (esame microscopico miceti) o per seminarlo su piastra di Sabouraud (esame colturale candida). Una volta identificato il tipo di fungo, lo specialista può programmare una terapia antimicotica specifica per l'agente responsabile.
Molti lieviti sono normalmente già presenti sulla cute di tutti noi e convivono per anni in maniera pacifica, senza arrecarci danni. In alcuni casi, un calo temporaneo delle difese immunitarie o cure farmacologiche protratte, possono interrompere la pacifica convivenza con questi microrganismi e scatenare la patologia. La candida albicans può provocare problemi agli angoli della bocca (boccheruola), alle labbra (cheilite da candida), al cavo orale (mughetto), ai genitali femminili (vulvovaginite da candida), ai genitali maschili (balanopostite da candida) e alle unghie (onissi e perionissi da candida). Anche in questi casi l'esame colturale (tampone) può essere utile per identificare il microrganismo responsabile.
I dermatofiti (es: trichophyton rubrum, epidermophyton floccosum, microsporum canis, etc), si nutrono di cheratina e provocano sulla cute delle caratteristiche
I lieviti (es: candida albicans) si localizzano invece nelle zone caldo umide (cavo orale, ascelle, pieghe sottomammarie, spazi tra le dita, distretto anogenitale). Malassetia furfur è un lievito che predilige le aree seborroiche e causa nei soggetti predisposti dermatosi come la pitiriasi versicolor (il comune fungo di mare), la dermatite seborroica e la follicolite pitirosporica.
Le micosi sono infezioni causate da funghi microscopici denominati miceti. Questi microrganismi si dividono in 3 gruppi principali: 1) dermatofiti 2) lieviti 3) muffe
Alcune muffe (es: scopulariopsis brevicaulis) possono scatenare talora delle micosi, ma la diagnosi clinica e di laboratorio, consentono una volta identificato il ceppo, di trattare adeguatamente l'infezione. Per l'esame microscopico il dermatologo preleva tramite un vetrino le squame, i peli, i capelli o i frammenti ungueali sospetti, macerandoli per circa 1 ora con idrossido di potassio e clorallattofenolo, per l'identificazione delle spore e delle ife micetiche al microscopio ottico. L'esame colturale invece prevede l'inclusione del materiale prelevato su speciali terreni di coltura, in grado di far sviluppare i lieviti in colonie secondo una morfologia specifica per ogni tipo di microrganismo. Oltre all'esame microscopico e al tampone, il dermatologo dispone di una speciale lampada ad ultravioletto lungo (lampada di Wood) in grado di rilevare la tipica fluorescenza giallo oro della malassetia, la fluorescenza verdastra dei dermatofiti, per differenziare queste patologie, da altre dermatosi non causate da miceti (es: fluorescenza bianco latte della vitiligine, fluorescenza rosso corallo dell'eritrasma, etc). Persino in alcuni casi di forfora persistente può essere implicato un fungo (es: ruolo della malassetia furfur nella dermatite seborroica). La frequenza delle micosi cutanee è aumentata sensibilmente negli ultimi decenni, mentre l'incidenza delle infezioni batteriche è diminuita.
Terapia:
in base al tipo di micosi e soprattutto all'agente responsabile sono attualmente disponibili antimicotici per via orale e per via locale (creme, spray, mousse, smalti ungueali, lozioni, polveri, detergenti, shampoo).
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Prevenzione a cura del dr. Aldo Sabato - Farmacista
Contraccezione Rinfreschiamoci le idee.
C'era una volta, il “macho” latino, il “latin lover”, e c’era una volta una maglietta su cui campeggiava la scritta: “gli italiani lo fanno meglio”. Forse questi tempi sono passati e probabilmente le sue quotazioni dell'amante latino sono un po’ in ribasso, ma non è il caso di drammatizzare o fare processi, anche perché sui motivi di questo “appannamento” ci sarebbe molto da dire, anche sul ruolo attuale della donna… Ma lasciamo volentieri questo aspetto agli esperti del settore, consolandoci con il fatto che c’è chi sta peggio di noi e con la speranza di tornare agli antichi splendori. È innegabile che l’uomo italiano sia stato sempre (e lo è tuttora) molto sensibile al fascino delle donne e che il sesso sia “ lo sport preferito dall’uomo”, come diceva il titolo di un vecchio film americano molto divertente. Ma che rapporto abbiamo con il sesso? Ormai nel terzo millennio, diciamo che i giovani non sempre sono consapevoli dei rischi che la sessualità comporta. Il vero problema è che da 20 www.salutare.info
un lato sognano e mitizzano l’amore, dall’altro ne hanno paura. Così, per uscire dal conflitto, si convincono di avere perso la testa e finiscono per avere rapporti non protetti. Una soluzione è quella di smitizzare il problema e far sì che la contraccezione diventi qualcosa non più di obbligatorio, ma di spontaneo. A coloro che hanno un legame stabile, è fortemente consigliato l’uso della pillola. Un tempo si sconsigliava alle più giovani, perché si temeva che l’assunzione di ormoni prima che il ciclo fosse del tutto stabilizzato, potesse creare problemi. Oggi le formulazioni in commercio hanno dosaggi molto bassi e ci si può rivolgere a questo metodo con una certa tranquillità: anche per 5-10 anni di seguito, senza alcun rischio di malattie indotte. La pillola è attualmente considerata il più efficace e sicuro metodo contraccettivo, con una percentuale di insuccesso dello 0,5%. Essa blocca la maturazione dell’ovulo. Tra quelle in commercio ricordiamo le monofasiche, ormai meno usate, in cui il rapporto di concentrazione tra estrogeni e progestinici è costante, e le trifasiche, in cui le quantità dei due ormoni hanno un rapporto diverso e simulano le variazioni di un normale ciclo mestruale. Quest'ultimo schema, pertanto, permette un buon controllo ed una elevata tollerabilità. Tra i principali vantaggi della pillola ricordiamo la minore
incidenza di cisti ovariche, la riduzione di mestruazioni dolorose (dismenorrea) ed infine anche un effetto positivo sui tumori ovarici maligni. Qualunque sia il tipo di pillola impiegata, il primo giorno di trattamento deve coincidere con il primo giorno di mestruazione, anche se nel ciclo precedente è stato usato un altro tipo di pillola. La sicurezza contraccettiva è assicurata sin dal primo giorno di assunzione. I confetti vanno assunti con regolarità, preferibilmente ogni sera prima di coricarsi. La verifica dell’avvenuta assunzione può essere fatta il mattino seguente, e, in caso di dimenticanza, è necessario rimediare entro le 12 ore.
In tal caso si consiglia, per il seguito del ciclo, di adottare un metodo contraccettivo aggiuntivo. L’assunzione deve essere continuata normalmente, ma tralasciando le pillole dimenticate. Il trattamento poi continua dopo 7 giorni di pausa, così da iniziare una nuova confezione di compresse nello stesso giorno della settimana in cui era iniziato il primo ciclo. Tra i dispositivi intrauterini, ricordiamo la spirale, che viene inserita nell’utero durante la visita ginecologica. Essa, da un lato, possiede una elevata efficacia contraccettiva, ma di contro può dare qualche disturbo infiammatorio. Inoltre non è consigliata
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a chi non ha ancora avuto figli. Tra i metodi barriera ricordiamo il diaframma che ha una sicurezza del 90%, ma che durante il rapporto si può rimuovere dalla sua sede, diminuendone pertanto l’efficacia, ed il profilattico, che risulta l’unico contraccettivo maschile con funzione di barriera. La sua efficacia è elevatissima, ed eventuali insuccessi sono da imputare esclusivamente ad un utilizzo non corretto o alla sua rottura. Per alcuni, il dover interrompere i preliminari per indossarlo, può limitare l’accettabilità del metodo, ma bisogna tener presente che è, ad oggi, l'unico sistema sicuro nei casi di rapporti occasionali, in quanto permette anche di evitare malattie sessualmente trasmesse. Tra i metodi naturali, il più usato è il coito interrotto, che presenta però percentuali piuttosto elevate di rischio, in quanto fonda molto sulla capacità di autocontrollo da parte degli uomini, e non tutti ne sono capaci. E veniamo, infine, alla contraccezione d’emergenza, la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, ormai da più di sette anni sul mercato italiano. Ancora oggi, molte donne, soprattutto giovani, ricorrono alla interruzione volontaria della gravidanza e ciò può essere favorito dalla disinformazione, dalla immaturità della coppia o dal fallimento del metodo contraccettivo usato. In passato, per la contraccezione ormonale del “giorno dopo” si utilizzavano farmaci ad alte dosi ormonali con effetti collaterali non trascurabili. Al contrario, l’attuale pillola ne è priva in quanto è costituita solo dall’ormone progestinico ad un certo dosaggio, senza l’estrogeno. La confezione contiene solo una compressa, che va presa il più presto possibile,
entro e non oltre le 72 ore dal rapporto a rischio (molto meglio se entro le prime 12 ore, poiché le probabilità di efficacia diminuiscono con il passare del tempo). Alla contraccezione d’emergenza si può ricorrere in qualsiasi momento del ciclo ed inoltre tale metodica è efficace solo per il rapporto a rischio e non per altri rapporti ulteriori fino alle successive mestruazioni. Pertanto è consigliabile, dopo averne fatto uso, ricorrere ad altri metodi di contraccezione, in previsione di altri rapporti sessuali fino all’arrivo delle successive mestruazioni. Insomma, se si prevede di avere rapporti sessuali regolari, è opportuno prendere in considerazione un diverso tipo di contraccezione. In genere, dopo l'assunzione della “pillola del giorno dopo”, il ciclo riprende senza grossi ritardi o anticipi, ma dipende dalla fase del ciclo in cui è stata assunta. Le mestruazioni hanno una durata normale, anche se risultano un po’ più abbondanti. Dopo questa emergenza, le comuni pillole estroprogestiniche devono essere assunte all’inizio del ciclo successivo. è importante precisare due punti: il primo, è che non si tratta assolutamente di una pillola “abortiva”, come era stato paventato inizialmente. Infatti, tale pillola agisce impedendo semplicemente
l’impianto dell’ovulo. E a dimostrazione di ciò, vi è il dato scientifico che se il processo di impianto è già iniziato, la pillola non risulta efficace per interrompere la gravidanza. Il secondo punto è che questo metodo permette di evitare sempre con assoluta certezza una gravidanza, risultando efficace solo per rapporti avvenuti da un ristretto numero di ore. Tuttavia, bisogna dire che il vero momento dell'inizio della vita, più che su certezze scientifiche, si basa sulle proprie convinzioni etico-religiose. Secondo la legge italiana, va prescritta assolutamente da un medico, mentre in altri Stati europei è vendibile senza ricetta medica, il che ne dimostra la relativa innocuità.
La “pillola del giorno dopo” non può e non deve essere assolutamente considerata una forma di contraccezione abituale, piuttosto una alternativa ad una gravidanza non desiderata, un “rimedio” ad un incidente di percorso. Ma, come dicevano i latini, “errare è umano, perseverare è diabolico!”.
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Urologia a cura del Prof. Virgilio Cicalese, Urologo - Pres. dell’Ass. Campana di Urologia Direttore Dipartimento Nefro-Urologico (A.O. Moscati - Avellino)
La laparoscopia in urologia Le nuove “porte” della chirurgia.
La laparoscopia rappresenta una metodica operatoria che prevede l’esecuzione di procedure diagnostiche e terapeutiche in cavità addominale senza praticare la classica incisione sulla parete. In pratica “l’incisione chirurgica” effettuata con lama da bisturi viene sostituita da piccoli “fori” tecnicamente definiti “porte”. Attraverso le porte vengono introdotti sistemi visivi (telecamera), strumenti e fonti di energia diverse (elettrobisturi, ultrasuoni ecc.), ma è anche possibile estrarre organi e tessuti nonché impiantare materiali protesici. L’approccio laparoscopico è comune a molte specialità (chirurgia generale, ginecologia ed altre) ma ha avuto uno sviluppo particolare in campo urologico. Attualmente la maggior parte degli interventi urologici demolitivi e ricostruttivi risultano “fattibili” in laparoscopia. Diversi sono i vantaggi che l’approccio laparoscopico garantisce. In particolare è proprio il comfort postoperatorio l’elemento più significativo che immediatamente il paziente recepisce: sicuramente la minor quantità di farmaci antidolorifici utilizzati, la durata della degenza postoperatoria e la ripresa della preesistente attività lavorativa e relazionale. Quest’ultimo punto riveste 22 www.salutare.info
fondamentale importanza ai fini della ripresa della vita sociale e lavorativa venendo a mancare l’invasività delle incisioni chirurgiche e i successivi tempi di cicatrizzazione e consolidamento delle ferite muscolocutanee. In epoca di grosse difficoltà economiche, di debito della sanità e di farmacoeconomia, la procedura laparoscopica consente una sensibile riduzione dei costi, soprattutto grazie alla riduzione delle spese di ospedalizzazione. Infatti alla minore permanenza in ospedale da parte del malato, si deve associare il quasi totale azzeramento delle trasfusioni, della somministrazione dei farmaci, le minori forniture per le medicazioni ed i minori controlli. Il tutto consente un elevato risparmio rispetto alla chirurgia tradizionale. In particolare, si evidenzia che, per un intervento di media chirurgia laparoscopica, si abbia un risparmio oscillante tra il 30 ed il 40%. è pur vero che la laparoscopia costa di più in termini di strumenti da utilizzare ed in termini di ore di utilizzo delle sale operatorie, ma, con la pratica, i tempi ed i costi della laparoscopia si sono fortemente ridotti. Dal punto di vista strettamente tecnico ritengo che lo sforzo applicativo necessario alla introduzione nella routine chirurgica dell’approccio laparoscopico, sia ampiamente ripagato dalla precisione e dall’accuratezza con cui si riesce ad eseguire interventi grazie alla
magnificazione dell’immagine video. è lapalissiano che la visione attraverso gli strumenti ottici, la tecnica digitale e le telecamere tridimensionali consentano una migliore osservazione del campo operatorio da parte di tutti i componenti dell’equipe. Lo sviluppo tecnologico, inoltre, modifica e migliora continuamente la tecnica laparoscopica tramite l’evoluzione di materiale e sistemi di cui quello attualmente più efficace è rappresentato dalla chirurgia robotica. Questa metodica prevede l’uso di una consolle, manovrata dal chirurgo, che dispone di un
ausilio visivo tridimensionale e di bracci robotizzati comandati con l’interposizione di un sistema computerizzato. Ciò comporta una assoluta precisione ed efficacia di movimenti con minore invasività e maggiore velocità di esecuzione. Presso la nostra Divisione vengono eseguiti di routine interventi chirurgici in laparoscopia, in particolare per ciò che concerne le patologie del rene. Particolare importanza riveste l’approccio laparoscopico non solo per le malattie benigne del rene (cisti, malattia del giunto pielo-ureterale etc) ma soprattutto per quelle oncologiche.
La sfida della moderna chirurgia urologica è quella di far fronte all’incremento del numero dei pazienti, legato all’aumento della vita media, con risposte che difendano il più possibile l’integrità e la funzionalità corporea utilizzando ciò che la moderna tecnologia ci offre.
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Acustica a cura del Centro acustico Fonetop, dr. Nicola Topo
Ipoacusia trasmissiva É causata da problemi dell'orecchio esterno e/o medio. Solitamente è dovuta a problemi di natura puramente meccanica che interferiscono con l'efficiente trasmissione del suono. L'ipoacusia trasmissiva a volte può essere coadiuvata tramite il ricorso alla chirurgia o con un trattamento medico. Quando tutto questo non è possibile, in genere, gli apparecchi acustici costituiscono una valida alternativa e forniscono l'aiuto necessario. Le cause dell'ipoacusia trasmissiva possono essere diverse, quali, ad esempio, un forte accumulo di cerume, infezioni, crescite anormali di tessuto nell'orecchio esterno, perforazioni del timpano ed una malattia che si chiama otosclerosi che provoca l'immobilità della catena ossiculare, rendendo gli ossicini incapaci di vibrare. A queste, vanno ad aggiungersi anomalie genetiche, tanto per citarne alcune. Questo tipo di ipoacusia, spesso può essere corretta o migliorata ricorrendo alla chirurgia o alle cure mediche. Quando tutto questo non è possibile, gli apparecchi acustici in genere forniscono l’aiuto necessario.
Possibili cause: Cerume Occasionalmente può verificarsi un accumulo eccessivo di cerume che va ad ostruire il condotto (tappo di cerume). Questo può portare ad una lieve ipoacusia di tipo trasmissivo, oppure a fenomeni come gli acufeni o persino dei giramenti di testa che tendono comunque a scomparire una volta che il cerume viene rimosso. In genere, come prima cosa, i tappi di cerume possono essere rimossi con l'ausilio di apposite gocce che servono a scioglierli o ad ammorbidirli, a cui è bene far seguire irrigazioni del condotto uditivo, utili a rimuovere i depositi di cerume ancora presenti. Infezioni Le infezioni sono una delle cause più comuni dei disturbi dell'orecchio esterno e medio. Esse, in alcuni casi, possono portare a ipoacusie abbastanza significative. Le infezioni su origine batterica dell'orecchio esterno e della membrana timpanica sono alquanto comuni, sebbene in genere curabili con poche conseguenze per l'udito. Anche le infezioni che interessano l'orecchio medio sono piuttosto comuni, ma per quanto curabili,
se diventano croniche rischiano di avere un impatto serio e duraturo sulla nostra capacità uditiva. Otosclerosi L'otosclerosi è un disturbo caratterizzato da una crescita eccessiva di materia ossea a livello della staffa e della finestra ovale nell'orecchio medio. Con il passare del tempo, la staffa si blocca fino a diventare immobile, fissandosi sulla finestra ovale. Questo provoca l'ipoacusia trasmissiva. In genere si riscontra una maggiore propensione all'otosclerosi nella popolazione femminile, ed è un problema che tende ad instaurarsi spesso durante la gravidanza. L'otosclerosi è ereditaria e coinvolge nell'80% dei casi entrambe le orecchie. In molti casi può essere corretta tramite un intervento chirurgico. In ogni caso, i pazienti che soffrono di otosclerosi possono trarre giovamento dall'utilizzo di apparecchi acustici.
è possibile sottoporsi a visite specialistiche in Otorinolaringoiatria effettuate dal Prof. Dr. Gaetano Motta Direttore della clinica di Otorinolaringoiatria Facoltà di Medicina e chirurgia II Università di Napoli Presso il Centro in Via Circumvallazione - Avellino Per informazioni e prenotazioni Tel. 0825 26057 alutare 23
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Oftalmologia a cura del dr. Bruno Baldi, Dirigente Medico Div. Oculistica P.O. Eboli e di Andrea Baldi, Studente di Medicina Università di Siena
Il cheratocono Nuova metodica terapeutica: cross-linking corneale.
Il cheratocono è una malattia della cornea che determina un suo assottigliamento per una ridotta stabilità strutturale, non dovuta ad una differente composizione delle fibre che la costituiscono, ma ad una alterata disposizione delle stesse (1) La patologia, non infiammatoria, progressiva nel 20% dei casi, determina lo sfiancamento della parte centrale della membrana corneale (ectasia) ed un incurvamento progressivo verso l’esterno, tanto da farle assumere una forma conica. (2) La sintomatologia è direttamente proporzionale alla irregolare curvatura corneale,la quale ne modifica il suo potere refrattivo con conseguente distorsione irreversibile delle immagini. Nelle fasi iniziali la diagnosi può essere difficile e la patologia può essere scambiata per astigmatismo miopico composto. La patologia, non infiammatoria, progressiva nel 20% dei casi, determina lo sfiancamento della parte centrale della membrana corneale (ectasia) ed un incurvamento progressivo verso l’esterno, tanto da farle assumere una forma conica. (2) La sintomatologia è direttamente proporzionale alla irregolare curvatura corneale,la 24 www.salutare.info
quale ne modifica il suo potere refrattivo con conseguente distorsione irreversibile delle immagini. Nelle fasi iniziali la diagnosi può essere difficile e la patologia può essere scambiata per astigmatismo miopico composto. Con il passare del tempo i sintomi sono più evidenti: l’occhio assume un aspetto più brillante e ad un esame attento si può notare che le immagini degli oggetti che si riflettono sulla cornea sono distorte. (3) Se l’occhio interessato viene osservato di profilo si nota che la superficie trasparente corneale sporge in modo eccessivo. La malattia può progredire fino all’opacamento, ulcerazione e perforazione della cornea. Molto utile per porre la diagnosi nelle fasi iniziali è la topografia corneale che risulta fondamentale anche per seguire l’evoluzione della patologia. La terapia del cheratocono è rappresentata, nelle fasi iniziali, da una attenta correzione dei difetti refrattivi, soprattutto con l’uso di lenti corneali rigide che consentono una buona qualità della visione. Nelle forme più gravi e progressive, in cui lo sfiancamento porta prima all’opacamento ed infine alla perforazione corneale, la terapia è chirurgica. La chetoplastica perforante (trapianto di cornea) era
l’unica terapia possibile. Da qualche anno è stata introdotta anche la cheratoplastica lamellare dove non viene sostituito un lembo corneale a tutto spessore ma solo la parte esterna. Attualmente, grazie agli studi del Prof. Aldo Caporossi e della sua equipe, presso la Clinica Oculistica dell’Università degli Studi di Siena, è stata messa a punto una tecnica non chirurgica per la terapia del cheratocono, da una idea nata in Germania nel 1997 e definita cross-linking corneale. (4) Nel 2004 il prof. Caporossi dà il via alla sperimentazione clinica di questa nuova tecnica terapeutica (parachirurgica) per il cheratocono evolutivo per rallentare e stabilizzare la progressione della malattia. Nel 2006 uno studio multicentrico si svolge in molti centri oftalmologici italiani. Dal 1° gennaio 2007 questa terapia è stata riconosciuta sia a livello nazionale che internazionale (UE) grazie agli eccezionali risultati ottenuti. (5) La tecnica consiste nell’applicazione combinata, previa disepitelizzazione corneale, di Riboflavina (Vitamina B2) in soluzione di destrano al 20% + UVA (370 nm). Come conseguenza si determina una attivazione di radicali liberi di ossigeno che inducono una desaminazione ossidativa del collageno con formazione di nuovi ponti molecolari che aumentano la rigidità corneale. (6) I risultati sono stati ottimi in quanto il 75% degli occhi trattati presentava una riduzione
media della curvatura corneale di 2 diottrie ( ad oltre 2 anni di follow-up) e la stabilizzazione della malattia nel 100% dei casi. (7)
Bibliografia 1- Mosca L. e coll. Cross-Linking. I.N.C Ed. Roma 2007; 3:19 2- Mazzotta C. e coll. Cross-Linking. I.N.C. Ed. Roma 2007; 11: 69 3- Wikipedia. Enciclopedia libera web. 4- Wollensak G., Spoerl E., Seiler T. : Riboflavin/ultraviolet-A-induced collagen cross-linking for the treatment of keratoconus. Am. J Ophthalmol., 2003; 135:620-627. 5- Caporossi A. e coll. Cross-linking, INC Ed. Roma 2007; 16:113. 6- Rosetta P. Cross-Linking corneale Riboflavina + UV-A .I.N.C. Ed. Roma 2007; 2:16 7- Caporossi A. e coll. : Parasurgical therapy for keratoconus by riboflavin-ultraviolet type A rays induced cross-linking of corneal collagen: preliminary results in an Italian study – J Cataract Refract Surg. 2006;32:837-845.
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Educazione Motoria
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a cura della dr.ssa Mariangela Picardi laureata in scienze motorie, chinesiologa, operatrice in movimento, streching e acquaticità per la gravidanza marvintown@tiscali.it
Attività motoria come linguaggio (parte prima) L’animazione corporea e il mimo. L’uomo non possiede solo la parola per comunicare con gli altri: il suo corpo, il suo agire, il suo ritmo, trasmettono messaggi anche molto precisi che sono percepiti e interpretati dagli altri. Con la mimica e l’espressione corporea diamo ”calore e colore” alle parole, in molte occasioni addirittura non trovando le parole adatte, soprattutto per esprimere sentimenti e stati d’animo, privilegiamo l'espressione gestuale. Il linguaggio corporeo, quando è spontaneo e istintivo, è così leggibile che può far cogliere la contraddizione tra quanto si afferma a parole e quello che in realtà si pensa e si sente. L’espressività corporea, più delle parole, esprime la personalità del soggetto: non è forse vero che è possibile provare “a prima vista” simpatia o antipatia? Che sappiamo riconoscere le persone a distanza dal loro modo di camminare o semplicemente dal loro atteggiamento?
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L’espressività del corpo che caratterizza i diversi soggetti e che permette loro di “presentarsi” agli altri è fondamentalmente spontanea, non intenzionale e studiata. Ma perché l’espressione possa diventare comunicazione capace di trasmettere un messaggio facilmente interpretabile è necessario apprendere il linguaggio corporeo così come si è fatto per quello parlato. Il linguaggio corporeo è frutto di apprendimento, e se alcune espressioni hanno un valore universale (gioia, rabbia, sorpresa, paura, etc.) altre sono specifiche di attività ben definite e rispondono a precisi codici. Come è necessario parlare la stessa lingua per capirsi,così è indispensabile conoscere la motricità delle diverse attività lavorative e dei diversi sport per essere capaci di comunicare e scambiarsi informazioni. Nello sport si fa grande uso del linguaggio corporeo: gli arbitri per segnalare i falli, gli allenatori per dare disposizioni ai giocatori in campo, i giocatori per indicare le intenzioni ai compagni di squadra. La capacità di leggere il movimento e quella di comunicare con il movimento sono doti indispensabili per un giocatore: è attraverso l’osservazione dei gesti dell’attaccante che il difensore ne capisce le intenzioni e organizza la sua azione per contrastarlo; è con il marcamento che il compagno di squadra chiede la palla; è con le “finte” che si cerca di ingannare il portiere
per poter mettere la palla in rete. La capacità di comunicare e di esprimersi con il proprio corpo è quindi un importante obiettivo dell’educazione motoria. A questo riguardo sono importanti gli stimoli e le occasioni per potersi esprimere liberamente, senza condizionamenti e modelli, senza inibizioni e con libero sfogo della fantasia e della creatività. Ogni movimento esprime un significato, ma tra le attività motorie ve ne sono alcune che privilegiano decisamente l’aspetto espressivo; tra queste le discipline sportive quali la ginnastica artistica, la ginnastica ritmica, il nuoto sincronizzato, il pattinaggio artistico; e altre che si basano esclusivamente sulla capacità espressiva: l’animazione corporea, il mimo e la danza. L’animazione corporea L’animazione corporea è la forma più libera e spontanea di espressività corporea, molto utile per esaltare la creatività, la fantasia e la capacità di muoversi in modo completamente originale, sganciato da ogni tecnica e conformismo. Si tratta di “immaginare e fingere” di fare, di essere, di avere. Nell’animazione corporea tutti diventano attori di un teatro che non impone ruoli, tempi, trama ma che lascia completamente liberi di inventare situazioni e modalità esecutive facendo ricorso alle proprie esigenze, abitudini, conoscenze o semplicemente alla propria fantasia. Tutto può essere drammatizzato, trasformato in gioco-dramma, interpretato e rappresentato con l’imitazione e la finzione; l’abilità consiste nel riuscire a disinibirsi, a muoversi come veramente…, a immedesimarsi, a coinvolgere i compagni mettendoli in condizione di capire le intenzioni, le situazioni, gli stati d’animo. L’animazione corporea, se non si riduce ad essere puramente spontanea, può veramente aiutare a migliorare la personalità, la capacità di mettersi in relazione con gli altri, la padronanza del corpo. Un mimo in azione non può che lasciare affascinati gli spettatori per la sua capacità di parlare con il corpo.
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Nutrizione a cura del dr. Diego De Martino - Centrale del Latte
Alimentazione e attività fisica Consuntivo del convegno di Cannalonga. Nella cornice dello splendido borgo medioevale di Cannalonga, nel cuore del Parco Nazionale Cilento, si è svolto lo scorso 5 settembre il convegno “Alimentazione e attività fisica”, promosso e sostenuto dalla Centrale del Latte di Salerno. L’evento, aprendo ufficialmente la Sagra della Frecagnola, ha voluto fare il punto della situazione dei rapporti fra stili di vita e benessere, alla luce della recente indagine su di un gruppo di studenti afferenti alle scuole della provincia di Salerno, anch’essa voluta dall’azienda salernitana. . Nel corso della manifestazione - alla quale sono intervenuti il Sindaco del comune di Cannalonga Toribio Tancredi, il Dott Antonio Mascari, coordinatore del progetto ed organizzatore del convegno – il Presidente dell’ Ente Fiera della FRECAGNOLA , il Dott. Luigi Di Gregorio ed il dott. Diego De Martino, dell’ufficio marketing della Centrale del Latte, si è richiamata l’attenzione sull’importanza di iniziative volte a monitorare lo stato di salute e le abitudini alimentari degli studenti di qualsiasi ordine e grado. Dopo i saluti del Presidente della Centrale del Latte, porti
dal dr. Diego De Martino, la dr.ssa Maria Proto, biologa nutrizionista, nel presentare i dati rilevati nel corso del suo studio, ha sottolineato quanto ormai sia dilagante tra i ragazzi delle scuole elementari il fenomeno del sovrappeso, spesso associato a cattive abitudini alimentari. Gli ha fatto eco il dr Andrea Salati, medico sportivo, responsabile medicina della sport dell’ASL SA3, il quale ha rilevato quanto importante possa essere in tale contesto il ruolo di una sana attività sportiva. I lavori hanno trovato il loro momento di approfondimento e di sintesi nell’ampia relazione del dr Eugenio Luigi Iorio, medico chirurgo, presidente dell’Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo. Nella prima parte del suo intervento, egli ha rilevato che uno dei fattori emergenti di rischio per la salute, specialmente in età adolescenziale e giovanile, è il cosiddetto “stress ossidativo”, una condizione patologica dovuta ad uno squilibrio fra la produzione e l’eliminazione, da parte dei sistemi di difesa antiossidanti, dei cosiddetti radicali liberi dell’ossigeno. Purtroppo, al contrario di qualsiasi altra condizione morbosa, le alterazioni del bilancio ossidativo non danno luogo ad alcuna manifestazione clinica caratteristica, per cui possono essere evidenziate solo sottoponendo i soggetti a rischio a particolari analisi del sangue, quali, al esempio il d-ROMs test, messo a punto dal ricercatore italiano Carratelli. Grazie a questo approccio, è stato possibile rilevare, nel
campione afferente alla popolazione scolastica salernitana, che almeno 2 giovanissimi su 3 presentano valori del test superiori alla norma, fissata a 300 U CARR. Le cause? Sicuramente le cattive abitudini alimentari e la scarsa attività fisica. Dunque, lo stress ossidativo come possibile trait-d’union fra alimentazione e sport. Alla ricerca di possibili soluzioni, il dr Iorio ha presentato i risultati di recenti studi che stanno individuando proprio nel latte alcuni preziosi componenti antiossidanti. Da diversi decenni, infatti, diversi ricercatori hanno iniziato ad isolare dal siero di latte, “frammenti” di proteine le quali hanno dimostrato di esibire la capacità di ridurre il livello di radicali liberi in modelli sia animali che umani. Alcuni di questi frammenti (peptidi) sono ricchi di amminoacidi chiave per la difesa contro lo stress ossidativo, quali l’acido glutammico e la cisteina; sono proprio questi che aiuterebbero le nostre cellule a sintetizzare uno dei più potenti antiossidanti fisiologici, il glutatione. Altri, invece, sono ricchi di arginina,, il precursore del famoso ossido nitrico, un gas prodotto all’interno delle cellule che tappezzano
i vasi sanguigni e che favorisce l’aumento del flusso sanguigno, riducendo la pressione arteriosa, ed abbassando la tendenza delle cellule infiammatorie ad aderire ai vasi e delle piastrine ad aggregare, insomma un anti-ipertensivo, antiaggreggante ed antinfiammatorio fisiologico. Nella seconda parte, il dottor Iorio si è soffermato sul ruolo nutrizionale della carne e del latte di capra: degno di rilievo, a tal proposito, la sua elevata digeribilità per la relativa povertà di lattosio, uno zucchero incriminato in alcune forme di intolleranza al latte. è proprio per questo che la Centrale del Latte ha lanciato da qualche anno sul mercato l’etichetta “Latte Allegro” per contrassegnare proprio un latte vaccino privo di lattosio, estremamente leggero, digeribile, facilmente assimilabile e soprattutto fresco.
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Odontoiatria a cura del dr. Francesco Bellucci - libero professionista
L’implantologia computer assistita Nuove possibilità di trattamento per le edentulie. L’implantologia è una metodica chirurgica che consente la sostituzione, di uno o più elementi dentari persi, con delle “radici artificiali” in titanio che, mediante un processo biologico che prende il nome di osteointegrazione, rende questi impianti solidali all’osso permettendo l’applicazione di una protesi. Dal 1952, anno in cui il Prof. Branemark fece questa scoperta, ad oggi l’industria e la ricerca hanno prodotto impianti con morfologie e superfici di rivestimento sempre migliori permettendo ai clinici di ridurre i tempi di attesa per caricare gli impianti con le protesi, passando dai 6-8 mesi dei vecchi protocolli, ai 0-3 mesi per quelli attuali. Al fine di voler dare una funzione immediata al paziente, e nel contempo ridurre al massimo i disagi provocati da un intervento implantare, sono state messe a punto delle sistematiche computer assistite che permettono di pianificare il trattamento chirurgico virtualmente e di costruire una protesi (provvisoria o in alcuni casi definitiva) prima ancora di aver inserito gli impianti.
I vantaggi fondamentali di questa tecnica si possono riassumere in: • Precisione chirurgica millimetrica • Minima invasività operatoria • Riduzione dei costi per ridotto numero di sedute ed ottimizzazione dei tempi lavorativi 28 www.salutare.info
La metodica si compone di tre fasi fondamentali: 1- Fase Diagnostica: Il paziente si sottopone ad una Tac spirale con una apposita mascherina (che simula i denti da sostituire) in maniera da acquisire le immagini delle strutture ossee. 2- Fase Progettuale: le immagini bidimensionali così ottenute, sono visualizzate sul computer tramite un apposito software e riconvertite in 3-D; a questo punto è possibile cominciare a simulare l’inserzione degli impianti secondo le necessità protesiche con una precisione millimetrica, avendo la possibilità di evitare ed evidenziare strutture anatomiche a rischio (come i seni mascellari nel mascellare o il nervo alveolare nella mandibola). I dati ottenuti da questa progettazione sono inviati ad una centrale operativa ubicata in Svezia che, una volta elaborato il file, realizza una mascherina, con dei fori in corrispondenza delle sedi implantari scelte. Il laboratorio odontotecnico, utilizzando le impronte precedentemente rilevate e la mascherina in questione, realizza una protesi provvisoria che viene inviata in studio. 3- Fase Chirurgico-Protesica: La mascherina viene posizionata in bocca al paziente e, attraverso i fori presenti, si creano gli alloggi per gli impianti, il tutto senza eseguire incisioni e scollare la gengiva. Al termine della seduta viene avvitata la protesi e così, in un paio d'ore il paziente inserisce gli impianti e i suoi nuovi denti. La metodica è applicabile sia per la sostituzione di pochi elementi dentari (edentulia parziale) sia nei casi di perdita di tutti gli elementi dentari (edentulia totale). Ed è proprio in quest’ultima circostanza che risulta particolarmente indicata
in quanto si dà al paziente la possibilità di eliminare la vecchia “dentiera” e uscire dallo studio con una dentatura fissa. Presso la “Malò Clinic” di Lisbona è stato messo a punto un protocollo, che ormai ha circa 10 anni di studi, che permette di inserire su soli 4 impianti una protesi di 12 elementi dentari (all-on-four) anche in presenza di scarse quantità d’osso che, sia nella mascella che nella mandibola, ha dimostrato risultati oscillanti tra il 97 % e il 99% di successo degli impianti e, del 100% della protesi. L’avvento degli interventi computer guidati ha permesso di usufruire di questa ulteriore opzione terapeutica senza dover sottoporre il paziente a sedute lunghe e con un post-operatorio fastidioso, permettendo la risoluzione del caso in tempi brevissimi.
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Musicoterapia a cura del prof. Antonio Suelzu Musicoterapista per i disturbi della comunicazione suelzuantonio@libero.it e della dr.ssa Nicoleta Anghelache Psicopedagogista
Quando un bambino è affetto dalla Sindrome di Rett Il trattamento con la Musicoterapia. Johann Sebastian Bach, uno dei più grandi compositori di tutta la storia della musica, era solito affermare che la musica ha il potere di “restituire la salute alle nostre anime”. I bambini affetti dalla Sindrome di Rett, potrebbero trovare giovamento, se nell’ambito dei trattamenti, che normalmente vengono praticati loro, venisse inserita la musicoterapia. L’uso strutturato e non di attività espressive-comunicative e sonoromusicali-corporee influiscono positivamente sui modelli di comportamento, di apprendimento e portano al raggiungimento di obiettivi specifici. La finalità dell’intervento della musicoterapia è focalizzato all’acquisizione di abilità non musicali come la comunicazione, l’integrazione e socializzazione, la possibilità di operare scelte e azioni motorie. I bambini affetti dalla Sindrome imparano a sentire e comprendere il tempo, lo spazio e la relazione causa-effetto. Le attività dovrebbero esser previste, soprattutto, nelle Scuole dell’Infanzia, dove sono presenti questi
casi e dove la tempestività di una serie di trattamenti risulterà sicuramente più efficace e appropriata per il raggiungimento di obiettivi apprezzabili. L’ambiente dove si svolgeranno le sessioni dovrà essere tranquillo, lontano da distrazioni e da rumori. Gli incontri, possibilmente, dovranno tenersi sempre alla stessa ora e nello stesso spazio. La cosa più importante è stabilire una relazione di fiducia ed empatia tra il terapista e il bambino. Creare un rapporto attraverso il contatto visivo, i movimenti delle dita, il sorriso, lo sguardo. Tutto ciò sicuramente richiederà del tempo, fino a quando il bambino non familiarizzerà col nuovo ambiente e col terapista. Ciascun destinatario ha i propri gusti in materia musicale e per i suoni, preferirà alcuni strumenti e non altri, suonare in maniera convenzionale e non. Il terapista, soprattutto nelle fasi iniziali, terrà conto dello stile espressivo del soggetto e lo imiterà in ogni manifestazione sonora-musicale. Per il canto è preferibile utilizzare brani molto semplici e brevi (nell’ambito delle 16 misure), che siano ripetitivi e con un ritmo molto marcato. La ripetitività verbale e melodica del brano produrrà un senso di
familiarità, sicurezza e fiducia nel bambino. È consigliabile utilizzare soprattutto canzoncine che possano essere mimate. All’inizio il terapista aiuta il bambino a provare ad imitare e copiare i propri movimenti. Bisogna sempre ricordarsi che il tempo di risposta del bambino affetto dalla Sindrome di Rett è molto dilatato, pertanto bisognerà dargli il tempo necessario. Per ogni filastrocca che si proporrà sarà più vantaggioso rappresentarla con dei disegni su dei cartoncini. La stimolazione visiva, quella verbale e musicale proposte nello stesso momento faciliteranno la comprensione e la memorizzazione della stessa filastrocca e, nel tempo, il bambino, saprà operare anche delle analogie concrete. Gli interventi elencati, che sono parte di quelli previsti dalla musicoterapia, non possono essere improvvisati, devono essere condotti da un musicoterapista con una formazione specifica universitaria e con notevole esperienza nel campo. Il progetto di intervento dovrà essere concordato e condiviso col docente di sostegno e con i docenti di classe dove è inserito il bambino e strutturato nel P.E.I. I maggiori risultati si raggiungeranno lavorando non in maniera individuale ma sul contesto classe.
Gli spazi per operare devono essere adatti per la tipologia delle azioni. In un’atmosfera senza costrizioni la musicoterapia potrà così essere: 1. uno stimolo a diminuire il tempo della “risposta ritardata”; 2. un miglioramento della comunicazione verbale; 3. una base per incrementare il ricordo e la memoria; 4. un’opportunità di comunicazione e di espressione di se stessi; 5. un'occasione di miglioramento della percezione della propria immagine e autostima; 6. un maggiore stimolo al contatto visivo. 30 www.salutare.info
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Psicologia a cura della dr.ssa Mara Porcaro, Psicologa esperta in Psicodiagnosi, Psicologia Scolastica, Riabilitazione
Autostima, stress, doverizzazioni Integrità psichica o accettazione sociale? Nella odierna società, sono in costante aumento le persone che si reputano insoddisfatte per qualche motivo e che avvertono una condizione di disagio che non sanno spiegarsi se non con ripetitivi discorsi sulla vita frenetica, sulle responsabilità. Innanzitutto, la tecnologia e il progresso ci hanno invaso in modo inquietante, al punto da farci perdere i riferimenti essenziali per un benessere emotivo.
(partner, cibo, lavoro, tabacco, computer, gioco) a cui aggrapparsi nelle difficoltà. Si diventa in tal modo, vulnerabili, deboli, fragili e si arriva a estremizzare la propria resistenza, sia fisica che mentale. Nascono così quelle che i terapeuti cognitivo-comportamentali chiamano doverizzazioni: "Devo essere il migliore", "Devo essere magra", "Devo essere forte", "Devo essere apprezzato da tutti", e tante altre che molti di voi probabilmente già si impongono anche inconsapevolmente. Non voglio polemizzare, ma invito tutti a riflettere, per non perdere di vista la propria integrità psichica.
Ormai sono sempre più frequenti i disturbi d'ansia, le fobie, le somatizzazioni, i disturbi depressivi, dell'alimentazione, senza parlare delle dipendenze. Non mi riferisco solo alle tossicodipendenze, o alle dipendenze da alcool, ma anche alle dipendenze sessuali, emotive, sociali, che ci portano alla costante, nonchè ossessiva ricerca di un qualcosa
Il progresso è senz'altro il miglior amico del benessere sociale, ma quanto costa alla nostra “anima” questo patto con il diavolo? Sempre più frequentemente mi ritrovo ad affrontare con i pazienti la tematica dell'"apparire" poichè, molto spesso, è proprio il dover apparire a generare tensioni interiori, disagi e preoccupazioni, attivando l'organismo il quale ne risulta, così, un bersaglio. La nostra società con i suoi modelli sempre più magri, trendy, eleganti, efficienti, sorridenti, sempre felici, ci impone una realtà di plastica, vuota dentro.
Ma questo lo sappiamo perfettamente. Ne parlano i giornali, i medici, i talk-show, gli psicologi e, nonostante tutto, noi li emuliamo, li divinizziamo: così facendo, perdiamo la nostra individualità e si abbassa, in tal modo, l’autostima. Perchè devo essere sempre "accelerato", sempre perfetto, sempre il migliore e sempre felice? Anche la tristezza è un'emozione che si deve provare per poter meglio apprezzare i momenti di felicità. La nostra cultura, invece, ci pone sfide di autocontrollo a scapito della libera espressione delle emozioni, considerate segno di debolezza, immaturità, irrazionalità. Esprimere se stessi, riconoscendo e accettando le proprie emozioni, sia positve che negative, significa aver stima di se stesso e aver fiducia nelle proprie capacità. La vita è fatta di tante lievi sfumature che la realtà multimediale non coglie neanche lontanamente con quei suoi finti stereotipi che ci trasmette. Quindi non ci facciamo manipolare, nè contagiare, ma piuttosto manipoliamola noi!!!
Una persona con una buona autostima è:
Indizi per riconoscere la persona con una bassa autostima:
- decisa, sa quello che vuole ma tiene conto anche dei bisogni altrui; - assertiva, esprime il suo punto di vista, le sue emozioni, senza prevaricare o farsi prevaricare dagli altri; - aperta alle critiche che vive come momenti di crescita e non con rabbia e risentimento; - serena; - non manipola gli altri, né si fa manipolare, ma è collaborativa; - riconosce ed esprime liberamente le proprie emozioni, sia positive che negative.
- indeciso, non sa mai cosa fare; - autocritico e ipersensibile alle critiche altrui; - timoroso del giudizio degli altri; - irritabile ed impulsivo; - perfezionista con un forte autocontrollo; - rigido, non disposto a cambiare il suo punto di vista; - catastrofico nelle previsioni future.
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Psichiatria a cura del dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra Psicoterapeuta - frugg@tin.it
La sindrome di Münchausen per procura Quando la mamma fa male al bambino.
Una variante della sindrome di Münchausen è la sindrome di Münchausen per procura, in cui un genitore arreca un danno fisico al figlio per attirare l’attenzione su di sé. Di solito il genitore responsabile è la madre. Tale sindrome è stata evidenziata per la prima volta nel 1977. Può accadere che, per provocare i sintomi, vengano somministrate sostanze dannose al bambino esponendolo ad indagini diagnostiche ed accertamenti, anche molto invasivi, che possono divenire motivo di decesso. Si ritrova soprattutto su bambini al di sotto dell’anno di vita. L’incidenza è di circa 2 bambini ogni centomila, provocando una mortalità tra il 9 ed il 22%. È spesso presente in precedenza un decesso di un fratello o una sorella per cause sconosciute. La caratteristica principale è che viene coinvolto un genitore ed i sintomi che si creano sono aspecifici per qualsiasi patologia, per cui confondono i medici che tendono ad aumentare gli accertamenti senza però ritrovare una soluzione diagnostica. Molto spesso il sospetto della presenza di tale patologia giunge dopo molto tempo. Possono essere utilizzate sostanze di qualunque tipo, che vengono iniettate o fatte ingerire. Si utilizzano dai farmaci più comuni fino a sostanze organiche o veleni. Si possono manifestare anche evidenti segni di violenza fisica sul bambino ma in questi casi la diagnosi diviene piuttosto semplice. Spesso, vengono anche alterati i campioni ematici utilizzati per i prelievi sanguigni del bambino. 32 www.salutare.info
I sintomi tendono a scomparire quando il bambino viene allontanato dal responsabile. Esistono alcuni sottotipi di patologia, da quelli che attraverso un unico episodio richiedono un aiuto medico a coloro che ripetutamente tendono a creare sintomi nei figli, e creando in sé la convinzione di avere un figlio malato, pur di avere contatto con i medici verso i quali però si sviluppa un forte sentimento di ostilità. Sono stati ritrovati anche dei casi in cui tale sindrome si manifestava su diversi figli di una stessa famiglia sempre alla stessa età dei precedenti. In genere, il responsabile di tali atti ha qualche nozione medica ed una cultura buona. Si tiene informato attraverso trasmissioni televisive o riviste specializzate. è molto collaborante tanto da destare stupore negli operatori sanitari una volta scoperta la sindrome. In genere vi è un sottostante disturbo di personalità di qualunque cluster. La figura dell’altro genitore è spesso poco presente e ciò consente di creare sintomi senza che il partner se ne accorga. Le implicazioni legali correlate a tale patologia sono piuttosto devastanti. Infatti l’abuso provocato sul minore è spesso oggetto di denuncia penale con conseguenti indagini ed udienze, durante le
quali può essere effettuato l’allontanamento del minore dalla famiglia, in particolare se l’altro genitore non è in grado di assicurare l’evitamento di nuove situazioni pericolose per il bambino. Il trattamento è di tipo psichiatrico e deve essere iniziato appena viene fatta una diagnosi precisa. Viene preferito il trattamento combinato, considerato il più efficace per tale disturbo. La farmacoterapia deve trattare la patologia di base del genitore abusante e deve portare a ridurre i comportamenti ed i pensieri errati in merito alla condizione del minore. Il trattamento psicoterapeutico, preferibilmente ad orientamento cognitivocomportamentale, deve essere prescritto a tutti i membri della famiglia, in collaborazione con il pediatra e le figure istituzionali. La sindrome di Münchausen è una patologia in cui il paziente si autoprovoca alcuni segni e sintomi correlati ad altre malattie. Normalmente, il medico effettua una serie di indagini diagnostiche tipiche dei sintomi lamentati dal paziente fino a quando tali esami non risultano essere negativi.
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Tricologia a cura del Centro Dermotricos
I capelli e l'autunno Miti da sfatare e consigli da seguire. Cadono le foglie, cadono i capelli, dicevano le nonne. Ma perché? Secondo i medici, nelle stagioni di transizione (autunno-primavera) la caduta dei capelli spesso aumenta perché l'uomo conserva una manifestazione ancestrale propria di altri mammiferi pelosi: la muta. Neanche la nostra chioma sfugge, quindi, al traumatico cambio di stagione e ne risente, anzi, forse di più del nostro umore. Ma cosa possiamo fare per prevenire o almeno non far aumentare questo fenomeno? Prima di tutto, vanno sfatati alcuni miti. Non serve a nulla tagliare i capelli nell’illusione di rinforzarli: la parte viva è il follicolo pilifero sul cuoio capelluto e non ha niente
a che fare con la lunghezza. Per la stessa ragione è inutile ungerli con lozioni, creme, balsami e oli per nutrirli. O meglio, lo si può anche fare, ma non servirà a evitarne la caduta. Tinture, permanenti e simili non influiscono nel fenomeno fisiologico e periodico della caduta, a meno che non causino allergie. Troppi lavaggi seccano i capelli, ma non incentivano la caduta. Al massimo, il massaggio sulla cute aiuterà ad asportare i capelli già staccati, ma nulla che una buona spazzolata non possa fare. Poi, soprattutto, non bisogna allarmarsi. In autunno i capelli che cadono sono quelli arrivati al termine della loro vita: più o meno il 13%. L’andamento stagionale di nascita, crescita e caduta dei capelli è sotto il controllo degli ormoni condizionati dalla intensità e durata della luce solare. I capelli nascono soprattutto in inverno, con il picco in dicembre e gennaio. Crescono bene in primavera. Bloccano la loro crescita in estate
e dopo tre mesi cadono. I capelli che si perdono in autunno sono nati circa tre-quattro anni prima, hanno cessato la loro crescita a giugno o luglio, all’inizio dell'estate. Sopravvivono per tre mesi in fase transitoria per cadere in ottobre, novembre, dicembre. I capelli vecchi non servono più. Occorre fare una nuova crescita di capelli per affrontare il freddo invernale! Dobbiamo, quindi, rassegnarci e attendere che passi il periodaccio? Sicuramente un aiuto può venire dagli integratori, come il miglio, che aiutano a rinforzare dall’interno, ma anche questa è una soluzione che non blocca il fenomeno ma si limita a rendere più forti e lucidi i capelli. Inoltre, è consigliato anche esporsi alla la luce solare almeno due ore al giorno, per tenere sotto controllo la secrezione di melatonina da parte della ghiandola pineale, ubicata all’interno del cervello. La melatonina è infatti un ormone che influenza tutti i sintomi tipici dell'autunno: il ritmo sonno-veglia, la sensazione
di malinconia e la voglia di dolci e di carboidrati. Se con questi piccoli accorgimenti, e passato il periodo autunnale più critico, la caduta dei capelli non accenna ad arrestarsi ma anzi, aumenta in modo preoccupante, l'unica soluzione resta quella di rivolgersi agli esperti del settore ed effettuare tutti gli esami necessari a conoscere la causa del problema.
Centro anticalvizie per ogni tuo problema
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Eventi
CONGRESSI, CONVEGNI, EVENTI e manifestazioni per la Salute e il Benessere
Sessoanalisi: corso di formazione
Salerno 22-23 novemre 2008 Condotto dal prof Claude Crépault del Dipartimento di Sessuologia dell’Universitá del Quebec a Montreal Canada, sotto il patrocino dell’ISA, Istituto Italiano di Sessoanalisi e della FISS, Federazione italiana di Sessualitá Scientifica. Argomenti chiave: strutturazione erotica e percorsi erotici, comportamento e immaginario sessuale, sogni , fantasmi e realtá sessuali, sessualitá maschile e femminile e sue problematiche, casi clinici. Informazioni: ISA, Istituto Italiano Sessoanalisi, via Achille Talarico, 5 – 84128 Salerno. 089.75.2845 335.79.40.247 email: info@sessoanalisi.it website: www.sessoanalisi.it
Primo Convegno Nazionale ABIO - Diritti, conoscerli per ottenerli.
14 novembre 2008 La Carta Dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale: prospettive e azioni per una sua sempre più ampia applicazione. www.abio.org
Giornata Mondiale Diabete
Il 14 novembre 2008 sarà la Giornata Mondiale del Diabete che, anche per quest'anno, avrà come tema ufficiale
"il Diabete nel Bambino e nell'Adolescente". Le associazioni di volontariato organizzeranno nelle piazze delle città italiane banchetti d'informazione e di screening, iniziative di raccolta fondi per la ricerca e distribuzione di materiale informativo. www.codifaconsult.it
Campagna nazionale per la diagnosi e la cura di emorroidi e stipsi
In programma dal 10 al 14 novembre 2008, l’iniziativa prevede la possibilità, per tutti coloro che soffrono di forme più o meno gravi di stipsi e di disturbi emorroidari, di sottoporsi ad una visita specialistica gratuita in oltre 100 centri specializzati in tutta Italia tra ospedali, cliniche e studi medici. Per ricevere informazioni sul centro più vicino cui rivolgersi per la prenotazione della visita gratuita è possibile telefonare al Numero Verde 800.126.731
Giornata europea delle persone con disabilità
3 dicembre 2008 Un'occasione di riflessione e di sensibilizzazione etica e la CPD di Torino, Consulta per le Persone in Difficoltà onlus, vi partecipa attivamente organizzando una serie di eventi. Da anni, ogni giornata/momento è dedicata ad una precisa fascia d’utenza. www.3dicembre.it
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Grande Concorso “Le ricette della nostra terra” L’iniziativa tende a ricercare e valorizzare le ricette delle tradizioni culinarie della nostra terra, riportate alla luce, rivedute o rielaborate dai concorrenti: le prime 40 ricette selezionate saranno pubblicate nel “Ricettario della Nostra Terra” distribuito in dono a tutti i consumatori. Il progetto è stato ideato in collaborazione con la locale condotta di Slow Food che sovrintenderà a tutte le fasi della manifestazione e si articola nelle sezioni: “Dolce” e “Salato”. Ogni concorrente potrà inviare più ricette per entrambe le sezioni. Una giuria di esperti valuterà le ricette in funzione della rispondenza ai criteri di valutazione riportati: - Attinenza alla tradizione gastronomica della Regione Campania - Originalità nella rielaborazione - Tipicità degli ingredienti impiegati (DOP, DOC, Presidi Slow Food). Vedi regolamento integrale - Tecniche di preparazione dei piatti - Rispondenza ai canoni della Dieta Mediterranea - Completezza della descrizione della preparazione. Le ricette andranno spedite singolarmente tramite raccomandata A/R all’indirizzo: Centrale del Latte di Salerno S.p.A. – Via Fuorni, 86 – 84131 SALERNO – Concorso “Le Ricette della NostraTerra” – entro e non oltre il 10/11/2008 farà fede il timbro postale. L’invio delle ricette e quindi la partecipazione al concorso, prevede per i concorrenti implicita ed automatica accettazione regolamento integrale e del trattamento dei dati. D.Lgs.196/03
Per comunicare congressi, convegni, eventi e manifestazioni per la Salute e il Benessere Tel. al n° 0825 74603 - e-mail: info@salutare.info
Glossario Sindrome di Rett E' una grave patologia neurologica, che colpisce prevalentemente soggetti di sesso femminile. La malattia è congenita, anche se non evidente da subito, e si manifesta durante il secondo anno di vita e comunque entro i primi 4 anni. Colpisce circa una persona su 10.000. Si possono osservare gravi ritardi nell'acquisizione del linguaggio e nell'acquisizione della coordinazione motoria. Spesso la sindrome associata a ritardo mentale grave o gravissimo. La perdita delle capacità di prestazione è generalmente persistente e progressiva. La sindrome di Rett provoca gravi disabilità a molti livelli, rendendo chi ne è affetto dipendente dagli
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altri per tutta la vita. La sindrome prende il nome da Andreas Rett, il professore che per primo la descrisse nel 1966. Esoscheletro E' un apparecchio cibernetico esterno in grado di potenziare le capacità fisiche (forza, agilità, velocità, potenza, ecc...) dell'utilizzatore che ne viene rivestito e che costituisce una sorta di "muscolatura artificiale". I modelli recentemente realizzati prevedono dei rilevatori di egimpulsi elettrici che registrano gli impulsi neurali o neuromuscolari dell'operatore e che li trasmettono a dispositivi automatici in grado di muovere la parte meccanica dell'esoscheletro. Peptidi Sono molecole di peso inferiore ai 5000 dalton, costituiti da una catena di pochi
amminoacidi (fino a 100 circa), uniti tra di loro attraverso un legame peptidico. Alcune proteine sono formate da un solo peptide, altre da più peptidi aggregati, altre ancora da uno o più peptidi uniti ad una molecola non peptidica, detta gruppo prostetico. Tra i peptidi troviamo l'ossitocina (ormone neuroipofisario), le bradichinine (antinfiammatorio tissutale), gli ormoni (o fattori) ipotalmici (che favoriscono/inibiscono la sintesi di ormoni ipofisiari),il glutatione (analgesici naturali prodotti nel sistema nervoso centrale). Recenti scoperte hanno dimostrato che alcuni peptidi sono in grado di modulare funzioni fisiologiche dell'organismo umano ed animale, per questo definiti peptidi bioattivi. Tra le funzioni che essi possono svolgere: antipertensiva, immunomodulatoria, antimicrobica, mineral carrier, antivirale.
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Le Università Popolari Associate Abruzzo
Università Popolare Adriatica Abruzzese Presidente: Giancarlo Sciarretta- 3338269910 e-mail: sciarrett@yahoo.it Università Popolare Chieti - Giovanni Paolo II Presidente: Antonio Tiberio - 3383162661
Basilicata
e-mail:raf-@libero.it Università Popolare Stabiae “Leonardo da Vinci” Presidente: Giuseppe Perna Tel. 0825 754172, e-mail: helmasi@virgilio.it Università Popolare FORMED Presidente: Dott. Antonio Peytrignet 0823.279263 e-mail: info@formedcampania.it
Università Popolare Lucana Presidente: Francesco Vittorio Solimena Tel. 0971 650601 e-mail: online@onlineservice.it Università Popolare di Matera Presidente: Nicola Franchino
Emilia Romagna
Calabria
Università Popolare ASPIC Presidente: Dr.ssa Claudia Montanari tel. 06 54225060, fax 06 54074364 www.unicounselling.org Università Popolare dei Castelli Romani Presidente: Massimo Marciano tel. 06 9424294 e-mail: upcar@upcar.org Università Popolare “Iolanda Maiorano” Presidente: M. Marrapese tel.065294926, e-mail: universita@posturologiaedintorni.it Università Popolare Ippocratea (per la ristorazione) Presidente: Giuliano Manzi Tel. 06 3243952, 333 8581704 Università Popolare della Multimedialità Presidente: Pietro Sportelli Tel. 06 96155208 e-mail: info@updm.it Università Popolare di MusicAr Terapia Presidente: Gino Stefani tel. 06.70450084 Università Popolare Pontina di Terracina Presidente: Claudia Mollica tel. 347 3355071, e.mail: uppterracina@virgilio.it Università Popolare Sabina Eretum Presidente: Alberto Di Giancarlo - tel. 0765 411299, e-mail: a.digiancarlo@libero.it Università Civica “Andrea Sacchi” Presidente: Stefano Canali tel. 06 9806810, e.mail: segreteria@unicivica.it Università Popolare Tirrenica delle Scienze Presidente: M. Scalia, tel.0773604644,3487416091 mail: scaliamau@libero.it Università Popolare della Tuscia Presidente: Mario Ciccioli Tel. 0761 444032, E-mail: info@unipoptus.it - Università Popolare Centro per l’Alta Formazione Integrata Presidente: Giancarlo Rinaldi tel. 06 9486486 Università Popolare della Musica di Acilia Presidente: Stefano Galafate Università Popolare CONSCOM Presidente: Maurizio Lozzi - Tel. 3931681327 - presidente@conscom.it Università Popolare EARTH Presidente: Teresa BRUNO - 3356113724 tel. e fax 06.37512389 info@earth-nlp.com
Università Popolare Euromediterranea di Marina di Caulonia, Presidente: Giuseppe Ventra - Tel. 096482682 Università Popolare “PACE” di Reggio Calabria Presidente: Maria Letizia Romeo Tel. 0965 373464, 348 6177048.
Campania
Università Popolare di Acerra Presidente: Alfonso Buonincontro Tel. 081 5201547 e-mail: universitacerra@supereva.it Università Popolare di Arzano “Unitiberio” Presidente: Paladino Lucantonio Tel.0817312678, e-mail:formazione@unitiberio.it Università Popolare di Avellino Presidente: Tommaso Fusco Tel. 0825 781515, e-mail: info@unipav.it Università Popolare di Battipaglia Presidente: Gerardo Chiumiento Tel. 0828 53225, 333 4252759 Università Popolare “Carlo III” Presidente: Vincenzo Petrocco Tel.0816174558,3284476470, e-mail:enzopetrocco@libero.it Università Popolare di Casoria Presidente: Giovanni Liccardo Tel.0817389086, fax 0817369626. E-mail: lavoro3@fastwebnet.it Università Popolare per l’Europa Presidente: Patrizia Scognamiglio Tel. 081 7740358, 339 7305754, E-mail: uppe.info@libero.it Università Popolare del Fortore Presidente: Carmine Agostinelli Tel + fax 0824 963393 , unipopfortore@katamail.com Università Popolare per la Maschera di Pulcinella Presidente: Michelangelo Riemma Tel. 081 8856802 - 3382250809 Università Popolare di Napoli Nord Presidente: Carmine Pezzullo, e-mail carminepezzullo@libero.it Università Popolare del Sannio Presidente: Antonio Di Mezza Università Popolare per il Servizio Civile Presidente: Enrico Maria Borrelli e-mail: upsc@amesci.org Università Popolare di Scienze, Educazione, Ricerca e Formazione Pres.: R. Di Lecce - Tel.0818585275;
Università Popolare di Parma Presidente: Flaminio Musa Tel. 0521 287351, 236537, 3394033297
Lazio
Lombardia
Università Popolare “Costantino Clerici” Presidente: Luciano Biondo Tel. 02 48014174 lucianobiondo@ aidea.it Università Popolare Lombarda Presidente: Calogero Bellavia Tel. 02 29521972 mail: upoplombarda@ tiscalinet.it Università Popolare Scienze Umane Presidente: Vera Paola Termali Tel. 0221597159 mail: info@unimi.org Università Popolare degli Studi di Milano Presidente: Marco Grappeggia tel.0245408715 Mail: newyorker@tiscali.it
Piemonte
UPBeduca - Università Popolare Biellese Presidente: Davide Coen Sacerdotti Tel.0158497380, mail: segreteria@upbeduca.it Università Popolare di Casale - ONLUS “Alfredo Vivalda” Presidente: Pietro Dallera Tel. 0142 73792 Università Popolare di Torino Presidente: Eugenio Boccardo Tel. e fax: 011 8.127.879, E-mail: info@ unipoptorino.it Università Popolare di Vercelli Presidente: Paola Bernascone Cappi Tel. 0161 56285, E-mail: unipopvc@ tiscali.it
Puglia
Università Popolare Apuliae Presidente: Francesco Favia tel. 06916503659 E-mail: info@uniapuliae.it Università Popolare del Salento Presidente: Valerio Martella Tel. 0832 493497, 347 3297939, e-mail: info@upsal.it Università Popolare del Terzo Settore Presidente: Cesare Gaudiano Tel. 0881 751216
Sicilia
Università Popolare “Pedro Arrupe” Presidente: Giovanni Notari Tel.0916269744, e-mail: segreteria.arrupe@gesuiti.it Università Popolare Peloritana Presidente: Domenico Scilipoti Tel. 090 6512716, e-mail: uppm@yahoo.it, Università Popolare di Ragusa Presidente: Giovanni Mezzasalma Via Trieste, 58 - 97100 Ragusa, Tel. 0932 622.410
Toscana
Università Popolare di Empoli Presidente: Giovanni Uccello tel. 0571 537218 - e-mail info@centroposturale.it Umbria Università Popolare Umbra Presidente: Santina Spiriti 0744 443939, 3930742819, email: v.valeriani@pianetaservizi.it
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Endoscopica Malzoni si pone l’obiettivo di rafforzare la propria presenza come punto di riferimento internazionale per il trattamento endoscopico delle patologie ginecologiche. La creazione di un’unità operativa dedicata all’endoscopia, autonoma rispetto alla struttura ospedaliera, consente enormi vantaggi tra cui una più attenta valutazione del problema ginecologico dal punto di vista endoscopico. Inoltre, Endoscopica è dotata di un blocco operatorio con due sale operatorie Storz Or1 che fanno parte di una nuova generazione di sale operatorie “intelligenti” nelle quali l’operatore, grazie ad esclusivi sistemi informatizzati di integrazione di tutte queste nuove funzioni con tutte quelle preesistenti, impartendo semplici comandi vocali è in grado di gestire tutte le apparecchiature elettromedicali e tutte le funzioni ambientali collegate nonché tutte le modalità di comunicazioni disponibili. www.endoscopicamalzoni.com
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