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mensile d’informazione per la Salute e il Benessere n° 49
Il capo sono
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Quel 2% che comanda ®
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La Sanità che Comunica bene crea valore per il cittadino
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Sommario
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30 Tutti gli articoli hanno solo finalità informativa ed educativa, non costituiscono motivo di autodiagnosi o di utomedicazione e non sostituiscono la consulenza medica specialistica.
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Ricerca
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Neurologia
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Logopedia
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Criminologia
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Sanità
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Link
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Ortopedia
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Podologia
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Fitoterapia
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Eventi
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Farmacia
La terapia genica presto al Neuromed L'arto fantasma Il linguaggio degli sms e delle chat La pedofilia
Associazione Onlus Salus L'informazione per la salute sul web
Ausili per mielolesi
I geloni
Una "pigna" al giorno
40° Anniversario Casa di Cura Montevergine Il "peso" delle feste
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Benessere
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Formazione
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Oftalmologia
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Sessuologia
26
Educazione motoria
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Dermatologia
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Odontoiatria
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Psicoterapia
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Psicologia
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Psichiatria
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Tricologia
Riappropriamoci del tempo 2° Congresso Nazionale CNUPI
L'ambliopia
Eros tra fantasia e realtà
Il gioco
La dermatite seborroica "Dottore, ho la bocca secca"
Sorrisi e risate (parte prima) L'approccio psicologico al paziente emicranico La depressione mascherata I sistemi per curare la calvizie
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Angolo dei Lettori
Sono un assiduo lettore della vostra interessante rivista. Vi pregherei di pubblicare una valida terapia dei geloni, che credo interesserà una vasta moltitudine di lettori, in considerazione della notevole diffusione del male nella stagione invernale. Distinti, cordiali ringraziamenti e saluti. (Arcangelo) Gentile Arcangelo, abbiamo inoltrato la sua richiesta al nostro podologo, dr. Antonio Pacilio, che a pag. 17 spiega le cause dei fastidiosi geloni, come prevenirli e ci consiglia qualche rimedio. Buona lettura! Soffro da circa 4 anni di cefalea. Non capisco perchè quando vado dai neurologi mi riempiono di medicinali pur non sapendomi spiegare la ragione principale dei miei dolori... Molto spesso questi medicinali sono antidepressivi ed io, che ho una bimba, non riesco a svolgere le mie giornate "da mamma". (Marianna) Cara Marianna, troverà sicuramente valida la lettura dell'articolo della dottoressa Maria Rosaria Porcaro che affronta a p.31 l'approccio psicologico al paziente emicranico. Salve, nella sezione di Dermatologia non si parla di Vitiligine, sarei interessato a conoscerne le cure. Ho sentito parlare di Fototerapia, volevo sapere se è efficace e dove poterla fare. Grazie! (Sabato) Caro Sabato, abbiamo girato la sua richiesta al dermatologo, dr. Del Sorbo. Pubblichiamo la sua risposta: La vitiligine è una malattia autoimmune caratterizzata dalla presenza di chiazze bianche sulla pelle ed è dovuta ad una carenza locale di melanina. La visita dermatologica consente di inquadrare il paziente sul piano clinico, di escludere possibili malattie autoimmuni associate (es. tiroiditi) e di programmare un percorso terapeutico. Contatti il Suo dermatologo di fiducia per valutare l'estensione delle chiazze ed il tipo di terapia per Lei più utile. La fototerapia UVB a banda stretta e la PUVA terapia rientrano tra i protocolli utilizzati per questa patologia ed offrono benefici variabili da paziente a paziente. Ne parli con il Suo dermatologo sulla possibilità di rivolgersi ad un centro universitario di fototerapia. Data la frequenza della vitiligine (colpisce circa l'1% della popolazione) nei prossimi numeri di Salutare, dedicheremo a questo argomento un intero articolo. Questo spazio è pensato per voi Comunicate le vostre opinioni, esigenze, proposte, esperienze vissute oppure un parere sulle strutture e i servizi di cui avete usufruito. Non possiamo fornire risposte personali, ma le vostre segnalazioni sono preziose per orientare gli articoli e le inchieste che pubblicheremo sulla rivista.
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Pubblicazione mensile Anno V n° 49 Gennaio 2009 Distribuzione gratuita Reg. Tribunale Av in data 15/01/2004 N° 419 Tiratura: 20.000 copie Editore: Ass. Culturale Salutare Direttore Responsabile: Mario Barbarisi Redazione: Maria Rosaria Carifano, Valentina Mattiello Segreteria: Angela Romano Progetto grafico: Promova Coop. Soc. Onlus Area web: Carmine Serino Collaborazioni:
A. Baldi, dr. B. Baldi, dr.ssa D. Corrado, D. De Bartolomeis, dott. ssa L. De Varti, dr. Del Sorbo, Prof. A. Di Mezza, I. Pucci, dr. A. Fabozzi, dott.ssa G. Fiore, dott. A. Leggiero, dr. S. Mone, dr. A. Pacilio, dott.ssa M. Picardi, dott.ssa M. R. Porcaro, dr. F. S. Ruggiero, dott. A. Sabato, dott. ssa R. Santoro, dr. D. Trotta, dr.ssa T. Zungri. sito: www.salutare.info e-mail: info@salutare.info
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News
È morto nel Connecticut a 82 anni Henry Gustav Molaison. Era conosciuto dai neurologi di tutto il mondo, ma solo con le sue iniziali. H.M. è infatti considerato il più importante paziente della storia della neurologia. Henry, come ricorda il New York Times riportando la notizia, sapeva come si chiamava, sapeva che la sua famiglia veniva dalla zona di Los Angeles, era al corrente del crack del 1929 e della Seconda Guerra Mondiale. Ma dal 1953, per ben 55 anni, ha vissuto ogni giorno come fosse "nuovo", perchè da allora non è stato più in grado di costruire memorie recenti e di accumulare esperienze. L'episodio che ha cambiato per sempre la sua vita fu un intervento chirurgico al cervello cui si sottopose per cercare di curare attacchi epilettici che erano diventati insostenibili per frequenze e gravità. Gli attacchi erano cominciati dopo una caduta in bicicletta con conseguente trauma cranico. I medici, dopo aver tentato tutte le terapie decisero di asportargli una piccola porzione di tessuto nervoso ritenuta l'origine delle "scariche". Il problema è che in quegli anni gli specialisti non disponevano di Tac, risonanze magnetiche o altri strumenti per "guardare" dentro il cervello e tantomeno sapevano della "distribuzione" delle varie funzioni nelle diverse aree cerebrali. La memoria, per esempio, era ritenuta una funzione diffusamente distribuita a tutto il cervello. Dopo l'intervento cominciarono consulti con specialisti fatti arrivare anche da oltre confine per studiare il caso. Dall'età di 27 anni H.M. ha sostanzialmente vissuto ogni giorno come un caso clinico, e ogni giorno gli specialisti, sottoponendolo a innumerevoli test, hanno dovuto "ricominciare daccapo" insieme a lui. La svolta negli studi sulla memoria stimolati dal caso H.M. avvenne nel 1962, quando fu pubblicato uno studio che dimostrava che il paziente aveva una parte di memoria intatta. La scoperta aprì alla comprensione dell'esistenza di due tipi di memoria fondamentali: uno riferito a nomi, facce, avvenimenti e nuove esperienze che devono essere archiviate ed essere recuperate a livello cosciente, e un altro tipo che vince viene archiviato e utilizzato in modo inconscio. Questo secondo tipo è quello che permette, per esempio, di guidare o di risalire su una bicicletta dopo molto tempo e di mettersi a pedalare immediatamente senza sapere bene come mai si è ancora capaci. Fu solo l'inizio. Da allora il caso H.M è stato da stimolo diretto o indiretto a molte scoperte che hanno permesso di conoscere i meccanismi della memoria. Henry Molaison ha vissuto la sua vita nel Connecticut, prima coi genitori, poi coi familiari, infine in un'istituzione. «La perdita della memoria lo ha reso indimenticabile», ha scritto il New York Times dell'uomo che aveva disimparato a ricordare. 6
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La morte di H.M. è stata confermata da Suzanne Corkin, la scienziata del Massachusetts Institute of Technology che per decenni aveva lavorato al caso e adesso ha ordinato di conservarne il cervello per studi futuri, nello stesso spirito di quello di Albert Einstein: un insostituibile esempio di storia scientifica. fonte: corriere.it
Disturbi alimentari: terapia risolve 4 casi su 5 Nuove speranze per i milioni di persone che soffrono di disturbi alimentari, a partire dalla bulimia. Una nuova terapia messa a punto da un gruppo di scienziati britannici è in grado di risolvere 4 casi su 5, attraverso un approccio cognitivo-comportamentale che si è rivelato assai efficace. Lo studio, condotto su 154 soggetti dall'Università di Oxford e pubblicato sul Journal of Psychiatry, ha registrato nei pazienti un miglioramento "completo e duraturo". Attualmente, il trattamento è ufficialmente raccomandato solo per i pazienti affetti da bulimia. Circa il 40% di coloro che soffrono di disturbi alimentari sono colpiti da bulimia, il 20% da anoressia, e il resto sono "disturbi atipici", che possono combinare entrambe le patologie. La nuova tecnica funziona utilizzando una serie di sessioni di consulenza che aiutano la persona interessata a realizzare i collegamenti tra le sue emozioni e i comportamenti, e fornisce modi per modificare il suo comportamento. Il prof. Christopher Fairburn, che ha condotto lo studio, ha sviluppato due versioni specificamente per le persone con disturbi alimentari, una che si è concentrata completamente sui disturbi dell'alimentazione, l'altra che riguarda anche il deficit nell'autostima, ritenuto una delle cause dei disturbi. Entrambi i trattamenti si sono svolti con sessioni di ambulatorio di 50 minuti ripetute una volta alla settimana per 20 settimane. Successivamente, i ricercatori hanno riscontrato che la maggior parte dei pazienti aveva risposto bene, e che tale miglioramento è stato mantenuto nel corso dell'anno successivo, cioè il periodo durante il quale è più probabile che si verifichino le ricadute. I due terzi dei pazienti, in particolare, ha fatto registrare una guarigione "completa e duratura", molti del restante terzo hanno riportato comunque sostanziali miglioramenti. AGI Salute - 16/12/2008
www.salutare.info Osso iniettabile per curare fratture Studio britannico su nuovo materiale che evita interventi LONDRA, 8 DIC - Un nuovo materiale, iniettato nelle ossa fratturate, si indurisce nel giro di pochi minuti, componendo la frattura. È il prodotto di una ricerca condotta nell'università britannica di Nottingham. Secondo la Bbc, la sostanza, che ha la consistenza di un dentifricio, forma grazie al calore corporeo un'impalcatura biodegradabile attorno alla quale l'osso può rigenerarsi. Non ci sarebbe quindi più bisogno di dolorosi innesti di ossa, rimossi da una parte del corpo. (www.ansa.it)
Il cioccolato fondente fa bene alla linea Produce sazietà e porta a mangiare meno, soprattutto dolci ROMA, 11 DIC - Il cioccolato fondente produce senso di sazietà e porta a mangiare meno, soprattutto dolci, secondo i nutrizionisti di Copenhagen. Il fondente, ricco di antiossidanti, è stato più volte 'blasonato' dalla ricerca scientifica, fa bene alla salute cardiovascolare. è emerso un altro pregio: riduce l'apporto calorico ai pasti e sazia la voglia di dolci, un toccasana durante il Natale insomma. Dopo il fondente i volontari mangiano meno pizza assumendo il 15% delle calorie in meno. (www.ansa.it)
Il defibrillatore nelle scuole superiori Il progetto partirà dai primi mesi del 2009, con le prime “lezioni di cuore”. Si inizia con un corso-pilota a Roma seguito da altre iniziative in tutte le Regioni. Il primo passo è un defibrillatore in un Istituto per regione, poi via via il progetto si amplierà. è un'importante iniziativa nata dalla stretta collaborazione fra la Società Italiana di Cardiologia, la Fondazione Italiana Cuore e Circolazione onlus e il Ministero della Pubblica Istruzione, davanti al dramma della morte improvvisa che in Italia colpisce una persona ogni nove minuti, molte delle quali giovanissime. Subito dopo le scuole il progetto si estenderà ai grandi supermercati, ai cinema Multisala, nelle fabbriche con almeno mille dipendenti, oltre naturalmente a tutti i luoghi dove c’è grande affollamento. Per quanto riguarda il defibrillatore nelle scuole l’avvio del progetto riguarda un corso dedicato alla rianimazione cardiopolmonare rivolto ai professori e agli studenti degli Istituti di secondo grado. Saranno coinvolti un professore e uno studente per ogni regione. La morte improvvisa, purtroppo, non è rara tra i ragazzi sui campi sportivi e nelle scuole. I casi di morte improvvisa fra tutta la popolazione italiana si
verificano entro un’ora dall’inizio dei sintomi in soggetti con o senza cardiopatia nota preesistente. Ecco perché è importante intervenire precocemente prima con le manovre di rianimazione cardiopolmonare e successivamente con il defibrillatore. In Italia i casi di morte improvvisa sono 57mila ogni anno e rappresentano il 10 per cento della mortalità totale e il 40 per cento di tutti i decessi per causa cardiaca. La causa principale è la cardiopatia coronarica (80% dei casi) e l’evento finale responsabile è nel 90% dei casi un’aritmia. La tachicardia e/o fibrillazione ventricolare è quella più rappresentata (75-80% dei casi), seguita da bradiaritmia.
Tutta la normativa per gli uffici stampa e la comunicazione pubblica nel nuovo libro di Pasquale Di Benedetto Pasquale Di Benedetto, giornalista, già Presidente del GUS Campania (Gruppo di Specializzazione della FNSI per gli Uffici Stampa), componente della Giunta Nazionale del GUS e membro del Direttivo Nazionale Associazione Stampa Medica Italiana (ASMI), ritorna a trattare di Uffici Stampa e Comunicazione istituzionale con il suo ultimo lavoro “Del Comunicare e dell’Informare - L’Informazione e la Comunicazione Istituzionali - La Legislazione dalla Costituzione Italiana alla Legge 150 del 2000”. Il volume, impreziosito dai contributi di Franco Abruzzo e Giovanni Rossi, ripercorre tutta la normativa prodotta, a partire dall’art. 21 della Costituzione fino ai recentissimi dettami in materia di Editoria di specifico interesse degli Uffici Stampa. Un'attenta disamina e valutazione dell’autore, quindi, di tutte le incongruenze, le contraddizioni e l’inefficacia normativa per l’effettiva applicazione dell’Informazione e Comunicazione Istituzionali. Di Benedetto, partendo dall’assunto che considera l’Informazione Istituzionale quale risorsa strategica per i processi di aziendalizzazione della Pubblica Amministrazione, con questo libro dimostra, come carenze amministrativo-culturali, contraddizioni, incongruenze o sterili polemiche di ordine politico sindacale continuano ad ingenerare confusione e, spesso, metodiche oltremodo dannose sia per il cittadino-utente, sia per la tanto decantata razionalizzazione delle risorse della Pubblica Amministrazione. Un volume, che da solo, molto probabilmente, dà la soluzione ai mille quesiti posti (spesso strumentalmente) intorno ad una legittima richiesta di riconoscimento giuridico, professionale ed economico degli Addetti all’Informazione e alla Comunicazione istituzionale. Il testo è edito da Graus Editore di Napoli. alutare 7
News Latte crudo, ordinanza del Sottosegretario Martini Il Sottosegretario alla Salute Francesca Martini ha firmato oggi un’ordinanza con le misure per garantire la sicurezza dei cittadini in merito all’erogazione di latte crudo nei distributori automatici. L’ordinanza prevede: a. l’obbligo di riportare sulle macchinette erogatrici e sulle bottiglie l’indicazione, oltre a quanto già previsto dall’Intesa Stato Regioni del 25 gennaio 2007, che il latte deve essere consumato previa bollitura; b. l’indicazione, verrà riportata in maniera ben visibile ed a caratteri in rosso. Come data massima di scadenza il 3° giorno dalla data della messa a disposizione del consumatore; c. la sospensione della commercializzazione di latte crudo attraverso macchine erogatrici non rispondenti ai requisiti; d. il divieto di somministrazione di latte crudo nell’ambito della ristorazione collettiva; e. che il responsabile della macchina erogatrice debba escludere la disponibilità di contenitori destinati al consumo in loco del prodotto. Il provvedimento prevede inoltre che, nelle more dell’emanazione dei provvedimenti regionali attuativi dell’Intesa Stato regioni del 25 gennaio 2007, è fatto obbligo a chiunque di rispettare le disposizioni di cui all’Intesa tra il Governo le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, in materia di vendita diretta di latte crudo per l’alimentazione umana, del 25 gennaio 2007. ''Con l'ordinanza firmata oggi - ha spiegato il sottosegretario al Welfare, Francesca Martini, nel corso di una conferenza stampa – abbiamo voluto tutelare la salute dei consumatori ma anche gli allevatori''. Il latte italiano, ha aggiunto il
www.salutare.info Sottosegretario Martini che ha incontrato sul tema anche il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia, ''è di grande qualità" e, come ha confermato Silvio Borrello, direttore generale della Sicurezza alimentare e nutrizione del Ministero, i controlli veterinari sono costanti e attenti. ''In tutto ci sono in Italia 1.111 distributori e l'obiettivo dell'ordinanza è quello di fare in modo che i consumatori possano utilizzare questo prodotto in sicurezza, risparmiando e utilizzando un alimento che arriva dal proprio territorio''. Il Sottosegretario Martini ha anche spiegato che concorderà con i distributori l'impegno di escludere da ogni promozione di marketing il target delle categorie fragili come bambini, anziani o portatori di malattie immunitarie. Il latte crudo, infatti, se non bollito e se proveniente da animali contaminati, può trasmettere l'Escherichia coli, un batterio che soprattutto nei bambini può avere gravi effetti, come la sindrome emolitica uremica.
Medicina: interruttore sviluppo polmoni aiuterà prematuri ROMA, 13 DIC - Scoperto l'interruttore della maturazione dei polmoni nel feto: il 'pulsante' si potrebbe accendere a comando per accelerare lo sviluppo dei polmoni nei bimbi pretermine, una scoperta che un giorno potrebbe portare a nuove terapie per migliorare la loro sopravvivenza. Reso noto sul Journal of Physiology, è il risultato di uno studio sui topi condotto da Daniela Riccardi e Paul Kemp della (School of Biosciences, Cardiff University. Gli esperti hanno scoperto che nelle cellule polmonari il recettore del calcio, per il quale esistono già farmaci oggi usati in alcune malattie che coinvolgono tale recettore, accende lo sviluppo dei polmoni nel feto. I polmoni si sviluppano negli ultimi stadi della gravidanza per cui un bimbo pretermine ha il rischio di nascere con deficit respiratori e di essere colpito da malattie polmonari. La scoperta potrebbe dunque aprire la strada a una cura per accelerare lo sviluppo polmonare o accenderlo nei bimbi nati prematuramente, in modo da far completare la maturazione dei loro polmoni. Il fatto che farmaci che abbiano come bersaglio d'azione quel recettore esistano già potrebbe rendere le sperimentazioni molto più veloci, concludono i ricercatori. (ANSA).
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Ricerca a cura di Ilaria Pucci
La terapia genica presto al Neuromed Una nuova opportunità per la cura delle malattie degenerative del cervello. Il cervello è un organo delicatissimo: le funzioni cerebrali sono facilmente alterate da processi degenerativi cronici. In seguito alla perdita di neuroni si sviluppano specifiche sindromi neurologiche: il morbo di Parkinson (caratterizzato da tremore, rigidità e difficoltà nei movimenti, sintomi seguiti nel corso degli anni da demenza), il morbo di Huntington (caratterizzato da movimenti involontari chiamati corea cui segue la demenza) ed il morbo di Alzheimer (caratterizzato essenzialmente dalla demenza). Queste gravissime malattie causano la morte di gruppi di neuroni, le cellule nervose che costituiscono, insieme a cellule di supporto chiamate cellule gliali, la massa della struttura cerebrale. La terapia farmacologica è spesso inefficace nel combattere queste malattie e non riesce a fermarne la progressione. La terapia genica è una nuovissima frontiera della ricerca neurologica che si propone di combattere queste malattie integrando geni ad hoc nei neuroni in modo da facilitare la
L’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed
Centro per lo studio e la cura di:
risposta alla malattia e curarne i sintomi, arrivando addirittura alla possibilità di bloccare la progressione inevitabile di queste malattie. La terapia consiste nel modificare un virus in modo da renderlo incapace di replicarsi ma conservando la capacità di entrare nelle cellule ed integrarsi nel Dna, il materiale genetico di cui ogni cellula è dotata e che ne determina le funzioni e il destino. Il virus modificato trasporta un gene in grado di modificare in modo favorevole la funzione delle cellule bersaglio o addirittura in grado di prevenirne i processi degenerativi che inducono la morte della cellula. Il prof. Michael Kaplitt della Cornell University di New York è il massimo esperto mondiale nell'uso della terapia genica nella cura delle malattie nervose.
Kaplitt ha già operato svariati pazienti affetti da morbo di Parkinson iniettando in una precisa regione del cervello, il nucleo subtalamico, virus portatori di un gene in grado di modificare la funzione del nucleo subtalamico e di alleviare i sintomi della malattia. Esiste una strettissima collaborazione fra il prof. Kaplitt ed il prof. Romanelli del Neuromed e si sta lavorando sulla possibilità di avviare un protocollo sperimentale al Neuromed applicando la terapia genica per curare il morbo di Huntington, di Parkinson e di Alzheimer usando virus ingegnerizzati con geni specificamente studiati per combattere tali malattie. Tale approccio rivoluzionario potrebbe cambiare radicalmente la prognosi di queste malattie nei prossimi anni.
Parco Tecnologico Località Camerelle - Pozzilli (IS) ITALY Tel. 0865 91521 - Fax 0865 927575
Sede Ospedaliera Via Atinense, 18 - Pozzilli(IS) ITALY Tel. 0865 9291 - Fax 0865 925351
Chirurgia dei: - Tumori cerebrali - Aneurismi - Malformazioni vascolari - Ipofisi - Tronco encefalico - Cranica e Spinale
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Neurologia a cura del dott. Antonio Fabozzi - Psicologo
L’arto fantasma La mano che non c’è, “eppur si muove”. Molte persone a cui sia stata amputata una parte del corpo - più spesso un arto continuano anche a distanza di anni a sentirne la presenza.
Queste persone riferiscono di avvertire dei dolori atroci, sensazioni pruriginose, crampi, alcuni addirittura credono di riuscire a muovere l’arto, altri invece al contrario, avvertono l’orribile sensazione di avere il braccio bloccato in una particolare posizione. Eppure queste persone non sono affatto pazze. Si tratta di persone normali con una intelligenza anche superiore alla norma, che essendo state amputate di una parte del corpo, continuano ad esperirne le normali sensazioni, nei confronti di un arto che, in effetti, non c’è più. Il fenomeno dell’arto fantasma, un tempo fu interpretato come l’incontrovertibile prova dell’esistenza dell’anima. Si pensava che al contrario della vera mano ormai andata persa, quella “spirituale”, continuava la sua vita normale. Tuttavia, le attuali conoscenze e le moderne conquiste delle neuroscienze, hanno permesso di spiegare scientificamente i numerosi interrogativi che sbigottivano ma al contempo affascinavano i primi studiosi. V.S. Ramachandran, un neurologo indiano, è uno dei massimi esperti sul fenomeno dell’arto fantasma. È anche grazie al suo contributo che questo problema ha ricevuto la giusta attenzione. Ramachandran racconta di quando una volta, sottraendo repentinamente la tazzina del caffè dalla mano fantasma di una sua paziente, dovette tristemente constatare di aver inflitto un dolore così vivido e reale che la paziente sbottò di colpo: “Ahi! Non faccia così! 10 www.salutare.info
Avevo appena stretto le dita intorno al manico, quando lei ha tirato indietro la tazzina. Fa molto male!”. In che modo questa persona riusciva a sentire una sensazione dolorosa così vivida e reale per una mano che in realtà non esisteva più? Una delle ipotesi è che i fasci nervosi del moncone si irritino, provocando tutta quella serie di sensazioni dolorose. Ma questa interpretazione può spiegare il dolore all’arto o le sensazioni di fastidio ma non gli altri tipi di sensazioni. Così, con una serie di semplici ma al tempo stesso geniali esperimenti, Ramachandran ha scoperto che il cervello dei suoi pazienti amputati, andava incontro ad importanti modifiche, e che le diverse sensazioni all’arto fantasma, provenivano in realtà da altre parti del corpo. Infatti, i circuiti cerebrali deputati al movimento e alla percezione tendevano a riorganizzarsi. Le aree cerebrali che prima controllavano la mano, ora che l’arto non c’era più, iniziavano a sconfinare in alcune aree limitrofe, ossia nelle aree coinvolte nella percezione degli stimoli provenienti dal volto, situata proprio sotto l’area della mano. Ogni piccola parte del nostro corpo è
mappata, in una porzione precisa della corteccia somatosensoriale. Quest’area è adibita all’elaborazione degli stimoli provenienti dall’esterno. Quindi se una goccia di pioggia ci cade sul viso, una zona specifica dell’area somatosensoriale si attiverà per interpretare o per reagire allo stimolo. Quest’area è organizzata in modo tale che le parti del corpo capaci di movimenti più fini e complessi, hanno una rappresentazione corticale molto più estesa. Questa rappresentazione corticale prende il nome di Homunculus. Questo si distingue in: Homunculus motorio, avente la funzione di controllare i movimenti e Homunculus sensoriale, per la percezione degli stimoli esterni. L’area che controlla il volto e la mano oltre ad essere adiacenti sono anche molto estese rispetto alle altre: tale differenza è giustificata dal fatto che la mano e il volto realizzano movimenti complessi. Ramachandran ha scoperto che nei suoi pazienti amputati, le aree adibite all’elaborazione delle informazioni provenienti dalla mano, ora che l’arto non c’era più, iniziavano a fare sinapsi nell’area somatosensoriale/Homunculus del volto. Strofinando con un batuffolo di cotone alcuni tratti della guancia, un paziente avvertiva delle chiare sensazioni di prurito all’arto fantasma. Se gli si faceva colare una goccia d’acqua sul volto, questi riferiva che un’altra goccia scivolava sulla sua mano fantasma. Un paziente di Ramachandran, tormentato da un incontrollabile prurito alla mano fantasma, recependo che le aree che controllavano la mano ora facevano sinapsi con quelle del volto, dopo un attimo di riflessione, scherzando, aggiunse: “Se non altro dottore, ora so dove grattarmi!”. Probabilmente per Ramachandran non era affatto uno scherzo.
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Logopedia a cura della dott.ssa Rossella Santoro
Il linguaggio degli sms e delle chat Nuova lingua o involuzione? Abbreviazioni, acronimi, omissione di parti del discorso, queste sono le caratteristiche del linguaggio ai tempi della comunicazione globale, dove lo spazio va utilizzato in economia, e l'unico tempo possibile è il presente, rapido, veloce, effimero. Sicuramente proprio le caratteristiche del mezzo utilizzato obbligano l'utente a modificare il linguaggio: brevità e immediatezza, nonchè necessità di catturare rapidamente l'attenzione dell'interlocutore, magari uno sconosciuto appena contattato su una chat, rendono impossibile l'uso della lingua così come l'abbiamo appresa e imparata a scuola. Pensiamo ad un sms: in poco più di 150 caratteri un adolescente dovrebbe contenere uno stato d'animo, un racconto, infilandoci, magari, una frase affettuosa o un luogo ed un'ora per un appuntamento. Oppure in una chat pensiamo a quanto sia importante essere rapidi nel dare una risposta, esprimere un'opinione in tempo reale, quanto sia necessario rispettare i tempi della comunicazione parlata, faccia a faccia, con la mediazione di un mezzo, il computer, che utilizza la scrittura. A livello di testualità i messaggi, così come il parlato contemporaneo, prediligono la paratassi (cioè le proposizioni vengono ordinate secondo un criterio di dipendenza logica o temporale, ad esempio, “dopo aver cenato, andai a letto”) con raro uso di subordinate. Inoltre molte frasi sono costituite da enunciati monoproposizionali separati da punti fermi, riproducendo così la situazione di frammentarietà propria del parlato. A livello di testualità i messaggi, in conformità
alle caratteristiche del parlato contemporaneo, preferiscono la paratassi all’ipotassi ed in molti esempi non vi sono subordinate di nessun grado (Es.1, 4, 5, 6, 7, 8, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 19). Molte frasi inoltre sono organizzate per enunciati monoproposizionali separati da punti fermi riproducendo così quella situazione di frammentarietà che è propria del livello testuale del parlato. Infine un'altra analogia col parlato è riscontrabile nell’ampio uso di quelli che Berretta chiama connettivi pragmatici o testuali, elementi che segnalano le relazioni fra le parti del testo, analoghi alle congiunzioni nello scritto ma operanti a livello semantico e pragmatico più che morfosintattico (allora, dunque, comunque). Infine un’altra analogia è evidenziabile dall’ampio uso di elementi che segnalano le relazioni fra le parti del testo, analoghi alle congiunzioni nello scritto, ma con valenza semantica e pragmatica più che morfosintattica (allora, dunque, comunque ovviamente abbreviati). Assodato che il nuovo linguaggio nasce da una necessità e non dalla pigrizia cronica delle nuove generazioni, la questione da porsi è se e quanto questo nuovo modo di comunicare sia dannoso. In breve, rapidità ed immediatezza vanno solo a discapito dell'eleganza linguistica o rendono i ragazzi meno competenti nell'uso della lingua e delle regole grammaticali che la contraddistinguono?
Alcuni studi compiuti in Inghilterra e in Canada sembrano fugare definitivamente questi timori, addirittura dai risultati delle ricerche si evince che l'abilità a scrivere sms migliori la consapevolezza fonemica e la capacità letteraria, intesa sia come capacità di comporre elaborati corretti che come creatività. In particolare ciò è stato riscontrato osservando lo studio condotto da Bev Plaster, uno psicologo della Coventry University, su due gruppi di bambini di undici anni: il primo composto da ragazzi che hanno il telefonino e scrivono messaggini; il secondo gruppo composto da undicenni che non scrivono "sms"; ebbene il risultato sorprendente è che esiste un rapporto diretto tra "text English", l'inglese dei messaggini, e l'inglese che si studia sui banchi di scuola: chi scrive "sms" frequenti e sofisticati è solitamente bravo anche a scrivere temi, riassunti e ricerche a scuola. Un aspetto interessante di questo linguaggio è che di per sè costituisce un filtro, una soglia che consente il passaggio solo agli iniziati. I ragazzi si identificano in questo modo di comunicare e ne sono i protagonisti. L'uso e la comprensione di questo linguaggio segna l'appartenenza a un gruppo, che non è più la comitiva di quartiere o di scuola, ma è la comitiva del villaggio globale.
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Criminologia a cura del dott. Antonio Leggiero - Criminologo Investigativo
La pedofilia Quando il bambino incontra il lupo cattivo. La parola pedofilia deriva dal greco e significa letteralmente “amore per i bambini”. Ovviamente, in questa accezione si tratta di un amore morboso, patologico, a sfondo sessuale. Il DSM-IV (una sorta di guida internazionale dei disturbi mentali) definisce pedofilo un individuo quando presenta le seguenti caratteristiche psicopatologiche: a) durante un periodo di almeno 6 mesi, ha fantasie, impulsi sessuali o comportamentali ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano attività sessuale con uno o più bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli); b) le fantasie, gli impulsi sessuali o i comportamenti causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa o di altre importanti aree del funzionamento; c) il soggetto ha almeno 16 anni ed è di almeno 5 anni maggiore del bambino. La distinzione criminologica di maggiore interesse, in materia di pedofilia, è quella tra pedofili preferenziali e pedofili situazionali (elaborata nel 1992 da Lanyon). Il pedofilo preferenziale considera perfettamente appropriato il proprio comportamento, le sue fantasie devianti sono durature, persistenti ed estremamente
difficili da controllare. In lui sono quasi assenti i sensi di colpa ed il suo disturbo si è manifestato in età abbastanza precoce, quasi sempre sin dall’adolescenza. Il pedofilo situazionale, invece, ritiene il suo comportamento abnorme, cerca invano di reprimerlo ed inizia, di solito, in età adulta ad avvertire questa spinta sessuale deviata, avvertendo spiccati sensi di colpa. Al riguardo di questa perversione esistono molti luoghi comuni estremamente errati. È il caso di citarne alcuni: si ritiene molto spesso che il pedofilo sia anziano; che sia uno sconosciuto per la vittima; che sia anche omosessuale; che sia maschio. Al contrario: le statistiche dimostrano che la stragrande maggioranza dei pedofili ha meno di 35 anni; in 3 casi su 4 il pedofilo conosce già la vittima o è addirittura un amico di famiglia; nessun tipo di studio ha mai dimostrato che gli omosessuali abusino dei bambini in misura maggiore degli eterosessuali; anche le donne possono abusare dei bambini (fenomeno che a volte si verifica con le baby-sitter). È anche interessante conoscere quelle che, con linguaggio tecnico, vengono definite le “distorsioni cognitive” del pedofilo, le quali altro non sono che i processi mentali alterati, che portano il soggetto pervertito a giustificare le sue azioni. Le più diffuse sono: che tutti i bambini sono curiosi e fra queste curiosità c’è il sesso; che il miglior modo di avvicinare il bambino all’universo sessuale è quello dell' “insegnamento pratico” di un adulto; che i piccoli, non rivelando ad altri le loro esperienze, dimostrano gradimento per ciò che gli accade. Il pedofilo inoltre di solito usa le seguenti strategie seduttive: - gioca con il bambino o gli insegna determinate attività (53%);
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- svolge l’attività, anche gratuita, di babysitter (48%); - regala denaro o promette gite (46%); - è affettuoso ed amorevole (30%); - si guadagna la fiducia della famiglia del bambino (20%); - utilizza favole, magie e cacce al tesoro (14%); - chiede al bambino di essere aiutato (9%). Pertanto è utile, per i genitori e per gli operatori scolastici, conoscere i seguenti indicatori, che possono essere segnali di bambino abusato sessualmente. Area della paura: paura improvvisa del buio; paura improvvisa di restare soli; paura improvvisa di un estraneo o addirittura di un membro della famiglia. Area dei comportamenti: rifiuto di andare in determinati luoghi o di rimanere soli con determinate persone; bagnare il letto; disturbi del sonno (incubi); eccessiva attenzione alla propria igiene personale. Area della sessualità: improvvisi discorsi in tema; giochi a sfondo sessuale con coetanei e con giocattoli; conoscenza degli argomenti sessuali in misura sproporzionata rispetto a quella media della sua età.
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Sanità a cura di Angela Romano
Associazione Onlus Salus Salute e sanità come parte e patrimonio di civiltà. Salus, oggi è la continuità di un discorso intrapreso negli anni '90 a Napoli, per riflettere sui temi della sanità e della salute sull’adeguatezza degli strumenti culturali, sociali, politici, economici, etici necessari a conseguire il bene salute. Una realtà tutta irpina, presieduta dal Dr. Roberto Ziccardi, l’Associazione Salus, fondata da medici e operatori sanitari di Avellino e Napoli, che ha come obiettivo principale promuovere il dibattito e il confronto sulle tematiche sanitarie, quali la difesa del SSN, radicare in particolare nel Mezzogiorno un sistema di tutela della salute e sulla necessità di seguire l’evoluzione culturale di governance del servizio sanitario nella sua unità inscindibile dei servizi sociosanitari. Dagli anni Novanta in poi il dibattito sulla sanità, almeno, in Italia è regredito all’inverosimile. Esempi di civiltà e cultura dimostrati allora non si sono più ripetuti; l’evento che ne ha segnato il picco ma anche la fine è stata l’istituzione del SSN nel 1978 con forti contenuti sociali: dalla legge 180, alla legge 194, quella dei consultori, dello statuto dei lavoratori, che in termini di salute poneva problemi che oggi affrontiamo mantenendo un tristissimo primato
per incidenti sul lavoro. Nonostante le difficoltà i risultati sono ancora visibili giacchè il nostro sistema sanitario è il 2° al mondo, dopo la Francia, e il livello di spesa in sanità totale e pro-capite è tra i più bassi nei paesi OCSE. Nel suo percorso, Salus ha vissuto fasi alterne dovute a vicende professionali e umane dei suoi promotori storici con la prematura scomparsa del dr. Elio Esposito, il dr. Mimmo Giglio, il dr. Aldo Gambardella, prendendo nel corso degli anni più a cuore la questione sanitaria meridionale e, talvolta, arricchendosi dell’apporto determinante dell’Università Parthenope. L’associazione ha ripreso a vivere e a muovere i suoi passi dal 2006 oltre che nel momento della formazione di qualità, anche sul fronte sociale e civile. Ciò avviene non a caso in un passaggio particolarissimo della vita dei sistemi sanitari e del Welfare in Occidente, ma di più in una Regione che attraversa momenti delicati sul fronte dei servizi socio sanitari pubblici e privati. Salus intende offrire il suo contributo, le sue iniziative e la sua presenza, mantenendo viva e autonoma una sede di riflessione critica e di confronto per una moderna indagine sui diritti alla salute e al benessere e sulla loro sostenibilità nel Sud. Ad aprire una serie di eventi per il dibattito sui temi proposti da
Salus, è stato l’incontro del 12 dicembre scorso organizzato dal Dr. Roberto Ziccardi dove hanno moderato i giornalisti Ivana Picariello e Daniele Moschella. Un'occasione di confronto talvolta duro grazie ai significativi interventi del Prof. C. Malzoni e V. Cicalese. L’uno per aver creduto nei principi sanciti trent’anni fa con l’istituzione del servizio sanitario nazionale, che poneva al centro il cittadino, che pensava ad una sanità statale ed una accreditata; l’altro per aver duramente criticato il piano regionale di ristrutturazione e riqualificazione della rete ospedaliera, sottolineando le evidenti deficienze del piano sanitario. Il Prof. Malzoni ha discusso a lungo sulle gravi conseguenze che hanno avuto e continuano ad avere le regressioni tariffarie, che definisce una vera e propria “rapina a mano armata”. “Di questo passo”, dice, “sarò costretto a chiudere. Il territorio perderà una struttura che è concorrenziale all’azienda ospedaliera, che non licenzia e che non riceve finanziamenti pubblici”.
Al tavolo della sanità hanno partecipato il D.G. dell’A.O. Moscati il dr. Giuseppe Rosato, il D.G.dell’Asl Av1 Luigi Giordano, il D.G. dell’Asl Av2 Roberto Landolfi e il D.G. dell’Arsan Antonio Pedicini. Al tavolo politico hanno preso parte gli onorevoli Angelo Giusto, Franco D’Ercole, Luigi Anzalone e Roberto Castelluccio. Altro il risultato per questi ultimi che, seppur avversi politicamente hanno condiviso il piano ospedaliero appena attuato, concordi che le strutture irpine escono bene dai tagli nella sanità, grazie alla unitarietà mostrata in consiglio regionale. L’On. Anzalone, in particolare, ha sottolineato le difficoltà per salvare gli Ospedali di Sant’Angelo e Bisaccia. Unico "neo" la penalizzazione della struttura ospedaliera di Avellino. Il bilancio “politico”, dunque positivo, se non l’unico possibile che avrebbe evitato, secondo l’On. Giusto, il commissariamento della sanità campana e quindi il collasso del sistema sanitario regionale.
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Link a cura di M. Rosaria Carifano
L'informazione per la salute sul web Qualche indirizzo utile. Molti sono i portali che si occupano di contenuti e argomenti sulla salute. Abbiamo selezionato i più interessanti. cybermed.it È il portale europeo di informazione medico-scientifica. Presenta diverse sezioni ciascuna divisa per argomento. Il Team di Cybermed.it è composto interamente da volontari specializzati che liberamente offrono i loro servizi secondo la propria disponibilità e attitudine. Il sito presenta molte sezioni utili ed è promotore di numerose iniziative a carattere sociale. I contenuti informativi coprono l'intera gamma dell'ambito medico e sanitario: dalle legisilazioni ai motori di ricerca per farmaci e farmacie, dalla storia della medicina agli strumenti di calcolo del peso, dalle rubriche di annunci alle segnalazioni di software di settore. influenza.it Tutto ciò che c'è da sapere circa la prevenzione, la cura, e i tipi di influenza che si possono manifestare: dalle informazioni di carattere medico-scientifico sui sintomi, i vaccini e i farmaci, fino ai rimedi più classici, fai da te e cosiddetti “della nonna”. Una sezione è interamente dedicata alle
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news sull'argomento, ed è possibile anche “testare” la propria conoscenza in materia attraverso un quiz direttamente collegato al sito del Ministero della Salute. Tutte le domande più frequenti corredate di risposte sono a cura del Centro nazionale per il controllo delle Malattie (CcM). viaggiesalute.org Sito per chi viaggia, diviso in quattro settori: salute, sicurezza , vaccinazioni e schede di tutti i paesi del mondo. La direzione è a cura del Dr. Walter Pasini, Direttore Centro OMS per la Medicina del Turismo: “Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo gli arrivi degli italiani all’estero sono ogni anno piú di 16 milioni. Di questi, circa il 10% si reca in paesi tropicali o subtropicali. I motivi del viaggio sono estremamente diversi: in primo luogo c’è il turismo. Si viaggia poi per lavoro. È il caso delle aziende che inviano lavoratori all’estero. Si viaggia per motivi
religiosi (pellegrini, missionari, ecc...), per competizioni sportive, per affari, per visita ai parenti, e via dicendo. A fronte di questa enorme esplosione dei viaggi internazionali non corrisponde un’adeguata preparazione da parte del turista italiano circa i rischi per la salute. Ció puó dipendere dal fatto che il turista italiano, al contrario di quello inglese, olandese, o francese, paesi con una storia coloniale, è meno abituato a viaggiare o viaggia da meno tempo. È quasi incredibile constatare la superficialità con cui viene affrontato un viaggio internazionale dalla maggioranza degli italiani, anche di quella parte in possesso di una cultura medio – superiore. Il medico è chiamato ad essere il punto di riferimento naturale per il viaggiatore. È al medico che il viaggiatore sempre piú dovrà rivolgersi per ottenere informazioni sui rischi sanitari, raccomandazioni sulle misure di profilassi e sullo stile di vita da adottare all’estero. Il medico dovrà essere sempre piú preparato a riconoscere e trattare tutte le malattie esistenti sul pianeta, ampliando la sua cultura alla conoscenza di tutta la patologia esistente ad ogni latitudine”. saluteeuropa.it "Salute Europa" è un quotidiano on line di informazione scientifica, culturale e farmacologica che, da oltre 5 anni, offre in tempo reale una panoramica su tutti i temi della salute ad un vastissimo target composto da medici, da coloro che operano nel campo sanitario e da quanti sono interessati ai temi della salute e del benessere. Di particolare interesse è la rubrica "Riflettori puntati su…", che mette in evidenza il profilo di una data patologia offrendo in maniera particolareggiata tutte le notizie relative e che resta in primo piano, per la durata di un mese, per essere in seguito inserita nell'archivio dove resterà a disposizione degli interessati per oltre un anno.
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Ortopedia a cura della dr.ssa Tiziana Zungri
Ausili per mielolesi Lo stivaletto di Vannini. Gli ausili hanno lo scopo di aiutare il paziente e di consentirgli movimenti quotidiani come ad esempio camminare o almeno la stazione eretta. Un tetraplegico non ha questa possibilità poiché avendo una lesione alta, cervicale, del midollo, ha tutti e quattro gli arti paralizzati
Il paraplegico, invece, avendo una lesione al di sotto del tratto toracico, ha maggiori speranze di camminare con l’aiuto di tutori. Ciò dipende dal fatto che la lesione più è incompleta, più ci sono buoni presupposti per la deambulazione. Lo stabilizzatore di Vannini è
uno dei primi tutori che ha permesso al paraplegico, con lesione bassa o incompleta, D8L2, di fare qualche passo. Questo ormai è stato superato dall’RGO che permette un cammino più armonico anche se l’ortesi è più ingombrante a un paziente con lesione D5 - L3. L’ortesi di Granier limita la lunghezza del passo, ma comunque è una valida alternativa se si ha una lesione bassa; infine come tutori in uso c’è il parapodium, il più ingombrante che però consente la deambulazione ed inoltre permette al paziente, con lesione fino a C6, la statica eretta senza sforzi. Tutti questi tutori prevengono conseguenze a volte letali sul proprio corpo dovuti all’immobilità o alla stazione seduta quali: problemi respiratori, circolatori, sfinterici, renali, accorciamenti ossei, retrazioni muscolari e non meno importanti piaghe da decubito. Il paziente deve comunque seguire un progetto riabilitativo prima di poter utilizzare qualsiasi tipo di ortesi per migliorare la forza muscolare dove è rimasta la mobilità e l’escursione articolare delle articolazioni più importanti quali ad esempio anca, ginocchio, tibio-tarsica, anche se attraverso movimenti passivi. Questa è una tappa fondamentale nel recupero di un mieloleso. In ogni caso il programma rieducativo è molto selettivo poiché oltre a particolari caratteristiche fisiche, richiede anche volontà e determinazione. La riuscita del progetto che
riporterà il paziente a camminare dipende da alcune caratteristiche: - psicologiche - livello della lesione - disponibilità delle strutture adeguate - utilizzo di ortesi adeguate ai progressi - controlli successivi. Lo stabilizzatore di Vannini è stato studiato dalla prof.ssa M.A. Vannini e dall'Istituto Rizzoli. Questa ortesi stabilizza gli arti inferiori consentendo al paziente una postura eretta anche libera da appoggi manuali, inoltre è possibile la deambulazione con l'ausilio di due bastoni o di un deambulatore. Il cammino è ritmico e sfrutta i movimenti oscillatori attivati da tronco e spalle. Purtroppo è utilizzabile solo da chi ha una lesione bassa o incompleta del midollo, D8- L2. Il cammino è economico e non comporta molto affaticamento se svolto a una velocità inferiore ai 30 passi al minuto. Lo stabilizzatore è formato da un doppio piano inclinato incluso in una struttura di carbonio a valva posteriore in modo
da consentire una sicura avvolgenza gamba-piede. È proprio il doppio piano inclinato che guida la linea gravitazionale del paziente la cui angolazione della flessione plantare è di circa 10-15°. L'estetica è buona poichè apparentemente è un normale stivaletto in pelle con lacci, oppure ha l'aspetto di un sandalo con lacci in velcro per la versione estiva, quindi anche poco ingombrante. Internamente l'ortesi è imbottita e foderata per evitare lesioni alla cute. È inoltre molto facile da indossare. L'unico problema è che questa ortesi pesa 2 kg. Il paziente per poter utilizzare questo tipo di ortesi deve avere delle particolari caratteristiche, ossia deve avere una libera articolarità delle anche e delle ginocchia. Non può infatti essere utilizzato da chi ha retrazioni muscolari, blocchi articolari, gravi osteoporosi. In ogni caso si potrà ricorrere ad esercizi di stretching per provare a ridurre le rigidità articolari.
Allo stabilizzatore sono correlati molti benefici legati soprattutto al non stare sempre in posizione seduta, infatti si prevengono: 1. osteoporosi 2. retrazioni muscolari 3. anchilosi articolari 4. deformità scoliotiche 5. piaghe da decubito 6. generali problemi cardio-respiratori alutare 15
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Podologia a cura del dr. Antonio Pacilio - Podologo e Posturologo
I geloni Prevenzione e trattamento. Fastidiosi, dolorosi e antiestetici, i geloni detti “eritema pernio” sono uno stato infiammatorio della cute che si manifesta per una reazione esagerata al freddo, in particolare in seguito a passaggi troppo bruschi dal freddo al caldo. Lo shock termico e vascolare traumatizza, infatti, i tessuti, i quali reagiscono formando le tipiche lesioni eritematose (macule, papule, noduli o vescicole) rosso-violacee dolenti, urenti e pruriginose che, se trascurate, possono ulcerarsi e infettarsi. A volte non vi sono segni visibili ma compare solo il dolore e il prurito intenso. Il problema è essenzialmente legato ad un non ottimale funzionamento della circolazione periferica, in particolare ad un’anormale risposta vascolare con ipersensibilità alla variazione termica (probabilmente correlata al sistema nervoso autonomo), in cui i piccoli vasi, danneggiati dallo shock termico, diminuiscono la loro capacità di vasocostrizione. è più frequente quando al freddo si associa un clima umido. Tra le possibili cause, oltre agli sbalzi termici e a un terreno costituzionale
predisponente (turbe circolatorie e disturbi endocrini), non va sottovalutata la carenza di vitamine. Le zone più colpite sono le dita delle mani e dei piedi, il tallone, il naso e le orecchie; la frequenza è maggiore nel sesso femminile, in particolare nelle donne giovani e di mezza età, e nei bambini. Le lesioni cutanee compaiono nelle 12-24 ore successive all’esposizione con una regressione entro le 2-3 settimane; generalmente sono lesioni temporanee a cui non consegue alcun danno permanente, ma la presenza di un eritema pernio cronico può essere secondaria ad alcune patologie sistemiche, tra cui: • malattia di Raynaud; • lupus eritematoso sistemico (LES); • anoressia nervosa; • leucemia mielocitica cronica; • disproteinemia; • assunzione di droghe. La diagnosi differenziale va eseguita per l’eritema multiforme, la vasculite leucoclastica e la sarcoidosi, mediante appropriati esami di laboratorio (emocromo +FL,VES, PCR, IgG, IgA, IgM, C3, C4, CIC, ANA, ENA, anti-DNA, FT3, FT4, TSH). Se non adeguatamente trattati possono andare incontro ad ulcerazioni e infezioni, e in tal caso recedono molto lentamente. Come prima cosa, in previsione dell’arrivo della stagione invernale, è importante prevenire il manifestarsi di questa patologia tenendo presente questi consigli: • mantenere le estremità asciutte e calde, evitando indumenti non adatti e/o troppo stretti, che potrebbero determinare danni alla circolazione periferica; • evitare gli sbalzi termici (quindi non avvicinare le estremità fredde ad una fonte di calore); • indossare guanti e calze di lana durante la stagione fredda;
• utilizzare calzature adatte a proteggere i piedi dal freddo e dall’umidità; • evitare di camminare a casa a piedi scalzi; • garantire un adeguato apporto di vitamine (in particolare la vitamina E) mangiando frutta e verdura; • migliorare a scopo preventivo la circolazione periferica con sostanze naturali quali Ruscus Aculeatus (ricca di saponine, sostanze dall'azione vaso protettrice), Ginko Biloba e Centella Hydocotyle asiatica, minerali specifici (Manganese e Cobalto) e acidi grassi Omega 3. Nel caso in cui compaiano le lesioni, si può scegliere di trattare questa patologia con rimedi naturali, quali: • tintura madre pomata alla calendula; • pomata all’aloe vera; • pomata all’arnica; o con prodotti della medicina allopatica (medicina tradizionale) quali: • pomata a base di ossido di zinco; • gelonix pomata; • podolene crema, e nel caso in cui si presenti ulcerazione, terapia antibiotica e cicatrizzante. I rimedi omeopatici utilizzati per uso sistemico sono: • in presenza di arrossamento, formicolio, bruciore con prurito: Agaricus Muscharius 5CH (5 granuli 3/4 volte al giorno); • in presenza di geloni bluastri o violacei, sensazione di contusione, peggioramento al minimo contatto: Arnica 9CH (5 granuli 3/4 volte al giorno); • in presenza di geloni con bruciore intenso, miglioramento con il calore: Arsenicum Album 9CH (5 granuli 3/4 volte al giorno); • in presenza di geloni con arrossamento e prurito (soprattutto di notte), miglioramento con il movimento: Rhus Toxicodendron 9CH (5 granuli 3/4 volte al giorno). alutare 17
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fitoterapia a cura della dott.ssa Grazia Fiore
Una "pigna" al giorno I benefici dell'ananas. Con un alto potere antinfiammatorio e antielmintico, grazie alla capacità di distruggere la chitina di protezione dei parassiti dell’intestino, l’ananas si inserisce nella categoria dei frutti tropicali maggiormente usati come medicinali. L’ananas - Ananas comosus è una Bromeliacea originaria dell’Amazzonia, dove crescono numerose specie appartenenti allo stesso genere botanico. I conquistadores spagnoli che la gustarono per la prima volta nei Carabi, le diedero il nome di pigna- perché l’aspetto esterno di questo frutto ricorda lo strobilo del pino europeo; il nome scientifico invece deriva da un vocabolo caraibico, nanà o ananas. È una pianta erbacea perenne, alta m 0,6-1,2, con fusto breve, robusto ed eretto, circondato da foglie lunghe e sottili, di dimensioni variabili, in genere sono lunghe 80 cm, ma
possono raggiungere il metro e mezzo. I fiori si riuniscono per formare il frutto: la pigna. La produzione richiede acqua e suoli ben drenati. La pianta non tollera il freddo e non cresce al di sopra dei 1500m slm. Negli usi popolari le foglie di ananas si usano come succedaneo della Digitale per curare la dissenteria e le affezioni cardiache. Il succo del frutto è utilizzato per fare gargarismi nei casi di faringite ulcerosa con croste, pus ed escrezioni: si fa bollire leggermente il succo per eliminare l’acidità o gli si aggiunge zucchero o miele. Si impiega anche per preparare impacchi caldi per ferite infette e necrotiche. Gli indios dell’Amazzonia la usano anche per eliminare i calli e applicano un pezzo di frutto
maturo per 8- 12 ore. Il frutto maturo è un ottimo digestivo antidispeptico. I callawayas (medici erboristi delle Ande peruviane) ritengono che l’infuso idroalcolico di ananas maturo dissolva i calcoli. Con la buccia preparano una bevanda fermentata (chicha) che stimola la diuresi dei reni e della vescica; questa pozione viene usata anche per trattare la leucorrea e la blenorrea. Infine essi usano una miscela di succo d’ananas e gomma arabica per curare l’itterizia. I guaritori dell’Amazzonia, i curanderos, lo impiegano in diverse terapie sulla cui validità non esistono ancora riscontri scientifici: per curare l’arteriosclerosi, l’anemia, l’ipertensione arteriosa, l’artrite e, come tonico cerebrale per sedare neurastenie, malinconia, tristezza e perdita di memoria.
Malattie che a quanto pare non risparmiano neanche le tribù più isolate dalla follia del mondo moderno! Il frutto immaturo invece è tossico, il suo succo e quello del fusto e delle foglie sono purganti, la loro azione estrogenica e antinfiammatoria ne giustifica l’uso come abortivo. Alcune tribù sudamericane impregnano le frecce con succo immaturo durante la caccia. Oggi conosciamo perfettamente la composizione chimica di questo delizioso frutto: contiene acqua per l’80%, zuccheri per il 12-14% , proteine per lo 0.5%, vitamine A e B in quantità apprezzabili, e vitamina C in abbondanza. È presente la Bromelina, una sostanza proteolitica che raggiunge una concentrazione del 2,5%, ha una funzione analoga a quella della Papaina (papaia) e della Ficina (ficus antihelmintica) è in grado di digerire proteine fino a 1000 volte il proprio peso ed ha un elevato potere antinfiammatorio ed antiedemigeno. Sicuramente non tutti sanno che si usa per soavizzare la carne, chiarificare la birra, ma soprattutto come antielmintico grazie alla sua azione distruttrice sulla chitina che protegge il corpo dei parassiti dell’intestino. Inoltre nel frutto sono disseminati i cristalli di ossalato di calcio responsabili della sensazione di bruciore che si può accompagnare alla consumazione del frutto crudo in soggetti più sensibili. E se non vi è ancora bastato, sappiate che la buccia di ananas si strofina sul pavimento e sui mobili per allontanare cimici e pulci.
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Eventi a cura di Valentina Mattiello
40° Anniversario Casa di Cura Montevergine "Una scommessa vinta" (C. Malzoni). La Casa di Cura Montevergine è dal 1968 al centro di un percorso che unisce al rigore professionale nella ricerca di standard di qualità di eccellenza, l'attenzione verso i progressi in campo medico, nonché umanità nell'accoglienza e nell'assistenza. L'erogazione di servizi e prestazioni nei settori di Cardiologia clinica ed interventistica, Cardiochirurgia, Broncopneumologia ed Elettrofisiologia, costituiscono lo scopo principale della Casa di Cura con una particolare attenzione al paziente nella sua totalità. La Casa di Cura dispone dei reparti di Cardiologia, Unità di Terapia Intensiva Cardiologica, Cardiochirurgia, Elettrofisiologia, Cardiologia Interventistica, Cardiopneumologia, oltre che dei servizi di Primo soccorso cardiorespiratorio funzionante 24 h su 24, nonché il day Hospital cardiologico, Pneumologico ed il Servizio di Metabolismo e Nutrizione, che si occupa in modo selettivo del diabete e delle malattie della tiroide. Dopo quarant'anni di lavoro, di impegno, di serietà e professionalità, la Casa di Cura gode di un indiscusso prestigio e di una consolidata eccellenza nel panorama regionale e nazionale, rappresentando un punto di riferimento per il Sistema sanitario, per i cittadini e per gli operatori.
Entro il 2010 la struttura si propone di consolidare la sua leadership nei diversi settori, continuando a coniugare alta tecnologia e specializzazione con un sistema gestionale aperto a tutti, al fine di garantire un'attenzione ed un riguardo sempre maggiori. Toccanti e significative le testimonianze dei dottori C. Mottola, M. T. Mottola e N. Forni, figure di rilievo della struttura che ne hanno seguito il percorso fin dagli esordi. "La Clinica Montevergine nacque nel 1968 e fu la realizzazione di un sogno che da tempo coltivava un noto professionista avellinese: il dott. Mario Malzoni. Non fu un'opera facile, ma egli con la sua vitalità ed intelligenza seppe infondere ai medici che con lui collaboravano, la fiducia e l’entusiasmo che aveva dentro. Altra sua intuizione fu coinvolgere nel progetto il Prof. Federico Marsico, napoletano di adozione che aveva imparato la sua professione in anni di permanenza a Città del Messico e a Stoccolma. Un luminare della cardiologia nazionale che purtroppo venne a mancare; passò fugacemente come una stella in una notte di agosto. La Clinica ha continuato il suo percorso ascendente dotandosi dei servizi di
emodinamica, elettrofisiologia, cardiochirurgia che tutt’oggi ne rappresentano il fiore all’occhiello. Tutto ciò ci preme sottolineare senza perdere l’arte del curare, di ascoltare e di dedicarsi al paziente. Senza perdere cioè quello che della medicina è il lato umano." dr. Nicola Forni "La Casa di Cura Montevergine, nata nel 1968 per il felice intuito e per le capacità realizzatrici del dr. Mario Malzoni e dr. Nicola Mottola, ha avuto sempre carattere monospecialistico. Negli anni a seguire il suo sviluppo è stato progressivo sino ad arrivare oggi ad una completezza diagnostica e terapeutica, che spazia dalla visita in Primo Soccorso alla Cardiochirurgia. Dal punto di vista societario, pur apparendo all’esterno come un “unicum e pluribus” ha visto e vede nel suo interno un fervore ed una vivacità di idee che ne sottintendono la sua
vitalità. Tale caratteristica è già evidente nelle generazioni che si susseguono nel flusso degli anni. Le ristrettezze economiche dello Stato e della Regione Campania, che nel tempo si sono fatte sempre più evidenti, hanno in qualche modo tarpato le ali per una ulteriore espansione della Casa di Cura, sempre possibile. Ciò non toglie che i numeri dell’attuale attività lavorativa sono tali da importare lavoro nella nostra piccola provincia ed assicurare dignità e stabilità alla Casa di Cura, al gruppo medico ed al personale." dr. Carlo Mottola "Sono cresciuta con la Casa di Cura. Da ragazzina, perché figlia di uno dei fondatori e in seguito, da giovane, appena laureata, e da subito entrata a far parte di questa grande famiglia, a cui devo la mia formazione umana e professionale. Il Laboratorio di Analisi, di cui sono la responsabile, non esisteva. Prima che diventasse un vero e proprio reparto abbiamo aspettato alcuni anni. Insomma, ho visto nascere e crescere la realtà della struttura e successivamente altre correlate. Sono soddisfatta e spero in un futuro ancora migliore per questa Clinica che mi ha dato davvero tanto." dr.ssa Maria Teresa Mottola
La Clinica in "numeri" (2007): 9386 ricoveri ordinari 3572 ricoveri diurni 720 interventi di cardiochirurgia 8011 procedure di Cardiologia interventistica 4061 esami coronarografici 2773 procedure di rivascolarizzazione in angioplastica 269 angiografie arti inferiori 581 ricoveri in Terapia Intensiva cardiologica. alutare 19
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Farmacia a cura del dott. Aldo Sabato - Farmacista
Il "peso" delle feste I consigli per ritornare in forma.
Dopo gli eccessi alimentari dei giorni di festa arriva il momento di fare i conti con la bilancia. Durante Natale e Capodanno resistere alla tentazione di gustare piatti tipici della tradizione, è pressoché impossibile, e se c'è qualcuno che grazie ad un metabolismo migliore sembra non “accusare il colpo”, qualcun altro avvertirà un senso di colpa verso sé stesso a causa dell'ago della bilancia che spesso, seppur di poco, tende più a destra... L'alimentazione più ricca di grassi e zuccheri, dunque più calorica, aggiunge facilmente uno o due chili che vanno a sommarsi a quelli che si accumulano di media durante l'inverno. La parola d'ordine in questi casi quindi è solo una: dimagrire! O meglio, depurare l'organismo, e riacquistare il proprio peso-forma con semplici accorgimenti e uno stile di vita che permetteranno di smaltire i chili in eccesso. L'importante è iniziare da subito e non cedere alla tentazione di rimandare ulteriormente il momento di inizio della dieta. Inutile ribadire il concetto dell'inutilità della diete drastiche in quanto esse, oltre a non funzionare nel lungo periodo, possono anche essere dannose. Se il problema è soltanto un moderato sovrappeso, è sufficiente ridurre di un terzo le calorie che abitualmente si assumono: così facendo la perdita di peso sarà graduale e potrà essere mantenuta nel tempo. Vi sono alcuni semplici accorgimenti che possono aiutare a seguire con successo il regime 20 www.salutare.info
dietetico. Sembrerà banale ma bisogna ricordarsi di mangiare solo quando si ha fame; una delle prime cose da fare infatti è proprio rafforzare l'autocontrollo evitando di ingurgitare la prima cosa che ci capita: gli alimenti più calorici sono, ovviamente, quelli a base di zuccheri e di grassi. Invece bisogna mangiare molta frutta e molta verdura, che contengono fibre e vitamine. Le fibre, in particolare, aiutano a regolarizzare l'intestino ed evitano problemi di stipsi, così frequenti quando si segue una dieta “fai da te”. Diversi sono gli spuntini che aiutano ad eliminare inoltre quei fastidiosi “buchi allo stomaco”, ad esempio uno yogurt o dei crackers. Importante è anche mangiare lentamente e masticare i bocconi più a lungo in modo da favorire la digestione. Fondamentale è anche bere molta acqua, che favorisce la diuresi ed evita la ritenzione idrica. È buona norma limitare i condimenti e i cibi fritti, il cioccolato e naturalmente le bevande alcoliche. Mangiare poco e spesso è una ulteriore buona abitudine, in quanto evita di arrivare affamati
all'ora di pranzo o di cena; saltare i pasti inoltre è controproducente perché fa accumulare la fame. Oltre a queste semplici norme non andrà trascurata l'importanza di una regolare attività fisica sia per aumentare il dispendio di energie, sia per favorire la tonificazione e l'aumento della muscolatura. Non bisogna mai dimenticare, infatti, che l'organismo “alla fame” cercherà di bruciare per prime le riserve costituite dal tessuto muscolare, in quanto più facilmente metabolizzabili, mentre la massa grassa verrà considerata solo una riserva estrema di energie. Da qui la necessità di una assidua attività fisica, che ci permetterà
www.salutare.info che è ricco di fibre e quindi serve a ridurre l'assorbimento di grassi e zuccheri. Al glucomannano si può associare la garcinia cambogia, da cui si ricava un estratto ricco di acido idrossicitrico, che agisce sull'assorbimento dei grassi. Il chitosano è invece una sostanza che deriva dal guscio dei crostacei ed ha il potere di impedire l'assorbimento dei grassi, facendo in modo che non vengano digeriti. Inoltre aiuta contro la stitichezza, perché quando viene assunto con molta acqua, si gonfia e distende le pareti dell'intestino. Un transito intestinale accelerato riduce l'assorbimento dei nutrienti contenuti negli alimenti.
di ripristinare la massa muscolare che l'organismo cerca di consumare, causando la ben nota flaccidità tipica delle persone che dimagriscono in fretta e male! Le attività aerobiche, come la corsa e il nuoto, sono particolarmente indicate a questo scopo a patto che siano eseguite con regolarità e per almeno 3 ore alla settimana. Anche una semplice passeggiata può essere di aiuto. Spesso i dietologi prescrivono di compiere almeno diecimila passi al giorno. Sembrano tantissimi, eppure sono soltanto un po' in più rispetto a quanti ne compie quotidianamente una persona relativamente attiva. Esistono in commercio dei praticissimi – ed economici – contapassi che possono aiutarci in questo compito. Chi volesse usare integratori alimentari depurativi come strategia dimagrante, lo può fare senz'altro, indipendentemente dai consigli già proposti. Gli integratori alimentari depurativi predispongono l'organismo ad utilizzare meglio le calorie e alla lunga il loro uso porta ad un moderato dimagrimento. Non sempre i risultati sono immediati perché l’azione di ripulitura di fegato e cistifellea dura, a seconda dei casi, anche diversi mesi. Fra tutte le piante con notevoli proprietà salutistiche vi è l’aloe vera, conosciuta e usata fin dall'antichità per le sue
molteplici proprietà. Prima tra gli integratori alimentari, è definita non a caso nella cultura popolare “la pianta dei miracoli”. Recentemente le sue innumerevoli proprietà sono state spiegate e dimostrate da studi sugli integratori alimentari e sperimentazioni scientifiche. Esistono molte piante e molti integratori naturali in grado di aiutare a controllore l'eccesso di peso, o a favorirne la stabilizzazione. L'alga marina, ad esempio, ricca di iodio, migliora il funzionamento della tiroide ed è utile nei casi in cui il sovrappeso abbia un'origine metabolica. La si può usare in abbinamento con il guaranà, una pianta usata in Sudamerica per preparare una bevanda stimolante. Il guaranà è utile inoltre per bloccare la fame improvvisa. Lo stesso effetto si ha con il glucomannano
Anche il tarassaco è un potente depurativo che aiuta a tenere pulito l’organismo, dando sollievo al fegato affaticato. Ricco di principi attivi (carotenoidi, fitosteroli, colina, tannini, taraxina e taraxacina), il tarassaco aiuta il fegato a smaltire le tossine aumentando la fluidità della bile. Indicato in caso di steatosi (fegato grasso appesantito da un’alimentazione troppo ricca), il tarassaco abbassa i livelli di colesterolo nel sangue, stimola la digestione e possiede una leggera azione lassativa. Gli integratori alimentari a base di tali sostanze o erbe hanno un’azione depurativa e disintossicante in quanto agiscono attraverso l’apparato digerente e penetrano nei tessuti favorendo l’eliminazione di scorie, tossine e cellule morte, nonché il rigenerarsi di nuove. Tutti questi consigli del “dopo feste” sono sicuramente un valido supporto per recuperare il proprio peso-forma, ma non va dimenticato che uno dei primi alleati della nostra salute e del nostro benessere è la costanza e la forza di volontà.
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Benessere a cura di Donatella De Bartolomeis
Riappropriamoci del tempo Fermarsi, per vivere meglio. Si racconta di un uomo che aveva un sogno, un sogno magari banale, ma per lui importante e facilmente attuabile. Richiedeva solo del tempo libero, ma l’uomo, sempre preso da problematiche lavorative, familiari e varie non era mai riuscito a trovare quelle poche ore necessarie a realizzare il suo desiderio. Un mattino, determinato e carico di entusiasmo decise che era giunto il momento di pensare a se stesso: indossò il suo abito migliore, spense il cellulare per essere certo di evitare contrattempi e si recò felice e contento alla Banca del Tempo per prelevare quelle poche ore per lui così importanti. Dopo una lunga fila, il cassiere prese il suo Bancomat, controllò, esaminò la carta ancora una volta e gli disse “Spiacente, il suo credito è terminato.” L’uomo era incredulo, fece controllare ancora il suo conto, provò a protestare, ma non ci fu nulla da fare. Dov’era finito il suo tempo? Dove tutte quelle ore? Rivide la sua vita come in un film e solo allora capì dove aveva sbagliato. E voi? Avete il controllo del vostro tempo o lasciate che i ritmi rapidi e frenetici della vita odierna assorbano tutto il vostro Monte Ore? In quarant’anni ho conosciuto almeno due categorie di persone: quelle che vengono attanagliate dai ritmi estenuanti della vita moderna e arrivano a fine giornata esausti e insoddisfatti e coloro che, usando come alibi il “troppo da fare”, evitano di rimanere soli con se stessi senza neanche rendersi conto che stanno scappando. 22 www.salutare.info
Io, ricordando la riflessione di Hesse nel Lupo della steppa secondo la quale “l’uomo non vola solo perché ha paura di volare”, voglio osare ed entrare a far parte di una terza categoria, costituita da persone che riescono a gestire i tanti impegni lavorativi e familiari con soddisfazione, e che senza affanni riescono a trovare il tempo per restare con loro stessi, per guardarsi dentro senza paura, per riflettere e meditare. Per riuscirci, bisogna attuare dei piccoli, ma definitivi cambiamenti nel proprio stile di vita e soprattutto fare attenzione ai trabocchetti. Una delle trappole più comuni è l’illusione che facendo più attività contemporaneamente si riesca a recuperare del tempo prezioso. Nulla di più sbagliato: è l’unica maniera per garantirsi di bruciare l’intera giornata. Distraendoci rendiamo meno e possiamo molto più facilmente compiere errori: quando si svolgono più cose contemporaneamente il funzionamento del cervello si modifica per incorporare le attività extra. Il primo passo da attuare per recuperare tempo è abituarsi a fare una cosa per volta: non è facile, ma vale la pena provarci. Provate a fare questo piccolo esperimento con qualche amico: scegliete tre attività molto semplici come ad esempio piegare 10 foglietti quadrati
per appunti per formare un triangolo, disegnare su un foglio A4 10 cerchi colorati e spillare 10 gruppi di 5 fogli. Ora uno dei due dovrà svolgere un lavoro per volta e passare al successivo solo quando avrà definitivamente finito con il precedente, l’altro dovrà cercare di fare tutte e tre le cose contemporaneamente, alternandole ovviamente. Chi dei due ha finito per prima? Chi ha portato a termine il lavoro migliore? A voi la sentenza. La regola “una cosa per volta” vale anche nell’ambito di una singola attività: portate avanti uno step per volta e soprattutto a metà mattinata e metà pomeriggio concedetevi una pausa di 15 minuti. Alzate la testa e respirate profondamente. Staccate la spina, concedendovi una pausa fisica e mentale. Sarete ovviamente voi a scegliere il momento più opportuno per staccare, perché una pausa forzata in un momento di massima tensione, non è più un momento di relax, ma di ulteriore ansia. Ovviamente questo significherà anche imparare a gestire le interruzioni e avere il coraggio, mentre si svolge un compito importante, di staccare il telefono, non ricevere nessuno e soprattutto avere l’intelligenza di non penalizzare mai le ore di sonno: è l’errore più grave che si possa fare. Di sicuro mentre leggete vi verrà da pensare “Ma poi… gli altri… il lavoro…il capo…”: tutte scuse! Siamo noi gli artefici della nostra vita, e continuare a dare la colpa agli altri significa rinunciare al nostro potere. Non dimenticate che riappropriarsi del proprio tempo significa innanzitutto migliorare la qualità della propria vita e non è un sogno irrealizzabile: non soltanto è possibile, ma è un dovere verso noi stessi.
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Formazione a cura del Prof. Antonio di Mezza
2° Congresso Nazionale CNUPI Roma 12 dicembre 2008 Il motivo del secondo congresso nazionale è di evidenziare le prospettive di crescita della CNUPI. Lo stesso congresso è un momento di arricchimento, di confronto, di aggiornamento nonché di richiamo del Parlamento e del Governo.
Ulteriore elemento trainante verso lo sviluppo di energie rinnovabili è anche e soprattutto il continuo aumento del prezzo dell'energia. Ciò ha spinto i paesi occidentali a guardare con più interesse verso nuove politiche energetiche non più basate sui combustibili fossili, sempre più difficili da reperire e fortemente inquinanti. Se è vero che, come alternative al petrolio, si riaffacciano anche carbone e nucleare, l’unica scelta compatibile con l’ambiente e che non debba fare i conti con l’esauribilità delle fonti è rappresentata
dalle energie rinnovabili. Un’altra forte spinta verso l’utilizzo delle citate fonti rinnovabili viene dalla ratifica del protocollo di Kyoto che obbliga i paesi firmatari all’abbattimento delle emissioni dell’anidride carbonica nell’atmosfera.
in atto concrete politiche per un uso razionale dell’energia al fine di realizzare risparmi energetici hanno fatto sì che fosse importante e necessaria la formazione di esperti con diversi profili: tecnico-ingegneristico, ambientale, sociale, economico, giuridico, ecc.
Per quanto riguarda i rischi sulla salute dell’uomo, derivanti dall’inquinamento ambientale, non ultimo è da tener presente quello dovuto alle emissioni in aria di nanoparticelle prodotte dai combustibili fossili. L’inquinamento atmosferico da particolato ad oggi è responsabile in Italia di un numero significativo di problemi di salute ed è causa di decessi. Alcuni studi descrivono l’impatto del particolato e dell’ozono sulla salute umana, stimando le morti e le malattie evitabili attraverso la riduzione dei livelli di concentrazione degli inquinanti e fornisce elementi per identificare politiche che assicurino alle città italiane aria di qualità.
Per quanto riguarda la formazione del profilo tecnico-ingegneristico, nel contesto formativo dell’Accademia Italiana di Micronutrizione L. Pauling viene istituito il Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Efficienza Energetica diretto dal prof. Antonio Iadicicco, all’interno del quale nasce la Scuola di Formazione Specialistica in “Fonti Rinnovabili e Gestione Ottimale dei Sistemi Energetici” che si pone l’obiettivo di fornire competenze nell’ambito degli attuali scenari del settore energetico.
Un’ormai diffusa sensibilità in tale direzione e soprattutto la necessità di porre
Compito della scuola è formare tecnici con competenze a largo spettro in grado di gestire al meglio il fabbisogno energetico, sia in campo industriale che nella pubblica amministrazione/sanità (energy manager), e di operare con piena competenza nel settore delle fonti rinnovabili (fotovoltaico, solare termico, eolico, biomasse, ecc.). Sarà inoltre dedicato spazio alla presentazione delle tecnologie energetiche di frontiera con particolare focalizzazione sulla fusione termonucleare controllata del progetto I.T.E.R. (International Tokamak Experimental Reactor - progetto internazionale nato dall’accordo fra sette grandi partner: Unione Europea, Giappone, Russia, Cina, Corea, India e Stati Uniti) enfatizzando l’aspetto storico e critico della realizzazione del reattore nucleare TOKAMAK atto a produrre una reazione di fusione controllata in cui la temperatura raggiunge un valore superiore al triplo di quello del nucleo del sole. alutare 23
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Oftalmologia a cura del dr. Bruno Baldi Dirigente Medico Div. Oculistica P.O. Eboli, e di Andrea Baldi, Studente di Medicina Università di Siena
Ambliopia Il cosiddetto “occhio pigro”. È una condizione di ridotta acuità visiva, in genere monolaterale, causata da un ostacolo al normale input sensoriale, insorto durante il periodo critico dello sviluppo visivo, che è passibile di un recupero totale o parziale mediante un idoneo trattamento riabilitativo (1). Le cause che più frequentemente provocano ambliopia sono rappresentate dallo strabismo e dall'anisometropia. Nell’ambliopia strabica l’ostacolo al normale sviluppo è rappresentato dalla deviazione del bulbo oculare, per cui i punti retinici stimolati nei due occhi non corrispondono ed in particolare quelli dell’occhio deviato non possiedono le specificità anatomiche per un normale sviluppo visivo. Nell'ambliopia anisometrica l'ostacolo, invece, è rappresentato da un difetto refrattivo, in un occhio, tale da superare il massimo consentito per la fusione delle due immagini retiniche con conseguente soppressione dell’immagine peggiore. La deprivazione visiva, cioè la mancanza o l'insufficienza dello stimolo strutturato nel periodo "critico" dello sviluppo, rappresenta un impedimento alla maturazione ed all'affinamento delle proprietà anatomo-funzionali dell'apparato visivo con esiti
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funzionali anche gravi ed irreversibili (2). I periodi critici sono caratterizzati dalla capacità dei circuiti nervosi a costruirsi in seguito alle informazioni ricevute dall'ambiente. Questa neuroplasticità è massima nel periodo compreso tra la nascita e l'8° mese di vita, ma numerosi studi indicano l'esistenza di periodi critici multipli, parzialmente sovrapponibili, che riflettono tempi diversi di sviluppo e maturazione delle funzioni visive. (3) Inoltre, secondo gli studi di Levi, il periodo "sensibile" per una terapia riabilitativa occlusiva efficace è più breve nell'ambliopia strabica che in quella anisometrica. Ciò sottolinea l'importanza di una terapia antiambliopica in età prescolare nei pazienti strabici, ma risultati non trascurabili si possono ottenere in pazienti ambliopi anisometrici anche in età scolare (4). L' ambliopia, quindi, può avvalersi di una prevenzione primaria, prima che si instauri, mediante una diagnosi molto precoce (del difetto refrattivo e/o di un disturbo della motilità oculare estrinseca e/o di altra patologia ambliopigena) e di una secondaria con conseguente trattamento riabilitativo (5). In un progetto realizzato nel periodo 1999/2001 sull’ambliopia e i difetti refrattivi sono stati esaminati, in tre anni, 2795 bambini della fascia di età compresa tra i 6 e gli 8 anni. Lo screening è stato preceduto da incontri preliminari di sensibilizzazione dei Medici Pediatri di libera scelta, dei Direttori Didattici, dei Presidi degli Istituti Comprensivi, degli insegnanti e dei genitori. Il progetto vero e proprio si
articolava in tre fasi. è stata effettuata una valutazione del visus naturale e corretto ed un primo esame della motilità oculare estrinseca presso le sedi scolastiche. Successivamente una visita oculistica di approfondimento per i bambini che presentavano un visus insufficiente o un sospetto di alterazione della motilità oculare estrinseca o di altra patologia (diagnosi, prognosi e piano di trattamento), presso gli ambulatori del Distretto Sanitario. Infine i piccoli pazienti sono stati affidati agli Specialisti oculisti territoriali per seguirli nel tempo. Molto brevemente i risultati sono stati:
1) percentuale di adesione media superiore all’80 %; 2) presenza di difetti refrattivi in media nel 18 % dei bambini esaminati ; 3) ambliopia presente in media nel 2% dei pazienti esaminati. Questo progetto ha dimostrato che si può fare prevenzione su larga scala ed educazione sanitaria utilizzando al meglio le risorse esistenti con costi decisamente contenuti. Si tratta di azioni fondamentali per una moderna concezione del Sistema Sanitario Nazionale, sia per ridurre l’incidenza e la prevalenza delle malattie, sia per ridurre i costi sociali ed individuali dell’evento morboso.(6)
Bibliografia: 1) Frosini e coll.: “Diagnosi e terapia dello strabismo e delle anomalie oculomotorie”- SEE- Firenze 1998; 3:65. 2) Noorden Von G.K., Crawford M,.L.J.: ”Form deprivation without light deprivation produces the visual deprivation syndrome in macaca mulatta”.Brain Res, 1977;129:37. 3) Faraldi I. e coll.: “L’ambliopia da deprivazione sensoriale”. Boll. Ooul., 1990; 69:232. 4) Levi D.M.: “Acuità visiva nell’ambliopia strabica ed anisometrica”. Oftalmol. Clinica nel Nord America 1990; 2/4 : 190. 5) Palazzo F. – Mennini F.S. : “Valutazione economica della prevenzione in oculistica”. Atti 77° Congresso Nazionale S.O.I. – Roma 1997; 8 : 35. 6) Baldi B. e coll.: “Ambliopia e difetti refrattivi” – Oftalmologia Sociale – Rivista di sanità pubblica – Anno XXVI n°1 , Spedalgraf 2003; 1 : 35.
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Sessuologia a cura del dr. Domenico Trotta - Sessuologo clinico
Eros tra fantasia e realtà L' immaginario sessuale tra normalitá, limiti e patologia. L’eros è parte essenziale della nostra vita. Vive nei nostri corpi, si materializza, si realizza, dando agli uomini ciò che è più gradito ovvero l’erezione e alle donne la lubrificazione. Permette perció ad uomini e donne di incontrarsi, sentirsi vivi e vitali nella loro mascolinitá e femminilitá e di ricreare un' unitá, dove opposti si incontrano e si sintetizzano, amore e sessualitá si confrontano e si scontrano nella ricerca senza fine di un'estasi temporanea che ha continuamente bisogno di essere rinnovata. Oltre che nel nostro fisico Eros vive e si agita anche nelle nostre menti. Sotto forma di fantasie e fantasmi sessuali. In un
recente articolo (Espresso 21 agosto 2008) la giornalista Paola Emilia Cicerone intervista Claude Crépault fondatore della Sessoanalisi, disciplina clinica dedicata alla comprensione della sessualitá umana e delle sue problematiche. Ecco alcuni passaggi dell’intervista. Le fantasie sessuali, anche se ci imbarazzano quando invadono la nostra mente, con scenari non sempre accettati, sono essenziali per il nostro equilibrio. Esse infatti hanno la funzione di darci serenitá, confermarci nella nostra identitá, permetterci di soddisfare desideri nascosti o inconsci, esprimere le nostre potenzialitá, farci superare limiti e costrizioni reali. Tutti, o quasi tutti, abbiamo fantasie sessuali. Un recente studio ha evidenziato come il 90% degli adulti ha fantasie su qualcun altro, mentre fa l’amore con il proprio partner, il 15% immagina un rapporto a tre, l’11% immagina di essere un attore porno. E poi fantasie di essere un super amante (l’uomo come uno stallone, la donna con una seduttrice impareggiabile) con capacitá di conquistare e soddisfare piú partners e cosí via sino a scenari che possono contemplare dominazione o sottomissione, sadismo o masochismo, atipie o perversioni sessuali varie. La presenza di fantasie sessuali, anche apparentemente strane ed inopportune, non deve preoccupare. Le fantasie sessuali esprimono parti essenziali
del nostro inconscio che sono presenti dentro di noi e si agitano nel nostro animo alla ricerca di una scarica della loro tensione. Esse sono relative sia a bisogni (ad esempio di amore e fusione, di essere accettati e confermati nella propri identitá e valore) piú facilmente accettati e condivisi, che a parti represse e negate che proprio attraverso le costruzioni fantasmatiche dell’immaginario cercano uno sfogo possibile, permettendo cosí la liberazione di tensioni inespresse e la scarica della normale aggressivitá presente in ognuno di noi. Le fantasie sessuali esprimono, spesso meglio della realtá oggettiva evidente nel nostro comportamento sessuale, la struttura mentale e sessuale di ognuno di noi. L’analisi delle fantasie sessuali è uno strumento essenziale della diagnostica e terapia sessuale. Le fantasie possono infatti essere utilizzate per comprendere meglio le potenzialitá ed i blocchi di cui molti sono affetti con limitazioni nella loro capacitá di esprimersi sessualmente e di accedere ai bisogni che
attraverso la sessualitá possono essere soddisfatti. Allo stesso modo sono utili nello studio dei pazienti affetti da disturbi sessuali in quanto possono permettere di correggere le basi sia consce che inconsce relative alla loro problematica. Non si tratta comunque di un lavoro che puó essere fatto in modo improvvisato e superficiale ma che al contrario necessita di sensibilitá e competenza. Sino a pochi anni fa si riteneva ingiustificato fare delle domande dirette sulla sessualitá e sulle fantasie. Oggi, in sessoanalisi, l’investigazione dell’immaginario invece ha un ruolo essenziale e puó condurre a risultati assai positivi. Le fantasie sessuali sono parte integrante e vitale della nostra sessualità e dobbiamo imparare ad essere tolleranti e a prestare loro attenzione. Esse rappresentano il nostro giardino segreto, con il quale ci confrontiamo continuamente in modo piú o meno conscio, svelando noi stessi e la natura della nostra sessualitá, spesso meglio di quanto non appaia nel nostro agire e nei nostri comportamenti sessuali. alutare 25
Educazione Motoria
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a cura della dott.ssa Mariangela Picardi laureata in scienze motorie, chinesiologa, operatrice in movimento, stretching e acquaticità per la gravidanza
Il gioco Il ruolo dell'educazione motoria. Il gioco è un’attività ancorata alla vita istintiva del bambino. L’energia di cui il bambino dispone è utilizzata non solo per fini di adattamento, ma anche in attività che hanno il loro scopo nel significato che il soggetto intende attribuirvi. Da un lato il gioco è esercizio preparatorio alla vita adulta, con cui il bambino tende a realizzare un equilibrio con l’ambiente; dall’altro, esso adempie a una funzione di simulazione attraverso l’immaginazione che opera liberamente sulla realtà, utilizzandola e trasformandola a seconda dei bisogni e dei desideri. Ogni gioco del bambino è caratterizzato da un impegno motorio che appare talvolta limitato, ma che spesso è così vistoso da far ritenere che il movimento costituisca l’aspetto di maggior rilievo dell’attività ludica. In realtà, il bambino è impegnato in essa con tutta la sua personalità. Prenderemo in esame alcuni tipi di attività ludica che si caratterizzano per un notevole impegno motorio e che la scuola utilizza per promuovere la motricità in particolare e la personalità in generale. I vari tipi di gioco presentano ampie caratteristiche comuni. I giochi in libertà sono frutto della motricità spontanea dei bambini: hanno il carattere dell’immediatezza, comportano
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dalla pura imitazione e a operare sul piano dell’invenzione. Mentre realizza un certo adattamento, il bambino elabora in modo personale quanto apprende e diventa capace di prestazioni che attuano in modo originale particolari condotte motorie. sia rapporti sociali variati e occasionali, sia movimenti ampi e vivaci che non obbediscono a schemi organizzativi prefissati. I giochi in libertà trovano spazio nel contesto dell’attività educativa della scuola, anche se è necessario adottare precisi accorgimenti per evitare situazioni conflittuali e pericolose. All’insegnante la motricità spontanea è rivelatrice di importanti tratti della personalità degli allievi. I giochi simbolici mantengono un alto grado di spontaneità, ma si caratterizzano per un’organizzazione e un’esecuzione dettate dalla tendenza a trasfigurare la realtà. I giochi motori di tipo simbolico sono soprattutto manifestazioni della capacità immaginativa dei bambini. Essi sono stimolati anche dalla presenza e dalla disponibilità di oggetti o di piccoli attrezzi, utilizzati non secondo la loro specifica funzione, ma in rapporto ai significati che si intende loro conferire. L’esercizio d'immaginazione nel dare significato al movimento può, essere stimolato anche dalla proposta di interpretare brevi fiabe o racconti. I giochi imitativi determinano un adattamento del bambino alla realtà e, quindi, una crescita delle sue capacità di comprendere il mondo. L’attività imitativa è idonea a realizzare l’apprendimento di condotte motorie attraverso la ripetizione di atteggiamenti e di gesti di determinate persone, di movimenti caratteristici di particolari attività lavorative, di schemi motori di animali, etc. Se è vero che l’imitazione si attua in funzione di adattamento, è anche vero che il bambino, tende ad uscire
I giochi con regole sono giochi organizzati: l’esperienza ripetuta consente l’interiorizzazione delle regole e disciplina i comportamenti. Spesso gli allievi apportano varianti al gioco e si accordano sul cambiamento di alcune regole per assicurare maggiore funzionalità al gioco stesso. I giochi di squadra realizzano le condizioni perché il singolo bambino possa interagire con gli altri, apprezzare la loro presenza e i loro contributi, sviluppare le capacità di collaborazione. Durante l’esecuzione di tali giochi si determinano le dinamiche psicologiche proprie di ogni gruppo e quelle che nascono dal confronto di gruppi diversi. In ciascun gruppo è possibile individuare la presenza di un leader, il rapporto privilegiato tra alcuni componenti, il tentativo di emarginarne altri. L’intervento dell’educatore deve correggere le dinamiche negative, rendere intercambiabili i ruoli in ciascun gruppo e mutarne periodicamente la composizione. I giochi di avviamento allo sport sono attività individuali o collettive, organizzate secondo regole definite, e costituiscono un’iniziazione ai rituali dello sport adulto. Si tratta di avviare i bambini alle corse, ai salti, ai lanci, al nuoto, a percorsi e circuiti misti e a quei giochi sportivi particolarmente adatti in questa fase di crescita (minibasket, minivolley, etc.) La partecipazione ai giochi sportivi deve evitare la specializzazione precoce ed un agonismo esasperato. Nel caso contrario si ottengono risultati negativi come l’abbandono precoce dell'attività sportiva.
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Dermatologia a cura del dr. Antonio Del Sorbo
La dermatite seborroica La dermatite che migliora nella stagione balneare. La dermatite seborroica è una patologia cronico recidivante, che si localizza generalmente al viso e al cuoio capelluto, potendo interessare anche l'area presternale, le ascelle, l'inguine e i genitali esterni. Essa origina nelle aree cosiddette “seborroiche” e può interessare qualsiasi fascia di età. La crosta lattea del neonato è considerata una forma mite di dermatite seborroica. Nell'adulto, la dermatite seborroica si presenta con squame giallo untuose, su cute eritematosa e pruriginosa, interessando prevalentemente il viso (es. sopracciglia, pieghe naso labiali, basette, etc) ed il cuoio capelluto (es. attaccatura dei capelli). In alcuni casi la dermatite seborroica si può presentare sulle mucose dei genitali esterni (es. balanite seborroica, vulvite seborroica), con rossore evidente e desquamazione minima o assente. Le cause: l'eccesso di sebo, crea un microambiente ideale per la proliferazione del lievito Malassezia furfur, con produzione da parte di questo di acidi grassi infiammatori (degradazione del sebo ad opera della lipasi del Malassezia furfur). Le aree interessate dal fenomeno si presentano così eritematose e desquamate. Talora l'eccesso di sebo, viene erroneamente percepito e riferito dal paziente, come pelle secca che si squama e genera prurito. Durante la stagione balneare, la seboregolazione indotta dal sole e dall'acqua di mare, apporta benefici notevoli ai pazienti, contrariamente al sudore che invece ne peggiora il quadro. Al momento della visita specialistica è importante
osservare accuratamente anche le aree cosiddette psoriasiche (es. gomiti). In alcuni casi, il prurito può indurre lesioni da grattamento e talora sovrinfezione batterica (dermatite seborroica impetiginizzata) o micotica (es. candidosi). I patch test sono a volte utili per escludere una componente allergica da contatto. La visita specialistica è importante per differenziare la dermatite seborroica da altre dermatosi (es. psoriasi, rosacea, lupus eritematoso, eczema, dermatite periorale, dermatite atopica, etc). è importante con la visita escludere situazioni di iperandrogenismo (es. sindrome dell'ovaio policistico, iperinsulinemia, insulino resistenza, etc) in quanto elevati livelli di testosterone, potrebbero favorire la seborrea e la conseguente dermatite. Le manifestazioni cliniche, le aree interessate, il tipo di terapia e la tendenza alle recidive, rende talora la dermatite seborroica, molto simile alla psoriasi, tanto da far ricorrere al termine di sebopsoriasi. La psoriasi si localizza anche in aree non seborroiche e si presenta con desquamazione biancastra (forfora secca). La dermatite seborroica si presenta invece con squame giallastre, untuose (variante grassa) ma che possono apparire secche dopo alcuni giorni dalla loro comparsa (variante secca).
La rara variante petaloide (chiazze a forma di petalo), si può presentare al collo e al dorso. L'interessamento delle pieghe ascellari o inguinali prende il nome di intertrigine seborroica. La comparsa di una dermatite seborroica diffusa e improvvisa, si può verificare nei pazienti con AIDS o HIV+. I rimedi: esistono in commercio diversi seboregolatori, in grado di aiutare a gestire le fastidiose recidive di tale inestetismo. Le creme più utilizzate contengono generalmente sostanze ad azione antinfiammatoria e seboregolatrice, come il selenio, lo zinco piritione e il cloruro di stronzio. Le creme cortisoniche hanno una rapida azione antinfiammatoria, ma vanno utilizzate per brevissimi periodi e sotto la
guida del proprio dermatologo, per evitare possibili effetti collaterali del cortisone. In alcuni casi l'impiego di antimicotici può apportare dei benefici, grazie all'azione antinfiammatoria di alcune di queste molecole. Il chetoconazolo ad esempio, inibisce la biosintesi dei leucotrieni e stimola contemporaneamente l'enzima ossido nitrico sintetasi (iNOS), fattori chiave nel pathway infiammatorio. Il possibile impiego di immunomodulatori topici (es. tacrolimus, pimecrolimus, etc) è al momento ancora in fase sperimentale. In base alle manifestazioni cliniche in atto, il dermatologo può indirizzare il paziente verso una terapia di attacco con compresse o una più blanda terapia di mantenimento con creme, shampoo o detergenti specifici. alutare 27
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Odontoiatria a cura del dr. Salvatore Mone e della dr.ssa Delia Corrado
“Dottore, ho la bocca secca” Aiutiamo il paziente ad affrontare la Xerostomia. La saliva è il principale mezzo di protezione della cavità orale. La sua assenza, o diminuita produzione, determina la perdita dei poteri di difesa fisiologici e tutti i tessuti del cavo orale, sia duri che molli, subiscono i danni causati dall'alterazione dell'ecosistema orale. Le funzioni fondamentali, esplicate dalla saliva sono: effetto tampone, effetto remineralizzante e demineralizzante dei denti, effetto lubrificante delle mucose e protezione da attacchi batterici. Pertanto, è importante non sottovalutare quei pazienti che lamentano una ridotta secrezione salivare. Il paziente affetto da xerostomia "o bocca secca", denuncia difficoltà oggettiva all'alimentazione, alla deglutizione e alla fonazione; è più soggetto a fenomeni flogistici delle mucose orali (stomatiti, glossiti, cheiliti). La mucosa appare scarlatta, lucida, con la presenza di fissurazioni e ragadi che guariscono lentamente e facilmente recidivano. Le cause che possono generare xerostomia sono molteplici e diversificate: età, utilizzo di protesi dentali, depressione, farmaci, terapia radiante, sindrome di Sjogren, diabete, stress, ipovitaminosi (in particolare carenza di vitamina C), inoltre la mancanza di saliva può essere associata ad un'aumentata frequenza di carie soprattutto al colletto o sulla superficie occlusale del dente. La secchezza delle mucose può estendersi 28 www.salutare.info
e coinvolgere le vie respiratorie superiori, con tosse persistente o raucedine soprattutto nelle stagioni fredde. La malattia, inoltre, può causare frequenti infezioni da "Candida albicans" a livello del cavo orale. Per quanto riguarda i farmaci si sa che più di 430 specialità farmaceutiche, appartenenti a diverse categorie farmacologiche, possono indurre xerostomia, perciò l'incidenza della xerostomia subisce un'incremento in seguito all'assunzione
di alcuni farmaci che in molti casi sono necessari per il trattamento di patologie croniche. Se ne ricordano alcuni: analgesici, anoressizzanti, ansiolitici, antidepressivi, antiflogistici, antiipertensivi, antistaminici, diuretici, narcotici, tranquillanti, ecc. Una volta accertate e individuate le cause della xerostomia, qualora non sia possibile modificare la terapia farmacologica o intervenire direttamente sulla causa, l'intervento terapeutico ha come obiettivo l'incremento della salivazione, utilizzando diverse sostanze che possono attivare o aumentare il flusso. Le attuali tecnologie consentono un intervento esclusivamente a livello dei recettori, ma quando lo stimolo chimico risulta insufficiente o inefficiente, è importante prevenire e proteggere il cavo orale mediante sostitutivi della saliva, al fine di eliminare o ridurre l'incidenza di complicanze cliniche associate alla xerostomia. In generale, i sostituti della saliva non sono molto efficaci e, in alternativa, è utile consigliare al paziente di bere frequentemente. Un buon suggerimento è anche quello di far succhiare spesso caramelle prive di zucchero. Questi accorgimenti, di solito, danno discreti risultati in pazienti con sindrome di Sjoogren o nei pazienti sottoposti a terapie radianti o farmaceutiche.
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Psicoterapia a cura della dott.ssa Leopoldina De Varti, Psicologa, Psicoterapeuta, Spec.ta in DanzaMovimentoTerapia presso l’Istituto RIZA di Medicina Psicosomatica di Milano
Sorrisi e risate (parte prima) Le vitamine del buon umore per la salute di corpo e mente. Si chiama “Missione sorriso” l’Associazione di volontari che negli abiti colorati di clown e dal tipico naso rosso, opera negli ospedali portando sorrisi ed allegria non solo ai piccoli ricoverati, ma anche ai loro genitori e familiari, e all’intero reparto, con i suoi infermieri e medici. Risultato: il buonumore finisce con il contagiare tutti, soprattutto la salute. Infatti il pregio di questa attività di volontariato è proprio nel creare all’interno dell’ambiente ospedaliero un’atmosfera emotiva diversa, più accogliente, più positiva, che interrompa quel circolo vizioso in cui si cade quando si è ricoverati, fatto di ansia, di scoraggiamento e di timore. La visione di un camice colorato, di un viso buffo che sorride e che contagia con la sua comicità diventano come un raggio di sole che dissolve per un po' ogni nuvola buia.Questo sostegno psicologico che tanto serve ad ogni cura medica e terapeutica ha ancora più valore se è rivolto ai bambini e agli anziani. Il riso è una parte irrinunciabile della nostra umanità e i sentimenti di allegria sono indispensabili al nostro benessere e alla nostra salute. Si può riprendere contatto con quella parte creativa e ironica così preziosa che è in ognuno di noi. Una possibilità ci viene offerta proprio dai corsi di formazione che l’Associazione organizza ogni anno. Che cos’è una risata? Si dice che “ridere fa buon sangue”. Questa metafora riassume una saggezza antica. Ippocrate e Galeno affermavano che l’umore malinconico impregnava 30 www.salutare.info
il sangue di sostanze velenose, mentre il ridere liberava in esso sostanze benefiche. Oggi la moderna neurofisiologia valorizza l’antica conoscenza trovando nelle sue ricerche interessanti riscontri. La risata, infatti, e soprattutto una grassa risata, una di quelle che nasce dalla pancia e fa quasi venir le lacrime, genera un’alterazione chimica del sangue positiva e questa alterazione influisce su tutta l’unità della persona, corpo, mente, emozioni. Che succede quando ridiamo? Immaginiamo una situazione imbaraz-
zante o di paura, la risata si introduce come un paracadute che ci fa lentamente atterrare su un’altra situazione e facendolo provoca un’apertura dentro di noi che ci fa star bene: i muscoli si rilassano, il battito cardiaco si calma e così pure il respiro. Ma perché accade? Ridere è un comportamento molto complesso e non riguarda solo i muscoli del viso, esso coinvolge i centri più elevati del cervello collegati alla critica e al giudizio, alla creatività e all’espressione, la
parte viscerale e neurovegetativa, il respiro, la funzione cardiovascolare, il diaframma e la pancia. Come nasce la terapia della risata Essa nasce in America dall’esperienza di Norman Cousins, il quale era affetto da una grave forma di spondilite anchilopoietica, una forma progressiva di artrite che oltre ad essere dolorosa, crea molte difficoltà al movimento fino ad immobilizzare il paziente a letto. N.Cousins stanco per gli scarsi risultati ospedalieri, lascia l’ospedale e si trasferisce in albergo, riflettendo su quanto aveva appreso sull’influenza delle emozioni sulla salute. Da qui si rende conto che da anni era rimasto intrappolato nei suoi sentimenti di ansia, depressione, rabbia, scoraggiamento e decide di opporre a questa situazione emozioni positive e lo fa con la visione di un enorme quantità di film comici. Scopre che sente meno i suoi dolori e che l’allegria che ha portato nella sua giornata man mano sostituisce quello stato negativo in cui era caduto e questo lo aiuta a vedere e ad affrontare la sua malattia in un modo completamente nuovo. Negli anni, gradualmente, N.Cousins guarisce, riprende a lavorare e a svolgere la sua vita. La sua esperienza stimola importanti ricerche a proposito delle influenze della risata sul sistema immunitario e sulle funzioni dell’organismo, così fioriscono le tecniche del far ridere in vari contesti medici e psicoterapeutici.
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Psicologia a cura della dott. ssa Maria Rosaria Porcaro - psicologa
L’approccio psicologico al paziente emicranico Il ruolo della psicoterapia. La cefalea ha un impatto notevole sulla vita di chi ne è affetto, provocando insicurezza, timore e ansia dell’attacco durante situazioni sociali, alterazioni delle relazioni interpersonali, della vita lavorativa, della vita sessuale, dei rapporti familiari, ecc.
Questi ultimi, in particolar modo, risultano gravemente invalidati poiché si innesca un meccanismo di condizionamento e di “contagio” dell’ansia generata dall’insorgenza improvvisa del mal di testa, spesso temuto come sintomo di una grave patologia organica. Oltre a compromettere la qualità di vita, la cefalea molte volte non viene riconosciuta nè compresa dalle persone che circondano i pazienti. Viene minimizzata, talvolta, dagli stessi medici finendo per essere trattata in maniera inadeguata e generando,
così, un’ulteriore fonte di sofferenza che può trasformarsi nel tempo in un vero e proprio disturbo psicologico. Anche se il medico, attualmente, ha a disposizione diversi farmaci utili alla prevenzione e al trattamento degli attacchi, alcuni pazienti, a distanza di anni, possono non rispondere più in modo adeguato alle terapie farmacologiche e ciò comporta, come inevitabile conseguenza, una comorbidità con psicopatologie quali disturbi d’ansia, disturbi dell’umore, ecc. Proprio per i motivi sopra elencati, la psicoterapia rappresenta un efficace strumento che serve a trattare il dolore acuto e/o cronico, a migliorare le risposte di coping alle situazioni stressanti e ad eliminare, laddove sia possibile, la componente psicologica scatenante o aggravante la cefalea. È opinione comune, infatti, che la cefalea sia una sindrome multifattoriale, scatenata da variabili biologiche, psicologiche, sociali, comportamentali e cliniche; in quest’ottica il lavoro del medico e del neurologo
non può prescindere da quello dello psicoterapeuta. A questi, infatti, spetta il compito di raccogliere informazioni circa la personalità, la predisposizione allo stress, gli stili di adattamento, i vissuti emozionali, le abitudini comportamentali, la percezione del dolore: in altre parole, l’impatto della cefalea sulla qualità di vita del paziente. In particolar modo, il dolore diventa il punto di partenza dell’indagine psicologica: esso va indagato non solo come un’esperienza sensoriale, ma, soprattutto, come vissuto emozionale e cognitivo. Ognuno vive il dolore in modo del tutto soggettivo, alcuni possono avere una soglia di sopportazione bassa, altri riescono a gestire il dolore soltanto in determinate circostanze. Compito della psicoterapia è quello di fornire al paziente gli strumenti per controllarlo e, talvolta, anche prevenirlo, partendo dal presupposto che,
spesso, variabili come i pensieri negativi o anticipatori, l’ansia, i ricordi di esperienze passate, l’attenzione selettiva possano amplificare la percezione del dolore ed autoindurre la cefalea. La psicoterapia, in tal senso, diventa una psicoeducazione del paziente volta a utilizzare al meglio le proprie risorse per rafforzare le sue modalità di coping, il più delle volte deficitarie, per fronteggiare il mal di testa, per prevenirlo o, addirittura, per ottenere una remissione completa degli attacchi cefalalgici. Grazie ad essa, il paziente apprende quali sono gli stimoli facilitanti l’insorgenza della crisi, impara a convivere con il dolore cronico, impara a conoscersi meglio e a modificare i suoi pensieri, i suoi vissuti emozionali, i suoi comportamenti. La psicoterapia, quindi, “cura” il paziente o, quanto meno, favorisce una migliore convivenza con la propria malattia.
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Psichiatria a cura del dr. Francesco Saverio Ruggiero - Psichiatra Psicoterapeuta
La depressione mascherata Riconoscere i sintomi per curarla in tempo.
Con tale termine si individuano le forme di depressione che presentano una predominanza di sintomi somatici piuttosto che dei sintomi tipici della depressione categorizzati secondo il DSM IV-TR. I pazienti che presentano una sintomatologia clinica dominante di tipo somatico, spesso vengono inquadrati all’interno dei disturbi somatoformi, e la presenza di sintomi depressivi comporta una inclusione nella depressione in comorbidità. Nella depressione mascherata spesso i sintomi depressivi sono sotto soglia e non raggiungono i necessari criteri di inclusione per una diagnosi di depressione evidente. Creandosi questa situazione, molto spesso i trattamenti per i disturbi somatoformi non sono sufficientemente adeguati soprattutto quando il curante si focalizza su tali sintomi non considerando la possibilità di una sottostante depressione o lasciandola in secondo piano. Mentre, trattando adeguatamente la depressione, la sintomatologia può regredire dopo qualche tempo. è opportuno, pertanto, considerare anche questa possibilità durante l’effettuazione della diagnosi. La valutazione della depressione mascherata può essere fatta attraverso alcuni indicatori: - la familiarità individua la presenza di parenti di sintomatologia depressiva oppure di disturbi somatoformi; - la tendenza a somatizzare durante i periodi di difficoltà; - decorso della patologia episodico, remissioni stagionali e spontanee; - sintomi depressivi presenti prima della 32 www.salutare.info
manifestazione dei sintomi somatoformi; -andamento ciclico dei sintomi somatici; - risposta positiva al trattamento con antidepressivi; - sentimenti di tipo depressivo in funzione della sintomatologia somatica. I sintomi più comuni sono l’insonnia e la stanchezza, poi sono presenti dolori alle gambe, senso di oppressione toracica, difficoltà digestive e dell’alvo, mal di testa, dolori muscolari. A questi si aggiungono le difficoltà ad alzarsi dal letto, difficoltà di comunicazione, il rimuginare sulla sintomatologia e sulle possibili gravi cause, riduzione della vita sociale. I sintomi sono maggiormente evidenti al mattino e per questo motivo spingono il soggetto a non svolgere le attività quotidiane, spesso possono assentarsi dal lavoro oppure non svolgono le attività che solitamente erano parte integrante della giornata. Spesso i pazienti, come per i disturbi somatoformi, si sottopongono a numerosi esami clinici, per cercare di dare una spiegazione ai sintomi da cui sono affetti. Generalmente, tutti gli esami effettuati, anche i più invasivi, non segnalano alcuna patologia grave, creando maggiormente
preoccupazione e sconforto. L’individuazione della depressione mascherata può, quindi, essere poi fatta per esclusione, in assenza di patologie di rilievo che in qualche modo possano giustificare la presenza dei sintomi lamentati. Come per le altre forme di depressione, la depressione mascherata si presenta maggiormente nelle donne. L’età di presentazione è variabile e deve essere sospettata in tutti i casi in cui è presente una qualche forma di depressione all’interno dell’ambiente familiare e si evidenziano preminentemente i sintomi somatici. L’individuazione di questa patologia è molto complessa e necessita di un opportuno trattamento farmacologico. Il trattamento non è mirato alla sintomatologia somatica ma prevede l’utilizzo di antidepressivi che riducano i fenomeni depressivi e, di conseguenza, riducano in modo sostanziale tutti i sintomi somatici associati a questa patologia. Il trattamento è sempre un trattamento a lungo termine. è, infatti, inefficace il trattamento mantenuto per pochi mesi, in quanto la riduzione comporta una riesacerbazione dei sintomi somatici. Cosa che non accade con il mantenimento a lungo termine, la cui riduzione programmata non comporta ricadute cliniche.
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Tricologia a cura del Centro Dermotricos
I sistemi per curare la calvizie Dai massaggi alla laserterapia.
La caduta dei capelli è un problema comune a moltissime persone. Ne soffre circa la metà della popolazione maschile, a prescindere dall'età: molti infatti iniziano a perdere i capelli fin dalla pubertà, e le cause possono essere di natura genetica, dermatologica, psicosomatica o ambientale. Secondo i più recenti studi, una delle cause più comuni della perdita di capelli è il ridotto o assente afflusso di sangue ai follicoli, determinato dall’azione di ormoni maschili, di cui il diidrotestosterone (DHT) è il maggiore responsabile della miniaturizzazione del follicolo. Nell’alopecia androgenetica i follicoli, senza nutrimento, vanno incontro a una progressiva riduzione di diametro e i capelli diventano sottili, con scarsa pigmentazione e frequente assenza di midollo, fino alla conseguente caduta. Molti sono i rimedi per curare oggi le varie patologie che comportano la perdita dei capelli determinando alopecia, aree celsi, follicoliti decalcanti, tigne, tricofizie etc. Ogni cura naturalmente deve essere studiata dagli specialisti in dermatologia, endocrinologia
e perfezionati in tricologia. Le terapie oggi sono differenziate, vanno dall’impiego recente della laserterapia come strumento terapeutico rigenerante dei bulbi e della papilla, nonché come mezzo di eliminazione della sostanza seborroica e in molti soggetti turba l’equilibrio nutrizionale del capello attraverso lo scambio dei minerali che avviene dal contatto bulbo papilla, al massaggio elettronico e manuale del cuoio capelluto, all’impiego di lampade jelosil, ai raggi UVV e UVA e a vari tipi di elettro-stimolazione e decontratturanti. Queste terapie fisiche messe in atto sono possibili grazie alla scienza tricologica. Dette procedure vengono praticate contestualmente a cicli di terapie che il paziente attua consigliato dallo specialista, nonché a trattamenti curativi completi del cuoio capelluto ove vengono impiegate le sostanze tricologiche che svolgono
caso per caso un'azione benefica e stimolante, nonché rivitalizzante per il recupero dei capelli. Esistono tre tempi per poter agire. In una prima fase vengono bloccate le cause che determinano la caduta. In una seconda fase si praticano tutte le metodiche che mirano a rinforzare i capelli, ripristinando in essi il patrimonio salino e nutrizionale, rigenerando la midollare e la corticale del capello. Nella terza fase, in considerazione del fatto che non tutti i bulbi dei capelli vanno subito in atrofia, infatti numerosi possono restare vitali anche per trenta mesi se opportunamente stimolati, può esserci la possibilità di recupero. Oggi l'impiego di sostanze a base di cistina, di midollo di bue, di preparati vasodilatatori che attivano la circolazione nel cuoio capelluto, come la placenta, la pappa reale, l'ortica, il pantenolo e numerosi altri, consigliati caso per caso dallo specialista e tenuto conto della specifica condizione che il paziente presenta, danno risultati impensabili fino a qualche tempo fa. Gli strumenti, le attrezzature e le apparecchiature utilizzate sono tra le più sofisticate ed effettuano le più moderne applicazioni della biofisica elettronica, della medicina e della terapie del cuoio capelluto per la prevenzione e la cura della calvizie.
Centro anticalvizie per ogni tuo problema
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Eventi
CONGRESSI, CONVEGNI, EVENTI e manifestazioni per la Salute e il Benessere Gli antichi ospedali di Napoli capitale: un viaggio nella memoria Napoli 15 gennaio 2009 Terzo appuntamento di "Come alla Corte di Federico II - ovvero parlando e riparlando di scienza". Protagonista dell'incontro sarà Gennaro Rispoli, primario dell'ospedale Ascalesi di Napoli, con il convegno dal titolo "Gli antichi ospedali di Napoli capitale: un viaggio nella memoria". Appuntamento alle 20:30 al Centro Congressi d'Ateneo - via Partenope, 36. Per partecipare, bisogna confermare la presenza inviando la scheda di registrazione via fax al n. 081.25.37590 oppure via e-mail all'indirizzo: prenotazione.allacorte@unina.it (la scheda di registrazione è reperibile sul sito www.comeallacorte.unina.it )
Corso di Aggiornamento in Angiologia per Diabetologi Napoli 15-17 gennaio 2009 Jolly Hotel • Via Medina, 70 La partecipazione ai lavori è gratuita. L’iscrizione comprende: Ammissione alle sessioni scientifiche Kit congressuale Attestato di partecipazione Info www.aemmedi.it
www.salutare.info/eventi.asp
Le Arance della Salute 22 gennaio 2009 Basta un contributo associativo minimo di 8,00 euro per ricevere in omaggio una reticella da 3 kg di arance rosse della Sicilia, di qualità e provenienza garantite, contrassegnate dal marchio dell'Associazione. Questo contributo consente di fare il pieno di vitamine, far del bene alla ricerca e diventare Soci AIRC per un anno. Un'idea così salutare, visto che le arance sono fra i protagonisti di una corretta alimentazione, viene diffusa da una campagna pubblicitaria e concretizzata dai Comitati Regionali AIRC che, grazie all'impegno dei volontari, animano le piazze di tutta Italia in una giornata di festa e di incontro http://www.airc.it/eventi-manifestazioni/arance-evento-nelle-piazze.asp
La celiachia: approccio regionale condiviso 24 gennaio e 7 febbraio 2009 Convegno organizzato dall' Accademia Nazionale di Medicina in collaborazione con AIC Liguria Sedi: La Spezia, Sestri Levante, Genova, Savona, Sanremo Segreteria Organizzativa: Forum Service Te.: 010 83794223 e-mail: ghirandoli@forumservice.it. www.ec.europa.eu
XVII Giornata Mondiale del Malato 11 febbraio 2009 Come ogni anno, l'11 febbraio si celebrerà la Giornata mondiale del malato, con lo scopo di stimolare la riflessione sulla nozione di salute, e una sensibilità nuova di fronte al disagio. http://www.chiesacattolica.it
Il carico immediato nelle atrofie dei mascellari: complicanze immediate e tardive Via Indipendenza, 56 - 40121 Bologna tel. 0514210755 - fax 0514213987 Il congresso è preceduto da tre Corsi precongressuali: - “L’occlusione e il carico masticatorio nella protesi implantare tradizionale e nel carico immediato” Dr. Franco Rossi - Dr.ssa Cinzia Zelbi - Dr. Federico Marin - “Il rialzo del seno mascellare per via crestale” (con interventi chirurgici su pazienti) Prof. Giampiero Cordioli -“Implantoprotesi: proget to, estetica, funzione” Dr. Emanuele Risciotti - Sig. Nino Squadrito www.aisiitalia.com e-mail: info@aisiitalia.com
Per comunicare congressi, convegni, eventi e manifestazioni per la Salute e il Benessere Tel. al n° 0825 74603 - e-mail: info@salutare.info
Glossario Sindrome di Sjogren È una malattia che riduce la normale produzione di saliva e lacrime ma che può estendersi ad altre aree dell'organismo ovunque ci siano ghiandole che producano secrezioni acquose che umidificano le mucose. La conseguenza è una generalizzata secchezza della bocca, degli occhi e delle mucose carenti della secrezione acquosa protettiva. Può causare una varietà di sintomi tra i quali il dolore che origina dalle articolazioni, difficoltà respiratorie per ispessimento della trama polmonare e la comparsa di sbiancamento delle dita delle mani al contatto con il freddo. Le donne ne sono affette 9 volte più spesso degli uomini.
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Strabismo È la deviazione dell'asse visivo di un occhio o di entrambi alternativamente rispetto ad un oggetto ed è una delle principali cause di alterazione della visione binoculare. Gli strabismi si suddividono in: tropie (strabismi manifesti) che possono creare sdoppiamenti o soppressione dell'immagine dell'occhio deviato o ambliopia; eteroforie (strabismi latenti) che sono quasi sempre ben compensati dal nostro sistema visivo ma possono dare origine ad astenopie con mal di testa, bruciore e rossore oculare, nausea etc.
Autoimmune significa che c’è una disfunzione del sistema immunitario che invece di proteggere il corpo da virus e batteri, attacca i propri componenti. Il risultato è una reazione autoimmune che causa le infiammazioni di organi specifici (articolazioni, reni, cute, ecc.). L’infiammazione rende le parti del corpo colpite rosse, calde, gonfie e doloranti. Se gli effetti dell’infiammazione durano a lungo, come può succedere con il LES, è possibile che la normale funzionalità dei tessuti venga danneggiata. Le cause specifiche sono sconosciute.
Lupus eritematoso sistemico (LES) È una malattia cronica autoimmune che può colpire diversi organi del corpo, in particolare la cute, le articolazioni, il sangue e i reni.
Disproteinemia anomala concentrazione di proteine all'interno del plasma sanguigno.
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PCA3 Un nuovo marcatore nella diagnosi del tumore alla prostata.
Il primo test su urine che aiuta a diagnosticare il cancro alla prostata
l test PCA3 può dare al vostro medico informazioni decisive utili a valutare come procedere e se eseguire una biopsia. Conoscere il punteggio di PCA3 può: fornire informazioni utili quando altri test, come il PSA o il DRE, non sono decisivi; aiutare il medico a decidere la strada da percorrere: fare una biopsia oppure rimanere in vigile attesa; consentirvi di fare la scelta migliore per la gestione della vostra condizione.
Come si esprimono i risultati del test PCA3? Il test PCA3 dà un valore numerico che rappresenta un punteggio personale. Tale punteggio misura quanto PCA3 è presente nelle urine. Più alto è il punteggio maggiore è la probabilità di avere una biopsia positiva; più basso è il punteggio minore è la possibilità di una biopsia positiva
Il punteggio PCA3 facilita le decisioni in materia di biopsie Fornisce informazioni utili aggiuntive nel caso di ambiguità dei livelli di PSA o esiti dubbi di DRE Può confermare la necessità di una seconda biopsia o la possibilità di una vigile attesa Offre informazioni aggiuntive che possono ridurre l’ansietà del paziente Sfrutta il potenziale della biologia molecolare Rileva la presenza dell’mRNA di PCA3, che è altamente specifico del tumore della prostata Migliora la diagnosi di tumore della prostata riducendo il numero di biopsie non necessarie
Che significa un risultato POSITIVO? Un risultato positivo indica una maggiore probabilità di avere una biopsia positiva. Il medico, insieme ad altre informazioni cliniche, deciderà come procedere.
Che significa un risultato NEGATIVO? Un risultato negativo indica una bassa probabilità di avere una biopsia positiva. Il medico, insieme ad altre informazioni cliniche deciderà quando fissare il prossimo controllo.
Il prelievo può essere effettuato dalle ore 9.00 alle ore 12.00 ogni lunedi, previa prenotazione telefonica ai seguenti numeri: 0825 686554 - 0825 686562
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